giovedì 27 febbraio 2025

Diario della speranza - Roberto Graziotto

Facilitazione alla lettura: l'ultimo contributo del diario, cioè quell'odierno, si trova all'inizio subito dopo le frasi in corsivo che sono frasi di dedica per tutto il diario e subito dopo l'immagine di August Macke! Basta scrollare un poco questo post!

Dopo il „diario notturno“ (qui), quello „diurno“ (qui) quello „cattolico“ (qui) ed infine dopo il diario come amore (qui), comincio, al 1 primo di marzo, nel mese di san Giuseppe e durante l'anno giubilare che il Papa ha voluto dedicare alla speranza, un "Diario della speranza".

"Si dimentica troppo, bambina mia, che la speranza è una virtù, che è una virtù teologale, e che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio.
Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile, e che probabilmente è la più gradita a Dio.
La fede va da sé. La fede cammina da sola. Per credere basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare. Per non credere bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Prendersi a rovescio, mettersi a rovescio, andare all'inverso. La fede è tutta naturale, tutta sciolta, tutta semplice, tutta quieta. Se ne viene pacifica. E se ne va tranquilla. È una brava donna che si conosce, una brava vecchia, una brava vecchia parrocchiana, una brava donna della parrocchia, una vecchia nonna, una brava parrocchiana. Ci racconta le storie del tempo antico, che sono accadute nel tempo antico. Per non credere, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie. Per non vedere, per non credere.
La carità va purtroppo da sé. La carità cammina da sola. Per amare il proprio prossimo basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare una tal miseria. Per non amare il proprio prossimo bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi, prendersi a rovescio, mettersi a rovescio. Andare all'inverso. La carità è tutta naturale, tutta fresca, tutta semplice, tutta quieta. È il primo movimento del cuore. E il primo movimento quello buono. La carità è una madre e una sorella.
Per non amare il proprio prossimo, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie.
Dinanzi a tanto grido di miseria.
Ma la speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare, bambina mia, bisogna esser molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.
È la fede che è facile ed è non credere che sarebbe impossibile. È la carità che è facile ed è non amare che sarebbe impossibile. Ma è sperare che è difficile
(...)
E quel che è facile e istintivo è disperare ed è la grande tentazione.
La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo.
Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranza (...)
  la Speranza ama ciò che sarà.Nel tempo e per l'eternità."

Charles Peguy, Il portico del mistero della seconda virtù

“La capacità combinatoria si differenzia da quella puramente logica in quanto si muove sempre in contatto con il tutto e non si perde mai nel particolare... In questo caso dipende in misura molto minore dai dati; padroneggia una matematica superiore, che sa moltiplicare e elevare a potenza, dove l'arte aritmetica ordinaria si serve di semplici addizioni... Poiché uno dei compiti della mente è quello di ordinare le cose in base alla loro parentela, la deduzione combinatoria si dimostra superiore in quanto padroneggia la genealogia delle cose e sa individuare la loro somiglianza in profondità” (Ernst Jünger, Das abenteuerliche Herz, seconda versione, 1938-1950)

„Una certezza globale implica, quindi,  come suo sinonimo,  il concetto di speranza“ (Luigi Giussani,  Una rivoluzione di sé).

Spera nel Signore, sii forte, 

si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.(Salmo 27, 14)

 “Quanto sarebbe bello e pacifico il mondo se non ci fosse questo o quello” - ed è così che inizia il massacro" (Ernst Jünger, Sgraffiti, 368).

 «La storia non procede more geometrico. Offre analogie a piacimento, mai omologie». Sgraffiti, 1960, 459-460. 

Per Padre Jacques Servais S.J.


Giardino zoologico 1 (1912), August Macke

(Wetterzeube, il 17.12.25; mercoledì della terza settimana dell’Avvento o meglio primo giorno della novena prima del Natale) 


Salmo 96 



[1] Cantate al Signore un canto nuovo, 

cantate al Signore da tutta la terra. 

[2] Cantate al Signore, benedite il suo nome, 

annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. 


[3] In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, 

a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. 


[4] Grande è il Signore e degno di ogni lode, 

terribile sopra tutti gli dei. 


[5] Tutti gli dei delle nazioni sono un nulla, 

ma il Signore ha fatto i cieli. 


[6] Maestà e bellezza sono davanti a lui, 

potenza e splendore nel suo santuario. 


[7] Date al Signore, o famiglie dei popoli, 

date al Signore gloria e potenza, 


[8] date al Signore la gloria del suo nome. 

Portate offerte ed entrate nei suoi atri, 


[9] prostratevi al Signore in sacri ornamenti. 

Tremi davanti a lui tutta la terra. 


[10] Dite tra i popoli: "Il Signore regna!". 

Sorregge il mondo, perché non vacilli; 

giudica le nazioni con rettitudine. 


[11] Gioiscano i cieli, esulti la terra, 

frema il mare e quanto racchiude; 


[12] esultino i campi e quanto contengono, 

si rallegrino gli alberi della foresta 


[13] davanti al Signore che viene, 

perché viene a giudicare la terra. 

Giudicherà il mondo con giustizia 

e con verità tutte le genti.

Amen! 



Lo dico chiaramente: non sono un padre della Chiesa, sarei già sufficientemente contento di esserne un figlio (per parafrasare Peguy), ne penso di aver compiuto un lavoro teologico paragonabile a quello di Atanasio (295-373), eppure sento, da sempre, una vicinanza straordinaria a questo uomo, anche nei suoi difetti (ho scoperto ieri di fronte al Santissimo, leggendo le pagine di Adrienne). E mi trovo oggettivamente in una missione, che per quanto riguarda il suo carattere di diaspora, è certamente un po’ straordinaria. Aggiungo anche subito che io non sono un grande asceta come lui e certamente la mia preghiera è meno coerente e contemplativa della sua. Adrienne ci fa comprendere un po’ il suo modo di lavorare e pregare. Parto da qui. Esso è caratterizzato da una modalità instabile di pensare e pregare; ha bisogno di una frammentazione per arrivare al centro del tema che lo preme, che per me è più filosofico e per Atanasio più teologico; per lui si tratta della purezza della dottrina (che io, credo, non metto mai in questione) e per me dell’approccio ontologico al reale nell’ambito di una filosofia dell’essere come atto di amore gratuito. Anch’io lavoro con associazioni (come si vede nei diari, che sono il mio opus) e ho la tendenza a negare il caso; ogni associazione, ogni incontro ha il carattere del destino (cosa che però non è vera). La musica (in modo particolare Mozart) gioca un ruolo importante, anche se non continuo. Una volta non si andava al concerto tutti i giorni e la capacità tecnologica di riprodurre la musica non è la stesa cosa. La dimensione del dare „consigli“ agli altri è sottosviluppata (vedo che alcune persone ne avrebbero proprio bisogno), se la paragono a quella di Ulrich, ma perché vi è una instabilità in tutta la mia persona che forse non lo permetterebbe. Sono con Atanasio del tutto d’accordo che „obbedienza a Dio senza preghiera“ (Adrienne) non è possibile. Anch’io ho difficoltà a vivere un legame di obbedienza, a parte nel mio matrimonio, che formi il mio modo di essere cristiano e di pensare a ed amare Dio. Il mio giudizio mi è del tutto indispensabile, ma questo ha a che fare, credo, con la situazione di diaspora in cui mi trovo.  PS Adrienne non prende in alcun modo le distanze da Atanasio, che considera anche lei una „colonna della Chiesa“. Anzi attesta che con l’iniziare delle persecuzioni e della prigione, la sua preghiera diventa più semplice ed autentica. „Erst wenn er verfolgt wird, im Gefängnis ist, usw., wird sein Gebet frei, wird es Schrei oder sonst etwas Persönliches. Es war auch vorher nicht  erzwungen, aber hatte etwas allzu Amtliches. Je härter er verfolgt wird, umso schlichter wird alles. Die vollkommene Freiheit der Kinder Gottes, lernt er ernst im Alter ganz kennen.“ («Solo quando viene perseguitato, quando è in prigione, ecc., la sua preghiera diventa libera, diventa un grido o qualcosa di personale. Anche prima non era forzata, ma aveva qualcosa di troppo ufficiale. Più dura è la persecuzione, più tutto diventa semplice. La perfetta libertà dei figli di Dio, la impara a conoscere seriamente solo in età avanzata»). 


Due dei temi di ieri nel seminario dal Prof. Oschmann: 1) Josef K. cerca di vedere anche il „processo“ come il „lavoro in banca“ - pensa che se ha avuto successo in banca avrà successo anche nel processo, se lo affronta, per l’appunto, come ha fatto con il lavoro in banca. Ma la cosa non funziona, perché la competenza richiesta nel processo riguarda il „cosmo dei legami privati“ e per essi c’è bisogno di contemplazione, non di lavoro. E questo è per Josef K. per nulla facile, incomincia a comprendere che il processo sarà complesso. Anche se non potrà far altro che identificarsi con il processo stesso. 2) Dal pittore Titorelli, guardando un suo quadro, Josef K. riflette su tre dee; dapprima pensa che il quadro rappresenti la dea della giustizia, poi quella della vittoria ed infine la dea della caccia: e questo corrisponde al suo senso di vita al momento: si sente come uno che viene inseguito nella caccia. 


Abba nostro…


(Sera) In riferimento a Netflix scrive Matt B. Crawford: „Il managerialismo è una forma di economia politica in cui l'intermediario interviene sostenendo di avere una competenza speciale, grazie alla quale è possibile ottenere una maggiore efficienza o ottimizzare alcuni processi di produzione o distribuzione attraverso un rigore quantitativo. Ma poi succede una cosa curiosa. Le sue metriche si distaccano facilmente dagli elementi sottostanti che dovrebbero monitorare, senza dubbio perché gli incentivi del manager sono legati alle metriche, piuttosto che direttamente all'oggetto. Quest'ultimo orientamento è caratteristico dell'artigiano, attraverso le “ricompense interne” e le soddisfazioni intrinseche ad alcune pratiche qualificate (come fare buona televisione), in contrapposizione alle “ricompense esterne” del denaro, della posizione sociale o di altri beni che possono essere una conseguenza di secondo ordine dell'essere davvero bravi in qualcosa. Ma non si può diventare bravi in qualcosa concentrandosi sulle ricompense esterne. Bisogna approfondire la pratica stessa.

Come dice Eugyppius, “il managerialismo è un processo di decadenza in continua evoluzione che si maschera da sistema amministrativo ed è diventato una patologia caratteristica della civiltà occidentale”. Uno dei risultati è una crescente “crisi di competenza”, ovvero la morte dell'artigianato come etica. Applicato all'industria culturale, il managerialismo sembra generare prodotti in cui è difficile investire emotivamente. Nel caso dell'acquisizione della televisione da parte della Silicon Valley, questo potrebbe anche essere intenzionale. L'attenzione del cliente deve rimanere disponibile su più fronti. È difficile capire come si possa superare l'effetto paralizzante del managerialismo, dato che la nostra struttura di classe si basa su di esso. A causa della sovrapproduzione di laureati, lo strato di persone impegnate nel meta-lavoro dell'astrazione diventa sempre più spesso. Questo genera una domanda propria, parassitaria rispetto all'economia reale. Se l'effetto cumulativo è culturalmente soffocante, ciò non deve essere interpretato come un giudizio sulle qualità personali di coloro che svolgono lavori inutili. Piuttosto, essi sono intrappolati in un sistema che richiede loro di sospendere ciò che è più naturale per un essere umano: interessarsi attivamente e con affetto alle cose reali.“ (Matthew B. Crawford) - Il managerialismo è la forma attuale del nichilismo - giustamente Ernst Jünger dice che questa potenza elementare del nichilismo ci coinvolge tutti; Matt descrive questo come l’essere intrappolati nel sistema. Nel mio diario pubblico, negli ultimi giorni, ho cominciato a fare un’analisi precisa di un saggio di Jünger sul tema del 1950 (Oltre la linea); questi elementi di cui parla Matt: disaffezione all’oggetto, riduzione degli interessi armonizzano con i fattori di cui parla Jünger: per esempio la specializzazione. Io non credo si possa fare altro che cercare di „unterwandern“ (di abbracciare dal di sotto: un’idea di Ferdinand Ulrich) il nulla nichilista in forza di un nulla ancor più grande: quello dell’amore, di un amore gratuito per tutte le persone coinvolte nel sistema (o per lo meno per il nostro prossimo), meglio intrappolate nel sistema; senza questo amore gratuito non nasce neppure l’affezione alle cose reali di cui parla Matt. 


(Wetterzeube, il 16.12.25; martedì della terza settimana dell’Avvento) 



Isaia,



[1] Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme. 


[2] Alla fine dei giorni, 

il monte del tempio del Signore 

sarà eretto sulla cima dei monti 

e sarà più alto dei colli; 

ad esso affluiranno tutte le genti. 


[3] Verranno molti popoli e diranno: 

"Venite, saliamo sul monte del Signore, 

al tempio del Dio di Giacobbe, 

perché ci indichi le sue vie 

e possiamo camminare per i suoi sentieri". 

Poiché da Sion uscirà la legge 

e da Gerusalemme la parola del Signore. 


[4] Egli sarà giudice fra le genti 

e sarà arbitro fra molti popoli. 

Forgeranno le loro spade in vomeri, 

le loro lance in falci; 

un popolo non alzerà più la spada 

contro un altro popolo, 

non si eserciteranno più nell'arte della guerra. 


[5] Casa di Giacobbe, vieni, 

camminiamo nella luce del Signore.


Questo universalismo di Isaia è escatologico, e non un programma globale  di democrazia retorica. 


Mentre il nichilismo, secondo Jünger, si presenta come „riduzione“ e „diminuzione“, l’“abbassamento“ cristiano è „unità di pienezza e povertà“. Dobbiamo approfondire - pensavo di farlo fra qualche giorno, ma visto che non posso dormire posso farlo anche ora - il rapporto tra Colui che dona, il dono e colui che riceve. „L’uomo da ai servi il suo patrimonio non solo in parti, che vengono misurati tramite la competenza dei singoli. Ognuno riceve a suo modo tutto. Il donare  stesso, dal quale scorre il dono, affronta come tema un’unità senza modalità del dono, nella cui „interezza“ si illumina la libertà senza motivo di Colui che dona, che autorizza colui che riceve ad una donazione di sé senza modalità proprio attraverso il modo del suo ricevere e i limiti della sua competenza“ (Ferdinand Ulrich, 50). Questa „interezza“ è persa nel nichilismo (abbiamo visto alcuni aspetti nei giorni precedenti); nel numero 13 di „Oltre la linea“ si approfondiscono le dimensioni dell’arte, della religione e dell’erotismo. Il nostro tempo retoricamente democratico vive una diminuzione che è allo stesso „accelerazione“, „semplificazione“´, „potenziamento“ e „Impulso“. Nell’arte abbiamo un’accelerazione di pubblicazioni (per fare un esempio), che non permette un lavoro sul pezzo per decenni (Faust Goethe non lo ha scritto in un anno). Nella religione abbiamo a che fare con fenomeni disastrosi: la caduta di senso della gerarchia, la perdita di senso della consacrazione eucaristica, etc. Chi crede davvero nella trasformazione eucaristica? Io credo che la semplicità di Papa Francesco sia uno dei doni più grandi del suo pontificato, ma vi è un semplicismo che non ha che fare nella con quella semplicità originale e originaria di Papa Francesco. Nel semplicismo invece di „sentire“ il mistero lo si „spiega“ in modo „popolare“ - questa semplificazione è una delle manifestazioni del nichilismo. A livello erotico abbiamo la semplificazione della „trasparenza“ o „pornografia“: „ La prostituzione appartiene a questo ambito di cose come sessualità spogliata dai simboli“ - nudità per la nudità con una buona dose di volgarità; bellezza resa cifra misurabile del guadagno…anche qui abbiamo a che fare con una forma di diminuzione nichilista. La variante digitale rende la cosa ancora più diminuita. E proprio in ciò il nichilismo fa vedere la sua potenza elementare, che ci coinvolge quasi tutti. Solo la „potenza ontologica“ della grazia può liberarci dalla prima. 


Il „Credo“ della Messa dell’incoronazione di Cherubini è semplicemente (senza alcuna semplificazione) grandioso; unità di pienezza e povertà. Il „Crucifixus“ è cantato a due voci (tenore e basso), in modo del tutto sommesso, come vuole il mistero della Crocifissione, solo questo tono sommesso permette di fare memoria del grido di Cristo. „Et resurrexit“ è annunciato con squilli di tromba e con il riprendere delle quattro voci: soprano, alto, tenore e basso! 


Del testo proposto nel breviario romano preso da „De imitatione Christi“ solo due brevi fasi, con commenti altrettanto brevi: „Quem einim Deus adiuváre volúerit, nullius pervérsitas nocére póterit“ - questa frase nella nostra società trasparente è di aiuto, senza essere un invito alla perversione, solo se vale anche nella perversione. 

„Homo pacíficus magis prodest, quam bene doctus“ - questo è vero perché uno può essere „doctus“ ed essere un nichilista; il procuratore della banca Josef K. (Kafka) è dotto in cose bancarie, ma non ha alcuna sapienza della pace. 


Sulla profezia della pace, la notizia odierna la prendo come spesso da Alessandro: „A Berlino i negoziatori americani e ucraini avrebbero trovato una bozza di accordo, che secondo gli Usa potrebbe essere approvata dai russi. “Al novanta per cento” ci sarebbe una base di negoziato. Non c’è da farsi illusione perché le convinzioni americane potrebbero rivelarsi infondate ma intanto la stampa riporta di questi spiragli di pace. L’Ucraina dovrebbe accettare di ritirare le proprie forze dalla regione orientale del Donetsk. Gli Usa hanno anche proposto garanzie di sicurezza “simili all’Articolo 5 della Nato”. Gli Stati europei, i cui leader sono arrivati ieri a Berlino per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, si sono detti pronti a guidare una “forza multinazionale” in Ucraina nell’ambito del pacchetto di garanzie di sicurezza proposto dagli Stati Uniti. Il piano prevede sostegno occidentale all’esercito ucraino, monitoraggio del cessate il fuoco da parte degli Usa e impegni legali europei a intervenire in caso di nuovi attacchi. L’Italia non dovrebbe far parte della coalizione dei Paesi pronti a schierare la forza multinazionale.

C’è ancora incertezza sulla vicenda dei fondi russi congelati in Europa. Domani il Consiglio Europeo deve prendere decisioni in merito, ma oltre al Belgio e all’Ungheria, ci sono forti perplessità anche in Italia e in Francia. La visione americana della faccenda è diversa da quella della Von der Leyen: per gli Usa quei fondi andrebbero semmai usati per la ricostruzione e non per finanziare la guerra di Kiev. Repubblica scrive stamane in un retroscena (lo trovate nei pdf) che Giorgia Meloni, dopo un colloquio con il genero di Trump Jared Kushner, ha confermato tutti i dubbi.

Mentre si tratta, dura presa di posizione di Sergio Mattarella. Alla conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori d’Italia, il Presidente della Repubblica ha rivendicato il diritto-dovere per l’Unione Europea di intervenire con ruolo attivo contro i propositi di Mosca di ridefinire con la forza “gli equilibri e i confini in Europa”“ (Alessandro Banfi, versione odierna)… Giorgia Meloni è molto più saggia del presidente Mattarella, che si sta rivelando un vero e proprio guerrafondaio.

Abba nostro…


(Pomeriggio) Anche oggi Erik è venuto a prendermi in stazione (tra l’altro la stazione di Lipsia è davvero molto bella). Il rapporto con questo ex studente diventa sempre più importante. Ha 22 anni, la madre è di origine rumena ed è una pastore luterana. Oggi mi ha colpito in modo particolare un suo pensiero sul peso della singolarità che ha il nostro tempo, se non trova analogie con altri tempi. Stavamo parlando dell’interpretazione di Bonhoeffer da parte di Ricoeur. Un giornalista di „Avvenire“ ne parla così: „«Ora, dice Bonhoeffer, questo “Dio” continua ad arretrare nella misura in cui la conoscenza progredisce. Noi siamo in una fase della cultura nella quale “Dio” è stato posto ai confini del mondo. E, nell’ultima fase, si tenta di trattenerlo, come spiegazione “tappabuchi”, in quanto risposta alle questioni insolubili, una soluzione delle domande senza risposta: ovvero, si ricorre a questo “Dio” ai confini dell’esperienza, quando le risorse dell’esperienza sono state esaurite o quando sono impotenti. È quindi veramente il “deus ex machina”, al quale si ricorre per trovare una soluzione a una situazione intellettuale irrisolta. L’uomo, afferma Bonhoeffer, è divenuto maggiorenne nel senso che ha appreso a far fronte a tutte le domande di fondo senza ricorrere a questo “Dio” come ipotesi di lavoro».

Ricoeur ricordava come questo tramonto fosse salutare, agli occhi di Bonhoeffer, in quanto il cristianesimo autentico avrebbe dovuto essere non quello che parla all’«uomo religioso» (cioè, all’uomo che attraverso la propria interiorità cerca la salvezza), ma quello di Gesù Cristo, che parla invece all’«uomo non-religioso» {questa frase ovviamente nella sua radicalità non è vera; RG}: vale a dire a un uomo che scopre la fede non come risposta a una ricerca umana interiore, ma «per ciò che essa è: fede».

Non era difficile rintracciare in questa impostazione, che al tentativo umano di diventare santi sostituiva il solo credere, l’eredità del calvinista svizzero della prima metà del Novecento Karl Barth; ma Ricoeur, oltre a ciò, riteneva che in Bonhoeffer ci fosse un passo in più rispetto al “sola fides ” barthiano, proprio nel momento stesso in cui affermava che la fede doveva parlare solo all’uomo «non-religioso»: fede e ateismo non erano più mondi separati, dal momento che poteva esistere una fede che dava ragione all’ateismo di Nietzsche, cioè all’affermazione della morte di Dio, a patto di intendere con “Dio” solo il Dio della metafisica e dell’interiorità.“ (Giuseppe Bonvegna). - Io credo che i pensieri che sto sviluppando in dialogo con Ernst Jünger e Ferdinand Ulrich, negli ultimi giorni qui nel diario, arrivino al nodo della questione: il nichilismo o ateismo è un destino che non possiamo evitare, neppure facendo dire a Nietzsche quello che forse Nietzsche non dice. Per quest’ultimo il Dio della metafisica, dell'interiorità, della moralità è morto. Quando Bonhoeffer parla di un „Dio liberato“ (dalla metafisica e dall’interiorità) non si capisce bene che cosa voglia dire. Credo che Ratzinger/ Benedetto XVI su questo avesse ragione: non abbiamo solo bisogno di un Dio, che ci giustifica, ma di giustificare Dio (Etty Hillesum insiste anche su questo)… comunque quello che a me sembra importante è ciò che Ferdinand Ulrich dice sul „Dio absconditus“ (Pascal), che è rappresentato da questo uomo che va all’estero nella parabola dei talenti…ora il grande discernimento consiste nel comprendere che l’essere absconditus non è ateismo. Come indicazioni ho detto ad Erik che è necessaria la preghiera contemplativa o la meditazione, ogni giorno - ho detto questo perché lui mi diceva che questo tipo di atteggiamento filosofico meditativo poteva portare ad una astrazione tale che non sarebbe più possibile ai più di comprenderla e che la fede cattolica, con Maria con i santi, avrebbe delle cose più concrete da offrire. Ora io penso che Maria e i santi sono interessanti in quanto „trasparenti“, ma io credo che Balthasar abbia  del tutto ragione a dire che non esiste la possibilità di fare teologia senza filosofia. Ciò non significa che tutte le persone debbano fare un lavoro accademico. Se uno, per via della guerra,  ha frequentato due anni di scuola, non può fare un lavoro accademico, ma tutti dobbiamo sforzarci a fare un lavoro filosofico sapienziale, nel senso che non basta la pietà religiosa, il dire il rosario, per esempio, mentre poi tutto il giorno la televisione del mainstream è accesa. A questo punto Erik ha espresso l'obiezione che questa tensione filosofico-apocalittica, propria del nostro tempo, può diventare insopportabile. Per questo sarebbe necessario avere qualcosa in comune anche con uomini che hanno vissuto 3000 anni fa, che ne so, durante la guerra persiana contro la Grecia…io sono del tutto d'accordo su questo, in generale; nello specifico abbiamo parlato di Epicuro e cioè della sua soluzione che gli dei ci sarebbero, ma non avrebbero a che fare con noi. Questa posizione non è la posizione di Nietzsche, ha detto giustamente e io penso che essa però non sia neppure la posizione cristiana: il Dio che è all’estero, per usare questa metafora della parabola dei talenti, si occupa di noi e si occupa di noi donandoci l'essere come atto di amore gratuito. Questo permette anche la comprensione di un Dio come „non aliud“ (Cusano), e in quanto tale „totalmente altro“ (il giovane Barth). Per quanto riguarda la lettura di Kafka non ho mai sentito la tentazione di teologizzarlo come fece il suo editore Max Brod…


(Notte) Michele mi ha mandato alcune foto di Ferdinand Ulrich nei suoi ultimi giorni in una casa per anziani di Ratisbona. Una è datata: 30 gennaio 2020, quindi undici dodici giorni prima della morte; è seduto al tavolo con le mani giunte, di fronte a lui un piccolo contenitore con l’ostia e un crocifisso; si vede anche una foto di quel santo libanese che ha visitato anche papa Leone nel suo recente viaggio, San Charbel Makhlouf (tra l’altro è il primo papa che ha visitato la sua tomba): il prof. Ulrich ha gli occhi chiusi ed è concentrato. Visto dal letto nel tavolino si vedono alcuni fiori, sotto ad un crocifisso appeso alla parete. Dalle foto si vede anche uno scaffale con pochissimi libri, che però non riesco ad identificare; anche le due foto nella parte superiore dello scaffale non riesco a vederle bene. Nell’ultima foto si vedono Elisabetta Hoyos, seduta su una sedia, e il prof.Ulrich sdraiato nel letto, appena sollevato, che sta firmando un libro, credo si tratti di „Virginitas foecunda“… PS „Si tratta di  „Virginitas foecunda“. Sul scaffale sono pochissimi libri, perché ho scattato questa fotografia dopo la sua morte, e già aveva iniziato di portare tutto via per lasciare la stanza a un altra persona“ (Michele). 




(Wetterzeube, il 15.12.25; lunedì della terza settimana dell’Avvento) 


„Il discorso sui „talenti affidati“ non deve quindi indurci a considerare il dono, nel senso cattivo, come puramente „imprestato“, al cospetto del quale, visto che non appartiene a me stesso, io possa tirarmi ancora una volta indietro come amministratore, dispensandomi dal mettermi in gioco con esso“ (Ferdinand Ulrich, Talenti 45). Il cristianesimo non ha mai i toni riduttivi del nichilismo, sui quali abbiamo meditato negli ultimi giorni in dialogo con Jünger. Nel numero 12 di „Oltre la linea“ Jünger ne aggiunge ancora alcuni: la scomparsa  del miracoloso nel modo con cui viviamo la nostra appartenenza religiosa, la scomparsa dello stupore dalle nostre considerazioni scientifiche, la riduzione di ciò che è interessante a ciò che si può contare, la perdita del senso sinottico del tutto, per una specializzazione nei dettagli (la riduzione quindi del sapere in specializzazione), la sostituzione di Dio con „il bene“, l’essere apostoli senza una missione…Nella parabola dei talenti abbiamo una missione universale; anche se (forse, proprio perché) Dio è nascosto non è ridotto a „il bene“ (cf. quanto ho scritto ieri in dialogo con Balthasar). La filosofia nasce dalla stupore che non può essere confuso con l’ammirazione dei numeri (cf il volume filosofico di Gloria di Balthasar).

„La capacità e la figura qualitativa dei talenti non sono simmetricamente rappresentabili l'uno rispetto all’altro. Ne la prima ne la seconda sono presenti in un passato fisso così che il rispettivo talento sommetterebbe l’azione alla misura del suo contenuto e la capacità il contenuto alla sua legge. Entrambi si corrispondono, ma a partire da una dimensione profonda, che è contrassegnata dalla mancanza di perché di ciò che è stato donato e del suo impegno altrettanto mancante-di-perché.“ (Ferdinand Ulrich, 49-50) Senza questa dimensione gratuita (umsonst) non vi è alcuna percezione stupita del reale. Quest’ultimo ha un suo telos, un suo senso necessario, ma non nella modalità della specializzazione in dettagli, sebbene sia presente anche nei dettagli (il tutto nel frammento), e neppure nella riduzione del reale in ciò che è quantificabile. Aristotele e il mio amico Adrian saprebbero dire su questo cose molto sensate.

„L'attribuzione dei talenti in base all'abilità distrugge quindi ogni commisurabilità tra la misura dei talenti e le capacità specifiche.“ (Ferdinand Ulrich) - in questa frase si trova il motivo ultimo dell’impossibilità di ridurre il sapere e la filosofia  in „specializzazione“. „Un ambito della libertà al di sotto della corrispondenza di entrambi viene partorito e liberato, attraverso la qualcosa ogni possibile continuazione del passato (l’essere determinato della capacità tramite i talenti o dei talenti tramite il patrimonio del servo) viene „rotta“ verso l’avanti : la mancanza-di-perché dell’impegno è risvegliata. Ciò significa: sebbene uno riceva 5, l’altro 2 e il terzo 1 talento, in tutti è in gioco l’intero : l’impegno nella sua unicità non divisibile della comunicazione di se stessi“ (Ulrich, 50). Fra qualche giorno approfondiremo questo punto, comunque già ora posso dire che solo la filosofia del dono dell’essere come amore gratuito può abbracciare e superare il nichilismo dal di sotto, perché vive, pensa, sente in forza di „nulla“ più radicale di quello del nichilismo: quello dell’amore. È il „medesimo uso di essere e „nulla““, di „ricchezza e povertà“ permette un „finitizzazione dell’essere“ nella piccola via del quotidiano (abbassamento), che non è riduzione del significato: si può contribuire a salvare il mondo anche pelando le patate. 


L’attentato antisemita a Sydney è testimonianza di questo spettro che gira per il mondo (gli attentatori avevano giurato fedeltà allo „stato islamico“); tra i morti c’è anche il rabbino di Sydney,  Eli Schlanger,   ma giustamente Alessandro mette in rilievo questa notizi  che prendo da Gmx: un fruttivendolo arabo ha cercato di aiutare: „Il suo coraggio ha impressionato il mondo intero: secondo quanto riportato dai media, l'uomo che ha sopraffatto uno degli aggressori di Sydney è Ahmed Al Ahmed, un 43enne proprietario di un negozio di frutta e padre di due figli. Secondo l'emittente australiana ABC, ha riportato ferite da arma da fuoco alla spalla e dovrà sottoporsi a diversi interventi chirurgici. Nell'attacco a una festa ebraica sulla famosa spiaggia di Bondi Beach sono morte 16 persone, tra cui uno degli aggressori.“ (Gmx). Alessandro è più preciso, per esempio nello specificare di quale festa si tratti: „Nella più famosa spiaggia di Sidney, la Bondi Beach, ieri un padre e un figlio hanno sparato più di 50 colpi di fucile sulla folla, uccidendo 15 persone e ferendone altre venti (…). L’obiettivo dell’attacco è stata la comunità ebraica locale, che stava celebrando il primo giorno di Hanukkah, una delle più importanti festività ebraiche, la festa delle candele. Il rabbino di Sydney, Eli Schlanger, è stato identificato come una delle vittime. Racconta al Corriere della Sera Letizia Prete, italiana di 25 anni che era sul posto: «Le persone correvano per scappare via da lì, e correndo inciampavano, cadevano, c’era un gran caos e quelli continuavano a sparare. Non ho visto sangue o morti, ho pensato solo a scappare». Nell’orrore della più grande strage dal carattere antisemita avvenuto fuori di Israele, c’è anche la storia di eroe musulmano. Scrive Repubblica: «Un fruttivendolo arabo ha disarmato il terrorista antisemita del massacro nel giorno di Hanukkah a Bondi Beach, evitando che l’attentatore facesse ancora più vittime. (…). L’eroe di questa tragica “festa delle luci” macchiata da tenebre color sangue si chiama Ahmed Al Ahmed: ha 43 anni, è sposato, padre di due figli, gestore di un negozio di frutta e verdura a Sutherland, sobborgo alla periferia di Sidney». A mani nude ha aggredito uno dei due attentatori, quasi disarmandolo finché non è stato colpito dal complice. Mentre scriviamo non si sa ancora se sopravviverà, è ricoverato in ospedale.“ (Banfi, versione odierna).


Per quanto riguarda la „profezia della pace“ riprendo questa notizia: „Passo importante del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ieri, accompagnato a Berlino dal negoziatore ucraino Rustem Umerov, ha già incontrato il cancelliere tedesco Friedrich Merz e la delegazione statunitense, che include l’inviato speciale Usa Steve Witkoff e Jared Kushner, genero di Donald Trump: l’Ucraina non chiede più di entrare nella Nato. Kiev è disposta a rinunciare, in cambio di maggiori garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti e dell’Europa “simili a quella prevista dall’articolo 5” del Patto Atlantico. Oggi a Berlino sono attesi numerosi Capi di Stato e di governo europei, oltre ai leader della Ue e della Nato. L’agenda dei lavori prevede che si discutano le garanzie di sicurezza per Kiev e, in una seconda fase, la questione di quali territori l’Ucraina potrebbe cedere alla Russia.“ (Banfi, versione odierna).


„Conferendo il grado di colonnello all'assassino Ramil Safarov, che 21 anni fa uccise a Budapest il tenente armeno Gurgen Margaryan mentre dormiva, lo Stato azero invia un chiaro segnale: l'odio anti-armeno sponsorizzato dallo Stato in Azerbaigian si sta rafforzando. Molto allarmante!“ (Tatevik Hayrapetyanin X).  


L’8 dicembre è stata la data che ha segnato il 60esimo anniversario della fine del Concilio Vaticano II; a me sembra che quello che disse Benedetto XVI nel 2005 cogliesse nel segno, parlando di due ermeneutiche del Concilio: quella della discontinuità-rottura e quella della continuità-riforma. È chiaro che solo la seconda può essere teologicamente sensata. Allo stesso tempo direi che ci sono certe personalità del Concilio, come Dossetti, di cui io conosco troppo poco, ma che sono certamente interessanti. Per esempio l’idea di quest’ulitmo che la filosofia politica del secolo XI per comprendere il papato non può essere sostituita con una politica filosofica democratica: anche per questo tema vale l’indicazione di Benedetto XVI: continuità e riforma…(Cf. Alberto Melloni nella pagina culturale del Corriere).


Abba nostro…


(Pomeriggio) La modalità di raccontare di Kafka ne „Il processo“, che tende „alla riduzione e all’astrazione“ (Cf. Prof. Oschmann, 318) e che corrisponde a livello della forma al contenuto di un uomo che è ridotto  ad «un misero residuo di individualità» (Oschmann, 162), corrisponde a quella riduzione nichilistica di cui parla Jünger in „Oltre la linea“.

Per quanto riguarda il tema principale della libertà come estraneità, „Il processo“, proprio in quell’anno che dura, è un tentativo di riflettere sul „cosmo del valore dei legami“ (Oschmann, 160). In un certo senso direi che non è possibile vera libertà senza vero legame…


(Wetterzeube, il 14.12.25; terza domenica di Avvento; gaudete; san Giovanni della Croce) Noi viviamo non solo nel „tempo della Chiesa“, ma nel „tempo della sequela“ (cf. Balthasar, Gloria 7, 174 sg. edizione originale tedesca). Questa sequela è pura grazia, ma come tale anche assoluta e l’unico salario è il “regno“ stesso, che probabilmente è da identificare con la persona di Cristo stesso (Papa Benedetto XVI). La risposta alla domanda espressa da Matteo 19 così: [27] „Allora Pietro prendendo la parola disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?“ (Τότε ἀποκριθεὶς ὁ Πέτρος εἶπεν αὐτῷ· Ἰδοὺ ἡμεῖς ἀφήκαμεν πάντα καὶ ἠκολουθήσαμέν σοι· τί ἄρα ἔσται ἡμῖν;) è secondo Balthasar „fortemente rielaborata“, diversa da un Vangelo all’altro. Il „centuplo quaggiù e la vita eterna“ (riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna:⸀ἑκατονταπλασίονα λήμψεται καὶ ζωὴν αἰώνιον κληρονομήσει.) secondo Balthasar non può essere interpretato come una diminuzione della pretesa. Allo stesso tempo però Balthasar sa anche che il tempo di Paolo („il suo tempo non è identico con quello di Cristo“) o di chiunque nella Chiesa non è il tempo di Cristo, che rimane del tutto singolare, anche nella tragicità del suo essere abbandonato dal Padre. Kierkegaard parla di „contemporaneità“ a Cristo e questo è certamente vero - noi cristiani non siamo archeologi del passato, ma rimane il fatto che la forza, il potere, anche nel senso di poter andare nell’estremità dell’abbandono non ci sono possibili nella stessa radicale singolarità vissuta da Cristo. Non dobbiamo mai dimenticare che coloro che gli erano contemporanei hanno quasi sempre fallito: uno lo ha tradito, l’altro lo ha rinnegato, quasi tutti sono fuggiti al cospetto della Croce.  Noi dobbiamo semplicemente „credere“ e fare quello che dice: Mt 28, [19] Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo (πορευθέντες ⸀οὖν μαθητεύσατε πάντα τὰ ἔθνη, ⸀βαπτίζοντες αὐτοὺς εἰς τὸ ὄνομα τοῦ πατρὸς καὶ τοῦ υἱοῦ καὶ τοῦ ἁγίου πνεύματος,). E questo secondo me vale davvero per tutti gli stati di vita del cristiano, senza togliere il fatto che per grazia quello dei consigli evangelici è ancora più radicale. Vedo che non solo io non lo seguo al cento per cento, ma anche persone che dovrebbero non lo fanno. Il cammino al vero è un’esperienza, in questa esperienza riprovo ogni giorno di farmi prendere per mano da Gesù: „Jesús en la vida, Jesús en la muerte, Jesús para siempre“. 



Nel sermone 293, 3 (PL 38, 1328-1329) di Sant’Agostino si parla della differenza tra Gesù e il Battista; quest’ultimo è „vox“, mentre Cristo è „Verbum“ e il santo di Ippona spiega il grande motivo della crescita e della diminuzione (entrambe per amore): „Illum oportet créscere, me autem mínui“…vorrei solo soffermarmi su un aspetto di quella predica, riguardante la domanda: cosa significa preparare la via al Signore: „Quid est: viam paráte, nisi cóngrue supplicate?“ Ora si può spiegare questo passaggio insistendo sul „cóngrue“ (come si deve), ma io insisterei più sul „supplicate“: non si tratta di azionismo, ma di supplica. E quando una supplica è „congrua“? Quando è davvero una supplica. „Quid est: viam paráte, nisi humíliter  cogitáte“. La traduzione di  „humíliter  cogitáte“ con „umili di cuore“ è secondo me troppo romantica. Certo l’umiltà del cuore è quasi sempre un buon consiglio, ma qui in Agostino si tratta di un pensiero „umile“, quello che Brague chiama il „pensiero secondario“. Si tratta davvero di pensiero, non di romanticismo del cuore. Agostino dice di prendersi come esempio Giovanni Battista che „scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri dicono che egli sia“; Giovanni non assume l’ „errorem alienum“. È difficile tradurre la lingua geniale di Agostino, ma dobbiamo stare attenti a non renderla una chiacchiera santa. Per quanto riguarda quello che pensano gli altri, che lo avrebbero creduto a priori, non assume „errorem alienum“: „non dixit: agnóvit se, distínxit se, humiliavit se“ . Certo la traduzione italiana è giusta, anche se stilisticamente troppo allungata, ma forse non si può far altro: „non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne nell’umiltà“ (breviario italiano). Agnoscere significa riconoscere, riscontrare intendere. Virgilio lo usa per riconoscere la volontà degli dei. Anche Cicerone. L’unico padre della Chiesa che parli latino classico è appunto Agostino. La traduzione italiana comunque in questo punto giustamente usa la parola „riconoscere“. Qui si tratta, però, di tre atti del tutto stringenti che hanno a che fare con il „sé“: riconoscere se stesso, distinguere se stesso, umiliare se stesso. Punto.


Caro Marco, quello che dice „La Stampa“ è quello che dice anche la FAZ. Io leggo ogni fine settimana la FAZ. Non sono un generale e non lo so cosa sia vero in campo militare, rivendico solo il diritto, come filosofo, di tenere conto anche di altre narrazioni. Ho imparato da Ernst Jünger, che a differenza di me la guerra la conosceva, che è sempre importante tenere conto della narrazione del nemico ed anche averne rispetto. Ti invio la presa di posizione dell’ambasciata russa sull’ultimo scontro con Berlino. Tuo, Roberto 


Abba nostro…


(Tardo pomeriggio) „Accade tutto a Berlino, con il cancelliere Merz, che ha dichiarato di volere costruire “l’esercito più forte d’Europa” e presto invierà soldati per rafforzare il confine orientale della Polonia con la Bielorussia e la Russia, in cerca di protagonismo»“ (Alessandro Banfi, che cita il „Manifesto“). Nel linguaggio di Jünger: il cancelliere Merz vuole imporre una mobilitazione totale. 


„Merz sta facendo allarmismo. La Russia è certamente l’aggressore {secondo me non è l’unico aggressore. RG} , ma non vedo né l'intenzione né la capacità di ricostituire l'Unione Sovietica. Perché si sta creando questo spauracchio? Perché le analisi degli Stati Uniti vengono valutate in modo così diverso? Che senso ha la hitlerizzazione di Putin?“ (Johannes Varwick, X) 


Riprendo la meditazione di questa mattina. La sequela di Cristo non è un „programma di perfezione“, per questo insistere sulla perfezione di una comunità o di un movimento non è un fatto specificamente cristiano; specificamente cristiano sono due cose: l’atteggiamento di confessione del fallimento di quasi tutti quelli che erano contemporanei a Cristo, nel senso del tradimento, del rinnegamento e della fuga, dall’altra una chiesa piccola, composta da Maria e Giovanni che invece sono presenti sotto la Croce. Questa presenza non ha nulla a che fare con un’imitazione ascetica ed etica, ma è pura grazia; ed anche la persona più pura, Maria, è solo ancella del Signore; nessuno ha vissuto così profondamente il distacco dal Padre come il Figlio. Questa è logica cristiana: „la vicinanza stessa fa la distanza“ (Balthasar, ibidem 185). Questa piccola chiesa contemplativa giovannea e mariana non si distanzierà mai da quella petrina, ma non è identica ad essa. Il Papa come padre di tutta la chiesa lo rimane in modo „rappresentativo“; lui prega per il Congo da Roma, non si trova nel Congo. Giovanni „vive così tanto nell’amore del Signore, che sa di essere in quel luogo, nel quale viene portato dal Signore al di là dell’abisso della croce.“ Viene portato non in forza di una sua capacità; Maria accompagna il Signore „nell’abbandono assoluto, ma per essere davvero lì deve essere lei stessa a sua volta abbandonata dal Signore“ (Balthasar, 182).  Lei a coscienza del Dio absconditus come nessun altro. Per me vivere gli Esercizi di Ignazio come anziano significa imparare radicalmente l’indifferenza. Non so cosa il Signore prevede per me; io non sono minimamente capace di alcun programma di perfezione; mi basta vedere il culo di una donna in palestra per dimenticarmene. Ma per grazia cerco di non perdere un atteggiamento di assenso indifferente a ciò che il Signore ha previsto per me. VSSvpM! 


„The AI revolution will extend the logic of oligopoly into cognition. What appears to be at stake, ultimately, is ownership of the means of thinking.“ (Matthew B.  Crawford, Substack di ieri)


(Wetterzeube, il 13.12.25; sabato della seconda settimana dell’Avvento; santa Lucia)


„La rispettiva abilità non è quindi un limite esterno che divide gli otto talenti, ma una misura interiore, differenziazione dell’essenza di Colui che dona stesso: EGLI dona e questo garantisce il presupposto  di coloro che ricevono nel loro rispettivo essere capaci.“ (Ferdinand Ulrich).  Anche se giustamente nel rapporto con Dio vi è la dimensione del „solus cum solo“ e vera anche la dimensione comunionale: non riceviamo da soli un dono, ma lo riceviamo con altri e Dio tiene conto del rispettivo essere capaci dei singoli. Abbiamo in noi una „misura interiore“, per questo: pur tenendo conto della „correctio fraterna“ si dovrà tenere conto anche del fatto che non è bene che i fratelli e le sorelle si diano continuamente lezioni a vicenda. „Non est aliquid inter Deum et creaturas“, neppure il prossimo. Il punto di riferimento è Dio che dona, non le persone che ci circondano e spesso ci danno solo la sensazione di essere „sbagliati“. 

Che senso hanno però i 5, i 2 e l’1? Senza dubbio il senso non è che ora ciò che è stato affidato a ciascuno venga adattato e personalizzato in modo che egli agisca solo in base alle proprie capacità, ovvero che la forma dell'impegno consista nel portare avanti la struttura delle proprie capacità per prolungarle e quindi gestire il futuro solo come un passato ricordato. In questo punto del Vangelo non si parla di alcuna intenzione, né viene indicato alcun obiettivo di azione possibile, né da parte del Signore né da parte dei servi. In questa fase tutto ruota attorno all'unico centro dell'affidamento dei talenti, dal quale emergerà il progetto della direzione da seguire, perché la meta come senso del cammino è già presente. Si dice solamente: l’uomo parte: in questo consiste l’intero impulso, il sottrarsi come liberazione commossa all’interno dell’azione, l’iniziativa dell’impegno, che compie la meta come cammino e in questo modo obbedisce ad essa, rimane fedele alla sua misura. Non viene nominato alcun stato finale fisso, non viene rappresentata alcuna direzione astratta del cammino come suo punto finale: il Τήλoς, l’ ἐν-τελ-έχεια si apre tramite il nascondersi, la partenza, nel bel mezzo della mancanza-di-perché del patrimonio donato e tramite ciò della volontarietà ad esso autorizzata. La meta non utilizza il fare esteriormente, ma gli è intimo: non è un tratto caratteriale definitivo, piuttosto un cammino sensato dell’impegno, nel quale ciò che è „necessario“ (la misura essenziale della capacità rispettiva e la forma determinata della missione nelle figure del 5, 2 ed 1) e il possibile rischio dell’azione (il “caso” positivo interiore della dedizione e della vincita nel gioco) si usano nel medesimo modo. L’impegno è la realtà delle regole del gioco e l’essere deciso per un’indicazione senza-perché, è la meta nel praesens de praeterito, l’incomprensibile nascondimento di Colui che dona (che vuole dare e che viene lasciato dare) e nel praesens  de futuro (l’incomprensibile futuro di Colui che dona, a partire dal quale  affluisce all’impegno la forza della donazione del passato affidato“ (Ferdinand Ulrich, Talenti, 48-49). Il primo passo che ci fa fare Ulrich in questo testo è la comprensione di un dato comunionale decisivo: la differenza dei talenti (5, 2, 1) non ha che fare con alcuna forma di individualismo liberale o conservatore, non si tratta quindi né di gestire la vita individualisticamente secondo le proprio capacità emancipative né di gestirla come ricordo di ciò che è passato. Nella parabola dei talenti ci viene data una chiara indicazione: dobbiamo agire tenendo conto del nascondersi di Dio! Questa decisione di Dio è ciò di cui dobbiamo tenere conto. Tra la meta delle nostre azioni e le nostre azioni stesse regna una modalità interiore, non veniamo „venduti“ per una meta che non c’entra nulla con noi. Necessità in tedesco significa sempre la possibilità di trasformare il bisogno, quindi un atto di speranza, che è la medesima cosa del rischio che implica ogni azione. La gratuità (il senza-perché) è l’indicazione che ci deve guidare nel „presente del passato“ che nel „presente del futuro“, e di fatto possiamo avvicinarci agli estremi  (passato e futuro) solamente a partire dal presente, un presente nel quale Dio è nascosto. 


Per noi che viviamo da più di un ventennio nei territori della ex DDR, la lettura di quel discorso  di Martin Walser di cui ho parlato ieri è davvero liberante. Racconta di una spia che ha contribuito ad abbattere i pregiudizi e le preoccupazioni del patto di Varsavia (e che quindi ha contribuito alla pace) e che viene condannata a 12 anni di prigione e ad una pena pecuniaria di 100.000 Euro; scrive Walser: „Questo detenuto paga quindi l’unificazione tedesca. Il senso di questa punizione  non può essere la risocializzazione e nemmeno l’intimidazione. Resta solo l’espiazione. Il nostro illustre Signor Presidente della Repubblica si è rifiutato di concedere la grazia a questo detenuto. È il presidente è un giurista di rango. Sono laico. Cinque dei dodici anni sono scontati. La privazione  della pretesa pensionistica acquisita con contributi presso la Nato è un duro colpo. Perché mai la grazia non viene prima del diritto, quando gli stessi responsabili giuridico-politici non volevano che l’Est e l’Ovest fossero posti sullo stesso piano giuridico, verosimilmente poiché ciò avrebbe significato un riconoscimento postumo dello Stato delle DDR - e con questo? - e il diritto si dimostra incapace di interpretare umanamente il felice decorso politico? Così pensa il laico“ (Walser, 15). Il Prof. Oschmann, esperto di Kafka, in un suo recente libro dice che l’Est è un’invenzione dell’Ovest, Walser ci fa comprendere che si tratta di un invenzione del tutto mancante di misericordia, cioè della priorità della grazia sul diritto e quindi in fondo di un’invenzione che non permette di comprendere cosa la maggioranza delle persone pensa qui nell’est della Repubblica…


Così ricostruisce l’ambasciata russa l’accusa di Berlino, che la FAZ riassume così: „Berlino vede prove di attacchi informatici e influenze russe“: „Il 12 dicembre 2025, l'ambasciatore della Federazione Russa in Germania Sergej Netschajew è stato convocato al Ministero degli Affari Esteri. Il ministero degli Esteri ha protestato per il presunto coinvolgimento del gruppo di hacker APT 28 (Fancy Bear) in un attacco informatico contro il controllo del traffico aereo tedesco (DFS) e per i presunti tentativi del gruppo Storm-1516 di influenzare i risultati delle elezioni federali del febbraio 2025 attraverso la diffusione di disinformazione. È stato affermato che i gruppi citati sarebbero sotto il controllo delle autorità statali russe, in particolare del “GRU”. È stato inoltre dichiarato che tali azioni sarebbero dirette contro gli interessi di sicurezza della Germania e dei suoi partner, nonché contro gli sforzi della Germania a sostegno dell’Ucraina. L'ambasciatore russo ha respinto le accuse di coinvolgimento delle autorità russe nei suddetti incidenti e nelle attività dei gruppi di hacker come infondate, prive di fondamento e assurde. La démarche del Ministero degli Esteri è stata considerata un ulteriore passo ostile volto ad alimentare sentimenti anti-russi in Germania e a distruggere ulteriormente le relazioni tedesco-russe. Da parte sua, Sergej Netschajew ha espresso preoccupazione per gli appelli lanciati ai massimi livelli in Germania affinché vengano confiscati i beni della Banca centrale russa, compresi quelli depositati presso il custode belga “Euroclear”. L'ambasciatore ha osservato che qualsiasi operazione effettuata senza il consenso della Russia sui beni sovrani russi costituisce un furto, indipendentemente dalle argomentazioni retoriche utilizzate a Berlino e Bruxelles. Ha messo in guardia dal commettere un crimine senza precedenti nella storia mondiale, che avrebbe inevitabilmente conseguenze legali e reputazionali estremamente negative per l'Unione Europea. La parte tedesca è inoltre invitata a moderare la retorica anti-russa e ad astenersi dall'isteria artificiale legata alla presunta preparazione della Russia ad un attacco contro i paesi della NATO. Queste speculazioni infondate sono state smentite più volte dal presidente russo. La Russia non rappresenta una minaccia per gli Stati europei e ribadisce il proprio interesse a discutere in modo oggettivo le iniziative di pace per l'Ucraina che tengano conto degli interessi di sicurezza del nostro Paese e contribuiscano ad eliminare le cause del conflitto ucraino. In questo contesto, è deplorevole che le élite europee continuino a puntare sulla rianimazione del regime di Kiev, sul proseguimento della guerra fino all'ultimo ucraino e sull'ostacolare qualsiasi progresso verso una soluzione pacifica.“ (Ambasciata Russa in X). A differenza della FAZ, che riporta la notizia in prima pagina, l’Ambasciata Russa riassume anche le accuse tedesche (le stesse che avevo letto nella FAZ), mentre nella prima pagina della FAZ vi è solo la versione tedesca della questione. Purtroppo non sono un esperto come Matt Taibbi, ma credo che la versione tedesca della questione sia ben più disonesta di quella russa. 


Abba nostro…


(Notte) Ho pubblicato in Substack un articolo per me importante sulla Germania. 


Se la caratteristica principale del nichilismo è la riduzione ed il venir ridotti, come credo dica con ragione Jünger (Oltre la linea, numero 11), allora la caratteristica principale della parabola dei talenti è la speranza, la speranza di un aumento, non solo dei talenti stessi, ma del nostro essere noi stessi come spiega Ulrich. La speranza di aumento proprio delle cose che nomina  Jünger: „bellezza, bontà, verità, economia, salute e politica“. Per quanto riguarda il nichilismo ciò non toglie che nonostante il movimento riduzionista, esso sia associato „a distanze maggiori con un crescente dispiegamento di potenza e forza d’urto“ (Jünger)… 


(Wetterzeube, il 12.12.25; venerdì della seconda settimana dell’Avvento;  beata Maria Vergine di Guadalupe)


“La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.”

Giosuè Carducci

San Martino è una poesia della raccolta Rime Nuove (1861-1887) di Giosuè Carducci. Il suo titolo si riferisce all’11 novembre, quando per tradizione, in Italia, si celebrava la vendemmia.“ (Scuoladelia). Mi sono venuti in mente questa notte i primi versi, fino al „biancheggiar del mare“, ma in vero, credo, per que:l „la nebbia a gl’irti colli“, perché ho visto che stava salendo la nebbia nel campo tra la casa e il fiume, con lo sfondo del colle della foresta di Zeitz. Che strana e consolante la memoria! „La poesia si apre con la nebbia, che si dissolve in una pioggia leggera, che risale per le colline, dalle piante ispide, prive di foglie, con un freddo portato dal mare. Per tutto il borgo, si sente l’odore del mosto e del vino, il che riesce a migliorare l’umore dei paesani, mentre sui ceppi del focolare si brucia il grasso sceso dalla cacciagione, mentre il cacciatore, si sofferma a guardare fuori dalla finestra gli stormi di uccelli, che si stagliano contro l’imbrunire. In questa poesia, Carducci vuole sicuramente richiamare sia il freddo che la bellezza dell’autunno, che è pur sempre malinconica, nel periodi più importante per chi vendemmia, e secondo alcuni essa ha ispirato la poesia Novembre di Giovanni Pascoli. Il testo è piuttosto semplice da interpretare, che porta chi la legge da uno scenario del paesaggio, all’atmosfera del borgo ed infine a quella di un focolare.“ (Scuoladelia). 

„Il potere del donare non si manifesta nel fatto che una possibilità passiva e materiale viene colmata dall'esterno, ma nel fatto che Colui che dona può lasciarsi accadere e liberare il venir-ricevuto tramite la libertà dell’altro. Da qui risulta che egli da nella libertà, che il dono è la libertà donata stessa. Presupponendo l’essere-(stato)-libero di colui che riceve rivela la libera e così senza presupposti volontà del suo donare, l’origine assoluta del dono“ (Ferdinand Ulrich, Talenti, 48). A differenza del nichilismo il soggetto di colui che riceve non viene colmato da una forza esterna, che lo lascia nella sua „malattia“ (vedi la meditazione di ieri notte in dialogo con Jünger), in questo caso nella sua incapacità di usare liberamente della libertà donata. Colui che riceve il dono non è una „possibilità passiva“; colui che riceve è uno che è stato ed è libero. Alla grande potenza e normalità dl nichilismo (Nietzsche) Ulrich propone la potenza ontologica di un uomo che sa davvero in libertà ricevere la sua libertà. Tra l’altro spiega Nietzsche che il nichilismo appare patologico solo se confrontato con valori valevoli nel passato e nel futuro. 

Sia in Chesterton (sto leggendo a mia moglie alcune sue frasi nella nostra piccola ora di avvento al pomeriggio) che in Ulrich vedo un grande amore per la libertà, una terza via tra capitalismo e socialismo, dice Chesterton. Ulrich: „Per questo motivo il grado di competenza {capacità} di ciascuno che riceve non limita  il senza-perché e la non determinatezza  del dono in modo inadeguato dall’esterno, piuttosto è esso stesso il suo mistero vitale intimo, la sua  auto affermazione: prende sul serio la positiva inaccessibilità della libertà di colui che riceve. Poiché la pienezza di vita che dona è la povertà del liberare colui che riceve, in se stesso, nella ricchezza della Gewesendheit {ciò che ha già ricevuto, che è già stato} della sua libertà. Il rispetto per la rispettiva, unica capacità rivela già il potere del nascondersi, di quel parlare, che colui che riceve lascia esprimersi in silenzio e in esso dimostra la ricchezza che lo caratterizza“ (Ulrich, ibidem). Siamo lontanissimi dall’efficienza nichilista che funzionalizza l’individuo (ed anche i popoli), siamo nel mistero del medesimo uso di povertà e ricchezza. Siamo poveri perché non ci doniamo l’essere da noi stessi (come spesso ha spiegato don Giussani), ma siamo ricchi perché il nostro sé, la nostra libera inaccessibilità è imago della inaccessibilità di Dio stesso. Dio è „interior intimo meo“ (Agostino), „Non aliud“ (Cusano).

Affido alla beata Maria Vergine di Guadalupe le persone a Gaza; dalle foto e dai video di Padre Gabriel vedo c’è un tempo bruttissimo, piove a dirotto e tantissime case sono distrutte…

Abba nostro…

(Mezzogiorno) Nel capitolo „Avvocato, fabbricante, pittore“ de „Il Processo (Kafka) ci sono tanti aspetti che dovrebbero essere meditati fino in fondo; qui ne tratto solo alcuni. Per quanto riguarda il modo di argomentare dell’avvocato e del pittore, molto simile, Reiner Stach parla di una formalità dell’argomentare stesso nel senso di A1, A2, A3, A4 etc., personalmente credo che basterebbe semplicemente la formalità dell’ A1 e A2, in A1 si incoraggia il cliente (per quanto riguarda l’avvocato) o la persona che si vuole aiutare (per quanto riguarda il pittore) e in A2 gli si toglie ogni speranza. Tra il modo di argomentare dell’avvocato e quella del pittore direi che il primo è patologico e decadente, il secondo invece implica una certa logica, anche se questa logica, nelle diverse strategie di difesa, che non verranno più ripresa nel romanzo, non è molto consistente. Le tre strategie, quella di una assoluzione reale, quella di un’assoluzione apparente e quella  del rinvio, meritano una certa attenzione a parte. La prima non è mai possibile, nel senso che il pittore non ha esperienza di essa. In forza di questa sua esperienza argomenta il pittore, che non conosce la legge scritta. Su questa questione della legge, bisogna ovviamente prendere sul serio la differenza posta da Reiner Stach, che non si tratterebbe ne „Il processo“  di un tribunale reale (se si trattasse di un tribunale reale all'interno dello stato di diritto il testo scritto della legge avrebbe un ruolo molto più importante), ma si tratterebbe piuttosto di un tribunale interiore e morale. Al cospetto di questo tribunale sono interessanti la seconda e terza strategia; la prima è quella che delle persone (giudici inferiori) confermino che tu non sei colpevole; questa strategia però è debole perché potrebbero arrivare altre persone, e nella dinamica del romanzo arriveranno sicuramente, che diranno che sei colpevole per cui forse potrebbe essere più attraente la terza strategia, quella del rinvio perché ci si concentrerebbe solamente su dei dettagli e si rinvierebbe un giudizio o si procrastinerebbe il giudizio all’infinito; in entrambi i casi è chiaro che, però, questo tipo di strategie di difesa non sono conciliabili con quella concentrazione al lavoro in banca che aveva portato al successo di Joseph K. 

Un altro elemento interessante è il luogo in cui si trova il tribunale e quello in cui si trova il pittore (scopriremo che, vivendo in una soffitta, il suo atelier è parte di altri studi legali, come quelli della scena della seduta). La prima e unica seduta si tenne in un quartiere povero e il pittore vive in un quartiere ancora più povero. La sporcizia e i ratti (uno dei quali viene esplicitamente nominato) mostrano quanto fosse misero il quartiere in cui vive il pittore. Nel romanzo ci sono certamente degli elementi realistici: la banca, i mezzi di trasporto, eccetera, ma anche la questione sociale dei quartieri poveri fa parte di questo realismo. Tuttavia, ci sono anche molti elementi onirici: per esempio, è del tutto strano che il carrierista Joseph K. vada a prendere consigli in un quartiere così povero. Questo significa che ha perso l'equilibrio che lo aveva reso il procuratore di una banca. In questi quartieri poveri mancano determinazioni ben precise e a questa mancanza possiamo aggiungere la frase secondo cui tutto ha a che fare con il processo. Anche queste tre ragazze, nel palazzo del pittore, vengono descritte come sciocche, ma la portavoce del gruppo è anche perversa. Credo che Reiner Stach abbia ragione a dire che c'è una presenza del sesso, nella sua dimensione perversa, anche nella forma pedofila, come "orizzonte", "contesto in cui accade questo processo". Anche il pittore non è un pittore con dignità e riceve Joseph K. vestito da accattone, mezzo nudo.

Dalla versione di Banfi prendo questa notizia: „Secondo Il Sole 24 Ore la Ue starebbe “passando il Rubicone”, avendo raggiunto un accordo per mettere le mani sui fondi russi depositati in Europa. Ieri i Volenterosi (ormai gli inglesi decidono per la Ue, nonostante la Brexit) avrebbero spiegato in una riunione con gli altri Paesi, Italia compresa, che si può fare una forzatura politica e legale. E cioè far passare al Consiglio europeo del 18 dicembre questa decisione a maggioranza e non all’unanimità, ben sapendo che Belgio, Ungheria e altri Paesi sono contrari: la misura sarebbe infatti di “emergenza”. Scrive Il Sole 24 Ore: «Potrebbe accadere che, in presenza di un’azione non conforme al diritto internazionale quale la misura dell’immobilizzazione dei beni, la Russia stessa, a sua volta, reagisca nei confronti degli Stati Ue con contromisure, incluse azioni come la confisca di beni. Con un’evidente conseguenza: che l’azione dell’Unione europea non contribuirebbe in alcun modo alla pace, alla cessazione dell’illecito e al ripristino della legalità internazionale». Commenta Il Manifesto: «Per quanto controverso e in qualsiasi forma raffazzonata si realizzi, il prestito basato sugli asset risponde alle necessità politiche degli europei. Rappresenta la miglior carta da giocare nel negoziato che vede la Ue ignorata dalla trattativa tra russi e americani. Che quei soldi se li vorrebbero spartire, come già prevedeva il piano in 28 punti, alla faccia di Kiev e di Bruxelles». Anche la BCE, a lungo contraria ad una misura giuridicamente ingiustificata e che provocherà reazioni nella finanza mondiale, ha prodotto un mezzo vai libera al congelamento illimitato dei beni russi.“ (Banfi) - Rubare i soldi ai russi, perché di questo si tratta, significa ritenere che lo stato di diritto internazionale sia a disposizione di decisioni politiche soggettive. In questo modo, ci troviamo proprio nell'atmosfera descritta da Kafka ne „Il processo“: l'esperienza dei rapporti tra le persone è immensamente più importante del valore iconico della legge, per usare il linguaggio di Massimo Cacciari. Non si tratta, quindi, di un superamento della legge dal punto di vista dell'amore (l'amore non contraddice mai la legge vera), ma del superamento della legge o dell'ignorare la legge in forza di opinioni tra le persone o stati in conflitto. Un disastro intellettuale e politico più grande è difficile da immaginare.

L’immagine usata da Mark Rutte sulla guerra come i nonni è da brivido, in vero meglio inquietante, raccapricciante. 

(Pomeriggio) „…Quando vedi il Tuo angelo, Madre, ricordarTi, che il suo apparire ti ha donato la certezza del cammino. Chiedigli, per l’amore che ha per Te, di curarsi anche di noi, così come si è curato di Te, di difenderci, così come Ti ha difeso, giacché apparendoTi Ti ha dato la forza, di dire sì a tutto nella fede“ (Adrienne von Speyr). Amen! 

(Tardo pomeriggio) Francesco Coppellotti mi ha mandato la sua traduzione del discorso di Martin Walser (1927-2023): „la banalità del bene“. Si tratta di un’edizione bilingue dell’edizioni di Ar (Padova, 1999), con dedica. Sono un po’ stanco perché ho lavorato tutto il giorno (quasi), ma vorrei notare almeno una frase: „ confesso di aver già distolto almeno una ventina di volte lo sguardo dalle più raccapriccianti sequenze filmiche sui campi di concentramento. Nessuna persona degna di questo nome nega Auschwitz o cavilla intorno alla sua mostruosità; quando però i „media“ ogni giorno ripropongono questo passato, io noto che in me, qualcosa si ribella contro questa permanente presentazione della nostra vergogna… e più delle volte non si tratta della memoria, della necessità di non dimenticare, bensì della strumentalizzazione della nostra vergogna per scopi del presente“ (traduzione di Francesco Coppellotti). Qui Martin Walser affronta il problema dei problemi tedeschi e compie un passo per superarlo. L'accento che lui pone è sulla problematicità di confessare pubblicamente la propria vergogna. Sono passati 27 anni da quel discorso ed oggi mi sembra problematico piuttosto il continuo paragonare di tutto con Auschwitz. Già nel 1977, Walser aveva ragione quando affermava: "Ritengo inaccettabile che la storia tedesca, per quanto terribile, debba concludersi in una catastrofe" (Walser). Ora, non c'è dubbio che la Germania del cancelliere Merz, per usare le parole di Ernst Jünger, si stia preparando ad una mobilitazione totale per sconfiggere il nemico russo, ma questa mobilitazione totale non ha nulla a che vedere con Auschwitz. La tragedia di Auschwitz è finita. La mobilitazione totale ha a che fare con il paradigma tecnocratico e con „potenza elementare“ del nichilismo. Se c'è un contatto con Auschwitz, questo ha a che fare con il fatto che anche Auschwitz è stato espressione del paradigma tecnocratico, ma non si tratta di una questione di causa ed effetto: Auschwitz non è la causa della mobilitazione totale. È vero che, come ci ha insegnato Jünger, i paesi democratici capitalistici sono in grado di una mobilitazione totale che i sistemi autocratici non sono riusciti a raggiungere del tutto. Mussolini, nel suo diario, affermava giustamente che i sistemi dittatoriali fascisti e nazisti non potevano che avere una vita breve. Per questo trovo insopportabile la ricostruzione di Berthold Seewald (Die Welt, 8.12.,25) delle guerre di Mussolini, se lo scopo sarebbe quello di comprendere una possibile guerra odierna con la Russia. Certo se lo faremo condanneremo la Germania e l’Europa alla catastrofe, ma il problema non è Mussolini: il paradigma tecnocratico che porta inevitabilmente alla catastrofe, se non è fermato da una reale e non utopica profezia della pace. Domani continuo la lettura del discorso…

Cara Michele, grazie per il discorso di Schönborn, che ho ascoltato in parte. Ne condivido l'idea di fondo: l’unità tra i cristiani è un desiderio di Cristo (Gv 17). Anche se, per esperienza personale, non sono così armonico come il cardinale. Intendo dire che non credo che tra le confessioni cristiane ci sia più unità che differenza. Ma spero di sbagliarmi e che abbia ragione lui. Quello che mi è sembrato molto importante è che abbia affrontato anche la questione dell'Islam. Non è possibile parlare oggi della singolarità del cristianesimo senza porsi questa questione e lui ci fa capire che noi cristiani non ci siamo sempre comportati da santi nei confronti dell'Islam. Non ci siamo tutti comportati come ha fatto Francesco, andando pacificamente dal Sultano. Abbiamo dato scandalo, perché Maometto, andando in giro per i suoi affari commerciali, si è reso conto che noi cristiani eravamo in guerra tra di noi. Ma ovviamente fa bene anche il cardinale a dire che questo problema della mancanza di unità riguarda anche la umma musulmana. Tuo, Roberto 

(Notte) Forse il discernimento più geniale di Jünger è la differenziazione tra il male e il nichilismo; il nichilista non mette in discussione l’ordine di una società, non è un criminale. Auch Josef K. (Kafka) non è un criminale, anche se alcune sue azioni sono „violente“, ma in vero lui serve completamente la logica della banca, nella quale è procuratore. Josef K., si trova in una sorte di „automatismo morale, in un mischio di  bene e male…

(Wetterzeube, il 11.12.25; giovedì della seconda settimana dell’Avvento; compleanno di Stanzi)


Colui che ha ricevuto in dono i talenti dal Signore, che si nasconde per andare in un paese straniero, riceve insieme con i doni, la capacità di gestirli, ma non nel senso dell’azionismo del nichilista - vedi meditazione di ieri pomeriggio in dialogo con Jünger. Colui che riceve i doni non è un nichilista, perché per l’appunto riceve, ultimamente, o forse meglio primariamente, in dono l’essere come atto di amore gratuito. „Questo potere (Können) si radica nell’aver-già-ricevuto, dalla profondità portante di ciò la libertà si erge (e-siste), e a partire dalla serenità del fondarsi-in-sé - attraverso la qual cosa la libertà afferma se stessa, si accoglie, cioè come libertà libera e così la lascia andare ed essere - crescere oltre se stessa. Qui non vi è alcuna contraddizione! In forza del futuro del dono nell’atto della donazione colui che riceve diventa se stesso - ma questo non è un processo, che si svolge su di lui, ma un avvenimento, che gli è affidato, cioè che presuppone la sua libertà, che può prendere“ (Ferdinand Ulrich, Talenti, 47). Il „processo“ di Josef K. (Kafka) viene svolto su di lui, non vi è alcun affidamento, non vi è in gioco alcuna libertà di liberarsi dal „processo“. Il lavoro di colui che gestisce bene il dono dei talenti non ha nulla a che fare con quel lavoro come procuratore di Josef K., che gli fa dimenticare tutto ciò che ha già ricevuto. In Josef K. non vi è alcuna „serenità“ (Gelassenheit) e nessuno „fondarsi-in-se-stesso“, anzi proprio di questo non è capace. È stato capace di fare carriera perché si è servito di una ragione funzionale e pragmatica.  Non è capace di alcuna auto-riflessione, di alcun lavoro con se stesso. Da una parte fa bene a liberarsi dall’avvocato Huld, che è solo un chiacchierone decadente, ma una volta rimasto solo non è capace di affermare se stesso, nella modalità di quel resoconto della sua vita che vorrebbe portare ai giudici; questi poi sono totalmente nascosti, per quanto riguarda i giudici alti e quelli bassi lo sono per lo più, ma non di quel nascondimento liberante di Colui che dona umsonst i talenti, che andando rimane nel dono, nella modalità di una presenza liberante, tutta presente nei talenti affidati…e in quel dono che è l’essere-se-stesso di colui che li ha ricevuti.


Ho scritto una dedica nel libro sul „fuoco dei persiani“ che ho regalato a Stanzi ricolma di gratitudine. Ti prego, nostro Abba, di liberarla da ogni male e di darle sempre la capacità di formare il suo futuro. Grazie per aver pensato a lei come compagna, amica della mia vita. Non potrei pensare ad una moglie più adeguata. "Questa volta essa è carne (וּבָשָׂ֖ר) dalla mia carne (מִבְּשָׂרִ֑י) e osso (עֶ֚צֶם) dalle mie ossa (מֵֽעֲצָמַ֔י). La si chiamerà donna (אִשָּׁ֔ה), perché dall’uomo (מֵאִ֖ישׁ) è stata tolta“ (Gen 2, 23). Il verso ovviamente è di valenza generale, ma parla di una complementarietà intima che vale anche nella dimensione personale; non solo אִשָּׁ֔ה, ma per l’appunto Stanzi! 


Continuo a condividere le foto di Padre Gabriel Romanelli da Gaza, perché pur con il cessate il fuoco la morte, anche di bambini non è cessata. 


„Sono profondamente rattristato dalla notizia del rinnovato conflitto lungo il confine tra #Thailandia e #Cambogia, che ha causato vittime tra i civili e costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie case. Esprimo la mia vicinanza nella preghiera a queste care persone ed esorto tutte le parti a cessare immediatamente il fuoco e a riprendere il dialogo.“ Leone XIV


Abba nostro…


(Pomeriggio tardo) Questa notte ho avuto un brevissimo sogno, nel quale Stanzi mi chiamava, il suo volto era insanguinato; ma non avevo la sensazione di dover andare giù nella sua stanza per accertarmi se stesse bene. Credo fosse un’immagine per ricordarmi quante persone vedono la propria moglie o il proprio marito insanguinati, nei territori di guerra sparsi nel mondo. Un altra immagine diurna, piena di speranza, era quella che ho visto dal ponte guardando il fiume: il leggero muoversi dell’acqua sul fiume…lo splendore del sole sull’acqua…


(Notte) Dal capitolo nono di „Oltre la linea“ di Ernst Jünger vorrei prendere solo il pensiero che il nichilismo non riguarda solamente gli individui, ma anche i popoli e i popoli giovani, con meno „tradizione e capacità critica“ (è molto interessante che Jünger le metta insieme), possono essere ancor più aggrediti da questa potenza elementare: „medici, tecnici ed impiegati economici“ sono in quanto tali del tutto nichilisti. E parlano in modo tale da creare un sostituto religioso. La medicina nichilista è quella che aiuta  „il paziente, che  vuole perseverare nella sua malattia“. „Nietzsche ha ragione quando dice che il nichilismo è uno stato normale ed è patologico solo se lo si paragona con valori valevoli riguardanti il passato o il futuro“ (EJ). Il paragone del nichilismo con il „vento calante“ non mi è chiaro; non mi è chiaro l’effetto  più intenso  da quello provocato dal tempo ruvido e l’idea che conduca al crimine. Buona notte! 


(Wetterzeube, il 10.12.25; mercoledì della seconda settimana dell’Avvento;  beata Maria Vergine di Loreto) Nel mio elogio del caos anarchico vs l’ordine nichilistico non intendevo ovviamente fare un elogio del caos come Tohuwabohu (תֹּהוּ וָבֹהוּ), per questo motivo vale anche l’elogio della quotidianità di san Newman: „Se mi si chiede cosa fare per essere perfetti, dico prima di tutto: non attardarsi a letto più dell'ora fissata per alzarti; rivolgere a Dio il primo pensiero della giornata; fare una bella visita al Santissimo Sacramento; recitare l'Angelus con devozione; mangiare e bere rendendo gloria a Dio; recitare bene il rosario; stare raccolti; tenere lontani i cattivi pensieri; condurre bene le meditazioni della sera; fare quotidianamente l'esame di coscienza; andare a letto ad un'ora consona. Chi fa questo è già perfetto“ (MD, pp. 285-286). In primo luogo le singole fasi qui descritte sono già espressioni di una libertà anarchica nei confronti del mainstream nichilista e poi ovviamente non si tratta di assolutizzarle, perché si potrebbero fare altri esempi: alzarsi per una meditazione notturna quando non si riesce a dormire…


Sull’incontro del Papa con Zelensky: „Il Pontefice, salutato dai cori della gente radunata per strada, risponde alle domande sulla stretta attualità, a cominciare dall’udienza di questa mattina, proprio a Castel Gandolfo, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Il tema principale è la questione della guerra, dei modi per cercare un accordo, un cessate il fuoco. Abbiamo parlato specificamente della questione dei bambini sequestrati, dei prigionieri, come la Chiesa può aiutare a riportare in Ucraina i bambini soprattutto”, spiega il Papa…Ribadisce poi che “la Santa Sede è disponibile per offrire spazio e opportunità per trattative e negoziazioni”. “Fino ad adesso non è stata accettata l'offerta, però siamo disponibili a cercare una soluzione e una pace, duratura e anche giusta”, rimarca Leone XIV. Sull’invito reiterato da Zelensky a visitare l’Ucraina - un “segnale forte di sostegno alla popolazione”, come scriveva il presidente oggi su X – Papa Leone risponde: “Spero di sì, non so quando. Bisogna essere anche realisti in queste cose, magari si potrà fare”. Ancora sull’Ucraina, il Pontefice chiarisce che il lavoro per il rientro dei bambini ucraini da parte della Santa Sede “purtroppo è molto lento” e “viene svolto dietro le quinte”. “Quindi preferisco non commentare, ma continuare a lavorare su questo, per cercare di riportare quei bambini alle loro case, alle loro famiglie”, afferma. E dice di non voler commentare neppure il piano di pace proposto dal presidente Usa, Donald Trump, spiega di non averlo ancora letto tutto. “Purtroppo, credo che alcune parti di ciò che ho visto apportino un enorme cambiamento a quella che per molti, molti anni è stata una vera alleanza tra Europa e Stati Uniti. Le osservazioni fatte sull'Europa, anche nelle interviste recenti, credo stiano cercando di smantellare quella che ritengo debba essere un'alleanza molto importante oggi e in futuro”. E proprio sul ruolo dell’Europa nel processo di pace, messo in discussione da Trump, si sofferma quindi il Papa. Una questione sulla quale si era già espresso sul volo di ritorno da Beirut a Roma nel recente viaggio apostolico. “Penso che il ruolo dell’Europa è molto importante e l’unità dei Paesi europei è veramente significativa, specialmente in questo caso”, sottolinea. “Cercare un accordo di pace senza includere l’Europa nelle conversazioni non è realista. La guerra è in Europa e penso che sulle garanzie di sicurezza che si cercano oggi e nel futuro, l’Europa deve farne parte”. “Purtroppo – aggiunge il Papa - non tutti lo capiscono così, però penso che ci sia un’opportunità molto grande per l’idea dell’Europa di unirsi e di cercare insieme soluzioni”.“ (Vatican news). Come sempre il pontefice è molto cauto nelle sue risposte e non è il suo compito fare analisi specifiche, che ne so, del discorso di JD Vance a Monaco di Baviera nel febbraio scorso…comunque sull’importanza dell’alleanza tra Europa e USA sul possibile ruolo di pace dell’Europa solo un demente potrebbe essere contrario…


Alessandro ha fatto notare (forse nella versione di ieri) che non solo Orbán, ma anche il Belgio e la Banca europea - lo dico con il mio, non con il suo linguaggio - stanno opponendosi alla mobilitazione totale, contro la Russia, inglese, francese e tedesca.


Sulla figura dei talenti. Così si intitola la terza parte della meditazione filosofica di Ulrich sui talenti. Il primo passo in esso riguarda: „la molteplicità intima dell’unico dono“. O ancora più precisamente: „La misura presupposta nel dono della capacità di colui che lo riceve“: „Il Vangelo racconta che uno ha ricevuto cinque, l’altro due e il terzo un talento: ognuno secondo la sua capacità (cf. Mt 25: „a ciascuno secondo la sua capacità“: κατὰ τὴν ἰδίαν δύναμιν). Il dono affidato presuppone quindi uno che riceve non come possibilità vuota, anche se l’origine dona senza-perché, ma lo prende, nel suo essere-se-stesso del suo poter-ricevere del tutto sul serio, lo afferma in se stesso. Ciò che arriva tramite il nascondersi di Colui che dona rivela il futuro in arrivo del dono „che passa“ nell’intimità di colui che riceve, ciò che colui che riceve è stato in se stesso, ma così che la sua Gewesendheit {ciò che ha già ricevuto} della sua libertà si rivela come un poter produttivo del suo futuro. Non è una misura morta, ma una „capacità“ viva della capacità in arrivo, la potenza ontologica, di fare il futuro-in-arrivo“ (Ferdinand Ulrich, Talenti, 47). Non abbiamo tutti le stesse capacità (io non potrei fare il Papa o il presidente del Consiglio o il Cancelliere, ma neppure il chirurgo, etc.) ma anch’io vengo preso sul serio da Dio, in quello che sono stato e in quello che diventerò e nella realtà che nel passato è diventata attraverso di me e che diventerà attraverso di me. In questa donazione senza-perché vi è una potenza ontologica che sa abbracciare dal di sotto la „potenza elementare“ del nichilismo di cui parla Ernst Jünger…In questo senso questa potenza ontologica è una potenza „anarchica“ perché non corrisponde all’ordine „borghese“ che può convivere senza problemi con il nichilismo (vedi meditazione di ieri notte). 


Abba nostro…


(Mattinata) Alessandro riprende il tema della resistenza ai piani sull’uso dei soldi russi: „È ancora braccio di ferro sulla questione dei fondi russi depositati in Europa. Oggi sul Corriere della Sera Valerie Urbain, l’AD di Euroclear, la società che si occupa delle transazioni internazionali in Belgio, dice che espropriare i beni russi per 185 miliardi sarebbe «una manovra illegale». Dice fra l’altro: «Da decenni l’Europa è un garante del diritto internazionale. Dovremmo ora iniziare a usare le infrastrutture dei mercati finanziari come un’arma? Se lo facciamo, gli investitori non europei inizieranno a mettere in questione la validità dei mercati europei dei capitali». Vedremo.“ (Banfi)


Su questioni politiche probabilmente - è solo una mia idea - negli ambiti dei gruppi evangelicali si pensa quanto segue (ovviamente ci saranno anche lievi differenziazioni): „La politica non ha quasi più alcun significato. Pochi mesi prima delle elezioni, ai politici “viene in mente” improvvisamente che hanno bisogno dei voti degli elettori. Quindi formulano alcune promesse elettorali utopistiche, per poi constatare dopo le elezioni, insieme ai partner di coalizione x e y, che il massimo che si può ottenere è un compromesso mediocre. Ops! Non c'è da stupirsi che l'affluenza alle urne sia relativamente bassa da anni. Chi è nato in questo periodo, come me, non conosce altro. Chi è più giovane e, soprattutto durante il periodo del coronavirus, ha dovuto seguire tutte le lezioni e fare i compiti online, ha potuto (secondo me) imbrogliare più o meno senza ostacoli, se lo desiderava. Forse allora è più facile perdonare gli errori degli altri?…Mi interessa la politica, ma non c'è nessun partito importante che potrei votare con la coscienza pulita. E la CDU è diventata così di sinistra e ambientalista che dovrebbe togliere la C dal nome del partito. Perché cosa c'entrano il gender, il sostegno all'Ucraina, l'etichettatura degli alimenti trasformati e molto altro ancora con Dio e la Bibbia?“ (Si tratta della reazione di una di loro ad una frase di Chesterton sulla sopravvalutazione della politica che avevo messo nel mio profilo in Whatsapp).  


(Pomeriggio) „…E se il sacrificio pesa di più di quanto abbiamo pensato, se è più difficile sopportarlo, allora vogliamo ricordarci, che Tu non ti sei ritirata, spaventata, da nessun sacrificio ed hai fatto tutto nella gioia del sì. E ti vogliamo chiedere di difenderci presso il Padre, presso Tuo Figlio e presso lo Spirito così che possiamo vivere della Tua forza, così che possiamo giungere davvero al Figlio tramite Te e in Lui facciamo ciò che Tu da sempre hai fatto per Lui…“ (Adrienne von Speyr). Amen! 


Come abbiamo visto ieri il nichilismo non è identico con la dimensione caotica della vita; piuttosto esso ha bisogno di ordine; ora vogliamo considerare la seconda ipotesi di Jünger (vg. „Über die Linie“, Nummer 8): il nichilismo non è identificabile con una malattia, piuttosto con un culto della salute fisica; in un mondo che oscilla tra „sensibilità crescente“ e „azionismo sempre più intenso“, il nichilista si presenta come uno che ha successo nel lavoro (Josef K. come procuratore, giovane e di successo ne „Il Processo“ di  Kafka). Tra l’altro Jünger cita anche Kafka parlando di questo tema.  Ascoltiamo un attimo Jünger con attenzione: „Considerando l'enorme impegno lavorativo e volitivo che il nichilista attivo si impone, il suo disprezzo per la compassione e il dolore, l'alternanza di temperature elevate e basse a cui si espone e la venerazione del corpo e delle sue forze terrene che si riscontra spesso in lui, è lecito supporre che gli sia stata concessa una buona salute. E in effetti si può constatare che è perfettamente all'altezza delle prestazioni che impone a se stesso e agli altri. In questo non è dissimile dal giacobino, che può essere considerato uno dei suoi precursori."

(Ernst Jünger, numero 8: "Bei der gewaltigen Arbeits- und Willensleistung, die der aktive Nihilist sich zumutet, bei seiner Verachtung des Mitleids und des Schmerzes, beim Wechsel von hohen und niederen Temperaturen, dem er sich aussetzt, und bei der Verehrung des  Körpers und seiner diesseitigen Kräfte, die man meist bei ihm antrifft, ist anzunehmen, dass ihm eine gute Gesundheit zuteil geworden ist. Und in der Tat ist festzustellen, dass er dem Maß an Leistung, das er sich und andere zumisst, durchaus gewachsen ist. Er ist darin nicht unähnlich  dem Jakobiner, der man als einen seiner Vorläufer betrachten kann."). Non possiamo prendere tutti gli aspetti della frase per spiegare la figura di Josef K., ma certamente anche a lui è stata concessa una buona salute, così che può concentrarsi totalmente sulla carriera al lavoro, come procuratore di una banca e una volta alla settimana si occupa, da Elsa, dei bisogni del suo corpo. Con il procedere del processo comincia a non essere più all’altezza delle prestazioni che esige per il suo successo. Comincia a guardare fuori dalla finestra, a perdere tempo. Reiner Stach insiste, come del resto anche Oschmann, sulla sua incapacità all’autoriflessione. Non ha compassione per la madre, vedova, che non vede da due anni. La sua esperienza del dolore comincia con il processo e nella scena del picchiatore, nello sgabuzzino della banca, ha misericordia con i picchiati, anche se non in modo molto coerente (cf. capitolo VI). In un certo senso Josef K., fino all’inizio del processo, è un nichilista attivo; come si vede anche nella prima seduta del processo stesso. L’avvocato Huld è malato ed un insopportabile chiacchierone che nella frase successiva nega quello che aveva appena sostenuto nella frase antecedente. Quest’ultimo è più un nichilista passivo, decadente. La figura di K. non corrisponde alla figura del nichilista politico e socialrivoluzionario, ma in comune con questo tipo di nichilista ha la totale mancanza di misericordia, almeno fino al momento della sua „in cui si trova in salita“, fosse anche solo per passare un po’ di tempo con la sua cugina 17enne. Le persone che incontra non sono persone, ma funzioni per il suo successo o per la sua soddisfazione, in questo senso pensa di essere „fuori dalla legge“, fino a quando appunto „la legge“ lo raggiunge nel giorno del suo 30esimo compleanno. Anche „Il processo“, come „Il disperso“, ha un carattere „frammentario, provvisorio, sperimentale“ (elementi che sottolinea Jünger per alcuni autori, tra cui anche Kafka) ed anche per lui vale la percezione di un „grande pericolo“ che ha dapprima il lettore, ma che ha alla fine anche Josef K. stesso, che si vede morire come „un cane“. Con l’inizio del processo comincia anche l’altalena tra rassegnazione ed azionismo, di cui parla Jünger. Ad un certo punto anche K sa che non saprà difendersi…


(Wetterzeube, il 9.12.25; martedì della seconda settimana dell’Avvento) „Ciò che è stato „imprestato“ può suggerire l’idea che l’impegno di quanto mi è stato dato ultimamente non è il mio personale; semino un contenuto estraneo, di cui non mi sono appropriato intimamente, così che nell’uscita comunicativa non si parla del mio sé. -  In verità tuttavia ciò che mi è stato affidato chiama la libertà a se stessa nel presente, la raccoglie in una auto-responsabilità, le da la forza di gestire ciò che le è stato affidato, nella modalità della fiducia, cioè di conservare la qualità della libertà del dono e di testimoniarla in un impegno libero. Poiché ciò che è stato affidato è stato dato senza riserve, può diventare, nell’accoglierlo, l’essere-se-stesso di colui che lo riceve; soddisfa la sua essenza, la profondità della Gewesendheit {ciò che ha già ricevuto} della sua libertà (aver-ricevuto), senza congelarsi tuttavia in uno stato sostanziale. Giacché in ciò che è stato affidato rimane viva la fiducia di chi dona, cioè permanente futuro-in-arrivo del dono attraverso il nascondersi di Colui che dona, proprio nel bel mezzo dell’aver-ricevuto di colui che prende. Per questo motivo ciò che è stato affidato chiama la libertà donata, che ha fiducia, nella sua propria libera volontarietà - e la lascia andare“ (Ferdinand Ulrich, Talenti, 46).  Da un certo punto di vista si potrebbe riassumere tutto questo nella frase di Chesterton: lui non ha mai smesso di essere un „liberale“, quindi di aver fiducia nel „liberalismo“, ma ha perso del tutto la fiducia nei „liberali“ (non solo quelli che appartenevano al suo tempo e appartengono al mio a questo partito). Credo che anche nella mia confessione di ieri pomeriggio da don Andrea fosse in gioco questa idea della libertà di ciò che mi è stato affidato, cioè il mio essere-me-stesso. 


Caro Renato, Non posso leggere l’articolo che mi hai inviato perché il 93% è riservato agli abbonati. Ma conosco credo abbastanza bene le tesi di Brague. Questa idea dell’ unione quasi carnale tra cattolicesimo e nazione in Francia all’inizio del secolo scorso è del tutto estranea alla Germania, come quasi negli stessi anni di quella legge del 1905 fece capire Thomas Mann nelle sue „Considerazioni di un apolitico“(1918). Anche se in vero pur qui da noi l’Islam non si è davvero integrato. Grazie dell’invio, Tuo, R 


Abba nostro…


(Sera

Erik mi ha raccontato della conferenza tenuta dal prof. Clark martedì scorso a Lipsia; trovo molto interessane che confronti il nostro tempo con il XIX secolo e non solo, come fanno tutti, con l’epoca fascista. Divertente ho trovato anche il suo confronto tra Bernadette Soubirous e Greta Thunberg: nel senso che il mondo ascolta due bambine, con differenti messaggi, ma entrambe con messaggi che in sé non sono straordinari, insomma che dicono cose, per il pubblico a cui si riferiscono, „evidenti“. Penso che questo comunque valga ancor più per la Thunberg…


Per la prossima settimana il Prof. Oschmann ci ha dato da leggere il lungo capitolo VII de „Il processo“. Questi sono i punti che lui ritiene importanti: Tipo di procedura; cambiamento relativo al processo, tema della biografia e ruolo delle immagini.


Rémi Brague ha dato una lunga intervista sulla legge del 1905 in Francia che dettava la separazione tra  lo Stato dalla Chiesa; ad un certo punto parlano anche dell’Islam e la differenza che il professore francese traccia tra la storia del cristianesimo e quella dell’Islam mi sembra, sebbene sintetica, non male: „Ho scritto altrove, non ricordo più dove, che la separazione tra Chiesa e Stato non ha fatto altro che seguire una linea già tracciata. Ho anche scritto che è inopportuno parlare semplicemente di una «separazione» tra Chiesa e Stato. Infatti, si possono separare sia parti di ciò che formava un'unità, come quando si strappa un foglio di carta, sia due entità già distinte, ma che cooperavano e che ora seguono ciascuna la propria strada, come quando due coniugi divorziano. Ora, la Chiesa e lo Stato non hanno mai costituito un'unità. Durante i primi tre secoli, che rappresentano in qualche modo la fase «primitiva» della Chiesa, questa non correva il rischio di confondersi con lo Stato romano, poiché esso la perseguitava di tanto in tanto. Dopo la svolta di Costantino e soprattutto di Teodosio, sorse la tentazione. Essa fu superata, non senza difficoltà: gli imperatori avrebbero voluto mettere la Chiesa al loro servizio. Ma le due entità rimasero distinte. Anche nella Chiesa d'Oriente, che sottolineava il fatto che l'imperatore e il patriarca parlavano con una sola voce (symphonia). Era più evidente nella Chiesa latina, dove l'Impero e il Papato si impegnarono in un lungo braccio di ferro che culminò nell'XI secolo con la lotta per le investiture. Anche il sogno papale delle «due spade» presupponeva che le spade fossero due...

L'Islam ha avuto una storia completamente diversa. Il suo periodo d'oro è e rimane quello in cui Maometto, a Medina, era allo stesso tempo profeta, capo militare e legislatore. Lo Stato, certamente ancora primitivo ma con tutte le sue componenti - esercito, fisco e persino la previdenza sociale! - e la comunità dei credenti formavano un tutto indivisibile. La storia successiva è stata teatro di molti compromessi, in cui coloro che detenevano il potere reale, spesso militari, onoravano i giuristi ma si regolavano secondo principi diversi dalla forma di sharia in vigore nel loro paese. Oggi, in alcuni rimane solo l'idea che l'unico legislatore legittimo sia Dio, attraverso il suo Libro e l'esempio del suo profeta. Ma quale dittatore o, all'estremo opposto, quale parlamento democraticamente eletto può competere con Dio? Non sorprende che i sondaggi ci dicano che molti dei nostri concittadini musulmani mettono la sharia (o ciò che essi chiamano così) al di sopra delle leggi della Repubblica. 

La Chiesa è ancora centralizzata, ma il suo centro non è dove si immagina: il suo centro è fin dall'origine Gesù Cristo risorto. La sua base è costituita dai vescovi, luogotenenti dei Dodici Apostoli. Essi sono in comunione tra loro attorno al vescovo di Roma, il papa. Quando ci si trova faccia a faccia, è ovviamente più facile negoziare con un partner consistente che con una nebulosa senza volto. Al momento dei conflitti che hanno portato alla legge del 1905, i politici conoscevano il cristianesimo, la sua storia, i suoi dogmi. Ricordo che il «piccolo padre» Combes, per quanto fosse diventato un «mangia-preti», era stato nominato dottore in lettere con una tesi principale sulla psicologia di San Tommaso d'Aquino e una tesi complementare, in latino, su San Bernardo di Chiaravalle come avversario di Pietro Abelardo. Al giorno d'oggi, chi tra i nostri politici sarebbe in grado di comprendere dall'interno il cattolicesimo, con cui deve trovare dei compromessi?

L'Islam è un «impero senza imperatore» (Pierre Manent), da quando Atatürk ha abolito il califfato che, anche se ormai era solo un residuo simbolico, forniva una sorta di unità. Nessuna autorità è più che semplicemente di fatto, come l'università al-Azhar del Cairo, i cui sceicchi non parlano nemmeno all'unisono. E anche se lo facessero, nessun musulmano si considererebbe vincolato dalle loro decisioni. Con chi negoziare gli accordi? 

(…) Ciò che è stato realizzato, anche se con difficoltà, tra lo Stato repubblicano e i cattolici, è stato reso possibile da diversi fattori. In particolare, i due partner, pur essendo avversari, avevano in comune un grande amore per il loro Paese. Erano orgogliosi della Francia, della sua storia, della sua lingua, della sua cultura. Ciò è emerso durante la guerra del 1914-1918, quando entrambe le parti hanno gareggiato in patriottismo e hanno dimostrato di essere entrambe pronte a morire per la patria. Nella Francia di oggi, tutti i musulmani che vi abitano e che ne hanno la nazionalità condividono l'amore per il Paese in cui risiedono?“ (Rémi Brague) - Pur con il tentativo fatto da Papa Francesco di parlare con le autorità più credibili dell’Islam come Al Sistani (Sciita) e Al Tayeb (Sunnita) le domande di Brague rimangono legitime e la sua sintesi delle differenze ottima…  


(Notte)  «L'ordine non solo è gradito al nichilismo, ma fa parte del suo stile» (Ernst Jünger: „Die Ordnung ist dem Nihilismus nicht nur genehm, sondern sie gehört zu seinem Stil“ (Ernst Jünger, Über die Linie, Nummer 7). Questo vale sia per la scuola che per un campo di concentramento. Sobrietà, igiene e ordine severo non sono garanzia di senso. Anzi tutto può essere del tutto ordinato e senza senso. Il vero nemico del nichilismo ed anche dell’ordine per l’ordine è il Chaos o meglio l’anarchia. In vero se si fa sul serio con la fede si deve lottare contro ogni forma di procedura rigorosa! Ancora due annotazioni: in primo luogo il paradigma tecnico è gradito al nichilismo e questo per la guerra significa: «Con il crescente automatismo, gli eserciti acquisiscono una perfezione simile a quella degli insetti. Continuano quindi a combattere in condizioni che l'arte della guerra vecchio stile considerava un crimine.» (Ibidem: "Mit wachsende Automatismus gewinnen die Heere eine insektenhafte Perfektion. Sie kämpfen dann im Lagen weiter, die aufrecht zu erhalten, die Kriegskunst alten Stiles als Verbrechen betrachtete.“). Vi è anche una forma di automatismo nella quotidianità, quella che riguarda i funzionari: «Non è possibile trasformare i ceti sociali in semplici funzioni e aspettarsi che il loro ethos rimanga invariato. La virtù del funzionario sta nel fatto che egli funziona, ed è bene non farsi illusioni al riguardo anche nei periodi tranquilli.» (Ibidem: "Man kann ja die Stände nicht in reinen Funktionen überführen und dabei erwarten, dass ihr Ethos erhalten bleibt. Die Tugend des Funktionär liegt darin, dass er funktioniert, und es ist gut, wenn man sich darüber auch in ruhigen Zeiten keine Illusion macht.“). Nei miei anni scolastici ho mantenuto sempre una virtù anarchica, non rivoluzionaria ma anarchica ed in questo modo ho reso un grande servizio a tanti ragazzi ed ad alcuni colleghi. È chiaro che dal momento che sono fuori dal sistema, mi si mandano saluti, ma nessuno vero desiderio di me. Certo con un altro linguaggio da quello di Ulrich, ma in un certo senso quello che ho detto questa mattina sui talenti e l’essere-se-stesso è traducibile nel linguaggio di Jünger con „anarchia“ e „camminatore nel bosco“…



(Wetterzeube, il 8.12.25; solennità dell’Immacolata Concezione)


Maria, mater gratiae, 

Dulcis parens clementiae

Tu nos ab hoste protege

Et mortis hora suscipe! 


Si tratta della seconda strofa dell’Inno Memento rerum Conditor del Breviario romano, citato da Newman alla fine dell’undicesimo sermone cattolico. Newman ci insegna che vi sono state tante dispute cristologiche, ma dovremmo evitare dispute mariane, perché il suo posto, di Maria, nella Chiesa si è sempre presentato „con una tranquilla influenza ed un processo naturale“ (Newman). „Quando la disputa sorse a proposito di lei fra mezzo ai suoi figli, la pose a tacere; quando le si levarono contro obiezioni, essa desistette dai suoi diritti ed aspettò; sin tanto che ora, proprio in questo giorno, Dio lo voglia, essa guadagnerà alla fine la sua corona più raggiante, e senza una sola voce di opposizione e tra il giubilo di tutta intera la Chiesa, sarà acclamata come immacolata nella sua concezione“ (Newman). Noi abbiamo bisogno di lei come „stella del mattino“, non come „bellezza pericolosa“. Quando prego la Coroncina, alla fine dei diversi passaggi la invoco come signora di alcuni grandi santuari, nella coscienza di collegarmi alle preghiere fatte dal popolo santo di Dio in quei luoghi e poi come signora di alcuni grandi luoghi di disastri come Hiroshima; per me ciò è del tutto naturale; non vi è alcun stile in polemiche riguardanti Maria. Anche invocarla dopo cadute riguardanti la purezza è per me la cosa più naturale che ci sia.


Renato mi ha mandato un articolo su ebraismo e cristianesimo; tante cose mi sono note da quando lessi da giovane il libro di Paolo Sacchi sul tema. Per quanto riguarda il problema teologico e filosofico a riguardo rinvio a ciò che ho scritto ieri in dialogo con Balthasar. Mi ha rattristato nell’articolo la continua incomprensione di Papa Francesco che secondo l’autore avrebbe un problema strutturale con gli ebrei, mentre io so che lui era già in Buenos Aires (l’altra sua diocesi) amico di un rabbino. Comunque è certamente bene sapere qualcosa di preciso sul rapporto tra farisei e sadducei ed ovviamente il dialogo conciliare con gli ebrei deve continuare, ma per quanto riguarda Papa Francesco desidero una comprensione più ampia - credo che Borghesi ha scritto cose buone per questo lavoro, ed ora ha ampliato di 150 pagine il suo libro sulla vita intellettuale di Bergoglio. Ieri mia moglie mi ha detto che lei ascolta anche il nuovo Papa, che le è simpatico, ma deve sforzarsi per comprendere tutto ciò che dice, mentre quello che diceva Francesco le arrivava direttamente al cuore. Chiaro, perché vi è una straordinaria affinità tra il suo amico Ulrich e Francesco…


Abba nostro…



(Notte) «La difficoltà di definire il nichilismo risiede nel fatto che la mente non può concepire il nulla. Si nutre della zona in cui svaniscono sia l'intuizione che la conoscenza: i due grandi strumenti su cui fa affidamento. Non si può né immaginare né concepire il nulla.» (Ernst Jünger, Oltre la linea, numero 6: „Die Schwierigkeit, den Nihilismus zu definieren, liegt darin, dass der Geist vom Nichts unmöglich eine Vorstellung gewinnen kann. Ernährt sich der Zone, in der sowohl Anschauung als Erkenntnis schwinden: die beiden großen Mittel, auf die er angewiesen ist. Man macht sich von Nichts weder Bild noch Begriff.“ (Ernst Jünger, Über die Linie, Nummer 6). Quello che dice qui Jünger, con linguaggio kantiano e così a riguardo della teoria della conoscenza, lo dice a livello ontologico anche Tommaso: vi è una contraddizione netta tra essere e nulla. Ma mentre per Tommaso il nulla è nulla, per Jünger è una „potenza elementare“ (Grundmacht), che possiamo, anzi che non possiamo che avvicinare, ma che non possiamo comprendere, se non come distruzione, decomposizione e putrefazione raccapricciante. Per tantissimi nella regione in cui vivo questo è il nostro destino, per cui è meglio non pensarci. Ulrich quando parla del „medesimo uso di essere e „nulla““, mette „nulla“ sempre tra parentesi, ma anche lui parla di una „potenza elementare“, che è l’amore umsonst. Questo amore umsonst in Cristo scende fino all’inferno, cioè fino alla decomposizione e putrefazione raccapricciante, non la sua propria, ma quella che è disposto a „unterwandern“ (abbracciare dal di sotto). Tutto fa parte dell’essere a parte il non essere: questo era il punto a cui ci ha portato Tommaso; Ulrich fa un passo avanti: il dono gratuito dell’essere come amore umsonst è una „potenza elementare“ ancora più elementare che la distruzione. Per comprendere ciò non basta l’intuizione e la conoscenza kantiana, necessitiamo di una filosofia cristiana…  


Alessandro dice che quelli del MEAN sono coraggiosi: questo è certamente un aspetto vero, e la loro idea dei „corpi civili di pace“ non è male, anzi è una buona idea, eppure non posso liberarmi dall’idea che il MEAN stesso è succube dell’idea dell’unico lupo cattivo. Mentre il documento statunitense sulla sicurezza, come anche il discorso di Vance a Monaco di Baviera supera questa „fantasia“. Alessandro lo comprende, ma pone come limite, cioè ritiene che il documento sia „molto criticabile quando tratta le migrazioni o il futuro della civiltà europea, auspicando il successo dei “patrioti”“; i patrioti, cioè da noi l’AfD sono un’incognita e probabilmente soffrono di egoismo collettivo, ma hanno un’idea precisa della differenza tra vicino e lontano che a noi „universalisti“ manca.


Siamo nell'anno mariano, come legherebbe lei il tema del senso religioso col dogma della Immacolata Concezione? 

Giussani: L'Immacolata Concezione ci dice che la purità dell'essere umano, la limpidezza totale è storicamente avvenuta. Maria ebbe una coscienza totalmente trasparente del nesso che la legava all'Infinito. In lei questa coscienza era così permanente che tutta la dinamica espressiva della sua persona corrispondeva a tale consapevolezza. 

Cioè: Maria è stata « la domanda » a livello più puro possibile, la domanda resa assolutamente attesa di risposta e basta. 

Giussani: La domanda pura. E perciò il realizzarsi, nella storia, della urgenza del cuore umano, allo stato puro. Infatti la Madonna prima dell'annunciazione fu solo attesa di risposta; e, dopo, fu attesa della manifestazione della risposta, con tutta se stessa. Anche noi adesso siamo in attesa che la risposta si manifesti totalmente, per questo siamo così legati a lei.“ 

(LUIGI GIUSSANI, Communio 1988) 


(Wetterzeube, il 7.12.25; seconda domenica dell’Avvento; Sant’Ambrogio)


Balthasar mi fa fare un passo decisivo nel mio cammino di comprensione di ciò che veramente conta: il tempo della Chiesa fa saltare ogni tempo particolare, anche quello di Israele, come tempo particolare (cf. Gloria 7, edizione tedesca 170-174). C’è una concentrazione in Cristo e attraverso questa concentrazione passa la speranza di salvezza per tutta l’umanità - parafrasando Papa Francesco: tutta, tutta, tutta! Il tempo della Chiesa non è, però, identico con il tempo dell’umanità. Quando leggo Ernst Jünger mi occupo più del rapporto tra materia e spirito, tra cultura e tecnica e rifletto se vi sia  e come sia una „evoluzione dalla materia allo spirito, di cultura  e tecnica verso una meta finale“, ma senza quella riflessione sul tempo della Chiesa di Balthasar le riflessioni di Jünger rimangono senza un’ultima forma; Jünger alla fine lo sapeva e per questo si è convertito al cattolicesimo; io sono già cattolico, per grazia, è il mio compito è quello di testimoniare una „preferenza dell’amore“, nel senso di „solo l’amore è credibile“ (o espresso ontologicamente nel senso del dono dell’essere come atto di amore gratuito: Ferdinand Ulrich), per questo non c’è bisogno di aver un atteggiamento ostile nei confronti della storia e del mondo, ma allo stesso tempo io non pongo la mia speranza un unico stato del mondo (una delle ipotesi di lavoro di Jünger) - questo potrebbe essere anche solo un’ultima forma di tirannia, come avevo visto Benson - ma per l’appunto nella Chiesa come in Colei nella quale si realizza definitivamente quella storia della fede riassunta dalla Lettera agli ebrei al capitolo 11. [1] La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono (Ἔστιν δὲ πίστις ἐλπιζομένων ὑπόστασις, πραγμάτων ἔλεγχος οὐ βλεπομένων·). L’autore della Lettera agli ebrei ricostruisce tutta la storia della salvezza parlando della fede di Abele, Noè, Abramo, etc. Padre Dall’Oglio ci ha fatto comprendere come si possa includere in questa storia anche Ismaele, non solo Isacco. Quindi anche Agar l’egiziana, non solo Sarai, l’ebrea. Insomma nella speranza per tutti non possiamo che pensare anche ad un’inclusione di ciò che è stato escluso. E Balthasar insiste sul fatto che non vi è solo la legge del Sinai, ma anche la promessa ad Abramo basata sulla fede ed ancor prima il patto di Noè che è per l’appunto speranza per tutta l’umanità nel senso del verso sopra citato: „La fede (πίστις) è fondamento (ὑπόστασις) delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.“ Per Paolo la fede è superiore alla legge, perché quest’ultima può solo farti comprendere quanto siano falliti tutti, e in vero per lui tutti sono nel peccato: ebrei e pagani! Noi cristiani, dicevo, non abbiamo bisogno di aver un atteggiamento ostile nei confronti della storia e del mondo, ma giustamente l’autore della lettera agli Ebrei ci avverte verso la fine del capitolo 11 che „…altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. [36] Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. [37] Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati - [38] di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra“. Questa è la storia del martirio come speranza cristiana! Noi siamo chiamati „attraverso i compiti terreni a guardare all’Eschaton“, che per l’appunto non si vede: Cristo che ritorna. Ci fidiamo di un Dio „che è allo stesso tempo l’Unico, determinato in se stesso, e l’Onnipotente“ (Balthasar), cioè Colui che abbraccia tutto! E non dobbiamo dimenticarci: „La giustizia di Dio non è più, come nell'Antica alleanza, una salvezza terrena di Israele attraverso la condanna dei suoi nemici, ma la salvezza escatologica di tutti i peccatori attraverso la crisi dell'unica croce“ (Balthasar: Gottes Gerechtigkeit ist nicht mehr wie im Alten Bund eine irdische Rettung Israels durch Aburteilung seiner Feinden, sondern die eschatologische Rettung  aller Sünder durch die Krisis des einen Kreuzes hindurch). Per questo motivo la protesta conservatrice di Thomas Mann nelle „Considerazioni di un apolitico“ del 1918 non potrà mai essere per il cristiano, nella sua speranza nella particolarità tedesca (come Hölderlin l’aveva nella particolarità greca), un suo modo di vedere la storia; eccitante in quel testo è la critica della riduzione dell’umanità alla democrazia retorica globale: quest’ultima non è il cattolicesimo, perché manca quell’orientamento ultimo al Logos universale e concreto. Noi camminiamo nel tempo cronologico e non sappiamo come e quando finirà, ma „come per Cristo il tempo cronologico, che scorre ininterrottamente, poteva essere compreso nel suo tempo escatologico, così il tempo cronologico che si estende nella storia mondiale deve ordinarsi nel tempo della Chiesa come un momento materiale secondario“ (Balthasar). La concentrazione di Cristo fa sorgere un inclusione di tutte le fedi in un’unica fede: „La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono“. Quando i cristiani all’inizio della loro storia si sono accorti che la fine del tempo non arrivava non sono caduti in una crisi disperata, non vi è stato „un crollo del cristianesimo“, piuttosto una crescita in autocoscienza e la trasformazione dell’attesa imminente da una categoria cronologica in una qualitativa…


„La visita di Papa Leone XIV in Turchia e Libano è stata accolta dalla stampa araba con un mix di entusiasmo e critiche, oscillando tra la celebrazione dell’unità interreligiosa e della pace auspicata dal Pontefice e le contestazioni dei media vicini a Hezbollah, che hanno denunciato omissioni politiche, ambiguità sul riferimento ai “figli di Abramo” e la necessità di una condanna più esplicita delle violenze nella regione.“ (OASIS) - un tema da approfondire…


Abba nostro…


(Tarda mattinata) Sono sposato con una donna tedesca da 33 anni e vivo in Germania da 35 anni, quindi più a lungo di quanto abbia vissuto in Italia, anche se scrivo ancora per lo più in italiano; credo comunque che, se non a livello politico e statale, certamente a livello di psicologia e di vita, di essere legittimato a parlare della Germania dall’interno e in un certo senso si può parlare sensatamente di un oggetto solo dall’interno, se non si vuole chiacchierare - è vero che si può vedere un oggetto che si trova direttamente di fronte ai miei occhi solo se lo sposto; quindi è necessaria anche una certa distanza dall’oggetto per identificarlo, ma questo accade per l’appunto quando cominciamo a rifelttere e/o a scrivere: dall’interno. Non sono solo sposato con Stanzi, ma anche ho due figli (Hannele e Ferdi), che sono socializzati in Germania e che fanno parte, anche a livello statale e politico della Germania.

Amo Ernst Jünger perché lui parla della vita, racconta la vita, come lettore e come uno che ne ha esperienza. Il mio primo e grande maestro, Ferdinand Ulrich passava ora intere a parlare personalmente con te, faccia a faccia, e si parlava della vita. Se la lezione di Nietzsche, - mi trovo tra l’altro a pochissimi chilometri da dove ha vissuto -, come pensa Thomas Mann nelle „Considerazioni di un apolitico“, è quella di essere il filosofo della vita, allora io ho assunto completamente come mia questa lezione. 

Stanzi è anche una persona che prende sul serio la vita, che vive ed entra in contatto con le persone proprio a questo livello; mi raccontava questa mattina che questo tipo di modalità di incontro non è stato coronato da successo: con le tre persone con le quali si è impegnata in modo particolare in questi due decenni e con cui si è lanciata con una vera passione (cioè per usare la definizione di questa parola di Thomas Mann, con dono di sé e conoscenza), non vi è stato un reale incontro: una era troppo giovane e troppo sotto l’influenza non sana della madre, una persona era troppo immersa nel racconto femminista delle sue sofferenze da parte dei maschi ed un altra mascherava il suo vero io con la retorica. Un incontro riuscito è stato quello con Ferdinand Ulrich e spero con me, certamente con i suoi due figli. 

Per quanto riguarda la vita, Thomas Mann pensa che Nietzsche la difenda sia dalla verità che dalla moralità. Quando cito don Giussani con il suo „il cammino al vero è un’esperienza“ ovviamente non seguo Nietzsche, ma ovviamente anche Giussani sapeva che vi è una differenza tra essere da una parte e volere ed avere un’opinione dall’altra. Non so bene cosa volessero i preti pedofili, ma probabilmente non quello che hanno fatto. Non credo che Thomas Mann abbia ragione a dire che „conversione è un’altra parola per scoperta di se stessi“ (Considerazioni, 95), ma certamente quando si racconta con più sincerità chi si è, si evita di nascondere ciò che poi verrà alla luce.

La triade Schopenhauer, Wagner e Nietzsche, che sono stati i maestri di Thomas Mann, non è certo quella che serve per comprendere la mia vita. Di Schopenhauer ho ereditato solo l’idea della compassione e in un certo senso anche una sorta di pessimismo di fondo; Wagner è troppo epico, ma lo è anche Verdi: nel mio cuore finalmente vi è spazio solo per Mozart e la filosofia della gratuità dell’essere di Ulrich è a livello di riflessione filosofica quello che Mozart è a livello di musica e in un certo senso „Le nozze di Figaro“ di più che il „Don Giovanni“, e per quanto riguarda „Il flauto magico“: Papageno e Papagena più che Tamino e Pamina. Balthasar con la sua estetica, cioè con la preferenza del trascendentale della bellezza è il grande teologo mozartiano. Ma Balthasar è una personalità complessa: l’idea di un „pamphlet contro“ (per esempio contro Karl Rahner) non gli è estranea e tra l’altro Balthasar stimava Rahner. Non era certo il carattere per degli „elogi semplici“; Balthasar sa essere ironico, stroncante e non scrive mai con l’intento di catturare la benevolentia - da un certo punto di vista quando questa mattina ho scritto che il tempo della chiesa fa saltare ogni tempo e identità particolare, avrei potuto scrivere anche „demolire“, ma ho voluto più sottolineare la sua forza inclusiva, il suo tentativo di essere mite; comunque Mozart non è solo il cherubino delle „Nozze di Figaro“, ma anche il „Requiem“. 

Come ho già detto questa mattina: la demolizione di ogni particolarismo, anche quello tedesco non mi permette di assumere come mio il progetto ultra conservativo delle „Considerazione di un apolitico“; nel capitolo dedicato a Nietzsche, Schopenhauer e Wagner Thomas Mann fa comunque vedere che nessuno di questi autori è solo tedesco; pur nella sua critica alla retorica democratica Nietzsche secondo Mann rimane uno che ha educato il popolo tedesco in senso democratico; quindi questi autori per Mann possono essere avvicinati solamente con il metodo del „da un lato, dall'altro lato“. Nella mia gioventù „rivoluzionaria“ mi erano più vicini Theodor W. Adorno e Ernst Bloch; il primo non come musicologo, ma come filosofo dei „minima moralia“; il secondo per lo „spirito dell’utopia“ , ma ritornando nel grembo della madre Chiesa, autori come Adrienne von Speyr, Hans Urs von Balthasar, Luigi Giussani e Ferdinand Ulrich hanno guidato il mio cammino al vero. Negli ultimi anni a questi nomi si sono aggiunti quelli di Etty Hillesum e Ernst Jünger, che mi hanno aiutato ad „avvicinarmi“ alla vita senza moralismi, ma guardando in alto (Etty) e alla vastità del reale (Jünger). Nietzsche ha avuto una certa valenza e certamente non nel senso del superuomo (anche su questo ha ragione Mann), forse neppure come „psicologo della decadenza“ (come lo vede Mann), ma per l’appunto per quell’insistenza sulla vita che non può essere sostituita da un considerare per vere certe frasi dogmatiche - su questo comunque è d’accordo anche Balthasar. E su questo vi è una linea rossa che collega Balthasar con una personalità come Papa Francesco.

Infine ancora una parola sulla mia critica alla dialettica fatale: democrazia vs autocrazia. Con questo punto ho collegato il tentativo di critica di Thomas Mann (1918) alla retorica democratica con il mio, ma il mio stesso modo di essere e scrivere fa vedere come sia profondamente democratico; il mio amore per la Chiesa gerarchica, nostra madre (Ignazio) non ha nulla a che fare con il clericalismo…


(Pomeriggio) „…Vorremmo pregarTi oggi, Maria, che tutto ciò in cui consiste la nostra vita, le gioie, ma anche i sacrifici, le vie che percorriamo e che non avevamo previsto, di accoglierle in modo nuovo nel Tuo sì, in modo da giungere nuovamente al Figlio e tramite Te, che hai così ben compreso di compiere la volontà del Figlio, accogliere e volere nuovamente tutto ciò che Egli prevede per noi nella volontà del Padre, perché è la Sua volontà. Ma volerlo nuovamente anche tramite di Te, insieme a Te, grati che tutto ciò che hai fatto è accaduto completamente in ciò che aveva previsto Tuo Figlio come compito per Te…“ (Adrienne von Speyr). Amen!  


Il documento statunitense sulla „Strategia di sicurezza nazionale“ corrisponde ad un livello politico a quello che io penso ad un livello di filosofia della storia, come critica alla dialettica fatale democrazia vs autocrazia, senza per questo rinunciare ad essere una „patria della libertà“; riprendo la citazione tradotta da Alessandro Banfi: «Questa mancanza di fiducia (dell’Europa ndt) in sé stessa è particolarmente evidente nelle relazioni dell’Europa con la Russia. Gli alleati europei godono di un significativo vantaggio in termini di potenza rispetto alla Russia sotto quasi tutti i punti di vista, ad eccezione delle armi nucleari. A seguito della guerra in Ucraina, le relazioni europee con la Russia si sono profondamente attenuate e molti europei la considerano una minaccia esistenziale. La gestione delle relazioni europee con la Russia richiederà un significativo impegno diplomatico da parte degli Stati Uniti, sia per ristabilire condizioni di stabilità strategica in tutta la terraferma eurasiatica, sia per mitigare il rischio di conflitto tra la Russia e gli Stati europei. È un interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina, al fine di stabilizzare le economie europee, prevenire un’escalation o un’espansione involontaria della guerra e ristabilire la stabilità strategica con la Russia, oltre a consentire la ricostruzione dell’Ucraina dopo le ostilità per permetterne la sopravvivenza come Stato vitale» (Banfi, versione odierna). Le reazioni offese delle élite europee, come già accadde per il discorso di J.D. Vance a Monaco di Baviera, rivelano solo una totale mancanza di senso storico. Le reazioni di sinistra, che comprendono l’importanza di uno militarismo bellico assurdo, purtroppo nell’analisi sanno dare solo un nome (destra nazionalista) a tutto ciò che non comprendono. 

L’analisi del ministro della difesa italiano, Crosetto, contiene tanti elementi  di verità o „verosimiglianza“: «Dobbiamo, tutti insieme - e intendo tutti gli Stati e gli organismi multilaterali mondiali, compresi gli Stati che, ieri, facevano parte del “Sud globale” - ripensare le strutture multilaterali e i sistemi istituzionali. Dobbiamo costruire un nuovo multilateralismo a tutela della stabilità. All’interno di questo obiettivo più ampio occorrono anche una nuova Europa e una nuova Nato, più inclusiva, globale, che guardi ben molto oltre l’Atlantico. Penso a una sempre più pressante, necessaria, vera difesa europea, convinto che l’Europa a 27 è troppo piccola. La necessità è una difesa continentale in cui coinvolgere Paesi che, oggi, sono fuori dai “confini” della Ue: il Regno Unito, la Norvegia, l’Albania, i balcanici. Tutti uniti, tutti decisi a fare squadra, a lavorare insieme, a scambiarsi informazioni, a condividere tecnologie. E la Nato, alla luce della nuova Strategia Usa per la sicurezza nazionale? Serve una trasformazione profonda e veloce della Nato, che la faccia diventare una struttura capace di garantire un’alleanza per la pace nel mondo, un “braccio” armato ma democratico, di una Onu rinnovata, uscendo dal ruolo di organizzazione di difesa del solo Occidente “atlantico”. La Nato, così com’è è stata percepita per decenni e cioè come un nemico per i Paesi del Sud, per i Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, ndr), deve invece aprirsi e allargarsi» (Banfi, versione odierna). 


(Sera) „Sed sermo tuus velut armis suis sese ipse tueátur {tuērī, tueor, tuitus sum (e-coniugazione); 3. Pers. Sg. Pres. Congiuntivo (Deponens): guardare, osservare, tenere d'occhio, considerare, prestare attenzione, conservare, proteggere, difendere, difendere, coprire, intervenire a favore di; conservare, mantenere, rispettare, affermare, mantenere, nutrire, essere tenuto sotto controllo} nec ullum verbum tuum in vanum éxeat, et sine sensu pródeat“ (Ambrosius). Nel giorno di sant’Ambrogio almeno un breve ricordo, nel senso di un invito a che il nostro parlare non sia vano o senza senso. 


(Notte) «Bisogna però intuire il nichilismo come un grande destino, come una forza fondamentale alla cui influenza nessuno può sfuggire» (Ernst Jünger, Oltre la linea, numero 5): „Man muss jedoch den Nihilismus als große Schicksal ahnen, als Grundmacht, deren Einfluss sich niemanden entziehen kann“ (Ernst Jünger, Über die Linie, Nummer 5). Per questo un superamento è possibile solo se il nichilismo  viene   „unterwandert“ (se lo si percorre dal di sotto). Non è possibile superarlo da sopra o dall’alto. L’amore umsonst può superare il nichilismo solamente perché ha in comune con esso la presa sul serio del frustra (della possibile vanità delle cose). „A questo carattere pervasivo del nichilismo è strettamente legato il fatto che il contatto con l'assoluto è diventato impossibile, se si vuole prescindere dal sacrificio. Non esistono santi. Non esiste nemmeno l'opera d'arte perfetta“ (Mit diesem durchgehende Charakter des Nihilismus, hängt eng  zusammen, dass die Berührung des Absoluten unmöglich geworden ist, wenn man vom Opfer absehen will. Es gibt ja keine Heiligen. Es gibt auch das vollkommene Kunstwerk nicht). Thomas Mann lo ha in fondo detto anche per l’opera di Wagner. In un certo senso la nona sinfonia di Beethoven o la Messa solenne per l’incoronazione di Cherubini e tutto Mozart si avvicinano all’opera d’arte perfetta, ma forse perché non lo vogliono: sono come una modalità del „senso necessario dell’essere“ (Ferdinand Ulrich). Che non esistono i santi lo dice anche la „Lettera ai Romani“: tutti sono sotto il peccato. Adrienne li fa confessare tutti. L’assoluto non viene toccato, si lascia toccare e certamente anche con un offerta di sé nel sacrificio. Se la moralità non fosse un „provvisorio“ allora non sarebbe necessaria la confessione. Definire il nichilismo, afferma Jünger, non guarisce dal nichilismo, ma può essere una premessa di questa guarigione. Nichilismo secondo Nietzsche è „svalutazione dei valori più alti“, dei valori cristiani; che cosa sia il declino dei valori lo abbiamo visto nella pedofilia. Non possiamo inscenare una salvezza che non tenga conto del nichilismo, per questo con ragione Jünger scrive: „Il nichilismo può essere un segno sia di debolezza che di forza. È un'espressione dell'inutilità dell'altro mondo, ma non del mondo e dell'esistenza in generale“ (Der Nihilismus kann ebenso wohl ein Zeichen der Schwäche als auch der Stärke sein. Er ist ein Ausdruck der Nutzlosigkeit der anderen Welt, nicht aber der Welt und des Daseins überhaupt). L’inutilità dell’altro mondo può essere inteso anche come il mistero dell’amore umsonst. Gratis ed inutile. Il senso necessario dell’essere si gioca in questo mondo. „In Dostoevskij il nichilismo diventa efficace nell’isolamento dell’individuo, nell’uscita dalla comunità“ (Jünger). L’uscita da questo isolamento è l’atteggiamento di confessione. Nietzsche e Dostoevskij vedono questo grande destino da cui nessuno può sottrarsi da solo. Chi lo afferma, mente. Bisogna essere fedeli alle compagnie concrete che Dio ci dona, come fa Raskolnikov con Sonja. Domani cerco di confessarmi tenendo conto di tutto ciò. 


(Wetterzeube, il 6.12.25; venerdì della prima settimana dell’Avvento; san Nicola)


Qui in Germania, per il giorno di san Nicola, c’è l’usanza di mettere un piccolo regalo nella scarpa, come ai tempi della nascita di mia mamma ci si scambiavano, per lo meno nel mantovano, i regali a san Lucia, che per la tradizione significava anche il raggiungimento della notte più lunga. Nella meditazione continuo, però, il lavoro su Maria, che è „più santa dell’angelo più puro e del santo più trionfante“ (Newman, XI sermone cattolico). Nelle pagine che ho letto Newman parla di Maria come „un modello, molto più di un modello, nella purità della sua anima e del suo corpo, di quel che era l’uomo prima della caduta“ (Newman, 212). Ma ovviamente Maria era anche una giovane donna di 16 o 17 anni ci ha insegnato don Giussani; lo dico solo perché le riflessioni di Newman sul modello non appaiano solo „sistematiche“ e non „personali“. Dopo aver parlato di Maria come Madre di Dio (Θεοτόκος), come persona pura e di fede, ora Newman parla della sua capacità di intercessione, nel senso del verso di san Giovanni 9, [31] Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta (⸀οἴδαμεν ὅτι ⸂ἁμαρτωλῶν ὁ θεὸς⸃ οὐκ ἀκούει, ἀλλ’ ἐάν τις θεοσεβὴς ᾖ καὶ τὸ θέλημα αὐτοῦ ποιῇ τούτου ἀκούει.). Nella volontà del creatore gli uomini, Adamo ed Eva, sono stati creati per passare in modo più „tenero“, per così dire  dal Paradiso terrestre al Cielo - di questo scrive anche Balthasar nel suo „Lo stato di vita del cristiano“. Se non avessimo ceduto al tentatore allora anche la conoscenza sarebbe stata per nulla aggressiva o concettuale, ma diciamo tenera, ricolma di fiducia. Comunque sia: la vicinanza, tenerezza e misericordia di Dio (Papa Francesco) aveva previsto un Redentore. La frase di Hölderlin nel suo inno „Patmos“: “Dove c'è pericolo, cresce anche la salvezza” (Wo Gefahr ist, wächst das Rettende auch) è in vero del tutto cristiana, anche se proiettata in Grecia e si trova nella sua formula primaria già in Rom 5, [20] La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia (νόμος δὲ παρεισῆλθεν ἵνα πλεονάσῃ τὸ παράπτωμα· οὗ δὲ ἐπλεόνασεν ἡ ἁμαρτία, ὑπερεπερίσσευσεν ἡ χάρις,). Per quella connessione tra i misteri della fede, di cui abbiamo parlato ieri, ἡ χάρις è il Redentore singolare, che però si è servito dell’ancella del Signore per eccellenza. „ Maria venne in un mondo decaduto, e si sottopose alle sue leggi; essa, come pure il figlio che portava, era esposto alla sofferenza dell'anima e del corpo, era soggetto alla morte; ma non fu sottoposto al potere del peccato“ (Newman, 213). Colei che era senza peccato, partorì Colui che è stato fatto peccato, senza aver peccato. Mi ricordo che alcune cose che Ulrich non avrebbe fatto, se gliele chiedeva Stanzi, allora le faceva. Perchè? Perché ha visto in lei una purezza maggiore.


„Vorrei che ricordassimo le parole del Signore: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Sì, è proprio così! Se amiamo concretamente chi ha fame e sete, chi è senza vestiti, chi è malato, straniero o in carcere, allora amiamo il Signore.“ (Leone XIV, in X).  


Abba nostro…


(Pomeriggio) „…Ma proprio così questa mediazione è diventata anche un dono, che proveniva dalla Tua umiltà e che ci è stato donato dalla Tua umiltà. Un dono  per noi, ma anche un dono per Dio…“ (Adrienne von Speyr). Ieri abbiamo visto nella preghiera di Adrienne  la differenza tra mediatrice e donatrice. In questo nuovo passaggio della stessa preghiera, la mistica svizzera ci fa comprendere che vi è un medesimo uso delle parole mediazione e dono, questo non fa di Maria una co-redentrice, ma certamente, come abbiamo visto nella meditazione di questa mattina, qualcuno che è „più santa dell’angelo più puro e del santo più trionfante“ (Newman, XI sermone cattolico). 


(Notte) «Lo Stato diventa vuoto non solo nei suoi leader, ma soprattutto nei suoi strati anonimi. Il singolo viene coinvolto e abbattuto dal fascino della tensione nichilista . Vale la pena esaminare quale comportamento gli si possa raccomandare in questa sfida. Il suo io interiore è infatti il vero forum di questo mondo; e la sua decisione è più importante di quella dei dittatori e detentori del potere. È il presupposto di quest'ultima» (Ernst Jünger, Oltre la linea, numero 4). Questo è ciò che oggi non viene per nulla compreso; la questione del nichilismo, di cui tratta il saggio „Oltre la linea“, non è in primo luogo una questione di dittatori (autarchia) e detentori di potere (democrazia), ma del nostro cuore; in questo ultimo si gioca tutto, anche se ci sia un oltre la linea, un oltre del nichilismo. Nietzsche e Dostoevskij pensano di si. «Il fatto che entrambi gli autori concordino nella loro previsione può essere interpretato come un segno positivo. Anche Dostoevskij è ottimista: non considera il nichilismo come una fase finale e fatale, ma piuttosto come qualcosa di curabile, e precisamente attraverso il dolore. Il destino di Raskolnikov offre nel modello un'anteprima della grande trasformazione a cui partecipano milioni di persone. Anche qui si ha l'impressione che il nichilismo sia inteso come una fase necessaria all'interno di un movimento orientato verso determinati obiettivi." (Ernst Jünger, ibid. 2). In un certo senso neppure il pessimismo è un problema, però; ottimismo e pessimismo sono due possibili atteggiamenti nei confronti del reale; la vera contraddizione all’ottimismo è il disfattismo (Nr. 4). Quello che dobbiamo evitare è un’angoscia generalizzata (questa fa ancora più male che la violenza), in cui dominano le dicerie; nella logica del disfattismo „le dicerie hanno più valore dei fatti“. Dicerie e propaganda sono la cosa più terribile. “Si vuole far credere al nemico che si è in grado di provocare la fine del mondo. Il primo esempio è la propaganda che ha preceduto il lancio delle bombe volanti sull'Inghilterra e che assomigliava al cupo annuncio di una catastrofe cosmica” (4). Oggi la cosa è ancora più raffinata: si vuole far credere al nemico che si è in grado di stoppare la provocazione della fine del mondo. Si gioca con la guerra nel paradigma tecnico come se fosse qualcosa di altro che disfattismo puro. La mobilitazione totale e guerriera come disfattismo puro. Comunque come ci ha insegnato Bernanos: „la luce splende quando è diventato totalmente buio“ (cf. anche la mia meditazione di questa mattina, in cui cito una frase di Hölderlin e di san Paolo che sono fatte dello stesso ritmo positivo). Come ho detto più volte Ferdinand Ulrich, con il suo „medesimo uso di essere e „nulla““,cerca di abbracciare dal di sotto il nulla nichilista in forza del nulla dell’amore gratuito…Buona notte! 


(Wetterzeube, il 5.12.25; venerdì della prima settimana dell’Avvento) Non ho ancora letto il documento romano recente su Maria; ho sentito che vi sono state delle polemiche, ma non voglio entrare direttamente in tutto ciò. Questa mia meditazione nasce in dialogo con San Newman e si riferisce al sermone XI che ho cominciato a meditare ieri mattina. Ieri ho posto l’attenzione sul termine  Θεοτόκος, che io amo, ma è vero come dice Newman che Maria è più che  Θεοτόκος, come Stanzi non è solo madre di Hannele e Ferdi. Non so se la parola „sistema“ sia quella più adatta per parlare della Rivelazione (Newman la usa), ma certamente vi è una logica rivelativa, perché essa rivela per l’appunto il Logos universale e concreto ed ha ragione Newman che vi è una coerenza armoniosa in quello che la Chiesa insegna, anche il Credo è espressione di una coerenza armoniosa. Non so se il termine co-redentrice possa essere giusto (la negazione di esso credo sia tema del documento vaticano), ma certamente meditando Maria vi è una modalità ancor più intensa del „ubi Petrus, ibi ecclesia…“, un „ubi Maria, ibi Christus“. Tutto in Maria testimonia la singolarità di Cristo. Per far questo essa non è solo identificabile con il suo ufficio di madre di Dio (Θεοτόκος), ma è, nella sua persona credente, testimonianza di quella singolarità. È per me di grande aiuto il modo con cui Newman legge Lc 11,[27] „…Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". [28] Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!“ (Μακαρία ἡ κοιλία ἡ βαστάσασά σε καὶ μαστοὶ οὓς ἐθήλασας· 28αὐτὸς δὲ εἶπεν· ⸀Μενοῦν μακάριοι οἱ ἀκούοντες τὸν λόγον τοῦ θεοῦ καὶ ⸀φυλάσσοντες.). „I protestanti {anche alcuni esegeti cattolici} prendono queste parole in denigrazione della grandezza della Madonna, ma vogliono significare veramente tutt'altra cosa. Consideriamole: egli {Cristo} pone il principio che è più beato osservare i suoi comandamenti che non l'essere sua madre; ma chi, anche tra i protestanti,  dirà che essa non osservò i suoi comandamenti? Li osservò di certo, e nostro Signore altro non vuole dire se non che tale obbedienza era in una linea più alta di privilegio che non l’essergli madre“ (Newman). Maria si sente tanto „ancella vergine del Signore“ che non ha alcun pretesa di diventare la madre del Messia (come altre donne in Israele, che per questo motivo consideravano la sterilità una colpa); quando capisce cosa le sta dicendo l’arcangelo Gabriele „inclinò il capo nel timore e nella gratitudine per tanta condiscendenza divina“, ciò essere vergine e  Θεοτόκος allo stesso tempo. In questo senso e in forza delle cose che sta dicendo Newman è improbabile che dopo il parto di Gesù Maria abbia una vita matrimoniale come altre donne; non è forse in sé impossibile, perché Maria avrebbe avuto una vita sessuale totalmente aperta a Dio, ma a me per quella connessione tra i misteri di cui parla Newman, non sembra probabile: la posta in gioco è troppo grande e la sua persona è troppo elevata per essere avvicinata sessualmente. 


„Il Foglio segnala, ovviamente approvandone l’operato, che il cancelliere tedesco Friedrich Merz oggi è in Belgio per vincere le resistenze del governo locale a impossessarsi dei fondi di Mosca depositati in quel Paese. Il Paese ospita la maggior parte degli asset russi congelati e finora si è sempre opposto, insieme alla BCE, al loro utilizzo per timore di ritorsioni da parte del Cremlino, anche in sede giudiziaria. La questione è decisiva perché le altre opzioni per finanziare ancora il sostegno all’Ucraina (al netto degli scandali che assediano Zelensky) avanzate nei giorni scorsi da Ursula von der Leyen sembrano impraticabili ed un ulteriore indebitamento degli Stati membri rischia di provocare una reazione populista-sovranista nell’elettorato dei 27.“ (Banfi, versione odierna). Tra le cose più importanti che ho imparato da Ernst Jünger c'è il rispetto per il nemico, concetto che, tra l'altro, Gesù aveva già espresso duemila anni fa. Rubare i soldi agli altri, perché di questo si tratta, è semplicemente una delle manifestazioni della totale mancanza di rango politico con cui si considera l'avversario. Inoltre, non si considera che, a livello di cambiamenti geopolitici mondiali, come sottolineato da Alessandro, dovremmo tenere conto di alcuni fattori nuovi, come il fatto che l’India, un grandissimo paese, nella sua amministrazione attuale, non considera Putin un nemico. La Cina è disposta a fare affari con la Francia, ma non vuole assumersi la responsabilità del conflitto ucraino. Credo che dobbiamo tutti darci una calmata. Dobbiamo imparare di nuovo a guardare con rispetto non solo le persone che sono i nostri alleati, ma anche i nemici, i supposti nemici o gli avversari.


Abba nostro…


(Poco dopo mezzogiorno) Nel nono capitolo de „Il processo“, io ci vedo una grande opposizione, che però probabilmente non sarà all’altezza né del desiderio di Josef K. né del mio, da lettore. Insomma, non sarà un'opposizione feconda nel senso di Romano Guardini. L’opposizione è quella tra l’ufficio e il duomo. L’ufficio, luogo della carriera (a cui K. ha dedicato tutto il suo tempo e le sue energie fino all’inizio del processo), e il duomo, luogo dell’incontro con Dio. Il duomo è per lo più vuoto (il silenzio che vi regna non sembra essere fecondo di Dio) e senza luce; solo due donne anziane sono davanti ad un’immagine della Madonna. Poi, la sua grandezza si trova al "limite di ciò che l'uomo può sopportare" (286). Dopo un certo periodo di tempo vi è un incontro con un sacerdote. All’inizio K. è un po' perplesso: il sacerdote nel duomo è davvero lì per predicare (si trova di fronte al pulpito)? E a chi? "Potrebbe K. da solo rappresentare la comunità?" Il sacerdote è giovane e pian piano conquista la fiducia di K., che, quando dal pulpito il sacerdote lo chiama per nome, capisce che si tratta proprio di lui e che, in un certo senso, rappresenta la comunità. Prima di coinvolgersi in un rapporto con il sacerdote si chiede se deve andarsene e far finta di niente o voltarsi ed ascoltare? La crisi provocata dalla chiamata del suo nome viene descritta minuziosamente da Kafka. K. decide di rimanere per "curiosità e per farla breve" (287). Il sacerdote si presenta come il "cappellano della prigione" che sa tutto sul processo. Il motivo per cui K. si trovava in Duomo era quello di fare da guida ad un italiano con cui la sua banca aveva un contatto di affari, ma il cappellano definisce questa questione come "secondaria" (288) e si passa subito alla questione principale: "Ma lo sai che le cose si mettono male con il tuo processo?" (288). K. non lo nega: "Sembra anche a me". Il cappellano conferma che K. è considerato colpevole e che la sua colpevolezza è stata dimostrata, e mette il dito nella piaga. Questa colpevolezza consiste nel rendersi conto di dipendere troppo da un aiuto esterno, in particolare da delle donne, che non sono un vero aiuto; si difende dicendo che in realtà ci sono tanti "cacciatori di donne" nel tribunale e che lui si è solo adeguato alla situazione. In qualche modo cerca aiuto dal sacerdote, mentre ormai non pensa che un avvocato possa aiutarlo. Non crede neppure più che una donna possa aiutarlo, ma in qualche modo pensa che il sacerdote possa farlo. È qui che si innesta la storia dell'uomo di campagna che si trova di fronte alla legge custodita da un custode, o meglio, dall'ingresso alla legge custodito da un custode. Quindi, il Duomo non è più un'immagine di misericordia, anche se questo tema viene poi accennato, ma diventa il simbolo della legge e dell'impossibilità di entrare nella legge. Questa parte del capitolo si divide in due parti: prima viene raccontata la storia: "Davanti alla legge si trova un custode". In seguito, la storia viene interpretata, perché K. pensa che il custode abbia ingannato l’uomo della campagna. Il sacerdote, però, afferma che ci sono diverse interpretazioni e che potrebbe anche essere che sia stato il custode ad essere stato ingannato. In ogni caso, il sacerdote sottolinea che è il custode a essere sottomesso all’uomo della campagna, perché quest’ultimo è libero, mentre il custode deve rimanere a custodire la porta d’ingresso della legge che, in realtà, non conosce neppure dall’interno. L’uomo di campagna accetta lo sgabello del custode e vi rimane per anni, fino alla morte, ma volontariamente. Il custode è in un certo senso anche "misericordioso" (fa più di quello che dovrebbe), ma nella sua "semplicità e arroganza" (297) pone anche in modo pedante i limiti del suo agire, nelle due frasi principali che dice all'uomo di campagna: non può farlo entrare e questa porta è pensata solo per lui. Alla fine, il sacerdote si rivela completamente un uomo del tribunale (304), quindi, nonostante K. avesse riposto in lui una certa fiducia, questa era essa stessa un inganno. Il che non vuole dire che non gli dica cose importanti: come per esempio quella che non deve fidarsi delle opinioni altrui…Ed in fondo anche qui è chiaro che neppure un sacerdote può dispensarlo dal lavoro che nel linguaggio greco antico si chiama: Γνῶθι σαυτόν. 



(Primo pomeriggio) „Madre, attraverso il tuo sì ti sei posta così a disposizione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che il Dio trinitario attraverso di te ci ha donato il Figlio. Ci hai condotto a lui, ma tu eri sempre così in Dio, così all’interno del tuo compito e del tuo proprio sì, che tu dappertutto volevi apparire solo come mediatrice e non come donatrice“ (Adrienne von Speyr). In questa preghiera abbiamo mi sembra due importanti lezioni; da una parte quello che ci ha insegnato san Newman: Maria è intimamente legata al suo compito come madre di Dio, ma anche alla dinamica del suo sì, che non corrisponde solamente all’essere madre di Dio (nel senso spiegato questa mattina), ma anche alla sua fede in Dio. E così è mediatrice, non donatrice: forse in questo senso si potrebbe capire il rifiuto del termine co-redentrice. 


Leggendo il libro di Matthias Koop sull'eredità cristiana in Iraq, sono arrivato al 2010, un anno molto difficile per il Paese, segnato da alcuni eventi positivi come il Sinodo sul Medio Oriente tenutosi a Roma, le elezioni democratiche in Irak e la costruzione di un ospedale e di un'università nel nord del Paese, ma anche da numerosi attacchi terroristici che, se non possono essere definiti come una persecuzione dei cristiani, certamente hanno causato la morte di molte persone cristiane. Papa Benedetto XVI, la Curia romana e la Santa Sede hanno adottato un atteggiamento di grande responsabilità e sostegno nei confronti di questa tragedia, cercando di sostenere i cristiani che sono rimasti nel Paese in una situazione eroica e di proporre delle soluzioni politiche, invitandoli a partecipare alla ricostruzione dell'Iraq in qualità di cittadini. Hanno inoltre lanciato grandi appelli contro la violenza e a favore della libertà religiosa come diritto umano fondamentale. Purtroppo, nel 2010, si è assistito all'inizio di quella perversione terroristica che avrebbe portato allo Stato Islamico. Comunque, vedo che, da papa Paolo VI (in vero già da prima), passando per san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI  a papa Francesco e ora a papa Leone XIV, c'è un grande sostegno pastorale e umano da parte della Chiesa romana nei confronti del Medio Oriente, in particolare con il viaggio di papa Francesco in Iraq nel marzo del 2021. E ora, nel dicembre 2025, con il viaggio in Turchia e in Libano di Leone XIV, vedo che questo filo di responsabilità viene ulteriormente intessuto. 


(Wetterzeube, il 4.12.25; giovedì della prima settimana dell’Avvento; 91esimo compleanno della mamma di Stanzi, Rosmarie)


L’undicesimo sermone cattolico di  Newman è dedicato alle „glorie di Maria in grazia del Figlio“; comincia con una meditazione sull’ordine e sull’armonia della natura. In quest’ultima „nulla c’è di superfluo, di incompiuto e di indipendente“ (Newman). Penso che abbia ragione, anche se a me dapprima viene in mente che la natura è ricolma di una sorprendente sovrabbondanza di specie e di forme, ma anche, che ne so, di un piccolo fiore che fiorisce in un campo…o in un fessura dell’asfalto. A me viene in mente dapprima la gratuità (nel senso doppio della parola umsonst: gratis et frustra) del dono dell’essere, ma capisco che vi è anche un „senso necessario dell’essere“ e non solo „sorpresa“. Ieri sera camminando al chiaro di luna sapevo del muoversi lento della luna e potevo confidare nella sua luce. Insomma grazie a Dio sia a livello del macrocosmo che del microcosmo possiamo contare su ordine ed armonia; il che non toglie che non vi siano fenomeni imprevedibili sia a livello cosmico, sia per esempio nell’impazzire delle cellule…Questo suo discorso serve a Newman per affermare con ragione: „ le grandi verità della rivelazione sono legate insieme all'una con l'altra formano un tutto“ (Newman). Per quanto riguarda l’incarnazione del Verbo, quindi dell’uomo-Dio Newman fa vedere come ci siano tante eresie (sia nel senso ariano che nel suo contrario) e critica il mondo protestante che conosce in questo senso, ma scrive anche che queste eresie „si aprano una strada nel corpo stesso del cattolicesimo“; direi che l’eresia ariana è molto diffusa nelle dimensioni di chiesa che conosco io. In questo contesto teologico Newman usa il termina di Maria come „Deipara“: „Theotókos (in greco antico: Θεοτόκος; in latino Deipara, o Dei genetrix, o Deifera) è un titolo attribuito a Maria di Nazareth il 22 giugno 431, durante il Concilio di Efeso. Letteralmente significa Genitrice di Dio, e spesso viene reso in italiano con Madre di Dio“ (IA). Questo termine  Θεοτόκος mi è molto caro; spesso in Armenia quando vedevo nelle chiese tante immagini di Maria, la mia brevissima formula di preghiera era pronunciare questo termine:  Θεοτόκος. Una brevissima confessione di fede, non come alternativa a Cristo: „ in questo la Chiesa e Satana sono d'accordo: Madre e Figlio stanno insieme. E l'esperienza di tre secoli ha confermato questa loro testimonianza {dei bestemmiatori delle prerogative di Maria}, se è vero che i cattolici che hanno onorato la Madre, adorano anche il Figlio; molti protestanti {oggi anche molti cattolici}, che hanno cessato di confessare il Figlio, non da altro cominciarono allora che dallo schernire la Madre“ (Newman). 


Michele mi ha scritto che il brother Lawrence citato dal Papa in aereo di ritorno da Beirut è un francese:  „Fr. Laurent de la Résurrection“.


Stanzi mi ha raccontato del progetto sui conventi per la sesta classe che si fa nella nostra scuola; l’altro ieri sono stati nel monastero cistercense di Helfta: ripensandoci mi ha impressionato molto che nella nostra regione, con solo 2 per cento di cattolici, ci sia ancora un monastero di clausura attivo. Deo gratias et Mariae! 


Mi sono chiesto se non sarebbe bene una soppressione della Fraternità di CL, così come fu soppressa anche la compagnia di Gesù nel passato: questo forse permetterebbe una reale resurrezione, non tanto del carisma, ma dell’amore di don Giussani per Gesù e Maria. 


Non è possibile sintetizzare l’attualità (profezia della pace) meglio di quello che faccia Alessandro, quindi a lui la parola: „Oggi c’è una certa precipitosa soddisfazione nella stampa europea (ormai apertamente contraria ad ogni trattativa sull’Ucraina) perché è stato rinviato di qualche giorno l’incontro fra Steve Witkoff e Volodymyr Zelensky, visto che i colloqui di Mosca non hanno portato ad un piano condiviso col Cremlino. Nella notte italiana poi Donald Trump, dopo essere stato informato dai suoi inviati, ha detto che Vladimir Putin «vorrebbe mettere fine alla guerra». La sensazione resta che, nonostante il grande pessimismo dopo le minacce incrociate fra Nato e Russia degli ultimi giorni, è che sia ancora possibile una trattativa finale a quattro, che coinvolga anche gli europei. Ieri al vertice dei ministri degli Esteri della Nato, che ha registrato l’assenza degli Stati Uniti, è di fatto stata sconfessata la linea espressa dall’ammiraglio italiano Giuseppe Cavo Dragone di un “first strike” preventivo dell’Alleanza atlantica alla Russia. Il segretario generale Mark Rutte ha dichiarato che c’è solo una persona al mondo in grado di sbloccare la situazione e sarebbe il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Allo stesso tempo ha detto che va aumentata la pressione su Mosca. Pressione che la Ue ieri ha rinnovato in due modi. Ursula von der Leyen ha annunciato l’approvazione di un accordo sul gas russo. «Ce l’abbiamo fatta l’Europa chiude il rubinetto del gas russo, per sempre», ha spiegato il commissario Ue all’Energia, Dan Jørgensen. Ora però ai singoli Stati membri spetta ancora l’approvazione formale: azzerare entro una data definitiva tutte le importazioni ancora in essere, in modo da esaurire, almeno dal punto di vista europeo, una delle fonti di reddito più importanti per la Russia in guerra contro l’Ucraina. Il termine fissato dall’intesa stabilisce che i contratti di lungo termine per le forniture via gasdotto siano banditi a partire dal 30 settembre 2027, purché i livelli di stoccaggio di gas siano sufficienti; in ogni caso, non oltre il 1° novembre 2027. E l’Ungheria ha già annunciato un ricorso legale.Resta invece ancora una proposta difficile da far accettare quella di usare i soldi russi per finanziare gli aiuti all’Ucraina. La Commissione europea ha proposto un prestito da 165 miliardi di euro finanziato tramite i beni russi congelati. L’idea è che Kiev debba restituire il prestito solo nel caso in cui la Russia ponga fine all’invasione e paghi le riparazioni. Però per venire incontro alle preoccupazioni del Belgio (e della BCE) la Commissione avrebbe anche pensato un’altra opzione: un prestito basato su debito comune. Giorgia Meloni ha voluto ieri dal Bahrein confermare che si farà un nuovo decreto per inviare armi all’Ucraina entro la fine dell’anno. La Lega si era finora opposta a questa misura. Scandalo a Bruxelles. Si complica la posizione degli italiani Federica Mogherini, Stefano Sannino e Cesare Zegretti accusati di frodi negli appalti, corruzione, conflitto d’interessi, violazione del segreto professionale. Dopo l’interrogatorio sono stati liberati, ma l’inchiesta è basata sulle confessioni di una “talpa”, che avrebbe riferito dei reati alla Procura europea. L’ambasciatore Sannino si è dimesso dalla Direzione generale della Commissione Ue per il Medio Oriente e il Nord Africa.“ (Alessandro Banfi).


 Abba nostro…


(Sera) Ho ascoltato - me lo ha mandato Renato qualche giorno fa - in YouTube il Kyrie e il Gloria della Messa per l’incoronazione in sol, diretta da Riccardo Muti, con il Coro della Scala,  davanti ad una Chiesa a Ravenna (1991). Il coro a quattro voci (soprano, alto, tenore e basso), dalla mia prima impressione, è molto diversificato nel Kyrie, questo è anche teologicamente sensato, perché i peccati sono tanti e differenti. Il Gloria (in excelsis Deo; qui tollis; quoniam; cum Sancto Spiritu) lo è di meno e questo è anche teologicamente sensato: uniti nella glorificazione di Dio. All’inizio cantano tutti insieme: Gloria  in excelsis Deo; poi le differenziazioni sono minimali: qualche volta il basso termina una frase nel silenzio degli altri; alle volte lo fanno l’alto e il tenore. Il „Qui tollis“ è serio, come ci si aspetta anche teologicamente, ma la grande e prima impressione è quella della gioia, che il maestro Muti sa esprimere con tutto il suo corpo. 


(Wetterzeube, il 3.12.25; mercoledì della prima settimana dell’Avvento)


"Padre,... Tu hai separato il giorno dalla notte, ma non lasciarci separare continuamente ciò che ci piace fare da ciò che ci sembra faticoso, piuttosto aiutaci ad accettare con gratitudine e gioia tutto ciò che il giorno ci porta come proveniente dalla Tua mano, partecipando interiormente a ciò che hai previsto per noi.“ (Adrienne von Speyr). 


Per il resto rimando oggi al mio articolo in italiano e tedesco (Substack) in cui rifletto su alcune risposte, ai giornalisti presenti in aereo, del Santo Padre Leone XIV, nel viaggio di ritorno da Beirut. 


Qui il mio articolo.


Abba nostro… 


(Primo pomeriggio)


„Ringrazio il Signore per avermi permesso di trascorrere questi giorni con voi, portando nel cuore le vostre sofferenze e le vostre speranze. Continuiamo insieme questo cammino. E speriamo di coinvolgere tutto il Medio Oriente in questo spirito di fratellanza e di impegno per la pace, anche coloro che oggi si considerano nemici. Dio benedica il #Libano, tutti voi, il Medio Oriente e l'umanità intera. #ViaggioApostolico" (Leone XIV, X). 


(Tardo pomeriggio) Mi sta facendo tanto bene (per usare una formula cara a Papa Francesco) la lettura del libro su „Droga ed esuberanza“ di Ernst Jünger; mi fa tanto bene perché non è moralista, ma non si fa alcuno sconto. Lavora con due categorie principali: „avvicinamento“ e „entrata“ e poi racconta tanto, non insegna dall’alto. Ad un tema Jünger si avvicina, non ha la ricetta pronta, ma avvicinamento implica una certa „logica“: se tutto è del tutto casuale, non vi è alcun avvicinamento. Per quanto riguarda l’entrata, vorrei citare questo passo: "I fenomeni sono quindi ricondotti all'intensificazione e all'affinamento dell'immaginazione, non all’entrata in eventi reali. Lo suggerisce già il titolo dell'opera. Baudelaire la conclude, in parte per convinzione, in parte anche per necessaria cautela, con la principale obiezione sollevata contro la droga: che è un errore dell'uomo affidarsi a farmacisti e maghi quando vuole conquistare il cielo. Come vie autentiche e onorevoli cita: il digiuno, la preghiera e il lavoro, ma anche la “nobile danza”. Sono gli stessi mezzi che Goethe cita nel “Cacciatore di tesori”, dopo aver messo in guardia contro “inutili incantesimi”. La poesia è meravigliosa fino a questo verso: “non scavare più qui invano”. Qui conclude il grande poeta. L'applicazione pratica mi è piaciuta poco, già quando ho sentito i versi per la prima volta. Me li ha letti mia madre. Scavare non è mai invano, se si scava abbastanza in profondità. Ogni punto ha la stessa distanza dal centro, ovunque si metta la vanga. Ogni passo avvicina alla meta; questo vale anche per i passi indietro" (Ernst Jünger, Droge und Rausch, numero 199: “die Erscheinungen werden also auf Steigerung und Verfeinerung der Imagination zurückgeführt, nicht auf Eintretendes. Das deutet schon der Titel des Werkes an. Baudelaire schließt es, teils aus Überzeugung, teil wohl auch aus gebotener Vorsicht, mit dem Haupteinwand ab, der gegen die Droge erhoben wird: dass es ein Irrweg des Menschen sei, denn Pharmazeuten und Zauberer zu vertrauen, wenn er den Himmel gewinnen will. Als echte und ehrenhafte Wege nennt er: Fasten, Gebet und Arbeit, auch den „edlen Tanz“. Das sind dieselben Mittel, die Goethe im „Schatzgräber“ anführt, nachdem er die Warnung vor „müssiger  Beschwörung“ angesprochen hat. Das Gedicht ist herrlich bis zu dem „grabe hier nicht mehr vergebens“. Dort schließt der große Augur. Die Nutzanwendung gefiel mir wenig, schon als ich die Verse zum ersten Mal hörte. Die Mutter las sie mir vor. Graben ist nie vergebens, wenn es tief genug führt. Jeder Punkt hat die gleiche Entfernung zur Mitte, wo wir den Spaten auch ansetzen. Jeder Schritt führt näher zum Ziel; das gilt auch für Rückschritte“ (Ernst Jünger, Droge und Rausch, Nummer 199).


(Sera) „Non ti chiedo di vedere, non ti chiedo di sapere; semplicemente chiedo che tu ti serva di me“ (San John Henry Newman). 


Ho cominciato a leggere sistematicamente „Le mille ed una notte“; in un certo senso c’è più sesso che misericordia e le donne sono quasi tutte infedeli, ma rimane il fatto che la persona principale, quella che racconta storie per mille ed una notte, è una donna.


Ho finito di leggere il romanzo di Christian Kracht, Air. Comincia come un romanzo normale in un'isola al nord dell’Inghilterra, con un personaggio, Paul, che si occupa di interni di case e che viene invitato in Norvegia per fare un lavoro nel centro in cui si raccolgono tutti i dati digitali del mondo. Poi sparisce…nel romanzo c'è un capitolo con questa storia e un altro con una storia che sembra essere del medioevo… ma che forse è semplicemente una realtà intermedia, una realtà in cui alla fine il mondo è piatto, come pitturato… questo motivo è ripetuto più volte;  non so se c'è un messaggio del romanzo, ma forse il messaggio è che „the Machine“ è rotta: „già da tanto tempo non c'è elettricità, da decenni non c'è elettricità, già da ottant'anni non c'è l’elettricità“. Mentre in Narnia la realtà intermedia viene raggiunta con anelli o con un armadio, qui nel romanzo di Kracht, tutto diventa questa realtà intermedia…


(Wetterzeube, il 2.12.25; martedì della prima settimana dell’Avvento) „Padre, Tu sai che oggi nella predica voglio parlare di Te, insieme al Tuo Figlio e allo Spirito. L’ho annunciato e tutti sono in attesa. E si tratta anche della logica continuazione di ciò che ho iniziato. Padre, era, credo, mancanza di riverenza timorosa, ma credevo di possedere la forza e la capacità di approfondimento, di conoscere la Tua natura trinitaria, da essere capace anche di descriverla. Ed in primo luogo  volevo svegliare il desiderio di conoscenza nella tua comunità. Ed ora vedo che il mio desiderio di Te è troppo piccolo e il mio desiderio di conoscenza è guidato troppo dall’intelletto, troppo problematico. Non è sufficientemente semplice e puro. Padre, vedi l’intenzione era buona, ma ora non so come realizzarla. Adesso sembra che tutto suoni  vuoto ciò che ho da dire. Il motivo è che io stesso mi sono di intralcio, perché troppo di ciò che ho usato per la ricerca e per la conoscenza viene da me. Padre, mi devi aiutare, Ti supplico: fallo in pienezza per una volta, così che la Tua comunità non prenda scandalo da me, perché non creda che tutto sia così piccolo, così ben limitato, come lo vedo ora, piuttosto che comprenda che ogni Tua verità è infinitamente più grande del mio misero comprendere, interpretare e predicare. Padre, a mia volta Ti prometto, a partire  da ora, di mettermi di più e meglio a disposizione della Tua Trinità e che tenterò di essere sempre meno attento a me e alla mia comodità e di provare di servirTi, di servire Tuo Figlio e lo Spirito. Ma accompagnami Padre, e lascia che tutto vada per il meglio, per il bene ciò che attraverso di me e la mia mancanza di cura minaccia di andare male. Amen“ (Origine attraverso Adrienne). Questa è la seconda preghiera che viene riportata nel libro sui santi. In vero questo dovrebbe essere il nostro unico desiderio: comunicare alle nostre parrocchie, alle nostre comunità „id quod maius cogitari nequit“. 


Oggi ho incontrato il signor Hoppe, contadino a tempo pieno, il nonno di Alwine, una mia ex allieva, filosofa e contadina, sto parlando dell’anima, non del lavoro; in questo momento non fa, di lavoro, né la contadina né la filosofa, anche se al fine settimana aiuta in famiglia. Con il nonno ci siamo scambiati solo alcune frasi, ma mi hanno rafforzato; mi ha chiesto se ho degli interessi per il mio tempo di pensione: palestra e letture.. e con entrambe era molto sodisfatto. Lui stesso alla sera leggi dei prospetti agricoli. Ringrazia ogni giorno Dio che con i suoi 74 anni può ancora lavorare - l’ho incontrato sul ponte, mentre stava pedalando una vecchia bicicletta; ero molto impressionato che si sia fermato a parlare con me; beh, con la mia E-Bike non avrei avuto difficoltà a ripartire, ma con quella sua bicicletta certamente. 


Dopo aver accompagnato Stanzi a scuola, ho pregato la „Coroncina“, ho pregato tra l’altro per un possibile incontro ecumenico nel 2033, quando, se Dio vorrà, avrò un anno in meno del signor Hoppe oggi. 


Dalla versione di Banfi: „L’ultimo grande tema toccato in Libano {da papa Leone XIV; ieri ho ascoltato in YouTube il discorso che ha ottenuto alla presenza del presidente libanese e delle altre autorità politiche e religiose},  è quello del dialogo tra cristiani e musulmani. Ma certo è l’appello alla pace che domina ancora in un mondo che sembra definito dalle minacce di guerra, come titola Avvenire.  Quasi tutti i giornali, infatti, aprono con le rivelazioni dei piani Nato, che prevedono di attaccare la Russia in modo preventivo, secondo quanto detto dall’ammiraglio italiano Giuseppe Cavo Dragone al Financial Times. L’alleanza atlantica starebbe valutando risposte più aggressive alla guerra ibrida condotta da Mosca. Il Cremlino ovviamente accusa la Nato di minare ogni tentativo di soluzione diplomatica. Visto che l’uscita di Dragone arriva proprio nel momento della stretta delle trattative fra Usa e Ucraina. In linea con la Nato “che abbaia” Emmanuel Macron, ricevendo a Parigi Volodymyr Zelensky, ha detto che non c’è un piano di pace. Mentre il presidente ucraino ha cercato di rassicurare gli europei sullo scandalo corruzione. Da leggere l’articolo di Angelo Moretti, presidente del MEAN sull’Avvenire che rilancia il ruolo dei corpi civili di pace europei. Scrive fra l’altro: “Se l’Unione Europea vorrà scongiurare la guerriglia, dovrà farsi parte attiva nel processo civile e non solo in quello militare e commerciale. Si potrebbero racchiudere in questa sintesi ed in questo richiamo le due giornate di dialogo vissute a Roma dal MEAN tra associazioni della società civile italiana e leader di associazioni ucraine: la Pace deve essere discussa non solo con i governi ma anche, forse soprattutto, con i corpi intermedi. Dobbiamo oggi interrogarci su cosa accadrà nei 2.000 chilometri di fronte che segnano il confine tra guerra e pace, ed agire in forma preventiva”“ (Banfi). Credo di averlo già scritto, ma io non ho una grande simpatia per il MEAN a differenza di Alessandro; l'idea di una partecipazione al processo civile e non solo militare non è di per sé malvagia. Ma in questa ora storica questo compromesso tra civile e militare è una pura illusione utopica. Moretti non tiene per nulla conto del problema della mobilizzazione totale e guerriera, che non è solo causata dalla Russia (anzi direi quasi non principalmente dalla Russia). Su questo il MEAN non è per nulla chiaro. Da sempre, dall’inizio della guerra non è per nulla chiaro ed infatti anche ora si incontra solo con dell’associazioni ucraine. Quello che ha detto l'ammiraglio italiano, Giuseppe Cavo Dragone corrisponde a quello che io penso: siamo dentro la prospettiva di una mobilitazione totale e guerriera.


Abba nostro…


(Tarda mattinata) Mentre gli operai fuori riparano il camino, ho proceduto nella lettura del saggio di Franco Bosio su Max Scheler, „Il significato dell’antropologia filosofica nel pensiero di Max Scheler“ (1991). A differenza di Ferdinand Ulrich, che è un pensatore cattolico dal principio alla fine (non per questo comodo o scontato), Scheler cattolico lo è stato solo nella prima parte del suo pensiero. Nonostante ciò ci sono dei suoi impulsi sull’antropologia, che sono estremamente importanti per ogni uomo pensante. In primo luogo mi accomuna a lui un radicale no al „dualismo cartesiano tra res cogitans e res extensa, tra esteriorità corporea, biologico-fisica dell’uomo ed interiorità psichica“. Thomas Fuchs su questo è di grande aiuto: non si „sente“ solo con il cervello, ma con tutto il corpo. In questo senso si può certamente concordare con l’idea di persona di Scheler; la persona non è solo „mente e pensiero“; vero è, però, che la tendenza idealistica e noetica di Scheler non mi convince, non corrisponde alla mia esperienza. La persona è anche „oggetto“ come si vede nei rapporti interpersonali che fino ad un certo punto legittimamente hanno la valenza „oggettiva“ - ho sempre detto ai miei allievi: certo che ci usiamo, io uso voi per avere uno stipendio e voi usate me per aver una comunicazione di sapere. Problematica è ovviamente la riduzione dell’altro a solo oggetto! Questo ovviamente non è lecito. In questo senso la persona è „istanza partecipativa del compimento di atti“, che si orientano a valori, prima di tutto al valore della gratuità. Ma è chiaro che né nei confronti degli altri né nei confronti di me stesso posso essere pura corrispondenza al dono dell’essere come atto di amore gratuito. Quest’ultimo in un certo senso „discende dall’alto“ nella modalità di „un movimento di finitizzazione“; ma la meta di questo movimento non è un’ „essenza vitale“, ma semplicemente l’uomo come carne e spirito; una pura essenzialità spirituale secondo me non esiste, ma forse Scheler pensa lo stesso quando dice che „lo spirito non può creare energie e forze che non esistono; può però dirigere ed orientare verso fini e scopi di ordine sopravitale {Ulrich usa la parola „sovraessenziale“} , energie ed impulsi diretti primitivamente e originariamente verso le soddisfazioni di impulsi vitali“ (Bosio, 20). E su questo ha ragione Scheler vs Freud: non si tratta solo di una „formazione sostitutiva“ come „sublimazione“ della „mancata soddisfazione della libido“; questa formazione sostitutiva, come fa vedere Jünger nel suo „Droga ed esuberanza“ è un’illusione; io sarei più cauto di Scheler, con Etty Hillesum, a parlare di rinnegamento della vitalità. Dobbiamo imparare a guardare in alto, ma tenendo conto anche del basso. Secondo me una „legalità noetica, indipendente dall’impulso vitale“ non esiste. La sovraessenzialità si gioca nella materia, non nel rinnegamento di essa. Per questo è così difficile liberarsi da difetti o surrogati che ci portiamo addosso dall’adolescenza. Sto negando la possibilità della conversione? No, ma essa è possibile solo perché uno più grande di me, mi prende per mano. Quando prego il „Suspice“: „…dammi il Tuo amore e la Tua grazia e questo mi basta“, non penso mai ad un atto eroico, essenziale, ma sempre e solo ad un „cedimento“, non ad una „ideaficazione“, ma ad un assenso che diventi finalmente carne ciò che per ora è solo „desiderio“. Forse il „sapere di liberazione“ di Scheler non è riducibile ad un programma di emancipazione liberale, ma rimane un atto solo erotico, nel senso di „principio dell’idealizzazione e sorgente simpatetica dell’anima con la realtà cosmica nella sua interezza“ (cf. Bosio, 22). Io sarei molto più umile e sarei già contento se la mia esperienza sia un cammino piccolo e lento al bello, buono e vero come espressione dell’essere, nella coscienza che sono un nulla incapace di seguire „fini supremi“; è già tanto se nella piccola via del quotidiano non sia troppo di ostacolo al rivelarsi dell’amore gratuito… la dimensione erotica come la spiegano Platone e Scheler esiste, ma essa è in qualche modo intaccata da una dimensione semplicemente sessuale o se volete carnale…quindi spero più in Aristotele che in Platone…


(Primo pomeriggio) Quello che è Jürgen Habermas a livello filosofico - sul tema della guerra in Ucraina - lo è Christopher Clark a livello storico; entrambi sono intelligenti a sufficienza per sapere che non si può eliminare la Russia. L’idea di Habermas che „l’Ucraina non deve perdere la guerra, ma non è neppure necessario che la vinca“ corrisponde all’idea di Clark che la Russia deve sentire la resistenza europea; l’Ucraina è al limite delle sue forze, ma Putin dovrebbe imparare che non si può permettere tutto. Per entrambi è chiaro che vi è un solo aggressore, la Russia - cosa che non corrisponde per nulla alla lezione di Jeffrey Sachs. A differenza di quest’ultimo Clark non pensa che ci sia stato un piano di espansione della NATO, ma semplicemente che vi sono stati paesi che si sono candidati e sono stati presi, visto che era nella loro libertà di scegliere con chi stare. Piuttosto Putin dovrebbe chiedersi come mai gli altri paesi non trovino la Russia attraente. Etc. In fondo anche questa narrazione di Clark è una sotto variante della favola di Cappuccetto Rosso. 


(Tardo pomeriggio) Il capitolo VIII,b de „Il processo“ di Kafka, „Disdetta dell’avvocato“, è un mischio tra erotismo (Leni), masochismo/sottomissione (Block) e sadismo (l’avvocato). K guarda la scena e si spaventa di aver seriamente pensato di parlare con Block del suo processo. Forse la formula più interessante è la seguente: „ha quasi umiliato lo spettatore“; nella nostra società trasparente abbiamo spesso a che fare con questo fenomeno della umiliazione di chi guarda, non solo dell’umiliazione in sé, ma per l’appunto di quella di chi guarda. In vero non so ancora bene cosa si aspetta l’avvocato da questa umiliazione del suo altro cliente. Vuole in qualche modo convince K. a ritirare la sua disdetta? Ma in vero K. si sente già umiliato solo dal  semplice guardare la scena. 


(Wetterzeube, il 1.12.25; lunedì della prima settimana dell’Avvento;  Charles de Jesus)


„Padre, mi presento davanti a Te, davanti a Tuo Figlio e davanti al Tuo Spirito come ogni giorno. Continuamente con la preghiera per ricevere conoscenza ed aiuto. Tu sai che non prego per dare più gloria alla mia opera, per aumentare la reputazione che mi circonda. La mia preghiera appartiene alla mia adorazione. Vorrei glorificare Te. Vorrei servirTi. E tanto più passa il tempo, e tanto più credo di aver compreso qualcosa dei Tuoi misteri, tanto più profondamente e fortemente so che i Tuoi misteri in ogni avvicinamento diventano più grandi e che tutto ciò che credo di comprendere rimane solamente un inizio. E tuttavia vorrei perseverare, giacché so che questo inizio è necessario e che Tu stesso vuoi questo inizio. Spesso ho paura, perché ho così gioia per questo inizio, per questo lavoro, ho così gioia di sentirmi così arricchito da tutto ciò che mi è lecito fare per Te, che faccio troppo da solo e Ti lascio troppo poco la scelta. E tuttavia non conosco altro mezzo, per fare ciò che è Tuo, che chiederTi: rivelamelo e permettimelo. Poi vedo nuovamente che le mie paure sono vanità, poiché l’inizio è pur sempre un inizio in Te. Ma Padre, questo inizio spinge al centro, e in questo centro io stesso con le mie idee, con la gioia che provo per il lavoro, prendo un posto troppo grande. E quando me ne rendo conto è sempre troppo tardi; non posso tornare indietro e non posso andare avanti: se smetto il Tuo compito non è compiuto, se vado avanti, in coscienza che mi sono cercato troppo, allora c’é un’interruzione sgradita, una rottura, il filo del discorso è interrotto in due parti - Ti chiedo aiuto in modo che ciò che Tuo venga nuovamente! Come Tu stavi all’inizio, così Ti prego di esserlo alla fine; solo il cento fa fatica a recuperarTi, perché io stesso sono in questo centro. E non solo io con le mie tesi, ma le tesi stesse e gli uomini che lavorano sulla stessa cosa o hanno la stessa opinione. Signore, se io conoscessi la via, di lasciarTi allo stesso tempo all’inizio e alla fine e lasciar sparire questo centro che sono io stesso - io e la Chiesa imperfetta, io e le persone che sono imperfette e che mi circondano - Te ne sarei tanto grato. Perché so davvero che Tu sei in tutte le cose inizio e fine e non voglio escludere il mio operato da tutte queste cose. Padre accompagna Tu oggi il mio lavoro e permetti che abbia un inizio ed una fine. Lasciami sparire, fallo per amore di Tuo Figlio, che ci insegna questo sparire. Abbi misericordia di tutti i miei peccati, di tutte le mie imperfezioni, della mia lentezza e fierezza allo stesso tempo e permetti che il mio diventi il Tuo. Te lo chiedo in nome della Tua vita eterna; poiché sei Tu la Tua vita eterna, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen“ (prima preghiera di Origene attraverso Adrienne). Ieri mattina nel „Servizio della Parola“ c’era un’atmosfera strana; alcune persone ed in primo luogo Stanzi dicono che dalla mie prediche si può imparare qualcosa di concreto (Stanzi, credo unica nella nostra parrocchia, sa però che anche il prete più incapace sa fare qualcosa che io non posso: trasformare il pane nel Cristo presente). Una donna che voleva profilarsi e che chiacchiera sul nuovo parroco e che pensa in fondo che la parrocchia dipenda da lei ha preso troppo spazio nei miei pensieri (anche se la sua idea di presentare alla comunità un presepe che si forma un po’ alla volta non era stupida). In fondo si tratta di Te e di comunicare nella predica qualcosa che le Letture ci vogliono dire. Non so davvero bene come fare e ti chiedo di fare scomparendo, che è uno dei grandi temi di Adrienne. Come avvicinare Colui che è id quod maius cogitari nequit? Ma che sarà presente nel bambino di Betlemme.

 

(Tarda mattinata) Leone XIV ha invitato il maestro Riccardo Muti a dirigere in Vaticano la Messa solenne in Sol maggiore di Luigi Cherubini, della quale mi sono comprato la partitura in un negozio di musica di Gera, che abbiamo appena scoperto. Renato in occasione di questo avvenimento musicale mi ha inviato un discorso di Benedetto XVI, che tenne alla „Scala“ a Milano nel 2012, dopo l’esecuzione della nona sinfonia di Beethoven, diretta dal maestro Barenboim. Il discorso di Benedetto è di una profondità inaudita, ne riporto uno stralcio: „«E’ la Scala, è sempre la mia Scala!». In queste parole, «E’ la Scala!», è racchiuso il senso di questo luogo, tempio dell’Opera, punto di riferimento musicale e culturale non solo per Milano e per l’Italia, ma per tutto il mondo. E la Scala è legata a Milano in modo profondo, è una delle sue glorie più grandi e ho voluto ricordare quel maggio del 1946 perché la ricostruzione della Scala fu un segno di speranza per la ripresa della vita dell’intera Città dopo le distruzioni della Guerra. Per me allora è un onore essere qui con tutti voi e avere vissuto, con questo splendido concerto, un momento di elevazione dell’animo. Ringrazio il Sindaco, Avvocato Giuliano Pisapia, il Sovrintendente, Dott. Stéphane Lissner, anche per aver introdotto questa serata, ma soprattutto l’Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala, i quattro  Solisti e il maestro Daniel Barenboim per l’intensa e coinvolgente interpretazione di uno dei capolavori assoluti della storia della musica. La gestazione della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven fu lunga e complessa, ma fin dalle celebri prime sedici battute del primo movimento, si crea un clima di attesa di qualcosa di grandioso e l’attesa non è delusa. Beethoven pur seguendo sostanzialmente le forme e il linguaggio tradizionale della Sinfonia classica, fa percepire qualcosa di nuovo già dall’ampiezza senza precedenti di tutti i movimenti dell’opera, che si conferma con la parte finale introdotta da una terribile dissonanza, dalla quale si stacca il recitativo con le famose parole «O amici, non questi toni, intoniamone altri di più attraenti e gioiosi», parole che, in un certo senso, «voltano pagina» e introducono il tema principale dell’Inno alla Gioia. E’ una visione ideale di umanità quella che Beethoven disegna con la sua musica: «la gioia attiva nella fratellanza e nell’amore reciproco, sotto lo sguardo paterno di Dio» (Luigi Della Croce). Non è una gioia propriamente cristiana quella che Beethoven canta, è la gioia, però, della fraterna convivenza dei popoli, della vittoria sull’egoismo, ed è il desiderio che il cammino dell’umanità sia segnato dall’amore, quasi un invito che rivolge a tutti al di là di ogni barriera e convinzione. Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo, vi è l’ombra del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese. Le parole riprese dall’Inno alla gioia di Schiller suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere. Non proviamo affatto le scintille divine dell’Elisio. Non siamo ebbri di fuoco, ma piuttosto paralizzati dal dolore per così tanta e incomprensibile distruzione che è costata vite umane, che ha tolto casa e dimora a tanti. Anche l’ipotesi che sopra il cielo stellato deve abitare un buon padre, ci pare discutibile. Il buon padre è solo sopra il cielo stellato? La sua bontà non arriva giù fino a noi? Noi cerchiamo un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza.“ (Benedetto XVI). Questo collegamento della musica con una catastrofe naturale fa vedere come Benedetto XVI ascoltava la musica; non come estetismo, ma come avvenimento di gioia profonda, che richiede di essere incarnata. E che in fondo esprime il desiderio di un reale avvicinamento di Dio. 


Caro Roberto come stai?  Devo riprendere a leggere con più attenzione quello che scrivi e quello che mi mandi. Recentemente, con un amico prof della Università Cattolica stiamo ragionando del fatto che tanta letteratura "distopica" abbia nello „Waldgang“ un suo topos letterario abbastanza fisso ( la cosa è rimbalzata alle cronache per via della vicenda dei tre bambini che vivono nella casa nel bosco in Abruzzo, con i loro genitori, a cui è stata tolta la potestà genitoriale...)

Ma è proprio così? La fuga dalla "città del controllo e del conformismo" non presuppone in qualche modo il primato della struttura sulla libertà? Anche quando si sceglie la libertà, intendo, ma la si sente possibile solo attraverso una assenza di struttura che permetta la costruzione di una struttura alternativa, alla fine? Non so se era questa l'idea della polis parallela di cui parlava Havel ne „Il potere dei senza potere…." Comunque, in tutto questo dibattito, mi è venuta in mente la tua critica a Ianua, rispetto all'esperienza di padre Franz ( troppo connotata in termini ciellini....) .

Ti racconterò, se viene fuori qualcosa di interessante. Naturalmente, se cominci Ianua - Missione Longinus e mi fai sapere che ne pensi ne sono felice. Un saluto a tutti voi. Buon Avvento, Tuo Matteo - Caro Matteo, il „Waldgang“ non è in Ernst Jünger per nulla „naturalismo“, anche se nasce certo anche dall’esperienza di un camminatore solitario nel bosco. Piuttosto ha a che fare con „il potere dei senza poteri“. Il primo passo di quel saggio di Jünger vede il „camminatore nel bosco“ in colui o coloro che come assoluta minoranza, nelle pseudo votazioni della DDR, non sostenevano l’unico partito della SED o quelli permessi. E tante volte Jünger ripete, si può camminare nel bosco anche in una città ed anche, aggiungo io, se non sei più capace di camminare nel bosco. Con Newman e Balthasar io penso che la tragedia del liberalismo consista nel separare lo spirito dall’istituzione, quasi che la libertà sia possibile senza strutture. Questa „metafisica dello spirito“ (Gioacchino da Fiore, Lessing, Hegel per citarne qualcuno) mi è del tutto estranea. Detto questo, visto da lontano mi sembra non giusto che lo Stato italiano abbia tolto la potestà genitoriale a quei genitori nel bosco abruzzese (me ne aveva parlato anche mia mamma). Al momento non riesco a continuare la tua trilogia, Ianua, perché mi sono impegnato in un seminario su Kant all’università di Lipsia, sui romanzi di Kafka, guidato dal Prof. Oschmann. Grazie anche per l’articolo di Jessica Quondamstefano sulla „Trilogia di Lewis. Quello che lei dice di Lewis vale anche per Jünger (che non è Spengler): „Lewis non demonizza la scienza; diffida, semmai, dello scientismo: l’ideologia che trasforma la scienza in cosmologia totale, in fonte normativa di ogni significato. Il punto non è “microchip cattivi / boschi buoni”: è l’idea che una disciplina nata per misurare il mondo si arroghi il diritto di stabilire che cosa vale. Chi vuole una lettura “laica” di questo sospetto, può recuperare un classico saggio del New Yorker dedicato al pensiero di Lewis durante la guerra: la modernità tecnica, scrive Alan Jacobs, non è il nemico, lo è la tentazione di “naturalizzare la libertà” e di leggere l’etica come un effetto collaterale.“ Per quanto riguarda il secondo volume, Perelandra, anche a me aveva colpito molto la tentazione della nuova Eva, vista da uno che conosce anche la vecchia Eva, l’autrice dice con ragione: „Non è un’allegoria scolastica: la tentazione è letteralmente una forma di retorica. Cambia registro, usa mezze verità, punta sull’utile, sul “non succede niente”. È qui che Lewis mostra di capire come funziona la persuasione moderna: non ti chiede di negare grandi principi, ti propone aggiustamenti. Un passo dopo l’altro.“ Infine ancora un pensiero:  „l’autoritarismo può arrivare sorridendo, parlando la lingua dell’efficienza e dell’ordine, non quella delle stivali che marciano.“ Si, questo è il motivo per il quale io penso che il liberalismo stesso, separando spirito da istituzione sia autoritario. Vale solo la sua idea di ordine e la sua idea di efficienza Tuo, R 


Ho visto per ora un video dell’accoglienza calda (nonostante la pioggia) di Leone XIV in Libano). Banfi nella versione odierna ne riprende la portata teologica e politica: „Ultima tappa del primo viaggio apostolico di Papa Leone XIV: in Libano, ricevuto dal presidente cristiano maronita Joseph Aoun il Papa è tornato a parlare di pace, sostenendo che «è un cantiere sempre aperto». Il Papa ha anche parlato della necessità di una «guarigione della memoria», di istituzioni che riconoscano il primato del bene comune e valorizzino le donne. Poi ha rivolto un invito a tutte le componenti religiose e civili: sensibilizzino la comunità internazionale per dare futuro ai giovani. Un concetto chiave espresso dal Papa, che è sembrato riecheggiare la decisione dei cristiani a Gaza, è quello del restare, del rimanere. Papa Leone ha ricordato gli «operatori di pace» che osano «rimanere anche quando costa sacrificio e risulta più facile o conveniente fuggire altrove». Servono invece «coraggio e lungimiranza per restare o tornare nel proprio Paese», collaborando quotidianamente «allo sviluppo della civiltà dell’amore e della pace». Nessuno sia «costretto a partire e chiunque lo desideri possa in sicurezza ritornare». A proposito di palestinesi, papa Leone ha risposto ai giornalisti durante il viaggio in areo da Istanbul a Beirut. E ha detto: «La Santa Sede, già da diversi anni, appoggia pubblicamente la proposta della soluzione di due Stati. Sappiamo tutti che in questo momento Israele non accetta ancora quella soluzione, ma la vediamo come l’unica al conflitto che continuamente vivono. Noi siamo anche amici di Israele, e cerchiamo di essere con le due parti una voce, diciamo, mediatrice che possa aiutare ad avvicinarci ad una soluzione con giustizia per tutti».“ (Banfi)


Prego il Signore per un possibile incontro dei patriarchi ortodossi con il Papa nel giubileo del 2033 a Gerusalemme! 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Questi miei diari non corrispondono a ciò che il Prof. Oschmann chiama il „programma delle pretese di una moderna individualizzazione“ (Libertà ed estraneità, edizione tedesca, 150), allo stesso tempo hanno a che fare con „verità, intimità, autenticità, singolarità ed originalità“ (ibidem). Non corrispondono ad un programma diciamo alla Rousseau, perché non tentano di legittimare tutto, quasi fossimo determinati e non liberi e non capaci di un atteggiamento di confessione. Non sono quindi un „imitatore“ di Rousseau, ma non sono neppure incapace di parlare di me stesso come Josef K. (Cf. Oschmann, 149-150; anche tutte le citazioni di Kierkegaard, Foucault e per l’appunto Rosseau). Il punto di contatto con Rousseau è questo: “Mi sono rivelato così come ero: sprezzante e meschino dove lo ero, e altrettanto nobile e grande dove lo ero: ho rivelato il mio io interiore così come tu stesso lo hai visto, spirito eterno”. Ma ovviamente in questa citazione non c’è solo punto di contatto, anche la differenza; io non parlo al cospetto di uno „spirito eterno“, ma di un „papà“ (Abba), cerco di non giustificarmi troppo, ma di trovare un equilibrio tra atteggiamento di confessione e il senso del proprio essere-me-stesso; sono in dialogo con la storia, non solo con il mio io ed in alcun modo faccio parte di un programma di emancipazione solo moderna, anche se ritengo che le strutture: „sorvegliare e punire“ non sono conciliabili né con un’ontologia dell’essere come atto di amore gratuito, né con la speranza per tutti, né con l’auto stima dell’essere-se-stessi. Non credo che l’uomo sia un individuo pericoloso alla mercé di giudici e psichiatri (cf. Foucault). A me sembra che si debba prendere sul serio piuttosto il programma del cristiano Kierkegaard: «È assolutamente vero ciò che dice la filosofia, ovvero che la vita deve essere compresa a ritroso. Ma così facendo si dimentica l'altra frase, ovvero che bisogna vivere in avanti.» (Kierkegaard, Diari). Dobbiamo vivere in avanti cercando di avvicinarci (Jünger) al senso, sperando nell’entrata del senso; a ritroso perché noi nasciamo e viviamo in una tradizione, ma in avanti, perché nessuno ha ancora vissuto la nostra vita. C’è un metodo per evitare il processo (Kafka) fin dall’inizio: l’atteggiamento di confessione di fronte ad un Abba. Rousseau stesso non era solo moderno, ma anche in un certo senso „cattolico“, cosa che Voltaire, che era un autoritario, non gli ha mai perdonato (cf il libro sulla Polonia di Rousseau). Poi credo che Rousseau abbia anche un grande senso per l’uomo, non solo per il cittadino…PS Nei miei diari parlo più come filosofo che narratore, ma chi  vuole comprendere può comprendere quasi tutto di me. 


(Tardo pomeriggio) Sto leggendo un saggio di Franco Bosio, apparso nel 1991, in „Fenomenologia e società“ (anno XIV, numero 2), la rivista dei gesuiti di Gallarate che avevo portato in Piemme, diretta da Giuseppe Pirola SJ, sull’antropologia di Max Scheler, che mi permette, a parte la discussione sui dettagli, di paragonarmi con il grande filosofo tedesco, di cui ho letto ultimamente alcune pagine sul „risentimento“ e sul quale avevo frequentato un seminario di Robert Spaemann sul libro „Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori“. C’è un punto di contatto molto forte: „In un certo senso tutti i problemi fondamentali della filosofia si possono ricondurre alla domanda che cosa sia l’uomo e quale posto e posizione metafisica egli occupi entro la totalità dell’essere, del mondo, di Dio“ (Scheler, citato in Bosio, 9). Il mio viaggio filosofico mi ha portato da Ernst Bloch a Ferdinand Ulrich e da quest’ultimo ho imparato la differenza tra essenza ed essere come dono gratuito di amore; quindi non ho mai avuto, come Scheler nel suo incontro con Husserl, un entusiasmo per la „visione dell’essenza“ - questa dimensione del reale „essenziale“, „invariante“ mi lascia del tutto freddo ed anche Scheler si allontanerà da essa. A me ha sempre interessato „un cammino al vero come esperienza“ (Giussani) o come „movimento di finitizzazione dell’essere“ (Ulrich). Il cammino di Scheler si muove verso „un’etica materiale dei valori“, cioè verso „un’ „intuizione emozionale“ (Fühlen, Gefühl), che ci consente di intuire direttamente,  in modo indipendente da una conoscenza „oggettiva“ e „determinata“ dei fenomeni nelle loro qualità „reali“ o „fisicali“, un aspetto affettivamente emozionale, per i quali determinate cose secondo noi sono „buone“, „apprezzabili“, „nobili“, oppure „volgari“, „elevate“ o „basse“ (Bosio, 11). Non è del tutto chiaro per ora nel saggio come questa indipendenza dalla qualità reale sia conciliabile con l“impressione della realtà, che ogni essere realmente esistente esercita sull’organizzazione psicofisica del vivente“ (Bosio; 13). Su questo punto mi sembra Thomas Fuchs (università di Heidelberg) più chiaro: non si da intuizione emozionale senza corpo. Comunque anche Scheler si allontana dalla „coscienza pura“ e dall’epoché assoluta di Husserl (come astrazione dal momento esistenziale) e si avvicinerà ad un pensiero che „prenderà le mosse dall’uomo concreto e reale, dalla soggettività che è spirituale sì, ma insieme anche psichica e corporea“ (Bosio, 13). Per far questo però non credo che ci si debba muovere „verso l’essenzialità in  sé delle cose“ (Bosio, 15). Il concetto di „sovraessenzialità dell’essere“ (Ulrich) è già sufficiente per rimanere fedeli alla dimensione metafisica del reale, senza cadere in una „sospensione solo ideale del movimento di finitizzazione dell’essere“, che perde il contatto con la dimensione materna della materia e che corrisponde ad una forma statica di essenzializzazione del reale! Contro quest’ultima combatte anche Scheler: „Il melo fiorito quale esiste nella realtà intramondana e il melo fiorito come correlato dell’atto intenzionale non differiscono proprio  in  nulla „(Bosio 13). L’atto intenzionale mira all’essere-così (So-sein) dei fenomeni.  La filosofia di Ulrich mi ha permesso di evitare anche ogni forma di „metafisica dello spirito“ (Balthasar) versus il pensiero trinitario che intende l’essere stesso come un movimento dal Padre al Padre (Adrienne), nella mediazione singolare del Logos universale e concreto e di uno Spirito che è il suo Spirito e non un superamento idealistico di esso nel senso di Lessing ed Hegel, come programma di emancipazione dell’umano. Quando ho tempo, nei prossimi giorni voglio finire la lettura di questo bel saggio. 


(Sera) „Donaci la gioia e la grazia del servizio oggi e per l’eternità. Amen“ (Adrienne von Speyr). 


Il capitolo „sottomettere e giudicare“ sul „tribunale interno“ (Ernst Jünger, Droga ed ebrezza, numero 197) mi ha fatto ripensare a quanto ha provato durante la sua vita la terrorista Anna Laura Braghetti, sulla quale aveva scritto un bel articolo Lucio Brunelli. Deve essere stata una donna molto forte, come lo era Jünger, nella sopportazione di ciò che non si può perdonare né espiare. Quello che aveva fatto la terrorista era molto grave, ma vale anche per cose meno gravi. Non credo di aver mai provato quello che dice qui Jünger. Da piccolo mi sentii colpevole per la morte di un bambino, ma non vi era alcuna colpa oggettiva; mi era caduto dalla carrozzella mesi prima, e poi morì per una crisi respiratoria tanti mesi dopo; non vi era insomma alcuna relazione di causa ed effetto. Capisco molto bene cosa significhi il desiderio di dichiararsi innocente, sebbene si sia colpevoli. Penso che nel caso di Paolo O. si tratti di una cosa simile: l’immagine di se stessi deve essere salvaguardata. Il „tribunale interiore“ gioca un certo ruolo nell’onanismo, ma non mi sembra che ciò sia paragonabile a quello che racconta Jünger sul coinvolgimento della madre in forza di una dose esagerata di droga, che non ha saputo gestire da solo. Oppure sono meno esigente di Jünger. Sono stato coinvolto da mio padre in azioni che non hanno creato a lui alcun senso di colpa: il vendere penne che aveva rubato pian piano ad una fabbrica per cui lavorava il pomeriggio. Etc. 


(Wetterzeube, il 30.11.25; prima domenica di Avvento; Sant'Andrea) C’è un tempo della Chiesa (cf. Gloria III, 2,2,162, edizione tedesca), ma questo tempo non splende di luce propria; alcuni padri della Chiesa hanno usato l’immagine della luna (Chiesa) e del sole (Cristo). E questo vale sia per l’immacolata concezione (Maria) sia per la casta meretrix (la chiesa pellegrina sulla terra), per la seconda in modo ancora più evidente. Lo scandalo della pedofilia ha fatto vedere ancora una volta quanto „meretrix“ sia la Chiesa che cammina sulla terra, ma ovviamente vi è anche tanta gioia vergine (penso, sono solo esempi, alle suore che hanno accolto con gioia il papa in Turchia; penso alle suore della Sacra Famiglia a Gaza e ai sacerdoti…) e del popolo santo di Dio (quello che vedo ogni domenica in Piazza San Pietro all’Angelus, quello che si vede a Gaza, anche questi sono esempi). Comunque il „tempo della Chiesa“ è solo risposta al tempo singolare di Gesù, nella sua nascita, nella sua vita a Nazareth, nella sua vita pubblica, nella sua passione e discesa all’inferno e nella sua risurrezione. La domanda se Gesù abbia voluto la Chiesa come la conosciamo noi è per Balthasar secondaria: „non abbiamo bisogno di entrare nella questione in che misura Cristo abbia voluto e previsto una chiesa (…) e l’abbia fondata con speciali istruzioni. Il suo essere con l’umanità, la sua volontà di chiamare gli uomini alla sua sequela, di educarli ed inviarli, basta a dare una risposta radicalmente positiva“ (nota 36 (nota 14 nell’originale tedesco: 170) nell’edizione italiana di Gildo Manicardi e Guido Sommavilla, Jaca Book, anche pagina 170). Ecco la Chiesa è „un essere con l’umanità“, ma a differenza di ogni forma di liberalismo e modernismo, Balthasar pensa che la dimensione sacramentale della Chiesa e quella ministeriale abbiano a che fare profondamente con il mistero di Cristo! Per quanto riguarda i sacramenti Balthasar ne cita in modo particolare tre: „battesimo, eucarestia e perdono dei peccati“. Il battesimo è una volta per tutte! „L’eucarestia è annuncio della morte di Cristo (1 Cor 11,26) come partecipazione a „Cristo agnello pasquale immolato per noi“ (1 Cor 5,7)“ (169), questo mistero „è stato compiuto sulla croce escatologicamente una volta per tutte e deve essere ripetuto molte volte nel tempo della Chiesa“ (170). Anche la confessione del peccato del mondo è accaduta una volta per tutte sulla Croce, etc. Per quanto riguarda l’autorità della Chiesa e quindi la dimensione ministeriale, Balthasar ci fa capire un aspetto che oggi viene poco compreso: „C’é nella chiesa un’autorità che garantisce un ordine versus il puro entusiasmo (1 Cor 14, 33.40), ma l’autorità è esercitata soltanto nell’umiliazione tramite la propria debolezza (come si vede in 2 Cor)“ (mia traduzione, perché quella italiana secondo me è confusa). Non è che ci „si rende umili“ (traduzione italiana), l’umiliazione accade, ci accade „tramite la nostra debolezza“. È solo una finezza, ma vorrei dirla, perché si potrebbe pensare che uno potrebbe anche non umiliarsi. Poi c’é un invito alla ἐπιεικής (mitezza) che non corrisponde al carattere di Balthasar, ma che lui ha preso del tutto sul serio; un lavoro di tutta la vita: „Una lotta della sopportazione contro l'ingiustizia, della non violenza contro la violenza“ (E. Lohmeyer, citato in Balthasar 170). Certo ci sono situazioni, per esempio durante la persecuzione dei cristiani in Irak al tempo del pontificato di Benedetto XVI, in cui è stato legittimo anche difendersi con le armi, ma io qui sto pensando in primo luogo al nostro lavoro intimo, al nostro cuore. 

Ho ascoltato quanto si sono detti il patriarca armeno di Istanbul Sahak II  e Papa Leone XIV. Il primo ha riconosciuto nel secondo il successore di Pietro. Papa Leone ha salutato anche il Catholicos Karekin che ultimamente è venuto a trovarlo. Mi ha molto commosso questa unità nel senso di Gv 17.

„Questo #viaggioapostolico mi offre l'occasione di ringraziare Dio per la coraggiosa testimonianza cristiana che il popolo armeno ha dato nel corso della storia, spesso in circostanze tragiche. Ringrazio profondamente il Signore anche per i legami fraterni sempre più stretti tra la Chiesa apostolica armena e la Chiesa cattolica.“ (Leone XIV, X; ma ovviamente si tratta di una parte del discorso del papa nella cattedrale armena). 

 Anche la dichiarazione comune di Bartolomeo e Papa Leone è molto densa. (1)

Abba nostro… 


 DICHIARAZIONE CONGIUNTA

 


«Rendete grazie al Signore, perché è buono,

perché il suo amore è per sempre»

Sal 106 (105), 1



Alla vigilia della Festa di Sant’Andrea, il primo chiamato tra gli Apostoli, fratello dell’Apostolo Pietro e Patrono del Patriarcato Ecumenico, noi, Papa Leone XIV e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, di cuore rendiamo grazie a Dio, nostro Padre misericordioso, per il dono di questo incontro fraterno. Seguendo l'esempio dei nostri Venerabili Predecessori e in ascolto della volontà di nostro Signore Gesù Cristo, continuiamo a camminare con ferma determinazione sulla via del dialogo, nell'amore e nella verità (cfr Ef 4,15), verso l'auspicato ripristino della piena comunione tra le nostre Chiese sorelle. Consapevoli che l’unità dei cristiani non è semplicemente risultato di sforzi umani, ma un dono che viene dall’alto, invitiamo tutti i membri delle nostre Chiese – clero, monaci, persone consacrate e fedeli laici – a cercare con fervore il compimento della preghiera che Gesù Cristo ha rivolto al Padre: «perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda» (Gv 17,21).


La commemorazione del 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico di Nicea, celebrata alla vigilia del nostro incontro, è stata uno straordinario momento di grazia. Il Concilio di Nicea, tenutosi nel 325 d.C., fu un evento provvidenziale di unità. Lo scopo di commemorare questo evento, tuttavia, non è semplicemente quello di ricordare l'importanza storica del Concilio, ma di spronarci ad essere costantemente aperti allo stesso Spirito Santo che parlò attraverso Nicea, mentre affrontiamo le numerose sfide del nostro tempo. Siamo profondamente grati a tutti i leader e i delegati di altre Chiese e Comunità ecclesiali che hanno voluto partecipare a questo evento. Oltre a riconoscere gli ostacoli che impediscono il ripristino della piena comunione tra tutti i cristiani – ostacoli che cerchiamo di affrontare attraverso la via del dialogo teologico – dobbiamo anche riconoscere che ciò che ci unisce è la fede espressa nel Credo di Nicea. Questa è la fede che salva nella persona del Figlio di Dio, vero Dio da vero Dio, homoousios con il Padre, che per noi e per la nostra salvezza si è incarnato e ha abitato in mezzo a noi, è stato crocifisso, è morto ed è stato sepolto, è risorto il terzo giorno, è asceso al cielo e verrà di nuovo a giudicare i vivi e i morti. Attraverso la venuta del Figlio di Dio, noi siamo iniziati al mistero della Santissima Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo – e siamo invitati a diventare, nella persona di Cristo e attraverso di Lui, figli del Padre e coeredi con Cristo per la grazia dello Spirito Santo. Dotati di questa comune confessione, possiamo affrontare le sfide che condividiamo nel testimoniare la fede espressa a Nicea con rispetto reciproco, e possiamo lavorare insieme verso soluzioni concrete con sincera speranza.


Siamo convinti che la commemorazione di questo significativo anniversario possa ispirare nuovi e coraggiosi passi nel cammino verso l'unità. Tra le sue decisioni, il Primo Concilio di Nicea fornì anche i criteri per determinare la data della Pasqua, comune a tutti i cristiani. Siamo grati alla divina Provvidenza che quest'anno l'intero mondo cristiano abbia celebrato la Pasqua nello stesso giorno. È nostro comune desiderio proseguire il processo di esplorazione di una possibile soluzione per celebrare insieme la Festa delle Feste ogni anno. Speriamo e preghiamo che tutti i cristiani, «con ogni sapienza e intelligenza spirituale» (Col 1,9), si impegnino nel processo volto a giungere a una celebrazione comune della gloriosa Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.


Quest'anno commemoriamo anche il 60° anniversario della storica Dichiarazione congiunta dei nostri Venerabili Predecessori, Papa Paolo VI e il Patriarca ecumenico Atenagora, che estinse lo scambio di scomuniche del 1054. Rendiamo grazie a Dio perché questo gesto profetico ha spinto le nostre Chiese a perseguire «in uno spirito di fiducia, di stima e di carità reciproche, il dialogo che le condurrà, con l'aiuto di Dio, a vivere nuovamente, per il maggior bene delle anime e la venuta del Regno di Dio, nella piena comunione di fede, di concordia fraterna e di vita sacramentale che esisteva tra loro nel corso del primo millennio della vita della Chiesa» (Dichiarazione comune di Papa Paolo VI e del Patriarca ecumenico Athenagoras I, per togliere dalla memoria e nel mezzo della Chiesa le sentenze di scomunica dell'anno 1054, 7 dicembre 1965). Nello stesso tempo, esortiamo quanti sono ancora titubanti verso qualsiasi forma di dialogo, ad ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese (cfr Ap 2,29), spingendoci, nelle attuali circostanze della storia, a presentare al mondo una rinnovata testimonianza di pace, riconciliazione e unità.


Convinti dell'importanza del dialogo, esprimiamo il nostro continuo sostegno al lavoro della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, che nella fase attuale sta esaminando questioni storicamente considerate fonte di divisione. Oltre al ruolo insostituibile che il dialogo teologico svolge nel processo di riavvicinamento tra le nostre Chiese, raccomandiamo anche gli altri elementi necessari di questo processo, tra cui i contatti fraterni, la preghiera e il lavoro congiunto in tutti quei settori in cui la cooperazione è già possibile. Esortiamo vivamente tutti i fedeli delle nostre Chiese, e in particolare il clero e i teologi, ad accogliere con gioia i frutti finora conseguiti e a impegnarsi per il loro continuo incremento.


L'obiettivo dell'unità dei cristiani include il fine di contribuire in modo fondamentale e vivificante alla pace tra tutti i popoli. Insieme alziamo fervidamente le nostre voci invocando il dono divino della pace sul nostro mondo. Tragicamente, in molte sue regioni, conflitti e violenza continuano a distruggere la vita di tante persone. Ci appelliamo a coloro che hanno responsabilità civili e politiche affinché facciano tutto il possibile per garantire che la tragedia della guerra cessi immediatamente, e chiediamo a tutte le persone di buona volontà di sostenere la nostra supplica.


In particolare, rifiutiamo qualsiasi uso della religione e del Nome di Dio per giustificare la violenza. Crediamo che un autentico dialogo interreligioso, lungi dall'essere causa di sincretismo e confusione, sia essenziale per la convivenza di popoli appartenenti a tradizioni e culture diverse. Memori del 60° anniversario della dichiarazione Nostra Aetate, esortiamo tutti gli uomini e le donne di buona volontà a lavorare insieme per costruire un mondo più giusto e solidale e a prendersi cura del creato, che Dio ci ha affidato. Solo così la famiglia umana potrà superare l'indifferenza, il desiderio di dominio, l'avidità di profitto e la xenofobia.


Pur essendo profondamente allarmati dall'attuale situazione internazionale, noi non perdiamo la speranza. Dio non abbandonerà l'umanità. Il Padre ha mandato il suo Figlio Unigenito per salvarci, e il Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo, ci ha donato lo Spirito Santo, per renderci partecipi della sua vita divina, preservando e proteggendo la sacralità della persona umana. Per mezzo dello Spirito Santo sappiamo e sperimentiamo che Dio è con noi. Per questo motivo, nella nostra preghiera, affidiamo a Dio ogni essere umano, specialmente coloro che sono nel bisogno, coloro che soffrono la fame, la solitudine o la malattia. Invochiamo su ogni membro della famiglia umana ogni grazia e benedizione affinché «i loro cuori vengano consolati. E così, intimamente uniti nell'amore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio» (Col 2,2), che è il nostro Signore Gesù Cristo.


Dal Phanar, 29 novembre 2025


 (Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana

 the holy see. La SANTA SEDE).


(Notte) Con l’allegretto „Tamino halt! Ich muss dich sehen“ l’opera „Il flauto magico“ si muove verso la sua fine; Tamino e Pamina incarnano l’amore nella sua dimensione „consacrata“, dopo aver superato le prove.  Le note dei due flauti e poi del flauto solo ripetono in avanti il motivo dell’opera e la sua tenerezza. Il coro conferma il trionfo di questo amore consacrato. Nella 29esima apparizione con Papageno, i tre ragazzi e Papagena abbiamo l’amore nella sua dimensione „naturale“ - che ha a me dona una gioia divertita. La scena comincia con la piccola crisi, piccola ma seria crisi di Papageno. Nella trentesima apparizione Monostatos e la regina della notte con le sue serve cercano di entrare n nel tempio, ma sprofondano nella notte eterna. Alla fine Sarastro annuncia la vittoria della saggezza e della bellezza, rinunciando definitivamente ad ogni possesso di Pamina. Il Coro conferma la vittoria degli dei!  


(Wetterzeube, il 29.11.25; Sabato dell’ultima settimana dell’ordinario) Gli amici ed in genere i cristiani (quelli che Papa Francesco chiamava il „popolo santo di Dio“) della liturgia ambrosiana sono in „avvento“ già da due settimane; per noi del rito romano comincia questa sera, con le Sante Messe e i „Servizi della Parola“ che vengono celebrati in giro per il mondo; per me comincia liturgicamente questa sera con il „Servizio della Parola“ in Hermsdorf. A livello famigliare abbiamo una „piccola ora“ (frutta e lettura) dello stare insieme, già da quando i bambini erano piccoli, che vogliamo vivere a partire da questo pomeriggio, leggendo insieme un libro su Chesterton che ho comprato a Monaco due settimane fa. L’Avvento ci ricorda che Dio viene e come dice Balthasar nel suo „Luce della Parola“: „Prima di distinguere una prima e una seconda venuta di Dio , dovremmo comprendere la piena affermazione dell’avvento e l’impellente avvenimento ivi contenuto: Dio è in cammino verso di noi“ (Balthasar, traduzione di padre Sommavilla). Dio si avvicina a noi! Ed ovviamente questo vale anche per il tempo ordinario. Anche i testi del Ciclo A (Is 2,1-5; Rm 13, 11-14; Mt 24, 37-44) annunciano una tensione, in un certo senso una minaccia (non solo una promessa): “minaccia propriamente solo nel senso di un’ammonizione ad essere vigili e pronti. Per i vigilanti l’avvento di Dio non è affatto motivo di paura: quando Dio arriva, „alzate il vostro capo, perché la vostra liberazione si avvicina“ (Lc 21, 28: καὶ ἐπάρατε τὰς κεφαλὰς ὑμῶν, διότι ἐγγίζει ἡ ἀπολύτρωσις ὑμῶν. )“ (Balthasar). In cosa consiste ἡ ἀπολύτρωσις ὑμῶν? La nostra liberazione da scenari di guerra, per esempio (sia quella nel grande palcoscenico del mondo, sia quella nel nostro piccolo palcoscenico ed ancor più quella nel nostro cuore! Nelle letture di questa prima domenica di avvento ci vengono dati i criteri di come intende Dio lo stare insieme di individui e nazioni e ci viene donata una promessa che probabilmente non è intra terrena. E ci viene dato un criterio per affrontare quella quotidianità che ci riguarda tutti: mangiare, bere e sposarsi (vale anche per oggi, sebbene in modo meno ecclesiale). „Quanto è terreno non è svalutato da questa luce {quella di Dio in arrivo}, mangiare e bere restano, ma non „banchetti smisurati“, lo sposarsi rimane, ma senza „impudicizia e dissipazione“; queste due parole hanno a che fare con „eccessi in ambito sessuale o altri piaceri“ - questo è il tema del libro di Ernst Jünger che sto leggendo: “Droga ed inebriamento“. L’anziano Jünger scrive delle sue esperienze con le droghe, quando era giovane, dopo una devastante guerra. Ne parla in modo trasparente, cercando di avvicinarsi al tema, senza dare giudizi moralisti, ma senza negare i pericoli. Su questo noi cristiani dovremmo essere più onesti: prendere sul serio l’annuncio e l’invito del Vangelo, ma senza pretendere cose che non sono possibili a noi, tanto meno a chi vive senza aspettare il ritorno di Cristo. Ed è lui che noi dobbiamo aspettare, senza riduzioni ariane, come ci ha ricordato il Santo Padre ieri parlando nella cattedrale di Istanbul. Ario al tempo del Concilio di Nicea (325 d. C.) a cui partecipò anche san Nicola, pensava che Cristo fosse un uomo importante, forse anche un profeta, ma non „vero Dio e vero uomo“. Che il Signore ci dia nel tempo dell’avvento, anche e soprattutto la forza di ripensare e meditare il contenuto del Credo, nel quale è presente la professione della nostra fede, professata da quasi tutte le confessioni cristiane, come ci hanno ricordato ieri a Nicea, il patriarca Bartolomeo e papa Leone XIV…

„Sono profondamente grato a Sua Santità Bartolomeo, il quale, con grande saggezza, ha deciso di commemorare insieme il 1700° anniversario del #ConciliodiNicea. Possa Dio ascoltare la preghiera che gli rivolgiamo oggi e concedere che questo anniversario porti frutti abbondanti di riconciliazione, di unità e di pace. #ViaggioApostolico" (Leone XIV, X). 

Nella pagina culturale della FAZ di questa settimana il Prof. Martin Schulze Wessen (insegna Storia dell'Europa orientale e europea all'Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera) sostiene la FAZ nel suo appoggio guerrafondaio nella questione della guerra in Ucraina. Per quanto mi riguarda si tratta di fanatismo puro nella veste scientifico-accademica, di stampo popolare. Il Prof. Martin Schulze Wessen paragona il piano dei 28 punti di Trump con l’accordo di Monaco di Baviera del 1938. Come allora si tratterebbe di un diktat di potenze imperiali contro la povera Ucraina (allora contro la povera Cecoslovacchia), che verrebbe umiliata, solo che allora vi erano almeno qualche attenuanti per l’accordo, oggi nessuna. Insomma questa lezione è l’esatto contrario di quello che pensa il prof. Jeffrey Sachs. Il professore tedesco parla anche della propaganda di Putin è cita come esempi i troll russi (come se Matt Taibbi non ne avesse dimostrato l’inconsistenza) e poi come giornalista filo russo viene citato Tucker Carlson; ovviamente non si deve essere d’accordo con il giornalista statunitense, che tra l’altro intervista tanti potenti della terra, non solo Putin. In un articolo scientifico, seppur popolare, non ci si aspetterebbe però tanto fanatismo. Tucker Carlson è un giornalista occidentale!  Ovviamente è lecito fare un paragone tra l’accordo di Monaco e questo piano di 28 punti, ma a me sembra che non sia molto fantasioso, né originale, piuttosto una fissazione. Ed ovviamente sarà bene ricordare alle superpotenze che possono giustificare il loro potere solo in modo integrativo, anche della dignità di nazioni più piccole… Per quanto riguarda la propaganda russa il prof. Schulze Wessen cita Hannah Arendt: „In pratica, il sovrano totalitario agisce come un uomo che insulta un altro fino a quando tutti sanno che questi è il nemico, in modo da poterlo poi uccidere con la scusa dell’autodifesa“. È probabile che questa frase valga anche per Putin, ma vale anche per l’Occidente guerrafondaio e per il suo delfino Zelensky.

La lettura dell’opera gigantesca di Matthias Kopp sull’eredità cristiana in Irak mi permette di comprendere senza difficoltà anche la situazione di altri paesi del Medio Oriente come il Libano; ovviamente bisognerà differenziare tra una nazione e l’altra, e già all’interno di una nazione, il Libano, due città come Alma al-Shaab (alla frontiera con Israele) e Bcharré (un centinaio di chilometri al nord di Beirut) hanno problematiche ben differenti (cf. Christoph Ehrhardt, terza pagina della FAZ di oggi), ma diciamo che le grandi strutture: rapporto tra sunniti, sciiti, cristiani rimangono le stesse. Come il grande problema di un esodo continuo di cristiani da queste terre, che gli ultimi papi hanno cercato di evitare, rimane il medesimo… Il giornalista della FAZ ha incontrato tra l’altro il sindaco della prima città citata; ne riporta il carattere a livello psicologico, ma non ha alcun accesso alla sua religiosità e al rapporto di rispetto „infantile“ per il Papa - in vero lo stesso che aveva uno dei più grandi teologi degli ultimi secoli, dottore in germanistica, il mio amato Balthasar. 

Infine qualche pensiero su due problemi che vengono discussi oggi in Germania. 1) Sulla riforma della pensione. Accennerei al fatto che non si deve essere egoistici e che quindi dobbiamo pensare anche alle generazioni che vengono dopo di noi (è evidente il motivo per cui i giovani della CDU/CSU si sono ribellati a progetti legislativi che vanno contro i loro interessi); anche l’anno di pensionamento può essere discusso (senza ridurre l’uomo ad un funzionario), ma è anche vero che già ora quello che guadagna mia moglie „netto“ è la meta del suo stipendio „lordo“. „Lo stipendio lordo è la retribuzione totale prima delle trattenute, mentre lo stipendio netto è l’importo effettivamente percepito dal lavoratore. La differenza tra i due è data dalle trattenute fiscali e previdenziali“ (IA). Per me la grande domanda è quanto costa la mobilitazione totale e guerriera e quale influsso abbia per esempio sul tema delle pensioni. 2) Il cancelliere Merz ha giustamente sollevato la questione dell'immagine delle città tedesche. Nei giorni nel quale lo fece - ma la discussione è andata avanti - eravamo in una bella città del nord della Germania, Lüneburg. Passeggiando abbiamo assistito ad una scena, di cui avevo parlato nel diario, in cui alcuni passanti hanno dovuto chiamare la polizia (tra questi io) perché uno straniero dava di matto. Suppongo che in certi quartieri di grandi città la situazione sia ancor più grave. Ovviamente vi è un modo non sano e solo ideologico di porsi queste domande, ma ve ne è anche uno che è doveroso, perché nessuno di noi vuol vivere nel caos - ovviamente per uno come me che vive al margine del bosco si tratta pur sempre di problemi che vedo normalmente da lontano…

Abba nostro…

(Sera) In un articolo di padre Giovanni Marchesi SJ, apparso in volume de „La civiltà cattolica“ dedicato a Maria, il gesuita italiano cita una frase importante del teologo svizzero da „Gloria“: la potenza divina, lo splendore, la Gloria „si manifesta solo tanto quanto è  necessario perché la mano offerta al buio possa essere afferrata con fiducia“ (Balthasar); la gloria non è estetismo, non è trionfalismo, perché passa attraverso la dimensione kenotica, senza la quale non si capisce nulla della teologia di Balthasar. Ovviamente si può anche parlare dello splendore della verginità come fa Padre Marchesi all’inizio, ma anche per questo tema bisogna usare un chiaroscuro. Come dice Balthasar: „la glorificazione di Maria è postuma“. Ed anche noi dobbiamo aspirare ad una „glorificazione postuma“; la vita, per parlare con Jünger, è sempre e solo „avvicinamento“; a volte Dio entra verticalmente dentro il mondo (singolarmente nell’incarnazione del Verbo), ma appunto assumendo la „condizione di servo“ (μορφὴν δούλου). Noi su questo il più delle volte bariamo, insistendo per esempio eccessivamente sul carisma, personale o collettivo! 

(Notte) Questo lunghissimo testo di „Silere non possumus“, a differenza di altri che avevo letto del gruppo, mi sembra davvero interessato a comprendere l’oggetto di cui parla, in questo caso la personalità teologica di Carrón (la bellezza disarmata, la non sufficienza delle leggi per essere un buon cristiano, l’altro come un bene…). Non mi sembra che vi sia qualcosa di sbagliato, ma a me la frase „solo un io rigenerato dall’avvenimento cristiano è in grado di vivere la politica senza idolatria“, manca di quel chiaro-scuro di cui parlavo nel pezzo di diario che ti ho inviato. In fondo questa „esperienza affascinante e ragionevole“ non è quella di chi vive sul serio la  μορφὴν δούλου. Tuo, Roberto 

(Wetterzeube, il 28.11.25; venerdì dell’ultima settimana dell’ordinario) Per quanto riguarda la Trinità, per quanto riguarda Dio Adrienne fa vedere la non sistematicità del tentativo teologico di Origine; da nessuna parte si vede in ciò una rivolta eretica, forse qualche volta un „cattivo umore“, nel senso di delusione di non poter pensare fino in fondo ciò che si ritiene teologicamente necessario. Nella presente meditazione cerco di tenere presente solo alcuni aspetti di quello che imparo da Adrienne. 1) Per quanto riguarda la mediazione del Figlio, Origine la vede come „sua espiazione, la sua vita nel mondo come una somma, non-somma di cammini personali di sofferenza, di purgatori, poiché ha lasciato il „cielo“ del Padre. Il Figlio porta i nostri peccati ed ha la piena comprensione in essi, perché è puro. Ed ognuno di noi, che è stato purificato nel purgatorio del mondo, riceve una partecipazione alla comprensione del proprio peccato, così come c’è l’ha il Figlio“ (Adrienne). In questo pensiero trovo molto interessante l’idea che la purezza permetta una vera comprensione del peccato. 2) Il suo pensiero è effervescente, a volte si spinge troppo in avanti, da qui nascono i „gradini“ nel suo pensiero e il tentativo di sviluppare pian piano certi pensieri. Vi sono dappertutto strutture e balaustre nel suo pensiero, ma direi come „difesa“ dalla propria effervescenza; ma non è l’inventore di quello che Adrienne chiama „il progresso sistematico“ e in altri scritti i „gradini di perfezione“, che non convincono per nulla Adrienne. Quindi in Origene vi sono „gradini“ nel suo pensiero trinitario, nei percorsi del purgatorio nel mondo, nella vita del Signore e dei singoli cristiani, ma per l’appunto contro un effervescenza del pensiero che non gli permetterebbe più di trovare la via giusta. In questo senso anche „il sempre-più-di-Dio viene pensato piuttosto come una continuazione, invece che come cambiamento e conversione; Dio è ciò che continua a svilupparsi, che apre sempre nuove prospettive, che lui vorrebbe seguire fino alla fine. Ma allo stesso tempo sa che non è possibile.“ (Adrienne). Sto pregando in questi giorni una preghiera di Adrienne: „A Cristo attraverso Maria“, nella quale vi è anche il pensiero di cose nuove che accadano e che non avevamo previste e che dobbiamo imparare a vivere come doni del Signore. A me spaventa questo pensiero, ma cerco di pregarlo sul serio, anche nel senso che potrebbe accadere a me, ma certamente accade a milioni di persone, coinvolte in destini che non avrebbero mai desiderato. A me sembra che l’idea dello svilupparsi di Dio di Origene, che secondo me non ha nulla a che fare con il divenire di Dio di Hegel sia un modo per „difendersi“ dalla possibile effervescenza di Dio. Ci vuole tanta maturità per rispondere a ciò con un „Suscipe“. L’atteggiamento ultimo di Origene è „in qualche quello di un bambino, ed è tipico dei primi tempi della chiesa. Origene aderisce fortemente all'idea che Dio sia l'adulto che possiede la piena conoscenza, l'uomo invece è colui che apprende, il bambino, l'immagine che si avvicina sempre più all’archetipo“ (Adrienne). 

Nella dormiveglia della notte ero in Turchia con il papa; ho ripensato al suo discorso alle autorità delle nazioni nel palazzo presidenziale di Ankara, che avevo seguito in inglese in YouTube, già nel pomeriggio. Vatican News mette in evidenza l’invito alla Turchia di essere „fattore di stabilità ed avvicinamento tra i popoli“; nella notte a me venivano in mente alcune immagini usate dal papa: quella del ponte sullo stretto dei Dardanelli, tra l’Occidente e l’Oriente, ma anche se mi ricordo bene tra le due anime della Turchia. Adesso cerco la citazione: „L’immagine del ponte sullo Stretto dei Dardanelli, scelta come emblema di questo mio viaggio, esprime con efficacia il ruolo speciale del vostro Paese. Voi avete un posto importante nel presente e nel futuro del Mediterraneo e del mondo intero, anzitutto valorizzando le vostre interne diversità. Prima di collegare Asia ed Europa, Oriente e Occidente, infatti, quel ponte lega la Türkiye a sé stessa, ne compone le parti e così ne fa, per così dire, dall’interno un crocevia di sensibilità, che omologare rappresenterebbe un impoverimento. Una società, infatti, è viva se è plurale: sono i ponti fra le sue diverse anime a renderla una società civile. Oggi le comunità umane sono sempre più polarizzate e lacerate da posizioni estreme, che le frantumano.“ (Papa Leone XIV). Rileggendo il testo mi sembra importante come il Papa sottolinei il valore della famiglia. „Signore e Signori, ho parlato di “famiglia umana”. Si tratta di una metafora che ci invita a stabilire un collegamento – ancora una volta un ponte – fra i destini di tutti e l’esperienza di ciascuno. Per ognuno di noi, infatti, la famiglia è stata il primo nucleo della vita sociale, in cui sperimentare che senza l’altro non c’è “io”. Più che in altri Paesi, la famiglia conserva nella cultura turca una grande importanza e non mancano iniziative per sostenerne la centralità. Al suo interno, infatti, maturano atteggiamenti essenziali per la convivenza civile e una prima, fondamentale sensibilità verso il bene comune. Certo, ogni famiglia può anche chiudersi in sé stessa, coltivare inimicizie, o impedire a qualcuno dei suoi membri di esprimersi, fino a ostacolare lo sviluppo dei suoi talenti. Tuttavia, non è da una cultura individualistica, né dal disprezzo del matrimonio e della fecondità, che le persone possono ottenere maggiori opportunità di vita e di felicità.“ (Leone XIV).

Il film „Emmanuelle“ (2024) con Noémie Merlant (regia di Audrey Diwan) è la storia di un ispettrice alberghiera in Hongkong - dove tra l’altro c’é stato ieri un terribile incendio (RIP) - e rappresenta bene la cultura individualistica criticata dal Papa e che fa parte del nostro inconscio collettivo; non so se sia „disprezzo del matrimonio e della fecondità“, ma certamente la sessualità è vissuta in modo polimorfe, in tante variazioni che conosco anche da Michel Houellebecq e da tantissimi film e romanzi, anche di fantasia (mi dice Stanzi, che in questi romanzi è la donna che ha più bisogno di sesso): una sessualità in cui l’eccitamento viene provocato da se stessi o guardando altri o in diverse forme polimorfi; nel film, diciamo la coppia più messa in primo piano, quella die Emmanuelle e di un uomo che ha una stanza nel hotel di lusso (Shangri-La Hotels), ma che non usa mai, risponde al tipo della donna bisognosa di sesso nelle sue forme polimorfe e del maschio che ha perso il desiderio sessuale, così che l’ultima scena erotica è tra la donna ed un conoscente del maschio, dove quest’ultimo traduce in inglese solamente quello che Emmanuelle desidera. Quest’ultimo elemento, che nasce forse da una contrapposizione ad un epoca maschilista e che non è presente in  Michel Houellebecq, è che il maschio è solo in funzione dei desideri sessuali della donna. Forse in „Emmanuelle“ c’è una leggera differenziazione…Anche lei è una funzionaria (cf. quello che ho scritto ieri su Kafka), che non ha tempo, ha solo il tempo funzionale al lavoro e ai suoi bisogni immediati, ma che alla fine non fa quello per cui era venuta ad Hongkong e cioè eliminare la direttrice dell’hotel, che non piace più alla direzione, che non si trova sul posto e che desidererebbe che accada al più presto…in questo senso la protagonista si ribella all’aver poco tempo del funzionalismo funzionario. PS Ovviamente si deve tenere conto dello scenario di lusso (aereo, hotel) che quasi nessuno di noi si potrebbe mai permettere…

Il desiderio sessuale probabilmente non viene dall’esterno (dalle immagini, dai film…), ma è dentro di noi e non si lascia probabilmente (anche se le persone sono differenti nei loro bisogni) addomesticare neppure dalla vita della Chiesa o da quella del matrimonio; vi sono asimmetrie nei bisogni, che poi trovano nel mercato delle immagini una certa offerta polimorfe, più o meno volgare. Gesù ci invita a non commettere adulterio, ne esteriormente né interiormente…non so bene come si faccia essere fedeli a questo punto del suo messaggio, ma di Lui mi fido più di tutti, perché è andato per amore dove nessuno mai andrebbe: nell’inferno senza forma! 

Lc 21, [33] Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (ὁ οὐρανὸς καὶ ἡ γῆ ⸀παρελεύσονται, οἱ δὲ λόγοι μου οὐ μὴ παρελεύσονται.).

Abba nostro…

(Dopo la lettura della versione odierna di Banfi) Anche il giornalista italiano mette in evidenza il tema del „ponte“ e fa come sempre un’utilissima sintesi della posta in gioco nel viaggio: „Il primo viaggio apostolico di Leone XIV lo ha portato nella città geo politicamente simbolo del dialogo fra oriente e Occidente: Istanbul. Il suo antico attributo di pontefice, costruttore di ponti, trova dunque un nuovo slancio… Robert Francis Prevost è arrivato ieri ad Ankara, dove ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan {che gli ha detto che ha nel cuore la pace. RG} e subito dopo è andato sul Bosforo. Oggi raggiungerà Iznik, l’antica Nicea, dove avrà un incontro di preghiera ecumenico per il 1700 anniversario del primo Concilio ecumenico. Domani tappa ancora a Istanbul, per la visita alla “moschea blu”, poi dal patriarca ecumenico di Costantinopoli e quindi messa per i cattolici turchi. Domenica dopo aver visitato la cattedrale armena di Istanbul il Papa si trasferisce in Libano, a Beirut, unico paese del Medio Oriente dove i cristiani sono il 30 per cento della popolazione e sono rappresentati nelle istituzioni al pari dei musulmani sunniti e sciiti. Lunedì, 1 Dicembre ci sarà un altro incontro ecumenico e interreligioso. E martedì 2 prima di ripartire per Roma sosta al porto di Beirut, teatro della terribile esplosione del 2020 e messa sul lungomare. …Ai giornalisti sul volo papale Leone ha spiegato: «Questo viaggio in Turchia e Libano ha, prima di tutto, un significato di unità, celebrando i 1700 anni del Concilio di Nicea. E io ho desiderato tanto questo viaggio per quello che significa per tutti i cristiani, ma è anche un grande messaggio nel mondo intero. E soprattutto, la presenza mia, della Chiesa, dei credenti sia in Turchia sia in Libano, speriamo possa annunciare, trasmettere, proclamare quanto è importante la pace in tutto il mondo». E ancora: «al di là delle differenze, al di là delle differenti religioni, dei differenti credi, siamo tutti fratelli e sorelle e speriamo di promuovere pace e unità in tutto il mondo». Unità della Chiesa e coi credenti, fratelli tutti, per la pace nel mondo.“ (Alessandro Banfi). 

Sul fronte della guerra in Ucraina: „E che il mondo abbia bisogno di pace lo conferma l’attualità. Ieri il presidente Vladimir Putin ha dichiarato che il piano di pace presentato dagli Stati Uniti potrebbe fungere da base per un accordo di Pace in Ucraina e ha aperto alla possibilità di un cessate il fuoco se le truppe ucraine si ritireranno dai territori che la Russia reclama come propri. Putin ha però anche definito illegittimo il governo di Kiev e ha dichiarato che, di conseguenza, non ha intenzione di firmare un accordo con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, richiedendo quindi la mediazione della comunità internazionale. Da parte ucraina è arrivata una frenata rispetto al piano che fonti americane consideravano già sottoscritto da Kiev.“ (Alessandro Banfi) - in vero fin dall’inizio della guerra, Zelensky, che era stato eletto con un mandato di mediazione, ha sempre di più visto il suo ruolo come delfino dell’Occidente, non del suo popolo.  

Per quanto riguarda gli armamenti in Europa: „Intanto l’Europa si arma. Repubblica scrive stamane di un piano delle autorità tedesche per trasformare il Paese in un hub per le truppe Nato in caso di attacco russo, ritenuto possibile già prima del 2029. In Francia Emmanuel Macron ha annunciato un piano per l’avvio di un servizio militare nazionale volontario per i giovani tra i 18 e i 19 anni. L’obiettivo sarebbe quello di coinvolgere almeno 3.000 persone entro l’estate del 2026, 10.000 entro il 2030 e 50.000 entro il 2035. Il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato che proporrà un disegno di legge in Parlamento per riformare il servizio militare sempre su base volontaria.“ (Banfi)

Pur con tutta la stima per Banfi, il sottotitolo: „Trump contro i migranti“ è demenziale. Ritengo che si debba prendere sul serio la posizione dei papi ed anche dei vescovi degli USA sul tema, ma contrapposizioni radicale su questo tema non servono a nulla; ed una discussione sulla „remigrazione“ o sulla „migrazione inversa“ deve essere fatta senza offendersi e senza polarizzare.  PS Alessandro mi ha risposto così: Carissimo ti ringrazio sempre per le tue reazioni. In questo caso la sintesi del titolo è il risultato di questa situazione: un afghano già affiliato dalla Cia da anni regolarmente trasferito in Usa per i suoi meriti impazzisce spara e uccide. E per questo Trump setaccia tutte le persone regolarmente in Usa provenienti dall'Afghanistan... Sono qui in Usa per il „Thanksgiving“ con mio figlio (che ti saluta) e leggere le notizie qui mi ha condizionato... un abbraccio

(Tarda mattinata) Anche in „Emmanuelle“ vi è un tentativo di non far vedere solamente l’ambiente lussurioso dell’aero e dell’hotel. Ma in Kafka (Il processo, capitolo VIIc), nella visita al pittore, che si chiama Titorelli (un richiamo al famoso pittore veneziano Jacopo Tintoretto (1518/9 -1554), sul quale credo abbia scritto un libro Sartre), questo riesce in modo realmente impressionante. Già i tribunali si trovavano in un quartiere povero della città, ma dove vive il pittore è „una zona ancora più povera“, „le case sono ancora più buie, i vicoli pieni di immondizie“; la natura (la neve, i ratti) è presente, ma non attrattiva. Si tratta di „neve sciolta“ che si mischia con lo sporco, rappresentato anche dalla presenza di un ratto. La vita diciamo povera, non solo privata, è presente sia nel bambino, che piange e che si trova a pancia in giù per terra e nessuno lo sente, per il rumore. Sia nelle ragazzine, la cui „capo“ è gobba. La realtà della povertà non è presentata in modo romantico, ma del tutto brutale; delle ragazze si parla come di „un mischio tra fanciullezza e corruzione“, la „capo“ è perversa, nel modo in cui solleva il suo gonnellino, spinge con il suo gomito K. e lo guarda. K. non vuole perdere tempo, non spera di guadagnare molto per il suo processo, ma guarda lo scenario di povertà con disinteresse, molto velocemente per tornare al più presto alla banca: „se avesse {.in verità Kafka non usa il congiuntivo RG} anche solo il più piccolo successo, questo dovrebbe influire in modo buono per il suo lavoro odierno nella banca“. 

(Primo pomeriggio)

Ci sarebbe molto da dire sul capitolo VII c (l’incontro con il pittore) ma vorrei per ora analizzare la questione del tempo, a cui anche il Prof. Oschmann dedica grande attenzione. Per Josef K. si tratta in primo luogo dell’atteggiamento della „fretta“: lui vuole fare il più presto possibile per ritornare in banca (vedi sopra); a partire dal momento che il pittore chiude a chiave la stanza, per non essere disturbato dalle ragazzine, il tema del tempo appare più volte nella narrazione. La prima impressione è quella che ha K.  nel sentire il girare della chiave: si ricorda che voleva andarsene al più presto (194). In secondo luogo si rimprovera il fatto di essere rimasto troppo a lungo dal pittore, senza che si fosse parlato davvero della cosa (il processo) (197); già qualche riga dopo si arrabbia con se stesso di perdere così tanto tempo e con il pittore, che ritiene lunatico. Quest’ultimo invece invita K. a prendersi del tempo per riflettere e così per comprendere quale ruolo il pittore, come uomo di fiducia del tribunale (già il padre lo era) può giocare nel processo. Poi gioisce del fatto che K. sia venuto così presto da lui, sebbene il pittore abbia appena accennato, di questa sua competenza, con il fabbricante (per questa figura cf. VII b). Le ragazze, che spiano questa scena dal di fuori o meglio una di esse chiede se K. se ne andrà presto (201). Molto interessante è - lo dico tra parentesi - che anche le ragazzine abbiano a che fare con il processo, in vero tutto ha a che fare con il processo (202). Nel procedere del dialogo con il pittore, che diventa per K. sempre più interessante, perché sembra che abbia conoscenze utili, addirittura più dello zio o dell’avvocato (203), lamenta ad un certo punto di non avere abbastanza tempo per controllare tutto quello che il pittore dice, in modo particolare le tre modalità dell’assoluzione del tribunale: quella reale, ma quella non accade mai e comunque può essere presa solo dai giudici alti, che nessuno conosce, tanto meno il pittore (ma anche l’avvocato poteva solo raggiungere i giudici inferiori). Delle altre due dimensioni ne parlo dopo. La dimensione del tempo gioca un ruolo anche nella stanza del pittore, che quest’ultimo considera il suo atelier, ma che non può essere arieggiata: tutto il tempo spera K. che il pittore vada alla finestra e la spalanchi (209); quando decide di togliersi la giacca, la tiene vicina a sé in modo da poterla indossare subito di nuovo quando il discorso è finito (210) - tra l’altro le aspettative di K sono nel frattempo un po’ diminuite. Il pittore poi spera di ricevere una firma al più presto, forse per la seconda soluzione. Dicevo prima: la prima forma di assoluzione è quella reale, che non accade mai; la seconda un’assoluzione provvisoria da parte dei giudici inferiori, ma che i giudici superiori possono sempre mettere in discussione. La terza, che il pittore ritiene la più probabile, è che il processo cuocia a fuoco basso, insomma che si trascini sempre in avanti, positivo in questa terza dimensione è che non verrà mai una pena. Questo tipo di soluzione richiede, però,  una continua cura di rapporti. In questa ultima variante l’imputato deve presentarsi di tempo in tempo ai giudici. Alla fine del discorso il pittore dice che K ha ragione a prendersi del tempo per riflettere quale soluzione sia per lui adeguata, ma non troppo (219,223). Anche il pittore è infine nel sistema finanziario, che non ha tempo! 

Nessuna anomalia alla mammografia. Deo gratias et Mariae!

(Dopo) Dall’omelia del Santo Padre Leone XIV nella cattedrale di Istanbul vorrei prendere con me alcune cose e pensieri: 1) La sua gioia di parlare con cristiani; nella cattedrale c’era tutta un’altra atmosfera da quella formale nel palazzo presidenziale ad Ankara. 2) L’importanza della professione della fede, che ci permette di non cadere in forme di nuovo arianesimo, per le quali Gesù è forse una persona speciale, ma non è Dio. Non confesso la mia fede, ma la fede della Chiesa! 3) L’importanza del lavoro missionario e pastorale anche nella modalità della piccolezza! 4) La varietà delle confessioni cristiane, che conosco anche dal libro di Matthias Kopp sull’eredità cristiana in Irak. 56) Sono anche molto contento che alla fine dell’omelia abbia usato la parola „Theotokos“ per Maria! 

(Notte) Forse come il padre di Jünger mi identifico immediatamente piuttosto con Papageno che con Tamino, forse anche perché le arie di Papageno sarei capace a cantarle…Comunque sia, nell’opera, più del bel libretto di Emanuel Schikaneder (cf. Mozart, Der Zauberflöte, Bärenreiter Urtext) è la musica stessa che sa esprimere una molteplicità di sentimenti ed atteggiamenti da brividi. Dall’amore intimo di Tamino e Pamina, alla singolarità isterica della regina della notte, alla sapienza di Sarastro, alla gioia esuberante di Papageno e Papagena…Mozart sa far uso di tutto, fino ai pizzicati (nella scena dove Tamino e Pamina posso di nuovo parlarsi; per esprimere il mistero dell’amore e della consacrazione…

(Wetterzeube, il 27.11.25; giovedì dell’ultima settimana dell’ordinario; 63esimo compleanno di mia sorella Loredana e suo marito) «L'inferno. Ha vissuto un'esperienza dell’inferno che si riflette nelle sue preghiere. Da un lato vorrebbe liberare le persone dalla paura dell'inferno, dall'altro vorrebbe amplificare la verità oggettiva dell'inferno in modo tale che nessun essere umano vivente possa più trovarvi posto. Proprio perché non vede nessuno al suo interno, per lui l'inferno è una realtà molto più grande e importante rispetto a chi lo vede popolato. Egli vede in esso qualcosa di così orribile che supera la capacità di sopportazione di una creatura. L'uomo ha spazio nella grazia, anche se essa lo supera infinitamente, ma non nell'inferno. Origene vede in esso il residuo inesauribile dell'ira di Dio. E allora non può fare a meno di vedere qualcosa di buono in ogni uomo. Un qualsivoglia buon sentimento o azione in qualsiasi momento della sua vita. Egli trasferisce questa visione in misura infinitamente maggiore a Dio. Ha la sensazione che se noi riusciamo a trovare un briciolo di bontà nei malvagi, Dio lo farà ancora di più. (Adrienne su Origene) - Vorrei prendere sul serio la sfida di Sequeri sull’ironia di Gesù (ho appena visto un suo video in Instagram), ma credo che questo pensiero di Origine vada preso del tutto sul serio; Origene stesso conosce l’ironia, ma su questo punto dell’inferno abbiamo fatto errori troppo grandi, anche persone grandi hanno fatto errori troppo grandi (Agostino…). Ovviamente bisogna evitare l’eresia della ἀποκατάστασις come gnosi, ma dobbiamo prendere del tutto sul serio la „speranza per tutti“ e qui possiamo imparare da Origene, anche come lo presenta Adrienne, moltissimo. 

Nel suo libro su Kafka, Oschmann cita alla pagina 131, nota 258, una frase di Max Weber, come commento a „Il processo“; il grande sociologo tedesco pone la differenza tra funzionario e uomo; la discussione sulla procrastinazione dell’età per andare in pensione in fondo non è altro che la riduzione dell’uomo a „funzionario“. La riduzione del lavoro a quello di un funzionario. E per quanto riguarda le generazioni dopo di noi? C’è una soluzione: la cessazione della mobilitazione totale e guerriera! Poi avremmo soldi anche per la pensione delle generazioni dei nostri figli e nipoti.

Abba nostro… 

(Primo pomeriggio) Josef K. (Il processo di Kafka) si trova di fronte ad un compito, che nella spiritualità ignaziana è presente come confessione riguardante tutta la vita. Ma Josef non è cristiano, e quindi dovrebbe scrivere un grande resoconto della sua vita; di questo non è capace, come non è capace di un reale: νῶθι σεαυτόν. Questo tentativo provoca in lui vergogna e disperazione. Non vi è alcuna speranza. Al lavoro, come si vede nella scena con il fabbricante (VII,b), non è più concentrato, non è capace a vivere il tempo solo nella funzionalizzazione della carriera di un funzionario (futuro senza passato e presente); apre la finestra, pensa al processo, perde tempo prezioso, mentre il direttore aggiunto gli ruba i suoi clienti. Nel processo non fa passi avanti, anche perché secondo me non è possibile fare passi avanti nel sistema funzionario, si potrebbe interrompere il processo con un reale νῶθι σεαυτόν (ma questa possibilità non è prevista nel romanzo). La colpa ha a che fare con il passato e con la vita privata, ma di questo non si sa nulla (quale colpa?), solo che il mondo dell’amministrazione ha occupato tutta la sua energia e il rapporto privato con se stesso è quello di un adolescente, sebbene abbia 30 anni, nel quale si trova confrontato con i suoi bisogni (sesso). In questo, anche in questo Kafka è profetico: la nostra società, che Byung Chul-Han chiama trasparente e pornografica e che Kafka presenta, per usare le parole del Prof. Oschmann, come „una società funzionale e in questo senso differenziata della mobilità sociale“ (Oschmann, 145) é una società adolescenziale. Questo crea uno „spazio-tempo di non libertà massimale ed estraneità“ (Oschmann, 144); è chiaro che in questo mondo, senza controllo lo si è apparentemente solo nei bisogni, ma è chiaro che la struttura della prostituzione non risolve il problema della ricerca di senso (e questo mondo di prostitute è pieno di controlli), come non lo può l’industria pornografica; io vedo in me questa dimensione adolescenziale (ed io ho 65 non 30 anni) e quindi la capisco in Josef K. La differenza consiste nel fatto che io non ho mai lavorato totalmente funzionale al sistema…

(Wetterzeube, il 26.11.25; mercoledì dell’ultima settimana dell’ordinario; credo sia il compleanno di Mons. Negri) Ci sono grandi padri della Chiesa come Atanasio, che insieme ad una parte del popolo santo di Dio, difende la fede autentica (quella che corrisponde al cuore di Cristo come lo avviciniamo nel NT), in questo caso contro l’arianesimo, anche se quest’ultimo ha infettato l’imperatore stesso o una parte dei vescovi, di lui ha parlato papa Leone XIV nella sua lettera apostolica, uscita per il suo imminente viaggio in Turchia (Nicea) e Libano, sull’unità della fede. Da sempre ho avuto un’istintivo amore per sant’Atanasio. Vi sono anche altri grandi come Origene (ca. 185-254), che forse non hanno saputo tenere un equilibrio ecclesiale fino in fondo, ma per i quali ho un altrettanto istintivo amore e che teologi che ho letto ed amato nella mia vita, come padre de Lubac (che ha scritto sul modo di leggere la Bibbia di Origene) e lo stesso Balthasar, hanno saputo integrare nel loro amore per la Chiesa. Adrienne c’è lo presenta in 5 passi: il lavoro, la dimensione personale, il prossimo (di cui parlerò in questa meditazione), l’inferno e la Trinità e due preghiere (di cui parlerò in una prossima meditazione o in due successive meditazioni). 1) Il lavoro. Questo non è unitario. Vi sono momenti di aridità di mezzo. Il suo lavoro si articola in due fasi: quella creativa e quella di approfondimento. Quella creativa è più „spiritosa“, nel senso di ripiena dello spirito, anche di osservazioni umoristiche e divertenti. Ma non si prende il tempo di ripensare tutto nella seconda fase più fondata. Non ne ha voglia; cosa che comprendo bene; io rileggo sempre tutto quello che scrivo, abbastanza attentamente, ma il lavoro di redazione sintetico di tutto quello che ho scritto, ripensato in preghiera, credo sia oltre le mie forze. Origene prega con grande uniformità ed anche con l’intenzione di chiedere chiarezza per il suo lavoro, ed io lo faccio con lui; ma la cosa che più mi interessa è il modo con cui si rapporto con altri pensatori. Lessi queste pagine di Adrienne già nell’aprile del 2014 e già allora mi impressionò molto questo punto: «Ha letto molto, è sempre aggiornato su tutto, è molto colto. Ma le cose acquistano valore per lui solo dopo che le ha digerite e assimilate. Ad esempio, non è in grado di criticare direttamente un pensatore. Deve prima interiorizzarlo e solo allora può prendere posizione. Non è un polemista nato, non è in grado di attaccare gli altri dall'esterno. Deve appropriarsi di ciò che è estraneo e poi valutarne il valore.» (Adrienne su Origene). Questo è per me un programma di vita. È probabile che nella lettura di autori che non conoscevo, come qualche anno fa Ernst Jünger o ora Thomas Mann, che io usi alcune categorie, come „mobilitazione totale“ (Jünger) o „democrazia retorica“ (Mann) in un modo non del tutto filologicamente preciso, ma non perché non voglia, ma forse perché nell’approssimazione di ciò che mi è estraneo, posso solo farlo solamente se provo davvero ad interiorizzarlo, e questo non accade in me senza mettere in gioco il mio essere-me-stesso. Comunque io non leggo nessuno delle cose di rango con un atteggiamento di polemica: „Il polemista contrappone affermazioni opposte, verità contro verità. Origene discute tutto nell'ambito di un'unica verità, di cui ogni affermazione vera è parte integrante.“ (Adrienne). E con Alberto Methol Ferré, come l’ho conosciuto attraverso l’intervista che gli fece Alver Metalli, direi che in tutto vi è un momento di verità! 2) La dimensione personale. Imparo da Origene a non essere mai vendicativo, ne ricolmo di risentimento; non se se mi riesce sempre; ma questo è il mio ideale. Quando riconosco che qualcosa o qualcuno ha valore mi riesce bene e anche se lascio cadere alcuni rapporti, nel senso che non me ne occupo più, non chiudo mai la porta per sempre. Come Origene le mie giornate sono ricolme, basta dare anche solo un occhiata ai miei diari; e questo non mi permette (forse un po’ lo faccio con gli articoli in Substack) di dedicarmi con calma ad un solo tema. Grazie a Dio ho la mia famiglia che mi da stabilità, ma capisco bene quello che scrive Adrienne: «Se avesse avuto un vero amico con cui potersi riposare, avrebbe ritirato alcune delle sue idee errate. Per quanto gli sembrasse umoristica la sua difesa, sarebbe stato comunque disposto a ritrattare con amore. Se solo avesse saputo nei confronti di chi. In un certo senso è un bambino. Se gli si fosse parlato con amore, avrebbe capito quasi tutto e avrebbe preferito il grande servizio di Dio" (Adrienne su Origene). Questo mi accade un po’ con Adrian e Renato, un po’ per i temi di attualità con Alessandro. Stanzi non è filosofa, mi da stabilità in altro senso. 3) Il prossimo. Devo dire che su questa tema, spontaneamente, mi vengono in mente le frasi umoristiche di un romanzo di Walker Percy: non amo il mio prossimo, piuttosto dice Percy: le belle donne, il whisky, le pubblicazioni e al quarto posto Dio. Non so neppure come insegnante se ho amato i miei allievi (questo lo ha fatto Gianni Mereghetti), ormai sono diventati un collettivo anonimo; ho amato certe persone, con Leo sono amico, con Erik sta nascendo un amicizia; ma perché loro hanno rango. Insomma perché sono intelligenti. Ed anche alcune ragazze/i nella Gemeinschaftschule mi piacevano perché erano umanamente „spiritose/i“. Chiedo al Signore, anche con l’intercessione di Origene di perdonare questo mio atteggiamento. Origene «è consapevole del proprio errore e in fondo espia continuamente la sua mancanza di amore costante» (Adrienne su Origene).

Abba nostro…

(Tardo pomeriggio) La pista interpretativa del prof. Oschmann mi ha aperto un accesso reale al romanzo „Il processo“ di Kafka. Mi sembra che il punto nodale sia la mancanza in Josef K. di un reale: νῶθι σεαυτόν (Erkenne dich selbst). Cosa sappiamo di lui? Che ha trent’anni, che ha fatto velocemente carriera come procuratore; non ha un reale vita „privata“ o forse meglio „personale“ e conosce solo il tempo nella modalità della „velocità“, „funzionalità“; quando arriva il processo è costretto a frenare o comunque a perdere quel tempo che gli avrebbe permesso di salire ancor di più nella scala della carriera. È un funzionario che viene costretto dai funzionari del processo al νῶθι σεαυτόν! Proprio questo lavoro non è capace a farlo, perde tempo prezioso: nella banca non è più efficiente, nel processo non sa bene cosa fare, il suo sfogo sono le donne che conosciamo per nome (non tutte), mentre degli altri conosciamo o la funzione o il cognome. Comunque con cognome (la signorina Bürstner), con nome (Leni, Elsa), con definizione (la donna del servo dell’ufficiale giudiziario), esse vengono percepite solo come oggetto di desiderio o lui stesso è loro oggetto di desiderio. Questo è ovviamente solo un surrogato del νῶθι σεαυτόν. In qualche modo conosce il suo desiderio sessuale, ma questo non basta. La figura dell’avvocato (ancora un altro funzionario) nel settimo capitolo non contribuisce minimamente all’unico modo nel quale si potrebbe vincere questo processo: non attraverso conoscenze, ma attraverso il νῶθι σεαυτόν. Il mondo privato potrebbe portare delle sorprese, che lui non vuole, per questo non vuole nulla a che fare con la 17enne Erna, sua cugina. Una volta alla settimana va da Elsa per i suoi bisogni sessuali. Ma tutto è regolato: il lavoro nella banca e le notti da Elsa. In un certo senso la logica del lavoro è quella di una fatica che si fa con un oggetto conosciuto o semi conosciuto. Quando preparo il seminario di Kafka per la seduta con il prof. Oschmann so ciò che accade (almeno formalmente), se vado dal dottore non so quello che mi aspetta o per lo meno potrebbe esserci una sorpresa. Il vero atteggiamento di preghiera consiste nel vivere anche le sorprese come cose che si possono interiorizzare come volontà di Dio; questa dimensione non c’è nel romanzo. L’unica analogia religiosa mi sembra l’età di 30 anni, nel quale Josef k subisce il suo processo e Gesù comincia a predicare pubblicamente. Questa sua vita pubblica lo porterà anche ad un processo; entrambi i processi finiscono con un’esecuzione; nessun funzionario, giudaico o romano può aiutare Cristo. Nessuno può aiutare Josef K. Più di ciò non credo si possa insistere sull’analogia…Cristo è Signore dell’ora, Josef K diventa sempre meno signore del tempo…

(Sera) Probabilmente tra l’aprile e il giugno del 1798 Hölderlin scrive questo epigramma, nel quale mette in pratica un consiglio di Goethe: „scrivere brevi poesie e scegliere per questo lavoro un oggetto umanamente interessante“. Ecco una mia traduzione dell’epigramma: 

Prima ed adesso

Quando ero giovane, ero felice al mattino / e piangevo alla sera; ora che sono più vecchio, / inizio la giornata con dei dubbi, ma / la finisco in modo sereno e tranquillo.

Alla mattina c’è la meditazione cristiana che mi dona felicità e forza per il giorno, tuttavia anche la sera ha la sua serenità e tranquillità. Alle volte o dubbi, qualche risentimento, a volte piango, quando la Jojo e David hanno perso il bambino, per esempio. Tutto sommato comunque sono meno armonico del mio amico Hölderlin. E voi che pensante dell’epigramma? roberto.graziotto31@gmail.com 

(Wetterzeube, il 25.11.25; martedì dell’ultima settimana dell’ordinario) „La parabola dei „talenti affidati“ non deve indurci a considerare il dono nel senso cattivo del termine come „imprestato“, al cospetto del quale, visto che non appartiene a me stesso, posso ancora una volta ritirarmi come amministratore, come se potessi dispensarmi dall’offerta di me stesso. Nell’impegno di ciò che mi è stato imprestato non metterei in gioco ´me stesso, rimarrei un osservatore, che ovviamente più tardi dovrà dare conto, ma che tuttavia non ha osato mettersi in cammino a partire dalla proprio intimità. Al contrario di ciò il Vangelo ci vuole dire: „non fraintendere ciò che è stato consegnato a te stesso, come dono dell’essere della tua vita, come una proprietà da possedere, sul quale (come su un esso) il tuo io sta come uno che può arbitrariamente disporre della sua proprietà. Il dono ti è stato affidato e concesso, e riguarda la tua libertà, che si mette in gioco lei stessa in ciò che le è stato affidato, che è chiamata, in quanto libertà, ad operare. Non ridurre il dono della libertà in un possesso acquisibile, non seppellirlo, non ucciderlo, compilo andando come ciò che è, la tua vita! Sii la forma di questo contenuto e lascia che questo contenuto diventi la forma della tua esistenza“ (Ferdinand Ulrich, Talenti, edizione tedesca, 45-46). Abbiamo passato pomeriggi interi a parlare di questo (della forma della vita), non solo filosoficamente, ma parlando dell’educazione dei nostri figli, del mondo con cui ci rapportavamo agli altri e a noi stessi, abbiamo festeggiato il compleanno dei nostri bambini con lui, insomma lo abbiamo visto in opera questo programma di vita fino al suo letto di morte. Ferdinand Ulrich era ciò che scriveva. Quello che mi impressiona in Ernst Jünger, e in un certo senso nel suo libro sulla droga (volume 13esimo dell’opera omnia) ancora più dei suoi scritti filosofici (volume nono dell’opera omnia, che mi ha donato tantissimo: categorie decisive come la mobilitazione totale),  è come lui faccia un lavoro serio sulla sua vita, raccontandone anche le cadute (o meglio gli avvicinamenti), con una libertà, come dicevo ieri, che non sopporta alcun monopolio sacerdotale su di essa. L’obbedienza a cui mi invita SPN non è questa, ma è una consegna radicale e libera (con grande animo y liberalidad) della mia vita per ricevere l’amore, senza il quale la vita stessa si riduce ad un surrogato. Ho scelto Maria piuttosto che Satana! Non sono l’esplosivo di cui parla Thomas Mann nella figura di Nafta nella „Montagna incantata“. Non ho mai preso droghe nella mia vita, ma non ho neppure dovuto rielaborare una guerra tremenda come quella prima guerra mondiale che Jünger ha saputo raccontare, avendola vissuta, in tante modalità diverse. Mi sono lanciato in diverse avventure, l’abbandono della via ecclesiale dal 1980/1 al 1987/8, dentro questo tempo mi sono sposato con una ragazza Paola (nel 1982), un matrimonio che dopo la chiesa dichiarerà nullo, per mia immaturità. Quando conobbi Stanzi nel 1987 il rapporto matrimoniale era già cessato; Paola aveva conosciuto un ragazzo che le dava di più; Stanzi mi chiese di dare un taglio netto a questo rapporto e lo feci. Nel 1992 comincerà il grande cammino matrimoniale di quella che divenne la piccola famiglia con Jojo (1995) e Ferdi (1998). Non so più bene quando, ma credo nel 1991, conobbi Ulrich. Da un certo punto di vista ero ancora un giovane uomo immaturo e nel primo incontro Ulrich mi  disse, con una durezza, che poi non ebbe più con me, che dovevo inginocchiarmi di fronte a Dio e chiedere perdono; non lo fece in forza di un monopolio sacerdotale (tra l’altro in un certo senso formale lui non lo era sacerdote), ma come un amico più adulto che porterà fino alla morte il peso della riuscita del nostro rapporto matrimoniale. E dal cielo non ci ha lasciato orfani. Anche con Stanzi si sviluppò una grande amicizia. Che non cessò neppure quando nel 2002 ci siamo trasferiti qui in Sassonia-Anhalt, lasciando la Baviera. Il lavoro nella scuola e l’educazione dei nostri figli prese tutta la nostra energia, ma Stanzi negli anni si impegnò in almeno due rapporti, per cercarne di salvarli dall’abisso; entrambi i tentativi fallirono. Ovviamente non sappiamo cosa sono in Dio.Il lavoro più grande di educazione dei nostri bambini lo ha fatto lei e questi due rapporti-salvataggio li fece quando i nostri figli erano già adulti ed in parte non abitavano più con noi. Nella scuola ho messo in atto con Stanzi proposte come il viaggio nelle Dolomiti (filosofico e religioso), abbiamo trasformato quello a Malta (per i ragazzi della nona classe), da un viaggio linguistico-culturale (pensato da Burkhard) in una proposta anche cristiana, dopo Rainer ed un anno gestito da Stanzi ho assunto la responsabilità del viaggio in Armenia. Anche la Juventusfest, per l’ottava classe, è stato un impegno grande in modo particolare con i genitori che formavano il team organizzativo, un impegno di libertà per superare la festa solo laica della Jugendweihe. Nel mio insegnamento ho spaziato tra filosofia, religione e latino (qualche volta anche storia) mettendo in gioco me stesso, non solo un metodo. Forse non ho sempre rispettato, intimamente, ma anche perché forse non è possibile la distinzione tra eros ed agape. Altre cose le ho già scritte nei miei diari, non le ripeto. Ed ora sono in pensione è devo formare l’ultimo passo della mia vita. Lo faccio in dialogo con alcuni autori e in modo particolare con mia moglie. 

Abba nostro…

(Dopo la lettura dell’attualità attraverso gli occhiali di Banfi) Da un certo punto di vista mi sembra interessante la notizia, che Alessandro da en passant, del fascino che prova Donald Trump per il nuovo sindaco di New York Zohran Mamdani. In vero anche se non lo dice nessuno, a parte una contessa bavarese, Trump è stato capace di integrare nel suo team persone per nulla di origine „repubblicana“, quindi che possa trovare attrazione per una figura vincente come Zohran Mamdani non mi stupisce. 

Dalla situazione delle carceri in Bagdad, che citai nel mio articolo per la Communio americana nel 2003, sul tempo di guerra, in cui erano coinvolti soldati statunitensi, a quelle israeliane, nelle quali probabilmente vengono violentate donne palestinesi, vediamo in atto una costante che ha che fare con la miseria umana. „Dalle cronache su Gaza, oggi articolo choc della Stampa sulle violenze alle donne palestinesi. Scrive fra l’altro: «Le associazioni per i diritti umani hanno iniziato a ricevere testimonianze nelle quali si descrivono sistematiche violenze sessuali e torture a sfondo sessuale nelle prigioni israeliane. Tutto documentato dal Palestinian Centre for Human Rights (Pchr) di Gaza e confermato da avvocati palestinesi. Dalle testimonianze emergono nudità forzata, stupri, aggressioni con oggetti e animali, minacce di stupri per i familiari e filmati di prigionieri in situazioni degradanti. Israele smentisce la tortura sistematica e dice di agire in conformità alla legge, ma le testimonianze sono coerenti tra loro e sollevano domande di grave entità su quello che accade dietro le mura delle carceri».“ (AB). Ovviamente qui dal „camminatore nel bosco“, nel centro della Germania, non si può pretendere che possa controllare le fonti. Ma vedo comunque che con grande probabilità abbiamo a che fare appunto con una costante della miseria umana…io credo che la genialità del grande libro sulla droga e sulla dipendenza e sul bisogno di esuberanza e in un certo senso anche di volgarità, ma in genere di perdita di controllo di Ernst Jünger sia molto importante, perché bisogna avvicinarsi a questo tema in modo non moralistico. Non dico che si debba pretendere da tutti un atteggiamento di confessione, che per il cristiano è importante. Ma un avvicinamento al tema, tenendo conto che la volgarità, che il bisogno di sesso, anche in queste modalità perverse fanno parte dell’uomo -  non è che ci siamo dimenticati noi cattolici che abbiamo avuto uno scandalo di pedofilia gigantesco. Perlomeno, io non me ne sono dimenticato. Ed è chiaro che la guerra con la sua brutalità, con il confronto con nemici, con cui si ha in comune un inconfessato bisogno di perversione (i terroristi di Hamas non si sono comportati in modo diverso con le donne israeliane), richiede un avvicinamento sensibile a questo tema. Sensibile non vuol dire accondiscendente. I bordelli, comunque, erano pieno anche quando si rischiava la sifilide, la perversione ormai fa parte dell’inconscio collettivo - certo non ne devono pagare il prezzo le donne, israeliane o palestinesi che siano. Nella sua cristologia Balthasar dice che il prezzo ultimo dell’amore è l’assenziente essere abbandonato da Dio da parte di Cristo. Noi cristiani dovremmo cercare di partecipare al pagamento di questo prezzo, che è grazia pura; ma gratia non tollit naturam, noi stessi ci troviamo nel bel mezzo di un bisogno di volgarità e perdita di controllo. Chi dice il contrario, mente! Anche se le forme della perversione sono molteplici e non hanno tutte a che fare con il sesso. Che Dio ci aiuti! 

Caro Renato, c'è una categoria che mi sta molto a cuore di Ernst Jünger ed è quella dell’“avvicinamento" e vi è una categoria teologica che mi sta molto a cuore ed è quella dell'atteggiamento di confessione…in un certo senso si può avere un atteggiamento di confessione non solo personale, ma anche collettivo, come pensava Charles Peguy. Quindi capisco molto bene l'esigenza di una riflessione che non riguardi solo la psicologia, ma la realtà; la realtà, però, è complessa e „gratia perficit naturam non tollit“; per cui è necessario avvicinarsi ai temi non con un atteggiamento dogmatico o moralistico…è interessante che dei miei articoli di Substack uno che è stato aperto per più di 800 volte era quello in cui parlavo del bisogno di una grande nazione di essere tale, della salvaguardia della sua grandezza. Per questo motivo non è possibile pensare alla realtà, senza tenere conto delle forze imperiali.; in esse sono presenti anche le forze morali, nel senso del „bonum diffusivum sui“, per quanto riguarda il tentativo di pace statunitense il professor Jeffrey Sachs (vedi mio diario di ieri) ha ripetuto una cosa che si può dimenticarla e ripetere all’infinito il contrario, ma rimane il fatto che la grande nazione russa ha dei bisogni di cui bisogna tenere conto….il tentativo in 28 punti teneva conto di questi bisogni, secondo il professore della Columbia,  quello in 19 di questa mattina ho dei dubbi che ne tenga più conto. Ma questo vuol dire semplicemente procrastinare la guerra all’infinito. Ovviamente non abbiamo a che fare solamente con una dimensione geopolitica ed imperiale…tutto quello che scrivi sull'Armenia è un atto di amore nel senso del bonum diffusivum sui e di questo Dio ne terrà conto. Anche nella seconda guerra mondiale, il bene non stava tutto da una parte. Quale parte? USA Inghilterra e Unione sovietica erano una parte? E i tanti soldati tedeschi che sono morti con un senso buono di appartenenza al proprio popolo? E quel soldato tedesco che portava la mia mamma di quattro anni all'asilo ogni mattina? E il mio nonno fascista a cui i comunisti sputavano in faccia davanti alla sua bambina, dopo la fine del Ventennio? E l'infinito dolore di milioni di giovani morti, a qual si voglia nazione essi appartenessero? Cristo ha salvato il mondo, lui che era senza peccato, diventando peccato: la formula non è mia, ma di san Paolo! Tuo, Roberto 

(Primo pomeriggio) Il sesto capitolo de „Il processo“ (Kafka), „Lo zio, Leni“ è un capolavoro di perversione erotica e famigliare. Lo zio di Josef K., non è meno „violento“ di quello di Karl Rossmann, ne „Il disperso“. Quest’ultimo lascia cadere il nipote, per una sciocchezza o perché Karl non ha completamente annientato il suo essere-se-stesso andando con un amico dello zio nella sua casa al di fuori di New York, mentre lo zio non era del tutto d’accordo sebbene non si fosse opposto con chiarezza a questo desiderio del nipote; lo zio di Josef è super premuroso, ma nel senso della difesa del buon nome della famiglia. Arriva nella banca come una furia, prende con sé il nipote e va da un avvocato malato, suo amico, ma che in vero più che malato non vuole ricevere visite di cortesia; dall’avvocato malato „Huld“ - che „risorge appena capisce che si tratta del processo - c’é il direttore della cancelleria; tutti sanno del suo, di Josef, processo, tutti sono disposti ad aiutarlo, ma Josef ha occhi solo per Leni, l’infermiera dell’avvocato, lo zio pensa che sia la sua amante; quest’ultima getta un piatto contro la parete in modo che Josef venga da lei, lasciando i tre signori da soli; poi alla fine da le chiavi della casa a Josef, che può venirla a trovare quando vuole  e sostituire lei alla prostituta Elsa, che Josef visita una volta alla settimana. Durante la scena i due sono a contatto stretto dei loro corpi, questa volta è lei, a differenza della scena con la signoria Bürstner (capitolo II), a morderlo nel collo e a baciarlo. Prof. Oschmann nel suo commento, dice ad un certo punto, che Josef non sta facendo quel lavoro proprio all’uomo che consiste nel „conoscere se stesso“ (Libertà ed estraneità, 128); ed in vero non vi sono barriere - intelligere significa discernere; tutti i rapporti sembrano apparentemente formali: ma lo zio arriva come una furia nella banca, Josef salta addosso ad una vicina che appena conosce; così fa Leni, così si chiama l’infermiera-amante, con una persona che ha appena conosciuto. Tutto è in un certo senso trasparente, tutti sanno del processo, i rapporti sono del tutto aperti, trasparenti, in un certo senso perversi. Una geniale profezia di ciò che Byung Chul-Han chiamerà la nostra società trasparente e pornografica…incapace di alcun discernimento…

Caro Renato, avevo sentito domenica l’omelia del Papa sulla musica in Chiesa, e mi aveva impressionato molto quanto disse contro l’esibizionismo. Credo che l’invito di Muti, anche se ad un altro livello, ha anche a che con il fatto che il maestro italiano non è un esibizionista, ma per l’appunto un maestro. Questa Messa di Cherubini mi interessa tantissimo - non la conosco. Bellissima anche la citazione di Agostino: cantare amantis est. Personalmente sono del tutto d’accordo con Muti, che dobbiamo evitare concitazione e velocità per la velocità, gridi per i gridi nella musica. D’accordo anche su don Giovanni: alla sera nelle ultime notti ho ascoltato, „Le nozze di Figaro“ ed ora „Il flauto magico“, il prossimo sarà di nuovo „Don Giovanni“. Bellissimo il: credente si, baciapile no! Sul creatore e sull’energia spirituale dell’universo la pensa come Jünger, ancora prima della sua conversione. Molto bello anche il: La musica non è comprensione, ma rapimento. Infine bisognerà pur scegliere tra Kant e la musica. Grande Dante: „E come giga e arpa, in tempra tesa / di molte corde, fa dolce tintinno / a tal da cui la nota non è intesa, / così da’ lumi che lì mi apparinno / s’accogliea per la croce una melode / che mi rapiva, sanza intender l’’inno“ (Paradiso XIV, 118-123). Come dice Muti: si è rapiti, senza intendere… Grazie, R

(Pomeriggio tardo) Benedetto XVI. Dall’urologo (visita annuale) ho letto il capitolo di Matthias Kopp sugli anni 2006 e 2007 in Irak e sul ruolo di Benedetto XVI in questa aerea del mondo. Io ho preso tanto sul serio il pontificato di Papa Francesco ed ho interiorizzato alcuni suoi giudizi, che mi fanno tanto bene (spesso li cito nei miei diari). Allo stesso tempo penso che si debba ancora ereditare il grande lavoro teologico di Papa Benedetto XVI. Le sue encicliche su Dio amore, sulla speranza cristiana e sulla giustizia sociale sono di grande valore. Le sue omelie e catechesi sono una vera e propria enciclopedia cattolica sui santi. Per quanto riguarda il suo discorso a Ratisbona, rivendico come giusta la possibilità di tenere un discorso accademico, anche sull’Islam e questo anche se forze estremiste nel mondo islamico non vogliono. Comunque per quanto riguarda l’Irak ed in genere il Medio Oriente (ma non solo) vale che la correlazione tra impegno per la verità come anima della giustizia, come diritto alla libertà e come cammino di perdono e riconciliazione è un’eredità che dobbiamo prendere sul serio; come l’impegno di papa Benedetto per la libertà di religione e per la profezia della pace; come l’annuncio della comunione nel dolore come via per camminare insieme e per comprendersi; come il suo no all’esodo dei cristiani. Questo programma di „civilizzazione morale“, che C.S. Lewis chiama „Tao“, non è da confondere con la civilizzazione della retorica democratica che ho criticato ultimamente in dialogo con Thomas Mann. 

(Wetterzeube, il 24.11.25;  lunedì dell’ultima settimana dell’ordinario) Il 22.11. abbiamo festeggiato santa Cecilia (+ ca.230); lei è molto pura e così per me non è semplice avvicinarmi a lei con sincerità, ma lo faccio volentieri, perché sono attratto da lei, come anche da Maria Goretti. Poi Stanzi, sebbene come madre e non come vergine, è molto più pura di me, quindi mi trovo in questo incontro con Cecilia, in una situazione che conosco quotidianamente. Faccio alcuni passi. 1) Adrienne dice che „mitezza e gentilezza sono espressione di tutto il suo essere“ - chiedo al Signore di essere più mite e più gentile, come espressione di tutto il mio essere e non come una verniciatura psicologica. 2) „Non desidera vedere Dio nella preghiera; le basta che Dio è {non „sia“} e che lo possa amare e stare continuamente a sua disposizione. Se Dio vuole qualcosa da lei, lei è presente. Come nella stanza accanto“ (Adrienne). Se Dio è in viaggio, se Dio si nasconde come ho imparato negli ultimi giorni allora corrisponde ad un vero atteggiamento di preghiera non forzarne la visione. Cecilia ha tante visioni, ma non le forza. „E poiché lei ama così tanto Dio, non desidera sapere, cosa fa e cosa pensa. È sicura che si farà vivo se ha bisogno di lei“ (Adrienne). Anche Ulrich dice qualcosa di simile: non dobbiamo continuamente appiccarci a delle dimostrazioni che Colui che è in viaggio non è morto, come pensa Nietzsche. È in viaggio, quindi nascosto a noi, come pensa Pascal. 3) Il tempo del pensionamento è anche un tempo in cui la morte si avvicina. Ovviamente non so quando sarà. Vado in palestra, perché la vecchiaia non sia solo un deperire.Ma è chiaro che il prossimo passo non sarà un nuovo lavoro (non vedo realisticamente che qualcuno abbia bisogno di me; il mio lavoro è il diario, sono le mie letture e qualche gesto caritativo, qualche servizio per la Chiesa), ma per l’appunto „la morte, che tu mi permetterai di morire“. Ti sai che ho paura, Signore, se Cecilia stessa aveva paura e prega: „Tu vedi che sono una donna debole e che quindi non mi sarà forse {per me certamente} risparmiata la paura. Ma ti chiedo, e ti chiedo con la potenza che mi dona la promessa che Ti ho fatto {per lei la verginità, per me il matrimonio}: permetti che muoia secondo la tua volontà e che possa far vedere alla tua Chiesa fino all’ultimo momento come Ti amo e che ricevo la morte in alcun altro modo che nell’amore che ho per Te e nella disponibilità di fare la tua volontà“ (Cecilia, attraverso Adrienne). Fai che la mia morte, quando sarà, sia una benedizione per i miei e per la Chiesa e non solo espressione naturale di assenso (tutti dobbiamo morire) o paura a seconda del carattere che si ha. Amen! 

Giustamente pensa Alessandro Banfi che la posizione, secondo me un po’ banale, di Jürgen Habermas  sulla guerra in Ucraina sia degna di essere sottolineata, perché non appoggia il riarmo tedesco! In questo è un vero socialdemocratico, che in fondo erano sempre contro la guerra. 

A proposito della mia richiesta di essere più mite e più gentile come espressione di tutto il mio essere; Renato mi ha mandato un suo testo in cui si parla della figura de „La casa di Matrjona, di Aleksandr Solženicyn“: Matrjona, per l’appunto una donna semplice e quasi marginale. Credo che si possa essere davvero miti quando ci si considera come marginali. Aleksandr Solženicyn fa dire alla gente di lei così: «Era sporca; non si curava delle masserizie; non teneva neppure il maiale…Stupida, aiutava gli estranei senza compenso…
Persino della sua cordialità e semplicità si parlava con sprezzante commiserazione.» Il testo di Renato commenta: „Questa è la voce del mondo: la voce che non capisce il bene mentre lo guarda vivere.“ E Solženicyn scrive la frase decisiva: «E soltanto allora mi emerse dinnanzi l’immagine di una Matrjona che non avevo compreso.
Le eravamo vissuti tutti accanto e non avevamo compreso che era lei il Giusto senza il quale – come dice il proverbio – non esiste il villaggio.
Né la città. Né tutta la terra nostra.»Il Giusto: non uno giusto, ma il Giusto. L’indispensabile. Colui che tiene insieme ciò che altrimenti si disgregherebbe.“ Questo è davvero un pensiero grande, che Renato riferisce a Camillo Ravasi, che io non so chi sia. „Camillo Ravasi, nella sua Desio, è stato qualcosa di sorprendentemente simile. Anche lui — permettetemi — non allevava il “maiale”. Cioè non accumulava, non tratteneva, non viveva per sé. Non metteva ordine al modo del mondo, ma a suo modo: il modo libero, burbero, tenero, ironico, evangelico. C’era chi gli rinfacciava di non pensare a se stesso. Di buttare via tempo ed energie per gli altri. Di farsi carico di persone, storie, dolori, che non gli “toccavano”. Eppure — come in Matrjona — proprio lì era la sua grandezza.“ (Renato Farina). Renato pensa che figure come quella di Matrjona o come Camillo non hanno il compito di costruire case, ma di abitarle. E di abitarle come memoria di una gratuità (gratis et frustra) che viene dall’alto o dal basso (vox media). La conclusione che ne trae Renato è questa: „il Giusto che non sapeva di esserlo. Solženicyn dice che Matrjona raffigura, misteriosamente, la figura del Cristo ignorato {gratis et frustra}: colui che sostiene il mondo senza che il mondo se ne accorga. Anche Camillo era così: un Giusto che non si metteva al centro, che scherzava, borbottava, si nascondeva, e intanto teneva insieme — senza mai reclamarlo — fede, arte, amicizia, carità, cultura e popolo. Un Giusto normale. Come solo i grandi sanno essere“ (Renato Farina). Beh questo è quello che Stanzi ed io abbiamo visto in Ferdinand Ulrich. Anche questa ultima frase vale per il piccolo fratello pellegrino di Gesù di Ratisbona: „E c’è un’ultima cosa che vorrei ricordare di Camillo. Una cosa semplice, che dice tutto: lui custodiva la bellezza. Non la bellezza delle grandi parole, non quella delle grandi opere, ma la bellezza povera, quotidiana, quella che si salva solo se qualcuno la ama davvero. Chi ha visto la sua stanza —quel rustico nel cortiletto, con l’orto davanti — non la dimentica più.“ Si è così anche per le stanze di Ulrich: sia la stanza sotto il tetto nella casa dove abitava, con la scrivania, qualche libro e qualche foto, per esempio quella del suo padre confessore, padre Klein SJ.  E poi quella dove è morto, in un ospizio per anziani, in cui c’era ancora una volta la foto del suo padre confessore. Spero in uno dei diari di averla descritta meglio…ma forse Michele sa dirmi qualcosa di più… Che parallelo intelligente e fine e vero hai fatto-  la differenza è che io non ho mai capito fino in fondo Camillo (semmai si possa dirlo di qualcuno...) solo gli ultimi giorni, mentre con Ulrich voi avete vissuto un'amicizia consapevole

Abba nostro…

(Dopo la lettura di Banfi) In vero posso comprendere bene lo sfogo di Donald Trump, e non solo in forza delle cose che so da lui e della sua amministrazione, anche in forza di fonti che non possono minimamente essere sospettate di simpatizzare per Trump: „«I INHERITED A WAR THAT SHOULD HAVE NEVER HAPPENED, A WAR THAT IS A LOSER FOR EVERYONE, ESPECIALLY THE MILLIONS OF PEOPLE THAT HAVE SO NEEDLESSLY DIED. UKRAINE “LEADERSHIP” HAS EXPRESSED ZERO GRATITUDE FOR OUR EFFORTS, AND EUROPE CONTINUES TO BUY OIL FROM RUSSIA» (Ho ereditato una guerra che non doveva accadere, che è una sconfitta per tutti, specialmente per milioni di persone che sono morte senza motivo. La “leaderhsip” ucraina ha espresso zero gratitudine per i nostri sforzi e l’Europa continua a comprare il petrolio dalla Russia.)“ (citato nella versione odierna di Banfi). Per quanto riguarda il commento di Jeffrey Sachs al piano con i 28 punti (ieri avevo citato l’interpretazione che ne da Johannes Varwick), direi che ci si può fidare anche se su Trump il professore della Columbia è un po’ moralista: «I punti fondamentali del piano sono quelli necessari a produrre la fine della guerra. Parliamo della neutralità dell’Ucraina, della fine dell’espansione a est della Nato, compreso lo stop all’adesione dell’Ucraina all’Alleanza. E ancora: il controllo de facto della Russia sulla Crimea, sul Donbass e parti di Kherson e Zaporizhzhya, in cambio di un accordo di sicurezza collettiva per Europa, Russia e Ucraina stessa, di cui infatti si accetta l’adesione all’Ue. Nel testo si trovano anche una serie accordi finanziari a vantaggio degli Stati Uniti, punti in cui si vede all’opera l’avidità del Presidente americano già dimostrata in altre contrattazioni diplomatiche» (citato nella versione odierna di Banfi). In vero un buon padre di famiglia e un buon governante vogliono che non ci siano intoppi economici per la propria gente. 

Per quanto riguarda la lettera apostolica „In unitate fidei“ di Leone XIV in occasione del suo prossimo viaggio a Nicea, direi che è un’occasione per tutti per confrontarsi con una seria confessione di fede; presumibilmente Germania, qualora qualcuno si occupi di Cristo, lo intende come un uomo buono o un giusto o un profeta, ma chi pensa e confessa davvero che Egli è Dio, vero Dio e vero uomo? Nel Servizio alla Parola che devo tenere al fine settimana (sabato a Hermsdorf e domenica a Eisenberg) voglio parlare di questo! 

(Dopo) Nel quinto capitolo de „Il Processo“ Kafka si incontra il picchiatore, in uno sgabuzzino della banca; picchiati vengono le due guardie, perché di loro ha parlato male K, nella prima udienza del processo, quelle due guardie che nel primo capitolo gli avevano mangiato la sua colazione. La scena è al confine dell’assurdo, ma in vero fa vedere che l’impegno che sente K per le due guardie (se avesse saputo che sarebbero state frustrate, non avrebbe detto nulla), è minimale; offre dei soldi, pensa brevemente di offrire se stesso vicariamente, ma appena una delle due guardie grida in modo disumano, l’unico sentimento che ha K è quello di non perdere la faccia, cioè la sua reputazione nella banca, rinchiude lo sgabuzzino e cerca di dimenticare, il giorno dopo, con un sovraccarico di lavoro fino a sera tarda, quello che aveva visto; quando poi,  piuttosto per curiosità che per solidarietà, riapre lo sgabuzzino e vede le due guardie ancora sotto l’oppressione del picchiatore, richiude immediatamente lo sgabuzzino ed ordina a due inservienti di ripulirlo, il giorno dopo, visto che nella notte non può ordinar loro di farlo immediatamente. 

Caro Erik, prima di tutto vorrei dire qualcosa sulle “Betrachtungen”  di Mann, che ho utilizzato nel mio articolo, in linea con il mio pensiero, cioè come critica alla democrazia retorica, anche in modo molto apolitico e molto astorico: non ho ancora letto l'intera opera, ma solo fino a pagina 75. La “spada” (sciabola) della Germania non l'ho interpretata come entusiasmo bellico, ma piuttosto come critica all'entusiasmo di voler combattere una guerra contro la Germania da parte dell’Intesa (Entente). Ma tu hai letto più di me, quindi dal punto di vista filologico avrai sicuramente ragione. Trovo interessante l'idea del legame tra Dostoevskij e Nietzsche; il giovane Balthasar, nella sua tesi di dottorato, aveva individuato un legame tra Kierkegaard e Nietzsche. Comunque sia, il legame tra Germania e Russia, che appartengono l'una all'altra, è decisamente profetico. Quello che sta succedendo oggi non è solo folle dal punto di vista militare, ma anche filosofico e politico, poiché trovo che questa “umanità tedesco-russa” (Heftrich su Thomas Mann) sia un'ipotesi di lavoro geniale per comprendere l'Europa. Ora leggo quello che hai scritto sulla „Montagna incantata“. A più tardi, tuo RG

Caro Erik, ora ho letto anche le pagine su Settembrini e Nafta. Secondo me, tu vedi qualcosa di molto profondo nel paragone tra il Grande Inquisitore di Dostoevskij e il “gesuita” nella “Montagna incantata” di Thomas Mann, e anche in questa doppia figura del diavolo: il lato illuminista di Settembrini e il lato “gesuita” di Nafta. Il secondo è ancora più terribile: non solo un no che viene detto e voluto, ma anche un no che viene fatto. Con la mia traduzione in italiano dell'“Homo Abyssus” ho voluto dare una risposta proprio a questo no; una risposta che viene da un altro figlio di Ignazio, Ferdinand Ulrich, con il suo “stesso uso dell'essere e del ”nulla“”; il nulla viene per così dire “abbracciato dal di sotto”, marianamente, con un semplice sì, il sì di Maria, un sì che è “nulla”, nel senso della parola tedesca Umsonst (gratis et frustra, sotto la croce). Grazie per avermi permesso di leggere il tuo lavoro in statu nascendi. Tuo, RG

«Ora arriva qualcosa di nuovo, che precede la scienza e persino la conoscenza: l'eros contemplativo, che distrugge il tempo penetrandolo. Egli evoca l'assente presente. Questa assenza non è stata causata dal tempo, per quanto lungo possa essere stato. Il tempo non è altro che una forma di assenza. Il ricordo di questi esseri {sauri} è stato cancellato per milioni di anni. L'eros ha provocato una resurrezione - o almeno la sua parte importante, platonica» (Ernst Jünger, Droge und Rausch, n. 182). - Credo che questo eros contemplativo manchi a noi teologi e filosofi cristiani. Non credo serva insistere solo sulla „presenza“, perché anche l’ „assenza“ fa parte del nostro lavoro. 

Non solo da Ernst Jünger, ma anche da Ferdinand Ulrich ho imparato, a non fidarmi di un „monopolio di sacerdoti“ per quanto riguarda il mio rapporto con Dio e con la vita oltre la morte (anche per quella prima della morte). „Non est aliquid inter Deum et creaturas“ diceva già Tommaso. Quando parlo dell’importanza di una confessione della fede cristiana che tenga conto dei dogmi, intendo dire:  meglio i dogmi che conosco che quelli che comunque sorgeranno in me se i bastioni cadono in modo sbagliato. Quando Adrienne ci fa vedere il mondo dei santi, il loro atteggiamento interiore, la loro preghiera, si apre un mondo incontrollato, nel quale un santo come Tommaso può farci vedere parti di lui che non sono molto sante. Probabilmente ha ragione Jünger quando parla di „eros contemplativo“, ma hanno anche ragione i miei maestri cristiani quando parlano di un „agape contemplativo“; e il grande Benedetto XVI ci ha detto che tra eros e agape i confini sono fluidi. Probabilmente come laico dovrei aver più coraggio e farmi toccare dall’eros del cielo e della terra; la nostra società pornografica e trasparente in un certo senso ha il merito di ricordarci che siamo fatti anche di sesso, ma credo blocchi la fantasia, i movimenti che si possono vedere negli affreschi di Tarquinia sono certamente erotici, non pornografici; comunque come laico non devo neppure aver paura del tocco di Afrodite. Che il tocco di Cristo che mi prende per mano e mi guarisce sia più cristiano è certo, ma credo che non abbiamo neppure pallidamente l’impressione di cosa significhi essere presi per mano da Cristo; certo non sarebbe un’esperienza di mutilazione sensuale. Cristo stesso si fa toccare con unguenti, etc.

(Sera) Hölderlin è stato due volte ad Heidelberg, la città dove è nata Stanzi, e che a sua madre, dopo la prima visita del 3.6.1788, 18enne, Hölderlin così descrive: „La posizione della città è così bella, che è difficile pensarne una migliore, su entrambi i lati e alle spalle della città si ergono ripide montagne ricoperte da fitte foreste, sulle quali sorge l'antico e venerabile castello... Curioso è anche il nuovo ponte che vi si trova.“ La prima città tedesca che ho conosciuto è stata Münster, già nel 1981, ma subito dopo viene Heidelberg, doveva abitava il mio amico Stephan Schröder, studente e dottorando d’arte. Anche Jojo e Ferdi sono stati a lungo nella città, sebbene abitassero a Neckargemünd - Jojo si è laureata in essa. La poesia di Hölderlin nelle sue varie fasi di crescita (um 1798) contiene elementi che corrispondono alla mia esperienza della città. „Ti amo già da lungo tempo“, in questo senso capisco anche il desiderio del poeta di chiamarla, per sua gioia, „madre“; anche se per me la madre delle città tedesche è stata Münster, con il suo duomo, con i suoi parchi e le piste ciclabili, in vero anche il monastero dei cappuccini, dove abitavo. Ma è chiaro anche che è ad Heidelberg, non a Münster che ho trovato (la canzone popolare dice „perso“) il mio cuore! Hölderlin fuggiva da Jena, attraversata anche da un fiume, la Saale, „fuggiva da uomini e libri“ (testo 1c/D, 20); ora quest’ultima città è più vicina a noi, intendo in chilometri e ci hanno insegnato grandi come Schiller ed Hegel, ma è vero che Heidelberg, per la sua posizione e per il suo paesaggio, per la nascita di Stanzi e per il suo periodo ginnasiale, rimane insuperabile, anche se Jena non mi ispira la fuga. Ma torniamo ad Heidelberg: il poeta le vuole dedicare una „poesia senza arte“, fidandosi forse dell’arte implicita nella città stessa. Nel secondo verso paragona „l’uccello del cielo“ con il „ponte, che suona di carri e di uomini“. Un altro elemento è certamente il „castello ricolmo di destino“, „strapazzato dal tempo“, ma che il sole fa risplendere nel verde dell'edera e sotto i boschi accoglienti. Ed infine „i tuoi allegri vicoli sotto giardini profumati riposano“. Nella prima versione si paragona Heidelberg alla prima cittadina, che lo ha visto nascere e attraverso la quale passa anche il Neckar, ma non è paragonabile con la madre scelta per gioia. Nell’ultima versione (testo costituito numero IV), quando parla degli dei che lo mandano… non capisco se nella città o lontano, da dove poi verrà liberato. In una lettera ad Hegel del 20.11.1796 gli scrive: „è davvero positivo che gli spiriti infernali, che portai dalla Franconia bavarese e quelli dell’aria, con le ali metafisiche che mi accompagnarono fuori da Jena, da quando sono a Francoforte, mi hanno lasciato“; andrà poi da Francoforte insieme a Johann Gottfried  Ebel una seconda volta a Heidelberg?  Infine bisogna pur citare il verso presente già nella prima versione (testo costituito IA), che dice che Heidelberg è delle città della patria, la „Ländlichschönste“ - la più bella tra le città rurali, „so viel ich weiß“ (per quello che io conosco). Nell’ultimo testo costituito si dice „so viel ich sah“ (per quello che ho visto). 

(Notte) C’è un punto nella cristologia di Balthasar („Gloria 7“, edizione tedesca, p.155) che il mio grande maestro si avvicina al platonismo, senza cadere in esso. „L’eterno presente nell’attimo fugace. Di fatto l’eterno è presente in questa vita umana ed in ognuno dei suoi attimi in un modo mai esistito prima e dopo, ma non come ciò che è valido senza tempo (l’“idea“), ma come ciò che avviene qui ed ora: ciò che deve e vuole imporsi ad ogni costo (il costo sarà l’abbandono di Dio), non in un attimo „puntuale“ (della decisione, come l’interpretazione esistenziale afferma livellando), ma nell’andare e passare di questa vita. Questo è nuovo e singolare e dona al tempo di Gesù il potere impressionante ed irresistibile nella rivelazione di Dio, che non si può trovare né nella comprensione del tempo profetica-apocalittica né in quella greco-platonica“ (Balthasar, mia traduzione). Jünger direbbe che possiamo avvicinarci al tema, ma ciò è sufficiente; l’entrata del tema nella nostra vita è cosa di Dio, del Dio che si rivela in modo sia tenero, vicino e misericordioso (Papa Francesco), sia con un potere impressionante ed irresistibile (Balthasar)…Essere disponibili a ciò, cedere (Carrón), questo è tutto!  

(Wetterzeube, il 23.11.25; Solennità di Cristo Re) Buona domenica di Cristo Re don Christian, oggi è il 90 esimo compleanno di mio padre, che è morto quasi tre anni or sono; vorrei chiederti se sarà possibile ricordarlo martedì nella Santa Messa; il suo nome è Francesco Callisto. Tra l’altro martedì vuole venire anche Kerstin Wolfram al nostro gesto liturgico (Vespri, Santa Messa, Adorazione eucaristica) ed amicale (pizza o simile). Tuo, Roberto 

Parto dalla definizione della parola „Wucht“ che Balthasar usa per il suo capitolo sul „tempo“, di cui ho letto per ora attentamente la prima parte: „il tempo di Gesù“. Balthasar intitola l’intera sezione: „Wucht der Zeit (tempo)“.  La parola „Wucht“ indica la „forza generata dal peso, dalla potenza, dallo slancio o simili, con cui un corpo si muove contro qualcuno o qualcosa, colpisce qualcuno o qualcosa. “C’era una forza enorme dietro i colpi” “Il colpo, la pietra lo colpì con tutta la sua forza [alla testa]” “In senso figurato, la forza intellettuale (potere impressionante e irresistibile) di Nietzsche. In modo meno filosofico si tratta delle: botte; di “ricevere una forza”; di una grande quantità, numero di qualcosa; di “una forza di assi”“ (IA). Direi che la traduzione giusta per „Wucht der Zeit“ è „potere impressionante ed irresistibile del tempo“. Tutto quello che abbiamo imparato fino ad ora, in dialogo con la cristologia di Balthasar, sulla pretesa ed autorità di Cristo, sulla sua povertà e sul suo affidarsi radicale a Dio Padre (anche e soprattutto nella modalità dell’abbandono) deve essere pensato anche nella categoria del tempo, di un tempo che, questo vale in genere per l’uomo, parte dalla nascita e finisce con la morte. A seconda della visione del mondo e del tempo, della sua filosofia o teologia i diversi autori ed esegeti e teologi hanno insistito su dimensioni, per la definizione del tempo di Gesù, che sono presenti nel NT e che in un certo senso non possono essere sistematizzati in affermazioni filosofiche coerenti. Ci sono affermazioni di Gesù che possono essere intese in un senso futurico ed altre presente, quindi frasi che possono essere intese escatologicamente (come finirà il mondo) o apocalitticamente (apparire improvviso e verticale del cielo sulla terra), etc. Per Balthasar comunque è chiaro che il tempo di Gesù è singolarissimo ed ha un potere impressionante ed irresistibile, ma anche del tutto povero ed affidato. In questo tempo singolare si dovrà pensare tutto il resto del tempo: sia in riferimento ad Israele sia in riferimento alla storia del mondo e quindi anche all’ultima religione arrivata, l’Islam. Ci sarebbe tanto da dire su questo capitolo, ma vorrei tener presente oggi nella domenica di Cristo Re solo questo: Egli è il Re e ritornerà nella mia storia e nella storia del mondo in un modo non anticipabile; ad un certo punto la sua forza sarà evidente nella mia storia personale e in quella del mondo e io e il mondo non possiamo fare nulla per posticipare l’arrivo, il suo ritorno; noi possiamo solo, anche per quanto riguarda la profezia della pace, fare qualcosa di buono, in modo che quando egli arriverà avremmo usato bene dei nostri talenti… 

Abba nostro…

(Pomeriggio tardo) Quello che dice il Papa su Dorothy Day è molto bello, è quello che sto facendo qui, anche se non in modo così grande come ha fatto lei. Io non creo centri per dar da mangiare. Ma scrivo leggo e prendo posizione e quando la vicina ha bisogno di spostare lo zio malato, lo sposto. Adesso c’è una donna che ha bisogno di aiuto alla sera (chiudo la stalla per lei) e faccio questo, cioè sono cosciente che questa dimensione di caritativa è importante. Nel capitolo V del suo „Against the machine“ Paul Kingsnorth parla delle „tigri della palude“ (ero molto impressionato anche perché Stanzi ed io abbiamo un grande amore per le paludi che abbiamo visto nel nostro viaggio in Inghilterra), che hanno cercato di sabotare l’arrivo del capitalismo in Inghilterra; in genere non sono d’accordo con il sabotaggio, per i motivi spiegati da Peguy; un vero lavoratore non sabota il lavoro, ma nel fenomeno di cui parla Kingsnorth (XVII secolo) era il capitalismo arrivante che distruggeva tutte le forme di lavoro più locali e non accentrate nelle mani di pochi. Chesterton nel suo „The outline of sanity“ scrive delle cose molto belle su questo tema, su un modo di distribuire e gestire il lavoro, non capitalistico. Una vera e propria alternativa sia al marxismo che al capitalismo. Molto interessante è ciò che scrive Kingsnorth sulla differenza tra Robin Hood (figura paternalistica, anche se buona) e Ned Ludd, che pensa ad una vera e propria gestione del lavoro locale. Dal grande camminatore del bosco che ha pensato la figura del lavoratore a livello universale, Ernst Jünger, su questo tema non mi sono venuti impulsi come quelli di Kingsnorth; io tra l’altro ho lasciato il sistema scuola, un anno prima della data prevista, perché non sopportavo più l’universalismo dell’unico tipo di scuola, della IA, etc. Stanzi mi dice, però, che nell’università di Münster vi sono tentativi di differenziare il senso dell’uso della IA nella scuola… 

Johannes Varwick in X: „La mia valutazione in 12 punti del piano in 28 punti nella guerra contro l'#Ucraina : 1. Nella guerra contro l'Ucraina ci sono state fin dall'inizio sorprese, inversioni di rotta di 180 gradi e occasioni mancate. Solo una cosa è rimasta invariata: la radicalizzazione da tutte le parti è aumentata gradualmente e il numero delle vittime cresce ogni giorno, e con esso la mancanza di prospettive di una soluzione politica. 2. Molti europei e alcuni ucraini si sono convinti che la vittoria fosse a portata di mano, bastava solo resistere abbastanza a lungo e continuare con la stessa strategia: sanzioni più severe contro l'aggressore (indiscutibilmente la Russia) e più armi e più soldi per la vittima dell'aggressione (indiscutibilmente l’Ucraina). 3. Gli Stati Uniti, dal cambio di governo nel gennaio 2025, vedono la situazione in modo sempre più diverso, anche se con qualche oscillazione. La pace, secondo quanto affermato recentemente dal vicepresidente J. D. Vance, non viene creata da “diplomatici o politici falliti in un mondo fantastico”, ma solo “raggiunta da persone intelligenti nel mondo reale”. È quindi giunto il momento di un riallineamento della politica reale. Come potrebbe essere questo riallineamento è ora sul tavolo. 4. Un pessimista è un ottimista ben informato ed è quindi difficile anche solo sperare che il piano in 28 punti dell'imprevedibile presidente americano Donald Trump possa ora tracciare una via d'uscita praticabile dall'impasse. Anche se questo piano è più un documento quadro che un accordo di pace concreto: nessuno può dire oggi se la Russia cesserebbe effettivamente la sua guerra contro l'Ucraina su questa base, ed è altrettanto poco chiaro se il presidente ucraino Zelensky cederà alle pressioni e accetterà questo piano. La sua impostazione, secondo cui ora si tratterebbe di scegliere tra “la dignità ucraina” e il partner più importante, gli Stati Uniti, lascia poche speranze di una collaborazione costruttiva. 5. È ormai chiaro che anche le potenze centrali europee, Germania, Francia e Gran Bretagna, nutrono forti riserve e, secondo la loro visione, vogliono ottenere condizioni migliori per l'Ucraina. Tuttavia, la Commissione europea ha dichiarato a nome di importanti Stati membri dell'UE che accoglie con favore “i continui sforzi degli Stati Uniti per pacificare l'Ucraina” e considera “questo progetto una base”, che tuttavia richiede “ulteriore lavoro”. Si è disposti a “impegnarsi per garantire che la pace futura sia duratura”, sulla base del principio che “i confini non possono essere modificati con la forza”. Inoltre, si è “preoccupati per le restrizioni proposte alle forze armate ucraine, che renderebbero l'Ucraina vulnerabile a futuri attacchi”. Questo suona molto vago e sembra più un ostruzionismo che una proposta costruttiva. 6. Ma ora è giunto il momento di parlare chiaro: se l'Ucraina dovesse rifiutare questo piano e la maggior parte degli europei la incoraggiasse e la sostenesse in questo, allora – come afferma inequivocabilmente anche Donald Trump – l'Ucraina potrà combattere da sola fino alla fine con i suoi amici europei al suo fianco. 7. Ma come sarebbe questa fine? Gli europei dovrebbero non solo continuare a finanziare da soli una guerra di logoramento con ingenti perdite e mantenere in vita finanziariamente l'Ucraina in difficoltà. Questo sarebbe già abbastanza difficile. Senza il sostegno degli Stati Uniti nell'individuazione degli obiettivi e nella ricognizione, l'Ucraina continuerebbe comunque a trovarsi sulla difensiva dal punto di vista militare e la Russia vincerebbe la guerra, molto probabilmente prima piuttosto che dopo. 8. Il punto è questo: i fatti creati sul campo di battaglia non sarebbero accompagnati da un realistico riallineamento del fronte a livello politico, ma si creerebbe un confronto permanente tra Europa e Russia, con l'Ucraina come nucleo instabile di questo conflitto. Armamenti incontrollati, rischi permanenti di escalation, confronto continuo e, nonostante tutto, un'Ucraina distrutta. Tutto questo sarebbe la realtà politica dei prossimi anni e probabilmente dei prossimi decenni. 9. Il piano in 28 punti è il tentativo di uscire da questa modalità distruttiva. E sì: contiene punti difficili da accettare per l'Ucraina, come la rinuncia di fatto a parti del suo territorio e l'abbandono dell'illusione di un'adesione alla NATO. Anche l'impunità dei crimini di guerra russi secondo il motto “acqua passata” non è un buon segno per i futuri aggressori. Allo stesso tempo, però, il diritto all'esistenza di un'Ucraina neutrale e territorialmente modificata sarebbe chiaramente garantito, non solo con un esercito ucraino forte di 600.000 soldati (uno dei più grandi d'Europa!), ma anche con alcune garanzie di sicurezza occidentali, anche se queste non comportano alcun automatismo. Inoltre, il piano consentirebbe la ricostruzione del Paese martoriato (che ovviamente dovrebbe essere pagata dagli europei). 10. Il graduale ritorno della Russia in un ordine europeo ancora da definire comporterebbe, oltre ai rischi, anche delle opportunità. In ogni caso, il prezzo che la Russia dovrebbe pagare dopo un accordo per una nuova aggressione in Ucraina sarebbe nettamente più alto che in qualsiasi altro momento degli ultimi decenni. 11. Se tutto ciò fosse il biglietto d'ingresso per un nuovo inizio politico con la Russia – una Russia che non scomparirà dalla mappa e rimarrà un fattore della politica europea – allora sarebbe nell'interesse dell'Europa seguire questa strada e far capire all'Ucraina che qualsiasi alternativa sarebbe peggiore. Coloro che in Germania e in Europa gridano ora “dichiarazione di capitolazione”, “nuovo accordo di Monaco” o “tradimento” non hanno nulla da contribuire a una soluzione migliore, che sarebbe realizzabile a costi ragionevoli e senza un disastroso conflitto militare con la Russia. 12. Conclusione: i prossimi giorni e le prossime settimane saranno decisivi per il futuro dell'ordine di sicurezza europeo. Gli europei devono ora fare ciò che chiaramente trovano difficile: abbandonare la loro politica simbolica, inefficace e basata sui valori, e ritrovare un orientamento ragionevole agli interessi. Sarà interessante vedere fino a dove si spingerà Donald Trump.“ Ps La posizione del prof. Varwick, politologo di Halle, non è geniale come quella di papa Francesco, che era cosciente che ciò che accadeva in Ucraina era un guerra tra imperialismi - non ha usato il termine di „proxy war“, come fa invece Aaron Maté, ma era un livello di coscienza mai più raggiunto in Vaticano, sebbene Leone XIV pensi nella direzione di Papa Francesco, per quanto riguarda la profezia della pace; non è neppure, quella di Varwick, forse all’altezza della lezione del prof Sachs, ma è certamente tra le cose che si scrivono in Germania tra le più realistiche e coscienti della posta in gioco; le cose che dice Habermas al confronto sono del tutto banali e per lo più non all’altezza di quello che dice J.D. Vance sulla necessità di una pace “raggiunta da persone intelligenti nel mondo reale“. Il mio contributo in dialogo con Thomas Mann parla ad un livello più filosofico, ma ha il pregio di essere un reale discernimento della „democrazia retorica“. Buona sera! 

(Sera) La poesia di Hölderlin „Socrate ed Alcibiade“ (scritta nel periodo di tempo tra l’autunno del 1796 e l’estate del 1797; una datazione più precisa non è possibile secondo Sattler), contiene una domanda ed una risposta del tutto geniali. Ecco la domanda: „Perché rendi omaggio, o santo Socrate / a questo giovane, continuamente? Non conosci qualcosa di più grande? / Perché lo guardano con amore, / come gli dei, i tuoi  occhi?“. Ed ecco la risposta: „Chi ha pensato ciò che è profondo, ama ciò che è più vivente, /gioventù nella sua altezza comprende, chi a guardato nel mondo. / E i saggi sono attratti, spesso, alla fine, da ciò che è bello“ (Hölderlin, in una mia traduzione). Spero che il Signore mi conceda occhi che sanno guardare il bello anche in chi è anziano, ma i miei figli ed alcuni ex allievi sono giovani e viventi. Spero che anche questa attrazione non termini. 


(Wetterzeube, il 22.11.25; sabato della 33esima settimana dell’ordinario; santa Cecilia) Caro Roberto! Mi ha molto aiutato il ricordo che hai suscitato in me della serietà con cui Adrienne considerava il "sia fatta la Tua volontà". Se gli dai tutto Dio prende tutto, citava di Adrienne don Giussani (cito a senso). Il Padre nostro non è una cantilena! Francesco d'Assisi ci metteva una notte a dirlo! Don Giussani diceva anche che la Volontà del Padre è che venga il Suo Regno! Il Regno del Padre , allora noi siamo principi! Renato

I servi {siamo principi, ma anche servi inutili} „devono anche  stare attenti a non utilizzare ancora una volta per un loro scopo l’impegno, per rendere così giustizia della sua presenza. Non devono rischiare il senso della loro vita con un „come se“, „per“ poi vedere, se si rivela o meno l’oggettività di Colui che dona il senso. In questo modo l'impegno sarebbe nuovamente occupato, consumato da un intento, avremmo frainteso l’inutilizzabilità della povertà di Colui che dona {l’essere} nel suo nascondersi, sottoposto l’azione ad un „perché“. No, l’impegno deve essere umsonst {gratis et frustra}, così che il „deve“ come forma della necessità è la libertà stessa“ (Ferdinand Ulrich, Talenti 44-45). Da un altro punto di vista hanno ragione Robert Spaemann e Adrian Walker ha sottolineare aristotelicamente il telos {forma} presente nel reale: non è possibile comprendere nulla senza comprenderne il telos (sia nella natura che nelle azioni umani). Ulrich, però, ci educa ad una sovraessenzialità dell’essere, quindi ad una dimensione della mancanza-di-perché, in modo che noi non confondiamo il telos delle cose e delle azioni con una funzionalità egoistica o solo economica del reale. Dobbiamo certo usare i nostri talenti, ma non per scopi egoistici e tanto meno per mettere alla prova Dio! „Essere d’accordo con l’andar via di Colui che dona, quindi non solo accettare esteriormente la sua partenza, non solo rassegnarsi, significa: impegnarsi con ciò che si è ricevuto, farlo e in questo modo affidarsi al mistero della sua origine nella sua mancanza-di-motivo. Così credere ed aver fiducia, „come se“ non dipendesse nulla da Dio, ma tutto dal proprio impegno {Nota 12: Cfr. Hugo Rahner, Ignazio di Loyola come uomo e come teologo,  Friburgo-Basilea-Vienna 1964,150}, che tuttavia può riuscire solamente tramite e nella forza del suo nascondersi, poiché Egli è il sì della sua vita in me. Perciò: impegnarsi così, „come se“ tutto dipendesse da Lui e nulla da me - poiché EGLI è la fonte senza perché della mia libertà. {Nota 13}. Credere al Signore che si nasconde significa: vivere la sua vita nella „propria“ carne e nel „proprio“ sangue“ (Ferdinand Ulrich, Talenti, 45). {Nota 13: in questo contesto ovviamente il „come se“ è libero da ogni intento nascosto. Dice solamente, in modo un po’ goffo, l’unità di entrambe le cose nella loro differenza. Il criterio vivente per la sua giusta interpretazione è l’impegno stesso come affidarsi fiducioso, l’unità di contemplazione ed azione da un’unica radice.} Massimo Borghesi, nella sua biografia intellettuale di Papa Francesco, aveva fatto comprendere l’importanza di questo doppio ed inverso „come se“. Credo che io ho sentito da subito una grande familiarità con Papa Francesco, perché avevo frequentato per anni un altro figlio di Ignazio: Ferdinand Ulrich. In modo per l’appunto un po’ goffo questo inverso „come se“ ci dice che non si può forzare Dio a rimanere, a non nascondersi: siamo noi che viviamo la nostra vita, quindi l’obbedienza ecclesiale non può essere il contrario della libertà, ma il suo opposto fecondo (Romano Guardini). Siamo invitati ad impegnarci nel reale, ma anche nella coscienza che ciò che conta sorge „da sé“, non „come se“.

Tutti i media guerrafondai ovviamente accostano il palazzo distrutto a Ternopil, come se la distruzione di un palazzo non fosse la normalità nella guerra (ed anche i morti! RIP), per questo chiediamo con insistenza che essa finisca, con il possibile accordo in 28 punti tra Russia (Putin) e USA (Trump); la Casa Bianca dice che questo piano di pace sarebbe anche di aiuto per l’Ucraina e Berthold Kohler commenta nell’editoriale della FAZ che „ciò è di un cinismo tale che potrebbe venire anche dal Cremlino“. La lettura usata dalla FAZ, contraria a quella a cui ci aveva educato Papa Francesco, che parlava di guerre tra imperialismi, è: cedere a questo pseudo piano di pace significherebbe cedere all’imperialismo russo. L’altra possibile lettura o narrazione sarebbe invece, in accordo con quanto diceva Papa Francesco, che i due imperialismi che si sono combattuti a costo della vita degli ucraini, ora stanno arrivando ad una certa ragionevolezza. E questo in vero è, secondo me, davvero un aiuto alla martoriata Ucraina. I capi di stato europei - a parte Orbán e forse la Meloni - sarebbero stati sorpresi da questo „drammatico sviluppo“: quest’ultimo giudizio è un capolavoro di inversione di senso. Comunque l’Europa, perdendo la sua missione politica di pace, come giustamente hanno sempre detto Massimo Cacciari e Massimo Borghesi, si è auto eliminata dalla trattative. 

La decisione delle due sorelle gemelle Kessler viene commentata da Daniel Deckers nell’editoriale lungo; mi manca il tempo e la voglia di leggere Daniel Deckers. Per le due ballerine, 89enni, direi che spero che Dio {nel senso spiegato sopra in dialogo con Ulrich…) mi dia la forza di non fare un atto del genere che nega del tutto la vita come dono gratuito…Robert Spaemann ha sempre detto che bisogna evitare i due estremi: prolungare insensatamente la vita con tutti i mezzi tecnici che abbiamo a disposizione, ma anche uccidersi, perché di questo si tratta. RIP. Mi oriento quindi a ciò che dice Spaemann in accordo con la dottrina della Chiesa. 

Abba nostro…

(Sera) Nella telefonata quotidiana con mia mamma, lei ha citato un proverbio in italiano, che però aveva in mente in modo diverso da come l’ho trovato in internet: “sutta u jelu c’è a fami, sutta a nivi c’è u pani “, letteralmente: sotto al gelo c’è la fame, sotto alla neve c’è il pane. Questo detto sta a significare che un buon raccolto (di grano e di conseguenza farina per il pane), nasce da una buona nevicata.“ Mia madre lo aveva in mente così: „sotto la pioggia fame, sotto la neve pane“. Poi ha raccontato della sua famiglia, da parte di padre (Leali) e di madre (Pavesi). Di quest’ultima ha raccontato della nonna, che comandava a casa, e che è morta un giorno prima del suo centesimo compleanno. Di suo padre ha raccontato del modo con cui è stato trattato dopo la fine del fascismo, lui che era fascista. Ha parlato anche di un tedesco che la trattava bene e che la portava sempre all’asilo, quando lei aveva quattro anni…

Mi ha scritto Coppellotti sul mio articolo di oggi in dialogo con Thomas Mann: Caro Roberto, sono totalmente d'accordo con te.  Purtroppo però il grande Thomas Mann ha rinnegato le Betrachtungen al punto da volerle escludere dalla sua opera omnia. Esiste un bellissimo libro di Marianne Bäumler che racconta sulla base di documenti la storia dei rapporti tra Mann e suo marito, il grande Alfred Bäumler. Io l'ho conosciuta e lei mi hanno fatto conoscere cose importantissime su Thomas Mann. Cercalo e fammi sapere se lo trovi. Scoprirai moltissime cose interessantissime. Un caro saluto e a presto. Francesco.

(Wetterzeube, il 21.11.25; venerdì della 33esima settimana dell’ordinario) Qualche giorno fa, il 15.11. abbiamo festeggiato Alberto Magno (1200-1280); Adrienne ne vede la sua grandezza, anche qualche limite, ma di più la grandezza e la fedeltà, l’amore per il prossimo (non solo per le persone famose), per Maria e per Gesù, per Dio (per Dio forse in modo più filosofico ed astratto). La sua è una fedeltà nel lavoro e nella preghiera (contemplazione, che include la quotidianità) e Santa Messa). „Ha sempre avuto un forte bisogno di comunicare... in qualche modo ha molto bisogno delle persone per portare a termine la sua missione e darle la forma definitiva…Per la sua epoca è molto progressista, ma non ha mai perso la strada. Se deve ampliare le sue opinioni, non lo fa per cambiarle radicalmente, ma per arricchirle, per dare loro più contenuto.“ (Adrienne).  Ciò che più mi ha impressionato, forse perché in tante cose mi sento a lui vicino (ovviamente nella coscienza che lui è molto più grande di me) è la sua preghiera che Adrienne detta a Balthasar: "Padre nostro, Tu vedi che desidero servirTi e intendo il mio servizio in modo tale che il Tuo insegnamento sia chiarito attraverso di me, anche attraverso di me, e strutturato in modo tale che la Chiesa possa trovare sempre più sostegno in questo insegnamento plasmato. Ma Tu vedi: ciò che faccio rimane insufficiente, tutto porta il segno della mia incapacità. Ciononostante, so con certezza che sei stato Tu a chiamarmi a questo compito, che proviene da Te e non solo da me. È difficile per me svolgerlo quando sono solo, più facile quando vedo l'entusiasmo dei miei discepoli; ma poi, quando sono di nuovo solo, tutto mi sembra impossibile e spinoso. Vivo in un continuo alternarsi di affermazione e negazione del mio lavoro. E non credo che questa indecisione possa esserti utile. È sicuramente un segno del mio peccato che, contro la mia volontà, questa esitazione permanga e provochi una crescente insicurezza. Liberami dal peccato, Padre, liberami da questa esitazione, se mi impedisce di seguire la strada che mi hai tracciato e di riflettere nella mia opera la capacità della Tua verità. Dammi più fedeltà, permettimi di dimenticare me stesso e di sapere sempre quanto ciò che devo proclamare nel Tuo nome sia Tuo. Benedici questo lavoro, benedici tutto ciò che viene fatto qui in questa casa, benedici l'accoglienza che viene riservata al mio, cioè al Tuo lavoro, benedici tutti coloro che si sforzano di cercare la tua verità eterna. Amen!" (Alberto Magno, tramite Adrienne).

Il mio compito non consiste tanto in un chiarimento della dottrina, ma a differenza della moda odierna io non la metto in dubbio. A me sembra essere il mio compito piuttosto nel campo di tensione tra filosofia, teologia e letteratura e in un certo senso anche politica. Allievi non ne ho più, ma anche io avrei più bisogno di sostegno degli altri; questo sostegno ce lo ho nella famiglia e Ferdi capisce anche la portata filosofica del mio compito, sebbene lo studio di medicina non gli lasci troppo tempo. Stanzi capisce tantissimo, ma non è filosofa. Jojo mi vuole bene (anche i primi due) e capisce alcune cose che dico, alcune la spaventano credo: un dialogo extra famigliare c’è con Adrian (California), Renato (Milano) e Leo (Köln). Quelli della Casa Balthasar a Roma dovrebbero farsi vivi; comunque è vero che grazie a don Andrea, sono usciti due scritti miei su Ulrich. Massimo Borghesi si è interessato per „Studium“ per la mia traduzione dell’Homo abyssus e vuole che io scriva un’introduzione-testimonianza a questo libro.  L’ultimo incontro con Padre Servais era stancante, sebbene mi ha permesso di conoscere persone interessanti ed anche buone. E il seminario su Ulrich era secondo me buono. In CL nessuno, a parte Renato, ha mai capito nulla del mio „lavoro filosofico“. L'idea del cammino al vero come esperienza (Luigi Giussani) mi è davvero cara. Ullrich mi permette di abbracciare il nulla della nostra epoca in modo amoroso. Adrian e forse un po' conservatore, ma mi vuole bene e mi spinge indirettamente a pensare oltre la linea del mainstream. Leo si getta nei miei articoli sebbene probabilmente abbia una visione più istituzionale della mia. Più speranzosa di ciò che ho chiamato con Thomas Mann nel mio ultimo articolo „democrazia retorica“; comunque il dialogo è molto intenso e mi fa bene. Sul mio ultimo articolo in inglese sulla spada di Cristo e sulla mia critica alla democrazia retorica mi ha scritto: „Merci. :) Credo e spero che la retorica stia lentamente cambiando e che anche le discussioni nei principali media, almeno in parte, stiano diventando più differenziate... Ma staremo a vedere.“ Adrienne ed Hans Urs sono per me dei giganti, che mi permettono di gettare uno sguardo nel mistero del Cristo trinitario e dei sui santi. Jeremias è un buon padre confessore, ma il dialogo intellettuale non esiste. Quello che condivide di politica è rispecchiamento del mainstream. Con il vescovo Oster è cominciato un dialogo alquanto timido, ma lui è per l’appunto vescovo. Che Dio lo benedica. Alessandro ha certamente un interesse per la mia persona, ma credo sia troppo nel suo mondo di citazioni di ciò che dicono i giornali mainstream; la sua versione mi è di grande aiuto per i temi del giorno e la sua scelta è intelligente ed ha un occhio aperto sempre per ciò che è decisivo per la profezia della pace e per ciò che fa e pensa il Papa.

Benedici Stanzi, che oggi deve fare la mammografia…

L’ultimo libro di Christian Kracht, Air (Köln,2025) mi ha catturato. Si alternano capitoli su Paul che è decoratore e vive in un isola al nord della Scozia e su Ildr - non so se si tratti di un sogno o di un racconto medievale. Ildr cacciando ferisce un uomo e lo cura e lo nasconde dagli uomini del re che lo cercano. Il simbolo dell’acqua della pioggia come salvifica tiene insieme le due narrazioni. Paul si trova ora (capitolo V) in Norvegia dove ha ricevuto un compito in un laboratorio internazionale nel quale sono conservati tutti i dati digitali del mondo, ma su questo punto non so ancora dire nulla di sensato, se non che mi è venuto in mente subito Thomas Fuchs, che non vuole, però, una rielaborazione solo a libello di „coscienza“ di questo mondo, ma la difesa dell’uomo come carne e spirito…

„Le notizie su un piano di pace concordato tra Putin e Trump - giusto in tempo per Natale - fanno sperare che i piani di riarmo tedeschi ed europei svaniscano come un palloncino.“ (Prof.Ulrike Guérot).

Il modo con cui per lo più si parla della guerra in Ucraina ed in genere di Putin e Trump sia in „Avvenire“ che in „Tv2000“ è del tutto irresponsabile: narrazioni a senso unico, totale dipendenza dal mainstream e dalla retorica democratica (cf. ciò che ho scritto su questo tema l’altro ieri qui nel diario in dialogo con Thomas Mann). Non c’é bisogno di un giornalismo cattolico per far questo; meglio sarebbe risparmiare i soldi o una riforma radicale del personale e dei temi.   

Abba nostro…

(Pomeriggio) La questione della persecuzione dei cristiani è una questione complessa, e per noi cristiani dolorosa, probabilmente lo è anche per tutti gli uomini di buona volontà. Ci si può certamente orientare a livello generale all'affermazione di Papa Francesco, che ci sono nel nostro tempo più martiri cristiani che nella prima fase della storia della Chiesa. Se però penso all'Iraq negli anni tra il 2006 al 2011, in cui ci sono stati tantissimi attacchi alle chiese cristiane, per avere un giudizio preciso, storicamente sensato, bisognerà ovviamente fare paragoni con altri „morti-uccisi“ dopo la caduta di Saddam Hussein: per esempio delle persone civili, dei terroristi, dei soldati iracheni,  degli sciiti e dei sunniti, dei soldati delle forze internazionali (Cf Matthias Kopp, L’eredità cristiana in Irak, edizione tedesca, 351) e in questo contesto ci sono  anche i morti cristiani; la questione del martirio, non è mai una questione di fanatismo campanilista, per questo si dovrà anche parlare delle cose che non hanno fatto bene al cristianesimo compiute  da cristiani stessi; se penso per esempio al ruolo dell’amministrazione Bush Jr. ed alla „Southern Baptist Church“ e al modo aggressivo di porsi, cioè di pensare e praticare la missione come proselitismo biblico forzato, nella situazione delicata dell'Iraq, si dovrà pur dire che in quel modo cristiani hanno contribuito al massacro di altri cristiani.  Bisognerà parlare anche della famoso discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona nel 2006 e del modo molto unilaterale in cui è stato percepito nel mondo musulmano; non quel discorso, ma la sua ermeneutica nel mondo mussulmano ha costato la vita ad alcuni sacerdoti e suore, e a tanti cristiani;  bisognerà insomma tener conto di talmente tanti fattori che portano un esperto come Mattias Kopp a porsi la domanda se sia legittimo usare la formula „persecuzione dei cristiani“;  a differenza di un giudizio di un tribunale tedesco (precisamente della Corte amministrativa superiore della Renania-Palatinato), lui è più propenso ad usare questo termine, per quel periodo sopra indicato. Cita anche uno studio fatto all'interno di un gruppo di lavoro evangelico nella CDU/CSU, che faceva vedere come del 2008 ci sono stati così tanti attentati ai cristiani, che non si poteva certamente parlare solo di incidenti, anche se i morti tra i mussulmani, provocati da mussulmani, era ben maggiore. In genere la fase post Saddam Hussein può essere sintetizzata così: sotto il dittatore non c’era libertà, ma una certa sicurezza, anche per i cristiani; dopo di lui vi è libertà, ma anche tanta insicurezza, così che l’esperienza della libertà, come ha compreso bene Kafka, aveva il volto dell’estraneità e del caos provocato dalla logica del più forte…La costituzione del 2006 con le sue asimmetrie tra tolleranza e super esaltazione dell’Islam ha portato anche questa situazione grave di cui stiamo parlando. Qualche giorno fà Papa Leone XIV ha citato alcuni paesi in cui i cristiani vengono perseguitati (Bangladesch, Nigeria…); per tenere conto di tutto ciò bisognerebbe fare un lungo lavoro di ricerca…Io ho parlato dell’Irak per il lavoro che sto facendo sul testo di Matthias Kopp… 

(Sera) Presentazione di Maria al Tempio. "O Maria, Maria, tempio della Trinità! O Maria, portatrice del fuoco! Maria, porgetrice di misericordia, Maria germinatrice del fructo, Maria ricomperatrice de l'umana generacione, perché sostenendo la carne tua in nel Verbo fu ricomprato el mondo: Cristo ricomprò con la sua passione e tu col dolore del corpo e della mente. O Maria mare pacifico, Maria donatrice di pace, Maria terra fruttifera. Tu, Maria, se' quella pianta novella della quale aviamo el fiore odorifero del Verbo unigenito Figliuolo di Dio, però che in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo. Tu se' la terra e se' la pianta. O Maria carro di fuoco, tu portasti el fuoco nascosto e velato sotto la cennere della tua umanità. O Maria vassello d'umilità, nel quale vassello sta e arde el lume del vero cognoscimento, col quale tu levasti te sopra di te, e però piacesti al Padre etterno, unde egli ti rapì e trasse a sé amandoti di singulare amore. Con questo lume e fuoco della tua carità e con l'olio della tua umilità traesti tu e inchinasti la divinità sua a venire in te, benché prima fu tratto da l'ardentissimo fuoco della sua inestimabile carità a venire a noi" (Testo originale medievale  dell'edizione critica di Giuliana Cavallini: S. CATERINA DA SIENA: Le Orazioni, Roma, 1978, Ed Cateriniane, p. 118-120). Amen! - Questa preghiera me l’ha mandata la carissima Michele. David e Johanna vogliono andare ad Altötting a chiedere un/a bambino/a. Deo gratias et Mariae! 


(Wetterzeube, il 20.11.25; giovedì della 33esima settimana dell’ordinario) Renato mi ha mandato la prefazione del libro del Papa che è appena uscito (anticipata da „La Repubblica“), nella quale si vede l’icona - una riproduzione di essa -  che avevo comprato nel monastero di san Caterina nel Sinai e che da sempre è appesa nella nostra stanza da letto. In questa prefazione il Papa parla in primo luogo di Gesù, che è immagine concreta di Dio, che è il Dio fatto carne! Pur con tutta la simpatia che ho per Ernst Jünger, a me non bastano le cose che scriveva negli anni settanta sulle energie cosmiche che un monaco buddista è capace di canalizzare nel suo corpo (a parte che oggi questa idea importante è diventata una banalità), ma ho bisogno proprio della croce, che Jünger allora, come fece Goethe sempre, rifiutava. Ma senza la croce del Dio uomo allora tutta la gigantesca marea di dolore che invade il mondo non sarebbe per nulla „integrabile“ in qualcosa, meglio in qualcuno che gli dia senso. Senza la confessione del peccato del mondo sulla croce (Adrienne von Speyr), allora la comunione tra fratelli di cui parla il papa sarebbe solo un sogno, solo una bella idea romantica (io leggo Jünger per guarirmi da questa malattia). Infine trovo molto bello il suo rinvio alle figure del beato Christian de Chergé (priore del monastero di Tibhirine) e dei suoi fratelli che con i suoi tre verbi (imperativi della preghiera) spiana la via all’unico modo nel quale il nostro tempo, cioè noi (Agostino) sia un tempo di pace: „disarmalo“ (il terrorista), disarmami, disarmaci! Questa prefazione agostiniana ci ricorda, parlando a direttamente a Cristo: „Dov’ero quando Ti cercavo? Tu eri davanti a me, ma io mi ero allontanato da me e non mi ritrovavo. Tanto meno ritrovavo Te!“ (Agostino). Dio è „interior intimo meo“ (Agostino)! E la vicinanza di Cristo ci è donata con il battesimo e con essa la „speranza per tutti“ (1Tim 2,4).

Detto questo rimane però vero che Dio, anche nel modo con cui ne parla Gesù, in Mt 25, 14-30 è presente nella modalità del nascondimento. Ascoltiamo Ferdinand Ulrich: „Può essere una grande tentazione dei servi di non dimenticare Colui che dona {l’essere come atto di amore gratuito}, di accertarsi di Lui come una grandezza costante, di tenerlo stretto come la causa di ciò che mi è stato affidato, aggrapparmi al suo operare e renderlo presente con una rappresentazione, che non lo lascia andare: per rimanere presso colui che ci ha donato una così grande fiducia“ (Ferdinand Ulrich). Questo accade ogni volta che ci si fissa su un carisma donato! Questa è la tentazione in CL (lo dico spero senza alcun rancore): aggrapparsi alla presenza già nota del carisma! Procedo con Ulrich: „In ciò consiste il pericolo di non prendere sul serio il suo nascondersi, ma di lottare contro di esso, di portare continuamente davanti ai propri occhi, davanti alla propria conoscenza concettuale Colui che si è sottratto. Ma in questo modo non si conoscerà mai il dono-senza-motivo. Si deve, conoscendo, affidarsi al suo da-sé ed andare con lui, percependolo come vero proprio nel lasciarlo andare, liberandosi così in ciò che ci è proprio e in questo modo intravede, ciò (chi) si rivela. Il mistero del „da-sé“ non deve e non può essere svelato, perché esso stesso è la realtà più propria del senza-perché {dell’essere}, il suo cuore, la vita dello svelarsi del suo operare. La fede conosce lasciandosi andare nel mistero del „da-sé“  {tra l’altro se non fosse così Dio non sarebbe „interior intimo meo“}, non basandosi su ragioni esterne per questa dedizione, strisciando in avanti sulla ringhiera del già noto, ma osando la povertà del lasciarsi andare nel libero sì: in questo impegno vede il, è nel nascondimento permanente di Colui che dona, fa la sua stessa povertà, attraverso la quale è autorizzato alla donazione di sé. Tutti i suoi motivi crescono dalla mancanza-di-perché, sono annodati nel nodo della volontarietà libera.  Solo in questo modo i servi riconoscono la presenza del signore che si nasconde, che si affida a loro come centro vitale del loro impegno (il suo patrimonio intero). Così vivono la presenza di ciò che è passato, l’assenza di Colui che attraversò il paese e se ne andò. Non ponendoselo davanti a loro come un mero ricordo, sono certi di lui interiormente, ma impegnando il suo patrimonio (= cioè lui stesso) nella presenza della loro libertà, come ricchezza del loro aver-ricevuto, in una Gewesendheit {la dimensione di un passato vivo}  piena, nella memoria di un’autorizzazione donata a compiere la libertà, cioè attraverso il loro impegno ringraziano, „comprendono“, „tengono“ ed „hanno“ l’incomprensibile. Solo se lo perdono come „oggetto“ comprenderanno in obbedienza, nell’impegno di ciò che stato loro affidato, l’oggettività dell’origine della cosa, solo così Egli sarà presente a loro in carne e sangue“ (Ferdinand Ulrich, 43-44). Tra l’altro alcune di queste cose le aveva dette anche don Carrón durante la sua presidenza. Se uno prendesse sul serio il mistero del da-sé, del non forzare, del cedere allora non avrebbe bisogno dell’ebrezza della droga, perché in fondo da essa ci si aspetta questo „da-sé“, questa perdita di controllo e non si avrebbe bisogno di surrogati…ma questo prendere sul serio credo sia  „sola gratia“.

Dalla versione di Banfi: „Il presidente Donald Trump, tenendo un discorso ai partecipanti all’Us-Saudi investment Forum a Washington, ha raccontato ieri di aver parlato al telefono col presidente della Federazione russa Vladimir Putin e di aver detto al suo interlocutore: «Fammi risolvere la tua fottuta guerra». L’esternazione di Trump è arrivata proprio nel giorno in cui il sito “Axios” ha rivelato un piano segreto in 28 diversi punti che sarebbe stato elaborato e discusso fra Usa e Russia, al centro delle ultime trattative condotte da Steve Witkoff. Secondo l’agenzia Reuters, il progetto prevede la cessione di parte dei territori, tra cui il Donbass e una riduzione delle forze armate ucraine. La prospettiva non piace per niente a Volodymyr Zelensky (ricevuto dal presidente turco Erdogan), che viene colto fra l’altro in un momento di indebolimento dovuto alle inchieste sulla corruzione nel suo governo.“ (AB)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Anche il capitolo quarto de „Il processo“ (Kafka), „Nella sala riunioni vuota, Lo studente, Gli studi legali“, sembra confermare quello che il prof.Oschmann scrive: Josef K. agisce solamente in modo funzionale alle gerarchie sociali ed ai rapporti di potere; le persone sono utile e preziose in questa prospettiva. Oppure non lo sono. In questo capitolo si trova per esempio la frase sulla posizione sociale più alta che ha Josef K. nei confronti del giudice del processo, infatti lui nella banca ha una stanza ed un’anticamera più grande del giudice, anche se non può farsi portare una donna in braccio da uno dei suoi servi, come invece lo può il giudice, ma questo è qualcosa, commenta ironicamente o forse sarcasticamente, alla quale in questa vita è disposto a rinunciare. Ci sono due aspetti del capitolo che, però, non mi sono chiari. Sebbene dalla donna dell’ufficiale giudiziario non può aspettarsi molto, una certa curiosità erotica lo spinge a fare cose che in vero non sono „funzionali“, come anche il bacio strappato, come un animale selvaggio dalla signorina Bürstner, alla fine del secondo capitolo (Oschmann dice che si tratta di un caso singolo). Quando lo studente gli strappa la disponibile, eroticamente disponibile, donna dell’ufficiale giudiziario è „deluso“. Poi si lascia portare per curiosità dall’ufficiale giudiziario negli studi legali che si trovano in una insopportabile mansarda, nella quale non può gestire il suo corpo come vuole, come strumento di potere o per soddisfare i suoi bisogni sessuali come con la prostituta Elsa. Ritorna alle sue forze quando, aiutato da due altri ufficiali giudiziari, una donna ed un uomo, che ha l’ufficio di „informatore“, lo portano alla porta di uscita: solo l’assaggio di libertà gli da le forze e lo libera da una sorta di mal di mare, che prova nella mansarda paragonata ad una nave instabile. Questo motivo è presente anche nella „Scarpina di raso“ di Claudel.    


(Wetterzeube, il 19.11.25; mercoledì della 33esima settimana dell’ordinario) Il 17 abbiamo festeggiato la festa di santa Elisabetta (1207-1251), che noi , sebbene sia nata in Ungheria, qui nella regione chiamiamo di Turingia, dove ha vissuto e dove si trova la nostra parrocchia a Gera, che è dedicata alla santa. Adrienne ne parla, nel suo libro sui santi,  in modo tale che mi ha fatto a lungo riflettere. Dapprima la sua preghiera è „molto timida, attenta, leggermente scrupolosa“ (Adrienne), anche molto attenta a dettagli simpatici, ma non centrali (il bimbo Gesù con il suo sorriso, le piccole mani…) ed anche le sue opere di carità sono piuttosto del tipo che porta ad un povero piuttosto un mazzo di fiore che una zuppa nutriente. Poi vi è l’incontro con il „Padre nostro“, che dapprima le sembra una preghiera troppo maschile, e questo incontro ha una valenza per lei come l’incontro di san Paolo sulla via di Damasco, sebbene lei non fosse per nulla come Saulo. Elisabetta vede come Gesù prega il „Padre nostro“ che ci ha insegnato, in modo particolare in riferimento alla preghiera: „sia fatta la tua volontà“; una preghiera che dopo la morte del suo primo marito Adrienne, fino all’incontro con Balthasar, non potette più pregare. «Gesù voleva fare il massimo, solo il più difficile era abbastanza buono per lui, per compiere la volontà del Padre. Elisabetta lo capisce e, sebbene fino a quel momento fosse stata pura e buona, per lei è come un'esperienza di conversione alla Saulo. E ora comincia. La sua ansia è svanita; c'è solo una possibile risposta a Dio: tutto! Da quel giorno in poi si dona completamente. Ciò significa che ora dà ciò che è richiesto e non più ciò che sceglie lei stessa. Le sue opere sono animate da uno spirito nuovo. Nessun lavoro e nessun aiuto le sembrano più troppo pesanti o faticosi. Anche la sua preghiera è completamente trasformata. Tutto ora è portato su una linea semplice e forte». Andare sul cammino della santità significa prendere sul serio la donazione di tutto se stessi. So che per me questo non è possibile senza surrogati, ne parlo dopo in dialogo con Ernst Jünger, ma il desiderio non è meno serio. Proprio questo imparo da persone come Elisabetta, Teresa, Adrienne, ma a suo modo anche da Etty! 

Per quanto riguarda il suo rapporto con suo marito Adrienne dice di Elisabetta: „«Amava molto suo marito. Ma aveva delle difficoltà con lui. Le difficoltà esterne hanno portato alla sua ultima grande purificazione, liberazione, semplificazione». Non so bene quali siano le difficoltà, ma sono contento che Adrienne dica che Elisabetta non è stata solo colei che si donava ai poveri, ma anche colei che ha amato „molto“ suo marito; che ciò non accada in una totale simmetria erotica non è necessario; stiamo parlando della Catholica, non di Hollywood (sebbene in vero io non so bene cosa si pensi ad Hollywood sulla simmetria erotica). 

Per quanto riguarda le persecuzioni, in primo luogo da parte della famiglia, dopo la morte del marito, se mi ricordo bene, Adrienne dice: „Accetta le persecuzioni con grande semplicità.“ Infine: „Non conosce più le piccolezze“ di cui ho parlato all’inizio. Ma in vero si può essere aperti al mondo di piccolezze, come sono i nostri „piccoli“ di  cui ho parlato a volte nel diario, ed assumere una grande e pesante missione nel mondo: penso al lavoro di Konstanze nella scuola.

Droge e surrogati. «I gesuiti proibirono la stimolazione di tanto in tanto, principalmente per ragioni teologiche: “perché la pianta sembra donare forze, ma solo attraverso  l’inganno del maligno”. Allora gli indiani piantarono l'arbusto da qualche parte nella boscaglia della foresta vergine». (Ernst Jünger, Drogen und Rausch, n. 149). La questione, se uno Stato debba intervenire a regolare le droghe e in che modo è troppo complessa, ma direi che a livello pedagogico, vietare qualcosa che riguardi le droghe o i surrogati di cui nella società abbiamo bisogno per tenere a bada i nostri bisogni non serve a nulla. C'è ovviamente la confessione per il cattolico, ma bisognerà pur tener conto della differenza tra peccati ed azioni che hanno a che fare con l'inconscio collettivo; ovviamente non si deve mai usare questo argomento per dire: mi accontento di quello che è possibile, senza guardare in alto, perché se si facesse così, non si avrebbe più il desiderio di donare tutto di se stessi, non si avrebbe più alcun desiderio di santità. Personalmente non ho problemi con la questione della droga, perché mi spaventa, ma ovviamente anch'io bevo vino, per esempio o una grappa e sebbene forse non sia la stessa cosa che servirsi di cocaina, bisognerà tenere conto che anche lì ci sono delle dimensioni di dipendenza e per citare Paracelso: „Sola dosis facit venenum“. Ma per altre cose, vedo che certi bisogni ritornano ciclicamente; ovviamente posso andare a confessarli ciclicamente (in parte lo faccio), ma a me questo non sembra serio. Sicuramente bisogna fare un lavoro su se stessi. Un senso di colpa generalizzato per la gestione dei bisogni, però, non mi sembra la soluzione.

Ho visto il video dell'incontro di Papa Leone XIV con alcuni giornalisti davanti a Castel Gandolfo, che è stato tenuto (anche?) questa settimana in tre lingue: spagnolo, italiano ed inglese; noto con gioia che i suoi giudizi sono sempre equilibrati, sia a riguardo della lettera dei vescovi statunitensi sulla migrazione negli USA (tra l’altro ha detto con chiarezza entrambe le cose necessarie: rispetto della persone dei migranti e la legittima decisione di un paese a riguardo di chi può entrare in esso) , sia sulla questione dell'Ucraina e di quello che c'è scritto nella costituzione ucraina, sia sul cessate il fuoco, sia sull’omicidio di cristiani e musulmani in Nigeria, sia sullo scandalo pedofilo di un vescovo spagnolo…

Dopo la lettura della versione odierna di Banfi. Nello scontro tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni io sto con quest’ultima, perché quest'ultima ha perlomeno, come dire, alcuni dubbi se mandare o meno le armi in Ucraina. 

Per quanto riguarda il nuovo riarmo della Germania e del Giappone ovviamente la questione implica una serie di considerazioni che non posso fare qui dalla foresta tedesca, dove mi trovo, diciamo, come „camminatore nel bosco“. Ovviamente i paragoni con la Germania e il Giappone di 85 anni fa sono fuori luogo. Ma vi è una tendenza, che ho cercato di spiegare nel mio articolo di ieri, a quella che parafrasando Ernst Jünger chiamo „mobilitazione totale e guerriera“, prendendo sul serio la „profezia della pace“ devo dire che a me interessano tutte le posizioni che in qualche modo frenano questa mobilitazione!  Tutto qua.

Renato Farina. Mi commuove l'impegno di questo giornalista italiano e grande amico per l'Armenia. Ci sono contro la mobilitazione totale e guerriera di cui parlo alcuni tentativi di frenarla, tentativi di pace, che leggo in modo positivo. Ma ovviamente ha ragione Renato Farina che non si può dimenticare ancora una volta la sofferenza di questo popolo; va pur detto che la cacciata di 120.000 persone dalla loro terra (Artsakh 2023) non è qualcosa che sia conciliabile, neppur minimamente, con la profezia della pace. Ovviamente sono contento che Erdogan si impegni per un dialogo in Ucraina, ma per quanto riguarda l’Armenia la sua posizione è di un arroganza vomitevole.

Abba nostro…

(Crepuscolo) «Un intellettuale è, per analogia con quel processo {contro Dreyfus}, chi combatte spiritualmente dalla parte della civiltà-intesa (Entente) contro la «spada», contro la Germania. Se il cuore la pensa diversamente, chiunque, seguendo oscuri istinti, in questa violenta controversia si schieri dalla parte della Germania, è un perdente, un traditore dello spirito, che si oppone alla giustizia e alla verità – sia con atteggiamento elegante o sciatto, ciò vale, a ragione, allo stesso modo per il moralista. Si oppone a loro, e ogni sospetto sulle sue motivazioni non solo è lecito, ma anche doveroso: brama di applausi, spirito di lucro, la bella capacità di trarre profitto dalle circostanze, che non è altro che intenzione umana, di mettere a tacere o di intrigare, di condannare all'ambiguità i concorrenti in questa occasione e di farli cadere nell'oblio, non c'è ingenuità a cui il letterato civilizzato non ricorra con espressione distorta per mettere nella giusta luce psicologica la presa di posizione a favore della “sciabola” (Thomas Mann, Considerazioni di un apolitico, 66). („Ein Intellektueller ist, nach Analogie jenes Prozesses {der gegen Dreyfus}, wer geistig auf Seiten der Zivilisation-Entente gegen den „Säbel“, gegen Deutschland ficht. Wenn es anders ums Herz ist, wer irgendwelchen trüben Instinkten folgend, in diesem gewaltigen Streitfall zu Deutschland hält, der ist ein Verlorener, ein Verräter am Geist, der steht gegen Recht und Wahrheit - ob nun in eleganter oder in schlottrichter Haltung, das gilt, mit Recht, dem Moralisten gleich viel. Er steht gegen sie, und jede Verdächtigung seiner Motive ist nicht nur statthaft, nein, auch geboten: Applaussucht, Erwerbssinn, die nette Gabe, von den Verhältnissen zum profitieren, die nichts als menschliche Absicht auch wohl, den zum Schweigen oder zur Intrige, zum Doppelsinn verurteilten Konkurrenten bei dieser Gelegenheit auszustechen und in Vergessenheit zu bringen, - es gibt keine Treuherzigkeit auf die der Zivilisationsliterat nicht mit verzerrter Mine verfiele, um die Parteinahme für „den Säbel“ in das Recht psychologische Licht zu setzen“ (Thomas Mann, Betrachtungen eines Apolitischen, 66)).

Questa „Germania“ di cui parla Thomas Mann, forse non è mai esistita o al massimo in qualche genio come Ernst Jünger e probabilmente Thomas Mann stesso proietta nella Germania il mistero della „spada“ che è venuto a portare Cristo, come Hölderlin proietta nella Grecia temi cristiani ed in primis la bellezza di Cristo stesso. Ma oggi abbiamo lo stesso problema, solo che sono cambiati gli attori della Entente (intesa), per lo meno un attore, perché la Russia sarebbe oggi la „spada“, che bisogna disonorare. Chi ha letto anche solo una riga di Alexander Dugin, sa che la presentazione di Putin come l’unico lupo cattivo, narrazione criticata più volte da Papa Francesco, è la solita cattiveria, che Thomas Mann nel 1918 chiama „democrazia retorica“. Chi non sta, senza alcun tentennamento, per l’Ucraina contro la Russia è contro la verità e lo spirito, è contro la giustizia e difende più o meno coscientemente, più o meno elegantemente la menzogna e la rozzezza. Come allora ci sono anche oggi giornalisti della Entente, i grandi sostenitori della democrazia retorica, come ci sono presidenti e premier della nuova Entente che sono del tutto nel giusto e se una premier come Giorgia Meloni, una politica di rara genialità, che non corrisponda totalmente alla figura del politico „giusto“ del mainstream in Europa (l’altro è Orbán) beh allora sei fregato. Sei rozzo, non abbracci l’unico partito giusto, quello della civilizzazione e della letteratura e del giornalismo giusto, che pensa di sopportare un „tragico isolamento“, mentre in vero è portavoce del mainstream puro: globalizzazione dell’indifferenza, la chiamava Papa Francesco. Il mainstream oggi, come allora, difende i valori: umanità, libertà, ragione, mentre chi si oppone in nome di una „profezia della pace“, che non è pacifismo, ma in vero „spada“, nel senso usato da Gesù (spada del discernimento), questo deve essere giudicato come incapace di ogni spirito e buon ragionamento e i suoi motivi non possono che essere cattivi, volgari e perversi -  un sostenitore di Putin, un sostenitore di Trump, uno che non capisce la scienza… Ancora una parola per riconnetterci alla citazione iniziale. Il caso Dreifuss vide tutta la „democrazia retorica“ a condannare un innocente. Robert Spaemann ricordava spesso che il grande Charles Peguy non stette al gioco: si é colpevoli quando si è dimostrato che si è colpevoli, non quando si pensa che uno è colpevole perché non corrisponde all’ideologia sedicente giusta della democrazia retorica. Ormai sono in pensione e posso permettermi di scrivere in modo così chiaro, tanto più che nella profondità dei miei argomenti si può essere liberi di vederci anche solo la demenza di un vecchio! 

(Wetterzeube, il 18.11.25; martedì della 33esima settimana dell’ordinario) Il funerale di zio Detlev, che era nato nel 1929 a Burg vicino a Magdeburg ci ha portato nella cittadina più al sud della Germania, Oberstdorf, dove ha vissuto gli ultimi decenni della sua vita. L’oratrice funebre, mi ha detto Stanzi, ha saputo presentare in modo bello e sentito, momenti ed aspetti della sua vita: dal non aver potuto studiare nella DDR, al suo lavoro che lo ha portato in tante parti del mondo, per esempio nell’Unione Sovietica e in Persia. Io l’avevo visto per la prima volta a Ludwigshafen e davvero mi colpì la sua intelligenza e il fatto che avesse molti libri. Era lo zio preferito di Stanzi, che le telefonava, come ho già scritto, fedelmente al suo compleanno. Si è occupato di sua moglie, morta circa venti anni or sono, fino alla fine…il suo nucleo familiare era composto da 4 „D“: Detlev, la moglie Doris, sua figlia Dorothea, che è uno o due anni più vecchia di me, e Dani (1961), la più giovane. Al funerale erano presenti anche nipoti e pronipoti. L’annunciato calo di temperatura è cominciato proprio la mattina del funerale e ritornando abbiamo avuto tre tempesti di neve; la prima con i suoi primi fiocchi mentre portavamo l’urna al posto previsto nel cimitero; in questo tragitto ho pregato in silenzio la coroncina per lui e per la sua famiglia. Martin, il marito di Dorothee ci ha scritto: „Ciao a voi due, avete fatto bene a partire subito. Qui è arrivato l'inverno e ci sono già ben 5 cm di neve e continua a nevicare. Sono contento che almeno abbiamo potuto scambiarci due parole e che abbiate fatto tanta strada per venire a trovarci! Cari saluti, Martin (e Dorothee)“. Grazie a Dio nell’hotel abbiamo fatto ginnastica e nuotato, se no sarebbe stato difficile fare un viaggio così lungo e con un tale tempo, che ha richiesto la concentrazione massima, sia mia che di Stanzi, guidando l’A7 e l’A9, la prima dal punto più al sud fino al bivio dell’A6, che ci ha portato a Norimberga; tra l’altro l’A7 è quella che porta a Flensburg, dove siamo stati ad Ottobre, tornando dall’isola di Amrum, la cittadina più al nord della Germania.

Ieri in hotel ho smesso, un po’ improvvisamente, perché dovevamo andare, la meditazione sul testo di Ulrich, con questa frase sulla libertà, che riprendo e cito fino in fondo: „„Come si riconosce questa libertà? Non aspettando che agisca per poter dedurre dai suoi effetti e dalle  sue opere essa stessa come causa. Se un altro mi ama non lo possiamo leggere chiaramente da ciò che egli fa per me: „E se anche…dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.“ (1 Cor 13, 3: ⸂καὶ ἐὰν⸃… παραδῶ τὸ σῶμά μου, ἵνα ⸀καυθήσομαι, ἀγάπην δὲ μὴ ἔχω, οὐδὲν ὠφελοῦμαι.). Non è possibile tracciare una linea coerente dall'effetto alla libertà reale come causa del risultato. Poiché la libertà non consiste, come io-fissato-in-se stesso, dietro la sua uscita di sé comunicativa {uso questa formula che ho usato nella traduzione dell’Homo Abyssus, ma si può tradurre la parola corrispondente, anche con „spogliamento“; quindi dove leggete la formula „uscita di sé comunicativa“ potete leggere „spogliamento“ ndt}: è questa uscita di sé comunicativa, il suo essere la medesima cosa è differenziazione, offerta di sé; il suo apparire è il suo nascondersi. Il sottrarsi è la garanzia {Gewähr, che Ulrich scrive Ge-währ, per sottolineare la durata; ndt},  del dono, si fecondo, superarsi. E proprio perciò la libertà  non può essere mai compresa oggettivamente in ciò che ha operato, anche se in ciò che fa essa è uscita di sé in modo comunicativo e „presente“. Esige da sé un’altra modalità della percezione che corrisponde al suo nascondersi fecondo e nella sua inaccessibilità  permanente: la fede, l’impegno fiducioso ed aperto verso di essa, nel quale colui che percepisce a partire da sé fa ciò che è percepito: nella mancanza-di-perché della sua fede, che lascia venire la libertà dell’altro da sé, che si consegna a questa fedeltà e che prima di tutto cosi può riconoscerla percependola“ (Ferdinand Ulrich). L’amore di Konstanze per lo zio Detlev non si vede in primo luogo nel aver fatto il viaggio, ma nelle sue lacrime nascoste e il mio nella mia preghiera della coroncina nascosta, che chiede anche per la vita laica di zio Detlev, che si é rispecchiata nel funerale, la vita eterna. Ma quello che dice Ulrich vale per tanti ambiti: dalla pedagogia, all’impegno nel mondo. Ciò che si deve testimoniare è sempre e solo il nulla dell’amore gratuito, per esempio facendoci attenti al destino dell’Armenia, che corre il rischio di sparire davanti agli occhi del mondo - sto pensando ad un video che mi ha mandato Renato e ai suoi articoli sull’Armenia.

„In diverse parti del mondo, i cristiani subiscono discriminazioni e persecuzioni. Penso, in particolare, a Bangladesh, Nigeria, Mozambico, Sudan e altri Paesi, dai quali giungono spesso notizie di attacchi a comunità e luoghi di culto. Dio è Padre misericordioso e vuole la pace tra tutti i suoi figli! Accompagno nella preghiera le famiglie in Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, dove in questi giorni c’è stato un massacro di civili. Preghiamo che cessi ogni violenza e i credenti collaborino per il bene comune.“ (Leone XIV).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Oggi il signore che ha fatto il controllo annuale della caldaia, mi ha chiamato „pensionato anticipato“ - non se se ci fosse critica o invidia in questa definizione-nominazione; in vero io sono andato in pensione con più di 65 anni, un anno prima della pensione ufficiale oggi, appunto oggi; se i politici ritengono che si debba andare in pensione con 70 anni, è un loro problema; possono risparmiare soldi rinunciando alla mobilitazione totale e guerriera…su questo tema ho scritto oggi per Substack un articolo. 

(Dopo) Arrivati al terzo capitolo de „Il Processo“ di Kafka dovrebbe essere chiaro a tutti che la lettura immanente al testo che propone il Prof. Oschmann è quella giusta; non sono coloro che vogliono un processo contro il signor K., ingiusti, ma ingiusto e violento, anche contro un uomo vecchio e debole, è il signor K. stesso. Il suo lungo discorso alla fine del terzo capitolo riceve un unico applauso e questo stesso non è detto che sia di vero assenso. Il processo stesso viene attuato in quartiere di periferia e non nel „centro del potere“, etc. 

(Sera) Il sole al tramonto. „Ma lontano è andato da popoli devoti, / che ancora lo onorano“ (Hölderlin). 

(Oberstdorf, Alpenhotel, il 17.11.25; lunedì della 33esima del tempo ordinario, Santa Elisabetta di Ungheria e Turingia) Sul nascondersi permanente di Colui che dona. Questo è il nuovo passo che ci fa fare Ferdinand Ulrich; il nascondersi di Dio non è alcunché di provvisorio, ma qualcosa di permanente. Certo ci sono fenomeni mistici, ma essi vengono donati e non possono essere forzati. „Chi dona affida se stesso a colui che riceve il dono: partecipa se stesso, non si fissa in se stesso contro la sua uscita di sé comunicativa, ma non si perde neppure, tradendo il suo essere-se-stesso fondato in se stesso, in un cattivo spreco che opprime gli altri e li rende non liberi“ (Ferdinand Ulrich, 42). Non è che andando all’estero Dio non è più Dio - Ferdinand Ulrich ci educa al cristianesimo, non all’ateismo. Ma è per l’appunto un Egli e non solo un Tu di cui disponiamo. E in questo modo fonda la nostra libertà, che è un dono permanente, come permanente è il nascondersi di Dio. „Il donare fecondo sgorga dalla mancanza-di- perché e dalla mancanza-di-fondamento della libertà e non è, come abbiamo già detto, da sussumere  sotto alcuna condizione, non è deducibile da alcuna anticipazione. Non si arriva a capirlo „dal di dietro“: l’inizio è e rimane il primo passo ed Epifania di un leale „da sé“ ( αύτ-εξ-ούσιον’, come i Padri chiamavano la libertà)“ (Ferdinand Ulrich); come si può vedere abbiamo a che fare qui con un radicalità che alcuna filosofia postmoderna nichilista può raggiungere, perché il nulla amoroso di Ulrich è ben più profondo che il nulla nichilista e la mancanza di fondamento nichilista, che in fondo rimangono un gioco o un’occupazione transitoria. „Come si riconosce questa libertà? Non aspettando che agisca per poter dedurre dai suoi effetti e dalle  sue opere essa stessa come causa.“ (Ferdinand Ulrich)


(Monaco di Baviera, il 16.11.25; 33esima domenica del tempo ordinario) 2 Cor, 8, [9] „Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.“ (γινώσκετε γὰρ τὴν χάριν τοῦ κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ, ὅτι δι’ ὑμᾶς ἐπτώχευσεν πλούσιος ὤν, ἵνα ὑμεῖς τῇ ἐκείνου πτωχείᾳ πλουτήσητε.) Ulrich nel passo che abbiamo riflettuto negli ultimi giorni ci fa fare un passo nella profondità del mistero cristiano, riflettendo sulla povertà umsonst (gratis et frustra). Molto più del popolo tedesco che ha perso sia la prima (a cui si riferisce Thomas Mann nelle sue „considerazioni di un apolitico“) che la seconda guerra mondiale, vi è un mistero di povertà che sta alla base di ogni universalità cattolica, che non è produttivo nel senso dell’efficacia, ma fecondo proprio perché assume su di sé una povertà che non è „solo un elemento costitutivo dell’“analisi ontologica“ del lasciar andare“ (Ferdinand Ulrich); il Dio che va in viaggio in una terra straniera è Cristo stesso  ὅτι δι’ ὑμᾶς ἐπτώχευσεν πλούσιος ὤν, ἵνα ὑμεῖς τῇ ἐκείνου πτωχείᾳ πλουτήσητε. La povertà di Colui che dona l’essere, infine nel medesimo uso di essere e „nulla“, è una „povertà che va con“, un „compimento vitale del nascondersi“, ma nella modalità di una totale e radicale inutilizzabilità: „in verità questa povertà è del tutto inutilizzabile, senza un fine, non può essere posseduta, ne oggetto di una prestazione, è povertà umsonst, un lasciar-liberi senza intenzioni come si amoroso in carne e sangue a colui che è stato oggetto di un dono“ (Ulrich). Ovviamente viene in mente che questo signore poi torna e chiede conto dei talenti donati, ma vedremo come parlerà di ciò Ulrich, che esprime, nel passo che stiamo meditando adesso, un’ obiezione radicale a quanto sta dicendo: „Questo sconosciuto, sfigurato, questo misero ammasso inchiodato dovrebbe essere l'amore creativo, dovrebbe essere il Messia?“ (Ferdinand Ulrich). È chiaro che con questa figura, questo, alla fine Non-Parola (Balthasar), non è possibile fare alcun progetto culturale progressista, ma neppure conservatore. Non vi è nulla da conservare! Se questo „sfigurato“ si presenta come il Messia, „allora non può che mentire, non può che essere un senza-Dio - ma tramite la separazione-morte (= amore) dal Padre non è davvero „lasciato“- da Dio? Come può il „non“ di questa differenza, come può questo „no“ essere pensato come un „si“? Allora cacciamolo! Deve essere punito! Ma Egli soffre questo no che lo uccide in assoluta libertà {su questo insiste tanto san Newman} e vive nella povertà che supera tutto della sua morte il si che dona la vita, in coloro che lo uccidono“ (Ferdinand Ulrich, 42). Noi possiamo diventare ricchi se confessiamo il nostro amore per Lui e per i „fratelli tutti“, ma portando un po’ il mistero dell’inutilizzabilità, che è quello che sto vivendo un poco, in modo tenero, in questo tempo del mio pensionamento! 

Mi è arrivato un messaggio di Adrian su quanto avevo scritto sullo „spirito democratico planetario“ (Mann), che in fondo pensa di poter superare „l’insuperabilità e la tragicità della condizione umana“ (Adrian). Chiaro è che lo spirito democratico planetario non è come pensa Mann una continuazione della cattolicità romana! 

Banfi sula realtà giapponese e tedesca: „Ma il mondo continua a scommettere su un futuro di guerra. La corsa al riarmo diventa planetaria. Dopo la decisione tedesca di cambiare la propria costituzione dopo 80 anni, per riarmare la Germania, ora è il Giappone. Proprio il Paese colpito a Hiroshima e Nagasaki, con la nuova premier Takaichi Sanae, rompe un altro tabù durato 8 decenni e annuncia di volersi dotare in futuro di armi nucleari. Come riporta il Corriere di sabato, in Parlamento la premier ha detto che saranno rivisti i tre principi della Costituzione giapponese: quelli di «non detenere», «non fabbricare» e «non consentire l’introduzione di armi atomiche nel Paese». Torna l’asse di guerra Tokyo-Berlino?“


Ruscello  a Monaco di Baviera 

Abba nostro…

(Sera, Oberstdorf, Alpenhotel) Siamo qui perché domani vogliamo partecipare alla sepoltura dell’urna dello zio Detlev, che due anni fa avevamo ancora visitato e che con i suoi 94 anni, allora, ci aveva fatto un’ottima impressione: si poteva parlare con lui, anche di temi politici ed era molto mobile, ci aveva accompagnato alla macchina dal suo alloggio al primo o al secondo piano. Fino alla pandemia, ogni 11 dicembre, aveva telefonato a Konstanze per il suo compleanno.

Oggi abbiamo mangiato con Ferdinand e Nadia in un caffè, Regina 43, accanto al giardino inglese di Monaco. Abbiamo parlato molto profondamente, anche della singolarità di Cristo, che non è una singolarità politica, ma religiosa, abbiamo parlato del poliedro di Papa Francesco - Nadia è iraniana ed ascoltava molto attentamente. O cercato di spiegare alcuni punti della mia meditazione mattutina. Forse il prossimo anno faremo un viaggio insieme in Iran. 

Alessandro ha ragione a porre il problema del nuovo atteggiamento sul riarmo della Germania e del Giappone, ma non è questione, secondo me, di un nuovo asse Tokyo-Berlino, ma per l’appunto di una corsa al riarmo diventata planetaria, come dice Alessandro stesso, insomma di una mobilitazione totale planetaria, a cui partecipano sia le democrazie che le autocrazie…

(Wetterzeube, il 15.11.25; sabato della 32esima settimana del tempo ordinario;  santo Alberto Magno) Per comprendere cosa sia il „finis musicae“ (copyright: Thomas Mann) in Balthasar credo sia opportuno leggere il dialogo tra lui e Adrienne su Mozart (1556-1791): „Vede Mozart? Sì, lo vedo. (Lei sorride). Sta pregando? Sì, lo vedo pregare. Lo vedo recitare una preghiera, forse il Padre Nostro. Parole semplici che ha imparato durante la sua infanzia e che recita, consapevole di parlare con Dio. Allora è davanti a Dio come un bambino che porta tutto al Padre: i sassi della strada e strani rami e piccole erbe, e una volta anche una coccinella, e per lui sono tutte melodie, melodie che porta al buon Dio, melodie che improvvisamente conosce all'interno della preghiera. E quando smette di pregare, non è più in ginocchio e non ha più le mani giunte, allora si siede al pianoforte, o canta con un'incredibile infantilità, e non sa più bene: sta suonando qualcosa per il buon Dio, o è il buon Dio che si serve di lui per suonare qualcosa per sé e per lui allo stesso tempo. C'è un grande dialogo tra Mozart e il buon Dio, che è come la preghiera più pura, e tutto questo dialogo è solo musica. E le persone che ne fanno parte? Lui ama le persone. Le teme e le ama allo stesso tempo. Le teme un po' come i bambini temono gli altri bambini maleducati che potrebbero rompere i loro giocattoli; ma Mozart teme più che si possa rovinare il giocattolo del buon Dio, piuttosto che pensare a se stesso. E ama le persone perché sono creature del buon Dio, e questo lo rende felice di poterle deliziare con la sua musica. Vuole porre loro la domanda di Dio a modo suo, anche nei suoi brani divertenti. Non si allontana da Dio nella sua arte? No. Certo, ci sono momenti in cui l'arte ha in qualche modo la precedenza, ma rimane racchiusa in Dio. È come se avesse un patto permanente con il buon Dio. E la tristezza? Tutto questo entra a far parte della sua musica. Perché sa che Dio si occupa anche delle persone tristi e cupe e che è difficile sopportare il peso del mondo, e ci sono momenti in cui sente un peso enorme sulla sua anima; ma allora deve mettere tutto nella sua musica, deve richiamare l'attenzione su tutto ciò che riguarda Dio e gli uomini attraverso la sua musica. E Don Giovanni? Quando descrive l'orgoglio, non vi entra, non ne fa parte. Quando descrive la sensualità, allora vi entra un po', perché naturalmente la sensualità è vicina. Ma anche la sua sensualità è così infantile che in realtà non diventa cattiva.“ In questo dialogo si trova per me la risposta a ciò che Thomas Mann nelle sue „Considerazioni di un apolitico“ dice sulla musica, sulla protesta del popolo tedesco vs l’internazionale di una civilizzazione che ha portato al paradigma tecnocratico odierno. Quando nelle ultime sere ho riascoltato „Le nozze di Figaro“ la cosa che più mi ha affascinato è la gioia (nella musica in primo luogo, non solo nelle parole), che nella figura di Cherubino ha una nota sensuale, ma per l’appunto „infantile“, anche se il Conte (che corrisponde a quanto detto da Adrienne su don Giovanni) lo nega („men che tu credi“, risponde alla Susanna quando gli dice che è solo un fanciullo). Prima di entrare nel mondo pornografico odierno ho avuto anch’io questa infantile sensualità erotica. La Contessa, nelle parole del libretto di Lorenzo da Ponte, da un giudizio preciso sul Conte, quando Susanna le fa notare la sua gelosia: “Come lo sono i moderni mariti: per sistema infedeli, per genio capricciosi e per orgoglio poi tutti gelosi“. Nell’aria triste della Contessa (soprano), „Porgi, amor, qualche ristoro“ (N. 21) Mozart fa vedere tutta la tenerezza della sensualità, quando la Contessa chiede di poter morir se il suo amore non l’ama più: le parole di da Ponte sono grandi, ma è la melodia dell’aria stessa che è preghiera. Figaro è anche una figura di gioia e non di protesta, ma sa dar voce anche alla protesta, perché vuole rovesciare i progetti del Conte (Recitativo, 22). Ma sia nell’aria (basso) „Se vuol ballare“ (numero 6) sia in quella numero 20, „Non più andrai“ è espressione di gioia pura. Anche la Susanna lo è, già dal primo duetto, quando parla del suo cappello, il che non la rende meno capace di discernimento sul tipo di  vicinanza che vuole il Conte. Etc. Ma in vero in tutte le arie e nella sinfonia iniziale è in gioco un esplosione di  gioia che raggiunge tutti i caratteri, anche quello di Bartolo, ed anche se parla di vendetta (aria numero 8)…In un certo senso è estremamente importante che Mozart non sia né tedesco né protestante, ma mi aiuta a leggere in modo integrante quello che Thomas Mann dice in quel libro/non- libro che sono le „Considerazioni“…Io amo anche Bach, che è tedesco e protestante, ma che, credo lo abbia detto Karl Barth, si trova alle porte del paradiso, nel paradiso suona Mozart, perché è Dio che suona e si serve di lui, nella modalità di una gioia per sé e per Mozart e per tutti noi…

Riprendo ciò che ho cominciato a dire nei giorni precedenti su Dio come „Egli“ (non come Tu, che certamente anche è). „Egli: - non può essere equiparato all’altro {vedi cosa ho scritto ieri sullo pseudo diventare altro: „poiché Egli supera l’altro riflesso nell’io, già saputo, già conosciuto, già capito“}. “Egli smaschera quindi il pensiero che si supera solo al suo interno, in modo tale da intercettare l'impegno nello spazio interno dell'Io = Io: non vedo affatto l'altro reale, non mi apro a lui con la volontà, con l'assenso, con l'amore, ma lo intendo come un momento sulla parete interna del mio Io” ("Er entlarvt deshalb das Denken, dass sich bloß innerhalb seiner selbst überbietet, so dass es den Einsatz im Binnenraum von Ich = Ich abfängt: ich sehe den wirklichen anderen gar nicht, breche wollend, ja-sagend, liebend nicht zu ihm durch, sondern intendiere ihn als Moment an der Innenwand meines Ich“). Chiamiamo l’altro altro, ma non lo è, si tratta solo di uno specchio di noi stessi. „Lo straniero {Dio che viaggia all'estero} rivela la discutibilità di una relazione in cui io e te siamo già assenti l'uno per l'altro, anche se sembriamo vicini: eppure non lo siamo davvero, ma solo attraverso la sovrapposizione delle immagini che abbiamo creato l'uno dell’altro“ („Der Fremde {Gott, der auf Reise im Ausland geht} deckt die Fragwürdigkeit einer solchen Beziehung auf, in der ich und du je schon für einander ab-wesend sind, obwohl sie einander nahe zu sein scheinen: und es doch nicht wirklich, sondern nur durch die Überlappung der gemachten Bilder voneinander sind" . Dio che va in viaggio all’estero, che si nasconde, ci accompagna nel mondo, come abbiamo visto in Mozart anche servendosi in modo liberante di noi per fare ciò che è la nostra arte, per Mozart la musica. Il Conte non è interessato a Susanna, ma solo a se stesso e vuole usarla per arricchire quell’io = io di cui parla Ulrich. Così agiamo spesso noi, così agisce il signor K. con la sua vicina di camera (vedi meditazione di ieri notte). Considerando Dio come un Egli e non solo come un Tu che manipoliamo a piacere dobbiamo imparare che anche i nostri fratelli uomini e le nostre sorelle donne non stanno a disposizione delle nostre manipolazioni - anche se con un certo realismo Robert Spaemann diceva che fino ad un certo punto è legittimo usarsi l’un l’altro. 

Il cancelliere Merz vuole meno giovani Ucraini in Germania. Ci sarebbe un numero molto alto di giovani ucraini tra i 18 e 24 anni qui da noi, mi ero accorto di ciò in palestra, ultimamente, quando siamo andati in un orario di visite intense e non al primo mattino, come spesso facciamo. Il servizio militare obbligatorio comincia in Ucraina con il 25esimo anno. Il cancelliere ne avrebbe parlato apertamente con Zelensky.  Gli „altri“, in questo caso i giovani ucraini, dovrebbero rimanere a casa loro perché non integrabili, per parafrasare il linguaggio di Ulrich, nella parete interna del nostro „noi“ tedesco. La loro patria avrebbe bisogno di loro, in vero ne ha bisogno la mobilitazione totale guerriera, quindi possono tranquillamente crepare nella loro patria. Lo dico senza particolare simpatia per questi giovani che danno l’impressione di essere molto „sicuri di sé“ e poco disposti ad una vera integrazione, solo all’uso delle strutture tedesche…  Nicolas Kurzawa (FAZ di oggi, pagina 19), ci fa comprendere la differenza tra migranti che vengono accolti per scopi umanitari e quelli che vengono per lavorare da noi, insomma migranti economici. La Germania, che invecchia, ha bisogno di più lavoratori stranieri, avvertono gli economisti. Ma proprio questi sono diminuiti, e i motivi proposti dal giornalista sono molto interessanti: il clima sociale senza una vera cultura dell’accoglienza, la lingua tedesca e il clima naturale. Il cancelliere Merz, ultimamente, ha detto che questi migranti lavoratori sono indispensabili per la Germania.  Molto interessante è anche questo problema, in riferimento alla diminuzione della migrazione economica : „Il problema principale è il riconoscimento delle qualifiche informali. Ad esempio, una persona potrebbe lavorare per anni come muratore nel proprio paese natale. In Germania, però, questa esperienza professionale spesso non viene riconosciuta dal punto di vista giuridico. „Uno dei motivi per cui la migrazione economica funziona male nel nostro Paese è che di norma richiediamo, come presupposto, il riconoscimento dei titoli di studio“, ha affermato Brücker {economista della migrazione}. Ciò porta le persone a trasferirsi in altri Paesi dove questi requisiti non vengono richiesti.“ Questa descrizione del problema mi ha fatto venire in mente che, per esempio, io non ho potuto terminare il mio studio di latino all’ università di Halle, perché mi sarebbe mancata una seconda materia. Invero, io ho una laurea in filosofia. Ma questa non è stata riconosciuta del tutto - per quanto riguarda lo studio di latino -  perché mi mancavano alcuni esami di psicologia e pedagogia. Il fatto che io avessi insegnato filosofia per più di un decennio in Germania -  non all’estero -  non contava assolutamente niente. Devo partire per la Baviera, per cui non posso approfondire il tema. Ma è chiaro che questo tipo di problemi sono molto complessi perché ovviamente anche questi „altri“, che dovremmo accogliere per motivi umanitari o di lavoro, sono persone che non possono essere ridotte solamente all'uso di cui possiamo farne o meno.

Abba nostro…

(Dopo, poco prima di partire) «Uomo moderno, adulto eppure talvolta impotente nel pensiero e nella volontà, lasciati prendere per mano dal Bambino di Betlemme, non temere, abbi fiducia in Lui! La forza vivificante della sua luce ti darà il coraggio di impegnarti per la costruzione di un nuovo ordine mondiale, fondato su relazioni giuste, etiche ed economiche. Il suo amore guida i popoli e illumina la loro coscienza comune di essere una «famiglia», chiamata a costruire relazioni di fiducia e di sostegno reciproco. L'umanità unita sarà in grado di affrontare i numerosi e preoccupanti problemi attuali: dalla minaccia terroristica alle condizioni di povertà vergognosa" (Benedetto XVI, Natale 2005, citato in Matthias Kopp, Iraks christliche Erbe, 344). È chiaro che non si può confrontare senza differenziare un testo del 1918, come quello su cui sto riflettendo di Thomas Mann, è un testo del 2005, come quello che ho incontrato nella mia lettura del libro sul cristianesimo in Iraq. Da una parte l'intenzione della „costruzione di un nuovo ordine mondiale“ corrisponda a questo civilizzazione internazionale che critica Thomas Mann (anche Ernst Jünger vuole, però, un ordine planetario, sebbene lui sia non meno tedesco di Mann), allo stesso tempo mi sembra del tutto chiaro che anche nel tedesco Benedetto XVI ci sia questa doppia coscienza di far parte di una famiglia umana, ma anche del necessario doversi incarnare di queste frasi nel contesto nazionale, come per esempio quello dell’Iraq. 

(Monaco di Baviera, sera) „ Aber wenn er beim Pedale treten, nach links und rechts schaute, lächelte er, weil er dann wusste, warum er hier lebte. Nichts als grüngraue kleine Hügel, Schafe und steinerne, hüfthohe Mauern, die sich in der Weite der Landschaft verloren. Keine Menschenseele, und immer das Meer, zu allen Seiten, schiefergrau und wunderbar abweisend“ (Christian, Kracht, Air, Köln, 2025,19). In traduzione italiana: «Ma quando pedalava e guardava a destra e a sinistra, sorrideva perché allora capiva perché viveva lì. Nient'altro che piccole colline verde-grigie, pecore e muri di pietra alti fino alla vita che si perdevano nella vastità del paesaggio. Nessuna anima viva e sempre il mare, da tutti i lati, grigio ardesia e meravigliosamente ostile» (Christian, Kracht, Air, Colonia, 2025,19). Il narratore si trova su un’isola al nord della Scozia, appartenente alle isole Orkney. 


(Wetterzeube, il 14.11.25; venerdì della 32esima settimana del tempo ordinario) Continuo con ciò che dice Ulrich su Dio come Egli (cf. 12.11.25). „Er: - angesichts, dessen ein Einsatz notwendig wird, der bisherige Verhaltensweisen aufsprengt, da er die eingespielte Symmetrie zwischen ich und du, den Scheinfrieden ihrer Verträglichkeit, die gegenseitige Widerspiegelung zerschlägt“ (41: «Lui: - di fronte al quale diventa necessario un intervento che rompe i comportamenti precedenti, poiché distrugge la simmetria consolidata tra l’io e e il tu, la falsa pace della loro compatibilità, il reciproco riflesso»). Per questo è necessario che gli sposi, per esempio, preghino insieme; spesso la loro simmetria consolidata (io direi in certi aspetti) è solo una falsa pace, un installamento (uso la parola che Adrienne usa per l’installarsi in un ordine religioso)  nel matrimonio. Non so bene se in italiano sia meglio dire: Egli - di fronte al quale… o Lui di fronte al quale…). „Er: der in mir die Ver-anderung {qui Ulrich fa un gioco di parole tra Veränderung (cambiamento) e la parola inventata da lui stesso: Ver-anderung (diventare altro)} provoziert…“ (Egli: - il quale provoca in me il diventare altro e che è sentito dall’io=io fisso in se stesso, nel suo essere passato sicuro in se stesso e nella sua immutabilità come minaccia mortale: poiché Egli supera l’altro riflesso nell’io, già saputo, già conosciuto, già capito“ (41). Incontrare Dio significa incontrare davvero nel medesimo uso dei termini sia il „totalmente altro“ (Karl Barth) sia il „non altro“ (Cusano). Quando Leone XIV ci invita a mettere Cristo nel centro della nostra vita, intende proprio quell’Egli di cui parla Ulrich: lo si può avvicinare nella preghiera, nello studio e nel cammino di santità. Nel suo libro sulla droga Ernst Jünger descrive, con grande sincerità, come con l’etere si diventa anche altro, ma a parte che le droghe sono pericolose, di fatto si rimane nell’ambito di un diventare altro artificiale. 

Il Vangelo del giorno (Lc 17, 26-37) contiene alcune frasi che non si lasciano conciliare con la speranza per tutti, ma che io ho sempre letto come un aiuto a non sentirsi sopra il giudizio; al di là del giudizio lo si è solo in una santa conformità a Cristo, ma in vero nessuno può attestarla da sé. Lo stesso vangelo contiene, però,  la dimensione escatologica di quello che dicevo prima sul „diventare altro“. Lc 17, [26] Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: [27] mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. [28] Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; [29] ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. [30] Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. [31] In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. (30κατὰ ⸂τὰ αὐτὰ⸃ ἔσται ᾗ ἡμέρᾳ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ἀποκαλύπτεται. 31ἐν ἐκείνῃ τῇ ἡμέρᾳ ὃς ἔσται ἐπὶ τοῦ δώματος καὶ τὰ σκεύη αὐτοῦ ἐν τῇ οἰκίᾳ, μὴ καταβάτω ἆραι αὐτά, καὶ ὁ ⸀ἐν ἀγρῷ ὁμοίως μὴ ἐπιστρεψάτω εἰς τὰ ὀπίσω.). [32] Ricordatevi della moglie di Lot. [33] Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. (ὃς ἐὰν ζητήσῃ τὴν ψυχὴν αὐτοῦ ⸀περιποιήσασθαι ἀπολέσει αὐτήν, ⸂ὃς δ’ ἂν⸃ ⸀ἀπολέσῃ ζῳογονήσει αὐτήν.)“ La vita qui si salva solamente se non si guarda indietro (τὰ ὀπίσω.), ma si procede nella dimensione del „diventare altro“, difendere la vita che conosciamo non aiuterà più! 

Dalla versione di Banfi prendo questa bella notizia: „Viene in Italia a presentare la sua monumentale biografia di Etty Hillesum la giornalista olandese Judith Koelemeijer. Repubblica stampa un’intervista di anticipazione. Hillesum, ebrea olandese uccisa ad Auschwitz a soli 29 anni e che ha lasciato un memorabile Diario, adesso è raccontata attraverso una biografia fatta di documenti e testimonianze. Delle parole di Koelemeijer colpiscono quelle che riguardano la “libertà interiore” di Etty e la sua attualità. Dice: «Molte persone parlano della libertà interiore di Hillesum come se fosse un dato acquisito. Io ho voluto raccontare, invece, come la sua vita sia stata una lotta per ottenere tale libertà. E come ciò spieghi le decisioni che ha preso, proprio perché era così in pace con sé stessa. Cosa c’è di più attuale di questo, di scoprire come un essere umano è diventato pienamente consapevole delle sue capacità, mostrandoci che abbiamo sempre la possibilità di scegliere chi vogliamo essere?». Caro Alessandro, Molto di questo processo alla libertà interiore di Etty si capisce già dal Dario, ma sono molto interessato a libro della Koelemeijer. Grazie che ne parli, R 

In vero la „protesta“ di cui parla Thomas Mann nel 1918 in riferimento al popolo tedesco (Lutero e Goethe) (cf quello che ho scritto ieri sera qui nel diario) è presente oggi nella „profezia della pace“ e nei temi riguardanti la dignità eterna dell’uomo (vedi il mio articolo di ieri in dialogo con Stefan Oster).

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Massimo Borghesi mi ha mandato una lettera firmata da tante persone a Davide Prosperi su dei cambiamenti avvenuti nello statuto della Fraternità di CL, a cui ancora appartengo; qualche giorno prima erano arrivati dalla Fraternità questi cambiamenti, che non avevo letto, perché questa cosa mi annoia mortalmente. Cito dalla lettera questa parte, perché se ciò corrisponde al vero, questi cambiamenti non mi corrispondono minimamente, tanto meno a Konstanze, che fa parte della Fraternità solo perché ne faccio parte io: „…Infine, il nuovo statuto introduce un controllo verticistico e capillare, fin nelle dimensioni costitutive del carisma, assolutamente assente nel testo originale. In particolare, l’art. 4 inserisce al comma 1: i) la nomina da parte della Diaconia Centrale di tutti i sacerdoti che tengono i ritiri locali; ii) il vincolo del lavoro culturale ai soli strumenti proposti dalla Fraternità; iii) il vincolo dell’azione caritativa esclusivamente a gesti comunitari di carità. Lo stesso articolo, al comma 2, introduce i) la nomina da parte del referente territoriale delle guide di ogni Scuola di Comunità, e ii) la loro partecipazione obbligatoria a incontri periodici di formazione proposti dalla Diaconia Centrale. Ti chiediamo: da dove nasce questo intendimento caparbio di controllare centralmente il cammino di fede di decine di migliaia di persone raggiunte dal carisma di Giussani in quasi cento paesi? Il rischio è che questo tentativo di normalizzazione verticistica soffochi la novità di vita che tanti aderenti vivono ancora quotidianamente. Si vuole davvero trasformare un movimento laicale nato dal carisma attrattivo di don Luigi Giussani in una organizzazione normata per la gestione di un capillare controllo? Perché il processo di revisione, avviato per assicurare “rappresentatività di tutti i membri nelle vostre elezioni” (Papa Francesco, 16 settembre 2021), sì è risolto con la creazione dell’Assemblea Generale, che ogni cinque anni vota gli organi centrali e si dissolve (art. 14 nuovo Statuto), cancellando di fatto dalla conduzione la ricchezza e la diversità dei contributi locali? Il nostro carisma troverà ancora modo di scorrere, libero, nei rivoli incontrollabili della sfida quotidiana alla ricerca di senso? Risuonano forti in questo momento le parole di Don Giussani: “Non sono qui perché voi riteniate come vostre le idee che vi do io, ma per insegnarvi un metodo vero per giudicare le cose che io vi dirò.” La sfida alla libertà e all’autonomia di giudizio, fondamenti del carisma stesso, è apertissima. 1° novembre 2025, giorno della proclamazione di San J.H. Newman Dottore della Chiesa“ - Caro Massimo, grazie! Firmerai tu questa petizione? A me erano arrivati, come a tantissimi altri,  questi cambiamenti qualche giorno fa, che non lessi perché la cosa mi annoia mortalmente. Se le cose che sono scritte in questa petizione sono vere, insomma se le citazioni sono corrette, il mio distacco da Comunione e Liberazione è talmente grande che non so neppure se abbia senso firmare la petizione. Di fatto io sono stato assolutamente fedele a quello che Papa Francesco ci disse nel 2015: decentratevi dal carisma! Comunque se tu pensi che sia necessario la firmo, fidandomi di Te. Tuo, Roberto - La  stessa domanda l’ho mandata anche a Renato. PS  Ho detto al mio parroco l’altro giorno: per fare quello che vogliono dovrei coltivare una spiritualità dell’autostrada. Si è messo a ridere.  PS II Renato la vede in modo molto diverso (ne ho scritto nel mio diario privato) e mi ha permesso anche di comprendere i motivi per cui non è bene firmare questa petizione, che comunque non credo avrei firmato.Nel mio diario ci sono anche le risposte di Massimo e Renato. 

(Dopo) La questione dell'impazienza come la presenta Kafka ne „Il processo“, come motivo per essere scacciati dal paradiso terrestre, e che il prof. Oschmann sottolinea con un lavoro immanente al testo, mi sembra essere, anche esistenzialmente, molto importante per un giudizio su di me. Credo, se mi ricordo bene, che anche nel „Diario“ di Etty Hillesum questo tema avesse una portata straordinaria. Un tema quindi forse tipicamente giudaico, mentre noi cristiani forse ci siamo concentrati di più sul tema dell’orgoglio…

(Tardo pomeriggio, sera) In vero il papa Argentino, Francesco, con la sua idea del poliedro ha messo radicalmente in crisi l’idea stessa dell’imperialismo della civilizzazione (cf.Thomas Mann, Considerazioni di un apolitico, 57). Ed ora anche se Leone XIV è statunitense, si deve ben riflettere che la prima lingua non italiana usata dal balcone di San Pietro nella sera della sua elezione non è stata l’inglese, ma lo spagnolo. Leone è certamente anche di Chicago, ma anche Leone del Perù. Detto questo l’imperatore stesso (ma in vero è solo un presidente, che si cerca di abbattere con un ulteriore pseudo scandalo), Donald Trump, con MAGA, pur non rinunciando al ruolo imperiale, mette un accento estremamente nazionale nel suo modo di far politica…E per quanto riguarda la musica non è per nulla un caso che Benedetto XVI suonasse il piano…

(Notte) Come Hölderlin riversa nella Grecia i misteri cristiani (Balthasar),  Thomas Mann lo fa nella Germania, con il mistero più grande: „ Man kann ohne Worte die Menschheit nicht führen. Riesenhafte Tapferkeit {die den Deutschen laut Dostojewskij gehört} ist barbarisch {l’accusa di cui ho parlato ieri di paganesimo}, ohne ein Wohl artikulierte ideal, dem sie gilt. Nur das Wort macht das Leben menschenwürdig. Wortlosigkeit ist menschenunwürdig, ist inhuman“ (Thomas Mann, Betrachtungen eines Unpolitischen, 55) .«Non si può guidare l'umanità senza parole. Il coraggio gigantesco {che secondo Dostoevskij appartiene ai tedeschi} è barbaro {l'accusa di cui ho parlato ieri di paganesimo} senza un ideale ben articolato a cui si applica. Solo la parola rende la vita degna di essere vissuta. La non parola è indegna dell'uomo, è disumana» (Thomas Mann, Considerazioni di un apolitico, 55). Come dice Balthasar in „Gloria“ il Logos stesso, la Parola finisce la sua vita nella Non-Parola e questa Non-parola non è meno salvifica delle parole dette nel corso della vita a Nazareth e nella vita pubblica…

(Dopo) Alla fine del secondo capitolo de „Il processo“ di Kafka vi è la scena della visita notturna del signor K., alla vicina di stanza, nel quale in fondo la molesta e la bacia sulla bocca senza un suo assenso. L’argomento maschilista sarebbe che lei non fa opposizione, ma in vero è un argomento stupido. Che cosa avrebbe dovuto fare? Lottare con uno che l’assedia. Cerca di salvarsi con pazienza da una situazione sconveniente, che avrebbe dovuto durare solo qualche minuto, ma che dura invece più di mezz’ora…

(Wetterzeube, il 13.11.25; giovedì della 32esima settimana del tempo ordinario) „Denn wo überhaupt keine Gemeinsamkeit der Gedanken besteht, da kann es keine Feindschaft geben, es herrscht dort gleichgültige Fremdheit. Nur wo gleich gedacht, aber verschieden empfunden wird, dort ist Feindschaft, dort wächst Hass.“ (Thomas Mann, Betrachtungen eine kann eines Unpolitischen“, Frankfurter am Main, 2013, 52) - «Perché dove non esiste alcuna comunanza di pensiero, non può esserci inimicizia, ma solo indifferente estraneità. Solo dove si pensa allo stesso modo, ma si prova qualcosa di diverso, lì c'è inimicizia, lì cresce l'odio.» (Thomas Mann, Considerazioni di un apolitico, Francoforte sul Meno, 2013, 52). Il testo è del 1918, preso dal secondo capitolo dell’opera citata. A riguardo della tesi che la protesta del popolo tedesco non può che essere in conflitto con le idee universali (impero romano, chiesa cattolica, rivoluzione francese…), che Thomas Mann prende da Dostoevskij, aggiungendo al „Lutero in Roma“ (Dostoevskij), anche il „Goethe in Roma“ (Thomas Mann), non ci vedo la prima ipotesi (alcuna comunanza di pensiero), piuttosto il pensare allo stesso modo, ma una differenza nel „sentire“ - questo non fa nascere in me inimicizia, ma il tentativo di integrare ciò che leggo. Se cito un uomo come Joseph Ratzinger alias Papa Benedetto XVI direi che è davvero un tedesco e traduce l’idea della protesta in „ecclesia semper reformanda“ ed Hans Urs von Balthasar accompagna Goethe a Roma, dove il grande maestro tedesco incontra la figura di san Filippo Neri. L’ironia della santità nel cuore di Roma e traduce la sua lettera: quella in cui san Filippo dice al Papa di venirlo a trovare senza fare tante storie visto che Cristo, a trovare Filippo, ci viene ogni giorno. Ecco la versione santa di quella differenza che vede Thomas Mann tra cristianesimo e chiesa, che ricorda il modernismo francese. Purtroppo questo spirito di rivolta di cui parlano Dostoevskij e Mann è sparito dalla Germania; ora regna il mainstream universale e liberale, che in fondo tradisce l’idea stessa del cattolicesimo romano, che non è solo universale, ma anche concretamente romano, come il Logos è universale e concreto. La più grande testimonianza di fede che io abbia incontrato comunque è quella di un tedesco, non di un romano: Ferdinand Ulrich. In Ulrich la „protesta“ diventa „discernimento dello spirito“ come „crisi“ appunto; in un certo senso nel cattolicesimo romano si avvera ciò che avrebbe dovuto essere tedesco e che nel sacro impero romano di nazione tedesca si era anche in parte realizzato…in un certo solo il nudus cum nudo di Ignazio di Loyola rivela l’anima tedesca. È davvero così in protesta come lo è il Cristo nudo in croce, nostro salvatore? 

Abba nostro…

(Notte) Thomas Mann riferisce anche dell’accusa, con cui non si identifica, che viene fatta alla Germania di quei tempi di „Heidentum und der heimlichen Odinsanbeterei“ (di paganesimo e di una segreta adorazione di Odino) (50) - ed in vero il grande gesuita, maestro di filosofia di Hans Urs von Balthasar, Erich Przywara, parla della giustificazione per „sola gratia“ come di un velo che viene messo su un mucchio di merda; insomma di paganesimo nascosto (di questo ha parlato Schindler a Passau). Io devo dire che la mia esperienza di più di 23 anni qui nella terra di Lutero (insomma non si tratta di una verifica filologica dei testi di Lutero) conferma la  tesi di Przywara - o paganesimo o esagerata accentuazione della legge, quasi che non siano mai state scritte le lettere ai Romani e ai Galati… 

Oggi ho scritto un articolo in Substack in tedesco sulla posizione del vescovo Oster a riguardo della molteplicità sessuale, che si è distanziato dagli altri vescovi tedeschi. 

Lieber Roberto

ich kann den Link nicht öffnen aus Sicherheitsgründen. 

Vielleicht schickst Du es als Word-Dokument. 

Gruß von unterwegs

SO


Caro Stefan, non ho un documento Word. Ho scritto direttamente su Substack. Ma non è così importante. Sulla base delle pagine 303-321 di “Person and Transsubstantiation” ho scritto perché probabilmente hai preso questa decisione. Ti ho fatto i complimenti per cercare sempre il momento della verità anche nelle altre posizioni. E poi ho fatto riferimento a un mio articolo sul sesso e la pastorale per tutti, che mi è piaciuto molto, anche se non so se piacerà a te. Mi è piaciuto perché è piaciuto sia a mia figlia, che è piuttosto liberale, sia al mio parroco, che è piuttosto conservatore. Sono quindi riuscito a costruire un ponte. Il tuo R.


(Wetterzeube, il 12.11.25; mercoledì della 32esima settimana del tempo ordinario) „Così la povertà del nascondersi {di Dio} accompagna i servi {della parabola dei talenti} nello spazio e nel tempo. Appare nella figura dell’ „estraneo“ (EGLI), che nel suo futuro fa saltare tutte le misure finite {belle e pronte} del mio essere presso-me-stesso, mi chiama a me stesso, ti chiama a te stesso dove sono io e tu: Egli (Lei): nella libertà indisponibile, che agisce al di là di ogni legge applicabile e vigente ed ha rappresentato una svolta decisiva, cioè compie la legge dall’interno, rende superfluo il dovere (sollen) nel potere (können), lo abolisce e lo completa. Colui che dona nella modalità del nascondimento mi viene incontro come altro. Egli - che etichetto così rapidamente con il marchio del non-io e allontano da me in modo esclusivo, isolandolo e separandolo, perché disturba il mio modo di pensare e il mio stile di vita, in cui mi sono integrato. Egli -  fuori dalla porta del tu e dell’io, che si sono chiusi nel noi isolato della prima persona persona plurale e che consegnano l’altro „fuori della porta“ (Eb 13,12) alla morte, per potere rimanere ciò che sono stati“ (Ferdinand Ulrich, 40). Abbiamo visto ieri che Ulrich con Kierkegaard parla di un „ripetere in avanti“ e quindi non ha nulla a che fare con una mentalità reazionaria; se le „riflessioni di un apolitico“ di Thomas Mann fossero un progetto reazionario, cioè quello di „rimanere chi si è stati“ non avrebbero alcun fascino per me. Piuttosto „Le Riflessioni…” erano un pamphlet polemico, ma allo stesso tempo già un appassionato lavoro di autoanalisi e di revisione delle mie basi“. Con il suo libro sui talenti Ulrich non fa alcuna autoanalisi. Riprendo una frase di ieri: “Aver fiducia di poter essere più di quello che penso di poter essere sulla base della mia vita vissuta, delle esperienze fatte, dell'osservazione analitica di me stesso o dell'idea che gli altri hanno di me” (Ferdinand Ulrich)… e poi sono il confronto di uno che è nudo con il Cristo nudo (Sant’Ignazio) e che „subì la passione fuori dalla porta della città“; anche „Drogen und Rausch“ di Ernst Jünger non è un’autoanalisi, ma un racconto sul tema nella complessità dei suoi fattori.

Ieri una mia amica mi ha parlato del memorandum su pace e guerra della Chiesa evangelica in Germania; devo dire che senza la sua sensibilità non avrei potuto confrontarmi con questo memorandum. In questi 23 anni nella terra della Riforma ho preso molto sul serio il dialogo ecumenico con alcuni pastori luterani o protestanti…ma invero da quando sulla questione del conflitto in Ucraina ho difeso la posizione di Papa Francesco prima ed ora di Papa Leone XIV,  cioè che con la guerra non si raggiungono mai dei fini buoni sono stato cancellato da loro. Non esisto più. Ma torniamo al memorandum che nel racconto della mia amica è un tentativo di definire cosa sia la pace giusta in quattro punti: 1) difesa dalla violenza; 2)  promozione della libertà; 3) riduzione delle disuguaglianze; 4) gestione della pluralità. La mia amica aveva spesso leggendo la sensazione di una mescolanza di livelli: tanti temi erano mischiati senza capire cosa avessero a che fare con il tema principale, la pace giusta. Per esempio l’identificazione dogmatica tra libertà e pace era per la mia amica, che ha considerato la Chiesa evangelica sempre come un baluardo per la pace, scioccante. Questa identificazione è quella che nel mio diario ho criticato in forza del „nodo gordiano“ di Jünger. Anche sul nucleare la posizione del memorandum era confusa: no al nucleare, ma si al suo uso come deterrente. Qualche elemento positivo lo ha visto la mia amica nel memorandum: si ai diritti dell’uomo, ma anche tante contraddizioni ed un pragmatismo che ingoia ogni riflessione che parta da una radicale non violenza, che la mia amica identifica con il pacifismo e che io invece vorrei vedere come un atteggiamento diverso da esso. La non violenza è un metodo di lotta, il pacifismo è un sogno che si capovolge nel suo contrario quando ha trovato il nemico. Questo metodo di non violenza radicale non può, secondo la chiesa luterana, ma anche secondo i vescovi cattolici in Germania, in un loro recente intervento, essere giustificato a livello planetario, perché mancherebbe una giustificazione empirica di esso. Nel Memorandum, nel racconto della mia amica, c'è una assolutizzazione dei confini e della questione della territorialità, ma giustamente la mia amica diceva: confini sono confini e la questione della territorialità deve essere compresa come secondaria nei confronti della questione dell'uomo e della sofferenza dell'uomo e della morte dell’uomo; nel suo lungo ed utile messaggio vocale poi mi ha citato dei punti precisi del memorandum. Se mi ricordo bene nel punto 77 c'è un no assolutamente dogmatico ad ogni trattativa forzata. La mia amica diceva giustamente che alle volte una trattativa forzata potrebbe essere di aiuto; ovviamente deve essere una trattativa,  se fosse solamente l'imposizione del più forte non è  tout court una trattativa. Il nucleo delle argomentazioni, il fuoco con cui questa mia amica giudica il tutto è l'integrità fisica delle persone. Io su questo punto in dialogo con Ernst Jünger ho dei pensieri un po' differenziati. Ma devo dire che, come ho ripetuto spesso nel mio diario, Jünger è un soldato e parla di un’esperienza; queste persone che hanno scritto il memorandum non sono soldati e non hanno alcuna esperienza della guerra e comunque il soldato Jünger nel nono volume dell’ opera omnia, passo dopo passo, arriva ad un giudizio a Verdun di radicale no alla guerra, molto simile a quello del magistero pontificio diciamo a partire da Leone XIII. Credo che nell'occasione delle preghiere per la pace negli anni della caduta del muro di Berlino, la chiesa luterana abbia giocato un ruolo molto positivo per la rivoluzione pacifica che ha portato alla caduta del sistema dittatoriale della DDR, anche se il primo passo per la caduta della cortina di ferro è partito dal sindacato polacco di „Solidarność”. Come dicevo, io ho preso molto sul serio il mio dialogo ecumenico con la chiesa evangelica in questi ultimi 23 anni, ma bisogna dire che a partire dalle posizioni antisemite radicali di Lutero fino all'appoggio del nazismo durante il XX secolo questa chiesa, nelle sue prese di posizioni politiche spesso ha sostenuto quello che chiamerei il mainstream guerrafondaio della nostra epoca - ed anche le grandi figure non violente come Karl Barth e Dietrich Bonhoeffer facevano parte della corrente calvinista e riformata del mondo protestante. 

Abba nostro…

Abba nostro…

(Tardo pomeriggio) Carissimo, ho letto la „Vorrede“ delle „Betrachtungen eines Unpolitischen“ (1918) di Thomas Mann. Richtig genial! Davvero geniale!  In un certo senso anche Ferdinand Ulrich ha combattuto contro quella che chiama „la sospensione ideale“ e che Thomas Mann, in questo libro (non-libro), da cui prenderà le distanze, ha chiamato „dittatura dell’ideale“, „politicizzazione dello spirito“, „democrazia planetaria“, „civilizzazione“. Un po’ è anche quello che Paul Kingsnorth chiama „the maschine“ e per resistere alla quale ha percorso una via che lo ha portato all’Ortodossia. Thomas Mann parla di „resistenza conservatrice“ - questo atteggiamento dello spirito è „finis musicae“, radicale no all’illuminismo politico - il contatto con i miei diari è quello che io ho espresso come un no alla dialettica fatale tra democrazia ed autocrazia (con la sua assolutizzazione di confini e territori). Per me „le nozze di Figaro“ di Mozart aiutano alla pace del mondo, più che ogni azione politica. I miei diari hanno un „tesoro“ che è in un certo senso anche „musicale“, perché  del  tutto apolitico: le meditazioni nello spirito della Catholica, che in nessun modo può essere confuso con una „democrazia planetaria“; purtroppo lo spirito musicale tedesco come lo ha pensato Thomas Mann nel 1918 è stato sconfitto da nemici esterni e da quel nemico interno che è stato il nazismo. Ma ritorniamo al punto nodale per me: finis musicae e cattolicesimo, come dimostra la straordinaria figura di Hans Urs von Balthasar, sono conciliabili perché entrambi „senza interesse“ (Kant), perché del tutto „umsonst“ (Ferdinand Ulrich). Quello che dice Leo sull’integrità fisica e sulla inviolabilità della dignità umana è un po’ simile a quanto dico qua, perché in fondo spirito e carne sono sempre un tutt’uno (Thomas Fuchs). E poi c’é il grande maestro Goethe con il suo no all’illuminismo e con il suo si alla quotidianità: „“Ognuno fa del proprio meglio, secondo quanto Dio gli ha dato. Posso dire che nelle cose che la natura mi ha destinato a fare ogni giorno, non mi sono concesso riposo né di giorno né di notte, ma ho sempre cercato, studiato e fatto tutto il possibile, nel miglior modo possibile. Se ognuno potesse dire lo stesso di sé, allora tutto andrebbe bene per tutti noi.” (1) (Goethe, citato in Mann, “Betrachtung eines Unpolitischen” [Considerazioni di un apolitico], 1918). Con ragione vede Mann in questo spirito „democratico planetario“ ciò che ha portato alla prima guerra mondiale, come io vedo nella dialettica fatale democrazia vs autocrazia ciò che potrebbe portarci alla terza guerra mondiale…

(1) "Jeder tut sein Bestes, je nachdem Gott es ihm gegeben. Ich kann sagen, ich habe in den Dinge, die die Natur mir zum Tagewerk bestimmt, mir Tag und Nacht keine Ruhe gelassen und mir keine Ruhe gegönnt, sondern immer gestrebt und geforscht und getan, so gut und soviel ich konnte. Wenn jeder von sich dasselbe sagen kann, so wird es um uns alle gut stehen." (Goethe, zitiert in Mann, "Betrachtung eines Unpolitischen", 1918)

(Wetterzeube, il 11.11.25; martedì della 32esima settimana del tempo ordinario, San Martino) Credo che si debba davvero fare un passo alla volta con le frasi di Ulrich a commento di Mt 25, 14-30. Parto dal punto dove ho interrotto ieri: 1) „Fedeltà a ciò che si è ricevuto: tu puoi diventare, chi sei stato“ (FU). Chi siamo stati? Forse un bambino grato e sorpreso dalla vita. Uno che è stato accolto con il battesimo nella Chiesa. Uno che ha fatto la prima comunione e la sua prima confessione ed ha ricevuto il sacramento della cresima, uno che ha fatto una promessa matrimoniale indissolubile. Un giovane con speranza e con paure. Ma in primo luogo uno a cui è stato donato l’essere gratuitamente. Allora: Tu puoi diventare  chi sei stato, senza scivolare in cattive ripetizioni del tuo passato. Tu puoi „ripeterti in avanti“ (Kierkegaard)“ (FU). Alcune cose non sono solo una cattiva ripetizione, ma un impossibile ripetizione: pensate agli esempi che ho fatto. Ma per fare esempi meno da cattolico: non posso neppure ripetere la mia voglia di sesso giovanile…La frase di Ulrich e Kierkegaard è anche un aiuto per evitare ogni forma di conservatorismo statico. Quindi non possiamo neppure appiccicarci (era il tema di ieri ad un Dio che non sia andato in viaggio all’estero, che non sia nascosto). 2) „Respiro liberante della libertà nella scoperta delle sue possibilità di essere, che appaiano nel rischio {rischio educativo, rischio della domanda escatologica…}, che non sono un potenziale quantificabile di un’“essenza-stata“ avuta bella e pronta“ (FU). Questo mi sembra essere un invito a formare la propria vita con libertà, senza alcun falso tradizionalismo, accettando il rischio educativo di sé e degli altri, il rischio di porre oggi di nuovo, anche come anziano, la domanda riguardante l’essere come dono di amore gratuito. 3) „Promessa della speranza {il tema di questo diario} che vive nel non-ancora, al di là di ogni anticipazione presuntuosa del futuro {quello che ieri chiamavo emancipazione}  e senza un arrotolarsi in se stesso, nel fatalistico „fatto che io esista“ (FU). Qui si capisce come mai ho abbandonato la mia giovanile rivolta in nome dello „spirito dell’utopia“(Ernst Bloch) per ritornare nella Chiesa, nella quale spirito e legge non si trovano in inconciliabile rapporto, come nell’emancipazione rivoluzionaria, che poi comunque si arrotola in se stesso, e nella sola „legge“ (dittatura del proletariato, dittatura delle élite liberali…). 4) „Aver fiducia di poter essere più di quello che sono, considerando la vita già vissuta, le esperienze fatte, l'osservazione analitica di me stesso o l'idea che gli altri hanno di me.“ (FU). La forma di dittatura nella quale ci troviamo a vivere è proprio questa: l'osservazione analitica di me stesso o l'idea che gli altri hanno di me“. 5) “Sì, all'inaccessibilità positiva della mia libertà, in mezzo all'alienazione e alla sofferenza, al tradimento e alla menzogna, all'odio e al disprezzo che distruggono la mia vita. Il superamento della colpa e dell'alienazione è presente proprio in mezzo a tutto questo. La fonte della libertà ”scorre, anche se è notte“ (Giovanni della Croce)” (Ferdinand Ulrich). Noi non siamo solo un Tu per gli altri, siamo nei loro confronti anche un „egli“, „lei“ e la nostra libertà è inaccessibile, nel senso che non deve essere manipolata da altri e da ideologie perverse. 

Abba nostro…

(Pomeriggio tardo) Alla fine del seminario il prof. Oschmann si è ringraziato per la vivace partecipazione al seminario, alla quale ho contribuito anch’io (!, sottolineo l’anche). Ho cercato di difendere la tesi che in Karl Rossmann non vi è solo un movimento verso il basso e di umiliazione (questa era la tesi del professore), ma anche una certa positività. Alla fine gli ho chiesto se non si possa vedere in lui un „camminatore nel bosco“ (Jünger); su questo ha sorriso ed ha detto che non lo sapremo mai, ma ha trovato una bella formula, che credo mi basti: „onestà indistruttibile“ (Unzerstörbare Redlichkeit), quella di Karl è un’onestà indistruttibile. Raphael ha parlato di „atteggiamento di bambino“. Probabilmente il viaggio dell’ultimo frammento è una „deportazione“, ma io nell’ultima immagine con le montagne ci ho visto di più. Detto questo è vero che vi è ne „Il disperso“ una certa inutilità della libertà o identificazione della libertà con l’estraneità. È anche vero che nella scelta del non-nome di „negro“ per la sua persona, possiamo pensare che Karl sia troppo onesto per l’America orribile. Prof. Oschmann non ha dato molto peso al primo dei due o tre frammenti: quello del trasporto di Brunelda da parte di Karl, eppure li, in quell’ultima pagina del primo frammento vi è per lo meno una frase geniale che fa vedere l’autocoscienza e l’essere-se-stesso di Karl; sulle frasi insolenti dell’amministratore: Karl „non da più alcun ascolto a questo tipo di discorsi, ognuno abusa del suo potere e insulta gli umili…“. 

I dialoghi con Erik, che prof. Oschmann stima molto, erano talmente intensi che non posso fare un tentativo di trascriverli. A livello religioso è alla ricerca e non trova una risposta nell’EKD. Credo che abbia un senso forte del peccato. Nelle mie meditazioni mattutine vi sono tanti degli argomenti che uso parlando con lui. Mi ha confermato l’importanza delle „Riflessioni di un apolitico“ di Mann. Mi ha presentato due studenti: Raphael, che viene anche dalla Romania e Vivien, che studia germanistica e che era intervenuta più volte nel seminario. Segue le lezioni di Oschmann sulla mobilità in letteratura. 

Ho cominciato a leggere le „Riflessioni di un apolitico“ di Thomas Mann, nella versione integrale del 1918. C’è un punto di contatto molto forte: scrive un „diario“, perché per via della guerra non può far altro e non può continuare a scrivere le sue opere; io scrivo un diario perché di libri ne sono stati scritti già troppi. I miei diari non sono un libro, né un opera d’arte, ma comunque come lui è un artista che scrive, io sono un filosofo che scrive.Credo che le sue introduzioni siano sempre un po’ pedanti, anche quella a „Giuseppe e i suoi fratelli“, ma in qualche modo i suoi pensieri di questo no- libro, le riflessioni di un apolitico, mi interrogano perché anche per me vale che non posso far altro che prendere sul serio me il tempo che mi è dato da vivere. La differenza tra il 15-18, ed è grande, ed ora é che non siamo coinvolti direttamente nella guerra in Ucraina, anche se è molto vicina da dove scrivo. Ma ormai, non solo nella versione di Banfi, si parla solamente di guerra. Sono d’accordo con Mann: se non vogliamo auto-distruggerci dobbiamo rischiare una „solitudine pubblica“ o una „pubblicità solitaria“ (pubblicità nel senso di dimensione pubblica), che non è uguale alla „pubblicità della società“ (pagine culturali…). Io confesso l’importanza dei miei diari, con le tante citazioni, perché in qualche modo non posso far altro che esprimermi pubblicamente, anche se probabilmente non scriverò mai un libro…

(Sera) Tra il „diario“ (Riflessioni di un apolitico) e i miei c’è una differenza radicale (a parte il grandioso linguaggio di Mann e il mio povero): il mio servizio al tempo ha un’ancora, che Mann non ha: l’appartenenza alla Catholica

(Wetterzeube, il 10.11.25; lunedì della 32esima settimana del tempo ordinario) Ieri era la festa di Santa Elisabetta della Trinità (1880-1906). Dalla preghiera che ha dettato Adrienne von Speyr nel libro dei santi, riprendo questa frase: „Senso ha solo ciò che dura eternamente“. Adrienne descrive Elisabetta come una persona „che non ha alcun senso dell’umorismo. È molto seria, ma non isterica“. Io sono così, ma anche un po’ (tanto?) isterico. „È difficile dire dove in lei comincia la preghiera e dove finisca“ (Adrienne). In un certo senso prega sempre, si trova in alto, ma poi cade ed esperimenta con disgusto la miseria della natura umana, il basso. Il punto di contatto con me come filosofo è che vi è per lei un medesimo uso di astrazione e concretezza. Quando scrive, scrivendo per altri, cerca di comunicare ciò che vi è in alto: il mistero della vita trinitaria. Quando scrivo invece cerco, per quanto lo possa un filosofo, di comunicare il basso, ma forse lo posso perché non ho sufficiente disgusto della miseria umana, e penso che i surrogati di cui abbiamo bisogno quando siamo in basso, siano in qualche modo inevitabili. Credo che su questo punto mi abbia aiutato tanto Etty Hillesum, ma vorrei desiderare di più l’alto come ha lo ha desiderato Etty! Prendo l’occasione della sua festa per formulare questa preghiera: Abba nostro, dammi sufficientemente senso per la Tua vita trinitaria, perché l’alto della filosofia non sia solo astrazione, ma davvero un trovare le parole per esprimere il viaggio verso di Te! Dammi sufficientemente senso della miseria umana (ed anche del disgusto che provi Tu e la Tua santa Elisabetta della Trinità), per poter fare quei passi che Tu ritieni necessari! Aiutami a vedere le cose come le vedi Tu, Dio misericordioso!   E con Elisabetta prego: „Padre…permetti che tutti coloro, che sono legati a noi, partecipano alla Tua adorazione divina, ora o poi nel cielo, non respingere nessuno, perché tutti i „nostri“ Ti appartengono, e noi vorremmo, se diciamo „i nostri“ poter dire che sono „i Tuoi““ . Non respingere me e dammi il discernimento tra il peccato e un senso realistico per i surrogati umani. Infine fai si che dica con tutta la serietà possibile, ma anche la fanciullezza possibile: Abba! Amen

Abba nostro…

Commentando Mt 25,14-30 Ferdinand Ulrich sottolinea questo aspetto: Dio fa un viaggio all’estero. „Nascondendosi, che non è altro che la presenza creativa del vuoto che lascia-essere di Colui che dona (la sua povertà), quest’ultimo si mette in viaggio“ (Ulrich, 38). Questo è un mistero di grande libertà! Della nostra, giacché se non andasse all’estero, non potremmo usare la nostra libertà di impegno; e della sua, perché Dio non è solo un Tu, ma un Egli. La sua libertà è „incomprensibile, indefinita ed inaccessibile“, se non fosse così, nella tradizione agostiniana possiamo dire che non sarebbe Dio! È presente, ma come nascosto ed è non-altro  (Cusano): qui nasce la grande tentazione di pensare che sia morto (Nietzsche). „In verità tuttavia il nascondersi silente altro non è che la mancanza-di-sé della sua presenza che lascia essere, l’autorizzazione a colui che riceve per un impegno assoluto“ (Ulrich) un impegno che non è emancipazione da Colui che dona, ma gratitudine impegnata, verso il futuro, un futuro „che è ancora „vuoto“, che non è mai stato e che esige un addio da ciò che è stato“ e „il coraggio di correre il rischio del futuro“(Ulrich). Non è emancipazione autonoma, perché è „fedeltà al fatto che ci è stato donato l’essere“, ma „senza una cattiva ripetizione del mio passato“, „possiamo ripetere guardando in avanti“ (Kierkegaard).   

Per quanto riguarda il Papa „la notizia che tiene banco oltretevere è quella della convocazione di un Concistoro per il 7 e 8 gennaio del nuovo anno, subito dopo la conclusione del Giubileo. Saranno a Roma 245 cardinali convocati in un «concistoro straordinario»“ (Banfi) - credo che sia un grande segno di sinodalità. 

TV 2000 presenta quella che chiama l’esclamazione nucleare in modo irresponsabile. 

„Inizia la Cop30 a Belém e mai come in questa occasione, dieci anni dopo gli accordi di Parigi che dovevano segnare un’inversione di tendenza, il futuro della Terra è incerto. Ci sono tante grandi emergenze che sembrano oggi più importanti e decisive.“ (Banfi) - noi cattolici dovremmo lasciarci guidare in questo interesse dall’enciclica „Laudato sì“. 

(Sera) „La natura nobile del vino mal si concilia con l'obbligo di bere“  (Ernst Jünger, Droge und Rausch, 123). Sto imparando tantissimo da questo saggio di Jünger, che non è per nulla moralista ed affronta il problema in una gamma molteplice di aspetti. Sulla frase che ho ripreso qui dal punto 123 devo dire che mi è venuto, però, in mente cosa mi ha raccontato stasera mia mamma. Il suo papà, nonno Orazio, è morto a 56 anni, perché beveva troppo vino; ci sono insomma eccezioni che confermano la regola; Orazio era fascista e lavorava nel comune di Suzzara (Mn) (credo come spazzino, ma mia madre ha usato un’altra parola: forse netturbino), ma quando i fascisti persero il potere, i nuovi (mia madre dice che erano comunisti) gli hanno tolto il lavoro ed ogni san Martino doveva trovarsene uno nuovo, alla fine lavorò in campagna, perché doveva mantenere i suoi quattro figli.

Sono venuti tante persone al san Martin organizzato oggi pomeriggio dalla Chiesa evangelica e dalla parrocchia - ho fatto un piccolo discorso iniziale, quando sono arrivati in processione da noi ed ho distribuito i cornetti con due signore; ho parlato anche di Gesù e non solo di solidarietà; interessante era che in un occasione nella quale viene tantissima gente non ci fosse nessun che lavorasse a tempo pieno per le chiese. Eravamo tutti volontari…

(Wetterzeube, il 9.11.2015; è un giorno nella storia tedesca con molti avvenimenti significativi: ne parlo brevemente all’inizio di questo giorno; 32. domenica  dell’Ordinario). Ecco un riassunto dell’IA di Google: „Il 9 novembre (9/11) si sono verificati diversi eventi significativi nella storia tedesca, tra cui la Notte dei cristalli del 1938, il Putsch di Hitler del 1923 e la caduta del muro di Berlino nel 1989. L'11 settembre 2001 (9/11) si verificò invece una serie di attacchi terroristici negli Stati Uniti, durante i quali alcuni aerei dirottati si schiantarono contro il World Trade Center e il Pentagono, causando la morte di quasi 3.000 persone. A causa della confusione tra data ed evento, spesso ci si chiede cosa sia successo il 9 novembre.“ Ma per tornare alla data giusta: „9 novembre 1918 – Rivoluzione di novembre a Berlino: Proclamazione della Repubblica in Germania. Max von Baden, membro della Lega Spartacista, anticipando la sconfitta dell'Impero tedesco nella Prima guerra mondiale, proclama autonomamente l'abdicazione dell'imperatore Guglielmo II e affida a Friedrich Ebert (SPD) la gestione degli affari di Stato. Il compagno di Ebert, Philipp Scheidemann, che lo sostituirà come capo del governo nel febbraio 1919, proclama la Repubblica tedesca da una finestra del Reichstag. Lo stesso giorno, poche ore dopo, Karl Liebknecht, uno dei leader della Lega Spartaco di sinistra rivoluzionaria, proclama dal Palazzo Reale di Berlino una Repubblica Socialista Libera di Germania concepita come repubblica dei consigli.“ (Wikipedia). Ho dato più spazio a questo avvenimento perché meno conosciuto. 


Balthasar, con il suo concetto, che in vero più che un concetto è un „significato teologico“ della „Überlassung“ (cf. Herrlichkeit III, 2, II, 130-149), ci costringe a fare un cammino nel profondo, nel profondo della singolarità di Cristo. La Überlassung è qualcosa come un affidamento radicale al Padre, allo Spirito Santo e alla Sua Chiesa. Questo rivela trinitariamente Cristo come „relazionalità pura“, come „liquidità“, non nel senso sociologico, ma primariamente teologico, capace di abbracciare dal basso anche la liquidità sociologica. Egli non dice e fa solo, ma „lascia fare“ in assoluta radicalità. Una missione cristiana non sarà mai quindi solo „compito“, ma partecipazione a questo affidamento, così radicale che sulla Croce rifiuta anche la bevanda drogata che gli viene offerta. Cristo non muore tranquillo in un letto, e Lui che è Logos universale e concreto, diventa „Non-Parola“, piuttosto grido e per l’appunto affidamento. Alla Chiesa lascia se stesso nella forma dei sacramenti, in primo luogo quello eucaristico, nel quale Cristo realmente presente, diventa fluido, diventa presente in miliardi di piccoli pezzi di pane (ostie) e del vino, che non è droga, ma il suo stesso sangue. Excursus: In Anima Christi Balthasar traduce comunque il verso riguardante il sangue con una scelta spettacolare: „Blut Christi berausche mich“ (inebriami o sangue di Cristo). Nel verbo „berauschen“ si trova la parola „Rausch“ sulla quale sto lavorando in dialogo con il saggio di Ernst Jünger: „Droghe und Rausch“ del 1970. Lascio ancora per un momento spazio alla AI per la definizione di Rausch: „Stato causato dal consumo eccessivo di alcol, droghe o simili, in cui si verifica una confusione più o meno grave dei pensieri e dei sentimenti: “avere un leggero, forte stato di ebbrezza” “ubriacarsi [per bene]” “comprarsi l'ebbrezza (in modo informale; ubriacarsi intenzionalmente)” “dormire per smaltire la sbornia” “nel suo stato di ebbrezza non sapeva cosa diceva”. Stato di euforia esagerata; sensazione di felicità che eleva una persona al di sopra del suo normale stato emotivo:“Un’ebbrezza cieca di passione”, “Amare l'ebbrezza della velocità”, “Nell'ebbrezza del successo, della vittoria”. Varietà stordente: “Un’ebbrezza di colori, suoni”, “La primavera ha evocato un'ebbrezza di fiori” (IA). Ne ha parlato ultimamente papa Leone XIV - che tra l’altro è papa da sei mesi: Deo gratias et Mariae - in un messaggio che ho condiviso nella mia bacheca in X, ma secondo me in modo troppo moralista, sebbene dica cosa importanti sugli eccessi. 

Ritorniamo al mistero dell’Eucarestia: il kabod (gloria) divino si nasconde nelle forme umili del pane e del vino. Per entrambi vi è bisogno di un accurato lavoro umano. Umile non significa sciatto o approssimativo.“Il gesto {di affidamento radicale} e lo stato sono una cosa sola; con un unico gesto Gesù consegna il dono dalla sua mano, abbandonandosi nelle mani del Padre, che permette questo stato come definitivo (e al quale egli “rende grazie”), nelle mani dello Spirito, che realizza il sacramento come ha realizzato l'incarnazione in Maria, nelle mani della Chiesa, che agisce attivamente attraverso i tempi (hoc facite), ciò che il gesto di abbandono di Gesù le ha fatto scivolare nella mano.“ (Balthasar, 137). L’affidamento radicale al Padre è anche „ringraziamento“ (eucarestia); quello allo Spirito Santo e mettere nelle mani della terza persona trinitaria la realizzazione; quello alla Chiesa è fiducia nella risposta finita ma indispensabile della Chiesa, in primis nel si di Maria che non è un Dio-uomo, ma in tutto, anche come Theotokos, nostra sorella e madre terrena {un documento vaticano recente ha parlato del ruolo di Maria, che non è co-redentrice}. Affidarsi alla Chiesa significa anche prendere sul serio che non si ha a che fare solo con parole, la Chiesa non ha la responsabilità solo di parole, ma per esempio anche di un „diritto“; con ragione Balthasar dice che il grande errore del liberalismo è separare radicalmente lo spirito dal diritto. Questa Parola non è sistema, né sistema giuridico (ci sono leggi concrete che si evolvono) né sistema filosofico (vi sono pensieri e significati e non un concetto che riassuma il mondo in un concetto), né sistema teologico (abbiamo quattro vangeli, non uno solo).

Infine per quanto riguarda la sequela e l’etica: essa è possibile, ma non come prestazione, ma come dono dall’alto, nella modalità dei consigli evangelici o dei comandamenti…

Vorrei far notare ancora una cosa: Balthasar anticipa un pensiero molto caro a Papa Francesco: La „sovra-parola“ che è Cristo „non vuole esistere in altro modo se non nella propria trasformazione in energia fluida verso l’intera periferia.“ (Balthasar). Infine questo affidamento radicale lo abbiamo visto negli ultimi giorni della vita terrena di Papa Francesco che non poteva quasi più parlare, ma i cui gesti erano un messaggio radicale: visita dei prigionieri, viaggio tra la folla e benedizione della folla, infine consegna di se stesso al Mistero…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Un amico tedesco ha reagito sul mio articolo, che ho pubblicato ieri in tedesco da Substack, in questo modo: „Ho letto con grande attenzione e interesse il tuo articolo “Antirömischer Affekt und Kriegstreiberei” (complesso antiromano e bellicismo), che è stato un piacevole contrappunto alle solite campagne diffamatorie, alle onnipresenti richieste di riarmo e alle minacce bellicose. L'attuale panorama politico sembra dominato dai “falchi”, pronti a colpire con avidità ogni “colomba”; per loro non è concepibile alcuna strategia alternativa, che naturalmente contraddice anche gli interessi del complesso militare-industriale. I profitti sono così enormi da rendere ridicola qualsiasi altra crisi economica. E i media? Sono attaccati alla flebo di questo potere, sono dipendenti e complici propagandistici, strumenti docili e mezzi di controllo e demagogia.“. PS Adesso lo pubblico anche in italiano.


Abbiamo fatto una breve escursione nel patrimonio naturale nazionale “Rödel”, vicino a Freyburg. Un cartello della “Pro loco” recita: “Il Rödel fa parte della riserva naturale ”Tote Täler“ (Valli morte). L'altopiano calcareo ricco di specie è stato dichiarato ”patrimonio naturale nazionale“ nel 2009 e destinato in modo permanente alla protezione della natura. Una particolarità della zona è la sua ricchezza di orchidee”. Nella zona c'era anche un “pascolo selvaggio”: “Per preservare il paesaggio semi-aperto come habitat per specie animali e vegetali rare, i pascoli calcarei ricchi di orchidee sono pascolati tutto l'anno da una mandria di robusti cavalli Konik che vivono in libertà”. Non abbiamo dato da mangiare ai cavalli, che si possono incontrare anche qui nella nostra foresta di Zeitz. Un'alimentazione sbagliata può causare coliche e persino la morte dei cavalli. Non abbiamo mantenuto la distanza prevista (2,5 m) perché i cavalli sono venuti verso di noi e non avevamo paura. PS Oggi non era il periodo in cui crescono le orchidee. Ma le abbiamo viste una volta con la famiglia Schmützler. Ecco alcuni esempi: Epipactes atrorubens, Orchis purpurea, Ophrys apifera, Orchis militaristica... In generale, la Pro loco dice della Rödel: è povera di sostanze nutritive e fortemente carbonatica, poiché è costituita da calcare conchilifero, sul quale le precipitazioni si infiltrano rapidamente... con il suo altopiano pianeggiante, è un relitto dell'antica superficie terrestre terziaria e del passaggio dei ghiacciai". Due versi di Goethe riflettono il sentimento che abbiamo provato oggi: “Bello e umano è lo spirito / che ci guida all’aria aperta... La solitudine è il bene supremo” (Johann Wolfgang von Goethe). Abbiamo provato una solitudine simile nella zona paludosa del Dartmoor in Inghilterra.



(Wetterzeube, il 8.11.2015; sabato della 31esima settimana dell’Ordinario) 

Quando qualche giorno fa meditai (cf il mio diario pubblico, Diario della speranza, 6.11.25) le pagine di Adrienne von Speyr sull’atteggiamento interiore e di preghiera di Carlo V (1500-1558) non mi venne in mente un paragone con il presidente statunitense Donald J. Trump (piuttosto avevo pensato, anche se superficialmente, a J.D. Vance), mentre meditando questa mattina le pagine riguardanti l’imperatore Costantino (288-337), pur tenendo conto le differenze formali (uno era imperatore, l’altro un presidente democratico), storiche (uno è vissuto nell’antichità e l’altro vive oggi), e teologiche (uno ha finito la sua missione sulla terra, l’altro si trova ancora qui sulla terra e quindi non sappiamo come finirà la sua vita e la sua missione), devo dire che mi è venuto in mente immediatamente un paragone. Entrambi sono uomini di azione, non contemplativi, mentre Carlo V, man mano che passano gli anni diventa sempre più contemplativo. Entrambi hanno una responsabilità militare, ed è probabile che ciò che dice Adrienne di Constantino valga anche per Trump: „prega un poco e quel poco assomiglia piuttosto a preghiere frettolose, come un comandante militare prima della battaglia si raccomanda rapidamente a Dio, così egli si raccomanda spesso al Signore prima di fare qualcosa, senza mai passare a preghiere più lunghe.“ Ascolta con benevolenza, se qualcuno gli parla della contemplazione di un monaco, ma non è cosa sua. «Sarebbe ingiusto - {tuttavia} - dire che la sua preghiera abbia poco peso. È solo diversa, ha più effetto nel suo stato d’animo e nel suo atteggiamento. Perché lui vuole essere cristiano! Proprio come un uomo vuole essere soldato» (Adrienne su Constantino, nel libro su tutti i santi, opere postume I, 1, Friburgo 1966). Qui la mistica svizzera si distingue dagli storici che pensano che solo nell’ultimo momento Constantino si è interessato attivamente alla sua appartenenza cristiana o al suo battesimo. In un certo senso, però, “la Chiesa rimane in qualche modo un peso per lui, vorrebbe che molte cose fossero diverse”, “il suo compito è soprattutto quello della politica cristiana”. (Adrienne). Per quanto riguarda il suo carattere Adrienne gli attesta „trasparenza“. Matthew Crawford ha scritto da qualche parte che una cosa non si può negare di Trump: è un uomo, non un sistema illeggibile. Un’uomo trasparente. Come Constantino del suo essere imperatore Trump è convinto che sia presidente per volontà di Dio, in modo particolare dopo l’attentato, che anche commentatori cristiani non hanno saputo onorare per quello che era: un attacco al presidente futuro degli Stati Uniti, a cui Trump ha saputo reagire con coraggio cristiano, come un combattente cristiano. Su Constantino Adrienne scrive: „È convinto di aver ricevuto da Dio la missione di essere un imperatore cristiano, mentre la vita monastica, il ritiro e la contemplazione sono cose che non lo toccano personalmente.“ È veramente geniale come una donna contemplativa come Adrienne sappia prendere sul serio un uomo d’azione come Constantino. La stampa cattolica per lo più, sia in Italia che in Germania, ed anche vescovi hanno per lo più solo parole negative sul presidente americano: a nessuno dei nostri vescovi attuali in verità qualcuno ha sparato così che è corso il suo sangue, forse per questo non hanno alcuna empatia con Trump; le accuse che gli fanno sono per esempio di essere un uomo di potere; certo è un uomo di potere, è il comandante in capo delle forze militari del suo paese, forse il più potente del mondo; accusarlo di questo, per esempio nel senso che si occupi del suo arsenale nucleare, è talmente stolto che è difficile non commentare con sarcasmo ed ironia. Addirittura la sua difesa dei cristiani in Nigeria è stata criticata, per esempio dal giornale dei vescovi italiani. Trump non avrebbe tenuto conto del fatto che sono morti più mussulmani negli attentati in Nigeria. In vero quest’ultima cosa è più un problema dei mussulmani che nostra; se si prende sul serio la dialettica vicino/lontano è chiaro che la vita di un cristiano mi è più vicina come cristiano di quella di un fratello uomo di un’altra religione. E poi che in vero Trump sarebbe interessato più al petrolio che a i cristiani, è o una diffamazione a priori oppure la scoperta dell’acqua calda nel XXI secolo.

La brigatista Anna Laura Braghetti, morta il 6 novembre, è invece una figura davvero contemplativa, in un certo senso un monaca di clausura laica, che Lucio Brunelli presenta in un suo ottimo articolo per l’Osservatore Romano: „Arrestata nello stesso anno dell’omicidio Bachelet, la Braghetti non negoziò mai sconti di pena. Rifiutando di unirsi ai ‘dissociati’ o ai ‘pentiti’. Ma pentita lo fu davvero. Un pentimento graduale ed autentico, quindi lancinante, consapevole del terribile male compiuto. E compiuto - questo il paradosso più drammatico di quella storia - in nome di un ideale di giustizia. Nel 1998 la Braghetti pubblicò con la giornalista Paola Tavella il libro autobiografico “Il prigioniero” in cui raccontava della prigionia di Moro e dell’assassinio di Bachelet. Mettendosi a nudo scriveva: „Dopo l’azione provai un senso di vuoto assoluto. Per uccidere qualcuno che non ti ha fatto niente, che non conosci, che non odi, devi mettere da parte l’umana pietà, in un angolo buio e chiuso, e non passare mai più di lì con il pensiero. Devi evitare sentimenti di qualunque tipo, perché sennò, con le altre emozioni, viene a galla l’orrore. Ormai lascio che mi succeda, che mi attraversi un’onda di dolore tremendo, la coscienza di avere ucciso un uomo con le mie mani. Lo rivedo dove l’ho lasciato, per terra. La mia punizione non è il carcere, ma quell’immagine. Sono condannata ad averla per sempre davanti agli occhi, e a non volerla scacciare“ „ (Lucio Brunelli). Questo farsi coinvolgere completamente da un’immagine, da un’immagine così terribile, è qualcosa di profondamente contemplativo.

Trump insomma come uomo potente, che non contempla ma si sente responsabile di una politica cristiana (in un certo senso J.D. Vance lo è ancora di più, perché prega di più), e questa terrorista, Anna Laura, che non so se pregasse, ma che gli uomini potenti (quanto fossero potenti non lo discuto) li ha uccisi o ha aiutato ad ucciderli, per poi „contemplarne“ l’immagine fino alla fine della sua vita, fanno parte di quel grande universo cristiano a cui appartengo per grazia; ho cercato di unirli in un’unica meditazione o riflessione, perché questo è il dovere di un commentatore cristiano: cercare di comprendere dall’interno tutto ciò che si gioca sul grande palcoscenico del mondo, con una sensibilità capace di comprendere in tutto ed in tutti il momento di verità (come ho imparato da Alberto Methol-Ferré). A me interessa molto quel fenomeno delle Brigate Rosse, perché la mia prima presa di posizione politica pubblica (1978) come studente di un liceo di periferia di Torino, dove le Brigate Rosse lasciavano i loro volantini, era del tutto in sintonia con quella di Leonardo Sciascia e riguardava il rapimento di Moro, a cui la Braghetti ha partecipato. Con Sciascia io ero per il dialogo con le BR e quindi per le trattative per la liberazione di Moro. Questa donna, Anna Laura, poi mi colpisce per la sua „trasparenza“: „Non sono andata ai funerali di Adolfo {il fratello gesuita del professore italiano Bachelet che aveva ucciso e che ha dialogato con lei fino alla sua morte….}. Lo desideravo, ma in quella chiesa sarebbero potute esserci persone cui non posso imporre la mia presenza, per le quali io sono un insulto. Ho mandato una lettera senza firma per ringraziarlo“ (citato in Lucio Brunelli). Questa sensibilità fine e femminile manca forse al presidente americano, anche se lui stesso al funerale di Charlie Kirk si è fermato a parlare con i suoi parenti, con grande empatia.

Che Dio, che è „id quod maius cogitari nequit“ (Sant’Anselmo) sappia servirsi di un presidente o di un imperatore o di una terrorista è per me segno della Sua grandezza e della sua capacità di far piovere sui buoni e sui cattivi ed in tutti di coglierne il momento di verità.

Complesso anti-romano e bellicismo. Una riflessione sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung e sulla politica tedesca.

Quando sono arrivato in Germania nel 1990, ho iniziato a leggere regolarmente il quotidiano „Frankfurter Allgemeine Zeitung“ (FAZ). Robert Spaemann mi disse che leggere il FAZ era un ottimo modo per avvicinarsi alla realtà tedesca, e senza dubbio è vero. Ora ho solo l'abbonamento per il fine settimana e leggo il giornale una volta alla settimana. Se mi chiedo quale visione del mondo venga trasmessa questo fine settimana sulla prima pagina della FAZ, sia nella selezione delle informazioni che nei commenti, direi che la mia impressione, che ho riassunto nel titolo di questo articolo, è molto vicina a quella che è effettivamente la realtà.

L'articolo principale sotto la foto è intitolato: “Pistorius mette in guardia dalla Russia: ‘Il nostro modo di vivere è in pericolo’”. Boris Pistorius (SPD) è ministro della Difesa. In un certo senso, Donald Trump è più onesto quando chiama il ministero corrispondente “ministero della Guerra”. Il nostro ministro della Guerra tedesco dice quindi: “Non è allarmismo se dico: il nostro modo di vivere è in pericolo”. Forse non è allarmismo, ma cosa intende esattamente? La libertà di bere un latte macchiato in un bar nel fine settimana? Qual è esattamente il nostro modo di vivere? Non dice nulla al riguardo, ma forse non è compito del ministro della guerra parlarne. Certo, qualcuno potrebbe dirmi che con questo intende naturalmente la democrazia. Ma proprio la fatale dialettica tra democrazia e autocrazia dovrebbe essere oggetto di una seria riflessione. Tornando a Pistorius: egli precisa tuttavia che l'Europa si trova da 1.300 giorni “all'ombra di una guerra” e che gli “attacchi ibridi” vanno “ben oltre l'Ucraina”. Il cancelliere Friedrich Merz (CDU) è d'accordo. La Russia rappresenta una minaccia acuta. “La pace in Europa non è più scontata”. Un esperto, l'ispettore generale Carsten Breuer, sostiene questa opinione. Parla di un “periodo di transizione oscuro” e, a parte il linguaggio poetico, afferma con precisione militare: “La Russia non deve mai pensare di poter vincere una guerra contro la NATO”. Tuttavia, ci sono anche esperti che contestano che Putin abbia un simile progetto. In un'intervista con la rinomata politologa e filosofa Hannah Arendt, ho sentito una volta che quando si ascoltano due esperti, essi sostengono sempre il contrario, quindi alla fine si può solo seguire il proprio intuito. Questo potrebbe applicarsi anche al tema degli “interventi ibridi”. La FAZ li definisce come segue: “Spionaggio, sabotaggio, droni, sorvoli, omicidi su commissione e disinformazione mirata” . Mentre il politologo Johannes Warwick di Halle si è sempre impegnato a favore del dialogo e della diplomazia in questi 1300 giorni, i politici del governo (sia quello della coalizione Ampel che quello attuale) hanno sempre visto solo la guerra come soluzione. C'è un unico lupo cattivo di nome Putin che deve essere eliminato. Bertold Kohler scrive nel suo editoriale in alto a destra: “Chi non è disposto a sottomettersi, cosa che l'AfD, il partito di sinistra, Orbán e altri mascherano da intesa, deve fare tutto il possibile per scoraggiare Putin dagli attacchi al territorio della NATO”. Per scoraggiare Putin con successo, la Germania ha bisogno di forze armate ben equipaggiate dal punto di vista operativo. Queste devono poter essere rapidamente ampliate se Putin ritiene che il periodo di transizione del crepuscolo sia vicino alla fine. “Potrebbe giungere a questa conclusione nella primavera del 2029, in particolare dopo un cessate il fuoco in Ucraina, quando tutte le sue forze non sarebbero più impegnate in quel Paese”. (Bertold Kohler)

Il secondo articolo del giornale è intitolato “März promuove un altro tipo di protezione del clima”: la Germania vuole rimanere un partner affidabile nella politica climatica internazionale, ma con priorità diverse rispetto al passato. Con questo messaggio il cancelliere federale Friedrich Merz (CDU) si è presentato venerdì all'incontro dei capi di Stato e di governo a Belém, in Brasile. L'incontro precede la vera e propria conferenza mondiale sul clima. In breve, la posizione di Merz: “Puntiamo sull'innovazione e sulla tecnologia per contenere con successo il cambiamento climatico”. Questo è l'esatto contrario del messaggio che Paul Kingsnorth vuole trasmettere nel suo libro “Against the Machine”. Il libro dell'inglese potrebbe essere riassunto con le parole di Jünger: meno macchine, più passeggiate nei boschi.

Il grande editoriale in basso a destra è dedicato al Papa e l'accusa è molto dura: il Papa sarebbe corresponsabile dell'odio contro gli ebrei, cioè dell'antisemitismo. Il vero colpevole sarebbe il suo predecessore, Papa Francesco, ma Leone XIV non sta facendo abbastanza per riparare ai danni causati da lui. “Leone XIV aveva ereditato dal suo predecessore più di un semplice cumulo di macerie. Ma particolarmente grave è il danno causato da Francesco nei confronti degli ebrei” (Thomas Jansen). Leone XIV avrebbe lasciato inutilizzato l’occasione dei 60 anni dopo il documento “Nostra aetate” {con questo documento è iniziato un dialogo molto intenso e costruttivo tra i cattolici e gli ebrei}. Il suo discorso ai rappresentanti dell'ebraismo e delle altre religioni mondiali nel giorno dell'anniversario non è andato oltre una sintesi del contenuto di “Nostra aetate”. Thomas Jansen cita persino una frase di Leone contro tutte le manifestazioni di odio, persecuzione e antisemitismo. Il giornalista della FAZ ritiene tuttavia che ciò non sia sufficiente. Ma per quanto riguarda Thomas Jansen: nessuna parola sul disastro a Gaza, nessuna parola sul cardinale Pizzaballa, al quale Leone XIV si sente legato e che ha mostrato al mondo intero ciò che l'esercito israeliano ha fatto a Gaza. In qualche modo si è cercato e trovato un capro espiatorio: il papa americano che si rifiuterebbe di stare fianco a fianco con gli ebrei oppressi di oggi. Il fatto è, però, che Leone XIV è esattamente nella stessa posizione del suo predecessore per quanto riguarda la profezia di pace. Questo è ciò che la FAZ non riesce a perdonargli.

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 7.11.2015; venerdì della 31esima settimana dell’Ordinario;notte profonda) C’è un’autorità cattiva ed una buona. Quest’ultima fa crescere l’essere-se-stesso di chi riceve il dono dell’essere come atto di amore gratuito. L’essere viene donato nella modalità di un lasciar-essere. Rilke, che Ulrich cita nel libro sui talenti (33), e che Etty ama e cita tantissimo, parla di un „lasciar essere reciproco“, cioè del contrario dell’ essere appiccicati l’un l’altro. La cattiva autorità genera un’ossessione, quella di sottomettere l’altro, in modo regressivo, attraverso il dono che gli si fa. La buona autorità libera l’altro ad un fecondo essere-se-stesso che evita l’altalena disperata tra la constatazione che non si è chi si dovrebbe essere e la non accoglienza feconda del proprio essere se stesso in carne e sangue. Si tratta del movimento del tutto non fecondo tra la durezza di un’idealità, alla quale non si corrisponderà mai e la non accettazione del proprio essere-se-stesso in carne e sangue (durezza della realtà). Ovviamente si deve fare un lavoro con se stessi e non adagiarsi ad un non fecondo: sono così e non posso far altro. Certo da soli non possiamo far altro, ma se chiediamo seriamente aiuto, allora ci verrà fatto un reale dono, un dono radicale che non lega in modo regressivo a chi dona, ma che ci libera, di una liberazione che non è „emancipazione“ da chi dona, ma un sentire con lui, proprio nella modalità del suo essersi realmente allontanato, in modo che non soffochiamo. Non vuole che seppelliamo i nostri talenti, ma che li impegniamo, senza ossessioni regressive e senza emancipazioni come se non ci fosse stato donato nulla. Ulrich non lo dice nelle pagine che ho letto (33-38), ma a me sembra che ciò sia implicito in ciò che dice: „anche il peccato“ (Agostino, Claudel), anche forme di ripiegamento in se stessi come surrogato dell’amore, possono essere trasformate in un fecondo mettere in gioco i propri talenti. Non siamo dei, ma uomini con una natura, non completamente corrotta, ma malata e che ci porta agli eccessi. Per quanto riguarda il vino Ernst Jünger si esprime così: l’eccesso non dipende dalla natura del vino, ma dalla non-natura dell’uomo…


„Nella separazione volontaria si rivela perciò l’autorità vera. Questa (auctoritas - augere, aumentare, lasciar crescere, promuovere) non consiste nel sottomettere colui che riceve all’ossessione tramite ciò che è stato donato, non consiste nel toglierli la potenza, per aver piacere di sé nel vuoto di colui che è stato privato del suo essere-se-stesso o di abusare della povertà di chi obbedisce, liberarsi del proprio potere verso l'esterno (dialettica tra conquistare se stessi e perdere se stessi dell'autorità negativa)“ (Ferdinand Ulrich, 33). Questo è un tema molto importante, quello dell’abuso dell’autorità cattiva, che non lascia crescere, ma toglie ogni sicurezza a chi cerca di vivere un senso per la propria vita evitando quello che sta notte chiamavo la durezza ideale (non si è mai quello che si vorrebbe essere) e la durezza reale (non si è capace di accettare se stessi, come siamo, in carne ed ossa). L’atteggiamento di confessione non è distruzione dell’essere-se-stessi in carne ed ossa, ma la richiesta, la preghiera di essere come vuole Dio, che è „interior intimo meo“ (Agostino). C’è una lavoro da fare con se stessi e la vera autorità vuole aiutarci in questo lavoro: „La vera autorità autorizza l’obbediente verso se stessa (= autorità); ma non nel senso che egli possa solo rispecchiare la volontà di potenza in modo passivo: „la mia volontà è la tua volontà, pagata con il prezzo di distruggere ciò che tu sei in te stesso“. La vera autorità dell’amore è piuttosto in uno: autorizzazione di chi riceve a se stessa: „tu riesci, tu puoi ‚me’ e a se stesso: “tu diventerai, compiendomi, te stesso““ (Ferdinand Ulrich, ibid.). La vera autorità autorizza l’obbediente a fare un cammino che giunga davvero al cuore di ciò che essa vuole e a ciò che l’obbediente intimamente vuole. Nella questione della purezza, nessuno vuole essere castrato e nessuno può negare le evidenze diciamo fenomenologiche, ma certamente nessuno vuole essere sporco, l’uomo vuole essere pulito. Ed anche quando si autorizza un bambino a giocare con il fango, lo si fa per rafforzare il suo sistema immunitario, non per osannare il fango come tale. Nessuno che voglia esercitare l’autorità vera lo può appicciandosi all’altro, o tenendolo legato in modo regressivo a se stesso. Vale sia per un genitore, che per un parroco con la propria parrocchia, etc.


Anniversario. „Importante nella politica di Pio XI fu la promozione delle missioni, la cui impostazione, in particolare in rapporto al sistema coloniale europeo, fu radicalmente ripensata dal suo predecessore con la celebre lettera apostolica Maximum illud del 1919. In piena continuità con Benedetto XV, il papa operò in un’ottica di centralizzazione romana, trasferendo da Lione a Roma la direzione dell’Opera per la propagazione della fede, la potente organizzazione che raccoglieva in tutto il mondo cospicue masse di denaro veicolandole verso le missioni. Centralizzazione significava più stretto controllo romano sul funzionamento del mondo missionario al fine di sganciarlo dalla cultura coloniale e dall’ipoteca che vi aveva sempre esercitato il governo francese, particolarmente in Oriente e in Africa. L’operazione incontrò molte e comprensibili resistenze, ma la volontà ferma del pontefice fu più forte delle opposizioni. Seguì la grande esposizione missionaria che si svolse nei cortili vaticani nel 1925, che richiamò a Roma quasi un milione di visitatori mostrando per la prima volta, concretamente e con abbondanza di dati statistici, la diffusione planetaria del cattolicesimo. La successiva enciclica Rerum Ecclesiae (1926), che riprendeva l’analogo documento appena ricordato del predecessore, insistette molto sull’indigenizzazione del clero e sull’assoluta necessità dell’emancipazione delle missioni dalla subordinazione a interessi coloniali europei, come anche dalle gelosie dei vari ordini religiosi. Al di sopra degli ordini missionari e delle ipoteche dei vari governi civili – affermò con forza il pontefice – agisce e sorveglia la Santa Sede attraverso la Congregazione di Propaganda Fide, che fu dotata allora della nuova sede del Collegio Urbaniano sul Gianicolo. Non mi soffermo su questo tema, ma non si può non far notare come in questo caso la Santa Sede vide molto più lucidamente dei governi civili la direzione di marcia del mondo postbellico, che andava deciso verso la fine dell’egemonia europea e l’emancipazione dei paesi nuovi…“ (Gianpaolo Romanato, in Avvenire). In vero l’articolo dovrebbe essere letto interamente, ma basti questa citazione per ricordare l’importanza di quella esposizione nei giardini vaticani. 


Abba nostro… 


(Dopo) A proposito della „pfäffische Sprache“ (linguaggio da preti) criticato da Faust in Goethe, Faust II, quarto atto, direi che se penso alla grande ricostruzione dell’eredità cristiana in Irak di Matthias Kopp, e agli interventi dei Papi, non si tratta di questo linguaggio astratto da preti, che sognano un mondo di pace e giustizia. Faccio un’esempio: "Prestate attenzione, voi tutti che avete a cuore il futuro dell'umanità! Ascoltate, uomini e donne di buona volontà! Che il coraggio del perdono prevalga sulla tentazione della vendetta; che la cultura della vita e dell'amore smentisca la logica della morte; che la fiducia ridia spazio alla vita dei popoli. Se il nostro futuro è uno solo, è compito e dovere di tutti plasmarlo con paziente e coscienziosa lungimiranza.“ (San Giovanni Paolo II, 2004); questo tipo di messaggi che porteranno nel 2019 alla dichiarazione della fratellanza universale tra il grande Imam Al Tayeb e Papa Francesco, era sempre accompagnato da una precisa presa di posizione per lo stato di diritto e la democrazia. Certo il messaggio non eviterà gli assalti alle Chiese cristiane dell’anno 2004, ma rimane una pietra miliare non solo per i figli di Abramo, ma diciamo anche per i figli di Noè, cioè di noi tutti. E poi per quanto riguarda il Vaticano non si trattava solo di parlare, ma anche di agire diplomaticamente. 



A proposito della terrorista Braghetti, morta ieri o oggi: Ma io non la conosco per nulla e non volevo giudicare nessuno, per il motivo che diceva Papa Francesco: chi sono io?; volevo solo capire, perché prima facie il suo rapporto fecondo con il padre gesuita, implicherebbe un suo pentimento (ma questo solo a livello logico). A me interessa molto quel fenomeno delle Brigate Rosse, perché la mia prima presa di posizione politica pubblica (1978) come studente di un liceo di periferia di Torino, dove le Brigate Rosse lasciavano i loro volantini, era del tutto in sintonia con quella di Leonardo Sciascia… (da un pezzo di dialogo con Banfi in Substack). 



(Wetterzeube, il 6.11.2015; giovedì della 31esima settimana dell’Ordinario) A differenza del monaco Lutero che si allontana sempre di più dalla Chiesa e da Dio, secondo la lettura che ne danno Adrienne von Speyr (1902-1967) e Erich Przywara (1889-1972), l’imperatore Carlo V (1500-1558) - ha quindi 17 anni nell’anno della Riforma luterana - ha bisogno sempre più di preghiera e meditazione: „il suo bisogno di preghiera diventa sempre più forte, alla fine la sua vita consiste quasi solo di preghiera e meditazione“ (Adrienne von Speyr). Essere imperatore non  è un impedimento alla preghiera. Anzi lui cerca di verificare tutto ciò che fa nella preghiera. "Egli sottopone ogni intenzione, ogni progetto, ogni pensiero costruttivo alla preghiera, affinché Dio lo esamini: la sua origine, la sua accettabilità, la sua utilità. Se un pensiero è stato affidato al piano di Dio e resiste, allora Carlo ha la certezza che quel pensiero proveniva da Dio: se Dio lo accoglie, allora è stato Lui a suggerirlo. Egli prega quindi con la certezza di non dover governare da solo, ma che Dio lo abbia incaricato di governare il mondo. Che Dio voglia governare attraverso di lui e insieme a lui." (Adrienne von Speyr). Questo è quello che oggi un pensiero falsamente laico e di sinistra non capisce, perché a priori si pensa che il riformatore abbia più senso di Dio che un imperatore. La lezione di Tolkien ci fa riflettere sull’uso dell’anello del potere o meglio sul non uso: questo anello deve essere distrutto e né Gandalf né Aragorn lo possono usare, per la sua forza diabolica, ma Tolkien non ha mai messo in dubbio che anche un imperatore o un re possa regnare con Dio. È possibile essere un camminatore nel bosco e re al servizio di Dio, come si vede nella figura di Aragorn! E si può essere monaco, riformatore ed allontanarsi da Dio. Ovviamente bisogna fare un lavoro con se stesso, che Carlo fa: «Si considera inserito, integrato nella gerarchia approvata da Dio per essere re, ma per servire come re. Lavora seriamente su se stesso, domando le sue passioni, la sua ambizione, i suoi scatti d'ira, per servire solo Dio. Vuole essere un buon strumento nelle mani di Dio e sa che può esserlo solo attraverso la grazia». (Adrienne von Speyr). Ovviamente neppure un pensiero di destra sa queste cose, le sa solo chi pensa cristianamente, cosa che purtroppo non è cosa automatica neppure in un giornale cristiano o in una conferenza episcopale. Chi si muove seriamente come imperatore o come camminatore nel bosco sa che sarà abbastanza solo e che ci saranno dei tradimenti che cercheranno di distruggerlo. Tradimenti a diversi livelli: come un non riconoscimento della sua missione nel lavoro o nella parrocchia, etc. Da Carlo possiamo imparare sia a non prendere personalmente questi tradimenti sia a porne un freno: "Si sente molto spesso solo, viene tradito spesso, ma in qualche modo non la prende sul personale, bensì comprende che un cristiano che ha un compito da svolgere viene avvicinato alla croce del Signore da ogni tradimento. È chiaro per lui che deve combattere contro il tradimento, ma anche che non deve soffrirne più di quanto sia consentito, che c'è un limite tracciato dal Signore affinché l'uomo non porti la propria croce, ma aiuti a portare la croce del Signore“ (Adrienne von Speyr).


Il nuovo parroco di Gera, Christian Hecht, semplicemente con la sua fedeltà liturgica alla Catholica ha scatenato un putiferio di chiacchiere. Ieri ho cercato di porre un freno ad esse, dicendo che io non collaborerò più né nel consiglio pastorale né tenendo i Servizi della Parola in questa atmosfera. Si trattava solamente di uno scatto d’ira o di una frenata? Credo che dobbiamo in primo luogo prendere sul serio la missione pastorale di questo nuovo parroco e non seppellirlo con le nostre chiacchiere e con i nostri bisogni. Alla Vigilia di Natale non ci sarà una Santa Messa da noi perché non vi sono sacerdoti a sufficienza e il nuovo parroco non vuole sostituire, in una tale solennità, la Santa Messa con un Servizio della Parola. Penso che abbia ragione! Teologicamente ragione! Ovviamente anche il parroco deve fare un lavoro con se stesso, è temperare il suo giovane impeto, ma credo lo faccia; le chiacchiere parrocchiane nascono perché in fondo si è sostituita la fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa con un sentimento di comunità più o meno religiosa sine Christo. Ave Maria…  


Dalla catechesi del Santo Padre Leone XIV ieri: „Sperimentiamo ora per ora tante esperienze diverse: dolore, sofferenza, tristezza, intrecciate con gioia, stupore, serenità. Ma attraverso ogni situazione il cuore umano brama la pienezza, una felicità profonda. Una grande filosofa del Novecento, Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, che ha tanto scavato nel mistero della persona umana, ci ricorda questo dinamismo di costante ricerca del compimento. «L’essere umano – ella scrive – anela sempre ad avere di nuovo in dono l’essere, per poter attingere ciò che l’attimo gli dà e al tempo stesso gli toglie» (Essere finito ed Essere eterno. Per una elevazione al senso dell’essere, Roma 1998, 387). Siamo immersi nel limite, ma siamo anche protesi a superarlo. L’annuncio pasquale è la notizia più bella, gioiosa e sconvolgente che sia mai risuonata nel corso della storia. Essa è il “Vangelo” per eccellenza, che attesta la vittoria dell’amore sul peccato e della vita sulla morte, e per questo è l’unica in grado di saziare la domanda di senso che inquieta la nostra mente e il nostro cuore. L’essere umano è animato da un movimento interiore, proteso verso un oltre che costantemente lo attrae. Nessuna realtà contingente lo soddisfa. Tendiamo all’infinito e all’eterno. Ciò contrasta con l’esperienza della morte, anticipata dalle sofferenze, dalle perdite, dai fallimenti. Dalla morte «nullu homo vivente po skampare», canta San Francesco (cfr Cantico di frate sole). Tutto cambia grazie a quel mattino in cui le donne, recatesi al sepolcro per ungere il corpo del Signore, lo trovarono vuoto. La domanda rivolta dai Magi giunti dall’oriente a Gerusalemme: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?» (Mt 2,1-2), trova la sua risposta definitiva nelle parole del misterioso giovane vestito di bianco che parla alle donne nell’alba pasquale: «Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. Non è qui. È risuscitato» (Mc 16,6). Da quel mattino fino a oggi, ogni giorno, Gesù avrà anche questo titolo: il Vivente, come Lui stesso si presenta nell’Apocalisse: «Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre» (Ap 1,17-18). E in Lui noi abbiamo la sicurezza di poter trovare sempre la stella polare verso cui indirizzare la nostra vita di apparente caos, segnata da fatti che spesso ci appaiono confusi, inaccettabili, incomprensibili: il male, nelle sue molteplici sfaccettature, la sofferenza, la morte, eventi che riguardano tutti e ciascuno. Meditando il mistero della Risurrezione, troviamo risposta alla nostra sete di significato. Davanti alla nostra umanità fragile, l’annuncio pasquale si fa cura e guarigione, alimenta la speranza di fronte alle sfide spaventose che la vita ci mette davanti ogni giorno a livello personale e planetario. Nella prospettiva della Pasqua, la Via Crucis si trasfigura in Via Lucis. Abbiamo bisogno di assaporare e meditare la gioia dopo il dolore, di ri-attraversare nella nuova luce tutte le tappe che hanno preceduto la Risurrezione.La Pasqua non elimina la croce, ma la vince nel duello prodigioso che ha cambiato la storia umana. Anche il nostro tempo, segnato da tante croci, invoca l’alba della speranza pasquale. La Risurrezione di Cristo non è un’idea, una teoria, ma l’Avvenimento che sta a fondamento della fede. Egli, il Risorto, mediante lo Spirito Santo continua a ricordarcelo, perché possiamo essere suoi testimoni anche dove la storia umana non vede luce all’orizzonte. La speranza pasquale non delude. Credere veramente nella Pasqua attraverso il cammino quotidiano significa rivoluzionare la nostra vita, essere trasformati per trasformare il mondo con la forza mite e coraggiosa della speranza cristiana.“ (Leone XIV).  


Un giudizio di J.D. Vance: „Penso che sia stupido reagire in modo esagerato ad un paio di elezioni negli stati blu, ma ecco alcune riflessioni: 1) Scot Pressler, TPUSA e molti altri hanno lavorato duramente per registrare gli elettori. L'ho detto nel 2022 e l'ho ripetuto più volte da allora: la nostra coalizione ha una “propensione inferiore” e questo significa che dobbiamo fare meglio che in passato nel portare gli elettori alle urne. 2) Dobbiamo concentrarci sul fronte interno. Il presidente ha fatto molto che ha già dato i suoi frutti in termini di tassi di interesse più bassi e inflazione più bassa, ma abbiamo ereditato un disastro da Joe Biden e Roma non è stata costruita in un giorno. Continueremo a lavorare per rendere accessibile una vita dignitosa in questo Paese, e questo è il parametro con cui saremo giudicati nel 2026 e oltre. 3) Le lotte intestine sono stupide. Mi sta a cuore che i miei concittadini, in particolare i giovani americani, possano permettersi una vita dignitosa, mi sta a cuore l'immigrazione e la nostra sovranità, e mi sta a cuore stabilire la pace all'estero in modo che le nostre risorse possano essere concentrate sul fronte interno. Se anche a voi stanno a cuore queste cose, lavoriamo insieme.“ (X). PS La citazione di JD Vance che ho condiviso qui sopra indirettamente testimonia che l’amministrazione statunitense di Trump deve più concentrarsi sui compiti all’interno. Il problema viene spiegato così da Banfi nella versione odierna: „Dagli Usa arrivano modelli di comportamento, tendenze, persino le parole. Fatale che accada anche in politica (…). Per di più la sinistra italiana è spesso affascinata da fenomeni di successo stranieri, in modo anche provinciale. Anche per questo la vittoria di Zohran Mamdani a New York viene vissuta in Italia con grande entusiasmo. Eppure, a ben guardare, si tratta dell’affermazione di una linea molto diversa da quella seguita da Elly Schlein e dai 5 Stelle nel cosiddetto “campo largo”. Scrive oggi Federico Rampini sul Corriere: «Le vittorie a New York, New Jersey e Virginia hanno avuto in comune la concretezza. Il socialista Mamdani nei comizi ha parlato di carovita più che di Trump. Non ha fatto campagna con lo slogan “salviamo l’America dal fascismo”, bensì “salviamo il potere d’acquisto e la possibilità di trovare casa”. Trump perde consensi non perché è un dittatore ma perché aveva promesso miracoli sul fronte economico e non li realizza. (…) I latinos di East Harlem che hanno votato Mamdani non leggono gli editoriali antifascisti del New York Times, dell’agenda Lgbtq+ di Mamdani non condividono una virgola, tantomeno capiscono perché il neosindaco continui a denunciare “l’islamofobia” di questo Paese. Però l’affitto e l’assicurazione medica costano troppo, la carne pure, e del miracolo Trump in nove mesi non hanno visto nulla. (…) I giovani forse saranno delusi, ma la strada per costruire il dopo-Trump non sarà l’estremismo». Conferma lo scrittore ebreo Jonathan Lethem alla Stampa: «L’ideologia Maga è intimamente orientata alla guerra civile, prova in ogni modo a scatenarne una. Poi però ci sono gli elettori e molti, anche tra i moderati e i conservatori, iniziano a sentire il peso della retorica del conflitto».“ (AB). Invero anche Auron MacIntyre conferma che vi è una guerra civile in atto tra i membri di  MAGA, nel modo di assumersi l’eredità di Charlie Kirk, allo stesso tempo penso che quello che ha iniziato Trump è stato un passo importante nella direzione giusta, in una critica radicale al deep state statunitense ed io spero molto più in politico come JD Vance che in uno come Zohran Mamdani, anche se i lati positivi sottolineati da Banfi sono giusti. È per me un segno di debolezza culturale enorme del mondo cattolico l’assoluta incapacità di comprendere un politico come Vance, che Dio li perdoni!  


Ho sentito un pezzo del dialogo tra il vescovo Robert Barron, che io stimo, proprio per essere una voce pubblica del cattolicesimo statunitense e Gerhard L.  Müller, il cardinale tedesco, che invece non stimo particolarmente. Le poche cose che ha detto sui surrogati e le droghe mi hanno fatto venire in mente come mai io non possa non leggere anche Ernst Jünger, che parla di surrogati e droghe, e di „Rausch“ in modo per nulla moralista… tutti abbiamo bisogno di surrogati e di droghe (caffè…), per esempio anche il cardinal Müller, che quando Papa Francesco gli ha tolto il suo compito nel dicastero per la dottrina della fede ha reagito in modo tale che di quel „siamo servi inutili“ non si vedeva proprio niente..


Abba nostro…



Questa mattina quando ho aperto la stalla


(Pomeriggio) Piccolini. Il nostro mondo di „piccolini“ - una sorta di letteratura vivente nella vita quotidiana - si è arricchito di un nuovo „genere“: alcune figure di plastica, in primis, anitre. Già in Inghilterra avevamo, l’anno scorso, comprato un’anitra celeste, che si chiama Jane (all’inizio parlava solo inglese), e che come tutte ha il becco arancione, ma di suo ha delle piccole onde colorate, disegnate sulla testa e sul corpo; lei si trova nella nostra macchina, che chiamiamo „Tirokaka“, insieme a due „Schnattarinchen“, - diminutivo, che ha a che fare con il verbo „schnattern“,  tipico soprattutto di anatre ed oche, che emettono suoni rapidi, chiari, secchi, quasi schioccanti, -  una versione blu ed una gialla, per questo le chiamiamo Schnattarinchen blau e gelb. Ad esse si sono aggiunte „Punktchen“ (piccolo punto) rosso e blau, il primo è un polipo e il secondo è una foca (in tedesco è maschile), che per settimane ha desiderato avere come compagno il polipo rosso, che stava vicino a lui nel negozio. 

A Berlino, nella primavera, abbiamo comprato un’anatra cuoco, vestita per l’appunto da cuoco, con vestito bianco e sei bottoni neri, un nastro rosso - nella sua destra porta una zuppiera e nella sinistra una piccola lavagna per farsi qualche notizia per le ricette. Si chiama Armen, nome armeno, ed ha sempre voglia di cucinare, si arrabbia già solo se nominiamo MacDonald e parla una lingua molto forbita. In cucina lo aiuta Xavier, che viene dalla Spagna (ha imparato in fretta il tedesco) - c’è lo hanno regalato Johanna e David. Lui è vestito da cameriere con giacca nera, camicia bianca con fiocco rosso; si vedono i suoi cappelli neri, mentre Armen ha un cappello da cuoco. Si alternano nei lavori da cuoco e da cameriere, ma spesso fanno anche le cose insieme. Xavier ha alla sua destra una cioccolata calda e a sinistra uno strofinaccio bianco. Il becco è leggermente più scuro degli altri becchi. 

Nel mio bagno ci sono anche un gruppo di amici: a parte due piccoli peluche appesi, un piccolo leone (Löwe) ed un piccolo gufo (Lia), il più di antica data, dell’estate dell’anno scorso, quando andando e ritornando dall’Inghilterra abbiamo fatto una pausa in Belgio (Bruges) si chiama „Brugi“, è un’anatra marinaio, con cappello da marinaio, bianco ed un nastro blue; anche la camicia da marinaio ha questi due colori, alla sua sinistra tiene un timone di una barca e alla destra una corda per fermare la barca. Nella camicia si può leggere il nome della città da cui deriva: Bruges, una delle città più belle che abbiamo mai visto.  Arrivando a casa ricevette un amico, di minore manifattura, ma che per Brugi è ugualmente il suo migliore amico, Robin, con un cappello nero con nastro blue e formato come un pupazzo di neve, con nastro e due bottoni neri. Un mese fa circa è poi arrivato Berlinchen, un’anatra gialla, con berretto blue e che tiene alla sua destra la torre di Alexanderplatz. Con Bruges parlano spesso delle loro città, nelle quali scorre così tanta acqua. Il suo becco è marcatamente rosso. Ad Amrum abbiamo cercato anitre con un motivo marino, ma quando le abbiamo trovate eravamo in partenza e il negozio era chiuso. Così è arrivato un gabbiano, Möwe, e per questo lo chiamo Möw Möw. Il suo nome in vero sarebbe Punktchen nord, perché ha dei piccoli punti nella testa, ma noi tutti lo chiamiamo per l’appunto Möw Möw; il becco è grigio. Da Berlino sono arrivati, per arricchire la mia scrivania, la settimana scorsa, John Henri un’anatra vestita da universitario con il tipico cappello con nastro, alla sua sinistra tiene in mano un giornale. Infine Franz Joseph in formato bavarese, l’unico con gli occhi azzurri, alla sua destra tiene un boccale di birra e alla sua sinistra una Brezel. Cappello e vestito, con bretelle, sono tipicamente bavaresi. Il primo si chiama così in onore di Newman e il secondo in onore di Strauss, ma piuttosto per onorare la presenza di Ferdinand a Monaco di Baviera. Quando sono in giro leggono un libretto di Newman. Questo mondo dei piccolini esprime una realtà di dolcezza armonica. 


Armen e Xavier fanno con me il pane 


(Wetterzeube, il 5.11.2015; mercoledì della 31esima settimana dell’Ordinario; notte profonda) Hans Urs von Balthasar chiede ad Adrienne von Speyr in che cosa consiste la grandezza di Carlo Borromeo (1538-1584): „Forse nel fatto che non esce mai dalla preghiera non volendo sottrarre nulla alla preghiera e a Dio. In fondo il suo giorno intero è preghiera. In questo atteggiamento si trova molto vicino al Signore, al modo con il quale Signore si trova al cospetto del Padre“ (Adrienne). Leggendo il libro sui santi di Adrienne, scrive Balthasar,  „occorre prestare attenzione al significato (Geist) e non solo alle parole scritte (Buchstaben)“. Io direi che nelle „file“ dei dettati vi sono alcune differenze di forma, ma che l’intenzione è chiara: è un invito alla preghiera, non al gossip. Balthasar è stato certamente fedele a quanto Adrienne gli ha dettato in „estasi“, nella quale Adrienne era capace di sentire e comprendere le sue domande. Non siamo confrontati, pur nella precisione di quanto viene comunicato in questo libro, con la „Parola di Dio“:  sia Adrienne che Hans Urs sono strumenti della volontà salvifica del Signore, non la volontà salvifica stessa.


Il primo santo della prima fila è san Giuseppe. Adrienne testimonia il cuore semplice del santo padre adottivo di Gesù: „rimane nell'apertura di una dedizione che non comprenderà mai completamente“. „Riceve dall’angelo la conferma della veridicità di ciò che accade e quindi sa: questa è la mia via ed essa origina da Dio. Ma non comprenderà mai completamente cosa sia successo alla vergine Maria“. Vive in quella calma che hanno solo le persone che sanno che la loro via è voluta da Dio; questo accade in Giuseppe in modo singolare: „non conosce l’inquietudine del calcolo“. È contento e grato di avere questo compito e sa che lui è solo il padre adottivo. Da sempre o meglio da quando sono sposato io ho pregato nel rosario gaudioso, che in tedesco prevede, dopo il nome di Gesù, di ripetere quale mistero si sta meditando: „…che tu o vergine Maria con Giuseppe hai offerto al tempio e hai ritrovato al tempio“. Mentre secondo la lezione di tante icone, che vedono Giuseppe sedere in un angolo durante la nascita di Gesù, non ho mai pregato che Maria ha partorito insieme a Giuseppe a Betlemme. Adrienne detta che non sono una „coppia di sposi“ e neppure una coppia che fa parte di una missione a due come nel caso di Benedetto e Scolastica o di Francesco di Sales e Giovanna di Chantal. Per quanto riguarda quest’ultima cosa sono d’accordo, ma non credo, sebbene io sia infinitamente meno puro di Adrienne, che sia giusto dire che non siano una „coppia di sposi“; certo non lo sono sessualmente, con grande probabilità neppure dopo la nascita di Gesù, ma fanno insieme ciò che genitori fanno: portare il bimbo al tempio e lo cercano insieme quando come dodicenne non lo trovano tornando a casa dopo il pellegrinaggio a Gerusalemme. Anche se Giuseppe non si troverà sotto la croce, quindi non porterà i pesi che ha portato Maria, fugge in Egitto quando Erode minaccia la piccola famiglia e questo non era un viaggio turistico, intendo che anche lui ha portato un certo peso, come dice anche Adrienne. La sua preghiera non è una preghiera filosofica, come lo è la mia. Tutta la Chiesa può imparare da Giuseppe ad essere meno curiosa, semplicemente credente!  Anch’io. A differenza di Carlo Borromeo non sono sempre nella preghiera, ma spero in qualche modo che né la filosofia, né i miei interessi culturali siano „autonomi“. Anche la lettura di Jünger è credo voluta. E per quanto riguarda l’impurità, senza legittimarla, spero che anche da essa sorga la preghiera. Non so esprimermi meglio. 


Balthasar chiede ad Adrienne a riguardo delle riforme di Carlo Borromeo, che ha 8 anni quando Lutero muore: „Sono molto buone. Tutto è affidato a Dio. „Non si può dire che Dio si rifletta con la stessa intensità in tutte le sue opere, ma egli cerca sinceramente di rendere Dio visibile in ogni cosa.“ Mentre in Lutero (1483-1546) le cose si muovono verso una disobbedienza sia nei confronti della Chiesa sia nei confronti di Dio. „Vedo una preghiera che all'inizio è piuttosto devota, in realtà una buona preghiera. Lui stesso è animato da un grande bisogno di stare vicino a Dio, e la sua sofferenza per la Chiesa è una sofferenza autentica.“ Avrebbe dovuto portare la Croce nella semplicità di colui che sa che „Dio è l’amministratore di ogni croce“. Lutero „non vuole credere che lui stesso abbia a portare con la Chiesa cose che la sua mente gli fa sembrare evitabili. E così la disobbedienza alla Chiesa diventa alla fine disobbedienza a Dio.“ Adrienne vede questo percorso di disobbedienza in due fasi. Prima Lutero pensa di poter conciliare la sua disobbedienza alla Chiesa con la vicinanza a Dio e poi, forse anche nel senso intuito da Przywara, inventa una nuova teologia nella quale la fatica dell’uomo non conta nulla e conterebbe solo la fede e la grazia (un pseudo Paolo e pseudo Agostino), ma tutto ciò lascia il mondo immutato nella sua disobbedienza e il dialogo con Dio è stato interrotto e lui insiste su cose che Dio non vuole più sentire. Purtroppo questa disobbedienza l’ho vista spesso in azione nei pastori della Chiesa luterana ed anche riformata. Vivo da più di venti anni nella terra di Lutero. Ci sono in queste persone alcuni momenti di vera preghiera, ma l’allontanamento dalla Catholica è del tutto evidente. Io spero nel mio piccolo di non smettere mai di portare la croce quotidiana con Gesù. Spero anche che il monaco agostiniano che conosco ad Erfurt non vada sulla via della disobbedienza di Lutero.


Abba nostro…


(Al mattino) Gli incontri di Papa Leone XIV fuori della sua residenza a Castel Gandolfo, all’esterno di Villa Barberini, come gli incontri di Papa Francesco con i giornalisti dopo un viaggio aereo (e tutte le altre numerose interviste), forse testimoniano il bisogno di alcuni giornalisti di un giudizio autorevole; in vero non se questi incontri quasi settimanali sull’attualità siano opportuni, ma è una scelta di Leone XIV che rispetto e poi vedo che i suoi giudizi, come tra l’altro quelli di Francesco, sono rispettosi della complessità dei problemi. Vediamo quelli di questa settimana (fonte: Vatican news (VN)): 1) Forze armate. „Uscito dal cancello intorno alle 20.30, dopo un rapido saluto alla gente per strada, il Papa si ferma davanti a microfoni e telecamere e, anzitutto, ricorda la festa delle Forze armate che ricorre oggi in Italia: “Auguri! Un Paese ha il diritto di avere i militari per difendere la pace, per costruire la pace”.“(VN) 2) Venezuela. „A partire da questo assunto, il Pontefice guarda con preoccupazione alle “tensioni” di questi giorni al largo del Venezuela tra la lotta al narcotraffico e lo schieramento dei marines statunitensi nei Caraibi, con la minaccia latente di una “guerra fredda”. “Penso che con la violenza non vinciamo”, afferma il Papa, spiegando di aver letto pochi minuti prima una notizia su un maggiore avvicinamento delle navi da guerra alla costa di Venezuela. “La cosa è cercare il dialogo, cercare un modo giusto per trovare soluzioni ai problemi che possono esistere in qualche Paese”.“(VN). Qui il Santo Padre non nega il problema del narcotraffico, ma invita alla prudenza e al dialogo. Problematico è per me il fatto che lui dia un giudizio dopo aver letto una notizia dell’avvicinamento delle navi da guerra alle coste del Venezuela. Una notizia fa parte sempre di una certa narrazione e le narrazioni sugli avvenimenti sono sempre molto complesse e contraddittorie. All’obiezione che un fatto è un fatto risponderei con Nietzsche: non esistono fatti, ma interpretazioni. 3) Pace in medio Oriente. „Lo sguardo si sposta poi sul Medio Oriente, con la tregua messa a rischio dai nuovi attacchi israeliani a Gaza, oltre alla provocazione di oggi dei coloni sulla Spianata delle Moschee e l’assalto ad alcuni villaggi nella Cisgiordania. La tregua “è molto fragile”, dice Leone XIV, esprimendo un parere tuttavia positivo sul fatto che “almeno la prima fase dell’accordo di pace (quello stipulato il 10 ottobre scorso, ndr) ancora va avanti”. Ora, però, sottolinea il Papa, “bisogna cercare come passare alla seconda fase, vedere il tema del governo, come si può garantire i diritti di tutti i popoli”. “Il tema della Cisgiordania, dei coloni è veramente complesso: Israele aveva detto una cosa, poi ne fa un’altra qualche volta”, evidenzia. La necessità è di “cercare di lavorare insieme per la giustizia per tutti i popoli”.“ (VN). Come si vede il criterio di giudizio è sempre il medesimo e ripeto sempre prudente ed attento alla complessità di quanto gli viene chiesto di commentare. 4) Migranti negli USA. „A Papa Leone anche una domanda su Chicago, la sua città natale, dove le autorità hanno vietato ai sacerdoti cattolici di dare la comunione ai migranti detenuti. In primo luogo, il Pontefice ricorda che “il ruolo della Chiesa è quello di predicare il Vangelo”. Richiama in proposito il Vangelo di Matteo, capitolo 25, “in cui Gesù dice molto chiaramente: alla fine del mondo ci verrà chiesto: come avete accolto lo straniero? Lo avete accolto e accolto o no?”. “Penso che ci sia una profonda riflessione da fare su ciò che sta accadendo”, sottolinea poi Leone. “Molte persone che hanno vissuto per anni e anni senza mai causare problemi sono state profondamente colpite da ciò che sta accadendo in questo momento”. L’invito è dunque a prendere in considerazione anche i diritti spirituali delle persone detenute: “Inviterei certamente le autorità a consentire agli operatori pastorali di occuparsi dei bisogni di queste persone. Molte volte sono state separate dalle loro famiglie per un lungo periodo di tempo, nessuno sa cosa stia succedendo... ma i loro bisogni spirituali dovrebbero essere rispettati”“ (VN). Giusto, vangelo sine glossa! 5) Il lavoro. „Non manca nel breve colloquio coi cronisti un commento sul tema del lavoro, in vista del prossimo Giubileo del Mondo del Lavoro e alla luce dei tanti casi di morti bianche, in Italia e non solo, non ultimo l’operaio di 66 anni che ha perso la vita nel crollo della Torre dei Conti a Roma. “La voce della Chiesa è per i diritti. Pensiamo che veramente bisogna lavorare tutti insieme. È un diritto dell’essere umano avere un lavoro degno, dove può anche guadagnare per il bene della famiglia”, risponde il Papa, ribadendo la preoccupazione per la sicurezza e affermando che la celebrazione del Giubileo vuole anche "dare un po' di speranza e cercare di unire le forze per trovare le soluzioni e non solo commentare dei problemi“.“ (VN). Una risposta degna di una persona che porta il nome di Leone. Bravo! Leone XIII è conosciuto per la sua pastorale del lavoro. 6) Il caso Rupnik. „Infine, prima di congedarsi e far rientro in Vaticano, un’ultima domanda sull’ex gesuita Marko Ivan Rupnik, accusato di abusi da alcune religiose, il cui caso è al centro di un processo presso il Dicastero per la Dottrina della Fede. In particolare al Papa viene sottoposta la questione delle opere d’arte di Rupnik, noto artista e mosaicista, ancora diffuse in diversi luoghi sacri, alcune delle quali coperte dopo richieste e proteste delle vittime. “Certamente, in molti luoghi, proprio per la necessità di essere sensibili nei confronti di coloro che hanno denunciato di essere stati vittime, le opere d'arte sono state coperte, le opere d'arte sono state rimosse dai siti web. Quindi questa questione è certamente qualcosa di cui siamo consapevoli”, afferma Leone XIV. Spiega poi che “recentemente è iniziato un nuovo processo” nei confronti dell’ex gesuita: “Sono stati nominati i giudici e i processi giudiziari richiedono molto tempo. So che è molto difficile per le vittime chiedere loro di essere pazienti. Ma la Chiesa deve rispettare i diritti di tutte le persone. Il principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria vale anche nella Chiesa. E speriamo che questo processo appena iniziato possa fare chiarezza e giustizia a tutte le persone coinvolte”.“(VN). Anche qui la risposta è molto equilibrata, anche se giustamente il papa non ha discusso il problema se un’opera d’arte diventi meno buona, perché chi l’ha compiuta si è comportato in modo illegale e/o immorale. Che ne penserebbe Caravaggio? 


Sulla vittoria a New York di un sindaco mussulmano trovo interessante il commento di Banfi: „Si chiama Zohran Mamdani, ha 34 anni, è un musulmano figlio della regista e attrice indiana Mira Nair e di un professore ugandese. Lui stesso è nato in Uganda. Ha conquistato la maggioranza con un programma per rendere la Grande Mela più abbordabile per tutti (autobus gratis, supermercati comunali, affitti calmierati e più tasse ai ricchi) e con un’energia che non si vedeva da anni… Ci sarà tempo per capire perché Trump è stato sconfitto a Manhattan (altre due vittorie i dem le hanno registrate la notte scorsa in New Jersey e in Virginia) ma l’elezione di questo giovane sindaco, musulmano e socialista, dice anche qualcosa ad una sinistra mondiale finora troppo bloccata sulla cultura woke e per nulla attenta ai bisogni sociali della gente comune.“ (AB). 


(Dopo) Cara K., grazie mille per il tuo impegno nella parrocchia. Vorrei dire qualcosa sul tema del sacerdozio femminile. Nella Chiesa cattolica non ci saranno mai donne sacerdote. Non lo dico io, lo dice la dottrina cattolica. Chi ritiene che ciò sia necessario, in Germania ha la possibilità di passare alla Chiesa evangelica luterana. Lo dico in modo così chiaro perché su questo tema ci sono molti malintesi. Non sono un conservatore estremista. Anzi, nella mia vita ho imparato molto dalle donne, da mia moglie, ma anche da altre donne come l'ebrea Etty Hillesum o la cattolica Adrienne von Speyer. Recentemente, ad esempio, ho scritto un articolo sul tema della sessualità nella Chiesa che è piaciuto a mia figlia, che ha una visione del mondo molto progressista (e anche al signor Tober, tra l'altro). Te lo invio per tua informazione. Ma la Chiesa cattolica è tale in virtù del magistero. Papa Giovanni Paolo II ha affermato chiaramente in un documento ufficiale, e non in un'intervista con un giornalista, che non ci sarà mai qualcosa come il sacerdozio femminile nella Chiesa. Anche la femminista Lucetta Scaraffia, che si è occupata intensamente del ruolo della donna, sconsiglia di introdurre il sacerdozio o il diaconato femminile, poiché ciò incontrerebbe resistenza. Purtroppo molti parroci e vescovi in Germania non sono chiari su questo punto e sono responsabili del fatto che i fedeli non siano a conoscenza di queste cose. Non vorrei entrare in polemica con il parroco Hecht. In linea di principio, il mio atteggiamento nei confronti della leadership della Chiesa è leale. Anche il tuo, lo so. Mi scuso se lo dico in modo così chiaro, ma a un certo punto qualcuno deve avere il coraggio di parlare chiaramente. Saluti,  tuo Roberto


(Notte) Mi ha scritto con grande pertinenza Renato: „Oggi mi è sembrato di capire per un momento la questione del nulla "buono" di Ulrich... quando nel prologo Giovanni scrive:

PROLOGO


[1]In principio era il Verbo,

il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

[2]Egli era in principio presso Dio:

[3]tutto è stato fatto per mezzo di lui,

e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che

esiste.

[4]In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

[5]la luce splende nelle tenebre,

ma le tenebre non l'hanno accolta.


Il nulla - il nostro niente - è fatto per accogliere la luce, il nulla cattivo vuole restare nulla con la pretesa di bastare a sé stesso, di essere sussistente“. 


(Wetterzeube, il 4.11.2015; martedì della 31esima settimana dell’Ordinario; san Carlo Borromeo) “Rendere pubblico ciò che è privato è il principio stesso, è il metodo ecclesiastico stesso. Il vecchio principio della confessione pubblica è diffuso in tutta la cristianità. Il cristiano nella parrocchia, nella cristianità, è sempre il primo cristiano, il fedele antico sempre pronto, sempre sottomesso alla confessione pubblica, alla confessione comune, come confessione reciproca” (Charles Peguy, citato da Balthasar nell’introduzione ai libri dei santi di Adrienne).  Certamente bisogna essere discreti ed alcune cose sono riservate, nella loro precisione, al confessionale, ma non ci si confessa privatamente, sempre e solo  al cospetto di tutta la communio sanctorum. Allo stesso tempo, e spero che i miei diari siano questo, è necessario imparare un atteggiamento di confessione senza veli, perché solo così possiamo davvero liberarci da ogni vanità, ed essere davvero umili. Ricevendo uno sguardo intimo sulla vita di preghiera e di confessione dei santi, Adrienne era solo „strumento“, era del tutto obbediente al confessore, non ha aperto le porte ad un gossip del cielo, ma si è messa al servizio obbediente dell’umiltà dei santi per insegnarci un atteggiamento di reale confessione, in modo che i santi stessi ci insegnino un tale atteggiamento.  «Se Peguy ritiene che la confessione pubblica sia un principio imprescindibile della Chiesa terrena, quanto più lo è per la Chiesa celeste, dove non esiste più nulla di privato!» (Hans Urs von Balthasar). 


Ieri Papa Leone XIV ha tenuto un requiem per il suo predecessore e per i cardinali morti nell’ultimo anno. Ha parlato di Papa Francesco come „anima eletta“, che ha guidato il mondo alla luce del Vangelo. Ma in primo luogo ci ha fatto capire quella bellissima pagina del vangelo di Luca sui discepoli di Emmaus. I due sapevano del racconto delle donne ed anche del racconto del sepolcro vuoto, ma ciò non è bastato perché il loro cuore si riscaldasse. Il cuore si riscalda sempre e solo dentro ad un avvenimento! Non all’interno della formalizzazione di un avvenimento, ma dentro un avvenimento che accade ora. La tristezza dei due discepoli di Emmaus è una forma di confessione pubblica, raccontata a tutto il mondo. Gesù spezzando il pane da loro l’assoluzione! 


Mi aiuta molto la differenza proposta da Thomas Fuchs tra „Stimmungen“ e „Gefühle“, che è ripresa anche dal linguaggio stesso in italiano; le prime sono gli „stati di animo“; sono appunto uno „stato“ che può durare anche giorni, mentre i secondi sono puntuali e possono durare anche solo un breve lasso di tempo. Come filosofi dobbiamo imparare in tutta umiltà che ciò accade non ha primariamente a che fare con „pensieri“, ma con stati di animo e sentimenti. La parola „avvenimento“ ci ricorda che ciò che accade non è fantasia, ma lo stato di animo dei discepoli di Emmaus è superato dall’avvenimento della presenza di Cristo, perché Cristo, ascoltando e spiegando le letture, si è messo in cammino con quello stato di animo; li ha anche rimproverati di non aver compreso ciò che avevano detto le Scritture e i profeti, ma camminando con loro. Infine sparisce quando lo stato di animo, non solo i loro sentimenti, è cambiato in un altro „stato“ che diventa „movimento“. 


Ieri notte ho ascoltato l’inizio, fino all’Aria numero 6 de „Le nozze di figaro“ di Wolfgang Amadeus Mozart, nell’interpretazione di Teodor Currentzis. I mei sentimenti, prima dell’ascolto, erano concentrati solo ad un aspetto dei tanti che si possono avere e alla soddisfazione di uno di questi sentimenti. La musica di Mozart, ed in particolare di questa opera, che parla anche della concentrazione del padrone al sentimento che gli sorge nel prospettiva di passare qualche momento di soddisfazione erotica con la Susanna, apre ad uno stato di animo più ampio. Figaro è arrabbiato con il „signor contino“, ma non è racchiuso in un risentimento e così sfida il suo signore con un’aria: „se vuol ballare signor contino…il chitarrino le suonerò“. Comunque sia i sentimenti del conte non intaccano lo stato di animo di felicità di Susanna, indaffarata con il suo cappello, e di Figaro impegnato a misurare lo spazio  del letto nella stanza che vuole donargli il conte…Bisognerebbe dire tutto ciò in modo più preciso…


Abba nostro…



(Dopo) Leggendo la versione odierna di Banfi ho dovuto pensare ancora una volta che tutto sommato nei giornali l’unica notizia interessante è quello che dice o fa Trump. Sono molto contento che lui freni sulla questione del Venezuela. Che gli intellettuali italiani e i teologi rispondano alla sua frase a riguardo del possibile intervento statunitense in Nigeria, per difendere la vita dei cristiani,  dicendo che in Nigeria sono morti più mussulmani che cristiani, mi sembra da un punto visto adeguato, ma anche del tutto inadeguato se pensiamo che per lo meno vi è qualcuno dei grandi e potenti che ha a cuore i martiri cristiani - che abbia anche a cuore il petrolio mi sembra la scoperta dell’acqua calda. E da un certo punto di vista il fatto che mussulmani uccidano mussulmani è più un loro problema che nostro…lo dico tenendo conto della dialettica tra vicino e lontano, pur non negando, neanche minimamente, che siamo „fratelli tutti“. Un salmo che ho pregato l’altro giorno mi ricorda di non mettere la mia speranza in potenti, perché la deluderanno, ma ciò non significa neppure soffrire di quel complesso anti Trump così diffuso, tanto più che sul tema della profezia della pace, pur in modo contraddittorio, lui sta facendo quello che desiderano gli ultimi pontefici. Anche se noi non siamo coinvolti nelle azioni guerriere, la nostra psiche è del tutto ripiena di questo tema, per questo motivo è una buona notizia che un potente freni; che poi un presidente statunitense voglia controllare le sue capacità nucleari devo dire che questo fa parte del tema „responsabilità“ e non del tema „mobilitazione totale guerriera“…



(Pomeriggio) Ho ascoltato 50 minuti un’intervista con Angela Merkel del settembre di quest’anno; una totale consonanza la trovo nel suo giudizio sull’anno 2015; il suo no radicale ad una cooperazione con la AfD lo trovo debole, anzi sbagliato; in genere la trovo una donna „simpatica“ ed intelligente, ma di quella intelligenza di centro-sinistra, che a me non basta. 



(Wetterzeube, il 3.11.2015; lunedì della 31esima settimana dell’Ordinario) Adrienne, secondo Balthasar, era „un'anima completamente purificata“, per questo le si è potuto chiedere di guardare nell’animo dei santi. Anche se io scrivo un diario - questo è il mio compito, il mio modo di vivere e pensare il „tutto nel frammento“ -  la „disidentificazione“ è anche per me un ideale. Si tratta di quello che Origine chiamava „anima ecclesiastica“ e che Ignazio di Loyola chiamava „sentire cum ecclesia“. La Chiesa stessa sebbene  „casta meretrix“ è in primo luogo „sposa di Cristo, nel cui grembo vive la communio sanctorum. Mi si potrebbe chiedere allora come mai negli ultimi tempi un pensatore come Ernst Jünger è diventato così importante - anche lui infine sarà un anima ecclesiastica, ma io leggo testi in cui lui è in cammino e nei quali ha un sospetto che i sacerdoti siano gestori di una consolazione che non ha a che fare con il reale. Jünger ha un senso molto forte e realistico delle basse ed altre maree, di quello che l’uomo può e di quello che può solo cum gratia. E possibile che io sia particolarmente perverso, ma credo che il peso del senso di colpa che porto con me dall’adolescenza sul sesso (onanismo…) non sia una presa sul serio della natura dell’uomo; io desidero essere anche nell’ambito sessuale „purificato“, ma non „castrato“. Ho promesso la mia fedeltà fino alla morte ad una persona che mi ha donato tantissimo, ma con la quale non vi è una grande simmetria in questioni sessuali; Stanzi è il dono più grande della mia vita, con i nostri due figli e non desidero un’altra vita. Perché si potrebbe avere un rapporto mortale anche con  una persona con cui si ha una più grande simmetria sessuale. Parlo così apertamente perché da qualche parte si deve pur cominciare per non rendere agiografica la nostra vita - la vocazione alla santità deve tenere conto di tutto, anche delle asimmetrie. La fedeltà a Pietro e la meditazione „mariana“ sono due pilastri della mia vita…


Banfi si chiede se non si debba dare il premio nobel per la guerra a Trump per via di ciò che sta accadendo in Venezuela. Ma si potrebbe anche prendere, almeno come ipotesi di lavoro, sul serio la lotta alla droga come motivo o come uno dei motivi di questa intensificazione…


Abba nostro… 


(Pomeriggio) Ho terminato di leggere il romanzo „Il disperso“ o „America“ di Franz Kafka. L’ultima parte o capitolo del libro racconta il bagno di Brunelda prima e la colazione dopo. Robinson e Karl sono indaffarati (il primo per la preparazione del bagno di più, perché Karl non ha ancora mai preso parte a questa cerimonia laica ed isterica) a procurare ciò di cui Brunelda ha bisogno; la cosa più difficile da trovare è il profumo, scomparso nel caos della stanza; il bagno è nella stessa stanza, separata dal resto da due casse, così che si vedono solamente le teste di Brunelda e del suo „schiavo“ Delamarche. In vero il „cattivo“ e „pericoloso“ Delamarche si trova in una totale dipendenza dalla lune di Brunelda. Dipendenza sensuale? È l’unico che la può vedere nuda ed è l’unico che si scambia baci con questa donna gigantesca di peso ed isteria. In vero Karl, fino al termine del romanzo, inclusi i due o meglio tre frammenti,  ha un suo „Selbstsein“ (essere-se-stesso); anche nella scena della colazione con due decisioni ben prese ed autonomamente prese diventa „signore“ della situazione - raccoglie il resto delle altre colazioni, visto che ormai è pomeriggio e la signora responsabile non vuole più dar loro (Robinson e Karl) nulla e poi prepara il vassoio così che riceve anche un complimento da Brunelda. In fondo dietro l’isteria della donna c’è solo un bisogno di mangiare e se questo è sodisfatto, va tutto bene. 

Nel primo frammento Karl trasporta Brunelda dall’amministratore con un carrello; Delamarche e Robinson sono spariti, probabilmente perché Karl ormai è signore dei bisogni di Brunelda (non di quelli sessuali o sensuali, di cui non si parla più). Lo studente lo aiuta a portare giù la donna che per il suo peso fa una grande fatica a raggiungere il pian terreno; Brunelda è ormai del tutto sottomessa e vi è anche una scena di riconciliazione con lo studente, che Karl aveva conosciuto sul balcone, quello che lavorava di giorno e studiava di notte e che gli aveva detto che odiava i suoi vicini. Karl ha più forze dello studente (che vive di caffè) e supera tutti gli ostacoli del trasporto con maestria: in primo luogo la polizia, che dopo un breve interrogatorio lo lascia andare senza salutarlo: „Il disprezzo della polizia era meglio della sua attenzione“. In questo frammento Brunelda è del tutto timida e del tutto dipendente dal suo ex schiavo Karl (Hegel docet). Anche gli insulti dell’amministratore non turbano Karl: „Karl non ascoltava quasi più discorsi del genere, ognuno sfrutta il proprio potere e insultava chi sta sotto di lui“, ma l’essere dipendente da ciò o no è un lavoro che solo ognuno per sé puo fare. Karl è così sicuro di sé che piuttosto si fa pensieri sul come si potrebbe migliorare lo stato igienico del luogo dove ha traportato Brunelda. 


Il secondo frammento è la scena in cui Karl viene assunto dal teatro di Oklahama (così scrive Kafka: Oklahoma). Questo teatro corrisponde nel suo messaggio ad un bisogno profondo di Karl: tutti sono benvenuti; non solo coloro che hanno un’anima artistica, ma proprio tutti; di fatto Karl sarà assunto come tecnico; ed anche se all’inizio dice di essere ingegnere (per lo meno lo aveva desiderato, quindi si sente legittimato a dire questa bugia), questa bugia non diventa un ostacolo all’assunzione; anche il fatto che non ha documenti con cui legittimare la sua pretesa di assunzione non è un ostacolo. In tutto il frammento Karl non è per nulla „timido“, ma „signore“ della sua iniziativa, anche se in un livello basso della società. Incontra due amici: una ragazza di nome Fanny, di cui non mi ricordo se sia stata già nominata nel romanzo; e Giacomo, che ha lavorato con lui nell’hotel Occidental. Il terzo ed ultimo frammento è il viaggio verso Oklahama (due giorni e due notti) che permettono a Karl di comprendere quando sia grande l’America. L’ultima immagine è dedicata alle montagne che scorrono nella loro enormità mentre il treno si muove e sui ponti Karl le vede scendere fino sotto di lui…


(Sera) Spero che la partecipazione al consiglio pastorale questa sera abbrevi il  tempo che dovrò passare in purgatorio. Ci sono tante buone intenzioni, ma quasi alcun „sentire cum ecclesia“. Il punto dolente è che non vi sarà una Santa Messa ad Eisenberg alla vigilia di Natale; un „Servizio della Parola“ non è previsto per una solennità del genere; uno degli argomenti era che così in città, per le persone che vengono alla Messa solo a Natale, non ci sarà nulla. Di fatto con solo due preti non possiamo più rispondere a questo sentimento nostalgico religioso. È così terribile? Per un’anima ecclesiale, no. 


(Wetterzeube, il 2.11.2015; solenne commemorazione dei defunti)

 Lasciamo parlare il Vangelo: Gv 5, [24] „In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. [25] In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. [26] Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; [27] e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. [28] Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: [29] quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.“ Da questo annuncio prendo solo due momenti: Ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν ὅτι ὁ τὸν λόγον μου ἀκούων καὶ πιστεύων τῷ πέμψαντί με ἔχει ζωὴν αἰώνιον, καὶ εἰς κρίσιν οὐκ ἔρχεται ἀλλὰ μεταβέβηκεν ἐκ τοῦ θανάτου εἰς τὴν ζωήν. Per passare dalla vita alla morte (μεταβέβηκεν ἐκ τοῦ θανάτου εἰς τὴν ζωήν) dobbiamo ascoltare la Parola di Cristo (ὁ τὸν λόγον μου ἀκούων) e credere che è stato mandato dal Padre (καὶ πιστεύων τῷ πέμψαντί) - in questo modo non andiamo incontro al giudizio (καὶ εἰς κρίσιν οὐκ ἔρχεται). Non credo che significhi che possiamo saltare il giudizio universale, ma come si può morire senza morire (il verso dice che è già passato dalla vita alla morte), così si può andare al giudizio senza essere giudicati. Ne voglio parlare con il nuovo parroco. Il secondo aspetto è preso dal verso 26: ὥσπερ γὰρ ὁ πατὴρ ἔχει ζωὴν ἐν ἑαυτῷ, οὕτως ⸂καὶ τῷ υἱῷ ἔδωκεν⸃ ζωὴν ἔχειν ἐν ἑαυτῷ·. Nel suo commento al tema Parola-Carne, Balthasar sottolinea tre aspetti. Il primo è la sua potenza (avere la vita in se stesso:  ζωὴν ἔχειν ἐν ἑαυτῷ), la sua autorità; il secondo è la sua povertà. Questi due elementi sembrano contraddirsi. Il terzo momento è quello che Balthasar esprime con la parola „Überlassung“. Ovviamente con John Henry Newman anche Balthasar sa, perché lo dicono i Vangeli, che nessuno può togliere la vita a Cristo, se lui non vuole. „Il «potere» di Gesù di «riprendere» ciò che è stato donato non è la revoca dell'abbandono di sé, bensì il suo compimento interiore, nella misura in cui proprio il cammino verso l'ultima espropriazione dell'abbandono di sé appartiene al «potere» originario, che in questo si distingue da ogni altro potere umano, anche profetico“ (Balthasar, Herrlichkeit III, 2, 2, 136). Dobbiamo tenere conto che in modo assolutamente singolare qui la „Non-Parola è il centro della Parola“. Nessun profeta, anche quelli che hanno sofferto con il loro non successo, hanno potuto vivere la kenosis come l’ha vissuta Gesù, in un oscillazione tra la fretta di alcuni sue azioni e la calma assoluta di fiducia nel Padre. Ma poi e poi mai nella storia il mistero dell’Umsonst (gratis et frustra) si è incarnato come in lui  e non  solo nella figura del Figlio dell’uomo, ma del servo ( Inno ai Filippesi 2,6.-11). In nessun modo una figura è stata davvero totalmente disarmata e disarmante. In nessuna figura realmente esistente vi è stata una consegna della propria doxa cosi radicale! Balthasar ci fa comprendere il significato dello „spreco“ nel Nuovo Testamento: il seme gettato non porta solo frutto, tanto va perso. Un lavoro che potrebbe essere significativo non viene fatto; non si toglie l’erbaccia dal campo…La dinamica del NT è un abbandonarsi, affidarsi al Padre che solo potrà fare della figura di Cristo una figura salvifica. Jünger alle volte si lamenta che sacerdoti e potenti hanno abusato del loro potere, bene qui abbiamo uno che non abusa per nulla del proprio potere e in questo è davvero figlio dell’uomo: si consegna con fiducia sapendo che non può controllare ciò che arriverà, non successo e morte, e solo così anche successo e vita…


Con grande gioia ho appreso che una mia ex allieva, per cui avevo fatto anche con il nonno una novena per la sua depressione, si sta preparando al battesimo. Che Dio la benedica in questo percorso! 


Ci sono ancora tanti boccioli di rose in giardino, anche ora all’inizio di Novembre…


Dall’omelia del Santo Padre di ieri: „Il riferimento all’oscurità che ci circonda ci richiama uno dei testi più noti di San John Henry, l’inno Lead, kindly light (“Guidami, luce gentile”). In quella bellissima preghiera, ci accorgiamo di essere lontani da casa, di avere i piedi vacillanti, di non riuscire a decifrare con chiarezza l’orizzonte. Ma niente di tutto questo ci blocca, perché abbiamo trovato la Guida: «Guidami Tu, Luce gentile, attraverso il buio che mi circonda, sii Tu a condurmi! – Lead, kindly Light. The night is dark and I am far from home. Lead Thou me on!».


Ho letto con attenzione la versione di Banfi e seguo con preoccupazione la svolgersi della crisi in Venezuela. I due luoghi di guerra Ucraina e Gaza erano anche oggetto della versione di oggi. Il Papa all’Angelus ha parlato della crisi in Sudan.


Abba nostro…


(Notte) "Nelle élite odierne troviamo quasi senza eccezioni talenti economici e tecnici, intelligenze che con il loro operato aumentano il fatturato ma riducono la sostanza. Nel loro ambito possono prosperare solo metodi statisticamente comprovati. Bisogna dimostrare il proprio valore con i numeri. È inutile cercare artisti in questo contesto. Si incontreranno invece funzionari della cultura, il cui compito è quello di distruggere l'ultima crescita libera." (Ernst Jünger, Sgraffiti, 1960) - ecco in vero questo diario vuole essere una testimonianza di una crescita libera. 


"Novembre. L'idea di trascorrere l'inverno su coste soleggiate tra i tropici è piacevole, ma sbagliata. Pretendiamo che l'albero della vita fiorisca tutto l'anno. Ma anche ai tropici gli alberi perdono le foglie. La notte invernale non ci è meno necessaria della notte diurna. Dobbiamo prestare attenzione alle maree, anche se questo riguarda il cuore: chiunque desideri sempre l'alta marea si espone al rischio di una rottura dell'argine. Non possiamo essere sempre indolori, senza ombre, dobbiamo anche fare i conti con la malinconia. Anche lì ci sono gli dei." (Ernst Jünger, Sgraffiti)





(Wetterzeube, l’1.11.2015; Solennità di tutti i santi; 85esimo anniversario del battesimo di Adrienne von Speyr; proclamazione di san Newman come dottore della Chiesa) Oggi è un grande giorno per i due avvenimenti sopra ricordati ed ovviamente per la solennità stessa. Papa Leone XIX nella sua omelia ha detto che san Newman è da ora anche co-protettore, con san Tommaso d’Aquino, di tutti noi che abbiamo a che fare con l’educazione e ci ha ricordato la chiamata universale alla santità. Questa chiamata ha a che fare in modo molto evidente con un atteggiamento radicale di confessione, che esprimo con questa frase di Adrienne presa dall’introduzione di Balthasar al volume sui santi e che la dottoressa svizzera disse a Balthasar per fargli comprendere in quale modalità poteva vedere nell’anima di un santo: „Finché si vive nel mondo si è dipendenti in qualche modo sempre da ciò che è proprio. Nella confessione invece si deve liberarsi da tutto ciò che è proprio, lasciare che il mondo vada per la sua strada, rivelare tutto di sé e consegnarlo alla Chiesa. Si dovrebbe essere come un bambino. Allora è possibile che tutto ciò che Dio vuole passi attraverso di noi. Nella confessione si includono tutti i peccati,  ‚così come Dio li vede“. Ci si spoglia del proprio giudizio su di sé, per lasciare a Dio solo il giudizio. Solo se si lascia il giudizio a Dio, si può, se ci viene fatto vedere un santo, dire come lo vede lo Spirito Santo. Il giudizio dello Spirito Santo è spesso diverso da come il santo stesso ha pensato. Per questo motivo ci viene a volte fatto vedere qualcosa del quale né il santo né chi lo circondava erano coscienti, lo Spirito sottolinea alcune cose, che egli prendeva sul serio nell’anima del santo, sia in positivo che in negativo“ (Adrienne von Speyr).  La mia esperienza del sacramento della confessione è questa: da una parte ci sono sacerdoti così devoti, che ho quasi la sensazione di scandalizzarli con la mia confessione; oppure si hanno dei confessori molto accondiscendenti, ma per motivi psicologici, non teologici. Non voglio ultra problematizzare questo problema è andrò ugualmente a confessarmi, perché il sacramento non è sostituibile con un atteggiamento universale di confessione o con pratiche collettive di confessione, ma i mei diari sono in qualche modo impregnati da un atteggiamento universale di confessione, e chi li legge vede in modo abbastanza trasparente la mia anima. Quello che dice Adrienne nella citazione è per me un’ideale, a cui cerco di orientarmi. 


Appena è pubblicata vorrei citare le righe riguardanti la luce gentile di John Henry citate dal papa. 


A differenza del bel film „House of dynamite“, molto bello e differenziato (Stanzi mi ha fatto notare una bella frase di uno stretto collaboratore del presidente nel film che parlava dell’alternativa tra capitolazione e suicidio) la  figura del presidente, come l’ho vista in questo anno nella stanza del camino nella Casa Bianca, è che ultimamente il presidente Trump non è da solo nelle sue decisioni, c’è sempre anche il vice presidente e il ministro degli Esteri…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Caro Erik, grazie mille per avermi inviato il tuo lavoro; anche se dal punto di vista scientifico non posso dire nulla sulle tue 13 pagine dedicate alla ricezione di Dostoevskij da parte di Thomas Mann, le ho lette con grande piacere, anzi, le ho divorate. Fin dalla mia giovinezza ho letto Tolstoj e Dostoevskij e quest’ultimo, in particolare, mi ha sempre affascinato, ma anche affaticato. Quindi capisco molto bene il suo lato morboso e minaccioso, ma d'altra parte trovo che un Occidente senza Oriente sia altrettanto morboso e, soprattutto, noioso. Forse è per questo che il “nodo gordiano” di Jünger mi è sembrato così importante. L'asse sud/nord ha sicuramente a che fare con la mia vita, ma l'asse ovest/est è ancora più importante a livello planetario. Le “Riflessioni di un apolitico” (Betrachtungen eines Unpolitischen) e anche alcune conversazioni nella “Montagna incantata” (Der Zauberberg) mi interessano dal punto di vista filosofico e attendo con trepidazione l'ulteriore sviluppo del tuo lavoro. In Ernst Jünger ho trovato qualcuno che mi aiuta molto in questa ricerca di un senso della nostra vita; in lui sono presenti Nietzsche e anche Thomas Mann, ma in un viaggio che lo porterà al cattolicesimo (quando avrà più di 100 anni). Hans Urs von Balthasar, con uno pseudonimo (Hans Werner), dopo la seconda guerra mondiale raccoglierà 3 antologie di testi di Nietzsche, perché cerca materiale per la ricostruzione dell'Europa, quindi ritiene di poter vedere effettivamente anche il religioso in Nietzsche. Per quanto riguarda Dostoevskij, dopo aver riletto le grandi opere nella traduzione di Swetlana Geier, voglio cercare di trovare un nuovo approccio, perché al momento prevale l'aspetto minaccioso su quello salvifico, con l'opera sulle figure religiose in Dostoevskij di Romano Guardini. Attendo con grande interesse anche il tuo lavoro sulla ricezione di Dostoevskij da parte di Thomas Mann. Ti saluto con grande affetto, Roberto Graziotto PS Ho letto da qualche parte che Thomas Mann, in età avanzata, prese le distanze dalle sue “Riflessioni di un apolitico”. È vero? E perché?


(Wetterzeube, il 31.10.25; venerdì della 30 settimana del tempo ordinario; memoria della Riforma luterana)


La prima delle nuove sfide educative è l’educazione alla vita interiore. Non basta avere grande scienza, se poi non sappiamo chi siamo e qual è il senso della vita. Possiamo conoscere molto del mondo e ignorare il nostro cuore. Educare alla vita interiore significa ascoltare la nostra inquietudine, non fuggirla né ingozzarla con ciò che non sazia.“ (Leone XIV). 


Gianni Mereghetti ha raccolto alcune frasi di don Giussani su san Newman:  1)„Anche la vera conversione – diceva Newman – è la scoperta di una cosa che mi fa fare in modo più vero quello che desideravo prima.  Insomma, dentro di noi il nostro volto è già segnato.“ 2) Il cambiamento – è un pensiero profondissimo di Newman, che Newman usa come categoria di tutta la sua psicologia – non è che la scoperta più profonda della verità che hai addosso. Altrimenti perdi in unità, e come si dice mondanamente parlando, il cambiamento è perdersi, è perdere se stessi, ma non nel senso evangelico. Soltanto che, per immedesimarti sempre più profondamente con la verità che hai addosso. (LUIGI GIUSSANI  Certi di alcune grandi cose). 3) Aveva quattordici anni, Newman, quello che a mio avviso è il più grande pensatore occidentale dell'Ottocento, quando, per la strada, improvvisamente, si arrestò e si sentì come investito da un'evidenza straordinaria: che c'erano due soli esseri self evident, auto-evidenti, Dio e l'io . Se parto da me e capisco che non mi faccio da me, incontro Te: il punto di partenza è un Tu che dà consistenza al mio io e dà consistenza al mio amico e all'amicizia con il mio amico.“ 4)  „Per l'antropologia cristiana, per la concezione dell'uomo cristiano, ha ragione Newman quando dice che, a quattordici anni, mentre andava per le strade di Londra, improvvisamente si è fermato, perché è stato colpito dall'idea che c'erano solo due esseri self- evident: Dio e l'io, Dio e io, Tu e io 43 . Per questo ho detto che il miracolo più grande è la scoperta del tu, perché è l'uscita dall'io, è il superamento dell'io, altrimenti tutto si raggruma attorno all'io e diventa come il fieno nello stomaco delle vacche, rimuginato fin quando fanno il loro latte ( il loro latte benefico!)“.

(LUIGI GIUSSANI  Avvenimento di libertà). 5) Dice Newman: "Questi sono coloro che nostro Signore chiama particolarmente i suoi "eletti", quelli che Egli viene a "congregare nell'unità", e questi sono anche coloro che sono stati designati, secondo la provvidenza di Dio, ad essere il sale della terra, a continuare a loro volta la successione dei testimoni, di modo che non manchino mai eredi al lignaggio regale. Forse si incontrarono casualmente con chi era destinato ad essere loro padre nella verità della fede, e non si resero conto subito della sua vera grandezza. Chissà, al principio considerarono una favola il suo insegnamento, e dovettero passare degli anni perché si togliesse del tutto dalla loro mente questo pregiudizio. Però, poco a poco, scoprirono sempre più in lui i tratti di una maestà sovrumana. A volte saranno stati testimoni delle sue prove nelle diverse circostanze della vita, e allora avranno scoperto, sia che guardassero verso l'alto, sia che guardassero in basso, che egli saliva più in alto ed era radicato più nel profondo di quel che essi potevano definire con le loro misure. Perciò, alla fine, con stupore e timore, si saranno resi conto che la presenza di Cristo era in loro e, con le parole della Scrittura, avranno glorificato Dio per la persona del suo servo (Gal 1, 24). E tutto questo mentre essi stessi andavano trasformandosi nell'Immagine gloriosa che attirava il loro sguardo (2 Cor 3, 18) e si adoperavano per succedergli nel compito di comunicarla ad altri»}

(LUIGI GIUSSANI  Esercizi Fraternità 1996). Queste frasi su conversione, cambiamento, evidenza, eletti corrispondono a ciò che interessa don Giussani, ma sono anche luce per comprendere Newman. La conversione non è una magia, ma un approfondimento; il cambiamento è al servizio dell’unità, non della dispersione; gli eletti sono testimoni di Cristo, non di se stessi. È il Tu di Dio che da consistenza al mio io.  


Le decisioni di Trump sul nucleare non sono in contraddizione con la sua vocazione alla pace - chi lo pensa dimentica che egli è il presidente di un „impero“ potente…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Dopo la „prigionia“ nel sistema lavorativo del hotel Occidental, Karl arriva nella prigionia della casa decadente e disordinata di Brunelda - così si capisce come mai il lover di Brunelda, Delamarche (con ragione il prof. Oschmann ha detto martedì, che questo personaggio è pericoloso, mentre Robinson è lui stesso schiavo di Delamarche) lo ha „liberato“ dal poliziotto che voleva riportarlo all’hotel, per farlo diventare il servo della sua amante, che solo Robinson trova bella; in vero si tratta di un personaggio disgustoso, che per il peso non può lasciare la sua stanza. Probabilmente Delamarche la trova „eccitante“, per i suoi seni enormi, per Karl è tutto ciò un incubo. Cerca di fuggire, ma ciò gli viene impedito da Delamarche con l’aiuto di Robinson che non solidarizza con Karl, servo come lui, ma con il padrone, che pretende di essere suo amico. Questo tipo di dipendenza è diventato oggi legione, anche se non in queste modalità decadenti, violente, perverse e non igieniche dell’alloggio di Brunelda. Lo studente del balcone accanto, studente di notte (si tiene sveglio con il caffè) e lavoratore di giorno, gli consiglia di rimanere dove si trova, tanto comunque si ha un padrone. 


Il balcone, oltre ad essere il luogo dove Robinson e Karl devono andare, quando Brunelda, in forza delle sue lune, lo decide, è il luogo dal quale i personaggi seguono la vita politica e democratica (l’elezione di un giudice distrettuale), che per l’appunto, non ha nulla a che fare con loro; è piuttosto uno spettacolo che si vede dall’alto. Il balcone non è un luogo di liberazione; quando nella notte Karl vede lo studente-lavoratore, il mio primo pensiero è stato che (non so quale distanza c’è tra un balcone e l’altro, comunque troppo grande, per passarsi delle cose, ho appreso leggendo) lo studente-lavoratore avrebbe potuto liberare Karl, ma questo è la mia fantasia, non quella di Kafka; anzi, come dicevo, lo studente-lavoratore gli consiglia di rimanere…



Halloween nel nostro davanzale

(Notte) Abbiamo guardato „House of dynamite“ - Stanzi ed io abbiamo pregato ogni giorno di ottobre il rosario, come ci ha chiesto Papa Leone XIV proprio perché non accada ciò che è narrato nel film, che lascia aperto il finale. Anche al cospetto di questo senario penso che sia una grazia che il presidente americano sia Donald Trump, che non è più quello del primo mandato, e che comunque già nel primo mandato si era separato da persone come Bannon…


(Wetterzeube, il 30.10.25; giovedì della 30 settimana del tempo ordinario) „Newman è sicuramente un grande santo. In alcune cose mi ricorda Ignazio, in modo particolare nella sua precisione e cura“ (Adrienne von Speyr). Quando Adrienne disse ad Hans Urs von Balthasar questa frase John Henry Newman non era ancora beato o santo nel senso ufficiale dei termini. Nell’introduzione, che parla dell’atteggiamento interiore del santo,  Adrienne detta a Balthasar: „Newman prega così con cura, con un amore preciso e buono, che non tollera ciò che non è del tutto puro e del tutto retto“ (Opere postume 1/1, 314). Questo è il motivo per il quale io mi confronto con lui! Proprio perché non sono né del tutto puro né del tutto retto. Sia nella spiritualità sia nella filosofia ho bisogno di „diamanti“ (per questo amo Ulrich) e so che solo Dio può tagliare i diamanti in modo opportuno, ma so anche che sia Newman che Ulrich hanno già fatto una scelta santa di ciò che presentano a Dio in preghiera e nel pensiero e il dettato di Adrienne mi conferma questo. Dopo questa introduzione non seguono le parti sull’atteggiamento di confessione e di preghiera, ma alcune domande di Balthasar. 1) Quale è il rapporto di Newman con il suo lavoro? Lo ama perché vuole che questa opera, questo suo lavoro appartenga totalmente a Dio. „Spesso scrive con il proprio sangue e giunge a conclusioni con le ultime forze rimaste. Ciò richiede un grande impegno personale. In realtà, è fedele al proprio lavoro come un fondatore di un ordine religioso lo è alla propria fondazione.“ (Adrienne). 2) Quale è il rapporto di Newman con gli uomini? „Li ama. È un po' strano. Li vede come creature di Dio, ma un po' come un entomologo ama i suoi insetti. Spesso ha difficoltà a stabilire un contatto umano primario. Lo ottiene solo attraverso la traduzione in Dio.“ (Adrienne) 3) Ha delle visioni? „Nessuna. Ispirazioni qua e là. Sicurezze improvvise, ma raramente“ (Adrienne). 4) Come si sviluppa? „Molto, molto lentamente. Per molto tempo sembra che non faccia alcun progresso, poi improvvisamente fa tre passi avanti. E poi di nuovo nessuno, e improvvisamente dieci. Ma tutta la sua vita è un'evoluzione inarrestabile.“ 5) Quale è il suo rapporto con persone di altre fedi? „Amandoli, comprendendoli, sperando che si sarebbero adeguati. Ma era molto comprensivo nei confronti della loro esitazione.“ 6) Quale è il suo rapporto con la Chiesa? „Lui la ama. Ma fa fatica ad abituarsi a lei. Spera sempre di poterle restituire più delle sue misure divine. Soffre perché lei mostra così tanti aspetti umani. La ama un po' come si ama un bambino che non è venuto fuori come si sperava, ma non si rinuncia alla speranza che possa ancora succedere.“ (Adrienne). Questo è interessante perché nei suoi sermoni cattolici, quando egli parla agli altri, presenta la Chiesa sempre nella sua misura divina. 


Nella catechesi di ieri il Santo Padre Leone XIV ha ricordato i sessanta anni del documento del Vaticano II: „Nostra aetate“. Il verso del Vangelo scelto per farlo è assolutamente geniale: «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,24: πνεῦμα ὁ θεός, καὶ τοὺς προσκυνοῦντας αὐτὸν ἐν πνεύματι καὶ ἀληθείᾳ δεῖ προσκυνεῖν.) Ha espresso in modo assolutamente netto un no ad ogni forma di antisemitismo, anche se non ha taciuto le difficoltà politiche che ci sono state e ci sono. Il dialogo interreligioso viene visto da Leone XIV 

ἐν πνεύματι καὶ ἀληθείᾳ.


Auron MacIntyre ha scritto in Substack un articolo sulle fazioni conservative che si stanno scannando dopo la morte di Charlie Kirk, proprio sulla questione di Israele. „Una fazione odia Israele così ferocemente da danneggiare l'America; un'altra considera qualsiasi deviazione dal sostegno assoluto come tradimento.“ L’eredità di Kirk era molto differenziata su questo argomento. 


È importante che ci sia stato l’incontro tra Xi Jinping e Donald Trump. Il dialogo a distanza tra Putin e Trump sulle armi atomiche non è bello, ma in fondo che altro dire se non quello che ha detto il presidente statunitense: „“A causa dell’enorme potere distruttivo, odiavo farlo, ma non avevo scelta! La Russia è seconda e la Cina è terza, a distanza ma sarà come noi entro 5 anni”, ha sottolineato il presidente americano. “Visti i test di altri Paesi, ho incaricato il dipartimento della Guerra di iniziare a testare le nostre armi nucleari su base paritaria. Questo processo inizierà immediatamente”“ (Banfi, versione odierna).


Su un punto, pur con tutta la differenza di impostazione, vi è un’unità chiara tra ciò che imparo da Jünger e ciò che imparo dalla dottrina sociale della Chiesa e dagli ultimi pontefici: la pace deve essere curata in primo luogo nel nostro cuore…Lo ha ripetuto ieri Leone XIV…Ho pensato a quanta pace nel cuore deve esserci in padre Gabriel davanti al Santissimo mentre le bombe esplodono fuori dalla Chiesa e questo anche ieri (cf. Story in Instagram) 


Abba nostro…


(Mattinata tarda) In un certo senso è legittimo parlare di un’ „opzione preferenziale per i poveri“ anche in letteratura; in questo senso il racconto di Therese della morte (suicidio?) della sua mamma in un inverno a New York (capitolo quinto di „Der Verschollene“)  è davvero una delle cose che dimostra che Kafka è uno scrittore di rango; anche l’amicizia tra Therese e Karl, nell’hotel Occidental è una storia non solo commovente, ma anche di grande raffinatezza umana e letteraria; penso per esempio al gesto del dono della mela profumata di Therese a Karl,  ma anche all’aiuto che le da Karl quando vanno a fare la spesa a New York per la cuoca capa, che tra l’altro, come vedremo nel seguito, non ha così un potere come Karl pensò la prima notte. Per quanto riguarda il salone notturno dove dormono i fattorini dell’ascensore, e che Karl prende, come prende tantissime cose, come una cosa che deve portare, e che fa parte del lavoro di cui deve essere grato, in vero è tortura pura, per lo meno per me che non sopporto neppure una luce di notte. Per quanto riguarda, infine, l’osservazione del prof. Oschmann, durante il seminario martedì scorso, che nel posto di lavoro si deve funzionare e che quindi anche un piccolo errore in questo funzionamento non può che, in questo sistema, essere punito, direi che in vero Karl è uno che davvero funziona, eppure verrà ugualmente licenziato, per una formalità davvero arbitraria.  


(Pomeriggio tardo) Quando ho lasciato il sistema scuola, nel quale avrei potuto lavorare ancora per un anno, avevo la sensazione di un sistema malato, nel quale, sebbene fossimo una scuola cristiana, l’unica cosa che contava era la funzionalità. Erano le persone „funzionanti“ che venivano lodate, anche se non corrispondevano per nulla al profilo cristiano della scuola. La dirigenza scolastica funzionava a sua volta a secondo di paragrafi e di controllo - il tutto era sopportabile perché il sistema non era perfetto. E il dirigente scolastico non era cattivo. Tutto sommato comunque si trattava di un grande azionismo, che molti colleghi, a partire dalla spada di Damocle di possibili supplenze aggiuntive, sentivano come un „ausbeuten“ (sfruttamento). Io ho funzionato fino al termine, ma appena me ne sono andato, a parte le formalità dell’addio, il messaggio era del tutto chiaro: di te non abbiamo più bisogno. Detto questo l’hotel Occidental di Kafka è ancora più estremamente malato; le condizioni di lavoro, dei sottoportieri, descritta alla fine della „carriera“ di Karl, sono disumane. Il modo con cui il capoportiere si comporta con Karl è violenza pura. Quella che ho sperimentato io nella scuola era piuttosto violenza soft. Ed anche il licenziamento di Karl da parte del capo cameriere era del tutto arbitraria, ma argomentata come spesso argomentiamo noi nella scuola: dobbiamo punire perché se no viene messa in discussione la nostra autorità. Certo l’argomento in sé è legittimo: un sistema non funziona senza un’autorità e la lealtà è una virtù…

Nel caso di Karl, leggendo il capitolo avevo la voglia di gridare: per la violenza del capo cameriere e del capo portiere, per la debolezza della capo cuoca, per l’ignoranza di Therese…Il capo di accusa dapprima sono i due minuti di assenza dall’ascensore di Karl, che in un atteggiamento di servizio lodevole di due mesi, non avrebbero dovuto contare nulla…e poi per la cosa seria, la presenza di Robinson ubriaco nel hotel, l’unica colpa (sit venia verbo) di Karl consisteva nel conoscerlo. Ad un certo punto con ragione dice Karl: „Non ci si può difendere se manca la buona volontà“ - cioè quel minimo di simpatia nell’ascolto senza la quale ogni affermazione può essere piegata arbitrariamente, ogni menzogna vale più della verità. Nel hotel vi è anche un’organizzazione dei fattorini (mentre quando fu cacciato dallo zio era solo al suo cospetto - si fa per dire, visto che è stato licenziato con una lettera), che è stata fondata però dal capo cameriere e che non viene consultata, perché è a priori chiaro che Karl non può che essere colpevole (cosa che viene sostenuta anche, dopo una breve resistenza, dalla capo cuoca). In fondo Karl si trova, in tutta la tragedia sociale descritta, in una situazione metafisica o se volete apocalittica: attraverso di lui vengono rivelati i cuori e lui ad un certo punto non risponde più alle domande, come Gesù, ho pensato. Non so se Kafka abbia avuto un rapporto con Gesù, ma questo non processo di Karl mi ha fatto subito pensare alla condanna a priori di Cristo: gli anziani ebrei lo volevano uccidere (questo corrisponde all’atteggiamento del capo cameriere e del capo portiere), il romano Pilato non aveva la forza di difenderlo (come la capo cuoca) e i cristiani avevano paura (questo corrisponde all’atteggiamento di Therese)…


Il primo capitolo di „Der Verschollene“ è stato scritto nel 1913; non so quanto sia durata la stesura di tutti i frammenti; ma diciamo che tra l’azionismo nervoso ed arbitrario del mondo del lavoro simboleggiato dall’hotel Occidental e il „lavoratore“ (1932) e la „mobilitazione totale de lavoro“ (da non confondere con quella guerriera odierna) di Jünger passano meno di 20 anni. Siamo in un mondo in crisi, che Spengler descrive come decadente e che Jünger pensa in modo totale come nascita di una nuova figura del lavoratore, organizzato, non individualista, capace di usare la tecnica in modo tale che un lavoro come quello del fattorino di un ascensore non era più necessario. Una figura questa, planetaria, che non è riducibile né alla razza nazista, né alla classe bolscevica, e tanto meno al nervosismo kafkiano.  Nel libro di Jünger non vi è spazio per l’arbitrarietà così che vi è un medesimo uso di libertà ed obbedienza, mentre in Kafka abbiamo il medesimo uso di libertà ed estraneità. Nel mondo nervoso „americano“ di Kafka le persone vengono distrutte, nel piano totale di Jünger vengono integrate….se non è vera la mia interpretazione apocalittica di Kafka, allora quest’ultimo è solo un rappresentante di quella cultura borghese, che sa piangere i destini del mondo, ma non sa cambiarli…


(Notte) Anche qualora la discesa di Karl (Kafka) abbia un significato apocalittico, nel senso spiegato sopra, essa non è identica con la discesa dell’essere nell’atto di libera exinanitio, ma quest’ultimo è in grado, dal di sotto, di abbracciare anche la discesa di Karl… 


(Wetterzeube, il 29.10.25; mercoledì della 30 settimana del tempo ordinario) Ho ripreso in mano, in occasione della festa dei santi Simone e Giuda Taddeo di ieri,  in mano il libro di Adrienne von Speyr sui „Santi“ (Einsiedeln, 1966 1/1). Durante l’adorazione eucaristica, che grazie a Dio continua anche con il nuovo parroco di Gera, e alla sera ho cercato di prenderne alcuni aspetti per la mia preghiera. Il libro è strutturato in: atteggiamento interiore, atteggiamento di confessione ed atteggiamento di preghiera. 1) Giuda Taddeo. „«Il suo atteggiamento interiore è irreprensibile. Ma porta lo stesso nome del traditore e deve sopportarne il peso. Quando si comincia ad intuire che c'è qualcosa che non va in Giuda, lui se ne sente in qualche modo coinvolto. Tra gli apostoli si diffonde un certo malessere, ancora prima del tradimento vero e proprio» (Adrienne von Speyr). In primo luogo: il malessere fa parte della vita della Chiesa! Da subito! E in essa si può prendere una posizione di difesa di una fazione (i puri contro i non puri…) o si può cercare di portarne, come si può, il peso. L’identità di nome con Giuda il traditore, che avevo sempre notato già da bambino, diventa per Giuda Taddeo compito: „Ha una profonda comprensione per la debolezza umana ed è sempre pronto a portarne il peso“. Non a discutere sul peso degli altri. Credo che questo sia un aspetto importante e che sta molto a cuore al nuovo pontefice Leone XIV. Giuda Taddeo prega sia per il traditore (Giuda) sia per chi rinnega (Pietro) Gesù e considera la sua corresponsabilità nel peccato, „disponibile a portare una parte del peso del Signore“. Per quanto riguarda il suo atteggiamento di confessione, in un certo senso identico con quello interiore, lui sa che sarebbe capace di compiere ogni peccato Prega anche molto bene, in modo particolare le preghiere di supplica. „È un animale da soma che si carica di fardelli e li porta a Dio“. Imparo e chiedo per me due cose: in primo luogo che nelle contrapposizioni nella Chiesa non prenda parte a nessun „gossip“ Le chiacchiere uccidono, ci ha ricordato spesso papa Francesco. In secondo la coscienza che non sono disposto a compiere solo un tipo di peccato (questo è certamente vero), ma tutti. 2) Simone lo zelota. „È il più instabile nell'atteggiamento interiore {tra gli apostoli}. Lotta e si sforza, poi ricade di nuovo. Va sempre avanti un po', ma mai fino in fondo. Fin dal primo momento è molto coinvolto, ma come uno che in qualche modo è fuori posto. Ha “capito” tutto così bene che quasi ne sa più del Signore.“ (Adrienne von Speyr). Mi sono subito molto identificato con lui: molto coinvolto, ma instabile ed ovviamente come filosofo, come uno che capisce tutto. Scrivo le mie meditazioni perché nella mia umanità mi manca la calma e la capacità di contemplare. Scrivere rallenta nel senso positivo il tempo della contemplazione. Chiedo anche la grazia di sapere onorare persone che fanno grandi cose nella Chiesa anche se sono filosoficamente e contemplativamente incapaci o poco forti. Per quanto riguarda l’atteggiamento di preghiera, Simone, come dice l’aggettivo che accompagna il suo nome, si fa distrarre dalle sue azioni. Anche in questo lo sento vicino. 

Infine vorrei dire che questo libro di Adrienne mi è stato sempre di grande aiuto, per superare ogni esagerazione agiografica o solo liturgica dei santi che festeggiamo, mai nel senso di pensare che una persona che sia distratta nella preghiera non possa essere santo…


La versione odierna di Banfi è arrivata oggi molto presto, riprendo solo - anche se sono preoccupato per le interruzioni della tregua in Gaza - questa notizia importante per la vita della Chiesa e delle chiese: „ieri Papa Leone XIV (…) (1) ha guidato al Colosseo una preghiera interreligiosa per la pace dai toni molto accorati…Ha detto fra l’altro: “Facciamo eco al desiderio di pace dei popoli. Ci facciamo voce di chi non è ascoltato e non ha voce. Bisogna osare la pace!”. E ancora: “Solo la pace è santa. Basta guerre con i loro cumuli di morti, basta! Basta guerre, con i loro dolorosi cumuli di morti, distruzioni, esuli… Mai la guerra è santa, solo la pace è santa, perché voluta da Dio!”. Un appello che non può essere sepolto e nascosto, come fanno oggi i giornali italiani.“ (Banfi).


In Instagram ho seguito la story di padre Gabriel a Gaza, dove lo si vede insieme a dei bambini, che tra l’altro cantano con due suore una canzoncina per il compleanno credo di un altro bambino…


Abba  nostro…


  1. Riprendo qui nella sua interezza questo discorso dalla pagina online del vaticano, nel quale Papa Leone cita documenti del Vaticano II,  Papa san Giovanni Paolo II, il suo predecessore Papa Francesco ed una volta Giorgio La Pira: Santità, Beatitudini, Illustri Rappresentanti delle Chiese cristiane e delle grandi Religioni mondiali! Abbiamo pregato per la pace secondo le nostre diverse tradizioni religiose e ora ci siamo raccolti insieme per lanciare un messaggio di riconciliazione. I conflitti sono presenti ovunque ci sia vita, ma non è la guerra che aiuta ad affrontarli, né a risolverli. La pace è un cammino permanente di riconciliazione. Vi ringrazio perché siete venuti qui a pregare per la pace, mostrando al mondo quanto la preghiera sia decisiva. Il cuore umano deve infatti disporsi alla pace e nella meditazione si apre, nella preghiera esce da sé. Rientrare in sé stessi per uscire da sé stessi. Questo testimoniamo, offrendo all’umanità contemporanea gli immensi tesori di antiche spiritualità. Il mondo ha sete di pace: ha bisogno di una vera e solida epoca di riconciliazione, che ponga fine alla prevaricazione, all’esibizione della forza e all’indifferenza per il diritto. Basta guerre, con i loro dolorosi cumuli di morti, di distruzioni, esuli! Noi oggi, insieme, manifestiamo non solo la nostra ferma volontà di pace, ma anche la consapevolezza che la preghiera è una grande forza di riconciliazione. Chi non prega abusa della religione, persino per uccidere. La preghiera è un movimento dello spirito, un’apertura del cuore. Non parole gridate, non comportamenti esibiti, non slogan religiosi usati contro le creature di Dio. Abbiamo fede che la preghiera cambi la storia dei popoli. I luoghi di preghiera siano tende dell’incontro, santuari di riconciliazione, oasi di pace. San Giovanni Paolo II, il 27 ottobre 1986, invitò i leader religiosi del mondo ad Assisi a pregare per la pace: mai più l’uno contro l’altro, ma l’uno accanto all’altro. Fu un momento storico, una svolta nei rapporti tra le religioni. Nello “spirito di Assisi”, anno dopo anno, sono continuati questi incontri di preghiera e dialogo, che hanno creato un clima di amicizia tra i leader religiosi e hanno accolto tante domande di pace. Il mondo oggi pare essere andato nella direzione opposta, ma noi ricominciamo da Assisi, da quella coscienza del nostro compito comune, da quella responsabilità di pace. Ringrazio la Comunità di Sant’Egidio e tutte le organizzazioni, cattoliche e non solo, che, spesso controcorrente, tengono vivo questo spirito. La preghiera nello “spirito di Assisi”, per la Chiesa cattolica, si fonda sulla base solida espressa dalla Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II, cioè sul rinnovamento del rapporto tra la Chiesa cattolica e le religioni. E della Dichiarazione Nostra aetate proprio oggi celebriamo il sessantesimo anniversario di promulgazione: era il 28 ottobre 1965. Insieme ribadiamo l’impegno al dialogo e alla fraternità, voluto dai padri conciliari, che ha dato tanti frutti. Con le parole di allora: «Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio» (Nostra aetate, 5), insegna il Vaticano II. Tutti i credenti sono fratelli. E le religioni, da “sorelle”, devono favorire che i popoli si trattino da fratelli, non da nemici. Perché «i vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine» (ibid). Lo scorso anno vi siete incontrati a Parigi e Papa Francesco vi aveva scritto per l’occasione: «Dobbiamo allontanare dalle religioni la tentazione di diventare strumento per alimentare nazionalismi, etnicismi, populismi. Le guerre si inaspriscono. Guai a chi cerca di trascinare Dio nel prendere parte alle guerre!». Faccio mie queste parole e ripeto con forza: mai la guerra è santa, solo la pace è santa, perché voluta da Dio! Con la forza della preghiera, con mani nude alzate al cielo e con mani aperte verso gli altri, dobbiamo far sì che tramonti presto questa stagione della storia segnata dalla guerra e dalla prepotenza della forza e inizi una storia nuova. Non possiamo accettare che questa stagione perduri oltre, che plasmi la mentalità dei popoli, che ci si abitui alla guerra come compagna normale della storia umana. Basta! È il grido dei poveri e il grido della terra. Basta! Signore, ascolta il nostro grido! Il Venerabile Giorgio La Pira, testimone di pace, mentre lavorava politicamente in tempi difficili, scriveva a San Paolo VI: ci vuole «una storia diversa del mondo: “la storia dell’età negoziale”, la storia di un mondo nuovo senza guerra». Sono parole che oggi più che mai possono essere un programma per l’umanità. La cultura della riconciliazione vincerà l’attuale globalizzazione dell’impotenza, che sembra dirci che un’altra storia è impossibile. Sì, il dialogo, il negoziato, la cooperazione possono affrontare e risolvere le tensioni che si aprono nelle situazioni conflittuali. Devono farlo! Esistono le sedi e le persone per farlo. «Mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra». Questo è l’appello che noi leader religiosi rivolgiamo con tutto il cuore ai governanti. Facciamo eco al desiderio di pace dei popoli. Ci facciamo voce di chi non è ascoltato e non ha voce. Bisogna osare la pace! E se il mondo fosse sordo a questo appello, siamo certi che Dio ascolterà la nostra preghiera e il lamento di tanti sofferenti. Perché Dio vuole un mondo senza guerra. Egli ci libererà da questo male!“ (Leone XIV).

(Pomeriggio) Non c’è dubbio che Kafka è uno scrittore di rango, ma la figura del lavoro e del lavoratore che egli schizza nei suoi frammenti americani (Der Verschollene) sono del tutto incapaci di vedere ciò che di speranza e positivo vi è nella figura del lavoratore stesso. Come sa Ernst Jünger, nel suo lavoro politico e poetico intitolato „Il lavoratore“ (1932), quest’ultimo è „elementare ed anti-individualistico“ e „comprende il dominio come servizio“ e si realizza nel lavoro; „incanta il mondo grazie alla tecnologia“. Lo zio lavoratore de „Der Verschollene“ è un uomo spietato, ma è una decisione di Kafka presentare questa figura del lavoratore, come è una decisione del mondo letterario leggere più Kafka che Jünger, anche se il primo, senza una correlazione,  è del tutto deprimente; certo la „discesa“ di Karl Roßmann può essere oggetto dell’amore cristiano e in questo senso essere anche abbracciato dalla figura della finitizzazione dell’essere come atto di amore gratuito. Ma il dono dell’essere non è alcunché di individualista, è comune a tutti gli uomini ed è una „potenza“, non una „catastrofe“: in Kafka tutto è catastrofe. Gli uomini (donne e maschi) del romanzo-frammenti sono o deboli o senza pietà. E Karl, che all’inizio del romanzo a 17 anni e verso la fine ne ha 15, è una figura regressiva. Certo nella figura planetaria del lavoratore di Jünger vi sono elementi da „stato assoluto platonico“ che non mi convincono, ma la cultura borghese per la quale sta Kafka doveva morire e grazie a Dio non ne sento - in quanto tale-  per nulla bisogno. Detto questo mi fa un grande piacere seguire il seminario del prof. Oschmann su Kafka, per la sua grande capacità di leggere il testo…un testo di rango come dicevo. 

PS Karl ha un atteggiamento positivo nei confronti del lavoro, sia dallo zio, quando si trova in una posizione di privilegio, sia dalla capocuoca, che gli vuole dare ancora una giornata libera per visitare la città di Ramses, vicina all’hotel Occidental, prima di cominciare con il suo lavoro di fattorino dell’ascensore, ma lui vuole cominciare per l’appunto subito, per non finire come „il gatto e la volpe“ di questa storia, Delamarche e Robinson (cf capitolo quinto, 184 (edizione di Darmstadt). // Di estrema delicatezza è il dialogo notturno tra Karl e Therese. 

(Wetterzeube, il 28.10.25; martedì della 30 settimana del tempo ordinario; santi Simone e Giuda)  Comincio la giornata con la preghiera di San Newman al Cuore di Gesù che si trova al termine del X sermone cattolico:


„ O Cuore di Gesù, tutto amore, offro a te queste umili preghiere per me e per tutti coloro che a me si uniscono in ispirito ad adorarTi. o Cuore santissimo di Gesù amabilissimo, io intendo rinnovarti e offrirti questi atti di adorazione e queste preghiere per me indegno peccatore, per tutti coloro che sono uniti a me nell'adorarTi, in tutti i momenti che io respiro sino alla fine della mia vita. Raccomando a Te, o mio Gesù, la santa Chiesa, tua cara Sposa e nostra vera Madre, tutte le anime giuste, tutti i poveri peccatori, gli afflitti, i moribondi e tutta l'umanità. Che il tuo sangue non sia sparso per loro invano. Infine degnaTi di applicarlo in sollievo delle anime del Purgatorio, in particolare di coloro che hanno praticato nel corso della loro vita, questa santa devozione di adorarTi“ - io Ti prego in modo particolare anche per la mia sposa, Stanzi, per i miei figli Johanna con David e Ferdinand con Nadia, per i miei amici, e per tutte quelle persone incontrate in questi venti anni della diaspora e che non sono stati educati ad adorare il Tuo santissimo ed amabilissimo Cuore. Ti prego anche per quei colleghi che sono già morti e per quelli che sono in cammino verso di Te, Unico vero Dio! Amen!  


La prima notizia che ho letto oggi è la seguente: "Le forze armate ucraine hanno attaccato e danneggiato il bacino idrico di Belgorod, provocando l'allagamento delle postazioni russe intorno a Vovchansk. Il Protocollo aggiuntivo I del 1977 alle Convenzioni di Ginevra contiene un divieto esplicito di attacchi militari alle dighe. Anche l'attacco russo alla diga di Kachovka è stato una grave violazione del diritto internazionale umanitario." (Gerhard Mangott, X) - Mangott è un professore dell’Università di Innsbruck,  in Relazioni internazionali; Ricerca sulla politica estera russa e statunitense, controllo strategico degli armamenti e non proliferazione.  


In un suo articolo a dieci anni della famosa frase di Angela Merkel Giuseppe Reguzzoni scrive con ragione: „Dieci anni dopo, il lascito del “Wir schaffen das” (ce la faremo) non è tanto una questione di bilancio politico – se la Germania “ce l’ha fatta” o no –, quanto una domanda sul fondamento della convivenza democratica. Il verbo “schaffen” indica l’efficacia, la capacità di agire, la produttività. Ma il pronome “wir” rimanda all’appartenenza, alla comunanza di destino. Senza questa, ogni azione collettiva è destinata a disgregarsi. Forse è questo, oggi, il vero nodo: come ricostruire un “noi” non esclusivo, ma fondato sulla consapevolezza di un destino condiviso. “Wir schaffen das” resta una frase ambivalente e, forse, la lezione più profonda è che non possiamo più limitarci a “farcela”. Dobbiamo prima ritrovare chi siamo… Ecco allora il punto d’approdo: la libertà democratica, senza un “noi” vivo, resta un guscio vuoto. E nessuno “schaffen” potrà mai colmare quel vuoto, se non sappiamo più dire “wir”.“ (Il Sussidiario). Nel suo articolo Giuseppe cita due frasi importanti di Böckenförde: “Lo Stato liberale e secolarizzato vive di presupposti che esso stesso non può garantire…Lo Stato può garantire la libertà, ma non può crearla”. Ed una di Habermas, „che mette in guardia dalla natura trascendente delle religioni“ (Reguzzoni). Mi sembra che Giuseppe colga un aspetto molto importante. Non si lascia catturare dalla lettura solo negativa della frase di Angela Merkel, come accade nei ambienti conservatori. Ma io credo che Ernst Jünger, con il suo „nodo gordiano“ mi abbia fatto fare un passo ancora ulteriore. Lo Stato liberale democratico non può assolutizzare se stesso e deve in qualche modo rimanere in dialogo con le visioni autocratiche che non gli appartengono. Spero nel seminario sui romanzi di Kafka all’università di Lipsia su libertà e estraneità con il prof. Oschmann di approfondire questo tema. 


Riprendo infine un passaggio di un articolo di Alberto Melloni sull’antisemitismo: „Una domanda storica molto classica, ad esempio, riguarda il modo, i tempi, i passaggi attraverso i quali si è formato quell’oggetto storico corposo, complesso, stratificato che chiamiamo antisemitismo e che una cura più attenta dell’espressione chiamerebbe die Sache-Antisemitismus. Che al suo interno si siano intrecciate convinzioni teologiche e mistificazioni teologiche, teorie scientifiche e pseudo-scientifiche, sentimenti politici e fiammate – lo capisce chiunque. Chiunque, d’altronde, sa che quella “cosa” (cucinata in un tempo che va dai Concili del IV secolo a quello del 1215, da lì a Lutero e poi su fino al XX). Sa che essa ha connotato il regime di Cristianità e avvelenato la catechesi delle Chiese; sa che ha subito una metamorfosi politica strepitosa e ha disseminato la storia di una teoria di abomini, simili ma non identici a tanti altri: fino alla pianificazione di quello sterminio industriale dell’ebraismo europeo, apice distinto e conseguente di ciò che lo ha preparato. Ma dal punto di vista storico, la questione non è che ci sia un gomitolo di orrore al centro del Novecento, né che, ovviamente, abbia delle origini, delle cause, un vissuto. La domanda storica è molto più tagliente, puntuale, appuntita. Se la si volesse sgranare in una serie di sotto-questioni, enunciate in modo casuistico, esse suonerebbero grosso modo così. Qual è la ragione precisa per cui Leone Magno, non troppo tempo dopo i decreti imperiali che colpivano con le stesse sanzioni cristiani ed ebrei, conia un vocabolario dell’invettiva sul sacrilegio deicida destinato a durare nel tempo? Per quale esatta ragione (culturale, teologica, politica) i crociati che si mettono in marcia al comando del papato gregoriano mentre scendono verso gli imbarchi del sud fanno strage di ebrei? E attraverso quali strumenti specifici il diritto canonico medievale prende in prestito la teoria agostiniana sulla necessità che un ebraismo minoritario e umiliato resti nella società cristiana per fissare leggi di discriminazione? Quale meccanismo puntuale fa sì che l’odio per gli ebrei sia l’unico punto di contatto fra evangelici e papisti all’esordio della Riforma di Lutero? E dandosi quale fondamento, modi e figure ecclesiastiche che conoscevano l’antico principio che vietava il battesimo invitis parentibus lo aggirano portando alla stagione che va dalle conversioni forzate al rapimento dei bambini ebrei? Qual è il passante concettuale –  chiaro agli occhi di chi lo percorre, trovandolo ora trafficato, ora deserto – che va dall’odio anti-islamico a quello antiebraico e alla cultura del nemico che li concima? E perché così pochi credenti, nell’Europa di Karl Barth e Dietrich Bonhoeffer, vedono che gli stereotipi della discriminazione cristiana combaciano con le politiche nazi-fasciste che perseguitano prima i diritti e poi le vite degli ebrei? Sono domande che hanno punteggiato il lavoro quotidiano di chi affrontava professionalmente e scientificamente gli antisemitismi (nella storiografia italiana i plurali sono oggi all’ultima moda). Problematiche a lungo “fredde”: intimamente urgenti e, per molti, fin troppo alte. Su di esse, però, ha fatto irruzione un presente disperante, nel quale Pòlemos è tornato con la forza di un dio “pater, cioè potens” (spiegava un saggio di Massimo Cacciari sul famoso frammento 53), la cui “potenza, non si manifesta distruggendo, ma ponendo” e “tutti accomuna proprio nel costituirli come differenti”, antagonisti, ostili, incomunicanti. Sotto i nostri occhi, l’oggi ha preso ad accumulare evidenze che suggeriscono quanto possa essere rapido, preciso, geometrico, il formarsi della cultura del disprezzo e dell’odio antiebraico – sulla cui precedente genesi ci interroghiamo per mestiere. Segnali, spunti, mentalità affiorano da un presente, nel quale si stanno riannodando – come sempre nel candore di una apparente “innocenza” soggettiva di chi lo esprime – un antisemitismo vecchio e nuovo. Reso invulnerabile da un argomento altrettanto geometrico e oggettivo che rifiuta (giuntamente) di usarlo come alibi davanti ad una guerra non più orrida di tante altre, ma attorno alla quale si è acceso un incendio di cui il cinismo politico (né quello pro-Pal, né quello Bibi pro domo sua) non vuole calcolare gli esiti…“ (Melloni). Mi fermo qui: non credo per nulla che la storia si muova more geometrico, ma a partire da un Whatsapp del mio amico, con mamma ebraica, Adrian, di qualche tempo fa, mi sono accorto che davvero questo antisemitismo stava rinascendo nelle sue nuove forme, per cui ho cercato nel mio diario di testimoniare la mia vicinanza al popolo palestinese di Gaza, seguendo foti e video del parroco padre Gabriel e non con un ulteriore appello a combattere il „genocidio“ che accadrebbe a Gaza…


Sul viaggio in Estremo Oriente di Trump riprendo ciò che dice Banfi nella versione odierna: „Continua la missione orientale di Donald Trump. Poche ore fa, nella notte italiana, il presidente Usa ha incontrato la nuova premier giapponese Sanae Takaichi a Tokyo (…). Anche il Giappone, dopo la Germania (si rinnova il fatale asse Tokyo-Berlino) ha deciso un piano di riarmo, lo ha spiegato Takaichi nel suo primo discorso. Paradossalmente la portavoce dalla Casa Bianca Karoline Leavitt ha annunciato che la premier giapponese intende raccomandare Trump per il prossimo premio Nobel per la pace. Da Pechino arrivano nuovi commenti positivi dai commentatori cinesi in vista dell’incontro di dopodomani con il presidente Xi Jinping, che dovrebbe avvenire a Busan in Corea del Sud. Lorenzo Lamperti sulla Stampa definisce Xi e Trump “quasi amici”. Scrive oggi: «Washington e Pechino stanno cercando di fissare una tregua stabile, abbastanza duratura da portare avanti la trattativa per trasformare l’armistizio in un accordo più profondo. Ieri le diplomazie delle due potenze hanno limato gli ultimi dettagli dell’intesa quadro sulla de-escalation, che andrà confermata dai due leader». Il Sole 24 Ore apre la prima pagina sul boom di Wall Street e delle Borse asiatiche.“ (AB)


Abba nostro…



(Pomeriggio tardo) La prima seduta (in vero si tratta della terza, ma io ero in ferie con Stanzi) del seminario sui romanzi di Kafka del prof. Dirk Oschmann, nella quale ci sono stato con il mio ex allievo Erik Theilemann, era molto interessante. Offre degli sguardi ampli (per esempio sui romanzi di formazione ed anti formazione), ma anche un’attenzione ai dettagli: la valigia di Karl Rossmann (cf. Die Verschollene), una fotografia che ha con sé…Mi invoglia a leggere questa opera straordinaria di un giovane migrante negli USA, che percorre un processo di annichilamento che può essere paragonato con il movimento di finitizzazione dell’essere di cui parla Ulrich…



(Wetterzeube, Notte profonda, quindi già 27.10.25) Nel suo saggio „Droga ed ebrezza“ (1970, 1968) Ernst Jünger mette in gioco quel sapere ed e quella apertura della mente che lo caratterizzano. Ieri pomeriggio avevo parlato della legalizzazione della cannabis. Jünger mette in gioco parlando del tema tutti i fattori, anche il vino e il tabacco, anche se scrive anche a proposito di droghe più nel senso specifico del termine. A seconda della natura della sostanza, della dose, della sensitività si dovranno compiere molte differenziazioni; chi parlando di droghe ne nega a priori il pericolo si rende sospetto, ma anche chi occupa il tema con solo moralismi. Detto questo non tutti devono occuparsi di ogni tema. Vero è anche che in questo ambito vi è sempre un „prezzo“ da pagare e non sto pensando solo a quanto costa la droga…Per me il saggio è anche un aiuto a riflettere su ogni forma di dipendenza…


Stanzi ha preparato una meditazione, che leggerà martedì mattina al microfono della scuola, che è molto bella e profondamente cattolica, sulla fede, la speranza e la carità espressamente relazionate a Gesù. 


È morto lo zio Detlev; aveva 96 anni e mezzo; Stanzi lo amato tanto già da piccola; due anni fa gli avevamo fatto visita a Oberstdorf, dove viveva da solo; era ancora molto attivo, nello spirito e nel corpo. RIP


Martedì comincio a frequentare all’università di Lipsia un seminario del prof. Dirk Oschmann sui romanzi di Kafka. Oggi ho riletto il primo capitolo del romanzo „americano“ di Kafka, „Die Verschollene“ ed ho continuato a leggere il libro profondo del professore su „Libertà ed estraneità“…


Abba nostro…


(Verso mezzogiorno) Il popolo ebraico ha certamente sofferto ogni oltre misura umana e ragionevole, ciò vale, mutatis mutandis, anche per il popolo palestinese o quello russo e per altri popoli a noi meno conosciuti (in Africa), ma nel senso teologico e divino del termine vi è una „sola espiazione“, una „vittima unica“, un „reale penitente“, che è „tutto fuorché il reale peccatore“ (cf. Newman, Sermone X, 200) - nessun altro popolo o individuo può dire di sé di essere „tutto fuorché il reale peccatore“; questa è hybris che ben conosciamo e che Sieferle ha espresso con il termine: „mito di Auschwitz“. La passione di questa unica vittima - l’unica che è Dio! L’unica che è senza peccato - „è incominciata dall’intimo“ (Newman) - questo è ciò che preghiamo nel primo mistero doloroso: „ egli ha sanguinato prima del suo tempo; ha versato sangue, sì, ed è stata la sua anima agonizzante a rompere la sua intelaiatura di carne e a farlo versare“ (Newman).


Credo che la Chiesa debba orientarsi a quel: „tutti, tutti, tutti“ di Papa Francesco. Gesù è morto per tutti!  La differenza proposta dal vescovo italiano Giovanni Paccosi tra „accogliere“ e „riconoscere“ non è male, ma giustamente, nella versione odierna, Banfi cita anche la posizione di Francesco Savino, vicepresidente della CEI, che richiede „un cammino spirituale e culturale profondo, che chiede di passare da una pastorale „per“ le persone Lgbtq+ ad una pastorale „con loro“: partecipata, dialogica, sinodale“. Quello che non si deve fare mai nella Chiesa è una „rivendicazione ideologica“ (copyright: Papa Francesco). La Chiesa non deve né può sconfessare il matrimonio (che è un sacramento, e non una cosa mondana, come pensa Lutero), ma sulle questione di divorziati risposati, ed in genere su tutto ciò che ha a che fare con il sesso, bisogna essere realisti, cioè amanti! Il dono dell’essere come atto di amore gratuito è un dono per „tutti, tutti, tutti“. Ci sono stati matrimoni che sono stati conclusi troppo in fretta e che non possono reggere e poi anche in quelli, che per grazia reggono, vi sono fenomeni asimmetrici, che non possono essere ignorati e per quanto riguarda le lesbiche, i gay etc è chiaro che non possono vivere solo di amore platonico; a seconda di come si è strutturati si avrà bisogno di un contatto carnale, in modo più o meno intenso. Le asimmetrie nei bisogni aprono la strada a forme di perversioni polimorfe. Non è che ci sia una ricetta, ma in modo ciclico si sarà confrontati con un desiderio carnale che non può essere negato in forza di una dichiarazione dogmatica… nel suo saggio su „droga ed ebrezza“ ed in genere su sostanze che creano una certa assuefazione (vino, sigarette…) Ernst Jünger scrive con ragione che la carne ha una capacità limitata di soddisfare i desideri…questo è anche il motivo per cui poi si sbagliano le dosi e si arriva a morire di droga. Per quanto riguarda i bisogni sessuali ci sono persone che li sentono in modo più intenso, altri li sentono in modo meno intenso. E non è che nella vecchiaia spariscono. E io non credo che la Chiesa, se vuole essere portatrice di una „speranza per tutti“, possa permettersi di lasciare le persone sole con con qualche dichiarazione dogmaticamente precisa o meno precisa. Bisognerà fare questo lavoro profondo spirituale di cui parla il monsignore sopra citato. Spirituale, sul proprio corpo. Perché non esiste una spiritualità senza corpo…anche se alcuni avranno più bisogno di dolcezza, di intimità meno sessuale ed altri hanno desideri più esplicitamente carnali e sessuali. Gesù, il Dio incarnato, dice ad un certo punto che la carne non conta niente e lo Spirito è ciò che conta. Non sta propagando un’ ideologia neoplatonica…sta dicendo una frase teologicamente corretta. Ed anche antropologicamente corretta, perché come dice giustamente Ernst Jünger solamente un lavoro spirituale ti dà una soddisfazione piena, che nessuna dipendenza carnale può darti; non c'è dubbio che alle volte uno abbia bisogno solamente di sesso, ma è anche vero che con questo metodo non si arriverà ad una completa pace. Per questo è bene orientarsi al matrimonio e alla sua sacramentalità. Ma ciò non toglie il fatto che esistono tutti quei fattori naturali e di psicologia del profondo e dell'inconscio che negarli vuol dire semplicemente compensarli con altri desideri, tipo di di potere o quello che si vuole. E poi vi sono persone che non sono fatte per un matrimonio eterosessuale. 


Mi riempie di gioia la decisione di Trump di incontrarsi con Xi Jinping. Da quanto lui è presidente non è sceso il cielo in terra e i desiderata del profeta Isaia in questione di guerra non potranno essere realizzati certamente da un presidente statunitense, ma da quando Trump è presidente si muove qualcosa che fa bene alla profezia della pace…


Il virus, noto con il nome di influenza aviaria, quest'anno sta colpendo in modo più intenso, ma al momento riguarda principalmente solo le gru. Stanzi si è informata e non abbiamo ancora dovuto adottare misure particolari per il nostro pollaio.


Abba nostro…


(Pomeriggio) Del testo qui sopra sulla pastorale per tutti ho fatto un articolo in tedesco per Substack; mia figlia mi ha scritto: „Sì, scritto molto bene e con molti pensieri interessanti. Ritengo che tutti debbano poter sposarsi, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, ma per il resto concordo su molti punti.“ Le ho risposto: „Volevo costruire un ponte, ma la Chiesa non potrà mai accettare che tutti possano sposarsi. Sarei già molto felice se potesse accettare l'amore reale di questi “tutti”. L'originale era in italiano.“ Johanna: Sì, sarebbe un primo passo e penso che non si debba mai dire mai 😊


(Berlin, il 26.10.25; 30esima domenica dell’ordinario) Caro Herwarth, grazie per l'incontro di ieri. In questi tempi sempre più “transumani”, vedersi e abbracciarsi è molto importante. Ci avevi già parlato di tua figlia, ma ora l'abbiamo vista e questo aiuta l'amore e la preghiera. È “meravigliosa”, per citare il tema del Servizio della Parola. Naturalmente la domanda “Chi sono io?” richiede un ‘ribaltamento’, che anche il signor Andreas Dierssen ha cercato di esprimere nella sua omelia. Ma il ribaltamento radicale lo compie Bonhoeffer stesso: “Chiunque io sia, tu mi conosci, io sono tuo, o Dio”. E la solidarietà di questo Dio con noi ha in Gesù e anche in Bonhoeffer una conseguenza catastrofica: egli “paga” tutto ciò che dice con la sua morte. E solo così potrà risorgere e condurre tutto al Padre. Saluti da quei due di Droyßig, Konstanze e Roberto

Ecco il testo integrale citato ieri nell’omelia: 

Wer b i n i c h ?

Wer bin ich? Sie sagen mir oft,

i c h träte aus meiner Zelle

gelassen und heiter und feste

wie ein Gutsherr aus seinem Schloss.

Wer bin ich? Sie sagen mir oft,

ich spräche mit meinen Bewachern

frei und freundlich und klar,

als hätte ich zu gebieten.

Wer bin ich? Sie sagen mir auch,

ich trüge die Tage des Unglücks

gleichmütig, lächelnd und stolz,

wie einer, der Siegen gewohnt ist.

Bin ich das wirklich, was andre von mir sagen?

Oder bin ich nur, was ich selbst von mir weiß:

Unruhig, sehnsüchtig, krank, wie ein Vogel im Käfig,

ringend nach Lebensatem, als würgte mir einer die Kehle,

hungernd nach Farben, nach Blumen, nach Vogelstimmen,

dürstend nach guten Worten, nach menschlicher Nähe,

zitternd vor Zorn über Willkür und kleinlichste Kränkung,

umgetrieben vom Warten auf große Dinge.

Ohnmächtig bangend um Freunde in endloser Ferne,

müde und leer zum Beten, zum Denken, zum Schaffen,

matt und bereit, von allem Abschied zu nehmen

Wer bin ich? Der oder jener?

Bin ich denn heute dieser und morgen ein andrer?

Bin ich beides zugleich? Vor Menschen ein Heuchler

und vor mir selbst ein verächtlicher Schwächling?

Oder gleicht, was in mir noch ist, dem geschlagenen Heer,

das in Unordnung weicht vor schon gewonnenen Sieg?

Wer bin ich? Einsames Fragen treibt mit mir Spott.

Wer ich auch bin, Du kennst mich, Dein bin ich, o Gott.

(Dietrich Bonhoeffer, 16.07.1944; Militärgefängnis Berlin-Tegel)


Chi sono io? Mi dicono spesso che esco dalla mia cella calmo, sereno e risoluto come un signore dal suo castello. Chi sono io? Mi dicono spesso che parlo con le mie guardie in modo libero, amichevole e chiaro, come se avessi il comando. Chi sono io? Mi dicono anche

che sopporto i giorni di sventura con serenità, sorridendo e con orgoglio,

come uno che è abituato alle vittorie. Sono davvero quello che gli altri dicono di me? O sono solo quello che io stesso so di me: inquieto, desideroso, malato, come un uccello in gabbia, che lotta per respirare, come se qualcuno mi stringesse la gola, affamato di colori, di fiori, di canti di uccelli, assetato di parole gentili, di vicinanza umana,

tremante di rabbia per l'arbitrio e le offese più meschine, tormentato dall'attesa di grandi cose. Impotente, in ansia per gli amici in una lontananza infinita, stanco e vuoto per pregare, per pensare, per creare,

affaticato e pronto a dire addio a tutto Chi sono io? Lui o quell'altro?

Sono questo oggi e domani l’ altro? Sono entrambi allo stesso tempo? Un ipocrita davanti agli uomini e un misero debole davanti a me stesso?

Oppure ciò che è rimasto in me è simile ad un esercito sconfitto,

che si ritira in disordine davanti a una vittoria già conquistata?

Chi sono io? Domande solitarie mi prendono in giro. Chiunque io sia, tu mi conosci, io sono tuo, o Dio.

(Dietrich Bonhoeffer, 16.07.1944; prigione militare di Berlin-Tegel)


Continuando la riflessione sulla povertà in Balthasar (Gloria III, 2, 2), cosa che ho espresso anche nelle mie righe a Herwarth, la solidarietà di Gesù con i poveri ha una „conseguenza catastrofale“: non è possibile nella logica di Dio, stare alla testa dei poveri senza diventare se stessi poveri, o solidarizzare con i criminali senza essere annoverato tra i malfattori (cf. Lc 22, 37: λέγω γὰρ ὑμῖν ⸀ὅτι τοῦτο τὸ γεγραμμένον δεῖ τελεσθῆναι ἐν ἐμοί, τό· Καὶ μετὰ ἀνόμων ἐλογίσθη· καὶ γὰρ ⸀τὸ περὶ ἐμοῦ τέλος ἔχει. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine). Balthasar cita dalla cristologia di Pannenberg, che avevo incontrato una volta a Monaco di Baviera ai tempi del mio tentativo di fare un dottorato da Spaemann, la parola „proleptico“: „Proleptico (dal greco antico προληπτικός prolēptikós, in italiano “anticipatorio, preveniente”)“; in tutto ciò che dice Cristo è anticipato il „prezzo“ : i poveri vengono portati al Regno di Dio, tutti gli uomini al Padre: nella donazione radicale di sé. „E che altro futuro assoluto può offrire un essere umano se non la sua morte?“ (Balthasar, 127). „In questa „morte di un malfattore“ - {che è Dio, anche se ha spogliato se stesso della sua divinità come ho visto nei giorni passati in dialogo con San Newman e Adrienne von Speyr; RG } - deve giungere il regno di Dio, se non fosse così la pretesa di Cristo sarebbe stata pura follia“ (Balthasar). Per quanto si possano diluire alcuni temi cristiani psicologicamente, rimane il fatto che è proprio del cristianesimo una certa „richiesta eccessiva“ ed un ribaltamento della logica umana. L'amministratore ingiusto (cfr. Lc 16,1-7) “perdona” il debito al suo prossimo in nome del suo signore, nella convinzione che presso il signore ciò che è ingiusto sarà reso giusto“ (Balthasar). Può sembrare strano, ma è la logica del Padre nostro: e rimetti a noi i nostri debiti… Ultimamente Papa Leone XIV aveva interpretato questa storia dell'amministratore ingiusto in modo tale che la sua azione sembrasse giusta. Se mi ricordo bene nel senso che ha condonato al suo prossimo solamente ciò che era legittimo condonargli…comunque questo dell’amministratore ingiusto è solo un possibile esempio per spiegare la logica del ribaltamento di Dio…


Abba nostro…


(Wetterzeube, pomeriggio) Per quanto riguarda la legalizzazione della cannabis (decisa della legislazione precedente), Jasper von Altenbockum (FAZ, 25.10. 25) parla probabilmente con ragione del „crollo della diga“. Alcuni dati sono preoccupanti: aumento dei decessi per droga (14%); il consumo di ecstasy è raddoppiato, ecc. Ma anche il „crollo della diga“ nella capacità diplomatica della Germania e nel suo no alla guerra è preoccupante: Il ministro degli Esteri della Germania Johann Wadephul  (CDU) ha disdetto un viaggio in Cina…La Germania riorganizza la propria crisi economica, con la costruzione di armi (Barbara Spinelli). 


Dall’omelia odierna di Leone XIV sulla questione della sinodalità capisco in primo luogo che egli con ragione non ama guerre di fazioni nella Chiesa…


(Wetterzeube, il 25.10.25; sabato della 29esima settimana del tempo ordinario) C’è ancora un tema comune tra san Newman e Adrienne von Speyr: Cristo che confessa il peccato del mondo. Questo accade per Adrienne in modo definitivo sulla Croce; per Newman nell’orto degli olivi, ma non è necessario vedere alcuna contraddizione, piuttosto una differenza feconda. Sia il professore inglese che la dottoressa svizzera sono d’accordo che solo Dio può portare un tale peso: „È la storia lunga del mondo, e Dio soltanto può portarne il peso“ (Newman, Sermone X). Anche Maria, che ha condiviso con Gesù „i puri pensieri e le sante meditazioni di trent’anni“, non può far compagnia a suo Figlio nella sua agonia. Sarà presente, però, sotto la Croce. Non è una donna che ha paura, ma sa lei più di tutti che vi è un mistero del „solus cum solo“, che riguarda solo Dio. E qui a differenza della pace ed armonia assoluta della Trinità, „Cristo invoca il Padre suo quasi fosse un delinquente e non la vittima, la sua agonia prende l’aspetto della colpa e della contrizione“. Ieri parlando della spoliazione della sua divinità ho già fatto un elenco di peccati confessati da Cristo, ne aggiungo ancora uno, che per me filosofo è importante: „il sofisma dell’incredulità“ (Newman).   

Non ho dormito fino alle quattro di notte; come imprigionato in un’irrigidità senza via di uscite, neppure i surrogati dei pensieri erotici. Ho cercato di offrire l’insonnia. 

Ieri ho incontrato in Sgraffiti una frase geniale di Jünger, che ho già in parte citato ieri notte. Qui in modo più ampio: „Fortunatamente, tutti i paragoni con situazioni storiche e preistoriche hanno il vantaggio di essere istruttivi per l'uomo, ma non vincolanti. La storia non funziona in modo geometrico {more geometrico}. Offre analogie a volontà, ma mai omologie. Ciò che distingue l'uomo dagli animali e dai demoni è la sua capacità di riflettere sulla propria situazione, di considerarla dal punto di vista metafisico e di rappresentarla in modo artistico. Dipende da lui, fa parte della sua libertà, se vuole accettare la rovina o meno. Così può morire, ma non è costretto a farlo, come quei pesci e quei dinosauri. Può creare delle brecce, può lasciare il luogo con alta concentrazione, può persino modificarlo in grande con i suoi piani. Infine, anche là dove viene trascinato verso la distruzione, può mantenere libero il suo io interiore. Diventa allora un’isola nel Mar morto. Da lì può sfidare l'aspetto della rovina. Il cammino nel bosco è ancora possibile, anche quando tutte le foreste sono scomparse, per coloro che custodiscono la foresta“ (Ernst Jünger, Sgraffiti). Anche se durante la notte non ho avuto la sensazione di poter liberarmi attraverso una concentrazione dall'imprigionamento. Ora al mattino meditando posso riflettere su quello che è accaduto in questo senso ha certamente ragione Ernst Jünger. La frase a anche un senso per liberarci dalla fissazione di un certo tipo di paragoni storici ed anche in genere di riflettere che la storia per l'appunto non si muove „more geometrico“.

Abba nostro…

(Berlino, sera) Dal Servizio della Parola del CJD, nella Chiesa di san Matteo, dove si trova l’originale di un testo di Bonhoeffer, citato nella predica da Andreas D.: „…Chi sono io? …Chiunque io sia,Tu mi conosci, sono Tuo, o mio Dio“. Herwarth era come sempre molto disponibile all’ascolto. Il concerto dei ragazzi - lo stesso che avevamo ascoltato ad Halle - era molto bello e l’acustica nella Filarmonia era favolosa. Fra due settimane terranno questo concerto a Roma…


L'orchestra  del  CJD

(Wetterzeube, il 24.10.25; venerdì della 29esima settimana del tempo ordinario) San Newman come tra l’altro anche Adrienne, che certamente meriterebbe di essere dichiarata dottoressa della Chiesa, ci hanno parlato del mistero dello „spogliarsi“ della propria divinità da parte del Redentore e Salvatore nostro, Gesù Cristo. Questo „spogliamento“ era necessario per permettere all’“assalto del nemico“ di coglierlo nudo in tutta la sua brutalità. Adrienne medita sul mistero del Sabato Santo, Newman nel sermone X si limita a quello del Venerdì Santo, ma entrambi hanno un senso fortissimo del „colare“ della corruzione, un colare senza forma che trasforma colui che è senza peccato nel peccato per noi. Alcune parole usate dal santo inglese ci fanno comprendere a cosa Newman pensasse: imprecazioni, bestemmie, orge, alterchi, orgoglio, lussuria, ostinatezza, ambizioni, ingratitudine e disprezzo, immaginazioni morbose ed odiose, cognizioni cattive dei grandi e dei piccoli della terra. Newman sa che l’uomo per evitare questa melma della corruzione sarebbe disposto a pagare anche il prezzo più alto, ma in vero non sa che cosa desidera e il prezzo più alto lo ha pagato Gesù -l’agnello senza macchia è stato macellato! Per quanto riguarda la nostra società trasparente e/o pornografica ci siamo abituati alle perversioni polimorfe del sesso, anzi le troviamo attraenti, ma in vero solo perché ci appaiano nella loro forma igienica e digitale; se cadessero questa astrazioni è probabile che molte delle cose che ci eccitano, potrebbero farci venire il vomito. Detto questo insisto ancora una volta sul non concentrarsi solamente sul sesso, che da un certo punto di vista ha un suo fascino che non è perverso, ma naturale…Se penso al dramma della guerra è al massacro di migliaia e migliaia di innocenti o giovani vite - un dolore questo che non finisce con la firma di un trattato di pace o tregua - devo dire che solo questo atto volontario di spogliazione del Nostro Signore Gesù Cristo ci permette di aver speranza su un ultimo senso di questo viaggio dal Padre al Padre che è la nostra vita e la vita del mondo, meglio del cosmo.

Con grande gioia ho seguito ieri per YouTube la preghiera comune di Re Carlo III di Inghilterra con sua moglie e di Leone XIV nella Cappella Sistina; con ragione, nella versione odierna, Alessandro mette in evidenza la giornata di ieri, che per chi conosce il dramma di Enrico VIII e Tommaso Moro, è di gioia infinita: „Ieri è stata una giornata storica in Vaticano. I reali inglesi hanno pregato insieme al Papa (…) e in seguito hanno anche passato la porta santa a San Paolo fuori le mura. …Scrive Giacomo Gambassi su Avvenire: «La visita di Carlo III racconta la volontà di riavvicinamento della Casa reale. Ricambiata da parte cattolica. Come testimonia la scelta di far diventare Carlo III “confratello reale” della Basilica e dell’abbazia benedettina di San Paolo fuori le Mura. Basilica legata alla Corona inglese che aveva anche contribuito alla manutenzione della tomba dell’Apostolo ma in cui nessun sovrano del Regno Unito aveva mai messo piede fino a ieri».“ (Alessandro Banfi). 

Per quanto riguarda la „profezia della pace“ (così l’ho sempre chiamata, seguendo Papa Francesco) ci sono notizie di notevole importanza che danno una tonalità nuova agli eventi; ieri in lingua inglese avevo scritto In Substack un articolo sulla mia posizione riguardante la guerra in Ucraina, in questi ultimi tre anni, ma si dovrà, ora che ne preparo la traduzione tedesca, tenere conto degli ultimi avvenimenti: „Le sanzioni Usa sul petrolio alzano la tensione internazionale e stanno avendo conseguenze inaspettate. La Cina, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, avrebbe deciso di sospendere gli acquisti di petrolio russo, mettendo così alla prova quell’ “amicizia senza limiti”, spesso presentata come alleanza indispensabile a Mosca, per evitare le sanzioni secondarie di Washington. Le sanzioni colpiscono i colossi russi Lukoil e Rosneft e hanno costretto i cinesi a fermare l’import. La Cina e l’India sono stati fino a ieri i due maggiori acquirenti del greggio russo: solo in settembre hanno importato rispettivamente due milioni e 1,6 milioni di barili al giorno. Un loro stop agli acquisti, anche se temporaneo, infliggerebbe quindi un duro colpo a Mosca e alla sua capacità di finanziare la guerra in Ucraina. Vladimir Putin ha reagito, parlando con i giornalisti. Ed ha detto, come riporta Marco Imarisio sul Corriere: «Le sanzioni Usa sono un atto ostile. È sicuramente un tentativo di esercitare pressione, ma nessun Paese e nessun popolo che si rispetti decidono mai nulla sotto pressione. A livello economico, se diminuirà bruscamente la quantità del nostro petrolio nel mercato mondiale, cresceranno i prezzi. E con il mio collega americano abbiamo parlato anche di questo. A che cosa porta ciò? A un drastico aumento dei prezzi. E gli Usa non faranno certo eccezione. Considerato il loro calendario politico interno, bisogna quindi capire per conto di chi lavorano quelli che suggeriscono queste soluzioni all’attuale amministrazione» (Alessandro Banfi). Si può seguire in YouTube per intero questo dialogo di Putin con i giornalisti…

Abba nostro…

(Sera) «La storia non procede in modo more geometrico. Offre analogie a piacimento, mai omologie». Sgraffiti, 1960

(Wetterzeube, il 23.10.25; giovedì della 29esima settimana del tempo ordinario)

“È stata un’esplosione di vita e di gioia che ha cambiato il senso dell’intera realtà” la risurrezione di Gesù Cristo, avvenuta non in una maniera “eclatante”, violenta, ma mite, nascosta, umile. Ed “è un evento che non si finisce mai di contemplare e di meditare”, tanto che “più lo si approfondisce, più si resta pieni di meraviglia, si viene attratti”. Leone XIV apre con questa premessa, l’udienza generale di oggi {ieri}, 22 ottobre, in una Piazza San Pietro dal cielo grigio. Raggiunge il sagrato della Basilica vaticana dopo aver salutato dalla sua jeep bianca i fedeli ed aver benedetto diversi bambini. "Buongiorno e benvenuti a tutti", dice ai pellegrini equipaggiati con impermeabili e mantelline per ripararsi dalla pioggia, che arriva poco dopo, rendendo l'emiciclo del Bernini una variopinta distesa di ombrelli, mentre il Pontefice pronuncia la sua catechesi su “La Risurrezione di Cristo, risposta alla tristezza dell’essere umano”, la seconda del capitolo dedicato a “La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale”. La tristezza, malattia del nostro tempo, “invasiva e diffusa”, che “accompagna le giornate di tante persone”, “sentimento di precarietà, a volte di disperazione profonda”, che permea l’interiorità e “sembra prevalere su ogni slancio di gioia”, che “sottrae senso e vigore alla vita”, la quale “diventa come un viaggio senza direzione e senza significato”, Gesù può guarirla, assicura il Papa. Lo dimostra l’episodio dei due discepoli di Emmaus, che dopo la crocifissione e la sepoltura di Gesù, “delusi e scoraggiati” partono da Gerusalemme “lasciandosi alle spalle le speranze riposte” nel Maestro. In loro emerge proprio quella “tristezza” che scaturisce dalla “fine del traguardo su cui si sono investite tante energie” e dalla “distruzione di ciò che appariva l’essenziale della propria vita”, fa notare il Pontefice. La conseguenza è che “la speranza” svanisce e “la desolazione” prende “possesso del cuore”. È quanto accade ai discepoli di Emmaus, che paradossalmente compiono “questo triste viaggio di sconfitta e di ritorno all’ordinario” nello “stesso giorno della vittoria della luce, della Pasqua”; “danno le spalle al Golgota, al terribile scenario della croce” cui hanno assistito e rimasto “impresso … nel loro cuore”, per loro tutto è “perduto. Occorre tornare alla vita di prima, col profilo basso…“ (Tiziana Campisi, Vatican news; ieri in YouTube avevo ascoltato l’intera omelia del Santo Padre). Mi aveva colpito molto in sé e perché con Stanzi proprio qualche minuto prima avevamo parlato della tristezza che non dovrebbe pervadere la nostra vita. 

Per una sinfonia degli stati continenti. Il prof. Jeffrey Sachs dice che Trump e Zelensky non sono realisti a sufficienza. Banfi nella „versione odierna“ (23.10.25) cita questa frase (ieri avevo sentito una lunga intervista del prof. Glenn Diesen (N) al Prof. Sachs, nella quale il professore statunitense affermava che l’Eu ha sabotato l’ultima chance per la pace): „ “Trump, come Zelensky, evita la politica reale. Vuole che i combattimenti cessino senza ammettere chiaramente che servirebbe dichiarare la fine della strategia di allargamento della Nato e stabilire una neutralità dell’Ucraina, e senza fare altre concessioni alle preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza”“ (intervista al Fatto). Questa „narrazione“ del prof.Sachs è quella che ho seguito nel mio diario pubblico da tre anni. Sono stato da subito incoraggiato a farlo, perché mi era del tutto chiaro che Papa Francesco aveva ragione a ricordarci che la favola di Cappuccetto rosso, con l’unico lupo cattivo Putin, non era realistica come metodo ermeneutico e di discernimento delle narrazioni e di ciò che accadeva tra le due nazioni guerreggianti. Questa decisione mi è costata a livello personale molto, perché sono stato accusato, anche da amici, di fare propaganda filo Putin. All’inizio del conflitto avevo seguito attentamente il lavoro del giornalista canadese Aaron Maté, che ha sostenuto da subito la tesi della  „proxy war“. Questa narrazione corrispondeva a ciò che imparavo dagli interventi di Papa Francesco, mentre altri sedicente bergogliani sono stati subito è completamente dalla parte del diritto dell’Ucraina a difendersi (questo diritto è certamente giusto, ma non è assoluto). Nel dibattito tedesco Jürgen Habermas difese la tesi: l’Ucraina non deve perdere la guerra, ma non deve neppure vincerla. A livello di narrazioni si dovrà certamente fare un lavoro di discernimento tra chi sostiene che il Maidan sia stato finanziato e diretto dagli USA (dai neocon guerrafondai degli USA) - prendo questo come esempio, ma nella citazione del prof. Sachs vi è anche espressa la prospettiva generale della questione in gioco - e chi sostiene che l’Ucraina è stata tradita dopo aver concesso di non voler possedere le bombe atomiche, che dopo la caduta dell’Unione Sovietica si trovavano nel loro territorio. Personalmente nel mio diario pubblico ho sempre difeso l’idea dello „stato continente“ (Alberto Methol-Ferré), nel senso che per esempio l’Argentina come stato fa parte del grande „stato continente“ dell’America Latina e solo così può affermarsi a livello mondiale. Nel caso dell’Ucraina essa fa certo parte dello „stato continente“ russo (e delle altre nazioni appartenenti all’Unione Sovietica), il che ovviamente non vuol dire che il paese più grande possa semplicemente ingoiare il più piccolo; la logica dello stato continente dovrebbe essere quella di una teoria del poliedro e non quella sferica; quest’ultima sarebbe dello stato più grande nel mezzo e quelli più piccoli come satelliti che girano intorno a lui. La logica del poliedro significa che la realtà ha come nel caso di un poliedro più punti connettori che quello unico della sfera. Quello che vale all’interno di uno stato continente, dovrebbe valere anche nel rapporto tra gli „stati continenti“. Una ipotesi di lavoro molto più feconda di quell’ipotesi dell’unico stato mondiale come risoluzione dei conflitti proposta dal mio grande maestro Ernst Jünger.  Realismo è necessario, ma anche una correzione ideale dovrebbe poter essere espressa. Per quanto riguarda la questione del realismo sollevata da Sachs sarà quindi necessario correggerla con una certa idealità di impostazione, senza cadere nella fantasia pura. L’esperto di analisi militari Gianandrea Gaiani, che ho ascoltato ieri in un’intervista condotta da Roberto Arditti (Radar), ha ricordato più volte che in vero l’Ucraina sta perdendo la guerra e che Putin al momento, dopo il fallimento iniziale, quando pensava di vincere la „guerra“ (non usò questo termine, ma quello di un’operazione speciale) in pochi giorni, si trova a poter difendere, in modo vincente, quegli obiettivi che sono per la Russia di vitale importanza e di cui parla il prof. Sachs nella citazione iniziale di questo articolo. Infine spero che Trump sia ben più realista di Zelensky - il quale, come ha sostenuto da sempre Aaron Maté, fu votato da una grande maggioranza per una politica più diplomatica di quella che ha difeso in questi tre anni - e che il suo avanti ed indietro non sia mancanza di idee, ma un modo di concedere ai russi  quel tempo necessario per far si che la fine del combattimento sia anche la fine della guerra stessa e non una tregua che permetterebbe all’Ucraina di riarmarsi. Io spero ancora che l’idea di un meeting a Budapest risorga perché Ernst Jünger con il suo „nodo gordiano“ (Opera omnia, volume nono) mi ha fatto comprendere la necessità di un dialogo tra l’occidente e l’oriente e tra la loro concezione del potere (nella tradizione di Goethe); oltre a ciò mi ha comunicato l’importanza del rispetto del nemico. Il nemico non può mai essere considerato come l’unico lupo cattivo! 

Abba nostro…

(Sera) La poesia „L’uomo“, che Hölderlin scrive dopo aver tradotto due testi di Orazio (cf. Sattler, 4, 60) è tramandata in 5 testi „costituiti“ ed uno „modificato“. È una poesia di splendore inimmaginabile ed esprime il mistero del „primo chiarore del giorno“, del „principio del mondo“, per riprendere i versi di un inno delle suore di Vitorchiano. „Il compleanno dell’uomo. L’uomo“ parla di un inizio che non riguarda solo lui, ma anche i monti e le isole…Nella prima parte vi è una comunione perfetta tra la natura (l’uva, bacche dolci, il sole…) e l’uomo. Ma la pace non dura, per la sua esuberanza, meglio il suo orgoglio di voler essere uguale alla „natura onnicomprensiva“… e poi non gli bastano i prati e i fiori, ma cerca il suo senso nelle caverne, lontano dalla luce del sole…ed è sempre in lotta, in guerra: „porta armi contro tutti coloro che respirano, / nell’eterno orgoglio dell’uomo“. È „consumato dalla discordia, il suo fiore della pace, così delicato, non sboccia a lungo.“ Leggevo che una volta un signore sputò in faccia a Teresa di Calcutta, che gli chiedeva l’elemosina per i suoi poveri. La santa rispose: bene, questo era per me ed ora mi dia qualcosa per i miei poveri. L’uomo era talmente sconvolto che Teresa non fosse imprigionata nella „discordia“ che gli fece un’elemosina abbondante. 

Gesù ho bisogno di Te, vieni a prendere il mio corpo affaticato e stanco e portalo oltre questo guado così che possa tornare a correre verso il Destino che tu stai intessendo con il povero materiale della mia umanità. Gesù ho bisogno di Te, vieni dentro gli anfratti della mia fragilità e permettimi di raggiungere con il tuo aiuto la meta che tu hai stabilito per me. Gesù ho bisogno di Te, che non mi perda attaccandomi a cose particolari, che non mi intestardisca a perseguire obiettivi anche buoni ma che non fanno parte della tua volontà, ma che cerchi solo e solo Te dentro tutto ciò che mi capita, così che ogni circostanza abbia lo scopo che ha, l'unico scopo che ha, quello di farmi affezionare ancor di più a Te. Amen“ (Gianni Mereghetti).  

(Wetterzeube, il 22.10.25; mercoledì della 29esima settimana del tempo ordinario)

Nel suo lungo articolo su „Hitlerismo, Trumpismo, Netanyahuismo, Le Penismo, Macronismo“, Emanuel Todd in Substack (19.10.25) scrive una cosa che mi fa davvero pensare: „Il contesto religioso dell'ascesa del nazismo, altrettanto importante {l’altro era la crisi economica del 1929, RG}, è meno noto: tra il 1870 e il 1930, la fede protestante scomparve in Germania, prima tra la classe operaia, poi tra le classi medie e alte. Le regioni cattoliche resistettero. Nel 1932 e nel 1933, la mappa elettorale nazista rispecchiava quindi quella del luteranesimo con affascinante precisione. Il protestantesimo non credeva nell'uguaglianza degli uomini. C'erano gli eletti, designati come tali dal Signore ancor prima della loro nascita, e i dannati {questo in vero è più la spiegazione di un certo tipo di calvinismo. RG}. Una volta scomparsa la credenza metafisica protestante, ciò che rimase fu l'isteria causata dalla paura del vuoto lasciato dal suo contenuto ineguale, con ebrei, slavi e tanti altri come dannati. Negli Stati Uniti, il protestantesimo di origine calvinista prese di mira i neri. Il popolo calvinista, fissato con la Bibbia, si identificava con gli ebrei, il che limitò l'antisemitismo americano negli anni '30 e protesse gli ebrei. Beh, li protesse fino alla recente comparsa della fissazione evangelica per lo Stato di Israele. Nella Francia cattolica (in particolare nel bacino parigino e sulla costa mediterranea), il crollo della fede e della pratica religiosa a partire dal 1730 trasformò le pari opportunità di accesso al paradiso (ottenute attraverso il battesimo, che lava via il peccato originale) in uguaglianza tra i cittadini e emancipazione degli ebrei. L'idea repubblicana dell'uomo universale sostituì quella del cristiano cattolico universale (katholikos significa universale in greco). Si trattava di un programma molto diverso dal nazismo, ma rappresentava, molto prima del nazismo, la prima sostituzione massiccia di una religione con un'ideologia. Nella Francia rivoluzionaria, come nella Germania nazista, tuttavia, il potenziale di guida sociale e morale fornito dalla religione era sopravvissuto alla fede: gli individui rimanevano membri della loro nazione e della loro classe, sostenendo un'etica del lavoro e un senso di obbligo nei confronti dei membri del loro gruppo. La capacità di azione collettiva era forte, forse dieci volte superiore. Questo è ciò che io chiamo la fase zombie della religione. Il nazismo corrispondeva a questa fase zombie, da cui, purtroppo, la sua efficacia economica e militare.“ (Emmanuel Todd). Nel suo libro sui talenti Ferdinand Ulrich propone un discernimento tra una „cattiva separazione“ tra Chi dona e chi riceve il dono e che corrisponde, forse, alla dimensione zombi della religione di cui parla Todd: il nazismo come compensazione della diseguaglianza metafisica del calvinismo e la rivoluzione francese come compensazione dell’universalità cattolica. In entrambi i casi accade una „liberazione perversa“, nella quale il dono gratuito come amore che permette l’essere-se-stesso di chi riceve il dono va perso. Ne risulta una „figura del lavoratore“ che emancipa se stesso e non vi è alcuna dimensione di gratuità in ciò. Questa figura del lavoratore corrisponde pienamente all’ideologia della „maschine“ (Kingsnorth). Questo lavoratore dinamizza se stesso nella modalità dell’io = io. Il dono dell’essere come amore gratuito vive il dono in modo davvero gratuito (gratis e frustra) e lo vive nella modalità di un „compito“, di una „missione“ che non si dona da se stesso, ma che corrisponde completamente alla sua intimità. Con la sua „figura del lavoratore“ Ernst Jünger coglie certamente una dimensione altrettanto universale, anzi ancora più universale delle compensazioni ideologiche, comunista e nazista, bolscevica e nazista…e in un certo senso non è possibile leggere la figura del lavoratore in Jünger solo come qualcosa di negativo. Insomma, il lavoratore di Jünger non è quello di uno che dinamizza se stesso nella modalità dell'io uguale io, ma è anche vero che il progetto di un unico Stato per risolvere i conflitti del mondo e questa figura del lavoratore universale sono pensieri che non sono cattolici. Anzi sono un'alternativa al cattolicesimo…alla fine Jünger ne sarà cosciente ed infatti diventerà cattolico. Ferdinand Ulrich ci vuole portare a riflettere sul mistero della croce, che è anche un mistero quotidiano ma è anche appunto il mistero dell’abbandono,  dell'obbedienza del Figlio fino all'abbandono in Croce da parte del Padre che è però rivelazione di una comunione con il Padre stesso. E di questo mistero abbiamo bisogno abbiamo bisogno di una comunione che sprofondi nel mistero del male e dal basso lo superi. Abbiamo bisogno di uomini, di un resto di uomini che prendono sul serio il nascondersi di Dio come dono di libertà.non abbiamo bisogno di nessun trionfalismo. PS Il grido della Croce è davvero una dimensione di importanza unica sia in Balthasar che in Ulrich. 

Ho chiesto ad Adrian (California) cosa pensi delle manifestazioni contro Trump in America. Il dato rilevante per me è che queste manifestazioni non sono qualcosa che interessi al mio amico veramente. È probabile che si cerchi di fare con lo „stato profondo“ un colpo di Stato contro Trump, e forse le manifestazioni potrebbero servire a ciò. Anche le polemiche su Trump come „re“ (su tutto ciò l’articolo di Todd non è utile) sono da intendere in questo senso. Se mandare la guardia nazionale nelle città sia stato un errore o no, Adrian non lo sa, ma dal punto di vista delle persone che si sentono non protette nelle grandi città la guardia nazionale potrebbe essere una tale protezione…ed è molto probabile che i giornali europei esagerino la portata delle manifestazioni… per me la cosa non è tanto importante in sé, ma, ho spiegato ad Adrian, in riferimento al fatto che invece di parlare della positività di un possibile incontro tra Trump e e Putin a Budapest, si parli in Europa di questo tipo di proteste interne che probabilmente non sono molto rilevanti per la profezia della pace; avevo appena finito questo dialogo che è arrivata la versione di Banfi, in cui si annunciava che l'incontro a Budapest è fallito. Ecco questo è davvero un problema.

I vescovi cattolici tedeschi promuovono un dibattito sulla difesa con armi in Germania, al cospetto del nemico russo. Detto in altre parole contribuiscono alla mobilitazione totale e guerriera. Certo vi è un modo legittimo di pensare ad un esercito europeo, come ogni grande entità politica anche l’Eu ha bisogno di un esercito, ma che un riarmo tedesco sia promosso, anche solo a livello di dibattito, dai vescovi tedeschi mi spaventa…

Abba nostro…

(Wetterzeube, il 21.10.25; martedì della 29esima settimana del tempo ordinario) Certamente vale per ciò che Paul Kingsnorth chiama „the machine“: „Nel dono non è più trasparente il volto di Colui che dona“ (Ferdinand Ulrich, Talenti, 28). La realtà rimane dono, ma è subentrata una „uscita comunicativa di sé aggressiva“ (Ferdinand Ulrich). Perché aggressiva? Perché la realtà stessa non essendo più trasparente come dono, è alcunché di „non sviluppato“; Bloch parla del „non essere ancora dell’essere“, che diventerà tale attraverso lo spirito rivoluzionario dell’utopia. Per il capitalismo globale: attraverso il lavoro. Ma questa utopia aggressiva, finalmente stalinista, per Bloch, pensa alla realtà come ad alcunché di „puramente in sé essente“, che deve essere „liberata“ „sviluppando il contenuto sostanziale dell’io verso l’esterno“ (Ferdinand Ulrich). Tra il marxismo di Bloch, sebbene eretico, e il capitalismo dei neoconservatori, che vogliono arrivare all’essenza attraverso il lavoro e la guerra, non vi è una grande differenza in fondo.  È sparito il mistero della „figura del noi di colui che dona e di colui che riceve il dono“; la „figura del lavoratore“ che intende se stesso solo come „the maschine“ (che costruisce le piramide o un altro grande progetto dell’umanità), intende se stesso non nella gratitudine del dono, ma „nell’uscita di sé lavorativa e comunicativa“ (Ferdinand Ulrich): il lavoratore diventa appunto solo lavoratore che vuole dimostrare la propria  potenza che non vuole aver alcun segno di una potenza estranea che in qualche modo lo determini. Dio che dona gratuitamente l’essere non è una tale potenza, ma „interior intimo meo“ (Agostino).

Ieri uno dei cattolici aggressivi che ritengono la verità come la figura occidentale dei diritti dell’uomo mi ha detto che starei tradendo tutti i miei maestri con la mia posizione di dialogo con Putin. Ma in vero non lo sto facendo: io dialogo con tutti i miei maestri senza interruzione lavorativa e a questi si è aggiunto ultimamente Ernst Jünger che con il suo „nodo gordiano“ mi ha fatto comprendere la necessità di un dialogo tra l’occidente e l’oriente e tra la loro concezione del potere (nella tradizione di Goethe); oltre a ciò mi ha comunicato l’importanza del rispetto del nemico. Il nemico non può mai essere considerato come l’unico lupo cattivo! 

La mia ipotesi di lavoro è che il possibile meeting di Putin e Trump a Budapest è un modo di vivere politicamente quello che ho imparato da Ernst Jünger. Certo siamo nell’ambito della verosimilitas, non della veritas…

Siamo tornati a casa! 

Abba nostro…


(Lüneburg, il 20.10.25; lunedì della 29esima settimana del tempo ordinario) Ne ho parlato questa mattina alla colazione, che abbiamo fatto in una panetteria, perché costava la metà che nel nostro bellissimo hotel (DorMero), che ha uno stile simile alla catena di Hotel „Leonardo“: la questione della solidarietà con i poveri (cf. Balthasar, Gloria, edizione tedesca 125-126). Balthasar fa un elenco molto interessante dei poveri che Cristo privilegia nella sua quotidianità itinerante: “Comunità domestica e conviviale „con tutti i possibili pubblicani e peccatori”, la sosta presso il pubblicano Zaccheo, che da “ricco” e ‘perduto’ diventa così un “donatore”. Ma non meno importante è la difesa di quei “piccoli” spirituali, indifesi, soggetti privilegiati degli scandali, dei ‘semplici’, ai quali - a differenza dei saggi e degli intelligenti - vengono rivelati i misteri di Dio, soprattutto dei “bambini”, dove i bambini fisici sono presentati come (reale!) immagine e parabola dell'atteggiamento interiore di un bambino, infine per i perseguitati, gli emarginati, gli insultati, privati della loro buona reputazione. In occasione di questi ultimi, si vede che la solidarietà di Dio dell'Antico Testamento con coloro che sono perseguitati per amor suo, ora passa alla nuova solidarietà di Gesù con coloro che sono perseguitati “per amor del Figlio dell'uomo”, “per amor mio” (Balthasar, che scrive anche tutte le citazioni bibliche). Il punto che ho cercato di riflettere con Stanzi è quello che questa solidarietà con i peccatori non è giustificazione del peccato; Balthasar si esprime così: „Né nell'Antico né nel Nuovo Testamento vi è traccia di una simpatia di Dio o di Gesù nei confronti del peccatore in quanto tale.“ Leggi: del peccatore in quanto vuole rimanere peccatore. Ma vi è una vera ed autentica solidarietà con colui che è peccatore; io ho visto solo nel volto di Ulrich (l’ultima volta nel suo letto di morte) una tale coscienza di essere peccatore; in quasi tutti gli altri vi è una tale stima della propria persona, talmente alta, che la confessione del peccato è piuttosto formale. Io penso che alcune fissazioni sul tema del sesso come peccato nascano dal fatto che non vi è discernimento su ciò che C.G. Jung chiama l’inconscio collettivo con la sua sessualità polimorfe; detto questo anche in questo ambito vi sono peccati. Quello che ho detto a Stanzi è che per me questa solidarietà con noi poveri peccatori è in primo luogo solidarietà con la nostra incapacità di discernere fino in fondo il nostro peccato e così con la nostra impotenza e il nostro peccato. Solo lui ha una vera e propria exousia e basileia. 

Uno dei figli di Trump, Barron, ha pubblicato un post in X che aiuta a chiarire certe polemiche contro il presidente statunitense: Non un re, semplicemente un presidente! La tregua a Gaza tiene per la sua volontà che tenga: speriamo che basti (cf versione odierna di Banfi).

PS Ho scritto ieri in Facebook: „Viktor Orbán ist die Fortsetzung heute von Imre Nagy. Es gibt einen Dilettantismus der historischen Vergleichen, die zum Weinen ist (Münchener Abkommen; Budapest 1956…). Und übrigens Donald J. Trump ist ein großer Staatsmann, auch wenn die Mainstream  Presse (inklusive Bischöfe, die Hirte sein sollten, nicht Historiker)  das Gegenteil sagt. Gott sei Danke, dass es ihn gibt. Sonst wären wir langst in dem dritten Weltkrieg“ (Viktor Orbán è oggi la continuazione di Imre Nagy. C'è un dilettantismo nei confronti dei paragoni storici che fa piangere (Accordo di Monaco; Budapest 1956…). E tra l'altro Donald J. Trump è un grande statista, anche se la stampa mainstream (compresi i vescovi, che dovrebbero essere pastori, non storici) dice il contrario. Grazie a Dio che esiste. Altrimenti saremmo già da tempo nella terza guerra mondiale“.

Gloria von Thurn e Taxis ha detto con ragione che la vincita di Trump nelle lezioni americane è stato un miracolo e con ragione ha detto che gli è riuscito, nel secondo mandato, di raggiungere la fiducia di veri „democratici“ (J.D. Vance, Tulsi Gabbard, Robert Kennedy Jr…). In un certo senso ha ragione Steve Bannon a dire che è stata una grazia che Trump abbia perso dopo il primo mandato; per esempio per raggiungere quella fiducia di cui parla Gloria von Thurn e Taxis. Poi grazie a Dio gente come Bannon non fanno più parte dell’entourage del presidente…  

Lüneburg non è così bella come Bruges (Belgio) o Goslar (Germania), ma è davvero un’affascinante città del nord della Germania: in Instagram und Facebook ho pubblicato alcune foto che ho fatto questa mattina. Ci sono tante case medievali anche molto caratteristiche, in questo periodo la città era molto ricca per la produzione e la gestione del sale. Oggi abbiamo fatto una lunga passeggiata e dalla cima della torre dell'acqua abbiamo anche potuto vedere la città nel suo insieme…ed anche la pianura (Heide) che si estende alle sue porte. Tra l’altro, nella mostra nelle stanzi della torre, abbiamo ascoltato una piccola conferenza su ciò che viene chiamata l’ „acqua virtuale“, cioè il consumo di acqua pro persona, tenendo conto non solo dell’uso diretto (ciò che beviamo, la doccia…): per esempio l’acqua necessaria, da qualche parte della catena produttiva, per fare i jeans…Camminando abbiamo assistito ad uno scontro tra uno straniero e altri stranieri e alcuni tedeschi che si erano immischiati. Stanzi ed io non siamo andati avanti, abbiamo cercato di fare ordine, ma senza entrare nella battaglia. Nel frattempo più persone (anch’io) hanno chiamato la polizia, che è arrivata molto presto…  


Una delle case di Lüneburg


Dalla torre dell'acqua. In quel gruppo di case si trova il  nostro hotel 

Banfi ha appena comunicato ai suoi lettori: „Carissimi abbonati, una veloce comunicazione per scusarci con tutti del ritardo di stamattina dovuta ad un gigantesco black out della rete, che ha coinvolto moltissimi siti in tutto il mondo. Fra le piattaforme colpite anche substack che, fatto davvero eccezionale, non è stata attiva per ore. A domani.“

Abba nostro…

(Pomeriggio) Nel quarto capitolo del suo „Against the machine“ Paul Kingsnorth cita un autore, Lewis Mumford, che fa risalire il „mito della machine“ (1967-1970) alla costruzione delle piramidi in Egitto. Un tentativo non meno radicale di quello di Martin Heidegger, per vedere dove è cominciata la dimenticanza dell’essere. Ma c’è una via di uscita? C’è un esodo, come quello degli Israeliti dalla schiavitù egiziana? Camminare fuori dalla macchina, come fa il camminatore del bosco e come fa uno che comincia la giornata con la meditazione (di testi sacri e poetici). In quest’ultima, anche se ci serviamo degli strumenti della macchina, nel nostro cuore e nella nostra mente vi è altro. Con la meditazione crediamo in altro, non nella macchina; smettiamo almeno per un momento di raccontare la storia della machine e cerchiamo una storia migliore. Ernst Jünger scrive tutto un volume sul „lavoratore“ che di fatto è un lavoratore nel sistema e nel mito della machine; Paul Kingsnorth di fatto, anche se vuole „to walk away from“, per quattro capitoli, per lo meno, ci ha raccontato questa storia in dialogo con Simon Weil, Oswald Spengler, Alasdair MacIntyre…non può far altro anche perché il mito vuole sempre nascere di nuovo, come Sauron (Tolkien); da un certo punto di vista, anche se il libro di Paul Kingsnorth mi affascina, mi sembra abbia più ragione Ernst Jünger  a raccontare la storia della macchina, facendone capire meglio che tutta la nostra società vive della „figura del lavoratore“, che è lavoratore nel sistema della maschine. PS La critica al femminismo e all’ideologia verde è geniale. Il primo comincia per difendere l’uguaglianza tra la donna e l’uomo e finisce per arricchire solo la „workforce“ della macchina, contro la famiglia che Kingsnorth definisce come „un-Machine-like family“. I verdi hanno cominciato a difendere la lentezza e la vicinanza alla natura e sono arrivati ora „into a crusade to coat wild landscape with glass and metal“: la narrazione di entrambi i movimenti è all’interno della machine, come lo è stata anche quella dei due grandi totalitarismi del XX secolo: comunismo e fascismo. L’antifascismo - questo lo dico io - di fatto, proprio nel suo essere anti, è anche un gioco all’interno della machine…Ovviamente in questo senso è criticabile anche Donald Trump…

(Amrum-Dagebüll, il 19.10.25; 29esima domenica del tempo ordinario) Nelle pagine di Balthasar che ho letto come testo di meditazione (Gloria, edizione tedesca, 122-125) il teologo svizzero collega il tema della povertà alla preghiera, alla fede e allo Spirito. La preghiera viene vista qui come supplica ed ha nel „Pater noster“ il suo modello più grande. Il contenuto del „Pater“ è presente nell’inizio della preghiera „Qaddisch“, ma l’intimità dell’Abba è davvero „ipsissima vox“ di Gesù; per questo nel diario si trova infinite volte questa invocazione; infondo pensando il reale, riflettendo su se stessi siamo confrontati continuamente con la nostra impotenza e quindi in un certo senso la supplica più grande è che l’Abba imponga la Sua potenza nella nostra impotenza (questa formula è usata anche da Balthasar). Proprio perché siamo poveri abbiamo bisogno della sua potenza! La nostra povertà implica anche la seconda parola: la fede, non una gnosi! Per lo meno non la gnosi come primo passo. Credo, ut intelligam!  (Anselmo). Infine non il nostro Spirito, ma il Suo Spirito è ciò che conta e Balthasar ci ricorda: „Gesù può essere, nella sua impotenza, bestemmiato; ma  bestemmiare „contro lo Spirito Santo“, che lo spinge, che è ciò che vi è di definitivo tra l’uomo e Dio, significa un’autoesclusione definitiva dalla salvezza“  (125, Balthasar riprende le citazioni bibliche). VSSvpM! 

Ovviamente il percorso di pace non può essere sostenuto solo dal decisionismo di Trump. Stanzi ed io abbiamo con fedeltà pregato ogni giorno di Ottobre il rosario, come ci ha chiesto Papa Leone XIV; anche questa mattina prima di lasciare l’isola…

Abba nostro…

(Amrum, il 18.10.25; San Luca, Evangelista) Stanno finendo i giorni qui sull’isola, sulla quale abbiamo fatto tante passeggiate sulla spiaggia infinita che da sul mare aperto. Oggi è una giornata di sole straordinaria, ma già tutta la settimana abbiamo avuto un tempo, ottimo per la stagione. Ogni giorno abbiamo detto il rosario come ha chiesto Papa Leone XIV e con la sua intenzione della pace.


Stanzi



Questa mattina Ulrich mi ha fatto fare un passo nuovo nella meditazione di Mt 25, 14-30. L’aspetto oggi sottolineato è quello che può essere riassunto in questa frase di Eraclito: «φύσις [...] κρύπτεσθαι φιλεῖ». Vero amore consiste in un nascondersi che lascia essere l’altro: se stesso. Non nel senso di: dove prima ero io, ora puoi essere tu, ora puoi svilupparti, ma nel senso di una „presenza amorosa nell’assenza“. Ne ho parlato con Stanzi durante la colazione. 

Ho finito di leggere il bel romanzo di Nora Bossong, „Reichskanzlerplatz“, ma non so se scriverne una recensione per il motivo che Ernst Jünger esprime così: “Post festum (a posteriori) comincio a credere che Hitler abbia inaugurato una sorta di regno millenario. Interi rami della letteratura vivono della sua memoria” (Opere complete 4, 216). La Bossong lo fa in modo intelligente con la storia di Hans, omosessuale, che come impiegato nel regime lo sostiene indirettamente, e di Magda, che come moglie di Goebbels diventa la „bugia“ principale del regime: la madre ariana di sei figli…Konstanze direbbe che, però, ultimamente questo fenomeno di cui parla Jünger è diminuito in intensità…

Abba nostro…

(Sera) Per quanto riguarda l’arrivo del generale Palmer a Milano Nora Bossong segue un romanzo e non un’opera di storia, che cita in una nota (295). È vero, però, che il romanzo - almeno così mi sembra - abbia recepito la grande lezione di Ernst Nolte, che vede un nesso profondo tra bolscevismo e nazionalsocialismo, anche se la scrittrice non cita il grande storico tedesco del nazionalsocialismo. Per quanto riguarda il fascismo ne da una definizione netta per bocca di Hans: „il fascismo stesso non è null’altro che violenza senza Dio“ (Nora Bossong, Reichskanzlerplatz“, Berlino 2024, 120). Un regno della menzogna (178). Detto questo, sebbene vi siano rappresentazioni della „Repubblica di Weimar“(261), dell’ „Accordo di Monaco di Baviera“ (203), della neutralità di una città come Lucerna (229), della questione dell’inevitabilità o evitabilità del nazismo (132; probabilmente l’autrice pensa che sarebbe stato evitabile) il vero tema del romanzo non è politico, ma l’amore omosessuale irrealizzato ed irrealizzabile (e non sono perché Hellmut muore giovane), tra quest’ultimo ed Hans. Per questa mancanza Hans piange (163). Nora Bossong ha una grande conoscenza umana, per esempio sulla non pazienza degli anziani per quanto riguarda il presente, ma anche sul tema sesso (179), sa che per tanti uomini non è possibile sostituirlo con parole o con una teoria…

Tornando dal mare al tramonto gli uccelli cantavano, come se facessero una chiacchierata serale (copyright: Stanzi), altro che „costrizione“.

(Amrum, isola nel mare del nord, il 17.10.25; Sant’Ignazio di Antiochia) In un certo senso aveva ragione Karl Barth quando disse che anche le notizie dei giornali fanno parte della contemplazione; ma quanto si sta solo nell’attualità - cosa che Barth non faceva - si corre il rischio di assumere una radicalità del linguaggio guerriero (anche accusando altri di essere guerrafondai), che non è conciliabile con quel linguaggio disarmato e disarmante su cui ha insistito tanto Papa Francesco e su cui insiste anche il nuovo Papa Leone XIV. Il cuore della contemplazione su un testo biblico, teologico o filosofico invece non è meno radicale, ma radicale nel senso del discernimento, non del combattimento. Il testo di questa mattina preso dal commento di Ulrich alla parabola di Mt 25,14-30 è di una radicalità inaudita, quella radicalità che fa comprendere che il dono di sé non è dono di una cosa, di un’idea, ma per l’appunto di sé, un dono che rende libero l’altro nel suo essere-se-stesso. Ulrich ci permette di discernere che vi è anche un „ritirarsi negativo“, quello di un padrone o di un padre o di una madre che si „ritira“ solo apparentemente, ma in vero vuole dirigere tutto. Non è in gioco un’uscita di sé realmente comunicativa, ma uno pseudo nascondersi, che rimane un essere-fissato-in-se-stesso anche quando si donano cose o soldi agli altri; non vi è in questa comunicazione né una vera intimità del non-essere-altro né la vera libertà che l’altro è davvero un altra persona che non è legata con un cordone ombelicale regressivo al padre o alla madre o al maestro…Non ci si fida della libertà, ma si cerca solo una „riflessione simmetrica“ del proprio io. „Solamente l’essere se stesso della libertà è irripetibile ed unico“ (Ulrich). Nel vero amore e nella vera amicizia non vi è spazio per l’io = io, non vi è spazio per una riflessione simmetrica, per la „letteralità della legge“, di qualsiasi legge (anche ecclesiale)…con il non superamento neppure di uno iota della legge Gesù non intende questa letteralità, per far questo ci avrebbe anche solo potuto mandare un nuovo libro sacro…

In X ho letto che Viktor Orbán sarà ospite di un nuovo incontro tra Putin e Trump (Alice Weidel ne ha parlato con entusiasmo). Io ne sarei profondamente grato; tutti i miei diari, anche se con sbalzi di linguaggio, sono stati intesi come un servizio alla profezia della pace…

Per quanto riguarda la differenza tra cristiani progressisti e tradizionalisti sui temi: aborto, pena di morte, possesso di armi (negli USA) - per esempio nello scontro tra Victor Gambetti e Austen Ivereigh - si rimane sempre e solo a livello del combattimento e non del discernimento…

Abba nostro…

(Sera) È assolutamente chiaro che Paul Kingsnorth ami Oswald Spengler, ma vi è una sua osservazione che spiega come mai io mi orienti più ad Ernst Jünger che a Spengler, e che lo scrittore inglese riassume con una frase di Joseph Campbell: „to conquer death by birth“ (vincere la morte con la nascita) e nascita significa qualcosa di nuovo, non rimpianto di un’epoca d’oro passata, ma neppure solo desiderio di una epoca d’oro futura; la nascita o accade ora o non è nascita, ma un’idea, nella modalità del rimpianto o dell’utopia. 


Konstanze


Ich 

(Amrum, isola nel mare del nord, il 16.10.25; ieri era santa Teresa d’Avila e il compleanno di Mons. Luigi Giussani; oggi è il compleanno di Erika Felicetti)

«L'isola di Amrum si estende(va), come un arco, verso il mare aperto del Nord. Sul lato esposto alle onde, la lunga, ampia e chiara striscia di sabbia di ‚Kniepsand‘ si adagia(va) sul paesaggio delle dune della costa occidentale, mentre sull'altro lato, rivolto verso la terraferma, dietro la diga e le saline, si estende(va) il mare „Wattenmeer“! (Hark Bohm, Amrum).


Verso il mare aperto

Una scena in un negozio che mi ha raccontato Konstanze. Un bambino di una classe accompagnata dall’insegnante rompe una delle figurine del negozio, di un valore di più o meno 10 €. La padrona del negozio o una che ha servizio in esso fa notare ciò alla maestra, la quale chiede scusa. La signora del negozio fa notare i costi che sono sorti. L’insegnante dice che più che chiedere scusa non può far altro e poi rivolta al gruppo di scolari li invita ad andare via con lei perché nel negozio non sono bene accetti. Il commento di Stanzi riguardava la mancanza di sapere pedagogico dell’insegnante. Tanto per cominciare avrebbe potuto invitare il ragazzo a chiedere scusa e avrebbe potuto informarsi sui costi ed è possibile che con questo atteggiamento avrebbe spinto la commessa ha dire che va bene così, e che sono cose che capitano. Purtroppo i bambini sono oggi gli „indiani“ dei nostri tempi, per rubare una battuta che avevo sentito alcuni decenni addietro nel piccolo teatro di Heidelberg. A livello psicologico l’insegnante era certamente imbarazzata, ma l’imbarazzo non ha aperto nessun spazio produttivo: si è sentita attaccata lei ed ha difeso in modo non pedagogico il ragazzino. Un meccanismo del genere accade oggi anche e spesso ai genitori, che sono piuttosto gli avvocati dei loro figli, che i loro genitori…avvocati anche non buoni, perché si identificano totalmente con il loro cliente. Una scena del genere rivela anche la mancanza di fiducia tra adulti, in modo che insieme creino da una situazione sgradevole, una situazione feconda per tutti. 

Dalla versione di Banfi: „La Stampa di Torino, con Marco Bresolin, pubblica una bozza del documento sulla difesa comune che il collegio dei commissari approverà oggi e che Ursula von der Leyen vuole presentare ai leader dei 27 al Consiglio europeo della prossima settimana. Uno scudo aereo antimissili integrato a livello Ue, uno scudo spaziale per contrastare anche le operazioni di disturbo dei sistemi Gps e un muro di droni esteso a tutta l’Unione, non soltanto al fianco Est sono alcuni degli obiettivi per la Difesa europea contenuti nel piano.“

Abba nostro… 


(Amrum, isola nel mare del nord, il 14.10.25) Cara Johanna, caro Ferdinand, quello che ho cercato di dire nelle mie righe di qualche giorno fa può essere espresso in modo più sintetico. Questo vale in modo assoluto per Dio, per me (ma anche per la mamma) solo in modo limitato, ma è il mio ideale. Nel rapporto con gli esseri umani, Dio non pensa e non agisce secondo il modello dell'io = io. «Egli è presente nel dono, egli stesso diventa colui che è donato. Egli dona “ciò che è”, non “ciò che ha” (Ferdinand Ulrich), e solo così può “liberare l'altro nel suo essere-sé-stesso” (Ferdinand Ulrich). Egli non vuole che noi esseri umani siamo legati a lui in modo regressivo. Ha fiducia in ciò che siamo, nel nostro essere-noi-stessi. Questo (il legame regressivo) non sarebbe amore, ma un programma ideologico (anche se il programma fosse cristiano, non sarebbe amore). Vostro, papà

Ieri qui ad Amrum abbiamo visto il film „Amrum“ - „Amrum è un film drammatico di Fatih Akin. Il film di formazione (Coming-of-Age-Film) del regista tedesco-turco è basato sui ricordi d'infanzia di Hark Bohm (* 1939) - {Konstanze aveva trovato questo libro nella biblioteca di Gera} -  e si svolge nella primavera del 1945, negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, sull'omonima isola tedesca di Amrum nel Mare del Nord. Il film, con Laura Tonke, Diane Kruger, Matthias Schweighöfer, Detlev Buck, Jasper Billerbeck e Kian Köppke, è stato presentato in anteprima al Festival Internazionale del Cinema di Cannes nel maggio 2025. L'uscita nelle sale in Germania è stata il 9 ottobre 2025.“ - da una parte è ancora un confronto con l’unico momento della storia a cui i tedeschi sembrano possano pensare; ma la scelta del regista turco-tedesco, che ha scritto anche il „libretto“ del film, proprio perché riguarda gli ultimi giorni, nei quali Hitler si uccide, da una tonalità nuova a questa epoca e al suo ritorno sempre uguale e l’atmosfera dell’isola è stata ripresa in modo geniale. Il ragazzo - Nanning interpretato da Jasper Billerbeck - che ha il ruolo principale è davvero molto bravo ed è un’anima profondamente buona, non solo perché cerca con tutte le forze di fare un pane bianco con burro e miele per la mamma (interpretata da Laura Tonke), che lo desidera dopo il parto, ma anche perché salva la vita di un profugo, che minacciava la sua. Konstanze aveva compassione anche per la mamma, sebbene fosse una fanatica nazista.

„In recent days, the agreement to begin the peace process has brought a spark of hope to the Holy Land. I encourage the parties involved to continue courageously along the path that has been set out, toward a just, lasting, and respectful #Peace that honors the legitimate aspirations of both the Israeli and the Palestinian peoples. Let us ask God, the only true Peace of humanity, to heal all wounds and to help, by His grace, accomplish what now seems humanly impossible: to rediscover that the other is not an enemy, but a brother or sister to look upon, to forgive, and to offer the hope of reconciliation.“ (Leo XIV)

Abba nostro…

(Sera) Dopo la cena ho fatto alcuni passi, in un autunno calmo, con tanti bambini che giocavano fuori, davanti alle loro case; sono piuttosto gli adolescenti (e gli adulti) che sono più sotto un influsso diretto della „machine“ (Kingsnorth). Ovviamente tutti noi abbiamo bisogno della „figura del lavoratore“ (Jünger), se no, non saremo qui. Chi si occupa del porto, chi guida le navi e i bus e chi si occupa della manutenzione delle strade…fanno parte della figura del lavoratore…Per quanto riguarda „senso e radici“ non credo che tutto sia già morto - qui mi sembra che Kingsnorth sia piuttosto guidato da Nietzsche che dalla sua fede ortodossa. Se degli sposi dicono insieme il rosario nel mese di Ottobre, se suore dicono il breviario nel loro convento, etc. vuol dire che „senso e radici“ sono ancora presenti. E poi come fa notare nel suo diario (Strahlungen III, opera omnia, volume 4, 210) Jünger siamo ancora testimoni di un amore che non abbiamo meritato, ma che è presente…Siamo appeni tornati dalla sauna e vedo che fa bene ai miei muscoli…

(Amrum, isola nel mare del nord, il 13.10.25) Anche nella Cristologia di „Gloria“, Balthasar parla dell’importanza della povertà per Cristo e dell’attenzione ai poveri di Cristo. Il primo passo, però, consiste nella sua „pretesa“, nella sua „autorità“, nel suo „potere“ (di guarire, di scacciare i demoni…); ma colui che guarisce è il povero per eccellenza, colui che ha donato la sua divinità così che si vedeva solo la „figura di schiavo“ - Egli è in un certo senso del tutto impotente, come a me sembra lo sia anche il suo successore: le sue parole sono commoventi perché sono le parole di uno che è impotente. Ad un livello umano, ciò significa che non le forme statali, tanto meno la forma di uno stato assoluto sono ciò che interessa il cristiano, ma la forma dell’ancella, della sposa che vuole e sa farsi bella, non un sistema efficace di funzionamento sociale. In un certo senso possiamo parlare del „medesimo uso di pretesa e povertà“, perché la pretesa stessa non è un potere statale o militare, etc. Come vi è un medesimo uso di non giudizio e discernimento necessario, in forza non di una gnosi, ma di ciò che si ascolta! La voce del Padre in Cristo ed in noi. Quando il papa cita il „Dilexi te“ di Dio per una comunità povera, in vero intende non solo quella comunità particolare dell’Apocalisse, ma tutta la Chiesa: „«Ti ho amato» (Ap 3,9), dice il Signore a una comunità cristiana che, a differenza di altre, non aveva alcuna rilevanza o risorsa ed era esposta alla violenza e al disprezzo: «Per quanto tu abbia poca forza […] li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi» (Ap 3,8-9). Questo testo richiama le parole del cantico di Maria: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,52-53)“. La Chiesa predica la profezia della pace e nessuna l’ascolta, ma ad un certo punto è Dio stesso che fa venire i potenti e ribalta la loro  logica. La Chiesa non può aver alcun esercito per imporsi…quando lo ha avuto nella storia, non dico che lo abbia usato male, ma non era in sequela di Cristo che vuole che gettiamo la spada…

Sono grato per la liberazione dei 20 ostaggi dalle mani violente di Hamas! Deo gratias et Mariae! 

Abba nostro…

(Dagebüll, mare del nord, l’12.10.25; 116esimo compleanno di mia nonna Maria, mamma di mio papà) Il problema non è avere il potere, questo è un problema solo per chi è di sinistra (quelli di destra o di centro sono più sinceri su questo punto), il problema è se si è capaci o se si riceve il dono di separarsi dal potere, in modo che i „servi“ ricevano il potere di agire realmente e non solo in rapporto al potente (cf. Ferdinand Ulrich, La parabola dei talenti affidati, edizione tedesca, 18-19). Se la tentazione di sinistra (per quanto questi termini abbiano solo un senso relativo) è quello del „als ob“ - fanno solo finta di donare il potere, in vero sono, tanto quanto i „tradizionalisti“ di destra „murati“ in una „chiusura essenziale“ - quella delle loro idee, che sono del tutto corrispondenti al mainstream di oggi, mentre i „progressisti“ sono „murati“  (chiusi) nel mainstream di qualche decennio fa, come osserva molto bene Paul Kingsnorth. Chi ama davvero la tradizione o un „ordine sacrale“ (Paul Kingsnorth) „tradidit semet-ipsum“ - ha consegnato se stesso. Qui è Cristo stesso inteso! Quando ieri mio figlio Ferdinand mi faceva notare la differenza tra una persona come Papa Francesco e Charlie Kirk (la morte di entrambi mi ha commosso profondamente) mi sono accorto che aveva capito che solo la Catholica permette una vera separazione dal potere, non una separazione violenta, ma offerta liberamente, come fa il padrone nella parabola (Mt 25,14,30). La Catholica che Papa Francesco ha saputo incarnare in modo davvero „radicale“ ha superato ogni forma di „essenzializzazione“ del cristianesimo, che è un imprigionamento di Dio nella trascendenza (non credo sia stata questa la tentazione di Kirk, che era un vero e proprio democratico). È un po’ la tentazione di Renato, che ho imparato ad amare come un vero amico e fratello. Ha ragione a dire che è un segno di speranza l’incontro tra Leone XIV e il Catholicos Karekin II, ma ogni essenzializzazione è una tentazione anche quella armena. Il criterio ultimo dell’agire è la donazione radicale del potere, come gestione di un potere più grande. Giustamente Renato vede in Charlie uno che ha saputo dire la verità: se la Turchia non riconosce il genocidio, deve uscire dalla NATO, ma in vero proprio ora, nelle trattative del Medio Oriente, proprio la Turchia ha giocato un ruolo buono, ha saputo usare in modo buono i suoi talenti. Ma torniamo a cose più piccole: una madre ed un padre sono bravi se sanno „liberare“ i loro figli e non se li imprigionano, anche in ciò che ritengono essere la verità…

PS Quale è la mia tentazione? Tutte queste di cui ho parlato. 

Abba nostro…

(Amrum, isola nel mare del nord) Più a nord di questa isola, in Germania,  c’è solo ancora Sylt. Sebbene sia piccola, l’isola offre una varietà di paesaggi: il mare aperto, che guarda verso la Scozia e la Norvegia, ma che nel mezzo arriva, per incontrare altra terra ferma, alla Groenlandia. Ovviamente si vedono solo Sylt e Föhr. Nell’isola ci sono dei piccoli boschi, così che anche il camminatore del bosco ha la sua gioia particolare; abbiamo fatto una passeggiata nella  spiaggia che da sul nord dell’isola e siamo ritornati nel nostro paese, nel nord dell’isola, camminando su un sentiero di legno tra le dune; dalla pro loco dell’isola ho imparato che le dune bianche sono un baluardo contro l’avanzata delle onde del mare del Nord; quando ci siamo arrivati noi stava ritornando l’alta marea; si deve stare attenti perché alle volte cammini ancora nell’asciutto, ma l’acqua ti circonda così che non riesci più a tornare alla spiaggia. Nella fascia dunosa di Amrum vivono anche uccelli nidificanti. I due più noti sono il chiurlo maggiore e il culbianco. Quando era bambina Konstanze ha letto più volte un romanzo di un ragazza che viene sull’isola per curare i suoi polmoni e di fatto abbiamo visto che vi è una grande clinica per madre e bambino/i qui nell’isola. Ora sono stanco, siamo andati a fare la sauna e adesso arriva su di me anche la stanchezza dei quasi 20.000 passi di questa bellissima giornata.


Questa mattina in Dagebüll 


(Dagebüll, mare del nord, l’11.10.25) Sono contento che Ferdinand abbia difeso papa Francesco dall’accusa di essere marxista da parte di Charlie Kirk; in vero i bergogliani di sinistra hanno contribuito a questo tipo di fama del Papa argentino.

Con ragione Paul Kingsnorth mette in questione l’ideale di grandezza del nostro tempo. A me non piace Trump per il suo ideale di grandezza, ma perché in qualche modo vuole davvero la pace che ha promesso alla sua base politica di MAGA. Per quanto riguarda la grandezza, credo che Ulrich abbia usato la parola giusta: il medesimo uso di grandezza e piccolezza. Poi sono del tutto d’accordo con Kingsnorth: noi abbiamo bisogno di un significato e di radici. Le mie radici sono la Catholica…

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 10.10.25; venerdì della 27esima del tempo ordinario; compleanno del nonno di Konstanze) Non c’é dubbio che senza la sua „risoluzione intima“ (Newman, 197) nessuno avrebbe potuto uccidere Gesù, perché Egli è Dio! Totalmente nel senso delle esperienze della passione di Adrienne von Speyr Newman dice che Gesù con questa risoluzione intima „rinuncia“ ad ogni consolazione; Adrienne parla di un „hinterlegen“ (porre dietro) della sua divinità. Newman: „ritirando l’appoggio della divinità dalla sua anima“ - quindi non aveva alcuna „speranza di trionfo“: „ la compostezza sua altro non prova se non come Egli governava per intero il suo spirito. Al punto giusto, tolse i catenacci e le serrature, e aprì cateratte: e i flutti si abbatterono sulla sua anima in tutta la loro pienezza“ (Newman, 196). Consegna infine il suo Spirito al Padre! Ma questa consegna è un atto oggettivo, non una consolazione soggettiva, che non arriverà fino al punto nel quale sorprendentemente risorgerà. Certo questo „sorprendentemente“ era possibile a Lui che non veniva sorpreso da nulla per quale „risoluzione intima“ di cui sopra. Perché è importante tutto questo? Questo è l’unico „olocausto“ di natura assoluta, di natura assoluta perché è Dio! Suppongo che una certa forza anche al cospetto di Auschwitz era possibile a persone come Etty o Edith per un dono che il Signore ha „hinterlegt“, per essere travolto senza protezioni. E solo per questo il suo olocausto era assoluto! 

Il padre Gabriel Romanelli in Gaza dice in X che è molto contento dell’accordo, ma che vi sono ancora bombardamenti ed un parrocchiano, grazie a Dio non in modo grave, è stato ferito mentre accompagnava la moglie in un ospedale americano. PS La versione di Banfi fa parlare il cardinal Pizzaballa: „«Più che parlare di pace, direi che vediamo le prime luci dell’alba: che non vuol dire che è pieno giorno. È un inizio giusto, qualcosa che porta speranza: già stamattina, nelle strade qui intorno, c’era un’energia diversa. La strada è lunga, gli ostacoli saranno tanti, però è il momento anche di gioire di questo momento, che è sicuramente positivo». Ancora una volta le parole del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca dei latini di Gerusalemme, offrono la chiave giusta per interpretare le tante importanti notizie delle ultime ore. La gioia delle piazze palestinesi a Gaza e israeliane a Tel Aviv (…) è un sentimento contagioso: la guerra è appena finita e nessuno la rimpiange. Forse è presto parlare di pace ma è la prima alba di tregua dopo più di due anni.“ (AB). 

Riprendo ancora alcune frasi della versione odierna: „Resta che il protagonista principale di questo cessate il fuoco è Donald Trump. Alla fine, si è rivelato più efficace di Joe Biden nel temperare la posizione dell’alleato israeliano. Ed ha mosso gli alleati giusti (Qatar, Turchia) per ridurre alla resa Hamas. Oggi alle 13 sarà conferito il premio Nobel per la Pace, cui Trump aspira apertamente. Da Stoccolma dicono che è già stato deciso, prima degli eventi dell’ultima ora. Fatto sta che un ulteriore riconoscimento (in passato dato a Henry Kissinger e a Barack Obama) potrebbe aiutare una soluzione politica verso i due popoli e due Stati, non certo facile da raggiungere dopo tanto odio, tanta violenza e tante vittime.“ (AB) - Banfi come sempre non è adulatorio di Trump, per cui nella versione ha anche precisato: „Gli Stati Uniti devono evitare di assecondare nuovamente le pulsioni peggiori di Israele, come fatto da Trump fino a poco tempo fa, vigilando per evitare che Netanyahu, incassato il ritorno degli ostaggi, non cerchi una scusa per riprendere la guerra.“ (AB). Per quanto il vigliare: „È entrato comunque subito in vigore il cessate il fuoco nella Striscia, così come prevede il documento siglato in Egitto giovedì mattina. Una task force congiunta con 200 soldati Usa e militari da Egitto, Qatar, Turchia e forse Emirati veglierà sulla tregua. L’esercito israeliano si dovrebbe ritirare fino alla Linea Gialla indicata nelle mappe dell’accordo entro le prossime 24 ore, al termine delle quali Hamas dovrà rilasciare tutti gli ostaggi vivi entro 72 ore. Quindi “lunedì o martedì”, come ha annunciato il presidente Usa Donald Trump aprendo ieri la riunione di governo alla Casa Bianca.“ (AB)

Abba nostro…

(Notte) Nel primo capitolo del suo „Against the machine“ Paul Kingsnorth racconta la storia giudeo-cristiana dalla Genesi al Vangelo; in questi anni, con i miei allievi, ho sempre cercato di rispondere all’obiezione di Hegel, che gli uomini non hanno potuto far altro che mangiare dell’albero della conoscenza. Il mio argomento era che all’uomo non era stato vietato tout court di usare la ragione, ma di usarla in un certo modo: come power, invece che come fiducia. In quel momento iniziale, per quanto ci fosse una bella comunione tra Dio e gli uomini, quest’ultimi avrebbero dovuto aver fiducia in Dio per ricevere al momento opportuno la conoscenza come servizio. Su questo vi è una totale similitudine tra la narrazione di Kingsnorth e la mia…Dio in Cristo non ci ha lasciato da soli nel disastro. Anche su questo punto il modo di argomentare di noi due è molto simile. Credo che si dovrebbe approfondire la storia; Kingsnorth introduce, però, la sua tesi, che è affascinante, e che ci libera dalla dialettica stancante tra progressisti e conservatori: l’ordine sacrale, rappresentato dal cristianità per secoli, è fallito e noi ci troviamo nel vuoto. Stasera dicendo il rosario nella stanza del camino con Konstanze ho pensato che questo ordine sacrale, non è del tutto finito; certo vi sono parti in me che sono „secolarizzate“, ma l’obbedienza al Santo Padre, di pregare ogni giorno del mese di Ottobre il rosario, significa che l’ordine sacro della cristianità, non è del tutto scomparso. Il punto debole dell’argomentazione di Kingsnorth è che vi sia una ciclicità di crescita e declino degli ordini sacrali; la debolezza consiste nel fatto che Cristo può far nascere figli di Abramo anche dalle pietre. Detto questo rimane il fatto che l’analisi proposta da Kingsnorth è tra le cose più profonde che abbia letto ultimamente. Domani partiamo per l’isola Amrum nel mare del Nord. Deo gratias et Mariae! Buona notte! 

(Wetterzeube, il 9.10.25; giovedì della 27esima del tempo ordinario; san John Henry Newman) Ho ripreso il sermone X di Newman, che mi aveva dato l’impressione iniziale di essere costruito in modo neoplatonico: differenza di anima e corpo troppo accentuata. Ma non è così, come ho anche sempre pensato nel profondo del mio cuore. Newman cita anche il Salmo 39(40), 7-9, ripreso da Eb 10, 5-7: [5] Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato… (5διὸ εἰσερχόμενος εἰς τὸν κόσμον λέγει· Θυσίαν καὶ προσφορὰν οὐκ ἠθέλησας, σῶμα δὲ κατηρτίσω μοι·.)… Perché Nostro Signore non beve la bevanda con il „vino mischiato con mirra?“ Non volle berne „perché una bevanda del genere gli avrebbe resa la mente insensibile“, mentre egli era risoluto a portare la sofferenza in tutta la sua amarezza. Egli stesso è diventato „olocausto“, una parola questa che in senso stretto può essere usata solo per Lui. Non voleva morire drogato; questo è il punto! Ascoltiamo ancora una volta Newman: „l'anima di noi altri uomini è soggetta a desideri, sentimenti, impulsi, passioni, turbamenti; la sua anima era soggetta semplicemente alla sua Persona eterna e divina. Alla sua anima non accadeva niente per caso o all'improvviso; Egli non era colto mai di sorpresa; niente mai lo poteva prendere senza che, in anticipo, egli non lo volesse“ (Newman). Da qualche parte nel Vangelo Egli stesso dice: nessuno mi prende la vita, io do la vita. Quindi anche quel „hinterlegen“ (depositare, nascondere) di cui parla Adrienne è un nascondere la potenza, in modo che neppure la divinità non freni il suo desiderio di sofferenza. Egli è completamente concentrato nel dolore…Ho letto in un passaggio di Jünger in „Sgraffiti“, che anche a livello umano, noi desideriamo troppo presto non sentire il dolore, che sarebbe necessario, dare il benvenuto al dolore per superarlo. Ora qui a livello divino-teologico abbiamo un’ intensificazione di questa cosa che dice Jünger, insomma noi possiamo capire il grado di sofferenza solo se teniamo conto che „chi era il paziente, era Dio; chi soffriva nella sua natura umana era Dio; i patimenti appartenevano a Dio, e furono bevuti sino al fondo, il calice fu votato sino alla feccia, perché Dio li bevve: Iddio non assaggiò né sorseggiò, non aromatizzò né dissimulò con lenitivi umani, come l'uomo suole condire la coppa dell’angoscia.“ (Newman). Proprio perché siamo uomini dobbiamo tenere conto della struttura psichico-corporale umana, e quindi è forse giusto, anzi è certamente giusto che di fronte a dolori terribili ci sia la possibilità della morfina. Ho letto da qualche parte che anche Jünger, come tra gli altri anche Benjamin hanno fatto degli esperimenti con la droga (ma io non ne so nulla), però nella pagina che ho inviato anche a mio figlio, Jünger diceva di non esagerare con medicine. Sebbene l’uomo non è Dio, la sofferenza non è neppure per lui qualcosa da cui può solo sfuggire. 

J.D. Vance ha condiviso in X un post del presidente Donald J. Trump nel quale mi sembra di capire che il piano di pace stia procedendo con successo. Speriamo! Non mi è ancora arrivata la versione odierna di Banfi. Anche Lucio Brunelli riprende la notizia con una foto di una luna gigantesca: „Superluna mattutina saluta la fine dei bombardamenti su Gaza e la liberazione degli ostaggi israeliani“. 

PS è arrivata la versione di Banfi che riassume cosi la notizia: „«Nessuna notte è eterna. Nessuna ferita resta aperta per sempre». La speranza di papa Leone XIV espressa dalle sue parole di ieri mattina, pronunciate a piazza San Pietro, ha avuto una clamorosa conferma nelle ultime ore. La notizia è ufficiale: Hamas e Israele si sono accordati sul primo cessate il fuoco a Gaza. Hamas dovrebbe liberare tutti gli ostaggi vivi e riconsegnare i corpi di quelli morti, Israele far uscire di prigione quasi due mila detenuti palestinesi. L’Idf, le forze armate israeliane, si dovrebbero ritirare dalla Striscia di Gaza, attestandosi al confine di Rafah. Nella notte italiana il presidente Usa Donald Trump ha confermato l’intesa (…) e potrebbe essere presente oggi in Egitto alla firma dell’accordo, che mentre scriviamo è previsto per le 11 ora italiana, dopo la ratifica del governo di Tel Aviv. Trump, secondo quanto riporta il sito Axios, intenderebbe accettare anche l’invito del premier Benjamin Netanyahu a parlare alla Knesset, il parlamento israeliano. Fino all’ultimo, i ministri oltranzisti del governo hanno cercato di contrastare questo accordo e boicottare il piano Usa. Probabilmente il premier dovrà cambiare la composizione del suo esecutivo. Ma la dichiarazione rilasciata nella notte non lascia dubbi. Ha detto fra l’altro Netanyahu: «Un grande giorno per Israele. Domani convocherò il governo per approvare l’accordo e riportare a casa tutti i nostri cari ostaggi»“ (AB).

In occasione della memoria liturgica di san Newman ho condiviso nuovamente il mio articolo su di lui in occasione della sua proclamazione a dottore della Chiesa. 

Per quanto riguarda la mobilitazione totale europea riprendo questa notizia dalla versione odierna di Banfi: „Dopo il dibattito tenuto ieri alla presenza di Ursula von der Leyen, gli eurodeputati votano oggi una mozione dal titolo: «Risposta unita alle violazioni delle spazio aereo degli stati da parte della Russia». La Commissaria europea ieri ha sottolineato che «l’Europa deve dotarsi urgentemente di una capacità strategica di risposta, pronta ad affrontare la natura mutevole della guerra», annunciando «il più grande aumento di spesa per la Difesa nella storia dell’Unione». Si tratta di 800 miliardi destinati al riarmo, di cui fanno parte i 150 miliardi di prestiti Safe.“ {Diciotto Stati membri dell’Unione europea hanno deciso di ricorrere ai prestiti comunitari per finanziare spese militari. Lo hanno fatto aderendo al fondo “Safe” (Security Action for Europe), lo strumento lanciato da Bruxelles per mobilitare fino a 150 miliardi di euro a sostegno dell’industria della difesa continentale. Tra i Paesi che hanno presentato domanda c’è anche l’Italia, che ha comunicato la propria adesione nelle ultime ore disponibili, dopo settimane di riserve politiche e tecniche. La mossa le garantirà 14 miliardi di euro in prestiti a tassi agevolati, da impiegare nei prossimi cinque anni e da rimborsare in quarantacinque. Il vincolo: investire in sistemi d’arma prodotti principalmente in Europa, su capacità ritenute strategiche dalla Commissione.“ (adnkronos)}.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Piccolo dialogo con Nicola a riguardo del mio articolo in Substack su Angela Merkel. Nicola Pomponio: Molto interessante. Grazie. Su quel che ha rivelato la Merkel farei due annotazioni. 1) Dimentichiamo volentieri che noi, i tedeschi e i giapponesi abbiamo perso la guerra con Usa e Uk. Questo è fondamentale per tutto ciò che ne deriva. 2) Polonia e baltici se hanno agito in quel modo è perché, probabilmente, sapevano di essere spalleggiati da oltreoceano e oltremanica. Roberto: Grazie per le tue 2 osservazioni. Nicola Pomponio: Ovviamente le mie annotazioni sono ben presenti a una donna intelligente come la Merkel! Penso siano abbastanza banali.  Roberto: Ormai siamo così persi che non esiste la banalità del pensiero, solo la banalità del male. 

Mi è arrivato il libro di Paul Kingsnorth, Against the machine. On the Unmaking of Humanity, London 2025. C’è qualcosa che mi affascina sia nel libro che nell’autore, che ha lasciato con sua moglie la sua vita urbana per vivere in una piccola fattoria in Irlanda, nella quale vengono riciclati anche gli escrementi. Quando ho lasciato la scuola o meglio il sistema scuola ho pensato che ci fosse qualcosa di sbagliato nella direzione intrapresa da questo sistema, anche se non sapevo definire bene cosa; in un certo senso, mi era e mi è chiaro, la scuola è al servizio della „machine“, anche se ci sono grandi e bravi insegnanti che vivono ogni giorno una resistenza pratica e spirituale alla macchina (cf quarta parte del libro di Kingsnorth). Ho letto per ora solo un po’ di pagine, ma direi che le cose che più mi affascinano sono queste: 1) la dialettica progressivo/conservatore non arriva in fondo al problema (cf citazione di Chesterton nella prima pagina). 2) Populismo vs ideologia woke, controllo dei confini vs protezione della democrazia… non sono espressioni del nostro malessere, sia che lo vediamo da sinistra o da destra, ma al massimo sintomi di una crisi. Che chi come me, che ha impegnato ed impegna la sua vita a comprendere la filosofia del dono di Ulrich sia affascinato dal libro di Kingsnorth è evidente, anche se io sono infinitamente meno radicale di lui nell’abbandonare la „Titanic“…Diciamo che sono un camminatore nel bosco moderato…

Ho letto i primi 23 punti della prima Esortazione apostolica del Papa Dilexit te: Sono grato che la Chiesa ci ricordi sempre la connessione tra Cristo e i poveri! PS „A proposito di papa Leone, ieri è stata pubblicata l’esortazione apostolica sull’amore verso i poveri Dilexi te, che significa Ti ho amato, versetto dell’Apocalisse in cui il Signore si rivolge ad una comunità cristiana senza risorse. È il primo documento a firma Prevost, al quale di fatto aveva già lavorato molto il predecessore Bergoglio. E tuttavia la scelta per i poveri viene declinata in una chiave più agostiniana (secondo Agostino il povero è «presenza sacramentale del Signore»). Come scrive Andrea Tornielli sull’Osservatore Romano: «La centralità dell’amore ai poveri è nel cuore del Vangelo stesso e non può dunque essere derubricata a “pallino” di alcuni Pontefici o di determinate correnti teologiche, né può essere presentata come una conseguenza sociale e umanitaria estrinseca alla fede cristiana e al suo annuncio». Il testo integrale dell’esortazione, stampato dalla Libreria Editrice Vaticana, è da oggi nelle librerie a 2 euro e 90 centesimi.“ (AB, 10.10.25)

(Sera

O etere silenzioso! Sempre conservi tu nella bellezza / l’anima anche quando si trova nel dolore, e si nobilita / nel coraggio davanti ai tuoi raggi, Helios! / il cuore spesso indignato in me. 

O dei buoni! È povero chi non vi conosce / Nel petto aspro non si calma mai in lui la contesa, / E il mondo è notte e non prospera / alcuna gioia ed alcun canto in lui. 

Solo voi con la vostra gioventù eterna, nutrite nel cuore di coloro che vi amano il senso del bambino, / E non lascia mai nel lutto il genio / nelle preoccupazioni e nelle follie. 

(Hölderlin, tentativo di traduzione) 

(Kloster Drübeck, l’8.10.25) Anche se non in modo  sistematico vorrei cominciare con le impressioni di questo incontro sullo specifico cristiano, organizzato dal CJD Sangerhausen o meglio Sachsen-Anhalt, e condotto da Mark Schröder (Staff Vita spirituale nell’associazione), che per l’appunto ha chiamato l’incontro: Workshop sulla vita spirituale. Era presente anche il presidente dell’associazione Sachsen-Anhalt, Andreas Demuth. La relazione-impulso l’ha data, per collegamento zoom, un signore della Caritas di Stoccarda. Lui ha detto che il profilo cristiano di una organizzazione veniva, nel passato, lasciato alle decisioni di una persona - con questo intendeva non tanto quello che Don Giussani direbbe della centralità della persona ma piuttosto nel senso di una scelta privata delle persone - e il passaggio che è stato fatto in questi ultimi tempi consiste nel dire che la responsabilità per il profilo cristiano ce l'ha l'organizzazione stessa e non solamente i privati. Ha insistito molto sulla libertà, perché se le persone non sono libere non fanno neppure volentieri quello che devono fare. Ed ha parlato di una „cultura dell’interruzione“, con ciò intendeva che le persone non sono solo dei pezzi del meccanismo,  e come tali l’unica virtù  sarebbe quella di essere fedeli all’organizzazione stessa…mentre spiegava questa questione aveva fatto vedere un un'immagine di un film di Charlie Chaplin, dove l'attore rappresentava un operaio in una fabbrica nella quale era appunto solo un pezzo del meccanismo. Sempre nel senso della libertà,  ha parlato anche molto dell'importanza della possibilità nell'organizzazione di riflettere in modo libero la propria appartenenza alla all'organizzazione stessa;  sulla preghiera era molto cauto, ma diceva che questo fa parte anche del profilo cristiano di un’organizzazione. Ritengo che questa presa di responsabilità del proprio profilo cristiano da parte dell'organizzazione sia un passo nella direzione giusta. Anche perché io avevo sempre la sensazione che il CJD fosse piuttosto un'impresa sociale, senza un profilo davvero cristiano. Io ho pensato ed ho proposto che bisognerebbe lavorare, perché ci sia davvero uno spazio o degli spazi per questa riflessione libera su ciò che accade nella vita quotidiana di una scuola, per esempio - il CJD non sono solo scuole, per esempio all’incontro sono presenti persone che lavorano in un asilo ed altre che accompagnano la vita familiare di persone che hanno una disabilità fisica o mentale… Questa mia proposta è stata intesa come una proposta di supervisione. Ma io non intendevo e ho cercato di spiegarlo una supervisione psicologica, ma una supervisione a partire dalla percezione del proprio profilo cristiano. Ho trovato anche molto bello che nel pomeriggio di ieri, era stata anche programmata una una passeggiata di circa un’ora, nella quale si è potuto parlare con le persone singole. Durante la passeggiata Mark Schröder mi ha chiesto se puntualmente sarei disponibile ad aiutarlo in questo lavoro che sta facendo sul profilo spirituale del CJD.

Prima della cena, abbiamo preso parte alla preghiera tenuta da un pastore luterano, nella chiesa romanica, che tra l'altro si trova direttamente davanti alla alla mia stanza, dove ho dormito e dove ora scrivo.. io sono abituato più alle preghiere come le Lodi e i Vespri - tra l'altro, l'abbazia benedettina dove ci sono ancora i benedettini (e dove sono stato più volte), quella di Huysburg, si trova molto vicino a questa, dove mi trovo adesso, che invece è gestita dalla chiesa luterana. Ma l'atmosfera di preghiera era bella anche qui,  solo che essendo il 7 di ottobre c'è stata una lunga riflessione sul sette ottobre del 2023, nella quale il pastore luterano ha riflettuto sull'unicità del dolore provato dagli israeliani, cosa anche legittima, ma che rappresenta una posizione del tutto diversa da quella del patriarca di Gerusalemme Pizzaballa e del parroco Romanelli di Gaza.


Durante la cena, il responsabile del CJD della Sassonia-Anhalt, si è seduto vicino a me e tra l'altro ha detto che vi è stata una perdita di soldi molto grande per sovvenzionare le scuole e le attività sociali del CJD e fondamentalmente la causa è quella che io chiamo la „mobilitazione totale per gli armamenti“. Comunque sembrerebbe che il cambio del ministro della cultura nella regione, porti una certa distensione nello stress economico che stiamo vivendo.  


Abba nostro…


(Wetterzeube, Pomeriggio) Dell’incontro nel monastero di Drübeck - a parte che ho conosciuto alcune persone davvero simpatiche - vorrei sottolineare alcune espressioni interessanti: in primo luogo la domanda, che corrisponde a quello che don Giussani chiama, seguendo il Vangelo, il centuplo quaggiù: cosa mi offre la dimensione cristiana della vita? Poi mi ha fatto davvero piacere che si sia vista la connessione tra la dimensione cristiana della vita e la professionalità. Forse il punto decisivo è contenuto nella formula: „cultura della comunicazione esistenziale“, che ritengo ancora più importante della „cultura dell’interruzione“, di cui ho riferito ieri; sulla differenza tra valori e norme vorrei farmi più pensieri. 


Da un articolo di Focus: „Quando Angela Merkel interviene dopo il suo ritiro dalla politica, viene ascoltata con attenzione. Soprattutto quando si tratta dei retroscena dell'attacco russo all'Ucraina nel febbraio 2022. Merkel, che fino a dicembre 2021 è stata cancelliera tedesca, ha infatti influenzato in modo determinante la politica europea nei confronti della Russia. In un'intervista al portale ungherese “Partisan”, Merkel ha parlato degli ultimi mesi prima della guerra. Di come il coronavirus abbia reso più difficili i contatti con il presidente russo Vladimir Putin. E di come, in qualità di cancelliera, nel giugno 2021 abbia avviato colloqui tra l'UE e la Russia per stabilizzare la fragile tregua tra Ucraina e Russia. Merkel voleva quindi “che noi, come Unione Europea, parlassimo direttamente con Putin. Questo non è stato sostenuto da alcuni. Si trattava soprattutto degli Stati baltici. Ma anche la Polonia era contraria, perché temeva che non avessimo una politica comune nei confronti della Russia”. Il tentativo è fallito. “Poi ho lasciato la carica. E poi è iniziata l'aggressione di Putin”, dice l'ex cancelliera.““ - in paesi baltici e la Polonia sono arrabbiati ora con la cancelliera Merkel ed alcuni tra i commentatori pensano che lei dica queste cose per giustificarsi, qualora la guerra in Ucraina finisse in un disastro. A me sembra che la ex cancelliera dica semplicemente ciò che è verosimile e ciò che corrisponde al buon senso. 

(Dopo) Non conosco proprio nulla dell’eretico Vanini (1585-1619) a parte la data di nascita e morte che ho letto in Wikipedia e la poesia di Friedrich Hölderlin, che ho appena letto. Non c’é dubbio che se la Chiesa non si sbaglia nella canonizzazione di santi, si è sbagliata quando ha dato un giudizio o troppo severo (Origine…) o sbagliato (come nel caso di santa Giovanna d’Orleans…) su determinate persone; quindi è possibile che il poeta abbia ragione a dire che Vanini è stato un uomo santo e non un eretico.  Allo stesso tempo il poeta non si fissa sulla protesta: come mai non sei tornato dal cielo a gettare il fuoco contro coloro che ti gettarono nel fuoco? Alla fine tutto viene avvolto dalla dimenticanza della natura e dalla pace, dei nemici e della vittima. Insomma nessuna traccia di risentimento o rancore. 

(Halle-Magdeburg, il 7.10.25; martedì della 27esima settimana dell’ordinario; Giorno commemorativo della Beata Vergine Maria del Rosario) Ho pregato il Rosario in macchina, nell’autostrada; sto andando al monastero di Drübeck, per un incontro organizzato dal CJD della Sassonia-Anhalt. Si tratta di un monastero di suore benedettino, che, però, non è più attivo da secoli, dagli anni della Riforma luterana (XVI secolo), attualmente è gestito dalla chiesa luterana della regione. In vero non so cosa mi aspetta. 


Oggi è l’anniversario del massacro del  7 Ottobre, che ha innescato la reazione, comprensibile, ma esagerata di Israele. Questa mattina ho ascoltato in spagnolo, tradotta e letta dal padre Gabriel di Gaza, la lettera del patriarca di Gerusalemme:  spera nel successo del piano Trump, ma è cosciente che il conflitto non finisce, neppure se l’accordo riesce. Insiste sulla dimensione spirituale e non solo politica per vivere la situazione difficile del Medio Oriente. Credo che ciò sia davvero importante, più del lavoro a livello di strutture statali. 


Ho letto alcune pagine favolose sulla parentela tra uccelli e uomini (molto più grande di quella tra scimmie ed uomini), in Sgraffiti: Ernst Jünger diventa per me sempre più maestro. 


„Ieri le famiglie degli ostaggi israeliani hanno chiesto al comitato del Nobel per la pace di assegnarlo a Donald Trump.“ (Versione Banfi odierna). Ed in vero Trump avrebbe guadagnato questo premio, molto di più di Obama. 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 6.10.25; lunedì della 27esima settimana dell’ordinario; san Bruno) Il testo della meditazione di questa mattina è preso dal 10º sermone cattolico di San Newman riguardante i dolori mentali di Nostro Signore durante la sua passione, con ciò si intendono i dolori sopportati da Nostro Signore nella sua anima innocente e senza peccato; questa differenza tra mentale e corporale non mi dice tanto, forse su questo io sono molto aristotelico e non penso che ci sia un'anima senza corpo; forse, però, comprendo l'intenzione del santo inglese di non concentrarsi solamente sul sugli aspetti fisici del dolore, ma anche su quelli interiori, chiamiamoli così. Gli esempi che fa sono anche interessanti, per esempio quando lui parla della differenza tra un albero e un uomo: l'albero non avendo una memoria intellettuale mentale del dolore soffrirebbe di meno e su questo sono d’accordo, infatti preferisco che soffra un albero che mia figlia. Allo stesso tempo, però credo che su questo abbiano piuttosto ragione Tolkien e Lewis, quando parlano nel loro linguaggio mitologico di una sofferenza degli alberi. Allora, a questo livello, il testo per ora non mi dice molto però ho letto solo le prime quattro pagine.


Veniamo ad un pensiero che invece trovo molto interessante: „ nella storia del Nostro Signore e  Salvatore, ogni racconto è di una profondità non investigabile e porge inesauribile materia di contemplazione. Quanto lo riguarda, tutto è infinito; e noi, alle prime, altro non percepiamo che la superficie di ciò che nell'eternità incomincia e finisce nell'eternità. Sarebbe presunzione per chiunque all'infuori dei Santi e dei Dottori, osar commenti alle parole e agli atti di Lui, fuorché a modo di meditazione; d'altra parte, meditazione, preghiera mentale sono talmente doverose a chi desidera la vera fede e il vero amore per Lui, che possiamo ben permetterci, fratelli miei, sotto la guida dei Santi che furono prima di noi, di soffermarci ed estenderci in ciò che, veramente, più si presta a essere adorato che non essere scrutato“ (edizione italiana, 189). Se non fosse così il cristianesimo sarebbe una gnosi come tante altre. Il che non vuol dire che non si possa meditare sia l’oggetto teologico scelto da Newman (questo tipo di riflessione abbisogna della guida di santi dottori), sia un tema diciamo più „mondano“. Faccio un esempio con una frase di Jünger, presa da Sgraffiti: “Procreare significa moltiplicare; miliardi di germi, di semi, di individui vengono dispersi. Morire significa dividere; alla fine anche l'universo viene ricondotto all'Uno, al Suo.” Sarebbe interessante comprendere se questo Uno e questo Suo sono intesi in senso personale, se fosse così allora già nel 1960 Jünger era un uomo religioso, forse anche già cristiano…comunque è interessante come il pensatore tedesco riflette in forza di semplici elementi matematici, come la moltiplicazione e la divisione, su fenomeni che riguardano l'uomo e l’universo. In un certo senso si può davvero paragonare la procreazione con una moltiplicazione e il morire con una divisione, ma una divisione che non finisce nella distruzione, ma appunto nell'Uno e nel Suo. Con la prospettiva dell’Uno e del Suo ci avviciniamo molto al mistero non investigabile fino in fondo di cui parla Newman. 


Per quanto riguarda il mio giudizio negativo sulle folle che manifestano per Gaza, ci terrei a dire che io non intendo questo giudizio con un dogma…ci ho riflettuto su a partire dalla difficoltà di cui parla Adrienne di immedesimarsi con il dolore dell’altro/Altro (ne ho parlato in un articolo in Substack). Detto questo ci tengo anche a far conoscere il giudizio del cardinal Pizzaballa, anche con l'augurio che abbia ragione lui e non io. „Pizzaballa torna anche a parlare della Flotilla e della mediazione che aveva offerto agli attivisti. E poi esprime un giudizio sulla mobilitazione popolare di questi giorni in Italia e in Europa, parlando ancora di coscienza e dignità. Dice, rispondendo ad una domanda sull’oltraggio a Wojtyla (che fu già contro la Guerra del Golfo del 1990): «Le cose estreme le lascerei da parte. Gli idioti ci sono sempre ma non rappresentano la bellezza della stragrande maggioranza della popolazione. Vedo una mobilitazione trasversale, e credo sia un aspetto importante da tenere in considerazione. Le immagini che arrivano da Gaza hanno risvegliato e fatto emergere qualcosa che abita la nostra coscienza, la dignità delle persone, dei diritti, della vita.
Lo vedo come qualcosa di molto positivo, da valorizzare e da orientare bene. Crea anche un senso di comunità, di unità sulle cose importanti della vita che hanno accomunato tante persone, al di là degli estremisti»“ (Banfi, versione odierna). Anche la folla oceanica, nello stadio di Phoenix, durante il funerale di Charlie Kirk, aveva sollevato in me un giudizio positivo. Comunque, poi bisogna tenere conto che io, come „camminatore nel bosco“, tutte queste cose le vedo da lontanissimo.


Auguro con tutto il cuore che il piano Trump per Gaza abbia successo; J.D. Vance nel suo account in X ha condiviso un post del presidente statunitense su questo tema. „Ieri all’Angelus Papa Leone XIVl …, esprimendo «preoccupazione per l’insorgenza dell’odio antisemita nel mondo», ha detto che «nella drammatica situazione del Medio Oriente, si stanno compiendo alcuni significativi passi in avanti nelle trattative di pace, che auspico possano al più presto raggiungere i risultati sperati. Chiedo a tutti i responsabili di impegnarsi su questa strada, di cessare il fuoco e di liberare gli ostaggi, mentre esorto a restare uniti nella preghiera, affinché gli sforzi in corso possano mettere fine alla guerra e condurci verso una pace giusta e duratura». Ancora una volta è il cardinal Pierbattista Pizzaballa, Patriarca dei Latini di Gerusalemme, ad esprimere al Corriere della Sera (in una paginata di intervista a cura di Gian Guido Vecchi) una visione realistica. Dice infatti: «È un percorso pieno di insidie, come sempre. Però da una parte c’è anche tanta stanchezza, in tutti, una stanchezza che non può essere del tutto ignorata: basta. E dall’altra vediamo una forte pressione internazionale che apre un minimo di possibilità. Si è aperto uno spiraglio che non ha precedenti. Bisogna entrarci e cercare in ogni modo di allargarlo. (…) Pace è una parola impegnativa, richiede tempo. La fine di questa guerra orribile non sarebbe la fine del conflitto, il cessate il fuoco non è la pace. Però è un primo passo, la premessa necessaria per cominciare un percorso nuovo, diverso».


Su Der Freitag https://freitag.de/autoren/johannes-varwick/kriegskonjunktur-die-phrase-ruestung-statt-autos-macht-gerade-die-runde scrivo di «Congiuntura bellica: il boom degli armamenti soppianta l'industria automobilistica in crisi». Da un lato è comprensibile. La sicurezza nella pianificazione è indispensabile per le aziende del settore degli armamenti al fine di sviluppare le capacità necessarie e la forza innovativa. Tuttavia, un'industria in crescita avrà (dovrà avere) interesse a ottenere impegni di capacità a lungo termine e a vendere la sua produzione aumentata. Ciò aumenterà la pressione ad esportare di più, ma potrà anche contribuire a far sì che gli armamenti prodotti vengano utilizzati “in azione” La mia tesi: la ripresa del settore degli armamenti in Germania porterà prevedibilmente ad un aumento del potere di lobbying e dell'importanza dell'industria degli armamenti. Ciò comporta rischi ed effetti collaterali, perché si discute troppo poco del fatto che l'industria degli armamenti non è un “settore normale”. L'industria degli armamenti, attualmente in forte espansione, dovrebbe essere maggiormente controllata e non continuamente coccolata. Ma non sembra che sarà così.“ (Johannes Varwick, X). 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 5.10.25; 27esima domenica dell’Ordinario; Santa Faustina) Gv 6, "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.“ (Ἐγώ εἰμι ἡ ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή· οὐδεὶς ἔρχεται πρὸς τὸν πατέρα εἰ μὴ δι’ ἐμοῦ.) Si chiede Balthasar in Gloria III, 2: „Quale è l’impressione principale che rimane della sua esistenza?“. Questa è la domanda cristologica per eccellenza, non il chiarire il rapporto tra il Gesù storico e il Cristo della fede. Di questo basta dire che tra i due poli regna „continuità“. Nei sinottici non si parla di Cristo in modo diverso; faccio solo un esempio, Lc 4, 36: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?“ (Τίς ὁ λόγος οὗτος ὅτι ἐν ἐξουσίᾳ καὶ δυνάμει ἐπιτάσσει τοῖς ἀκαθάρτοις πνεύμασιν, καὶ ἐξέρχονται;). L’impressione che rimane di Cristo riguarda la parola, „ὁ λόγος… ἐν ἐξουσίᾳ καὶ δυνάμει“. Questo che accade nella pienezza dei tempi, vale per tutti i tempi! E nessuna altra parola, neppure quella del santo Corano supera questa „pretesa“ di Cristo! Nei miei corsi di cristologia nella Oberstufe ho sempre insistito su questa „pretesa“ (Anspruch). E noi dobbiamo testimoniare solo questo ὁ λόγος… ἐν ἐξουσίᾳ καὶ δυνάμει. La lettera agli Ebrei ci dice in breve quello che è decisivo per ogni piano pastorale: 6 [1] Perciò, lasciando da parte l'insegnamento iniziale su Cristo, passiamo a ciò che è più completo, senza gettare di nuovo le fondamenta della rinunzia alle opere morte e della fede in Dio, [2] della dottrina dei battesimi, dell'imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno. Un piano pastorale non ha il compito di presentare la dogmatica iniziale di Cristo, questa è presupposta, e viene proposta in cose ben concrete: 1) la rinunzia alle opere morte (μετανοίας ἀπὸ νεκρῶν ἔργων); 2) la fede in Dio (πίστεως ἐπὶ θεόν); 3) la dottrina dei battesimi (βαπτισμῶν ⸀διδαχὴν ); imposizioni delle mani (ἐπιθέσεώς τε χειρῶν); 4) la risurrezione dei morti (ἀναστάσεώς ⸀τε νεκρῶν) e 5) il giudizio eterno (κρίματος αἰωνίου). Il compito e la missione di Padre Paolo Dall’Oglio SJ sono del tutto attuali! Bisogna dialogare con l’Islam, e per far questo nel cuore dobbiamo avere Cristo come ἡ ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή·.


Nella parrocchia della Santa Famiglia di Gaza vengono ospitati e curati anche i mussulmani, ho sentito ieri nell’intervista al cardinal Pizzaballa. Il video del padre Gabriel  (in quello di ieri parlava di una speranza che la guerra - non il conflitto, ha specificato il cardinal Pizzaballa - stia per finire, perché sembra che Hamas abbia accettato il piano di Trump) finisce sempre con la benedizione del Dio trinitario; credo che in questa parrocchia si prendano alla lettera i punti presentati dalla lettera agli Ebrei. 


Abba nostro…


PS Anche Michele Brignone mi avevo detto una cosa simile reagendo al mio articolo sulla non partecipazione al dolore altrui; spero che abbia ragione lui e quindi cito dalla versione odierna di Banfi questo passaggio: „Tuttavia, è impressionante il sentimento popolare diffuso di vicinanza alle vittime di Gaza e manifestato in vari modi negli ultimi giorni. Come scrive Agostino Giovagnoli oggi su Avvenire: «Anche se oggi odio e divisione portano tanti voti facili, è pericoloso ignorare la sotterranea esasperazione dei popoli e i sentimenti più profondi dell’umanità. In un mondo in cui è persino eufemistico parlare di poteri forti, non conviene alla politica schiacciarsi totalmente sulle forze dominanti, sulle regole che queste impongono e sul cinismo che ne deriva: ne risulterà annichilita. Solo ascoltando i popoli e la gente comune, chi soffre e gli ultimi, questa può indicare soluzioni originali ed efficaci ai problemi che chi comanda crea a tutti gli altri {mio corsivo}. L’occasione che si è aperta per la pace è anche un’occasione per la democrazia, oggi in crisi ovunque ma che forse possiamo ancora salvare»“ (AB). Comunque anche se „Avvenire“ non ci crede, il politico che più sta prendendo sul serio la gente comune è Donald Trump! 


(Pomeriggio)

Mi scrive Renato sul mio articolo sulla riunificazione tedesca: „Ho letto ora il tuo "rapporto" sullo stato tuo e della Germania dopo 35 anni dall'unificazione. Mi colpisce e affascina sempre, ma stavolta ancora di più, la tua capacità di dare parole forti e poetiche ai giudizi che maturi sulla tua vita e sul mondo. Ti confesso che io non ho la tua chiarezza di visione sul nostro tempo. Ne dovremo parlare a viva voce incontrandoci. Inoltre: rispetto al Roberto Graziotto di quando ti ho conosciuto hai avuto una crescita in profondità e saggezza impressionanti.“


(Notte) Mi scrive una ex allieva tedesca sul mio articolo: „Buonasera dottor Graziotto. Grazie mille per avermi inviato l’articolo. A differenza delle persone che detengono il potere, io mi fido di lei. Ormai vivo con grande paura del futuro quando ascolto le notizie. Anche la mia famiglia. Le sue parole non mi tranquillizzano, ma dimostrano che tutti noi viviamo la stessa situazione e che il nostro destino è nelle mani di pazzi che probabilmente non riflettono sul futuro e non sono grati alla vita. Le auguro una buona serata.“ (Alwine)


(Wetterzeube, il 4.10.25;  san Francesco, patrono d’Italia) Ho deciso di pubblicare la pagina del diario odierno sulla non partecipazione alla sofferenza come articolo in Substack 


Abba nostro…


(Notte) Jünger cita Paul Gerhard Natorp (1854-1924), filosofo tedesco e pedagogo: „I numeri sono semplicemente eterni, immutabili, invariabili.“ Questo invero vale per l’essere donato come atto di amore gratuito; in un certo senso è eterno o non causato, immutabile ed invariabile. Dio crea donando l’essere, ma l’essere non causa, come il numero uno non causa gli altri numeri. Il causare è una dimensione della creazione, ma non l’unica né la principale. La dimensione principale è il donare. 


Leggendo la prima pagina della FAZ, il giornale capitalista e guerrafondaio di Francoforte, ho avuto la sensazione di comprendere sempre più precisamente che, in fondo, con il suo "nuovo inizio", il cancelliere Merz intende semplicemente la "mobilitazione totale e guerriera". La notizia principale nel giornale era che nell'aeroporto di Monaco di Baviera sono stati avvistati dei droni e, per questo motivo, è stato chiuso per un certo periodo di tempo. 3.000 passeggeri hanno dovuto subire questa situazione e la soluzione di Söder, il premier bavarese, è la stessa che ho letto per la Danimarca, ovvero abbattere immediatamente i droni. La seconda notizia riguardava l'introduzione del servizio militare obbligatorio. La differenza tra i socialisti e i democratici-cristiani consiste solo nella modalità del passaggio da una situazione non obbligatoria a una obbligatoria. Un politico di nome Spahn ha detto che non siamo ancora in guerra, ma neppure in pace. Per quanto riguarda l'editoriale breve, esso riguardava il discorso di Merz che avrebbe capito tutto ciò che conta e che avrebbe saputo osteggiare non solo l'America di Trump, ma anche i progetti populisti tedeschi dell'AfD. La critica riguardava solo il fatto che il cancelliere non fosse abbastanza patriota. Questo patriottismo mancante, riassunto dalle parole "unità, diritto e libertà" (inno tedesco), viene usato dalla FAZ in fondo solamente come contrapposizione ai sistemi autocratici. Il secondo editoriale, quello più lungo, tratta del rapporto tra l'Europa democratica e l'Iran autocratico. La pagina dell'economia, invece, fa capire che ci sono problemi economici e giuridici nell'uso dei soldi russi per fare la guerra ai russi, per così dire, senza tanti giri di parole come fa la von der Leyen. Ovviamente, rubare i soldi agli altri e identificare la Russia con Putin vuol dire creare un precedente giuridico per cui investire i soldi in Europa nelle banche europee non è poi così sicuro, perché per motivi politici questi soldi potrebbero essere usati contro il proprietario. A livello economico, anche se non ho capito tutto, rimane il fatto che non si possono usare solo i soldi russi, ma bisogna investire anche i propri: 35 miliardi, se ho capito bene, e questo è un altro aspetto della mobilitazione totale. La foto di Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky che si guardano come due innamorati mi fa semplicemente schifo, come altre cose, ma ora smetto perché voglio andare a dormire. Buonanotte! 


(Wetterzeube, il 3.10.25) Il cristianesimo non è un programma di Fitness, ma ha ragione il padre Gabriel da Gaza, da cui ricevo, nei suoi video, con gioia, la sua benedizione, a dire che al cristiano viene donata una serenità, anche nel mezzo della guerra, anche in mezzo ad una guerra che spera che termini il più presto possibile (anche per il piano di Trump). Le immagine delle suore che insegnano il cucito nella parrocchia alle ragazze e delle altre attività parrocchiali sono di grande serenità. Il padre Gabriel stesso cita la „desolazione“ come stato normale per il cristiano secondo san Giovanni della Croce, ma anche il discernimento, in modo particolare di sant’Ignazio che questa desolazione non sia solo espressione di uno stress interiore che nasce, perché non si ha fiducia in quello che Adrienne chiama „un amore ricolmo di fede e speranza“. Poi  è chiaro che se ti distruggono una casa per cui hai lavorato per tutta la vita, non  è che si è happy. 

Maria non è solo un tipo; il tipo mariano, come Pietro non è solo un tipo, il tipo petrino. „La parola dell’angelo a Maria non è ricolma solo di un senso amplissimo, ma viene a lei in modo personale. Lei è questa ragazza, che deve sopportare questa ampiezza“ (Adrienne von Speyr, 25 marzo 1963, numero 2312 di „Terra e cielo III“). Come oggi il Papa non è uno in generale, ma Leone XIV. Le difficoltà arrivano sempre nella vita, e si possono sopportare se si è fondati su un’ampiezza ecclesiale e personale. „Possiamo permanere nello spazio del si della madre e della Chiesa“ (Adrienne). Questa deve essere il contenuto della nostra preghiera. Non si tratta di ragionare sul proprio io e sulle proprie capacità, ma chiedere un’apertura al Tu: a Dio e al prossimo. Anche nella stanchezza e nella desolazione si può vivere di questo si mariano.


Abba nostro…


(Sera) Oggi abbiamo fatto una camminata di 10 chilometri vicino a Morgenröthe (Vogtland), circa 2 ore e 40 minuti di cammino, alla velocità di 4,0 km/h e con un dislivello di 210 metri. L’ultima pausa l’abbiamo fatta a 700 meri sul livello del mare. Gli esercizi che mi fa fare il Ferdi in palestra mi permettono di nuovo di camminare con gioia. Cosi abbiamo passato nei boschi il 3 di Ottobre la giornata della riunificazione tedesca, senza la quale non vivremmo qui in Sassonia-Anhalt. Non dimentico le mie origini italiane, ma sono molto tedesco ormai, anche se scrivo in italiano e non è un caso che l’autore che leggo più costantemente al momento è Ernst Jünger, un grande maestro, forse direi anche un grande amico. Un suo pensiero mi ha fatto compagnia in questi due giorni: la nascita è un avvenimento aristocratico, la morte è un avvenimento democratico…nella nascita ci sono delle differenze: il paese in cui si nasce, la famiglia nella quale si viene al mondo, nella morte: io, Mozart o la capra siamo solo cadaveri. Ma anche la morte non è distruzione: cristianamente per la promessa di Cristo che riceveremo la vita eterna, come dono personale, a livello, diciamo più dal basso, il materiale con cui è fatto l'universo ci accomuna tutti in una energia che conferma il nostro valore, non lo distrugge (cf. Sgraffiti, 445).



Durante la nostra camminata: 700 metri sul livello del mare



Foto di  Konstanze 



Mia foto


Da Facebook, due miei interventi: 1) A me invece fa paura „il risveglio in tutto il mondo“. Il cardinale Pizzaballa è un’anima nobile e cerca di salvare il positivo nel negativo. Io nell‘attivismo della Flottilla ci vedo una forma nascosta di antisemitismo, ma forse mi sbaglio … io ho imparato dal filosofo tedesco Robert Spaemann che quando appare sulla scena del mondo il male allora chi si oppone sono sempre pochi coraggiosi, non masse. 2) La genialità del modo con cui parla per Leone XIV consiste nel fatto che lui queste cose {quando si è davvero pro life} le pone come domande…già il titolo {le domande del Papa sono tradotte come affermazioni; ecco la frase del Papa: «Uno che dice che è contro l'aborto ma è a favore della pena di morte non so se è pro vita, se sei contro l'aborto ma contro i diritti umani per i migranti non so se è pro vita»} tradisce il senso di quello che lui voleva dire, è cioè un altro tipo di comunicazione. E quello che dice sul rispetto, non riguarda solo la destra cattolica americana … Buona notte! 


(Wetterzeube, il 2.10.25; festa dell’angelo custode; compleanno di Heidi) 


Angele Dei,
qui custos es mei,
me Tibi commissum pietate superna,
illumina, custodi,
rege et guberna.
Amen.


Ho cominciato la giornata con un video del padre Gabriel da Gaza, nel qual prega una preghiera a Maria, signora della Palestina, composta dal cardinal Pizzaballa e in cui invita a pregare il rosario, ogni giorno, come ci ha chiesto papa Leone XIV, per questo mese di ottobre, con l’intenzione della pace. Ieri Konstanze ed io lo abbiamo pregato ieri nella stanza del camino; normalmente lo preghiamo in macchina, in cinque lingue: tedesco, spagnolo, inglese, latino ed italiano. 


Anche il testo di meditazione riguarda la „preghiera mariana“ (13.3.1963; numero 2311 di Terra e cielo III). Faccio una premessa: un amica mi ha mandato un video di un sacerdote, il quale con grande enfasi parla dell’amore per se stesso. La lezione del padre Anselm Grün è diventata universale ed ha un momento di verità, ma non è preghiera mariana, nel senso inteso da Adrienne; anzi è proprio il contrario di essa: preghiera mariana è invito ad amare Cristo, non se stessi. Per questa ci è bisogno di grande forza, senza alcuna forzatura. "Ma il potere che le viene concesso non serve a chiedere più di quanto le viene concesso, né a recitare un ruolo. Sarebbe l'ultima cosa che vorrebbe. Accetterà ciò che le viene dato e lo accetterà sempre nella preghiera... Il suo essere e il suo stato d'animo, il suo sovraccarico, sono diversi nella sua preghiera; sono determinati dalla forza {di Cristo} e in essa contenuti. Non vuole indagare come questi elementi si relazionino tra loro. Ciò comprometterebbe la sua preghiera. Vuole dedicare tutta la forza che Dio le dona alla via del Figlio" (Adrienne von Speyr). La preghiera non è un esercizio paragonabile a quelli che si fanno nella palestra, che servono la propria „salute“, la propria „fitness“ ; preghiera è essere presi al servizio per un compito che costa fatica, quanta lo sa solo Dio! È donata una forza, di cui però non si dispone. 


Per quanto riguarda la politica internazionale vedo che si sta ricreando „mutatis mutandis“ una forma antisemita di massa. Il sostegno della „Flotilla“ è un’espressione di antisemitismo di massa. Ovviamente ci sono dei motivi per esso, in primo luogo perché la situazione in Gaza è insopportabile - questo è il motivo per cui sono contento di dare spazio nel mio cuore a padre Gabriel Romanelli o al patriarca di Gerusalemme, Pizzaballa. Ma rimane il fatto - e nel mio diario su questo non sono stato sempre coerente - che chi ha dato inizio a questo disastro è un azione terroristica palestinese, quella di Hamas. Ovviamente mi si può obiettare che anche Hamas non è l’inizio, ma lo è l’occupazione israeliana della Palestina. Probabile, ma credo che bisogna essere cauti. All’inizio del disastro c’è Auschwitz, nei quali gli ebrei sono stati le vittime (non le uniche, ma la grande maggioranza). Il „mito di Auschwitz“ (Sieferle) ha creato un bel caos, ma la „realtà di Auschwitz“ è un disastro che durerà per generazioni. Il padre Gabriel, che nel disastro ci vive, insiste tanto sul perdono. Giustizia e perdono. Per quanto riguarda Greta Thunberg, che mi era simpatica da bambina, lei sta per una cultura della rivendicazione, senza alcun compromesso; questa cultura non è la mia. Non è un caso che i promotori della Flotilla abbiano rifiutato la mediazione del cardinal Pierbattista Pizzaballa. 


Per quanto riguarda alcune frasi dette dal Papa ai giornalisti a Castelgandolfo, una sta girando, fuori dal contesto retorico, nella quale l’aveva detta il Papa, che era più una domanda che un’affermazione, quella sulla politica disumana statunitense sui migranti. Il papa da decenni non è negli USA, miei amici negli USA, che amano Cristo come il papa, dicono che la migrazione illegale è fuori controllo; mi sembra che il papa - in quanto papa - abbia detto una cosa molto importante: dobbiamo imparare a rispettarci a vicenda, anche se sulla migrazione la pensiamo in modo diverso. Ascoltiamoci e troviamo un cammino che corrisponda alla dottrina sociale cattolica!  


Sulla questione ecologica, Deo gratias et Mariae, il papa Leone XIV è del tutto sulla linea di Papa Francesco…“Siamo un’unica famiglia, con un Padre comune che fa sorgere il sole e cadere la pioggia su tutti (Mt 5,45); abitiamo un medesimo pianeta, del quale dobbiamo avere cura insieme. Rinnovo dunque un forte appello all’unità attorno all’ecologia integrale e per la pace! #LaudatoSi #TempodelCreato" (Leone XIV)


Abba nostro…


(Sera) Ho ripreso la lettura di „Ianua. La catena spezzata.“ Devo dire che la lezione di moralità di Doudha, la mamma di Aeld e degli altri fratelli e sorelle, ad Anna ed Aeld, anche se sta in quarta di copertina, per me è solo espressione dell’ ultra-cattolicesimo dell’autore. „C’è l’hai la forza di proteggerla, di proteggerla da solo, di starle accanto sempre, qualsiasi cosa accada, qualsiasi pericolo orrendo la sua presenza susciterà?“ Chiede Doudha a suo figlio. In vero i due si erano comportanti in modo ultra corretto, nella loro avventura notturna, ed in vero anche se avessero fatto quello che Doudha teme, sarebbe stato così terribile? In vero Etty Hillesum, che certo non coltivava la verginità del suo corpo come un dio intoccabile, ci ha dato una lezione di umanità al cospetto del grande pericolo di Auschwitz, che cerca un suo uguale. Detto questo rimane il fatto che Matteo Foppa Pedretti sa presentare la sua „Orribile Forza“ con grande fantasia: „nel buio della baia illuminata non si sentono le grida di Hokusai Mori“, che incarna la orribile forza di Ianua. Della sua esistenza fisica resta ben poco. Insomma le manca quel corpo che il grande filosofo e psicologo tedesco Thomas Fuchs ritiene essere il distintivo o lo specifico dell’essere umano: „le biomacchine che costituiscono il 70% del suo corpo vengono tenute in funzione da apparati che infondono al loro interno energie e sostanze rigenerative. Solo il suo cervello prova dolore, tutto il dolore concentrato di un corpo che non c'è più. Solo i suoi occhi piangono, disperati, nonostante tutta la sapienza del potere del mondo“ (Foppa Pedretti, 196). E per questa potenza del mondo il romanzo trova termini molto impressivi: Sicurezza, Copertura…E chi si oppone ad essa? Non eroi allo stato puro, ma persone che hanno perso la via giusta; in questa scelta l’autore non è per nulla moralista. Alla forza pianificante e razionalizzante della Sicurezza, non si oppongono solo anime buone e belle come Anna e Aeld, ma anche uomini distrutti come Folcor, che ritorna alla fine della sua vita dalla famiglia, sebbene abbia prima contribuito a distruggerla. O come Horus, colui che vendeva fumo, l’araldo del regime, che alla fine conta sul valore della Tradizione, che ha contribuito a distruggere, per salvare il salvabile o per lo meno per scoprire il piano di distruzione. Il senso vero della Tradizione non è conservazione, ma discernimento nel momento della prova: di chi ci si può davvero fidare? (Cf. Ibidem, 218). 

Matteo mi ha risposto con una lettura diversa dalla mia che mi aiuta molto: „Grazie. Come ti ho detto la tua lettura critica mi aiuta a leggere meglio quello che ho scritto. Su Doudha e sulla sua reazione però non sono d'accordo con la tua lettura. La sua preoccupazione non è quella della pruderie ( gli Isolani hanno molti difetti, ma sono troppo "antichi", anche nei confronti del sesso, per essere borghesi.)

È il timore di quelle forze - le stesse che forgiano la Copertura, che governano il mondo - che intravede minacciose alle spalle di Anna. E alla cui azione la spavalderia di Aeld ( la "lieta furia di un uomo di vent'anni", direbbe il Manzoni, o " il giorno di domani vissuto col passo di chi va per le strade notturne o nelle belle mattinate per la prima volta, col passo di chi ha venti o trent'anni", come scrive Pasolini, con più parole e meno incisività...) rischia di dare occasioni di fare male a chi è ancora "troppo acerbo", senza avere la forza di starle accanto, quando il gioco si fa duro.

Se qualcosa posso rimproverare a Doudha è lo sguardo vecchio, ferito dalla vita, pagano nel suo considerare il fato ineluttabilmente più grande della giovinezza, e della sua stupidità e grandezza…"


Caro Renato, grazie per il libro su Milano. Anche se non mi rispondi è uguale: ho letto ora con attenzione tutto il capitolo su Formigoni e che finisce con la frase: „Formigoni ha governato per diciotto anni, dal 1995 al 2013“. Il tuo giudizio è esaltante, di un governatore, non satrapo, che ha agito in forza del criterio della sussidiarietà e che ha saputo muovere le leve tiberine in modo tale che la regione Lombardia non fosse bloccata da Roma. in modo particolare sulla salute. Come mai finisce agli arresti domiciliari? In vero, se quello che dici è vero, non basta solo il „Formigone“ (formato sul termine Pirellone), per ricordarlo, ma bisognerebbe farne una statua direttamente davanti al duomo. Come mai alcuni ciellini romani hanno contribuito alla distruzione della sua immagine, come tra l’altro anche della tua. Se nel passato, dai boschi tedeschi ho contribuito, nel mio piccolo, alla diffusione di una fake news, chiedo scusa. Tra l’altro da qualche parte ho ancora una lettera di ringraziamento del Roberto lombardo per dei piccoli volumi della Piemme di Balthasar and co che gli inviai. Buona notte, R 


(Wetterzeube, il 1.10.25; santa Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo )  Non ho ancora letto il libro di Newman sugli ariani nel quarto secolo, ma credo che esso sia necessario per comprendere il tema della tradizione e del suo sviluppo legittimo. Nel numero 2310 del gennaio del 1963 (Terra e Cielo III) Adrienne spiega, con un linguaggio molto semplice e chiaro, il tema dello sviluppo legittimo all’interno della tradizione; la base rimane sempre la Scrittura, nella sua polarità tra AT e NT ed anche nel NT vi è stato uno sviluppo legittimo dell’At… Non è possibile controllare tutto nel senso: c’è scritto o no nella Scrittura. Adrienne: «La Scrittura aveva una tale vivacità intrinseca che, al momento della stesura, era completa solo nella sua struttura di base, non nella suo sviluppo. Un bambino impara a fare di conto durante il primo anno di scuola. Per il bambino, fare di conto significa contare: ora sa contare fino a dieci, ma sa anche che un altro bambino sa contare fino a cento... I numeri sono lì fin dall'inizio. La base è immutabile. In seguito possono esserci ampliamenti della base, variazioni che non si trovano direttamente nella serie numerica, ma le operazioni ne derivano in modo sensato“. Le tentazioni sono tante: da quella del letteralismo a quella del fissare la tradizione in un punto del suo sviluppo. 


Ho ascoltato, anche all’interno della meditazione mattutina, il video di Padre Gabriel Romanelli da Gaza. Ave Maria…è raffreddato; le immagini che ha proposto sono di distruzione, ma anche di quotidianità: di anziani che giocano nell’oratorio. Spera tanto nella proposta di pace di Trump, nel senso di una pace giusta e disposta al perdono. Senza la disposizione al perdono non vi è giustizia, ha detto, citando san Giovanni Paolo II. Il suo spagnolo-argentino è molto chiaro. 


„Il Papa risponde anche questa sera, 30 settembre, alle domande dei giornalisti che lo attendono fuori dai cancelli di Villa Barberini, come accade da quasi un mese, ogni martedì sera. “Speriamo che accettino finora sembra che sia una proposta realista”, dice Leone XIV, commentando il piano presentato alla Casa Bianca per la pace a Gaza in venti punti, proposto dal presidente americano Donald Trump con l’approvazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu. È importante che ci sia il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, aggiunge: “Ci sono elementi molto interessanti”. E ribadisce: “Speriamo che Hamas accetti nel tempo stabilito”…Poi la questione della riunione convocata dal segretario alla Difesa americano, Pete Hegseth, con tutti i generali in assetto di guerra, pronti anche all’uso del nucleare. “Questa forma di parlare – commenta il Papa - è preoccupante” perché mostra come ogni volta la tensione aumenti. Sulla scelta, poi, del presidente statunitense Trump di cambiare il nome del Dipartimento dalla “Difesa” alla “Guerra”, Leone XIV rimarca: “Speriamo che sia solo un modo di parlare”; certamente denota uno stile di governo che “usa la forza per fare pressione. Speriamo che funzioni ma che non ci sia la guerra, serve lavorare per la pace” (Gabriella Ceraso, Vatican news). // Io spero che si imponga l’anima di MAGA che non vuole guerre, comunque è anche vero che le guerre non si fanno da soli. Sempre dallo stesso articolo ho trovato interessante questa risposta del pontefice, che mi ha ricordato le cose che mi diceva Bruno Brunelli sul tema aborto e pena di morte: „In inglese al Papa viene chiesto un parere sul conferimento di un premio a Dick Durbin, senatore democratico con posizioni pro-aborto, da parte del cardinale Blaise Cupich, arcivescovo metropolita di Chicago. “Non sono molto informato sul caso particolare. Penso – afferma Leone XIV - che sia molto importante guardare al lavoro complessivo che un senatore ha svolto durante, se non sbaglio, 40 anni di servizio nel Senato degli Stati Uniti”. Il Pontefice sostiene di comprendere le difficoltà e le tensioni ma che è “importante guardare a molte questioni che sono legate all’insegnamento della Chiesa”. Sottolinea che dire “sono contro l’aborto” ma “a favore della pena di morte" non è davvero pro-vita, come non lo è essere “d’accordo con il trattamento disumano degli immigrati negli Stati Uniti”. “Sono questioni molto complesse", afferma il Pontefice. "Non so se qualcuno possieda tutta la verità su di esse, ma chiederei, prima di tutto, che ci sia un maggiore rispetto reciproco e che si cerchi insieme, sia come esseri umani - in quel caso come cittadini americani o cittadini dello Stato dell’Illinois - sia come cattolici, di dire: ‘Dobbiamo davvero guardare da vicino a tutte queste questioni etiche e trovare la via da seguire come Chiesa’. L’insegnamento della Chiesa su ciascuna di queste questioni è molto chiaro”“ (ibidem).


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 30.9.25; san Girolamo; sacerdote, traduzione della Bibbia, dottore della Chiesa (420) )  


Provo una grande attrazione ed un grande calore quando medito i testi di san Newman, perché mi conferma ad un assenso a cui mi hanno educato i miei pochi e grandi maestri: „Non potete dare per scontato che il vostro desiderio  di una rivelazione abbia ad essere appagato {non abbiamo un diritto alla Rivelazione; RG}: ma, nella misura in cui è probabile che trovi compimento, in quella stessa misura è probabile che il mezzo di un tale compimento sia la Chiesa, e fuori di essa nient’altro“ (sermone X, 182). E con Chiesa si intende la Chiesa romano-cattolica; ovviamente ci sono stati dei grandi anche nelle altre Chiese {per esempio Johann Sebastian Bach, che sto ascoltando}, ma mai e poi mai potrei fidarmi di una Chiesa per la quale non vale: „ubi Petrus, ibi ecclesia, ubi ecclesia vita aeterna“ (Ambrogio, che ho imparato a citare nella sua completezza dal cardinal Scola). Ascoltiamo il Signore stesso: Mt 16, [16] „Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". [17] E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. [18] E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. [19] A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli““ ( 16ἀποκριθεὶς δὲ Σίμων Πέτρος εἶπεν· Σὺ εἶ ὁ χριστὸς ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ τοῦ ζῶντος. 17⸂ἀποκριθεὶς δὲ⸃ ὁ Ἰησοῦς εἶπεν αὐτῷ· Μακάριος εἶ, Σίμων Βαριωνᾶ, ὅτι σὰρξ καὶ αἷμα οὐκ ἀπεκάλυψέν σοι ἀλλ’ ὁ πατήρ μου ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς· 18κἀγὼ δέ σοι λέγω ὅτι σὺ εἶ Πέτρος, καὶ ἐπὶ ταύτῃ τῇ πέτρᾳ οἰκοδομήσω μου τὴν ἐκκλησίαν, καὶ πύλαι ᾅδου οὐ κατισχύσουσιν αὐτῆς· 19⸀δώσω σοι τὰς ⸀κλεῖδας τῆς βασιλείας τῶν οὐρανῶν, καὶ ὃ ⸀ἐὰν δήσῃς ἐπὶ τῆς γῆς ἔσται δεδεμένον ἐν τοῖς οὐρανοῖς, καὶ ὃ ⸁ἐὰν λύσῃς ἐπὶ τῆς γῆς ἔσται λελυμένον ἐν τοῖς οὐρανοῖς). Newman concede che la Chiesa „poteva essere fondata su Adamo, non su Pietro; poteva abbracciare l’intera famiglia umana, essere lo strumento per convertire tutti i cuori; poteva essere immune da scandali all’interno, da traversie all’esterno, poteva essere un Paradiso in terra! Eppure, lo ripeto: non si mostra forse alla nostra vista tanto gloriosa nella sua condizione di creatura, quanto si mostra glorioso Iddio, nella sua qualità di creatore? E se egli non fa sfoggio nella natura dei più alti segni che potrebbero rivelare la sua presenza, perché nell'ordine della grazia, la sua messaggera dovrebbe manifestarne di tanto alti?“ (Newman). Nessun trionfalismo! Nessuna tendenza al proselitismo, solo un invito della ragione, un vero sapere, non solo un’inferenza, una conclusione logica, non un averne sentito parlare, ma una „visione“, un aver toccato per mano, quindi un vero sapere! Per me e Konstanze in primis nell’incontro con Ulrich, che mai e poi mai avrebbe messo in discussione il lavoro di Pietro, del Pietro esistente, non di una fantasia progressista o tradizionalista. Significa che un dialogo con gli altri non abbia senso? No, ascoltiamo cosa dice il Pietro attuale ha detto ieri al  “Working Group on Intercultural and Interreligious Dialogue”: 

„Le istituzioni europee hanno bisogno di persone che sappiano vivere una sana laicità, cioè uno stile di pensiero e di azione che affermi la valenza della religione preservando la distinzione – non separazione né confusione – rispetto all’ambito politico. Anche su questo, più delle parole, vale l’esempio di Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi.“ (Leone XIV).

Anche tutto il lavoro di dialogo di Papa Francesco con l’islam io l’ho sempre inteso come un lavoro di Pietro in quanto Pietro che sa curare la „distinzione“ della sua identità cristiana, evitando ogni separazione settaria, non conciliabile con il cuore della Catholica, ma evitando anche ogni confusione. Quindi è del tutto vera la „distinzione“ di cui parla Newman nel decimo sermone cattolico:  non „non c’è nulla che stia tra la Chiesa e lo scetticismo“ (Newman). Una concessione a questo livello non sarebbe una presa sul serio delle opposizioni feconde (Romano Guardini), ma una caduta nella contraddizione pura e semplice, nel dire si e no allo stesso tempo… 

" Abbiamo sempre una certa libertà con gli altri. Ci concedono una tolleranza adeguata, come si dice nel gergo tecnico. Ma non possiamo superare certi limiti. Quando lo zio di Martin un giorno spalmò la senape sulle fragole, fu uno scherzo divertente per tutti. Ma quando poi voleva andare a cavallo nudo al lavoro, non vollero più stare al gioco" (Ernst Jünger, Sgraffiti). - Mi sono chiesto quale sia la tolleranza che sia concessa oggi? Certamente quello che dice Newman sull’ „extra ecclesia nulla salus“ è oltre la linea, ma nel discorso politico citare politici come Fico o Orban come esempi positivi, come ha fatto Ulrike Guérot in un dibattito in televisione o come ho fatto ultimamente io con Donald Trump, allora è ben peggio che cavalcare nudi al lavoro, come lo è, ben peggio, la chiara critica alla dialettica folle ed esclusiva tra democrazia ed autocrazia…come lo è infine la profezia della pace! 

„Da tempo il Governo italiano è impegnato a sostenere tutti gli sforzi per porre fine alla guerra a Gaza e ottenere il rilascio degli ostaggi. La fine delle ostilità è fondamentale anche per poter affrontare la terribile crisi umanitaria che colpisce la popolazione civile della Striscia e che rappresenta una tragedia assolutamente ingiustificabile e inaccettabile. La proposta presentata oggi dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, può rappresentare una svolta in questo processo, permettendo di giungere ad una cessazione permanente delle ostilità, al rilascio immediato di tutti gli ostaggi e ad un accesso umanitario pieno e sicuro per la popolazione civile. Il Piano, che l’Italia accoglie con favore, presenta un ambizioso progetto di stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo della Striscia di Gaza, con il pieno coinvolgimento dei partner regionali. In questo quadro, l’Italia è pronta a fare la sua parte, in stretto coordinamento con gli Stati Uniti, i partner europei e della Regione, e ringrazia il Presidente Trump per il lavoro di mediazione e i suoi sforzi per portare la pace in Medio Oriente. L’Italia esorta quindi tutte le parti a cogliere questa opportunità e ad accettare il Piano. Hamas, in particolare, che ha avviato questa guerra con il barbaro attacco terroristico del 7 ottobre 2023, ha ora la possibilità di porvi fine rilasciando gli ostaggi, accettando di non avere alcun ruolo nel futuro di Gaza e disarmando completamente. L’Italia sosterrà gli sforzi di Washington per la ripresa di un dialogo tra Israele e i palestinesi per concordare un orizzonte politico verso una pacifica e prospera coesistenza. Una pace giusta e duratura è possibile in Medio Oriente, con uno Stato di Israele e uno Stato palestinese che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza, e con la piena normalizzazione di Israele con le Nazioni arabe e islamiche.“ (Giorgia Meloni, X). 

Di questo tema parla anche la versione di Banfi che è sempre sul pezzo: „La Striscia di Gaza «è solo una piccola parte». Il suo {di Trump} piano porterà a una «pace eterna» in tutto il Medio Oriente. E avrebbe già ricevuto «il consenso di moltissimi Paesi», anche europei, «molto coinvolti nell’elaborazione del piano». Probabilmente il presidente Usa Donald Trump non aveva in mente Immanuel Kant quando ha usato ieri, accanto a Benjamin Netanyahu, l’espressione «pace eterna» annunciando al mondo il piano elaborato, insieme a qatarini e turchi, in 20 punti (…). Kant diceva che l’aspirazione umana alla pace «eterna» non è quella del camposanto (i discorsi di Trump suonano spesso imbarazzanti), semmai è quella di una pace perpetua, possibile. Fra l’altro non sarebbe male rileggersi i 6 punti del suo saggio. Il piano Usa sottolinea che Israele non può espellere con la forza i palestinesi da Gaza e che questi avrebbero il diritto di tornare se scegliessero di andarsene“ (AB); ho solo un piccolo commento: i discorsi di Trump suonano imbarazzanti, per il motivo che ho cercato di esprimere citando questa mattina nel diario Jünger? Per quanto riguarda i sei punti di Kant sulla pace „perpetua“ („ewig“ è la parola tedesca usata = eterna), che spesso ho presentato ai miei allievi negli anni passati, ecco come li riassume Wikipedia: 1) «Non deve essere considerato valido alcun trattato di pace stipulato con la riserva segreta di una futura guerra».2. «Nessuno Stato esistente (piccolo o grande, ciò non ha importanza in questo caso) può essere acquisito da un altro Stato tramite eredità, scambio, acquisto o donazione».3. «Gli eserciti permanenti (miles perpetuus) devono essere gradualmente aboliti».4. «Non devono essere contratti debiti pubblici in relazione a conflitti internazionali».5. «Nessuno Stato deve interferire con la forza nella costituzione e nel governo di un altro Stato».6. «Nessuno Stato in guerra con un altro Stato deve permettersi ostilità tali da rendere impossibile la reciproca fiducia nella pace futura: come l'assunzione di assassini (percussores), avvelenatori (venefici), la violazione della capitolazione, l'istigazione al tradimento (perduellio) nello Stato in guerra, ecc.».

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 29.9.25; Festa degli arcangeli Raffaele, Michele e Gabriele) In fondo la grande questione in Newman è l’assenso; come assentire in modo „ragionevole“, non „gnostico“, in modo da tener conto dell’opposizione polare e feconda di mistero e senso. Infine si tratta di giungere „alla ferma convinzione dell’esistenza di un Dio vivente“ (Newman, sermone IX, 179), pur nella sua dimensione abscondita (Pascal). Ieri mi domandava mia moglie come mai Ulrich era come era: credo che si tratti del fatto che egli aveva superato „l’ostacolo maggiore che si oppone alla fede - lo spirito di orgoglio e di presunzione“ (Newman, Sermone IX, 179); solo questo „trionfo su se stesso, permette di giungere all’assenso della fede, che non è un’inferenza logica, ma neppure un invito all’irrazionalità o alla contraddittorietà. Nessun professore di Oxford ed in genere nessun filosofo potrebbe dare un tale assenso. Nel dettaglio è molto interessante seguire le „opposizioni“ del passaggio che sto meditando. „Se crede {il credente} che Dio è senza principio, perché non crederà che Egli è uno e trino?“ (179) - entrambe le asserzioni sono misteriose, perché noi conosciamo solo cose e persone che sono sorte (che nascono e muoiono) e non conosciamo una comunione così perfetta tra uno e tre. „Se riconosce che Dio ha creato lo spazio, perché non riconoscerà che Egli può far si che un corpo sussista senza dipendere da un determinato luogo?“ (179-180) - credo che qui Newman pensi sia alla presenza corporale di Cristo dopo la risurrezione, nella quale non era più legato alle leggi spaziali (entrava in un luogo a porte chiuse) e al mistero eucaristico (la Sua presenza contemporanea in Cina e Germania). E via dicendo: creazione dal nulla e mutazione della sostanza del pane nel Corpo di suo Figlio. Creazione e redenzione, nel senso spiegato ieri. Caduta dell’uomo in basso ed elevamento degli angeli e dei santi. Creazione di animali irrazionali  e bruti e glorificazione di Maria al di sopra di tutto il resto dell’umanità. Brutalità nel mondo della natura e distorsioni nelle interpretazioni del rapporto tra Scrittura e Tradizione. Non si tratta di un ritmo puro delle opposizioni: a volte si tratta di un bene ed un bene ancora maggiore e a volte di un male e di un bene…


„Invece di gridare che la guerra deve essere impossibile e fare tutto il possibile per risolvere le guerre in atto, si discetta sulla forma che essa potrebbe assumere e su come intanto continuare a condurre quelle ancora “locali”.“ (Massimo Cacciati, citato da Banfi nella versione odierna). Ovviamente la guerra è possibile, lo è sempre stata, vero è che nei nostri giorni, con le armi che disponiamo, ci si dovrebbe impegnare il più possibile in azioni diplomatiche; d’altro canto con la Russia sembra non funzionare, non c’è riuscito neppure Donald Trump. 


Abba nostro… 


(Pomeriggio) In traduzione inglese ho ascoltato l’intervento di Lawrow, ministro degli Esteri russo, all’ONU. Credo che noi in Occidente dobbiamo confrontarci con l’ermeneutica politica russa. Il motivo di fondazione identitaria è il contributo russo alla sconfitta della Germania nazista, a cui Lawrow ha fatto partecipe anche la Cina, alla fine della seconda guerra mondiale. Con ragione ha messo in discussione la dialettica manichea tra democrazia ed autocrazia, la prima considererebbe se stessa un giardino paradisiaco e la seconda verrebbe considerata come una giungla. Vero è che l’Occidente, sia in questione di guerra che in questione di colonialismo, non ha nulla da insegnare alla Russia. Molto importante è anche l’importanza della Chiesa ortodossa per l’attuale governo russo. Molto importante il fatto che il tentativo diplomatico in Alaska sia considerato ancora ora di importanza notevole. Il giudizio riguardante l’Ucraina è certamente unilaterale, ma alcuni argomenti come il colpo di stato del 2014, li avevo sentiti anche da Aaron Maté e dal prof. Sachs (Harvard); ha parlato anche di un divieto della lingua russa in Ucraina e del divieto della Chiesa ortodossa, legata al patriarcato di Mosca…Da Jünger (ma ovviamente prima ancora da Gesù, che parla addirittura di amore del nemico) ho imparato il rispetto dell’avversario, per questo ho deciso di ascoltare il ministro russo…

PS Giulia De Angelis Blagho ha commentato in Facebook in modo molto saggio, quanto scritto qui sopra: „Si combattono due nazionalismi, l'Ucraina non dimentica la grande carestia e i morti degli anni 36/37 del secolo passato, voluta da Stalin e la Russia non dimentica che le milizie ucraine che seguirono e aiutarono l'esercito nazista nella seconda guerra mondiale. Stiamo piano piano entrando nel 3. conflitto mondiale? Tutta l'Europa baltica ha paura, ma solo la diplomazia potrà evitare l'allargamento della guerra“. 


(Wetterzeube, il 28.9.25; 26esima domenica del tempo ordinario) Nel volume cristologico di „Gloria“ Balthasar parla della „Gestalt“ della teologia, ed usa appunto questa parola „Gestalt“ (figura) non „forma“, sebbene in una lettera Balthasar stesso mi confermò che tra le due parole vi è solo una lieve differenza. Io credo che si debba prendere, però, sul serio questa lieve differenza, perché forma può fa pensare a „formalismo“, mentre la „figura“ fa pensare alla figura di una donna o se volete di una statua, alla bella o brutta figura che si fa. Mentre nel primo volume della „Teodrammatica“ Balthasar descrive diversi stile teologici del XX secolo, nel capitolo di Gloria si tratta davvero di due o tre linee di estrema importanza, come ho cercato di spiegare a mia moglie, oggi alla prima colazione, che riguardano noi tutti, anche se forse non con questo linguaggio. In primo luogo noi tuti cattolici preghiamo il „Credo“ alla domenica, ed esso è ricolmo di formule che sono il tentativo cristiano di dialogo con la filosofia ellenistica. Sono forme di „accomodazione“  dell’avvenimento cristiano al pensiero greco, quindi è probabile che un simile tentativo di „accomodazione“ in Cina, debba fare un altro lavoro, come sapevano missionari gesuiti come Matteo Ricci…Per quanto riguarda noi nel nostro mondo occidentale, che ha ereditato dalla Greca e dal mondo latino ed anche da Gerusalemme la propria identità, è importante non ignorare questo lavoro di accomodazione che riguarda concetti come essere, sostanza, natura…Noi cattolici che andiamo alla Santa Messa siamo, però, confrontati anche con la dimensione della „Parola“, insomma di un pensiero che, attraverso le prediche, si pone la domanda esistenziale di cosa centri con me quello che sentiamo e che deve tenere conto anche dell’esperienza del mondo, del suo futuro, di ciò che accade in esso, a livello mondiale: esistenza di altre religioni, anche di religioni nate dopo τὸ πλήρωμα τοῦ χρόνου (la pienezza dei tempi), come l’Islam ed anche con il fenomeno dell’agnosticismo e ateismo di massa. Questa seconda figura teologica è per sua natura meno „dogmatica“ della prima, ma per Balthasar le due devono diventare un’opposizione profonda, evitando contraddizioni infeconde. Balthasar sa che la verità è sinfonica e sa anche che la molteplicità di teologie con accentuazioni molto differenti non sono solo un fenomeno che accade temporalmente: una teologia dopo l’altra, ma anche attualmente: una teologia accanto all’altra, con carattere opposto, ma non contraddittorio, perché alla fine tutte alzano lo sguardo all’unico Signore, che non è un sistema, ma amore incarnato. Un amore che non può essere mai ridotto ad una gnosi, anche se certamente nel confronto con la filosofia anche la teologia deve imparare a discernere tra vera e falsa gnosi. Per quanto riguarda le parrocchie è necessario prende sul serio sia la fede nell’unico Signore, sia le diverse figure teologiche e bisogna stare attenti che il Signore non venga diluito in forme di sentimentalismo innamorato solo di sé…

Per quanto riguarda il titolo della versione di Banfi di oggi, direi che a livello ontologico certamente la guerra non è un male necessario, ma per quanto riguarda la storia è una presenza continua, a cui deve essere opposto la profezia della pace, non il pacifismo. Una profezia della pace ovviamene non potrà fare nessuna concessione a forme di „teologia politica“ che vedono nell’avversario, un nemico o meglio il solo che possa essere considerato come il lupo cattivo. Per quanto riguarda il fatto che durante il discorso di Netanyahu all’ONU la sala si è svuotata, devo dire che non è un buon segno, ma piuttosto a sua volta una forma di „teologia politica“. La premier italiana Giorgia Meloni ha saputo dire tutto quello che doveva essere detto su Gaza, senza forme di antisemitismo. Persone come il cardinal Pizzaballa o il parroco Romanelli per me sono gli unici che possono permettersi anche frasi strazianti, perché loro vivono nella tragedia, non ne parlano solo a distanza…vale mutatis mutandis anche per il molokano nel lago di Sevan…


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 27.9.25; sabato della 25 esima settimana del tempo ordinario; Vincenzo di Paul) Le prime suore che ho conosciuto nella mia vita, a Mirafiori sud (Torino), facevano parte, credo, del santo del giorno.

Il testo odierno della meditazione mattutina è per me come filosofo straordinario (Newman, Sermone cattolico IX, 175-179), come il primo volume della „Teologica“ di Balthasar, nel quale il cosmo, nella sua interezza, è presentato in un crescendo di intimità e come un capitolo della „Summa contra gentiles“ di Tommaso, che presenta la gerarchia degli esseri viventi. E dopo aver letto Ernst Jünger, lo diventa ancora di più, perché il grande scrittore tedesco considera tutta la natura, anche quella che si potrebbe chiamare „natura bruta“ e sa riflettere anche sulle mosche, che sopravvivono l’autunno, insomma sulla „natura noiosa“, che nell’attenzione di Jünger noiosa non lo è: „Una mosca mi piace tenerla durante l'inverno; diventa allora il folletto della casa. Il popolo la chiama “la mosca del pane” (Sgraffiti, in Opera omnia 11, 437). Ma anche il mio amato maestro, Ferdinand Ulrich, comincia il suo opus magnum, „Homo Abyssus. Il rischio della domanda sull’essere“, con una citazione di Tommaso d’Aquino: „La nostra conoscenza è così limitata che nessun filosofo è mai riuscito a esplorare completamente la natura di una sola mosca“.

Comunque ora vorrei partire dal problema che ci pone Newman: la mutazione di uno stato che era durato da tutta un’eternità, la solitudine di Dio con se stesso. „Prodigioso e sconvolgente è il pensiero che Egli l’abbia mutata {l’eternità}, e che, dopo essere stato solo con se stesso per un’intera eternità, sia passato da quella solitudine, a circondarsi di milioni e milioni di essere viventi. Una condizione che è durata da tutta l’eternità avrebbe bene il diritto di essere considerata immutabile: tuttavia viene a cessare, e un’altra la sostituì“ (175). Il pensiero è da capogiro. Newman parla di una „seconda eternità“, con milioni di essere viventi, che fanno a tutti i diritti parte del reale, ma che, per usare degli antropomorfismi, sono davvero brutali o noiosi. Oggi la tendenza è quella di armonizzare tutto, considerandolo come „natura pura“, che ne so, nel senso che la Orca assassina sarebbe solo un predatore all’apice della piramide alimentare, etc. Ma in vero vi sono ragni e rane velenose, ci sono serpenti che non vorrei mai incontrare, ma che fanno parte della realtà creata da Dio, di quei milioni di esseri, come le zanzare di cui si potrebbe pensare che sarebbe meglio se non esistessero {in questo senso sono diverso da Ernst Jünger che teneva un cobra rielaborato nella suo studio. Comunque anche per chi considera, come noi cristiani, l’uomo come l’apice della gerarchia, rimane il fatto che per milioni di anni l’uomo non c’era. Alla solitudine di Dio con se stesso, e subentrata la solitudine di Dio con i dinosauri, alcuni mangiavano l’erba, ma altri erano carnivori… Diciamo che il modello del crescendo di intimità nell’essere creato mi convince tanto, a partire dalla pietre, dalla quale il San Francesco di Liliana Cavani impara il silenzio, dalle pietre raccolte nel nostro giardino di pietre e da Goethe nella sua casa in modo infinitamente più vario e professionale, a partire dalle capre che ci donano latte e formaggio, etc; ovviamente Balthasar non nega che vi sia una presenza bruta e in alcuni casi noiosa nella natura e che ciò non può essere dimenticato, anche solo nel senso di riflettere se sia davvero valuta la pensa di mutare l’eternità trinitaria, di una solitudine perfetta, per iniziarne una con così tanta brutalità, che gli uomini contribuiscono a produrre con le loro guerre sempre più insensate…

I pensieri di Newman si muovono anche in un’altra redenzione, in quella della redenzione: se la Chiesa cattolica è così importante ed indispensabile per la fede perché appare così tardi?, si chiede il santo inglese. Nei suoi „Esercizi“ a Papa San Giovanni Paolo II il cardinal Christoph Schönborn cercò di spiegare il percorso della Chiesa, se mi ricordo bene, tenendo conto di tutta la storia della salvezza, comunque sia anche la storia della salvezza comincia dopo la solitudine di Dio con i primi batteri da cui è sorta la vita. Cristo è certamente la „pienezza dei tempi“ (τὸ πλήρωμα τοῦ χρόνου), perché nella sua nascita, vita, morte in croce, discesa all’inferno e Resurrezione viene confessata e sopportata tutta la brutalità dell’universo e tutto il peso del peccato del mondo. Comunque, Newman argomenta così: „ il fatto che il Giudice del genere umano abbia introdotto un cambiamento nel suo modo di agire verso gli uomini nella „pienezza dei tempi“ (Galati 4,4: τὸ πλήρωμα τοῦ χρόνου) non appare tanto sorprendente quanto il fatto che Egli abbia mutato la storia celeste nella pienezza dell’eternità. Se la creazione ebbe l'inizio in un momento determinato, perché non dovrebbe averlo avuto la redenzione?“ (176). In vero un’obiezione di cui non parla Newman è come mai dopo τὸ πλήρωμα τοῦ χρόνου è sorta una mega religione come l’Islam, che ha un senso forte della solitudine di Dio, ma non dell’aspetto trinitario di questa solitudine: solus cum solo! È vero che vi è un Islam brutale (il terrorismo islamista), come vi è stato e c’è un cristianesimo brutale, ma vi è anche un Islam che ha firmato il documento sulla fratellanza universale e che si occupa del benessere di un miliardo di persone. Non approfondisco qui il tema, ma semplicemente rimando al „Testamento“ del padre Christian: sono contento un giorno di vedere come Dio Padre guarda i mussulmani. Per quanto riguarda il nuovo dottore della Chiesa, sono grato per l’ampiezza del suo pensiero, aperto a tutto il cosmo, nelle sue dimensioni polari e variegate, e concentrato sulla Catholica, come risposta di senso universale ad un cosmo universale…quella Catholica che Balthasar vedrà come corpo e sposa di Cristo! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Non so se ne avrò la forza per completare una tale lettura, ma mi ha divertito leggere i primi quattro capitoli del primo libro della „Storia di Roma dalla sua fondazione“ di Livio. Mi ha divertito il modo con cui racconta, che sia ciò che racconta fatti o fantasia; se capisco bene Ronald Syme si tratta più di „leggenda“ o “romanzo“. La „praefatio“ contiene  lo schema tramandato anche da Sallustio dell’ascesa e della decadenza del popolo Romano. Quando lo sforzo si rilassa, comincia la corruzione. Poi viene raccontata la storia che ogni studente di latino al liceo dovrebbe conoscere con la fondazione dalla città, attraverso alcuni passaggi (Ascanio…), a partire da Enea, straniero che si allea con il re Latino e sposa Lavinia sua figlia; per il lettore di Virgilio, manca, per quanto riguarda gli amori di Enea, la donna lasciata in Africa, la regina di Cartagine, Didone. Ma Livio ha anche le sue storie piccanti, come la questione se Ascanio sia davvero figlio di Lavinia, etc. E sulla storia della lupa tiene conto del racconto che forse la lupa non era una lupa, ma una prostitua che allattò Romolo e Remo…

(Notte) Livio racconta che gli etruschi, spaventati dall’espandersi della nuova potenza latina, le fanno guerra. Questa è la situazione del mondo, senza sostenere che la guerra sia madre di tutte le cose. Una profezia della pace che non ne tenga conto è pacifismo debole. Certo si può richiamare gli uomini ad imparare dalla storia, come pensa anche Livio, ma di fatto non imparano…

Abbiamo invitato don Andrea per il suo addio da Eisenberg a sentire un concerto ad Halle, nella chiesa Sant’Ulrich, dell’orchestra del CJD, un concerto che si ripeterà anche a Berlino e in Vaticano. La giovane orchestra sinfonica del CJD, sotto la guida Christoph Harr, ha eseguito in modo davvero brillante una composizione di un giovane del CJD stesso, che suonava questa sera il contrabbasso: David O’Grady-Sommer, poi la sinfonia concertante per violino, viola ed orchestra KV 364 di Mozart e dopo la pausa, la sinfonia numero 3 di Felix Mendelssohn, in quattro movimenti. Buona notte! 


Konzert CJD

(Wetterzeube, il 26.9.25; venerdì della 25 esima settimana del tempo ordinario) Non vi è una speranza fondata senza una teologia del Sabato Santo, questo era anche il motivo per cui avevo, nel mio articolo di qualche giorno fa in Substack su Adrienne von Speyr, insistito su questa dimensione della discesa all’inferno (Papa Leone XIV usa la parola tradizionale „inferi“); per Adrienne la luce della risurrezione è una luce improvvisa, non anticipabile, neppure dal Signore, in mezzo al deserto senza senso del peccato del mondo - dentro una marea di fango senza sponde; non vi sono persone li dentro per Adrienne, ma effigi. Il Papa nella sua Catechesi del mercoledì ha parlato del Sabato Santo citando il vangelo apocrifo di Nicodemo, dicendo cose straordinarie, che riprendo dopo, ma in primo luogo che il Signore discende nelle tenebre non per giudicare ma per liberare. E che nel punto di massima discesa, come sapeva anche Hölderlin, vi è il momento di rinascita e di speranza. Il poeta tedesco nella sua poesia „Patmos“ scrive il verso ormai famosissimo: „Wo aber Gefahr ist, wächst das Rettende auch“ (Ma dove c'è pericolo, cresce anche la salvezza“).  

Vorrei citare dapprima un passaggio dal Vangelo apocrifo di Nicodemo: „Aprite le porte! Mentre Satana e l'Ade parlavano così tra loro, ci fu una voce grande come un tuono, che diceva: "Alzate le vostre porte, o prìncipi, aprite le vostre porte eterne ed entrerà il re della gloria". L'Ade udì e disse a Satana: "Esci e resistigli, se puoi!“. Satana dunque venne fuori, e l'Ade disse ai suoi demoni: "Rafforzate bene le porte bronzee, tirate le spranghe di ferro, osservate tutte le chiusure, vigilate tutti i punti. Se egli entra qui, guai a noi!“. [2] Udito ciò, i primi padri incominciarono a disprezzarlo, dicendo: "O tu che divori tutto e sei insaziabile, apri affinché possa entrare il re della gloria!“. Il profeta David disse: "Non sai, o cieco, che quando vivevo nel mondo profetai questa parola: "Alzate le vostre porte, o prìncipi“?". Isaia disse: "Illuminato dallo Spirito santo io previdi e dissi: "I morti risorgeranno e coloro che sono nelle tombe saranno svegliati e si rallegreranno quanti si trovano sulla terra"; e: "Dov'è il tuo pungolo, o morte? Dov'è la tua vittoria, o Ade?"".[3] Venne allora una voce che diceva: "Aprite le porte!“. Udita questa voce per la seconda volta, l'Ade rispose come se non lo conoscesse, dicendo: "Chi è questo re della gloria?". Gli angeli del padrone gli risposero: "Un Signore porte e potente, un Signore potente in guerra!“. A queste parole, le porte bronzee furono subito infrante e ridotte a pezzi, le sbarre di ferro polverizzate, e tutti i morti, legati in catene, furono liberati e noi con essi. Ed entrò, come un uomo, il re della gloria e furono illuminate tutte le tenebre dell'Ade.[6, 1] (22) Satana legato fino alla seconda venuta. L'Ade gli gridò subito: "Siamo stati vinti, guai a noi! Ma chi sei tu che hai una tale autorità e potenza? Chi sei tu che, senza peccato, sei venuto qui? Tu che sembri piccolo e puoi compiere grandi cose, sei umile e alto, servo e padrone, soldato e re, ed eserciti la tua autorità sui morti e sui vivi? Tu sei stato inchiodato alla croce, deposto nel sepolcro, e ora sei diventato libero ed hai sciolto tutta la nostra potenza. Sei tu dunque Gesù del quale ci ha parlato l'archisatrapo Satana e che per opera della croce e della morte sei in procinto di ereditare tutto il mondo?“. [2] Poi il re della gloria afferrò per il capo l'archisatrapo Satana e lo consegnò agli angeli, dicendo: "Con catene ferree legategli mani e piedi, collo e bocca! Poi datelo in potere dell'Ade dicendo: "Prendilo e tienilo fino alla mia seconda venuta!“" (Vangelo secondo Nicodemo) - il vangelo apocrifo di Nicodemo presenta la liberazione come alcunché di trionfale; molto bello è l’incatenamento di Satana fino alla seconda e definitiva venuta di Cristo, il che però, come accade a certi mafiosi in galera, non gli impedisce fino a questa seconda venuta di agire, in qualche modo. Ma è segno di grande speranza che sia incatenato. 

Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. III. La Pasqua di Gesù. 8. La discesa. «E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere» (1Pt 3,19): Cari fratelli e sorelle, buongiorno! anche oggi ci soffermiamo sul mistero del Sabato Santo. È il giorno del Mistero pasquale in cui tutto sembra immobile e silenzioso, mentre in realtà si compie un’invisibile azione di salvezza: Cristo scende nel regno degli inferi per portare l’annuncio della Risurrezione a tutti coloro che erano nelle tenebre e nell’ombra della morte.Questo evento, che la liturgia e la tradizione ci hanno consegnato, rappresenta il gesto più profondo e radicale dell’amore di Dio per l’umanità. Infatti, non basta dire né credere che Gesù è morto per noi: occorre riconoscere che la fedeltà del suo amore ha voluto cercarci là dove noi stessi ci eravamo perduti, là dove si può spingere solo la forza di una luce capace di attraversare il dominio delle tenebre. Gli inferi, nella concezione biblica, sono non tanto un luogo, quanto una condizione esistenziale: quella condizione in cui la vita è depotenziata e regnano il dolore, la solitudine, la colpa e la separazione da Dio e dagli altri. Cristo ci raggiunge anche in questo abisso, varcando le porte di questo regno di tenebra. Entra, per così dire, nella casa stessa della morte, per svuotarla, per liberarne gli abitanti, prendendoli per mano ad uno ad uno. È l’umiltà di un Dio che non si ferma davanti al nostro peccato, che non si spaventa di fronte all’estremo rifiuto dell’essere umano. L’apostolo Pietro, nel breve passo della sua prima Lettera che abbiamo ascoltato, ci dice che Gesù, reso vivo nello Spirito Santo, andò a portare l’annuncio di salvezza «anche alle anime prigioniere» (1Pt 3,19). È una delle immagini più commoventi, che si trova sviluppata non nei Vangeli canonici, ma in un testo apocrifo chiamato Vangelo di Nicodemo. Secondo questa tradizione, il Figlio di Dio si è addentrato nelle tenebre più fitte per raggiungere anche l’ultimo dei suoi fratelli e sorelle, per portare anche laggiù la sua luce. In questo gesto ci sono tutta la forza e la tenerezza dell’annuncio pasquale: la morte non è mai l’ultima parola. Carissimi, questa discesa di Cristo non riguarda solo il passato, ma tocca la vita di ciascuno di noi. Gli inferi non sono solo la condizione di chi è morto, ma anche di chi vive la morte a causa del male e del peccato. È anche l’inferno quotidiano della solitudine, della vergogna, dell’abbandono, della fatica di vivere. Cristo entra in tutte queste realtà oscure per testimoniarci l’amore del Padre. Non per giudicare, ma per liberare. Non per colpevolizzare, ma per salvare. Lo fa senza clamore, in punta di piedi, come chi entra in una stanza d’ospedale per offrire conforto e aiuto. I Padri della Chiesa, in pagine di straordinaria bellezza, hanno descritto questo momento come un incontro: quello tra Cristo e Adamo. Un incontro che è simbolo di tutti gli incontri possibili tra Dio e l’uomo. Il Signore scende là dove l’uomo si è nascosto per paura, e lo chiama per nome, lo prende per mano, lo rialza, lo riporta alla luce. Lo fa con piena autorità, ma anche con infinita dolcezza, come un padre con il figlio che teme di non essere più amato. Nelle icone orientali della Risurrezione, Cristo è raffigurato mentre sfonda le porte degli inferi e, tendendo le sue braccia, afferra i polsi di Adamo ed Eva. Non salva solo sé stesso, non torna alla vita da solo, ma trascina con sé tutta l’umanità. Questa è la vera gloria del Risorto: è potenza d’amore, è solidarietà di un Dio che non vuole salvarsi senza di noi, ma solo con noi. Un Dio che non risorge se non abbracciando le nostre miserie e rialzandoci in vista di una vita nuova. Il Sabato Santo è, allora, il giorno in cui il cielo visita la terra più in profondità. È il tempo in cui ogni angolo della storia umana viene toccato dalla luce della Pasqua. E se Cristo ha potuto scendere fino a lì, nulla può essere escluso dalla sua redenzione. Nemmeno le nostre notti, nemmeno le nostre colpe più antiche, nemmeno i nostri legami spezzati. Non c’è passato così rovinato, non c’è storia così compromessa che non possa essere toccata dalla misericordia.Cari fratelli e sorelle, scendere, per Dio, non è una sconfitta, ma il compimento del suo amore. Non è un fallimento, ma la via attraverso cui Egli mostra che nessun luogo è troppo lontano, nessun cuore troppo chiuso, nessuna tomba troppo sigillata per il suo amore. Questo ci consola, questo ci sostiene. E se a volte ci sembra di toccare il fondo, ricordiamo: quello è il luogo da cui Dio è capace di cominciare una nuova creazione. Una creazione fatta di persone rialzate, di cuori perdonati, di lacrime asciugate. Il Sabato Santo è l’abbraccio silenzioso con cui Cristo presenta tutta la creazione al Padre per ricollocarla nel suo disegno di salvezza.“ (Papa Leone XIV). 

Forse bisogna tenere conto di questa differenza del linguaggio tra „inferi“ ed „inferno“. Nel testo citato il Santo Padre parla degli inferi dove ci sono persone che vengono liberate. Adrienne parla forse di un'altra dimensione, quella più profonda dell’inferno, dove ci sono le effigi di tutti i peccati del mondo. Lì il cammino del Signore è di pura obbedienza, non trionfale, ma alla fine c'è ovviamente il trionfo della risurrezione. Molto simile, tra Adrienne e il Papa, è  il fatto che Cristo voglia riportare tutta la creazione, tutte le persone al Padre, di questo avevo parlato anche nel mio articolo.

Il 17 settembre, giorno della morte di Adrienne, Papa Leone aveva già parlato del Sabato Santo; ecco il suo testo: Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. III. La Pasqua di Gesù. 7. La morte. «Un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto» (Gv 19,40-41). Cari fratelli e sorelle, nel nostro cammino di catechesi su Gesù nostra speranza, oggi contempliamo il mistero del Sabato Santo. Il Figlio di Dio giace nel sepolcro. Ma questa sua “assenza” non è un vuoto: è attesa, pienezza trattenuta, promessa custodita nel buio. È il giorno del grande silenzio, in cui il cielo sembra muto e la terra immobile, ma è proprio lì che si compie il mistero più profondo della fede cristiana. È un silenzio gravido di senso, come il grembo di una madre che custodisce il figlio non ancora nato, ma già vivo. Il corpo di Gesù, calato dalla croce, viene fasciato con cura, come si fa con ciò che è prezioso. L’evangelista Giovanni ci dice che fu sepolto in un giardino, dentro «un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto» (Gv 19,41). Nulla è lasciato al caso. Quel giardino richiama l’Eden perduto, il luogo in cui Dio e l’uomo erano uniti. E quel sepolcro mai usato parla di qualcosa che deve ancora accadere: è una soglia, non un termine. All’inizio della creazione Dio aveva piantato un giardino, ora anche la nuova creazione prende avvio in un giardino: con una tomba chiusa che, presto, si aprirà. Il Sabato Santo è anche un giorno di riposo. Secondo la Legge ebraica, nel settimo giorno non si deve lavorare: infatti, dopo sei giorni di creazione, Dio si riposò (cfr Gen 2,2). Ora anche il Figlio, dopo aver completato la sua opera di salvezza, riposa. Non perché è stanco, ma perché ha terminato il suo lavoro. Non perché si è arreso, ma perché ha amato fino in fondo. Non c’è più nulla da aggiungere. Questo riposo è il sigillo dell’opera compiuta, è la conferma che ciò che doveva essere fatto è stato davvero portato a termine. È un riposo pieno della presenza nascosta del Signore. Noi facciamo fatica a fermarci e a riposare. Viviamo come se la vita non fosse mai abbastanza. Corriamo per produrre, per dimostrare, per non perdere terreno. Ma il Vangelo ci insegna che saperci fermare è un gesto di fiducia che dobbiamo imparare a compiere. Il Sabato Santo ci invita a scoprire che la vita non dipende sempre da ciò che facciamo, ma anche da come sappiamo congedarci da quanto abbiamo potuto fare. Nel sepolcro, Gesù, la Parola vivente del Padre, tace. Ma è proprio in quel silenzio che la vita nuova inizia a fermentare. Come un seme nella terra, come il buio prima dell’alba. Dio non ha paura del tempo che passa, perché è Signore anche dell’attesa. Così, anche il nostro tempo “inutile”, quello delle pause, dei vuoti, dei momenti sterili, può diventare grembo di risurrezione. Ogni silenzio accolto può essere la premessa di una Parola nuova. Ogni tempo sospeso può diventare tempo di grazia, se lo offriamo a Dio. Gesù, sepolto nella terra, è il volto mite di un Dio che non occupa tutto lo spazio. È il Dio che lascia fare, che attende, che si ritira per lasciare a noi la libertà. È il Dio che si fida, anche quando tutto sembra finito. E noi, in quel sabato sospeso, impariamo che non dobbiamo avere fretta di risorgere: prima occorre restare, accogliere il silenzio, lasciarci abbracciare dal limite. A volte cerchiamo risposte rapide, soluzioni immediate. Ma Dio lavora nel profondo, nel tempo lento della fiducia. Il sabato della sepoltura diventa così il grembo da cui può sgorgare la forza di una luce invincibile, quella della Pasqua. Cari amici, la speranza cristiana non nasce nel rumore, ma nel silenzio di un’attesa abitata dall’amore. Non è figlia dell’euforia, ma dell’abbandono fiducioso. Ce lo insegna la Vergine Maria: lei incarna questa attesa, questa fiducia, questa speranza. Quando ci sembra che tutto sia fermo, che la vita sia una strada interrotta, ricordiamoci del Sabato Santo. Anche nel sepolcro, Dio sta preparando la sorpresa più grande. E se sappiamo accogliere con gratitudine quello che è stato, scopriremo che, proprio nella piccolezza e nel silenzio, Dio ama trasfigurare la realtà, facendo nuove tutte le cose con la fedeltà del suo amore. La vera gioia nasce dall’attesa abitata, dalla fede paziente, dalla speranza che quanto è vissuto nell’amore, certo, risorgerà a vita eterna. (Papa Leone XIV). 

In questo testo molto profondo, il Santo Padre mette in evidenza la dimensione del riposo del Sabato santo che è  come una medicina contro ogni forma di azionismo, quasi che la salvezza la facessimo noi, mentre quando siamo fermi si muove lui, quando non produciamo noi agisce lui. Caro Renato, grazie per aver volto la mia attenzione a queste catechesi sul Sabato Santo di Leone XIV, nella mia pagina di diario di oggi rispondo anche alla tua domanda se c’entri Adrienne. Tuo, R 

Mentre il Santo Padre parla del Mistero del Sabato Santo come mistero di speranza, la tensione tra Russia ed occidente si aggrava; quindi è probabile che il mio tentativo di leggere il discorso di Trump come „peacemaker“ stia per fallire nei fatti; questo spiegherebbe anche l’impressione di stanchezza che mi aveva dato il presidente statunitense mentre lo ascoltavo. Leggo nella versione odierna: „Cresce la tensione internazionale. Gli europei e gli americani denunciano violazioni e sconfinamenti nei cieli di droni e jet da parte dei russi. Mosca, attraverso l’ambasciatore russo a Parigi, ribatte che l’abbattimento di uno dei suoi aerei (di cui ha parlato Donald Trump nelle ultime ore) farà partire la guerra e sottolinea che diversi “incidenti” attribuiti ai russi in realtà non sono veri. Già ieri Guido Olimpio sul Corriere della Sera spiegava che i droni, per loro natura, sono macchine gestibili in modo anonimo con grande facilità, possibili strumenti di provocazione da una parte e dall’altra. Oggi Repubblica titola sulla battaglia nei cieli già in corso. Dall’alba di oggi arrivano notizie di un’offensiva ucraina sui nodi di distribuzione energetica all’interno del territorio russo. Nello Scavo per Avvenire firma un inquietante reportage sulle “camere di tortura” russe nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhia. La vera svolta dell’atteggiamento europeo viene ancora una volta dalla Germania. ll Cancelliere tedesco Friedrich Merz ha scritto una lettera al Financial Times, per spiegare che «occorre aumentare i costi della guerra per la Russia in maniera sistematica e massiccia». Merz rompe un tabù: finora Germania e Bce avevano sempre negato l’utilizzo dei soldi della banca centrale russa depositati in Europa e congelati dopo l’invasione dell’Ucraina. Attualmente valgono oltre 190 miliardi di euro, una cifra che cambia gli equilibri economici del continente. La svolta sull’utilizzo degli asset russi congelati potrebbe costituire la soluzione al rebus ucraino. Detto semplificando: Trump è ormai apertamente favorevole alla guerra fra la Nato europea e la Russia, a patto che il costo non sia sopportato dagli Usa. Così si spiegherebbe il fatto che il presidente Usa è tornato a parlare di riconquista ucraina e che Volodymyr Zelensky non ha più accennato all’impossibilità di riconquistare i territori del Donbass e anzi ha detto: «Non il diritto internazionale, non la cooperazione, ma le armi decidono chi sopravvive»“ (Alessandro Banfi). Il giornalista italiano ritorna anche sul discorso della premier Giorgia Meloni all’ONU: „La Verità pubblica il discorso integrale della nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni tenuto all’Onu nella notte fra mercoledì e giovedì. Un discorso da leggere, che cerca di ricucire con la grande tradizione diplomatica italiana, basata sul dialogo nel Mediterraneo. E in cui si ammette, senza troppi distinguo, che Israele ha superato il limite, compiendo un’azione militare “sproporzionata”.“  // Per me che conosco la storia del XX secolo i tedeschi che fanno guerra ai Russi è un incubo. 

Nei miei corsi di filosofia negli anni al liceo ho sempre insistito sul fatto che non si può parlare di verità al plurale. La verità è solo una, anche nella modalità filosofica della ricerca, si ricerca una verità non tante verità….ma per quanto riguarda la interpretazione delle opinioni, cioè quello che si legge nei giornali sarei tentato di dire che in questo contesto ha un senso, come fa anche Ernst Jünger in Sgraffiti a parlare di verità al plurale…“La verità ci è accessibile solo come moneta di scambio: come verità {al plurale}“ („Die Wahrheit steht uns nur als Scheidemünze zur Verfügung: als Wahrheiten“).

(Dopo aver fatto un po’ dei lavori di casa)

Salmo, 102 


[1] Preghiera di un afflitto che è stanco 

e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia. 


[2] Signore, ascolta la mia preghiera, 

a te giunga il mio grido. 


[3] Non nascondermi il tuo volto; 

nel giorno della mia angoscia 

piega verso di me l'orecchio. 

Quando ti invoco: presto, rispondimi. 


[4] Si dissolvono in fumo i miei giorni 

e come brace ardono le mie ossa. 


[5] Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce, 

dimentico di mangiare il mio pane. 


[6] Per il lungo mio gemere 

aderisce la mia pelle alle mie ossa. 


[7] Sono simile al pellicano del deserto, 

sono come un gufo tra le rovine. 


[8] Veglio e gemo 

come uccello solitario sopra un tetto. 


[9] Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, 

furenti imprecano contro il mio nome. 


[10] Di cenere mi nutro come di pane, 

alla mia bevanda mescolo il pianto, 


[11] davanti alla tua collera e al tuo sdegno, 

perché mi sollevi e mi scagli lontano. 


[12] I miei giorni sono come ombra che declina, 

e io come erba inaridisco. 


[13] Ma tu, Signore, rimani in eterno, 

il tuo ricordo per ogni generazione. 


[14] Tu sorgerai, avrai pietà di Sion, 

perché è tempo di usarle misericordia: 

l'ora è giunta. 


[15] Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre 

e li muove a pietà la sua rovina. 


[16] I popoli temeranno il nome del Signore 

e tutti i re della terra la tua gloria, 


[17] quando il Signore avrà ricostruito Sion 

e sarà apparso in tutto il suo splendore. 


[18] Egli si volge alla preghiera del misero 

e non disprezza la sua supplica. 


[19] Questo si scriva per la generazione futura 

e un popolo nuovo darà lode al Signore. 


[20] Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, 

dal cielo ha guardato la terra, 


[21] per ascoltare il gemito del prigioniero, 

per liberare i condannati a morte; 


[22] perché sia annunziato in Sion il nome del Signore 

e la sua lode in Gerusalemme, 


[23] quando si aduneranno insieme i popoli 

e i regni per servire il Signore. 


[24] Ha fiaccato per via la mia forza, 

ha abbreviato i miei giorni. 


[25] Io dico: Mio Dio, 

non rapirmi a metà dei miei giorni; 

i tuoi anni durano per ogni generazione. 


[26] In principio tu hai fondato la terra, 

i cieli sono opera delle tue mani. 


[27] Essi periranno, ma tu rimani, 

tutti si logorano come veste, 

come un abito tu li muterai 

ed essi passeranno. 


[28] Ma tu resti lo stesso 

e i tuoi anni non hanno fine. 


[29] I figli dei tuoi servi avranno una dimora, 

resterà salda davanti a te la loro discendenza. 


Ascoltando Anastasia Kobekina (Cello Suites di Bach), cellista russa nata nel 1994.  


Ieri sera ho partecipato alla seduta online di Support International; credo che sia stato fatto e venga fatto un lavoro enorme in Support; a Droyßig abbiamo potuto godere del Fondo Francesco (ancora vivo), con il quale abbiamo appoggiato e sostenuto casi di povertà, permettendo alle persone di pagare la retta della scuola (parte di essa) o di venire a Malta, nel viaggio per le none classi… La seduta parlava di una certa professionalizzazione del lavoro, cosa certo interessante, ma che non mi interessa minimamente. Quasi tutti i volti che vedevo erano a me noti da decenni, eppure c’ere una estraneità, che non so spiegarmi… Comunque sia che Dio benedica questa opera. 

Abba nostro…

(Dopo) Sono andato in bici in banca a prendere un po’ di soldi in contanti, se il sistema crolla e comincia la guerra, in modo da poter comprare qualcosa da mangiare nelle fattorie; poi sono andato nella fattoria qui vicino a comprare il formaggio di capra.


Annienta nel Tuo Grido le nostra grida, Cristo! 


Nella prima versione di „Empedocle“, vi sono già tutti gli elementi decisivi: il filosofo e politico della poesia di Hölderlin cerca la salvezza nel fuoco, gettandosi nell’Etna. Il poeta vorrebbe seguirlo, vorrebbe seguire il „santo uomo“, se non lo fermasse l’amore. Nella seconda versione si aggiunge il desiderio di gettarsi dentro il fuoco del Vulcano: „E tu, con desiderio trepidante, / ti getterai giù, nelle fiamme dell’Etna“. La seconda strofa è dedicata anche nella seconda versione alla „regina“, ma il commento non mi aiuta a comprendere chi sia e la poesia per me rimane oscura. Il tema della santità è ripreso nel terza strofa, anche nel secondo testo costituito: il poeta vorrebbe seguire nella profondità del vulcano l’eroe, ma lo ferma l’amore: „Tu mi sei santo, come la potenza della terra, / che ti ha rapito, audace ucciso! E vorrei seguirti in profondità, / eroe, se non mi fermasse l’amore“. Il mistero del Sabato santo è il mistero dell’amore che in quanto amore si getta nel buco dell’inferno.

(Wetterzeube, il 25.9.25; giovedì della 25 esima settimana del tempo ordinario; san Nicolao di Flüe, eremita e pacificatore) Abbiamo tanto bisogno di eremiti e pacificatori. Di santi che si nutrano solo dell’Eucaristia. San Nicolao, prega per noi! 

La pace è sempre in Dio

L'obbedienza è il più grande onore che esista in cielo e in terra. Perciò dovete fare attenzione ad ascoltarvi l'un l'altro, e che la saggezza sia la cosa più cara per voi, perché con essa tutto va per il meglio. La pace è sempre in Dio, perché Dio è la pace. La pace non può essere distrutta. Il dissenso invece viene distrutto. Perciò dovete stare attenti a mantenere sempre la pace, a proteggere le vedove e gli orfani, come avete fatto finora. E se qualcuno ha successo sulla terra, deve esserne grato a Dio. In questo modo aumenterà anche ciò che è suo in cielo. Bisogna evitare il peccato evidente e difendere sempre la giustizia.

San Nicolao della Flüe, Lettera al Consiglio di Berna (1482)

Quando leggevo a me stesso e ai miei allievi Narnia, mi commosse una scena del secondo volume quando il castoro risponde alla domanda dei bambini se non si ha paura di Aslan, visto che è un leone, con: certo che si deve avere paura di Aslan, ma è buono. Ci dovevo ripensare questa mattina, leggendo il testo di meditazione, quando Newman scrive nel nono sermone cattolico: „Dio sa bene che la ragione dovrà riconoscere che si tratta di verità chiare ed indiscutibili, anche se incutono spavento“. Newman parla di Dio che non avendo avuto inizio è da sempre, per tempi infiniti, senza che noi ne comprendiamo il „come“, noi abbiamo già un problema, senza un programma, a passare alcune ore in una città, figuriamoci per un tempo infinito. Eppure quale è l’alternativa? Che Dio abbia avuto un inizio, che sia stato creato? Ma questa è una contraddizione in termini! E parlando di immaginazione: „Quale idea è meno ardua alla nostra immaginazione; quella di un Unico Essere esistente, o quella di nessun essere affatto?“ E per quanto riguarda i sentimenti: dove ci troviamo meglio? In un universo che ha un Padre o in uno nel quale le cose accadono senza alcun „perché“. E per quanto riguarda la Trinità scrive Newman: Dio è uno in riferimento ad un certo senso, ed è trino in riferimento ad un altro. La ragione si spaventa di fronte al Mistero, ma non è costretta a negare la struttura ultima del „perché“; ed anche nel mistero della gratuità assoluta (il mistero di un’ultima assenza di perché), essa non nega un „senso necessario dell’essere“. Comunque la Chiesa, non solo sotto Papa Francesco, ma anche secondo questo nuovo dottore della Chiesa, ci invitta a riflettere sul Signore come sommamente tenero e misericordioso, senza vietarci di riflettere anche su ciò che ci da le vertigini! Colui che è „id quod maius cogitari nequit“ si fa tenerezza, vicinanza e misericordia! Tutto il percorso dell’incarnazione, dal seno della vergine Maria alla morte e alla sua presenza eucaristica sull’altare è un mistero, uso qualcuna delle parole usate da Newman: un mistero di misericordia, consolazione, ricchezza e grazia, commozione ed attrattiva…

Mi scrive un amico, per me in modo del tutto sorprendente: Mi piace Trump, ma… non posso dirlo pubblicamente. Il… lo odia. È il più grande statista del XXI secolo fino ad oggi. Detto in confidenza.“ (Non ho citato tutto perché non voglio in alcun modo che il mio amico venga identificato). È così: negli USA sta facendo saltare un regime di corruzione che ha tenuto in piedi un presidente semi demente per quattro anni; nella scena internazionale, in forza di un linguaggio ed una retorica, se volete imbarazzante, sta perseguendo, pur con contraddizioni, che non dipendano da lui, ma dalla realtà, un cammino di pace in mezzo alla palude di un mondo che papa Francesco definiva „da terza guerra mondiale a pezzetti“. La prima cosa da comprendere è che Trump bisogna „sentirlo“, non „capirlo“. E poi se è vero che è immorale che muoiano persone in mezzo al mare Mediterraneo o nelle piste per raggiungere gli USA, rimane il fatto che in alcune parti del mondo, la migrazione illegale sembra essere un vero e proprio problema, che deve essere „governato“. Che io qui al margine dei boschi della Germania centrale non ne abbia una diretta esperienza non è molto strano. E poi si deve poter discutere di tutto anche di remigrazione e di rimpiazzo di popolazioni, senza censure previe.

Il politologo di Halle, Johannes Varwick, nel suo account di X, cerca di comprendere la „nuova svolta di Trump nella guerra in Ucraina“: „La nuova svolta di Trump nella guerra in Ucraina: come si spiega questo incredibile cambiamento di rotta e quali conseguenze avrà? 1) Beh, innanzitutto gli europei possono (e lo faranno) sentirsi confermati nella loro posizione. Hanno sempre scommesso che prima o poi Trump sarebbe “tornato alla ragione” e sarebbe diventato un Biden 2.0 sulla questione ucraina. Nulla faceva presagire che ciò sarebbe avvenuto, eppure sembra che sia andata proprio così. A differenza di Biden, però, è chiaro che Trump azzererà gli aiuti finanziari degli Stati Uniti all'Ucraina. In futuro gli europei dovranno finanziare questa guerra da soli, anche se con armi made in USA. 2) Non è affatto chiaro su quale valutazione della situazione militare si basi il cambiamento di rotta di Trump. Finora, infatti, la premessa di Trump era sempre stata che l'Ucraina non può vincere questa guerra contro una Russia troppo potente, almeno non a un prezzo ragionevole, ovvero senza dover combattere una guerra contro la Russia con la partecipazione dell'Occidente, che alla fine potrebbe anche degenerare in un conflitto nucleare. Trump ha inoltre sempre mostrato una certa comprensione per le preoccupazioni russe riguardo all'adesione dell'Ucraina alla NATO. Per entrambi i motivi, riteneva necessari dei compromessi. Perché tutto questo dovrebbe essere cambiato? 3) Forse, come in altre questioni, la tattica di Trump è quella di fare spettacolo e non esiste alcuna strategia. Oggi minacce, domani appeasement e dopodomani il contrario. È anche ipotizzabile che questo sia il modo di Trump di tirarsi fuori e lasciare l'Europa in frantumi. In precedenza aveva anche dichiarato più volte che si sarebbe tenuto fuori dal conflitto se entrambe le parti non fossero state interessate a un trattato di pace. Entrambe – la Russia e l'Ucraina – evidentemente non lo sono, e questo è il risultato. La svolta della svolta sarebbe quindi un segno di rassegnazione. 4) Nessuno sa esattamente come finirà questa guerra, ma è prevedibile che la guerra di logoramento, con le sue pesanti perdite, continuerà e alla fine si deciderà sul campo di battaglia. Che ciò avvenga a vantaggio dell'Ucraina sarebbe però un'altra grande sorpresa. È più probabile che l'Ucraina finisca ancora più sotto pressione di quanto sarebbe stato il caso con la soluzione di compromesso discussa un mese fa in Alaska. Gli europei hanno contribuito in modo decisivo, se non altro, a impedire una soluzione negoziale. 5) La grammatica futura potrebbe essere questa: gli Stati Uniti guadagnano dalla guerra, gli europei ne escono finanziariamente e politicamente dissanguati, l'Ucraina nel senso letterale del termine. E così Trump ha concluso il suo post su Truth Social con: “Buona fortuna a tutti!”.“ 

Un altra grande statista che bisogna „sentire“, più che „capire“ è Giorgia Meloni. Alessandro Banfi questa mattina nella versione riassume così il discorso della premier italiana all’ONU: „Nel suo intervento la premier ha dato un quadro della politica italiana, quantomeno diverso nei toni rispetto a quelli usati nelle ultime settimane. Soprattutto riavvicinandosi a Francia, Spagna, Gran Bretagna e agli altri Paesi europei e occidentali che hanno solennemente riconosciuto la Palestina, in una mossa politico-diplomatica di valore storico. Ha detto fra l’altro su questo punto: «Riteniamo che Israele non abbia il diritto di impedire che domani nasca uno Stato palestinese né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania al fine di impedirlo. Per questo abbiamo sottoscritto la Dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati. È la storica posizione dell’Italia sulla questione palestinese, una posizione che non è mai cambiata». Meloni ha ribadito, come lei stessa aveva anticipato ai giornali, che «il riconoscimento della Palestina deve avere due precondizioni irrinunciabili»: il rilascio di tutti gli ostaggi e l’esclusione di Hamas da futuri ruoli di governo. Sottolineando però: «Israele deve uscire dalla trappola di questa guerra. Lo deve fare per la storia del popolo ebraico, per la sua democrazia, per gli innocenti, per i valori universali del mondo libero di cui fa parte. E per chiudere una guerra servono soluzioni concrete. Perché la pace non si costruisce solo con gli appelli, o con proclami ideologici accolti da chi la pace non la vuole. La pace si costruisce con pazienza, con coraggio, con ragionevolezza». La posizione sull’Ucraina è stata più in linea con quanto detto finora dall’Italia. Meloni ha ribadito: «La Russia ha deliberatamente calpestato l’articolo 2 della carta dell’Onu e ancora oggi non si mostra disponibile a sedere al tavolo della pace con effetti destabilizzanti»“ (AB).

Per quanto riguarda la „Global Sumud Flotilla“: „Da New York Meloni ha sostenuto ieri che il vero obiettivo della Flotilla non è consegnare aiuti ma creare problemi al suo governo. Il ministero della Difesa Guido Crosetto ha inviato una fregata della Marina militare a difendere i naviganti.“ Riprendo da Alessandro ancora due notizie: 1) „Ieri Papa Leone XIV ha parlato col sindaco palestinese di Betlemme (…) ed ha convocato per l’11 ottobre un Rosario in piazza San Pietro per la pace. Intanto a margine dell’Assemblea Onu, Donald Trump avrebbe promesso ad alcuni leader arabi che non permetterà a Israele di annettere la Cisgiordania, come scrive oggi Il Fatto. 2) A me i pacifisti del Mean mi danno sui nervi, ma riprendo per correttezza di informazione quanto scrive Alessandro: „Oggi Avvenire pubblica un intervento di Angelo Moretti, portavoce del Mean, il Movimento europeo di azione non violenta, che presenta l’iniziativa del Giubileo della speranza in Ucraina. Il primo ottobre, mercoledì prossimo, inizia infatti una nuova coraggiosa tappa nel percorso di sostegno e assistenza umanitaria che i pacifisti del Mean, dall’inizio del conflitto, hanno portato avanti incontrando amministratori ed esponenti della società civile nell’Ucraina colpita dall’invasione russa. Scrive fra l’altro Moretti: «Insieme chiederemo ancora una volta che l’Europa convochi una Conferenza europea dei cittadini sulla “pace e la sicurezza nel mondo” e istituisca i suoi Corpi civili di pace, perché non debba mai più accadere che resti ferma di fronte alle ingiustizie o che si limiti a erogare sanzioni economiche e inviare armi. Il sogno europeo è fatto di popoli che resistono e che si incontrano per far avanzare la pace, e quel sogno oggi va difeso più di ieri, con più convinzione, con più società civile presente dove soffia la guerra». L’orizzonte della pace ha costituito anche il filo rosso del confronto tra i vescovi riuniti dal 22 al 24 settembre a Gorizia per la sessione autunnale del Consiglio permanente, sotto la guida del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei (nei pdf trovate il documento conclusivo).“ (AB) // Ma l’Ucraina sotto la guida del suo premier la vuole la pace? „A proposito della Russia e della guerra in Ucraina, nella mattina americana di ieri ha parlato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che oggi dovrebbe incontrare Donald Trump. Nel suo discorso in inglese, Zelensky ha usato parole amare e bellicose: «Il XXI secolo non è molto diverso dal passato. Non il diritto internazionale, non la cooperazione, ma le armi decidono chi sopravvive».“ (AB)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ho ascoltato per intero il discorso di Trump all’ONU. Il ductus di fondo è quello del pacificatore (e non del bullo, a parte che si ritenga essere proprio di un bullo l’esprimere l’orgoglio per il proprio paese, con toni esagerati, come fanno tutti i politici: età dell’oro…);  forse la parte più debole, partiamo da qui, dalla parte più debole, è quella sulla profezia della casa comune, cioè dell’ecologia…la sua critica indifferenziata all’ energia verde è probabilmente una cazzata, allo stesso tempo, però, anche un uomo che di ecologia se ne intende, come Paul Kingsnorth, ha forti dubbi sulla energia prodotta dai mulini a vento post moderni…per quanto riguarda Gaza, perlomeno per quanto riguarda questo discorso, non si può certamente dire che il presidente dell'America non vorrebbe che questo conflitto sia finito il più presto possibile, solo che non si fida di Hamas e ci sono motivi per non fidarsi di Hamas. Per cui la sua richiesta di liberare tutti gli ostaggi, subito, mi sembra giusta - l’assemblea ha applaudito a questo punto. Ovviamente nel dettaglio delle sue sette paci o sei paci, non mi ricordo più, se penso all'Armenia e l’Azerbaigian ci sarebbero tante cose da dire, critiche, ma certamente non si può affermare che Trump non abbia avuto un'intenzione di pacificatore. Per quanto riguarda la questione della migrazione non nega per nulla che ci siano delle morti, tantissime morti da evitare, ma ritiene che una immigrazione incontrollata crea dei problemi al proprio paese, che portano alla distruzione del paese stesso; può darsi che si possa avere anche un'altra ipotesi di lavoro, ma su questo si dovrebbe poter parlare, senza offendersi reciprocamente; sulla questione dell'Ucraina rinvio a quello che ha scritto il professor Johannes Varwick e di cui ho parlato questa mattina nel diario…comunque ancora una volta non ha sacrificato ad un’ideologia il suo rapporto privilegiato con Putin e ha ripetuto, cosa che Putin stesso in Alaska ha confermato, che se fosse stato lui il presidente non ci sarebbe stata guerra, nella quale sono morti tantissimi soldati da entrambi le parti. Evitare il sacrificio di innumerevoli giovani vite mi è sembrato essere il filo rosso del discorso…questo vale anche per il suo non alle armi atomiche per un paese che praticherebbe uno spreading del terrorismo nel mondo. Ovviamente si può pensare anche con Emanuel Todd che non è infine chiaro perché alcuni paesi possano avere l’energia atomica ed altri no; una filosofia dell’opposizione feconda (Romano Guardini) vorrebbe che si discutesse in modo aperto su questa opposizione…la tesi semplice del presidente statunitense ha anche una sua logica: chi propaga il terrorismo non deve avere una tale energia a scopi militari. Argomenti sarebbero più necessari che reciproche offese; infine sia all’inizio del discorso, sia alla fine, pur criticando l’ONU ha proposto una collaborazione con tutti i paesi presenti. 


(Wetterzeube, il 24.9.25; mercoledì della 25 esima settimana del tempo ordinario) Nel suo nono sermone cattolico san Newman riflette sui misteri della natura e della grazia e propone una tesi che solo apparentemente è paradossale: vi è un intimo legame tra credere in Dio e credere la Chiesa cattolica e la sua missione divina, sebbene vi possano essere „fattori di disturbo“ che rendono difficile un assenso continuo in ogni situazione e di fronte ad ogni obiezione. Lo stesso vale per la grande legge della morale e della coscienza, come l’organo che ci permette di comprendere norme che hanno valore universale. Newman sa bene che noi non arriviamo al nostro assenso per via di inferenze logiche, ma in forza di un „riconoscimento immediato“; ciò corrisponde anche a ciò che scrive Thomas Fuchs: „Non il pensiero ci da l’accesso alla vita, è la vita che permette al pensiero un accesso ad essa“ (Verkörperte Gefühle. Zur Phänomenologie von Affektivität und Interaffektivität (Sentimenti corporali. Sulla fenomenologia di affettività e affettività interrelazionale), Berlino, 2024, 11). 

Credo che il dialogo non riuscito in Facebook tra me e il vescovo Oster sia piuttosto un „fattore di disturbo“, sebbene sia per me sia per lui si trattava di una buona intenzione. Ho tolto il mio intervento da Facebook, qui propongo la traduzione italiana. Questo scambio di opinioni si trovava nei commenti di un suo post, nel quale secondo me il vescovo Oster attaccava in modo unilaterale Donald Trump:

Caro vescovo Stefan, 

ho cancellato il mio commento per non causare scandalo. Ti chiedo scusa se ti ho ferito. Ecco solo una documentazione di come si è svolto il dialogo: 

Roberto: No! Questo testo, nonostante il tono devoto, inclusa la preghiera per Trump, è un'invettiva piena di odio contro un uomo che è stato democraticamente eletto da milioni di persone. Un mio amico che vive in California ed è una delle persone più intelligenti che conosca parla di lui in modo completamente diverso, senza nascondere i suoi punti deboli. E anche la moglie di Kirk si è lasciata abbracciare da lui. Con amicizia, R 

Vescovo Stefan: Caro Roberto, grazie per il tuo commento. Ovviamente puoi avere un'opinione diversa dalla mia. Ma ti prego di non usare così rapidamente e con leggerezza le parole “odio” o “invettiva piena di odio”. In questo modo ti allinei a coloro che ormai le usano ogni volta che sentono una parola critica da parte di chi la pensa diversamente. La parola sta diventando socialmente accettabile e dà l'impressione che ci siano troppi “odiatori” in giro per il mondo. In questo modo anche tu contribuisci a dire qualcosa con grande forza, il che non fa che aumentare la polarizzazione. E no, non provo alcun odio nei confronti di Trump. Ascolto ciò che dice, leggo ciò che dice e fa. E mi sono riferito principalmente a ciò che lui stesso ha detto durante la cerimonia citata: “Li odio”. Quindi, per favore, presta un po' più di attenzione nella scelta delle parole. E sì, cerco di pregare per lui con sincerità. E se pensi di poter smascherare il mio “tono devoto” come ipocrisia e di potermi accusare di odio, allora devo dire onestamente: presunzione! Mi leggi nel cuore? Cordiali saluti SO 

Roberto: ... ho di nuovo una connessione instabile, ma comunque una connessione alla rete; caro vescovo Stefan, grazie mille per la tua risposta! Ti chiedo scusa se ho dato l'impressione di voler leggere nel tuo cuore; e anche se potessi, non te lo direi qui su Facebook. Ammetto che la mia scelta di parole è stata forte, ma c'è una ragione. Innanzitutto l'incapacità di molti commentatori di giudicare l'onestà di Trump con un po' di simpatia. Il fatto che la moglie di Kirk riesca a perdonare l'assassino è un atto di grazia! La prima reazione di una persona con temperamento non è certo il perdono. Ho fatto un enorme lavoro di lettura (diverse forme di giornalismo, lunghe conversazioni con amici dagli Stati Uniti...) e ho acquisito una visione differenziata di Trump, per la quale ho pagato un prezzo molto alto: amici che non mi parlano più. Per questo ti ringrazio per la tua reazione positiva. Ciononostante devo dire che il tuo giudizio su Trump è polarizzante, non solo la mia scelta di parole. Con il tono devoto volevo criticare il mix tra analisi politica unilaterale e preghiera. Tuttavia mi sento molto legato a te, grazie all'amore gratuito che ci viene donato nella Chiesa. Tuo, R

Con affetto, Roberto

Condivido spesso nel mio account in X le foto e i commenti di padre Gabriel Romanelli (Gaza); lui è un eroe e lo sono eroi i bambini e le persone della sua parrocchia. 

„Sono circa le 21 quando Leone XIV varca il cancello di Villa Barberini, a Castel Gandolfo, dove è arrivato ieri, e prima di partire per rientrare in Vaticano si ferma a parlare con i giornalisti che lo aspettavano sin dal pomeriggio. Il Pontefice non si sottrae alle domande dei cronisti e interpellato sulla causa palestinese afferma che “la Santa Sede ha riconosciuto la soluzione dei due Stati già da molti anni”, che “bisogna cercare una maniera per rispettare tutti i popoli” e che il riconoscimento dello Stato di Palestina “potrebbe aiutare, però in questo momento veramente non si trova dall'altra parte volontà di ascoltare, quindi il dialogo in questo momento è rotto”. Quanto a Gaza, il Papa riferisce di essersi messo in contatto con la parrocchia della Sacra Famiglia questo pomeriggio: “Grazie a Dio in parrocchia stanno bene”, ma i raid “sono un po' più vicini”.“ (Vatican news). 

Abba nostro…

(Dopo) Bischof Stefan ha risposto immediatamente: Caro Roberto, grazie per il messaggio. Tutto bene! Tanti auguri per il tuo compito. Andrea mi ha detto che una casa editrice italiana vuole pubblicare Homo abyssus. Che bello, congratulazioni! Saluti ai tuoi cari. Stefan

Sul discorso di Trump all’ONU ho per ora due informazioni; in primo luogo il riassunto di Alessandro, che riprende tra le altre anche una critica di Jeffrey Sachs:“ L’Onu come palcoscenico. L’odio come orizzonte. Quell’odio che sinceramente Donald Trump ha rivendicato ai funerali di Charlie Kirk, subito dopo che la vedova Erika aveva invece manifestato il perdono per l’omicida di suo marito, è diventato sfogo verbale e insieme discorso politico di fronte ai rappresentanti di tutto il mondo. Riconoscere la Palestina fa il gioco di Hamas, l’Onu è inutile e i Paesi europei sono destinati al declino per l’invasione dei migranti e le misure per l’ambiente, perché hanno inseguito la bufala del riscaldamento globale. Gli aerei russi saranno abbattuti da quelli della Nato e l’Ucraina potrà «riconquistare tutti i suoi territori». 57 minuti di comizio di guerra col sospetto di aver perso il filo del discorso perché non è partito il teleprompter. «Queste sono le due cose che ho ricevuto dalle Nazioni Unite: una scala mobile difettosa e un gobbo di lettura rotto», ha detto all’inizio. In sette mesi di mandato, il presidente Usa ha sostenuto di aver fermato sette guerre: «Non era mai successo. Nessuno ha mai fatto una cosa del genere. E sono molto onorato di esserci riuscito». Continua la sua personale campagna per ottenere il Premio Nobel per la Pace. Quanto alla tragedia di Gaza, liquida sbrigativamente il discorso di Macron e lo storico riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di quasi tutti i Paesi europei (esclusi per ora Italia e Germania): lo considera un regalo ad Hamas, ma non dice nulla della minaccia di Israele di annettere la Cisgiordania e non torna sulla “Riviera di Gaza”. Se la prende con l’Unione Europea: «Aprire le frontiere è stata una delle follie di Joe Biden. L’immigrazione senza limiti è il problema più grave dei nostri tempi, va risolto. Ma l’Europa è nei guai fino al collo, invasa da immigrati illegali». Un messaggio fatto apposta per raccogliere consensi presso i partiti di destra del continente europeo e i loro elettori. Commenta il Manifesto (titolo Un sacco bullo): «In soli 57 minuti, il presidente degli Stati Uniti cancella gli ultimi dieci o venti anni di multilateralismo politico globale e impartisce una dura lezione al mondo dalla massima tribuna politica possibile, quella dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite». Ugo Tramballi sul Sole 24 Ore: «Nel suo avvilente discorso di ieri, dedicato a sé stesso e alla minaccia dei migranti, Donald Trump trasforma gli Stati Uniti in un ulteriore problema, non in una soluzione del grande disordine mondiale». Dice l’economista Usa Jeffrey Sachs stamattina a Repubblica: «Una vergogna imbarazzante per gli Usa, piena di falsità e deliri. Dimostra quanto sia instabile la scena politica americana»“ (Alessandro Banfi). Secondo un post di Johannes Varwick in X, che riprende un post del presidente americano: „Si tratta di una svolta notevole che, come sempre con Trump, domani potrebbe già essere superata, ma che dimostra comunque che gli europei sono stati ascoltati. Non l'avrei mai ritenuto possibile. Seguirà una valutazione.“ // una prima valutazione mia e una domanda, parto da questa: come affrontare la retorica di Trump, e come vedere in ciò che dice il momento di verità, non i deliri? Bisognerà pur considerare il fatto che la migrazione illegale è davvero un problema e non un cedimento alla destra e che l’ONU è l’ombra di se stesso.

(Pomeriggio) „Ho letto un articolo di Feltri: „il gioco inutile di CGIL e Flotilla“: È un articolo molto intelligente.Tra le cose più intelligenti che abbia letto al momento. Non sono d’accordo su tutto, ma questo articolo coglie, per esempio a proposito della Giorgia Meloni, cose che i giornalisti mainstream non possono neanche lontanamente. È uno dei pochi articoli che abbia letto che non soffra di antisemitismo puro. Io spero su Donald perché se quel suo per quanto contraddittorio desiderio di pace non si impone, siamo fottuti (differenza con Feltri). Sono anche d’accordo sul giudizio positivo di Feltri del parroco cattolico a Gaza, padre Romanelli. La Chiesa cattolica come speranza vivente in Gaza.

(Berlino, il 23.9.25; martedì della 25esima settimana del tempo ordinario; inizio dell’autunno; compleanno dell’imperatore Augusto; san Pio di Pietralcina) Per il libro dei talenti di Ferdinand Ulrich, sperare significa: non venire a partire dal proprio essere-se-stesso a Colui che dona, ma rimanere prigioniero in un punto della propria vita, senza essere capace, nella sua impotenza, di vivere un rapporto vivo. Non vi è in lui speranza significa, non vi è in lui calma, quella calma di un’intimità capace di raccogliersi, non vi è la forza di tranquillo essere se stesso in uno stato di vita, non vi è la forza di un libero assenso a se stesso, a se stesso, ma non chiuso in se stesso (cf. Ferdinand Ulrich, La parabola dei talenti affidati. L’autorità dell’amore, 12-13).

Abba nostro…

Nella tarda mattinata) Sono andato a vedere nella Galleria James Simon la mostra „I bronzi di san Casciano“ - ritrovamenti nell’ambito della cultura etrusca; una guida elettronica (ho dimenticato il nome del curatore) e un video iniziale fanno vedere l’importanza delle scoperte nei bagni di san Casciano, un luogo di cura dell’acqua, attivo ancora oggi. La vasca dei ritrovamenti, non era, però,  per i bagni, ma aveva un valore sacro; doveva essere stata colpita da un fulmine (uno dei reperti è la rappresentazione di un fulmine), che veniva visto come una comunicazione importante di un Dio; se ho capito bene, tutti gli oggetti colpiti dal fulmine o più probabilmente presenti nel luogo colpito da un fulmine venivano seppelliti nel luogo stesso; per questo motivo sono stati ritrovati secoli o meglio millenni dopo, nei nostri anni, nel fango. Mi ha colpito in modo particolare il ritrovamento di una statua rappresentante un uomo nudo, con il sesso, e con un corpo gracile di un malato; poi la rappresentazione di un serpente, di circa un metro; il serpente nella cultura etrusca, ma in vero anche nell’AT ha una valenza di guarigione. Molto bella era anche la statua di un bambino vestito, che teneva nella mano una palla da gioco, separata dal corpo, ma inseribile nella mano del bambino stesso. Sono stati ritrovati anche pezzi di corpo (una gamba, un piedi, tutto il dorso malato, ma poi guarito…),  che la guida elettronica li ha paragonati agli ex voto che si trovano ancora nei santuari cattolici…

Dapprima non mi avevo detto molto questo ultimo libro (scritti VII) dell’opera di Ulrich, ma pian che lo medito mi aiuta tanto, mi aiuta a comprendere che il dono che Dio fa non è mai una forzatura, piuttosto è non-altro al mio cospetto ed è pensato in modo imparagonabile con altri, proprio per me e per la situazione in cui mi trovo; esso è un’alternativa radicale al io = io in cui siamo chiusi, ma non veniamo mai presi al servizio di un collettivo che non può che rimanerci estraneo; la Chiesa non è un collettivo, ma una realtà personale, nella quale non siamo funzionalizzati ad uno scopo…ma accolti gratuitamente per uno sviluppo gratuito (non passivo) dei nostri talenti.

Devo dire che questo osanna a Macron mi irrita (cf versione odierna di Banfi); un politico che non ha quasi appoggio popolare e che probabilmente usa la causa dei palestinesi, per salvarsi politicamente viene osannato; mentre un altro, Trump, che ha un appoggio popolare immenso viene accusato di spreading dell’odio. Direi che Trump, come spesso fa, ha espresso cosa prova; certo Erika, la moglie di Kirk, con l’aiuto della grazia, ha espresso il volto misericordioso della verità, ma ciò non significa che dire ciò che si sente è immediatamente un atto criminale, tanto più che  bravi cattolici, a proposito di odio, non si vergognano minimamente del loro odio contro Trump.


(Wetterzeube, il 22.9.25; lunedì della 25esima settimana del tempo ordinario)

Charlie Kirk non era un razzista dell’estrema destra, come racconta una pastore evangelica in televisione; la moglie Erika, ha raccontato il vescovo Barron, ha perdonato chi ha ucciso suo marito Charlie, come c’è scritto nel Vangelo. Charlie era un cristiano. 

Sono in partenza per Berlino. 

Cara Giulia, il libro di don Ermis Segatti contiene un capitolo nel quale ricostruisce il battesimo di Vladimiro, secondo la „cronaca“ di Nestorio, che, però, non è un’opera storica, ma apologetico-teologica. Poi vi è un lungo capitolo su Engels - nel 1989 c’era ancora l’Unione Sovietica, nella quale Ermis spiega come il marxismo-stalinismo ha preso le distanze dalla narrazione cristiana del battesimo di Vladimiro, anzi l’ha vietata. Quando scrisse il sacerdote torinese si era appena festeggiato il millenario della cristianità in Russia…alcuni metropoliti e alcuni patriarchi avevano presentato una lettura per l'appunto cristiana della coscienza nazionalista della Russia,  rivisitando quindi in modo cristiano il battesimo di Vladimiro. La grande questione è se l'ortodossia russa sia in grado di essere qualcosa di più del „chierichetto“ (copyright: Papa Francesco) del regime attualmente al potere. Comunque ci sono anche grandi tradizioni di dissidenza. E comunque bisogna tenere conto  del contesto ortodosso del rapporto tra stato e chiesa.Adesso sono arrivato nel capitolo, nel quale si parla della differenza tra gli slavi del sud, gli ucraini e gli slavi del Nord, i russi, ma non l’ho ancora letto. Il libro è stato scritto quando Gorbatschow era ancora al potere. Tuo Roberto

Abba nostro…

(Berlino) La meditazione sul testo di Ulrich era davvero proficua. In primo luogo per liberarmi della idea di una „pura fatticità“ che basterebbe per essere salvi; come filosofo, meglio come uomo pensante, ma è lo stesso, ho bisogno di un senso, un senso che sta per esempio nella parabola commentata da Ulrich (Mt 25, 14-30), anche se Dio come Non-Altro e Totalmente-altro non è presente come „mischiato“ nella parabola evangelica, ma non è neppure „diviso“ da essa. La parabola con le sue immagini non trova la sua verità nelle astrazioni del concetto (Hegel), ma neppure nella fatticità pura di un carisma (CL)…

Il testo di Ermis Segatti, di cui ho parlato questa mattina, mi permette di comprendere il senso unificante del battesimo di Vladimiro, ma anche la complessità della questione del dialogo ed anche non dialogo tra mondo ortodosso russo, presenza cattolica in Ucraina e Chiesa romano cattolica. Il papa slavo si è impegnato tanto per l’unità, ma credo che l’incontro tra il patriarca russo di Mosca Kirill e Papa Francesco a Cuba fosse stato possibile, perché quest’ultimo aveva un’allergia nei confronti di un eccesso di „giurisdizione“. Io non credo sia possibile saltare il primato di Pietro, che è troppo presente nel NT, ma non credo che si possa pensare ad un’unità se non nel senso di un semplice „primato dell’amore“ (Ignazio di Antiochia).


(Wetterzeube, il 21.9.25; 25esima domenica del tempo ordinario; san Matteo) Nel capitolo „Il soggetto della ricezione“ della rivelazione divina (Gloria III, 2 edizione tedesca, 81 sg.) Balthasar pone tra l’altro la differenza tra il soggetto della ricezione antico testamentario, che è il popolo ebraico, per quanto riguarda il NT questa dimensione di popolo non è cancellata, ma in primo luogo è una persona, non un popolo. E la Chiesa non è in primo luogo una „casa“, ma „corpo“ e „sposa“ del Signore, in primis in Maria. La sposa è pensata e voluta dal Signore come „senza macchia“, anche se ovviamente nella sua dimensione storica è stata  spesso „meretrix“, così che la sua missione era quasi irriconoscibile. La sequela non ha quindi un carattere „collettivo“ (anche se non ha neppure un carattere individualista: il singolo studioso…), ma personale e in un certo senso non è neppure una sequela, ma „un-essere-in-Cristo“ (San Paolo). In questa dimensione personale, la persona di Pietro, che non può essere cancellata, se si è fedele al NT, ha un carattere tipologico di garanzia di unità…Il dogma non è mai alcunché di astratta, ma esprime la modalità nella quale si esprime la Chiesa: il messaggio ultimo è una buona novella, quella dell’amore che vince la morte.

In un articolo interessante sulla cultura della sepoltura dei cadaveri oggi nella FAZ, Thomas Jansen, scrive: “L'interpretazione letterale della resurrezione corporale è stata da tempo superata dal punto di vista teologico”. Non so cosa intenda lui con „letterale“, ma se questa frase significa la negazione del „resurrexit Dominus vere“, beh allora io non so quale sia il punto di vista teologico di cui parla. Quello tedesco? Il sentire cum ecclesia mi dice tutt’altra cosa.

Ho ripreso in mano un libro uscito 36 anni fa, di cui avevo scritto la premessa, di Ermis Segatti, un sacerdote interessante della diocesi di Torino, „…dopo 1000 anni di cristianesimo in Russia“ (Casale Monferrato, 1989. Credo che quello che Ermis scrive su Vladimiro (il suo principato dura dal 980 al 1015) sacro e profano e sul suo battesimo nella Russia di Kiev, siano una lettura necessaria anche per comprendere la Russia di Putin. Molto di più che frasi generiche come „Putin è un criminale“ - direi che tra i politici chi non è un criminale, in questo senso generico, può scagliare la pietra. In vero la „pace“ come presupposto della storia è una fantasia, la „profezia della pace“ è necessaria proprio perché la pace non è un presupposto dell’agire storico... 

„Violazione dello spazio aereo sì o no? Difficile da valutare, mancano (a me) fatti concreti. Una cosa è certa: a partire da un certo punto, da una spirale di escalation non ci sono più vie d'uscita positive. Né per la NATO, né per la Russia.“ Johannes Varwick, X, 20.1.25) 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 20.9.25; sabato della 24esima settimana del tempo ordinario; compleanno di Adrienne) Quando il Papa afferma che si deve impostare una pastorale non giudicante, ma che accolga tutti, mi conferma nel mio modo di essere cristiano. Ieri sono venuti da noi a cena tre ragazze ed un ragazzo della Gemeinschaftschule (il ramo professionale della nostra scuola; confermo che io non rimpiango la scuola, piuttosto i ragazzi). Se paragono questo incontro con quello dei ragazzi e le ragazze del liceo, avvenuto qualche tempo fa, devo dire che io voglio bene a tutti, ma che ieri mi sono trovato meglio. Non è facilissimo mangiare insieme tra le generazioni; con i liceali avevo proposto una ricetta di Gordon Ramsay, che poi, per le diverse esigenze (una ragazza non mangiava zucchini…), abbiamo adatto „democraticamente“ e ne è venuto fuori un mangiare pesante e noioso. Ieri Heidi ha proposto subito di fare spaghetti alla bolognese, e due ragazze, con mia moglie, si sono messe all’opera; a parte che la pasta non era molto calda quando è arrivata giù in giardino, era ottima. Con i liceali avevamo giocato a carte e a livello intellettuale ne è venuto fuori solo una tirata di M. contro Trump e poi il tema omosessuale, nel senso che le due ragazze guardavano in RTL una trasmissione di ricerca della partner tra lesbiche. Quando ieri una delle due ragazze ha detto che era bisessuale, il ragazzo le ha chiesto di smetterla con questa tema strano. Due ragazze, di quelle di ieri sera, fanno parte di un progetto teatrale della città e in qualche modo possono riflettere la vita con il teatro. Ad un certo punto, perché ridevamo molto ed una ragazza quasi si soffocava dal riso, ho proposto di parlare dei qualcosa di serio, e ne è nato un lungo racconto sulla morte, precisamente su nonni morti, a cui non si è potuto dire addio a causa della pandemia (Corona). Quando ho riportato due delle ragazze a casa, sedute nei sedili posteriori, parlavano, piuttosto una parlava e l’altra ascoltava, anche se ha detto qualcosa sulla fatica a cui è sottoposta la voce nel musical (Hänsel e Gretel) che sta preparando e nel quale ha il ruolo femminile principale; dicevo l’altra le ha raccontato a lungo dei suoi progetti di lavoro, ma anche di un amico della madre, che l’ha avuta quando aveva 18 anni, che la voleva „ficken“ e che a lei faceva schifo, per cui evita di avvicinarlo da sola; la madre voleva dire qualcosa all’amico, ma la ragazza le ha detto che non c’era bisogno, visto che comunque era rimasto il tutto piuttosto molto sui primi passi senza che ci sia stato qualcosa di concreto; ho chiesto quanti anni avesse questo uomo e mi ha detto che suppone circa 40. Lei ne ha tredici o quattordici. Questo conferma, indirettamente, che il problema della pedofilia non è solo intra ecclesiale, ma anche che il sesso è un problema generalizzato; che Dio ci aiuti a tenerlo a bada. Anche il consumo di droghe leggere è un problema generalizzato.

Mentre in Goethe eros, nel terzo atto di Faust II, è dramma dell’incontro tra mondo classico (antichità greca) e mondo romantico (medioevo), rappresentato il primo da Elena (stabilitas) e il secondo da Faust (inquietudine), che giunge fino all’unione (ma il bimbo morirà), oggi eros è piuttosto pornografia (società trasparente) o per parlare con Goethe, un „sdraiarsi su un letto comodo“ nel quale poi accadano attività solo sessuali, con una gestione più o meno democratica della sessualità orale e della penetrazione e certamente molto ginnica. Credo che si debba tenere conto che vi è un bisogno ciclico di tutto ciò e bisogna chiedere al Signore che non degeneri. Alcuni giovani non parlano di ciò, credo la maggioranza, almeno in un incontro intergenerazionale, e quelli che ne parlano o che lo fanno hanno bisogno credo di una conferma che sono belli ed accettabili. Poi bisogna distinguere tra adolescenza e post adolescenza ….in una serie ambientata in Svezia (Malmö), una ragazza aspetta che il suo boy finisca il turno di lavoro alle due di notte; alle dieci di sera erano tutti fuoco e fiamma, ma alle due lui non arriva; quindi i sentimenti girano nell’arco di un brevissimo tempo. Racconto tutto questo per dire cosa significa „accogliere tutti“ e con la coscienza che il mondo polimorfe del sesso non è fuori, ma dentro di noi…

Abba nostro…

(Wetterzeube, il 19.9.25; venerdì della 24esima del tempo ordinario) David Schindler con il suo philosophari in Maria, coglie certamente un atteggiamento ultimo del modo di essere di Ferdinand Ulrich, un atteggiamento che Adrienne spiega così: „Tutta la sequela del Figlio dovrebbe seguire il suo esempio {di Maria}, essere stimolati dal suo modello... Ogni domanda trova però la sua risposta nel fatto che lei gli mostra {al bambino Gesù} ciò che lui ha fatto di lei... E quando scambia con lui parole infantili, gli insegna a parlare e a pregare, tutte queste parole sono sempre già permeate dalla sua essenza. Nessun malinteso, nessun allontanamento. Lei compie tutto il suo compito nei suoi confronti secondo il suo volere. Il suo {di Maria} atteggiamento rispecchiava il suo {di Gesù}; nessun evento può interferire, con chiunque la madre possa stare insieme. Lei rappresenta il suo interesse. E quando oggi si incontra una persona che con la sua presenza rappresenta qualcosa di cristiano, è chiaro che lo fa imitando la madre. Ma lei avrebbe potuto farlo in modo infinitamente più vivo di tutti i suoi discendenti. Questi ultimi possono però continuare a guardarla, unirsi a lei nella preghiera, attingere da lei e vivere di lei, anche superando ogni distanza e con il rispetto che la sua perfezione esige da loro." (Adrienne von Speyr, Terra e Cielo III, 2309). È chiaro che un filosofo come Ulrich non vuole superare il „finito“, in questo è del tutto filosofo; non vede un contrasto tra ciò che i Padri della Chiesa definivano come Christus est philosophia (Hans Urs von Balthasar), proprio per il motivo spiegato da Adrienne e che potrebbe essere riassunto così: Ubi Maria ibi Christus. Adrienne scrive: „Come il Figlio rappresenta il Padre, così la Madre il Figlio“. In certo senso la prima affermazione è teologica, la seconda filosofica, perché è in gioco il finito, l’umano; l’uomo che rappresenta Dio, fino a diventare Theotokos. Certo in certe scene del  Vangelo, quando Gesù lascia la sua casa per la sua missione pubblica, e Maria rimane dai parenti, quando questi vanno a cercarlo perché pensano che lui è matto, lei non si distingue dai parenti, è una di loro, ma il Vangelo non ci dice cosa pensi e sappiamo che lei mai e poi mai ha pensato che  Gesù fosse matto. Forse va con i parenti perché lui, Gesù, veda qualcuno che le è davvero prossimo. La domanda di Gesù: chi è mia madre? è una universalizzazione concreta della prossimità: tutti sono sua madre se ascoltano la Sua parola…


Ho condiviso nella mia „Story“ in Facebook e in Instagram questa notizia che il Molokano mi fa arrivare in anteprima, dal Lago di Sevan: „Papa Leone XIV ha ricevuto il 16 settembre a Castelgandolfo, in udienza fraterna Karekin II, il quale lo ha ringraziato del gesto e ha pronunciato pubblicamente la parola “esuli dell’Artsakh” e ha dichiarato il loro diritto al ritorno. Spes contra spem. Da dire a tempo e controtempo. Il petto mi sobbalza, ma perché la tv di stato e la Cnn non hanno detto nulla? Quasi verità, l’omissione è peggio della menzogna.“ (Renato Farina). Io sono stato meno severo nel mio giudizio sulla pace voluta da Trump tra Armenie e Azerbaigian e devo concedere che solo Renato Farina (alias Molokano dal Lago di Sevan) ha gridato dappertutto che una pace o costo della „cancellazione“ dei fratelli dell’Artsakh non è una pace.


«La rinnovata prospettiva del vostro ritorno nel vostro arcipelago natale è un segno incoraggiante e ha forza simbolica sulla scena internazionale: tutti i popoli, anche i più piccoli e i più deboli, devono essere rispettati dai potenti nella loro identità e nei loro diritti, in particolare il diritto di vivere nelle proprie terre; e nessuno può costringerli a un esilio forzato». Lo dice papa Leone XIV ricevendo in udienza la Delegazione del «Chagos Refugees Group» di Port Louis delle Isola Mauritius.

Renato mi ha mandato un video di Charlie Kirk nel quale prende posizione a favore degli armeni vs i turchi che negano il genocidio; il Molokano riassume le parole così: „Un’ultima cosa poi taccio. Hanno detto un sacco di ragioni a destra e a sinistra cercando di spiegare le ragioni per cui Charlie Kirk è stato ucciso all’Utah Valley University il 10 settembre. Nessuno, causa una universale coda di paglia, ne ha detto quella che ha ripetuto sempre negli anni. È scandaloso che non si riconosca da parte turca il genocidio armeno, e in America lo conoscano in pochissimo, e la Turchia (con gli azeri) usi le nostre armi contro un popolo Cristiano. Erdogan è un uomo davvero cattivo, e la Turchia va eliminata dalla Nato“.

Per quanto riguarda Charlie Kirk: proprio nel modo con cui si reagisce alla sua morte si vede come il mondo è del tutto „ideologico“, le ideologie sono così forti che sono addirittura, se Dio non lo impedisce, un ostacolo a quella fiducia nei rapporti personali, la fiducia di cui vive questo diario, e per quale motivo, per esempio, cito tante volte gli amici come in questo caso, Renato.

Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda”. (Horacio Verbitsky)

Abba nostro…

(Pomeriggio) La citazione me l’ha mandata Renato, presa da un articolo di Filippo Di Giacomo (Cronache celesti): „si percepisce anche nelle élite occidentali un odio verso il cristianesimo, un desiderio positivo di estinguere la Chiesa e la religione, in particolare quella cattolica. Quando i presunti umoristi e i giornalisti si burlano dalla religione, il bersaglio principale e il cristianesimo“ (Rémi Brague). Di Giacomo contestualizza la citazione così: „anche nelle manifestazioni che hanno animato piazze e strade occidentali a favore della Palestina, alcuni manifestanti sono entrati nelle chiese interrompendo Messe e danneggiando arredi di culto, come se i cristiani palestinesi non fossero anche essi vittime della terribile situazione che il loro popolo sta vivendo a casa“ (19.9.25). // Da Brague ho imparato tantissimo; anche a scuola feci un anno nelle classi superiori un commento del suo famoso saggio, apparso nella „Communio“ tedesca, nel quale faceva notare che tante similitudini tra Islam e Cristianesimo sono del tutto superficiali e non corrette. In un certo senso lui è l’“opposizione“ al Padre dall’Oglio. Ma userei il termine „opposizione“ nel senso di Romano Guardini. Noi dobbiamo sopportare questa opposizione, in modo che diventi feconda. Non c’é dubbio che il viaggio di Papa Francesco in Iraq (marzo 2021) è stato un punto massimo del suo pontificato, che ha fatto del bene sia ai cristiani ehe ai mussulmani della Mesopotamia. Detto questo è innegabile ciò che scrive Di Giacomo: „ In due millenni di storia, la chiesa ha pianto circa 70 milioni di martiri. L'estremismo religioso che si manifesta, con l'appoggio statale, nei paesi a maggioranza islamica, induista e buddista è la causa principale delle persecuzioni contemporanee“ (ebenda). 

(Wetterzeube, il 18.9.25; giovedì della 24esima settimana dell’ordinario) «A volte si prega in modo normale e “ordinario”, senza particolare devozione, ma anche senza alcuna noia, e improvvisamente si viene colti dalla presenza di Dio e completamente rapiti. Dio manifesta la sua voce, il suo intento e la sua presenza, ed è come se pregasse completamente in noi, così che ci si abbandona molto volentieri a questo processo di distacco, e quando Dio ci ha rivelato il suo intento – forse è stato il Figlio che ci ha accolto nella sua preghiera al Padre – veniamo delicatamente lasciati andare, affinché ora preghiamo noi stessi, nel modo che Dio ci ha appena donato. Con un nuovo fuoco, una vicinanza diversa da quella che si aveva all'inizio. Prima era la “solita” cosa, ora è una sorta di costrizione interiore dell'amore, un non poter fare altrimenti. Si darebbe tutto per poter continuare per sempre questa nuova preghiera. Come qualcosa di proprio, che però non è proprio, il dono più recente, che si sta realizzando proprio ora, che si è sperato e atteso per sempre e che ora finalmente è arrivato completamente." (Adrienne von Speyr, Terra e cielo III, 2308). Avevo appena terminato di tradurre queste righe con DeepL (ovviamente rileggo sempre tutto quello che DeepL fa), che il MacBook ha smesso di lavorare. Mi sono accorto come la mia meditazione mattutina sia impregnata di tecnica. Certo io prego anche nel bosco, o alla Santa Messa, etc. Ma diciamo che per la preghiera „ordinaria“ uso la tecnica, anzi diverse modalità di tecnica: per esempio i libri stampati da Balthasar e poi il MacBook, che ora ha ripreso a funzionare perché ho schiacciato per dieci secondi il pulsante di accensione (come mi ha suggerito Jörg). Per me questa preghiera è in gesto di fedeltà (non posso farne altrimenti) e scrivo perché così mi diventano più chiari i contenuti. Capisco molto bene quello che dice Adrienne: noi desideriamo nel profondo del nostro cuore di venir presi in servizio, venir colti della presenza di Dio e rapiti completamenti. Io sono un po’ come il cattivo cattolico di Walker Percy, mi commuovono più le mie pubblicazioni che Dio o il giudizio del cardinal Ouellet che riporto dopo; ma so che solo Lui è il Signore, l’Altissimo e solo di Lui posso fidarmi, per i miei cari e per le persone che mi sono affidate. 

Caro Roberto, 

Sono onorato e commosso del tuo gesto nei miei riguardi nel contesto del 'triduo' di Adrienne von Speyr. Grazie tante. Lego le tue riflessioni e mi lascio edificare dal tuo livello di cultura, dalle tue domande e soprattutto dalla tua passione per Cristo. Grazie anche per il resoconto della conferenza di Passau. Il tuo è un grande apostolato intellettuale! Congratulazioni! Cordiali saluti a tua famiglia.  

+Marc Card. Ouellet


Cara Sr. Francesca, inaspettatamente mi è arrivata la notizia che „Studium“ vuole pubblicare la mia traduzione di „Homo  Abyssus“; ti prego quindi di usarla solo per te, la copia che ti ho mandato. Ti invio anche un articolo che ho scritto ieri su Adrienne von Speyr. Tuo, Roberto 


Da un articolo di Matt Taibbi su Charlie Kirk: „È un peccato che Kirk, cresciuto in un sobborgo di Chicago, non abbia frequentato l'Università di Chicago. Non gli avrebbe fatto male essere battuto in un dibattito politico da colleghi più intelligenti. O imparare ad apprezzare il potere e il peso morale di opinioni che non condivideva. O riconoscere che la vera tradizione occidentale risiede più nel suo scetticismo che nella sua certezza.“ È un peccato che Bret Stephens non abbia mai dibattuto con Charlie Kirk. Avrebbe dovuto difendere l'idea che gli studenti di luoghi come l'Università di Chicago non solo sono “più intelligenti” degli ignoranti degli stati rossi (e degli studenti di scuole come Cambridge), ma anche più istruiti nella “tradizione occidentale” dello ‘scetticismo’, in contrapposizione alla “certezza”. Cosa intende Stephens? Se è così, è davvero ironico. Il divario culturale che si sta allargando sotto i nostri occhi in America è stato sicuramente causato, almeno in parte, da un cambiamento nell'atteggiamento proprio di quelle persone che Stephens definisce “i più grandi studiosi”. I professori abbandonano lo scetticismo per la certezza in una serie di questioni scottanti, tra cui una particolarmente evidente che potrebbe aver avuto un impatto sull'omicidio di Kirk, l'ideologia transgender. E “più intelligenti”? Stephens dovrebbe dare un'occhiata a ciò che viene considerato insegnamento e riesaminare se agli studenti viene davvero insegnato a pensare meglio. Dovrebbe chiedersi se non sia invece vero che l'America istituzionale sta sistematicamente derubando i suoi giovani, una domanda che Kirk ha posto agli studenti di tutto il mondo, spesso con risultati devastanti. Non sorprende che le scene di ragazzi che ammettono con disinvoltura di “odiare i libri” ma che sono stati comunque accolti per pagare le tasse scolastiche non abbiano fatto parte dei “più grandi misfatti di Kirk” che circolano attualmente. Questo importante aspetto dell'attività di dibattito itinerante di Kirk non viene quasi mai menzionato nei resoconti delle sue opinioni da parte della stampa mainstream. I resoconti della stampa si concentrano sul presunto bigottismo, xenofobia e misoginia. Tuttavia, la trovata di Kirk come non laureato che si spostava di città in città ingaggiando battaglie verbali con una clientela apparentemente illuminata dell'istruzione superiore aveva un sotto-testo chiave: l'università mette in imbarazzo i suoi clienti. “ (Matt Taibbi, Substack). 

„Viviamo come se la vita non fosse mai abbastanza. Corriamo per produrre, per dimostrare, per non perdere terreno. Ma il Vangelo ci insegna che saperci fermare è un gesto di fiducia che dobbiamo imparare a compiere. La vita non dipende sempre da ciò che facciamo, ma anche da come sappiamo congedarci da quanto abbiamo potuto fare.“  (Leone XIV) - Ad esempio da un lavoro “bello” come l’insegnamento. Sono in pensione da più di otto anni.La scuola mi manca ancora. I rapporti che crea, le “gratificazioni” che comporta, la fatica compensata sempre da un dovere leggero, perché scelto, di nuovo ogni giorno.Sapersi congedare e accontentarsi di ciò che si fatto. Un’obbedienza grata.E grazie al Papa e a te. (Buon onomastico in ritardo)“ (Franca Negri).


„Expreso mi profunda cercanía al pueblo palestino de Gaza, que sigue viviendo con miedo y que sobrevive en condiciones inaceptables, obligado con la fuerza a desplazarse -una vez más- de sus propias tierras. Ante el Señor Omnipotente, que ha mandado “No matarás” y ante la historia humana, toda persona posee siempre una dignidad inviolable que hay que respetar y custodiar. Renuevo el llamamiento al alto el fuego, a la liberación de los rehenes, a la solución diplomática negociada y al respeto integral del derecho humanitario internacional. Invito a todos a que se unan a mi sentida oración para que surja pronto un amanecer de paz y de justicia.“ (León XIV)


Abba nostro…


(Pomeriggio) L’intervista di Nello Scavo all’avvocato dei diritti umani Oleksandra Matviychuk di oggi presenta una narrazione dei fatti comprensibile, ma del tutto nazionalista. Sono già contento che abbia usato parole buone per la diplomazia umanitaria della Santa Sede ed è anche bello che desideri che il Santo Padre vada in Ucraina, ma non ha alcuna capacità di vedere il momento di verità nel nemico; quando afferma che Putin pensa che non esista l’Ucraina credo dica una menzogna, se fosse così il premier russo non parlerebbe di guerra tra fratelli. Comunque io ho dato gratuitamente per un anno lezioni di tedesco ad Ilia, un giovane ucraino, e quando lui e la sua famiglia hanno compreso che io non appoggiavo il nazionalismo ucraino sono stato „cancellato“ - probabilmente non possono fare altro emozionalmente, come non lo può Oleksandra Matviychuk, ma io vedo che Ernst Jünger parlava in modo del tutto diverso del nemico, anche nella fase nella quale ha pensato che la guerra fosse un’opzione. Poi è probabile che la narrazione di un colpo stato di occidentale in Ucraina durante il Maidan deve essere corretta anche da quello che dice Oleksandra Matviychuk sull’invasione russa in Crimea, ma io vedo che nella narrazione della avvocato per i diritti imani non vi è neppure un minimo tentativo di disarmare il linguaggio a riguardo del nemico…PS Poi con la seguente battuta: „Se la Russia può occupare parte di altri paesi, perché altri paesi non potrebbero voler far lo stesso?“, ripresa dal sottotitolo e che si trova in fondo all’intervista, non tiene conto per nulla della lezione del prof. Jeffrey Sachs, che ha contestualizzato l’aggressione russa all’interno di un aggressione occidentale e non tiene conto per nulla della logica degli stati-continenti…


La lettera aperta  del premier svedese, Kristersson, al premier ungherese Orbán, è ricolma di luoghi comuni, il più grande è la dialettica fatale democrazia/autocrazia (che non tiene minimamente conto della lezione del prof. Jeffrey Sachs di Harvard). Purtroppo anche tanti nella Chiesa sostengono queste cose, ed anche i vescovi, e noi ancora una volta ci muoviamo verso la catastrofe. Terribile è che pur nella Chiesa non si possa parlare liberamente su questi argomenti, senza essere „cancellati“ dalle persone normali con credo antifascista (ora che non esiste più il fascismo) ed ovviamente democratico (proprio ora che la democrazia viene reclamata da partiti che poi gli attuali potenti cercano di sconfiggere giuridicamente). In vero a me sembra che il fascismo attuale sia proprio l’antifascismo. Grazie a Dio la Chiesa nella sua guida ultima petrina ha giudizi molto più sobri, a parte il fatto che poi come fratelli nella stessa Chiesa si dovrebbe poter sostenere anche posizioni opposte, anche non conciliabili politicamente, ma umanamente ed ecclesialmente riamane Il fatto che noi seguiamo Cristo, non l’Occidente, non l'Oriente! 


Il freno papale ai desideri del percorso sinodale tedesco (vedi articolo che ho condiviso in Facebook del Prof. Jan-Heiner Tück, Communio) in questioni di sessualità era del tutto evidente che sarebbe arrivato. In vero la posizione papale è una quadratura del cerchio in cose di gender e sesso solo per chi ha un approccio ideologico, se no è del tutto evidente che l’amore per ognuno non significa non vedere il carattere lobbistico di certe campagne; un omosessuale come Greenwald per esempio non si identifica per nulla con esse. Per quanto riguarda il mio problema: io credo che si debba con più parresia riconoscere il carattere polimorfe dei desideri sessuali, senza per questo mettere in dubbio il rapporto eterosessuale tra donna ed uomo e il senso della famiglia come „normalità“…A me sembra che non sia così che noi cattolici abbiamo paura di essere messi in questione dalle lobbi transgender ed omosessuali, piuttosto sono quest’ultime che si sentono messe in questione a priori, per il solo fatto che noi esistiamo…


(Wetterzeube, il 17.9.25; mercoledì della 24esima settimana del tempo ordinario; Santa Ildegarda di Bingen; san Roberto Bellarmino; anniversario della morte di AvS) 

Rinvio oggi al mio articolo che ho pubblicato in Substack su Adrienne von Speyr. 

 (Pomeriggio) Sembra che „Studium“, in una collana filosofica a cura di Massimo Borghesi, pubblichi la mia traduzione di „Homo Abyssus“. Massimo, con cui ho parlato al telefono, vuole una mia introduzione che „racconti“ Ulrich. 

Abba nostro…

(Sera) „Spesso, soprattutto quando la sua {dell’uomo} curiosità viene soddisfatta dalla scienza, assomiglia a un lacchè che sbircia dal buco della serratura senza accorgersi che alle sue spalle qualcuno sta già brandendo il bastone.“ (Ernst Jünger, Sgraffiti). La pagina da cui è presa questa frase è molto ricca di variazioni, e non tutte nel senso di una critica della scienza. Per esempio Jünger pensa che lo studio di medicina per le donne  ci sta ed ha senso, sia dal punto di vista della adeguatezza che da quello della convenienza; per esempio un donna che si spoglia con più agio davanti ad una donna che ad un maschio. Ma anche la adeguatezza alla cosa stessa è per Jünger importante, etc. 

(Wetterzeube, il 16.9.25; martedì della 24esima settimana del tempo ordinario; Cornelio, papa (253); Cipriano, vescovo di Cartagine (258))

L’11. Novembre del 1962 Balthasar scrive di una visione avuta da Adrienne,  che alla fine identifica come „fuoco di Pascal“: "Recentemente Adrienne ha visto qualcuno di notte, che alla fine si è rivelato essere Pascal. Lei stava pensando all'amore in modo del tutto casuale e senza enfasi, senza immaginare nulla di speciale. Poi è stato come se l'amore si affermasse e si affermasse sempre di più, occupando uno spazio sempre più grande, c'è stato un éclatement (esplosione) e in esso un fuoco tremendo. Ti avvolgeva con il suo calore, la sua intensità, tutta la sua essenza. Allo stesso tempo è diventato visibile come un focolaio di fiamme che ha travolto tutto. E tutto sembrava condensarsi in puro amore. Questo amore era allo stesso tempo calma e vivacità contagiosa, e ti avvolgeva completamente. Quando questo fuoco è diventato irresistibile, tutto è diventato chiaro: Pascal aveva incontrato questo fuoco, era il suo fuoco, la sua esperienza. Grazie al fuoco, Pascal è stato identificato.“ (Terra e Cielo III, 2307). Questa mattina mi è venuto improvvisamente in mente la presenza di Ferdinand al simposio (gioia) e il calore che emanava una „Gemeindereferentin“ (assistente parrocchiale), che appartiene alla stessa comunità di Marine ed una mamma di tre figli che veniva da Budapest e con le quali ho seduto al tavolo nell’ultima colazione. Non era un calore esplosivo come quello di Pascal, sebbene in esso era presente anche la calma (la parola che associo più immediatamente con Marine de la Tour), ma era veramente calore e gioia. Ecco credo che, senza forzare nulla, dobbiamo dare spazio a questo tipo di esperienze che vengono fuori „da sé“. Le parole da sole non portano a Cristo. 

Anche Giuseppe mi ha scritto qualche riga sul mio articolo sul simposio: „Letto e imparato cose per me nuove. Grazie e complimenti.“ Lui la pensa come me su Marion. „A proposito, nonostante le poche cose che ho letto su di lui e di lui (Marion), ho avuto la fortuna di incontrarlo in Québec nell'ambito di Communio. Ho l'impressione che a Marion manchi la dimensione storica. Forse è un giudizio un po' severo, ma è quello che ho colto nella mia piccolezza. Grazie ancora, Roberto.“

Ieri nell’incontro parrocchiale ho preso due compiti: 1) pulire i gabinetti della parrocchia; 2) il festeggiamento di san Martin. 

Il giudizio della FAZ sulla guerra in Ucraina al fine settimana è concentrabile in due sentenze: Putin è un criminale e Trump è cieco. In una sua intervista papa Leone ha una posizione molto differenziata: „Sin dall'inizio della guerra, la Santa Sede ha compiuto grandi sforzi per mantenere una posizione che, per quanto difficile possa essere, non sia schierata né da una parte né dall'altra, ma veramente neutrale. Alcune cose che ho detto sono state interpretate in un modo o nell'altro, e va bene così, ma penso che la parte realistica di questo non sia primaria in questo momento. Penso che diversi attori debbano esercitare una pressione sufficiente affinché le parti in guerra dicano: basta, cerchiamo un altro modo per risolvere le nostre divergenze.Continuiamo a sperare. Credo fermamente che non possiamo mai rinunciare alla speranza. Ho grandi speranze nella natura umana. C'è il lato negativo, ci sono attori cattivi, ci sono le tentazioni. Da qualsiasi parte si guardi, si possono trovare motivazioni buone e motivazioni meno buone. Eppure, continuare a incoraggiare le persone a guardare ai valori più alti, ai valori reali, fa la differenza. Si può avere speranza e continuare a spingere e dire alle persone: facciamo le cose in modo diverso…“ (in Cruxnow). 

Un giudizio simile ha anche Ernst Jünger, anche se lui non parla in modo così teologico come Papa Leone XIV: „La violenza patita non può essere cancellata, ma il perdono concesso a quanti l’hanno generata è un’anticipazione sulla terra del Regno di Dio, è il frutto della sua azione che pone termine al male.“

Abba nostro…

(Sera) «Ho vissuto in un'epoca in cui gli onori rendevano ridicoli coloro che ne erano oggetto e le punizioni li distruggevano. Spesso bisognava navigare tra Scilla e Cariddi, tra i due estremi» (Ernst Jünger, 1960).

(Wetterzeube, il 15.9.25; lunedì della 24esima settimana del tempo ordinario; santa Maria Addolorata) Mi ha scritto Marine dalla Francia sul mio articolo in Substack: „Grazie di cuore, Roberto!Ammiro il modo in cui racconti questi giorni in modo così approfondito ed esaustivo, e quasi in tempo reale! Non scrivo di più, devo andare a scuola...Ti auguro ogni bene e ti saluto cordialmente. Marine

(Sera) Ho ricevuto alcune altre reazioni al mio articolo; ne riprendo alcune: „Grazie mille, Roberto, evidentemente anche tu sei tornato a casa sano e salvo. Sono felice di leggere il tuo resoconto. Tanti auguri a te e ai tuoi cari – e un saluto a tuo figlio, cordialmente +Stefan (vescovo Oster)// Caro Roberto, anch'io ti ringrazio di cuore per la sintesi e l'interpretazione così rapide ed eccellenti del convegno, delle relazioni e persino delle discussioni. Per me è stata nel complesso un'esperienza di pensiero senza ideologia. Per questo anche i partecipanti che, come me, non hanno una formazione filosofica o ne hanno una limitata, hanno potuto comprendere molto, perché la mente e il cuore erano collegati tra loro e non separati. Un'esperienza meravigliosa. Grazie per la vostra vicinanza e cordiali saluti da Passau,Manuel Schloegl // Grazie mille, caro Roberto, per il Suo riassunto delle conferenze, molto meglio di quanto avrei mai potuto fare io. Mi ha colpito anche l'atmosfera generale: l'apparente eterogeneità dei partecipanti, che si sono avvicinati parlando del maestro e dell'insegnante. Il tutto è culminato nel desiderio di incontrarsi nuovamente. (SG) // „Quanta roba!!!! La digerirò pian piano nella sua "completezza e semplicità non sussistente"... evitando di coglierne diabolicamente l’“essenza"..." (Renato Farina. // Caro Roberto, grazie mille per il tuo resoconto, che mi ha riportato alla memoria le conferenze. Purtroppo non sono una filosofa, quindi mi mancano i concetti di base. Leggendo la relazione di David Schindler ho notato una cosa: nella traduzione tedesca si parla di «profanità», mentre in inglese David ha usato il termine «pagan», ovvero pagano e paganesimo. È un punto di vista interessante. Ma è sostenibile? Il nostro viaggio con Ferdinand ieri è stato molto bello. Tanti auguri e cordiali saluti, Marie-Elisabeth

"Non si può contrapporre la bellezza del nudo e quella di questi involucri, poiché il processo suggerisce una terza dimensione, universale. In essa si rivela che tutto è in un unico vestito e corpo, nucleo e guscio. Alla fine, tutto è rivestimento dell'invisibile, abbellimento dei pensieri della creazione; in questo alternarsi di cambiamenti risiede il gioco delle maschere del mondo. Il suo germe è invisibile. Ogni guscio nasconde un nucleo, che a sua volta è il guscio di un nuovo nucleo. Ogni figlia può diventare madre di una nuova figlia, che a sua volta diventerà madre." (Ernst Jünger, Sgraffiti)

A partire dall’uccisione di Kirk e da un mio post: 50 minuti di telefonata con Leo, in cui ci siamo sentiti molto vicini…si è scritta la frase di Papa Francesco sul disarmare il linguaggio…


(Passau-Norimberga, 14.9.25; 24esima del tempo ordinario; solennità della Elevazione della Croce; Papa Leone XIV compie 70 anni

Vedi in Substack il mio articolo: Esistenza donata. Ferdinand Ulrich e la filosofia del dono“. Cronaca in tempo reale del simposio in Passau che porta questo titolo 


(Passau, il 13.9.25; notte profonda del sabato della 23esima settimana del tempo ordinario) Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, Thomas Fuchs mette in dubbio che si tratti di „intelligenza“, con tanti argomenti di cui io riprendo solo due aspetti: 1) „In modo intelligente agisce, per esempio, chi camminando nel bosco si fa dei segni, per trovare più tardi la via del ritorno…Per fare questo deve rapportarsi al cospetto della situazione descritta e vedersi per così dire „da fuori“ , quindi di disporre di autocoscienza e riflessività“ (In difesa dell’uomo, edizione tedesca citata, Berlino 2020, 43). È chiaro che al „camminatore nel bosco“ (Ernst Jünger) questo esempio è subito piaciuto. L’IA non si vede dal di fuori e non ha alcuna riflessività o autocoscienza. 2) Nella IA non si tratta di „interiorizzazione ed appropriamento di un’esperienza, ciò che rende l’imparare un processo vivo, piuttosto di ottimizzazione di algoritmi secondo una direzione da raggiungere come meta imposta dall’esterno“ (ibid. 50). E qui c’è l’aggancio con Ferdinand Ulrich, così come era e così come lo ha presentato il vescovo Oster nella sua conferenza di ieri sera. La parola filosofica è una parola che si appropria le cose in un processo interiore, in quella tensione tra ricco e povero, pienezza e povertà, di cui ha parlato il vescovo di Passau. Finalmente e teologicamente si tratta di Gesù Cristo come Parola del Padre, ma ciò vale per tutte le parole, quando ci rapportano alla realtà. Gesù stesso prima di andare a predicare, per trent’anni, si è appropriato, attraverso l’ascolto, delle parole e delle esperienze degli uomini. Questo dell’appropriazione interiore mi è sembrato il punto di fuoco della conferenza, che era strutturata in 5 punti: a) L’essere creato come amore; b) L’uomo e l’essere - conoscere ed amare; c) Essere come dono - ascoltare e parlare; d) alcuni espetti decisivi (Kay Learning) ; e) La filosofia di Ulrich è la fede cristiana. La conferenza si è mossa nell’ambito delle intuizioni dell’HA. Essere non è inteso come un sostantivo, ma come un verbo; tutto, un filo di erba, una pietra e massimamente l’uomo prendono parte di questo essere come dono di amore; tante delle definizioni di Ulrich sono state riprese e ripensate in primo luogo la definizione di essere come „simplex et completum, sed non subsistens“, la differenza tra essere (atto di esistere) ed essenza (il cosa esiste), ma visto che l’uditorio non era solo di filosofi, Oster, con ragione, ha messo in evidenza temi di rilevanza esistenziale come la differenza del conoscere come servizio e non come prestazione o farsi valere; ha fatto comprendere come Ulrich non ha voluto che si comunicasse il suo lavoro come un palloncino gonfiato: questo palloncino deve essere sgonfiato, che è poi anche il modo, come mi raccontò Ulrich, nel quale Romano Guardini superava la paura di parlare di fronte ad una grande assemblea di persone; pensava che fossero un palloncino che lui prima di entrare nella sala bucava in modo che si sgonfiasse. L’idea di fondo della conferenza è stata che la filosofia di Ulrich era un atto di libertà liberante, che non attaccava a sé nessuno, tanto meno i suoi allievi, che avrebbero dovuto imparare a stringere il pugno, come simbolo che si sono davvero appropriati interiormente di un’idea, di qualcosa nella realtà…e che non hanno bisogno che qualcuno li controlli in continuazione per sapere se fanno bene le cose…

Abba nostro…

(Wetterzeube, il 12.9.25; venerdì della 23esima settimana del tempo ordinario) Sto partendo per Passau, dove si terrà un simposio sulla filosofia di Ferdinand Ulrich; tra l’altro verrà con me anche Ferdi. Ho cominciato a leggere l’introduzione di Manuel Schlögl, sul settimo volume dell’opera di Ferdinand Ulrich, „La parabola dei talenti affidati. L’autorità dell’amore“ (edizione tedesca, Friburgo i. Br. 2024). Mi sembra che il professore Schlögl colga bene sia l’intenzione ultima dell’ ontologia biblica di Ulrich, che non dimentica mai Chi racconta le parabole e che esse sono un tesoro in sé e non primariamente nella loro interpretazione storico-critica; non dimentica mai il mistero, non deducibile dal basso, del dono dell’essere come atto di amore gratuito, „sovraessenziale“, per usare la parola di HA, ma anche povero, „nullificato“. 

Oggi vengono giustiziati coloro che il mainstream ritiene „fascisti“; questo è parlare chiaro oggi; „La Stampa“ ha pubblicato le parole dure di Pier Giorgio Frassati contro il fascismo (certo non lo avrebbe fatto allora), ma sia allora che ora questo giornale probabilmente è quasi solo espressione del mainstream. Rimando su questo al mio articolo su Frassati apparso in Substack poco prima della canonizzazione. In fondo anche le fantasie politiche, diciamo gli incubi politici di Christian Kracht (Eurotrash, 72 sg.: esecuzioni della pena di morte sui ponti svizzeri trasmesse per televisione) sono frutti del mainstream…

Abba nostro…

(Passau, notte) Della bella conferenza del vescovo Oster parlerò quando ho più forze. Questo il titolo: „libertà e liberazione - Ferdinand Ulrich come maestro del dono e come maestro, che vive ciò che insegna“. Alla fine della sua conferenza e del dibattito (al quale ho partecipato con una domanda sulla Unterwanderung del nulla), ci ha fatto sentire alcuni minuti di Ulrich (fine anni 80) sull’ontologia della pace. Parole non sono etichette, parole introducono nella realtà, interiorizzandola {quello che non sa fare l’IA, second Thomas Fuchs}; oggi invece abbiamo a che fare con un linguaggio come mezzo della guerra, contro il mondo e gli uomini che ci vivono. Il linguaggio si impossessa delle cose, per farle funzionare {in modo guerriero}; si è persa la dimensione di un linguaggio che scopre, che rivela la radice dell’essere, che scopre il dono nella realtà e questo „da sé“; abbiamo sostituito a questo lavoro del linguaggio come scoperta, un linguaggio aggressivo che divide il mondo, che non tiene conto del fatto che nel mondo è stata comunicato il donum; la realtà non è un blocco, un aggregato, una sostanzializzazione,  ma dono di vita…

(Wetterzeube, l’11.9.25; giovedì della 23esima settimana del tempo ordinario; 24esimo anniversario dell’attentato negli USA)


La Madonna con il bambino e con gli angeli che suonano diversi strumenti di Stefan Lochner (pittore tedesco 1400-1451) è davvero molto bella. Purtroppo le riproduzioni in internet hanno colori così differenti che non ho la più pallida idea di come siano in realtà. Un piccolo angioletto in fondo a sinistra suona l’arpa. Gesù ha una mela in mano; Maria è vestita di blue, ma non so se chiaro o scuro e tiene con le sue mani il bambino, tenerezza allo stato puro. Ne parla Adrienne in Terra e Cielo III, 2306. Cerco di essere interiormente disposto ad ascoltare la musica della piccola arpa e non solo i rumori di guerra.

Dalla versione odierna di Banfi: „11 settembre, la data di oggi evoca una tragica ricorrenza e cade in un momento di guerra, in cui viene evocata la situazione del 1914, quando l’Europa diede il via all’ “inutile strage”, secondo la definizione di papa Benedetto XV. Già nella Versione di ieri mattina davamo notizia dello sconfinamento nei cieli polacchi di alcuni droni russi, sconfinamento arrivato dopo il bombardamento israeliano del Qatar. Ieri Israele ha colpito ancora, questa volta in Yemen. La tensione è altissima, con l’amministrazione americana che appare un po’ frastornata.(Alessandro Banfi); visto che vivo a poco più di due ore di macchina dal confine con la Polonia do spazio ovviamente a questa notizia: „Andiamo con ordine. In primis la vicenda polacca. Donald Tusk (che è in contrasto col suo presidente) ha fatto raccogliere ieri i rottami dei velivoli caduti in terra polacca e ha chiesto l’allerta Nato. Ma che sia stata un’azione deliberata dei russi non è ancora certo. Il segretario generale della Nato Marc Rutte, non sospettabile di essere pro Mosca, ha tenuto i nervi saldi e ha detto: «Intenzionale o meno, è un fatto assolutamente sconsiderato, assolutamente pericoloso». È stata questa la sua prima reazione dopo aver premesso che non è stata ancora effettuata una valutazione completa. I russi smentiscono assolutamente che si sia trattato di un raid in Polonia. Il ricorso all’articolo 4 del trattato Nato, chiesto dai polacchi, non implica una risposta militare automatica, piuttosto attiva una procedura che mira a mettere attorno a un tavolo i governi dei Paesi membri per valutare insieme la portata della minaccia e le possibili contromisure. Si può arrivare a una decisione o a un’azione congiunta da intraprendere a nome dell’Alleanza. Piuttosto stamane all’alba ora italiana la Polonia ha richiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in seguito alla violazione del suo spazio aereo da parte di droni: lo ha dichiarato la missione sudcoreana, a cui tocca la presidenza del Consiglio a settembre, citata dalla Tass. La riunione potrebbe tenersi già venerdì, ha riferito all'agenzia russa una fonte diplomatica. La scelta polacca sembra privilegiare la via politico-diplomatica, invece di quella militare.“ (Alessandro Banfi). Alessandro parla della crisi in Francia, del discorso della von der Leyen, etc ma riprendo ancora questa notizia: „Charlie Kirk, 31 anni, attivista di destra, alleato dell’attuale presidente Usa e rock star del movimento Maga, è stato assassinato ieri con un singolo colpo d'arma da fuoco mentre parlava con gli studenti del campo della Utah Valley University. «Il grande, e persino leggendario, Charlie Kirk è morto», ha scritto Donald Trump sui social.“ Anche JD Vance in X ha pregato per lui. RIP.

N. Carissima, Ti ringrazio davvero per il dialogo iniziato, per il motivo che ho cercato di esprimere qualche giorno fa quando avevo condiviso la seguente frase: "We have to get involved with each other again. We have to really encounter each other again, and that is something that characterizes Romano Guardini: the encounter of opposites. That is an extremely important word for him, the encounter of opposites, including and legal people, of opposing cultures." (Nora Bossong). Io sono filosofo e non biologo o medico ed ho un po’ un problema con la parola „fatti“, anche se non sono così radicale come Nietzsche, che pensa che non esistano i fatti, che esistano solo le „interpretazioni“. La mia posizione sui migranti è quella della Chiesa (Papa Francesco, Papa Leone XIV): essi sono un arricchimento, non un problema. Allo stesso tempo ho visto, però, che qui in Germania ci sono stati attacchi davvero pericolosi in un mercatino di Natale, etc. Adrian mi dice che in alcune città negli USA la situazione è fuori controllo. Non ho esperienza diretta di tutto ciò, ma vedo che votazione per votazione la AfD sale con i suoi voti; da noi il prossimo anno probabilmente raggiungerà il 40 % dei voti. Tante persone con un contesto migratorio (tu parli di iraniani che sostengono Trump) hanno votato per Trump e me ne chiedo il motivo. Io credo che sia necessario un atteggiamento di dialogo anche in questo, senza accusarsi a vicenda di fanatismo (fanatismo buonista, questa era l’accusa a Papa Francesco; o di fanatismo anti migratorio, questa è l’accusa a Trump). Ho letto l’autobiografia di JD Vance e so che non appoggerebbe un tale fanatismo. Credo semplicemente che prenda sul serio quella che il filosofo tedesco Robert Spaemann chiamava la dialettica vicino/lontano. Non è possibile che tutte le cose e tutte le persone e tutti i paesaggi mi siano vicini come altri. Credo, però anche, che una persona che ti era lontano può diventarti vicina, come in Luca 10 il samaritano (i due sacerdoti non si fermano, vanno avanti) diventa prossimo per il ferito che si trova a terra ed ha bisogno del suo aiuto. JD Vance vuole insomma un „ordo amoris“. Quindi non credo che sia probabile che le misure anti migratorie crescano in un assurdo arbitrario; ma ovviamente posso sbagliarmi. Ho scritto un diario pubblico negli ultimi tre anni e a me sembra che la posizione davvero pericolosa sia quella guerrafondaia bipartisan, quella che stiamo vivendo anche in queste ore. Se penso alle tensioni in Polonia sono preoccupato - devo dire che se prendo la macchina e vado sull'autostrada A4, a pochi chilometri da casa, in due ore sono in Polonia. Io credo che davvero la cosa più difficile sia questa politica neocon bipartisan che pensa di risolvere tutto con la guerra. Per questo mi sono impegnato pubblicamente per una profezia della pace…ma ovviamente anche su tutti questi temi ci si muove in tantissime interpretazioni, che io non posso controllare fino in fondo. Quello che davvero conta per me sono davvero gli incontri reali, gli incontri con persone reali e in questi incontri reali cerco di essere pieno di speranza. La speranza non è l'ottimismo. L'ottimismo può essere una visione del tutto sbagliato del reale. Ma spero che noi nella storia non siamo lasciati da soli e negli incontri reali prenda volto il Dio dell’amore. L’incontro tra persone è la logica ultima con la quale io guardo al reale. Questa mattina ho guardato una quadro della Madonna di Stefan Lochner (pittore tedesco del XV secolo) e c'erano gli angeli che suonavano intorno alla Madonna e al bambino. In fondo al quadro a destra ce n'era uno che suonava l’ arpa e mi sono detto: ecco Roberto sì disponibile ad ascoltare interiormente questa musica lieve dell'arpa di questo piccolo angioletto e non solo i rumori di guerra. Aiutiamoci a guardare la giornata come un dono, come un dono di amore in questa situazione che è sicuramente drammatica. Con amicizia, Roberto.

„Ho incontrato Charlie Kirk per la prima volta circa quattro anni fa, quando mi trovavo a Phoenix per tenere una conferenza. Mi ha contattato e mi ha invitato a fare colazione insieme. Quel giorno mi ha profondamente colpito. Era un uomo di grande intelligenza, notevole fascino e sincera bontà d'animo. L'anno scorso l'ho rivisto, dopo averlo visto discutere con venticinque giovani che, per usare un eufemismo, erano ostili alle sue opinioni. Gli ho scritto un messaggio per dirgli che ero rimasto molto colpito dal modo in cui aveva mantenuto la calma e un atteggiamento caritatevole di fronte a un'opposizione piuttosto sgradevole. Gli ho poi chiesto di partecipare come ospite al mio programma di interviste, “Bishop Barron Presents”, e lui ha accettato con entusiasmo il mio invito. Era previsto che venisse a Rochester, nel Minnesota, tra circa dieci giorni. L'ultimo contatto che abbiamo avuto è stato due sere fa. Dopo che sono apparso in uno dei telegiornali serali per parlare della Commissione per la libertà religiosa, mi ha mandato un messaggio dicendomi quanto avesse apprezzato le mie parole e aggiungendo: “Sono entusiasta di partecipare presto al tuo programma. Dio ti benedica”. Quest'ultima frase mostra ciò che era più importante per Charlie. Era davvero un grande oratore e anche uno dei migliori sostenitori del dibattito civile nel nostro Paese, ma era, prima di tutto, un cristiano appassionato. Infatti, quando abbiamo fatto colazione insieme a Phoenix, non abbiamo parlato molto di politica. Abbiamo parlato di teologia, argomento che lo interessava profondamente, e di Cristo. So che mi unisco a milioni di persone in tutto il mondo nel pregare affinché riposi ora nella pace del Signore.“ (Vescovo Barron). 

„Qualche tempo fa, probabilmente nel 2017, sono apparso nel programma Fox di Tucker Carlson per parlare di Dio solo sa cosa. In seguito, un nome che conoscevo a malapena mi ha inviato un messaggio diretto su Twitter dicendomi che avevo fatto un ottimo lavoro. Era Charlie Kirk, e quel gesto di gentilezza ha dato inizio a un'amicizia che dura ancora oggi.Charlie era affascinato dalle idee ed era sempre disposto a imparare e a cambiare idea. Come me, nel 2016 era scettico nei confronti di Donald Trump. Come me, ha finito per vedere il presidente Trump come l'unica figura in grado di allontanare la politica americana dal globalismo che aveva dominato per tutta la nostra vita. Quando gli altri avevano ragione, imparava da loro. Quando aveva ragione lui, come di solito accadeva, era generoso. Con Charlie, l'atteggiamento non era mai “Te l'avevo detto”, ma “Benvenuto”. Charlie è stata una delle prime persone che ho chiamato quando ho pensato di candidarmi al Senato all'inizio del 2021. Ero interessato, ma scettico sulla possibilità di riuscirci. Abbiamo discusso di tutto, dalla strategia alla raccolta fondi, fino alle basi del movimento che lui conosceva così bene. Mi ha presentato alcune delle persone che avrebbero gestito la mia campagna elettorale e anche Donald Trump Jr. “Come suo padre, è incompreso. È estremamente intelligente e molto in sintonia con noi”. Don ha accettato di parlare con me perché Charlie glielo ha chiesto. Molto prima che mi decidessi (anche solo mentalmente) a candidarmi, Charlie mi ha fatto parlare con i suoi donatori a un evento TPUSA. Mi ha accompagnato nella sala e mi ha presentato. Mi ha dato un feedback onesto sui miei commenti. Non aveva alcun motivo per farlo, nessuna aspettativa che io potessi arrivare da qualche parte. A quel punto, i sondaggi mi davano ben al di sotto del 5%. Lo ha fatto perché eravamo amici e perché era un brav’uomo. Quando sono diventato il candidato alla vicepresidenza, cosa che Charlie aveva sostenuto sia in pubblico che in privato, Charlie mi è stato vicino. Ero così felice di far parte del team del presidente, ma sinceramente sorpreso dall'effetto che questo ha avuto sulla nostra famiglia. I nostri figli, specialmente il più grande, hanno faticato ad abituarsi all'attenzione e alla presenza costante della scorta. Provavo un forte senso di colpa per aver coinvolto i miei figli in questa vita senza chiedere il loro permesso. E Charlie chiamava e mandava messaggi continuamente, per sapere come stava la nostra famiglia e per offrirci consigli e preghiere. Alcuni dei nostri eventi di maggior successo non sono stati organizzati dalla campagna elettorale, ma dal TPUSA. Non era solo un pensatore, era un uomo d'azione, che trasformava grandi idee in eventi ancora più grandi con migliaia di attivisti. E dopo ogni evento, mi abbracciava forte, mi diceva che pregava per me e mi chiedeva cosa poteva fare. “Concentrati sul Wisconsin”, mi diceva. “L'Arizona è già nostra”. Ed era vero. Charlie credeva sinceramente in Gesù Cristo e lo amava. Aveva una fede profonda. Discutevamo spesso di cattolicesimo e protestantesimo e di chi avesse ragione su questioni dottrinali minori. Poiché amava Dio, voleva comprenderlo.Qualcun altro ha sottolineato che Charlie è morto facendo ciò che amava: discutere di idee. Si recava in mezzo a folle ostili e rispondeva alle loro domande. Se la folla era amichevole e un progressista faceva una domanda tra i fischi del pubblico, incoraggiava i suoi sostenitori a calmarsi e lasciava parlare tutti. Era l'esempio di una virtù fondamentale della nostra Repubblica: la volontà di parlare apertamente e discutere le idee. Charlie aveva una straordinaria capacità di capire quando spingersi oltre i limiti e quando essere più convenzionale. Ho visto persone attaccarlo per anni perché aveva torto su questa o quella questione in pubblico, senza mai rendersi conto che in privato stava lavorando per ampliare la portata del dibattito accettabile. Era un grande padre di famiglia. Oggi stavo parlando con il presidente Trump nello Studio Ovale e lui mi ha detto: “So che era un tuo grande amico”. Ho annuito in silenzio e il presidente Trump ha osservato che Charlie amava davvero la sua famiglia. Il presidente aveva ragione. Charlie era così orgoglioso di Erika e dei due bambini. Era così felice di essere padre. E provava tanta gratitudine per aver trovato una donna di Dio con cui poter costruire una famiglia. Charlie Kirk era un vero amico. Il tipo di persona a cui potevi dire qualcosa sapendo che sarebbe rimasto sempre con lui. Faccio parte di diverse chat di gruppo con Charlie e le persone che mi ha presentato nel corso degli anni. Festeggiamo matrimoni e nascite, ci prendiamo in giro a vicenda e piangiamo la perdita dei nostri cari. Parliamo di politica, di sport e di vita. Queste chat di gruppo includono persone ai vertici del nostro governo. Si fidavano di lui, lo amavano e sapevano che avrebbe sempre protetto loro. E poiché era un vero amico, ci si poteva fidare istintivamente delle persone che Charlie ti presentava. Gran parte del successo che abbiamo avuto in questa amministrazione è direttamente riconducibile alla capacità di Charlie di organizzare e riunire le persone. Non solo ci ha aiutato a vincere nel 2024, ma ci ha anche aiutato a formare l'intero governo. Ero in una riunione nell'ala ovest quando quelle chat di gruppo hanno iniziato a riempirsi di messaggi di persone che dicevano a Charlie che stavano pregando per lui. È così che ho saputo che il mio amico era stato colpito da un proiettile. Ho pregato molto nell'ora successiva, mentre arrivavano prima buone notizie e poi cattive notizie. Dio non ha risposto a quelle preghiere, e va bene così. Aveva altri piani. E ora che Charlie è in paradiso, gli chiederò di parlare direttamente con il Grande Uomo ( to talk to big man ) a nome della sua famiglia, dei suoi amici e del Paese che amava così tanto. Hai corso una bella gara, amico mio.Da qui in poi ci pensiamo noi.“ (JD Vance).

Abba nostro…

(Sera) Caro signor Brinker, mi permetto di scriverle in inglese, perché ho paura, se scrivessi in tedesco, di venire insultato da qualche suo lettore, non da lei. Se pensassi così non le scriverei. Sulla mia persona in breve: als junger Mann habe ich dem Geist der Utopie Blochs beigestanden und dann mit 27 durch die Begegnung mit Hans Urs von Balthasar habe ich meinen katholischen Glaube wieder gefunden. Quindi non credo di aver tanto a che fare con conservatori cristiani, anche se qui in Germania ne ho conosciuti alcuni estremamente intelligenti come Robert Spaemann. Il suo post mi ha reso del tutto triste. In primo luogo perché ho imparato dalla mia mamma, che per via della guerra ha frequentato solo due anni di scuola, che nel giorno in cui è stato ucciso un giovane uomo, padre di famiglia con due figli e una giovane moglie, non si scrive un post del genere. In secondo luogo perché dalla testimonianza del vescovo Robert Barron e da quella del suo amico JD Vance mi sono fatto un’idea molto differenziata di questo uomo. Ed in vero si può discutere di tutte le teorie, anche quella riguardante un possibile rimpiazzo della popolazione bianca; per esempio paragonandola con quella del meticciato. Persone molte intelligenti sia negli USA che qui da noi in Germania lo fanno; JD Vance a Monaco di Baviera ci aveva detto con ragione che non dobbiamo aver paura del nostro popolo (anche se sono italiano, dopo 35 anni mi sento anche un po’ tedesco). Proprio perché si selezionano con una sorta di „Gesinnungsdiktatur“ ciò si cui si può discutere o meno con grande probabilità l’AfD raggiungerà qui da noi in Sassonia-Anhalt il 40 % dei voti. Ormai in Germania spesso si da un giudizio, per esempio „infondata“, di una teoria senza dare un minimo di argomenti. E per quanto riguarda la scena intellettuale a Münster qualche settimana fa c’è stata una protesta sotto ogni livello di dignità intellettuale contro il vescovo Barron, che aveva parlato l’altro ieri sera con Kirk per invitarlo ad uno suo show. Mi scusi che sono stato così prolisso. Suo, Roberto Graziotto 

Sono arrivato alla pagina 184 della „Catena spezzata“ (questo termine del titolo viene usato per la prima volta a pagina 180) di Matteo Foppa Pedretti. Vorrei porre la mia attenzione su due aspetti. 1) In primo luogo sulla figura del soldato Anhub, di cui ho già parlato in riferimento alle pagine 159 sg. La stessa figura è ripresa alla pagina 170sg. È stato „prodotto“ per diventare uno strumento di dominio, ma a differenza degli „indifferenziati“, che sono soldati del tutto „omologati, standardizzati“, Anhub ha un nome, che gli permette di essere meno un „prodotto“. La scuola dittatoriale, come lo Stato platonico, che ha frequentato, con „parole, parole“ cerca di ridurlo ad avere sempre meno un nome e ad essere sempre più un „prodotto“. Ma Anhub cresce come figura verso un suo compito. La dimensione dittatoriale che conosciamo da Perelandra III (Quell’orribile forza) di CS Lewis è presentata da Matteo con grande fantasia. 2) Per quanto riguarda l’amore in statu nascendi di Anna ed Aeld (174-177; 180-184) devo dire che è raccontata davvero con grande stile. Matteo riesce sia a presentare con grande coraggio la questione dell’obbedienza e della verginità in padre Franz (la vita dei consigli evangelici) sia, anche se in statu nascendi, la vita matrimoniale in spe. I due sono fatti per essere insieme come „destino“. Qui abbiamo l’amore contro la dittatura (Copertura) ed è molto interessante che Anna abbia il „segno del Re“ (un’eredità narniana). Lucy in Narnia è ancora troppo piccola per pensare all’amore, e la coppia di sposi nella „Orribile forza“, Jane e Mark,  sono per l’appunto già sposati ed in crisi; Susan in Narnia, quando giunge l’amore „erotico“ perde il contatto con Narnia, mentre in Ianua Anna e in Aeld di Matteo, l’incipit tenero dell’amore erotico tra i due è nel mezzo del compito, nel mezzo del dramma… 

(Wetterzeube, l’10.9.25; mercoledì della 23esima settimana del tempo ordinario)


3 Ottobre 1962. Problemi con la preghiera di supplica. Preghiamo continuamente: „Sia fatta la tua volontà“, ma non si presta a questa supplica molta attenzione, perché in vero è difficile farsi un’idea precisa della volontà del Padre. Spesso desideriamo qualcosa, ma pensiamo che non si debba disturbare Dio con un tale desiderio. Poi, però, se ciò che desideriamo non accade, in qualche modo è proprio più difficile rinunciare proprio a questo desiderio di quanto fosse prima difficile, non chiederlo. A volte non so se si rinuncia ad una supplica con il pensiero che Dio capirà, e se poi non capisce, si pensa rapidamente e superficialmente: forse avrei dovuto chiederglielo. Ed è necessaria una fatica maggiore per comprendere che era giusto non chiederla. Spesso sono proprio le piccolezze difficili da sopportare, così che non si vuole farle diventare il contenuto di una determinata preghiera, in qualche modo si vuole mantenere la propria „dignità“ al cospetto di Dio, e questo certamente non è giusto. Si dovrebbe essere capaci di assumere nella preghiera anche le piccolezze, ma aprirle in una dimensione più grande. Ma non sempre ci si riesce, quando le piccole cose ci assillano e in qualche modo offuscano la nostra lucidità.“ (Adrienne von Speyr, Terra e Cielo III, numero 2305). VSSvpM!  


L’opera di fantasia di Matteo Foppa Pedretti, Ianua (sono arrivato alla pagina 165 del primo volume, „La catena spezzata“) è un opera cattolica, in un certo senso Narnia, per esempio, di C.S. Lewis è rimasta un’opera anglicana, per la centralità della figura del re e dei principi. Il dialogo tra il padre Franz e il suo abate sull’obbedienza non si troverebbe in Lewis; implica una comprensione diciamo interna di cosa sia l’obbedienza in un ordine. In un certo senso è altamente simbolico il fatto che l’abate chieda a padre Franz di andare a fondare una nuova comunità, un nuovo monastero, a „New Grange, Warwickshire, nella terra desolata intorno ad una grande città. Sono quasi cinquecento anni, dall’epoca della dissoluzione dei conventi seguita alla vicenda di Enrico VIII, che New Grange aspetta di ritornare ciò che essa era dalle sue origini. Ma soprattutto costruire. Costruire il cristianesimo. Costruire ex novo, con le macerie del passato, la presenza, il presente di Cristo“ (146). Questa pagina farebbe imbestialire un anglicano (costruire ex novo?), ma renderebbe gioioso un santo come Newman. L’argomentazione o meglio la preoccupazione dell’abate ci porta nel cuore del mistero dell’obbedienza (e della verginità): „Ho paura che alla fine dei conti tu non possa andare oltre te stesso, oltre quello che sai e che potrai sapere. Che tu diventi un monaco a cui non serve la comunità, il cui lavoro è sua responsabilità esclusiva. Che l'essere monaco diventi per te solo un luogo tranquillo a cui ritornare nei momenti di stanchezza, di tensione, di preoccupazione eccessiva. Che il tuo essere monaco in definitiva non serve al mondo, ma solo a te stesso. Ti sto chiedendo la verginità del cuore, padre Franz. La grande novità del nostro padre Benedetto.“ (145). Quel vivere il monastero come luogo tranquillo è ciò che Adrienne von Speyr chiama „installazione“, che è in fondo un tradimento della vocazione originaria.

Non sto dicendo che l’opera di Matteo non sia fantasiosa. Per esempio la figura di Horus, che dice di sé di vendere solo fumo, è molto originale e la critica che ne segue dalla sua stessa bocca è molto profonda e vale per tutti: „Questo schifo non è la verità. Questo schifo è uno schifoso commercio di pensieri nulli, di palle, palle, palle, in cambio di controllo e soldi, soldi, soldi. È veleno per la verità. La verità è morta“ (143). Le allitterazioni servono alla profondità del pensiero e della critica. Poi troviamo la figura di Syrta, che Paolo Malaguti chiamerebbe una strigossa, che con i suoi liquidi sa guarire gratuitamente animali gravemente feriti (157). La figura di Anhub, il soldato che difende l’onore del gruppo e del capo, con il suo motto: „Ma il male passa. Basta soffrire che passa“, ripetuto più volte, sarebbe piaciuta molto a Ernst Jünger. Per quanto riguarda l’amore in statu nascendi tra Anna e Aeld, direi che vi è una preoccupazione eccessiva (direi anche cattolica) che questa giovane quindicenne, con un corpo da donna, non si sciupi in un rapporto prematuro, comunque il rapporto è descritto con grande empatia. 


Sta notte non potevo dormire è ho ripreso in mano „Eurotrash“ di Christian Kracht, nel quale racconto il narratore  parla con una sconcertante parresia del suo rapporto con sua madre, che in fondo è del tutto trasandata e trascurata nella città di Zurigo, città che lo infastidisce per la sua ricchezza e per la sensazione di oppressione che gli da; comunque, aggiunge, meglio essere in Svizzera che in Germania, „dove il sangue degli ebrei assassinati era ancora sparso per i vicoli e la gente non era affatto timida“ (53-54). Per quanto riguarda la trascuratezza della madre, essa è simboleggiata dallo stato del frigorifero: poco mangiare, ammuffito e tanto vino di scarsa qualità…il narratore - comunque si tratta di „poesia e verità“ che riguarda lo stesso Kracht - va a trovarla con un mazzo di rose, e pensa accuratamente ad un tema, per non ritornare agli stessi temi e alle stesse lamentele di una donna intrappolata „in una ragnatela di risentimento, rabbia e solitudine“ (68). Ad un certo punto del racconto il figlio non ne può più e comincia improvvisamente a preparare le valige dicendo che ora loro due faranno un viaggio. La madre sconcertata, si arrende a questa improvvisa decisione, che serve credo però solo ad interrompere la lamentazione continua. In fine si trovano „fuori sulla strada in autunno“ (71), con il deambulatore e l’ombrello. Ho dovuto pensare indirettamente a mia mamma, che non è trasandata, il suo frigorifero è ricolmo di cose buone, va una volta alla settimana dalla parrucchiera, ed ha un suo ordine con cui gestisce le giornate con l’aiuto di due persone, ma è intrappolata secondo me nel tema dei soldi, che stanno diventando un tono continuo. Di più non voglio approfondire il tema, perché i vecchi bisogna in primo luogo amarli, non raccontarli. PS Molta forza riceve mia mamma dalla preghiera, giorno e notte. 


Abba nostro… 


(Dopo la lettura della versione odierna di Banfi) La versione di Banfi mi permette di seguire in tempo reale tutto ciò che riguarda la profezia della pace, che si trova sotto un grave attacco multiplo: „Guerra totale, continua. Questa volta ad essere colpito è il Qatar, che negli ultimi mesi ha ospitato i tentativi di negoziato su Gaza. L’aviazione israeliana ha bombardato un altro Paese per colpire i negoziatori di Hamas. È un modo per spazzare via le ultime proposte di negoziato, appena rilanciate da Washington. E contemporaneamente l’ordine di evacuazione di Gaza City rivela l’intenzione di non fermarsi. L’Unione Europea è divisa nella reazione. Gli Stati Uniti frastornati. Ieri era stato fatto filtrare che il presidente Donald Trump era stato avvertito. Oggi ufficialmente la Casa Bianca dice di essere stata tenuta all’oscuro. Colpendo Doha e il Qatar si colpisce infatti un Paese su cui la confusa diplomazia di Trump {e la diplomazia di Trump confusa o la situazione confusa? RG} aveva comunque investito. E ora che succederà a Gaza? L’analista Cinzia Sasso su Repubblica dice: «A Gaza Israele sta cercando di uccidere ogni opzione diplomatica. Il Qatar è stato in questi mesi il mediatore più positivo agli occhi dell'Occidente: adesso non potrà che reagire ripensando al suo ruolo. Tutto porta in questa direzione: su Gaza da tempo i qatarini non riescono più ad ottenere nulla e stanno pagando un prezzo politico carissimo. Il loro ruolo di mediatori è stato apertamente messo in discussione all'interno del Paese: ora faranno un passo indietro. E forse inviteranno anche i rappresentanti di Hamas ad andarsene, perché a questo punto, senza risultati e con un attacco in casa, non vale più la pena di continuare ad ospitarli. Per Gaza e per la sua gente questo significa che l'opzione diplomatica svanisce: a questo punto resta solo quella militare». Anche l’iniziativa politica della Flotilla che cerca di raggiungere Gaza via mare viene affrontata come se fosse un’imbarcazione militare ostile, con tanto di droni dimostrativi e propaganda sui giornali filo israeliani, che in Italia abbondano. Dopo molte ore di tensione da Gaza City, ieri, il parroco Gabriel Romanelli ha fatto sapere: «Papa Leone XIV ha potuto comunicare con noi. Ha chiesto come stavamo e com’era la situazione. Inviandoci la sua benedizione e pregando per noi e per la pace». Il colpo israeliano arriva alla vigilia della sessione delle Nazioni Unite, dove molti Paesi europei (non l’Italia) vogliono riconoscere la Palestina. Ma sembra che il tempo del dialogo e del negoziato, della diplomazia e dell’Onu stia cedendo, giorno dopo giorno, alla logica della guerra. Trattare e dialogare, come chiedono il Papa e la Santa Sede, è fare “il doppio e triplo gioco”.

È la stessa logica che sta applicando nelle ultime settimane il Cremlino. Bombe sul negoziato. Proprio in queste ore la tensione sta salendo anche in Ucraina. Il Comando operativo delle Forze armate polacche ha infatti dichiarato di aver attivato tutte le procedure necessarie per proteggere lo spazio aereo nazionale e di aver fatto decollare aerei polacchi e Nato in risposta alla potenziale minaccia di droni russi che avrebbero ripetutamente invaso nelle ultime 24 ore lo spazio aereo polacco. L’Italia, sotto sotto, si sta preparando al conflitto. Senza comunicati stampa o servizi ai Tg, il ministro Giancarlo Giorgetti ha firmato infatti la richiesta alla Commissione Ue per un maxi-prestito da 14,9 miliardi di euro da destinare al riarmo del nostro Paese. In Francia Emmanuel Macron ha incaricato di corsa un suo uomo fidato, Sébastien Lecornu a guidare il governo. Vedremo se e quando la sfiducia dell’Assemblea Nazionale si abbatterà anche su di lui. Oggi intanto il Paese protesta. È stato designato il nuovo superiore generale degli Agostiniani. È un americano, Joseph Farrell, amico del Papa e che ora guiderà l’ordine nel mondo.“ (Alessandro Banfi) // Io non credo che ci si possa fidare di Hamas, anche se è lecito trattare anche con terroristi. Credo che la frase di Christian Kracht, citata sopra, non riguardi solo la Germania, anche se certamente essa in primo luogo, ma è vero che „il sangue degli ebrei assassinati era {è} ancora sparso per i vicoli“, per le strade del mondo. Di questo sangue, la cui presenza dura sette generazione, per parlare con la Bibbia, si tenta troppo poco conto nei commenti quotidiani…

(Dopo) Mi scrive un’amica sul testo di Todd che le avevo mandato in traduzione inglese: „Devo dire che trovo il suo punto di vista non solo stimolante, ma anche molto valido, sulla base delle mie limitate conoscenze in materia. In particolare, mi riferisco ai punti relativi 1. al doppio standard e al pregiudizio intrinseco nella visione dell'acquisizione del potere nucleare da parte degli occidentali rispetto ai non occidentali (se devo essere sincera, non mi rassicura affatto il fatto che Israele possieda un arsenale nucleare, quando ha dimostrato chiaramente con le sue azioni a Gaza e in Cisgiordania di non avere la minima responsabilità morale che dovrebbe accompagnare quel tipo di potere militare o, peggio ancora, di non preoccuparsi affatto di esercitare tale responsabilità) e 2. l'intero comportamento di Trump nella “guerra dei 12 giorni” tra Iran e Israele. Trump non pensa, non negozia e non agisce sulla base dei fatti. Anzi, mi azzarderei a dire che le parole “Trump” e “fatti” nella stessa frase creano un ossimoro. Se fosse davvero interessato a negoziati di pace significativi, subordinati al contenimento delle potenze nucleari iraniane, non si ritirerebbe dal JCPOA {Il Piano d'azione congiunto globale (acronimo PACG; [1] in inglese Joint Comprehensive Plan of Action, acronimo JCPOA; in persiano برنامه جامع اقدام مشترک , acronimo in persiano برجام ), comunemente noto come accordo sul nucleare iraniano, [2] è un accordo internazionale sull' energia nucleare in Iran che è stato raggiunto a Vienna il 14 luglio 2015 tra l' Iran, il P5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite - Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti - più la Germania) e l' Unione europea}. Con Trump, tutto ruota attorno ad una teatralità che alimenta il suo ego. Se può usare un accordo fumoso per iniziare una guerra a sorpresa solo per agire come il presidente “portatore di pace” che pone fine alla stessa guerra che non sarebbe iniziata senza il via libera degli Stati Uniti, allora lo farà. Infine, è interessante anche il punto relativo a Israele come emblema della “crociata americana” in questa classica interpretazione “dal sapore patriottico” proposta da persone come Pete Hegseth. Ma penso anche che ci sia qualcosa di più nel sostegno illimitato degli Stati Uniti allo Stato di Israele oltre a questa agenda. C'è tutta un'altra discussione da fare sugli Stati Uniti come il più grande investitore del complesso militare-industriale israeliano, che a sua volta utilizza i territori occupati come la Palestina come banco di prova per le armi e la tecnologia di sorveglianza che poi esporta in tutto il mondo a despoti e democrazie. Si tratta, in gran parte, di mantenere in funzione la macchina della guerra. Qualche tempo fa ho scoperto un podcast su questo argomento che ho trovato ben documentato e anche piuttosto audace nel suo approccio e nel suo allontanarsi dalla narrativa predominante nei media occidentali, per così dire. I primi episodi della serie “The Palestine Laboratory” sono basati su un libro omonimo di Antony Loewenstein, un giornalista investigativo australiano che si definisce un “ateo ebreo”. Non ho letto il libro, ma ho ascoltato il podcast e lo definirei quantomeno stimolante. Condividerò sia la serie che il libro, nel caso fossi interessato 😊“ // Carissima N., a me interessa tutto ciò che ti interessa a priori; in modo particolare le cose che mi scrivi tu. Per il podcast non so se il mio inglese è sufficiente Quando ieri sera ho letto Emanuel Todd ho pensato immediatamente a te. E ho fatto tradurre da DeepL il testo originale francese e te lo ho inviato. Io mi trovo nel mezzo, anche emozionale, da una parte tu, che diventi ogni giorno che passa più importante nella nostra famiglia, e dell’altra il mio migliore amico californiano che pensa su Trump esattamente il contrario di ciò che scrivi tu. Per quanto riguarda poi Trump come presidente che porta la pace, devo dire che l’ho sperato e lo spero ancora un poco, perché come procede il mondo sono davvero spaventato, e vedo in lui, anche se in modo confuso, una certa volontà di pace che non vedo in altri, ma ovviamente ci sono tanti argomenti contrari (i tuoi e quelli di Todd e quelli di tanti altri). Su una cosa, però, ci tengo a dire esattamente quello che penso, non in riferimento a te ma alla cosa stessa: io non faccio parte come cristiano e non voglio fare parte di nessuna crociata e la figura di Pete Hegseth mi è del tutto sospetta ed estranea. Cristo è morto in croce, non ha fatto morire in croce nessuno. In questo sono sulla linea di san Francesco (XII secolo) e di tutti i pontefici moderni, in modo particolare di papa Francesco: la guerra non è mai una soluzione. Anche Leone XIV si muove in questa linea. E il cristianesimo non è identificabile, a differenza di come pensano certi presidenti americani, con l’occidente. Per questo motivo ho preso sul serio la lezione di un autore che amo tanto e di cui si dicono immense stronzate, che non possiamo tagliare con una spada in modo netto il nodo gordiano, ma dobbiamo cercare il momento di verità di tutti i sistemi politici, democratici ed autocratici. E in primis dobbiamo annunciare che Dio è amore!  Ti abbraccio con affetto, Roberto 

Diotima. Non so se avessero ragione Schiller e Goethe a consigliare a Hölderlin a scrivere poesie più corte. Non ho nulla contro le poesie corte, Ungaretti ne ha scritte di bellissime. Ma almeno per quanto riguarda questa poesia, Diotima, dedicata all’amata e che possediamo in sei versioni ricostruite sono contento che ci siano tutte e sei le varianti (cf. Edizione critica di Sattler). Mi ha anche commosso che Hölderlin abbia mandato l’ultima variante a Schiller, il 20 Agosto del 1797; è insomma normale il desiderio che un amico o per lo meno uno che se ne intenda legga quello che scrivi. Già nella prima variante vi sono gli elementi del silenzio e della pazienza: „tu taci e sopporti“ - ogni volta che si ha a che fare con un’anima nobile, quest’ultima spesso è costretta al silenzio e alla pazienza e al fatto che non viene compresa: „non ti comprendono“. Ogni volta che Konstanze si è immersa in un compito di amicizia non è stata compresa. E senza esagerazione è cosa buona e giusta che si dica dell’amata: „Tu vita santa!“. E le si ricordi che „…ahimè, invano cerchi i tuoi tra i barbari alla luce del sole“. Ora che Ulrich è morto, ora che non posso più scrivere a Balthasar, vale per me, ma anche per Konstanze, per quanto riguarda Ulrich: „Le anime tenere e grandi che non ci sono più!“. Grazie a Dio ci sono nel cielo! „Ma il tempo stringe“, il tempo va in fretta, e questo vale per noi tutti. „Ancora il mio canto mortale vede il giorno, che ti nomina, Diotima, accanto agli dei e agli eroi, e ti assomiglia“. Ecco tutti questi elementi erano già presenti nella prima versione. Nella seconda versione si aggiunge per esempio: „Le anime tenere e grandi che non ci sono più. Tuttavia il tempo stringe. Gli essere celesti ora sono veloci“. Con la morte dell’amata si cambia la prospettiva scrive Sattler, ed in vero nella versione quinta viene espressa la dimensione del Tartaro, dove giunge la gioia, il che non vuol dire che non si soffra e dove ancora nella quarta versione si parla del tempo che si muove veloce (eilt), nella quinta versione il poeta scrive: „E questo lamento funebre non si placa. Il tempo guarisce (heilt), tuttavia, tutte le ferite. Chiaramente vi è molto di più in questa poesia: gli essere celesti non sono solo veloci, „sono forti“ (sesta versione). Per esempio la domanda riguardante la gioia: „...Non è forse già motivo di gioia la vita, il gioioso diritto che scende dall’alto?“.

(Pomeriggio) „Quindi, il cambio di regime in Venezuela, un paese molto ricco di petrolio, è stata una coincidenza totale {L'amministrazione Trump ha annunciato ieri con orgoglio di aver fatto saltare in aria un piccolo motoscafo al largo delle coste del Venezuela. Ha affermato, senza presentare alcuna prova, che l'imbarcazione trasportava 11 membri della banda Tren de Aragua e che era piena di droga}, ma vale la pena notare che è stato un obiettivo di lunga data di entrambi i partiti a Washington, ma in particolare di Marco Rubio, perché Marco Rubio è, per molte ragioni, fissato con l'America Latina. I suoi genitori sono arrivati come rifugiati da Cuba. Ora, gli piace raccontare la storia senza menzionare che sono stati cacciati da Cuba, non da Castro, ma dal suo predecessore, il regime di Batista, molto sostenuto dagli Stati Uniti e amico degli Stati Uniti, che è stato rovesciato dalla rivoluzione cubana. Ma lui viene da Cuba; i suoi genitori erano rifugiati cubani. Vogliono che il governo degli Stati Uniti cambi i paesi e trasformi i regimi in tutta l'America Latina, così come molti vogliono che gli Stati Uniti facciano in Medio Oriente con Israele e altri vogliono che gli Stati Uniti facciano con l'Ucraina. C'è una grande fazione politica, molto potente in Florida, da cui proviene Marco Rubio, che vuole che il governo degli Stati Uniti governi l'America Latina. Ora che è Segretario di Stato, è il suo momento di farlo, e probabilmente i suoi due sogni più grandi sono orchestrare un cambio di regime a Cuba e in Venezuela. Ora è in una posizione di potere all'interno del governo degli Stati Uniti per farlo.“ (Glen Greenwald, oggi in Rumble)

(Dopo) La storia del canale „Elsterfloßgraben“ inizia indirettamente nel 1553, quando Augusto I diventa sovrano dell'Elettorato di Sassonia. Direttamente nel 1573 con l'acquisizione da parte del sovrano della salina di Poserna. Questo progetto fallisce, come ho già raccontato. 1578-1580 Il principe elettore Augusto aveva incaricato Martin Planer della costruzione di questo canale artificiale. 1580-1587 viene prolungato di circa 73 km in direzione di Lützen. Nel 1608-1610 vengono aggiunti altri 25 km fino a Lipsia, “per soddisfare il crescente fabbisogno di legname della fiorente città commerciale”. Nel 1864 viene interrotta la navigazione fluviale sul canale Elsterfloßgraben (info de Pro Loco). Esiste anche un libro sull'argomento, che cita tra l'altro una lettera di Novalis al riguardo. Quindi nei 291 anni della sua esistenza il canale è stato certo un luogo di tantissime storie, di lavori di costruzione e manutenzione. Ma come tutte le cose terrene, anche questa giunge al termine, probabilmente con il sorgere di altri modi per trasportare il legno.

(Wetterzeube, l’9.9.25; martedì della 23esima settimana del tempo ordinario)



Salmo, 37 



[1] Di Davide. 

Non adirarti contro gli empi 

non invidiare i malfattori. 


[2] Come fieno presto appassiranno, 

cadranno come erba del prato. 


[3] Confida nel Signore e fà il bene; 

abita la terra e vivi con fede. 


[4] Cerca la gioia del Signore, 

esaudirà i desideri del tuo cuore. 


[5] Manifesta al Signore la tua via, 

confida in lui: compirà la sua opera; 


[6] farà brillare come luce la tua giustizia, 

come il meriggio il tuo diritto. 


[7] Stà in silenzio davanti al Signore e spera in lui; 

non irritarti per chi ha successo, 

per l'uomo che trama insidie. 


[8] Desisti dall'ira e deponi lo sdegno, 

non irritarti: faresti del male, 


[9] poiché i malvagi saranno sterminati, 

ma chi spera nel Signore possederà la terra. 


[10] Ancora un poco e l'empio scompare, 

cerchi il suo posto e più non lo trovi. 


[11] I miti invece possederanno la terra 

e godranno di una grande pace. 


[12] L'empio trama contro il giusto, 

contro di lui digrigna i denti. 


[13] Ma il Signore ride dell'empio, 

perché vede arrivare il suo giorno. 


[14] Gli empi sfoderano la spada 

e tendono l'arco 

per abbattere il misero e l'indigente, 

per uccidere chi cammina sulla retta via. 


[15] La loro spada raggiungerà il loro cuore 

e i loro archi si spezzeranno. 


[16] Il poco del giusto è cosa migliore 

dell'abbondanza degli empi; 


[17] perché le braccia degli empi saranno spezzate, 

ma il Signore è il sostegno dei giusti. 


[18] Conosce il Signore la vita dei buoni, 

la loro eredità durerà per sempre. 


[19] Non saranno confusi nel tempo della sventura 

e nei giorni della fame saranno saziati. 


[20] Poiché gli empi periranno, 

i nemici del Signore appassiranno 

come lo splendore dei prati, 

tutti come fumo svaniranno. 


[21] L'empio prende in prestito e non restituisce, 

ma il giusto ha compassione e dà in dono. 


[22] Chi è benedetto da Dio possederà la terra, 

ma chi è maledetto sarà sterminato. 


[23] Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo 

e segue con amore il suo cammino. 


[24] Se cade, non rimane a terra, 

perché il Signore lo tiene per mano. 


[25] Sono stato fanciullo e ora sono vecchio, 

non ho mai visto il giusto abbandonato 

né i suoi figli mendicare il pane. 


[26] Egli ha sempre compassione e dà in prestito, 

per questo la sua stirpe è benedetta. 


[27] Stà lontano dal male e fà il bene, 

e avrai sempre una casa. 


[28] Perché il Signore ama la giustizia 

e non abbandona i suoi fedeli; 

gli empi saranno distrutti per sempre 

e la loro stirpe sarà sterminata. 


[29] I giusti possederanno la terra 

e la abiteranno per sempre. 


[30] La bocca del giusto proclama la sapienza, 

e la sua lingua esprime la giustizia; 


[31] la legge del suo Dio è nel suo cuore, 

i suoi passi non vacilleranno. 


[32] L'empio spia il giusto 

e cerca di farlo morire. 


[33] Il Signore non lo abbandona alla sua mano, 

nel giudizio non lo lascia condannare. 


[34] Spera nel Signore e segui la sua via: 

ti esalterà e tu possederai la terra 

e vedrai lo sterminio degli empi. 


[35] Ho visto l'empio trionfante 

ergersi come cedro rigoglioso; 


[36] sono passato e più non c'era, 

l'ho cercato e più non si è trovato. 


[37] Osserva il giusto e vedi l'uomo retto, 

l'uomo di pace avrà una discendenza. 


[38] Ma tutti i peccatori saranno distrutti, 

la discendenza degli empi sarà sterminata. 


[39] La salvezza dei giusti viene dal Signore, 

nel tempo dell'angoscia è loro difesa; 


[40] il Signore viene in loro aiuto e li scampa, 

li libera dagli empi e dà loro salvezza, 

perché in lui si sono rifugiati. 


„Il salmista, ormai anziano è ricco di esperienza è in grado di insegnare a chi, ancora inesperto della vita, è perplesso di fronte al prosperare dei malfattori. Dopo l'esortazione iniziale, che introduce sinteticamente il tema della riflessione, il vecchio saggio mediante uno sguardo retrospettivo alla sua vita, mette a confronto le azioni e la sorte del giusto e del malvagio. Il bilancio da lui tracciato è a favore dei giusti… riguardo ai malvagi, anche se talora il Signore tarda a fare giustizia, prima o poi riceveranno i loro castigo“ (Commento a cura di Ravasi). Questa fiducia sapienziale ci sta! Nel senso che se no sarebbe assurdo voler essere giusti. Balthasar ci ha fatto, però, riflettere sul fatto che la dialettica: promessa ed adempimento non è „ritmica“. Sia a livello di individui sia a livello di popoli non è chiaro - dal punto di vista umano - come mai giovani come Pier Giorgio e Carlo debbano morire così giovani e Hitler abbia avuto tutto il tempo di fare guerre ed uccidere i suoi nemici; non è chiaro come mai la Siria sia in crisi  da decenni, con fenomeni di guerra e di migrazioni devastanti e noi invece siamo risparmiati dalla guerra da ormai da 80 anni. 


Credo che come ci sia una circoncisione spirituale, ci sia anche una difesa dai nemici spirituale. Col 2 „[11] In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo (ἐν τῇ περιτομῇ τοῦ Χριστοῦ). [12] Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. [13] Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, [14] annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; [15] avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà (ἀπεκδυσάμενος τὰς ἀρχὰς καὶ τὰς ἐξουσίας) ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale (θριαμβεύσας) di Cristo.“ (San Paolo). Non è che smettiamo di peccare, né che il trionfo su τὰς ἀρχὰς καὶ τὰς ἐξουσίας si veda sempre e subito. Spesso siamo confrontati con la morte come morte, con la sconfitta come sconfitta, ma l’ordine del cosmo è reale, perché è stato „unterwandert“ (camminato dal di sotto) dalla potenza amorosa di Cristo Crocifisso! 


In una pagina di „Terra e cielo III“ del 1962, tra l’ascensione e Pentecoste, Adrienne ci fa riflettere sulla preghiera allo e nello Spirito Santo. Veniamo educati in questa preghiera ad „un di più“, un ampliamento delle nostre domande: in che cosa consiste l’adempimento spirituale di cui ho scritto qui sopra, per esempio? Possiamo essere certi dice Adrienne che lo Spirito Santo porta questa preghiera „nello scambio vivo della Trinità“; nella Trinità non trionfa il mutismo, ma a volte il silenzio, spesso è uno scambio di vedute sul destino del mondo. È possibile anche che noi non percepiamo la risposta alla domanda, ma forse uno in Siria o in Ucraina o in Gaza o in Sudan… la percepisca al nostro posto, forse perché ne ha più bisogno! Dice san Paolo: Col 2, [8] Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo (Βλέπετε μή τις ὑμᾶς ἔσται ὁ συλαγωγῶν διὰ τῆς φιλοσοφίας καὶ κενῆς ἀπάτης κατὰ τὴν παράδοσιν τῶν ἀνθρώπων, κατὰ τὰ στοιχεῖα τοῦ κόσμου καὶ οὐ κατὰ Χριστόν·). Chiedo allo Spirito di non essere ingannato da una filosofia che non sia Cristo stesso, il Logos universale e concreto! VSSvpM! 


Nella notte ho rielaborato, nel dormiveglia e nei sogni, il film danese sulla storia di Per Sidenius (regia di Bille August). Non posso riprendere la ricchezza di particolari della mia rielaborazione notturna. Per ha avuto un, padre pastore protestante, molto severo, che ha contrapposto Cristo al mondo. Per ha invece una missione terrena come ingegnere. La sua fidanzata Jakobe Salomon è figlia di una famiglia ebraica,  ricca ed influente. Inger, la moglie è figlia di un pastore protestante più liberale, per così dire. La missione di Per è reale, Inger che gli dona tre figli gli fa davvero compagnia e il padre di Inger cerca di integrarlo nella famiglia. La famiglia ebraica dapprima lo appoggia, ma poi, dopo che Per si separa da Jakobe, lo lasciano cadere. Jakobe, dopo aver abortito un figlio di Per, con i suoi soldi fonda una scuola per bambini poveri, perché si é accorta di quale siano le conseguenze della povertà e del fanatismo protestante. Alla fine va a visitare il Per malato di cancro e parla della scuola come del loro bambino. In fondo si tratta di un film nel quale trionfa una sorta di umanesimo ebraico, come se Cristo fosse solo radicalismo fanatico o inconcludente. Comunque la figura di Inger è presentata con una certa simpatia: come l’anima buona del protestantesimo…


Crisi in Francia. „Cade il governo di François Bayrou e cade per un voto di sfiducia dell’Assemblea Nazionale. Circostanza unica nella recente storia francese. Esito prevedibile alla vigilia ma ora che la cosa è avvenuta, la sensazione è di un profondo choc. È l’ultima manifestazione di un triennio che ha cambiato profondamente l’Europa: la rottura del cordone ombelicale con l’Eurasia, la crisi dell’industria, l’incalzare dei populismi hanno mutato tutti i paradigmi. La Francia non è sola in una crisi che è insieme economica e politica. Condividono lo stesso destino, anche se in modo diverso, anzitutto la Germania (altro Paese in recessione) e la Gran Bretagna. Ne risentiranno anche Ursula von der Leyen e l’equilibrio al Parlamento europeo. Da oggi Emmanuel Macron cercherà di trovare una soluzione ponte fino al 2027. Se non ci riuscirà dovrà chiamare di nuovo i francesi alle urne“ (Alessandro Banfi). 


Prima intervista del Papa. „Papa Leone XIV ha concesso ad una giornalista americana una lunga intervista nell’ambito di quella che si intuisce può essere la prima biografia autorizzata di Robert Francis Prevost. L'autrice è Elise Ann Allen, giornalista statunitense del sito di informazione Crux, che Prevost conosce da anni. Elise Ann è infatti la moglie del noto vaticanista John Allen ed ha avuto un ruolo cruciale nello scoperchiare gli abusi avvenuti all'interno del movimento cattolico conservatore del Sodalizio di vita cristiana, nato in Perù negli anni Settanta e poi diffusosi negli Usa e nel resto del mondo, che papa Francesco, con il sostegno dell'allora cardinale Prevost, ha dissolto poco prima di morire. Il libro (León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI), esce il prossimo 18 settembre ma già il 14, giorno del compleanno del Papa, verranno diffuse alcune anticipazioni.“ (Alessandro Banfi).


Abba nostro…


(Mezzogiorno) Incontro con Erik Theilemann. È venuto a trovarmi Erik, un mio ex allievo; ne parlo qui nel mio diario pubblico per la rilevanza culturale di ciò che ci siamo detti; di cose private non ne parlo. Erik è originario della Romania, da una parte di essa, nella quale si parla ancora un certo dialetto tedesco. Stiamo parlando della città di Hermannstadt (Sibiu) e i dintorni (Carpati). In questa zona vi è anche una minoranza ungherese. Dopo aver passato un anno a Cambridge, dove ha conosciuto anche Christopher Clark, che tiene lezioni di storia di grande interesse, è ritornato a Lipsia, dove deve frequentare gli ultimi due semestri, nei quali scriverà sulla rilevanza di Dostoevskij in Thomas Mann. Lo scrittore tedesco aveva un certa paura di alcuni temi presenti nello scrittore russo: aveva paura di un populismo rivoltoso di certi personaggi (cf. Dämonen), che scardina l’ordine politico. Credo che non vi sia kairos migliore per scrivere su questo tema. Sulla questione Putin mi ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere; le critiche di lui come unico lupo sono noiose, ma anche il fare così che non sia ‚normale’ comportarsi come lupi sulla scena del palcoscenico del mondo è estremamente non sincero. Forse frequenteremo insieme al martedì un seminario del Prof. Oschmann, sui „Racconti“ di Kafka.  Etc. 


(Pomeriggio) Un tema del nostro discorso era anche se c’è un limite per un discorso, superato il quale non ha più senso  dialogare. Con ragione Erik ha detto che noi tutti ci prendiamo la libertà di tirare una linea oltre la quale un discorso non ha più senso. Per esempio con chi pensa che tu sei fuori dal mondo, che non capisci i meccanismi del mondo, per cui il partner del dialogo si sente in dover di emanciparti in un atteggiamento illuminista, nel senso che tu non hai la luce e lui/lei parla con te per darti la luce. All’interno della Chiesa si tratterebbe di „proselitismo“, perché la „missione“ in vero pensa che sia io che colui che mi ascolta non siamo nella luce, forse che io sono un pochino più in essa, ma che ho bisogno di una radicale conversione anche all’interno del lavoro missionario. Per questo non ho mai pensato che fosse un problema pregare per la conversione di un mussulmano, di un ebreo o di un buddista. Nel momento che chiedo la conversione di un altro mi metto immediatamente in un atteggiamento di partecipazione al processo di conversione. Comunque Erik parlava non di questo, ma di chi ti spiega il fatto che tu con le tue categorie non puoi a priori comprendere il mondo. O non lo puoi comprendere perché sei troppo anziano, o non vivi „nella situazione“.


In Romania è stato spesso in una chiesa ortodossa (lui è ortodosso) e visto la struttura gerarchica nella quale sei posto in essa: in alto c’è Cristo, e poi venendo giù con lo sguardo, gli evangelisti, i santi ed infine nell’ultima linea i santi regionali. Suppongo che anche Maria stia in alto.


Mi ha invogliato tra l’altro a finire di leggere il romanzo „Zauberberg“ di Thomas Mann; appena finito Faust II, lo riprendo in mano; tra Lodovico Settembrini e  Naphta, che è stato in una scuola gesuita, ma non ero ancora arrivato fino al punto in cui appare nel romanzo, il tema dello scontro sarebbe il diavolo. Così dopo il Mefistofele di Goethe passerò a quello di Mann. Erik pensa che la figura di Mefistofele sia quella più interessante nel Faust di Goethe, ma su questo non sono molto d’accordo.


Mi ha regalato la traduzione italiana di un romanzo di uno scrittore rumeno che si chiama Mircea Cărtărescu: Solenoide. 


Ho tenuto in forma molto sobria un „Servizio della Parola“ in Hermsdorf; c’era il nuovo cantore, che mi sembra semplice e buono.


(Sera) „Parla di “notizie veramente gravi”, Papa Leone XIV, in riferimento al bombardamento di Israele a Doha, in Qatar, contro alcuni leader di Hamas. Nell’attacco sono stati colpiti diversi edifici residenziali nella capitale. Il Pontefice è stato interpellato oggi dai media fuori da Villa Barberini, la residenza di Castel Gandolfo, dove ha deciso di trascorrere meno di una giornata da ieri sera fino a oggi pomeriggio.“ (Vatican news). Oggi Erik mi diceva che non c’é motivo di pensare che la guerra sia qualcosa di straordinario; è qualcosa di normale, e in questa „normalità“ è necessario pensare come sia possibile non superare certi limiti; Leone XIV invece pensa che dopo le tante guerre si dovrebbe aver imparato che non sono una soluzione, mai. 


„Il dialogo trova la sua più tangibile espressione nel "nostro sogno più caro": la pace. Costruirla è un cammino che si percorre insieme, come "una famiglia", ma anche con la dedizione dei "giardinieri" che curano il "campo della fraternità", nutrendo la condivisione ed estirpando "le erbacce del pregiudizio". È questo il cuore del messaggio che Papa Leone XIV rivolge ai partecipanti dell’incontro interreligioso Promoting a Culture of Harmony, in corso in Bangladesh dal 6 al 12 settembre e organizzato dalla Nunziatura Apostolica e dalla Conferenza Episcopale cattolica locale. A leggere il messaggio del Pontefice è stato il cardinale George Jacob Koovakad, prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, presente in Bangladesh per prendere parte al convegno.“ (Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano, Vatican news). 


Caro Roberto,


Grazie dell’invio della tua traduzione e della proposta per la revisione.

Data la mia ignoranza in tedesco e il momento particolare con l’avvio di nuove attività lavorative credo sia meglio rinviare la correzione di Homo Abyssus in italiano. Potremo riparlarne più avanti se tu non dovessi trovare nessun’altro nel frattempo.

Custodisco un bellissimo ricordo dei giorni passati insieme e della sessione arricchente. Spero di rivederci presto.


Un caro saluto dalla Schwarzwald anche da parte di Juan,

Davide


Conosco solo una persona che si trova in carcere; l'ho incontrata una volta a Parenzo mentre si faceva rifare i denti; era poco prima che scontasse la pena definitiva per omicidio. Queste parole di Ernst Jünger le calzano a pennello, secondo me: “L'orrore di ‘commettere’ nuovamente il reato in questo modo {cioè attraverso un'indagine penale}, sotto i riflettori, spiega il rifiuto di confessare nei casi in cui le prove sono schiaccianti. L'autore del reato non vuole ammettere il fatto. Non si tratta più della sua testa. Si aggrappa fino alla morte a un'immagine costruita ad hoc” (Sgraffiti). 

„Le democrazie europee non stanno bene. Non possono più essere descritte come pluraliste per quanto riguarda l'informazione geopolitica. La possibilità di esprimermi sui principali media giapponesi mi ha permesso di sfuggire al divieto che in Francia grava su qualsiasi interpretazione non conforme alla linea occidentalista. Le emittenti statali (France-Inter, France-Culture, France 2, France 3, la 5, France-Info ecc.) sono agenti particolarmente attivi (e incompetenti) nel controllo dell'opinione geopolitica.“ (Emanuel Todd) - Lo storico francese ritiene che il possesso di armi nucleari da parte dell’Iran ricostruirebbe un equilibrio che permetterebbe di evitare le guerre; pensa che Trump non abbia mai pensato di non intervenire in Iran. 


(Wetterzeube, l’8.9.25; lunedì della 23esima settimana del tempo ordinario; natività di Maria


„La convinzione è uno stato mentale, distinto dagli argomenti da cui deriva, che va al di là di essi, e non varia con il variare del loro numero e del loro valore. Gli argomenti preparano una conclusione: quando sono più forti, la conclusione è più chiara.  Da una conclusione chiara, possiamo ricavare una convinzione altrettanto forte che se fosse ricavata da una conclusione più chiara ancora“ (Newman, VIII sermone cattolico, 164). Quindi non vi è una simmetria tra argomenti (con la loro conclusione) e convinzione. Se fosse così avremmo una prevalenza della gnosi (conoscenza) sulla pistis (fiducia). Io direi che uno può essere confrontato con argomenti, presentati retoricamente in modo ottimo, che non possono aggredire la nostra convinzione, che è certamente è preparata anche dagli argomenti, ma vive di una sua logica amorosa propria. Non è così perché siamo fanatici, ma perché siamo amanti. Per usare l’opposizione essenziale/accidentale: essenziali non sono gli argomenti, ma la convinzione; a volte basta anche solo un argomento per essere convinti. Il tutto nel frammento. Per quanto riguarda la conversione in forza della convinzione che la Chiesa romano-cattolica è quella vera, direi che bisogna prendere sul serio la lezione di Papa Francesco: no, ad ogni forma di proselitismo. E la lezione di Papa Leone XIV: Gesù chiama più volte. Ma ovviamente non abbiamo un diritto a questo „più volte“, per questo motivo è bene che san Newman ci faccia riflettere sul fatto che si possa certamente ponderare con cautela, ma che sia necessario anche decidersi con prontezza. Non tanto per quella occasione che non potrebbe ripetersi mai più. La misericordia di Dio è infinita, non il timore, ma Gesù ha bisogno dei suoi operai nella vigna e il lavoro che non facciamo noi rimane incompiuto. Non sono d’accordo che ci sia un rimpianto per tutta l’eternità, ma credo che siamo in una situazione in cui regna una „radicale confusione dello spirito“, un „naufragio della fede“, „oscurità, vuoto, tetro scetticismo, assenza di speranza“ e che in una tale situazione sia necessaria una pronta decisione come quella richiesta nel vangelo alle vergini sagge! Non bisogna, però, dimenticare la lezione più importante di Papa Francesco: Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia (amore).


Ha ragione il Papa a dire che le vittorie militari non sono qualcosa di sicuro (cf. Angelus del Papa), allo stesso tempo, però, è  chiaro che la  Russia non cederà ora che si sta avverando ciò che alcuni esperti hanno detto da tanto tempo: l’Ucraina e i suoi alleati non hanno alcuna possibilità di vincere questa guerra; e poi bisogna anche dire che l’Ucraina di Zelensky è altrettanto autocratica che la Russia di Putin. 


„All’intercessione dei Santi e della Vergine Maria affidiamo la nostra incessante preghiera per la pace, specialmente in Terra Santa e in Ucraina, e in ogni altra terra insanguinata dalla guerra. Ai governanti ripeto: ascoltate la voce della coscienza! Le apparenti vittorie ottenute con le armi, seminando morte e distruzione, sono in realtà delle sconfitte e non portano mai pace e sicurezza! Dio non vuole la guerra, vuole la pace, e sostiene chi si impegna a uscire dalla spirale dell’odio e a percorrere la via del dialogo.“ (Leone XIV, Angelus di ieri)


„Leone XIV presiede il rito che rende santi i due giovani laici (Frassati e Acutis). Nell’omelia richiama il loro “essere innamorati di Gesù” e la loro incessante volontà di “donare tutto per Lui”. Un amore coltivato attraverso “mezzi semplici, alla portata di tutti”, per vivere autenticamente la “santità della porta accanto”. Un “bivio della vita” si apre davanti a ogni giovane: il rischio più grande è lasciarsi sfuggire il tempo. Ma c’è “un’avventura” che chiama, invitando a gettarsi “senza esitazioni”, a spogliarsi di sé, delle “cose”, delle “idee” che ci tengono prigionieri. Basta alzare lo sguardo verso il cielo, assaporare ogni respiro della propria esistenza e camminare “incontro al Signore, nella festa eterna del Cielo“ (Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano, Vatican news). 


Abba nostro…


(Sera) „Sono appena tornato a casa e ho pensato: ora devi stare attento che Tommi {il gatto di Johanna e David} non scappi fuori dalla porta. Ma poi Tommi non c'era più…🥲“ (Konstanze) // „Oh noo😕. Anche Manuela {la mamma di David} dice sempre che è molto strano quando il piccolo non c'è più.“ (Johanna). 



Tommi 


Tre frasi di Ernst Jünger per finire la giornata: „Christus ist der Lehrer auch für Atheisten, wie Sokrates auch für Christen ein Vorbild bleibt“ (Sgraffiti, 1960); „Die Revolutionäre werden konservativ, die Konservativen revolutionär“ (ibid.); „Dass der Einzelne noch existiert, solle der Staat eigentlich nicht nur durch Kriminelle wahrnehmen“ (Ibid.).  {«Cristo è maestro anche per gli atei, così come Socrate rimane un modello anche per i cristiani» (Sgraffiti, 1960); «I rivoluzionari diventano conservatori, i conservatori rivoluzionari» (ibid.); «Lo Stato non dovrebbe percepire l'esistenza dell'individuo solo attraverso i criminali» (ibid).}.


„I santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro.“ (Leone XIV, dall’ omelia di ieri)


(Wetterzeube, il 7.9.25; 23esima domenica del tempo ordinario) Ho seguito la formula solenne con la quale papa Leone XIV ha canonizzato Pier Giorgio e Carlo; questa formula parla dell’autorità del Papa, in sequela di quella di Pietro ed ancor più di Gesù. Qualsivoglia siano gli elementi mondani che hanno portato alla santificazione, dopo questa formula solenne i due, sono inseriti nella communio sanctorum (invocati in latino) e sono oggettivamente santi.


Ho riletto questa mattina alcune pagine di von Balthasar che fanno parte di quelle pagine che hanno radicato la mia fede in Gesù Cristo. Si tratta del paragrafo „Non-Parola come centro della Parola“ (Gloria III, 2, edizione tedesca, 69 sg.). Approfondiscono quella singolarità dell’Uno di cui ho parlato recentemente in un articolo in Substack. Questa singolarità non può essere ricostruita né con lo schema promessa (AT) e realizzazione (NT), né con una gnosi filosofica di qualsiasi tipo; non si fonda neppure su parole, ma su un grido, sul silenzio di Dio, nel quale la morte è percepita in tutta la sua brutalità; in un certo senso è la morte è morte e basta, si tratta di un dolore che non passa e poi passa, ma per un dono del tutto inaspettato ed non costruibile. In un certo senso si tratta di un „colpo perfetto“, ma di cui non si può fare alcun calcolo anticipatorio: davvero un essere sorpreso dalla gioia. Di questa singolarità la teologia liberale non sa cosa fare, perché in vero quest’ultima vuole inserire Gesù in una certa linea di profezia; il metodo storico-critico, per quanto possa essere di aiuto, è in fondo solo una forma di teologia liberale. Anche le deduzioni gnostiche di Hegel sul venerdì santo „speculativo“  non fanno comprende la forza scardinatrice dell’incontro tra libertà di Dio e libertà dell’uomo. In questo contesto Balthasar scrive una frase che per anni mi ha accompagnato: la singolarità cristiana o è antropologicamente rilevante o non è niente. Ma la rilevanza antropologica non è in nessun modo costruibile dal basso. È qualcosa di sempre-più-grande. Forse c’é stato bisogno dell’islam per ricordarcelo. L’Islam come seguace di Ismaele è ciò che è stato scartato, ma in vero Colui che è stato scartato dalla storia del mondo nella sua interezza è Cristo stesso… ed in questo essere scartato del Logos universale e concreto si fonda l’inclusione ricapitolatrice di tutto e di tutti. 


Trovo molto coraggioso che Alessandro abbia preso le distanze sulla questione della guerra sia da Draghi che da Mattarella. 


Abba nostro…


(Notte) Spettacolare eclisse lunare, con punto massimo verso le 20,52; mentre guardavamo con Johanna e David un bel film, nel quale dei pensionati hanno creato un club per investigare delitti, siamo tornati sempre di nuovo a vederne la crescita; nel punto massimo dell’eclisse, dal bagno, si vedeva questo spettacolo unico molto bene…dalla nostra casa nella Aue. 


(Wetterzeube, il 6.9.25; sabato della 22esima settimana del tempo ordinario)

Luca 14, [25] „Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: [26] "Se uno viene a me e non odia (Εἴ τις ἔρχεται πρός με καὶ οὐ μισεῖ …) suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. [27] Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. [28] Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? [29] Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: [30] Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. [31] Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? [32] Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. [33] Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.“ - Per ora mi soffermo solo su un punto. Balthasar commenta gli esempi terreni così: „riflettere e calcolare deve l’uomo solo fino a quando mira ad un compromesso. Quando mira a un compromesso non finirà la sua costruzione, non vincerà la guerra“ (Luce della Parola, ventitreesima domenica del tempo ordinario). Forse ha ragione il mio maestro ad interpretare il passaggio così; io penso invece che la radicalità teologica non possa essere tradotta in un asserto di „teologia politica“, quasi che il Vangelo ci inviti a costruire una torre o a fare una guerra senza calcoli. Gratia perficit naturam, non tollit! Credo che dobbiamo fare compromessi nella politica e che il Vangelo permetta solo (sit venia verbo) una „teologia della politica“ ( = un’ispirazione per la politica, non una traduzione letterale). La radicalità evangelica è davvero una scelta religiosa e non politica. Comunque tutte le letture del giorno di domani sono un invito all’amore gratuito! 


Stasera dovrò predicare su questo tema della gratuità che è un altro nome per l’amore nel „Servizio della Parola“ che terrò a Hermsdorf.  Tra le letture c’è anche il bellissimo passaggio, nel quale Paolo scrive a Filemone sul suo schiavo Onesimo; Paolo non vuole forzare una decisione che solo il primo può prendere (perché non mette in discussione il sistema stesso), ma dice con chiarezza che Onesimo è per lui un fratello ed un uomo, e che questo rapporto va vissuto al cospetto di Dio. La gratuità dice giustamente Balthasar può essere vissuta solamente con una sapienza dall’alto, che è poi il tema della prima lettura (Sapienza 9,13-19). 


Nel suo editoriale breve nella FAZ Jasper von Altenbockum parla di Giove (Iuppiter) e Creso. Iuppiter, però, non è il dio olimpico, ma un computer/IA veloce, il quarto nel mondo per quanto riguarda la velocità, che può calcolare moltissimi dati, si questo è un simbolo del mondo che sa calcolare, con prudenza secondo il Vangelo ed ora in modo sempre più titanico. Creso è il trentunesimo ed ultimo sovrano della Lidia, ricordato per la sua ricchezza. Von Altenbockum usa le metafore per dire che la Germania può essere orgogliosa di Iuppiter, ma da Merz si vuole che venga anche ricordato per il motivo per il quale è ricordato il sovrano antico.


Nell’editoriale lungo Thomas Jansen parla della santificazione di Carlo Acutis. Devo dire che non mi sento particolarmente legato a questo giovane santo. Sebbene questa mattina gli ho affidato l'incontro con alcuni giovani che avrò fra due settimane. Mi irritò alquanto quando si  condivise in Instagram la foto della sua barra trasparente con dentro il corpo che non sarebbe stato minacciato dalla putrefazione…se sono informato bene però questo è accaduto perché sono stati fatti determinati trattamenti del corpo stesso.…non voglio mettere in dubbio che ci sia anche qualcosa di divino. Ma questa cosa mi ha così irritato che mi sono interiormente allontanato da questo giovane santo digitale. Allo stesso tempo non sono d'accordo con Jansen che si tratta di una santità soggettiva, un po’ meglio del culto di Swift Taylor. Non metto in dubbio che ci sono anche dei fattori mondani nei processi di canonizzazione, ma di fatto quando poi la Chiesa, con l’autorità del Santo Padre dichiara che un uomo è un santo per me lo è oggettivamente, non soggettivamente… poi è chiaro che ci sono santi ai quali mi sento più legato ed altri meno, per questo ho scritto un articolo su Pier Giorgio Frassati e non su Carlo Acutis.


La FAZ attacca duramente Robert J. Kennedy Jr. dicendo che con lui sarebbe crollato il muro di separazione tra scienza ed ideologia. Devo dire che le giornaliste Pia Heinemann e Frauke Steffens, che lo hanno attaccato duramente su tutti i possibili punti di accusa, hanno scritto in modo del tutto ideologico, che non mi ha permesso di comprendere qualità e possibili debolezze del ministro della salute statunitense. E poi già il parlare della „scienza“ è ideologia. Non esiste la scienza, esistono scienziati e lo scopo di un articolo scientifico o anche semplicemente giornalistico sul tema dovrebbe essere quello di far comprendere il dibattito scientifico sui temi, non di prendere partito per uno contro l’altro, cosa che forse ha senso se uno dei due contraenti è un totale idiota. Comunque non credo che qualcuno come il Dr. Jay Bhattacharya (Università di Standford)  starebbe in questa amministrazione se fosse guidata da un imbecille. Nella sua bacheca in X riprende questa frase d RJK Jr: „Durante la pandemia di COVID-19, il CDC {I Centers for Disease Control and Prevention (CDC; in inglese “Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie”) sono un'agenzia del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti con sede ad Atlanta (Georgia)} ha permesso al sindacato degli insegnanti di redigere l'ordinanza che ha chiuso le nostre scuole, danneggiando i lavoratori di tutto il Paese, e poi ha finto che fosse basata su dati scientifici.“


„Il vertice SCO di Tianjin ha messo in luce l’asse Xi-Putin-Modi, presentato come il cuore di un Sud globale deciso a sfidare l’ordine occidentale. La stampa araba lo ha definito il «vertice degli arrabbiati», segnalando come l’Occidente appaia sempre più indebolito e sulla difensiva. In questo contesto, Pechino rivendica memoria storica e prestigio internazionale, proponendosi come guida di un nuovo modello basato su cooperazione e inclusione. Resta però un interrogativo cruciale: questo ordine emergente rappresenterà davvero un’alternativa più giusta o rischia di rivelarsi solo un’illusione geopolitica?“ (OASIS)


„Cultum cordis laborem quaerit. Opus maximum. Effodiendo autem invenimus, submittendo nos semper magis appropinquamus Dominum, qui semetipsum exinanivit, in similitudinem nostrum factus“. Leo XIV


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 5.9.25; venerdì della 22esima settimana del tempo ordinario; santa Teresa di Calcutta)


Salmo, 35 


[1] Di Davide. 

Signore, giudica chi mi accusa, 

combatti chi mi combatte. 


[2] Afferra i tuoi scudi 

e sorgi in mio aiuto. 


[3] Vibra la lancia e la scure 

contro chi mi insegue, 

dimmi: "Sono io la tua salvezza". 


[4] Siano confusi e coperti di ignominia 

quelli che attentano alla mia vita; 

retrocedano e siano umiliati 

quelli che tramano la mia sventura. 


[5] Siano come pula al vento 

e l'angelo del Signore li incalzi; 


[6] la loro strada sia buia e scivolosa 

quando li insegue l'angelo del Signore. 


[7] Poiché senza motivo mi hanno teso una rete, 

senza motivo mi hanno scavato una fossa. 


[8] Li colga la bufera improvvisa, 

li catturi la rete che hanno tesa, 

siano travolti dalla tempesta. 


[9] Io invece esulterò nel Signore 

per la gioia della sua salvezza. 


[10] Tutte le mie ossa dicano: 

"Chi è come te, Signore, 

che liberi il debole dal più forte, 

il misero e il povero dal predatore?". 


[11] Sorgevano testimoni violenti, 

mi interrogavano su ciò che ignoravo, 


[12] mi rendevano male per bene: 

una desolazione per la mia vita. 


[13] Io, quand'erano malati, vestivo di sacco, 

mi affliggevo col digiuno, 

riecheggiava nel mio petto la mia preghiera. 


[14] Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello, 

come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore. 


[15] Ma essi godono della mia caduta, si radunano, 

si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso. 

Mi dilaniano senza posa, 


[16] mi mettono alla prova, scherno su scherno, 

contro di me digrignano i denti. 


[17] Fino a quando, Signore, starai a guardare? 

Libera la mia vita dalla loro violenza, 

dalle zanne dei leoni l'unico mio bene. 


[18] Ti loderò nella grande assemblea, 

ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso. 


[19] Non esultino su di me i nemici bugiardi, 

non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo. 


[20] Poiché essi non parlano di pace, 

contro gli umili della terra tramano inganni. 


[21] Spalancano contro di me la loro bocca; 

dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!". 


[22] Signore, tu hai visto, non tacere; 

Dio, da me non stare lontano. 


[23] Dèstati, svègliati per il mio giudizio, 

per la mia causa, Signore mio Dio. 


[24] Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio, 

e di me non abbiano a gioire. 


[25] Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!". 

Non dicano: "Lo abbiamo divorato". 


[26] Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura, 

sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta. 


[27] Esulti e gioisca chi ama il mio diritto, 

dica sempre: "Grande è il Signore 

che vuole la pace del suo servo". 


[28] La mia lingua celebrerà la tua giustizia, 

canterà la tua lode per sempre. 


„L'invocazione e il lamento si uniscono, in questa composizione, a note di fiducia. Il Salmista ha fatto la dura esperienza del tradimento. Gli amici, che egli aveva beneficato si sono tramutati in suoi accusatori. Mentre gli ricorda con profonda tristezza l'amicizia sincera nei loro confronti, i benefici loro arrecati, deve constatare la loro violenza e menzogna. Gli hanno intentato un processo basato su false accuse, tramano inganni e desiderano la sua rovina. Il grido di aiuto a Dio si eleva con insistenza nel corso della preghiera, mediante l'espressione caratteristica della supplica: „fino a quando?“ E l'invito rivolto a Dio a trasformarsi in guerriero per distruggere il nemico, o a scuotersi della sua apparente indifferenza. Non manca, però, la fiducia nel suo intervento liberatore, che trasformerà il lamento in un canto di lode.“ (Commento a cura di Ravasi). Anche se probabilmente nessuno di noi in una situazione quotidiana ha vissuto questa esperienza in tale intensità, rimane il fatto che è una delle esperienze più brutte essere traditi o cancellati dagli amici. Ma è anche un aiuto a non attaccarsi in modo sbagliato: non l’appartenenza ad amici, ma la fede nel Signore è salvifica.  


„Nessuno può entrare nella Chiesa di Dio, se non hai il fermo proposito di accettare la sua parola in tutte le questioni di dottrina e di morale, e di accettarla appunto perché questa parola viene direttamente dal Dio di verità. Bisogna guardare in faccia il problema, bisogna calcolare esattamente il prezzo che costa. Se non venite alla Chiesa con quell'atteggiamento spirituale, tant'è che non veniate affatto. Alla Chiesa, voi dovete venire tutti per imparare: grandi e piccoli, colti ed ignoranti.“ (Newman, VIII sermone cattolico, 162). Credo di non aver mai messo in dubbio, dopo il mio ritorno nella Chiesa nel 1988 (dopo una pausa di sette anni) neppure le questioni di morale. Sono sposato e sono convinto che per me questa sia la via di salvezza, sono fedele a Konstanze, etc. Nel mio diario ho tenuto forse in modo esagerato conto „della fragilità umana in generale“, che non fa del cattolico solo perché cattolico uno capace di gestire in modo perfetto per esempio il suo inconscio e le esigenze che derivano da esso. Comunque, anche se non tutti hanno un’autorità diretta su di me (per esempio faccio parte di una diocesi, non di trecento), rimane il fatto che io „credo ecclesiam“: „la Chiesa ci è stata mandata da Dio per ammaestrarci“. Per quanto riguarda il percorso che porta ad essa, esso è differente, per gli uni è una certa via, per altri un’altra; solo Dio conosce il nostro cuore e sa ciò che ci  fa bene: „alcuni si convertono semplicemente per essere entrati dentro una Chiesa Cattolica, altri si convertono per aver letto un unico libro, altri ancora perché si sono convinti della verità di una singola dottrina…“ (163)


Comunque sia è importante che il presidente israeliano Herzog si sia incontrato con il Papa e con il cardinal Parolin.


Ho letto da qualche parte che il cancelliere Merz avrebbe detto che Putin è uno dei più grandi criminali del nostro tempo. Se è vero, devo dire, che ciò squalifica questo cancelliere, che non mi dice assolutamente nulla, se non lo schifo che provo per gente come lui.


„Quando vedo tutti questi senatori che oggi cercano di dare lezioni e mettere in difficoltà Bobby Kennedy, l'unica cosa che mi viene in mente è: Voi tutti sostenete “terapie” ormonali non autorizzate, non testate e irreversibili per i bambini, mutilando i nostri figli e arricchendo le grandi aziende farmaceutiche. Siete pieni di stronzate e lo sanno tutti.“ (JD Vance, X, 4.9.25)

Abba nostro…


(Pomeriggio tardo) Mi sono reso conto che il mio deodorante stick e il mio profumo, che si chiamano „Acqua di Giò“  sono di  Giorgio Armani. RIP


(Wetterzeube, il 4.9.25; mercoledì della 22esima settimana del tempo ordinario) Prendo molto sul serio quello che mi ha scritto il cardinal Ouellet (ieri qui nel diario ho pubblicato le sue righe integralmente) sul „coraggio della sintesi, l'audacia della santità e la creatività nella comunicazione“, anche se so che senza la Sua grazia ciò non è possibile. 

Ci sono quattro punti sui quali vorrei riflettere questa mattina in dialogo con l’VIII sermone di San Newman. 1) La Chiesa non vede bene anzi lo proibisce che si indaghi sulle verità sante della fede, perché ciò non serve a niente: ma se qualcuno proprio vuole „non può impedirglielo: però non li giustifica“. 2) Sant’Anselmo, avevo imparato da giovane dal padre Pirola SJ a Torino, parla di  „credo, ut intelligam“, credo per poter comprendere, ma questa comprensione non ha nulla a che fare con la ricerca ricolma di dubbi di cui parla San Newman; quest’ultima può esserci solo prima della fede, dopo no, perché „ricerca e fede sono incompatibili“. 3) Solo la Chiesa romano-cattolica chiede fedeltà in forza della sua „infallibilità“. Dai giornali siamo abituati a riflettere sulla dimensione „meretrix“ che certamente è presente nella Chiesa, ma solo gli occhi della fede ci permettono di prendere su serio la dimensione „casta“. 3) Tutte le altre Chiese, dice Newman, richiedono una fedeltà per l’attaccamento alla fedeltà alla comunità a cui si appartiene non in forza dell’infallibilità della fede. Dobbiamo decentrarci da questo tipo di attaccamento ad una comunità, anche all’interno della Chiesa. 4) „Il legame affettivo non è la fiducia che viene dalla fede“. Ringrazio Dio di essere rimasto fedele a ciò! Prendo del tutto sul serio l’ „extra ecclesia nulla salus“, anche se intendo questo in modo inclusivo e non fanatico esclusivo. 

Ho cominciato a leggere del salesiano Marino Codi „Pier Giorgio Frassati. Una valanga di Vita“, Casale Monferrato 2001. La premessa era stata scritta dal cardinal Poletto, arcivescovo di Torino, scritta in riferimento all’incontro oceanico a Tor Vergata  dei giovani con Papa Sn Giovanni Paolo II nel giubileo del 2000, così avevo io, leggendo il testo oggi, negli occhi l’incontro, anche oceanico, dei giovani con Papa Leone XIV, avvenuto anche a Tor Vergata 25 anni dopo. Vi è una testimonianza del senatore Andreotti che mette in evidenza l’impegno politico di Pier Giorgio (vorrei approfondire con il testo di Codi in modo particolare questo aspetto), bastonato dai gendarmi: „ capimmo solo più tardi cosa fosse stato e come avessero strangolato il partito di Sturzo. Qualcuno attribuisce proprio ad una specifica prudenza in proposito il lungo accantonamento del processo di beatificazione, nelle cui pagine si trovano giudizi pesantissimi sul fascismo“. Nell’introduzione  il padre salesiano fa notare come Pier Giorgio faccia vedere che non sia vero che un borghese non possa diventare santo. Ultimamente aiuto qui la signora, a cui abbiamo affittato l’appartamento di sotto, a portare fuori e dentro lo zio demente che vive da loro - la barriera dei gradini nell’entrata può essere superata solo con un po’ di forza. In appunti citati da Codi su un discorso sulla carità di Pier Giorgio, il giovane santo piemontese (sarà canonizzato fra tre giorni) mi fa comprendere che non dobbiamo negare „a Gesù questo amore, a lui che per amore infinito dell'umanità ha voluto essere nel Sacramento dell'Eucarestia, come il nostro consolatore e come il pane dell’anima“ (cit. in Codi17-18). 

Dalla versione di Banfi, che comincia con il bombardamento di Israele dei „soldati della forza internazionale di pace Unifil, fra i quali gli italiani“, riprendo la parte che riguarda la parata militare a Pechino, che mi permette di riflettere accuratamente sulla questione del poliedro e del multipolarismo: „A scoppio ritardato i giornali italiani reagiscono oggi alla parata militare di piazza Tienanmen, al discorso di Xi Jinping, pronunciato alla presenza di Vladimir Putin e del nord coreano Kim Jong-un. Giustamente ha fatto molto clamore la presenza di Massimo D’Alema alla sfilata, proprio il primo presidente del Consiglio della storia italiana che proveniva dal Pci (come sottolinea il Giornale). Ma certo non si può guardare l’oggi con gli occhi rivolti al passato. Stefano Zamagni su Avvenire inquadra l’80esimo della vittoria celebrato a Pechino come conseguenza di una scelta precisa di noi occidentali. «Questi Paesi vogliono contare e vogliono contarsi, come si è visto. Noi abbiamo pensato di tenerli sotto la nostra ala protettiva, sbagliando clamorosamente. Qui si innesca il terzo, decisivo errore: l’aver confuso il multipolarismo con il multilateralismo. Abbiamo garantito il primo, ma non il secondo, e invece le due cose dovevano accompagnarsi. Le regole del governo del mondo vanno fissate da tutti, altrimenti regna l’instabilità, che è ciò che sta accadendo. Se uno guarda al Consiglio di sicurezza dell’Onu, capisce subito che oggi, ancor più di ieri, il diritto di veto concesso a cinque Paesi è una vergogna».“ (AB) 

Per quanto riguarda Israele vorrei sottolineare che l’isolamento nel quale si trova Israele oggi ha certamente a che fare con ciò che Sieferle chiama il „mito di Auschwitz“, insomma è in parte colpa di Israele stesso; ma devo anche dire che i commenti odierni non tengono sufficientemente conto della „realtà di Auschwitz“; con sapienza l’AT parla delle conseguenze delle azioni che durano per sette generazioni, etc. Il dolore di Israele è stato immenso (anche se non è l’unico dolore) e non bastano certo i 24 minuti di standing ovation a Venezia per farlo dimenticare: „A Venezia, alla Mostra del Cinema, il film che parla della morte atroce di una bambina a Gaza, Hind Rajab, che fu a suo tempo al centro dell’attenzione dei media di tutto il mondo, è diventando l’emblema della crisi umanitaria nella Striscia. Ha ricevuto 24 minuti di standing ovation.“ (AB).

Mi scrive una teologa, Gabriela Wozniak, sul mio articolo su Balthasar lodato anche dal Cardinal Ouellet: „Trovo il testo fantastico! Hai colto perfettamente il nucleo dell'opera di Balthasar! Proprio ora che non si scrive più molto su Balthasar, il testo è come un barlume di speranza all'orizzonte! Grazie.“

Ieri mi ha scritto anche il nuovo parroco di Gera: „Caro dottor Graziotto, grazie mille a lei e a sua moglie per la serata di ieri {martedì}. Il suo articolo mi ha colpito molto {sul mio ultimo giorno di scuola}. Grazie per avermi concesso questa commovente visione. Auguro a lei e a sua moglie una serata benedetta. Il suo parroco Christian Hecht“.

Oggi mi ha scritto il mio ex dirigente scolastico in Baviera: „Caro Roberto, con un po' di ritardo, ma con tanto più affetto, ti ringrazio di cuore per il tuo fantastico lavoro alla scuola secondaria di primo grado di Taufkirchen, per la tua grande competenza professionale, per la tua cordialità, per la tua onestà, per le tante conversazioni proficue, per il tuo grande impegno, per la tua cordialità. GRAZIE DI CUORE!Hai lasciato un segno positivo nei cuori di molti bambini, ma anche nei tuoi colleghi e in noi. Hai contribuito in modo significativo alla buona reputazione della scuola secondaria di primo grado di Taufkirchen. A te e alla tua famiglia auguriamo tutto il bene possibile, la benedizione di Dio, felicità e salute e tanto sole nel cuore. Cari saluti a tutti voi da Alex e Renate PS: Ti chiamerò presto!“

„Dal Sudan, in particolare dal Darfur, giungono notizie drammatiche. Sono più che mai vicino alla popolazione sudanese, in particolare alle famiglie, ai bambini e agli sfollati. Prego per tutte le vittime. Rivolgo un appello accorato ai responsabili e alla comunità internazionale, affinché siano garantiti corridoi umanitari e si attui una risposta coordinata per fermare questa catastrofe umanitaria. È tempo di avviare un dialogo serio, sincero e inclusivo tra le parti, per porre fine al conflitto e restituire al popolo del Sudan speranza, dignità e pace.“ (Leone XIV). 

Abba nostro…

(Sera) Ha proposito del mio articolo su Frassati in Substack mi ha scritto Renato: „E' molto molto interessante. Prima un mio ricordo. San Giovanni Paolo II mi disse, sull'aereo che nel 1992, lo (ci) portava in Brasile: "Sono un vecchio Papa ma cammino nelle montagne". Disse proprio: cammino "nelle" montagne…" .

Il presidente israeliano dal Papa. Alessandro De Carolis - Città del Vaticano: „Nell’udienza al presidente israeliano Herzog, analizzata la situazione in Medio Oriente e in particolare la tragedia nella Striscia: auspicata la liberazione di tutti gli ostaggi e ribadita da parte della Santa Sede la “soluzione dei due Stati come unica via d’uscita dalla guerra”. „C’è un futuro di stabilità da instaurare in una Regione che ha alle spalle una lunga epoca di conflitti tuttora “numerosi”. E questo obiettivo, specialmente guardando alla “tragica situazione” che vive Gaza, può essere raggiunto attraverso una “pronta ripresa dei negoziati” tra le parti in causa, con “disponibilità e decisioni coraggiose” e il “sostegno della comunità internazionale, allo scopo di “ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi, raggiungere con urgenza un cessate-il-fuoco permanente, facilitare l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari nelle zone più colpite e garantire il pieno rispetto del diritto umanitario, come pure le legittime aspirazioni dei due popoli” (Vatican New) .


Mi spiace davvero tanto che i monaci benedettini se ne vadano da Wechselburg. 


(Wetterzeube, il 3.9.25; giovedì della 22esima settimana del tempo ordinario)

Parto dal punto per me più difficile: 1 Tess 4, [1] Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più. [2] Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. [3] Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia (τοῦτο γάρ ἐστιν θέλημα τοῦ θεοῦ, ὁ ἁγιασμὸς ὑμῶν, ἀπέχεσθαι ὑμᾶς ἀπὸ τῆς πορνείας), [4] che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, [5] non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; (μὴ ἐν πάθει ἐπιθυμίας καθάπερ καὶ τὰ ἔθνη τὰ μὴ εἰδότα τὸν θεόν,) [6] che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. [7] Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione (οὐ γὰρ ἐκάλεσεν ἡμᾶς ὁ θεὸς ἐπὶ ἀκαθαρσίᾳ ἀλλ’ ἐν ἁγιασμῷ.). [8] Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito.“ .  San Paolo ci invita a non ingannare i propri fratelli su questa tema. Chi a letto i miei diari sa che la mia vita corrisponde a quel: „così già vi comportate“, ma se prendo queste parole (πορνεία, ἐπιθυμίας) come le interpreta legittimamente san Newman, come una „violazione contro la purezza“, allora io non sono del tutto puro; a livello storico direi che vivere nella nostra società trasparente è diverso che vivere prima di essa. Comunque io vado a confessarmi e non ho mai taciuto la mia imperfezione; e posso confermare che ha ragione Newman quando dice: „la grazia soltanto può convertire in volontà buona la cattiva volontà“ (VIII sermone, 157). Io non so se sia possibile identificare il discorso della fede con le prescrizioni morali, comunque mi fido della Chiesa, anche se proprio in questo tema dopo le catastrofi della pedofilia non credo sia possibile una totale identificazione dei due ambiti, quasi che un’imperfezione morale non metta solo in dubbio la virtuosità morale di un uomo, ma anche la sua fede. Come mi ha detto anche il mio padre confessore c’è la possibilità di progredire o per parlare con San Paolo „di distinguersi di più“, ma io non ho alcun dubbio sulla fede ne ritengo che sia necessario avere un diritto di indagine come dubbio, solo che non posso, anche se non si può ridurre l’esperienza ad un provare tutte le cose (Don GiussaniI), negare ciò che vedo  nell’esperienza di quasi tutti. VSSvpM!  PS Ho dovuto pensare ad una frase di Walker Percy („Amore in rovina; le avventure di cattivo cattolico poco prima della fine del mondo“), che scrive nel XX secolo: la prima cosa che amo sono le belle donne, la seconda il Whisky, la terza le mie pubblicazioni e al quarto posto amo Dio, ma credo ancora…

Andrea Tornielli ha scritto per Vatican news un editoriale in cui si occupa della crisi in Medio Oriente: ne riprendo ampli stralci, commentandoli. „Il conflitto israelo-palestinese è da sempre fonte di discussioni e polarizzazioni. Il conflitto in corso a Gaza e le polemiche che lo accompagnano hanno reso questo fenomeno ancora più estremo, se mai fosse possibile. Polarizzazioni accese, a volte anche estreme, stanno attraversando buona parte della società civile in moltissimi paesi del mondo. Come sempre, non mancano le strumentalizzazioni, le semplificazioni e le approssimazioni che, in questo contesto così complesso, rischiano di fuorviare e fare del male. Troviamo questo fenomeno nel linguaggio usato, nell’approccio estremamente emozionale, nell’incapacità di cercare di ascoltare l’altro.“ (AT). Purtroppo anche questo articolo è dimostrazione di quello che l’autore afferma: vi sono polarizzazioni incapaci di ascoltare l’altro. Qualche giorno fa Cecilia Sala aveva pubblicato una sua intervista con un palestinese - ho dimenticato purtroppo il nome - che dice che il suo popolo in vero se ne vorrebbe andare da Gaza (diversa per ora è la situazione in Cisgiordania). Insomma l’ipotesi di un esilio volontario dovrebbe essere per lo meno discussa. Detto questo fa bene Tornielli a ricordare ciò che ha detto Papa Leone XIV: „La Chiesa non ha armi e non ha il potere per imporre alcunché. La sua unica arma è la preghiera e la forza del Vangelo, che ci costringe però a dire una parola chiara di verità sull’uomo e sulla vita del mondo. Non si può costruire alcun futuro basato sulla forza, sulla mancanza di rispetto per la vita dell’uomo, sulla sua aspirazione ad una esistenza dignitosa e sicura. Lo desideriamo – e lo ribadiamo con convinzione – per gli israeliani, continuando a chiedere la liberazione immediata di tutti gli ostaggi ancora intrappolati nei cunicoli di Gaza, come hanno fatto nei loro appelli prima Papa Francesco e poi Papa Leone. Lo desideriamo ugualmente per i palestinesi. Chiediamo che gli ostaggi siano trattati in modo degno e umano, e al contempo che in modo degno e umano siano trattati i palestinesi di Gaza. Auspichiamo che vengano stabilite in ogni parte della Striscia delle no combat zone, vere zone franche sotto la protezione internazionale, dove possano essere accolti gli ammalati, i fragili, i civili inermi.“ (AT) Il sottotitolo stesso riassumeva un punto importante di cui aveva parlato Leone XIV: „Si rispetti l’obbligo di tutelare la popolazione civile, no allo spostamento forzato della popolazione“. Questo punto viene ripreso alla fine dell’articolo: „La Chiesa, come già sta facendo, continuerà a piegarsi sulle ferite di tutti. Continuerà a tendere la mano verso chiunque voglia collaborare a creare contesti alternativi di vita e di dignità. Avrà sempre le porte aperte verso chi non si arrende alla logica dell’odio e della guerra, ma cerca vie percorribili per arrivare alla pace. Già da diversi anni la Santa Sede ha formalmente riconosciuto lo Stato di Palestina e non possiamo rimanere in silenzio di fronte a ciò che sta accadendo. Facciamo nostre ancora una volta le parole di Leone XIV, chiedendo che si fermi la barbarie della guerra, si raggiunga una soluzione pacifica del conflitto, sia osservato il diritto umanitario, si rispetti l’obbligo di tutelare la popolazione civile, siano vietate la punizione collettiva, l’uso indiscriminato della forza e lo spostamento forzato della popolazione.“ (AT) Per  quanto riguarda la Cisgiordania ciò che scrive Tornielli è quello che aveva già scritto Slavoj Žižek il 22.2.24 nel settimanale tedesco „Der Freitag“. „Se si analizza la guerra scatenata a Gaza tenendo conto di ciò che sta avvenendo nel resto della Palestina, in quella che un tempo era chiamata Cisgiordania, non possiamo non pensare che, oltre alla reazione al massacro del 7 ottobre, vi siano anche altri obiettivi. L’espandersi degli insediamenti, le aggressioni continue e impunite dei coloni, le pubbliche affermazioni di alcuni ministri del governo israeliano che auspicano la fine dell’autorità Palestinese, l’annessione di tutti i territori e la deportazione dei palestinesi, inducono infatti a pensare che l’obiettivo vada ben oltre l’eliminazione di Hamas, o la garanzia di sicurezza per lo Stato di Israele. È cronaca di questi giorni l’approvazione di un nuovo insediamento nella zona E1 che praticamente spacca in due quel territorio, come pure la minaccia di annessione dell’Area C dei Territori Palestinesi, che peraltro è già sotto il pieno controllo di Israele senza essere mai stata formalmente annessa.“ (AT) L’articolo parla anche di piani per la ricostruzione di Gaza: „In questo contesto sempre più teso, si pubblicano uno dopo l’altro, prima sommessamente e ora sempre più apertamente, “piani” per un “nuovo Medio Oriente”, una sorta di nuovo ordine, nel quale, tuttavia, non sembra esserci posto per il popolo palestinese. Ultimo fra questi, è il piano proposto per lo sviluppo futuro di Gaza di cui si parla in questi giorni. Un piano che prevede costruzioni di città “smart” e resort di lusso. Naturalmente è prevista quella che viene significativamente definita “l’evacuazione volontaria” dei palestinesi. I quali, se lo vorranno, un giorno potranno tornare (sic!). E per chi non vuole partire, si progettano “zone speciali”… È un piano che si commenta da solo. Avremmo potuto pensare che si trattasse di un racconto di fantascienza, della trama di un film fantasy. Invece è, a quanto pare, tristemente vero.“ (AT) Lucio Brunelli, che ha condiviso questo articolo nella sua bacheca, commenta: „E pensare che ci sono cattolici "comprensivi" di ogni mossa di Trump, anche in Medio Oriente“. Io stimo Lucio e ritengo che abbia ragione Alessandro quando disse (non mi ricordo precisamente la formula) che è il „principe dei vaticanisti“, ma purtroppo per quanto riguarda Trump la sua voce è del tutto faziosa. Certo Trump non ha condannato chiaramente Netanyahu, anche perchè non servirebbe a nulla (per i motivi che ho spiegato l’altro ieri sera in dialogo con Ernst Jünger); l’amministrazione Biden aveva finanziato questa guerra come affermò con insistenza Aaron Maté, ma mai da persone come Lucio è venuto un chiaro no all’amministrazione Biden, che tra l’altro ha sostenuto un burattino fin che ha potuto incapace di governare gli USA: il loro nemico è Trump, che comunque rimane l’unico politico occidentale (insieme ad Orbán, che però è del tutto meno influente) che ha cercato di fare azioni precise di pace come in Alaska, anche se ovviamente i piani per Gaza sono forse solo fantasie. Purtroppo sia l’articolo di Tornielli che il commento di Lucio servono solamente ad inasprire i fronti. O se davvero si imparasse nella Chiesa ad ascoltarsi a vicenda tenendo conto di quella legge degli opposti di cui parlava Romano Guadini!  

Abba nostro…

(Dopo la lettura di Banfi) Prendo dalla versione odierna: 1)  una citazione di Riccardo Redaelli su Avvenire, che conferma il mio dialogo interiore con Ernst Jünger sul nodo gordiano: «Per capire, gestire e non subire le trasformazioni del sistema internazionale contemporaneo dobbiamo cambiare la nostra bussola interpretativa. Non esiste un “noi” contrapposto a un “loro”; esistono evidenti differenze fra come l’Europa vede i diritti umani, le libertà, i sistemi di governo e come queste cose vengono percepite in Asia o in Africa, ma dobbiamo sforzarci di cercare gli elementi di convergenza e non solo di dissonanza. Anni fa era divenuta celebre la teoria di Huntington sullo “scontro delle civiltà”: una visione profondamente falsata della realtà, ma autoassolutoria per l’Occidente, che giocava ancora una volta ai “buoni contro i cattivi”. In realtà, vi era – e vi è ancora – uno scontro dentro ogni civiltà fra le pulsioni dogmatiche, estremizzanti, xenofobe e fra chi capisce che l’altro non è per forza una minaccia ma un’opportunità di crescita». 2) Alessandro ha sempre un contatto con la Chiesa e questo è davvero un grande aiuto per il giudizio sulle cose: „Doppia paginata di intervista al cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, scritta da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera. Zuppi dice molte cose sagge sul nuovo papa, la Chiesa e il mondo. Fra l’altro spiega: «Su Gaza papa Leone è stato durissimo! Ha chiesto più volte il cessate il fuoco! Il patriarca Pizzaballa ha detto che i cristiani rimarranno a Gaza; ma lei pensa che potrebbe farlo, se il Papa non fosse d’accordo?». Segnaliamo anche un bel pezzo dell’Osservatore sull’arresto nell’autunno del 1921 di Pier Giorgio Frassati, che sarà canonizzato domenica, che proprio a Roma finì dentro per ordine del “governo massone”, come lui stesso scrive.“ (AB). Io credo che per Israele, che ha sofferto troppo nella storia, sia necessaria questa via diciamo indiretta: agisce il Patriarca Pizzaballa, perché ne ha l’autorità che gli viene dal suo essere „nella situazione“, con il consenso del Papa che è „fuori dalla situazione“; entrambi agiscono in nome di Cristo: gli attacchi di ormai quasi tutti contro Israele non servano proprio a nulla, per l’eccessivo dolore provato durante il nazismo. Sono molto contento, a differenza di Alessandro, della prudenza della premier; sembra una delle poche politiche che ha capito la posta in gioco…

Faust II di Goethe. Procede lentamente il mio lavoro da pensionato su Faust II. Dalla scena “Am Obern Peneios” (7495-8033) vorrei scegliere due temi, ma iniziare con una frase a sé stante che dice molto sull'esistenza. I due temi sono: 1) La discussione tra i ‘neptunisti’ (Talete) e i “vulcanisti” (Anassagora). 2) Come Mefistofele affronta il brutto.

Ecco la frase a sé stante: “Ciò a cui si era abituati rimane un paradiso” (7964); mi sono chiesto, tra le altre cose, se il fenomeno dell'“Ostalgie” (= la nostalgia della DDR), che forse ha perso intensità, possa essere spiegato anche in questo modo.

  1. Vulcanisti/Neptunisti. Il mondo è nato con un'esplosione (Anassagora)? O gradualmente (Talete)? Da qualche parte Ernst Jünger ha scritto che la teoria del Big Bang, che Goethe ovviamente non discute, è più significativa per il modo di pensare di coloro che la accettano come ipotesi scientifica che per la realtà stessa. Si potrebbe benissimo immaginare la nascita del cosmo come l'apertura di un fiore. Per la maggior parte delle persone oggi, la teoria del Big Bang è più una „fede“ che una „scienza“. Il dialogo tra Anassagora e Talete nel Faust II è un'opera d'arte di grande rango. Qui solo alcuni accenni. Le interruzioni di Homunculus sono belle e divertenti, ma le tralascio qui. Anassagora: “La tua mente rigida non vuole piegarsi; / C'è bisogno di altro per convincerti? ... Attraverso il vapore del fuoco questa roccia è a portata di mano” (cfr. 7851-7855). Talete: “Nell'umidità è nato il vivente” (7856), ecc. Naturalmente, come sempre in una discussione, l'altro (!) viene accusato di rigidità. Come Goethe, non voglio legarmi a nessuna delle due tesi, poiché entrambe le teorie sono in parte sufficientemente vere per comprendere la realtà. Come Goethe, ho più simpatia per il «flusso vitale» della genesi degli eventi, ma se penso anche solo al terremoto in Afghanistan di pochi giorni fa, è chiaro che non tutto si trasforma gradualmente, ecc. D'altra parte, data la credulità di Homunculus riguardo alla natura dei meteoriti, Thales dice giustamente: “Stai tranquillo! Era solo un pensiero” (7946). Il grande lavoro di discernimento consiste nel capire se un argomento è solo un pensiero.
  2. Mefistofele sul brutto. Mente e lusinga le tre Forcidi: «A voi tre basta un occhio, basta un dente; / Allora il tutto è anche mitologico» (8014/15). Mefistofele paragona le brutte apparizioni a «Giunone, Pallade e Venere» senza volerle distinguere dalle belle; e quando le Forcidi obiettano: «Immerse nella solitudine e nella notte più silenziosa, / noi tre non ci abbiamo ancora pensato» {di essere importanti} (8000-8001), Mefistofele risponde: «Come potreste? Poiché voi, lontane dal mondo, / qui non vedete nessuno e nessuno vi vede. / Dovreste vivere in luoghi / Dove lo splendore e l'arte troneggiano su troni uguali...“ (8002/5). Si potrebbe certo mentire per compassione, ma il diavolo non lo fa; lui stesso pensa: ”Perché se non ci fossero le streghe, / Chi vorrebbe essere il diavolo?" (7724/5).

(Tardo pomeriggio) La mia E-Mail non funzionava per questo ho visto solo ora alcune E-Mails. Stefan Hartmann mi aveva scritto sul mio confronto con Slavoj Žižek che era molto interessante. Renato lo ha definito: bellissimo e importante. Il cardinal Ouellet mi aveva scritto a riguardo del mio articolo su Balthasar: Carissimo Roberto, 

Non posso tralasciare un ringraziamento per l'omaggio che tu stai rendendo a von Balthasar nel 120esimo suo anniversario di nascita. Conoscendo bene l'autore, sono ammirato per la qualità straordinaria della tua sintesi del suo Opus magnum e per il suo significato nella storia della teologia e per il nostro tempo. Il motto di Papa Leone XIV In „Illo Uno unum“ mi sembra raccogliere a sua maniera la figura della nuova Alleanza che Balthasar e Adrienne ci lasciano in eredità. Possa il tuo esempio di credente e pensatore aiutare altre vocazioni ad avere il coraggio della sintesi, l'audacia della santità e la creatività nella comunicazione. Buona Domenica e Buona Solennità della Vergine Assunta in cielo!           

+Marc Card. Ouellet


Se penso a mio papà devo dire che su alcune cose lui aveva più coraggio di me; quando Jünger scrive di suo padre: „Per quanto spesso mi tranquillizzasse in teoria, nella pratica non riuscivo a liberarmi dalla paura.“, vale in un certo senso anche per me. Una volta andai con lui nella sala mortuaria di una sua dipendente di lavoro, che aveva avuto per anni la funzione di capa; andò alla sua bara e la baciò sulla fronte; io appena avevo il coraggio di stare in fondo alla stanza. È vero che sono andato a vedere la salma di mia suocera da solo, ma l’incontro con i cadaveri mi costa e toccato non ne ho mai toccato nessuno, figuriamoci baciarlo…


(Wetterzeube, il 2.9.25, notte) Tolkien disse a C.S. Lewis di distruggere Narnia, perché sarebbe stata troppo esplicitamente cristiana (non ho mai controllato la fonte, ma credo che sia un aneddoto vero) - grazie a Dio Lewis non lo fece; senza di Lewis non avrei sostenuto i miei primi dieci anni di lavoro come insegnante di Religione. Mi sono chiesto se „La catena spezzata“ di Matteo Foppa Pedretti non sia anche troppo esplicitamente, non solo cattolico, ma anche ciellino, per esempio nella figura del Padre benedettino Kranzler? La sua storia salvata da amici cristiani che ti guardano in modo tale che arrivi a te stesso; insopportabili frasi ciellini, che tra l’altro sono vere solo per alcuni; a me ha guardato così Ferdinand Ulrich, non uno di CL e poi non si trattava solo di uno sguardo ma di un ascolto e di un’ancora di salvataggio. Eppure lo stile di Matteo è davvero unico e sa collegare l’atmosfera di un monastero benedettino con quella di università statunitense e poi ci sono degli affondi, come i sogni grigi di Anna o la percezione del nulla del padre benedettino che sono davvero geniali. Nei sogni Anna passa dal grigiore di una giornata di pioggia ad un incontro che corrisponde al suo intimo e il padre benedettino, come ha spiegato Ernst Jünger in „Oltre la linea“ sa addirittura integrare nel discorso quella bestia difficile da digerire che è il „nulla“: „Il nulla serve…si serve. Senza il nulla tu non ti accorgeresti che stai nascendo“ (Ianua I, 119). Un attacco frontale al nichilismo senza percezione del senso del nulla è una lotta persa in partenza.  Ed ora cerco di dormire, sono arrivato alla pagina 128. 

Abba nostro...

(Mattina dello stesso giorno, martedì della 22esima settimana del tempo ordinario) Sono certo una persona che ha la tentazione di „farneticare di continuo di offese che mi sarebbero state arrecate“ (cf. Newman, VIII sermone cattolico, 153, edizione italiana), ma non credo di volere tenere per me un diritto di dubitare degli amici o delle persone che mi sono care; piuttosto è vero il contrario, che mi getto cn fedeltà in un’amicizia, non credo di essere innamorato di me, piuttosto degli altri. Per questo mi sento ferito se uno ritiene che debba dimostrargli il mio amore e la mia amicizia e ritengo che sia la cosa più ovvia per un amico che difenda la mia causa, o che quando vengo attaccato mi difenda…sono esempi umani che fa Newman per spiegare che non si può pretendere il diritto di dubitare „di Quegli che è morto per noi“, dei suoi sacramenti , della sua Chiesa. Ed anche tenendo conto della differenza spiegata dal Padre de Lubac tra „credo in Deum“ e „credo ecclesiam“ mai e poi mai vorrebbe difendere il diritto di dubitare, perché questo significherebbe solo una cosa e cioè che un uomo che facesse così: „non adora affatto Dio, bensì la propria mente, il proprio amatissimo „io““ (Newman, 153). È il mondo può esclamare quello che vuole con le sue provocazioni, ed io cercherò di „stare fuori dalla situazione della provocazione“ (cf. il mio dialogo interiore con Jünger di ieri sera). „Esclami pure il mondo, se gli piace, che la sua {del cristiano} ragione è in catene; dica pure che è un bigotto, per il fatto che non si riserva il diritto di dubitare, da paarte sua, egli sa bene che sarebbe un pazzo ed un ingrato, se lo facesse“ (154). Per ritornare alla dimensione umana: sarebbe puro un pazzo se dubitasse dell’amicizia nella Chiesa di un amico, per quest’ultimo ha un idea politica diversa…mi è accaduto di sperimentare un corto circuito: se davvero ami il Vangelo allora devi pensarla come me su questo o quel fatto politico su quel giudizio, che sarebbe poi l’unico possibile… a partire dalla pandemia ho visto spesso che giudizi solo umani sono diventati il criterio per continuare a curare un’amicizia; grazie a Dio che c’è la mia famiglia, se no la solitudine sarebbe assordante…

„Christifidelibus universis coniuncti, celebramus hodie X Diem Mundialem Precis pro Creatorum Cura, quam in #TempusCreatorum usque ad diem IV mensis Octobris extendimus, festum s. Francisci Assisiensis. In spiritu Cantici fratris Solis Deum laudemus, renovantes munus doni eius haud perdendi, sed domus nostrae communis tuendae. „ (Leo Papa XIV)

Il fatto che l'Unione e l'SPD si siano ora espressi a favore del #servizio militare obbligatorio anche per le donne dimostra che il nuovo militarismo tedesco non conosce più alcuna inibizione. Le donne guadagnano in media ancora molto meno degli uomini e hanno pensioni più basse, ma invece di fare qualcosa a livello politico per porre rimedio a questa situazione, ora si vuole celebrare la parità proprio nel servizio militare. Questo è l'ennesimo limite superato in questo dibattito. La nostra manifestazione per la pace del 13 settembre segna anche l'inizio di un autunno caldo contro il servizio militare obbligatorio e gli assurdi piani di invio della #Bundeswehr in #Ucraina. Invitiamo tutti coloro che si oppongono al servizio militare obbligatorio e all'intervento della Bundeswehr in Ucraina a partecipare alla grande manifestazione per la pace che si terrà il 13 settembre alle 14:00 alla Porta di Brandeburgo. Saranno presenti, tra gli altri, Dieter Hallervorden e il rapper Bausa, mentre il noto presentatore di Pro Sieben Daniel Aminati condurrà il programma. Più persone scenderanno in piazza nelle prossime settimane, più sarà facile impedire l'approvazione della legge sul servizio militare nel Bundestag.“ (Sahra Wagenknecht, X, 1.9.25) 

Abba nostro…

(Dopo aver letto la versione di Banfi, che era in vacanza per qualche giorno). Meeting. Io mi fido di Alessandro e poi lui al Meeting c’era, io l’ho seguito da lontano. Quindi riporto il suo giudizio, che non corrisponde a quello che io ho scritto nel mio diario ed anche se per lo meno credo sia legittimo chiedersi se poi chi organizza il Meeting sia davvero così innocente nell’interpretazione che di esso si da dal di fuori. „Nascosto dai media di regime ed oscurato, il messaggio di gran lunga centrale di questo Meeting è stato invece quello della pace, anzi meglio della profezia della pace di papa Leone XIV. Basta leggere il messaggio pontificio che ha aperto la kermesse. E basta essere seri ed onesti sui contenuti proposti a Rimini, che sono poi quelli che hanno entusiasmato e commosso la gente accorsa al Meeting. Le madri per la pace dalla Palestina che hanno aperto questa edizione, la mostra sulla pace organizzata dai giovani studenti, le testimonianze di bene anche nell’orrore della guerra provenienti dalla martoriata Ucraina, il “mai più” dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, la “pace disarmata e disarmante” dei martiri d’Algeria e la grande testimonianza di Diane Foley (ricevuta in Vaticano alla fine della manifestazione) hanno segnato una traccia precisa. Ha detto papa Leone XIV nel suo messaggio: «L’amato Papa Francesco ci ha insegnato che “l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica” (Evangelii Gaudium, 198). Dio, infatti, ha scelto gli umili, i piccoli, i senza potere e, dal grembo della Vergine Maria, si è fatto uno di loro, per scrivere nella nostra storia la sua storia. Autentico realismo è, allora, quello che include chi “ha un altro punto di vista, vede aspetti della realtà che non si riconoscono dai centri di potere dove si prendono le decisioni più determinanti” (Fratelli tutti, 215). Senza le vittime della storia, senza gli affamati e gli assetati di giustizia, senza gli operatori di pace, senza le vedove e gli orfani, senza i giovani e gli anziani, senza i migranti e i rifugiati, senza il grido di tutta la creazione non avremo mattoni nuovi». Questa è la strada indicata dal Papa ed è la sola che crea comunione, unità fra cristiani. Non per niente il Meeting è stato visitato anche dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, dalla presidente dei focolarini Margaret Karram, dal presidente di Azione Cattolica Giuseppe Notarstefano e da molti Cardinali e Vescovi, stranieri e italiani, questi ultimi guidati da Matteo Zuppi. Sulla pace, sul restare a Gaza, sulla presenza umile ma incarnata di una Chiesa, la cui vocazione è “abitare il deserto”, c’è una grande unità, come profeticamente, oltre al Papa, ci ricordano in questi giorni il Patriarca dei Latini il cardinal Pierbattista Pizzaballa e il patriarca ortodosso Teophilus III, che restano con la popolazione palestinese schiacciata dalla violenza e a rischio di deportazione.“ (Alessandro Banfi). // Buon giorno Alessandro, ho ripreso il tuo giudizio sul Meeting nel mio diario pubblico; io da lontano ne avevo avuto un’altra impressione (a parte la mostra sui martiri in Algeria, il cui calore cristiano era arrivato fino a me nei boschi tedeschi), ma tu eri la e di te mi fido,  allo stesso tempo però credo sia legittimo chiedersi se sia solo una questione dei „media di regime“ o se non sia anche lecito chiedersi se chi organizza il meeting, con la sua forma, non provochi l’interpretazione diciamo cattiva di esso; poi chi guida CL dovrebbe essere più cauto quando viene ripreso in una gioia smodata per quello che stava dicendo la premier Meloni, che nel frattempo non trovo neppure male, sulla giustizia e la sua riforma. In certe reazioni alle critiche mi sembra che ogni obiezione sia impossibile a priori perché nel meeting ci sarebbe solo pura fedeltà alla profezia della povertà e della pace - pur concedendo che si fanno qualche piccolo errore. E poi secondo me tu tieni troppo conto delle ferite che sono state accumulate in questa grande storia di CL. In amicitia, Roberto 

Sud Globale e Trump. „Tante le notizie internazionali oggi. La più importante (vedi Foto del Giorno, nel quale sono fotografati Xi Jinping; Modi e Putin) è la riunione in Cina della Sco, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, che vede la presenza di molti Paesi del cosiddetto Sud Globale, guidati dal presidente cinese Xi Jinping, che ha chiesto di unire le forze per realizzare un nuovo ordine mondiale con al centro l’Onu (siamo alla vigilia della sessione plenaria) e del Wto, l’organizzazione mondiale del commercio. Nota Lorenzo Lamperti sul Manifesto: «La Sco prova a ergersi come alternativa credibile allo sviluppo dell'ordine globale, favorita dall'insoddisfazione generale verso i dazi di Donald Trump e l'incertezza sulla postura internazionale degli Stati Uniti». E Giuliano Noci sul Sole 24 Ore: «L’architettura occidentale vacilla, mentre Sud Globale, Cina e India, con il vassallo Putin in scia, giocano la loro partita. E noi europei? Noi siamo come un vecchio orso che ha scelto il letargo: ronfiamo beati mentre il mondo intorno cambia a velocità folle». Per Giuliano Ferrara, che ne scrive sul Foglio, la colpa è soprattutto di Donald Trump: «Narcisismo e autoritarismo si rivelano traditori, tradiscono un progetto che parla di Golden Age e mette ali di piombo al Paese inutilmente più potente del mondo che fu, del mondo di ieri. Materia di riflessione per gli amici dissimulati del trumpismo in tutto il mondo, Italia compresa. Da certi abbracci bisogna sapersi sciogliere in tempo». Ferrara assolve i disastri neo-con della stagione Obama e Biden, e soprattutto ignora l’impatto drammatico della strategia criminale di Benjamin Netanyahu, che invece tanta parte hanno nel crollo della credibilità occidentale di questi tempi.“ (Alessandro Banfi) // È chiarissimo che Ferrara assolva i disastri neo-con ed è intelligente Banfi a far notare che Trump è il contrario dell’impostazione bipartisan neo-con. Io non sono un „amico dissimulato del trumpismo“, chi legge i miei diari pubblici sa che la persona che seguo di più sul grande palcoscenico del mondo è il Papa, l’ho fatto con Francesco e lo faccio ora con Leone XIV; allo stesso tempo cerco di recepire il pensiero di un amico statunitense e di altre letture statunitensi che ritengono che Trump significhi per gli USA il tentativo di cambio di regime (quello teo con e quello del deep state); certo, anche lui fa errori, in primo luogo errori che nascono dalla sua dipendenza acritica del paradigma tecnocratico. Ma lo stesso Putin ha detto nella conferenza stampa in Alaska che se ci fosse stato lui come presidente, questa guerra disastrosa in Ucraina non ci sarebbe stata. Io ho una certa simpatia per il Sud Globale da una parte per la questione del poliedro (Papa Francesco) o di un atteggiamento multipolare a livello della politica mondiale (Alexander Dugin), io ho sempre detto che deve essere superata la dialettica fatale tra autocrazia e democrazia. Allo stesso tempo però è chiaro che io non ho in nessun modo intenzione di guardare con simpatia solo gli altri e con assoluta mancanza di giudizio empatico i miei - che si trovano in Occidente, non in Cina (li conosco tre persone, due ragazze che hanno fatto la maturità da noi ed un insegnante che aveva fatto un tirocinio nella nostra scuola). Poi per quanto riguarda Russia ed Israele vorrei rinviare a ciò che ho scritto ieri in dialogo con Ernst Jünger su „provocazione e replica“. 

(Sera) Don Giussani ha spiegato la parola „caso“ nel senso di „accadere“ e accadere lo possono le cose, solo se saranno ricapitolate in Cristo, l’avvenimento per eccellenza. In „Sgraffiti“ Jünger spiega le parole „miracolo“ e „caso“ e quest’ultima con un’accezione diciamo pi?u consueta; la spiegazione non ha una dimensione cristologica, perlomeno non diretta, ma è estremamente interessante, perché presenta una teleologia della necessità: "O nulla è meraviglioso, oppure tutto lo è. Il miracolo è ciò che è necessario. Ogni incontro che non può essere compreso in un contesto di rango superiore rimane un caso fortuito. Pertanto, il caso fortuito diminuisce nella misura in cui la vita acquista rango. Se una farfalla di rara eccezione ne incontra una seconda a mezzanotte, si può considerare, in base al grado di probabilità, un caso fortuito e raro. Ma l'incontro aumenta il caso se avviene sul calice di un fiore, anch'esso raro? Certamente, lo aumenta nel necessario. Lì c'è il loro letto d'amore; l'occhio coglie una legge, se però il fiore è già riconosciuto come un miracolo, ogni ulteriore incontro è una conferma." (Ernst Jünger, 1960)

Al nostro incontro del martedì (Vespri, Santa Messa, Adorazione eucaristica e pizza) abbiamo conosciuto il nuovo parroco di Gera, Christian Hecht; credo sia una grazia per tutti noi e tra l’altro vuole continuare questa tradizione del martedì che avevamo cominciato con don Andrea…


(Wetterzeube, il primo Settembre della 22esima settimana del tempo ordinario) Nell’ottavo sermone cattolico Newman parla con chiarezza del tema: „fede e dubbio“ e ci corregge in un punto importante; in qualche modo i dubbi sono diventati „salonfähig“ (presentabili); ma in vero essi, se programmati come possibilità, sono un segno chiarissimo che già ora (!) abbiamo perso la fede. Non esiste una libertà che possa mettere in dubbio la dottrina della divina autorità della Chiesa: questo modo di dubitare nel senso di „una ricerca che nasca dal dubbio e che possa concludersi anche con una negazione“ è il contrario del „sentire cum ecclesia“. Quello che viene messo in dubbio e che sia possibile „assumere una posizione una volta per tutte, intorno ad un qualsiasi soggetto religioso“; insomma è liberalismo, ma questo liberalismo è una colpa e non esiste di esso una „legittimità critica“. Nelle cose di fede: „se è vero una volta, non potrà mai essere falso“ (Newman, edizione italiana, 152). Questo non significa che uno non possa venir assalito da un dubbio, a causa del comportamento della Chiesa gerarchica o per una disgrazia, ma è qualcosa che accade e speriamo che il Signore non ci lasci nel dubbio, non qualcosa di cui possiamo averne un diritto; sulla frase „è possibile amare a mezzo; è possibile obbedire a mezzo: ma non è possibile credere a mezzo“ (Newman) direi che è molto realista: quando siamo capaci ad amare totalmente? O ad obbedire totalmente? Ma se l’oggetto della nostra fede è l’obbedienza incondizionata del Figlio a Padre (Balthasar) allora ogni forma di disobbedienza è un primo passo all’apostasia. E di questo si tratta: oggi abbiamo tantissimi apostati! E non solo i protestanti, anche i sedicenti cattolici spesso lo sono. Per quanto riguarda i protestanti, anche se io ritengo il dialogo con loro necessario, è vero che non hanno alcun senso del rispetto teologico che un cattolico ha per esempio per il Papa e di fatto pensano che la Chiesa sia tirannica, questo è il motivo per cui è difficile dialogare a priori. Quando si incontra un vero protestante allora si comprende cosa dice Newman: „la fede è per loro un’idea scarsamente familiare“. Tutt’altra cosa è se uno pensa che esista una tale fede e fiducia assoluta per le cose di questo mondo o per le analisi politiche; purtroppo una mancanza di fede semplice per i soggetti religiosi ha come conseguenza che si ha fede in modo assoluto in cose che sono in vece nell’ambito della verosimilitas! Infine mi sono chiesto se sia possibile sperare a metà? Credo di no! 

Rosy Bindi (ACI) accusa la premier Meloni di aver letto un testo dettato da ciellini a Rimini e che la questione della „scelta religiosa“ viene banalizzata in CL (e quindi anche dalla premier), in vero essa sarebbe stata sempre un tentativo di evitare che lo „sporcarsi le mani“ diventasse una legittimazione della corruzione. Mi sono occupato di queste cose, ma ormai è passato troppo tempo e non sono più nel pezzo (nel mio blog c’è un post in cui mi confronto in modo serrato con CL). Il mio distacco evidente dai gesti di CL sta nel fatto che io ho seguito il consiglio di Papa Francesco nel suo incontro con CL, nel marzo del 2015, quando ci aveva invitato a decentrarci dal carisma. Insomma il mio atteggiamento ha a che fare con l’obbedienza, non con una critica, di qualsiasi tipo essa sia. Per quanto riguarda la fedeltà ad Andreotti, Berlusconi ed ora alla Meloni, c’è stato un periodo che per una vicinanza spirituale al gruppo dei „Contadini di Peguy“ avevo assunto io stesso un’atteggiamento critico più accentuato verso la destra; ma in vero su questo il mio maestro è Ernst Jünger: non sono né di destra, né di sinistra, né tanto meno di centro. Per quanto riguarda la Meloni giudico passo per passo: quello che dice sull’Ucraina è demente come quello che dicono gli altri europei (Macron, Merz…), ma tutto sommato ha saputo, a differenza degli altri europei, prendere sul serio la sfida che ha significato Papa Francesco e che mutatis mutandis significa oggi la presidenza di Trump. Del suo discorso a Rimini avevo sentito solo la parte sulla giustizia e poi nel dormiveglia mi ero immaginato che avesse detto che l’incontro in Alaska fosse un passo serio verso la pace, ma credo che ciò sia stato frutto solo della mia immaginazione subcosciente.

Ho letto l’articolo di Adriana Valerio sulla Bibbia e le donne. Tante cose mi sono del tutto chiare, perché Balthasar stesso ha fatto conoscere la voce di tante donne, anche alcune di quelle nominate da Valerio, e così da Ildegarda ad Adrienne von Speyr spesso mi sono confrontato con il modi di pensare delle donne. Non so se la concentrazione solo  o quasi sull’esegesi biblica sia davvero così importante e poi direi che la questione di „genere“ è la cosa che meno interessa alle donne che ho conosciuto io, ebraiche e cristiane…L’elemento che mette in evidenza Balthasar è „la speranza per tutti“…

„L’umiltà è la libertà da sé stessi. Chi si esalta sembra non avere trovato niente di più interessante di sé stesso. Ma chi ha compreso di essere tanto prezioso agli occhi di Dio, ha cose più grandi di cui esaltarsi e ha una dignità che brilla da sé stessa. #VangeloDiOggi (Lc 14,1.7-14)“ (Leone XIV) 

„I nostri cuori sono feriti anche per le oltre cinquanta vittime e le circa cento persone ancora disperse dopo il naufragio di un’imbarcazione di migranti al largo della costa atlantica della Mauritania. Questa tragedia mortale si ripete ogni giorno in tutto il mondo. Preghiamo affinché il Signore insegni a noi, come individui e come società, a mettere pienamente in pratica la sua parola: «Ero forestiero e mi avete accolto» (Mt 25,35).“ (Leo XIV). 

„L’Europa è il luogo in cui, prima che altrove, si è manifestata la consapevolezza che non esiste una verità assoluta. Da Friedrich Nietzsche in poi, e in particolare con la proclamazione della “morte di Dio”, l’Occidente europeo ha portato fino in fondo la propria avventura intellettuale, riconoscendo che nessun fondamento ultimo può garantire l’ordine del mondo. Tutto ciò che appare come definitivo – lo Stato, la nazione, l’identità collettiva, persino l’idea di popolo – non è che un costrutto destinato a dissolversi. È illusione credere che la vittoria di uno Stato sull’altro rappresenti qualcosa di definitivo: ogni potenza che trionfa prepara già la scena del proprio declino. L’Europa sa questo prima degli altri, ed è per questo che appare debole e irrilevante. Ma è proprio tale consapevolezza, che la distingue, a poterle conferire un’altra forma di forza. La lezione è antica, e Giacomo Leopardi l’aveva già intravista in un contesto analogo. Nel suo Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani del 1824 osservava come gli italiani, privi di una vera vita civile, apparissero agli occhi dei popoli moderni come privi di consistenza: deboli, appunto. Ma proprio questa mancanza di un vincolo solido, questa dispersione e leggerezza, gli consentiva di scorgere un tratto che i popoli “civili” non conoscevano ancora: l’inconsistenza stessa delle loro certezze. Leopardi parlava in un contesto ottocentesco, contrapponendo gli italiani ai francesi, agli inglesi, ai tedeschi ovvero alle superpotenze geopolitiche del tempo; ma il principio è il medesimo. Là dove gli altri credono ancora nella solidità delle loro istituzioni e delle loro verità, chi ne ha già sperimentato la caducità appare debole. In realtà, però, si trova già oltre: vede con più lucidità, si affaccia per primo sul terreno che prima o poi gli altri dovranno percorrere. Il XX secolo ha dato ragione al grande filosofo recanatese e i “costumi degl’Italiani” sono diventati i costumi di tutto il continente europeo, al punto che la celebre espressione di Klemens von Metternich: “L’Italia è un’espressione geografica”, potrebbe oggi pacificamente essere applicata all’intera Europa, come se il destino anticipato da Leopardi fosse divenuto la condizione generale del continente.“ (Claudio Amicantonio) // Questo non contraddice quando dice Newman, perché Newman direbbe che non vi è una verità assoluta riguardante le cose del mondo.

Abba nostro…

(Sera) Raramente non imparo qualcosa da una pagina di Jünger, ma ci sono alcune pagine che entrano totalmente in un dialogo intimo con me, per esempio in Sgraffiti il capitolo: „Provocazione e replica“; noi tutti siamo troppo spesso „nella situazione“, nella quale ad una provocazione subentra una replica che ti rende ancora più dipendente dal provocatore. Bisogna tentare di „stare fuori della situazione“ della provocazione (tra ciò che menziona Jünger vi è anche l’uscita dei plebei dal mons sacer); certo vi sono casi estremi, nei quali ciò non è possibile, ma sono casi estremi; e i provocatori devono stare attenti a non esagerare. In un certo senso è chiaro che un criminale provocatore come Hitler non poteva stare al potere più di 12 anni (quelli previsti anche da Mussolini). In questo capitolo c’è una frase di Jünger che mi ha fatto tanto riflettere: „Per questo motivo popoli che hanno un rapporto forte con il dolore come i russi e gli ebrei, possono venir facilmente diffamati, ma loro non entrano nel ruolo di coloro che sono diffamati“ (Jünger). Questo spiega come noi in questi tempi stiamo facendo tutto sbagliato, nelle nostre critiche unilaterali contro russi ed israeliani…ed questo il motivo per cui io, pur non tacendo ciò che accade a Gaza, ho cercato di non far parte del coro dei moralisti che ci raccontano sempre la stessa favola: quella dell’unico lupo cattivo e del buona Cappuccetto rosso…l’amministrazione Netanyahu ha fatto la guerra anche con le nostre armi (di noi tedeschi…).

Credo nel 1800, se ho capito bene il commento di Sattler, scrive Hölderlin (1770-1843) una poesia dedicata a Bonaparte (1769-1821). Sono entrambi giovani uomini, il poeta ha 30 anni e il generale e politico ha 31 anni. Hölderlin ritiene di dover mettere il suo compito di poeta al servizio del grande uomo, che verrà criticato micidialmente da Tolstoj, ma che comunque gente com Hegel ed Hölderlin hanno visto come un grande, un eroe! „I poeti sono vasi santi, dove si conservano il vino della vita, lo spirito degli eroi“; non so bene cosa l’anima nobile di Hölderlin abbia visto in Bonaparte, se capisco bene la poesia l’apprezzamento è così alto che il poeta può solo lasciarlo „intatto, come lo spirito della natura“ (quello che si vede in questo momento con una luce magica che sta innondando il cielo verso ovest, e verso est ha prima mandato un fascio di luce sulla collina, sulla parte superiore della colina ed ora, sempre verso est, ci sta donando un bellissimo arcobaleno): „con una tale sostanza, il maestro diventa un bambino“. „Non può vivere e rimanere nella poesia. Vive e rimane nel mondo“. 


Foto di Konstanze, dalla camera da letto, verso ovest 

(Wetterzeube, il 31.8.25; 22esima domenica del tempo ordinario)

In Gesù Cristo viene «ricapitolato» l'intero Antico Testamento. La ricapitolazione viene rappresentata in tre scene introduttive: il battesimo, la giovinezza e ora le tentazioni (Gloria III, 2 edizione tedesca: 62-68). Balthasar afferma che in realtà si tratta solo di una tentazione; una tentazione che il popolo d'Israele non ha superato, così come forse non la supereremmo nemmeno noi nella Chiesa senza Gesù; questa tentazione deve „ora“ essere superata da Gesù. Superata escatologicamente! Quindi, fino alla fine dei tempi: in chi ripongo la mia speranza? In me (in noi) o nella mia (nostra) obbedienza resa possibile dalla grazia. In questa enorme tentazione abbiamo a che fare con un “esperto scriba”: il diavolo! Per questo abbiamo bisogno fino alla fine del discernimento degli spiriti. La lotta si svolge spesso «sub contrario»: cioè non è affatto chiaro chi stia parlando o agendo: Satana o Dio? Nel giorno del Peirasmos (tentazione) vedremo chi appartiene veramente. Il discernimento degli spiriti non ha nulla a che vedere con il sentimentalismo: dobbiamo avventurarci nel deserto o nella natura selvaggia o nella foresta: questo può avvenire anche in mezzo a migliaia di altre persone. “L'essere nel deserto corrisponde soprattutto all'originaria solitudine di Israele con Dio: vicinanza orante a Dio, ma anche pericolo, tentazione di questa terribile vicinanza: un'inevitabile consegna all'assolutezza della grazia e quindi anche alla richiesta esigente di Dio”. (Gloria III,2 63); può darsi che Dio stesso ci metta alla prova, per questo Gesù ci insegna a pregare: «Non ci indurre dentro la tentazione» (oggi preghiamo: non abbandonarci nella tentazione). Nel corso del tempo dobbiamo imparare, come hanno fatto Guardini (Nora Bossong) e Balthasar, a superare queste tentazioni nel dialogo con altre religioni e visioni del mondo. In una pagina di Adrienne (Pasqua 1962), che ho citato ieri qui nel diario, vedremo che anche il nostro bisogno di gloria è soggetto al discernimento degli spiriti: a volte, specialmente nei popoli in cui le tentazioni aumentano senza misura, rimane solo «la forza violenta del suo Io (di Dio) e la nudità della sua Parola» (65). Noi che viviamo in una realtà morbida dobbiamo cercare di rimanere senza resistenza nella preghiera.

Abbiamo fatto una bella gita nel bosco in Turingia, che è meno aggredito  dai coleotteri della corteccia che nel Harz; siamo saliti per un’ora e dodici minuti di cammino vero, senza contare le poche pause, per 4,02 chilometri, tenendo un ritmo di 3,4 chilometri per ora e superando un dislivello di 290 metri; poi siamo scesi con la ferrovia di montagna da Lichtenhein. In modo particolare un esercizio che mi ha insegnato Ferdi per la palestra ha aiutato molto le mie ginocchia.

Ho ascoltato un’intervista che Scott Ritter (consigliata da Ulrike Guérot) a Maxim Suchkov, che è direttore dell’istituto internazionale di studi diplomatici a Mosca. Mi ha aiutato molto  sentire il giudizio della controparte; poi a differenza di Caldwell, sia Ritter che Suchkov hanno compreso l’importanza attuale e per il futuro della figura politica di JD Vance, presente nella delegazione in Alaska. 

Abba nostro…

(Sera) Prima di fare una recensione, leggo sempre fino in fondo un libro, ma prima di scriverla spesso lascio qualche traccia di lettura nel mio diario. Ho cominciato a leggere la trilogia del mio amico Matteo Foppa Pedretti, che porta il titolo generale „Ianua“; ho letto le prime 99 pagine del primo volume: „La catena spezzata“ (Giaveno (To), 2023). Per chi come me è stato un lettore assiduo di C.S. Lewis „Ianua“ fa pensare a „Perelandra“, ma tanti dettagli si rimescolano nel mio cuore e nel mio pensiero, leggendo il testo di fantascienza di Matteo. Il personaggio principale, per così dire, è una ragazza, ma a differenza della Lucy di Lewis, che all’inizio delle avventure di Narnia, ha dieci anni, Anna Bertelli ne ha quindici, ed ha già un corpo da donna. Non è inglese, ma di Milano e si trova in un altro mondo dell’universo - non vi dico come mai - con una domanda da capogiro: „Chi sei in verità?“ (94). Non è una ragazza normale, in un certo senso, perché ha „il sigillo del Re“, come i ragazzi di Narnia hanno il sigillo di Aslan. Si trova nel mezzo di una battaglia cosmica, tra l’“Origine“ da dove proviene, e la „Soglia“ dove si trova, che deve affrontare uno scontro tra i poteri e che cerca di superarli con un richiamo forte all’unità. Per ora nella „Soglia“ ha dominato un concetto astratto di libertà, senza alcun senso di ordine. J.R.R. Tolkien scrisse che non si può scrivere un libro del tutto originale, perché tutti gli scrittori dipendono da altri scrittori, ma per quanto posso vedere nelle prime 99 pagine, Matteo ha una sua „singolarità di stile“ che mi invoglia di continuare a leggere…

(Wetterzeube, il 30.8.25; sabato della 21esima settimana del tempo ordinario) Quando lessi per la prima volta la pagina sulla risurrezione del 1962, scrissi al lato di essa le due parole „frustra“ e „gratis“, che sono le due parole con cui tradurre la parola tedesca „umsonst“. Ulrich non aveva un particolare rapporto „filologico“ con Adrienne, ma diciamo che vi era una totale corrispondenza „teologica“ o „filosofica“. Tra l’altro questa pagina ha avuto un importanza radicale, anche se sommersa, in me, io ho sempre pensato che su questo tema in fondo si potesse dire solo questo, se davvero si vuole „unterwandern“ il male del mondo, anche se certamente vi sono diverse forme di esprimerlo, più o meno vicine al vero: «Pasqua. Nei giorni della Settimana Santa, la solitudine del Signore era inutile (zwecklos). Egli soffriva invano (vergeblich). E non c'era altro progresso se non quello del dolore. Perché ciò che avrebbe potuto derivare dal suo ambiente come aiuto, o ciò che avrebbe potuto essere interpretato nella sua stessa sofferenza come contributo alla redenzione dei peccatori, rimaneva invisibile. Tutto era vano (vergeblich). A volte sembrava addirittura che tutto fosse segnato da un presagio contrario: più impegno, più vanità (vergeblicher). Solo il peccato progredisce nel suo attacco al Signore. Tutto sembrava non andare verso Dio, ma verso il nulla. La Pasqua arrivò come qualcosa di completamente improvviso e inaspettato. E dove prima c'era il puro Umsonst dell’inutilità (Vergeblichkeit), ora c'era l’immotivata (grundlos) grazia. Il passaggio fu così improvviso che in un primo momento sembrò solo incoerente. Non come due metà complementari. La nuova gratuità (das neue Umsonst) era la felicità suprema, la verità. Si vedeva il Signore risorto che, dalla pienezza della sua grazia e del perdono dei peccati, si donava ovunque, senza subire la minima influenza da tale spreco, anzi, la grazia diventava sempre più ricca grazie alla sua distribuzione. E solo lentamente il nesso divenne visibile, e risiedeva nel Signore stesso, sgorgava dalla sua unità e andava incontro all'umanità sofferente, che ora entrava nel regno della grazia. Tutto era rinato, tutto era dotato di senso, tutto era buono. Padre, Figlio e Spirito Santo trovarono in questa nuova creazione il “molto buono” della creazione originaria. La resurrezione rende tutto buono, perché porta la fine assumendo tutto il male per distruggerlo e riportare le creature a Dio. (Adrienne von Speyr, Kreuz und Hölle I, 1962). Qui abbiamo anche una forma teologica che corrisponde al meglio della storia della teologia di tutti i tempi a partire dalla teologia del NT e che sostiene anche il pensiero di Romano Guardini. Secondo la scrittrice Nora Bussong (FAZ di oggi). Il suo libro „Il Signore“, che voleva essere una discreta ma decisa opposizione alla ideologia del „Führer“ (duce), si muove in questa forma ternaria: creazione, redenzione e ritorno del Signore. 


Di Nora Bossong vorrei citare anche questa bellissima frase che corrisponde all’idea di fondo del libro sull’opposizione di Guardini: «Dobbiamo ricominciare a interagire gli uni con gli altri. Dobbiamo ricominciare a incontrarci davvero, ed è questo che contraddistingue Guardini: l'incontro tra opposti. È un concetto molto importante per lui, l'incontro tra opposti, anche tra persone opposte, tra culture opposte.» (Nora Bossong)


Dialogo tra ciellini. Nel gruppo „Contadini di Peguy“, che non frequentavo da tantissimo tempo e che riapparso sotto la campanella dei richiami di Facebook, Claudio F. ha proposto questo post: „ Cari amici vorrei una vostra franca opinione. Ho seguito l'intervento di Giorgia Meloni al Meeting.  Lei mi è piaciuta abbastanza mentre ho trovato disdicevole l'atteggiamento di Prosperi che si è prodigato in una indefessa opera di ‚lecchinaggio‘.  Ma dove è finita la ‚distanza critica‘ di cui parlava Giussani ? E soprattutto dove è finita la libertà del movimento. Prosperi è riuscito a indisporre perfino Bernard {Scholz} che faceva smorfie a ogni piè sospinto. In che mani siamo finiti ! Un abbraccio“. Io stesso ero intervenuto, ma poi ho tolto il mio commento, che diceva che avevo visto solo il video che la Meloni stessa aveva pubblicato in LinkedIn, di una parte del suo discorso, nella quale lei parlava della giustizia e della riforma necessaria, perché giudici di sinistra avrebbero usato la giustizia per fare politica. In questo video si vedeva Prosperi, che rideva come se avesse un orgasmo in pubblico. È probabile che ciò che aveva concesso don Carrón, che nelle critiche di corruzione fatte a CL vi era pur qualcosa di vero,  non sia mai stato digerito da tanti di CL. Io stesso mi schierai contro Roberto Formigoni {l’esempio più conosciuto della corruzione, supposta o vera che sia} , ma in vero non vorrei più dire nulla su tutto ciò, perché forse non ne so abbastanza. Comunque l’atteggiamento pubblico di Prosperi che critica Claudio lo comprendo bene. Cito alcuni interventi al post. Quello che mi è piaciuto di più è quello di Bruno B.: „Caro Claudio, mi chiedo se siamo ancora quelli determinati dalla fede in Cristo come ci insegna don Giussani o siamo determinati dai discorsi e dalle sequele politiche? 

Quale è il nostro volto? Cosa vede chi ci incontra? 

Credo che questa sia oggi una domanda importante.

Ma non c'è una risposta generale. Neppure sui singoli episodi e sulle singole persone me la sento di esprimere valutazioni.“ Quello che mi è piaciuto di meno è quello di Angelo LucioR.: „Cari amici,

dobbiamo fare la fatica di ricordarci il senso e lo scopo di questa pagina.

Siamo nati per la bambina speranza di Pèguy. La cosa più vera è che si può parlare di Péguy solo parlando di quel presente di grazia per cui siamo qui. Péguy si era accorto che le parole cristiane non incontravano più il cuore dell’uomo. Péguy aveva intuito che occorreva lo stesso stupore capitato a Giovanni ed Andrea. Occorre che lo stupore riaccada.

Anche per noi anziani che brontoliamo con noi stessi e con gli altri.

Detto questo ho trovato nel Meeting un luogo dove questo stupore è riaccaduto per tanti incontri e mostre. Visitando alcune mostre ho pianto.

Per il resto non facciamoci condizionare dalle ovazioni rivolte al potente di turno. Il meeting è uno spazio aperto dove accade di tutto. 

Io da anziano sono andato via cantando. Infine non preoccupiamoci dei capi.  Ognuno ha la responsabilità di far memoria della grande storia che ci è accaduta. Potrebbe essere chiamato alla guida Bruno B. e vi giuro che mi lascerei guidare anche da lui. Il tempo si fa breve.

Che prevalga la gratitudine e lo stupore.“ Questa è una dittatura del sentire e delle idee. In primo luogo Peguy ha fatto un lavoro di discernimento del suo tempo, senza risparmiare a se stesso lotte molto complesse e difficili. È vero c’è la sua frase che non dobbiamo lamentarsi, ma fare il cristianesimo, ma ciò non significa che non si possano avere anche delle criticità, riguardante i capi e riguardante il modo di  rapportarsi a politici. Non metto in dubbio che avrei pianto alla mostra dei martiri di Algeria, ma devo dire che questo modo sentimentale di scrivere, che poi vieta un reale discernimento, mi ha fatto arrabbiare. Cito infine un ultimo intervento,  che mi ha fatto riflettere: „Qualche breve considerazione da parte di uno che ,un bel po' di anni fa da studente, fece un incontro che gli cambiò la vita, col carisma di don Giussani e con un gruppo di amici del Politecnico di Torino. Ma con l' avvento del „Movimento Popolare“ e della „Compagnia delle Opere“, sono cominciate le perplessità, sempre più forti.

Ho vissuto con profondo disagio le scelte di dirsi „Andreottiani“ e poi „Berlusconiani“ e oggi „Meloniani“.

Fare politica e vivere nel sociale è compito di ogni uomo e ancor più di un cristiano, ma l' affarismo, la corruzione e l' ammiccamento al potente di turno è tutt'altra cosa e, mi hanno indotto a non frequentare più esperienze come il  Meeting, ma senza per questo rinnegare quanto ricevuto in dono dal messaggio potente di don Giussani. Con amicizia e stima. Gino“. Non so se queste critiche siano giustificate, ma certo che su di esse ci vorrà una volta un vero discernimento. Per quanto riguarda Giorgia Meloni: io non l’ ho votata e avevo sconsigliato a mia mamma di farlo (lei mi aveva chiesto un giudizio), ma in vero ho cambiato negli anni il mio giudizio; forse è una delle poche politiche europee che sappia unire gli opposti…


Germania. Ci sono diverse cose da segnalare; alcune riguardano piuttosto il panico causato per così dire da Putin (il panico spesso  non ha motivi razionali), altre richiedono una seria riflessione. 1) L'Ufficio federale di polizia criminale, il Servizio federale di intelligence, l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione e il servizio di sicurezza militare mettono in guardia dai nuovi agenti di Putin, i cosiddetti “agenti usa e getta”; giovani uomini che nutrirebbero simpatia per il regime di Putin e che, pagati in criptovalute, verrebbero ingaggiati per piccoli compiti e poi gettati via. Lo Stato tedesco intende difendersi con sanzioni pecuniarie e pene detentive. (cfr. FAZ di oggi). 2) Molto più seria è la questione posta dall’editoriale principale da Reinhard Müller e cioè se sia il caso oggi pensare ad una riforma della Costituzione. Io ovviamente non so come andrà avanti la politica in Germania; se procediamo in questa direzione, con tre milioni di disoccupati (da quindici anni il dato peggiore), inflazione, crisi economica, mobilitazione totale contro la Russia (di questo tema ovviamente la FAZ non parla) è probabile che la AfD riceva nel futuro un consenso  grandissimo. Comunque, detto in modo molto generale, direi che il cambiamento di una costituzione, tra l’altro buona come quella tedesca, non deve essere oggetto di attenzione politica spicciola. Il che non vuol dire che non si debba prendere sul serio le preoccupazioni del proprio popolo.  3) Si dibatte se sia opportuno obbligare i pensionati ad un anno di servizio civile. È chiaro che, da quello che ho capito, che non si possono aumentare le pensioni a costo delle nuove generazioni; nel mio tempo di pensione faccio piccoli servizi sociali, senza che lo stato mi obblighi a farlo: io comunque non ho intenzione di servire uno stato guerriero…Comunque, a parte quello che penso io, una decisione del genere porterebbe ancora più voti al partito che non si identifica con il sistema… 

"Dio è amore. L'essenza stessa di Dio è amore. Pertanto, nei momenti di difficoltà, tristezza, dolore e sofferenza, ci rifugiamo naturalmente e spontaneamente in Lui - nell'amore stesso - perché sappiamo nel profondo del nostro cuore che solo il potere e la luce dell'amore di Dio possono scacciare l'oscurità del male e dell'odio, che si è manifestata in modo così tragico e violento sui bambini che pregavano a Minneapolis mercoledì. Allora perché persone come Jen Psaki e altri hanno una reazione negativa così spontanea e viscerale nei confronti di coloro che pregano Dio per trovare rifugio, forza e benessere per le vittime di questo attacco atroce? Perché non credono in Dio o nel Suo amore. La loro risposta è radicata nel loro odio verso Dio. Vogliono essere Dio, quindi Lo vedono come un loro rivale. Sono agenti dell'oscurità e dell'odio, e la luce dell'amore di Dio è una minaccia alle loro oscure ambizioni. Una manifestazione della loro oscurità e del loro desiderio di essere Dio è la loro convinzione che qualsiasi uomo possa diventare una donna e qualsiasi donna possa diventare un uomo. Questa è la follia e l'oscurità che purtroppo ha perpetuato l'attuale Partito Democratico, ed è uno dei motivi per cui non ho più potuto associarmi a loro. È soprattutto in momenti come questo, quando l'oscurità dell'odio cala su di noi, che ci rifugiamo nella luce di Dio, che è amore, e la manifestiamo. Il reverendo Martin Luther King ha espresso magnificamente la verità quando ha detto: “L'oscurità non può scacciare l'oscurità, solo la luce può farlo. L'odio non può scacciare l'odio, solo l'amore può farlo”. (Tulsi Gabbard, X, 29.8.25)

Abba nostro…

(Pomeriggio) In „Sgraffiti“ (1960) Jünger afferma con ragione che „nella contemplazione c’è libertà, anzi sovranità“ - questo era il motivo ultimo per cui sono voluto andare in pensione, un anno prima del previsto (comunque ci sono andato a 65 anni compiuti). Jünger, però, riflette anche sulla situazione che non puoi cambiare, ma nella quale può metterti con un atteggiamento contemplativo o perlomeno dell’osservazione o con uno della lamentela. "Ad esempio, non è certo nella libertà dell'individuo impedire allo Stato di mandarlo sui campi di battaglia. Ma è invece nella sua libertà assumere il ruolo di osservatore, mettendo così lo Stato al suo servizio, ad esempio come organizzatore di grandi spettacoli. Ciò gli sarà possibile, naturalmente, solo se avrà prima trionfato sulla paura nella sua arena interiore. Per questo gli osservatori sono sempre pochi“. Oggi è forse possibile in certi paesi l’obiezione di coscienza, ma rimane il fatto che vi sono situazioni in cui non si è liberi di fare quello che si vuole; mentre in vero è sempre possibile quanto segue: „Attraverso la partecipazione interiore, la contemplazione va oltre la semplice osservazione. In questo modo, Dostoevskij si eleva al di sopra della prigionia più buia, in mezzo a innumerevoli schiere di persone ottuse e prive di una coscienza superiore. Egli le porta alla luce, avendo per loro compassione.“ E questo è un dono che non riguarda solo l’individuo, ma anche le persone che sono accanto a lui. L’alternativa è il soccombere nella lamentela: "Ma piuttosto si infuria e sospira di rabbia: perché i tristi prati /  giacciono davanti a lui in una notte terribile, senza forma e desolati, / eternamente inospitali, campi infiniti e lunghi, pieni di lamentela“ (Klopstock) 

(Sera) Hölderlin scrive una poesia per una fidanzata, Marie Rätzer o Rezer (cf. Edizione critica di Sattler). Il suo fidanzato, l’ufficiale Ludwig Rüdt von Collenberg deve andare in guerra e così non può passare l’estate con Maria. Stiamo scrivendo gli anni 1796/1797, dall’estate all’estate. La poesia esprime sia la lontananza forzata che il rivedersi, che è pura gioia, che provoca le lacrime del rivedersi, come si esprime il poeta già nella prima riga. La lontananza per Marie non è solo dolore, piuttosto „un gioire in se stessa“; per lui il ricordo dell’amata è consolazione nei campi di battaglia, ma tutt’altra gioia è quella della „presenza beata“; la poesia descrive lontananza e desiderio di vicinanza in modo alternato. Alla fine il poeta risponde ai promessi sposi che non li invidia, perché il poeta vive piuttosto di „immagini belle“, nel sogno e la sua è una beatitudine povera. Mi sembra che Hölderlin abbia un’idea sacerdotale del poeta. Grande! 

(Wetterzeube, il 29.8.25; venerdì della 21esima settimana del tempo ordinario; decapitazione di Giovanni il Battista)


„«Gesù, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”» (Gv 18,4). Gesù sa. Tuttavia, decide di non indietreggiare. Si consegna. Non per debolezza, ma per amore. Un amore così pieno, così maturo, da non temere il rifiuto. Gesù non viene preso: si lascia prendere. Non è vittima di un arresto, ma autore di un dono. In questo gesto si incarna una speranza di salvezza per la nostra umanità: sapere che, anche nell’ora più buia, si può restare liberi di amare fino in fondo. Quando Gesù risponde «sono io», i soldati cadono a terra. Si tratta di un passaggio misterioso, dal momento che questa espressione, nella rivelazione biblica, richiama il nome stesso di Dio: «Io sono». Gesù rivela che la presenza di Dio si manifesta proprio dove l’umanità sperimenta l’ingiustizia, la paura, la solitudine. Proprio lì, la luce vera è disposta a brillare senza timore di essere sopraffatta dall’avanzare delle tenebre. Nel cuore della notte, quando tutto sembra crollare, Gesù mostra che la speranza cristiana non è evasione, ma decisione. Questo atteggiamento è il frutto di una preghiera profonda in cui non si chiede a Dio di essere risparmiati dalla sofferenza, ma di avere la forza di perseverare nell’amore, consapevoli che la vita liberamente offerta per amore non ci può essere tolta da nessuno. «Se cercate me, lasciate che questi se ne vadano» (Gv 18,8). Nel momento del suo arresto, Gesù non si preoccupa di salvare sé stesso: desidera soltanto che i suoi amici possano andarsene liberi. Questo dimostra che il suo sacrificio è un vero atto d’amore. Gesù si lascia prendere e imprigionare dalle guardie solo per poter lasciare in libertà i suoi discepoli. Gesù ha vissuto ogni giorno della sua vita come preparazione a quest’ora drammatica e sublime. Per questo, quando essa arriva, ha la forza di non cercare una via di fuga. Il suo cuore sa bene che perdere la vita per amore non è un fallimento, ma possiede una misteriosa fecondità. Come il chicco di grano che proprio cadendo a terra non rimane solo, ma muore e diventa fruttuoso. Anche Gesù prova turbamento di fronte a un cammino che sembra condurre solo alla morte e alla fine. Ma è ugualmente persuaso che solo una vita perduta per amore, alla fine, si ritrova. In questo consiste la vera speranza: non nel cercare di evitare il dolore, ma nel credere che, anche nel cuore delle sofferenze più ingiuste, si nasconde il germe di una vita nuova.“ (Papa Leone XIV, Catechesi del 27 agosto) - Questo è senz’altro vero e sono grato al Papa di averlo espresso in modo così chiaro. Quando, però, si arriva dentro il dolore, in forza di una decisione di amore, può accadere che davvero si esperimenti l’abbandono, in modo tale che si è oltre ogni azione. Nella sera del Sabato Santo del 1962 Adrienne si esprime così: "Si vorrebbe aiutare, si pensa di poter fare qualcosa. Ma si viene respinti. Le forze non bastano. È come se si dovesse salire una scala alta e ripida e semplicemente non ci si riuscisse. Si pensa forse che funzionerà finché si sta seduti, ma non appena ci si alza ci si rende conto dell'impossibilità. Così si riflette: il peccato è lì, quello è quello, ma poi ci si rende conto che non lo si riconosce mai nella sua intera realtà e quindi si capisce che il proprio impegno non è sufficiente fin dall'inizio. Non si può aiutare, solo accettare ciò che viene offerto. Sempre lo stesso peso e lo stesso odore di fango. Rimane tutto così, nulla si evolve da quando è iniziato ieri. L'unica cosa che si è aggiunta è una sorta di volontà di combattere l'impotenza, ma l'impotenza è la cosa grande, importante, in realtà l’unica cosa. Si vedono le tracce del Signore. Si sa che sta camminando e che lo si segue da qualche parte dietro di lui. Ma non lo vedo più dalla croce.“ (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno I, 1962). Certo poi accadrà improvvisamente la resurrezione, ma il passaggio per alcuni, certamente per il Signore, è stato davvero terribile, „senza senso“. Quando Agostino dice che Dio permette il male „entro una certa misura“, questo è senz’altro vero per i più, ma non è vero per il Signore e per certi suoi santi e se non fosse così non avremmo una risposta al male senza misura che accade nel mondo: questo va detto con chiarezza, se la speranza vuole davvero essere vera anche nel disastro più incredibile.

Auron MacIntyre scrive in Substack  che la decisione di Trump di far entrare tantissimi studenti cinesi nelle università statunitensi non è conciliabile con l’agenda di „America first“. Il motivo immediato di questa decisione sembra essere il fatto che le università statunitensi fallirebbero senza questi studenti stranieri, ma è anche probabile, secondo me, che il presidente pensi ad una via conciliante anche con la Cina; non si deve farsi irritare dal linguaggio „brass“ (sfacciato) di Trump. Forse ha ragione Caldwell a dire che dopo tanto linguaggio, che non osava dire cose che si sentivano come vere, sia stato necessario un tale linguaggio; comunque sia bisogna piuttosto guardare cosa Trump fa; e credo che su un punto Steve Bannon abbia ragione: è stata una grazia per il presidente che il secondo „term“ (mandato) non sia succeduto immediatamente al primo. Ora lui è più saggio. Per quanto riguarda i cinesi, noi ne abbiamo avuti alcuni nella nostra scuola, non erano particolarmente brave (invero solo due ragazze hanno fatto con successo la maturità, per questo dico brave), e certamente un caso diverso sono i cinesi che andranno nelle università americane, perché saranno certamente più maturi. E la posta in gioco è molto più alta. Io capisco quello che dice MacIntyre sul disastro provocato dall’immigrazione (a livello di criminalità, di sistema medico…), per questo ho scritto ieri una lunga riflessione sul „rimpiazzo“, ma in fondo credo che solo con una buon atteggiamento del poliedro (Papa Francesco), che non vede avversari e nemici dappertutto, sia possibile essere operatori di pace. 

Finito il Meeting arriva sempre una riflessione di questo tipo; prendo questa di Gianni Mereghetti perché è la più intelligente: „C'è un Meeting di cui nessuno parla, è il Meeting delle persone semplici, che girano i padiglioni della Fiera e guardano apparentemente non facendo nulla, non sono volontari, non saliranno mai su un palco, non fanno le guide alle mostre, non sono interessanti per i giornalisti, anche per chi ha degli stand spesso non dicono nulla, hanno una sola dote, si sorprendono di tutto, guardano ogni cosa come qualcosa di grande e sentono il contraccolpo della novità che vedono. Questo Meeting non interessa a nessuno, ma ha dentro qualcosa che vale per tutti, in quanto porta ciò che fa il Meeting e che è la capacità di sorprendersi per l'opera di un Altro, la sua capacità di iniziativa. Questo è il Meeting autentico, questa capacità di vedere la novità che si insinua nella realtà e la segna. Queste persone semplici che hanno affollato la Fiera di Rimini e di cui nessuno parla se non mettendole nel numero dei visitatori sono il punto di forza del Meeting, loro lo portano avanti, perchè ciò che c'è di vero e di bello, di consistente e duraturo al Meeting nasce da questa capacità di stupore di fronte al reale.“ Leggendo con attenzione mi sono accorto che Gianni non insiste sul lavoro dei volontari, come si fa di solito, ma sui visitatori che si stupiscono. Comunque, anche al cospetto della sua riflessione, rimane anche questa domanda: senza i grandi politici, che di fatto richiamano l’entusiasmo dei ciellini, chi andrebbe davvero al meeting? Il prezzo politico del meeting non è troppo alto? Non so, sono solo domande (visto che non canto, non posso dire „sono solo canzonette“ (Eduardo Bennato). 

Sulla tragedia in Minneapolis: „Trovo scioccante che così tanti politici di sinistra attacchino l'idea della preghiera in risposta a una tragedia. In vero nessuno pensa che la preghiera sia un sostituto dell'azione. Preghiamo perché abbiamo il cuore spezzato e crediamo che Dio ci ascolti.“ (JD Vance)

Agostino: „Disorientato e confuso, lasciatosi andare a un pianto dirotto e disperato, gli pare di sentire una voce: “Prendi e leggi!”. La considera un invito a dirigersi alle lettere di San Paolo.Nelle confessioni, già vescovo, si racconta lasciando emergere la storia del suo cuore“ (Dicastero delle Cause dei Santi)

Abba nostro…

(Dopo) Ho pubblicato in forma di articolo, leggermente rielaborato, quello che avevo scritto ieri nel diario su immigrazione e rimpiazzo; Giuseppe mi ha scritto: „Ti ringrazio, Roberto. È una posizione intelligente e priva di pregiudizi dettati dall'opinione dominante. Condivido quello che scrivi.“

Con la Johanna, che è venuta a portarci il micio perché domani vola per la Catalogna con suo marito e la sua famiglia, ho fatto il giro in bicicletta che passa accanto alla casa di Amelie e di cui avevo un po’ raccontato la storia del canale, che univa il Vogtland con Weissenfels; il bisnonno di Amelie, mi ha raccontato suo nonno, aveva gestito la „casa galleggiante“ e il suo compito era quello di mantenere libero il canale che ora invece è interrotto dalle dighe dei castori… in questo canale venivano giù i tronchi di legno che servivano nella pianura di Lipsia…

Renato mi ha mandato una bellissima frase del Papa: «...non bisogna quindi stupirsi che la promozione di “valori” – per quanto evangelici siano– ma “svuotati” di Cristo che ne è l’autore, siano incapaci di cambiare il mondo»“ (Leone XIV); questa è anche la mia esperienza dopo tanti anni di lavoro in una scuola cristiana, ma ridotta piuttosto solo ai „valori“… Bello anche questo passaggio: „non c'è una separazione della personalità di un personaggio pubblico: non c'è da una parte l'uomo politico e dall'altra il cristiano. Ma c'è l'uomo politico che, sotto lo sguardo di Dio e della sua coscienza, vive cristianamente i propri impegni e le proprie responsabilità; siate dunque chiamati a rafforzarvi nella fede ad approfondire la dottrina, - in particolare la dottrina sociale . che Gesù ha insegnato al mondo e a metterle in pratica nell'esercizio delle vostre funzioni e nella stesura delle leggi“ (Leone XIV).

Buona notte! 

(Wetterzeube, il 28.8.25; giovedì della 21esima settimana del tempo ordinario; Sant’Agostino


Scriviamo l’anno 1962: Sabato Santo pomeriggio. «In realtà non ho nulla da dire. Sempre lo stesso odore, il fiume con i peccati e le effigi. Questa volta all'insegna della solitudine. Il peccatore si rende solo attraverso il suo peccato. Ma l'unica solitudine che conta è la solitudine davanti a Dio. Il Figlio attraversa l'inferno con la sua solitudine. La solitudine del peccato non viene superata oggi da quella del Signore. E la solitudine della morte del Signore prima della sua resurrezione si contrappone alla solitudine della morte del peccatore, prima della sua resurrezione non avvenuta. Ma la disperazione e la mancanza di prospettive li uniscono. Eppure la croce è già stata compiuta, il Signore è già morto per noi. Ma in questo flusso, in questi peccati, c'è un'atemporalità, come se l'inferno non potesse essere superato in alcun modo prima della risurrezione del Signore. Ma sono troppo stanca per comprendere tutto questo correttamente. Anche stanotte ero disperata perché pensavo di essermi opposta a tutto ciò che stavo vivendo. Poi anche questo è passato. Ora lo accetto un po' così com'è. Con un certo deficit nella capacità di viverlo." (Adrienne von Speyr, Croce e inferno I). Quando lessi questo testo e gli altri nel marzo del 2010 - sono ormai passati 15 anni - , rimasi molto impressionato ed ho sempre preso molto sul serio il desiderio di Balthasar che i teologici si confrontassero con questa esperienza di disperazione e mancanza di prospettiva, proprio in un tempo nel quale tutto deve avere una prospettiva di senso. Perché si occupa il diario della speranza di questa totale mancanza di speranza? Proprio perché la speranza stessa non diventi chiacchiera.


Ieri  da qualche parte ho letto un post in cui si citava una suora che diceva che la Chiesa sarebbe silente al cospetto del genocidio dei palestinesi, cosa che tra l’altro non è vera, anche se sono piuttosto alcuni studiosi e giornalisti ebrei o di origine ebrea che usano la parola „genocidio“. L’impegno di patriarchi ortodossi e del patriarca latino di Gerusalemme è indiscusso. Ed il Papa sostiene il cardinal Pizzaballa e i suoi confratelli ortodossi (Teofilo III, Bartolomeo). Tra i commenti di questo post ho letto che Leone XIV sarebbe „imbarazzante“ ed „americano“, per combattere davvero il disastro di Gaza, giudizio che è solo chiacchiera, come la contrapposizione di Leone XIV contro Papa Francesco: a parte il carattere io non ci vedo alcuna differenza nel loro impegno per la pace „disarmata e disarmante“. In questo senso la rete è davvero un mezzo per ampliare le chiacchiere e così la solitudine. 


„Torno oggi a rivolgere un forte appello sia alle parti implicate che alla comunità internazionale affinché si ponga termine al conflitto in Terra Santa, che tanto terrore, distruzione e morte ha causato.“ (Leone XIV, X, 27.8.25)  // A parte i suoi appelli mi impressiona quante „uscite“ sta facendo il nuovo papa. È davvero un papa in uscita! 


Ieri pomeriggio sono venuti da noi alcuni allieve ed allievi della mia ultima classe; abbiamo giocato a carte, abbiamo cucinato insieme e poi mangiato; il risultato del cibo era un po’ mediocre, perché abbiamo sbagliato la dose della pasta; hanno detto che si sono trovati bene ed anch’io mi sono trovato bene con loro, ma ho pensato se non fosse stato un po’ noioso stare con noi due vecchi; mi hanno aiutato a rimettere a posto la cucina ed hanno anche cercato di riparare la nostra stampante; ma il loro mondo è  diverso dal mio. Loro guardano con grande gioia, perlomeno le due ragazze, una trasmissione nella quale lesbiche cercano una partner online; beh a me annoierebbe sia questa variante (sebbene è probabile che sia più eccitante per me che per loro il rapporto lesbico) che quella eterosessuale. Tutti e cinque erano contro Trump e ripetevano il giudizio del mainstream. Lo prendevano in giro perché avrebbe detto frasi sul tema: si deve lavorare di più. Io non ho detto nulla, solo ad un certo punto, quando un ragazzo parlava in modo del tutto acritico dei media, ho aggiunto che sarebbe opportuno essere più critici; lui mi ha risposto che lo ha  detto il „Tagesschau“ (per così dire una fonte migliore), che in vero, seppure (?) statale, non è meno „mainstream“ che il resto…Eppure credo sia importante stare insieme con loro…Vediamo se c’è una continuazione…


Ieri è finito il Meeting o finisce forse oggi. Quest’anno ci sono state alcune persone che avrei voluto incontrare l’anno scorso, come Alver e Renato che però non c’erano. È venuta anche Giorgia Meloni: in prima fila ho visto Prosperi che batteva le mani entusiasta, mentre Scholz era piuttosto più imbarazzato, credo dell’entusiasmo: il tema era la riforma della giustizia, che dovrebbe liberarsi da una sua politicizzazione; cosa del tutto possibile…ho visto solo questa scena, di più non so. In vero la cosa che più mi ha interessato è la mostra sui martiri cistercensi; qui un testo che ha fatto girare Gianni Mereghetti: „La mostra sui martiri di Algeria (OASIS) testimonia che cosa sia la Chiesa, una presenza tra la gente, un essere dentro la realtà portando la vita nuova che viene da Gesù il quale vuole per tutti felicità, giustizia e pace. I martiri hanno portato un bene per tutti, creavano dialogo, avevano uno sguardo di amore e sono stati uccisi per questo. Loro hanno deciso di restare per amore alle persone con cui vivevano, è un sentimento di appartenenza che commuove, un sentimento di appartenenza a Cristo. In questo vi è un metodo del cristianesimo, si appartiene a Cristo appartenendo a chi Lui ci fa incontrare: fedeli due volte, a Cristo e al popolo sono stati i martiri di Algeria. E’ una testimonianza che mi sfida ad appartenere oggi a tutti quelli che Gesù mi fa incontrare, non facendo quella terribile distinzione che è in tutte i due i sensi disumanizzante, perchè riduce il cristianesimo a spiritualismo o a buonismo. Questa mostra fa vedere in modo affascinante che cosa sia l’unità nell’esperienza cristiana, un’opera che fa Gesù conquistandomi con coloro che Lui mi pone come compagni di cammino.“ (Gianni Mereghetti)


Santa Monica, madre di Sant’Agostino confessa al figlio: “Questa vita ormai non ha più nessuna attrattiva per me. Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una sola cosa c’era, che mi faceva desiderare di rimanere quaggiù …: il vederti cristiano cattolico“ (Dicastero delle Cause dei Santi).


USA. „Ancora una volta siamo scioccati e inorriditi dalla notizia di un'altra sparatoria senza senso, questa volta ancora più inquietante perché avvenuta in una chiesa e in una scuola cattolica, che dovrebbero sempre essere luoghi di pace. Piangiamo i due bambini innocenti la cui vita è stata stroncata da questa terribile tragedia e ricordiamo nelle nostre preghiere i diciassette feriti. Ci uniamo in compassionevole solidarietà alle innumerevoli famiglie della città di Minneapolis, della Annunciation Catholic School e oltre, che sono state colpite da un dolore inimmaginabile causato da una violenza armata sconvolgente che è diventata fin troppo comune. Preghiamo affinché cessi ogni violenza nei nostri cuori, nelle nostre comunità e nel nostro mondo.“ (Cardinal T. Dolan, X) 


„Siamo alla Casa Bianca per monitorare la situazione a Minneapolis. Unitevi a noi nella preghiera per le vittime!“ (JD Vance, X) 


„Il grande rimpiazzo non è una teoria, tanto meno una cospirazione. È una realtà fisica misurabile che ha cambiato l'Occidente più profondamente di qualsiasi guerra. Christopher Caldwell ne scrive da 25 anni.“  (Tucker Carlson, X) // Non so se sia così, ma credo che si dovrà discutere anche „the great replacement“, senza accusarsi a vicenda e ascoltandosi a vicenda. Le prime due domande, che Carlson ha posto a Caldwell, fanno comprendere di cosa si tratti: „I paesi bianchi, cristiani e anglofoni sono sotto attacco? È possibile risolvere la crisi dell’immigrazione?“ I due hanno anche parlato di un tema di cui io non so nulla: „Come la Seconda Guerra Mondiale ha distrutto le menti dell'Europa e portato all'attuale crisi migratoria“ (conseguenza di tutto ciò sarebbe stata una perdita di autostima del proprio paese, anche da parte di chi aveva vinto). Poi parlano specificamente della Germania. Ho ascoltato per intero l’intervista di 90 minuti e non ho capito tutto, ma sufficientemente per farmi alcuni pensieri. 

Ho mandato, questa mattina, ai miei familiari questo „post“ del Papa: „Spesso difendiamo la nostra vita, i nostri progetti, le nostre certezze, senza renderci conto che così facendo restiamo soli. La logica del Vangelo è diversa. Solo ciò che viene donato fiorisce; solo l'amore dato liberamente può restituire la fiducia, anche quando tutto sembra perduto“. (Papa Leone XIV, X). Questo è il cuore della Catholica, che non può essere confuso, però, con un atteggiamento di globalizzazione economica; questo cuore della Catholica vive della libertà di Dio e dell’assenso libero dell’uomo. a differenza del mainstream dittatoriale, nel senso di una dittatura che arriva in modo „soffice“ fino ai nostri tavoli, nella modalità insomma di una Gesinnungsdiktatur (dittatura delle idee).  Io ho una speranza nel cuore per quanto ho imparato dal Vangelo e non un ottimismo come hanno Carlson e Caldwell per i cambiamenti politici in corso negli USA, che guardo, però, con una certa simpatia - a differenza del mainstream dittatoriale, nel senso di una dittatura che arriva in modo „soffice“ fino ai nostri tavoli, nella modalità insomma di una Gesinnungsdiktatur (dittatura delle idee) e che permette solo un giudizio su Trump, incapace di vederne la statura di un grande statista, ma anche incapace di identificarne anche solo il momento di verità. 

È probabile che il giudizio di Papa Francesco ed anche di Papa Leone XIV sull’immigrazione sia diverso da quello di Carlson e Caldwell. Papa Francesco fa parte di una famiglia che era immigrata in Argentina dall’Italia (se ho capito bene era quello un periodo che non era possibile immigrare negli USA). Papa Leone proviene anche da una famiglia di immigranti (come del resto anche io, che scrivo queste righe), ed è stato vescovo missionario in Perù. È probabile quindi che abbiano un giudizio diverso su ciò che si chiama „meticciato“. Allo stesso tempo, però, io non credo che le persone che vedono un nesso tra globalizzazione e immigrazione, come Caldwell, e che vedono i problemi causati da un’immigrazione incontrollata siano tutti cattivi, che devono essere deplorati. Alcuni argomenti che avevo letto ieri in un articolo di Mary Harrington (ne avevo parlato qui nel diario)  li ho trovati anche nel discorso di Caldwell, che mi è sembrato molto fondato e molto intelligente. Londra è ormai una città in cui il „rimpiazzo“ non è una teoria, ma un fatto. Anche papa Francesco ha parlato di una globalizzazione dell’indifferenza e quindi ha visto anche i problemi dovuti a questa connessione di cui parla Caldwell tra immigrazione e globalizzazione. Dire questo non giustifica in alcun modo la trasformazione del Mar Mediterraneo in un cimitero, ma non può essere neppure lasciato non commentato il fatto che ci sono bande di pakistani che sono attori di violenza ed abuso sessuale in Inghilterra. Io credo che per risolvere il problema dell’immigrazione sia necessario, mutatis mutandis,  quel ritmo a tre passi del New Deal, proposto da Roosevelt per la crisi economica di allora: „Gli storici hanno suddiviso le numerose misure adottate in quelle volte ad alleviare le difficoltà a breve termine (in inglese relief, “sollievo”), in quelle volte a rilanciare l'economia (recovery, ‘ripresa’) e in quelle a lungo termine (reform, “riforma”):  tra le misure a breve termine, nel caso dell’immigrazione, c’é sicuramente quella di non far crepare uomini, donne e bambini nel Mar Mediterraneo.  

Per quanto riguarda la Germania l’analisi di Caldwell è molto interessante. Mentre si può tirare una linea dal partito di Giorgia Meloni, Fratelli di Italia, fino a Mussolini, passando per il MSI, non è possibile farlo per la AfD, che nasce nel 2013 in un contesto di rivolta per i soldi tedeschi spesi per superare crisi in Europa (Grecia…); anche se io ritengo che il giudizio della cancelliera Merkel fosse giusto nel 2015, bisogna anche riflettere, senza pregiudizi, su ciò che questa immigrazione di massa ha significato per la Germania. 

Il punto più interessante dell’argomentazione di Caldwell è però questo: il primo emendamento garantisce una totale libertà di discorso negli USA, ma anche li la gente per decenni ha avuto paura a dire ciò che pensava, per non essere discreditato come razzista. In Germania, per motivi storici comprensibili, abbiamo una libertà di discorso controllata: qui il fenomeno del non poter dire ciò che si pensa è ancora più forte. Ora con l’entrata in scena della AfD si è cominciato a discutere anche di ciò di cui non si  doveva secondo la classe dirigente ancora (!) dominante. Così si è anche cominciato a discutere del 

grande tema dell’immigrazione, della remigrazione, etc.  e dei costi che la Germania sta pagando. Io vedo che questo ha una conseguenza grande, sulla quale ho cominciato a riflettere in forza del discorso di JD Vance a Monaco di Baviera: una classe dirigente che sta per perdere il potere vuole usare le possibilità costituzionali per vietare l’esistenza di un partito, che non ha alcun nesso dimostrabile con il nazismo, che non è una cellula pericolosa, ma che rispecchia in questo momento, se le statische sono corrette, la maggioranza dei tedeschi. Caldwell dice che bisogna leggere di nuovo autori come Havel o come Solschenizyn perché l’Europa diventa sempre più „sovietica“. La cosa grave, secondo me, è che questa classe dirigente che perde sempre più voti si è lanciata nel finanziamento di una guerra folle, ovviamente con argomenti filantropici, come fecero anche i nazisti. Già nel 1955 si è voluto reintegrare la Germania trai paesi occidentali, perché ci si è fidati di politici come Adenauer e poi come Kohl. Questa linea politica, di cui fa parte anche un cancelliere socialdemocratico come Helmut Schmidt  secondo me si è interrotta con la Merkel; Merz è sembrato per un momento voler ricomporre questa linea, ma ha sposato totalmente l’idea di una guerra contro la Russia: questa è follia pura, quella cominciata dal governo del semaforo. L’unico punto a favore di Merz e che per ora non ha voluto uno scontro con Trump.

 

Sono contento di fare la casalinga, anche se tante cose non le so (ancora) fare; comunque adesso ho diviso un grande monte di biancheria, magliette, etc. ed ho fatto il pane. Solo dopo questo mi sono messo al computer per comprendere meglio cosa pensa Christopher Caldwell sul „grande rimpiazzo“ (anche se il risultato si trova prima di queste righe, perché ho continuato laddove avevo smesso questa mattina presto dopo la meditazione mattutina). 


Abba nostro…


(Sera) „La vita e la testimonianza di Sant’Agostino ci ricordano che ognuno di noi ha ricevuto da Dio doni e talenti, e che la nostra vocazione, il nostro compimento e la nostra gioia nascono dal restituirli in amorevole servizio a Dio e agli altri.“ (Leone XIV)



(Wetterzeube, il 27.8.25; mercoledì della 21esima settimana del tempo ordinario; santa Monica, mamma di Sant’Agostino


Alle tre del pomeriggio del Venerdì Santo del 1962 scrive von Balthasar in „Kreuz und Hölle“ (Croce ed Inferno, I): „Adrienne rimane a lungo con le mani davanti al viso. Poi dice: il peso principale era di nuovo la solitudine e l'abbandono. Questo è aumentato sempre di più negli ultimi giorni, fino a quando anche Dio è stato abbandonato da Dio. All'inizio ho visto il Signore da Pilato e mentre portava la croce: come uomo tra gli uomini, come Dio tra gli uomini; come uomo abbandonato dagli uomini, come Dio abbandonato dagli uomini. Sulla croce c'è stato un aumento, fino a quando Dio è stato davvero abbandonato da Dio. La fine della croce è stata un tale abbandono che non si può più vivere in mezzo a tanto dolore. Tutto intorno risuona solo il no. E si muore per il troppo sentire il no, o per il troppo silenzio-negatore, perché sembra completamente insensato e inutile continuare a vivere. In questo dolore sta la morte. È come un ripensare alla croce, a partire dall'inferno, dove poi si cammina passo dopo passo, si incontrano cose abbandonate e non si può seguire il Signore, perché lui stesso non segue nessuno“. - Ho sempre pensato che proprio questa esperienza di abbandono e solitudine del Signore è il motivo ultimo perché sono cristiano. C’è stato Uno che non si è fermato neppure davanti a questa conseguenza ultima: Dio è abbandonato da Dio. Ed io posso confessare solo il mio amore per lui, questo perché non sono in questo mistero di abbandono, né sono un santo come Adrienne che ha accettato di fare esperienza di questo „buco“. Quello che io vedo è diciamo una piccola partecipazione quotidiana a questo „buco“. Quando Papa Leone XIV parla di pace disarmata e disarmante mette il dito nella piaga; che cosa sono le parrocchie il più delle volte? Un luogo delle chiacchiere, dove ci si combatte l’uno contro l’altro (questo vale anche per i sacerdoti); dove le sofferenze provate dagli altri vengono minimizzate e le proprie massimizzate. Dove motivi secondari  diventano primari. Dove si sentono solo dei no. Konstanze mi diceva ieri: così si ha solo la sensazione di non voler più andarci, e poi ora dove mancano i preti, non si ha neppure il miracolo oggettivo della Santa Messa…Poi ha aggiunto: mi chiedo solo se sono io a tradire la Chiesa, perché questo certo non vorrei mai farlo. Konstanze non parla molto di teologia e di Chiesa, perché è completamente nel suo compito di mamma e di insegnante, ma quando lo fa, allora è come un leone: mi ricordo la sua ultima telefonata con sua madre poco prima che morisse: era confessione pura di Cristo! 


Oggi ci si mette anche il picchio a rompere i miei nervi delicati, picchiando contro i legni che attraversano la nostra casa. 


Ieri è venuto per una prima consultazione un uomo che con la sua ditta dovrà riparare il nostro tetto: questo costerà un bel po’ di soldi. Ma lui era simpatico. Nella nostra regione vi sono persone che fanno quel lavoro od un altro che sono davvero simpatici e ben-volenti. 


Il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo al Meeting ha parlato della guerra in Ucraina come una guerra fratricida (e di questo è cosciente anche Putin, come avevo sentito nella conferenza stampa in Alaska), „scandalo per il mondo cristiano e soprattutto ortodosso“; di Gaza ed in genere della Terra Santa ha detto che si combatte per interessi che non hanno nulla a che fare con i bisogni delle rispettive popolazioni, ma sono un continuare una guerra „straziante e disumana“. 


Dalla versione di Banfi riprendo le notizie che riguardano la profezia della pace, come ho fatto sempre in questi anni: «Il clero e le suore hanno deciso di restare e continuare a prendersi cura di tutti coloro che saranno nei complessi». Con queste parole il patriarca di Gerusalemme dei Latini, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, e quello dei greco ortodossi, Teofilo III {citati con riconoscenza anche dal patriarca Bartolomeo}, hanno annunciato in una nota congiunta che non lasceranno Gaza dopo la decisione di Israele di occupare la Striscia. Spiegano: «Lasciare Gaza e cercare di fuggire verso sud sarebbe una condanna a morte», aggiungendo che «non può esserci futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta. Non c'è motivo di giustificare lo sfollamento di massa deliberato e forzato di civili». 

Nella seconda sala della Mostra Chiamati due volte, che il Meeting di Rimini ha dedicato alla vicenda dei 19 martiri d’Algeria, c’è un titolo che campeggia sopra lo schermo dove scorrono i video che ricostruiscono quella storia e recita così: “Perché restare”. Quel verbo restare oggi è in prima pagina. Come titola Avvenire: I cristiani restano a Gaza. È una decisione drammatica e consapevole. E tuttavia è una scelta coerente con una presenza disarmata e disarmante, ma che non viene mai meno. Papa Leone XIV ha scelto come tema della prossima Giornata mondiale della Pace del prossimo primo gennaio proprio questo: «La pace sia con tutti voi: verso una pace “disarmata e disarmante”».

Repubblica e Stampa intervistano oggi Diane Foley, che ieri ha animato un dibattito con Colum McCann al Meeting di Rimini. Dice Foley alla Stampa di suo figlio James rapito dall’Isis in Siria nel 2012 e ucciso quasi due anni dopo: «Lui aspirava a essere un uomo di coraggio morale. Era attratto dalla voglia dei popoli di ottenere la liberà che noi diamo per scontata. Jim sapeva che la sua presenza in Siria stava diventando pericolosa, ma ha deciso di restare. Ha pagato con la sua vita il diritto degli altri a informarsi».Israele (e il mondo) sono sotto choc per la crudele uccisione dei 5 reporter. Ieri migliaia e migliaia di cittadini israeliano sono scesi in piazza per chiedere la fine della guerra e la liberazione degli ostaggi. Due obiettivi che sembrano alla portata di mano ma che il governo Netanyahu non vuole ottenere. Dopo intensi bombardamenti, che hanno distrutto case e strade in diversi quartieri di Gaza City, molte famiglie palestinesi sono state costrette ad abbandonare la città. A causa degli attacchi israeliani hanno perso la vita almeno 75 palestinesi e il ministero della Salute di Gaza ha riportato altre tre morti per malnutrizione.“


Anche se ultimamente non l’ho spesso citato sono cosciente che Aaron Maté sia stato uno dei giornalisti che da subito aveva compreso cosa stesse succedendo a Gaza, anche se forse ha usato un linguaggio troppo ideologico per dirlo. 


Un altro giornalista, che ho citato molto di meno negli ultimi tempi, è Glenn Greenwald, che riprendo  questa mattina, perché parla di „un rapporto sconvolgente dei servizi segreti israeliani (che) documenta che l'83% delle persone uccise dall'IDF a Gaza sono civili, tutto questo rivelato oggi, mentre Free Press di Bari Weiss continua a impegnarsi in alcune delle più sfacciate atrocità e negazioni di genocidio immaginabili al servizio del governo straniero a cui sono fedeli. Esamineremo queste ultime rivelazioni e cosa significano per la politica statunitense.“ Ecco cosa ha detto e poi scritto Greenwald in „Rumble“: „Non è stato difficile rendersi conto che negli ultimi 22 mesi a Gaza sono stati uccisi moltissimi civili a causa dell'attacco israeliano finanziato dagli Stati Uniti, della distruzione di Gaza, del genocidio a Gaza e della pulizia etnica a Gaza. Sono ormai quasi due anni che assistiamo a atrocità senza sosta. Ci sono e ci sono sempre stati sostenitori molto influenti e rumorosi del governo israeliano, che sono cittadini americani e vivono negli Stati Uniti, ma mantengono la loro fedeltà al governo israeliano e difendono Israele a prescindere da ciò che fa. Non importa quali prove si presentino, essi affermeranno immediatamente che la fonte mente, che sono gli antisemiti a produrre queste informazioni, che si tratta di ogni sorta di cospirazione contro i poveri israeliani, i poveri israeliani perseguitati. Il mondo intero è schierato contro gli israeliani, anche se il paese più potente e ricco della Terra paga per il suo esercito, paga per le sue guerre, schiera i nostri militari in situazioni di pericolo per difenderli, anche se gli israeliani hanno uno standard di vita migliore rispetto a milioni di americani. Si considerano costantemente assediati e perseguitati dal mondo intero, anche se persino l'Europa occidentale fornisce loro armi e informazioni di intelligence in un modo che quasi nessun altro paese al mondo riceve. Ma i suoi fedelissimi credono che ogni volta che ci sono studi, ogni volta che ci sono dati, ogni volta che ci sono rapporti, ogni volta che ci sono accuse, intrinsecamente, coloro che presentano quelle prove sono bugiardi antisemiti, solo in virtù del fatto che le informazioni riflettono negativamente su Israele. Una delle domande che, ovviamente, è stata sollevata, soprattutto da studiosi di genocidio, compresi studiosi israeliani, che hanno rapidamente concluso che genocidio è l'unico termine accurato per descrivere ciò che gli israeliani stanno facendo a Gaza, è esattamente quanti civili sono stati uccisi a Gaza, se sia stata presa qualche precauzione per garantire o evitare il massacro di innocenti. La domanda è: qual è il rapporto tra il numero di militanti o terroristi uccisi e il numero di civili? Benjamin Netanyahu ha fatto il giro dei podcast intervistando conduttori che sa essere estremamente filoisraeliani o semplicemente troppo ignoranti per fargli domande significative o contraddirlo, come nel caso dei ragazzi di Nelk. Si è seduto con Kostantin Kisin e Francis Foster di TRIGGERnometry, entrambi fanatici sostenitori di Israele, e una delle affermazioni fatte da Netanyahu è stata che hanno un rapporto tra civili uccisi e combattenti uccisi di uno a uno. Per ogni civile ucciso, ciò significa che hanno ucciso un terrorista o un militante, il che non è considerato un ottimo rapporto, ma un rapporto accettabile in guerra. Questa è l'affermazione fatta da Netanyahu, pubblicata proprio questa mattina.“ (Glenn Greenwald).


Adrian che mi consigliò questi giornalisti credo ne abbia preso un po’ le distanze; allo stesso tempo vedo che essi lavorano in modo sempre molto accurato, anche se forse non sempre calibrando il tono. Ed è anche vero che il loro giudizio corrisponde a quello che hanno detto il patriarca Bartolomeo,  il patriarca Teofilo III e il patriarca Pizzabella…


Nel podcast di Markus Lenz, questo giornalista ha dialogato con il filosofo tedesco Richard Precht sull’incontro in Alaska. Da una parte vi è una pregiudiziale di „sinistra“ che non permette al filosofo tedesco di capire una h del presidente americano Donald Trump, che sarebbe solo uno scrupoloso capitalista pronto ad arraffarsi tutto ciò che può (per esempio il Venezuela); questo sarebbe stato anche uno dei temi con Putin in Alaska, ma ovviamente non parlerei di lui se fosse solo questo e tanto meno per la sua opinione che il cancelliere leccherebbe il culo al presidente americano, che non ne vuole sapere più nulla dell’Europa (credo piuttosto che il cancelliere tedesco sia su questo più realista del filosofo tedesco). Comunque veniamo al sodo: Precht è sufficientemente spregiudicato da sapere che una conquista morale non accade sempre in modo morale (fa l’esempio del superamento della schiavitù negli USA, dove certi senatori del sud sono stati costretti a dire il loro no contro la schiavitù, privandoli dei loro diritti di libero pensiero e di non violazione della loro proprietà privata) .Quindi è probabile che la pace in Ucraina possa venir raggiunta solo con metodi che non sono morali e neppure di rispetto del diritto internazionale, tanto più che evidente che l'ordine mondiale viene in questo modo trasformato. Una idea interessante del filosofo tedesco Precht, ed è per questo che trova ingresso nel mio diario, è quella  che bisogna rinunciare alla NATO o meglio trasformare la NATO in un patto di difesa europeo non dipendente dagli USA e non dipendente da quel vecchio scopo della NATO che era difendere l'Europa dall’ Unione sovietica. E che sarebbe necessario fare questo passo in dialogo con Putin, non contro di lui, perché uno dei motivi profondi di questa guerra in Ucraina ha a che fare con l'allargamento della NATO fino ai confini della Russia. Credo che Precht abbia ragione a dire che abbiamo bisogno di nuovi accordi di Helsinki. Una nuova conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa! 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Dice Matteo della mia recensione di „Fumana“: „L'ho letta ieri sera tardi. Ci sono dei punti interessanti: mi ha intrigato il passaggio che fai su un parallelo tra una delle "strigosse" e Santa Ildegarda di Bingen. C'è un rapporto non del tutto chiarito tra scienza/modernità, saperi "antichi", magia (conoscenza di un livello dimenticato del mondo, troppo spurio, troppo "abitato", traffico con chi è meglio lasciare lontano, presenze preternaturali, e chissà quanto altro ancora) , e l'esperienza cristiana che lo  ha contrastato, esorcizzato, assunto ed educato ( tanto che la sapienza di santa Ildegarda l'ha portata ad essere dottore della Chiesa) e poi, con il passaggio al moderno ( il Concilio di Trento è la grande modernizzazione della Chiesa) ha dimenticato o abbandonato. Devo rileggerlo, e te ne scrivo meglio. //  Caro Matteo,  Per dirla precisamente io ho scritto  che Adrienne von Speyr  è la Hildegard di questo tempo,  dell’altra ho detto solo che mi ricorda… Per l’atteggiamento terapeutico e per una sana teologia di base. Tuo, R 


L’articolo di Mary Harrington su Nigel Farage (UnHerd) di oggi è interessante. Credo che lei sappia discernere il carattere di questo politico ed anche il suo ruolo come interprete „of the public mood“ (a riguardo dell’umore del pubblico). Conosce la posta in gioco che riassume come un secondo Brexit, questa volta dal diritto internazionale, ma sa anche distinguere molto bene l’importanza delle esigenze di ciò che chiama „in-group“ (gruppo di appartenenza); quando vi è scarsità i „particolaristi“ si orientano agli interessi del loro gruppo di appartenenza.Gli „internazionalisti“ (la classe dirigente britannica), che non soffrono particolarmente per la scarsità, si orientano invece a difendere i diritti universali. Comunque in vero non potranno ignorare ciò che vuole il proprio popolo, come disse anche Vance a Monaco di Baviera ai tedeschi e come sta facendo Trump negli USA. Questo tipo di universalismo post coloniale britannico non è identico all’universalismo cattolico, che conosce anche il senso del rimanere nel particolare (per esempio a Gaza). Esso deve piegarsi anche alla volontà del popolo, che può però essere accontentato anche con azioni simboliche, permesse dal diritto internazionale: rimandare in patria i criminali! 

 

(Wetterzeube, il 26.8.25; martedì della 21esima settimana del tempo ordinario; beato san Giovanni Paolo I) Non posso pensare alla mia vita senza leggere e scrivere, ma ovviamente so che vi sono momenti, anche anni, in cui leggere e scrivere non sono possibili; se penso a Johannes, che vive demente qui dalla Ute, non può né leggere né scrivere; alle volte grida. Tante volte sta seduto nella sua sedia a rotelle e guarda assente o dorme. Solo qualche volta risponde con un sorriso o con un saluto. Nel Venerdì Santo del 1962 dice Adrienne, che ha dettato interi volumi di commento alla Bibbia e su altri temi teologici: „Non capisco come prima riuscissi a raccontare così tante cose. Ma forse ora vivo meno esperienze, non lo so. Provo un senso di conflitto: da un lato la solitudine del Signore, dall'altro la mia solitudine. So bene che lei {Balthasar} mi ascolta con partecipazione e che potrei raccontarle tutto. Ma mi sembra che ogni parola possa diventare un peso, e questo mi spaventa. Ci sono naturalmente momenti in cui vedo davvero il Signore sulla croce; in altri sono troppo stanca per vedere qualcosa; allora so della sua presenza sulla croce, del suo dolore e della sua solitudine. È una consapevolezza simile a quella di un malato che sa che il medico sta facendo tutto il possibile, ma che non servirà a nulla. Che si veda o non si veda il Signore, si è vicino a lui sulla croce. So anche che non posso aiutarlo. Eppure l'atteggiamento interiore è sopraffatto dalla debolezza del Signore, e la propria debolezza non ti lascia andare.“ (Adrienne von Speyr). Quando mio nonno ebbe un ictus (credo nel 1970), perse poco a poco la possibilità di parlare, all’inizio della sua malattia poteva ancora scrivere con la macchina da scrivere lettere ai suoi parenti, mi ha raccontato quando ero in Italia mia cugina Lorella o sua mamma, ma poi morì al conta gocce. Poi ci sono lettori e scrittori come Ernst Jünger che lo rimangono fino alla fine o quasi. Come cristiano devo ricordarmi che Cristo non muore leggendo o scrivendo (in vero lui non ha scritto nulla a parte dei segni sulla sabbia), ma gridando sulla croce e dicendo poche cose decisive. E davvero ogni parola può diventare un peso, anche se credo che il tentativo di scrivere un diario, sia fedeltà al „tutto nel frammento“, anche se è chiaro che certe parole dette nel diario, non sono precise e di alcune forse si può dire che sarebbe meglio se non fossero state scritte.


Mi scrive un amico sulla mia recensione del libro „Fumana“ di Paolo Malaguti: „Ciao Roberto, grazie, mi aiuta a capire meglio questo libro, che mi è piaciuto molto ma che non riesco a giudicare fino in fondo proprio per la sua dimensione magica. In questi giorni sono al Meeting con la nostra mostra (di Oasis e Libreria Editrice Vaticana) sui Martiri di Algeria. Qualche giorno fa è venuto a visitarla anche Paolo Malaguti e ho potuto parlare un po' con lui“ - Caro M., ne sono contento. Quest’anno non sono al Meeting, l’anno scorso mi sono sentito molto solo tra tutta quella gente; comunque avrei certamente visitato la vostra mostra e spero di vederne qualcosa o di leggerne qualcosa in altro modo; avevo prima della pandemia un contatto diretto con Paolo Malaguti, ma ora è diventato troppo famoso; mi piacerebbe fargli pervenire la mia recensione, ma non so bene come; le altre che avevo scritto di alcuni sui libri le aveva lette e mi aveva anche regalato il suo libro ambientato a Costantinopoli. Tuo, Roberto 


Dalla versione di Banfi: 1) «Restiamo allibiti di fronte a quello che sta succedendo a Gaza, nonostante la condanna del mondo intero». Ha detto il segretario di Stato vaticano il cardinale Pietro Parolin. (…) Ieri due bombardamenti israeliani contro l'ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, hanno ucciso almeno 20 palestinesi: tra di loro, alcuni soccorritori e cinque giornalisti che collaboravano con le maggiori testate televisive internazionali. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito le loro morti un “tragico errore” e ha assicurato l’apertura di un’indagine da parte dell’esercito. Il presidente Usa Donald Trump, che peraltro ha ignorato finora le accuse di crimini di guerra, ha condannato l’accaduto, ipotizzando una fine della guerra “nelle prossime due-tre settimane”. 2) Guerra in Ucraina. Trump ha dichiarato di aver parlato nuovamente con il presidente russo Vladimir Putin nei giorni scorsi e di ritenere che l’avversione personale tra il capo del Cremlino e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky stia ostacolando l'organizzazione di un incontro. Funzionari di Kiev e Washington si incontreranno in settimana nel tentativo di preparare un possibile vertice. Brutale la minaccia americana di non sostenere più economicamente Kiev. Il presidente Usa ha ammesso con la stampa: «Pensavo sarebbe stato facilissimo. Invece è molto complicato». E ha definito Zelensky «il miglior venditore di sempre», ma per criticarlo“ (Alessandro Banfi, versione odierna). // Il lettore del mio diario sa che non ho grande stima per Zelensky, ma in vero papa Leone XIV gli ha scritto di nuovo qualche giorno fa e lui ha partecipato l’altro giorno ad una preghiera per la pace della Chiesa ortodossa in Ucraina. Non so! 


Jürgen Todenhöfer, ieri su X: „L’uomo {il cancelliere tedesco Merz} che ha recentemente approvato 500 miliardi di euro per progetti di armamento in Germania ora dice ai tedeschi che non ci sono abbastanza soldi per il sociale. Politici come Merz sono la ragione per cui sempre meno persone credono ai nostri politici. Perché ci prendono costantemente in giro. Violano persino la lingua: chiamano “patrimonio speciale” i debiti speciali. Come piccoli truffatori di crediti.“


Beato Giovanni Paolo I: “Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili. Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra“ (Dicastero della Causa dei Santi, X)


Abba nostro…


(Pomeriggio) Tucker Carlson ha intervistato Cliffe Knechte, che da 45 anni tiene conferenze nei campus universitari. Ad un certo punto quest’ultimo dice, nell’intervista, che non è importante l’appartenenza confessionale, ma se si è introdotto sé e gli altri a Gesù Cristo. Comprendo quello che dice e può essere una correzione contro l’autoreferenzialità, ma in vero vorrei prendere l’occasione della creazione a dottore della Chiesa di Newman per dire con il santo inglese che vi è una grazia speciale nell’appartenenza alla Chiesa cattolica, quando essa non è ridotta agli stati di animo e alle chiacchiere nelle parrocchie, nei movimenti e suppongo anche negli ordini religiosi.


La “Notte di Valpurga classica” è un “dramma nel dramma” (1483 versi; Trunz) e può essere trattata solo poco a poco, poiché i temi o il tema sono enormi: l'entrata nella vita della bellezza. La scelta di Goethe è la “Grecia”: la bellezza è una donna che è eternamente giovane, non Cristo. Dalla prima parte del dramma prendo alcuni elementi dalla figura della strega Erichtho, che apre la Notte di Valpurga del Faust II, e poi dal dialogo tra Chirone e Faust (antichità e modernità). Chirone è un centauro. Non solo le mie conoscenze della mitologia antica, ma anche le Cronache di Narnia mi aiutano a vedere tutto questo con una certa vivacità nei miei occhi interiori, anche se non conosco l'antichità come Goethe; il centauro di Narnia 7 e il suo galoppo sono ancora molto presenti nella mia mente; e anche il galoppo è il modo in cui Goethe lo introduce. Infine, ci sarà qualcosa da dire anche sull'antica veggente Manto, che fa da mediatrice tra Chirone e Faust.


  1. Erichtho. Lei vive nell'oscurità, non ama la luce e quando sente l'odore della vita se ne va, ma dice qualcosa che è molto utile per gli esseri umani viventi: “... perché chiunque non sappia governare il proprio io interiore, governa fin troppo volentieri la volontà del prossimo, secondo il proprio orgoglioso spirito...” (7015 fg.). Se si potesse accettare questa critica, il mondo sarebbe davvero una casa.
  2. Chirone e Faust. Il centauro (antico) incontra con simpatia, ma anche con ironia, il sentimentalismo moderno di Faust, che ha visto la bella Elena e ora pensa di non poter più vivere senza di lei. Naturalmente un'Elena che non invecchia. Faust è entusiasta che Elena abbia già galoppato su Chirone; così ora può galoppare su Chirone con la consapevolezza che anche Elena lo ha fatto. Chirone considera questo sentimentale attaccamento di Faust a Elena come una malattia e per questo lo porta da Manto, che in Goethe è la figlia del medico Esculapio.
  3. Manto tuttavia ama Faust; lei non è sempre in viaggio come Chirone: «Io attendo, il tempo mi circonda» (7481) e di Faust dice: «Amo colui che desidera l'impossibile» (7488). E ha solo un consiglio per Faust: «Qui ho introdotto Orfeo; / Fai meglio! Coraggio! Sii audace» (7493/94). Anche Orfeo aveva la possibilità di liberare Euridice dal regno dei morti, ma non rispettò la condizione di non voltarsi finché entrambi non fossero usciti dagli inferi: così la perse due volte.


(Sera) „Nel comunicato che accompagna il tema {il messaggio di Leone XIV per la giornata mondiale della pace del 2026}, si legge che il Pontefice "invita l’umanità a rifiutare la logica della violenza e della guerra, per abbracciare una pace autentica, fondata sull’amore e sulla giustizia". Una pace che non è semplice assenza di conflitti, ma scelta di disarmo, "cioè non fondata sulla paura". Il silenzio delle artiglierie diventa allora "disarmante", perché "capace di sciogliere i conflitti, aprire i cuori e generare fiducia, empatia e speranza". Ma non basta invocarla, ammonisce ancora il testo: "bisogna incarnarla in uno stile di vita che rifiuti ogni forma di violenza, visibile o strutturale". "La pace sia con voi": dal saluto del Cristo Risorto a quello del Successore di Pietro, l’invito è universale, rivolto a "credenti, non credenti, responsabili politici e cittadini", con l’ardente desiderio di "edificare il Regno di Dio e costruire insieme un futuro umano e pacifico“.“ (Edoardo Giribaldi, Vatican news)


Meeting. Patrick Deneen (Notre Dame, Stati Uniti). „Il mondo dopo il liberalismo“. Caro Renato, ho ascoltato il primo intervento, quello del professore di Notre Dame e l’ho trovato interessante. In primo luogo l’analisi: il liberalismo parte in modo moderato, ma diventa sempre più aggressivo, contro la famiglia, contro le comunità tradizionali, contro la Chiesa. Il liberalismo non può riformarsi, per il qual motivo è necessario un post-liberalismo, non reazionario e non nostalgico, ma cosciente che le forme antiche devono essere ripensate ora per l’uomo di oggi. Grazie, Roberto 


(Wetterzeube, il 25.8.25; lunedì della 21esima settimana del tempo ordinario) Ad un certo punto del suo settimo sermone cattolico san Newman fa una precisazione importante: quello che lui dice come verità generale non può essere applicato automaticamente alla singola anima, che rimane un mistero di Dio. Ci tiene anche a precisare che lui non ritiene, solo per il fatto che ha differenziato tra inferenza logica e grazia, che la ragione non sia importante: quest’ultima è importante sia per giungere a comprendere le verità cattoliche, sia per spiegarle e darne ragione una volta che si ha la grazia di confessarle. Precisa anche che lui non vuole creare un abisso tra grazia e natura, quasi che esista una natura pura; Dio concede la grazia a tutti gli uomini, che ne fanno un uso diverso. Poi vi è una grazia speciale che mette in evidenza la verità della Catholica, ma la Catholica non è una setta, in essa si trova una universalità ancora più grande di quanto sia possibile incontrare in un programma culturale. Quando Ernst Jünger parla in „Sgraffiti“ della molteplicità delle porte di accesso alla verità usa un argomento „cattolico“ ancora prima di aver ricevuto la grazia speciale di diventarlo in tutti i sensi. Il Vangelo di ieri, quello della porta stretta, deve essere contestualizzato: Gesù parla a quei giudei che pensano di saperla meglio di tutti, proprio questi avrebbero dovuto stare attenti a non rimanere fuori. Papa Leone XIV ha ampliato questa contestualizzazione (vedi la mia meditazione di ieri dopo l’Angelus) applicando quel testo evangelico a noi cattolici, se e quando pensiamo di essere meglio degli altri…Per quanto riguarda la „speranza per tutti“, questa è per me una di quelle „verità generali“, che devono essere oggi sottolineate in modo urgente.


Per quanto riguarda la festa di addio per il nostro don Camillo, devo dire che a livello di verità generali (quelle che ha spiegato lui durante la predica: immigrazione come chance; integrazione nella politica cittadina;  è il messaggio implicito nella frase italiana „ti voglio bene“) non ho niente da obiettare, ma in fondo la dominanza del secondo punto è ciò che più mi spaventa: non tanto per il legame con il sindaco della CDU di Eisenberg (la politica in una cittadina come Eisenberg ha la sua logica), ma in genere la Chiesa tedesca rimane legata a quel centro di cui parlavo ieri e di cui Jünger con ragione disse: non sono di sinistra, né di destra, „tanto meno di centro“…peccato! Nel mio breve discorso, richiamando il „curato di campagna“ di Bernanos, ho sottolineato che la cosa più grande nel nostro parroco è il suo essere sacerdote…


Dalla versione di Banfi riprendo solo la parte riguardante l’Ucraina: „Sul fronte della guerra in Ucraina c’è grande pessimismo. Kiev e Mosca si sono parallelamente irrigidite. Al punto che ieri il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista ha ridimensionato le possibilità di un vertice tra Volodymyr Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin. Da parte sua, in occasione del Giorno dell’Indipendenza celebrato ieri a Kiev, il presidente ucraino ha promesso di continuare a combattere per la libertà del Paese, definendo l’Ucraina «non vittima, ma combattente». Da Washington il vicepresidente statunitense JD Vance ha dichiarato che la Russia ha fatto “concessioni significative” verso un accordo di pace, pur senza progressi chiari per porre fine al conflitto. Papa Leone XIV (…) ha scritto a Zelensky un messaggio per la festa nazionale ucraino, scrivendo: «Con il cuore ferito dalla violenza che devasta la vostra terra, mi rivolgo a voi per assicurarvi le mie preghiere per il popolo ucraino che soffre a causa della guerra». Aggiungendo però che «implora Dio affinché muova i cuori delle persone di buona volontà" e «il clamore delle armi taccia» cedendo «il posto al dialogo» e aprendo «la strada della pace per il bene di tutti». (AB). // Ci sono tanti ucraini giovani, donne e uomini, qui in giro da noi, per esempio oggi in palestra: chi sono? 


Abba nostro…


Pomeriggio) Caro Renato, ho letto l’articolo tradotto da Mauro Zanon, ma non so da chi scritto; a me sembra „masochista“, in primo luogo sempre il paragone con il peggio: il fantasma di Monaco; per decenni è passata per esempio un’autostrada attraverso la ex DDR che collegava la Germania federale con Berlino ed ha funzionato. Poi io non credo che Trump voglia perderci la faccia. Ovviamente l’articolo menziona anche punti importanti: 1) se è vero che pacta sunt servanda, questi pacta avrebbero dovuto essere anche formulati più precisamente. 2) La questione irrisolta e scandalosa dell’Artsakh. 3) Come si rapportano il collegamento Azerbaigian/ Nakhichivan, con quello Russia/Iran. Non so, vedremo; grazie che mi tiene sempre informato. L’intervento di Draghi al Meeting faceva schifo; ma per me erano terribili gli applausi che ha preso dal popolo del Meeting, con il quale io, in questo punto, non mi sento per nulla legato. Tuo, R  PS Grazie anche per il bell’articolo di Feltri su Milano. 


 


(Sera) „Miei cari fratelli, quale dovrebbe essere la nostra gioia e la nostra gratitudine, per il fatto che Dio ha voluto condurci a far parte della Chiesa“ (San Newman, VII. Sermone cattolico). Questo sermone viene tenuto in Inghilterra, dove trionfa l’anglicanesimo e così il liberalismo teologico. Ma in un mondo nel quale tutto è ormai diventato interpretazione, questa fiducia nella Chiesa romano cattolica fa di Newman un grande dottore della Chiesa. Romani 5, [5] La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (ἡ δὲ ἐλπὶς οὐ καταισχύνει· ὅτι ἡ ἀγάπη τοῦ θεοῦ ἐκκέχυται ἐν ταῖς καρδίαις ἡμῶν διὰ πνεύματος ἁγίου τοῦ δοθέντος ἡμῖν.)“. Che grazia avere una grazia certa, non per merito, se no non sarebbe grazia.  A differenza del mondo moderno che ha ucciso Dio e che ha solo opinioni, noi conosciamo! E così: 1 Gv 2„ [27] …quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri (καὶ ὑμεῖς τὸ χρῖσμα ὃ ἐλάβετε ἀπ’ αὐτοῦ ⸂μένει ἐν ὑμῖν⸃, καὶ οὐ χρείαν ἔχετε ἵνα τις διδάσκῃ ὑμᾶς·); ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna.“ Insomma dobbiamo essere aperti allo Spirito, ma non abbiamo bisogno ἵνα τις διδάσκῃ ὑμᾶς! Purtroppo anche nella Chiesa la sicurezza viene spesso da fattori politici e di successo e non dai piccoli, che testimoniano l’amore di Dio! 


PS Questo non vieta Newman di citare nel sermone il grande poeta latino Orazio, anzi gli permette di citarlo, per una sua ampiezza universale. 


Mi sono chiesto se mi sarebbe stato possibile imparare qualcosa (a parte gustare la lingua straordinaria di Hölderlin) della sua poesia „La morte per la patria“ (Der Tod fürs Vaterland; cf. Volume 4, Odi I dell’edizione critica di D. E. Sattler); mi concentro sul testo emendato numero III, sebbene abbia letto anche gli altri due. „Non amo morire per niente, tuttavia / amo cadere sulla collina delle vittime“ - questo verso esistenzialmente mi dice poco, sebbene mi ricorda che ci sono stati certamente in questi anni soldati israeliani, palestinesi, ucraini e russi che sono morti per la patria, e forse anche per convinzione, anche se ci sono tantissimi ucraini in giro per l’Europa, anche maschi giovani: chi sono questi? Comunque sia è meglio morire per la patria, che morire per nulla (nel senso nichilistico della parola). Non si possono dimenticare i tanti giovani soldati morti, se non si vuole che tutto piombi nell’assurdità più pura, ed ho detto esplicitamente soldati e non solo civilisti o bambini, etc. Di quest’ultimi ce se ne occupa. Comunque ciò che davvero mi fa venire i brividi nella poesia è questo verso: „O voi carissimi! Vengo da voi sotto, da voi che mi avete insegnato a vivere morire“ - e questo non vale solo per i morti in guerra ed anche Hölderlin li riferisce „ a voi eroi e poeti del tempo antico“, che salutano il più piccolo tra i poeti, io penso all’incontro con Ulrich (che mi ha insegnato a vivere e morire) o Balthasar o Adrienne o Giussani e non sotto, ma dal Padre nei cieli, così sarà piuttosto un incontro tra fratelli che tra estranei. L’ultimo verso è sicuramente piaciuto a Jünger: „non contare i morti o patria, neanche uno o carissima, è caduto di troppo“. 



(Wetterzeube, il 24.8.25; 21esima domenica del tempo ordinario; san Bartolomeo) Basta che un compito, anche solo di natura teologica, non piaccia ai potenti, che figure che possono aiutare secoli di storia del cristianesimo, come Massimo il Confessore (580-662), vengano torturati dai potenti stessi. Balthasar, lo riprende oggi „Communio“, propose che Massimo fosse uno dei dottori della Chiesa riconosciuti dalla Chiesa stessa. La formula sulle due nature di Calcedonia, non separate e non mischiate, doveva essere compresa teologicamente, e Massimo aveva la competenza teologica e il coraggio di farlo in unità con Pietro. Il mio grande maestro, Balthasar, non è mai stato un uomo del centro politico, neppure ecclesiastico, la sua stessa missione era apolitica, ma credo che ciò faccia bene alla Chiesa. Il grande problema di CL e che si immischia troppo in cose politiche, cadendo poi in un ermeneutica storica che per lo più è quella dei potenti e tra i potenti, senza riconoscere la vera sfida di questa ora storica, che cerca una pace disarmata e disarmante e non una presa di posizione tra i potenti a favore di quelli che si ritengono più democratici…


Non c’é solo Renato che mi è caro in CL; ci sono altre persone a cui voglio bene, ma ieri ero davvero arrabbiato, non tanto per il discorso in sé (ognuno può pensare quello che vuole), ma perché questo discorso di Draghi è stato così applaudito ieri al Meeting. 


Abba nostro…


(Dopo l’Angelus) Sono molto grato per il modo con il quale papa Leone XIV ha spiegato la „porta stretta“ del Vangelo odierno, senza negare la speranza per tutti, negazione questa che sarebbe anche negazione di Dio come amore. La porta stretta è un messaggio per combattere l’arroganza di noi credenti, che pensiamo di essere automaticamente salvati solo perché compiamo gesti religiosi. Questo mi permette di comprendere anche meglio ciò che sto scrivendo in questi giorni in dialogo con Paolo Malaguti (Fumana). Cristo stesso è passato attraverso la porta stretta del dolore e della morte.


(Sera) Balthasar lascia parlare i testi; non parla dei o sui testi, ma lascia che siano essi a parlare. All'inizio dell'interpretazione del Nuovo Testamento, fa interagire tre scene: i racconti della nascita e dell'infanzia di Gesù (Matteo, Luca), il racconto del battesimo e poi il racconto della tentazione da parte del diavolo. Molto è davvero emozionante, ma qui mi concentro solo sul motivo fondamentale: «Se Gesù non venisse seriamente dal basso (dall'abisso, dall'interno della filia Sion), non verrebbe veramente dall'alto. Se non portasse in sé tutta la storia di Israele (e con essa quella del mondo) con Dio, non potrebbe essere la parola finale della storia di Dio con Israele (e con essa con il mondo)». Con la sua interpretazione dell'inclusione anche di chi è escluso (Abramo come padre anche di Ismaele), padre Paolo Dall'Oglio include in questa storia anche l'Islam, e nel momento in cui Abramo congeda Ismaele e sua madre con acqua e pane (non con vino e pane), include anche il divieto specifico di bere vino da parte dell'Islam. I cristiani possono dimostrare il loro «essere dall'alto» solo andando fino in fondo in modo inclusivo... certamente non con la presunzione di sapere tutto. Papa Francesco, con il suo dialogo con l'Islam, lo ha capito perfettamente...


(Wetterzeube, il 23.8.25; sabato della ventesima settimana del tempo ordinario; Santa Rosa di Lima, 1617) Anche se nella mia recensione al libro di Malaguti, che non è ancora uscita, insisto sul fatto che vi sono persone che sono nella Chiesa ma in vero non lo sono, perché in loro le chiacchiere sono una presenza ben più forte delle loro preghiere,  rimane il fatto che io credo „la“ Chiesa cattolica! Ed in vero ho compassione del fatto che una persona come Fumana non si trovi a casa in essa. Far parte delle Chiesa per me non è una „conclusione logica“ (cf. Sermone VII di Newman), ma una grazia, che è del tutto differente da una „stravaganza“. Non mi sento costretto ad essere romano-cattolico, anzi dopo più di venti anni nella diaspora penso che sia la cosa più grande che mi poteva accadere; vedo anche momenti di verità e bellezza nella Chiesa luterana, ma in nessun luogo come nei santi della Chiesa vedo in azione la grazia santificante! 


Jasper von Altenbockum commenta il fatto che l’economia non funziona in Germania; non è colpa di Merz, ma dei governi precedenti, ma secondo il giornalista della FAZ anche lui non fa a sufficienza. Poi bisogna anche vedere se nel suo governo, si vogliano spendere i soldi (debiti), fatti aggirando il freno dei debiti, in modo sensato o meno. Non basta fare debiti per essere ricchi, se fosse così allora le cose sarebbero semplici; comunque anche von Altenbockum accetta il concetto di „svolta“ in modo del tutto critico, un concetto che dovrebbe essere interiorizzato e non solo annunciato come fece Scholz, secondo lui. Ma ciò cosa vuole dire? Ancora più debiti per la guerra? 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Balthasar vuole farci capire in Herrlichkeit (Gloria) III, 2 che Gesù porta davvero qualcosa di nuovo nella storia del mondo, anche se con Giovanni Battista abbiamo «un tempo di simultaneità sospesa» (45) e non solo una modalità di «sostituzione delle missioni». Giovanni è più grande dei profeti, perché non prevede Gesù, ma può indicarlo. L'affermazione che il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui (Mt 11,11b) si riferisce a Gesù stesso: «questo più piccolo è senza dubbio Gesù stesso» (43), come hanno detto alcuni Padri della Chiesa. Gesù è pienamente solidale con il destino del Battista, come possiamo vedere nel dipinto di Caravaggio. In cosa consiste quindi la novità? Nel fatto che Gesù è Dio che si fa carne e viene ucciso e risorge. 

Riguardo all'AT, Balthasar riprende la frase dei Padri della Chiesa: «in vetero Novum latet», «in Novo vetus patet», ma i due pilastri di cui parla Balthasar, la parola e l'evento, non possono essere collegati nell'AT; Isaia vede già molto nella figura del «servo», ma non poteva vedere che con l'evento si intendeva il Verbum caro factum; Giovanni Battista lo vede, ma deve comunque porre la domanda: sei tu colui che deve venire? L'Antico Testamento è in rovina e né la regalità, né una Terra Santa, né una città santa servono alla comprensione dell'evento del Verbum caro factum. Qui Dio ha bisogno solo del vuoto: «Così immenso era stato il giudizio di Dio nella distruzione della Città Santa e nell'abbandono della Terra Santa, il suo pugno aveva ridotto in rovina ciò che esisteva in modo così definitivo che l'uomo, con tutta la sua diligenza nei sacrifici e nell'osservanza della legge, nella ricerca della gloria di Dio che sarebbe tornata nel futuro, nel cielo, nella creazione, non era in grado di ricomporre i frammenti, ma solo di rendere ancora più evidente la perdizione» (Balthasar, H III, 2, 32). Bisogna evitare ogni forma di antisemitismo, ma non bisogna dimenticare ciò che è stato detto qui: Dio può essere adorato e amato solo nello spirito e nella verità (ἐν πνεύματι καὶ ἀληθείᾳ); non possiamo trasformare questo in una «teologia politica», come cerca di fare il secolarizzato Netanyahu. La novità è la novità disarmante e disarmata di Cristo, da cui attinge l'idea di pace di Leone XIV.

Meeting. Tutto il discorso di Draghi dunque punta lì: l’Unione europea è rimasta l’ultima grande democrazia e per resistere all’aggressione degli autarchi oggi ha un grande bisogno del consenso popolare. L’ex premier è arrivato a indirizzare al pubblico, ed idealmente agli italiani, una chiamata alle armi (politiche) degna di Sir Winston Churchill nell’ora più lunga: «Possiamo cambiare la traiettoria del nostro continente. Trasformate il vostro scetticismo in azione, fate sentire la vostra voce. L'Unione Europea è soprattutto un meccanismo per raggiungere gli obiettivi condivisi dai suoi cittadini. È la nostra migliore opportunità per un futuro di pace, sicurezza, indipendenza: è una democrazia e siamo noi, voi, i suoi cittadini, gli europei che decidono le sue priorità». Nel momento in cui le sirene di Trump e di Putin all’interno del governo lavorano in senso opposto, Draghi si schiera dall’altra parte: «Distruggere l'integrazione europea per tornare alla sovranità nazionale non farebbe altro che esporci ancor di più al volere delle grandi potenze». (Paolo Viana, Avvenire) - Questa ermeneutica è pura follia! 

Meeting. Renato mi ha scritto che al Meeting vi è una mostra sui martire di Algeria. Bello.

(Sera) Ho trovato l’affermazione di Balthasar sulla profezia del tutto apolitica del Battista molto interessante; in un certo senso una profezia dopo l’avvento di Cristo può essere solamente del tutto apolitica. Certamente non può produrre una „teologia politica“; al massimo può avere una valenza di „teologia della politica“. Comunque ciò non garantisce per nulla che anche un profeta neotestamentario non venga ucciso dai potenti, anzi…

Per quanto riguarda il discorso di Draghi al Meeting mi ha fatto venire in mente una frase di Jünger: non sono né di sinistra, né di destra, tanto meno del centro. Questo centro guerriero ed arrogante di Draghi è precisamente il nemico o forse l’avversario di questo diario. Questa dichiarazione di sé come dei veri democratici, che purtroppo non hanno nulla da dire, sebbene abbiano finanziato la guerra in Ucraina è disgustosa. Come è disgustoso che ciò abbia ricevuto molti applausi al Meeting. In vero non hanno proprio nulla da dire proprio perché hanno finanziato questa guerra assurda. Ovviamente conosco la risposta „interna al Movimento“ in questo caso, che CL non è il Meeting e che il Meeting non sono solo gli appuntamenti politici, ma di fatto sono questi che raccolgono tantissimi applausi e che rivelano che CL, uguale chi la guida, fa parte di quel „centro“ di cui Jünger dice: „tanto meno del centro“. È probabile che uscirò di nuovo dalla Fraternità, perché non è affidabile; non dico che la mia narrazione del reale sia l’unica vera, ma cosa penso io qui nei boschi interessa una minoranza sparuta di uomini. Per ora rimango in CL solo per Renato. Tutti, ma davvero tutti gli altri o non sono capaci di un dialogo autentico o fanno parte di quel centro guerrafondaio (di deboli), che non so bene come faccia applaudire allo stesso tempo al Papa e a Draghi. Si tratta probabilmente di schizofrenia. Per quanto riguarda Trump, lui è l’unico dei potenti che cerca di fare la pace, e in qualche modo ciò è riconosciuto anche da Putin…E probabile che ciò accada per quello che ha scritto Claudio in una rubrica chiamata „Il dibattito“; Trump sa che la Russia è una potenza nucleare; noi con le nostre barzellette sull’impegno militare dell’Europa non ne teniamo per nulla conto e non abbiamo alcuna idea di cosa sia il potere nell’epoca tecnologica avanzata, cioè nucleare, nella quale viviamo…

Carissimo Roberto,

Grazie tante per aver condiviso queste riflessioni così profonde. Apprezzo molto il tuo modo di integrare l’esperienza personale con gli insegnamenti dei Padri Dall’Oglio, Christian e De Lubac.

La tua attenzione alla centralità del Padre, e il richiamo al movimento dal Padre al Padre di Adrienne, offrono una prospettiva stimolante sul dialogo interreligioso e sulla comprensione del sorgere dell’Islam. Concordo sul fatto che concentrarsi solo sul Figlio o sullo Spirito rischi di ridurre la visione della salvezza.

Gioiosa Domenica e buone cose!

Tuo, 

Ghassan


(Casale Monferrato, il 22.8.25; venerdì della ventesima settimana del tempo ordinario; Maria Regina; giornata di digiuno e preghiera richiestaci da Papa Leone XIV)


Fra un poco mi metto in viaggio per ritornare a casa (Malpensa-Vienna-Lipsia) ma voglio dire il rosario e fare un po’ di digiuno, così come posso. 


A me piace tanto il modo di narrare e la lingua di Paolo Malaguti (sto preparando un articolo per Substack sul suo romanzo „Fumana“, che sto leggendo in questi giorni dopo il lavoro filosofico su Pareyson e Schelling), anche perché molto è scritto in dialetto veneto, quel dialetto  che ho imparato inconsapevolmente da piccolo, ma manca in lui quasi completamente la dimensione istituzionale della Chiesa, come la esprime Adrienne, che commenta il verso di Rom 8, 30, che ho  cominciato a meditare ieri: la Chiesa è la sposa «che il Signore ha creato come istituzione, adattandola al bisogno e facendone il luogo della realizzazione della sua Parola. La Chiesa, ora improvvisamente specchio, parola di accoglienza, punto focale di tutte le parole cristiane, così riunite che in essa il Signore vede se stesso e attraverso di essa rivela agli uomini il Padre e la vita celeste». Credo che spesso la Chiesa non si sia adattata al bisogno dell’uomo oppure si è fatta ingoiare dal bisogno dell’uomo e così è sorta un’estraneità, ma ciò non significa  che la Chiesa abbia perso il suo senso. Solo in essa veniamo educati a quel movimento ultimo dell’essere, che Cristo ha rivelato: dall’eternità all’eternità. In un linguaggio filosofico non preciso (non vi è tempo nell’eternità), ma ugualmente teologicamente chiaro, Adrienne si esprime così, riprendendo i passaggi del verso di ieri: "La predestinazione indica l'eternità prima; la glorificazione, l'eternità dopo; la vocazione e la giustificazione indicano il momento nel tempo in cui tutti i momenti si incontrano e si uniscono, perché non siamo chiamati e giustificati in noi stessi, ma nel Figlio, che viene dall'eternità e va verso l'eternità. E la concretezza del tutto, la casa in cui tutto avviene, è la Chiesa, così come il bacio è l'atto che prova l’amore.“ Abbiamo bisogno della concretezza della Chiesa come casa lungo il cammino, una casa, nella quale ci sentiamo davvero a casa! E questo è possibile solo se il bisogno umano viene preso sul serio.


Nel dormiveglia della notte ho preparato l’incontro tra  Ucraina e Russia (anche un po’ tra Israele e Palestina, ma meno convinto): bambini che recitavano poesie insieme, studiosi che facevano vedere la somiglianza delle lingue, aspettando che arrivassero i rispettivi premier…


Massimo Borghesi ha condiviso un articolo importante su Putin di Massimo Cacciari: le trattative sul territorio saranno oggi peggio che tre anni fa; tre quarti del mondo sta con Putin; L’Eu non seguendo la sua missione di pace è diventata una cattiva guerrafondaia (riassumo con le mie parole, perché sono in partenza).


La premier Giorgia Meloni, che mi piace sempre di più, ha espresso infine parole chiare sulle violazioni  del diritto internazionale da parte di Israele; ma mi piace perché è cauta e non si lancia subito su giudizi insostenibili…


Abba nostro…


(Aeroporto di Malpensa, tarda mattinata) Il movimento ultimo dell’essere come lo intende Adrienne non è la stessa cosa di questo pensiero di Schelling, che Pareyson riassume così: „la creazione non è se non un momento di questo realizzarsi di Dio {Schelling parla anche di „farsi di Dio“}, un momento del ritorno di Dio a se stesso attraverso la natura e soprattutto attraverso l’uomo“ (Pareyson, 27) - questo potrebbe valere forse per il Figlio, che in quanto „figlio dell’uomo“, passa attraverso la natura e l’uomo, ma non si tratta di un farsi del Figlio, perché nella decisione trinitaria, in un certo senso, tutto è fatto. Il movimento ontologico dal Padre al Padre è un movimento del Figlio, nel quale prende con se tutto l’essere ed in modo particolare l’essere dell’uomo; la creazione non è un realizzarsi di Dio, ma la donazione da parte di Dio dell’essere come amore gratuito. Per quanto riguarda il principio „simile simili cognoscitur“ (il simile può essere conosciuto solo dal simile“), esso non tiene conto dell’analogia; in fondo in questo Schelling si muove ancora nel sistema dell’identità (non so se ciò valga anche per lo Schelling tardo); l’analogia è più mancanza di similitudine che similitudine, ma in qualche modo permette una conoscenza donata; quella appunto che Dio avrebbe voluto donarci se non avessimo mangiato dell’albero proibito. In un certo senso mi sembra invece giusto quello che Schelling afferma del „conosci te stesso“; quest’ultimo non ha senso „se riferito all’uomo nella sua individualità finita“, perché così „è un invito ad attaccarsi sempre di più alla sua limitatezza“ (Pareyson, 28); questo è il disastro di tanti consigli psicologici oggi; a differenza di Schelling, però, io non penso neppure che debba essere riferito all’assoluto. Dio conosce se stesso e non ha bisogno di nessun invito a farlo. Questi passaggi: „sapienza ignara e in quiete, sapienza inquieta e in cerca di sé, sapienza realizzata“, vale piuttosto per l’uomo, che però non guarda al proprio ombelico, ma ad un percorso verso il senso ultimo della sua esistenza e al compito che gli è proprio in questo percorso.


Probabilmente è una questione di conoscenza sottolineare così la „similitudine“; l’esigenza dell’amore è la differenza. E per quanto riguarda Dio, come potrebbe essere salvifico se fosse del tutto simile a me? 


(Milano-Vienna) Spero che Alessandro non abbia ragione nella versione odierna a dire che Trump si è ritirato dalla trattative. Adesso continuo a scrivere l’articolo su „Fumana“.


(Wetterzeube, notte) Sono di nuovo a casa; ieri ho conosciuto, quando sono andato a mangiare don Giuseppe e mia mamma, un sacerdote, che al momento lavora nella parrocchia di don Giuseppe, del Burkina Faso, Lucien Nanama; davvero simpatico, che aveva due cose in testa della Germania: persone che lasciano la Chiesa e persone che cambiano il sesso. In Italia ha studiato diritto canonico e conosce il confratello del suo paese che aveva rapporti con la nostra parrocchia qui ad Eisenberg: Gilbert M. Kafando. Al momento per via degli attentati terroristici il Ministero degli Esteri sconsiglia un viaggio in questo paese africano.


(Casale Monferrato, il 21.8.25; giovedì della ventesima settimana del tempo ordinario; san Pio X) Rom 8, [30] quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati (οὓς δὲ προώρισεν, τούτους καὶ ἐκάλεσεν· καὶ οὓς ἐκάλεσεν, τούτους καὶ ἐδικαίωσεν· οὓς δὲ ἐδικαίωσεν, τούτους καὶ ἐδόξασεν). Questa non è un’espressione di una previsione o predeterminazione o predestinazione calvinista del reale, almeno così come la si impara nei manuali. Adrienne commenta: „Il piano di Dio non presenta alcuna lacuna.“ C’è sempre un senso, fin dall’inizio; per questo ho rifiutato nei giorni scorsi la concezione cupa del fondamento di Schelling. C’è „una casa lungo la strada“ (Adrienne); e questa casa è la Chiesa nella sua dimensione invisibile e visibile. C’è addirittura una parrocchia a Gaza. Noi siamo in cammino: predestinati, chiamati, giustificati e glorificati; nella piccola via abbiamo una casa che è sostegno ed aiuto; certo la „casta meretrix“ si è comportata spesso in modo tale da dimenticare il suo „compito“, la sua „missione“: offrire sostegno ed aiuto agli uomini come „casa lungo la strada“, come „ospedale da campo“ (Papa Francesco). Spesso ci si sente scomodi nella casa, perché invece di essere accolti, si è corretti o sopportati, ma non di una correzione fraterna, piuttosto in forza di  un pensare di sapere sempre meglio dell’altro e questo non solo al cospetto di adolescenti, ma anche di uomini fatti.  Qui vale la frase della Lena di Malaguti: „Se ascolti quel che i disi i altri, non campi più! Una roba te ga da farla perché te la vol tí, non perché te la dise il primo mona che ti ferma per strada“( in Fumana di Paolo Malaguti, Torino 2024, 69). Detto questo è vero che noi siamo chiamati ad una communio: siamo giustificati non da soli, ma in una communio! E non solo giustificati, ma anche glorificati. È molto interessante come Adrienne spiega la giustificazione; questo potrebbe essere anche il vicolo cieco in cui si è cacciata la chiesa luterana: „“La giustificazione non è un atto che ha fine in sé stesso. A cosa serve essere giustificati? Sarebbe una condizione simile a quella dell'imputato contro il quale le prove non sono sufficienti, che viene assolto perché non colpevole, le cui azioni possono essere al massimo sopportate, senza che gli atti processuali abbiano dimostrato altro che la sua innocenza nel caso in questione.” (Adrienne). Manca la glorificazione, di cui parlerò Deo volente domani, e manca la „casa lungo la strada“ (con il suo messaggio principale al momento: „pace disarmata e disarmante“ (Leone XIV, da chiedere a Cristo); certo in casa alcune cose non vanno, ma si è per l’appunto a casa, non si viene sopportati…ed anche nell’“ospedale da campo“, immagine importante viste le tante guerre, si è accolti, ci si occupa di te! 


Dalla versione di Alessandro Banfi: „Papa Leone XIV ha lanciato per domani, 22 agosto, una giornata di invocazione per la pace. «Mentre la nostra Terra continua ad essere ferita da guerre in Terra Santa, in Ucraina e in molte altre regioni del mondo, invito tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto in digiuno e in preghiera, supplicando il Signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti armati in corso». Domani ritorno in Germania e devo prendere due aerei, ma sicuramente dirò il rosario con questa intenzione. Banfi fa capire la situazione ultra drammatica in Israele, in Cisgiordania e in Gaza, dove l’amministrazione Netanyahu, non ama fino in fondo (Gv 13), ma distrugge fino in fondo; detto questo credo che sia importante che gli USA siano cauti nei giudizi, in entrambe le direzioni: probabilmente Netanyahu non è né un criminale (per lo meno non è il solo) né un eroe di guerra. Saluto con gioia l’opposizione all’amministrazione israeliana dall’interno. Per quanto riguarda il fronte ucraino della terza guerra mondiale a pezzetti, riprendo ciò che scrive Alessandro: „Giornata nervosa sul fronte delle trattative per i negoziati sull’Ucraina. Ieri c’è stata infatti una riunione in videoconferenza dei capi di Stato maggiore della Nato per valutare le garanzie di sicurezza da offrire all’Ucraina. Polemicamente il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha criticato gli sforzi per elaborare accordi di sicurezza per Kiev senza il coinvolgimento di Mosca, definendoli una “strada che non porta a nulla”. Secondo l’inglese Guardian (sempre scettico sul negoziato) la Russia vorrebbe includere nelle trattative la Cina. Mentre il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha ribadito nuovamente a Fox News che l'Europa dovrà farsi carico della maggior parte dei costi per la sicurezza dell'Ucraina.

Andriy Yermak, capo dello staff di Volodymyr Zelensky, in un'intervista a Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera sembra aprire ad un incontro diretto tra il presidente ucraino e Vladimir Putin. Putin infatti viene da lui definito “più realista”. La Stampa racconta gli sforzi Usa per convincere l’Ungheria di Viktor Orban ad accettare l’Ucraina nella Ue.“(AB); io pensavo che gli sforzi fossero diretti a scegliere Budapest come luogo di incontro tra i presidenti ucraino e russo.Trump ritiene un ingresso dell’Ucraina nell’Eu la via sbagliata… Per un commento più ampio rinvio a quanto ho scritto ieri in dialogo con la giornalista bulgara  Almut Rochowanski.

Abba nostro…


(Dopo, sotto i portici vicino a piazza del Cavallo) MR di Dotto è davvero un libro straordinario per quanto riguarda la sintesi di problemi complessi e la loro comprensione incoativa. Come Aristotele Dotto sa che la verifica dei fatti o dei fenomeni è importante, è un punto di partenza, ma sa anche con Aristotele e con tutta la storia della filosofia che ci sono talmente tanti fatti e così complessi - troveremo una conferma di ciò se per esempio  si pensa al rapporto tra gravitazione universale, relatività speciale e generale, in riferimento al tempo e allo spazio, al movimento dei corpi e dell’energia; poi si dovrà tener conto che la storia della fisica non è finita con Einstein, Oppenheimer ha aggiunto ancora altri „fatti“ complessi, con valenza di fuoco, quasi metafisici). Ma ciò non vale solo per la scienza: la banalità con cui per esempio si è voluto fare un check-in dei fatti dopo il discorso di Vance a Monaco di Baviera, fa vedere come le semplici affermazioni di Dotto non sono minimamente state comprese (non in quanto dette da lui, ma in sé) da un grande parte di gente, anche di quella che ha frequentato una facoltà del mondo universitario. Sia nel mondo della scienza sia in quello giornalistico dobbiamo evitare di fare degli scienziati o dei giornalisti o di chicchessia „i sacerdoti dei tempi moderni“ (MR, 35). Anche per quanto riguarda la medicina Dotto dice con ragione che non si tratta di una „scienza esatta“, che vi è, in riferimento al singolo paziente un’ampiezza interpretativa e diagnostica e che addirittura „il 30 % delle cause di morte diagnosticate erano errate“ (MR, 34). Per quanto riguarda il Big Bang, la spiegazione scientifica che si preferisce oggi alla Bibbia, in vero si tratta di „metafisica“, visto che la spiegazione della concentrazione massima di energia ci spinge oltre il tempo e lo spazio. Quindi ha completamente ragione il prof. Dotto a dire che la verità, anche quella scientifica, è provvisoria e solo se la verità stesa ci ci viene in soccorso „assumendoci“ (Dotto, MR 29) o „attraendoci“ (Balthasar, Ratzinger…) possiamo arrivare a ciò che nella mia tesi di laurea nel 1986 ho chiamato „significato di definitività“ - significato, non „concetto“, come mi suggerì il prof. F. Papi a Pavia…Dotto stesso non si limita al mondo scientifico, ma si occupa delle „notizie e dei media“ (MR, 33): „Nelle notizie e nei media, ciò che viene detto o scritto è molto spesso influenzato da visioni o scopi nascosti, compreso quello di attirare l’attenzione. Anche il consenso di più giornali o siti web è dubbio, dato che qualsiasi notizia è suscettibile di molteplici deformazioni. Le stesse considerazioni possono essere fatte per l’interpretazione della storia, compresi gli avvenimenti prossimi, dove le informazioni e i „fatti oggettivi“ sono semplicemente troppi da gestire e la loro presentazione e interpretazione selettiva può portare a conclusioni opposte“ (MR, 33). Per questo io per quanto riguarda le narrazioni su avvenimenti storici, preferisco il concetto di „verosimiglianza“ (Cicerone) che quello di „verità“.


(Santuario di Crea, pomeriggio) Pareyson ci aiuta a comprendere lo sviluppo del pensiero di Schelling, ma anche un avvenimento come la morte improvvisa della moglie Caroline nel 1809. Egli aveva 34 anni. Lei 46 anni; era dodici anni più anziana di Schelling. Un avvenimento del genere implica, come spiega Pareyson: smarrimento, disperazione, sconforto e depressione. Il lavoro della filosofia gli permette di superare la prova riflettendo su temi come l’essenza originaria (Urwesen) = Dio. Schelling pensa che la filosofia possa andare più a fondo della teologia riflettendo su Dio - per la teologia Dio sarebbe un oggetto particolare, per la filosofia un oggetto universale. Per Schelling „l’intera filosofia non è che  manifestazione, cioè dimostrazione continua di Dio“. Dobbiamo prendere questa sfida sul serio, perché noi abbiamo smesso sia di confessare che di pensare Dio! Il che non significa pensare come pensava Schelling; non credo che ci sia „divenire“ in Dio, vi è un „divenire“ nelle narrazioni di Dio (AT, NT, Islam), né credo che vi sia „opposizione“ in Dio - l’opposizione fa parte della vita finita, non della vita divina; c’è un’alterità in Dio, ma non è opposizione. La Santissima Trinità è assoluta armonia e come tale assoluto amore.

Probabilmente per comprendere il male (compresa la malattia), abbiamo bisogno del paradosso che usa Schelling: „un non essere che non si limita a non essere, ma vuole essere“ (Pareyson). Ciò vale sia per il male etico, per l’errore e per la malattia, che davvero è „uno stato contro la natura, e quindi uno stato che potrebbe non essere e tuttavia è“. Come mai c’è qualcosa di simile: qualcosa che non solo non è, ma si impone come essere? Il peccato è certamente una risposta, ma vi è una ferita anteriore al peccato dell’uomo, secondo Gen 3. Non so procedere su questo punto; comunque trovo due pensieri di Schelling totalmente geniali; uno per una filosofia della sensualità (ma anche del sesso); ed uno a riguardo della filosofia della politica. Sulla prima, totalmente corrispondente al Vangelo, Schelling pensa: „ errore e malvagità sono entrambi spirituali e derivano dallo spirito“. „L'origine del male non è la corporeità o la sensualità: da un lato „il corpo è un fiore dal quale gli uni suggono il miele, gli altri il veleno“, sì che „non è lo spirito che è inficiato dal corpo, ma al contrario il corpo che è inficiato dallo spirito“; dall'altro non si può non riconoscere che „la corruzione più grande è quella spirituale e in essa finisce per scomparire ogni componente naturale {forse anche per una sovra accentuazione del solo-corpo, dei soli pezzi di corpo}, quindi la sensualità stessa e persino il piacere“, e che „il piacere trapassa in crudeltà e il male diabolico è assai più lontano dal godimento di quanto non lo sia il bene“ (cf. Pareyson, 24). Non ho una prova così grande come quella di Schelling, ma sarei tentato di dire che il „bonum diffusivum sui“ è più forte della risolutezza del male, come pensa Schelling, non certo senza motivi. 

Per quanto riguarda la filosofia della politica, penso con Schelling che „lo stato, a parlar chiaramente, è una conseguenza della maledizione che grava sull’umanità“ (Schelling, in Pareyson, 23). Legami veri e propri si hanno a casa, nella „casa lungo la strada“ (cf la meditazione di questa mattina), non nello Stato che è un realtà passeggera che si vuole come assoluta. Sia nella modalità del „Deep state“, sia nella modalità di classi dirigenti che pensano di essere al centro di un equilibrio. La mia simpatia per Trump non è quella per un imperatore; i diversi dirigenti dell’Eu, con poche eccezioni, sono ben più imperatori; Trump mi piace come uomo, perché mette in crisi lo Stato…  


Carissimo Roberto,

grazie di cuore per la sua risposta così ricca e fraterna, per il diario e per l’articolo su Balthasar che ho letto con grande interesse. Accolgo con gratitudine anche il riferimento a Ulrich e al libro della Johannes Verlag: davvero è l’incontro con testimoni dell’amore di Dio che segna di più il cammino. E condivido pienamente ciò che Don Giussani ha detto sulla grazia dell'amicizia con Cristo, intuizione preziosa e fonte di sostegno nella fede nella Santa Trinità.

Mi ha colpito in particolare il passaggio (in basso) in cui Lei accenna anche all’Islam. mi piacerebbe capire meglio da dove nasce questa interpretazione e quali testi di Balthasar, Suoi o di altri autori, potrebbero introdurmi più a fondo in questa prospettiva.


Con riconoscenza e amicizia in Cristo,

GS


"Der theologische Versuch Balthasars macht mich darauf aufmerksam, dass der Eine, von dem wir sprechen, nicht einmal aus einer Ontologie der unentgeltlichen Gabe des Seins abgeleitet werden kann. Diese von Balthasar aufgeworfene theologisch-philosophische Frage ist für mich der entscheidende Punkt, an dem sich unser bewusstes Christsein in der Weltgeschichte entscheidet, die nach Christus auch eine Megareligion wie den Islam hervorbringen wird (vielleicht um uns daran zu erinnern, dass Christus den Vater im Heiligen Geist offenbart hat, nicht sich selbst und nicht einen Geist als dritte Phase der Weltgeschichte).“ (RG) («Il tentativo teologico di Balthasar mi fa notare che Colui di cui parliamo non può nemmeno essere dedotto da un'ontologia del dono gratuito dell'essere. Questa questione teologico-filosofica sollevata da Balthasar è per me il punto decisivo in cui si decide la nostra coscienza cristiana nella storia del mondo, che dopo Cristo darà origine anche a una mega-religione come l'Islam (forse per ricordarci che Cristo ha rivelato il Padre nello Spirito Santo, non se stesso e non uno Spirito come terza fase della storia del mondo)“. Carissimo Ghassan, fondamentalmente quello che ho imparato sull’Islam deriva non da Balthasar, ma da Padre Paolo Dall’Oglio (e un po’ dal padre Christian). E il pensiero espresso nella citazione è mio. Certamente in dialogo con il padre Paolo, ma anche con tutto ciò che ha scritto, anche se forse su questo punto ha una valenza piuttosto  indiretta, il padre del De Lubac sulla posterità teologica di Gioacchino da Fiore. In un certo senso, penso che il motivo teologico ultimo del sorgere dell’Islam sia quello della nostra conversione all’"ex Patre“ del Credo apostolico. E in questo senso si comprende anche che Charles de Jesus pregasse anche per la conversione dei mussulmani! Adrienne con il suo movimento dal Padre al Padre permette di integrare tutto in questo movimento stesso. Concentrarsi solo sul Figlio o solo sullo Spirito negando il Padre, non è la via che porta alla salvezza. Tuo, R 



(Casale Monferrato, il 20.8.25; mercoledì della ventesima settimana del tempo ordinario; san Bernardo di Chiaravalle) Oggi è giornata di pioggia e così rimango a Casale Monferrato e non salgo su al santuario di Crea. Finisco oggi la meditazione che mi ha mandato Renato sul testo di don Giussani del 1969 sui „Sacramenti“; ieri mi sono confessato a Crea seguendo un impulso nato dalla meditazione di questo testo. Un po’ anche perché non volevo fissarmi sul „solo Jeremias“ (il mio padre confessore agostiniano). Tra l’altro la mia meditazione è un rito ed è preghiera nel senso che dice Giussani; non faccio la meditazione perché ne ho voglia; a volte ne ho voglia, a volte vorrei piuttosto commentare la realtà politica, per esempio oggi lo straordinario articolo consigliato da Johannes Varwick di Almut Rochowanski sulla diplomazia non ortodossa praticata in Alaska. Ma torniamo alla meditazione: „La preghiera è un giudizio ed un rito, e basta“. Per questo motivo i Sacramenti sono la preghiera più semplice non tanto perché introducono all’essenziale (in vero non comprendo perché al grande maestro dell’esperienza come cammino al vero piaccia questa parola di Evtusenko), ma perché sono un semplice gesto nella piccola via del quotidiano che ci educa a quel „più“, che la teologia esprime così: non è possibile pensare qualcosa di più che Dio (cogitari nequit). „Quanto più mi sento arido, quanto più mi sento freddo, quanto più mi sento lontano, quanto più mi sento incapace, quanto più mi sento di non saper cosa dire, quanto più sento quasi senza fede, tanto più io grido. Al limite, quando uno è diventato coscientemente ateo, ancora deve pregare: „Dio, se ci sei, rivelati a me“ „(Giussani). Nel dialogo con i  suoi  Gesù insegna loro a  pregare, con parole semplici e facendone comprendere la valenza antropologica; insegna il „Padre nostro“, per questo alla fine delle mie meditazioni si trova sempre l’invocazione: Abba nostro… e poi fa paragoni del tutto chiari per la rilevanza antropologica della preghiera: Lc 11, [9] „Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. [10] Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. [11] Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? [12] O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? [13] Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!“ (εἰ οὖν ὑμεῖς πονηροὶ ὑπάρχοντες οἴδατε δόματα ἀγαθὰ διδόναι τοῖς τέκνοις ὑμῶν, πόσῳ μᾶλλον ὁ πατὴρ ὁ ἐξ οὐρανοῦ δώσει πνεῦμα ἅγιον τοῖς αἰτοῦσιν αὐτόν)“. VSSvpM! Ecco noi abbiamo bisogno dello Spirito Santo (πνεῦμα ἅγιον) e delle verità! Non come formule teologiche, ma come garanzie quotidiane per giungere al quel „più“, di cui parla anche Adrienne! Di cui parlano tutti i grandi maestri e maestre della spiritualità cristiana!  Gesù si esprime così in una giornata calda vicino al pozzo con la samaritana: Gv 4, [23] „Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.“ (ἀλλὰ ἔρχεται ὥρα καὶ νῦν ἐστιν, ὅτε οἱ ἀληθινοὶ προσκυνηταὶ προσκυνήσουσιν τῷ πατρὶ ἐν πνεύματι καὶ ἀληθείᾳ, καὶ γὰρ ὁ πατὴρ τοιούτους ζητεῖ τοὺς προσκυνοῦντας αὐτόν·).

Ieri il sacerdote a Crea mi ha dato come penitenza la preghiera della „Coroncina della divina misericordia“, che ho pregato con grande fiducia: „Gesù io confido in te!“

Ora vorrei arrivare all’articolo di Almut Rochowanski: la sua tesi è già chiara dal titolo; si tratta di diplomazia rischiosa e non ortodossa; normalmente si fanno incontri del genere se è chiaro che si sta arrivando alla fine della guerra; qui le carte sono ancora da giocare, come lo furono ad Istanbul nella primavera del 2022 e il tentativo di pace fallì perché gli alleati europei di Zelensky gli dissero di non firmare l’accordo. Ora tutto è peggiorato (in morti e distruzioni) e solo un estraniamento dalla realtà non permette di capire ai politici occidentali che l’Ucraina sta perdendo la guerra - anche la grande Giorgia Meloni, grande perché unica politica di rango in Europa a raggiungere anche la posizione della Weidel e di Orban, pensa che aver inviato le armi in Ucraina abbia stabilizzato la situazione. Comunque grazie a Dio lei si trova vicino a Trump (anche al tavolo). Direi con ancora più chiarezza della già chiarissima giornalista bulgara, che il giudizio del tutto sbagliato è quello su Trump: non è un narcisista o per lo meno non più di quello che lo sono anche gli altri, ma la persona che ha messo in moto trattative di pace, che se falliranno sarà solo perché gli europei non la vogliono la pace, ma la sconfitta della Russia. Trump sta davvero meritando il premio nobel per la pace! Trump e il suo team sanno che si deve parlare dei motivi profondi del conflitto se si vuole davvero che il massacro finisca e la maggioranza delle persone in Ucraina, secondo una statistica citata dalla Rochowanski, vuole le trattative. Non so cosa pensino i tanti ucraini della diaspora. Per quanto riguarda il fatto che Putin abbia usato la violenza vietata dal diritto internazionale per risolvere i problemi direi che non è l’unico! Chi lo pensa o è cattivo, probabilmente lo è o è cretino! Leone XI ci invita a pregare; preghiamo lo Spirito Santo proprio per questo.

Alessandro nella versione odierna riassume così il pasticciaccio nel quale ci troviamo: „Il giorno dopo l’incontro di Washington fra Donald Trump, Volodymyr Zelensky e i leader europei, e cinque dopo quello in Alaska, è all’ insegna delle provocazioni, dei ripensamenti e della prudenza. La trattativa va avanti ma non è facile mantenere i nervi saldi. Vladimir Putin dal Cremlino provoca e propone beffardamente Mosca come sede del faccia a faccia con Zelensky. Dall’altra parte del tavolo, l’opinione pubblica europea sembra quasi indispettita dal dialogo a tre alla Casa Bianca. La linea è quella dell’inglese Guardian che scrive: “Dal vertice americano tanto fumo e poco arrosto”. Del resto, proprio gli inglesi fecero fallire l’accordo turco di tre anni fa. Il giorno dopo tutti i principali attori si rendono conto che nella trattativa dovranno perdere qualcosa e in parte anche la faccia. Scrive Avvenire con Fulvio Scaglione: «Fino a pochi mesi fa, Putin considerava Zelensky un presidente illegittimo e quindi un interlocutore da non prendere in considerazione. Zelensky, per parte sua, aveva persino fatto approvare un decreto per vietare qualunque trattativa con la Russia finché Putin fosse stato al potere. Adesso, a quanto pare, i due si incontreranno. Il peso della realtà comincia a farsi sentire».Non a caso proprio ieri, nella crescente difficoltà diplomatica, papa Leone XIV ha voluto pronunciarsi per la prima volta esplicitamente. E lo ha fatto per dirsi ottimista sui negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina e in qualche modo incoraggiare i potenti della terra. Nonostante le difficoltà che sembrano permanere, «c’è speranza», ha detto ieri parlando ai giornalisti prima di lasciare Villa Barberini a Castel Gandolfo per fare rientro in Vaticano. «Ma bisogna ancora lavorare molto, pregare molto e trovare la strada per andare avanti». Quando poi gli hanno chiesto se abbia sentito il presidente degli Stati Uniti e gli altri leader coinvolti in queste delicate trattative di pace, Leone XIV ha risposto: «Qualcuno di loro lo sento continuamente»“(AB). VSSvpM! 

Ho continuato la lettura di Dotto (MR). Condivido con lui l'esigenza di una definizione operativa di verità, quella che propone Don Giussani: „la via al vero è un’esperienza“, è una tale definizione operativa, mi piace anche questo cercare „il principio e il fondamento della realtà“, ma non nel senso di Schelling, piuttosto nel senso di Ignazio, non so bene a cosa pensi, però, concretamente il professor Dotto quando parla in questo modo, comunque sono d'accordo con lui che una verità che non salvi, non è operativamente interessante, che una verità che non ci renda felici non corrisponde a ciò che cerca il cuore dell’uomo. Quindi è giusto parlare anche di un gusto della verità, della verità come cibo materiale spirituale e quindi anche questa coniugazione che fa il prof. Dotto tra verità e felicità mi interessa molto: sulla questione della universalità della verità lui si trova in movimento oscillatorio tra la percezione di ciò che è vero per la singola persona e l'esigenza di una educazione universale. Insomma, di una idea della paideia nel senso greco del termine. Io però non penso che questa verità educativa sia un „valore aggiunto“ (MR, 25), ne penso che si possa parlare del successo della scienza e della tecnica senza formularne anche la criticità…probabilmente si dovrà trovare un equilibrio tra l'opzione ontologica dell’essere andato perduto di Heidegger e questa posizione scientifico-operativa del professor Dotto; concordo sul fatto che ci debba essere a priori un’ integrazione tra noi e l’universo, tra il microcosmo e il macrocosmo, anche per aver successi scientifici e tecnologi, ma ritengo anche con Heidegger che la scienza non esiste, esistono gli scienziati ed esistono le tecnologie che hanno certamente una grande presa sul reale, ma che implicano anche grandi tentazioni (Oppenheimer). Chi può mettere in dubbio tutto ciò? Ma proprio in questo punto e cioè che la forza della scienza (meglio degli scienziati) e delle tecnologie (meglio dei tecnici) deriva dalla formulazione di leggi e principi che descrivono relazioni causa-effetto specifiche misurabili e che questo permette di prevedere nuovi fenomeni di modificare lo sviluppo eccetera… tutto questo è vero, ma è anche vero che si può morire di cancro anche ad Heidelberg, che ha una clinica universitaria tra le più capaci del mondo. Questo, però,  non è ancora il nocciolo della questione, perché se la tecnica non funziona ora, se la scienza non sempre funziona, possiamo infine pensare che un giorno funzionerà. Il vero nocciolo della questione è che la verità stessa non è un ragionamento, neppure un ragionamento operativo (sebbene metodi comuni siano sono necessari agli scienziati, ma anche la disponibilità a superarli se necessario) neppure un ragionamento operativo di successo, ma è una persona e quando Cristo ci invita a meditare nello spirito e nella verità ( ἐν πνεύματι καὶ ἀληθείᾳ)  ci invita a meditare in Lui ,a fidarci di Lui. Vi è vera gioia solo nella fiducia. Tutto dovrà essere integrato in Cristo, certo nel rispetto di una molteplicità di metodi di ricerca ed ermeneutici, ma pur sempre guardando verso quell’Uno, lasciandoci attrarre da quell’Uno che ci ha donato una gioia che ha sopportato la Croce e la discesa all’inferno…

Bernardo di Chiaravalle: “Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare” (Dicastero delle Cause dei santi). Memorare

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ho comprato un deambulatore a mia mamma e con esso siamo andati prima a mangiare a Frassinello e poi al cimitero dai nonni e da mio papà; è un bel prodotto rosso che piace tanto a mia mamma, intendo il colore, e comunque è anche comodo e stabile, perché arrivati alla tomba ha potuto sedersi su di esso, per riposarsi…

Storie di famiglia. Quando eravamo al ristorante mia mamma ha raccontato della sua unica esperienza di mondina nelle risaie vicino a Suzzara; andò nei campi con la sorella più grande, la seconda, ma dopo qualche ora le fece male alla schiena e si rizzò; il sorvegliante e capo le disse che non ci si alzava durante il lavoro e mia madre gli rispose che le faceva male alla schiena e che si mettesse lui così inchinato per ore. Questo provocò una sgridata del capo; le altre ragazze mondine dissero alla sorella di mia mamma, zia Eda che il capo avrebbe licenziato mia mamma; la sorella più anziana si sentì  in dovere di andare a parlare con il capo e di scusarsi per l’impertinenza della sorella; il capo sorprendentemente si mise a ridere, lo avrebbe voluto fare anche quando sentì la risposta di mia madre, ma doveva per l’appunto fare il capo e non perdere la faccia di fronte alle altre mondine; insomma, per quanto lo riguardava, la faccende non avrebbe portato conseguenze…ma mia madre come mondina non ci lavorò più, anche perché era molto giovane, forse meno di quindici anni…

Lunga telefonata con Johannes, sembra ci sia una via di uscita per trovare un lavoro…

(Dopo) Vedo che ci sono momenti di angoscia; vedo che tanti giovani hanno attacchi di panico e che soffrono di angoscia, ma non credo che vi sia „una necessità generale del male“ (Schelling). Vi è piuttosto un „senso necessario dell’essere“ (Ulrich), che consiste nella gratuità dell’amore. Non penso che Dio debba superare tristezza ed angoscia trionfando sul suo „fondamento“; un fondamento cupo, come abbiamo visto ieri. Ci sono certo percorsi psicologici per trasfigurare il dolore e l’angoscia in gioia, ma credo che noi usualmente siamo risvegliati alla gioia prima di far esperienza del dolore. La prima esperienza è quella dell’acqua materna, la nascita stessa è certamente dolore, in primo luogo per la mamma, ma visto il piangere dei bambini è possibile che vi sia un’esperienza del dolore anche per essi, anche solo nel doversi abituare a respirare l’aria. Ci sono gravidanze in cui si vomita tanto, ma per il bambino credo ci sia dapprima la pace nell’acqua materna. E per la madre, spesso la gioia di aspettare un bambino o una bambina. Schelling distingue tra „necessità del male“ e „giustificazione del male“; questo è già un passo importante, ma non credo che sia vero che „se non ci fosse dissidio, non potrebbe divenire reale l’amore“. Credo che Schelling si trovi nell’atmosferica teologica protestante della natura totaliter corrupta; ma io non credo che la natura lo sia: Adamo ed Eva, nel riconoscimento di essere una carne sola (carne della mia carne), si sono amati prima del dissidio. Forse ha ragione lui e non io a dire che il male è qualcosa di reale, non solo privazione del bene. Ma questa realtà ha una dimensione storica e non ontologica: la natura non è totaliter corrupta: anche dalla presenza dei cobra nelle risaie dello Sri Lanka ci si può difendere, per esempio cantando…

„Perdonare non significa negare il male, ma impedirgli di generare altro male. Non è dire che non è successo nulla, ma fare tutto il possibile perché non sia il rancore a decidere il futuro.“ (Leone XIV, catechesi odierna).


(Santuario diocesano della Madonna di Crea, il 19.8.25; martedì della ventesima settimana del tempo ordinario) Lasciando Casale Monferrato e il tempo caldo ed afoso di questi giorni di agosto, un caldo che può essere subito piuttosto che contemplato, cominciano le colline che con i loro movimenti lievi danno inizio alla contemplazione mattutina; Crea si trova piuttosto su un colle che su una collina lieve, lo si vede da lontano perché svetta sulle colline, vi sono altri colli, che con le loro torri offrono uno sguardo davvero ameno sul Monferrato, io vengo qui perché c’é Maria, che viene venerata dal tempo di Sant’Eusebio e le chiedo la grazia di una buona decisione per dove debba passare mia mamma il suo ultimo tratto di vita, visto che andando via Mercandelli a gennaio le entrate diminuiranno. Mia mamma ha per ora una buona soluzione per la sua vita, con persone che l’aiutano e qualche amicizia e poi con don Giuseppe che la segue. 

Per quanto riguarda la contemplazione essa non ha solo un carattere estetico, come contemplazione della natura e dell’intervento dell’uomo nel paesaggio, ha certamente anche una dimensione teodrammatica, che implica esperienze forti o la meditazione della Parola e delle parole di commento alla Parola che ci aiutano a comprendere il Signore. In questo diario della speranza, ho meditato spesso in dialogo con Newman e la von Speyr, ma in questi giorni nel Monferrato ho cominciato ieri a meditare il testo di Don Giussani sui Sacramenti che mi ha inviato Renato.

„Il più grande delitto nostro è quello di dimenticare Gesù Cristo“ (Don Giussani, ibid. 1969). Questo è in nuce il contenuto della meditazione di ieri; oggi Giussani ci fa fare un nuovo passo sulla coscienza del proprio niente e sul desiderio del compimento. Quello che dice don Giussani sul sacramento della confessione è davvero molto bello; non ci si va a confessare per un diritto al Mistero; ci si va perché si è coscienti che non siamo capaci di migliorarci, siamo incapaci di uno sviluppo. Se ne fossimo capaci non avremmo bisogno della formalità della confessione; l’impurità ritorna in modo ciclico, almeno in me; forse le tentazioni del potere ci sono ogni giorno. Quando Balthasar diceva di non andare troppo spesso a confessarsi, ma di portare il peso delle conseguenze del peccato, non intendeva negare ciò che dice don Giussani o quello che dice san Filippo Neri: non sono capace a migliorarmi, quindi non c’è bisogno che mi prolunghi la vita, se questo è il motivo. Comunque a me aiuta anche quello che dice don Giussani: „Dio cambiami tu, perché non sono capace di cambiarmi da me“. Poi per quanto riguarda il tema delle donne e l’idea geniale dell’abate Gaston, a me sembra davvero geniale anche la sincerità di colui che si confessa: „Come faccio a pentirmi? Era una cosa che mi piaceva, se ne avessi l’occasione lo farei anche adesso. Come faccio a pentirmi?“ L’abate ci pensa su e poi gli chiede: „Ma a te rincresce che non ti rincresce?“ Ora in vero è molto interessante, lo dico prima di procedere,  che il tedesco arrestato dai francesi che si confessa dall’abate, parli di donne e non per esempio delle persone che ha ucciso in guerra. Parli di una cosa che gli fa piacere e che in fondo nella guerra è anche un po’ normale; come la ciclicità dell’impurezza lo è; ora in un certo senso ci sta anche la confessione degli atti impuri, non solo con le donne. Ma se davvero si è sinceri, bisogna domandarsi come mai ci rincresce, come mai ci rincresce di essere impuri; non credo per il piacere del sesso, questo faccio fatica anch’io a vederlo come peccato; ma perché in un atto impuro in qualche modo, se si è sposati, si offende la propria moglie, più che Dio (don Giussani insiste sul fatto che si offende se stessi). Il Salmo 51 di Davide ci dice che il re ha peccato solo contro Dio; ma quello che ha fatto lui non era solo sesso, ma manipolazione dell’altra persona e l’uccisione del marito della donna con cui aveva avuto sesso. Se si guarda un video porno non si è ucciso qualcuno, ma è vero che si usa di uno strumento (della macchina) che non sappiamo quanto abbia costato agli altri in perdita di libertà: al proletario pornografico e a chi ci guadagna, etc. Insomma abbiamo ridotto tante persone a cose ed anche se si tratta della fantasia, intendo quella di cui siamo registi, rimane il fatto che davvero tante persone sono ridotte a cose e questo in vero dovrebbe essere oggetto di rincrescimento…Perdiamo quel calore di cui parla Santa Teresa benedicta a Cruce; chiedo la grazia dell’ampiezza, del silenzio, del vuoto di me stesso, del calore e della chiarezza. 

„È più grande la misericordia di Dio che il peccato“ (Don Giussani). Ciò non è consacrazione dei nostri peccati, tanto meno della corruzione. Non è un invito ad un’adulterio sistematico e latente e tanto meno ad una corruzione sistematica e latente. Ma è molto bello che don Giussani precisi, quello che abbiamo imparato da Papa Francesco negli ultimi tempi, che la Comunione non è un premio per perfetti, ma un grido di aiuto: „è il grido di un povero, di un derelitto, che non capisce e non sente più nulla. È un fidarsi che quel „più“ che è Dio e che è presente qui ed opera con noi.

Caro Roberto, che bello ricevere Sue notizie e il Suo testo in cui rende omaggio al Dr. von Balthasar e alla sua opera, consentendoci ancora una volta di accedervi, e non solo a noi. Grazie mille! Come stata e tutta la famiglia? Verrà a Passau per il convegno sul Prof. Ulrich? Susanne ed io ci saremo. In questi giorni è bello stare a Basilea, dove siamo in tanti. Cari saluti anche a Konstanze. Marie-Elisabeth 

Caro Roberto, Non so come tu faccia a leggere e scrivere cosi’ tanto e in cosi’ poco tempo !  Mi piace molto quel che ho letto sull’  “attrazione singolare” di cui scrivi.  Io ho pero’ bisogno di poche parole su cui focalizzarmi, altrimenti affondo. Ma vediamo se riusciamo a stabilire un dialogo produttivo nel prossimo futuro, dopo il 28 Agosto,…..Tanti cari saluti da Pollone, GP

Nel suo libro MR che sto meditando in questi giorni Dotto ha un sano realismo che me lo rende molto simpatico; faccio un esempio: le domande filosofiche fondamentali ci distinguono dagli animali, ma quasi nessuno se le pone nella vita, se non in una crisi, e fino a questa crisi le persone gestiscono bene la loro vita anche senza di esse e per quanto riguarda la verità: essa „può quindi essere percepita in modo diverso, o addirittura completamente dimenticata, in ore diverse della giornata“ (MR, 21); per quanto riguarda le formule ontologiche Dotto le usa: „fondamento ultimo dell’essere“, „oceano dell’essere“; io su questo devo dire che le comprendo solo se l’essere stesso (tutto il reale) è un dono di amore gratuito, se no le formule stesse non mi dicono nulla, tanto meno il problema del „fondamento“ che mi sembra piuttosto una forma di essenzializzazione del reale; Dotto non corre questo rischio per il suo modo molto realista di pensare. Ogni forma di essenzializzazione non permette di comprendere la „piccola via“ nella quale il dono dell’essere diventa occasione concreta di amore. 


Caro Roberto,


è stato un grande piacere conoscerLa e condividere con Lei del tempo prezioso. La ringrazio anche per l’articolo, che ho trovato molto bello.


Vorrei chiederLe se, da Lei o da Ferdinand Ullrich, esistono studi che possano aiutarmi a comprendere meglio la differenza tra la scientia discorsiva e la scientia divina: cioè la conoscenza intellettuale delle scienze e la conoscenza viva di Dio. In particolare: è possibile parlare di una conoscenza che faccia realmente crescere la persona in tutte le sue dimensioni? E quali sarebbero le condizioni di possibilità per una conoscenza di Dio come Amore?

Ho intuito che la filosofia di Ullrich si fonda su una relazione d’amore tra esseri, e quindi anche la conoscenza di Dio non può prescindere da questo legame. Ora, studiando teologia, vedo quanto l’intelletto sia necessario, ma mi chiedo come possa diventare via per una vera crescita nell’amore di Dio.

Sul fondo della mia domanda c’è anche l’articolo di Balthasar su teologia e santità e sul valore dei Padri della Chiesa per il nostro tempo.

La ringrazio fin d’ora per la Sua attenzione e per l’aiuto che potrà offrirmi, dalla Sua esperienza personale o attraverso Ullrich e altri autori.

Con viva gratitudine, Ghassan Sahoui SJ - Carissimo Ghassan, grazie per le Sue righe piene di calore. Io mi sforzo in un diario quotidiano di fare proprio quel passaggio di cui parla; in esso vi sono anche tante considerazioni politiche, ma per lo meno ogni mattina una meditazione. Le invio il link. Per quanto riguarda Ulrich vi è un piccolo libro sulla preghiera della Johannes Verlag che può essere di aiuto, ma in vero erano gli incontri con lui che testimoniavano l’amore di Dio. Balthasar consigliava sempre di leggere bene almeno uno dei Padri della Chiesa. Le invio anche un link di un mio articolo su Balthasar. Io credo che ci si  debba aiutare anche con un’amicizia in Cristo, forse l’intuizione più bella di don Giussani: metto la sua lettera nel mio diario, perché non contiene nulla di privato e penso possa far riflettere anche altri. Suo, Roberto 


Per quanto riguarda l’incontro di ieri nella Casa Bianca Johannes Varwick, che è un politologo eccellente, scrive in X: devo pensarci su più a lungo, non posso ancora interpretare i diversi segnali che ci giungono da Washington. Ma almeno di una cosa ne sono grato e cioè che Donald Trump abbia allineato davanti a se, alla sua scrivania: Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen, Friedrich Merz, Emmanuel Macron, Keir Starmer, Volodymyr Zelensky e Mark Rutte. Alessandro Banfi si sbilancia su un giudizio che registra il cambiamento di atmosfera: „La notizia di oggi all’alba è che Vladimir Putin ha accettato di incontrare Volodymyr Zelensky entro i prossimi giorni. Il faccia a faccia fra i due nemici si terrà in una località ancora da definire e sarà seguito da un trilaterale con Donald Trump. Il secondo round di colloqui ieri a Washington culminato nell’ incontro tra il presidente ucraino e quello americano, poi allargato ad altri sette leader europei (fra cui Giorgia Meloni) sembra avere aperto una fase nuova. Zelensky, in tutt’altro spirito rispetto al primo burrascoso colloquio nello studio ovale, ha spinto per ottenere garanzie di sicurezza e lo scambio di tutti i prigionieri di guerra, misure considerate fondamentali per un accordo. Trump ha promesso al presidente ucraino che gli Stati Uniti contribuiranno a garantire la sicurezza dell'Ucraina, con il sostegno dei Paesi europei. È la prima volta che gli Usa accettano la prospettiva di un coinvolgimento diretto. Zelensky ha commentato la mossa americana come “un importante passo avanti”, aggiungendo che le garanzie sarebbero state "formalizzate su carta entro la prossima settimana o entro 10 giorni”.“ (AB)

Mi sono confessato al santuario; oggi c’era anche la possibilità dell’indulgenza plenaria.  PS Don Giuseppe non crede alla sensatezza di una tale pratica, perché l’aldilà è anche aldilà dello spazio e del tempo e così non avrebbe alcun senso diminuire il tempo del purgatorio. Io mi fido di più della dottrina della Chiesa e penso che forse il purgatorio è un tempo di mezzo, come abbiamo imparato in Narnia e così anche l’indulgenza plenaria ed in genere le indulgenze hanno il loro senso. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ricordi di famiglia. Mia mamma parla sempre di una sua nonna, cioè una mia bisnonna, che irradiava bontà. Questo mi ha fatto pensare anche all'altra bisnonna, da parte di mio papà, Matilde (a) che ha passato sette anni da cieca, senza lamentarsi, alla fine della sua vita. Per quanto riguarda i nonni materni, il nonno Orazio era un uomo buono, nei racconti di mia mamma, se non aveva bevuto. Comunque era cattivo, quando aveva bevuto, piuttosto con la nonna Zaira, non con i bambini - mia zia Nina, che aveva tredici anni più di mia mamma e come quindicenne era già andata a lavorare dai ricchi e quindi in vero non era più a casa; mia zia Eda, zio Giovanni e mia mamma. Mia mamma bimba diceva sempre alla nonna Zaira di tacere quando il papà era ubriaco, ma lei non taceva e così il nonno Orazio la picchiava. Così ho detto a mia mamma che quando Orazio morì forse la nonna sarà stata contenta, ma lei rispose che non era così, perché questo nonno Orazio era stato l'amore della sua vita. Con lui aveva avuto già la zia Nina,  quattro anni prima del matrimonio. Orazio era un fascista, che è andato in guerra come volontario, sebbene non avrebbe dovuto perché aveva tre figli. Del dopoguerra mia mamma racconta per esempio di una scena in cui un partigiano gli sputo in faccia, di fronte alla sua bambina, cioè di fronte a mia mamma. Io ho detto a mia mamma che anche questi partigiani non si sono sempre comportati bene, perché non si sputa in faccia ad un padre di fronte alla sua piccola. Mi ha risposto di sì: c'erano dei buoni e cattivi da entrambe le parti.

Schelling-Pareyson. Nel passaggio dalla filosofia dell’identità a quella della libertà cambia anche la natura del male. Nella prima il finito è nulla (in senso nichilista) e il male è irreale. Nella seconda il finito è alcunché di positivo, ma in questa visione del mondo il male è reale. La filosofia dell’essere come amore gratuito (Ulrich) è senz’altro una filosofia della libertà, che pensa in modo analogico, non identitario. La sostanza finita è per Ulrich qualcosa di positivo, solo in essa il dono dell’essere diventa esistente e sussistente; se no esso in sé è piuttosto „non subsistens“; il male ha una sua sussistenza, come rifiuto consapevole del dono di amore gratuito; l’espressione di Schelling: il male ha la sua origine nel cupo fondamento dell’esistenza divina“, non mi convince. Non vi è alcuna oscurità in Dio; e non esiste neppure una „tormentata vicenda“ di Dio, nella quale quest’ultimo supererebbe il male e il fondamento oscuro (anche se antropomorfismi del genere sono presenti nell’AT). Nelle processioni trinitarie e nell’obbedienza del Figlio è fondata la possibilità di „unterwandern“ (abbracciare dal di sotto) l’abisso dell’uomo e la sua possibilità di scegliere il male, ma questa possibilità trinitaria è libero amore, non „fondamento“. L’inferno stesso non è cupo, ma è il luogo della giustizia di Dio. Che cosa è il male per Schelling? „ Il male vero e proprio è un atto della libertà, che rifiuta la luce dell'intelletto e la volontà del bene“; la libertà e la volontà non sono alcunché di negativo in sé. Lo diventano in quanto scelta, „che con libero atto può staccarsi dalla volontà universale e pretende di sostituirsi ad essa, può rifiutare il bene e preferire la colpa, ma può anche restare congiunta al centro donde ha preso le mosse, rimanere fedele al vincolo originario che tiene uniti i principi in Dio“ (Pareyson, 16). In Gen 3 il male esiste prima di qualsiasi scelta dell’uomo, questo lo concede anche Schelling. Ma non vi è dubbio che Eva ed Adamo non scelgono di fare quello che voleva Dio e che come ogni decisione di Dio ha un carattere universale. Per Schelling la scelta del particolare sull’universale è male. Bergoglio parlava di una priorità dell’universale sul particolare, ma a me sembra che non sia neppure negabile che vi sia una dialettica tra vicino e lontano che ci fa sentire il particolare più vicino per l’appunto, più caloroso. Credo che sia necessaria un equilibrio tra particolare e universale. Per quanto riguarda la parola „fondamento“ io penso che in essa si nascondono tante tentazioni; non vi è un fondamento cupo, ma un atto di amore e di luce en arché.  Ma almeno su un punto si dovrà dare ragione a Schelling: „ il male è tanto più reale quanto più spirituale, cioè derivabile unicamente dalla libertà umana e dalla volontà dell'uomo: in ciò consiste il suo carattere diabolico, distruttore, contraddittorio: proprio perché la volontà è spirituale essa può per una sorta di distorta nostalgia, presentarsi come universale proprio nella sua particolarità, col risultato di portare ad un „positivo pervertimento o sovvertimento dei principi““ (16-17). 

Infine vi è secondo me anche una tentazione grande nel passaggio dalla filosofia dell’identità a quella della libertà: „ si giunge ad una teologia della storia che ha nell'uomo il suo passaggio obbligato e il suo centro, in quanto non soltanto Dio è oggetto di una considerazione antropomorfica, ma antropomorfizzata è anche la natura, la quale è vista totalmente attraverso l'uomo, decaduta con lui e sollevata con lui“ (17). Non vi è dubbio che l'uomo ha per esempio il compito di governare la natura, di dare il nome agli animali, ed è anche vero che senza un certo antropomorfismo non è possibile esprimersi né a riguardo di Dio né a riguardo della natura, allo stesso tempo però sia l'uomo che la natura stessa sono espressioni della gloria di Dio e non solo e non primariamente alcunché di decaduto.

Non vi è dubbio che vi sia la notte! E non vi è dubbio che sentiamo la cupezza. Il sistema di Schelling ha il vantaggio di spiegarne il fondamento divino; nel mio pensiero filosofico sembra che la notte accada senza un fondamento e quindi un senso. Al principio Dio ordina notte e giorno ed anche la notte ha la sua luce e le sue luci; la cupezza di azioni come i crematori in Auschwitz, come le guerre prolungate in epoca atomica sembrano cercare il loro fondamento; ma direi che in questo senso il male è solo mancanza di senso, non qualcosa di reale. Reale è solo Dio! Comunque credo che qui il confronto con Pareyson e Schelling debba procedere…

(Santuario diocesano della Madonna di Crea, il 18.8.25; lunedì della ventesima settimana del tempo ordinario) „Il dramma cristiano avviene a livello del singolo, a livello della persona, e il resto ne deriva“ (Luigi Giussani, Eucaristia: una realtà presente, Svizzera Friburgo, 1967). È un testo che mi ha mandato Renato Farina. Il primo passo che ci fece fare don Giussani in quel suo contributo è quello di comprendere che il Mistero è familiare ed in forza di tale familiarità, non „come ad una pratica di pietà“ ci invita ad essere fedeli ai Sacramenti. Parte dalla scena nella quale Giovanni, l’amico preferito di Cristo, gli mette la testa sul suo petto è gli chiede chi lo tradirà; è Pietro, l’autorità della Chiesa, che vuole saperlo. Gesù è cosi familiare con Giovanni che gli risponde, così che anche Pietro lo saprà; Giuda invece se ne va dalla familiarità con Cristo. Ad un certo punto Giussani dice, non meno coraggioso di Mancuso, il quale afferma che non si può dire „Deus est“, dicevo don Giussani dice che non si tratta più di un Dio senza contesto familiare, ma di un Dio che può essere percepito solo in questo contesto. „L’uomo davanti a Dio è in questo contesto: non è più „Dio“,ma è questo contesto, è uno, una realtà cui uno può appoggiare la testa“ (Gius). Superato il „Deus“ Mancuso, però, ci offre una universalità culturale; mentre Giussani ci offre una cattolicità familiare; cattolicità perché vale per tutti; si tratta di un metodo universale; i Sacramenti sono un metodo universale, come è universale l’amicizia concreta tra Giovanni e Gesù. Quando insisto che ci si debba „decentrare dal carisma“, a parte che sto seguendo una parola di Pietro (Papa Francesco, marzo del 2015), non intendo che si debba abbandonare il metodo della familiarità; io lo vivo con mia moglie, l’ho vissuto a Pollone con Ciro e con le altre persone, lo vivo ora con mia mamma, che mi porta oggi a mangiare con don Giuseppe, che lei chiama „don“; l’ho vissuto con don Andrea, che ora però se ne va; e poi cerco di viverlo anche con qualche amico di CL, ma in vero sono loro che non hanno mai tempo, o un tempo misurato (o istituzionalizzato), con qualche eccezione. Solo che io non ritengo che la partecipazione ai gesti di CL sia un metodo esclusivo; con quel metodo avrei più familiarità con l’autostrada che con delle persone, visto che il ciellino più vicino vive a tre ore di macchina da me, andata e ritorno; poi l’anno scorso quando sono andato al meeting, a parte l’incontro con Alessandro, non mi sono mai sentito così solo; e non è che io abbia pretese ideali di incontro, ma semplicemente di una familiarità semplice che non ha neppure il bisogno di correggerti sempre, perché così accade solo che uno si blocca. Gli incontri nella diaconia allargata in Germania avevano per me solo un effetto: lasciare sola mia moglie, per persone che ti danno la sensazione che sei „strano“. Ora è probabile che vi siano persone più avanti spiritualmente di me, ma è anche vero che Giussani lo ripete in continuazione: il cambiamento ci sarà, quando Dio vuole, perché è grazia. Poi per chi mi conosce sa che il mio bisogno di filosofia non è il bisogno dell’essenziale. L’essenziale è una parola pericolosa, come dice anche don Giussani rimandando a Evtusenko. E come ho imparato da Ulrich.Il dramma è se io (!) non riconosco Cristo! Quelli sociali sono piuttosto un riflesso di questo dramma. 

Sulla questione della guerra in Ucraina, siamo in ore decisive; questa guerra è stato il tema politico più seguito nei miei diari. Alessandro, come al solito, ci aiuta a comprendere nella versione, cosa sta accadendo in queste ore: „L’accordo non c’è ma la pace è più vicina. È uno dei paradossi di questi ultimi giorni. Il vertice in Alaska non è finito con un patto blindato fra Donald Trump e Vladimir Putin, né con un cessate il fuoco, ma ha messo in moto il primo vero momento diplomatico sulla guerra in Ucraina da tre anni a questa parte (se si esclude la trattativa di Istanbul della primavera del 2022, fallita all’ultimo per volere inglese). Difficile capire bene quale sia la posta in gioco perché i giornali sono condizionati dalle loro posizioni, che sono poi quelle dei leader politici e Paesi di riferimento. E dai loro wishful thinking. E soprattutto perché sui contenuti dell’accordo, forse per la prima volta dall’inizio della sua presidenza, Trump ha scelto il silenzio, rispetto alla ribalta mediatica. Così come il Cremlino, ma questo invece fa parte di una lunga tradizione. Il terzo interlocutore principale, Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina aggredita e vittima {questo è vero, ma è anche una concessione al mainstream; RG} , teme di essere costretto a cedere territori in cambio di pace ed ha chiesto ieri all’Europa di sostenerlo. Il presidente ucraino vuole ribaltare lo schema: prima ci sia un cessate il fuoco e poi inizino le trattative. Nell’altra giornata decisiva di oggi, il presidente sarà per così dire “scortato” da ben 9 leader europei, compresa la nostra premier Giorgia Meloni. È un secondo decisivo round. «È un giorno importante alla Casa Bianca: non ho mai avuto così tanti leader europei contemporaneamente, è un grande onore per me ospitarli», dice ora Trump. Che accenna preventivamente al contenuto del confronto, ricordando a Kiev: «Non si può riavere indietro la Crimea data da Obama 12 anni fa senza che sia stato sparato un colpo e non si può entrare nella Nato da parte dell’Ucraina». Dalle dichiarazioni di Marco Rubio e Steve Witkoff si capisce che nello schema Usa l’Ucraina dovrebbe accettare la cessione di pezzi del Paese alla Russia in cambio di garanzie che la sua indipendenza sarà tutelata con forze di terra (europee-americane). Trump vorrebbe già venerdì riunire Putin e Zelensky intorno ad un tavolo. Impresa ardua. Finora i più duri fra gli europei sono apparsi Emmanuel Macron («Putin vuole la capitolazione di Kiev») e Ursula von der Leyen («L’Ucraina deve essere un porcospino d’acciaio»). Ma Friedrich Merz e soprattutto Meloni vogliono mantenere l’unità occidentale con Washington…Papa Leone XIV con una sola frase ieri nel post Angelus da Castelgandolfo, senza mai citare i vari vertici di questi giorni, ha dato la chiave per l’interpretazione di chi ha a cuore anzitutto la fine della guerra e le sofferenze dei popoli. Ha detto: «Preghiamo perché vadano a buon fine gli sforzi per far cessare le guerre e promuovere la pace; affinché, nelle trattative, si ponga sempre al primo posto il bene comune dei popoli».“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Credo che anche su questo punto di Leone XIV Alessandro abbia visto in modo molto preciso. Sono anche molto grato che in Israele sta crescendo l’opposizione interna all’amministrazione Netanyahu. 

Come lettore attento di Ernst Jünger trovo questa osservazione di Gian Paolo Dotto molto affascinante: „ la distinzione tra uomo e animale non è assoluta e anche gli animali sono, almeno in parte, dotati di autocoscienza. Anche un ragno sente il pericolo, oltre che l'attrazione per il cibo. Le formiche e le api conoscono il loro posto nella società e per la loro società sono pronte a lavorare o a morire. Anche l'essere più piccolo, un batterio, riceve impulsi e segnali che sa decodificare per dirigere il proprio comportamento.“ (Morte e Risurrezione (MR), 16). Nella grande crisi del nazismo, quando Jünger si trasferì a Goslar, si occupò più di insetti che di problemi politici. La collezione di coleotteri di Jünger è sterminata. Anche Balthasar in „Teologica I“ aveva messo in evidenza come vi è un’intimità non solo nell’uomo e il Francesco della Cavani diceva che si può imparare anche dalle pietre. Cosa gli chiede in frate? Il silenzio. La casa di Goethe a Weimar contiene anche una collezione grandissima di pietre.  Dotto ha anche una sensibilità grande sia per le grandi crisi (quando ci viene a mancare una persona cara…) sia per l’equilibrio instabile che ripercorre dall’adolescenza fino alla vecchiaia la nostra intera vita. E giustamente sa che il ragionamento da solo non basta, c’è bisogno della „ragione intuitiva“ (MR, 18). 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Dopo aver mangiato con mia mamma e don Giuseppe sono ritornato al santuario dove ci sono tavoli e un posto comodo da sedere, ombra ed abbastanza silenzio, ed anche un po’ di vento. 

Ho continuato a leggere l’introduzione di Luigi Pareyson agli scritti sulla filosofia, la religione e a libertà di Friedrich Wilhelm Joseph Schelling. Non arrivo impreparato a questa lettura densa, perché in dialogo con Balthasar (che lesse Schelling fino alla morte) ed Ulrich non ho perso l’accesso a questi temi. In questo modo incontro di nuovo la figura di Franz von Bader, che aveva messo nella giusta direzione l’intuizione cartesiana sul cogito: „cogitor ergo sum“, „amor ergo sum“. Se pensiamo l’assoluto in relazione all’uomo, allora se davvero si vuole superare una qualsiasi forma panteistica della realtà per giungere ad una filosofia della libertà, si dovrà, come ha fatto Schelling, giungere alla comprensione che solo nella personalità c’è vita, che il volere è una forma originaria dell’essere e che solo ciò che è personale può curare ciò che è personale. Franz von Bader ci fa comprendere che ultimamente sarà necessario superare qualsiasi forma di attivismo, anche ontologico, per comprendere che questa persona non è solo oggetto del nostro amore, ma ci ama a sua volta ed in vero dapprima (penso anche al primerear di Papa Francesco). Questa tendenza alla personalità nel pensiero di Schelling può essere vissuta come superamento di una filosofia della natura, ma vorrei dire, seguendo su questo Jünger e Dotto, che sarebbe meglio trovare in tutto, in tutto l’universo, nei ragni e nei delfini, ma anche nei batteri un’analogia con la libertà stessa (vedi dialogo „interiore“ di questa mattina con Dotto). L’estetica teologica di Balthasar ci educa anche a trovare un’analogia con le figure attraenti in tutto l’universo, senza perdere la „singolarità“ di Cristo. Oltre a questa dimensione estetica, Balthasar ci conduce fino al teodramma che Pareyson-Schelling comprendono così: “alla prospettiva del panteismo vero e proprio si sostituisce allora quella dei rapporti fra uomo e Dio, il che significa che alla serena contemplazione d’un’ inalterabile pace metafisica si sostituisce la visione tumultuosa di una relazione tragica quale è quella fra libertà divina e la libertà umana: relazione così drammatica da poter portare al conflitto della ribellione, ma così inseparabile da non poter mai permettere che la libertà umana sia presa in considerazione disgiuntamente dalla libertà divina“ (Pareyson, 13). 

Io penso che non sia necessario lasciare in blocco il momento di verità del panteismo di Goethe, ma specificare che „Dio è tutto, ma non è vero che tutto sia Dio“ (Pareyson, 13); questa non era neppure l’intenzione di Spinoza, il grande maestro del panteismo, suppongo anche per Goethe, che non voleva confondere Dio con le cose. Secondo Pareyson il panteismo di Spinoza non è la causa del suo determinismo, ma quest’ultimo sorge „perché egli concepisce Dio come sostanza, cioè come cosa a sua volta, essere inerte e senza vita“. Tommaso non cade nella trappola della „sostanzializzazione“ (vedi anche la mia meditazione di questa mattina in dialogo con don Giussani), anche se parla di Dio come „ipse esse subsistens“, perché quest’ultimo è del tutto persona salvifica e non ingoia la creatura, ma le dona l’essere come atto di amore gratuito; questo dono che teologicamente chiamiamo „creazione“, non è una „produzione“, come sapeva Schelling, che esclude che l’assoluto, principio buono, possa produrre positivamente il finito“. Per quanto riguarda il male Schelling, nella linea che parte da Agostino, combatte l’idea manichea che pensa che sotto il principio buono o forse meglio accanto ad esso ci sia o „sussista un principio per sé cattivo“. Una redenzione è possibile solo se il Dio personale è più forte di un altrettanto personale principio del tutto cattivo. È chiaro che con la morte di sua moglie Schelling sia stato tentato da „un pessimismo del male“ e questo non solo a livello di una filosofia dell’identità, che tende ad una dissoluzione del finito nell’assoluto, ma proprio nel grembo di una filosofia della libertà che conosce la dimensione di una redenzione personale, che è il contrario del determinismo spinoziano, il quale pensa pensa al finito come nulla o come dissolto in modo fatalista nell’assoluto. Nel grembo della filosofia della libertà il male può diventare, come tentazione, tragedia teodrammatica senza redenzione, ma Schelling rimane un filosofo del giorno, non della notte. E in questo modo supera ogni forma di pessimismo metafisico…è un pensatore della speranza.

Credo che la figura di Ferdinand Ulrich si  erga come una roccia che resiste al cospetto dell’idea, che si muove come un torrente selvaggio,  che l’essere si faccia sensibile solo nel divenire (cf. Pareyson); all’inizio l’essere nella sua  „semplicità e completezza“ è percepibile come atto di amore gratuito e questo certamente con i sensi e con il senso religioso, ma non come „divenire“; allo stesso tempo è vero che nell’AT ci sia una narrazione di un „divenire divino“ come patto tra l’uomo e Dio, ma anche come gelosia e con tutto ciò che fa parte della personalità. Per quanto riguarda tutte le formule essenzialistiche io sarei molto cauto: „Dio non è personale, ma lo diviene“ (Schelling). Vi è un primerear teologico che è la vita trinitaria e che non è un divenire, almeno non nel senso che intendiamo „mondanamente“; quindi la vita e il movimento non sono l’essenza di Dio e la stessa parola „essenza“ è problematica per i motivi spiegati da don Giussani (vedi meditazione di questa mattina); la formula „profondità abissale della sua essenza“ la trovo estremamente irritante; l’uomo è un abisso, Dio è luce amorosa, è processione delle persone trinitarie, ma in modo assolutamente gioioso e concorde; e questo è meno che mai una „produzione“. E per quanto riguarda l’essere donato, quest’ultimo non è essenza, tanto meno una cosa, ma „nulla“…

Credo che abbia ragione Heinrich Bedford-Strohm a difendere Angela Merkel con il suo motto: „Wir schaffen das“ (c’è la facciamo); su questo non sono per nulla d’accordo con Alice Weidel, che vede nella Merkel l’origine di ogni male; credo, però, che non si debba creare ulteriori fronti (anche se ovviamente non possiamo far morire i profughi in mezzo al mare); la crisi siriana allora doveva essere affrontata positivamente, ma dobbiamo anche tenere conto che negli attentati in Germania non si è trattato solo di colpe individuali, ma di società parallele che nessun paese può sopportare senza danni anche irreparabili…Su questo punto ci vede meglio l’AfD.


(Azienda agricola di Chiavolino, presso Pollone il 17.8.25; 20esima domenica del tempo ordinario) Le letture di questa domenica ci presentano la figura del profeta Geremia che viene gettato in un pozzo con solo fango (Ger 38), perché i funzionari del re ritengono che lui sia pericoloso, che non permetta ai guerrieri di fare la guerra, etc. Ma nella corte vi è uno che dopo un po’ di tempo si accorge che questa punizione del profeta fa davvero male alla città; il re non è stabile, si muove come sull’altalena, prima aveva permesso ai suoi funzionari di gettare il profeta nel pozzo ed ora permette al cortigiano, che forse non è un ebreo (non ho alcun commento qui con me) di liberarlo. Il salmo 40 riprende l’immagine del profeta che viene liberato dalla sua prigionia. Nella Lettera agli Ebrei capitolo 12 la lotta diventa quella contro il peccato e ci viene offerto un metodo per superarlo: non guardare al peccato, ma a Cristo con la coscienza, che anche se ci sono prove, non abbiamo compiuto la nostra lotta fino al sangue. Il Vangelo (Luca 12) è una disperazione per ogni pacifista, perché Cristo non è venuto a portare la pace, ma la „guerra“ (la divisione: ’ ἢ διαμερισμόν), la lotta; ovviamente ci si appresta subito a spiritualizzare il testo, ma l’immagine scelta dal Signore è molto potente: [49] „Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! [50] C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! [51] Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione (δοκεῖτε ὅτι εἰρήνην παρεγενόμην δοῦναι ἐν τῇ γῇ; οὐχί, λέγω ὑμῖν, ἀλλ’ ἢ διαμερισμόν.). [52] D'ora innanzi in una casa di cinque persone [53] si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera“.

Ieri nella ultima seduta del seminario su Ulrich si è aggiunto un professore di estetica dal nord della Francia, Alexander Chévrement,  che ha compreso molto bene il senso del testo (Dono e Perdono, 387,3-391) che stavamo leggendo. Un piccolo compendio della pedagogia di Ulrich. Poi ho scoperto che la persona proveniente dalla Siria, è un gesuita di Homs che è stato amico di Padre Paolo Dall’Oglio, Ghassan Sahoui, un uomo molto umile ed intelligente, che sta aspettando dall’Ordine una nuova „missione“. 

Nel pomeriggio dopo la pausa il Prof. Dotto ha presentato il suo progetto di uno „Studium interdisciplinare“; ho mandato i link a Nadia e Ferdi, che essendo biologa e futuro medico, sarebbero le persone giuste per un impegno estivo in un progetto di dialogo tra scienze naturale e filosofia. Dopo questo incontro vi è stata la seduta di seminario; durante la cena abbiamo tra l’altro parlato con Ghassan di Padre Paolo; la giornata è finita con trenta minuti di adorazione eucaristica. 

„Le élite europee credono che non sia la capacità di proiettare il proprio potere a determinare gli esiti geopolitici, bensì la ripetizione liturgica dei principi più nobili dopo elaborate dichiarazioni pubbliche di solidarietà reciproca. Se crediamo nelle cose giuste e le ripetiamo tutte insieme a voce abbastanza alta ancora una volta, otterremo ciò che vogliamo. Per qualche motivo, questi esercizi futili culminano spesso in elenchi numerati di „Come Dovrebbero Essere Le Cose“, anche se nessuno dei nostri governi è in grado di fare in modo che le cose siano così. Così, mentre il tempo a disposizione per la riunione di venerdì volgeva al termine, Friedrich Merz ha delineato a nome dell'intero continente «cinque punti che considerava i più importanti», primo fra tutti «l'Ucraina deve essere presente al tavolo delle trattative non appena si terranno le riunioni successive». In secondo luogo, Merz ha chiesto un cessate il fuoco; in terzo luogo, ha insistito sul fatto che “i confini non possono essere modificati con la forza” e, in modo sconcertante, ha ammesso allo stesso tempo che “l'Ucraina è disposta a negoziare sulle questioni territoriali”; in quarto luogo, ha chiesto “solide garanzie di sicurezza”; e in quinto luogo ha sognato “una strategia transatlantica congiunta”. Merz ha poi dato il colpo di grazia a tutti e cinque i suoi punti assicurando a tutti che «il presidente Trump è a conoscenza di questa posizione e la condivide “molto ampiamente”». Ciò che rende insignificanti le élite europee in questioni come queste non è solo la loro totale sottomissione provinciale all'impero americano, ma anche le loro concezioni geopolitiche completamente ingenue. L'Ucraina sta perdendo la guerra, ed è per questo che gli ucraini vogliono un cessate il fuoco. Finché i russi avanzano sul campo di battaglia, non hanno alcun motivo di cedere alle richieste di Merz o di chiunque altro, e gli americani non hanno comunque alcuna influenza reale su di loro. Richieste elevate non faranno altro che condannare l'Ucraina a un accordo peggiore, poiché i russi conquisteranno con la forza sempre più territorio e gli ucraini perderanno sempre più di ciò che hanno da dare.“ (Eugyppius, ieri in Substack).

„Il vertice in Alaska non è stato una delusione. Il fatto stesso che si siano incontrati rappresenta già un progresso diplomatico rispetto agli ultimi anni. Il mondo è un po' più sicuro quando gli #Stati Uniti e la #Russia tornano a dialogare ai massimi livelli. #Merz e gli altri europei dovrebbero ora dare il loro contributo per un'offerta negoziale con un piano di pace realistico e chiamare anche #Selenskyj ad assumersi le proprie responsabilità. Senza rinunciare alla prospettiva della #NATO e al riconoscimento dell'attuale linea del fronte come linea di confine, le morti non finiranno. La Russia avanza, la situazione peggiora visibilmente per l'Ucraina, la maggioranza della popolazione ucraina desidera finalmente la pace, anche a prezzo di concessioni territoriali. Chi dice che spetta all'Ucraina decidere da sola dovrebbe orientarsi all'umore della popolazione, che sostiene sempre meno l'intransigenza di Selenskyj.“ (Sahra Wagenknecht, X). 

Nei primi cento giorni sul soglio di Pietro, Leone XIV ha declinato le due sfide in molteplici contesti. Fino alla settimana dedicata ai giovani dove dal primo all’ultimo giorno è tornato su entrambe le dimensioni che ha posto in una prospettiva cristocentrica e teologica, alla scuola di Leone XIII. Nel suo incontro a sorpresa con i ragazzi, che il colonnato di Bernini non è riuscito a contenere per la Messa di benvenuto, papa Prevost ha invitato l’intera piazza a gridare: «Vogliamo la pace nel mondo». E ha chiesto di essere «testimoni di riconciliazione». Tutto a braccio, a dimostrazione di quanto ciò gli stesse a cuore. Ancora a braccio, durante la Veglia a Tor Vergata, ha indicato l’amicizia come «strada verso la pace». E all’Angelus, dopo la Messa davanti a un milione di pellegrini, ha scandito: «Siamo con i giovani di Gaza, siamo con i giovani dell’Ucraina, con quelli di ogni terra insanguinata dalla guerra». Per ribadire che «i conflitti non si risolvono con le armi ma con il dialogo». Anche il fattore “tecnologico” è stato filo conduttore del raduno. Durante il Giubileo degli influencer che ha aperto la settimana ha spiegato che «la dimensione digitale è presente quasi in ogni cosa», che «la nascita dell’intelligenza artificiale segna una nuova geografia nel vissuto delle persone e per l’intera società», che «la scienza e la tecnica influenzano il nostro modo di essere e di stare nel mondo, fino a coinvolgere persino la comprensione di noi stessi, il nostro rapporto con gli altri e il nostro rapporto con Dio», che non conta «il numero dei follower» ma servono «reti che diano spazio all’altro più che a se stessi» e siano «capaci di rompere le logiche della divisione e della polarizzazione; dell’individualismo e dell’egocentrismo».Nell’udienza generale di mercoledì 30 luglio in piazza San Pietro, affollata di ragazzi, ha coniato una delle espressioni destinate a segnare il pontificato: «bulimia delle connessioni dei social media» che «sta ammalando la società». Alla Veglia a Tor Vergata ha messo in guardia dagli «algoritmi che ci dicono quello che dobbiamo vedere, quello che dobbiamo pensare, e quali dovrebbero essere i nostri amici». Monito pronunciato fuori dal testo scritto. E, riferendosi a Internet, ha denunciato: «Quando lo strumento domina sull’uomo, l’uomo diventa uno strumento: sì, strumento di mercato, merce a sua volta». Parole con le quali Leone XIV ha affidato la “questione sociale” ai giovani. La generazione che ritiene il «sale della terra» e la «luce del mondo», come ha ripetuto nelle giornate giubilari. La generazione della speranza che alla luce del Vangelo sa «trovare il coraggio di fare le scelte difficili» e sa «contagiare», ha detto. La generazione che, secondo il Papa, può trovare come modelli due coetanei: Pier Giorgio Frassati, l’universitario dell’impegno sociale; e Carlo Acutis, l’adolescente che alcuni vorrebbero patrono del web. Prossimi santi insieme, il 7 settembre, e specchio delle “Rerum novarum” care a Leone XIV.“ (Giacomo Gambassi, Avvenire)

Abba nostro…

(Dopo la colazione con Ciro) Fondamentalmente Ciro, che si occupa della formazione di „analisti“ pensa che ciò che dice il prof. J. Sachs sia giusto; l’EU ha spinto il suo interesse fino all’Ucraina, ma questo corrisponderebbe ad un esigenza „geopolitica“, nel senso quasi del ricorrere ciclico dei terremoti in determinate zone sismiche; così come la reazione di Putin a partire da un certo punto sarebbe stata una reazione geopolitica; perdere il tempo in un „giudizio di valore“ significherebbe perdere energie utili che potrebbero essere investite nel lavoro politico per eccellenza, e cioè, che in queste situazioni, le morti, i morti siano il meno possibile. Il modo di agire della diplomazia vaticana ed in modo particolare di Leone XIV terrebbe conto di ciò, secondo Ciro, se ho capito bene…

(Casale Monferrato, pomeriggio) „Ogni persona umana è piccola e fragile, ma pienamente integrata nell’universo. È stata selezionata per la capacità di cogliere la realtà che la circonda. Il pensiero e la ragione di ogni persona umana trovano corrispondenza nella struttura dinamica dell’universo. L'uomo, in quanto microcosmo ordinato, non potrebbe sopravvivere e operare nell'universo se questo fosse solo caos. Deve esserci una corrispondenza di leggi e principi. La nostra persona umana, che possiamo solo intravedere, e il centro dell'Universo, chiave della ragione cartesiana e della conoscenza e interpretazione della concretissima realtà in cui siamo immersi e che sempre si rinnova“ (Gian Paolo Dotto, Morte e Risurrezione. Un esperimento in corso, 114) Ho cominciato a leggere il libro che mi ha regalato l’autore sul tema della morte e della risurrezione e in genere sul senso della vivere e del morire. Dotto sa scrivere in modo chiaro e sintetico, il che corrisponde al suo ideale di scrittura (cf. 10). Mi sembra essere un libro onesto che cerca di unire il metodo scientifico con il sapere perenne della filosofia, integrando „l’aumento esponenziale delle conoscenze scientifiche con la saggezza accumulata da filosofi e teologi nel corso dei millenni“ (187) „Nella citazione famosa del testo di Faust (cf. 189) l’autore è cosciente che con il tanto sapere si possono manipolare gli altri, „menare gli studenti per il naso“. Con il suo tentativo di essere umile, che si rispecchia anche nell’immagine dell’asino delle fiabe e del Vangelo, il testo cerca di interrogare tutti o tanti, ampliando a suo modo il concetto di pneuma (spirito): „ Il nostro procedere nell'esistenza trae  forza e nutrimento dal loro spirito {delle persone che hanno coscientemente vissuto}, che quindi è vivo e vibrante. „Veni creator Spiritus“. Lo spirito divenne cantato in questo canto gregoriano non è solo quello dei santi cristiani e di Dio, ma di tanti uomini e donne che sono venuti e sono andati prima di noi. Per il fisico è lo spirito di Galileo, Newton ed Einstein; per il biologo di Mendel e Darwin; per l'ateo convinto quello di Marx, Nietzsche e Sartre.“ (113). Questa ampiezza è certamente nel senso etimologico della parola davvero „cattolica“ (universale), come lo è la corrispondenza tra il microcosmo dell’uomo con il macrocosmo dell’universo, ed è certamente vero che che il Logos universale e concreto non è venuto per salvare la Chiesa, ma il mondo. Ora che mio figlio ha come compagna una ragazza iraniana sento questa ampiezza di Dotto come esistenzialmente importante. Allo stesso tempo, come ho scritto nel mio recente articolo su Balthasar in Substack, vi è un’attrazione della singolarità di Cristo, che non può essere integrata in uno universo evolutivo come quello di Teilhard de Chardin, che Dotto cita. Questa „attrazione singolare“ non è espressione di fanatismo reazionario, perché vuole includere tutto l’universo come dice san Paolo in uno dei suoi inni sulla ricapitolazione in Cristo di tutte le cose. Questa attrazione singolare non è neppure mancanza di umiltà, perché come dice l’autore, non siamo noi a possedere la realtà, ma è la realtà che ci possiede. Ma questa singolarità vuole, come abbiamo cercato di sviluppare nel seminario su Ulrich negli ultimi due giorni a Pollone, un discernimento e non solo un accostamento tra l’umanesimo cristiano e quello non cristiano (cf. 189). In accordo con quanto dice Gesù alla Samaritana in Giovanni, „il nuovo tempio di Dio si trova nel cuore umano, non in altri templi e chiese costruiti nel corso dei secoli. Con l'ascesa di Cristo al cielo c'è la possibilità per ogni uomo di fare e diventare lo stesso“ (13) - ma questo „umanesimo integrale“ (13) in forza del velo del tempio strappato, è preceduto da un Sabato santo, nel quale Cristo discendendo nell’inferno discerne il peccato del mondo, che può essere con-fessato con lui sulla Croce quotidiana che dobbiamo portare oppure semplicemente ignorato. In questo senso non è la stessa cosa pensare come Agostino o come Nietzsche…perché il centro dell’universo non è l’uomo, ma il „Figlio dell’uomo“ e per confessare che Egli è Cristo non basta un „dubbio metodico“ (Cartesio), ma una serenità e certezza inclusive.

(Azienda agricola di Chiavolino, presso Pollone il 16.8.25; sabato della 19esima settimana del tempo ordinario) Se ho capito mi trovo appena sotto il santuario della Madonna ad Oropa e direttamente davanti alla casa passa un sentiero che porta al santuario, come si può leggere in un cartello rudimentale che vedo da qui, dal balcone in cui scrivo.E direttamene sotto il balcone vi è un dipinto di Maria con la mitra papale che invita chi passa a dire un Pater ed un Ave Maria…

Nel commento a Rom 8, 29, che ho cominciato a meditare ieri, Adrienne spiega che Cristo non si trova da solo nel suo viaggio dal Padre al Padre, ma insieme ai suoi fratelli. Cristo è infatti πρωτότοκον ἐν πολλοῖς ἀδελφοῖς· (il primogenito di tanti fratelli). Nel passaggio finale del commento si illuminano due cose; la prima quella sui cui insiste anche san Newman nei suoi sermoni cattolici: c’è una grazia, diciamo soprannaturale, che non possiamo darci da soli e senza la quale non è possibile comprendere nulla del tempo, dello spazio, della creazione e della redenzione. Questa grazia Adrienne la chiama la grazia di un’elezione che è già accaduta fin dall’inizio, quindi di una pre-elezione. Questo ci permette anche di comprendere cosa sia santità e cosa siano santi; non sono persone che hanno compiuto da sé una prestazione: „la figura di luce è quella del Figlio. Tutto il resto nel mondo e dagli uomini rimane anonimo, fino a quando riceve un nome nel Figlio“ (Adrienne). Chi siamo noi? „Fratelli, in modo che il Figlio possa insieme ai suoi fratelli dare a Dio il nome di „Padre““ (Adrienne). Non è un „sistema dell’identità“ (Schelling), perché non si tratta di un sistema ma di una Presenza personale, ma in vero tutto il programma del liberalismo individuale viene qui  implicitamente negato con la proposta di un obbedienza al Padre che non lascia spazio ad una „libertà separata“ né del Figlio né dei suoi fratelli, quindi neppure  della Chiesa.

Ieri in seminario a Pollone di due ore abbiamo affrontato alcune pagine del testo di Ulrich „Dono e perdono“; abbiamo cominciato a commentare passo per passo le pagine 264b-272.In queste pagine Ulrich ci offre un discernimento delle tesi che Ernst Bloch svolse nel suo libro „Ateismo nel cristianesimo“ in modo particolare quella che per essere un buon cristiano, bisognerebbe essere atei, perché Cristo sarebbe venuto ad uccidere il padre tiranno. Il figlio prodigo della parabola di Luca 15, 11-32 imparerebbe nella sua ribellione al padre a diventare padre di se stesso; questo pensiero ha portato in fondo ad una società nei quali mancano i padri…

Alla fine del seminario Ciro mi ha spiegato il modo di pensare al diritto di Hans Kelsen (1881-1973), che pensa ad un sistema chiuso del diritto che si basa su una norma fondamentale che genera altre norme; solo un tale sistema garantirebbe la non arbitrarietà; un sistema di diritto aperto, come quello islamico, che ha il suo fondamento al di fuori del sistema, è a priori arbitrario…La differenza con Carl Schmitt (1888-1985), se ho capito bene, consiste nel fatto che quest’ultimo offrirebbe una soluzione politica per le contraddizioni che il diritto da solo non può risolvere…

Dopo aver cucinato con Davide (un giovane specialista di Nicola di Cusa) e Alessandro un bel risotto con gli zucchini siamo andati ad un concerto facente parte del „Festival Musica Antica a Magnano“, in una chiesa romanica dell’undicesimo secolo, San Secondo, spettacolarmente bella (per esempio con un bellissimo campanile con trifore), vicino al monastero di Bose. Dal trio, „la petite Bande“: Sigiswald Kuijken (violino), Johanna Reithmeier, mezzo soprano e Marie KuiJken, forte piano abbiamo ascoltato musiche di W. A.Mozart e J. Haydn. La scena ed Aria di Pamina dall’opera „Il flauto magico“, interpretata in modo del tutto connaturale dalla mezzo soprano, corrisponde a quella idea di „obbedienza“ che non permette una „libertà separata“ di cui parlavo prima nella meditazione. Questo costa una sofferenza davvero notevole alla povera Pamina. 

„Il canto di Maria, il suo Magnificat, rafforza nella speranza gli umili, gli affamati, i servi operosi di Dio. I testimoni della tenerezza e del perdono nei luoghi di conflitto, gli operatori di pace e i costruttori di ponti in un mondo a pezzi sono la gioia della Chiesa, sono la sua permanente fecondità, le primizie del Regno che viene. #VangeloDiOggi (Lc 1,39-56)“ (Leone XIV, X, 15.8.25)

„La conferenza stampa di Trump e Putin è stata criptica: evidentemente è stato raggiunto un accordo che ora dovrà essere discusso con i partner della NATO, ma non sappiamo di cosa si tratti. „There is no Deal until there is a Deal“ («Non c'è accordo finché non c'è accordo»“ (Johannes Varwick, X, 16.8.25)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Nel seminario su Ulrich si è aggiunto un signore siriano che ha fatto gli Esercizi spirituali con il padre Servais. Una delle idee importanti del seminario è forse questa: quando non ci si rapporta agli altri in forza del dono ricevuto dell’essere come amore gratuito, prima o poi il rapporto diventa un essere incollati all’altro, che non traspira alcuna libertà. Ulrich parla anche del medesimo uso di essere-se-stesso ed obbedienza. 

Durante il pranzo, a cui ha partecipato anche una famiglia francese (in modo particolare il papà ha preso parte attivamente al discorso) ed una ragazza argentina che lavora nella casa dedicato a Pier Giorgio Frascati, vi è stata una discussione a tutto  campo sulla globalizzazione, su Trump, sul discorso di Vance a Monaco di Baviera, sulla destra francese e sulla AfD. Ciro ha detto una cosa giusta: in fondo io sono un pacifista, ma per lo meno così accorto da leggere Jünger come correttivo. 

(Azienda agricola di Chiavolino, presso Pollone il 15.8.25; Solennità della Assunzione di Maria nel cielo) Dopo tanto tempo ho rivisto il padre Jacques Servais SJ ieri a Pollone, che è la comunità, come ho scoperto, di Giorgio Frassati (1901-1925), che il 7 settembre verrà canonizzo da Papa Leone XIV in san Pietro. Avevo letto tanti anni fa, per i tipi dell’editrice Portalupi, una sua biografia; era un giovane della borghesia alta che amava Cristo e le montagne e che ha studiato a Torino, se mi ricordo bene. Leggo in Wikipedia che è nato e morto a Torino, era terziario dell’ordine dei domenicani. Viene considerato uno dei santi sociali torinesi. Nel 1981 è stato sepolto a Pollone ed ora il suo corpo si trova nella cattedrale di Torino. Ma non so come mai sia stato sepolto a Pollone, ieri ho sentito che la casa paterna, credo si trovava qui. Il padre è stato il fondatore del quotidiano torinese „La Stampa“…Pernotto qui nell’Azienda agricola con Ciro Sbailò, un professore di diritto a Roma, specializzato in diritto islamico, che ha studiato sotto la guida Luigi Pareyson, che gli consigliò di non studiare filosofia come materia principale; ha lavorato come assistente di Massimo Cacciari e attraverso quest’ultimo ha conosciuto la filosofia  di Emanuele  Severino che lo ha arricchito molto; il padre Servais gli ha indicato la figura filosofica di Ferdinand Ulrich ed è praticamente uno dei pochi del mondo accademico italiano che conosca la mia traduzione di Homo Abyssus. Tra i tanti discorsi ieri mi ha spiegato che la Cina è un gigante dai piedi di argilla. Molto bella la sua idea che difendersi significa sempre mettersi in una posizione debole. Ieri  sera siamo andati a mangiare una pizza con un professore di matematica, credo che si chiami Dotto, che aveva lavorato negli USA e che ora a Pollone, dove abita, vuole fare uno „Studium“ interdisciplinare: scienze della natura e filosofia, e che insiste molto sul carattere esistenziale di ciò che si dice…

Rom 8, [29] „Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; (ὅτι οὓς προέγνω, καὶ προώρισεν συμμόρφους τῆς εἰκόνος τοῦ υἱοῦ αὐτοῦ, εἰς τὸ εἶναι αὐτὸν πρωτότοκον ἐν πολλοῖς ἀδελφοῖς·). Nel suo commento Adrienne approfondisce quanto abbiamo cominciato a meditare ieri, proponendo una vera e propria teologia trinitaria: „il disegno di Dio è proprio vita dalla vivacità del Dio trinitario“ (Adrienne). Questo significa che Adrienne prende sul serio la prospettiva interna a Dio stesso (la contemplazione che a Dio di Dio), e da qui stabilizza il mondo: „Dio non ha creato il mondo per il vuoto“ e non è possibile che il mondo cada al di fuori del disegno di Dio. Questo mi ricorda la domanda che feci a Balthasar nella prima lettera: può essere Dio sconfitto dal male del mondo? No, non lo può. „Niente nel mondo è lasciato al caso, perché il mondo nel piano di Dio è vivo. Crea tutte le cose in vista del Figlio, quindi anche gli uomini, anzi gli uomini in una posizione privilegiata“ (Adrienne). E quale è il ruolo dello Spirito Santo? In Dio che il disegno diventi concreto ed acuto in tutti i singoli dettagli e nell’uomo perché sia possibile: συμμόρφους τῆς εἰκόνος τοῦ υἱοῦ αὐτοῦ, la conformazione all’immagine del Figlio suo. Dio non ha creato il mondo per il vuoto e neppure per il nulla nichilistico, ma lo ha creato per amare e ciò, come si diceva ieri con Padre Servais, ricordandoci di Ulrich, è una „Unterwanderung“ del nulla e del male stesso. Con il suo „medesimo uso di essere e „nulla““ unterwandert Dio il nulla con il suo dono di amore gratuito e non lo fa solo con Cristo, ma con Cristo  come πρωτότοκον ἐν πολλοῖς ἀδελφοῖς· (il primogenito tra molti fratelli). Cosa significa: unterwandern, un essere in cammino dal di sotto; il male non viene superato con un atto trionfalistico, ma per l’appunto da di sotto, dal di dentro.

Che Dio protegga l’incontro tra Putin e Trump in Alaska. VSSvpM! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Nella sua predica per l’Assunzione padre Servais ha sottolineato un punto che mi sembra di importanza estrema e di cui non ero del tutto cosciente. La nascita di Apocalisse 12 non è identica con quella di Betlemme. In quest’ultima il figlio è Gesù e se ho capito bene in Ap 12 siamo noi cristiani; la madre non è più solo la madre di Gesù, ma è la nostra madre che resiste nel deserto e il drago che attacca è così furioso perché sa che si tratta delle sue ultime ore. È già stato gettato dal cielo. Quindi nella Theotokos vi è certamente una dimensione gloriosa, penso, che meditiamo nel Rosario glorioso, ma vi è anche una dimensione di resistenza nel deserto.

A pranzo il prof.Dotto ha posto la domanda sulle figure del maschile e del femminile, affermando che come biologo studioso di molecole della pelle questa differenza non è così netta e che un atteggiamento più liberale in materia eviterebbe tanti suicidi di giovani,  che non hanno un’identità sessuale precisa. Ciro ha parlato del Simposio di Platone e della nascita di eros e poi mi ha fatto notare in macchina che la posizione molecolare non è così forte, perché dice solo che in un certo stadio la differenza non è così accentuata, ma poi lo è; ho cercato di dire che bisognerebbe parlare su questi temi senza irrigidirsi in una direzione o in un altra. Ho fatto l’esempio di due ragazzi che nella nostra scuola si sentivano ragazze, dopo la morte prematura della mamma, e che sarebbe stato necessario riflettere su questo senza pregiudiziali ideologiche né in una direzione che nell’altra. Io non dissi nulla perché non volevo bruciarmi. 

Dalla versione di Banfi che ricorda tra l’altro i primi cento giorni del pontificato di Leone XIV. „Nell’immediata vigilia del summit Trump-Putin sulla guerra in Ucraina (i due presidenti si incontrano in Alaska stasera alle 21 ora italiana) impressiona la straziante lettura dei nomi di decine di migliaia di bambini, ebrei e palestinesi, morti in Israele e a Gaza dal 7 ottobre 2023.“ (AB). 

Nella sua prefazione agli scritti di Schelling (Milano 1974) Luigi Pareyson rivela una coscienza molto profonda dello sviluppo del pensiero di Schelling tra filosofia dell’identità e filosofia della libertà. Qui solo una prima impressione: il coraggio di Schelling è consentito secondo nel seguire un pensiero che ha unterwandert il suo pensiero originale, così che il sistema è esploso dall’interno, così come la conversione di Newman al cattolicesimo è stato una Unterwanderung del suo essere anglicano. A me questo piace molto: non passaggi trionfalistici da uno stato all’altro, ma per l’appunto un processo che si muove dall’interno. A livello di contenuti si tratterà di comprendere il rapporto tra finito ed infinito nel passaggio dalla filosofia dell’identità a quella della libertà o positiva e poi comprendere se nel passaggio tra l’Iliade e l’Odissea della storia prevalga una dialettica o davvero una manifestazione di libertà: „ la storia è un'epopea composta nello spirito di Dio; le sue parti principali sono due: la prima descrive l'uscita dell'umanità dal suo centro sino al massimo allontanamento, la seconda il ritorno. La prima è per così dire l'Iliade, la seconda l'Odissea della storia. In tal modo nella storia si esprime il grande disegno dell'intera vicenda universale. Era necessario che le idee, gli spiriti cadessero dal loro centro, e che nella natura, sfera universale della caduta, entrassero nella particolarità, perché potessero poi tornare come individui nell'indifferenza, e, riconciliati, permanere in essa senza turbarla“ (citazione di Schelling nell’Introduzione di Pareyson, 10-11). Questa necessità è un altro modo di esprimere „il senso necessario dell’essere“ (Ulrich) o è una necessità dialettica hegeliana, nella quale la gratuità dell’amore viene del tutto „logicizzata“? 

„C’è la “storia” di tutti noi e quella “della Chiesa immersa nella comune umanità” in Maria di Nazaret, perché “incarnandosi” in Lei Dio ha sconfitto la morte. Questo si contempla nel giorno della solennità dell’Assunzione della Vergine, “come Dio vince la morte, mai senza di noi”, poiché è il nostro “’sì’ al suo amore” che può cambiare tutto. Leone XIV sintetizza così il significato della festività mariana del 15 agosto, durante la Messa presieduta nella parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova, a Castel Gandolfo“ (Tiziana Campisi, Vatican News). 

(Aeroporto di Lipsia, il 14.8.25; giovedì della 19esima settimana del tempo ordinario; san Massimiliano Maria Kolbe)

Rom 8, [28] „Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno (Οἴδαμεν δὲ ὅτι τοῖς ἀγαπῶσι τὸν θεὸν πάντα ⸀συνεργεῖ εἰς ἀγαθόν, τοῖς κατὰ πρόθεσιν κλητοῖς οὖσιν). Ho letto il commento di Adrienne nel treno da Wetterzeube a Lipsia Aeroporto; nel tratto fino alla stazione di Lipsia c’erano sedute davanti a me due donne ucraine; erano vestite bene ed una ha fatto vedere all’altra i suoi nuovi occhiali, ma di fatto sono qui perché nel loro paese c’è la guerra. E poi vi sono situazioni ancora più tragiche, in alcuni paesi dell’Africa a Gaza, per fare qualche esempio. Davvero πάντα ⸀συνεργεῖ εἰς ἀγαθόν,? Tutto concorre al bene? Per quanto riguarda il peccato papa Leone XIV nella catechesi di ieri ha ricordato che la fede non impedisce il peccato, ma che la fede offre una via di uscita dal peccato: la misericordia. A livello politico, a Castel Gandolfo, ha ricordato che la via diplomatica è l’unica via sostenuta dalla Chiesa. Comunque per quanto riguarda la mia vita accolgo come preghiera quanto dice Adrienne, che dice esplicitamente che non si tratta di un invito al quietismo, ma alla gioia nella preghiera e nell’azione. Tante persone che vivono in situazioni drammatiche testimoniano come questa gioia in modo misterioso sia possibile anche da loro, senza voler sminuire il dramma o la tragedia che vivono…

Per quanto riguarda il ⸀συνεργεῖ (concorrere, operare in una certa direzione) ho dovuto pensare al  motto attuale del CJD: das Zusammen wirkt (l’essere insieme opera); beh devo dire che opera solamente se vi è un „disegno“, se insomma c’è qualcuno che vuole per il bene dell’uomo che tutto operi al bene.

Per quanto riguarda i piani di deportazione di Israele per le persone che vivono a Gaza, mi sono chiesto  se non ci siano alcuni o tanti palestinesi, come ho letto nella bacheca di quella giornalista che era stata incarcerata in Iran, che non hanno nulla in contrario contro la deportazione, basta che questo orrore finisca. È una soluzione ragionevole? Probabilmente, no. Il cardinal Zuppi leggerà i nomi dei bambini morti a Gaza: questa dell’uccisione dei bambini è tragedia pura. 

Abba nostro…

(Vienna-Milano Malpensa) Adrian mi ha consigliato il libro di Thomas Fuchs (Università di Heidelberg) che si intitola „La difesa dell’uomo“ (edito da Suhrkamp), uscito nel 2020; non si tratta di una difesa da un’accusa, spiega l’autore, ma di una difesa in forza di una messa discussione dell’uomo stesso; ciò accade quando fondamentalmente non si comprende più che un uomo non è né sola materia né solo spirito, ma è, anche nel senso di Aristotele, un’anima ed uno spirito che ha un corpo. L’uomo non è quindi un programma digitale e programma digitali non sono uomini. Per un lettore attento dei volumi filosofici di Balthasar in „Gloria“ tutto ciò conferma quello che il teologo svizzero disse sulla „metafisica dello spirito“ a partire dal dualismo di Descartes ed del mondo matematico di Leibniz. Quando questa mattina parlavo della ricapitolazione di tutte le cose in un progetto di Dio, non ho pensato ad un calcolo che eviti il caos. Sia Descartes che Leibniz sono credenti, ma nel loro pensiero si inserisce qualcosa che rende l’uomo sempre più solo spirito, solo calcolo. Non è un caso che Descartes pensasse che gli animali fossero macchine. Ora, con una perdita della differenza tra simulazione e realtà, lo si pensa anche degli uomini: macchine difettive che possono essere sostituire da macchine perfette. I temi non sono nuovi, ma spiegati bene; quello che per me è davvero interessante nelle prime 40 pagine che ho letto è la connessione tra cervello e corpo; non è il cervello che pensa, ma sono io che penso, proprio in questa unità tra mente e corpo. // ieri nella palestra notavo - e siamo in una palestra, dove le persone sanno di avere un corpo - che  tutti  o quasi sono dentro la macchina, cioè tutti ascoltano musica e sono così separati dagli altri uomini… 

(Wetterzeube, il 13.8.25; mercoledì della 19esima settimana del tempo ordinario; Ponziano ed Ippolito, Papa e sacerdote martiri, - III secolo)

„Nessuno può diventare un martire per l'amore di una conclusione logica. Nessuno può diventare un martire per l'amore di un’opinione. È la fede, che crea i martiri! Se uno ama e comprende le cose di Dio, non ha il potere di rinnegarlo: potrà provare una ripugnanza naturale al pensiero dei tormenti e della morte: ma il terrore che sperimenta non è commensurabile alla fede“ (San Newman) - C’è stato un film di Martin Scorsese (2016), „Silence“ che fa vedere come gesuiti davvero convinti rinnegano, almeno apertamente, la loro fede, per evitare la morte i tormenti non loro, ma dei loro amici, degli altri cattolici; questo potrebbe essere forse un obiezione a quello che dice Newman, ma in vero è un caso estremo che abbisogna forse di un discernimento estremo; l’affermazione di Newman è peò del tutto evidente: „Nessuno può diventare un martire per l'amore di una conclusione logica.“ Poi lui approfondisce il tema di cosa accade a chi lascia la forma di appartenenza ecclesiale nella quale è nato, come appunto ha fatto lui (vedi nel mio blog il lungo post sulla sua autobiografia). Il giudizio subito è sempre e solo quello o di opinioni o inferenze logiche o quello delle chiacchiere a più o meno alto livello. Forse anche quello di casi ricostruiti ad arte, come può essere nel caso di in film. Non ci si chiede mai se non sia Cristo a volerlo: „ per questo, quegli stessi che personalmente sono pieni di dubbi nei confronti della confessione nella quale sono nati, ma che parlano con tanta severità di chiunque l'abbandoni, sono inclini a vedere, nell'atto di quest'uomo, piuttosto un affronto arrecato alla comunità cui appartengono che non un male per lui: quell'azione, la considerano come un'offesa personale fatta ad un partito, come un'ingiuria inflitta ad una causa: e giudicheranno l'affronto più o meno grave a seconda del danno che che gliene deriva, caso per caso“ (Newman). Se la persona è importante la criticheranno , se dava fastidio ne gioiranno, perché „il benessere della comunità“ vale per loro infinitamente di più che la salvezza dell’anima di chi ha abbandonato la confessione in cui è nato, più della verità. 

Ho trovato in Sgraffiti di Jünger una frase bellissima sull’importanza della lettura, che riporto qui in parte: “Non ho tempo per leggere”. In questo caso si tratta probabilmente di una persona molto impegnata, ma non certo di un lettore. Una delle caratteristiche dei veri lettori è proprio quella di avere tempo per leggere. Anche se dovessero rubarlo. Come l'innamorato ha tempo per la sua amata, anche se dovesse trascurare tutto il resto. (Ernst Jünger, 1960). Certo vi è una dimensione ancora più importante di leggere, amare; ma la frase di Jünger mi corrisponde completamente! Così se uno mi chiedesse di dire qualcosa di sé, direi: sono un peccatore ed un lettore! Jünger dice anche con ragione che passando gli anni si passa dalla quantità alla qualità: „Alla fine viviamo di una dozzina di libri come ultima riserva. Ci consolano nella solitudine della vecchiaia, nella sfortuna della povertà, persino nelle prigioni. Abbiamo setacciato la sabbia del deserto e trovato una manciata di pietre preziose.“

Dal quotidiano Berliner Zeitung di ieri: 

Il Prof. Sachs rivolto a uno dei ministri dell'amministrazione Netanyahu:

"Nel suo discorso lei non ha compreso perché quasi tutto il mondo, compresi molti ebrei come me, sia inorridito dal comportamento del suo governo. Secondo l'opinione della maggior parte delle persone nel mondo, alla quale mi unisco, Israele è coinvolto in un genocidio e in una carestia – cosa che non si evince dal suo discorso. Lei non ha riconosciuto che Israele è responsabile della morte di circa 18.500 bambini palestinesi, i cui nomi sono stati recentemente pubblicati dal Washington Post. Lei ha attribuito alla Hamas la responsabilità dell'intero massacro di civili da parte delle forze armate israeliane, nonostante il mondo veda ogni giorno filmati in cui le forze armate israeliane uccidono a sangue freddo civili affamati che si avvicinano ai centri di distribuzione di cibo. Lei ha lamentato la morte per fame di 20 ostaggi, ma non ha menzionato il fatto che Israele sta lasciando morire di fame due milioni di palestinesi. Non avete menzionato che il vostro stesso primo ministro ha attivamente contribuito per anni al finanziamento di Hamas, come documentato dal Times of Israel.

Che le vostre omissioni siano dovute a ottusità o a scuse, sarebbero una tragedia per Israele se non aveste cercato di coinvolgere me e milioni di altri ebrei nei crimini contro l'umanità commessi dal vostro governo. Alla riunione delle Nazioni Unite avete dichiarato che Israele è «lo Stato sovrano del popolo ebraico». Questo è falso. Israele è lo Stato sovrano dei suoi cittadini. Io sono ebreo e cittadino degli Stati Uniti. Israele non è il mio Stato e non lo sarà mai.

Il linguaggio che avete usato nei confronti degli ebrei nel vostro discorso ha messo in luce il divario che ci separa. Avete definito l'ebraismo una nazionalità. Questo è il concetto sionista, ma contraddice 2000 anni di fede e di vita ebraica. È un'idea che io e milioni di altri ebrei rifiutiamo. Per me e per innumerevoli altre persone al di fuori di Israele, l'ebraismo è una vita ricca di etica, cultura, tradizione, diritto e fede, che non ha nulla a che vedere con la nazionalità. Per 2000 anni gli ebrei hanno vissuto in tutte le parti del mondo, in innumerevoli nazioni.

I grandi studiosi rabbinici del Talmud babilonese proibirono espressamente un ritorno di massa del popolo ebraico a Gerusalemme e esortarono il popolo ebraico a vivere nella propria patria (Ketubot 111a). Purtroppo, i sionisti hanno condotto campagne massicce, tra cui sovvenzioni finanziarie e allarmismo, per convincere le comunità ebraiche ad abbandonare la loro patria, le loro lingue, la loro cultura locale e i loro rapporti con i loro concittadini e a trasferirsi in Israele. Ho viaggiato in tutto il mondo e ho visitato sinagoghe quasi vuote e comunità ebraiche abbandonate, dove vivevano solo pochi ebrei anziani. Questi pochi ebrei rimasti insistevano nel dire che le loro comunità un tempo vivevano in pace e armonia con la maggioranza non ebraica...A questo proposito va ricordato che la Dichiarazione Balfour afferma chiaramente e inequivocabilmente: «Non sarà fatto nulla che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina». Il sionismo non ha superato questa prova…... Israele si aggrappa alla sua posizione estremista e (finora) è sostenuto dagli Stati Uniti, ma da nessun'altra grande potenza. Dovremmo anche riconoscere un motivo importante per gli Stati Uniti. Sostenitori finora: protestanti evangelici cristiani che credono che il raduno degli ebrei in Israele sia l'inizio della dannazione o della conversione degli ebrei e della fine del mondo. Sono gli alleati del vostro governo. Per quanto riguarda l'opinione pubblica americana in generale, il rifiuto dell'azione israeliana è attualmente del 60%, mentre solo il 32% è favorevole". // Ho cercato ultimamente, dopo un dialogo con Adrian, di essere molto cauto su questo argomento, ma credo che gli argomenti del Prof.Sachs debbano perlomeno essere riflettuti. Anche per il bene di Israele. Qui aggiungo il finale della lettera: „La soluzione dei due Stati è la via – l'unica via – per la sopravvivenza di Israele. Potete credere che le armi nucleari e il governo degli Stati Uniti siano la vostra salvezza, ma la forza bruta scomparirà se Israele continuerà a perpetrare gravi ingiustizie nei confronti del popolo palestinese. I profeti ebrei hanno ripetutamente insegnato che gli Stati ingiusti non sopravvivono a lungo.“

Dopo la lettura della versione odierna di Banfi, prendo due notizie:1) „Avvenire oggi annuncia un “raid di preghiera” per domani, 14 agosto, vigilia del summit in Alaska ma anche ennesimo giorno da incubo per i palestinesi di Gaza. L’iniziativa è dell’Uisg (l’Unione internazionale delle superiore generali), che rappresentano 1.903 congregazioni nel mondo, e che hanno annunciato una giornata mondiale di digiuno e preghiera per la pace lanciata nella vigilia della solennità dell’Assunzione di Maria. Dice il testo della preghiera alla Vergine fra l’altro: «Ti preghiamo per le donne e i bambini vittime dei conflitti, per i migranti in fuga, per chi è prigioniero della paura. Ti preghiamo per chi ha perso la speranza, e per chi continua a seminare odio». Sempre domani, a partire dalle 15, dodicimila nomi di bambini morti dal 7 ottobre 2023 ad oggi in Israele e a Gaza, saranno letti - senza distinzione tra israeliani e palestinesi - durante una lunga maratona di preghiera, presso i ruderi della chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia a Monte Sole, in provincia di Bologna, per iniziativa dell’arcivescovo, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, e dei monaci “dossettiani” della Piccola Famiglia dell’Annunziata.“ (Ecco senza Alessandro non saprei nulla di queste azioni di preghiera). 2) „Oggi ci sarà l’incontro a distanza, una call, fra Donald Trump, accompagnato dal vicepresidente JD Vance, Volodymyr Zelensky e gli alleati europei, in vista del summit in Alaska, che si dovrebbe tenere ad Anchorage. In preparazione del confronto, ieri Zelensky ha ribadito che l’Ucraina non vuole cedere territorio e che semmai se ne deve discutere insieme alle garanzie di sicurezza per Kiev. Intanto prosegue, con successo, un avanzamento militare dei russi.“ (Di questo avanzamento militare ne parla anche  Alexander Dubowy in un articolo della BZ). Qui una parte dell’articolo odierno di Dubowy: Dal punto di vista militare, queste conquiste territoriali rappresentano i progressi più significativi compiuti dalla Russia in oltre un anno. „Dal punto di vista strategico, tuttavia, sono {i successi militari russi} soprattutto un segnale: prima ancora che Putin e Trump si incontrino in Alaska, il Cremlino presenta immagini di un esercito in avanzata, gettando così le basi per una narrazione che mette Kyiv sulla difensiva. Zelensky lo ha espresso in modo appropriato: Mosca vuole dare l'impressione che l'Ucraina stia perdendo terreno per ottenere concessioni politiche.In effetti, le condizioni operative sul fronte ucraino sono precarie da mesi: grave carenza di munizioni, cronica mancanza di personale, settori del fronte scarsamente presidiati e forte logorio dovuto a mesi di combattimenti difensivi. Dall'inizio dell'estate si moltiplicano inoltre le segnalazioni relative alla mancanza di linee difensive compatte e ben distribuite, una debolezza che le forze russe stanno ora sfruttando in modo mirato.“

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 12.8.25; martedì della 19esima settimana del tempo ordinario; 120esimo anniversario del compleanno di Hans Urs von Balthasar)

Caro Roberto,

grazie di non dimenticare questa ricorrenza e di mantenere vivo il ricordo di Hans Urs von Balthasar, o meglio, di mettere questa luce sul moggio anche oggi, affinché possa orientare nell'oscurità. Grazie per questo bel testo. {Si riferisce al mio articolo uscito in Substack in italiano, tedesco ed inglese}.

Che il festeggiato mandi domani dal cielo una forte benedizione a Lei e a tutta la Sua famiglia.

Siamo stati assenti la settimana scorsa fino a ieri (e ci siamo occupati di Tommaso d'Aquino attraverso gli occhi di Josef Pieper). Ho visto che ci sono altri Suoi articoli. Grazie mille anche per quelli, anche se non riuscirò a leggerli subito.

Claudia

Anche  il vescovo Dr. Genn di Münster si è ringraziato per il mio articolo.

Ho continuato la meditazione del settimo sermone di san Newman sulla grazia illuminante. Eccone un primo riassunto: „ con tutto ciò, potete dunque comprendere quanto è capace di fare l'uomo naturale: può sentire; puoi immaginare; può ammirare; può ragionare; potrà trarre delle inferenze: e per tutte queste vie, può giungere ad accogliere la verità cattolica, in tutto o in parte. Non può, però, vedere: e non può amare“ (San Newman). Non si tratta per me di propagare una sorta di autoreferenzialità cattolica; sia da don Giussani che da Padre Balthasar ho imparato a dialogare con tutti, il primo per esempio lo fece con Leopardi e il secondo con Goethe. Ne si tratta di mettere in questione quanto cercai di elaborare con Agostino e Balthasar in un post del mio blog: non è che noi sempre sappiamo dove percorra la linea di confine tra Gerusalemme e Babilonia. Ci sono persone che diciamo essere dentro, ma che sono fuori e viceversa. Ma tutto ciò non deve dare adito ad un atteggiamento che metta in dubbio la certezza della dottrina cattolica. O a preferire come persone di fiducia, persone che di fatto non vedono e non amano in forza dell’amore gratuito di Cristo. Scrivere un bel libro su Maria non ti rende ancora cattolico. Quello che spiega Newman è vero: „La grazia crede: la ragione può soltanto formulare opinioni. La grazia dà la certezza: la ragione rimane nell’ indecisione“ (Newman, 136). Per questo un maestro non vale l’altro; in nessun modo mi potrei fidare di Heidegger come mi fido di Ulrich! Entrambi parlano di verità, entrambi sono grandi filosofi, ma uno fondava il suo sapere sui poeti greci e il secondo sulla rivelazione di Cristo! Newman esamina anche il caso che un convertito alla fede cattolica appaia a chi non lo è: „esagerato, innaturale, stravagante ed irrequieto“; ma in vero si tratta dell’irrequietezza del cuore di cui parla Sant’Agostino, ma i veri irrequieti, nel senso negativo del termine, sono coloro che pensano che „ nutrire una certezza a proposito delle verità rivelate è una colpa, e che dubitarne, invece, è un merito“ (Newman). In un certo senso la fede è un avventura, è un percorso senza garanzia di successo, ma non è mai un dubbio! Anche sulla Croce, abbandonato dal Padre, Cristo consegna il Suo Spirito nelle mani del Padre! Chi vive davvero nel senso della „nostra madre la Chiesa gerarchica“, per usare un’espressione di Ignazio, non ha un dubbio metodico, ma una certezza metodica. Non è un caso che tanti maestri del dubbio abbiano fatto un ingresso distruttore nella Chiesa, anzi è sembrato per decenni che avere dei dubbi fosse una garanzia di autenticità. Ascoltiamo piuttosto colui che la Chiesa dichiarerà presto come uno dei suoi dottori: „ dice, il mondo, che parlare con sicurezza, con fiducia, in modo ardito, non è da cristiani: ma con questo vuole perorare una causa, o giudicare sulla base dei fatti? Che cosa contraddistingueva i Martiri dei primi secoli: la fiducia, o il dubbio? Lo zelo, o la freddezza? L'ardore, o l'irresolutezza azione? E furono la veemenza della fede e dell'amore a propagare la religione di Cristo, oppure una filosofica bilancia di argomenti?“ (Newman). Una filosofica bilancia di argomenti ha il suo senso per il giudizio sulle cose del mondo, non per la fede in Cristo! E neppure per comprendere i Suoi testimoni in tempi dittatoriali. Una volta un amico mi disse che i fratelli Scholl sarebbero stati impazienti, con un po’ di pazienza non sarebbero stati uccisi dai nazisti. Ascoltiamo ancora una volta Newman: „Chi erano, i martiri? - Oh , perlopiù dei giovani, delle ragazze…. Soldati, schiavi…. Una massa di giovani teste calde, che se non si fossero incaponiti a voler morire prima del tempo sarebbero vissuti tanto da farsi saggi… stracciavano i manifesti, turbavano la quiete pubblica, sfidavano i giudici ad entrare in discussione con loro -  non avevano requie fino tanto che non riuscivano di cacciarsi in una stessa gabbia con i leoni… li estromettevano da una città, e loro se ne andavano a predicare in un’altra“ (Newman). 

Mi ha scritto Livia in un suo commento al mio articolo su Balthasar: La fede che parte dall’ascolto è un riconoscere, un discernere, un appoggiarsi su qualcosa di stabile, Cristo.  In riferimento a questo tema mi permetto di indicare la lettura di un articolo che spiega il perché i primi cristiani hanno adottato il termine greco “pistis” per designare la fede e il credere. (https://dialnet.unirioja.es/descarga/articulo/7941657.pdf) Ne riporto il passo finale il “San Matteo e l’Angelo” del Caravaggio a San Luigi dei Francesi di Roma. „La fede, dunque, non è il frutto della ragione umana che si appoggia sulle proprie forze. Ma l’essere umano che crede sa usare la ragione per ascoltare bene, affrontando un cammino di crescita nel discernimento su ciò che è maggiormente stabile. Così arriverà a trasmettere agli altri la propria fede, anche sembrando a prima vista completamente fuori dei criteri del sostegno, come il San Matteo del Caravaggio che si appoggia sulla Scrittura e si eleva in ascolto delle parole dell’Angelo, mentre le sue ginocchia poggiano su uno sgabello in evidente disequilibrio. “Attenzione (hypakoê), intelligenza (synesis) e insieme disponibilità alla persuasione (peithô), non si darà mai il caso che uno apprenda (mathêsetai) senza fede (pistis)”. Questa immagine dello sgabello è molto bella, ma per l’appunto mette in dubbio le certezze del mondo, non la stabilità di Cristo! 

„Ciò che il Signore mi chiede è di vivere quello che Lui mi dà con la semplicità e la dedizione di un cuore povero e vero, mentre io cerco la situazione ideale, come una condizione perfetta in cui tutto è ricomposto in un'armonia totale. È così che fuggo il presente verso una realtà che non esiste. Il Signore che vede questo mio peccato con grande pazienza mi riporta alla realtà e mi sfida nel presente, in questo oggi in cui manca molto e potrei fermarmi ad analizzarlo, ma Lui mi chiede di viverlo così come è. Questa è la provocazione di oggi, smettila di cercare la situazione ideale e dì di sì a Dio in questo oggi così come è. Vivi questo presente e scopri in esso che Lui, Gesù, basta per vivere alla grande, anche in una situazione di estrema povertà.“ (Gianni Mereghetti, 12.8.2) 

„L'Europa dovrebbe puntare alla fine della guerra e alla protezione dell'Ucraina, anche senza Zelensky... Garantire tutto questo, o almeno provarci, sarebbe compito della diplomazia e dell'arte di governare, che sono certamente complesse, ricche di presupposti e piene di rischi, ma anche così indispensabili che non dovrebbero essere lasciate al calibro unidimensionale degli esperti. Questi ultimi, va detto chiaramente, si trovano sia nel governo ucraino che nelle capitali europee. Non c'è da stupirsi che nessuno di loro sia ammesso al tavolo dei negoziati in Alaska.“ (Johannes Varwick, X, 12.8.25)

La versione odierna di Banfi presenta la questione così: „La notizia di stamattina è una dichiarazione congiunta, concordata nella notte, dalla presidenza del Consiglio europeo e da tutti i Paesi membri, Ungheria esclusa. Dice il testo: «Una pace giusta e duratura che porti stabilità e sicurezza deve rispettare il diritto internazionale, compresi i principi di indipendenza, sovranità, integrità territoriale e l’inviolabilità dei confini internazionali. Il percorso verso la pace in Ucraina non può essere deciso senza l’Ucraina. Negoziati significativi possono aver luogo solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità». È una premessa politica importante che gli europei pongono al vertice telefonico che ieri Washington ha annunciato per domani. Donald Trump parteciperà infatti ad un meeting con i leader europei e con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La riunione si concentrerà sulle strategie per fare pressione su Mosca e sulla sicurezza di Kiev. Allo stesso tempo ieri il presidente Usa ha annunciato che sia la Russia che l’Ucraina dovranno cedere dei territori per porre fine al conflitto. Trump ha criticato Zelensky per aver posto delle condizioni al potenziale accordo che dovrebbe essere delineato in Alaska.La nostra premier Giorgia Meloni ha parlato al telefono col presidente Usa ma in realtà ha sottoscritto anche la dichiarazione europea, pur mantenendo una posizione di dialogo con gli Usa.“ (Banfi) - la premier italiana Giorgia Meloni si muove con saggezza; comunque io sono filosofo e non politico e come tale ritengo la posizione del politologo di Halle, Varwick, più sensata e più realista. La dichiarazione congiunta europea non tiene minimamente conto della lezione del prof. Sachs, non tiene per nulla contro dell’avvertimento di Papa Francesco su Cappuccetto Rosso, non tiene per nulla conto dell’ipotesi di lavoro di una proxy war e presenta se stessa come immacolata nella difesa del diritto internazionale. Io ci vedo solo un’ipocrisia farisaica infinita e micidiale per il destino di noi tutti! 

Abba nostro…

(Sera) Sono venuti a trovarmi Melanie, Maja, Oskar, Pepe e Johann della mia 12esima, l’ultima che ho avuto; sono in giro per vedere le stelle cadenti che dovrebbero essere davvero tante a partire dalle undici in direzione nord-est. Avendoci visto passare in macchina, quando tornavamo da Eisenberg, nel paese qui vicino, sono venuti fin qui per vedermi. Mi hanno raccontato che nella loro ultima gita scolastica sono stati derubati in una spiaggia (in Spagna), abbiamo poi parlato del più e del meno e ci siamo dati un appuntamento per mangiare insieme nella settimana dopo il mio ritorno dall’Italia.


(Wetterzeube, il 11.8.25; lunedì della 19esima settimana del tempo ordinario; santa Chiara di Assisi) In una sua conferenza, di cui avevo parlato nel diario, Stefan Oster, vescovo di Passau, ha insistito sul fatto che la ragione naturale, in accordo con San Paolo e il Vaticano I, sia capace a riconoscere che Dio esiste; nel settimo sermone cattolico Newman è ovviamente d’accordo su questo punto, ma pone una differenza importante tra „inferire qualcosa“ e „vedere qualcosa“ (qualcosa di simile ha fatto anche Stefan Oster citando C.S.Lewis). La ragione naturale può inferire l’esistenza di Dio, ma non può vederla o sentirla. Il settimo sermone ha come tema la „grazia illuminante“: „quando fu creato, l’uomo fu altresì arricchito di doni che superavano e perfezionavano la natura umana“ e quindi la „ragione umana“. Già solo con la ragione umana, che è comunque influenzata da verità cattoliche in qualche modo percepite o incontrate o di cui ha sentito parlare, può comprendere che un Padre buono abbia donato gratuitamente l’essere e stupirsi, anche se astrattamente, che ci sia qualcosa invece che nulla, ma tutto ciò è un’inferenza che non è capace di andare „oltre il discorso“, „oltre il mero ragionamento“ (Newman). Non potrà davvero essere sorpresa dalla gioia che ci sia qualcosa invece che nulla e che ci sia Uno che per non lasciarci nel peccato è diventato Egli stesso peccato! Ci sono cose che non le si capiscono per la carne e per il sangue: „"Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.“ (Mt 16,17: Μακάριος εἶ, Σίμων Βαριωνᾶ, ὅτι σὰρξ καὶ αἷμα οὐκ ἀπεκάλυψέν σοι ἀλλ’ ὁ πατήρ μου ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς·), „dice il Signore a Pietro quando questi ebbe confessato l’Incarnazione“ (Newman); il santo inglese cita ancora, tra altri, un altro verso: „"Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.“ (Mt 11,25: Ἐξομολογοῦμαί σοι, πάτερ κύριε τοῦ οὐρανοῦ καὶ τῆς γῆς, ὅτι ⸀ἔκρυψας ταῦτα ἀπὸ σοφῶν καὶ συνετῶν, καὶ ἀπεκάλυψας αὐτὰ νηπίοις·). Infondo, come ha detto il Signore, non entreremo nel regno dei cieli per un’inferenza, ma perché abbiamo creduto. La ragione può diventare l’ancella della fede, „tuttavia non è la fede (Newman)“; noi possiamo anche fare un ragionamento logico sul fatto che se Cristo è morto sulla Croce allora „il peccato è di necessità un male gravissimo“ (Newman), ma non vedremo né il peccato né le conseguenze del peccato, né in noi né ne gli altri. Ci mancherà anche un vero discernimento sia per ciò che accade nella nostra vita quotidiana, sia per ciò che accade nel grande palcoscenico del mondo. Allora che fare? Signore prendimi per mano, come fanno la mamma o un papà con il loro bambino! 

Ieri sera ho fatto l’esame di coscienza nella procedura ignaziana, così come mi è sembrato opportuno. 

Nel mio diario privato ho ripreso attentamente tutto il materiale che mi aveva mandato Renato sull’accordo tra l’Armenia e l’Azerbaigian. Su quanto ha detto ieri sul tema Papa Leone XIV nel post-Angelus Renato mi ha scritto: „Ho totale fiducia in papa Leone XIV. Ed è già importantissimo che questo accordo sia stato citato mettendo sotto gli occhi di tutti questi Paesi.“ Qui nel mio diario pubblico vorrei citare solo un’interpretazione, di un amica di Renato, dell’accordo che mi sembra probabile; anch’io avevo notato la prossimità dell’incontro in Alaska tra Putin e Trump e questo a Washington tra Aliyev e Pashinyan: „la Russia ha di fatto tacitamente ceduto su quell'area, che è passata sotto controllo Usa attraverso la penetrazione nel  corridoio, il quale è anche molto utile per la "vista" che consente sull'Iran. Perché la Russia ha ceduto su quest'area? Potrei avere un'idea, ma è solo un'idea. Di certo c'è che, per "strana" coincidenza, l'accordo di Trump precede appena il vertice in Alaska, inoltre mi risulta che dal ministero degli esteri russo siano pervenuti apprezzamenti per l'accordo. Ci sono delle spartizioni e dei riallineamenti in atto che non verranno comunicati se non a fatto compiuto, ma il riposizionamento è in pieno atto.“ 

„La situazione del popolo haitiano è sempre più disperata. Si registrano continuamente casi di omicidi, violenze di ogni genere, tratta di esseri umani, esili forzati e rapimenti. Faccio un appello accorato a tutti i responsabili affinché liberino immediatamente gli ostaggi e chiedo il sostegno concreto della comunità internazionale per creare condizioni sociali e istituzionali che consentano agli haitiani di vivere in pace.“ (Leone XIV, X, 10.8.25; ne aveva parlato ieri nel post Angelus). 

„Continuiamo a pregare perché si ponga fine alle guerre. L’80° anniversario dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki ha risvegliato in tutto il mondo il doveroso rifiuto della guerra come via per la risoluzione dei conflitti. Quanti prendono le decisioni tengano sempre presenti le loro responsabilità per le conseguenze delle loro scelte sulle popolazioni. Non ignorino le necessità dei più deboli e il desiderio universale di pace.“ (Leone XIV, X, ib.)  

Abba nostro…

(Dopo la lettura della versione odierna di Banfi) Riprendo tre punti: 1) la testimonianza diretta da Israele di padre Faltas: „«L’altra sera, dopo lo shabbat, ho visto tantissima gente manifestare qui a Gerusalemme, sfilavano nella Città Vecchia di fronte al nostro convento. Non si può immaginare, erano migliaia. A Tel Aviv parlano di duecentomila persone. Domenica prossima ci sarà uno sciopero generale. La maggior parte del popolo, in Israele, è contraria al piano di occupazione del governo, a cominciare dalle famiglie degli ostaggi». Ha detto al Corriere padre Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia francescana di Terra Santa. E ha aggiunto: «Questo piano è una cosa sconvolgente, orribile. È il momento di trovare una soluzione umana a una situazione disumana. Oggi, non domani“ 2) Cosa brutta è anche il destino di quattro giornalisti:. „L’esercito israeliano, intanto, in una nuova operazione delle ultime ore (…) ha eliminato 4 reporter di Al Jazeera“. 3) Sull’incontro in Alaska: „Il richiamo del Papa all’incontro annunciato per il 15 agosto in Alaska fra Donald Trump e Vladimir Putin è stato indiretto. Così come quello al Medio Oriente. Il lavorio diplomatico sull’incontro tra i due presidenti è intanto intenso. Gli europei spingono per la partecipazione di Volodymyr Zelensky, la Casa Bianca non lo esclude, ma «la decisione non è ancora stata presa», ha detto ieri l’ambasciatore Usa alla Nato Matt Whitaker alla Cnn aggiungendo che Trump lo inviterà «se pensa che sia lo scenario migliore». Circostanza poi confermata anche dal vice presidente Usa JD Vance, che ha parlato di un compromesso che scontenterà sia Kiev che Mosca. Ma la sostanza del vertice è che si tratta di un bilaterale fra Usa e Russia. Basta vedere il luogo scelto per il faccia a faccia, più che simbolico. L’Alaska, terra americana, è lontana dall’Europa e dall’Ucraina, vicinissima alla Russia. Si tratterà infatti del primo summit a pieno titolo tra Russia e Usa in 15 anni, l’ultimo fu nel 2010 quando Dmitrij Medvedev visitò Barack Obama a Washington. E, oltre all’Ucraina, si parlerà anche dell’Artico. Il Cremlino intanto ha insultato gli europei con l’accusa di nazismo, sottolineando in negativo la solidarietà di Bruxelles agli ucraini. Veto polemico su un coinvolgimento diretto della Ue? Vedremo.“ (Alessandro Banfi). Ciò che io penso sul tema  l’ho espresso con la citazione sintetica del professore di scienza della politica di Halle, Johannes Varwick: „Ora è fondamentale che «gli» europei non sabotino un riallineamento realistico della politica nella questione ucraina, ma sostengano gli Stati Uniti nella loro iniziativa diplomatica, se necessario anche contro la volontà dell'Ucraina. È tempo di concentrarsi su ciò che è fattibile.“ (Johannes Varwick, X, 9.8.25).

(Wetterzeube, il 10.8.25; 19esima domenica del tempo ordinario; san Lorenzo)

Ieri ci siamo confessati; in un certo senso è stata la mia più brutta confessione con padre Jeremias, che mi ha dato l’assoluzione (grazie a Dio), ma che avrà pensato che non c’è uno „sviluppo“ in me, infatti mi ha detto di pensare quali punti siano in me capaci di uno sviluppo; poi mi ha rinviato al procedere di Sant’Ignazio per ripercorrere il giorno, che viene chiamato e lui stesso lo ha chiamato così: „la preghiera dell’attenzione amorevole“. Secondo una pagina della diocesi di Monaco di Baviera (Schloss Fürstenried, Exerzitien Haus), la preghiera avrebbe questi passi, uno svolgimento semplice e sempre uguale (questo è molto ignaziano). „Ecco i passaggi: 1) Mi concentro sul presente; 2) Chiedo chiarezza; 3) Guardo alla giornata; 4) Presento a Dio ciò che mi appare; 5) Mi preparo per il giorno successivo“. 1) La concentrazione sul presente, così come presentata in questa pagina, è per me troppo da esercizi, che ho fatto nella mia vita, ma che non mi dicono nulla e non mi servono per nulla: „Ora sono qui. Sento il mio corpo. Percepisco le superfici di contatto: il pavimento, la sedia o lo sgabello, le mie mani. Percepisco la mia postura eretta…“. Alla sera il mio corpo lo sento comunque…2) La richiesta di chiarezza è certamente cosa buona. Edith Stein parlava in ciò che ho citato di lei l’altro giorno di ’“ampiezza, silenzio, vuoto di se stessi, calore e chiarezza“ . Quello a cui pensa la pagina della diocesi di Monaco è: „Chiedo a Dio chiarezza e uno sguardo amorevole, affinché io possa vedere la giornata così com'è stata.“ Amorevole o chiaro? A me questo sembra troppo Anselm Grün, troppo poco Ignazio. Ma è vero che il calore di Teresa benedicta a Cruce può essere per un verso interpretato così, è ciò vale anche per noi (ama gli altri come ami te stesso, questo lo dice Gesù non Anselm Grün). 3) „Guardo con attenzione e amore ciò che è stato oggi: dentro di me, attraverso di me, intorno a me...Posso lasciare che la giornata scorra davanti a me, ora dopo ora, senza giudicare, ma percependo, lasciando che sia vera. Comincio dal risveglio al mattino e arrivo fino al momento presente. Se c'è una situazione che mi preoccupa particolarmente, la osservo più da vicino, ma poi vado avanti. Per farlo ho ora alcuni minuti di silenzio (circa 4 minuti di silenzio).“ Quel „senza giudicare“ in un certo senso è vero; ma se chiedo davvero chiarezza, devo anche prendere sul serio il giudizio di Dio, non il mio. Quando ieri nella confessione ho detto che mi chiedo in quale cose io offenda Dio, Jeremias è rimasto in silenzio; non credo che questo pensiero di Adrienne in qualche modo lo convinca. Mentre la domanda di Edith: cosa desideri da me O Signore?  la trovava bella. 4) „Con ciò che provo ora, mi rivolgo a Dio. Può essere gioia e gratitudine, ma anche sconcerto e inquietudine, senso di colpa o nostalgia. Forse anche frammenti e ferite. Posso affidare tutto questo a Dio, e anche le persone colpite (betroffen) da questo giorno. Posso ringraziarlo, pregare, lodarlo, a seconda di come mi sento.“ Non è male, ma io vorrei avere chiarezza sulle mie colpe, non sui miei sensi di colpa (per questo avrei bisogno di un psicologo, non di un sacerdote). 5) „Infine, guardo al giorno successivo, alle mie speranze e paure o ai prossimi passi da compiere. Chiedo forza e determinazione per ciò che mi sembra necessario e per ciò che mi capiterà. Concludo la preghiera in modo consapevole, ad esempio con un segno della croce, un inchino o qualsiasi altro gesto che mi sembra appropriato“. Ed ovviamente si parla anche della „Campana tibetana“. Alla fine dei cinque punti ci sono alcuni consigli per come andare avanti: „Siamo giunti alla fine della preghiera. Forse desiderate prendere qualche appunto nel vostro diario. Se avete trovato utile questo esercizio di preghiera, ripetetelo domani, magari ancora una volta seguendo le istruzioni; poi continuate a vostro modo e al vostro ritmo. Se conosci qualcuno con cui vorresti parlare della tua esperienza con questa preghiera, fallo! E non esitare a contattare qualcuno del team degli esercizi spirituali al castello di Fürstenried. Ci trovi sulla homepage www.schloss-fuerstenried.de alla voce “Il nostro team”. Ti auguriamo ogni bene!“ Credo che Ferdi mi avesse parlato di questa casa di esercizi, che forse si trova vicino all’ appartamento di Nadia. Io non sono mai stato bravo con questo tipo di esame di coscienza, ma vorrei provare nei prossimi giorni, tenendo conto dei passi consigliati da questa casa di Esercizi: vorrei cominciare con una preghiera e finire con un gesto di preghiera e prendere sul serio il consiglio di non fissarsi su una cosa sola. 1) Preghiera iniziale: „Dio, nostro Signore, Ti chiedo la grazia affinché tutte le mie intenzioni, azioni e occupazioni siano ordinate esclusivamente al servizio e alla glorificazione della Tua divina maestà e del tuo amore.“ Quindi anche questo „esame di coscienza“ deve servire alla sua „glorificazione“. Dentro questa preghiera, che chiede la glorificazione di Dio, chiedo anche ’“ampiezza, silenzio, vuoto di se stessi, calore e chiarezza“. 2) Cercherò di rivisitare il giorno „senza giudizio“, ma chiedendo a Dio di dare il giusto peso alle cose, il suo peso, che è sempre lieve, perché lo ha detto lui. 3) Parlare con Gesù o con il Padre o con lo Spirito Santo o con Maria di quello che ho visto nel giorno (Ignazio negli Esercizi consiglia sempre questi dialoghi) lodando o chiedendo perdono. 5) Cercherò di gettare uno sguardo nel giorno successivo. Avevo cominciato a fare un piccolo tempo solo per Gesù, questo metodo mi sembra essere un aiuto. Ho detto più „brutta“ ma forse in vero più feconda vedremo. // Caro Jeremias, grazie per la confessione di ieri. Spero che non l'hai percepita come troppo corta. Io non volevo fare una „riflessione“, volevo solo farti vedere alcuni punti così come accadono nella giornata. Avevo da qualche tempo incominciato a fare alla sera un momento di silenzio che ho chiamato „solo per Gesù“, la preghiera che mi hai consigliato e che io conoscevo da Ignazio, anche se non l’avevo ancora presa davvero sul serio, voglio provarla, come sono capace e di questo consiglio ti ringrazio tanto. Tuo Roberto.

Renato mi ha mandato questo articolo, di cui cito solo la prima parte: „Venerdì sera il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev e il primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan hanno firmato un accordo di pace alla Casa Bianca, in presenza del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il rapporto conflittuale tra i due paesi del Caucaso meridionale durava dal 1988, aveva causato due guerre, una negli anni Novanta e una nel 2020, e nel 2023 aveva portato {in vero sono stati cacciati} alla fuga di più di 100mila persone di etnia armena dall’Azerbaijan dopo l’attacco militare azero alla regione separatista del Nagorno-Karabakh. L’accordo di pace è il più grande successo che Trump abbia raggiunto finora nel suo tentativo di presentarsi al mondo come pacificatore internazionale. Trump ha fatto mettere d’accordo i due paesi convincendo Pashinyan a permettere la creazione di un corridoio di circa 40 chilometri in territorio armeno che colleghi l’Azerbaijan alla Repubblica autonoma di Nakhchivan, una exclave azera che si trova tra i territori di Armenia, Turchia e Iran. Per riuscirci il presidente statunitense ha promesso all’Armenia che gli Stati Uniti si occuperanno dello sviluppo del corridoio e che sosterranno il paese nel caso in cui l’Azerbaijan dovesse intraprendere nuove azioni ostili. Inoltre Trump ha promesso a entrambi i paesi degli accordi bilaterali di sviluppo economico“ (Il Post, condivisa tramite App Google). Il commento e la domanda di Renato: „Per me è una pace dí Monaco. Cosa pensi dell’accordo Armenia- Usa-Azerbaijan? È una grossa insidia per la Russia... oppure c'è qualcosa che non sappiamo, e quell'accordo è incatenato a ciò che succederà in Alaska {dove si incontreranno Putin e Trump il 15.8 giorno dell’Assunzione (Chiesa cattolica) e della Dormitio Mariae“ (Chiese ortodosse)… e che è già successo in Siria… Niente è come sembra…“. Come risposta gli ho mandato quanto avevo scritto qui nel diario: “Chi, se non il presidente Trump, merita il Premio Nobel per la Pace?” Il presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev chiede che il presidente Trump riceva il Premio Nobel per la Pace per aver raggiunto l'accordo di pace “storico”.“ (Fox news, X, 9.8.25). // Da un certo punto di vista in questa accordo di pace tra l’Azerbaigian e l'Armenia è in gioco la questione del „nodo Gordiano“ di cui ho parlato ieri in un articolo di Substack. Ci sono dei poli che possono vivere solo l’uno accanto all’altro, in modo particolare quelli di Occidente e Oriente, ma bisogna stare attenti a non volere sempre cercare una „soluzione di mezzo“, perché in questo modo può essere sacrificato qualcosa che non è l’Occidente, ma un popolo, che pur con le sue contraddizioni, da sempre ha pensato se stesso come cristiano e cristianesimo e Occidente non sono la stessa cosa.“ Ecco la reazione di Renato: „Cristianesimo e Occidente non sono la stessa cosa! Eccellente! L'Occidente come esaltazione della democrazia liberale e perciò della sua pretesa superiorità morale non è più credibile. Il cristianesimo = (Cristo e tutto ciò che da lui discende/ Vladmir Solov'ëv) è invece alla sua alba. Perché mai l'Armenia dovrebbe scegliere l'Occidente che le chiede la rinuncia di fatto al Cristianesimo? Non basta sopravvivere. "La tua grazia mi è più cara della vita" (Salmo 63)“.

Che cosa fanno L’EU e l’Inghilterra in riferimento all’incontro tra Putin e Trump in Alaska? „La linea europea, condivisa con Kiev, è emersa in una riunione organizzata nella sua residenza ufficiale nel Kent dal ministro degli esteri britannico, David Lammy, alla presenza del vicepresidente americano Jd Vance. In videocollegamento i rappresentanti dell'Ucraina e di vari Paesi europei (per l'Italia ha partecipato Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico di Giorgia Meloni).Gli incontri nel Regno Unito hanno prodotto "progressi significativi" verso l'obiettivo di Donald Trump di mettere fine alla guerra in Ucraina. Lo ha detto un funzionario americano a Cnn e Axios. Secondo un funzionario ucraino, Kiev e gli europei hanno detto al vicepresidente JD Vance che un cessate il fuoco immediato dovrebbe essere il primo passo e che l'Ucraina non dovrebbe cedere alcun territorio in cambio di una tregua. Anche Zelensky ha dichiarato che i colloqui avvenuti tra i funzionari ucraini, il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance e le loro controparti britanniche ed europee sono stati "costruttivi". Lo scrive la Cnn. "Abbiamo trasmesso tutti i nostri messaggi. Le nostre argomentazioni sono state ascoltate. I pericoli sono stati presi in considerazione", ha aggiunto Zelensky durante il suo discorso serale alla nazione. "Il percorso verso la pace per l'Ucraina deve essere definito insieme e solo insieme all'Ucraina; questo è fondamentale", ha aggiunto Zelensky. "Ciò di cui abbiamo bisogno ora non è una pausa nelle uccisioni, ma una pace vera e duratura. Non un cessate il fuoco in un futuro prossimo, tra qualche mese, ma immediatamente. Il presidente Trump me l'ha detto e io lo sostengo pienamente". Lo ha scritto su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.“ (Ansa).

Tra le sei e le sette di mattina ho sognato per la prima volta in modo così chiaro la putrefazione della carne dentro la bara di una persona a me carissima. Non ne ero spaventato, questa scena di riapertura della bara, non dopo giorni, ma dopo un lungo periodo di tempo, era accompagnata da scene secondarie: una vicina che si lamentava che facevamo troppo casino (non ero da solo) e poi un gioco tra uomini. Il sogno non ha messo in crisi la mia fede nella risurrezione, ma non so bene cosa significhi…Nella bara, rimpicciolita perché essa stessa era in parte putrefatta, non ho visto i resti della persona cara, ma piuttosto una mia scarpa…

„Mi sono accorto di come il tempo che passa sia non qualcosa che fugge via ma una occasione per riconoscere quello che Gesù pone dentro la mia vita per farmi crescere e come più che qualcosa che passa il tempo è il dilatarsi della sua pazienza. Mi commuove quanto Lui aspetti che io colga il Suo disegno buono che vi è dall'inizio ma che io fatico a riconoscere perchè procedo seguendo i miei pensieri e le mie immagini. Ciò a cui Lui mi porta è sempre diverso da questi miei pregiudizi, così io vado in direzione opposta a quella che Lui vuole. Ciò che è commovente è che Lui è costante e fedele e arriva a realizzare la sua volontà con grande umiltà piegandosi ai miei passi e rimodulando il cammino così che io arrivi dove Lui mi vuole condurre  per il mio bene.“ (Gianni Mereghetti).

„Ha scritto Michel Peeters di Newman: "Pertanto, per poter insegnare la dottrina cattolica, la gerarchia ascolta volentieri ciò che vive nel popolo cristiano (un pensiero anche presente nella regola di San Benedetto (capitolo 3) e nel metodo della “scuola di comunità”)............... Nella Lettera al Duca di Norfolk spiega che la natura e la rivelazione sono fatte l’una per l’altra. “Il Papa, che proviene dalla Rivelazione, non ha giurisdizione sulla natura”. L’autorità della Chiesa non prevale sulla coscienza del singolo credente, ma la suscita, rafforza, completa, riafferma, emana, incarna ed interpreta." (Gianni Mereghetti).

Abba nostro…

(Dopo) L’attenzione a san Massimiliano Maria Kolbe (allora ancora beato) e alla santa Teresa benedicta a Cruce di san Giovanni Paolo II ad Auschwitz-Birkenau nel 1979 fu letta da alcuni come un’appropriazione cattolica dell’Olocausto; in vero, parlando dei due santi e dei quattro milioni di morti nel campo di sterminio, provenienti da diverse nazioni, san Giovanni Paolo II ha detto il vero e così messo a nudo il „mito religioso di Auschwitz“ (Sieferle); poi nel procedere del suo pontificato è stato chiaro a tutti che non vi era alcun elemento antisemita in quella omelia.  

A riguardo della celebrazione della Santa Messa di ieri sera da padre Jeremias (Moonlightmass with Jazz ) è pertinente forse questa domanda di Bonhoeffer tratta dalle sue lettere scritte durante la prigionia: «Forse – così sembra oggi – è proprio dal concetto di “Chiesa” che si può ritrovare la comprensione dello spazio di libertà dell’arte, dell’istruzione, dell’amicizia, del gioco, cioè che l’“esistenza estetica” (Kierkegaard) non va esclusa dall’ambito della Chiesa, ma proprio in essa va rifondata»?“ citato in Hans Urs von Balthasar, Teologia della Nuova Alleanza, Einsiedeln, 1969, 18)

(Pomeriggio) „Ora è fondamentale che «gli» europei non sabotino un riallineamento realistico della politica nella questione ucraina, ma sostengano gli Stati Uniti nella loro iniziativa diplomatica, se necessario anche contro la volontà dell'Ucraina. È tempo di concentrarsi su ciò che è fattibile.“ (Johannes Varwick, X, 9.8.25)

(Sera) Caro Renato, ho studiato tutto il materiale che mi hai mandato, incluso il testo integrale dell’accordo tra l’Armenia e l’Azerbaigian. Con ancora più grande attenzione ho letto i tuoi appunti e il giudizio durissimo della tua amica, Teresa Mkhitaryan. Il Papa nel post Angelus ha parlato positivamente dell’accordo e questo mi ha spiazzato, perché il pontefice non è il portavoce dell’Occidente, ma di Cristo. Allo stesso tempo le preoccupazioni di Teresa Mkhitaryan mi sono chiare ed anche ciò che hai scritto ha senso; lo citerei qui nel mio diario o ne potrei fare un articolo a tuo nome in Substack, perché ho corretto tantissimo il tuo testo e non sono sicuro di aver compreso tutto. A differenza di te io mi fido, un po’ ,del tentativo di Trump di superare la forma pura della liberal-democrazia e guardo con speranza all’incontro in Alaska. Mi fido anche un po’ del suo voler essere un peacemaker. Ma è vero anche per me, che non un imperatore (di qualsiasi tipo), ma Cristo salva la storia, in modo particolare di un paese come l’Armenia. Ti abbraccio con affetto, Roberto 

„San Lorenzo, io lo so perché tanto

di stelle per l’aria tranquilla

arde e cade, perché si gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.“ (Pascoli)

(Wetterzeube, il 9.8.25; sabato della 18esima settimana del tempo ordinario; santa Teresa benedicta a Cruce (Edith Stein)

Ampiezza

Silenzio 

Vuoto di se stessi

Calore 

Chiarezza

Edith Stein,1932

Spero che queste parole  diventino un programma di vita, insieme alla domanda, che Edith si pone nello stesso testo (vedi meditazione di ieri notte): 

cosa desideri da me O Signore?  

Sapevo qualcosa del curato di Ars, ma solo con il testo numero 2303 di Terra e cielo III, che ho cominciato a meditare ieri, ho potuto gettare uno sguardo su questa figura misteriosa di padre confessore, che ho da sempre caro sebbene conosca pochissimo. Ha un dono soprannaturale: sa guardare durante la confessione nel profondo dell’anima di chi si confessa; appena finita la confessione il dono sparisce ed ha la sensazione di aver fatto tutto in modo sbagliato e ricade nel suo „buco“, una completa insicurezza, che tra l’altro lo rende un cattivo predicatore, secondo Adrienne. „Ha paura della propria dannazione; ha anche paura di essere colpevole della dannazione di altre persone. Tutto questo è il prezzo che paga per la grazia della conoscenza dell’anima altrui, perché è impossibile guardare dentro gli altri senza assumersi la responsabilità per loro. Se oggi un assassino si è confessato, dopo si sente come l'assassino... Alla fine non vede altra via d'uscita che la fuga. La fuga in un monastero, in un luogo dove non può più ascoltare confessioni. Dove non si può più fare del male alle persone... Non vive davvero una vita di mezzo” (Adrienne von Speyr). Forse proprio questo me lo rende così caro: per servire Dio non è necessario vivere una „vita di mezzo“; questo  tipo di virtù stoica o aristotelica non è un presupposto del percorso cristiano. Uno da e fa quel che può, senza giustificarsi, la giustificazione è opera di Dio. Senza rinunciare ad un lavoro con se stessi, ma per l’appunto come si può. Come viene raggiunto il „vuoto“ di cui parla Teresa benedicta a Cruce non può essere riassunto in un manuale. La vita è complessa, anche se il dono dell’essere è „semplice e completo“, ma non ciò non è espressione di un’ontologia forte, anzi il dono dell’essere accade nella totale debolezza, perché l’essere stesso è „nulla“ (Ferdinand Ulrich). 

Probabilmente ha ragione Nikolas Busse (FAZ) nel suo editoriale di questa mattina; ne cito qui la parte iniziale: „Dei cinque obiettivi che il gabinetto di sicurezza israeliano ha deciso per l'ulteriore azione a Gaza, tre sono del tutto legittimi, anche secondo i criteri che fino a poco tempo fa erano ancora in uso nel dibattito tedesco: il disarmo di Hamas, il ritorno degli ostaggi e la smilitarizzazione della fascia costiera. Bisogna ricordarlo ancora una volta: è stata l’aggressione di Hamas ad Israele a scatenare la guerra. Si tratta di un gruppo terroristico che vuole distruggere lo Stato ebraico. Nemmeno la Germania può volere questo“. La domande che ci si pone e che ha posto il comando dell’esercito israeliano è se queste mete si possano raggiungere ampliando il conflitto. Busse menziona anche i due obiettivi che non sono legittimi e perché: „Infine, sono problematici gli ultimi due obiettivi indicati dal gabinetto di sicurezza: un controllo di sicurezza israeliano sulla Striscia di Gaza e un'amministrazione civile che non sia né Hamas né l'Autorità Palestinese, poiché finora nessuno Stato arabo è disposto ad assumersene la responsabilità. Entrambi questi obiettivi portano allo sviluppo di un'occupazione permanente  con possibili conseguenze quali nuovi insediamenti, un'annessione o espulsioni. Anche questo non può essere voluto dalla Germania, che è giustamente impegnata nella soluzione dei due Stati“. Sulla decisione concreta, Il governo federale tedesco limita le forniture di armi ad Israele, il giudizio di Busse è preciso: „La limitazione delle forniture di armi influirà invece solo a vantaggio di Hamas, analogamente al dibattito sul riconoscimento {dello stato di Palestina}. Essa conferisce al gruppo terroristico un (piccolo) vantaggio militare. Che la sicurezza di Israele sia una questione di ragion di Stato tedesca, di ciò sarebbe meglio non parlare più a Berlino.“ Coscientemente ho dato voce a questa posizione della FAZ perché pur trovando legittimo l'impegno del cardinal Pizzaballa ed in genere della Chiesa cattolica perché finisca il massacro a Gaza, devo pur in qualche modo dare testimonianza di un pericolo che vedo e cioè quello di un nuovo insorgere di un antisemitismo che nella storia del mondo ha portato a catastrofi che non vogliamo più rivedere. Si dovrà tenere conto anche di ciò che Sieferle ha detto sul „mito di Auschwitz“, ma bisogna anche tenere conto, proprio in questo giorno di festa di Edith Stein, che vi è una „realtà di Auschwitz“, che in alcun modo può essere giustificata; se poi un’azione militare sia davvero in grado di fermare una tale catastrofe, beh su questo io la penso come Etty Hillesum e probabilmente come Teresa stessa, che il 9.6.1939 scrive nel suo diario: «Già ora accetto con gioia la morte che Dio mi ha riservato, in totale sottomissione alla sua santissima volontà. Chiedo al Signore che accetti la mia vita e la mia morte, per la sua gloria e la sua magnificenza, per tutte le intenzioni dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e della Santa Chiesa, in particolare per la conservazione, la santificazione e il compimento del nostro santo Ordine, in particolare quello di Colonia e di Echt, in espiazione per l'incredulità del popolo ebraico {Edit era ebrea. RG ) e che così il Signore sia accolto dai suoi e il suo regno venga nella gloria per la salvezza della Germania e la pace del mondo, infine per i miei cari, vivi e morti, e per tutti coloro che Dio mi ha dato: che nessuno di loro vada perduto" (Edith Stein, 9.6.1939).

“Chi, se non il presidente Trump, merita il Premio Nobel per la Pace?” Il presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev chiede che il presidente Trump riceva il Premio Nobel per la Pace per aver raggiunto l'accordo di pace “storico”.“ (Fox news, X, 9.8.25). // Da un certo punto di vista in questa accordo di pace tra l’Azerbaigian e l'Armenia è in gioco la questione del „nodo Gordiano“ di cui ho parlato ieri in un articolo di Substack. Ci sono dei poli che possono vivere solo l’uno accanto all’altro, in modo particolare quelli di Occidente e Oriente, ma bisogna stare attenti a non volere sempre cercare una „soluzione di mezzo“, perché in questo modo può essere sacrificato qualcosa che non è l’Occidente, ma un popolo, che pur con le sue contraddizioni, da sempre ha pensato se stesso come cristiano e cristianesimo e Occidente non sono la stessa cosa. 

Abba nostro…

(Wetterzeube, il 8.8.25; san Domenico; venerdì della 18esima settimana del tempo ordinario) Nel numero 2303 di „Terra e cielo III“ Adrienne parla di San Giovanni Maria Vianney, del quale abbiamo festeggiato la festa quattro giorni fa; vorrei approfondire due pensieri in questa meditazione mattutina.1) „Le sue parole erano probabilmente troppo deboli, troppo vaghe per esprimere ciò che realmente intendeva. Negli anni successivi si abituò a rimandare tutto ciò che non andava alla confessione successiva, a prepararsi alla confessione con largo anticipo e a concentrarsi più sull'offesa arrecata a Dio che sulle proprie azioni. E quando gli è diventato evidente, allora si è confessato - sempre in questa preparazione - come se fosse davanti a Dio, prestando attenzione ai sentimenti che Dio doveva provare per il suo peccato. Gli è sempre piaciuto dare ai suoi simili qualcosa di ciò che aveva vissuto, ma è molto goffo nell'esprimersi, non riesce a dirlo. Ma quando in seguito diventa sacerdote, lo fa con grande forza, perché vuole restituire alla confessione questo carattere: lasciare che Dio parli, lasciare che Dio guardi. La confessione è per lui innanzitutto uno sguardo di Dio sull'anima, e ogni apertura dell'anima a Dio è solo uno strumento per questo.“ (Adrienne von Speyr). A parte il fatto che io mi preparo molto a lungo alla confessione, credo di fare tutto nel modo sbagliato. Non credo sia necessario confessarsi spesso, piuttosto continuato e credo che sia importante fare quello che il curato di Ars faceva e cioè prepararsi con largo anticipo alla confessione. Quello che faccio di sbagliato è che io mi concentro molto su l'apertura della mia anima. Per esempio, cerco di capire quali so i miei peccati. So che quando accadono piccole cose che mi irritano, dico delle frasi che sono irrazionali. Per esempio, se dico: „ma perché mi odi?“ A chi è rivolta questa frase? Dio non può odiare e il diavolo può solo odiare, per il qual motivo questa frase è del  tutto irrazionale; ora però non so bene quello che faccio davvero di sbagliato e chiedo proprio la grazia di comprenderlo in modo giusto e di pensare  la preparazione alla confessione dal punto di vista di Dio; io chiedo innanzitutto la grazia di sapere in cosa lo offendo. Newman insiste molto sulla purezza. Io non sono molto puro e non riesco a mantenere il ritmo: se per esempio divento troppo contemplativo poi cado, perché ho bisogno di una conferma nella mia carne, che probabilmente la carne non può dare. Quindi sono molto aperto a quello che dice Adrienne e che dice il curato di Ars e chiedo aiuto su questo: dove ti offendo Padre? Quali sono i sentimenti che hai nel vedermi in azione o non in azione. Quando guardo un film o quando guardo un video, quando non ho la pazienza di parlare con una persona che incontro per caso e poi con questi pensieri di risentimento che porto in me nei confronti di questa o quella persona. Credo di offenderti perché ciò significa che non credo davvero che tu sei il Padre che si occupa di me e di noi nella concretezza della vita…2) „Lo studio della teologia non fa che mettergli continuamente in evidenza le sue insufficienze, senza indicargli come possa comunque adempiere alla sua missione sacerdotale. Ciò si riflette nella sua preghiera. Anche qui diventa insicuro e questa insicurezza riguardo alla sua missione lo accompagnerà per tutta la vita. È come se avesse il timore di aver frainteso la chiamata di Dio. Sa bene che deve appartenere completamente a Dio, che non appartiene al mondo, ma è difficile per lui comprendere che deve essere sacerdote nel mondo e che quindi appartiene al mondo, invece di poter vivere completamente nel silenzio della contemplazione, perché la sua contemplazione è ricca, mentre gli è molto difficile relazionarsi con le persone. Gli manca ogni leggerezza nell'apprendimento e anche nella comunicazione. ... Ogni giorno può provare la stessa gioia per ciò che Dio gli ha mostrato. Sa che lui non capisce e se ne rallegra ogni giorno come un bambino, perché così l'onore di Dio risplende ancora di più.“ (Adrienne). Chiedo a San Giovanna Maria e a san Domenico di cambiare prospettiva: Ti chiedo Abba che tutto ciò che faccio e penso sia per la tua maggior gloria e per il tuo maggior amore! 

Domenico: “Parlava sempre con Dio e di Dio. Nella vita dei santi, l’amore per il Signore e per il prossimo, la ricerca della gloria di Dio e della salvezza delle anime camminano sempre insieme" (Benedetto XVI) (a cura del Dicastero della Causa dei Santi) 

Dalla versione di Banfi odierna. Sono molto grato per tutto quello che ha scritto Alessandro oggi sulla situazione in Israele, che fa vedere che questo paese è democratico, che c'è un vero dibattito anche se con grandi tensioni. Ma riprendo un altro notizia che mi sembra, per un diario che porta il titolo „della speranza“, sia importante: „L’altra grande notizia di oggi riguarda l’Ucraina. Il Cremlino ha annunciato di avere concordato con gli Usa un vertice tra Vladimir Putin e Donald Trump da tenersi già “la settimana prossima”. Ma ha per ora escluso un incontro con Volodymyr Zelensky, nonostante il presidente ucraino sia tornato ad invocarlo come unico modo di “trovare soluzioni concrete” per porre fine al conflitto. Alcune fonti della Casa Bianca però rilanciano sul coinvolgimento di Zelensky. Scrive Gian Guido Vecchi sul Corriere: «Ai piani alti della Santa Sede si guarda con attenzione all’incontro possibile tra Trump e Putin. La situazione è più che mai delicata, le difficoltà innumerevoli, naturale prevalga la prudenza. “Non ci risulta nulla, però…”. Però non è un mistero che il Vaticano si sia detto disponibile, da tempo, a facilitare una soluzione diplomatica dei conflitti, non solo in Ucraina. Lo diceva già Francesco e lo ha ripetuto con chiarezza Leone XIV, il 14 maggio, sei giorni dopo l’elezione: “La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi... I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo! La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere”».“

Abba nostro…

(Sera) Domani è la festa di santa Teresa benedicta a cruce (Edith Stein) - tra l’altro la sera andiamo a confessarci, così che la riflessione di questa mattina sulla confessione, abbia anche un momento incarnatorio. Da un certo punto di vista uno potrebbe pensare che io passi molto tempo nella lettura di una persona come Ernst Jünger e meno con una persona come Edith Stein, ma questo è vero solo nello specifico; io cerco di equilibrare bene le mie letture specificamente cattoliche, con quelle di maestri del mondo (bisogna poi tenere conto che Jünger stesso alla fine della sua vita diventa cattolico). Nel passo che ho ripreso questa sera del „nodo gordiano“ Ernst Jünger cita una pagina del dittatore Mussolini, nel quale quest’ultimo scrive che una dittatura moderna normalmente dura non più di venti anni, a parte l’eccezione bolscevico- stalinista, ma Jünger pensa che questa non sia un’eccezione, ma un’altra cosa (riprenderà questo punto con il procedere del suo scritto del 1953). Ovviamente mi si potrebbe obiettare che è indifferente quanto duri una dittatura o che essa sia stata una forma di governo nell’era repubblicana dell’antica Roma, e che sarebbe molto più importante parlare dei tanti santi morti nella dittatura; ma io non farei contrapposizioni; la santità nel tempo della dittatura è un segno di fecondità divina, gli argomenti di Jünger fanno „solo“ comprendere cosa sia questo fenomeno ed altri simili, quello per esempio di uomini forti, che più di una commissione possono prendere decisioni anche riguardanti la pace…per questo fa bene il Vaticano a guardare con interesse al possibile incontro tra Trump e Putin (su questo ho scritto, per ora in tedesco, un articolo in Substack). 

Nel febbraio del 1932 Edith Stein parla dell’“ampiezza, del silenzio, del vuoto di se stessi, del calore e della chiarezza“ come caratteristiche dell’anima della donna, ma credo che è quello che dobbiamo imparare tutti, maschi e femmine. Mi tranquillizza il fatto che lei dica che ciò non è raggiungibile con la nostra volontà. Quello che possiamo fare è „aprirci alla grazia“; che questo momento meditativo serale sia proprio questo; di fronte alla stanchezza di Konstanze oggi e di fronte ad ogni problema la mia volontà non centra. Edith dice, come dicono i santi, che dobbiamo rinunciare completamente alla nostra volontà; non so bene come questo funzioni, ma è chiaro che anche a me farebbe bene giungere al vuoto e al silenzio. In questo tempo di pensione sono contento che posso dedicare al Signore il tempo necessario, senza pormi la questione del lavoro dopo la meditazione; ma anche da pensionati la calma non subentra automaticamente. È molto bello che Edith non insista su un solo metodo di formare il giorno, ma tutti dovremmo chiederci: cosa desideri da me O Signore?  

(Wetterzeube, il 7.8.25; giovedì della 18esima settimana del tempo ordinario)


Preghiera mensile – Agosto 2025

Di Leone XIV

Gesù, Signore della nostra storia,
amico fedele e presenza viva,
che non ti stanchi mai di venire incontro a noi,
eccoci qui, bisognosi della tua pace.

Viviamo in tempi di paura e di divisione.
A volte ci comportiamo come se fossimo soli,
costruendo muri che ci separano gli uni dagli altri,
dimenticando che siamo fratelli e sorelle.

Manda il tuo Spirito, Signore,
per riaccendere in noi
il desiderio di comprenderci l’un l’altro, di ascoltarci,
di vivere insieme con rispetto e compassione.

Dacci il coraggio di cercare vie di dialogo,
di rispondere ai conflitti con gesti di fraternità,
di aprire i nostri cuori agli altri senza paura delle differenze.

Rendici costruttori di ponti,
capaci di superare confini e ideologie,
capaci di vedere gli altri con gli occhi del cuore,
riconoscendo in ogni persona una dignità inviolabile.

Aiutaci a creare spazi dove la speranza possa fiorire,
dove la diversità non sia una minaccia
ma una ricchezza che ci rende più umani.

Amen.

A questa preghiera per il mese di agosto segue una preghiera di offerta quotidiana: 

Preghiera di Offerta quotidiana

Padre infinitamente buono,

so che tu sei sempre con me,

eccomi in questo nuovo giorno.

Metti il mio cuore,

una volta ancora,

vicino al Cuore del tuo Figlio Gesù,

che si offre per me e che viene a me nell’Eucaristia.

Che lo Spirito Santo faccia di me il suo amico e apostolo,

disponibile alla sua missione di compassione.

Metto nelle tue mani le mie gioie e le mie speranze,

le mie attività e le mie sofferenze,

tutto ciò che ho e possiedo,

in comunione con i miei fratelli e sorelle

di questa Rete Mondiale di Preghiera.

Con Maria ti offro questa giornata

per la missione della Chiesa e per le intenzioni del Papa

e del mio Vescovo in questo mese.

Amen. (EWTN)


Il 23 febbraio del 1962 (Terra e Cielo III, numero 2302) Adrienne von Speyr (1902-1967) si fa pensieri sui sacerdoti in forza di un romanzo che ha letto e che ha trovato mediocre, ma che poneva un problema per il quale aveva desiderio di pregare: il vuoto dopo l’ordinazione. „Ma nello stesso momento sentì un bisogno urgente di pregare, come se mi dovessi sottrarre a quel vuoto che avevo letto e chiedere a Dio di benedire i suoi sacerdoti, di non privarli della gioia e dell'esperienza dell'ordinazione, di non mandarli nella perplessità, di impedire che si logorassero e si spegnessero gradualmente.“ La vita di un sacerdote che vive da solo, in modo particolare nella nostra società trasparente, credo sia dura, sia logorante; se si ha una posizione anche solo un po’ conservatrice si avrà tanta gente, anche tra le persone presenti attivamente in parrocchia, come volontari o professionalmente, contro. La soluzione moderno-manageriale probabilmente è psicologicamente più semplice, ma rimane il fatto che per tutti ci sarà probabilmente la tentazione di superare i muri che costruiamo da noi con la pornografia (dove i muri dell’educazione cadono immediatamente), nella ricerca di potere (per cui si avrà subito con sé le persone che cercano il potere), nelle diverse forme di attivismo…Un amico sacerdote in questo vuoto ha fatto l’amore con una donna  e ne è nato un bambino; si è preso la responsabilità di ciò, ma come era prevedibile, visto che lui aveva una preoccupazione solo per il bambino, il matrimonio o forse la convivenza è fallito. Il tutto è particolarmente triste perché lui secondo me è nel profondo della sua anima ancora sacerdote. Prego con Adrienne per i sacerdoti! In modo particolare per il mio amico…Memorare…


Žižek dice che non vi è solo una banalità del male, ma anche una banalità del sesso. Martin Walser credo abbia parlato della banalità del bene. Ma non vi è dubbio che nel desiderio di orgasmo vi è il bisogno dell’estinzione del nostro io che controlla o che cerca di controllare gli impulsi. Essendo i muri, di cui parla Papa Leone XIV nella sua preghiera di Agosto, insopportabili negli atti pornografici a seconda dei gusti polimorfi si ha la sensazione che i muri cadano immediatamente, cosa che è un illusione. Per avvicinarsi davvero al cuore di Gesù credo sia in qualche modo far esperienza della presenta di Dio, come ne parla Adrienne nello stesso numero 2302, solo che questa esperienza non può essere forzata, può essere solo richiesta con semplicità. Adrienne ne parla nel contesto del suo tentativo di preghiera per i sacerdoti: „Poi ci fu una censura. Non era possibile pregare per qualcosa di specifico perché Dio era così vicino, perché era lì nella stanza e agiva. Non era una visione di Dio, non si vedeva né si sentiva nulla. Ma qualcosa in me che non ero io, e qualcosa intorno a me che non erano le persone, ma la presenza di Dio, così forte, così reale, così efficace che il mio io sembrava cancellato. Impossibile pensare e ringraziare; Dio è lì e fa partecipare i suoi in modo incomprensibile alla sua esistenza. Si è sopraffatti dalla felicità: dalla sua semplice presenza. È un turbamento come un turbine che sconvolge tutto. È come essere spazzati via, come se esistesse solo la tempesta di Dio. Questo potere che è Lui. Uno non fa nulla, nemmeno il minimo per restare lì e mantenere qualcosa.“ -e questo non fare nulla è più forte credo di un orgasmo, che dipende sempre dal fare delle persone coinvolte…Chiedo di potere fare un po’ l’esperienza della Sua presenza forte. Amen! 


Il parroco cattolico Wolf di Gera, dopo aver letto l’articolo di Renato che avevo tradotto in tedesco e pubblicato nel mio account in Substack (un grande forum dell’attuale samizdat occidentale), mi disse che era troppo „confessionale“ e che ciò non corrispondeva alla idea „laica“ dell’Armenia che aveva lui e che si era fatta lui nel suo viaggio in Armenia. Questa affermazione del parroco di Gera corrisponde ai silenzi vaticani durante e dopo l’invasione dell’Artsakh, anche se in vero Papa Francesco l’aveva almeno, anche se molto timidamente, menzionata. Ovviamente questa Armenia „laica“ la conosco anch’io, rappresentata da alcuni dei colleghi che ho conosciuto nel gemellaggio in questo ultimo decennio,  ma anche loro entravano nella chiesa con un velo sulla testa, se erano donne, e accendevano le candele nelle chiese…si dirà che sia una forma minima di religiosità. Certo è una forma minima di religiosità, ma ho conosciuto anche persone che sono molto legate al Catholicos ed una giovane donna, che ci ha fatto da guida nel museo del genocidio armeno,  sono sicuro che non avrebbe mai e poi mai detto di sì a quello che si vede ora nel palcoscenico armeno,  sotto la regia del premier Nikol Pashinyan, cioè la vendita dell'anima armena per conquistarsi l'amicizia di Erdoğan e quella di Macron; suppongo che il Molokano dalle rive del lago di Sevan (Renato Farina) ci veda molto bene quando alla fine del suo articolo dell’Agosto che stiamo vivendo scrive: „fare un patto con chi non riconosce il genocidio che hanno patito i tuoi lombi, lo rifarà. Si comincia, diceva Pasolini, con un genocidio culturale. Il prezzo giusto per evitare uno di sangue? Come diceva il grande pensatore ribelle, da poco defunto, Goffredo Fofi: „a volte per sopravvivere si può vendere il culo, ma l'anima no“.


„Nel nostro tempo di crescenti tensioni globali e di conflitti, #Hiroshima e #Nagasaki sono “simboli della memoria”, che ci esortano a rifiutare l’illusione di sicurezza fondata sulla distruzione reciproca assicurata. Dobbiamo invece forgiare un’etica globale radicata nella giustizia, nella fraternità e nel bene comune. Prego, pertanto, perché questo solenne anniversario possa servire come invito alla comunità internazionale a rinnovare il suo impegno a perseguire la pace duratura per l’intera famiglia umana, una pace disarmata e una pace disarmante.“ (Leone XIV, X, 6.8.25)


Adesso finisco di fare il pane, con Armen, la nostra piccola anatra, che è il cuoco qui a casa. 


Abba nostro…



(Pomeriggio) La conferenza di Stefan Oster: „Si può riconoscere Dio?“ è una conferenza teologica semplice e ricca di tutta la teologia e la filosofia dei miei pochi maestri. Il vescovo di Passau risponde positivamente alla domanda, in accordo con San Paolo e il Vaticano I. Argomenta, come io ho imparato da don Giussani, a comprendere che vi è una certezza del sapere che si basa sulla fiducia e non sulle conoscenze ed sperimentazioni scientifiche. Lui fa altri esempi da quelli di Giussani o da quelli che facevo io nella scuola, ma è chiaro che la certezza non è solo quella matematica o scientifica, ma per l’appunto quella della fiducia: la certezza che i genitori, se le cose non vanno del tutto storte, vogliono bene al loro bambino. In questo discorso Oster ripropone senza citarlo il discorso dei trascendentali di Balthasar: attraverso il sorriso della mamma il bambino impara a camminare certo nel mondo, stupendosi che ci sia qualcosa invece che nulla e percependo l’essere come bello, buono e vero. Ripropone il discorso di Ulrich: l’essere è un dono di amore gratuito. Infine con un richiamo a C.S. Lewis e al suo: „sorpreso dalla gioia“ spiega un punto importante: non si è sorpresi dalla gioia se ci si concentra sulla domanda (possiamo essere gioiosi?) o sul sentimento (ci sentiamo gioiosi?), ma sull’oggetto stesso, che è Dio (ma ciò vale mutatis mutandis anche per oggetti finiti). Ora per l’intensità di cui parlavo questa mattina qui nel mio diario non possiamo fare nulla, solo pregare e sperare che ci sia donata, ma vi è anche la piccola via quotidiana, nella quale facciamo un lavoro con l’oggetto e non con i nostri sentimenti e solo così esso diventa „interior intimo meo“. E poi come anche è accaduto a Lewis: nella vita abbiamo fatto tutti un’esperienza di gioia ontologica, non psicologica. 


„Gli armamenti {atomici} vengono additati quale vestigia di un’età barbara, retaggio di logiche primitive che la maturità delle democrazie liberali dovrebbe aver definitivamente trasceso. Eppure, mentre si affina e si perfeziona la retorica pacifista, gli arsenali crescono inesorabilmente. Le testate nucleari non soltanto non vengono smantellate, ma si evolvono, si miniaturizzano, si perfezionano mediante tecnologie di crescente sofisticazione. Nuove potenze aspirano al conseguimento dell’arma suprema, mentre le nazioni che già la possiedono custodiscono gelosamente i propri arsenali quale sigillo invalicabile della propria supremazia. Si manifesta dunque uno scarto incolmabile tra il dire solenne e l’agire effettuale, tra l’etica proclamata e la realtà storica concreta. L’indignazione morale pare ormai ridotta a reazione automatica, disancorata dal pensiero autentico della verità. Poiché condannare un fenomeno presuppone anzitutto il comprenderlo nella sua essenza, l’inserirlo nel destino complessivo della civiltà umana, e non già il semplice opporvisi in nome di un’astratta purezza ideale. Questo atteggiamento che permea l’intera cultura contemporanea costituisce precisamente ciò che Georg Wilhelm Friedrich Hegel definiva quale ingenuità delle “anime belle”: coloro i quali, incapaci di abitare il conflitto tragico del reale, si ritirano nella sterile contrapposizione morale, nella lontananza illusoria dalle forze effettuali che muovono il corso della storia. Ma il fuoco primordiale, la ruota, il bronzo e il ferro, la polvere pirica, l’arte tipografica, la macchina a vapore, l’energia elettrica, la tecnologia del silicio, infine l’arma atomica: ogni qualvolta la tecnica ha dischiuso una nuova possibilità di potenza, la civiltà si è trovata dinanzi a una scelta dalla necessità inderogabile. E costantemente ha scelto di appropriarsene, di dominarla per dominare sugli altri. Procedere diversamente avrebbe significato condannarsi al superamento, al soccombere nell’inevitabile confronto con coloro i quali, al contrario, di quella medesima tecnica si fossero costituiti strumento di dominio.“ (Claudio Amicantonio) // Caro Claudio, oggi sono di corsa. Si tratta di una grande obiezione che tu poni, difficile opporle qualcosa di sensato.  Proprio per questo motivo, quando Papa Francesco chiese alla fraternità di Comunione e Liberazione di sostenerlo nella „profezia della pace“, mi sono messo a leggere, con la con l'intenzione di leggerla tutta, l'opera di Ernst Jünger; avevo bisogno non di un pacifista, perché mi ero reso conto che la posizione pacifista non è sostenibile. A parte che poi molte volte i pacifisti si trasformano nei più grandi guerrafondai (come si vede con i Verdi tedeschi). La questione della potenza che poni e quella che se uno non si serve di una tecnica, se ne servirà qualcun altro, è importante; questo è anche il motivo per cui io ho cercato sempre di pensare all'impero degli USA non in modo moralistico. Allo stesso tempo, però, credo che ci sia una forza del „bonum diffusivum sui“ per cui è possibile, con una teoria della non violenza, meglio con una pratica della non violenza, che non è da confondere con i pacifismo, forse raggiungere alcuni risultati che sono, che sarebbero da considerare. Ciao Roberto.

(Sera) Ho ricevuto dal cardinal Konrad Krajewski (Prefetto dell’Elemosineria Apostolica) il seguente biglietto: „Caro signor Roberto, accuso la ricezione della donazione di Euro XY erogata a favore delle opere di carità del Santo Padre nei confronti dei più bisognosi. Come ogni anno l’estate porta con sé un aumento delle richieste dei senzatetto, dove il torrido caldo estivo aggrava le loro già precarie, condizioni di salute. Ma non è solo il vento caldo dell'estate, a fare preoccupazione; è il vento della guerra in Ucraina e a Gaza, sono i bambini che vengono lasciati morire di fame, sono gli occhi di una mamma e di un papà che osservano impotenti l'orrore che la guerra porta con sé. Ma la fede e la speranza non abbandonano mai chi crede, di certo non l’Elemosineria, grazie a donatori come Voi che sostengono ogni giorno la nostra lotta a favore degli ultimi in tutto il mondo. Un sincero grazie“ ( Vaticano 28 luglio 2025). 

Nella sua conferenza „Si può riconoscere Dio?“ Stefan Oster inserisce l’argomento cristologico in quello ontologico e conoscitivo; vi è una certezza amorosa che si basa sulla fiducia e non sulla dimostrazione; la fiducia ontologica e conoscitiva, una volta che l’uomo ha perso l’immediatezza del suo rapporto con Dio, viene ricostruita da Gesù Cristo, mandato dal Padre, nel consenso trinitario, proprio per ricostruire la fiducia ferita, con la sua vita e la sua morte e la sua risurrezione. Ma senza fiducia, che è forse il dono più grande dello Spirito Santo non vi è un accesso né al Padre né al Figlio. PS L’unica cosa con cui non sono d’accordo con Oster è su quello che gli hanno detto alcuni confratelli dell’est della Germania e cioè che qui da noi alla gente non interessa Dio; non credo, le persone sono „nicht kirchlich“, ma possono essere raggiunti, per quanto riguarda Dio, se uno parla in modo tale che colpisca il loro cuore. 

(Wetterzeube, il 6.8.25; Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo; 80esimo anniversario dello sgancio della bomba atomica a Hiroshima

Salmo 63, 

[1] Salmo. Di Davide, quando dimorava nel deserto di Giuda. 


[2] O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, 

di te ha sete l'anima mia, 

a te anela la mia carne, 

come terra deserta, 

arida, senz'acqua. 


[3] Così nel santuario ti ho cercato, 

per contemplare la tua potenza e la tua gloria. 


[4] Poiché la tua grazia vale più della vita, 

le mie labbra diranno la tua lode. 


[5] Così ti benedirò finché io viva, 

nel tuo nome alzerò le mie mani. 


[6] Mi sazierò come a lauto convito, 

e con voci di gioia ti loderà la mia bocca. 


[7] Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo 

e penso a te nelle veglie notturne, 


[8] a te che sei stato il mio aiuto, 

esulto di gioia all'ombra delle tue ali. 


[9] A te si stringe l'anima mia 

e la forza della tua destra mi sostiene. 


[10] Ma quelli che attentano alla mia vita 

scenderanno nel profondo della terra, 


[11] saranno dati in potere alla spada, 

diverranno preda di sciacalli. 


[12] Il re gioirà in Dio, 

si glorierà chi giura per lui, 

perché ai mentitori verrà chiusa la bocca.


Renato mi scrive: Mi devo prendere più tempo per leggerti con più calma e profondità, tanto tu mi scavalchi continuamente.

Qui qualche pensiero. Mia moglie Vanda (sarebbe Wanda ma l'anagrafe ha sbagliato e tocca scrivere così...) ha servito alla mensa dei poveri. E si arrabbiava con chi pretendeva che i poveri finissero il cibo servito. Lei mi disse che Gesù non aveva preteso che la folla mangiasse tutto il pane e tutto il pesce. Immaginava qualche zelante apostolo che magari si arrabbiava moralisticamente. Gesù fa raccogliere gli avanzi! La libertà di mangiare tutto o no! Vai avanti tu, Roberto.

Su Gaza. Invece di agire noi dibattiamo e tifiamo per stabilire se è più colpa di Israele (senz'altro, per me) o di Hamas (molta colpa ha anche ora, è Hamas a gestire il mercato nero, a lasciar morire di fame i pochi ostaggi vivi). Ma nessuno che proponga di inviare una pattuglia diplomatica per trattare con Hamas, e sarebbe possibile! Ci sono esempi! Oppure un intervento di interposizione. Fantasia diplomatica, rapporti personali, immedesimazione persino ideologica con i terroristi... come fece un mio grande amico con i brigatisti rossi (con i neri era impossibile, mi dice). 

•  Ancora: la Bibbia dice che "è stolto chi dice che Dio non esiste" Sant'Anselmo d'Aosta - mi ha raccontato Buttiglione - sosteneva che volendo si potrebbe citare la Bibbia così: "Dio non esiste". Allo stesso modo si può fare con tutti. La Parola ispirata credo dica che è contraddittorio con la ragione negare l'esistenza di Dio, ma credere in Cristo Dio incarnato è molto molto di più e senza grazia è impossibile. Don Giussani lo ha sostenuto sempre {sono grato per questa nota, perché Renato conosce molto meglio di me Giussani.RG}. Gesù lascia sempre un margine per una obiezione, per un "forse". Ratzinger in Introduzione al Cristianesimo cita Buber e la necessità di un forse... il sì è un mistero che contempliamo nella " te karitomène“ {καὶ εἰσελθὼν πρὸς αὐτὴν εἶπεν· χαῖρε, κεχαριτωμένη, ὁ κύριος μετὰ σοῦ, Lc 1,28: piena di grazia). A proposito. La liturgia ambrosiana di ieri ricordava anch'essa la dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore così:

«Cirillo di Alessandria, nell’omelia tenuta durante il Concilio di Efeso, così si rivolgeva a Maria: “ Lode a te, o Maria Madre di Dio, venerabile tesoro di tutto il mondo, lampada inestinguibile, corona della verginità, scettro della vera dottrina, tempio indistruttibile, tu che contieni Colui che non può essere contenuto da uno spazio, madre e vergine, per la quale è chiamato benedetto nel santo vangelo, colui che viene nel nome del Signore. Tu sei madre e vergine: o cosa stupenda! Questo miracolo mi rapisce di meraviglia ”». Miracolo! Un segno che è troppo per la ragione. Le uniche cose interessanti che accadono è quando si spezza il principio di non contraddizione! Come può Maria contenere Colui che non può essere contenuto? Non è razionale, a meno che non si consideri la ragione come una finestra sulla realtà. In questo senso "ciò che è reale è razionale“.“ (Renato Farina). 


Ieri dopo la Santa Messa e l’adorazione eucaristica ho pensato che in vero in ogni comunione accade una misteriosissima moltiplicazione dei pani a livello mondiale, a Roma, a Milano e qui nella diaspora, etc. Mi chiedevo ieri mattina come ci sia sentiti dopo la moltiplicazione dei pani {tra l’altro è molto bello e profondo quello che fa notare Wanda}, ma lo stesso vale per ogni comunione; certo la comunione così sovente è un Wagnis (rischio? sfida?) perché ciò significa che il Signore entra spesso nella nostra carne, tesa, arida, ma anche nel nostro corpo, nella nostra carne con i suoi impulsi sessuali: come gestire questa vicinanza? Io spero che il cuore terapeutico di Cristo trovi un modo di sanare la nostra carne „senz’acqua“, e so che lo sa fare senza moralismi.


Nel numero 2301 (1962) di Terra e Cielo III, che avevamo cominciato a meditare ieri, Adrienne spiega in cosa consista la cattolicità di Maria. Non è tutto uguale ciò di cui fa esperienza: la nascita nella stalla, l’adorazione dei re {Adrienne non parla di „Magi“  come fa il testo biblico, ma segue la tradizione e parla di „re“, che la rafforzano nel suo sapere riguardane la regalità del Figlio}, la fuga in Egitto, il ritrovamento del dodicenne nel Tempio, le cose incomprensibili che fa e dice Gesù nei suoi anni pubblici {gli esempi sono di Adrienne} non sono tutto la stessa cosa, ma ciò che è continuo è il sì di Maria: „la continuità si trova nella disponibilità e accettazione equanime di tutto ciò che Dio le impone. Questa è la cattolicità del suo essere. Proprio nell’assumere tutto e lavorandoci su viene preparata completamente al suo ruolo di Chiesa e sposa del Signore“ (Adrienne). Dio la rende la più grande di tutte le donne, lei rimane semplicemente e sempre l’ancella del Signore in „una disponibilità ed amore sempre uguale ed immutabile“ (Adrienne). Lei pone anche domande, ma mai domande che mettano in dubbio la rinuncia a fare la sua volontà: „lei rimane in una sospensione (Schwebe) e proprio questa la rende un muro solido“. Perché „sospensione“? Perché non sappiamo cosa accade. Lei abita in Cristo e quando Cristo sulla Croce non è più „casa“ allora l’affida alla casa del suo discepolo prediletto: Giovanni, che vive della stessa disponibilità ed amore immutabile (cf. Adrienne). Tutto ciò può essere compreso solo in forza della grazia, come spiega bene Renato con il superamento del principio di non contraddizione. 


Ieri sera questa frase di Ernst Jünger mi ha colpito molto: “Il rapporto è piuttosto tale che il lettore ragionevole dà credito all'autore e gli riconosce di aver ponderato le sue parole” (Sgraffiti, 410) - ciò non significa che tutto ciò che scriviamo sia giusto; io penso che solo in un dialogo continuo ci si avvicina un po’ alla verità. Ultimamente si tratta del dialogo con il cuore terapeutico di Cristo, ma ci sono anche tanti altri dialoghi che devono essere integrati in esso.


Negli ultimi giorni il Papa ha ricordato le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, ottanti anni fa e poi l’attentato terroristico nel porto di Beirut, cinque anni fa. 


Abba nostro...


(Pomeriggio) Il programma filosofico di Slavoj Žižek è un programma leninista sui generis, che riprende un pensiero di Ernst Bloch nell’“Ateismo nel cristianesimo“, che il meglio delle religioni sono l’eresie, lui si riferisce, però, non al filosofo tedesco, ma ad un pensatore conservatore come T.S. Eliot, per ereditarlo: „Nelle sue “Notes Towards a Definition of Culture” (Appunti per una definizione di cultura), il grande pensatore conservatore T. S. Eliot ha fatto un'osservazione spesso citata: ci sono momenti in cui l'unica scelta è quella tra l'eresia e l'incredulità, e in cui l'unico modo per mantenere viva una religione è quello di separarsi dal corpo principale ormai morto con una scissione settaria.“ Con il filosofo Ernst Bloch lo accumuna, però, anche il linguaggio dell’utopia, che lui chiama „utopia realista“, mentre Bloch, almeno prima della sua fase stalinista, presentava come „spirito dell’utopia“ non riducibile ad un partito. Che cosa ho in comune con questo pensatore leninista blochiano? Nulla, da un certo punto di vista, se non il fatto di aver vissuto e di vivere da più di 20 anni nei territori che facevano parte della DDR e per questo in qualche modo, pur con tutte le differenze storiche, il leninismo o le conseguenze di esso sono nell’aria che respiro, anche se in fase di diminuzione. Mentre ora piuttosto mi trovo nell’epicentro, per quanto riguarda la Germania, del populismo di destra e del partito di sinistra fallito del BSW, che Žižek rifiuta. Concede solo, ma è già qualcosa, a Trump, la capacità eretica di servirsi del Partito Repubblicano contro l’idea neoliberale di essa.  La sua, di Žižek, idea di utopia realista è questa: Come dovremmo agire „rivoluzionarmente“ in una situazione globale così confusa? „Mi assumo il rischio di presentare qui quella che non posso fare a meno di definire la mia utopia realistica. (Devo questa idea a una conversazione con Nico Graack.) La gestione quotidiana dovrebbe essere affidata a forze relativamente conservatrici, che sono abbastanza pragmatiche da evitare rischi eccessivi e sempre pronte a considerare che anche i progetti migliori possono fallire. In breve, sanno che gli attori politici devono assumersi la piena responsabilità: un vero politico non dovrebbe mai dire “Le mie intenzioni erano buone, ma sono state le circostanze sfortunate a rovinare tutto”. Ma un approccio di questo tipo non è sufficiente per affrontare la prospettiva di catastrofi inevitabili che minacciano l'intera umanità : ecco perché è necessaria una sorta di nuova élite leninista, un gruppo il cui compito principale non è quello di covare vecchi sogni comunisti, ma di prepararci tutti alle catastrofi imminenti, ovvero di tenerci vigili e consapevoli che ci stiamo avvicinando a un'emergenza globale.“ (dal Berliner Zeitung di oggi). Questo è esattamente il contrario del giudizio che mi sono fatto della realtà in un dialogo serrato interiore con Ernst Jünger: quelle forze relativamente conservatrici, come Friedrich Merz, sono per me i veicoli di una „mobilitazione totale guerriera“ e le forze populiste che Žižek rifiuta come fasciste sono l’unica piccolissima speranza di un pensiero che vuole più commercio civile che guerra. Poi per quanto riguarda BSW, che Žižek non cita esplicitamente, na critica aspramente, è stato per me, anche se solo per un momento, la possibilità di incarnare l’idea del no alla guerra di Papa Francesco, che continua ora in Leone XIV, a livello politico. 

Comunque, la cosa che più mi piace di Žižek è la sua apertura non ideologica, ma per l’appunto realistica al reale, che gli fa scrivere un libro (ispirato da Agamben) dal titolo: “Il coraggio della disperazione” o meglio „il coraggio della mancanza di speranza“. Mi accorgo, però, pur nella simpatia per il suo modo aperto con cui parla di sesso, e poi per certe intuizioni politiche, per esempio a riguardo della Cisgiordania e della malvagità dei coloni, che manca nel filosofo sloveno una parte grande del reale: non credo che saprebbe scrivere nulla di sensato sul milione di giovani che insieme a Papa Leone XIV sono stati in silenzio di fronte al Gesù eucaristico, che hanno riempito di gioia Roma per giorni e che hanno gridato con il papa un no radicale alla guerra (probabilmente tutto ciò per Žižek è troppo politicamente vago). Slavoj Žižek vuole la guerra, anzi in certi casi anche il terrore e crede che l’uccisione dell’unico lupo cattivo (Putin, che non nomina) sia fonte di un’unica speranza reale. Purtroppo manca nel mondo cattolico, un intellettuale o meglio un filosofo mutatis mutandis come Slavoj Žižek, un intellettuale cattolico che sia capace di pensare in forza di una categoria forte, che ovviamente non sarà quella dell'eresia ma della santità, di quella santità oggettiva difesa dalla Chiesa cattolica su cui io non ho letto neanche una riga sensata nel pensiero di Slavoj Žižek (e non solo in questo articolo di questa mattina). Manca un intellettuale cattolico capace di dialogare anche con ciò che non ama, mentre Žižek ci prova. Leone XIV, però, nella tradizione della dottrina sociale cattolica che parte perlomeno a partire da Leone XIII, ha qualcosa da dire che è davvero fonte di speranza e per la quale ci vuole anche tanto coraggio: „«La persona dell’amore è la persona del coraggio che non porta armi», scriveva Takashi Nagai, medico superstite di Nagasaki. Papa Leone XIV cita questa sua frase per riaffermare che una «vera pace autentica esige il rifiuto di ogni ordigno, soprattutto quelle che hanno il potere di causare una catastrofe indescrivibile». «Le armi nucleari offendono la nostra comune umanità e tradiscono la dignità della creazione, la cui armonia siamo chiamati a custodire», aggiunge. Oggi sono esattamente 80 anni dallo sgancio della prima bomba atomica usata in guerra contro civili, furono 140 mila le vittime, e poche ore fa (…) ad Hiroshima 120 diversi Paesi hanno mandato i loro rappresentanti a ricordare quell’evento. Il Papa (…) ha auspicato che «l’anniversario possa servire da appello alla comunità internazionale a rinnovare il proprio impegno nella ricerca di una pace duratura e condivisa per tutta l’umanità» (Alessandro Banfi, versione odierna del 6.8.25). Io penso che l’universalità della Catholica sia ben più fecondo dell’internazionalismo del filosofo di Ljubljana, che in fondo si limita a dire che siamo tutti „fottuti“ e che in questo „fottimento generale“ avremmo bisogno di politici relativamente realistici e di un élite leninista, come salvaguardia del salvabile nella totale catastrofe. Beh se ci fosse anche solo un giovane (una giovane francese lo ha espresso) tra quel milione che ha compreso la potenza di quei momenti di silenzio durante l’adorazione eucaristica a Tor Vergata, beh questo mi è più caro di ogni élite intellettuale. 


(Wetterzeube, il 5.8.25; martedì della 18esima settimana del tempo ordinario; consacrazione della basilica Santa Maria Maggiore, dove è sepolto papa Francesco

Questa mattina dopo aver aperto la stalla delle galline ho preparato la colazione per il primo giorno dell’anno scolastico 25/26 di Konstanze; io sono ormai, come sapete, pensionato. Konstanze mi ha fatto leggere un Whatsapp di una collega che ha avuto problemi gravi di salute e che ancora non sta del tutto bene, anche se spera di lavorare la prossima settimana. Con semplicità Konstanze, nella sua risposta, le ha parlato del Papa che ha detto ad un milione di giovani a Tor Vergata che Gesù ci fa sempre compagnia e della consolazione che ne prova, questa frase stava nel contesto di un Whatsapp attento anche alle cose umane - non era scritto con un ductus „evangelicale“; poi abbiamo parlato di un concerto che la  band del CJD terrà a San Pietro…adesso scrivo un bigliettino per il mio Gesù dormiente per questa collega. 

"Maria sapeva di essere amata da Cristo, ma anche di essere stata chiamata al suo servizio. Doveva lasciarsi guidare dall'amore reciproco verso i disegni del Dio incarnato. Non le mancavano né l'umiltà né l'amore, ma doveva lasciare che il suo amore e la sua umiltà fossero plasmati e trasformati nella forma di cui il Figlio aveva bisogno. Dalla donna che era, doveva essere plasmata nella Chiesa. Per farlo non aveva bisogno di riflettere, né di agire, ma solo di lasciare che le cose accadessero. Doveva lasciare che nascesse la nuova donna che doveva essere per il Figlio, mettendogli a sua disposizione tutto il suo spazio. Doveva essere espropriata, non in modo da rinunciare alla sua natura di madre, ma in modo da diventare madre con il bambino in grembo per tutti. Con il bambino che era stato donato a tutti. E lei stessa divenne la Chiesa che offriva il Signore a tutti". (Adrienne von Speyr, Terra e cielo III, dopo l'Epifania del 1962, numero 2301a). Ecco a me manca questa „Gelassenheit“ del „lasciar accadere le cose“ in modo che Gesù se ne posso servire. Chi nella Chiesa è davvero disposto a farsi espropriare per Cristo? A me sembra che Papa Leone XIV lo stia vivendo - il lasciarsi espropriare - sul grande palcoscenico del mondo per tutti noi. Cerchiamo di imitare Pietro ed ancor più Maria in questo; non bastano un’ umiltà  ed un amore naturale! Lo ha spiegato molto bene San Newman nella suo sesto sermone cattolico; forse Adrienne riesce ancor meglio a mettere in evidenza questo „lasciar accadere le cose“ - questo ci differenzia totalmente dal mondo e dai protestanti (il tema di Newman nel sesto sermone). 

Mt 14, [14] „Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla (πολὺν ὄχλον) e sentì compassione per loro e guarì i loro malati“ (καὶ ⸀ἐξελθὼν εἶδεν πολὺν ὄχλον, καὶ ἐσπλαγχνίσθη ἐπ’ αὐτοῖς καὶ ἐθεράπευσεν τοὺς ἀρρώστους αὐτῶν). Certamente Cristo è interessato al suo „piccolo gregge“, ma non dimentica il  πολὺν ὄχλον, la grande folla; per questo è bene correggere una teologia del „piccolo gregge“ con una teologia del „popolo fedele di Dio“. Il verbo  „θεραπεύω“ è molto importante: ci ricorda che Cristo non ha solo parlato, ma anche guarito! 

Mi sono chiesto nella notte, anche se con un po’ di ansia, non sono così bravo nella preghiera contemplativa nel senso della „ricostruzione del luogo“ (Ignazio), come sia andata avanti la scena della moltiplicazione dei pani (Mt 14,13-20). Come i discepoli hanno messo a posto i cesti, dodici (numero completo e totale), dopo aver raccolto il pane e che uso ne hanno fatto il giorno dopo. Era ormai tardi e dopo aver mangiato è improbabile che tutti siano ritornati a casa. Hanno offerto una colazione? E come ci si sente dopo aver mangiato un pane e pesce benedetto da  Gesù? Se ci fossero stati due sposi innamorati avrebbero potuto fare l’amore dopo questa esperienza? E che tipo di discorsi e di atteggiamento interiore c’erano nella „πολὺν ὄχλον“? Certamente alcuni erano grati, ma altri avranno chiacchierato; quando un milione di persone si raccolgono o cinquemila è improbabile che tutti fossero sul pezzo. 

Adrian mi mandato un messaggio Whatsapp che trovo davvero importante: anche lui pensa che il vero Leviatano odierno è la „mobilitazione totale guerriera“ e giustamente dice che nessun presidente, neppure Trump, è libero totalmente da essa. Anche Trump vuole l’appoggio dell’ alta tecnologia; tanto più che si deve prendere atto che Putin non vuole trattare per la pace o per lo meno non lo vuole adesso, come concede anche il professor Varwick - il che non significa come ha spiegato bene il politologo di Halle, in un post che ho citato ieri nel diario, che dobbiamo rinunciare alla diplomazia; comunque, lo dico per inciso, ora ho capito come mai Varwick non voleva farsi coinvolgere più di tanto da Sahra Wagenknecht, che è troppo ideologicamente pro Russia a priori. Con gratitudine vedo invece che il cardinal Zuppi, con azioni concrete, si faccia  apprezzare anche dai russi, senza diventare un ideologo pro Russia. Totalmente contrario al mainstream è l’affermazione di Adrian che lo „Stato Obama“ (che è stato presidente dal 2009 al 2017) era molto più vicino al Leviatano (mobilitazione totale guerriera e rivoluzione antropologica) di quanto lo sia Trump. Joe Biden,  che è stato presidente dal 2021 al 2025 e che per il suo stato mentale probabilmente non era in grado di esserlo, è in un certo senso solo la continuazione dello „Stato Obama“. Che insomma un presidente del genere vinca il nobel della pace è segno di una totale mancanza di discernimento dei grandi media…e che una persona come Biden venga stimata più di Trump è tra l’altro un disastro nella capacità di giudizio di giornalisti cattolici…per quanto mi riguarda credo che solo Renato in Italia capisca la mia posizione. PS Per quanto riguarda la „mobilitazione totale guerriera“ vorrei riprendere un video di Fareed Zakaria (GPS), proposto dal prof. Johannes Varwick di Halle. Il grande cambiamento, afferma Zakaria, è in primo luogo quello che accade in Germania, che da una identità pacifista passa al disastro dell’uso del termine „cambiamento epocale“ (Zeitwende), annunciato dal cancelliere Scholz, all'inizio della guerra in Ucraina, tra l'altro nell'atmosfera di una standing ovation del parlamento tedesco (a parte la AfD e BSW)…la Germania ha duplicato i suoi impegni economici per la difesa negli ultimi anni e bisogna anche dire che è la Germania, dopo gli USA, il più grande sostenitore della guerra in Ucraina. Infine bisogna ricordare che il più grande investimento in assoluto in armi è quello degli USA con il 37% del loro GDP (Gross domestic product - prodotto interno lordo),  che equivale ad 1 trilione di soldi per la difesa; la Cina è al secondo posto con il 12%, poi seguono la Russia e la Germania con poco di meno, ma non c'era un dato preciso nel video. Questo significa che le investizioni per la scuola, per la salute, per l’ecologia, per gli aiuti umanitari diminuiscono e si potrebbe dire che la Germania è passata da una industria che si occupava di macchine ad una che si occupa di carri armati. Questo significa anche avere meno soldi per le infrastrutture; molto interessante è un audio del 1953 nel quale Dwight D. Eisenhower spiegava cosa significa „mobilitazione totale guerriera“, senza usare questo termine…significa che i soldi invece che essere investiti per le persone che hanno fame, per le persone che mancano di vestiti, per la scuola, per l’elettricità, per gli ospedali vengono investiti per la guerra. Tutto qui.

 Sulla situazione in Israele e Gaza lascio la parola alla versione odierna di Banfi, che ha il coraggio di lasciar parlare più voci (per esempio sul tema dell’uso della parola „genocidio“): «Israele non può arrendersi ai terroristi. Se non agiamo ora, gli ostaggi moriranno di fame e Gaza rimarrà sotto il controllo di Hamas». Attraverso i social Benjamin Netanyahu ha annunciato l’ennesima svolta nella lunga guerra dal 7 ottobre. I video dei due prigionieri ridotti pelle e ossa che Hamas voleva usare come ricatto è servito a giustificare l’estensione dell’intervento. La stampa israeliana stamattina suggerisce che l’inasprimento dell’offensiva militare nella Striscia sia stata proposto dai due ministri oltranzisti Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir. Oggi dovrebbe essere presa la decisione da parte del gabinetto di sicurezza. Donald Trump avrebbe dato l’assenso al nuovo piano di guerra. La decisione arriva proprio nel giorno dello scontro più clamoroso con i militari e gli esperti dell’esercito israeliano. Il capo di stato maggiore delle Idf, Eyal Zamir, si è mostrato più che perplesso all’ipotesi di una nuova offensiva, tanto da far dire al premier che se non è d’accordo può dimettersi. Quasi 600 ex funzionari della sicurezza hanno firmato un appello per la fine delle ostilità. «Secondo il nostro parere professionale, Hamas non rappresenta più una minaccia strategica. Questa ha smesso di essere una guerra giusta». Tra i firmatari ex capi dei servizi, generali e l’ex premier Ehud Barak. Ieri almeno 40 palestinesi sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco e altre cinque persone sono morte di fame. Secondo le Nazioni Unite, dall'inizio delle operazioni della Gaza Humanitarian Foundation lo scorso maggio, oltre 1.000 persone sono state uccise mentre cercavano di ricevere aiuti, la maggior parte delle quali colpite dall'esercito israeliano. Sul piano del dibattito delle idee, a dividere intellettuali e commentatori è l’uso della parola “genocidio” dopo l’intervento del grande scrittore David Grossman. Oggi Edith Bruck e Antonio Polito si schierano sul punto con Liliana Segre (per la quale l’utilizzo del termine esprime una forma di “vendetta antisemita”) mentre un gruppo di intellettuali italiani di origine ebraica, fra cui gli storici Anna Foa e Carlo Ginzburg, lancia un appello al nostro governo per il riconoscimento della Palestina, ritenendo legittimo l’uso della parola genocidio. Sul Manifesto Monique Chemillier-Gendreau, professoressa emerita di diritto pubblico all’Università Paris-Diderot, avvocato alla Corte internazionale di giustizia dell’Onu all’Aja, ricorda che si tratta di un termine giuridico e che la Corte ha già tecnicamente riconosciuto per Gaza “il rischio di genocidio”“ (Alessandro Banfi). // Io la penso, come ho già scritto ieri, come Liliana Segre. 

Abba nostro…

(Dopo) Biologia. „A oltre 10.000 metri di profondità, dove la luce del Sole non arriva e la pressione schiaccerebbe qualsiasi creatura non adattata, è stato scoperto per la prima volta un mondo brulicante di vita. Il ritrovamento è avvenuto in alcune delle fosse oceaniche più remote del Pacifico settentrionale, tra la penisola russa della Kamčatkae {dove ieri tra l’altro è esploso un vulcano che da più di cento anni non era attivo. RG} le isole Aleutine al largo dell’Alaska. Lì, il sommergibile cinese Fendouzhe ha condotto un team internazionale di scienziati nel cuore della zona "adale" — dal nome di Ade, dio greco degli Inferi — svelando un ecosistema tanto sorprendente quanto misterioso. Tra i protagonisti dell’immersione c’era Mengran Du, geochimica dell’Istituto cinese di scienza e ingegneria delle profondità marine, che ha raccontato di essere rimasta stupefatta dalla scena: «Sembrava un paesaggio alieno - ha detto -. Colonie dense di vermi tubicoli dai tentacoli color cremisi si innalzavano come palazzi, mentre lumache lucenti si arrampicavano sopra di loro come fossero lavavetri. Ovunque si contorcevano creature pelose e pallide, impegnate in una danza caotica».“ (Luigi Bignami, Avvenire di ieri). 

Santa Maria Maggiore. "La Vergine, che più di ogni creatura ha partecipato, nella fede, al mistero di Cristo, sostenga con la sua intercessione il nostro cammino di fede; conforti chi cerca una fede più vera e profonda, riunisca in un vincolo di fraternità i credenti in Cristo“ (Dicastero dei santi)

Caro Claudio, mi è piaciuta molto la tua recensione del libro di Massimo Nardi, „Leggere l'umano. Il senso religioso di Luigi Giussani“, Bonomo editore, 173 pagine, 11,40 euro, di cui riprendo la parte destruens, che è però profondamente construens: „Se questo è il significato, allora l’affermazione che “Dio è ragionevole” nasconde un’insidia mortale per la fede stessa. Un Dio ragionevole in questo senso non sarebbe altro che la proiezione idealizzata del nostro bisogno di sicurezza, l’idolo che costruiamo per non affrontare la vertigine dell’esistenza. Sarebbe il prodotto di quella “prudenza” che San Paolo definiva “stoltezza” rispetto alla follia della croce. Ma Giussani intuisce il pericolo e sposta il tiro. Per lui, ragionevole significa “fondato”, “autoevidente”, ciò che si impone alla coscienza con la forza dell’evidenza immediata. Dio sarebbe ragionevole perché corrisponderebbe alle esigenze originarie dell’uomo, manifestandosi come verità che non ha bisogno di dimostrazioni perché si mostra da sé. Qui però si apre un abisso ancora più profondo. Se Dio è davvero autoevidente, se la sua esistenza si impone con la necessità dell’evidenza, che ne è allora della fede? La fede, secondo la definizione paolina della Lettera agli Ebrei, è proprio “fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede” (Eb 11,1). Essa interviene esattamente là dove l’evidenza viene meno, dove il soggetto deve compiere quell’atto di fiducia che nessuna dimostrazione può sostituire. L’oscillazione semantica del termine “ragionevolezza” pone dunque una domanda ineludibile: è possibile conciliare fede e ragione rimanendo all’interno dell’orizzonte metafisico tradizionale? Giussani ha il merito di aver posto questa questione con un’urgenza e una passione educativa che attraversano le generazioni. La sua intuizione – che Dio possa essere insieme evidente e misterioso – coglie qualcosa di essenziale nell’esperienza religiosa. Ma proprio la grandezza di questa intuizione ci costringe a interrogarci: questa sintesi è davvero possibile? O forse il tentativo stesso di Giussani, nella sua stessa impossibilità, ci indica una strada diversa? Forse il limite che egli incontra non è un fallimento del suo pensiero, ma il segnale che occorre pensare altrimenti – con Giussani, oltre Giussani – la questione stessa del rapporto tra l’umano e il divino, tra l’uomo e la Verità?“ (Claudio Amicantonio) // Io credo che tu colga un nodo importante; questo è il motivo per il quale, pur con tutta l’’ammirazione per il sacerdote di Desio, non ho mai potuto rinunciare al mio primo incontro teologico, quello con Hans Urs von Balthasar e poi con Adrienne von Speyr, perché secondo me nei due svizzeri vi è un senso molto più grande del mistero, e del salto della fede. Non so se sia necessario sorpassare l’orizzonte metafisico ed ontologico tradizionale, forse si, nel senso che il compito di pensare non è delegabile ad un’altra epoca. Credo che vi sia un’idea di „ovvietà ontologica“ (Tommaso, Spaemann) che è necessaria anche oggi, ma è vero che il compito di approfondire è il nostro, come lo sarà domani per chi verrà dopo di noi. Io credo che nel „Senso religioso“ le due categorie portanti siano ragionevolezza ed esperienza, ma a me sembra che dopo di lui i commentatori, in modo particolare nella „Scuola di comunità“, abbiano appiattito entrambi le categorie per accentrasi nel carisma. Papa Francesco (qualcosa di simile mi aveva detto Ferdinand Ulrich negli anni della nostra amicizia) nel 2015 aveva tentato di dircelo: non centratevi nel carisma. Dovete decentrarvi dal carisma per arrivare a Cristo. Ma questa frase non è mai stata commentata seriamente. È vero che la speranza ragionevole ha un momento di certezza nel cristianesimo ed anche nella lingua latina, per cui per tradurre il verbo „sperare“ non c'è bisogno dell’ „ut“ del congiuntivo, ma dell'ACI. Ma è anche vero che la speranza è appunto per qualcosa che non si vede. E per quanto riguarda l'esperienza, è vero che fare esperienza di qualcosa non vuol dire provare qualcosa, ma non è possibile limitare l'esperienza alla partecipazione ai gesti del Movimento. Se chi come me che vive nella diaspora, lontano dai centri del Movimento, ciò significherebbe passare il tempo sull’autostrada, mentre io preferisco andare nei boschi. Ti saluto cordialmente, Roberto dalla Germania. PS qualche tempo fa nel mio account in Substack avevo messo Giussani in dialogo con Ulrich per superare alcuni vicoli ciechi della comprensione della categoria di „esperienza“ e per la comprensione del dono dell’essere come amore gratuito

Caro Rainer, grazie mille per la tua rapida risposta. La nostra estate è stata molto bella; siamo stati a Maiorca, ma non proprio dove vanno le masse di turisti. È un'isola molto bella e il colore del mare è fantastico, il paesaggio è molto più vario rispetto a quello di Malta, anche se ho imparato ad amare anche quest'ultima isola. Una settimana fa siamo stati qualche giorno a Goslar; ti invio la versione tedesca di un mio articolo che mostra quanto Goslar ci abbia arricchito. Purtroppo i boschi dell'Harz, vicino a Goslar, sono molto malati, ma sembra che ci sia ancora speranza, dato che ovunque cresce il fiore del fuoco. Tuo, Roberto


(Wetterzeube, il 4.8.25; lunedì della 18esima settimana del tempo ordinario; san Giovanni Maria Vianney, curato di Ars

Gv 15, [19] „Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia“ (εἰ ἐκ τοῦ κόσμου ἦτε, ὁ κόσμος ἂν τὸ ἴδιον ἐφίλει· ὅτι δὲ ἐκ τοῦ κόσμου οὐκ ἐστέ, ἀλλ’ ἐγὼ ἐξελεξάμην ὑμᾶς ἐκ τοῦ κόσμου, διὰ τοῦτο μισεῖ ὑμᾶς ὁ κόσμος). Gc 4, [4] „Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio (⸀μοιχαλίδες, οὐκ οἴδατε ὅτι ἡ φιλία τοῦ κόσμου ἔχθρα τοῦ θεοῦ ἐστιν; ὃς ⸀ἐὰν οὖν βουληθῇ φίλος εἶναι τοῦ κόσμου, ἐχθρὸς τοῦ θεοῦ καθίσταται). Con queste citazioni finisce la sesta omelia di san Newman. Precisa alcune cose che ieri ho cercato di riflettere come confessione del mio atteggiamento nella scuola in questi più di venti anni nella diaspora. Non c’è dubbio che la mia identità cattolica sia stata percepita, per esempio da alcuni parroci luterani (ma in modo diverso) ed anche dal direttore scolastico nei suo discorsi su di me. Ma probabilmente vale anche per me la frase: „Il mondo vi ama per tutt’altra cosa che per il credo che professate. Quando vi giudica, opera una distinzione tra voi e il vostro credo, e volentieri vi separerebbe da esso anche di fatto. Dicono gli uomini: „Queste persone valgono più della Chiesa alla quale appartengono“ (123). Probabilmente questo pensano alcuni ex allievi di me (quelli più liberali); almeno in un parroco luterano e forse anche nel direttore scolastico vi era una certa ammirazione per la mia identità, per lo meno nel modo con cui Konstanze ed io abbiamo reagito nel caso dei due suicidi di giovani nella nostra scuola (in questi casi il mondo è senza alcuna speranza). Ma ovviamente i tempi sono cambiati ed è possibile che spesso le credenze cattoliche di cui parla Newman non sono più oggetto di odio, ma di disinteresse totale: Purgatorio, indulgenza, presenza eucaristica…piuttosto sono i cattolici liberali che negano ed odiano la dottrina della salvezza esclusiva attraverso la Chiesa, la verginità di Maria, l’importanza del celibato e la negazione del sacerdozio per le donne e che ritengono impossibile purezza e castità…per questa ultima cosa, anche il mondo lo ritiene impossibile, senza farsene un problema. Per quanto riguarda Papa Francesco certamente una parte del mondo di sinistra lo ha amato per i motivi di cui parla Newman, ma in fondo perché avevano di lui un’ immagine falsa o ne parlavano in modo del tutto selettivo. Ai cattolici liberali in Germania il papa argentino era pietra di scandalo ed uno che ha svegliato speranze di riforme che ha subito deluso. Alcuni quando è morto ne hanno fatto l’elogio, nel senso della speranza che arrivasse uno ancora più coerente con le riforme. Ma papa Francesco era Francesco, amico anche della Meloni e che ha detto frasi sull’aborto che nessun cattolico liberale direbbe…Io ho solo un desiderio: „Mostrami, o tu che la mia anima ama, dove sono i tuoi pascoli, dove riposi al meriggio“ (Cant. 1,6 e 7: ).  In modo che possa riposare con te e con i tuoi santi, alcuni dei quali vengono citati da Newman alla fine della predica. Per i motivi della „speranza per tutti“ rinuncerei a frasi del tipo: „e il mondo sciagurato sprofonderà nell’abisso della perdizione“ (Newman) o meglio anch’io spero che il mondo delle guerre e della violenza e della malvagità e del risentimento presente anche nel mio cuore sprofondi nell’abisso della giustizia di Dio, ma non gli uomini che hanno vissuto in esso in queste migliaia di anni e forse pensa anche Newman così. E con Newman spero non nei miei meriti, ma nell’abbondanza del tuo perdono! 

Ci sarebbe anche tutta una riflessione da fare nella fiducia che noi cattolici abbiamo in autori atei o agnostici quasi che questo loro essere  atei o agnostici sia la garanzia che quello che dicono sulla Chiesa sia vero o sul mondo o su Israele o su quello che volete. Invero, anche Newman non non tace, anzi dice esplicitamente che alle volte il mondo comprende noi meglio che noi comprendiamo noi stessi. Comunque, in tutto questo c'è bisogno di un grande discernimento. Lo vedo anche in questi giorni, nei quali un certo autore ateo israeliano (David Grossman)  che usa la parola genocidio viene ascoltato come un oracolo, mentre le perplessità della senatrice italiana Liliana Segrè irritano…PS Ovviamente Grossman viene citato come israeliano, non come ateo, ma anche in questo caso la questione è molto complessa.

Dalla versione odierna di Alessandro Banfi: „Commenta oggi Le Figaro in prima pagina: «Papa Leone XIV sembra aver già toccato i cuori dei giovani con il suo entusiasmo, la sua semplicità e la sua richiesta di spiritualità»….Se il raduno di Tor Vergata fosse stato un concerto rock o una manifestazione politica o un luna park, ci avrebbero fatto una testa così… invece il messaggio di un milione di giovani vite offerte alla pace, al dialogo, allo stop alle armi, in nome dell’incontro con Gesù Cristo, ha creato una contraddizione nei nostri maestri del pensiero. La realtà ha fatto saltare il banco delle speculazioni. Da destra e da sinistra. Leone XIV ha conquistato i giovani col suo stile agostiniano, nel solco di Francesco. La stampa laica fa legittimamente difficoltà ad accettare una realtà oggettiva: non sono i Papi (anche quelli proclamati santi) a fare la Chiesa. Il successore di Pietro custodisce la fedeltà all’avventura iniziata dall’incontro di Gesù Cristo con un pescatore di Galilea, non è e non deve essere per forza un leader carismatico, giudicabile o valutabile come un uomo politico o una star del cinema. La Tor Vergata di ieri se da un lato segna forse il vero inizio del pontificato di Leone XIV, dall’altro ricorda a tutti che ogni lettura ideologica e politica della Chiesa rischia di non tenere conto della sua natura di realtà che si proclama non solo umana e terrena“ (AB) PS In vero anche Giorgia Meloni ha scritto un bel commento, come premier, sull’incontro di Tor Vergata. 

Abba nostro...

(Pomeriggio) Dall’inizio della guerra in Ucraina suona la mia sveglia alle cinque del pomeriggio per una breve preghiera per la pace. Maria regina della pace, prega per noi e grazie! 

Due incontri durante il giro in bicicletta. All’inizio del percorso una ragazza o giovane donna ha voluto parlarmi; non è mi è spontaneo parlare con lei, ma mi sono preso ugualmente un po’ di tempo. Cinque anni fa è morto il papà credente (di una setta evangelicale) - oggi mi ha detto che da quella data fa molta fatica a credere a qualcuno lassù in alto; le ho detto che Dio è un mistero, ma ci vuole bene; con la mamma non ha un buon rapporto ed è già tanto se non si gridano a vicenda quando si vedono; il corpo della ragazza è molto malato - fa fatica a camminare e si trova sempre in un atteggiamento „piegato“, ma da qualche tempo ha un ragazzo. Comunque è una grazia la fiducia che ha nel dirmi questo tipo di cose…Alla fine del percorso mi sono fermato nella fattoria a Koßweda per prenotare la paglia per la stalla delle galline; la nonna di Alwine era seduta su un muretto; lei ha 74 anni e può muoversi solamente da piegata; mi ha detto che ha da decenni osteoporosi; ultimamente ha anche difficoltà con un ginocchio. Mi fa piacere parlare con lei; direi che lei è il mio tipo di eroe, eroe quotidiano e contadino che si muove incurvata, ma non cessa di lavorare…

I responsabili della cultura locale fanno dei cartelloni che sono davvero utili per muoversi in modo cosciente; c’è ne uno per esempio nella stradina dopo il ponte, a sud della nostra casa, che va a fino a Dietendorf: spiega il sorgere delle vigne e della presenza benedettina nel medioevo. Ieri ho cominciato a parlare del canale vicino alla casa di Amelie in forza di uno di questi cartelli della pro loco. Come si vede nella foto la casa da sul canale, ma il fiume e lì vicino, subito dopo l’argine, guardando a destra. Non si tratta più di una casa galleggiante e neppure su palafitte come si vedono all’interno dell’argine del Po’, ma da quello che ho capito e che Amelie ha confermato si tratta proprio di un luogo nel quale c’era la „Flosshaus“. 


Casa di Amelie con il canale 

Nel secondo cartellone si trova la storia del canale (Elsterflossgraben) - questa storia comincia con Augusto I che nel 1553 diventa sovrano dell'Elettorato di Sassonia. „Nel 1573 il principe elettore acquisisce quote della salina a Poserna (vicino a Weißenfels) per promuovere la produzione locale di sale.“ Questo prodotto in un tempo senza frigoriferi era di vitale importanza, suppongo. „1578-1580: Il principe elettore Augusto incarica Martin Planer di costruire un canale artificiale del fiume Elster bianco presso Pötewitz fino alle saline di Poserna, al fine di garantire l'approvvigionamento di legna da ardere. Il tratto lungo 56 km viene realizzato con l'aiuto di 400 specialisti provenienti da Zwickau e 1200 lavoratori forzati dei dintorni.“ I lavoratori specializzati venivano da una città alle porte dell’Erzgebirge, ad un’ora di macchina, oggi, da noi. "Già poco dopo l'avvio dell'attività della salina di Poserna, diventa evidente che l'estrazione del sale non è redditizia a causa del basso contenuto di sale. Il fallimento del progetto della salina di Poserna rende l’Elettorato della Sassonia ancora più dipendente dal sale di Halle. Inoltre, gli abitanti di Halle hanno bisogno di un approvvigionamento affidabile di legna da ardere. All'insegna del motto “bringstu holz, kriegst du soltz” (porta legna, ricevi sale), entrambe le parti stipulano un primo contratto per il trasporto di legname su zattere. La salina Poserna viene infine chiusa nel 1585.“ Dovevo pensare al mulino del Po, un romanzo di Riccardo Bacchelli, scritto in tre volumi - Dio ti salvi, La miseria viene in barca e Mondo vecchio sempre nuovo - che avevo letto qualche anno fa e che fu dato alle stampe autonomamente tra il 1938 e il 1940. L'autore pubblicò le tre parti in forma unitaria e definitiva nel 1957. Anche se nel romanzo di Bacchelli si tratta piuttosto di mulini, invece che di zattere, mi è venuta immediatamente questa associazione. Anche Paolo Malaguti ha scritto romanzi ambientati sul fiume, nel basso Polesine, fra Adige e Po; per esempio „Fumana“ che non ho ancora letto. Io stesso avevo scritto una recensione del romanzo di Malaguti „Se l’acqua ride“: (qui). Dal 1580-1587 il canale viene prolungato di 73 chilometri verso nord, Lützen. Vicino a questa città si trova la casa paterna dove nacque nel 1844 Friedrich Nietzsche, la casa di un pastore protestante ed anche la sua tomba. 20 anni dopo nel 1864 viene interrotta la navigazione fluviale sul canale. Prima, tra il 1608 e il 1610 è datata la „creazione del ramo del piccolo canale (Floßgraben di Lipsia), lungo circa 25 km, che conduce da Pegau a Lipsia, per soddisfare il crescente fabbisogno di legname della fiorente città commerciale. Alla fine, il Floßgraben raggiunge una lunghezza di circa 101 km, diventando così il sistema di canali artificiali più lungo d’Europa."

(Wetterzeube, il 3.8.25; 18esima domenica del tempo ordinario) La sesta omelia cattolica di san Newman scava in profondo nei miei anni in una terra di agnostici, atei e protestanti e mi pone una domanda seria, che oggi non viene posta per pseudo motivi ecumenici. Stanotte ho sognato che eravamo in ferie da qualche parte e che una ragazza della scuola vedendomi si è girata dall’altra parte perché non voleva avere nulla a che fare con me. Nel sogno mi sono chiesto se dovevo chiederle in cosa l’avevo ferita. Ma a parte il sogno certamente nei più di venti anni nella diaspora non tutte le persone incontrate hanno visto in me uno „sguardo della totale simpatia“ (Pavese), è probabile che questi siano una minoranza; Susanne mi ha scritto, dopo aver letto il mio articolo sull’ultimo giorno nella scuola, che è raro che una persona venga „lodata“ da tutti: genitori, scolari e colleghi; ma ovviamente questo non è vero, mi spiace che l’articolo abbia dato questa impressione. L’omelia di Newman mi permette di pormi tre domande, l’ultima è la più importante. 1) „E forse non si da spesso il caso, fratelli miei, che il mondo assuma la difesa dei vostri interessi soltanto per il fatto che voi condividete i suoi peccati?“ 2) Insomma avete le stesse virtù e gli stessi difetti dei vostri vicini protestanti: e in che cosa vi sembra di essere migliori di loro? 3) Ho trasmesso in questi 20 anni di diaspora un’ „immagine falsa di quello che è la Chiesa cattolica“? Certo se si è in una scuola bisogna adeguarsi alle opere e alle azioni della scuola stessa. Ma bisogna scavare nell’interiorità: „ I peccati abituali, che fanno talmente tutt'uno con voi, che vi è difficile individuarli, e che si manifestano attraverso l'influenza sottile ma continua che esercitano sui vostri pensieri, sulle vostre parole, sulle vostre opere, non attirano affatto la vostra attenzione. Siete ostinati; siete egoisti; siete mondani, troppo indulgenti con voi stessi; trascurati i vostri figli; andate pazzi per i divertimenti inutili; vi capita appena di pensare a Dio da un giorno all'altro - perché non si può dire che le preghiere che fate frettolosamente mattina e sera siano un pensare a Dio! Siete amici del mondo; vivete in mezzo a persone che non hanno nessuna sensibilità religiosa…“ (Newman). A me sembra che noi tutti nella società trasparente, ma per lo meno vale per me, si viva in uno stato interiore di continuo adulterio e sdegno (risentimento). Da Pascal e Jünger ho imparato a non pensare che sia possibile vivere come angeli, perché questo implica una caduta necessaria e rovinosa e per questo mi sono arrangiato con ciò che chiamo la perversione polimorfe. Ne ho parlato in confessionale, ma non dico „pentito“, ma perlomeno sono „disponibile“ a frami guidare da Gesù, mia vita, come hanno cantato ieri sera i giovani a Tor Vergata? Direi che il gesto del martedì: Vespri, Santa Messa, adorazione eucaristica e pizza con un sacerdote cattolico è stato il gesto più cattolico che abbiamo fatto in questi anni (a parte la Santa Messa domenicale). Poi la continua sensazione di essere protetto dal mantello di Maria nella scuola, fondata da un protestante. Ma ha visto qualcuno il volto della Catholica nel mio volto? Una (!) collega si fece battezzare nel viaggio nelle Dolomiti! Voglio solo porre le domande, non risolverle! 

Devo continuare il mio rapporto con il CJD come ha desiderato il diacono Demuth responsabile di esso qui in Sassonia-Anhalt? Ma chi nella Chiesa cattolica è davvero interessato a noi? Adesso che don Andrea se ne va, suppongo nessuno…

Sulla questione del „piccolo gregge“, non so se abbia ragione Newman; certo è che alcune frasi di Gesù lo fanno pensare, ma la „teologia della speranza per tutti“ (Von Speyr, Balthasar) e il magistero dei papi che si incontrano anche con folle oceaniche mi fa sperare altro. In modo particolare ciò che ha detto Papa Francesco sul „popolo santo e fedele di Dio“ mi sembra una buona correzione all’idea del „piccolo gregge“, ma le domande di Newman non sono da dimenticare. 

Non sono da dimenticare perché lui è davvero un teologo orante. Anche nei periodi più di crisi con la Chiesa mi sono fidato più di Balthasar che di Küng. Non ho bisogno di teologi aperti al mondo, perché aperto al mondo lo sono già senza di loro, ho bisogno di teologi aperti a Cristo; direi che forse la cosa che più mi ha convinto di Don Giussani non è tanto la sua teologia, che non è particolarmente geniale, ma la sua l’insistenza sull’“esperienza“, che è esperienza ecclesiale, ma è anche capacità di comprendere cosa accada nel cuore dell’uomo, in dialogo con tutti, più con Leopardi che con Dante. Fa parte dell’esperienza il rapporto di Ferdinand con una ragazza persiana che mi diventa sempre più cara; non sarebbe stato meglio avere una ragazza cristiana? In primo luogo trovare davvero una ragazza cristiana in Germania non è poi così semplice ed in secondo luogo io penso che Nadia sia una occasione „missionaria“ straordinaria: missionaria, non di proselitismo. Non ho per nulla intenzione di accaparrarla per il mio club! Che poi spesso è davvero un club strano. Ma vorrei non perderla, cioè non perderla sub specie aeternitatis. Oggi facendo due passi nel bosco dopo la Santa Messa sono arrivati una mamma e probabilmente il suo figlio ed ho pensato che probabilmente non sanno nulla della „vita eterna“, ma io non vorrei perdere neppure loro, figuriamoci i miei. 

Ieri nella veglia di Tor Vergata più che le parole mi ha impressionato il lungo stare in ginocchio di fronte al Cristo eucaristico. Un po’ anche come azione ginnica, io che ho tre anni meno di lui non saprei stare così a lungo in ginocchio; ma ancor più, infinitamente di più, come azione teologica: il papa in ginocchio ed orante nei confronti di chi è davvero il Signore! 

Oggi durante la Santa Messa del Papa a Tor Vergata card. Ouellet era accanto a lui. Spero che questa sua predica in italiano, inglese e spagnolo porti frutti in tutto il modo come appartenenza a Cristo e come desiderio della profezia della pace. La prossima giornata della gioventù sarà in Sud Corea. 

Dubbi in tempo di guerra: disfattismo o controllo preventivo dell’escalation? Il dubbio è l'atteggiamento legittimo di un intellettuale, soprattutto nei dibattiti sulla  #guerra contro l'#Ucraina, che sono pieni di dilemmi. Ogni osservatore onesto della guerra di aggressione in corso da oltre tre anni è combattuto sul da farsi, riconsidera le valutazioni precedenti e adegua le proprie posizioni quando i fatti cambiano. Ormai è evidente che Putin non vuole negoziare. Si sono sbagliati molti di coloro che hanno puntato sulla diplomazia. Sono domande legittime e scomode, che hanno delle conseguenze. Ma resto della mia opinione: non è questa l'analisi corretta. Per chiarire: la Russia è l'aggressore in Ucraina. Potrebbe porre fine alla guerra in qualsiasi momento. Ma non è affatto detto che coloro che hanno sempre messo in guardia da un atteggiamento troppo fiducioso nella diplomazia abbiano davvero ragione. La posizione negoziale dell'Ucraina non è migliorata con la linea occidentale perseguita, che punta sul sostegno militare, nonostante il massiccio sostegno occidentale, l'addestramento dei soldati ucraini e l'aiuto militare. L'Ucraina è riuscita a evitare una sconfitta totale, ma perde ogni giorno territorio, subisce un alto numero di vittime e ingenti danni alle infrastrutture. Quasi nessuno parla più seriamente di riconquista dei territori occupati. E coloro che puntano su una guerra di logoramento o almeno la accettano non forniscono un'idea realistica di quale dovrebbe essere l'obiettivo della guerra al di là della “formula di pace ucraina”. Come prova dell'in negoziabilità, molti citano anche la dichiarazione di Putin secondo cui “i russi e gli ucraini sono un solo popolo”. Questa affermazione, citata di recente da Friedrich Merz al Bundestag, viene però spesso riportata in modo abbreviato. In realtà, Putin ha dichiarato al Forum economico di San Pietroburgo a giugno che la Russia non ha mai contestato il diritto all'indipendenza dell'Ucraina, ma solo sulla base del suo impegno del 1991 alla neutralità e alla non allineamento. Chi conosce la storia sa che l'obiettivo primario della Russia non è lo smantellamento dello Stato ucraino, ma l'impedimento della creazione di un'entità “anti-russa” (secondo la retorica russa) ai propri confini. Qualunque siano gli obiettivi bellici della Russia dopo tre anni di guerra, la domanda cruciale è: a quale prezzo è possibile dissuaderla? Portare la guerra in Russia? Con una delegittimazione generalizzata dei negoziati ci si avvicina pericolosamente a una logica di escalation. In breve: chi non si chiede più quale potrebbe essere una soluzione diplomatica realistica punta unilateralmente sull'escalation, volente o nolente. O, per dirla in modo più moderato: chi non è in grado di delineare linee di compromesso realistiche, non contribuisce in alcun modo alla fine della guerra. Non si tratta di disfattismo, ma di etica della responsabilità e realpolitik. I dubbi sono leciti, anzi: sono necessari nei dibattiti difficili. Ma non c'è motivo di vergognarsi di tentare soluzioni diplomatiche. Al contrario: chi considera con lucidità i rischi di escalation, vede nei negoziati uno strumento preventivo per evitare l'escalation e si chiede come possa finire questa guerra (e a quale prezzo si possa continuare sulla strada attuale), non sbaglia e non deve lasciarsi mettere all’angolo!“ (Johannes Varwick, X, 3.8.2025)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Probabilmente non è adeguato e neppure saggio usare la parola „genocidio“ per quello che accade a Gaza, che è certamente grave, come hanno testimoniato per esempio il cardinal Pizzaballa e la dottoressa Hassan che mi aveva mandato Livia. Aaron Maté ha usato questa parola da subito, ma lui è di origine ebraica e se lo può forse permettere. Sull’adeguatezza non dico nulla, comunque il numero di uccisi è terribile (inclusi bambini), ma non è saggio, perché apre le porte all’antisemitismo e nessun cattolico di stampo tedesco può permettersi un tale errore. In vero causerà anche solo un irrigidimento dell’amministrazione israeliana.  A Gaza muoiono tante persone, ma quante ne sono morte in Ucraina con le nostre armi? Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Dico questo senza dimenticare la lezione di Sieferle sul mito di Auschwitz. 

Nel mio giro in bicicletta percorro spesso un pezzo dello stradone che collega Crossen con Pötewitz; oggi tre ragazzini, in modo tipico alla loro età, andavano in bici in modo abbastanza spericolato, anche nella curva;  volevo dir loro qualcosa ma non l’ho fatto, forse perché non avevo voglia che mi rispondessero male, ma credo anche perché non penso che una tale comunicazione porti frutti. Mutatis mutandis vale anche per la scuola: cosa sarebbe servito nella nostra regione il richiamo esplicito che con il loro modo di comportarsi nel mondo si giocano l’ingresso nella vita eterna - non perché siano cattivi più di altri, ma semplicemente perché non è una meta per loro; penso a Clara che esplicitamente mi disse, qualche mese fa, che lei non capisce nulla di ciò ed anche i miei argomenti li trovava irrilevanti. Avrei dovuto insistere? Credo di aver imparato da Ulrich che il dire le cose da solo non basta, anzi a volte si raggiunge solo il contrario…

Oggi nel giardino, nella parte sud della casa, ho raccolto quasi tre chili di mirabelle e Konstanze è andata qui vicino a raccogliere le more - a differenza dell’anno scorso la natura ci offre quest’anno tantissimi frutti e credo sia giusto prendersi il tempo per raccoglierli.

Nel mio giro in bici passo anche vicino alla casa di Amelie che si trova direttamente sulla riva dello Elster o forse più precisamente alla riva di un canale della Elster. Un cartello, vicino alla strada; ne spiega l’origine: „Nel 1579, sul fiume Elster bianco erano pronte 23.000 cordate di legna da ardere proveniente dalle foreste del Vogtland per le saline del principe elettore di Poser, vicino a Weißenfels“. Il canale serviva quindi al trasporto di legna da ardere. „Questo primo sistema di conduzione dell'acqua si rivelò inadeguato e negli anni 1596-97 fu costruita una nuova struttura di ingresso con dispositivi di raccolta per il legno, i cosiddetti “Rechen” (griglie), nella posizione attuale vicino a Crossen.“ Mi sono chiesto se la casa di Amelie sia la „casa galleggiante“ (Flosshaus) di cui parla il cartello, il primo di una serie: „Fu costruita una nuova casa galleggiante e nel 1681 anche il ponte in pietra numero I (tutte le opere di ponti sul grande canale „Elsterfloßgraben“ sono contrassegnate con numeri romani).“ Credo che il ponte sia quello su cui passo ogni giorno e dal quale si vede il giardino della casa di Amelie, dove ci vive suo zio Robert. Da quello che ha capito ci sono stati nella storia di questo canale difficoltà di spazio per la raccolta del legno, insufficiente per raccogliere tutto il legno necessario per le saline. Era interessante per me comprendere che vi era una via che collegava il Vogtland fino a Weissenfels sull’acqua, si tratta infatti di una distanza notevole a livello regionale. Il cartellone parla anche dei lavori esercitati sul canale: „I “Rechen” erano grandi impalcature con travi trasversali per accumulare i tronchi. I barcaioli tiravano fuori dall'acqua i tronchi uno ad uno e li impilavano in cataste per misurarli, essiccarli o venderli. I capi dei barcaioli erano responsabili del conteggio, della vendita e del corretto trasporto. Il furto era punito severamente“. Paolo Malaguti sarebbe capace a scriverne un romanzo. Ciò è testimoniato anche da un'immagine aggiuntiva, in cui è raffigurato un barcaiolo, una casa galleggiante e un ponte, e poi un ladro di legna, con la pena prevista, citata in un documento del 1584: il ladro viene condannato picchiandolo con un bastone o addirittura a morte con la forca. PS Ho chiesto ad Amelie, che è una mia  ex allieva, se ho scritto delle stupidaggini, ma ha confermato quello che ho scritto. Certo :) Lo leggo volentieri. Magari potresti scrivere che lì ha vissuto una tua ex studentessa ☺️ Ti riferisci al fossato che scorre vicino a casa nostra? Si chiama Floßgraben o Elsterfloßgraben. Storicamente è corretto 👍🏻 e sì, la nostra casa si chiama Floßhaus. Ti saluto cordialmente, Amelie 

(Wetterzeube, il 1.8.25; sabato della 17esima settimana del tempo ordinario) Solo nella lettura e contemplazione del Commento al Vangelo di san Giovanni di Adrienne von Speyr (spesso letto e meditato sulla riva dell’Isar, nei nostri anni bavaresi, spingendo la carrozzina con la piccola Johanna o tenendola con un nastro stretta al mio corpo) avevo approfondito il tema del discernimento di persone che sembrano essere „un oracolo di verità celeste“ e non lo sono, come fa Newman nel suo sesto sermone cattolico. Vi sono uomini e donne che non sono „in stato di grazia“,  ma che si esprimono „in modo tanto devoto che, a prima vista, penseresti di doverlo seguire in tutto quel che dice, e ti parrebbe che la tua anima dovesse essere al sicuro, vicino alla sua!“ (Newman, 118; in questo passo di un uomo tale). Newman fa il paragone del profeta Balaam in Numeri. In primo luogo il professore universitario di Oxford e santo della Chiesa cattolica, che riconosce la grandezza dell’antichità greca e latina e che sa contemplare questa grandezza anche nel tempo in cui vive, sa discernere, se in un certo fenomeno storico e anche „nella nostra struttura politica interna e nella forza espansionistica del nostro tempo“ vi sia vera grandezza o se in fondo „il criterio prevalente del giusto e dell’ingiusto“ siano semplicemente „l’opportunità“ e il „benessere temporale“. Questi doni naturali non sono in sé sbagliati e spesso, come accade a tutti i beni temporali sono stati in contatto con „influssi soprannaturali“, ma senza la perfezione della grazia scadono in puro interesse egoistico, personale e collettivo. Ed anche il criterio della „poesia“ (Heidegger…) non è garanzia di verità ed autenticità, „perché, tutto sommato, quella è soltanto poesia, non è religione“ (Newman, 117). Ho desiderato tanto nel mio tempio da pensionato di leggere e meditare il Faust II, quindi sono uno che, come il professore e santo di Oxford, ritiene che si possa imparare molto dai poeti, ma non comincio la giornata con la poesia, ma con la meditazione dello „specifico cattolico“. Quando da giovane scrissi a Balthasar che leggevo Hans Küng, mi rispose che quest’ultimo non ha compreso nulla dello specifico cattolico e che avrei dovuto leggere il commento di Adrienne a Giovanni; appena seppi a sufficienza il tedesco segui questo suo consiglio (comunque anche in italiano ci sono ora due volumi tradotti). Adrienne e Newman non sono „fanatici“, ma ci offrono un criterio di discernimento che Newman riassume così: „lo stesso succede a molti autori, poeti o prosatori che siano: e i lettori, tratti in inganno dalla bellezza di ciò che essi scrivono, non si limitano a lodare quel sentimento, quell'argomentazione, quella descrizione, che trovano nei loro libri e che per caso corrispondono a verità, ma finiscono per dare fiducia allo scrittore, prendendo per veri e sinceri sentimenti e affermazioni che non sono, né una cosa, né l'altra. E in questo modo che il popolo viene sedotto da religioni e dottrine che sono false. Anche un predicatore, o un oratore che non sia mai andato al di là dello stato di natura, o che sia decaduto dallo stato di grazia, è capace di dire molte belle cose che toccano il cuore del peccatore e ne scuotono la coscienza, solo che ricorra alle proprie doti naturali o a quel che ha letto nei libri. Chi lo ascolta lo prende magari per un profeta e  lo elegge a sua guida, sulla garanzia delle verità che gli ode esprimere accidentalmente e che non richiedevano l'intervento di nessun dono soprannaturale, per essere scoperte ed inculcata“ (Newman, 118). 

Non sto parlando di autori che esplicitamente non sono cristiani, ma di autori che si dicono cristiani e che non lo sono; comunque per tutti gli autori dobbiamo essere all’erta. Domenico Quirico, in un suo articolo a cui mi ha reso attento il filosofo severiniano italiano Claudio Amicantonio, „Le vare sanzioni puniscono gli amici“, pone una domanda alla fine del suo articolo che trovo interessante: „ In Mali le plebe abituate alla carestia o nella Russia cementificata dall'economia di guerra non si accorgono delle sanzioni. Ma come facciamo noi a sopravvivere se tracollando le esportazioni di champagne e di automobili di lusso?“ Domanda legittima che ha una certa valenza profetica, ma il suo paragone di Trump con il Leviatano è solo „mainstream“. PS Marco Maria Gentile commenta così questo post con l’articolo di Quirico: „A mio parere al di là delle considerazioni geopolitiche e di alleanza, nelle decisioni Trump (dazi, più accordi per l'acquisto di armi etc) c'è soprattutto la necessità di equilibrare il disastroso bilancio import-export che sta' trascinando gli USA in un baratro finanziario con un deficit che vede in prospettiva gli USA acquistabili a suon di dollari da numerosi soggetti stranieri (cinesi, arabi ma non solo). Oltre a questo c'è il pericolo dei BRICS nel caso escano dalla schiavitù del dollaro; in questo caso il problema dei capitali in dollari che si riverseranno a compare negli USA sarebbe ancora più amplificato. Senza un dollaro forte la recessione negli USA sarebbe alle porte“ (in Facebook)

Il Leviatano è un’immagine biblica, che Thomas Hobbes usa come simbolo dello Stato assoluto. In vero Donald J. Trump, probabilmente, come accade agli uomini, anche con errori, più o meno gravi, visto dall’interno e con occhi abituati a discernere lo specifico cattolico, sembra piuttosto mettere in crisi lo stato assoluto, non rappresentarlo. Cerchiamo di vedere i passi biblici su questa figura, citati dalla „Enciclopedia filosofica di Gallarate“: Giobbe XL, 25; XLI; Ezechiele XXIX, 3; XXXII, 2 ecc. 

Cominciamo con la citazione da Giobbe, che viene dopo la figura di Behemòt (l’ippopotamo), usata anche da Th.Hobbes. Il contesto è il secondo discorso di Dio a Giobbe, per sostenere che Dio ha creato anche i mostri primordiali.  Giobbe 40, [25] Puoi tu pescare il Leviathan con l'amo e tener ferma la sua lingua con una corda, [26] ficcargli un giunco nelle narici e forargli la mascella con un uncino? [27] Ti farà forse molte suppliche e ti rivolgerà dolci parole? 28] Stipulerà forse con te un'alleanza, perché tu lo prenda come servo per sempre? [29] Scherzerai con lui come un passero, legandolo per le tue fanciulle? [30] Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca, se lo divideranno i commercianti? [31] Crivellerai di dardi la sua pelle e con la fiocina la sua testa? [32] Metti su di lui la mano: al ricordo della lotta, non rimproverai!41 [1] Ecco, la tua speranza è fallita, al solo vederlo uno stramazza. [2] Nessuno è tanto audace da osare eccitarlo e chi mai potrà star saldo di fronte a lui? [3] Chi mai lo ha assalito e si è salvato? Nessuno sotto tutto il cielo. [4] Non tacerò la forza delle sue membra: in fatto di forza non ha pari. [5] Chi gli ha mai aperto sul davanti il manto di pelle e nella sua doppia corazza chi può penetrare? [6] Le porte della sua bocca chi mai ha aperto? Intorno ai suoi denti è il terrore! [7] Il suo dorso è a lamine di scudi, saldate con stretto suggello; [8] l'una con l'altra si toccano, sì che aria fra di esse non passa: [9] ognuna aderisce alla vicina, sono compatte e non possono separarsi. [10] Il suo starnuto irradia luce e i suoi occhi sono come le palpebre dell'aurora. [11] Dalla sua bocca partono vampate, sprizzano scintille di fuoco. [12] Dalle sue narici esce fumo come da caldaia, che bolle sul fuoco. [13] Il suo fiato incendia carboni e dalla bocca gli escono fiamme. [14] Nel suo collo risiede la forza e innanzi a lui corre la paura. [15] Le giogaie della sua carne son ben compatte, sono ben salde su di lui, non si muovono. [16] Il suo cuore è duro come pietra, duro come la pietra inferiore della macina.[17] Quando si alza, si spaventano i forti e per il terrore restano smarriti. [18] La spada che lo raggiunge non vi si infigge, né lancia, né freccia né giavellotto; [19] stima il ferro come paglia, il bronzo come legno tarlato. [20] Non lo mette in fuga la freccia, in pula si cambian per lui le pietre della fionda. [21] Come stoppia stima una mazza e si fa beffe del vibrare dell'asta. [22] Al disotto ha cocci acuti e striscia come erpice sul molle terreno. [23] Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso da unguenti. [24] Dietro a sé produce una bianca scia e l'abisso appare canuto. [25] Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. [26] Lo teme ogni essere più altero; gli è il re su tutte le fiere più superbe. In primo luogo ci sono anche commentatori che pensano che Trump sia più debole di come si presenti (per esempio Alexander Dubowy in BZ,30.7.25), in secondo luogo le immagini proposte dal testo di Giobbe non corrispondono per nulla o quasi per nulla alla figura di Trump, piuttosto alle immagini di lui nei nostri media. In terzo luogo: Giobbe non può domare il Leviatano, ma Dio si!

In Ez 29, 3 si parla del „coccodrillo“, il faraone di Egitto, figura di presunzione e domato da Dio. L’immagine è ripresa in Ez 32, 2, come di uno che è sconfitto ed ora si trova nel mondo dei morti: [2] "Figlio dell'uomo, intona un lamento sul faraone re d'Egitto dicendo: Leone fra le genti eri considerato; ma eri come un coccodrillo nelle acque, erompevi nei tuoi fiumi e agitavi le acque con le tue zampe, intorbidandone i corsi“.

Da un certo punto di vista la frase: „Non tacerò la forza delle sue membra: in fatto di forza non ha pari.“, non vale neppure per Hitler, il cui  potere è stato distrutto dopo dodici anni (insomma la corazza non era così invincibile). Anche se ovviamente per le persone che hanno vissuto in quei dodici anni o nei decenni di Stalin sono stati confrontati con una potenza che può assomigliare a quella descritta nel libro di Giobbe: Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Ma se davvero vogliamo lasciarci catturare da queste immagini potenti, che non sono comunque potenti come lo è la potenza di Dio, anche se a volte a noi sembra „nascosta“. Allora direi piuttosto che esse indicano una potenza, non solo esclusivamente democratica o solo esclusivamente autocratica, che sembra essere invincibile; comune a tutti è la costruzione di armi micidiali, quello che che chiamo la „mobilitazione totale guerriera“, che vede l’Occidente in prima linea, anche se prende come scusa la potenza russa per rafforzare la propria. Poi vi è una rivoluzione antropologica da noi forse più che in Russia che sembra essere intoccabile. Nella nostra scuola avevamo due ragazzi, che dopo la morte prematura della mamma pensavano di essere ragazze, e nessuno, neppure io ha osato attaccare questo „Leviatano“, un collega ci ha fatto dei pasticci di comunicazione diretta con uno dei due e poi è stato allontanato dalla scuola, ma senza che le cose venissero chiamate per nome. Quella parte del magistero di Papa Francesco, che lo spingeva a dire che il gender era espressione di una malvagia rivoluzione antropologica, è stata semplicemente ignorata… Al disotto ha cocci acuti e striscia come erpice sul molle terreno. Oggi voglio riflettere su alcuni punti della filosofia politica di Hobbes. 

Alessandro con ragione mette in evidenza che Roma è „invasa“ dai giovani che vogliono incontrare il Papa questa sera a Torre Vergata. Ho visto che alcuni cardinali hanno già fatto un lavoro di preparazione notevole, in modo particolare sulla „profezia della pace“. Sono un grande segno di speranza e gioia, come lo è la piazza dell’Angelus ogni domenica: non ho mai visto nel mondo una piazza così gioiosa come piazza san Pietro! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Thomas Hobbes. Ho visto nella mia biblioteca che avevo studiato una parte del “De cive”, tuttavia per quanto segue, V. Sainati (Enciclopedia filosofica di Gallarate) e Wolfgang Röd (Geschichte der Philosophie dell’editrice Beck) hanno fornito la “base”, anche se ovviamente dei pensieri che espongo porto io la responsabilità ed anche per il paragone con Trump. 1) Il punto di partenza di queste riflessioni è stato il paragone di Quirico di Trump con il Leviatano. 2) Il Leviatano è uno dei mostri primordiali dell’AT (vedi sopra Giobbe e Ezechiele). 3) Il Leviatano è visto da Hobbes come figura dello Stato assoluto, che per Hobbes è qualcosa di positivo, perché solo esso è capace di regolare il rapporto tra individui, che fondamentalmente, nel loro agire e pensare, hanno un solo desiderio: salvare la propria vita. Quindi individui che sono un lupo per gli altri individui e che non avrebbero alcun senso per quello che Jünger spiega sul rapporto tra vita e compito (vedi mio articolo in Substack sulla città di Goslar). 4) Quindi senza Stato: homo homini lupus est; con lo Stato: homo homini deus est. 5) Nella mia interpretazione Trump sconvolge questa idea di stato assoluto, anzi egli viene percepito da alcuni amici come uno che mette in cristi il „regime“. 6) Lo stato assoluto ed in modo particolare il sovrano, che lo regge, non è per Hobbes un „individuo naturale“; mentre come giustamente afferma Matt Crawford, si può dire tutto di Trump, ma non che non sia un uomo, appunto un individuo naturale. In un certo senso rappresenta come „dad universale“ una certa volontà di unità, contro guerre civile e guerre inutili in giro per il mondo. Guerre che per lo più non ha cominciato lui. Che anche lui sia per l’armamento del suo paese non è un obiezione, piuttosto questo fa parte del suo compito di presidente. 7) Con la scelta du una persona come J.D.Vance come vice presidente sceglie una persona che non ha alcun atteggiamento critico, nel senso hobbesiano, nei confronti della Chiesa: Hobbes vuole una totale sottomissione della Chiesa allo stato, mentre Vance con la Chiesa ci dialoga e il presidente nel suo primo mandato ha istituito un giorno di festa nazionale dedicato a Thomas Becket. 8) Hobbes è proprio il contrario della linea che porta da Becket a Tommaso Moro. L’unica forma di resistenza al sovrano che prevede Hobbes è quella nel caso in cui il tiranno metta in pericolo la vita dei suoi cittadini, non certo per difendere l’idea di matrimonio cattolica, come è accaduto nel caso di Moro. 9) Trump si muove nel palcoscenico del mondo non in forza di „dictamina rectae rationis“, per questo non gliene frega nulla di fare una lotta anche con i dazi. 10) L’idea di un „Christian Commonwealth“ come assunzione totale della Chiesa nello stato, come dicevo nel punto sette, non corrisponde al suo stile di governo. 11) Il punto comune con Hobbes è il no a guerre infinite, civili e internazionali, che non aiutano la sua idea di commercio. Ma non ha, a differenza di Hobbes, neppure un’idea della prevalenza della dimensione politica su quella commerciale. 12) Se penso al sovrano inteso da Hobbes mi viene piuttosto in mente il premier armeno Pashinyan con la sua polemica con il Catholicos della Chiesa armeno-apostolica, non Trump. Forse Putin nel suo rapporto con il patriarca di Mosca Kirill I. Etc.  

13) Probabilmente il modo con cui Trump ha interpretato il suo essere sopravvissuto all’attentato, ha a che fare con quella critica alla „religiosità o pietà naturale“ di hobbesiana memoria, che è risposta alle paure e alle speranze immediate dell’uomo, al cospetto della morte o delle forze devastanti della natura (tsunami.)… Ma in vero questo non è in sé una colpa; che si cerchi un senso al cospetto delle forze della natura (terremoti…) o al cospetto di un attentato è normale e giusto. Forse l’uso della parola „miracolo“, magari nella situazione psicologica di chi invece non ha ricevuto un tale miracolo, per esempio nel caso della morte prematura di una persona cara, può irritare, ma io non ci vedo alcuna colpa. 14) Per quanto invece riguarda le religioni rivelate e la casta sacerdotale che le gestisce come fenomeni di carattere solamente politico, beh questo è un possibile atteggiamento anticlericale che non è per nulla segno di libertà ed ha che fare con Hobbes, poco con Trump. La frase di Hobbes: „Religione non è filosofia, ma legge dello stato, per questo motivo non deve essere interpretata, ma adempiuta“ e l’affermazione che l’interpretazione adeguata delle Scritture è un compito dello Stato, devo dire che mi hanno fatto venire in mete piuttosto le interpretazioni di alcuni passi dell’AT di Netanyahu (o di Bush jr) che di Trump.15) Infine la polemica ideologico-critica di Hobbes contro l’idea di „essenza“ e la filosofia aristotelico-tomista, beh tutto questo è molto interessante e mi permette di riflettere su temi etici importanti, per esempio sull’esistenza di norme che valgono sempre e non sono relative allo spazio e al tempo che viviamo (come pensavano, nel mio canone di letture, C.S. Lewis e Robert Spaemann) o no (come in fondo pensava Hobbes, che in questo senso è il primo autore del liberalismo) e su chi sia Dio: solo la prima causa tra le tante cause e/o colui che dona gratuitamente l’essere? Dicevo questo mi serve per ragionare filosoficamente al di là del senso della figura politica di Donald J.Trump. 

(Gera, pomeriggio tardo)  Adrian ha reagito con gratitudine al mio articolo su Trump, ponendo ovviamente una questione che io non ho sottolineato a sufficienza nel mio articolo: il tempo di Hobbes e il nostro non sono identificabili tout court. Poi ha detto che vi è una medesima isteria: prima nella pandemia, ora contro Trump ed Israele. Vorrei far notare che al tempo del nazismo probabilmente alcune delle critiche agli ebrei erano giuste, ma dall’isteria contro Israele da sempre è nato solo un micidiale antisemitismo. E poi diciamolo con onestà: ovviamente chi è stato a Gaza o in Cisgiordania deve denunciare ciò che ha visto di ingiusto, ma Israele non è il „male assoluto“, perché se fosse vero quello che dicono i suoi critici allora dovrebbero intervenire e non solo protestare e secondo: coraggiosi nella storia del mondo c’è ne sono sempre pochi, non una legione. 

(Sera) Un milione di giovani con il papa sono stati in silenzio di fronte a Te Gesù eucaristico. Che dono grande! Davvero tutto un popolo in preghiera! Noctem quietam et finem perfectum, concedat nobis omnipotens Deus! 

Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù.
Benedetto il Suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il Suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell'altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la Sua santa e Immacolata Concezione.
Benedetta la Sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il Nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto san Giuseppe, Suo castissimo Sposo.
Benedetto Dio nei Suoi Angeli e nei Suoi Santi.
Amen.


 (Wetterzeube, il 1.8.25; venerdì della 17esima settimana del tempo ordinario; anniversario: 50 anni dagli accordi di Helsinki; compleanno di Lucio Brunelli) Nella sua catechesi di mercoledì scorso Leone XIV ha concentrato „lo sguardo su un anniversario storico: il 50.mo anniversario, il prossimo 1° agosto {oggi}, della firma dell’Atto finale di Helsinki, ovvero il documento conclusivo della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE) del 1975, a cui parteciparono 35 Paesi, tra cui Stati Uniti, Canada e l'Unione Sovietica, oltre a quasi tutti gli Stati europei. Un momento cruciale nel processo di distensione tra il blocco orientale e quello occidentale durante la Guerra Fredda, che codificò dei punti fermi sul dovere di rispettare i confini degli Stati e risolvere le controversie con la diplomazia e il dialogo. Più volte Papa Francesco – e come, lui, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin – ha invocato questo stesso “Spirito” dinanzi all’esacerbarsi dei conflitti e delle tensioni internazionali. Lo stesso fa Papa Leone ricordando oggi, a fine udienza, questo “desiderio di garantire la sicurezza nel contesto della Guerra fredda” da parte di 35 Paesi che firmando l’importante documento “inaugurarono una nuova stagione geopolitica, favorendo un riavvicinamento tra Est e Ovest”“ (Salvatore Cernuzio, Vatican news, 30.7.25). // I 35 paesi che firmarono gli Accordi di #Helsinki nel 1975 furono: Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Cecoslovacchia, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania Est, Germania Ovest, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Jugoslavia, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Monaco, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, San Marino, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria, Unione Sovietica, e Città del Vaticano. Questi accordi, noti anche come Principi di Helsinki, riguardavano la sicurezza e la cooperazione in Europa e furono firmati il 1° agosto 1975.

Questa parte sulla ricorrenza dei 50 anni del trattato di Helsinki l’avevo già preparata l’altro giorno; questo giorno reale è cominciato, dopo aver fatto la barba, etc con l’apertura della stalla delle galline e del gallo e la meditazione delle prime sette pagine del sesto sermone cattolico di San Newman. Sono pagine di importanza radicale, perché in qualche modo mettono il dito nella piaga di ciò che abbiamo succhiato con il latte materno o con i primi biberon di latte preparato dalle grandi industrie: il liberalismo per quanto riguarda la religione. La religione sarebbe una questione privata. Ieri nella preghiera serale avevo accennato all’inizio di questa predica. Faccio ora un primo passo; nella sua introduzione al „Civitas Dei“ di San Agostino Balthasar fa notare che non è possibile distinguere nettamente il confine tra Babilonia e Gerusalemme; questo come considerazione generale è vero ed anche san Newman nella sua omelia ci dice che non sta parlando di individui concreti, perché è compito di Dio giudicarli, non suo e non nostro. Allo stesso tempo parla di „gruppi ben distinti“, da una parte quelli che sono di Cristo e dall’altra il mondo e in esso quelle persone che non sono di Cristo e per cui Cristo non prega (GV 17) „sebbene sia morto anche per loro“ (Newman). Newman tiene conto anche di persone che hanno un buon „naturale“: sono intelligenti e buoni (intelligenza e bontà sono doni della natura, non della grazia) per lo meno in quello che si vede, ma nelle tante ore che sono da soli hanno un continuo stato di cattiveria, di impurezza, di risentimento, di odio, mancano di una vera umiltà e devozione. Poi accenna ad un tema che per me è molto importante: queste persone che fanno parte del mondo negano il peccato o negano che sia così grave che per esso si possa finire all’inferno. Negano che la concupiscenza sia peccato con l’argomento che Dio ci ha creato così e per questo non amano i cattolici che sospettano di essere in fondo dei fanatici. I cattolici sono di disturbo perché considerano il peccato peccato mentre a questi nemici dei cattolici piacerebbe non considerarli affatto come peccati.  Nel mio diario si può trovare, per quanto riguarda il sesso, un argomento simile a quello riportato da Newman, forse forzando alcune cose che ho letto nel diario di Etty Hillesum. Eppure nei miei diari mai e poi mai troverete una riga in cui io sia contrario al cattolicesimo. Anzi in vero i miei diari sono diari di un cattolico (spero non troppo cattivo), che però cerca di essere il più trasparente possibile  e che è del tutto d’accordo con questa frase di Newman: il cielo che desidero per i miei e per me non è possibile conquistarlo „se non in virtù della grazia di Dio e della nostra personale cooperazione“. La „speranza per tutti“ di cui parla Balthasar non è un automatismo e non può essere confusa con l’idea liberale (presente nell’apocatàstasi antica) che comunque ci salviamo tutti, perché non abbiano mai fatto cose cosi gravi. Il liberalismo distrugge l’idea stessa del peccato, ma io vado a confessarmi perché credo che che ci siano dei peccati che meritano l’inferno. Mai come in Adrienne e Hans Urs ho visto prendere, sul serio non solo teologicamente ma esistenzialmente, l’idea di peccato e di inferno, anche se nell’inferno Adrienne ha visto „effigi“ e non persone concrete come Dante. Alla morte eterna come giudizio Balthasar non contrappone un’ottimismo liberale, ma la speranza cristiana che è costata ad Adrienne ed anche a lui prove davvero terribili, fino alla disponibilità della morte a Montecassino appena avevano iniziato a fondare la comunità, che chiamavano „il bambino“. Ancora una parola sul sesso, anch’io ho usato un argomento simile a quello criticato da Newman: chi dice di non peccare in questo ambito o è un fariseo, un sepolcro imbiancato, oppure compensa con altre dimensioni la sua verginità. Purtroppo anche nella Chiesa il sesso è stato vissuto come peccato (manipolazione dell’altro); ma io sono d’accordo con Newman che ciò che di impuro accade nel nostro cuore non può essere amato da Dio, ma Dio ama tutti noi. Ho chiesto di non concentrarsi su questo peccato perché si corre il rischio di un corto circuito, ma quando ho peccato in questa dimensione ho pregato sempre, anche per il proletariato pornografico.  Comunque ripeto: senza la grazia e la nostra collaborazione non è possibile piacere a Dio; con la nostra collaborazione  non si tratta di un atto eroico, ma di una offerta della propria mano a Gesù: prendimi per mano e non lasciarmi da solo (penso ad una scena nella quale Gesù prende per mano un ceco per poi guarirlo fuori dalla città). 

„Leone XIV ha confermato il parere affermativo della Sessione Plenaria dei Cardinali e Vescovi, Membri del Dicastero delle Cause dei Santi, circa il titolo di Dottore della Chiesa Universale che sarà prossimamente conferito a San John Henry Newman, Cardinale di Santa Romana Chiesa“ (Dicastero delle Cause dei Santi, X).

Ovviamente non so quali siano le intenzioni di Macron e Starmer nel voler riconoscere lo stato della Palestina, ma so che, quando ci si oppose al male durante il nazionalsocialismo, chi si opponeva compiva un atto eroico il cui prezzo spesso era la condanna a morte, non il successo politico. Altra cosa è la testimonianza del cardinal Pizzaballa e di altri che a Gaza ci sono stati e non possono tacere. Se Grossman (1), lo scrittore israeliano, nel giornale „La Repubblica“ dice: “È genocidio, mi si spezza il cuore ma adesso devo dirlo…per molti anni mi sono rifiutato di utilizzare questa parola. Ora però, dopo le immagini che ho visto, quello che ho letto e ciò che ho ascoltato da persone che sono state lì, non posso trattenermi dall’usarla” (non ho potuto leggere tutto il testo dell’intervista perché è a pagamento ed ora come pensionato devo essere cauto nell’uso dei soldi), se uno scrittore israeliano si esprime così, allora la cosa è molto seria, ma ne risulta automaticamente l’iniziativa di Macron e Starmer? 

  1. „David Grossman ha studiato filosofia e teatro all'Università Ebraica di Gerusalemme. Nel 1984 ha vinto il Premio del Primo Ministro per il lavoro creativo. Grossman vive a Mevaseret Zion, vicino a Gerusalemme. È sposato ed è padre di tre figli, Jonathan, Ruth e Uri, morto nell'estate del 2006 durante la guerra del Libano, vicenda alla base del suo lavoro più famoso.“ (Wikipedia). PS Ho letto ora l’intervista per intero che mi ha mandato Renato, vorrei citare questo passaggio: „Cosa pensa del riconoscimento dello Stato palestinese proposto da Macron? «Credo sia una buona idea e non capisco l’isteria che l’ha accolta qui in Israele. Magari avere a che fare con uno Stato vero, con obblighi reali, non con un’entità ambigua come l’Autorità palestinese, avrà i suoi vantaggi. È chiaro che dovranno esserci condizioni ben precise: niente armi. E la garanzia di elezioni trasparenti da cui sia bandito chiunque pensa di usare la violenza contro Israele».

Abba nostro…

(Pomeriggio, tardo) Mi sono rallegrato interiormente venendo a sapere che San Newman sarà un nuovo dottore della Chiesa; Ernst Jünger non lo è, ma è un maestro del cosmo e questo non nel senso di Giovanni (mondo contro l’appartenenza a Cristo), ma nel senso che ci fa comprendere tanti aspetti della realtà, della natura che né Tommaso né Newman vogliono saltare (tollere). In „Sgraffiti“ Jünger pone il problema del rapporto tra una quaderna „mondana“ e la Trinità. La quaderna è fatta di pietre (a cui Jünger pone in relazione le favole), di bronzo (mito), di ferro (storia) e forse le radiazioni come quarta epoca, per la quale sembra essere necessaria la profezia, più che gli storici. L’epoca delle radiazioni è l’epoca della scienza e della tecnica (la scienza vissuta come elettricità o eroticità), ma rimane il fatto che Jünger rinvia ai profeti ed ad un nuovo sapere che non è scientifico, ma per l’appunto profetico. Per quanto riguarda il rapporto teologico-astrologico della Trinità con i segni zodiacali: Ariete, Pesci e Acquario, lo trovo interessante, ma non mi sono fatti molti pensieri su ciò, a parte  sulla figura del centauro nel settimo volume di Narnia, che valuta il sapere astrologico, che oggi è piuttosto presentato nella sua dimensione fake. È molto interessante che Jünger non si lanci in una descrizione di una terza epoca dello spirito (Gioacchino da Fiore… Bloch…). Il grande banchetto del paraclito è messo in rapporto con il Leviatano e con l’insanguinarsi del mare, che sono piuttosto segni negativi. Alla fine della meditazione si trova 1 Kor 15 con il superamento dell’ultimo nemico: la morte. „Questo capitolo è una miniera di informazioni per ogni secolo.“ (Jünger). Non c’è dubbio che con le radiazioni siamo in movimento verso un epoca „spiritualizzata“, come accade ora anche con la rivoluzione digitale, ma tutto sommato lui rimane fedele al Dio che si vede e si chiede come sia possibile  nella nostra epoca materialista, comunicare un Dio che non si vede (Padre, Spirito Santo). Accenna, ma non approfondisce l’idea che le radiazioni sono un’altra idea di materia…

(Sera) „Io sono la porta e chiunque entrerà attraverso di me sarà salvo; entrerà ed uscirà , e troverà pascoli. Le mie pecore danno ascolto alla mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono, ed io do loro la vita eterna; e non periranno in eterno, e nessuno le strapperà dalle mie mani“ (Gv 10, 7 ss 10, [7] Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Εἶπεν οὖν πάλιν ⸀αὐτοῖς ὁ Ἰησοῦς· Ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν ⸀ὅτι ἐγώ εἰμι ἡ θύρα τῶν προβάτων. [9] Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. ἐγώ εἰμι ἡ θύρα· δι’ ἐμοῦ ἐάν τις εἰσέλθῃ σωθήσεται καὶ εἰσελεύσεται καὶ ἐξελεύσεται καὶ νομὴν εὑρήσει. [14] Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, ἐγώ εἰμι ὁ ποιμὴν ὁ καλός, καὶ γινώσκω τὰ ἐμὰ καὶ ⸂γινώσκουσί με τὰ ἐμά⸃…La grazia più grande è conoscerti ed amarti, mio Signore e mio amico! Mia porta! 

„This is the feast of St. Alphonsus Liguori. He founded the Redemptorist Order, who've had a great impact on my life. They're especially known for their work of mercy, especially in the confessional, and have a particular devotion to Mary under the title "Our Mother of Perpetual Help." (Cardinal T. Dolan, New York, X) 

(Wetterzeube, il 31.7.25; giovedì della 17esima settimana del tempo ordinario; Sant’Ignazio)

Rom 8, [27] „…e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito (τὸ φρόνημα τοῦ πνεύματος), poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio“ (ὁ δὲ ἐραυνῶν τὰς καρδίας οἶδεν τί τὸ φρόνημα τοῦ πνεύματος, ὅτι κατὰ θεὸν ἐντυγχάνει ὑπὲρ ἁγίων.) Ma chi conosce e scruta τὸ φρόνημα τοῦ πνεύματος? Dio Padre! Er erforscht die Herzen der Menschen. Non in modo esclusivo, ma trinitario. Non per le sue visioni e per le sue esperienze mistiche, ma per la sua teologia trinitaria è probabilmente Adrienne von Speyr il più grande dono teologico del XX secolo, per questo il più grande teologo del XX secolo, Hans Urs von Balthasar (certo un grande tra altri grandi), si è messo al suo servizio. Adrienne dice che l’azione del Dio trinitario sull’uomo è „immediata“: ὁ δὲ ἐραυνῶν τὰς καρδίας conosce davvero i cuori dell’uomo. „Egli li conosce, penetra fino alle loro ultime profondità e vede tutto, da sempre, nel momento presente e per sempre. La sua conoscenza non conosce oscuramenti.“. Non è possibile all’uomo fare piani segreti per organizzare la propria vita, perché non si può nascondere nulla a Dio; questo è il motivo ultimo della „trasparenza“ (per quanto possibile) di questo diario e degli altri. Adrienne ci insegna cosa sia la contemplazione, che ultimamente significa cercare di comprendere e tenere nel proprio cuore cosa accade nel cielo. Non dove volano gli aerei o i missili, ma in quella realtà più reale della realtà finita che è ora! E il compito del Figlio? „"Il Figlio dice: non sia fatta la mia volontà, ma la tua. In questo lasciar fare la volontà paterna si fonda la sua estrema obbedienza, ma allo stesso tempo anche la sua conoscenza della volontà del Padre. In modo simile, il Padre conosce i pensieri dello Spirito, e questi pensieri sono conformi a lui. E quando lo Spirito intercede per i santi {ὑπὲρ ἁγίων.), rappresenta i credenti {la traduzione vaticana usa questa parola; Adrienne entrambe: santi e credenti} e in questa rappresentanza dà loro qualcosa che li rende conformi al Padre, anche questa rappresentanza è conforme alla volontà e al piano del Padre. Non c'è traccia di contraddizione, né di un successivo adeguamento, di una resa. Ciò che lo Spirito chiede e opera è fin dall'inizio ciò che il Padre ha riconosciuto e desiderato». Qui siamo confrontati con il cuore trinitario: la totale mancanza di contraddizione: se no sarebbe politeismo. Forse il grande compito dell’Islam è quello di ricordarci questo: non vi è contraddizione in Dio. In Dio vi è totale trasparenza e noi dobbiamo essere educati a questa trasparenza. La posta in gioco è altissima; non possiamo ridurre i desideri di Dio ad un livello solo antropologico; certo è difficile esprimersi senza espressioni antropomorfe. Adrienne, però, ci ricorda la posta teologica in gioco: „Se dovessimo cercare di comprendere la vita del Figlio, il suo amore per noi e il suo sacrificio per noi, separati dallo Spirito o senza conoscerlo, dovremmo umanizzare tutto e strapparlo dalla grandezza del contesto divino, senza il quale non avrebbe alcun effetto. Infatti, nella misura in cui il Figlio vive e muore in obbedienza al Padre, nella stessa misura vive e muore anche nell'unità con il Padre e lo Spirito, in un'unità che si rivela attraverso l'amore e che solo all'amore conferisce il vero rilievo e la giusta fondazione. Solo ora possiamo imparare, nei nostri tentativi di vivere in modo cristiano, dal nostro Maestro, dallo Spirito che ci rappresenta davanti a Dio, anzi che rappresenta Dio davanti a Dio, il cui unico scopo è quello di rivelarci il gioco eterno e vivente dell'essenza e dell'amore del Dio trino“ (Adrienne von Speyr, Der Sieg der Liebe, 73-74). E questo è il compito dei teologi cristiani ed anche dei credenti: testimoniare al mondo l’amore trinitario di Dio! 

In Sgraffiti Jünger racconta una delle perle delle „Mille e una notte“, presentando il racconto come amore senza elementi faustiani (di Faust, che desidera la gioventù eterna). Un re iraniano giovane e bello giunge in un luogo  dove vi è una una principessa vergine e bella ed un anziano che la desidera. L’anziano potrebbe congiungersi con lei se avesse il coraggio di buttarsi in un lago dove accade la scena, ma questo lago sembra essere pericoloso, come una casseruola bollente. Il re iraniano  chiede all’anziano se avrebbe il coraggio di buttarsi se lui stesso facesse il primo tentativo. L’anziano risponde di si, il re si getta e ne esce infinitamente più giovane e più bello così che la principessa lo desidera; ma lui si sottrae a ciò perché non era stata questa l’intenzione del suo buttarsi; ora l’anziano si butta a sua volta e ne esce davvero giovane e bello; quindi una storia con happy end, ma anche con il superamento di un’immediatezza e quindi senza vedere l’anima al diavolo. 

Ho trovato una frase di Werner Bergengruen (Kern der Welt, Lipsia nel tempo della DDR), a proposito del suo romanzo „Il grande tiranno“ che mi ha fatto riflettere: "Era necessario contrastare la menzogna e spianare la strada alla verità. Era necessario riportare i criteri, contro il loro stravolgimento, che gli usurpatori del potere cercavano febbrilmente di raggiungere,  alla loro antica validità giuridica, nel loro significato giudiziario e  di guida, e metterli incessantemente sotto gli occhi della gente. Era necessario riaprire gli occhi accecati dai fuochi d'artificio del trionfo e riportare alla ragione le menti inebriate; perché chiunque fosse stato davvero portato a riflettere, da quel momento in poi era perduto per la causa del Führer. Era necessario chiarire ed esprimere, rafforzare il coraggio e dare conforto e preservare l'immagine dell'uomo. Erano sforzi in cui si poteva essere certi di avere al proprio fianco il meglio delle nazioni“. Suppongo che il lettore odierno penserebbe a Putin o a Trump, ma entrambi non sono „usurpatori del potere“; uno è voluto come padre da tantissimi  nel suo paese e il secondo è il presidente legittimamente eletto degli USA. Il problema oggi non è „il grande dittatore“, forse qualcuno del genere non esiste neppure in Cina, in comune con quell’epoca, di cui parla Bergengruen, è la menzogna, lo stravolgimento dei valori, ma il soggetto operante/operato ultimo del nostro tempo è „la mobilitazione totale e guerriera“ (cf. Ernst Jünger), che è operata da tutti, paesi democratici ed autocratici e i primi sono più bravi in ciò. Purtroppo non è chiaro quante persone ti possano comprendere nello sforzo di far capire questo; ma grazie a Dio il papa in Roma non ulula con i lupi, così i giovani e il popolo santo di Dio applaude quando parla di pace.

„Siamo chiamati a condividere la nostra esperienza di fede con gli altri, testimoniando l’amore di Cristo e divenendo discepoli missionari. Non limitiamoci alla sola conoscenza teorica, ma viviamo la vostra fede in modo concreto, sperimentando l’amore di Dio nella nostra vita quotidiana.“ (Leone XIV)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Per quanto riguarda la versione odierna di Banfi, due osservazioni. Una di gratitudine per dar voce ai fantasmi di Roma: „Ci sono dei fantasmi a Roma in questi giorni. Centinaia di migliaia di giovani, che sono per la pace e per i diritti umani, per la libertà religiosa e il dialogo (come racconta stamane il solo Avvenire) hanno invaso la capitale del nostro Paese per l’appuntamento più seguito del Giubileo. Strade chiuse ieri mattina intorno al Vaticano per l’udienza di Leone XIV, la metropolitana che sembra quella di Londra sotto Natale, con le guardie Atac a contenere la folla sulle banchine. Eppure, è calato il silenzio su di loro. La logica di guerra e di sterminio, di violenza e di “cattivismo” ha già vinto nei mass media. Il sospetto è che non ci si voglia paragonare con questa realtà“ (Alessandro Banfi). // Una di perplessità o meglio due. La prima riguarda il Presidente Mattarella. Condivido la sua denuncia riguardante Gaza: „Sempre da Roma ieri il presidente Sergio Mattarella ha parlato del Medio Oriente e dell’Ucraina. Sulla striscia di Gaza, il Capo dello Stato ha usato parole forti, addebitando ad Israele un’ostinazione ad uccidere, parlando degli “errori” dell’esercito. «È difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l'ostinazione a uccidere indiscriminatamente. Una condizione raffigurata, in maniera emblematica, dal bambino accolto con sua madre in un ospedale italiano, dopo aver perduto il padre e nove fratelli - tutti bambini - nel bombardamento della sua casa. Anche l'incredibile bombardamento della Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza è stato definito un errore. Da tanti secoli, da Seneca a S. Agostino, ci viene ricordato che 'errare humanun est, perseverare diabolicum’». Meno convincente, anzi per nulla convincente, è quello che il presidente ha detto sulla Russia: „Quanto all’Ucraina, Mattarella (senza più tirare in ballo l’accusa di nazismo) ha ribadito che l’aggressione russa ha stravolto l’equilibrio della pace in Europa e nel mondo: «Un macigno per le prospettive del continente europeo e dei suoi giovani».“ // Questo significa ignorare del tutto la lezione del Prof. Sachs. Ignorare del tutto quello che Papa Francesco aveva ripetuto più volte con la sua critica alla favola di Cappuccetto Rosso con il solo lupo cattivo per interpretare il conflitto in Ucraina; in questo modo la voce del presidente italiano si inserisce nel grande progetto della mobilitazione totale e guerriera. Perplessità ancora più grande suscita in me questa gara a riconoscere la Palestina: „Sul fronte diplomatico internazionale va riconosciuto che dopo lo strappo di Macron si è messo in moto un movimento inaspettato. Poche ore fa il Canada ha annunciato che seguirà le orme di Francia e Gran Bretagna per riconoscere la Palestina. Ieri si è pronunciata la Lega Araba che per la prima volta ha preso posizione nel documento finale della conferenza organizzata alle Nazioni Unite da Francia e Arabia Saudita, chiedendo ufficialmente ad Hamas di disarmarsi.“ La richiesta ad Hamas di disarmarsi è buona! Ma questa fretta di Macron e degli altri per me è una porta aperta all’antisemitismo!  Altra cosa secondo me è dire come ha fatto il cardinal Parolin che quella del riconoscimento è da sempre la posizione del Vaticano. La notizia della votazione a Kiev l’ho studiata l’altro giorno in un lungo articolo sul tema di Gaiani. Alessandro ne parla così: „A Kiev intanto c’è molta tensione per un voto in Parlamento che deve sconfessare l’odiata riforma con cui il governo ucraino di Volodymyr Zelensky ha esautorato le due agenzie anticorruzione, Nabu e Sapo, provvedimento che ha provocato le prime proteste di piazza dall’inizio dell’invasione russa in tutto il Paese.“. 

Papa Leone XIV ha dato la sua approvazione: a partire da oggi san Newman, che i lettori dei miei diari e del mio blog conoscono è dottore della Chiesa. Deo gratias et Mariae! 

(Sera) Tu sei il mio Signore ed amico! Sono contento che san Newman diventerà „dottore della Chiesa“. Fai che io faccia parta della piccola compagnia di cui parla san Newman (cf. Sermone cattolico, numero 6). Io non so se sono nella luce, ma cerco di seguire Cristo e quindi spero che Lui preghi per me. So che Lui è morto per tutti, ma non prega per tutti nello stesso modo con il quale prega per coloro che il Padre gli ha dato (Gv 17). Fai che nessuno mi strappi dalle Tue mani! Fai che nessuno strappi dalle Tue mani i miei cari! Noctem quietam et fine perfectum concedat nobis omnipotens Deus! SPN ora pro nobis! VSSvpM! PS Prega per Renato e Vanda che mi hanno mandato un video per questo giorno di festa di Ignazio.

Questo è un post che ho dedicato a san Newman nel mio blog: Newman 

Sant’Ignazio: "Perché uomo di Dio, sant'Ignazio fu fedele servitore della Chiesa, nella quale venerò la sposa del Signore e la madre dei cristiani. E dal desiderio di servire la Chiesa nella maniera più efficace è nato il voto di speciale obbedienza al Papa" (BenedettoXVI)(Dicastero della Causa dei Santi) 

(Wetterzeube, il 30.7.25; mercoledì della 17esima settimana del tempo ordinario; san Pietro Crisologo; vigilia di Sant’Ignazio)

Rom 8, [26] „Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili;“ (Ὡσαύτως δὲ καὶ τὸ πνεῦμα συναντιλαμβάνεται ⸂τῇ ἀσθενείᾳ⸃ ἡμῶν· τὸ γὰρ τί ⸀προσευξώμεθα καθὸ δεῖ οὐκ οἴδαμεν, ἀλλὰ αὐτὸ τὸ πνεῦμα ⸀ὑπερεντυγχάνει στεναγμοῖς ἀλαλήτοις,). In primo luogo San Paolo ci ricorda che l’ ἀσθένεια (debolezza, malattia) fa parte del nostro essere nel mondo. L’espressone „ στεναγμοῖς ἀλαλήτοις“ è per me di grande aiuto. στένᾰγμᾰ significa gemito e ἀλᾰλητός, ciò che non si può esprimere con parole. Spesso nella stanchezza mi accade proprio questo: solo un gemito, alle volte un gemito irrazionale. Mi cade qualcosa per terra è in un sospiro dico: „perché mi odi?“ Ma chi dovrebbe odiarmi? Dio è amore e non odia nessuno; a volte lo Spirito Santo pretende cose che non ci aspettiamo, spiega Adrienne, ma questo non è odio. E per quanto riguarda Satana, lui certo mi odia e non può far altro che odiarmi. Sento a volte una forza che vuole trasformare il mio „perché mi odi?“ In un „va via da me Satana“. Comunque sia è di grande consolazione che  „ma lo „Spirito stesso (ἀλλὰ αὐτὸ τὸ πνεῦμα) intercede con insistenza (⸀ὑπερεντυγχάνει) per noi, con gemiti inesprimibili (στεναγμοῖς ἀλαλήτοις)“. Insomma non si tratta solo di una comunicazione razionale e filosofica. τὸ πνεῦμα non opera per „sottolineare la distanza“ tra lui e la nostra debolezza: „ al contrario, per superare la distanza, per mettere i suoi punti di forza al posto delle nostre debolezze. Siamo così deboli che non sappiamo nemmeno di cosa abbiamo bisogno.“ (Adrienne). A volte sappiamo cosa chiedere, ma non sappiamo come, non sappiamo come sia conveniente domandare, commenta Adrienne. Questo venir incontro alla nostra debolezza non è „captatio benevolentiae“: „Abbiamo bisogno di scuoterci. Non possiamo rifugiarci  nella nostra debolezza per essere risparmiati. Lo spirito di forza che ci viene in aiuto non è uno spirito di indulgenza. Esige“ (Adrienne). Vedo anche come il Papa parla ai giovani, con grande gioia, ma „esige“; li coinvolge nella „profezia della pace“. Esige in forza di un „buon senso“, ma non uno che si trovi a iosa nel mondo. Cristo non ha compiuto un po’ il suo compito: ha portato completamente e semplicemente il peccato del mondo sulla Croce per ricevere l’assoluzione del Padre. Un grande tema in Adrienne che Balthasar aveva messo in evidenza nel simposio romano sulla missione ecclesiale di Adrienne negli anni 80 organizzato dall’allora don Scola, alla presenza di don Giussani (intendo che don Giussani era presente quando Balthasar tenne la sua conferenza) . Come agiscono in noi Cristo e lo Spirito Santo? "Quando il Figlio o lo Spirito agiscono al posto nostro, lo fanno completamente. Non è possibile per loro agire a metà. La nostra esitazione, la nostra mezza verità, la nostra mezza confessione non hanno spazio lì. Ci accolgono in sé stessi in modo tale da donarci la loro pienezza. E ora comprendiamo anche che non possiamo pregare correttamente se non spinti dallo Spirito, e non possiamo soffrire se non patendo con il Figlio, che ovunque ci troviamo alla fine delle nostre forze, cioè nella pienezza della nostra debolezza, possiamo affidare al Figlio e allo Spirito la nostra inadeguatezza, affinché essi la trasformino in ciò che è loro proprio, che appartiene al Padre ed è accolto da Lui, ma che essi hanno poi il diritto di disporre a loro piacimento con il nostro corpo e il nostro spirito“ (Adrienne von Speyr). Mi sembra importante combinare questo tema dell’esigenza con quello dell’affidamento della nostra inadeguatezza! 

Dalla versione odierna di Banfi prendo due notizie, una di luce ed una di tenebre: 1) „Che spettacolo Roma ieri sera. Il vento e le nubi veloci hanno accompagnato, accarezzandoli, fino in piazza San Pietro migliaia di giovani e Papa Leone XIV a sorpresa si è immerso in questa folla, anche se la sua presenza non era prevista. Leone ha parlato in tante lingue ma in italiano ha detto: «Speriamo che tutti voi siate sempre segni di speranza nel mondo! Oggi stiamo cominciando. Nei prossimi giorni avrete l’opportunità di essere una forza che può portare la grazia di Dio, messaggio di speranza, una luce alla città di Roma, all’Italia e a tutto il mondo. Camminiamo insieme con la nostra fede in Gesù Cristo». Una luce Urbi et Orbi. Una luce per Roma e per tutto il mondo. Che ne ha tanto bisogno, immerso com’è nell’oscurità dell’odio, della guerra, della fame e dello sterminio. «Diciamo a tutti: vogliamo la pace nel mondo». Un appello che l’intera piazza ha tradotto in urlo nelle diverse lingue. Poi l’invito: «Preghiamo per la pace. Siamo chiamati a essere testimoni di riconciliazione». L’entusiasmo dei Papa boys di oggi è in prima pagina su Le Figaro (sui giornali italiani c’è poco interesse). Anche perché ieri papa Leone ha ricevuto una delegazione di 550 fra neobattezzati e catecumeni d’Oltralpe. Neobattezzati e catecumeni in grande crescita negli ultimi anni. Nei mesi scorsi c’è stato un boom in Francia. Solo nella scorsa veglia pasquale a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana sono stati infatti ben 17 mila 800 giovani, il 45% in più rispetto al 2024.“ 2) „Le drammatiche notizie su Gaza contribuiscono ad una nuova angoscia. In Cisgiordania un colono ha ucciso l’attivista palestinese Awdah Hathaleen {RIP}, che compare nel film No other land. Racconta Andrea Nicastro sul Corriere: «Aveva appena lanciato un allarme sui social: “I coloni stanno scavando per tagliare la nostra acqua, aiutateci”. Il co-regista palestinese, Basel Adra, che abita a cinque minuti di auto, ha commentato così la morte dell’amico: “Ci cancellano, una vita alla volta”». Per la prima volta nella storia due Ong israeliane accusano il proprio Paese di genocidio, da leggere l’intervista a Shai Parnes su Repubblica. Il premier inglese Keir Starmer ha compiuto un passo storico e ha detto ieri solennemente: «Riconosceremo la Palestina prima del Consiglio di Sicurezza Onu del prossimo 9 settembre, a meno che Israele intanto non faccia passi concreti per alleviare la situazione nella Striscia, escluda nuove annessioni in Cisgiordania, si impegni per una soluzione a lungo termine sui due Stati e si raggiunga il prima possibile un accordo per il cessate il fuoco».“ (Alessandro Banfi). Anche il cardinal Parolin si era espresso in questo senso qualche giorno fa. Nel mio diario non ho insistito tantissimo sul tema, negli ultimi giorni, perché ora è un tema che interessa molti (basta fare un giro in Instagram per vedere che siamo sommersi da immagini sul tema) e poi perché bisogna stare attenti che nella giustezza delle „esigenze“ non si nasconda una nuova forma perfida di antisemitismo. Per questo è bene che Alessandro sottolinei che“ due Ong israeliane accusano il proprio Paese di genocidio“.

“A causa di un forte terremoto verificatosi nell'Oceano Pacifico, è stato diramato un allarme tsunami per gli abitanti delle Hawaii. È in corso un'allerta tsunami per l'Alaska e la costa pacifica degli Stati Uniti. Anche il Giappone è nella zona interessata. Per le ultime informazioni, visitate il sito https://tsunami.gov. SIATE FORTI E STATE AL SICURO!” (Donald J. Trump, X, 30.7.25)

"Gesù ci chiede, oggi, di costruire reti di relazioni, reti d'amore, di condivisione gratuita, dove l'amicizia sia profonda. Reti dove si possa ricucire ciò che si è spezzato, dove si possa guarire dalla solitudine, non contando il numero dei follower, ma sperimentando in ogni incontro la grandezza infinita dell’Amore. #DigitalisMissio" (Leone XIV)

Abba nostro…

(Dopo) «Dopo che fino allo scorso anno i mercati finanziari avevano mostrato un andamento complessivamente stabile, nonostante le difficili evoluzioni della politica mondiale, con l'insediamento di Donald Trump negli Stati Uniti è iniziata una nuova fase caratterizzata da forti turbolenze e grande incertezza. Per quanto riguarda gli investimenti, in questo contesto è consigliabile, ancora più del solito, un orientamento a lungo termine. In questo modo, proprio in periodi di elevate fluttuazioni dei corsi, chi risparmia in titoli può trarre vantaggio dal proseguimento o dall'aumento dei propri piani di risparmio in investimenti ampiamente diversificati sul mercato dei capitali nel medio-lungo termine. Perché investire regolarmente in piani di risparmio in titoli può essere vantaggioso nel medio-lungo termine anche in presenza di mercati volatili? Lo spiega il nostro video informativo sull'effetto del costo medio (cost average). L'andamento del mercato, i meccanismi e le interrelazioni fondamentali del mercato... Maggiori informazioni al riguardo sono disponibili alla fine della presente comunicazione. (Rapporto trimestrale di Deka, luglio 2025).  Grazie a Dio i nostri investimenti finanziari sono minimali (siamo stati comunque attenti alla questione etica: nessun soldo per la guerra); si trattava di gestire in modo sensato i soldi ereditati da mio padre; comunque è chiaro che Donald J. Trump scopre e rivela come non produttiva una concentrazione solo finanziaria; lui sembra aver messo di nuovo nel centro dell’interesse la figura del lavoratore e del lavoro nella propria patria. Che questo provochi turbolenze ed incertezze mi è del tutto chiaro. Comunque io non sono un esperto (certamente sono possibili obiezioni a ciò che scrivo) per questo ho attuato un gesto simbolico: ogni volta che avevamo più soldi del previsto abbiamo donato una certa cifra all’Elemosineria Vaticana…

PS Sui debiti tedeschi. Lukas Kuite (BZ di oggi) parla dell'argomento in questo modo: "Da un punto di vista puramente matematico, il freno all'indebitamento sancito dalla Costituzione viene rispettato. La coalizione di governo formata dall'Unione e dall'SPD si era già assicurata il margine di manovra necessario per contrarre ingenti prestiti prima di insediarsi, con due emendamenti alla Costituzione. I contribuenti e le generazioni future non vengono interpellati. Ma alla fine saranno loro a dover pagare il conto. Per finanziare il debito pubblico, lo Stato federale emette regolarmente titoli di Stato. La prossima emissione è prevista per il 5 agosto: l'Agenzia federale delle finanze emetterà titoli di Stato biennali per un valore di cinque miliardi di euro. Gli Stati, i fondi pensione e le banche acquistano volentieri i titoli tedeschi perché i rendimenti hanno raggiunto livelli record. Questo è positivo per i creditori, ma amaro per i contribuenti, poiché lo Stato paga con i loro soldi gli interessi ai creditori. Perché con i debiti è così: da una parte chi vince, dall'altra chi perde. La contraddizione è diventata così bizzarra che l'accordo doganale tra gli Stati Uniti e l'UE, così devastante per l'economia tedesca, ha rappresentato una buona notizia per il debito. L'Euro-Bund-Future, un indicatore dell'andamento futuro dei tassi d'interesse, è salito dello 0,29% all'inizio della settimana, raggiungendo un valore di 129,69 punti. Ciò ha portato a un calo del rendimento dei titoli di Stato tedeschi a dieci anni al 2,68%. Per il governo federale questo significa minori costi di interesse sul debito. Una tendenza simile è stata osservata anche sui mercati obbligazionari del resto dell'eurozona, dove i rendimenti sono anch'essi diminuiti.“ // Quindi instabilità e bizzarrie non sono proprie solo di  Trump, ma anche del modo con il quale il cancelliere tedesco e il suo governo stabiliscono la somma dei nuovi debiti dello Stato: „Mercoledì è prevista una riunione di gabinetto e ancora una volta il governo Merz sta per prendere decisioni di grande portata senza consultare i cittadini. Il ministro delle Finanze Lars Klingbeil (SPD) vuole far approvare un nuovo debito di 174,3 miliardi di euro per il 2026, aumentando così il fabbisogno di credito di circa 31 miliardi rispetto all'anno in corso.“ // Comunque bisogna dire che la mobilitazione totale guerriera costa un casino di soldi e questa è la vera causa probabilmente di tutta l’instabilità e bizzarria di cui si parla in queste righe. 

(Sera) Il prof. Varwick in un suo post in X conferma ciò che ho detto oggi pomeriggio sulla „mobilitazione totale guerriera“, anche se non usa questo tipo di linguaggio: „Assurdità del bilancio federale: per il Programma alimentare mondiale erano stati stanziati 78 milioni nel 2023, mentre nel 2025 solo 28 milioni (circa il prezzo unitario di un carro armato Leopard, di cui se ne dovrebbero acquistare 1000). Il bilancio della difesa ammonta a 86 miliardi e dovrebbe salire a 153 miliardi entro il 2029.“

Nei 15 minuti dedicati a Gesù ho riflettuto sulle pagine finali del quinto sermone cattolico di san Newman, che ci ricorda l’importanza della „perseveranza“, che era il tema della meditazione mattutina di due giorni fa:   ὑπομονή (perseveranza, pazienza) come sorella della speranza (ἐλπίς). Newman ci rende attenti anche su un aspetto che lo preoccupava: „non riflettono che, come sono potuti passare dal peccato alla religione, così possono anche tornare indietro e passare dalla religione al peccato“ (102, edizione italiana). E questo è sempre possibile, fino all’ultimo respiro: „Quanti, ancora, passano bene attraverso la vita coniugale, e cadano nel peccato alla morte della moglie o del marito. Quanti perdono le loro abitudini religiose a causa di un semplice cambiamento di luogo, e diventano prima trascurati, poi imprudenti“ (103). Newman non ci vuole togliere la gioia e neppure la certezza, ma non vuole che smettiamo di essere vigili, cauti e perseveranti. Io chiedo al mio Signore la grazia della preghiera quotidiana e della perseveranza per l’intercessione di Maria. VSSvpM!

Da un articolo che mi ha mandato Renato: „Per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dai suoi fallimenti politici e militari, Pashinyan ha deciso di attaccare la Chiesa apostolica armena durante una riunione di gabinetto il 29 maggio. Nelle settimane successive, ha pubblicato su Facebook decine di messaggi diffamatori contro la Chiesa e il clero, spesso utilizzando un linguaggio volgare, senza presentare alcuna prova, il che costituisce una violazione delle leggi armeni sulla diffamazione. Ha ripetutamente chiesto le dimissioni o la destituzione del Catholicos di tutti gli armeni, Karekin II. Nel frattempo, Anna Hakobyan, compagna di Pashinyan, ha seguito l'esempio con i suoi post volgari che diffamavano alti prelati, definendoli «i principali pedofili del Paese» e «maniaci pervertiti vestiti di nero».“ (Harut Sassounian www.TheCaliforniaCourier.com). Secondo questo autore la violazione più grave è questa: „Con il passare dei giorni, mentre la situazione politica e militare dell'Armenia diventa sempre più precaria, il primo ministro Nikol Pashinyan è impegnato su Facebook nel tentativo di controllare la Chiesa apostolica armena. Non sembra rendersi conto che la sua ripetuta interferenza negli affari della Chiesa viola il principio costituzionale della separazione tra Stato e Chiesa.“

(Wetterzeube, il 29.7.25; martedì della 17esima settimana del tempo ordinario; santi Luigi Martin e Maria Zelia Guerin, genitori della piccola Teresa; santa Marta)

Il giorno è cominciato con un „servizio“ (pulizia della stalla); grazie a Dio Alwine tre settimane fa aveva fatto la grande pulizia annuale con la calce e così non ho dovuto pulirla subito di nuovo, nel ritmo di dieci giorni, visto poi che le galline al momento sono tutto il giorno fuori di essa.

Romani 8, [25] „Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.“ (εἰ δὲ ὃ οὐ βλέπομεν ἐλπίζομεν, δι’ ὑπομονῆς ἀπεκδεχόμεθα.);  ὑπομονή (perseveranza, pazienza) è la sorella gemella della speranza (ἐλπίς). In un certo senso la virtù teologale della fede è più facile e più variegata, spiega Adrienne, perché possiamo sottolineare un certo aspetto o un altro, mentre nella speranza di ciò che non vediamo e che non si avvicina dobbiamo esercitarci proprio in : ὑπομονή. Anche già a livello umano: preghiamo da anni per la pace, ma  non si avvicina per nulla; sorprendentemente noi (Occidente) che siamo i più aggressivi e più capaci di „mobilitazione totale“ a livello finanziario e militare ne veniamo per lo più risparmiati; con la guerra nell’ex Jugoslavia o oggi in Ucraina diciamo che si trattava o si tratta di una guerra in Europa, ma in vero questo è solo perifericamente vero. E per quanto riguarda la vita eterna? Vediamo i nostri cari sparire, genitori, nonni, colleghi ed amici eppure il Signore ci chiede la nostra fedeltà alla speranza (ἐλπίς), nella modalità della ὑπομονή.

Donald Trump non è più aggressivo di altri; anche le lamentele sui dazi rivelano molto più sulla natura di chi si lamenta, che sull’oggetto della lamentela. Questa totale mancanza di simpatia da parte di certi ambienti nella Chiesa per Donald Trump è sconcertante. In vero si tratta di un uomo, con i suoi difetti, ma anche con una certa attitudine a spiazzare, cosa che secondo me ci fa bene. Poi non si tiene sufficientemente conto del suo attentato e del modo con cui ha reagito, non si tiene conto di alcune sue scelte di partner politici coraggiose. Ma infine manca del tutto quell’atteggiamento, anche qualora uno lo considerasse come avversario, proprio ad un commentatore cristiano: cercarne il momento di verità (cf su questo Alberto Methol Ferré nell’intervista ad Alver Metalli). PS Probabilmente ha ragione Lucio Caracciolo nel suo giudizio spietato. Riassumo perché l’ho solo sentito, non l’ho letto: da una parte avremmo il presidente eletto della paese numero uno nel mondo, Trump e dall'altra Ursula von der Leyen che sarebbe una delegata (incompetente) e così avremmo la situazione in cui non esisterebbe una controparte ma solo Donald Trump che farebbe patti con se stesso… anche Giorgia Meloni non avrebbe forza sufficiente per contrapporsi come controparte a Trump.

A proposito di un film in Netflix. Il mio confronto con la figura di Enrico IV di Inghilterra, a parte l’importante lettura delle pagine che gli ha dedicato Reinhold Schneider (Storia di Inghilterra) deriva piuttosto dalla cinematografia a lui dedicata che da uno studio di testi storici e fonti. Sei donne e il modo con il quale le ha trattate o fatte sparire o uccidere gettano uno sguardo spaventato nel mistero di questo re e sulla nascita della Chiesa anglicana. I suoi successori immediati rispecchiano il caos della sua biografia, ed è altrettanto misterioso che alla fine si imponga la figura di Elisabetta I, figlia sua e di Anna Boleyn, che per l’appunto rafforzerà la struttura della Chiesa anglicana…// Con Konstanze ho guardato invece un film, nel quale certi personaggi erano sia uomini che animali e potevano trasformarsi in una figura o nell’altra. Il personaggio principale, un ragazzo che può trasformarsi in puma, riesce a trovare un equilibrio buono tra il mondo degli animale e quello degli uomini, con l’aiuto della sua ragazza, che può trasformarsi in un animale domestico.

„Una manifestazione, fra i giovani inneggianti fra le bandiere della nuova Siria a Raqqa – in quel momento non ancora caduta in mano all’Isis – è l’ultima immagine di padre Paolo dall’Oglio. Sono ormai passati 12 anni da quella notte tra il 28 e 29 luglio 2013 in cui si sono perse le tracce del gesuita romano, rientrato in Siria sfidando il regime di Assad da cui era stato espulso nel giugno 2012. Poche ore dopo, secondo testimoni, sarebbe stato visto entrare nella sede locale del Daesh per tentare quella che lui stesso aveva confidato essere una «difficile mediazione» forse per liberare degli ostaggi, per consegnare un messaggio dei curdi secondo alte ricostruzioni ancora in attesa di verifica. Poi il silenzio, rotto solo da voci incontrollate del ritrovamento del cadavere in qualche fossa comune, ma senza mai prove o testimonianze oggettive.“ (Luca Geronico, Avvenire)

Abba nostro…

(Sera) Tu sei il mio Signore! E il mio amico! Grande, grande! Tu sei la risurrezione e la vita; chi crede in Te, anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in Te, non morirà in eterno. Professo con Marta: „Si, o Signore, io credo che Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo“ (cf. Gv 11, 17-27). Ναί, κύριε· ἐγὼ πεπίστευκα ὅτι σὺ εἶ ὁ χριστὸς ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ ὁ εἰς τὸν κόσμον ἐρχόμενος.Ti prego per i giovani con il Papa a Roma. Il Papa ha chiesto ai giovani di pregare per la pace!  Benedici Konstanze, che oggi ha terminato il lavoro stancante della dichiarazione delle tasse! Ti prego per le persone che muoiono in un ospizio, o a casa o in guerra! Ti prego per la Marta Jr e per la Marta Sr della Comunità di san Giovanni.  Noctem quietam et fine perfectum concedat nobis omnipotens Deus! 

(Wetterzeube, il 28.7.25; lunedì della 17esima settimana del tempo ordinario

«Seguo con molta preoccupazione la gravissima situazione umanitaria a Gaza, dove la popolazione civile è schiacciata dalla fame e continua ad essere esposta a violenze e morte. Rinnovo il mio accorato appello al cessate il fuoco, alla liberazione degli ostaggi e al rispetto integrale del diritto umanitario. Ogni persona umana ha un’intrinseca dignità conferitale da Dio stesso: esorto le parti in tutti i conflitti a riconoscerla e a fermare ogni azione contraria ad essa. Esorto a negoziare un futuro di pace per tutti i popoli e a rigettare quanto possa pregiudicarlo» (Leone XIV, ieri all’Angelus).

Hon seguito via YouTube la premiazione del vescovo americano Robert Barron, cui è stato consegnato l’attestato dedicato al filosofo tedesco Josef Pieper. La laudatio tenuta dal vescovo di Passau Stefan Oster aveva un livello molto alto ed anche la conferenza tenuta da Barron. Qui le mie impressioni espresse come work in progress in Facebook, dove ho condiviso il link della premiazione in Münster; dalla scena di sinistra della Chiesa in Germania vi sono state polemiche per una presunta politica filo Trump del vescovo americano: 1) Il vescovo Robert Barron ha giustamente contrapposto Bacon (il pensiero come potere) e Newman (il pensiero come rispetto per l'essere) per riflettere sul tema del filosofare attraverso lo stupore (Aristotele, Tommaso) in Pieper. Anche l'introduzione del vescovo Stefan Oster è degna di nota: perché alcuni predicatori influenti ci stupiscono e altri no, anche se forse usano le stesse parole? Nel corso della conferenza, il vescovo di Passau traccia un meraviglioso ritratto di Joseph Pieper come persona capace di ascoltare davvero gli altri e allo stesso tempo interessata alla verità. 2) Ho ascoltato fino alla fine i cinque punti della relazione di vescovo Stefan Oster. È stata davvero una magnifica commemorazione sia di Joseph Pieper che del vescovo Robert Barron. E un'analisi molto interessante di ciò che sta accadendo nel cattolicesimo qui in Germania. Con uno sguardo anche alla realtà che ho vissuto qui nell'est (Sassonia-Anhalt, Turingia, Sassonia) negli ultimi 20 anni.  Ci sarebbe forse spazio per discutere in modo più rilassato del populismo. 3) Dalla conferenza del vescovo Robert Barron ho trovato particolarmente interessante l'idea della contemplazione come approccio più gentile e meno aggressivo alla realtà (anche nella vita quotidiana): il contrasto tra Newton e Goethe è eloquente… La conferenza di Barron ha aperto alcune strade molto interessanti al mio pensiero personale: la differenza tra verità e informazione; e poi la gratitudine come anello di congiunzione tra l'atto filosofico e la festività…Questi temi il vescovo li ha sviluppati chiaramente in dialogo con Josef Pieper. 

Abba nostro…

(Sera)  „"Sgomento" e "profondo dolore" per l'attacco alla chiesa di Komanda, in Repubblica Democratica del Congo, avvenuto ieri notte, 27 luglio, ai danni di una chiesa cattolica nel villaggio di Komanda, nella parte orientale del Paese. Sono i sentimenti che esprime Papa Leone XIV in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, indirizzato a monsignor Fulgence Muteba Mugalu, arcivescovo metropolita di Lubumbashi e presidente della Conferenza Episcopale congolese.“ (Vatican news). 

Tu sei il Signore! Tu sei mio amico! Come mai accadono queste tragedie? Proprio nei paesi più poveri? E a noi che ammazziamo in diverse forme (guerra, aborto…) i nostri fratelli e le nostre sorelle uomini, non ci accade niente? „Che il sangue di questi martiri sia seme di pace, riconciliazione, fraternità e amore per tutto il popolo congolese“ (Leone XIV). Negare il senso della Croce significa negare il Tuo amore per noi! Fai che non muoia la speranza in noi! Ti prego per Konstanze, per mia mamma, per David e Johanna (anche per Tommi), per Ferdinand e Nadia; per la famiglia di David e per quella di Nadia. Visto che non ci troviamo „lungo i fiumi di Babilonia“ (Salmo 137) non abbiamo alcun diritto di piangere in modo lamentoso. Ne di  „appendere le nostre cere“. Chiediamo il dono della gioia. La Chiesa nella sua integralità sia la nostra gioia! Chiediamo grazie al cospetto della „Babilonia devastatrice“ e non desideriamo per il Suo amore Crocifisso e per la Sua discesa all’inferno di sfracellare contro la pietra i figli e le figlie di Babilonia! Ti prego per i nostri morti, in particolare per mio papà, per la mamma e il papà di Konstanze! Proteggi gli amici e i colleghi di Johanna, Ferdinand, David, Nadia…Ti prego per don Giuseppe e don Andrea…Noctem quietam et fine perfectum concedat nobis omnipotens Deus! 

(Wetterzeube, il 27.7.25; 17esima domenica del tempo ordinario). 


Salmo 138 



[1] Di Davide. 

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: 

hai ascoltato le parole della mia bocca. 

A te voglio cantare davanti agli angeli, 


[2] mi prostro verso il tuo tempio santo. 

Rendo grazie al tuo nome 

per la tua fedeltà e la tua misericordia: 

hai reso la tua promessa più grande di ogni fama. 


[3] Nel giorno in cui t'ho invocato, mi hai risposto, 

hai accresciuto in me la forza. 


[4] Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra 

quando udranno le parole della tua bocca. 


[5] Canteranno le vie del Signore, 

perché grande è la gloria del Signore; 


[6] eccelso è il Signore e guarda verso l'umile 

ma al superbo volge lo sguardo da lontano. 


[7] Se cammino in mezzo alla sventura 

tu mi ridoni vita; 

contro l'ira dei miei nemici stendi la mano 

e la tua destra mi salva. 


[8] Il Signore completerà per me l'opera sua. 

Signore, la tua bontà dura per sempre: 

non abbandonare l'opera delle tue mani. 



„Il salmista ha ricevuto dal Signore una grazia che ha superato le sue aspettative ed effonde il suo cuore nella gratitudine (vv.1-3)“ (commento a cura di Ravasi). Nella versione del 2009, che uso come commento (quella qui sopra riportata è quella del 1974, che viene usata nel sito vaticano e che segue „l’interpretazione della Settanta e della (Nova) Vulgata“; quest’ultime sono le due traduzioni tradizionali greca e latina), il verso 1c è tradotto: „Non agli dèi, ma a te voglio cantare“. Il tema della gratitudine rimane, ma viene accentuato con la nuova traduzione il riferimento alla superiorità di Jhwh“ (Ibid.). Entrambe le traduzioni sono possibili a seconda che si traduca la parola ebraica presente nel Salmo con „davanti“ o con „in opposizione a“. In generale si deve notare che per la parola „dèi“ le due traduzioni greca e latina citate preferiscono „angeli“, per una scelta teologica monoteistica radicale. „Presso le culture extrabibliche dèi „erano chiamati le divinità minori. In ossequio al monoteismo di Israele gli autori sacri le hanno declassate a semplici ministri della corte celeste“ (commento a cura di Ravasi, Sal 89, 7). Per questo, probabilmente,  le due traduzioni greca e latina scelgono „angeli“. 

Il verso 2d viene tradotto dalla traduzione del2008  (2009): „hai reso la tua promessa più grande del tuo nome“. „ La frase è difficile da tradurre; la versione precedente, forse ispirandosi alla Settanta,  che ignora il possessivo „tuo“, ritiene che il „nome“ vada inteso nel senso di reputazione (…). La versione attuale mantiene il riferimento al nome di divino, come sembra logico tenendo conto della frase precedente, ma ignora la parola ebraica, che significa „tutto“, „ogni“ (commento a cura di Ravasi).

Nel verso 5 con una migliore sintassi, secondo il commento a cura di Ravasi, si esprime lo stesso tema: „ Canteranno le vie del Signore: grande è la gloria del Signore“. Dobbiamo prenderci del tempo di preghiera per non dimenticare la lezione dei Salmi sulla gratitudine che dobbiamo al Signore, per il modo prodigioso e discreto in cui ci accompagna nella vita! 

Il verso 6b viene tradotto secondo Ravasi in modo più adeguato nel 2008 con: „il superbo lo riconosce da lontano“. Il Dio che ci presenta il Salmo è „un Dio chinato sul povero“; non dobbiamo mai dimenticarci di questo, anche se nel dibattito politico vi è una „relativa autonomia“ nell’identificare chi sia il povero, sul quale, imitando Dio, ci vogliamo chinare. C’è un rischio anche di „teologia politica“ di sinistra che identifica il povero automaticamente con il migrante, per esempio, senza tenere conto che i migranti non sono solo benedizione, ma anche un problema. Ovviamente vi è anche una „teologia politica“ di destra, che pensa al migrante come un nemico e questo non è conciliabile con i testi sacri…


Abba nostro…


(Sera) Renato mi ha mandato un articolo di Faustine Vincent (Le monde 27.7.25), inviata speciale in Armenia. Lo scontro tra il Catholicos, Karekin  II e il premier Nikol Pashinyan si è inasprito. Il primo sta per l’“Armenia storica“, quella che ho imparato a conoscere in questi anni di gemellaggio; il secondo per la „vera Armenia“, cioè quella disposta a cercare un compromesso con la Turchia e la Azerbaigian, per esempio rinunciando al simbolo del monte Ararat, e al ritorno degli armeni dell’Artsakh nella loro terra, etc.. Io non credo che questa fosse la soluzione che aveva in mente Papa Francesco con i suoi due viaggi in Armenia e Azerbaigian nel 2016, perché il Papa non fece alcun moralismo con il Katholikos e poi, come ricorda Renato, la Chiesa armeno-cattolica si trova in unione spirituale con Roma. Tutto ciò mi rattrista perché il premier, qualche anno fa, è stato un segno di speranza per tantissimi in Armenia. Allo stesso tempo fa parte del mio modo di pensare la storia, riconoscere la dimensione ecclesiale come fonte di libertà - poi devo dire che a me se Karekin abbia un figlio o figlia o meno non me ne frega nulla. „Chi è senza peccato scagli la prima pietra“!  


„Il mio cuore è vicino a tutti coloro che soffrono a causa dei conflitti e della violenza nel mondo. In particolare, prego per le persone coinvolte negli scontri al confine tra Thailandia e Cambogia, specialmente per i bambini e le famiglie sfollate. Possa il Principe della pace ispirare tutti a cercare il dialogo e la riconciliazione.“ // „Ogni persona umana ha un'intrinseca dignità conferitale da Dio stesso: esorto le parti in tutti i conflitti a riconoscerla e a fermare ogni azione contraria ad essa. Esorto a negoziare un futuro di pace per tutti i popoli e a rigettare quanto possa pregiudicarlo.“ // „Il Signore ci invita a rivolgerci a Dio chiamandolo “abbà”, “papà”, come bambini, con semplicità, audacia, certezza di essere amati. Più preghiamo con fiducia il Padre dei Cieli, più ci scopriamo figli amati e più conosciamo la grandezza del suo amore. #VangelodiOggi (Lc 11,1-13)“ // „Non si può pregare Dio come “Padre” e poi essere duri e insensibili nei confronti degli altri. Piuttosto è importante lasciarsi trasformare dalla sua bontà, dalla sua pazienza, dalla sua misericordia, per riflettere come uno specchio il suo volto nel nostro. #VangelodiOggi (Lc 11,1-13)“ // „Oggi si celebra la V Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani che ha come tema: «Beato chi non ha perduto la speranza». Guardiamo ai nonni, agli anziani come testimoni di speranza, capaci di illuminare il cammino delle nuove generazioni. Non lasciamoli soli, ma stringiamo con loro un’alleanza di amore e di preghiera.“ (Leone XIV, X). 


Tu sei il mio Signore ed amico! Grazie che ci hai insegnato a chiamare Dio Padre: abba, papà! Tu sei il Principe della pace: e ci sono così tanti posti dove c’è bisogno della tua basileia: In Terra Santa, in Ucraina, in Thailandia, in Cambogia; in Nigeria e Congo, Mianmar, Armenia…, nei nostri cuori così ricolmi di risentimento e odio! Il mondo dei piccolini della Stanzi, sono parte del Tuo regno di pace!  Noctem quietam et finem perfectum concedat nobis omnipotens Deus! 



(Wetterzeube, il 26.7.25; santi Gioacchino ed Anna, genitori di Maria)


Già da quando ero bambino, con la cappella dedicata a santa Anna e con la festa che si festeggiava a Cervera (Istria), sono stato educato alla rilevanza di questo giorno nel popolo santo di Dio, anche dopo anni di dittatura, dura e poi soffice di Tito. Dal Dicastero della Cause dei santi: „Gioacchino e Anna. La loro memoria ci invita a pregare per i nonni, che nella famiglia sono i depositari e spesso i testimoni dei valori fondamentali della vita. Maria, che imparò a leggere le Sacre Scritture sulle ginocchia della madre Anna, li aiuti ad alimentare sempre la fede“. 


Romani 8, [24] „Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo?“  (τῇ γὰρ ἐλπίδι ἐσώθημεν· ἐλπὶς δὲ βλεπομένη οὐκ ἔστιν ἐλπίς, ὃ γὰρ βλέπει ⸀τίς ἐλπίζει;). Pur dovendo tanto a don Giussani, credo che questo punto sia il punto teologico che più mi rende lontana l’educazione cattolica del Movimento (non è qui il luogo di differenziare più attentamente tra ciò che ha detto veramente don Giussani e ciò che è stato ereditato dai suoi). Non siamo più nell’Antico Patto, che testimonia una promessa e quindi educa il popolo ebraico a non usare „immagini“, tanto meno di Dio. Nel „Nuovo Patto“ l’immagine di Dio è Cristo stesso. Su questo don Giussani ha del tutto ragione: non si è educati alla fede, senza precise immagini e senza precisi adempimenti di ciò che è stato promesso (il centuplo quaggiù). La frase τῇ γὰρ ἐλπίδι ἐσώθημεν· contiene una dinamica: siamo stati davvero salvati, ma in direzione della speranza. Speranza significa che vi è un oltre di ogni realizzazione. Don Giussani ne tiene conto, quando dice di non fare polemiche inutili nel Movimento; è cosciente che vi è un oltre di ogni realizzazione. Rimane comunque il fatto e don Giussani lo sapeva se no non avrebbe parlato di Mistero e l’educazione al Mistero il „senso religioso“ la si impara da tutti anche da Pasolini e Leopardi, dicevo rimane comunque il fatto che la realizzazione ultima della speranza è in Dio, non in una Fraternità o Comunità ecclesiale terrena. Per quanto riguarda il rapporto tra Antico e Nuovo Patto Adrienne scrive o detta Adrienne: „L'antico ordine è stato scosso, la speranza ha trionfato su tutto. Non è più speranza nell'adempimento di una promessa, perché la promessa è stata adempiuta. Ma nell'adempimento c'è sovrabbondanza, e in essa l'infinità di ciò che non è stato rivelato. La speranza è stata vissuta dal Signore con tale amore da diventare parte della nostra fede: la parte visibile. Ma nel visibile si cela l'invisibile, nell'immagine l'inimmaginabile" (Adrienne von Speyr, Sieg der Liebe, 67). Per il qual motivo dobbiamo prendere molto serio anche la seconda parte del verso citato: „Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo?“ (San Paolo).


A livello economico il no di Intel a costruire una fabbrica di Chip a Magdeburg è una notizia davvero triste, ne ha parlato ieri in X anche il Prof. Varwick, che normalmente si occupa della guerra in Ucraina: „Sono sempre stato scettico sul fatto che 10 miliardi di euro di sussidi provenienti dalle tasse fossero l'approccio giusto per promuovere l'insediamento di industrie, ma l'addio di Intel a Magdeburgo è già un duro colpo. Non è una buona giornata per i funzionari dello Stato della Sassonia-Anhalt.“ 


Per quanto riguarda l’idea del presidente francese di riconoscere la Palestina scrive Sahra Wagenknecht in X: „La decisione del presidente francese Emmanuel #Macron di riconoscere #Palestina come Stato è giusta. Anche la Germania dovrebbe finalmente compiere questo passo, lanciando un chiaro segnale a favore di una soluzione a due Stati. Invece, con la sua politica nei confronti di Israele, il governo federale tedesco continua a isolarsi sempre più. Chi continua a fornire armi al governo Netanyahu è corresponsabile dei crimini di guerra e delle morti per fame a #Gaza. A Gaza si profila un genocidio e il governo federale resta a guardare. L'SPD non può più limitarsi a indignarsi. Deve finalmente imporre un cambiamento di rotta nella politica mediorientale, oppure uscire dalla coalizione.“ Pur con tutta la stima che ho per Wagenknecht credo che lei presenti un’immagine troppo semplice del problema in questione. L’altro aspetto è quello che Nikolas Busse esprime nell’editoriale della FAZ oggi: "L'annuncio di Macron giova soprattutto a Hamas, che ha applaudito il presidente, ma che non è mai stato favorevole a una soluzione a due Stati. Il fatto che l'attacco del 7 ottobre sia la causa della miseria a Gaza, che Hamas non rilasci gli ostaggi rimasti, che sacrifichi la propria popolazione, tutto questo non solo passa in secondo piano nel dibattito francese, ma sempre più anche in quello internazionale. La mossa di Macron non avrà alcun impatto pratico sulla guerra, ma alla fine sarà una ricompensa per la tenacia di Hamas, perché il riconoscimento non sarà attribuito al presidente palestinese Abbas, ma all'organizzazione terroristica. E non si tratta della posizione della Norvegia, dell'Irlanda e della Spagna, ma di quella della Francia, che detiene il diritto di veto all’ONU".


Ieri sera parlando a cena con mia moglie su quelle frasi bellicistiche di tanti prominenti tedeschi che avevo pubblicato ieri qui nel diario mi ha detto che la cosa che più la preoccupava era il fatto che molte di queste frasi creavano in lei un odio, non un’ira santa di cui parla Tommaso, ma proprio un odio. E questo la spaventava. Per quanto riguarda il riconoscimento o non riconoscimento della Palestina non abbiamo parlato di ciò; l'altro giorno mi ha detto che lei si vergognava che la Germania non facesse parte di quelle  28 nazioni che hanno apertamente protestato contro la politica dell'amministrazione israeliana, allo stesso tempo, però, bisogna sempre tener conto di tante narrazioni quando si parla di questi problemi…e soprattutto dell'odio che nasce in noi. E io devo dire che dare del cattivista all’amministrazione di Trump negli Stati Uniti, dare del bellicista all’amministrazione del cancelliere tedesco Merz, mentre a noi si riserva il compito, come italiani, dei buonisti (cosa che la premier Meloni hon fa), beh  devo dire che purtroppo dietro questi giochi di parole giornalistiche non si nasconde la rivelazione dei fatti, ma una povertà di spirito, non quella evangelica, che non tiene mai conto del fatto che tutti siamo cattivi, come dice Gesù.


Abba nostro…


(Sera) Tu sei il Signore! Tu sei mio amico! “Molteplici sono le forme dell’amicizia, vario il suo contenuto, ma una sola è la base, incrollabile: la certezza che l’amico non ti tradisce, che tu non lo tradirai. Splendida è pertanto l’amicizia in cui non è l’uomo a esser fatto per il sabato. Là dove amici e amicizia vengono sacrificati in nome di interessi superiori, l’uomo dichiarato nemico dell’ideale superiore, che ha perso tutti gli amici, è comunque sicuro di non perdere un amico vero” (Vita e destino). Ti prego per i bambini che muoiono di fame! Nel mondo e a Gaza! Ti chiedo di aver un discernimento certo tra immagini e realtà. Vedo appena il Tuo volto, perché il Tuo capo è chino, qui nel Crocifisso ed in tanti altri nelle Chiese e nelle case di tanti credenti. Grazie che la Croce è rimasta dritta nel bombardamento della parrocchia di Gaza. Il tuo volto è appesantito dal peccato del mondo e mio. Io che mi insulto, che perdo il controllo per piccolezze, ti chiedo: vieni presto in mio aiuto! Tu che ami tanto, uno come me! Amen! 


Su un articolo di G.Gaiani a proposito di Zelensky. Devo dire che a me il presidente ucraino non è mai piaciuto, non sono stato mai tra i fan del presidente. Da una parte avevo accolto la lettura di Aaron Maté e cioè che lui era stato votato per un certo mandato di concordia e si è trasformato in un falco. Ora leggo in Gaiani, però, che la stampa che lo ha appoggiato comincerebbe a prendere le distanze da lui. Gaiani ha un'ipotesi, anzi due….da una parte che l'Ucraina sembra stia perdendo gravemente la guerra. Seconda cosa: Trump, con la sua solita libertà,  ha detto che gli europei devono pagare la guerra, se la vogliono fare. E questo ovviamente, questa doppia porzione di batoste sembra far  sì che gli europei incomincino a diventare più cauti se vogliono davvero fare una guerra contro la Russia e poi sembra chiaro che sia meglio che Zelensky perda il suo posto che i leader europei perdano il loro. Zelensky è diventato o potrà diventare un capro espiatorio per errori che non sono solo suoi. Una certa simpatia per lui l'ho avuta quando è andato al funerale di Papa Francesco e si è interessato ad un rapporto con Papa Leone XIV, da cui è andato già due volte, sebbene abbia come il predecessore solo un soft power; Gaiani documenta che questa questione della corruzione in Ucraina è nota agli interpreti attenti da sempre, ma solo ora viene fuori nei media mainstream… comunque chissà che  io diventi colui che ha una certa simpatia per il  presidente ucraino proprio nel momento in cui sembra venire usato come capo espiatorio per un disastro europeo che si è espresso nel voler fare una guerra assurda contro la Russia. 


Noctem quietam et fine perfectum concedat nobis, omnipotens Deus


(Goslar, 25.7.25; festa di san Giacomo, Apostolo) 


Dichiarazione di apertura di Sua Beatitudine Pierbattista Cardinale Pizzaballa

Patriarca di Gerusalemme per i Latini


alla conferenza stampa congiunta - Centro Notre Dame di Gerusalemme

22 luglio 2025


«Siamo afflitti, ma sempre gioiosi; poveri, ma arricchiamo molti; non possediamo nulla, ma possediamo tutto». - (2 Corinzi 6,10: ὡς λυπούμενοι ἀεὶ δὲ χαίροντες, ὡς πτωχοὶ πολλοὺς δὲ πλουτίζοντες, ὡς μηδὲν ἔχοντες καὶ πάντα κατέχοντες. 11)


Cari fratelli e sorelle,


il Patriarca Teofilo III ed io siamo tornati da Gaza con il cuore spezzato. Ma anche incoraggiati dalla testimonianza di molte persone che abbiamo incontrato.


Siamo entrati in un luogo devastato, ma anche pieno di meravigliosa umanità. Abbiamo camminato tra le polveri delle rovine, tra edifici crollati e tende ovunque: nei cortili, nei vicoli, per le strade e sulla spiaggia – tende che sono diventate la casa di chi ha perso tutto. Ci siamo trovati tra famiglie che hanno perso il conto dei giorni di esilio perché non vedono alcuna prospettiva di ritorno. I bambini parlavano e giocavano senza battere ciglio: erano già abituati al rumore dei bombardamenti.


Eppure, in mezzo a tutto questo, abbiamo incontrato qualcosa di più profondo della distruzione: la dignità dello spirito umano che rifiuta di spegnersi. Abbiamo incontrato madri che preparavano da mangiare per gli altri, infermiere che curavano le ferite con gentilezza e persone di tutte le fedi che continuavano a pregare il Dio che vede e non dimentica mai.


Cristo non è assente da Gaza. È lì, crocifisso nei feriti, sepolto sotto le macerie eppure presente in ogni atto di misericordia, in ogni candela nell'oscurità, in ogni mano tesa verso chi soffre.


Non siamo venuti come politici o diplomatici, ma come pastori. La Chiesa, l'intera comunità cristiana, non li abbandonerà mai.


È importante sottolineare e ripetere che la nostra missione non è rivolta a un gruppo specifico, ma a tutti. I nostri ospedali, rifugi, scuole, parrocchie – San Porfirio, la Sacra Famiglia, l'ospedale arabo Al-Ahli, la Caritas – sono luoghi di incontro e condivisione per tutti: cristiani, musulmani, credenti, scettici, rifugiati, bambini.


Gli aiuti umanitari non sono solo necessari, sono una questione di vita o di morte. Rifiutarli non è un ritardo, ma una condanna. Ogni ora senza cibo, acqua, medicine e riparo provoca un danno profondo.


L'abbiamo visto: uomini che resistono al sole per ore nella speranza di un semplice pasto. È un'umiliazione difficile da sopportare quando la si vede con i propri occhi. È moralmente inaccettabile e ingiustificabile.


Sosteniamo quindi l'opera di tutti gli attori umanitari – locali e internazionali, cristiani e musulmani, religiosi e laici – che stanno rischiando tutto per portare la vita in questo mare di devastazione umana.


E oggi leviamo la nostra voce in un appello ai leader di questa regione e del mondo: non può esserci futuro basato sulla prigionia, lo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta. Deve esserci un modo per restituire la vita, la dignità e tutta l'umanità perduta. Facciamo nostre le parole di Papa Leone XIV pronunciate domenica scorsa durante l'Angelus:


«Rinnovo il mio appello alla comunità internazionale affinché osservi il diritto umanitario e rispetti l'obbligo di proteggere i civili, nonché il divieto di punizioni collettive, l'uso indiscriminato della forza e lo sfollamento forzato della popolazione».


È ora di porre fine a questa assurdità, di porre fine alla guerra e di mettere al primo posto il bene comune delle persone.


Preghiamo e chiediamo il rilascio di tutti coloro che sono stati privati della libertà, il ritorno dei dispersi e degli ostaggi e la guarigione delle famiglie che da tempo soffrono da tutte le parti.


Quando questa guerra sarà finita, avremo un lungo viaggio davanti a noi per iniziare il processo di guarigione e riconciliazione tra il popolo palestinese e il popolo israeliano, dalle troppe ferite che questa guerra ha causato nella vita di troppi: una riconciliazione autentica, dolorosa e coraggiosa. Non dimenticare, ma perdonare. Non cancellare le ferite, ma trasformarle in saggezza. Solo un percorso di questo tipo può rendere possibile la pace, non solo politicamente, ma anche umanamente.


Come pastori della Chiesa in Terra Santa, rinnoviamo il nostro impegno per una pace giusta, per la dignità incondizionata e per un amore che trascende tutti i confini.


Non trasformiamo la pace in uno slogan, mentre la guerra rimane il pane quotidiano dei poveri.


*Traduzione a cura dell'Ufficio Stampa del Patriarcato Latino  // Questo è un linguaggio autenticamente cristiano! 


Rom 8, [23] „essa {la creazione} non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. (οὐ μόνον δέ, ἀλλὰ ⸂καὶ αὐτοὶ⸃ τὴν ἀπαρχὴν τοῦ πνεύματος ἔχοντες ⸂ἡμεῖς καὶ⸃ αὐτοὶ ἐν ἑαυτοῖς στενάζομεν (gemiamo in noi stessi), υἱοθεσίαν ἀπεκδεχόμενοι τὴν ἀπολύτρωσιν τοῦ σώματος ἡμῶν.) Io scrivo il testo greco per impararlo meglio, ma la meditazione si comprende anche senza seguire il testo greco, che in questo caso è anche complesso. Adrienne von Speyr commenta in questo modo: in cosa consiste la speranza cristiana? In CL siamo abituati a pensare alla speranza come una certezza, cosa confermata anche dalla costruzione latina del verbo sperare con un ACI e non con un „ut“. Adrienne, però, con altrettanta ragione scrive: „L’uomo spera; ma la sua speranza non è un’ultima certezza. Se fosse questo allora le conseguenze del peccato: la sofferenza, la punizione e l’espiazione sarebbero come cancellate“ (Sieg der Liebe, 65). Ma noi soffriamo ancora e la speranza cristiana è speranza che le nostre sofferenze siano in partecipazione con la sofferenze redentrice del Figlio (vale per ogni situazione di sofferenza tragica o quotidiana). Noi aspettiamo la definitiva accoglienza da Dio al posto del Figlio (υἱοθεσίαν ἀπεκδεχόμενοι). La traduzione vaticana recita: aspettando l'adozione a figli. E per quanto riguarda il nostro corpo: esso invecchia, anche se andiamo in palestra. La speranza non consiste in una gioventù eterna, ma la speranza cristiana „non vuole nascondere la via percorsa dal Figlio, ma rivelarla per parteciparvi. E il corpo e lo spirito dell’uomo sono adatti a questa partecipazione“ (Adrienne). La salvezza e la gloria si manifestano solo nella sofferenza, per questo ha senso la comunicazione del patriarca di Gerusalemme. Noi cristiani non possiamo che andare su questa via della croce, anche nella sua forma quotidiana legati sia al cielo, ma anche a tutti i peccatori. Non ci salva con una rosa portata da soli in mezzo ad un campo di sterminio, come avevo imparato dal padre de Lubac da giovane! 


Siamo ancora a Goslar e ieri ho trovato un passaggio di Ernst Jünger dal „Cuore avventuroso“, che avevo già letto e che è stato scritto non solo in Goslar, ma anche su Goslar, su quel percorso che abbiamo fatto l’altro giorno accanto al ruscello. Ascoltiamo Jünger: «Goslar. All'Abzucht. Goslar è attraversata dal Gose, un corso d'acqua stretto che entra nella città dal Frankenberger Plan e la lascia attraverso la grande breccia delle mura cittadine. Questo punto debole era un tempo protetto dalla fortezza sull'acqua, un edificio che fa parte dei tesori sconosciuti della città ed è molto ben conservato. All'interno delle mura, il Gose è chiamato da tempo immemorabile “Abzucht”; questo nome mi è sembrato appropriato per indicare l'acqua consumata e in deflusso. Da quanto ho appreso, tuttavia, deriva da Agetocht, a sua volta dal latino aquaeductus, che mi sembra meno appropriato. Questo è un bell'esempio di come la lingua popolare assimili una parola straniera. Durante la mia passeggiata quotidiana lungo le mura, spesso svolto nel canale della fortezza sull'acqua e ritorno lungo l'Abzucht...". (Opera omnia, 236) - il passaggio citato continua con una considerazione di valore quasi teologico; passeggiando con suo fratello Friedrich Georg notano un dettaglio che sembrava  essere gioioso, ma che si rivela triste; Ernst ne conclude: „Il caso opposto, invece, in cui ciò che è morto si rivela vivo, ha qualcosa di divertente. Si crede di vedere un pezzo di legno ammuffito e subito dopo vola via una grande cavalletta, rivelando sotto le ali grigie un secondo paio di ali luminose.“ (237).


Ulrike Guérot cita „Globalbridge.ch“, che riporta una serie di citazioni sul tema del bellicismo, che non abbisognano di un commento: «La pace c'è in ogni cimitero».(Friedrich Merz, cancelliere tedesco); «La Russia rimarrà sempre un nostro nemico»(Johann Wadephul; ministro degli esteri tedesco); «Siamo disposti ad accettare svantaggi significativi?» (Frank-Walter Steinmeier, presidente della Germania); «Dobbiamo essere pronti alla guerra entro il 2029.» (Boris Pistorius, ministro della difesa tedesco); «Dal punto di vista storico, l'Europa sta vivendo qualcosa che assomiglia alla fortuna. Abbiamo di nuovo dei nemici. Dei veri nemici.» (Peter Sloterdijk, filosofo tedesco); «Stiamo combattendo una guerra contro la Russia.» (Annalena Baerbock, ex ministro degli esteri); «L’UE deve continuare a fornire armi a Kiev e permetterle di attaccare il territorio russo.» (Carola Rackete, attivista ecologica);  «La guerra deve essere portata in Russia. Non solo le raffinerie di petrolio, ma anche i ministeri, i posti di comando, i centri operativi.» , (Roderich Kiesewetter, politico della CDU, ex colonnello); «Non dobbiamo dimenticare, anche se i russi hanno un aspetto europeo, che non sono europei, almeno in senso culturale.» (Florence Gaub, politologa tedesco-francese); «Stiamo assistendo a una guerra di annientamento nel cuore dell’Europa.» (Anton Hofreiter; politico tedesco dei Verdi e biologo);  «Vladimir Putin è un assassino, un killer che ha mandato a morire centinaia di milioni di persone.» (Marie-Agnes Strack-Zimmermann, politica liberale tedesca); «Stiamo aumentando il ritmo nella difesa».(Ursula von der Leyen, presidentessa della commissione europea); «Questo rovinerà la Russia!»(Annalena Baerbock); «Voglio un esercito che sia consapevole nel senso migliore del termine, pronto a difendersi e armato fino ai denti». (Carlo Masala, politologo e professore universitario tedesco); “La riluttanza dei genitori a vedere i propri figli come soldati che potrebbero essere sacrificati per il bene della comunità.” (Egon Flaig, storico dell’antichità e professore universitario); “Come possiamo sovrascrivere più rapidamente questo codice?” (Caren Miosga, giornalista; sul “DNA pacifista tedesco”); „Vogliamo davvero vivere per sempre con un brutale boss mafioso nel nostro quartiere e subire ogni due giorni ricatti nucleari?» (Stefanie Babst, personaggio pubblico, Facebook); «Non è la bomba l'arma, ma la paura che essa incute!» (Florence Gaub) «L'UE ha bisogno di una propria deterrenza nucleare.»(Joschka Fischer, politico verde e ex ministro degli esteri); «Questo aumenta la sicurezza.» (Olaf Scholz, ex cancelliere tedesco sul dispiegamento di missili a medio raggio statunitensi in Germania); «La guerra è già qui. È in una zona grigia, ma è ibrida.»(Claudia Major, politologa); «Dobbiamo finalmente entrare in una sorta di economia di guerra.» (André Wüstner, Colonnello ); «Chi non vuole acquistare droni da combattimento, può anche dimenticarsi il resto!» (Herfried Münkler, politologo e professore universitario);  «Transatlantico? Abbiate coraggio!» (Dossier congiunto di tutti i think tank transatlantici in Germania);  «L'Europa pagherà a caro prezzo, come è giusto che sia.» (Mark Rutte, Segretario generale della NATO);  «Avremmo voluto che fosse diverso, ma sembra che dobbiamo prepararci a difenderci.»(Udo Lindenberg, cantante); «Essere pronti è tutto!» (Associazione dei riservisti); «Sono pronto a difendere questa Unione con le armi, se necessario.»(Hannah Neumann, eurodeputata dei Verdi);  «Insieme renderemo la nostra alleanza più forte, più giusta e più letale».(Ancora Mark Rutte); «Questa potrebbe essere la nostra ultima estate in pace».(Sönke Neitzel, storico tedesco); «Se i bombardamenti non cessano, il primo passo sarà quello di eliminare le limitazioni alla gittata. E il secondo passo sarà quello di consegnare i Taurus. A quel punto sarà Putin a decidere fino a che punto vuole spingere l'escalation di questa guerra.“ (Friedrich Merz); ”La sconfitta della Russia non sarebbe uno svantaggio. Il Paese è composto da molte nazioni diverse e dopo la guerra potrebbero nascere Stati separati. Sarebbe vantaggioso se una grande potenza perdesse chiaramente parte del suo territorio."(Kaja Kallas, commissaria europea); “I pacifisti da quattro soldi sono innanzitutto ipocriti”. (Sascha Lobo, autore e blogger tedesco); “L’ultima volta che ho visto i manifestanti della marcia di Pasqua, mi hanno fatto davvero pena”. (Wolfgang Niedecken dei BAP, cantante)


Abba nostro…


(Wetterzeube, pomeriggio tardo) Prima di partire da Goslar abbiamo ripreso il percorso del ruscello Gose, anche con quel pezzo chiamato „Abzucht“, fino al cimitero ebraico e credo che abbiamo visto ciò che Jünger ha chiamato, nella pagina citata questa mattina, fortezza d’acqua o castello d’acqua, che è ora un palazzo privato, accanto al cimitero, proprio li dove la Gose lascia la città…


Dopo aver lasciato la città siamo andati in mezzo alla foresta della Harz, che ha sofferto molto a causa del coleottero della corteccia. Nel mio account Instagram ho pubblicato le foto con la didascalia: “Tra la catastrofe del coleottero della corteccia e la speranza dei fiori di fuoco”. Questo coleottero può aggradire gli abeti, quando vi sono periodi troppo prolungati di siccità. Negare la crisi ecologica non è possibile, non tanto in nome della scienza che non esiste, ma in forza del lavoro di tanti scienziati (ed ora anche del magistero papale) ed anche semplicemente dall’osservazione di ciò che accade nei boschi. Comunque la nostra passeggiata accanto al ruscello Bode (quello „caldo“ e quello „grande“) era molto bella e la natura si difende, come testimoniato dai fiori di fuoco ed anche dalla tanta vegetazione che si è imposta e si impone dopo la morte di tantissimi abeti. Tornando abbiamo fatto una breve pausa in un convento cistercense, che oggi è museo, in Walkenried. Konstanze ha notato la maestà dei resti della Chiesa…adesso arrivando a casa ha letto le citazioni belliciste, che le avevo mandato questa mattina e mi ha chiesto se tutti sono impazziti, se non vi è più nessuno che voglia la pace qui in Germania…


(Sera) Tu sei il Signore! Nel Crocifisso che ti rappresenta qui sulla mia scrivania il tuo corpo è scarno e sofferente. Tu si che sei un Dio serio, un uomo serio! Ma sei anche e soprattutto la fonte della gioia; ferma la follia della guerra! Come si fa a non imparare ancora, dopo i tantissimi cimiteri di soldati sparsi in tutto il mondo, a non comprendere che  la guerra non è la formula, non è la soluzione. Ti prego per la mia mamma anziana, per mia moglie e i miei figli, per David e Nadia, che sono sempre più figli… Amen! 


Giacomo il Maggiore. “Ha potuto partecipare, insieme con Pietro e Giovanni, al momento dell’agonia di Gesù nell’orto del Getsémani e all’evento della Trasfigurazione di Gesù. Quando venne il momento della suprema testimonianza, non si tirò indietro" (Benedetto XVI).

«Le grandi sterminazioni dell'era moderna sono dirette… contro la diversità in sé. Che ciò avvenga con il pretesto della classe, della razza o della scienza è irrilevante.» (Ernst Jünger, Sgraffiti, 399).


(Goslar, 24.7.25; san Cristoforo; 38 anni dal primo bacio con Konstanze) Nel 1987 ero ad Heidelberg, nel corso estivo  dell’università, per imparare il tedesco, per poter leggere Balthasar in tedesco; Konstanze era la responsabile del tempo libero del mio gruppo e la aiutai a tener alto un cartello, in modo che tutti lo vedessero; dopo qualche giorno, alla riva destra del Neckar, seguendo il suo movimento verso il Reno, ci siamo dati il primo bacio; le feci tanti complimenti e lei sorrise dicendo che appena ci conoscevamo; beh ora sono passati 38 anni e quell’intuizione si è abbondantemente confermata. 


Un cattolico, Stefan Andres (cf Kiesler, 450) negli anni del Lago di Costanza (dopo Goslar la famiglia Jünger si trasferisce a Überlingen, al lago), dice che vi sono dei sotterranei tra il vangelo della gioia cristiano e il vangelo del dolore di Jünger. Questo perché questo vangelo del dolore si trova già nel NT stesso. Rom 8, [22] Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi (τοῦ νῦν: a questo ora) nelle doglie del parto; (οἴδαμεν γὰρ ὅτι πᾶσα ἡ κτίσις συστενάζει καὶ συνωδίνει ἄχρι τοῦ νῦν). Ma quando il NT parla della sofferenza, parla anche di una speranza, cioè di una speranza che riguarda πᾶσα ἡ κτίσις (tutta la creazione). Quindi anche i cobra in Sri Lanka, che avevano così impressionato Jünger, fanno parte di questo tutto. Ed anche se la presenza di serpenti così pericolosi è un segno di qualcosa che non va ἄχρι τοῦ νῦν (fino a questo ora), rimane il fatto che, come spiega sempre Jünger in Siebzig verweht che gli incidenti provocati dal traffico moderno sono ben più pericolosi dei cobra nelle risaie, che sono infastiditi da qualcosa di semplice come il canto dei contadini, quando vanno al lavoro. Adrienne parla di  una solidarietà ultima di tutto il creato nel dolore e nella speranza: il Tommi di Johanna fa parte di questo tutto. La speranza cristiana consiste nella certezza che tutta la creazione si muove dal Padre al Padre! 


Ho affidato a San Cristoforo l’anno scolastico 2025/2026 a Droyßig, in modo particolare il lavoro di Konstanze. 


“Tutto questo {scambio di battute di un generale statunitense su Kaliningrad}, insieme alle voci provenienti dalla Germania che parlano dell'ultima estate di pace e chiedono un massiccio riarmo, è visto da Johannes Varwick come la prova di uno sviluppo funesto. Si tratta di un gioco d'azzardo altamente rischioso” (Dalla bacheca di Varwick in X, 12 ore fa).


Capisco la frase di Leone XIV, quando ha lasciato Castel Gandolfo: non sono io la formula, non è la mia presenza in un certo luogo la formula; bisogna cominciare ad agire moralmente (non costruire più le armi) e in rispetto del diritto internazionale (nessuna deportazione o punizione collettiva)…questa è la formula. Il resto è papolatria. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Nel mattino abbiamo seguito il ruscello Gose verso Hahneklee. Due piccole osservazioni. Ruscello può essere anche un nome potente, come nel caso del musicista (Bach = ruscello), dietro la sembianza di uomo o nel suo profondo o nel suo cuore vi è tutta una potenza musicale, dall’Oratorio natalizio alla Passione secondo Matteo, attraverso le variazioni di Goldberg e via dicendo; così anche dietro il ruscello Gose può nascondersi tutta la potenza di un’alluvione, senza, per questo, voler paragonare la musica di Bach von un’alluvione… Per quanto riguarda il giorno odierno, valgono piuttosto le parole di Heinrich Heine, che usa per descrivere il suo percorso nach Goslar, mentre io le uso per descrivere la nostra strada da Goslar a Hahneklee: “Ho passeggiato di nuovo su e giù per la collina, guardando giù verso alcune graziose vallate erbose; l'acqua argentata scorreva impetuosa, gli uccelli del bosco cinguettavano dolcemente…”; questo abbiamo fatto andando in macchina alla meta e alla meta salendo sul monte Bocksberg a piedi e discendendo  con una bella e vecchia funivia…la citazione di Heine prosegue con un finale „teologico“ a cui rinuncio…piuttosto vorrei fare un’osservazione sullo stato del bosco, che pur se ancora potente nel suo verde molteplice, rivela tante ferite e tanti alberi secchi…Grazie a Dio la presenza dei fiori di fuoco fa vedere che la natura si sta riprendendo - il loro ruolo nel sistema ecologico è il riprendersi della vegetazione…Le pagine di Heine su Goslar mi hanno fatto compagnia e ne è nato un dialogo interiore al quale posso solo accennare. La Goslar che abbiamo incontrato noi non è deludente, come hanno „sentito“ e „visto“ Goethe ed Heine, anzi è una delle città, con case a graticcio, più belle che abbia mai visto, con una storia bombastica. Ovviamente sono troppo anziano per rubare i fiori ad una ragazza alla finestra, baciarla e catturarne l’attenzione con l’osservazione che lui è solo li per una notte e che se ne andrà il giorno dopo e non ritornerà mai più (one night stand versione ottocentesca) e poi sono sposato, ma ritengo la scena divertente; come teologo ritengo che l’idea di eternità che lui critica, quella piccolo borghese di Norimberga ( = il mantenimento della propria ricchezza per sempre) e quella sentimentale dell’innamorato (= il possesso della bella e dei suoi seni per sempre), sia davvero un cattivo infinito o per lo meno una riduzione totale del „surprise by joy“ di C.S.Lewis; poi per quanto riguarda le osservazioni sull’uomo della luna e sullo spavento per i fantasmi non sono d’accordo né con lui e il suo irrazionalismo né con il suo amico berlinesi e con la sua difesa della ragione…PS A Hahnenklee abbiamo visto una bella chiesa stile norvegese, tutta in legno e con rappresentazioni di draghi sul tetto…



Stabkirche in Hahnenklee 



(Dopo) Del convento e della Chiesa Frankenberg, che si trovano tra qui (Altstadt Hotel Gosequell) e la Nonnenweg 4 (casa di Jünger), non ho trovato molto, ma i nomi rivelano un passato cattolico; la Chiesa è dedicata a san Pietro e san Paolo e una grande parte degli arredi sacri origina dal laboratorio ad intaglio della famiglia cattolica Lessen, in modo particolare l’altare principale del 1675. 



(Goslar, 23.7.25; santa Brigitta di Svezia) “L'assoluto rimane così tanto in Dio che l'uomo può cercarlo solo lì. E la via per arrivarci è indicata dalla speranza che non cessa di esistere nemmeno in mezzo alla vanità” (Adrienne von Speyr, Der Sieg der Liebe, 61). Questo pensiero è di capitale  importanza non solo perché l’anno giubilare è dedicato alla speranza, ma in sé e per tutti i tempi! La mancanza di speranza è un segno di perdita del senso anche della fede e dell’amore. 


Rom 8,20 b la creazione „nutre la speranza [21] di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.“(ἡ κτίσις …⸀ἐφ’ ἑλπίδι 21ὅτι καὶ αὐτὴ ἡ κτίσις ἐλευθερωθήσεται ἀπὸ τῆς δουλείας τῆς φθορᾶς εἰς τὴν ἐλευθερίαν τῆς δόξης τῶν τέκνων τοῦ θεοῦ.). Anche la più grande tragedia che può accadere nel mondo non ha mai la valenza dell’assoluto (forse del quasi-assoluto come mi disse Spaemann nell’intervista che gli feci nel 2012), perché “l'assoluto rimane così tanto in Dio che l'uomo può cercarlo solo lì.“ E questo movimento della speranza ha a che fare con tutto, con tutta la creazione, anche dei pesci e degli uccelli e di tutti gli animali specifica Adrienne nel suo commento al verso di Paolo. E per quanto riguarda l’uomo non vi è mai una speranza che riguarda solo lui come singolo: "Non può afferrare nulla per sé che non sia destinato allo stesso tempo a tutto il creato. Anche nella solitudine più totale non può credersi in una situazione di esclusività che prometterebbe solo a lui la liberazione e al resto del mondo creato la rovina. Come le piante e gli animali fanno parte delle sue condizioni di vita, così come la terra e la sua vastità, l'intimità di una casa, la familiarità di un paesaggio, così egli non può separarsene, nemmeno là dove è prigioniero. Il mondo condivide il suo destino" (Adrienne, la vittoria dell'amore, 62).


Vi sono delle similitudini tra la Venezia del nord (Brugge, Belgio) e la Roma del Nord (Goslar), ma anche delle differenze. Ovviamente qui a Goslar mancano i canali e la vicinanza del mare, sebbene vi sia un fiume, Gose, che con l’acqua alta crea il pericolo di inondazione; poi manca un po’ la dimensione cattolica (il sangue di Cristo, le beghine), ma è vero che una strada come „Nonnenweg“ (via delle suore) ed anche l’areale ecclesiale che ci ha portato ieri alla casa di Jünger (Nonnenweg 4) fanno comprendere come questa dimensione cattolica sia presente anche a Goslar, dove ci sono stati i gesuiti. Comunque sia questa città con un estensione di case a graticcio molto belle, con le sue porti di ingresso e torri e con i suoi palazzi (municipio…) ricorda la struttura cittadina medievale che avevamo visto l’anno scorso a Brugge.


Giuseppe mi ha mandato un articolo di Steven Donziger che afferma che fino ad ora l’esercito israeliano, sotto la guida dell’amministrazione Netanyahu, ha uccido il 20,7 % della popolazione di Gaza. Livia invece mi ha mandato un articolo, uscito in „lavialibera“ sul lavoro della relatrice speciale dell’ONU Francesca Albanese, nel quale viene spiegata tutta la rete di sostegno ideologico, finanziario e militare che ha avuto Israele per compiere il „genocidio palestinese“; in vero io non sono molto sicuro se non abbia ragione Marco Rubio di parlare di propagazione dell’antisemitismo. Credo che abbia ragione Papa Leone XIV a dire con risolutezza basta (anche se tra i sostenitori di Israele la Albanese ci vede anche il Vaticano, dice Livia), ma credo che dobbiamo essere attenti a non sposare solo una delle narrazioni di ciò che accade dal 7 ottobre del 2023 (in vero anche prima di questa data). Proprio il „nascondimento“ di Jünger a Goslar dovrebbe insegnarci molto! Questo non significa giustificare le atrocità compiute da parte dell’esercito israeliano nei confronti di donne e bambini, di cui parla anche Nadia oggi nella sua story in Instagram. 


„Cristo non è assente da Gaza. È lì, crocifisso nei feriti, sepolto sotto le macerie, presente in ogni gesto di misericordia, in ogni mano che consola, in ogni candela accesa nel buio». Parole dense che il Patriarca latino di Gerusalemme usa nel corso della conferenza stampa convocata presso il Notre Dame Jerusalem Center, dopo la sua visita nella Striscia insieme al Patriarca ortodosso Teophilus III. «Abbiamo camminato tra la polvere delle rovine, oltre edifici crollati e tende ovunque: nei cortili, nei vicoli, per le strade e sulla spiaggia, tende che sono diventate case per chi ha perso tutto. Ci siamo trovati in mezzo a famiglie che hanno perso il conto dei giorni dell’esilio perché non vedono alcun orizzonte per un ritorno. I bambini parlavano e giocavano senza battere ciglio: erano già abituati al rumore dei bombardamenti. Siamo tornati col cuore spezzato» (dalla versione odierna di Banfi).


Abba nostro…


(Altstadt Hotel Gosequell, pomeriggio) Vorrei concentrarmi su Goslar, ma vorrei specificare che i cristiani che sostengono l’amministrazione di Netanyahu non sono nel Vaticano, ma sono gli evangelicali che hanno una posizione del tutto acritica nei confronti di Israele probabilmente per una posizione pseudo teologica (cosa che mi viene confermata da una fonte che mi ha inviato Livia). Per quanto riguarda l’articolo di Massimo Borghesi lo trovo molto problematico; lui vede acriticamente sempre nero quando si parla di destra cristiana(specialmente statunitense), ma in vero il fenomeno della destra è molto differenziato ed anche per quanto riguarda la base di MAGA, quest’ultima non è riducibile alla destra evangelicale. Quello che sta accadendo a Gaza è bestiale e probabilmente ha a che fare con ciò che Sieferle chiamava il „mito di Auschwitz“, che giustifica ora ogni bestialità, allo stesso tempo, però, bisogna piuttosto raccontare fatti come „osservatori“, per quanto è possibile quando non si è nel luogo, ed evitare ogni generalizzazione e metafisicizzazione (miticizzazione) del nemico che possa portare ad un antisemitismo altrettanto pericoloso. L’unica cosa bella nell’articolo di Massimo sono le citazioni del papa e del patriarca Pizzaballa, che conosce direttamente Gaza ed anche la situazione in Cisgiordania…


Anche per quanto riguarda Goslar devo specificare alcune cose; in primo luogo che il fiume Gose è piuttosto un torrente che scorre per la città, vicino al nostro hotel; camminando al suo lato si percorre una via molto bella e suggestiva, con il solito spettacolo di case a graticcio con tanti ornamenti e porte colorate e fantasiose. Alla fine del percorso, che abbiamo camminato dopo aver visitato la Pfalz, c’è un cimitero ebraico, che porta il nome di „casa della vita“ („Bet ha chajim“) - non so se tutti i cimiteri ebraici portino questo nome o specificamente questo a Goslar, comunque mi è sembrata una idea ricolma di speranza cristiana. Ho fotografato la tomba di Nathan (1836-1908) e Bertha Rosenkranz (1828 - 1925), una tomba che era quindi presente quando Jünger abitava qui a Goslar. Nel percorso abbiamo incontrato una casa Sant’Anna, che ospitava, se ho capito bene, le beghine di Goslar, mentre io stamattina avevo scritto, che a differenza di Brugge, qui non ci sarebbero state.


Visita al Palatinato. Ci sarebbe tanto da raccontare, ma parto da due oggetti che sono molto singolari a livello museale mondiale; da una parte il trono di Enrico IV e poi la rappresentazione di un Greif, con le ali spalancate ed una piccola sfera di metallo, da cui può essere estratto l’argento che ha reso Goslar ricca, in bocca; l’importanza dell’argento per la città l’abbiamo vistoa in un „the Goslar experience“ e letto in una delle favole sulla città, che ha comprato Konstanze. Per quanto riguarda in genere il Palatinato trovo interessante l’equilibrio tra imperatore e papa, forse presente fino ad Enrico III e Vittorio II; dell’imperatore abbiamo visitato la sua tomba nella cappella di Ulrich, che contiene il cuore dell’imperatore, sepolto a Speyer; insomma il duomo di Speyer come gesto politico e la cappella di Ulrich, nella Chiesa di Simone e Giuda, come gesto del cuore, per la città amata; mentre sotto Enrico IV l’ „armonia“  non si sente più, non tanto con il papa, ma nello scontro tra l’abate di Fulda e il vescovo di Hildesheim che arriva fino al „sangue di Pentecoste“ (un massacro in Chiesa tra i partiti dei due rilavi); Enrico IV non ha più la forza di intervenire e pacificare…Per quanto riguarda la teologia delle investizioni nel Palatinato in Goslar, mi sembra che il vescovo venga investito dall’imperatore e l’imperatore direttamente da Cristo  (vedi le mie foto in Facebook). Per quanto riguarda il grande dipinto nella sala regale dell’inizio del ventesimo secolo, raffigurante, tra l’altro, ma come motivo principale Guglielmo il Grande, vorrei far notare che la donna in cielo non è Maria, ma la madre dell’imperatore stesso. Maria è invece rappresentata nel resto del duomo che c’è di fronte al Palatinato: guardando nel timpano della facciata del duomo si vedono Maria, con due angeli a destra e a sinistra,  come tema principale e sotto di lei sono rappresentati Enrico III di cui ho parlato e di cui ho fotografato il volto nel suo sepolcro e l’intero sepolcro,  poi Simone e Giuda, ai quale è dedicata la Chiesa, dove si trova ora la cappella della tomba, che ha la forma della croce di Sant’Andrea e il tetto nella forma ottagonale del duomo della città di residenza dell’imperatore ad Aquisgrana. Poi sono ancora rappresentati Matthias e Federico Barbarossa. Ancor più sotto c’è un capitello con un’immagine apocalittica, nel quale l’autore stesso si è „immortalato“ con il suo nome „Hartmanus“.  



Il Greif 


(Dopo) Ci sarebbe ancora da raccontare molto su ciò che ho visto oggi qui a Goslar, per esempio sull’ „incontro inaspettato“ con Fernando Botero, scultore colombiano, che conosco da alcune sue opere viste a Yerevan; lui rappresenta sempre soggetti molto corpulenti così che mi trovo a mio agio, qui a Goslar una coppia vestita, un maschio ed una femmina con l’ombrello…dico vestita perché a Yerevan sia il generale che la donna con la sigaretta sono nudi. Il tema della nudità è un tema che nella Chiesa viene coperto da foglie, come nella rappresentazione di Adamo ed Eva nell’ambo della Chiesa del mercato, mentre Botero con la nudità disinvolta ci sa proprio fare. 



Fernando Botero


Molto bella è la Chiesa romanica, che porta il nome di „Novum Opus“, con i suoi calori caldi capaci di integrare anche il blue che dona una nota celestiale, con i suoi capitelli, rappresentanti demoni e le corone dell’ammissione in cielo e quella della condanna, simboleggiata da un serpente, con le due pietà, con una bellissima Maria nell’abside in trono con il bambino…



L'interno di "Novum Opus" 


Infine vorrei ricordare il tono ironico con il quale Heine nel suo viaggio nell’Harz del 1824 parla degli intellettuali di Göttingen. 


(Goslar, 22.7.25; Festa di Maria Maddalena) "Nell'autunno del 1933 anche Ernst e Gretha Jünger decisero di lasciare la metropoli di Berlino e scelsero Goslar come nuova residenza. Un commilitone della prima guerra mondiale, il futuro sindaco Hermann Pfaffendorf, procurò loro un appartamento al piano rialzato della casa al numero 4 di Nonnenweg; il trasloco avvenne tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre." (Helmuth Kiesel, Ernst Jünger, Monaco di Baviera 2009, 417) - Questo fatto ha offerto lo spunto per la nostra visita di questa città, che ha una storia spettacolare. Camminando per le strade ho trovato due frasi scritti nelle case che vorrei riprendere, perché danno davvero il senso del vivere nel mondo, ma non facendo parte del mondo. Una in latino: „Benedic Domine domum istam et omnes habitantes in ea. Habitatio nostra est in coelis“ (benedici o Signore questa casa e tutti coloro che abitano in essa. La nostra abitazione è nel cielo). Un simile concetto viene descritto anche nella torre dei tessitori nella Mauerstrasse: “Questa casa è mia eppure non è mia, dopo di me sarà di un altro, prima di me era già di un altro, e rimarrà in piedi anche quando me ne andrò. Affido questa casa e coloro che vi entrano ed escono alle mani di Dio.”


Mentre Jünger è molto discreto, quasi anonimo nel suo rifiuto del nazismo, suo fratello in una elegia si esprime con chiarezza: „Avete sconfitto eserciti nemici, catturato principi, spezzato le catene che vi legavano al vincitore? No, essi esultano per la vittoria conquistata sui fratelli... (Friedrich Georg Jünger, Der Mohn). In riferimento agli omicidi commessi dai nazionalsocialisti contro gli oppositori politici tedeschi, anche di destra…



La casa dove vissero Gretha e Ernst Jünger



Una delle case stupende che ci sono a Goslar 


 Abba nostro…


(Wetterzeube, il 21.7.25; lunedì della sedicesima settimana del tempo ordinario; San Lorenzo da Brindisi) Nella prima meditazione del 1962 (cf. Terra e Cielo III, numero 2300) Adrienne von Speyr ci fa comprendere il senso dell’adorazione dei Magi, che lei chiama Re, come spesso accade nella tradizione, di Maria e del bambin Gesù. „L'adorazione non può avvenire in nessuna condizione che si presti ad altro che all'adorazione stessa“ (Adrienne). Non è una funzione per, ma un modo „per offrire tutta la propria vita, rinunciare a tutti i propri beni per adorare“(Adrienne); secondo la dottrina del Signore questo non è possibile senza la confessione, che però egli instaurerà con la sua confessione di tutto il peccato del mondo sulla croce. Si tratta di imparare un „atteggiamento di preghiera“ (prima di uno virtuoso) che ha a che fare in primo luogo con la semplice presenza del bambino, che non parla ancora quando i Magi vengono da lui; ma è lo stesso atteggiamento che hanno i bambini quando vanno dal Signore, spiega Adrienne. Non vanno per discutere le questioni dottrinali con il Signore, ma per stare vicino a lui; questo non significa che la dottrina non sia importante: vi sono missioni teologiche nella Chiesa e poi tutto il santo popolo di Dio deve pur pregare il „Credo“ la domenica alla Santa Messa. Nel suo si la Theotokos da tutta se stessa a partire dal dialogo con Gabriele, poi attraverso il suo essere incinta, la nascita, l’educazione del bambino, il lasciarlo andare per la sua missione fino alla croce; ci sono tante vie per questo  „liberarsi per adorare“; è un amore inventivo quello del Signore, ma rimane il fatto che offerta di sé, senza riserve, e adorazione sono il centro dell’esistenza cristiana „come partecipazione all’offerta di sé reciproca del Padre e del Figlio nello Spirito Santo“ (Adrienne). Questo non significa che tutti hanno lo stesso compito…quello che il padre Balthasar ha vissuto negli ultimi anni della vita o meglio della morte a contagocce di Adrienne non è un compito che hanno tutti…mi ricordo, nei primi anni del lavoro nell’editrice Piemme, ma anche negli ultimi del mio studio di filosofia a Pavia, quando vivevo con mio nonno e mia nonna, mi ricordo anche della sua morte al contagocce ed è interessante che poi lui sia morto nel marzo dell’88, proprio quando Konstanze era da noi. Il peso più grande era quello portato da mia nonna, ma io ero li, anche forse per comprendere, anche se solo un pochino, cosa ha vissuto Balthasar accompagnando Adrienne… Comunque, ci sono delle esperienze forti di approfondimento della morte che non sono cose di tutti. Lo scrive Balthasar in una delle sue lettere a Josef Pieper. 


A proposito di queste lettere ho fatto ieri uscire nel mio account in Substack un articolo, in cui recensisco il libro. Ovviamente non ho detto tutto, nemmeno minimamente di quello che ho imparato da questi due grandi uomini che si parlavano o meglio si scrivevano come due adulti, senza captatio benevolentiae, ma con vero senso di amicizia. Era anche molto interessante vedere le persone in statu nascendi; un giovane Ratzinger con una visione del sacerdozio, ridotto all’annuncio della Parola, che non convinceva per nulla Pieper e che Balthasar riteneva un cedimento al protestantesimo. Ma Ratzinger cresce in questo rapporto con Balthasar. Quest'ultimo non si presenta come un eroe, piuttosto è Piper che dice che lui ha una capacità di lavoro immensa, ma piuttosto come un uomo stanco che non sopporta la presenza pubblica ed onnipresente di Küng in tutti i giornali, che sa, come mi scrisse in una lettera, che Küng non ha capito nulla del cuore del Vangelo e che comunque era l'uomo dell’ora, protetto anche o sostenuto dal giovane Ratzinger. Quando incontrai una volta Küng alla fiera del libro di Francoforte, avevo avuto la sensazione di un uomo psichicamente malato, come del resto la ho avuta incontrando Drewermann, anche alla fiera del libro; e questa impressione di un Küng maniacale l’ho trovata confermata nell’epistolario di Balthasar con Piper. Balthasar presenta se stesso come un uomo stanco, alle volte insicuro, che ha bisogno dell'amicizia di Piper e anche del suo giudizio (senza di lei sarei diventato troppo estremo, gli scrive pressapoco ad un certo punto), ma vede anche come Ratzinger stesso non sopporta la mancanza di nobiltà che regna in Tübingen e che lo fa scappare a Ratisbona, dove però Balthasar lo vede molto stanco; comunque sia il giudizio su Ratzinger diventa diverso perché Ratzinger stesso diventa diverso e scrive un libro sulla Chiesa che Balthasar ritiene notevole. E poi so da Cornelia Capol che lui aveva previsto che che Ratzinger sarebbe diventato Papa. Molto interessante è anche il giudizio diverso che i due corrispondenti avevano di Karl Rahner, etc…


„A 56 anni dall’allunaggio dell’Apollo 11, ho parlato questa sera con l’astronauta Buzz Aldrin. Abbiamo condiviso la memoria di un’impresa storica, testimonianza dell’ingegno umano, e insieme abbiamo meditato sul mistero e la grandezza della Creazione.“ (Leone XIV, X, 20.7.25)


Avevo già ieri citato un passo del post Angelus di Papa Leone XIV, Alessandro Banfi ne sottolinea l’importanza nella versione odierna: „Ogni giorno una strage. A Gaza. Per fame, per le pallottole dei cecchini, per i colpi sparati dai carri armati israeliani, come nel caso della chiesa della Sacra Famiglia. Ieri sono stati uccisi 84 palestinesi. Niente di simile accade oggi nel mondo. tocca al papa, a Leone XIV, alzare la voce per denunciare una “barbarie” che sta assumendo i contorni apocalittici di uno sterminio di massa. Ha detto ieri su Gaza nel post Angelus (vedi Foto del Giorno): «Chiedo nuovamente che si fermi subito la barbarie della guerra e che si raggiunga una risoluzione pacifica del conflitto». Per poi aggiungere parole pesantissime: «Alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione». La punizione collettiva e lo spostamento forzato della popolazione sono concetti arrivati dopo la menzione di tutti i nomi delle vittime uccise dagli israeliani alla parrocchia cattolica della Sacra Famiglia. Quando il pontefice ha condannato i «continui attacchi militari contro la popolazione civile e i luoghi di culto a Gaza». Ha notato ieri Lucio Brunelli nel suo Blog: «Una cosa vada detta con chiarezza: provare orrore e indignazione di fronte a tale scempio umano fa parte dello stesso sentimento cristiano che fa sentire così cara la parrocchia di Gaza. Così, appartiene allo stesso senso cristiano il rispetto della libertà religiosa, anche per chi professa un’altra fede. La distruzione indiscriminata di decine di moschee (pur ammettendo che alcune possano essere state utilizzate da Hamas come basi militari) è una ferita inferta alla coscienza di ogni credente».


Abba nostro…


(Sera) Ho scritto ad Alessandro, che credo ormai abbia preso le distanze da me, come accade sempre in CL, che aveva ragione a mettere in evidenza il post-Angelus del Papa ed anche che il giudizio di Brunelli era giusto, ma in vero, se sono sincero, ho alcuni dubbi; in primo luogo nella parola che sottolineo in grassetto: „ provare orrore e indignazione di fronte a tale scempio umano {cioè i «continui attacchi militari contro la popolazione civile e i luoghi di culto a Gaza».} fa parte dello stesso sentimento cristiano che fa sentire così cara la parrocchia di Gaza. Ovviamente non è „lo stesso“, se non per un atto di Gesinnungsdiktatur (dittatura del sentire): non è vero che per un cristiano la distruzione di una moschea e la distruzione di una parrocchia fanno parte dello „stesso sentimento cristiano“, perché „gratia perficit naturam, non tollit“ (la grazia perfeziona la natura non la toglie) ed al livello della „natura“ ci sono cose che ci sono più vicine di altre; poi è vero che uno che pensi solo alla distruzione della chiese e non gliene freghi nulla della distruzione delle moschee non ha uno spirito ampio, in un certo senza manca di ecumenismo e di cattolicesimo (universalità), cioè non è aperto alla „gratia“ e al suo „perficere“. Anche la frase di Alessandro è problematica: „Niente di simile accade oggi nel mondo.“ Questo rende ancora una volta un certo male, male assoluto e questa assolutizzazione del male ha in sé i germi dell’antisemitismo…


Domani andiamo a Goslar (nell’ovest dell’Harz), che ha una storia bombastica, anche se probabilmente a causa di incendi e di perdita di importanza non sarà possibile ricostruirla a partire dalle o semplicemente vederla nelle mure della città; Goethe ed Heine, che ci sono stati, erano abbastanza delusi; insomma non hanno visto lo splendore di quella che è stata chiamata la „Roma del Nord“, dove gli imperatori si fermavano nei loro itinerari governativi; comunque noi ci andiamo perché Ernst Jünger ci ha vissuto dal 1933 al 1936; sono i tre anni nei quali Hitler fa i suoi primi passi verso il potere assoluto. Jünger ci viene da Berlino e ha la possibilità a Goslar di vivere in modo ritirato e di occuparsi più di insetti che di politica. Kiesler ci fa comprendere che pur se ritirato Jünger non ha mai lasciato, non ha mai abbandonato i suoi amici ed ha cercato di aiutarli quando venivano presi nelle tenaglie del nazismo. Jünger non è stato un amico della democrazia di Weimer, non so bene o meglio non ne ho ancora approfondito i motivi, non so bene che cosa lui veda nel parlamentarismo che lo rende così distante da esso; probabilmente vede in ciò una presa di posizione che fa coincidere la vita in sé con il valore più importante. Ora per Jünger la „vita“ era secondaria nei confronti del „compito“ che abbiamo;  il motto della Lega anseatica: „navigare necesse est, vivere non“ gli corrispondeva completamente; io non sono molto d'accordo con lui su questo perché la vita già di per sé è l'essere nella sua semplicità e completezza, però, capisco che la riduzione della „vita“ ad una „biografia“, che non tiene conto del „compito“ che si ha, questo è davvero molto problematico; per quanto riguarda il suo atteggiamento di „ritiro“ e di trovare una strada per vivere in modo sensato anche in una dittatura, devo per lo meno dire che c’è un modo di ribellarsi che non serve a nulla; Jünger a Goslar difende un esperto di botanica, che non era d’accordo con la teoria della razza nazista con un modo di argomentare geniale; si riferisce ad Herder e alla tradizione tedesca per dire che mai in quest’ultima vi è stata la difesa della purità della razza, piuttosto la presenza nel sangue tedesco di un molteplicità di altro sangue lo rende forte. Se si fosse apertamente ribellato al sistema non avrebbe avuto alcuna chance di fare qualcosa per questo e per altri amici. Bisogna tenere conto che Jünger si sente piuttosto colui che riconosce i grandi meccanismi e le grandi figure del nostro tempo: come la mobilitazione totale e la figura del lavoratore e non come come colui che giudica ciò che comunque esisterebbe a prescindere dal giudizio che ne da. Vero è però anche che pian piano si muove verso quel giudizio di Verdun, che era un invito al dialogo tra i popoli e lo fa alla presenza di Kohl e Mitterand. Buona notte! 


Ho scambiato qualche riga con don Andrea per Whatsapp dopo l’operazione. 


Noctem quietam et fine perfectum, concedat nobis omnipotens Deus


(Wetterzeube, il 20.7.25; sedicesima domenica del tempo ordinario; 81esimo anniversario dell’attentato contro Hitler, al quale aveva preso parte Claus Philipp Maria Schenk Graf von Stauffenberg (Jettingen-Scheppach, 15.11.1907- Berlino, 21.7.1944


Siamo andati alla Santa Messa a Stadtroda, dove celebrava don Andrea, che domani sarà operato a Jena; l’operazione lo preoccupa, perché suo padre morì per una malattia simile a quella per la quale verrà operato domani; ovviamente sono passati decenni dello sviluppo della scienza medica e poi non so se davvero si muore della „stessa“ malattia, comunque ad Altötting l’abbiamo affidato a Maria. Werner, uno degli aiutanti alla comunione, mi ha dato l’immaginetta „ufficiale“ di papa Leone XIV, con una preghiera molto bella di san Newman, che è stata presa come preghiera per il papa. In primo luogo mi ha molto rasserenato la convinzione che san Newman esprime nella preghiera: fino a quando c’è il mondo ci sarà la Chiesa; questa è una promessa del Signore, per questo non dobbiamo aver paura; non sappiamo cosa accadrà, non c’è neppure promesso un futuro semplice, ma sappiamo che lui prega per la Sua Chiesa. Newman è preoccupato solo per il Papa - ma anche per lui prega Cristo - e per questo invita tutti a pregare per il Papa: „per saggezza, coraggio e forza veri“; „dagli la consolazione della tua grazia in questa vita e nella futura la corona dell’immortalità“. 

Giacomo Gambassi (Avvenire) ha intervistato l’ambasciatore della Russia per la Santa Sede Ivan Soltanovsky; mi è piaciuto il tono disteso dell’intervista ed anche la possibilità di vedere le cose in gioco da punto di vista russo. Un’intervista del genere aiuta a non rendere metafisica la concezione del nemico, a non pensarlo come al male assoluto. Questo non fa bene a nessuno.


Dopo la Santa Messa siamo andati a Ziegenrück dove si trova un’isola, intorno alla quale la Saale forma una curva come una „U“; durante la pandemia eravamo già stati in questo luogo che si trova al sud di Stadtroda e che avevamo visto dall’alto; per raggiungerlo abbiamo guidato in una valle che mi fa sempre venire in mente quella nella quale avevano viaggiato C.S. Lewis e sua moglie nel famoso film „Viaggio in Inghilterra“; procedendo la valle diventa fitta di boschi tedeschi; abbiamo fatto una pausa nella città „Neustadt an der Orla“, dove è cresciuto Gottfried Schumann; gli ho mandato un link delle foto che ho fatto e mi ha risposto subito: „Bello! Avete visto l'altare di Lucas Cranach nella chiesa di St. Johannis? È lì che ho sviluppato il mio talento musicale dal 1967 al 1975, cantando nel coro con la tonaca nera e il colletto bianco, nel coro di flauti e nel coro di tromboni, con esibizioni settimanali dalla torre alta 64 metri della chiesa di St. Johannis…“; siamo stati ovviamente alla Chiesa, ma era chiusa (avrebbe aperto i battenti nel pomeriggio) e così non abbiamo potuto vedere il famoso altare di Cranach. Abbiamo invece visto i banchi di macelleria medievali; un cartello spiegava tra l’altro che in essi venivano controllati i prezzi e la qualità della carne e l’igiene nella sua conservazione e vendita. Arrivati a Ziegenrück eravamo piuttosto nella natura; un paesaggio diverso da quello di ieri nell’Harz; per quanto riguarda la flora ieri c’erano i seguenti alberi: tiglio estivo, acero montano, olmo montano e frassino comune; non ho trovato una spiegazione, quindi non so bene quali alberi erano presenti oggi, ma ovviamente il paesaggio era meno montano di quello dell’Harz. Ho trovato invece una spiegazione molto divertente sull’importanza del legno morto per una foresta:  "È incredibile cosa succede in un albero morto: qui le larve dei coleotteri nidificano sotto la corteccia, là i funghi si insediano sui rami spessi. Persino specie rare di uccelli trovano rifugio nel tronco di quello che un tempo era un gigante imponente. Numerosi insetti si sono specializzati esclusivamente nel legno in decomposizione. Sono loro i principali responsabili della decomposizione graduale del legno. Solo con funghi e batteri ci vorrebbe molto più tempo prima che gli alberi morti tornino ad essere terreno fertile. I coleotteri rivestono un ruolo particolarmente importante: con oltre 1350 specie, sono il gruppo più numeroso di insetti che vivono sul legno morto. Pezzo dopo pezzo, con i loro apparati boccali scavano nei tronchi malati. I coleotteri cerambicidi, i coleotteri della corteccia e i coleotteri splendidi sono i primi colonizzatori. Successivamente seguono altre specie come i cervi volanti e i coleotteri picchiatori. Quando il tronco giace a terra, gli abitanti precedenti vengono espulsi. Ora è il turno di formiche, lumache e lombrichi…“ - tra l’altro il tema di Ziegenrück e della sua isola sono le capre, di cui parla anche Paul Kingsnorth nel suo viaggio verso l’Alaska, notando che l’interesse delle capre è mangiare; le loro lotte sono piuttosto innocenti…



Municipio di Neustadt 


In macchina abbiamo sentito l’Angelus del Papa, che si trova a Castelgandolfo: „Continuano a giungere anche in questi giorni notizie drammatiche dal Medio Oriente, in particolare da Gaza. Esprimo il mio profondo dolore per l’attacco dell’esercito israeliano contro la Parrocchia cattolica della Sacra Famiglia in Gaza City. Prego per le vittime, Saad Issa Kostandi Salameh, Foumia Issa Latif Ayyad, Najwa Ibrahim Latif Abu Daoud, e sono particolarmente vicino ai loro familiari e a tutti i parrocchiani.“ (Leone XIV). 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 19.7.25; sabato della quindicesima settimana del tempo ordinario; come marzo è il mese di san Giuseppe, per me luglio è il mese di Sant’Ignazio)

«Quando recitiamo l'Ave Maria, instauriamo un rapporto personale con la Madre e non abbiamo mai la sensazione che il suo nome sia consumato, che il grande ministero di mediazione della grazia stia lentamente esaurendo le sue riserve. O che noi, nelle file infinite dei supplicanti, veniamo soffocati dalla moltitudine degli altri, che il rapporto personale con lei vada perduto» (Adrienne von Speyr, Terra e cielo III, numero 2299). Come mai è così? Perché Maria è più Theotokos, che Maria! Ci sono altre Maria sotto la croce, „ma solo lei è la madre“ (Adrienne). Lei è stata de-personalizzata e per questo può essere la madre per miliardi, questo è possibile solo alla Theotokos! C’è un mistero della sottrazione del nome, di cui abbiamo una traccia anche quando una suora riceve un altro nome: Edith Stein diventa Teresa benedicta a Cruce, etc. Ma anche nella cresima il giovane cresimando riceve un nome aggiuntivo. Ferdinand Ulrich si firmava sempre come il piccolo pellegrino e fratello di Gesù. Per un certo periodo di tempo ho sempre firmato con „un piccolo amico di Gesù“, poi non l’ho più fatto, perché non me ne sono sentito degno. Comunque sia il nome è certamente indicazione della sostanza: „sia santificato il tuo nome“ (ἁγιασθήτω τὸ ὄνομά σου,). Ma vi è anche un mistero della sottrazione del nome, su cui riflette Adrienne nella festa del nome di Maria del 1961.

Cara Livia, le mie fonti giornalistiche non sono quasi mai italiani con l’eccezione di Alessandro Banfi e Renato Farina; molto importante per me è il fattore amicizia, per esempio il mio amico Adrian che insegna filosofia in California e che fa parte della comunità di San Giovanni fondata da Balthasar ed Adrienne è una fonte importante per me (il suo giudizio su Trump è molto articolato, per esempio)…poi vi sono alcuni giornalisti freelance americani di cui non faccio il nome perché Konstanze mi sta aspettando per la colazione. Nel mio account in Substack ho publicato anche autori filosofi statunitensi di un certo rilievo. Ma leggo anche regolarmente la FAZ, sebbene sia un giornale guerrafondaio. Molto interessante, per la regione dove vivo, è la Berliner Zeitung. Ti saluto con affetto e saluti anche a tuo marito Michele, ciao Roberto PS Per la stampa araba la mia fonte è OASIS. 

Abba nostro…

(Sera) Abbiamo fatto una gita nell’ Harz, vicino alla cittadina Thale, che „è una piccola città nella regione della Sassonia-Anhalt, nel distretto dell'Harz, situata ai margini nord-orientali del massiccio montuoso dell'Harz. Thale sorge alla foce del fiume Bode, che sgorga dall'Harz, e sopra la città inizia la valle del Bode. A lungo caratterizzata dalla presenza di un'acciaieria, dal 2004 Thale è una località di villeggiatura riconosciuta dallo Stato“ (Wikipedia). Dapprima abbiamo visitato una formazione di rocce, che porta il nome di „muro del diavolo“ (Teufelsmauer) - in riferimento a questa formazione di rocce c’è una bella storia o leggenda: il diavolo è arrabbiato per il sorgere di troppi monasteri in questa zona pagana e per questo decide di costruire un muro intorno all’Harz, che può costruire solo la notte. Una contadina al mattino prestissimo nel crepuscolo si trova nelle vicinanze con il suo gallo, vede il diavolo, inciampa per lo spavento, il gallo comincia a cantare come un matto, il diavolo pensa che sia già mattino e in uno scatto di ira distrugge il muro, che così diventa questa raccolta di rocce con spazi tra un massiccio e l’altro. Poi siamo andati alla valle del Bode, nel quale si muover con eleganza il torrente che porta questo nome; ad un certo punto siamo saliti su per un canyon, che dall’alto sembrava quello dell’Arizona, anche se di dimensioni più piccole. Le rocce sono di granito e sono state studiate da Goethe nei suoi strati nel suo terzo viaggio nell’Harz. Per quanto riguarda Goethe dire che la domanda nella nostra regione non è: essere o non essere?“, ma „c’è stato Goethe o no“? Konstanze ha superato le sue paure dovute alle vertigini in certi punti del percorso e le mie ginocchia hanno fatto il loro servizio (forse anche per gli esercizi in palestra questa settimana): un’ora e 22 di salita e 300 metri di dislivello; grazie a Dio siamo potuti scendere con la gondola…Buona notte! Noctem quietam et finem perfectum, concedat nobis omnipotens Deus



Il canyon visto dall'alto; ho una foto di mia moglie ancor più impressionate, ma non sono riuscito a postarla 



Il muro del diavolo 



Dettaglio del muro del diavolo 


(Wetterzeube, il 18.7.25; venerdì della quindicesima settimana del tempo ordinario)

«Basta sapere che Maria è lì per stare tranquilli; non si è abbandonati. Spesso, quando si prega così stanchi, basta un Ave Maria ed è un grande conforto sapere che lei ci ascolta. E tutto porta al Signore. E di notte le chiediamo: passa nelle varie stanze, benedici questi uomini, anche un po' i dipendenti, e lei lo fa sicuramente. È capace di fare così tanto. Spesso non si vede alcuna differenza tra questo mondo e l'aldilà e quando lei porta l'aldilà qui, o noi possiamo portare il nostro mondo nell'aldilà, non si avverte più alcuna distanza. E l'unità è perfettamente reale, anche se solo temporaneamente così forte" (Adrienne von Speyr, Terra e cielo III, 2298). Ed è bello che ad Adrienne basti semplicemente aggrapparsi un po' al suo vestito (di Maria), così come io offro la mia mano al Signore affinché mi tenga per mano e mi porti fuori in un posto tranquillo. Non ho esperienze mistiche, ma mi conforta sapere che anche i gesti semplici sono preghiere. Mentre vado in palestra, ho deciso di recitare il rosario; ieri in macchina mi sono chiesto: che senso ha recitare tante Ave Maria? Adrienne dice: è una grande consolazione sapere che lei le sente. Ieri pensavo: sto salutando qualcuno che è molto materno e puro con tutti noi. Ed è semplicemente bello! È bello ripetere “Ave”! // Adrienne parla anche della privazione di questa consolazione, e questo è importante per non cadere nel sentimentalismo mariano. “E poi c'è questa particolare privazione. Ad esempio, se ho qualcosa di pesante da portare, recito il Suscipe, e allora non c'è nient'altro che il Signore sulla croce. Non si può vedere il Natale o la Pasqua; non viene nemmeno in mente che la madre sia lì e possa confortare e rassicurare, o che si possa chiedere alla madre tale conforto. È semplicemente sottratto”. (Ibid.).

Johannes mi ha inviato un'intervista con Beatrix von Storch (AfD) sulla possibile nomina di Frauke Brosius-Gersdorf (SPD) a giudice costituzionale a Karlsruhe. In linea di principio, lei argomenta come il dottor Christian Stahl: «Dato che ho scritto la mia tesi di dottorato sull'influenza delle opinioni politiche dei giudici costituzionali sulla giurisprudenza in materia di aborto, vorrei dire la mia. Nella sua arringa difensiva, Brosius-Gersdorf scrive quanto segue:

"È vero che ho sottolineato il dilemma costituzionale che sussiste quando si riconosce alla vita non ancora nata, a partire dal momento dell'annidamento, la garanzia della dignità umana come all'essere umano dopo la nascita. In base alla premessa giuridico-dogmatica prevalente secondo cui la dignità umana non può essere ponderata rispetto ai diritti fondamentali di terzi, come quelli della donna incinta, l'interruzione di gravidanza non sarebbe ammissibile in nessun caso. Anche l'interruzione per indicazioni mediche in caso di pericolo per la vita o la salute della donna sarebbe quindi esclusa. Tuttavia, la situazione giuridica esistente da tempo prevede che l'interruzione sia consentita in caso di indicazione medica. Il mio impegno e il mio compito come ricercatrice è stato ed è quello di segnalare questa problematica e le incongruenze del diritto vigente, nonché di indicare possibili soluzioni per una regolamentazione coerente dell'interruzione di gravidanza. La soluzione costituzionale può essere solo che la dignità umana è soggetta a ponderazione o che non si applica alla vita nascente. Ho evidenziato questa necessità di discussione dogmatico-costituzionale senza sostenere che la vita nascente sia priva di protezione“.

Innanzitutto, B.-G. riporta in modo errato la posizione giuridica della Corte costituzionale federale. La Corte costituzionale federale ha infatti operato una distinzione molto, molto sottile tra “ammissibile” (nel senso di non punibile) e “illegale” (nel senso di incompatibile con la garanzia della dignità umana sancita dalla Legge fondamentale). Non vi è quindi alcuna incoerenza, come lei sostiene. Ciò che si può effettivamente obiettare – ma solo dal punto di vista di un difensore della vita – è che questa distinzione non è coerente se si prende sul serio la garanzia della dignità umana. Ma un dilemma, come lei sostiene, semplicemente non esiste. (Digressione: non esiste nemmeno un dilemma costituzionale in caso di stato di necessità. Secondo la posizione giuridica della stessa Corte costituzionale federale, l'uccisione di un terzo innocente per salvare la propria vita non è mai lecita. Ma non deve nemmeno essere punibile, cosa che il legislatore ha correttamente stabilito, ad esempio, con l'articolo 35 del codice penale tedesco). B.G. sostiene poi che per la soluzione costituzionale del dilemma da lei inventato esistono “solo” le sue due soluzioni, che in pratica si riducono entrambe a negare al nascituro la dignità umana, apertamente o almeno di fatto. Anche questo è sbagliato, perché se esistesse il dilemma da lei affermato, sarebbe ovviamente concepibile, oltre che ovvia, anche la terza via di una protezione coerente della dignità umana: OGNI aborto sarebbe quindi illegale E inammissibile, e solo in caso di emergenza (pericolo di vita della madre) l'aborto non sarebbe punibile. Brosius-Gersdorf è esattamente ciò che le viene rimproverato: un'ideologa di sinistra che piega il mondo a suo piacimento, fallendo persino dal punto di vista giuridico“.

Coglierò comunque l'occasione per esporre, dapprima con un audio, a Johannes, la mia posizione completa sul tema “Profezia di pace” e ‘Aborto’. Johannes ha accompagnato il video della von Storch con queste righe: “Personalmente mi è antipatica quanto il signor Merz. Ma oggettivamente sono più dalla sua parte che da quella di Merz. Quest'ultimo mi spaventa”.

„Il patriarca Pizzaballa afferma che l'attacco dell'IDF alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia era mirato“, così ho letto in X. Ora seguo, sempre in X, l’account di Padre Gabriel Romanelli, parroco a Gaza. 

Abba nostro…

(Dopo) Vorrei fare un riassunto dell’audio che ho mandato a Johannes e che ho mandato anche a Ferdinand. Ferdinand lo ha ascoltato mentre faceva colazione e ne abbiamo parlato ora al telefono. Ovviamente come futuro medico ha una sensibilità per una precisa discussione biologica che io non ho, ma che è importante e comunque nella storia della teologia, per esempio Tommasod’Aquino, non fa coincidere l’inizio della vita con la fusione dell’uovo e dello sperma. Lo stesso vale per l’Islam. Ferdi ha citato un biologo statunitense che dice che bisogna aver rispetto anche al cospetto della potenzialità della vita. Per quanto riguarda la „profezia della pace“ pensa che con la possibile sconfitta della strategia di Trump ci troviamo confrontati con una situazione da manuale: che fare se uno dei partner non vuole la fine della guerra? In generale ha detto che dobbiamo stare attenti a non parlare solo del male nel mondo; bonum diffusivum sui…

Riassunto dell’audio per Johannes. In primo luogo ho detto che il tema che mi ha interessato negli ultimi tre anni è stato piuttosto quello della „profezia della pace“ e non quello dell’aborto. Papa Francesco ci aveva chiesto, a noi di CL, di fargli compagnia su questo tema e anche sugli altri due tema per lui importanti: la profezia della difesa della casa comune e quella dei poveri e io mi sono concentrato sul tema della profezia della pace, nei diari pubblici. L'ho fatto così come sono io, non sono un pacifista, ne ho un amore particolare per pacifisti, per questo mi sono confrontato con Ernst Jünger (1895-1998) che non è un pacifista, e che nel suo nono volume dell'opera omnia, della sua opera omnia, ha fatto tutto un percorso che lo ha portato da una certa difesa della guerra fino al discorso di Verdun, dove invece parla esplicitamente della comprensione tra i popoli. La guerra è diventata, a causa della tecnica sofisticata, così micidiale, che non è possibile mantenere la differenza tra civilisti e soldati e questo è già un motivo per cui essa non è mai sensata. In questo senso alla fine del nono volume dell’opera omnia Jünger ha lo stesso giudizio che aveva Papa Francesco (e con lui i papi per lo meno a partire da Leone XIII) e ciò che la guerra non risolve mai i problemi. Questo giudizio di Papa Francesco e in genere della dottrina sociale cattolica mi ha completamente allontanato dalla CDU e della CSU. Jünger era un maestro che non piaceva né a destra né a sinistra; a destra lo si è accusato di essere un marxista, per il suo volume sul lavoratore (10º volume dell'opera omnia) e a sinistra lo si è accusato di essere stato un sostenitore di Hitler, cosa che non è per nulla vera. Nella sua casa a Wilflingen lessi una frase che mi fece molto riflettere. Io non sono né di destra né di sinistra né tantomeno del centro…ecco il centro cioè la CDU, così come viene incarnata oggi dal cancelliere Friedrich Merz o meglio rappresenta da lui ha un giudizio sulla storia che è completamente avverso a quello che io ho imparato in dialogo con la dottrina sociale cattolica (sebbene Merz, per esempio nel suo tentativo di dialogo con Trump, si presenta come un cancelliere di notevole statura). Comunque il giudizio del centro politico è diametralmente opposto a tutto lo sforzo intellettuale che ho fatto sul tema della profezia della pace. Per quanto riguarda la posizione dell'aborto, è chiaro che io, come insegnante di religione, mi sono posizionato su questo tema, ma mi sono posizionato più come insegnante che come politico;  come insegnante non ho ritenuto mai essere importante fare una battaglia culturale (come quella che vuole fare Beatrix von Storch), né non farla (come vuole il vescovo Georg Bätzing), direi che io ho detto la mia posizione ed ho ascoltato la posizione degli altri; la mia posizione si lascia riassumere in quella di Robert Spaemann: c'è una differenza tra qualcosa e qualcuno e per questo motivo l'aborto è sempre un omicidio, perché uccide „qualcuno“. Detto questo è chiaro che parlando con degli studenti che a volte riflettono a partire da casi estremi, come per esempio quello di una ragazza che si stata violentata dal padre, bisogna avere una certa sensibilità umana; poi ho cercato di far comprendere che si deve riflettere, non sempre a partire da casi estremi, ma piuttosto a partire dalla normalità e nella normalità l'aborto è una messa in questione di questa differenza umana fondamentale tra qualcuno e qualcosa. Per quanto riguarda la mia esperienza nella scuola ho visto che nel ramo della „Gemeinschaftschule“ vi è più comprensione sul fatto che l'aborto è un omicidio, mentre nel ginnasio, le ragazze, anche quelle che mi volevano bene, del corso di filosofia, erano sulla posizione che l'aborto è un diritto della donna. Ovviamente una donna può decidere se farsi operare o meno se ha un tumore o se vuole avere la terapia di chemioterapia o no, perché il tumore è qualcosa, ma non può decidere se un bambino viene tolto dal suo grembo, perché questo essere è qualcuno, non qualcosa. Per quanto riguarda i temi specifici giuridici, ne ho parlato questa mattina nel mio diario e sono quelli che ha riassunto fondamentalmente la Beatrix von Storch nell’intervista che mi ha inviato Johannes e il dottore Stahl (vedi sopra),che ho citato nel diario. Questi argomenti sono importanti perché bisogna, nel dibattito all’interno dello stato di diritto riflettere con i mezzi che lo stato di diritto stesso dà. Non siamo più nella situazione di Atene, nella quale il diritto serviva all'educazione alla verità, non siamo più in quella di Roma, in cui le persone venivano costrette ad obbedire al diritto (la verità era lasciata al discorso filosofico), ma siamo in quella di Londra (cf Christoph Menke), cioè nel contesto di un diritto liberale che conosce solo un dio, quello della volontà dei singoli per cui è importante argomentare in modo giuridico preciso in modo che la singola coscienza venga interpellata da determinati argomenti… infine vorrei dire che la questione della profezia della pace, la questione della profezia della difesa della casa comune, la questione della difesa dei poveri e la questione della difesa della vita del nascituro sono per me tutti i temi che fanno parte di un unico grande tema, quello che San Giovanni Paolo II chiamava la civiltà dell’amore; come cattolici dobbiamo essere a servizio di questa civiltà dell’amore.

Dalla versione odierna di Banfi prendo questo passaggio importante: „Restare. Sotto le bombe. Con un carrarmato che tira un colpo diretto alla chiesa della Sacra Famiglia. I pochi cristiani di Gaza non se ne sono andati il 7 ottobre. Ed è la seconda volta che gli israeliani uccidono, volendo uccidere, i cattolici nella Striscia. Ieri è successo di nuovo: i soldati di Benjamin Netanyahu hanno fatto altre tre vittime, due donne e il portiere. Era già successo mesi fa, quando un cecchino dell’esercito di Tel Aviv aveva deliberatamente ammazzato un’anziana donna che era all’interno della Parrocchia. Oggi il cardinal Pierbattista Pizzaballa ripete: non ce ne andiamo. Papa Francesco, negli ultimi mesi di vita, chiamava quasi tutti i giorni il parroco don Gabriel Romanelli, ieri rimasto ferito ad una gamba. Ieri Leone XIV ha fatto sentire subito la sua voce. La logica non è: accidenti, hanno colpito i nostri, i cristiani (ogni riferimento alla reazione di Giorgia Meloni è voluto). La logica di Pizzaballa e Romanelli è quella dei 19 martiri d’Algeria (ai quali sarà dedicata una mostra al prossimo Meeting di Rimini): restiamo qui, coi fratelli che muoiono e che soffrono, insieme alle suore di Madre Teresa. I tre cristiani uccisi sotto la croce, colpita scientificamente dall’esercito di Netanyahu, inseguito da un mandato di cattura della Corte penale dell’Aia per crimini di guerra, sono una piccolissima parte dei palestinesi sterminati in questi due anni: 58 mila forse 60 mila persone, fra cui donne e bambini. Condividere il dolore di un popolo, donare la vita per gli altri: questa è la missione apparentemente folle dei cristiani di Gaza, in mezzo ad un popolo che si vuole cancellare dalla faccia della terra. In mezzo alla pulizia etnica dei palestinesi, come trent’anni fa in mezzo alle uccisioni dei 150 mila algerini, ci sono i cristiani, con la loro testimonianza. Col loro martirio. Certo, non sfuggirà che l’“errore di tiro” (testuale giustificazione israeliana) piovuto sulla chiesa cattolica della Striscia sia arrivato poche ore dopo la coraggiosa visita del cardinal Pizzaballa, Patriarca dei latini di Gerusalemme, e del Patriarca ortodosso Teophilus III all’antica comunità cristiana in Cisgiordania di Taybeh, duramente colpita dai coloni nelle ultime settimane.“ (Alessandro Banfi) 

(Sera) “La grammatica deve essere padroneggiata, ma non deve dominare, altrimenti si rischia la pedanteria”. Ernst Jünger, 1960.

Noi cattolici siamo fortunati ad avere il Papa; mi sembra che a partire da Leone XIII (ma vale certamente  anche prima) abbiamo avuto dei papi, per i quali si vedeva che Cristo pregava per loro; più la posto in gioco era alta, e più pregava per loro. Ovviamente non tutto ciò che hanno fatto e detto era all’altezza di Cristo, ma spesso molto vicino. 

La testimonianza della dottoressa Tanya Haj-Assan su Gaza (vedi la mia bacheca in Facebook) è agghiacciante! Me l’ha mandata Livia. 

Pregare l’Ave Maria nei misteri dolorosi significa fare compagnia a Maria in questo momento terribile ed agghiacciante della sua vita. Buona notte! 

Noctem quietam et finem perfectum, concedat nobis omnipotens Deus! 

(Wetterzeube, il 17.7.25; giovedì della quindicesima settimana del tempo ordinario; Marcellina, sorella di Sant’Ambrogio) 

Gv 1, [23] Rispose {San Giovanni Battista}: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia» (ἔφη· Ἐγὼ φωνὴ βοῶντος ἐν τῇ ἐρήμῳ· Εὐθύνατε τὴν ὁδὸν κυρίου, καθὼς εἶπεν Ἠσαΐας ὁ προφήτης.). Cosa significa: Εὐθύνατε τὴν ὁδὸν κυρίου (rendete diritta la via del Signore)? Adrienne nel 1961, al numero 2297 di Terra e cielo III, dice: „tutti i santi sono in realtà precursori“, non solo san Giovanni, ma tutti i santi. Anche la santa del giorno, per esempio per suo fratello Ambrogio. Gli esempi che che fa Adrienne sono SPN, Brigitta, la piccola Teresa di Gesù. SPN è intelligente all'interno della sua missione, non è intelligente come lo è un intellettuale (anzi come tale fa fatica). Egli conduce «gli uomini alla stessa nobiltà del Signore» (Adrienne). Adrienne considera Balthasar, anche nel 1961, come figlio di SPN: „“Così i singoli gesuiti, i cui territori di missione finiscono per intersecarsi. Certamente, io sono stata convertita da un singolo gesuita, ma lui stesso è stato convertito da un altro, che a sua volta è stato convertito da un altro ancora, entrato nella Compagnia di Gesù.” Se uno pensa che un gesuita arrivi al trono di Pietro e che ciò non abbia a che fare con questa catena di conversioni, beh allora credo che sia  solo un chiacchierone, come ce ne sono tanti nella Chiesa. Ovviamente questo tipo di catena che poi si chiama „communio sanctorum“ non funziona solo all’interno di un ordine: credo che il gesuita Francesco abbia generato l’agostiniano Leone XIV, nel rispetto della differenza degli stili e dei compiti. Questa è una teologia dei santi, questo significa: Εὐθύνατε τὴν ὁδὸν κυρίου. Tutto il resto sono chiacchiere. Avevo cominciato a leggere il libro di Padre Andreas R. Batlogg SJ su Leone XIV, sebbene non sia male, ad un certo punto ho smesso di leggere perché mi sembravano chiacchiere, ad alto livello, ma chiacchiere. L’Incontro ultimo di papa Francesco con JD Vance, poche ore prima della morte, era voluto, non era un caso strano. Il modo come Brigitta prepara le vie del Signore è piuttosto all’interno della sua famiglia, dice Adrienne e per quanto riguarda la piccola Teresa, è il rianimare la fede di chi è già credente; l’essere patrona delle missioni è un compito secondario, secondo AvS). Comunque sia, voglio solo dire che non tutte le preparazioni della via al Signore sono uguali; la Chiesa è davvero cattolica e nella sua cattolicità molteplice. Non c’è niente di più sbagliato che presentare una via come l’unica possibile. Ieri sera leggendo Jünger, arrivato tardi alla Chiesa, mi sono accorto che anche lui ha preparato in un certo senso la via alla Chiesa per me che vivo da più di venti anni nella diaspora e che ho ho bisogno di sentire: "È una sensazione che si prova spesso nei confronti del puritanesimo tardivo: che limiti la pulizia all'epidemico e lì la esageri. Sacchi lavati, pieni di immondizia.“ Ecco questo io temo più di tutto: essere un sacco lavato, pieno di immondizia. E poi temo le esagerazioni, in un certo ambito che non mi aiutano per nulla. 

Caro Renato, degli autori citati da Cyrille Louis (Le Figaro), a parte JD Vance di cui ho letto l’autobiografia, che citai nei miei diari e che mi aveva molto impressionato, ad un livello molto profondo, conosco solamente Pat Buchanan, ma ovviamente  conosco i temi; in primo luogo Adrian Walker, docente cattolico di filosofia, Matthew Crawford, Mark Shiffman (tutti autori presenti nel mio account in Substack e nel mio blog), rappresentano quel pensiero cattolico statunitense che potrebbe interessare a JD Vance. Per quanto riguarda la critica al managerialismo burocratico, l’autore che parla del „regime chance“ negli USA, è N.S. Lyons. Potrei citare altri, ma ora mi concentro sulla „cosa“. Anche il mio amico Adrian non nega che negli Stati Uniti ci sia un „regime“ sedicente democratico, ma che democratico non è.  Quindi se poni la domanda: Il superamento della liberal-democrazia è possibile in senso positivo? Direi che è possibile, ma bisogna chiarire precisamente di che cosa stiamo parlando. Partiamo da questo punto: „JD Vance è, a mio avviso, l'uomo di Stato di cui l'America ha bisogno per riportare il cristianesimo al centro del nostro progetto comune. Il fatto che sia stato eletto poche settimane prima di papa Leone XIV, un altro discepolo di Agostino, riporta in auge l'alleanza storica tra la Chiesa e l’impero.“ (Chad Pecknold); devo dire che io sono scettico su questa alleanza, se non è ben chiaro che si tratta di due entità che possono essere coordinate, ma che devono essere anche distinte, non tanto in un senso liberale, ma genuinamente cattolico di amore per la libertà della Chiesa. Adrian vede con un certa difficoltà l’alleanza con il mondo tecnocratico: non è possibile dimenticare la lezione di Heidegger, ma per me ancor più non è possibile dimenticare la lezione di Ulrich, che vede nell’essere non una „funzione“, una „produzione“, ma un dono di amore gratuito. Quello che dice JD Vance sull’ordo amoris, richiamandosi ad Agostino e Tommaso, è molto vero; io l’ho imparato da Robert Spaemann. Quando Papa Francesco ha risposto in una lettera ai vescovi statunitensi che l’ordo amoris avrebbe piuttosto a che fare con la parabola del buon samaritano, secondo me ha forzato una dimensione che non è politicamente sostenibile. Insomma ha fatto della parabola del buon samaritano una „teologia politica“. Suppongo che sia stato più l'entourage del Papa, che il Papa stesso. L'amicizia di Papa Francesco con Giorgia Meloni dice molto del suo atteggiamento nei confronti della destra. Poi ci sono i „bergogliani“ che sono del tutto di sinistra e che non hanno nessun interesse a comprendere questo tipo di cose di cui parliamo qua (in primis Antonio Spadaro). Io direi che l’ordo amoris significa che c'è una differenza tra cose che mi sono vicine e cose che mi sono lontane e che io non posso portare la responsabilità, per quelle che mi sono lontane, nella stessa modalità con cui la porto per le cose che mi sono vicine. Ovviamente la parabola del buon samaritano ci ricorda che nella concretezza dell’esistenza storica mi può diventare vicino uno che non è vicino, ma bisogna anche stare attenti che sulla questione della migrazione illegale, probabilmente ha più ragione JD Vance che diversi vescovi pro migranti. In California sono successe cose che anche una persona docile come Adrian dice che devono essere cambiate. Bisogna cambiare l'atteggiamento del regime, c'è bisogno di fare un „regime change“, non a Teheran, ma negli USA, un regime che dice di essere misericordioso, ma che è solo casinista e che ha abbandonato del tutto la classe operaia, per usare questo vecchio termine, del suo paese. Con ragione dice NS Lyons che la grande tentazione di Donald Trump, sia quella che basti il suo carisma. Ti abbraccio, Roberto PS Rimando anche ad una considerazione che ho scritto ieri pomeriggio nel mio diario sul Prof. Sachs e su Alexander Dugin. 

Dalla versione di Banfi odierna: „La bufera su Milano ha messo in secondo piano un fatto internazionale di prima grandezza. Ieri Israele ha bombardato il centro di Damasco, colpendo al cuore l’organizzazione statale guidata da Al Jolani, l’ex jihadista oggi chiamato Ahmed Al Sharaa, che ha preso il potere e che è già stato incontrato da Donald Trump. Il premier israeliano ha giustificato l’attacco in difesa dei drusi (1). Drusi oggetto negli ultimi giorni di una brutale aggressione nella zona di Suwayda organizzata da alcune milizie ma anche dallo stesso esercito siriano. Come ha scritto su Haaretz l’esperto Zvi Bar’el, Israele cerca di «normalizzare» i rapporti con Damasco ma allo stesso tempo teme il caos incontrollato che domina ancora nel Paese. L’aggressione preventiva di Netanyahu ha come fine di controllare la regione, ecco perché Israele è entrato in contatto con i drusi che vivono nei 120 villaggi della Siria meridionale a ridosso del Golan proponendosi come loro alleato. Sebbene da tempo lo stesso Al Sharaa offrisse un serio accordo di cessate il fuoco a Netanyahu ma chiedesse anche la fine delle interferenze nel suo Paese. Scrive Alberto Negri sul Manifesto: «Sia chiaro: ai danni dei drusi di Suwayda c’è stata una pulizia etnica orribile, con esecuzioni pubbliche dei civili, attuata sia dalle milizie che dallo stesso esercito siriano di Al Sharaa incapace di controllare un Paese occupato da forze straniere, come il suo sponsor turco Erdogan, e che ospita una base americana nell’Est. Come previsto dopo la caduta di Assad, la Siria è un campo di battaglia nella nuova spartizione del Medio Oriente». (Alessandro Banfi). 

  1. „I drusi sono un gruppo etnoreligioso arabo che pratica una dottrina monoteista di derivazione musulmana sciita ismailita. Sono distribuiti principalmente in Siria, Libano, Israele e Giordania, con una popolazione di circa un milione di persone. La loro religione si è sviluppata in Egitto e considera il profeta preislamico Shu'ayb come figura centrale.“ (Wikipedia). 

„La parte che mi ha spaventato di più dell'intervista di Brosius-Gersdorf a Lanz: secondo lei, le sue considerazioni sulla disparità di trattamento tra vaccinati e non vaccinati si basavano sul fatto che all'epoca c'era stato un “grande consenso popolare” a favore dell'obbligo vaccinale.In uno Stato di diritto, tuttavia, il compito della giustizia non è quello di soddisfare la volontà momentanea della maggioranza, alimentata dai media, a scapito delle minoranze, ma di difendere i diritti delle minoranze, dei gruppi emarginati e dei deboli contro la maggioranza. Gettare alle ortiche i diritti di una minoranza perché c'era un presunto “consenso popolare” a favore di ciò significa tornare alla barbarie. Con una premessa del genere si potrebbe anche reintrodurre la pena di morte: con un'adeguata campagna mediatica durata settimane, mesi e anni, si otterrebbe sicuramente anche un “ampio consenso popolare”. A mio avviso, questo è il vero nocciolo della questione nel dibattito su Brosius-Gersdorf: si tratta della “nuova normalità” auspicata dallo Stato, che consiste nel poter limitare i diritti di una minoranza a presunto vantaggio di una maggioranza.“ (Aya Velázquez, X, 16.7.25). 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Quello che ho cercato di dire a Renato sull’alleanza tra impero e chiesa, lo spiega indirettamente, in modo preciso Benedetto XVI in una sua omelia, tenuta durante la Santa Messa nel santuario di Mariazell (Austria) l’8 settembre del 2007. Ecco qui due passaggi significativi: „Queste due immagini della basilica ci dicono {Gesù bambino e Gesù Crocifisso}: la verità non si afferma mediante un potere esterno, ma è umile e si dona all’uomo solamente mediante il potere interiore del suo essere vera. La verità dimostra se stessa nell’amore. Non è mai nostra proprietà, un nostro prodotto, come anche l’amore non si può produrre, ma solo ricevere e trasmettere come dono. Di questa interiore forza della verità abbiamo bisogno. Di questa forza della verità noi come cristiani ci fidiamo. Di essa siamo testimoni. Dobbiamo trasmetterla in dono nello stesso modo in cui l’abbiamo ricevuta, così come essa si è donata…Dio si è fatto piccolo per noi. Dio non viene con la forza esteriore, ma viene nell’impotenza del suo amore, che costituisce la sua forza. Egli si dà nelle nostre mani. Chiede il nostro amore. Ci invita a diventare anche noi piccoli, a scendere dai nostri alti troni ed imparare ad essere bambini davanti a Dio. Egli ci offre il Tu. Ci chiede di fidarci di Lui e di imparare così a stare nella verità e nell’amore. Il bambino Gesù ci ricorda naturalmente anche tutti i bambini del mondo, nei quali vuole venirci incontro. I bambini che vivono nella povertà; che vengono sfruttati come soldati; che non hanno mai potuto sperimentare l’amore dei genitori; i bambini malati e sofferenti, ma anche quelli gioiosi e sani. L’Europa è diventata povera di bambini: noi vogliamo tutto per noi stessi, e forse non ci fidiamo troppo del futuro. Ma priva di futuro sarà la terra solo quando si spegneranno le forze del cuore umano e della ragione illuminata dal cuore – quando il volto di Dio non splenderà più sopra la terra. Dove c’è Dio, là c’è futuro.“Guardare a Cristo”: gettiamo ancora brevemente uno sguardo al Crocifisso sopra l’altare maggiore. Dio ha redento il mondo non mediante la spada, ma mediante la Croce. Morente, Gesù stende le braccia. Questo è innanzitutto il gesto della Passione, in cui Egli si lascia inchiodare per noi, per darci la sua vita. Ma le braccia stese sono allo stesso tempo l’atteggiamento dell’orante, una posizione che il sacerdote assume quando nella preghiera allarga le braccia: Gesù ha trasformato la passione – la sua sofferenza e la sua morte – in preghiera, e così l’ha trasformata in un atto di amore verso Dio e verso gli uomini. Per questo le braccia stese del Crocifisso sono, alla fine, anche un gesto di abbraccio, con cui Egli ci attrae a sé, vuole racchiuderci nelle mani del suo amore. Così Egli è un’immagine del Dio vivente, è Dio stesso, a Lui possiamo affidarci.“ (Benedetto XVI). Papa Benedetto XVI aveva anche ben presente il fatto che la predicazione della singolarità della verità di Cristo deve tenere conto oggi anche dell’esistenza di altre religioni: „Solo Lui è Dio e perciò solo Lui è il ponte, che veramente mette in contatto immediato Dio e l’uomo. Se noi cristiani dunque lo chiamiamo l’unico Mediatore della salvezza valido per tutti, che interessa tutti e del quale, in definitiva, tutti hanno bisogno, questo non significa affatto disprezzo delle altre religioni né assolutizzazione superba del nostro pensiero, ma solo l’essere conquistati da Colui che ci ha interiormente toccati e colmati di doni, affinché noi potessimo a nostra volta fare doni anche agli altri. Di fatto, la nostra fede si oppone decisamente alla rassegnazione che considera l’uomo incapace della verità – come se questa fosse troppo grande per lui. Questa rassegnazione di fronte alla verità è, secondo la mia convinzione, il nocciolo della crisi dell’Occidente, dell’Europa“ (Benedetto XVI).

Per quanto riguarda la realtà politica in cui mi trovo agire trovo molto interessante l’articolo odierno di Wiebke Hollersen nella „Berliner Zeitung“ sul fallimento dei verdi nell’est della Germania: „Katrin Göring-Eckardt, Marianne Birthler e Ilko-Sascha Kowalczuk dovrebbero ampliare la visione dei Verdi sull'Est nel 2025. Le due attiviste per i diritti civili della DDR e lo storico, vicino a molti attivisti per i diritti civili della DDR. I loro meriti nel periodo della svolta sono giustamente tenuti in grande considerazione, ma per la maggior parte delle persone nell'Est, i rappresentanti di questo movimento non parlano più da decenni. Già alle elezioni del 1990 non avevano ottenuto risultati particolarmente brillanti. I Verdi avrebbero potuto rendersene conto. Se avessero avuto la minima idea dell’Est. Gli attivisti per i diritti civili non vogliono affatto parlare a nome dei tedeschi dell'Est, per l'amor del cielo. Dopotutto, considerano la maggior parte delle persone dell'Est – a differenza di loro stessi – più o meno danneggiate dalla dittatura. Marianne Birthler ha riassunto una posizione molto diffusa tra loro in un'intervista al Tagesspiegel lo scorso anno: "Nella DDR non si è imparato a discutere pubblicamente e liberamente. C'era solo bianco e nero, giusto e sbagliato, noi e loro. Nella DDR non si imparava né si insegnava a fare distinzioni. Per questo oggi le posizioni nell'Est sono più radicali, più intransigenti. Non c'è tradizione di negoziare posizioni e tollerare opinioni diverse“. Lo avrebbe potuto dire anche Göring-Eckart, che due anni fa aveva accusato ‘alcuni’ tedeschi dell'Est di essere rimasti ”impigliati da qualche parte nell'esaltazione della dittatura“, perché lì ”qualcun altro doveva risolvere tutto per loro". Sempre sul Tagesspiegel, il quotidiano in cui il cantautore e attivista per i diritti civili Wolf Biermann aveva diagnosticato agli est-tedeschi una «malattia cronica dell’anima». Oppure Ilko-Sascha Kowalczuk, storico che con i suoi libri intelligenti ha contribuito molto alla comprensione della DDR e del periodo della svolta, ma che ora si occupa anche della psiche dei tedeschi dell’est. E attesta loro un danno post-dittatura che definisce “shock da libertà”. Ha scritto un intero libro su questa tesi, che doveva essere un contro-libro al bestseller di Dirk Oschmann sulla denigrazione dei tedeschi dell’est, e che è stato molto ben accolto nell'ovest. Un'altra tedesca dell'Est nel comitato consultivo dei Verdi è Grit Friedrich, anch'essa attiva come attivista per i diritti civili nella DDR. Oggi si trova in rete una sua conferenza in cui si interroga se l'immagine diversa della Russia nella Germania dell'Est sia dovuta all'“abuso dei traumi” dei tedeschi dell'Est nella propaganda russa...Questa è la prospettiva dei noti esperti dei Verdi sull'Est. Naturalmente è legittima, ma non è né nuova né sorprendente, non genera alcun dibattito nell'Est. Nell'Est non è condivisa praticamente da nessuno al di fuori della propria cerchia, ed è in parte confutata (i danni cronici all'anima) da lavori scientifici. Spesso ruota attorno al passato, alla DDR, alla dittatura. Si potrebbe integrare in un comitato consultivo, sfidarla, si potrebbero chiamare persone come Dirk Oschmann per condurre discussioni produttive, per andare avanti nella riflessione sull'Est. O il sociologo Steffen Mau, che analizza con lucidità le differenze tra Est e Ovest. Forse come scienziato non è disponibile per tali scopi. Si sarebbero potuti coinvolgere imprenditori, persone provenienti dal cuore della società della Germania orientale, sindacalisti che conoscono i problemi attuali tra il Mar Baltico e i Monti Metalliferi. Ciò potrebbe portare a conclusioni che vanno oltre ciò che si pensa comunque dell'Est nell'Ovest, e quindi anche tra i Verdi.“ (Wiebke Hollersen). 

A 8 ore di macchina da qui accade questo (devo solo percorrere la A4 fino in fondo): "Gli attacchi contro l'Ucraina occidentale non seguono solo una tattica intimidatoria, ma una chiara logica militare: la parte occidentale del Paese è fondamentale per il rifornimento di armi e attrezzature dall'Europa e dagli Stati Uniti. Chi attacca nodi ferroviari, depositi di munizioni e centri logistici interrompe le catene di approvvigionamento e indebolisce di conseguenza la difesa ucraina nell'est. Il calcolo è chiaro ed efficace. In questa fase, la Russia sta dimostrando la sua “guerra di vantaggio”: mentre l'Ucraina attende le forniture di armi occidentali, Mosca colpisce con una forza senza precedenti. Solo nel mese di giugno sono stati registrati più di 5000 droni e nel mese di luglio potrebbero essercene ancora di più. Nella notte del 9 luglio, ad esempio, la Russia ha sferrato un attacco con 728 droni, accompagnati da sette missili Iskander e sei missili ipersonici Kinzhal: un'ondata di attacchi di portata senza precedenti, che ha trovato la via libera grazie all'assenza di difese aeree. Contrariamente alle ipotesi occidentali, la Russia non sembra avere problemi di produzione, anzi: secondo le stime, circa 500 droni Shahed al giorno provengono dalla produzione russa {dapprima erano di costruzione iraniana}. Il calcolo di Putin rimane lo stesso: l'Occidente deve essere logorato finanziariamente, politicamente e socialmente: più la guerra dura, maggiori saranno i segni di usura. La pressione russa non è diretta solo contro l'Ucraina, ma invia anche segnali militari mirati all'Europa. La città di Lutsk, duramente colpita, si trova a soli 90 chilometri dal confine polacco. Sabato scorso, un drone russo ha persino attraversato brevemente lo spazio aereo polacco, probabilmente per testare la difesa aerea e in evidente provocazione: "Guardate, cari polacchi. Il vostro governo continua a sostenere l'Ucraina: potremmo colpire anche voi“. Parallelamente agli attacchi russi, anche Washington ha preso posizione. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che fornirà all'Ucraina ulteriori sistemi di difesa aerea Patriot, finanziati dall'Europa e dai partner della NATO. Inoltre, ieri ha posto un ultimatum di 50 giorni. Non è il primo che rivolge a Putin, ma è sicuramente il più duro finora. Una reazione da Mosca sembra inevitabile, ma quale sarà è ancora pura speculazione. Il ritorno delle emozioni e del desiderio di vendetta nella politica mondiale, in particolare da parte di Donald Trump, fa prevedere tutto e niente allo stesso tempo“. (Lukas Moser, BZ di oggi) PS La BZ afferma però anche che Trump non crede che Putin possa essere sconfitto. E per quanto riguarda il desiderio di vendetta, questo certamente non è una specialità di Trump, probabilmente non lo è per nulla una sua prerogativa, come fa vedere la frase del presidente statunitense citata da Alessandro: «Io non sto dalla parte di nessuno, sto dalla parte dell’umanità. Voglio la fine delle uccisioni».

Si potrebbe pensare che la scena delle «sale illuminate» (Goethe, Faust II, 6307-6376) sia solo una scena di transizione, quindi irrilevante; ma in realtà le transizioni non sono irrilevanti, anzi: l'enfasi eccessiva su temi puramente filosofici e teologici è un errore fondamentale se si vuole conoscere la realtà così com'è. Faust è impegnato con il “descensus”, l'imperatore vuole il suo miracolo: “l'imperatore vuole che tutto sia pronto” (6317), Mefistofele ha la ‘saggezza’ di ricordare la necessità della magia: “Perché chi vuole il tesoro, la bellezza, / ha bisogno dell'arte suprema, della magia dei saggi” (6315-16); ma il popolo ha bisogno della magia, non per il bello, ma per i piccoli problemi della vita quotidiana. La bionda ha problemi con la sua pelle bianca, che soffre in estate, e chiede “un rimedio” (6323); la bruna lotta con un “piede congelato” (6330); Mefistofele suggerisce un rimedio omeopatico: «Permettimi di darti un calcio» (6333), poiché l'omeopatia stessa suggerisce: «Il simile con il simile, qualsivoglia sia la sofferenza» (6336). Una signora si lamenta perché l'amato non la ama più: «Fino a ieri cercava salvezza nei miei sguardi, / chiacchiera con lei e mi volta le spalle“ (6345/46). Mefistofele può solo constatare: ”La miseria è grande“ (6365); infine si occupa degli spiriti con cui Faust è impegnato: ”Gli spiriti si ritrovano da soli nel luogo", senza parole magiche. Così finisce la scena!

(Sera) Ho letto da qualche parte che gli autori cattolici e non si distingueranno tra chi ha espresso un convinto no alla guerra e chi invece ha pensato che essa sia la soluzione dei problemi; come al solito non mi riconosco in nessuna delle due posizioni, mentre trovo in Ernst Jünger parole che mi aiutano a comprendere la mia posizione e la sua: „"Sgraffito. Il muro è ricoperto di malta che nasconde il fondo. Qui svaniscono gli opposti del bene e del male, della luce e dell'ombra, della guerra e della pace, del maschile e del femminile, del bello e del brutto, della vita e della morte. Le coppie si uniscono e non si annullano. Se immaginiamo che regnino la bontà, la luce, la pace, la felicità, la bellezza, l'amore e la vita, non dobbiamo pensare tanto a un trionfo quanto a un'alleanza stipulata dopo un sacrificio esaudito. Entriamo nella sala delle feste a braccetto con i nostri nemici, con il nostro assassino. La VITA sta alla porta; la morte l'ha incisa con il suo pennino, attraverso la polvere della vita, attraverso la polvere del cuore" (Ernst Jünger, Sgraffiti, 394). // La vita è fatta di opposti e non serve a nulla dimenticarne uno dei due. Quanto si impone la pace, ciò implica anche l’accettanza del sacrificio che è costata la guerra e la disponibilità al perdono del nemico. Non si tratta mai del trionfo di un polo sull’altro, ma del superamento in un abbraccio polare. 

(Wetterzeube, il 16.7.25; mercoledì della quindicesima settimana del tempo ordinario; Beata vergine Maria del Monte Carmelo) Da qualche giorno ci sono di nuovo le capre tra la casa e il fiume; questo piccolo avvenimento mi dà sempre una grande gioia quotidiana. Questa loro presenza mi ricorda che siamo nell’estate, infatti andranno via poi, quando verrà il tempo cattivo. L’oleandro in giardino fa un po' fatica, ma ci ha donato qualche fiore… mi ha ricordato l'esplosione di gioia naturale che questa pianta esprime a Maiorca dove si vede e cresce dappertutto.

Nel giorno dell’ascensione del 1961 Adrienne von Speyr vede il movimento e il senso di questa festa (cf. Terra e cielo III, numero 2295). Il senso: „Dio ritorna a casa da Dio“. Il movimento: quello di Cristo dal basso in alto, dapprima da solo e poi con una corte di molte altre figure. Ascensione è „rivelazione“, che confessiamo nel „Credo“ e per quanto possiamo essere accorti filosoficamente, dobbiamo stare attenti a non perdere l’atteggiamento di confessione di un bambino. Nell’avvenimento dell’ ascensione vi è una dinamica che è „fuoco“ e che dona una „gioia“ che non ha a che fare con le gioie periture del mondo. Questa gioia presuppone che ci sia davvero un luogo nel quale Dio può ritornare a Dio. Adrienne ne parla così: „Poi accade come una cerimonia nel cielo: la festa della sua assunzione. Non si vedono il Padre e lo Spirito, ma si sa con certezza della loro presenza in questo luogo, che è un luogo-universale, il luogo eterno del Padre nell’infinitezza“ (ibid). È un luogo dove la differenza tra tutto e parte è superata. Noi partecipiamo a questo luogo e alla sua gioia, ma possiamo anche allontanarcene. Questa gioia è stabile nel cielo, „ma per noi cresce. È la gioia del Padre e del Figlio, la gioia del Figlio per il Padre e lo Spirito, la gioia trinitaria nel mondo. Per quanto discutibile sia il mondo, non è comunque un fallimento, perché il Figlio lo porta in cielo. È opera del Padre che il Salvatore riporti il Padre a sé. Ed è come se ogni cuore che ha battuto nel mondo dovesse riportare la gioia in cielo. Il male che si è intromesso è oggi {nel giorno dell’ascensione} coperto, dimenticato, passato, nel ricongiungimento tra il Figlio e il Padre“ (Adrienne). È importante seguire gli avvenimenti del mondo come cerco di fare nei miei diari, ma il mio diario non sta in concorrenza con la versione di Banfi, è un diario di meditazione teologica e filosofica, che non per caso comincia con una meditazione, per esempio della gioia donata da Dio, che non dipende dal destino del mondo. Forse Hegel ha ragione quando afferma che bisogna guardare il male negli occhi, ma è necessario anche guardare la gioia di Dio negli occhi, per come possiamo. Il dono dell’essere come amore gratuito è espressione di una gioia completa e semplice che ci è donata oggi; la dimensione teologica di questa gioia viene espressa da Adrienne nel movimento del Padre al Padre, possibile perché Cristo ha già (!) redento il mondo. Questo non toglie il fatto che da anni l’esistenza storica si esprime come guerra mondiale a pezzetti, in vero più per altri che per noi.

Nel dormiveglia dovevo pensare alla stanza del caminetto più famosa del mondo, quella stanza nella Casa Bianca, nella quale il presidente statunitense Donald J. Trump con il suo entourage (JD Vance siede sempre vicino a lui) accoglie i suoi ospiti…l’altro giorno il presidente della Nato, Mark Rutte,  in questa stanza c'è stato lo scontro con Zelensky, in questa stanza c'è stato l’ incontro con Friedrich Merz, il cancelliere tedesco attuale, l’incontro con Netanyahu, eccetera eccetera. Da una parte essa simboleggia la „pubblicità“ del discorso democratico, poi è bello che Trump non sia da solo, anche se parla in primo luogo lui…nel dormiveglia era presente diffusamente una caduta di speranza in questo luogo…Trump ci tiene ancora alla sua figura di peacemaker, ed ha fatto degli esempi: l’accordo tra la Repubblica democratica del Congo e il Ruanda, criticato dal cardinal Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, perché sarebbe stato un accordo „nella totale assenza di consultazione delle popolazioni direttamente colpite“; e poi quello tra Armenia e Azerbaigian, criticato dal Molokano, perché sul suo piatto ci sta anche la testa del Katholikos della Chiesa apostolica armena. Della Russia il presidente Trump dice che è infelice, perché Putin non cede. Con la svolta di Trump sembra „evidente che non siano possibili soluzioni politiche o che gli europei e probabilmente ora anche gli Stati Uniti non siano disposti a venire incontro agli interessi russi al punto da porre fine alla guerra con un compromesso sulla base della linea già nota“ (Johannes Varwick). Nel dormiveglia era presente la domanda posta l’altro giorno dallo scienziato della politica di Halle: „dove finirà tutto questo?“

Banfi nella versione odierna riassume lo status quo così: „Nel continuo stop and go sull’Ucraina, nella notte italiana Donald Trump ha detto all’agenzia Bloomberg che i primi missili Patriot per Kiev sono stati già spediti dalla Germania. L’annuncio arriva dopo 24 ore segnate da una certa indecisione presidenziale. Sono le montagne russe (e ucraine) della nuova diplomazia Usa. Washington Post e Financial Times hanno infatti riferito che, in uno dei colloqui con Volodymyr Zelensky, il presidente Usa avrebbe ipotizzato un bombardamento diretto di Mosca e di San Pietroburgo. Ieri la Casa Bianca ha smentito, sostenendo che si era trattato solo di una domanda. Poi in un’intervista con la BBC ieri Trump ha ripetuto di essere deluso da Putin, «ma non ho chiuso», ha detto. «Io non sto dalla parte di nessuno, sto dalla parte dell’umanità. Voglio la fine delle uccisioni». Da Bruxelles Kaja Kallas, alto rappresentante della politica estera Ue, ha criticato il presidente Usa perché ha promesso aiuti e armi all’Ucraina, ma con i fondi Ue. «Vorremmo che gli Stati Uniti condividessero questo onere. L'America e l'Europa stanno collaborando. E se lavoriamo insieme, possiamo esercitare pressione su Putin affinché negozi, dimostrandogli che l'unico modo per porre fine a questa guerra è costringerlo a cedere». Esplosioni e feriti sono stati segnalati la notte scorsa in alcune città ucraine, ondate di droni russi hanno preso di mira la capitale e altre regioni del Paese“ (Alessandro Banfi). 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Leggendo il dialogo tra Faust e Mefistofele nelle “cupe gallerie” (cfr. Goethe, Faust II, 6173-6306), ho pensato al tema letterario universale del descensus nel regno dei morti (Gilgamesh, Omero, Virgilio, Dante) e al tema cattolico della discesa all’inferno, così come è stato vissuto e pensato da Adrienne von Speyr e Hans Urs von Balthasar. Non voglio ora approfondire e precisare, ma solo fornire alcune informazioni di base, riguardo lo stato di partenza del mio sapere in questo ambito. Faust dice a Mefistofele: “L'imperatore lo vuole, deve avvenire immediatamente, / Vuole vedere Elena e Paride davanti a sé; / Vuole vedere l'immagine perfetta dell'uomo e della donna / in forme chiare” (6116-6119). Come modelli non vengono scelti Adamo ed Eva della tradizione biblica, ma Elena, la donna più bella del mondo, e Paride, che ha fatto proprio di questa bellezza il tema principale della sua esistenza. La reazione di Mefistofele alla richiesta di Faust di realizzare il desiderio dell'imperatore («Al lavoro, non posso venir meno alla mia parola» (6187)) è disincantata: «È stato insensato promettere con leggerezza» (6188). Dovremo approfondire in seguito il motivo per cui Mefistofele è così sprezzante, con una parvenza di moralità (pacta sunt servanda; quindi non avrebbe dovuto prometterlo); ciò non smorza l'entusiasmo di Faust: «Prima l'abbiamo reso ricco {l'imperatore}, / ora dobbiamo divertirlo» (6191/92). Rendere le persone ricche apparentemente diverte il diavolo, che in qualche modo sa di essere dominus solo sull'apparenza, non sulla realtà: «Pensi di poter far apparire così facilmente Elena...» (6197). Faust è infastidito e pensa che Mefistofele semplicemente non ne abbia voglia: «Ecco il solito vecchio ritornello! / Con te si finisce sempre nell'incertezza. Tu sei il padre di tutti gli ostacoli, / Per ogni mezzo vuoi una nuova ricompensa» (6203-6206). In effetti Mefistofele non fa nulla gratis, ma qui lo disturba il fatto che solo attraverso «le madri» sia possibile arrivare ad Elena e al regno dei morti: sono dee, archetipi della vita, proprio ciò che Mefistofele non sopporta. Mefistofele «desidera che tutto vada in rovina, mentre loro sono proprio le custodi eterne dell'essere» (Trunz, 606-607). Quindi la donna più bella del mondo può essere preservata e apparire solo grazie a loro. Faust si avvicina molto all'abisso del nichilismo: “Imparare il vuoto, insegnare il vuoto” (6232), ma pone questo insegnare/imparare davanti a un punto interrogativo. A questo punto, Mefistofele dice probabilmente una parte della verità: «Non vedrai nulla in un vuoto eterno, / non sentirai i tuoi passi, / non troverai nulla di solido dove riposare» (6246/48) – questa è letteralmente l'esperienza che Adrienne von Speyr ha avuto all'inferno. Ma il diavolo non sa nulla di più, poiché secondo la teologia cattolica di Balthasar l'inferno stesso è il mistero di giustizia del Padre. Nel mistero delle madri - Goethe rimane nell'ambito della teologia pagana - Faust ha ancora una speranza di vedere e incontrare Elena: «Nel tuo nulla spero di trovare il tutto» (6256). Mefistofele dà a Faust solo una chiave, poiché per i motivi sopra citati non vuole avere nulla a che fare con le madri: «La chiave troverà il posto giusto, / Segui, ti condurrà alle madri» (6263/64). Faust accetta l'invito, poiché sa che «non cerco la mia salvezza nell'immobilità» (6271). La vita è l'opposto dell'immobilità; è «brivido»: nel linguaggio di Goethe ciò e da intendere nel senso di «meraviglia/stupore», da cui nasce la filosofia. Faust cerca una via verso l'assoluto: verso i «regni liberati» (cfr. 6277); come nell'ablativo assoluto, la parola «assoluto» è uguale a «liberato». Nel verso 6290 viene usata la parola «Schemen», che significa «figure ombrose»; nell'inferno Adrienne von Speyr vede solo “effigi”, che sono anch'esse una sorta di “figure ombra”. Queste divinità femminili vedono solo effigi, secondo Mefistofele. Faust vuole comunque il “descensus”. Vedremo come andrà avanti. Incontrerà l'immagine o la realtà di Elena?

Il prof. Jeffrey Sachs, che ha salutato dapprima positivamente la figura del peacemaker di Trump, vede, dopo le ultime svolte, una nuova speranza, incarnata dai paesi BRICS. Ciro Sbailò, nel „Giornale“, invece fa vedere che la Cina è in crisi e propone come alternativa un atteggiamento „poliedrico“, per usare il termine caro a Papa Francesco. Il giurista romano si esprime così: „In questo scenario, l'alternativa al caos non è un ordine rigido, ma la capacità di orientarsi nell'incertezza. Servono geometrie adattive, reti resilienti, forme aperte. Perché oggi, più che schierarsi, conta saper mutare forma senza perdere direzione“. La mancanza di apertura, di „forme aperte“, è quello che è più evidente nel filosofo russo Alexander Dugin; dapprima ha salutato anche lui la novità di Trump, pur sempre mantenendo una certa diffidenza, ora dice, espressamente, che il presidente americano non avrebbe sostanza, e che in fondo l’unica cosa che sa fare è procrastinare  l’apocalittico Armageddon di cinquanta giorni. Forse, ma tra le più belle frasi che ho sentito dire, è proprio quella di Trump:  «Io non sto dalla parte di nessuno, sto dalla parte dell’umanità. Voglio la fine delle uccisioni».

(Sera) "È una sensazione che si prova spesso nei confronti del puritanesimo tardivo: che limiti la pulizia all'epidemico e lì la esageri. Sacchi lavati, pieni di immondizia... Paolo vedeva i nessi, da qui la sua audacia non solo nei confronti della morale, ma anche della magia, che lo rese un padre segreto dello gnosticismo {questo termine in Jünger ha una connotazione positiva; corrisponde allo spirito della filosofia} . È sovrano nei confronti delle regole e anche, cosa che un mago non sarebbe mai, nei confronti della parola" (Ernst Jünger, Sgraffiti, 392-393). // È vero in Paolo vi è un’incredibile audacia umana, filosofica e teologica di cui abbiamo tanto bisogno se non vogliamo essere „sacchi lavati, pieni di immondizia“. PS Credo che Kandinsky nel suo saggio sulle forme facesse una critica simile a quella di Jünger nei confronti del puritanesimo. Jünger nel passo citato pensa alla preghiera, Kandinsky all’arte, ma si tratta della stessa libertà, senza la quale non vi è neppure vera obbedienza: "Non bisogna porsi limiti, a parte quelli che esistono nella realtà. Questo vale non solo per chi crea (l'artista), ma anche per chi riceve (lo spettatore). Quest'ultimo può e deve seguire l'artista senza temere di essere condotto su strade sbagliate. L'uomo non è in grado di muoversi fisicamente in linea retta (pensiamo ai campi e ai sentieri di campagna!), e ancor meno lo è spiritualmente, e proprio tra i percorsi spirituali spesso la linea retta è lunga, perché è sbagliata. E quella che sembra sbagliata è spesso la più giusta. L'ansiosa adesione ad una sola forma porta inevitabilmente ad un vicolo cieco... Il sentimento aperto - verso la libertà. Il primo è il seguire la materia. Il secondo - lo spirito: lo spirito crea una forma e passa ad altre." (Über die Formfrage, Monaco di Baviera 1984, 146). Per quanto riguarda la preghiera, Jünger afferma, giustamente che essa è feconda solo con il battito del cuore, cioè “nella felicità, nella dedizione di sé, nella conoscenza del mondo” (Sgraffiti, 393). Certo vi è per me cristiano la vera ed unica forma del Logos universale e concreto, ma esso non è una forma artistica o esistenziale privilegiata, ma il senso del tutto, capace di includere tutto e procedere ad una molteplicità di forme. Non si tratta di vanità, perché quest’ultima non è conciliabile né con la libertà  né con l’obbedienza, quella vera ed amorosa, mentre la vera libertà è solo l’altra faccia dell’obbedienza…(cf. Adrienne von Speyr, La vittoria dell’amore, 59). 

„Netanyahu si è attribuito il merito di aver contribuito al cambio di regime di Assad e di aver portato al potere la nuova fazione di Al Qaeda al potere in Siria. Al-Jolani, l'ex leader di Al Qaeda diventato nuovo presidente siriano, ha poi cercato di placare Israele mentre questo distruggeva le difese siriane e si impadroniva di ulteriori territori siriani. Jolani ha dichiarato che Israele e Siria hanno “nemici comuni” (Iran, Hezbollah) e ha espulso i gruppi palestinesi. Ora Netanyahu ripaga i suoi alleati di Al Qaeda bombardandoli. Oltre alle uccisioni settarie che la maggior parte del mondo ignora, ecco un altro motivo per cui i sostenitori del cambio di regime avrebbero dovuto mettere in discussione la saggezza di fare causa comune con Israele.“ (Aaron Maté, X, 16.7.25) // Sempre più pezzetti di guerra. Ma non dobbiamo dimenticare la gioia del cielo di cui ho parlato questa mattina. 

„Una nuova e scioccante fuga di notizie sul bilancio dell'UE rivela una scommessa pericolosa: l'Ucraina otterrebbe un massiccio aumento dei finanziamenti, mentre gli agricoltori europei ne uscirebbero perdenti. Questo piano rischia di emarginare l'Europa rurale e di minacciare le famiglie di tutto il continente. Bruxelles non deve abbandonare gli agricoltori europei per finanziare l’Ucraina.“ (Viktor Orbán, X, oggi).

„ B.V.M. del Monte Carmelo. La sua memoria liturgica (facoltativa) è fissata dal calendario romano generale al 16 luglio. San Paolo VI la annovera tra le feste "celebrate da particolari famiglie religiose, ma che oggi, per la diffusione raggiunta, possono dirsi veramente ecclesiali“ (Dicastero delle Cause dei Santi) / mi sento molto legato alla Vergine del Monte Carmelo. 

(Wetterzeube, il 15.7.25; martedì della quindicesima settimana del tempo ordinario)

Rom 8, [20a] „essa infatti è stata sottomessa alla caducità (τῇ ματαιότητι) - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa“ (τῇ γὰρ ματαιότητι ἡ κτίσις ὑπετάγη, οὐχ ἑκοῦσα ἀλλὰ διὰ τὸν ὑποτάξαντα,) - Balthasar ed Adrienne traducono questa parola τῇ ματαιότητι: alla nullità, alla futilità, alla vanità. Questo essere sottomessi τῇ ματαιότητι non è qualcosa che riguarda solo un individuo, solo Eva e Adamo, ma attraverso Eva ed Adamo si mettono in moto forze, che esistono prima di Eva e Adamo secondo il testo biblico di Gen 3, che si espandono dopo il peccato in una quasi universalità del male. „E così il male sottomette il mondo alla vanità, e la vanità si espande, diventa visibile in ogni cosa, e ogni visibilità richiede altra, nuova visibilità, nuova, vivace vanità, è una forma che racchiude tutte le forme, un male che è capace di tutti i mali, un male nascosto che, una volta diventato visibile, travolge ogni limite del visibile.“ (Adrienne von Speyr). Questa che io chiamo „quasi universalità del male“, per non cadere in una forma di manicheismo, non riguarda solo i vanitosi conosciuti ed illustri; è qualcosa che riguarda noi tutti; quando nella chiesa sorge uno scontro politico insormontabile, per una qualche posizione e giudizio politici, è in gioco anche la vanità, che apre una porta, anche se piccola e mette così in moto una valanga. "Nessuno sceglie mai il nulla , eppure il mondo è diventato una cosa vana, e ognuno sa quanto sia vano e vanitoso egli stesso. E se lo sapesse completamente, intraprenderebbe anche la lotta contro di esso; ma lo sa solo in parte, solo relativamente agli altri, sì, solo in collaborazione con gli altri, in un modo che partecipa esso stesso alla vanità, e non riesce a separare la propria vanità da quella degli altri, tanto che preferisce non guardare più, non prendere seriamente sul serio che lui stesso, come il resto del mondo, è perso nella vanità. Ma questo essere abbandonato non corrispondeva alla sua scelta, alla sua volontà; gli è capitato» (Adrienne von Speyr). 

Buongiorno mio caro amico, ti saluto dopo tanto tempo. Ti scrivo un messaggio, ma non ti dimenticherò mai, io e molti bambini cristiani e le loro famiglie di poche parrocchie ti ricordiamo ogni giorno nella Santa Messa e nella preghiera del Santo Rosario. Ora sai che in Bangladesh ogni sistema di applicazione della legge è distrutto e soffocato. Il fondamentalismo islamico e il terrorismo stanno aumentando radicalmente. Questo governo non prende alcuna azione efficace contro il terrorismo islamico e la corruzione, le uccisioni, che avvengono quotidianamente, bambini, ragazze e donne rapite ogni giorno, ora in Bangladesh ovunque la cultura di massa (senza che i giudici uccidano nessuno)…, in particolare le comunità delle minoranze e le minoranze cristiane religioni colpite quotidianamente, siamo vivi solo grazie alla benedizione di Dio, niente ci salva quindi noi minoranze ora non abbiamo lavoro perché il 95% delle comunità musulmane non dà lavoro alle comunità cristiane, ora la cultura dell'odio religioso sta andando veloce e furiosa. In questa situazione io e noi cristiani abbiamo bisogno delle vostre preghiere e del vostro aiuto per vivere, Francis (dal Bangladesh) - Caro Francis, avevo visto le foto che mi avevi mandato ed anche letto il tuo testo; anche nei giornali da noi si è parlato di una svolta negativa in Bangladesh. Prego volentieri per te e per voi, e chiedo che queste righe stesse siano preghiera di comunione. Io sono andato in pensione e guadagno molto di meno, fino a quando mio figlio studia medicina a Monaco di Baviera devo fare tagli alle spese. Quando l’anno scorso ti ho mandato una somma relativamente piccola, ho dovuto pagare quasi la stessa somma in tasse. Chiedo al Signore che aiuti te, la tua parrocchia, le suore che lavorano con voi, Tuo Roberto 

Gentile signor Graziotto, La prego di scusare il ritardo nella risposta, ma solo è riapparso il suo messaggio. Non ero a conoscenza del fatto che anche i rappresentanti dei genitori avrebbe tenuto un discorso {durante la festa della maturità}. Nessuno ci ha mai informato o chiesto nulla al riguardo. Il signor Brechtel ne è venuto a conoscenza al telefono la mattina stessa del ballo di fine anno e ha detto che avremmo rinunciato, ma a quanto pare la comunicazione non è arrivata. Sì, sono stati davvero due anni bellissimi con lei come insegnante di classe, anche per noi genitori! Grazie mille! E almeno io ho sempre fatto molto volentieri il lavoro di rappresentanza dei genitori! Spero che stia meglio! {Avevo detto nel messaggio che non stavo bene} // È stato sicuramente un momento commovente per molti studenti e anche per i colleghi salutarla ora che va in pensione. In un momento come questo, molti hanno realizzato consapevolmente che non la avranno più come insegnante in classe e che non la incontreranno più nella vita quotidiana in sala professori. Sicuramente anche per Lei è difficile immaginare una vita senza il quotidiano andare e venire nelle diverse classi, con la sensazione di incertezza su ciò che L’ aspetta e su come impiegare tutto il tempo a disposizione. Ma, per come L’ho conosciuto, sono sicuro che continuerete a riempire la vostra vita di significato. Sembra di parlare delle vacanze estive per sempre...Vi auguro ogni bene e tante ore felici insieme ai vostri cari. E sono sicuro che ci rivedremo...Con affetto. Christian Pilz

Dalla versione di Banfi prendo una notizia davvero notevole e che riguarda noi cristiani: „ In Palestina è accaduto un fatto notevole (…). Il Patriarca dei latini di Gerusalemme, il cardinal Pierbattista Pizzaballa e il Patriarca ortodosso Teophilus III hanno portato un messaggio all’antica comunità cristiana in Cisgiordania di Taybeh, duramente colpita dai coloni nelle ultime settimane. In una dichiarazione congiunta hanno detto: «Denunciamo l’occupazione illegittima delle terre, l’intimidazione criminale che i coloni infliggono alla nostra comunità. Chiediamo l’aiuto della comunità internazionale perché Taybeh e i villaggi circostanti siano protetti. Non siamo stranieri, non siamo un’ombra che passa e scompare». Il parroco, Bashar Fawadleh, ha aperto con drammatica solennità la visita portata dai patriarchi e dai capi delle Chiese di Gerusalemme a Taybeh, l’ultimo villaggio interamente cristiano di Palestina. Qui martedì scorso i coloni israeliani hanno incendiato la vegetazione che arrampicandosi su una massicciata porta al cimitero e alle rovine dell’antica chiesa di al-Khader, uno dei luoghi religiosi più importanti di tutta la Terra Santa.“ (Alessandro Banfi). //Sono profondamente grato a Banfi, per farmi seguire questo tipo di notizie, che dovrebbero riempire la preghiera di noi cristiani. Pater noster, Ave Maria, Gloria…

Per quanto riguarda Donald Trump, del quale ieri ricorreva l’attentato,  vorrei, come uno della base pacifica del presidente americano, che tutti ora saranno ormai contenti: sembra aver fallito. Speriamo che ci pensi Maria, signora di Kiev e Mosca! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ho ripreso ad andare in palestra, dopo l’intervallo forse causato dalle attività dall’ultima parte dell’anno, che mi avevano visto del tutto impegnato: viaggio a Malta, insieme con Konstanze ed un collega, con la nona classe (quasi cinquanta persone), viaggio in Armenia con 4 ragazze ed un ragazzo della decima, con due mamme, con don Andreas e Matthias e suo figlio. Poi la Juventusfest, poi gli esami orali di maturità e infine quelli della „Gemeinschaftschule“, diversi „Servizi della Parola“ per le diverse occasioni e l’insegnamento.  

Per quanto riguarda la preghiera abbiamo tra l’altro pregato una novena per una ragazza in crisi depressiva dedicata ad Adrienne; oggi ne abbiamo cominciata una per un’altra ragazza, che sta facendo tanta fatica per la morte improvvisa del papà, dedicata a santa Elisabetta di Turingia…Sono anche molto contento del pellegrinaggio ad Altötting e al cimitero di Mühldorf da Ulrich, con Konstanze e Ferdinand, domenica scorsa…Andando in palestra ho pregato il rosario…Sarebbe bello se con il cambiamento di parrocchia di don Andrea, non finisca la grande esperienza del martedì: vespri, Santa Messa, adorazione eucaristica e pizza…

(Sera) “Puoi far fiorire i muri? È questa la domanda, soprattutto in tempi in cui i muri si moltiplicano ogni giorno e ognuno di essi è un muro di prigione.” (Ernst Jünger, Sgraffiti, 392) // Non ci sono solo i muri politici, ci sono anche quelli esistenziali, come si vede nel film interpretato da Antony Hopkins e Emma Thompson sulla figura di un maggiordomo inglese; non era il compito del maggiordomo dare un giudizio sul lord che serviva, ma il suo formalismo nei confronti della governante, beh questo era il muro che aveva bisogno di fiori…e che lui non ha saputo colorare…

Dobbiamo evitare come la peste di ritrovarci all'ombra di una “preda metafisica” (copyright: Ernst Jünger, Sgraffiti, 392). Insomma dobbiamo ritornare all’interno dei limiti dell’esistenza storica. Su questo Massimo Cacciari ha detto cose molto sagge. 

(Wetterzeube, il 14.7.25; lunedì della quindicesima settimana del tempo ordinario) Rom 8, [19] „La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;“ (ἡ γὰρ ἀποκαραδοκία τῆς κτίσεως τὴν ἀποκάλυψιν τῶν υἱῶν τοῦ θεοῦ ἀπεκδέχεται·). Con questo verso comincia una dei versi più geniali di san Paolo: non solo gli  uomini, ma la creazione stessa è in attesa. Adrienne usa questa traduzione: „Poiché il desiderio di ciò che è creato (ἀποκαραδοκία τῆς κτίσεως) aspetta  (ἀπεκδέχεται) la rivelazione (τὴν ἀποκάλυψιν) dei figli di Dio (τῶν υἱῶν τοῦ θεοῦ). Adrienne ci vede un essere creato di tutte le cose in direzione del Figlio, che è a sua volta „Figlio dell’uomo“. Questo desiderio viene scoperto un po’ alla volta nell’esistenza storica, dopo il peccato originale. Vi è una „gerarchia“ in ciò che è creato, per questo si attende τὴν ἀποκάλυψιν τῶν υἱῶν τοῦ θεοῦ. Ma nulla di ciò che è creato sarebbe senza il Logos universale e concreto. L’uomo non ha una stabilitas in sé; la creazione è movimento dal Padre al Padre, dal Dio trinitario che decide la creazione e l’incarnazione del Logos al Dio trinitario nella sua forma ultima. L’incarnazione per il Logos implica un abbassamento, addirittura un’umiliazione; questo mistero non è  raggiungibile o comprensibile filosoficamente, esso viene donato per „rivelazione“ (τὴν ἀποκάλυψιν); questa rivelazione fa vedere che non siamo solo uomini quotidiani, ma „domenicali“, spiega Adrienne e questo è possibile vederlo nei santi, che senza il Logos sarebbero individui strani, ma con il Logos universale e concreto diventano loro stessi rivelazione dell’unica risposta all’unica domanda. Tutta la molteplicità della realtà cerca in questa unica risposta la sua unità e il suo senso. Forse il più grande mistero delle storie delle religioni è la nascita dell’Islam dopo la rivelazione definitiva di Cristo, ma io credo che per noi questa lezione di Dio significa: il fatto che Cristo è la rivelazione definitiva di Dio, compresa tutta la creazione (sassi, piante, animali), non significa che i cristiani possono intendere questo dono come un possesso di cui vantarsi.

 «L’Europa sta avvelenando i suoi pozzi. Come è possibile non vederlo oltre gli orrori della cronaca quotidiana? Le guerre si stanno conducendo in modo tale da rendere impossibile ogni pace che sia qualcosa di più di un armistizio, della continuazione della guerra in forme nascoste. Le guerre si stanno conducendo e vengono così narrate perché l'odio continui oltre ogni trattato. Se conduco la guerra contro il Nemico assoluto, questi resterà per forza tale anche se sarò costretto dalle circostanze a firmare con lui un patto o a fingere di stringergli la mano. È totalmente crollato quel principio che predicavano sia Giovanni Gentile che Benedetto Croce davanti alla prima Grande Guerra: se la guerra viene condotta contro il Male, se l’avversario ne è l’incarnazione da annientare e basta, essa diverrà per forza la guerra dei "bestioni", espressione di perfetta barbarie». (Massimo Cacciari, La Stampa di oggi, citato nella versione odierna di Banfi). 


PS Johannes Varwick riassume la questione della guerra in Ucraina in questo modo: „Punto di svolta nella guerra contro l'Ucraina? Vedremo cosa annuncerà oggi Trump sull’Ucraina. Per chiarire ancora una volta: 1) la Russia è l'aggressore, ma colpa e responsabilità sono due cose diverse e questa guerra era evitabile e ora probabilmente continuerà e si intensificherà. Sono rimaste solo opzioni negative. 2) Se le notizie riportate dalla stampa e le dichiarazioni dei deputati statunitensi sono corrette, alcuni elementi indicano una “bidenizzazione” di Trump (anche se questa volta con denaro proveniente dall'Europa). 3) È evidente che non sono possibili soluzioni politiche o che gli europei e probabilmente ora anche gli Stati Uniti non sono disposti a venire incontro agli interessi russi al punto da porre fine alla guerra con un compromesso sulla base della linea già nota. 4) Probabilmente ora ci sarà un'ulteriore escalation militare e non mi aspetto che questo abbia un esito positivo per l'Ucraina, né che si ottengano risultati migliori di quelli che sarebbero stati raggiungibili con la diplomazia. 5) Mi aspetto piuttosto una divisione dell'Ucraina e un conflitto congelato permanente su una linea del fronte ancora da definire, che potrebbe anche degenerare in una grande guerra tra la NATO e la Russia. 6) Questo è esattamente ciò che Trump voleva evitare. Dove finirà tutto questo?“ (X, 14.7.25).


Oggi l’urologo mi ha tolto questa eccedenza di carne nella parte sinistra del sedere. 


Abba nostro…


(Monaco di Baviera, il 13.7.2025; quindicesima domenica del tempo ordinario) Come spesso negli ultimi tempi siamo nel hotel Leonardo nella Effnerstrasse 99, vicino all’ospizio di san Cristoforo, che è sempre un’occasione per ricordarsi della finitudine della nostra vita e di pregare per chi soffre e muore li dentro, ma anche per il personale che ci lavora…Ave Maria…Oggi andiamo con il Ferdi ad Altötting, per fare il nostro giubileo per l’anno santo, visto che non potremo andare a Roma.

Rom 8, [18] „Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.“ (Λογίζομαι γὰρ ὅτι οὐκ ἄξια τὰ παθήματα τοῦ νῦν καιροῦ πρὸς τὴν μέλλουσαν δόξαν ἀποκαλυφθῆναι εἰς ἡμᾶς.) Adrienne riassume: „le sofferenze del tempo presente sono per i cristiani sofferenze odierne nella luce del Signore“. Dio ci dona la possibilità di partecipare alle sofferenze di Cristo, anche se le nostre sofferenze, per lo più, sono minime ed anche quelle grandi finiscono relativamente presto; Adrienne sottolinea però anche che Dio ci ha donato la possibilità di partecipare alla gloria futura, che rende le sofferenze di questo tempo minime e questa è la speranza cristiana: „Questo è il fondamento della speranza cristiana, che rimanda al futuro, che può essere solo glorioso perché si svolge nella vita eterna. Solo perché ciò che ci sarà rivelato lì sono cose che senza di noi non sarebbero rivelate. Dobbiamo esserci. Sì, possiamo dire: se Cristo ha bisogno delle nostre sofferenze in un certo senso, come partecipazione, come segno che abbiamo detto sì, che la redenzione è efficace per noi, allora ha bisogno di noi in un senso molto più importante in cielo, per rivelarci la sua gloria.“ (Adrienne von Speyr). Il cristianesimo è annuncio di gioia, non di sofferenza per la sofferenza. Che è poi quello che ci voleva dire padre Paolo Dall’Oglio con il termine „benessere“, di cui avevo parlato tempo fa qui nel diario, nella mia meditazione mattutina. La riduzione della speranza cristiana in una speranza utopica è stata una debolezza del pensiero ed una perdita del senso ultimo di essa, nel senso cristiano per l’appunto. 

Vorrei riprendere due frasi, condivise da Franca Negri, per ricordare il decimo anniversario della morte del cardinal Giacomo Biffi (11.7.): 1)“La Chiesa riconosce come propri i suoi figli peccatori...bella scoperta altrimenti resterebbe nella Chiesa solo la Madonna”; 2) “…veniamo spesso esortati a pregare per gli “uomini del nostro tempo”, come se qualcuno fosse mai tentato di ricordare nelle sue orazioni gli assiro-babilonesi; o a vivere nel “mondo di oggi”, contro il pericolo di sconfinare inavvertitamente nell’epoca carolingia; o a impegnarci a “essere moderni”, che è un po’ come se una mucca si impegnasse ad avere la coda”. // Per quanto riguarda la seconda frase dovevo pensare ad una frase di Robert Spaemann nel suo libro „Einsprüche“, che dice che lui non ha il problema dei Moraltheologen, che vogliono essere aperti al mondo e moderni, perché aperto al mondo e moderno lo è per il semplice fatto di vivere, lui ha il problema di come diventare santo.

Un anniversario triste (11.7.) è invece quello della trentesima ricorrenza del massacro di Srebrenica; cito una frase di Giovanni d’Alessandro (Avvenire): „Duemila anni fa qualcuno, mentre veniva catturato nell’orto del Getsémani per essere avviato alla crocifissione, ammonì sul fatto che il male è senza posa attivo nell’oscurità, con le parole: «Questa è la vostra ora, questa è l’ora di potere della tenebra». Proprio per questo Srebrenica andava ricordata e non confinata nell’oblio, specie dopo che dal 2024, l’11 luglio è stata dall’Onu - finalmente, tardivamente - dichiarata “Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio di Srebrenica”. E sebbene, per rispetto della tragedia, ogni magniloquenza vada a questo punto evitata, forse si può dire che a Srebrenica “il potere della tenebra” ha fatto un’eccezione, come raramente accade nella storia, rinunciando a celare il suo volto. Era troppo trionfante, in quell’orrore senza pari, per nasconderlo“. Che cosa era accaduto? „Alcuni giorni di 30 anni fa, attorno all’11 luglio, presso la città di Srebrenica nell’attuale Repubblica Serba di Bosnia, 8.372 maschi dai 14 ai 76 anni (secondo il numero di salme sinora recuperate) vennero trucidati da unità paramilitari serbobosniache comandate da Ratko Mladić, forse non fiancheggiate ma certo sostenute dall’esercito a guida serba dell’ex Jugoslavia, con comando a Belgrado, capitale dell’ex Confederazione. Le vittime erano musulmani da annientare in una pulizia etnica programmata, in quanto l’area di Srebrenica (e di vari comuni della Bosnia Erzegovina orientale) rappresentava più che una enclave, una spina nel fianco per la confinante Serbia antimusulmana. Così i circa 8.400, scaricati a ondate dai camion, vennero falciati con le mitragliatrici e rovesciati in immense fosse comuni; bruciati con la benzina, fatti a pezzi con le ruspe e sepolti, sotto la terra che lungamente bollì per la decomposizione della massa di cadaveri. Srebrenica rappresenta la più grave strage di civili inermi dopo la Seconda guerra mondiale {direi che bisogna aggiungere in Europa, perché cristiani, per esempio in Nigeria, vengono massacrati in continuazione da anni. RG}. Tutti quei bosgnacchi, come si chiamano gli abitanti della Bosnia Erzegovina musulmana, erano convenuti nella città e nei dintorni in quanto la risoluzione Onu 819 avrebbe dovuto fare di Srebrenica “un’area di sicurezza”, in un conflitto avviato a conclusione, sopraggiunta poche settimane dopo, in autunno, coi cosiddetti “accordi di Dayton” negli Usa. Quindi le famiglie che fuggivano verso Srebrenica (i cui maschi, non belligeranti, erano stati tutti disarmati) lo facevano per aspettare la fine della guerra sotto la protezione Onu, affidata ai caschi blu olandesi. Questo contingente Unprofor era stato lasciato in Bosnia senza mezzi e senza disposizioni, a invocare per Srebrenica l’invio, da parte del comando di Zagabria, di soccorsi (soprattutto arerei, al cui apparire ogni ostilità cessava).“ (Avvenire). Il ruolo dei caschi blu olandesi è anche molto discusso; comunque io nel mio diario non volevo fare alcuna considerazione politica, solo ricordare un massacro di notevole importanza nel centro dell’Europa e che mi aveva scioccato per il mio legame con la ex Jugoslavia.

Ieri abbiamo fatto una passeggiata con Nadia a Neuried dove vive; la situazione in Iran si è calmata; il padre potrebbe venire qui in Europa volando da Yerevan, ma ci sono degli impegni familiari ed economici che non gli permettono di venire. Sulla questione del „regime-change“ con ragione Nadia è molto scettica (lei ha vissuto a Teheran fino al 18esimo anno di vita) e non ritiene che questo regime sia paragonabile con il regime talibano o con quello di  Assad in Siria e poi che il compito di cambiare un regime lo hanno le persone che vivono nel paese…Nadia conosce il lavoro giornalistico di Tucker Carlson; le ho inviato l’intervista che ha fatto quest’ultimo al presidente della Repubblica, Masoud Pezeshkian.

„Un generale tedesco in uniforme dell'esercito federale tedesco rilascia un'intervista da Kiev in cui annuncia la fornitura di un numero elevato di armi tedesche a lungo raggio che possono avere un impatto profondo nel territorio russo. Ma noi non siamo certo una parte in guerra. Certo, certo.“(Johannes Varwick, X, 12.7.25)

In Germania viene discussa con ragione la nomina come giudice a Karlsruhe di una donna (SPD) che ritiene essere l’aborto un diritto fino a poco prima della nascita; con ragione il vescovo Oster (Passau) e Voderholzer (Regensburg) sono contrari; ieri ne ho parlato con Johannes che mi ha detto che Merz non ha problemi di coscienza con questa nomina. Giustamente ciò lo scandalizza, ma è per me scandaloso che la posizione criminale di Merz sulla guerra in Ucraina non sia oggetto dello stesso „scandalo“.

Abba nostro…

(Wetterzeube sera) Siamo di nuovo a casa. Ho letto i due numeri della FAZ che sono arrivati a casa, perché quest’anno mi ero dimenticato di organizzare la pausa estiva. Sulla questione della guerra in Ucraina la FAZ ha in fondo un atteggiamento non „fenomenologico“, piuttosto „ideologico“; Slavoj Žižek non è d’accordo con la „mia“ narrazione, ma non mi da mai la sensazione di essere „ideologico“. A differenza di me pensa che l’Ucraina di Zelensky sia democratica, ma il modo di raccontare ciò che sa mi fa riflettere. La FAZ ripete da tre anni sempre la stessa cosa: più si tratta con Putin, più  si allontana la possibilità della pace. Ed ovviamente il possibile fallimento della mediazione di Trump, sembra confermare questa tesi della FAZ. 

Per quanto riguarda l’articolo del Feuilleton (FAZ) di Monty Ott, scienziato israeliano della politica e della religione e scrittore politico, non so bene che dire; l’autore pensa che la sinistra europea sia fallita nel giudizio sia del 7 Ottobre sia su ciò che è accaduto nel 1995 a Srebrenica; in entrambi i casi la sinistra avrebbe difeso terroristi che hanno ucciso uomini e violentato donne; ovviamente si potrebbe dire che la posizione di Aaron Maté faccia parte di questo fallimento della sinistra; ma il racconto di Ott non tiene per nulla conto del massacro di bambini e civilisti a Gaza da parte dell’esercito israeliano sotto la guida dell’amministrazione Netanyahu e non tiene conto di una posizione come quella di Papa Francesco che non telefonava ai terroristi di Hamas, ma ad un parroco cattolico di Gaza. A me così il racconto di Ott sembra del tutto ideologico, anche se vuole farci riflettere su fatti…Allo stesso tempo ritengo giusto porsi la domanda „semantica“ che pone Gregor Maria Hoff e che gli fa dire che „la classificazione semantica come „apartheid“ colpisce non solo il regime di Netanyahu, ma gli ebrei in giro per il mondo“. Gregor Maria Hoff in „Communio“ prende le distanze da Bedford-Strohm, attuale presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese, che ha usato questo termine…

Per quanto riguarda il giudizio della FAZ su Merz (e Trump), esso può essere riassunto così: 1) Bravissimo nel aver presentato la Germania come guida di Europa nella guerra alla Russia e come sostegno dell’Ucraina; 2) a livello economico non sta mantenendo quello che ha promesso.3) Con l’imprevedibile Trump ha trovato un modo di posizionarsi… Per quanto riguarda il termine „bullo“ che ho letto nella stampa italiana su Trump, devo dire  che è impressionante il giudizio unilaterale contro questo uomo, che come tutti gli uomini ha del buono e del cattivo…

Per quanto riguarda lo stop della candidata a giudice a Karlsruhe della SPD, Frauke Brosius-Gersdorf, che ha una posizione pro aborto estrema, sebbene sia stata appoggiata dal cancelliere Merz (CDU) e dal presidente della fazione della CDU, Spahn, beh non si è tenuto conto di quel pubblico conservatore che vota ancora `CDU e che non riterrà mai l’uccisione di un innocente nel grembo di una madre qualcosa che possa gestire quest’ultima con il consenso dello stato…Buona notte! 

(Füssen (Bayern), il 11.7.27; san Benedetto di Norcia; venerdì della quattordicesima settimana dell’ordinario) Romani 8, [17] „E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.“ (εἰ (se) δὲ τέκνα (figli), καὶ κληρονόμοι (eredi)· κληρονόμοι μὲν θεοῦ (eredi di Dio), συγκληρονόμοι δὲ Χριστοῦ (coeredi di Cristo), εἴπερ (se) συμπάσχομεν (parteciperemo alle sue sofferenze) ἵνα καὶ (ed anche) συνδοξασθῶμεν (parteciperemo alla sua gloria). In uno sviluppo analogico della responsabilità che si ha essendo eredi nel mondo, Adrienne ci fa comprendere cosa significa essere κληρονόμοι μὲν θεοῦ, συγκληρονόμοι δὲ Χριστοῦ. Ascoltiamo una parte del commento che però invero dovrebbe essere letto interamente: «Paolo si rivolge ai cristiani. Ma anche i cristiani potrebbero vacillare {ecco questo elemento è presente anche in Adrienne} perché non comprendono appieno ciò che è loro accaduto con l'accettazione della fede. Per questo l'apostolo vuole che essi imparino a vedere in modo nuovo il loro rapporto con Dio, non in modo astratto, ma nella realtà del Dio fatto uomo: devono imparare a considerare la loro eredità come l'ha considerata Cristo stesso. Devono vedere in questa eredità una vita eterna, la cui pienezza nessuno può immaginare, perché è la pienezza del Dio trino e di tutti gli abitanti del cielo e di ciascuno di loro. Pienezza dell'amore, pienezza della fede e della speranza; nella speranza promessa alla fede e nell'adempimento della speranza in cielo presa in possesso. L'eredità è l'eternità del Padre, che è il proprietario e il creatore" (Adrienne von Speyr, La vittoria dell'amore, 48-49). Cristo è cosciente di tutto ciò anche sulla terra, solo che nel mistero dell’abbandono della sofferenza anche da parte di Dio, questa coscienza di essere l’erede eterno è come „nascosta“ nell’onnipotenza del Padre. Non è possibile essere eredi della gloria, senza essere in qualche modo eredi della sofferenza ed anche dell’abbandono. Anche umanamente si eredita qualcosa, quando si perde qualcuno. Ed è vero che la speranza dell’eredità non è solo ricevere soldi; nella nostra concreta situazione mia sorella e suo marito hanno fatto certamente di più per tutte le questioni connesse all’eredità, ma con telefonate quotidiane a mia mamma ed altre decisioni anche economiche (ho mandato una somma considerevole a mia mamma…) ne ho preso anch’io, come potevo dalla Germania, la responsabilità…sempre in accordo con mia moglie.  

Nella notte avevo delle immagine abbastanza precise sulla questione del potere nel mondo e delle immagini che si hanno di esso in riferimento all’autostima e alle lusinghe, certamente anche in forza di ciò che avevo letto ieri in Faust II sul rapporto tra l’imperatore e Mefistofele. Quale valore ha l’adulazione nella politica attuale? E chi è più sensibile a ciò? Trump sembra esserlo di più di Putin e Xi Jinping, ma bisogna stare attenti alle narrazioni del mainstream. Nel dormiveglia era presente anche l’immagine di Leone XIV che accoglie Zelensky a Castel Gandolfo; il presidente ucraino si trova a Roma per un progetto di sostegno dell’Ucraina.  Ha parlato da solo con il Papa in inglese a lungo. Nel dormiveglia Zelensky mi sembrava sincero, ma mi sono chiesto che tipo di immagine vende di sé il Vaticano in tale accoglienza. Non viene ridotto, con la sottolineatura mediatica di questo incontro, il Papa automaticamente a patriarca del solo occidente? Grazie a Dio, nell’offerta del Vaticano stesso come luogo di incontro tra Russia e Ucraina, Leone XIV ha operato contro questa riduzione del suo ufficio petrino a portavoce dell’Occidente, che sarebbe un errore fatale. Nel dormiveglia pensavo che dovrebbe fare un primo viaggio nell’emisfero autocratico. Forse a Nicea in Turchia. Credo che nel mio dormiveglia abbia pensato addirittura nell’estremo oriente…

„L'Ucraina può scegliere la guerra, ma non può pretendere che noi ci uniamo a loro. Accogliere un paese in guerra nell'UE significherebbe importare la guerra stessa. Il nostro popolo ha parlato: NO all'adesione dell'Ucraina all'UE! Con il loro sostegno, abbiamo fermato questo piano sconsiderato, almeno per ora, e continueremo a difendere la pace, la sovranità e gli interessi dei nostri cittadini.“ (Viktor Orbán, X, 11.7.25). 

„La fedeltà di Dio alle sue promesse ci insegna che c’è una beatitudine nella vecchiaia, una gioia autenticamente evangelica, che ci chiede di abbattere i muri dell’indifferenza, nella quale gli anziani sono spesso rinchiusi.“ (Leone XIV, X, 10.7.25).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Oggi abbiamo camminato fino al nuovo castello, Neuschwanstein, che è certamente una delle mete turistiche tedesche più conosciute, con tantissimi sorelle e fratelli dal lontano Oriente; sono contento di essere riuscito a camminare, su e giù, solo con l’aiuto dei bastoni da trekking, che mi hanno regalato i colleghi per il mio pensionamento. Dirò qualche parola anche su Ludwig II (1845-1886), ma non è lui il motivo per cui siamo qui - siamo venuti qui, come ho già raccontato, perché Konstanze da bambina e da giovane ci ha passato settimane intere qui a Füssen, come io a Cervera (Parenzo). Lei ama questo paesaggio, con i suoi monti e i suoi laghi ed è ricolma di ricordi, delle gite fatte da sola, con la mamma o con qualche amica, per esempio andando a compare il formaggio in un caseificio, come abbiamo fatto anche oggi, per poi mangiarlo, con il pane comprato da Lidl, alla riva del Weissensee, che si chiama così per il colore molto chiaro delle sue acque. In vero qui vi è proprio tutto dai laghi alle montagne e alle foreste, e credo che nessuno come mia moglie possa comprendere questa frase di Jünger: “Ancora oggi ci sentiamo più profondamente toccati nei boschi, più intensamente attenti alla memoria che in una cattedrale” (Siebzig verweht I, 204). La presenza di Ludwig II è notevole qui a Füssen, viene chiamato il re della favola, per questa sua natura bisognosa di sogni, anche architettonici, e pur tenendo conto del suo amore per la tecnica: nel castello vi era già sia l’acqua corrente, sia l’elettricità.  


Neuschwanstein 

Avendo camminato un po’ meno di mia moglie e di Johanna - loro sono andate fino ad un ponte, da dove si vede in modo spettacolare il nuovo castello e dove hanno rincontrato i due olandesi, marito e moglie con la motocicletta, di ieri sera in pizzeria - avevo tempo di riprendere il diario di Jünger in mano, quello che scrisse nel suo viaggio fino al lontano Oriente nel 1965. Sono tantissimi gli spunti di riflessione, ne riprendo uno sui viaggi ed un altro filosofico sul suo dialogo con filosofi giapponesi, due dei quali avevo già citato l’altro giorno. 1) „Anche quando si viaggia, la tranquillità è più importante del movimento; le cose devono presentarsi. La presenza del viaggiatore, il suo sguardo hanno la precedenza; alla fine può possono persino fare a meno dello spazio e del tempo: Shakespeare non è stato a Venezia, Schiller non è stato in Svizzera. Lui (Jean Giono) non aveva mai visto il mare, ma era vivo dentro di lui. Giono conosce il piacere della tranquillità, sa meditare, essere felice. «Ogni volta che vado in prigione, mi piace straordinariamente stare l컓 (SV I, 206)… Non si può camminare velocemente a destra e a sinistra per visitare le cose, le cose stesse devono presentarsi e questo è possibile solamente nella calma. 2) „È inevitabile anche la contrapposizione delle forze conservatrici, per le quali il mito vive più nell'idea che nella sostanza, che sono quindi destinate al fallimento e contribuiscono proprio in questo modo all'ultimo appiattimento.“ Il mito è quello del passato come età migliore del presente, ma per l’appunto come idea, non come sostanza; questo tipo di ricordo è destinato al fallimento. Il Giappone si è chiuso per secoli al lavoro missionario dei cristiani, perché, credo anche con una certa ragione, avevano paura che non sarebbe solo arrivato il cristianesimo, ma anche la figliolanza di quest’ultimo: la tecnica. E di quest’ultima i pensatori giapponesi citati assumano il giudizio di valore di Max Weber: „Il compito della scienza {come madre della tecnica} è quello di disincantare il mondo.“ Ma il mondo disincantato, quello del lavoratore, ha preso possesso del mondo e nessuna manovra poteva fermare ciò che era destino. Questo è il motivo per il quale forze conservative non potevano che fallire nel compito di riprendere il passato. Allo stesso tempo Jünger non sposa del tutto il giudizio di valore degli autori giapponesi citati: „Con tali previsioni occorre tuttavia riservarsi la possibilità che possano verificarsi fenomeni completamente nuovi. Il progresso cambia direzione. Ad esempio, l'eliminazione dei sistemi cultuali distruttivi non cancella il desiderio religioso. Da qui il culto della personalità proprio laddove è stata fatta tabula rasa. Gli dei risorgono nei Cesari, i sacerdoti nei bonzi." (ibid. 202). Come ho detto a mia figlia scendendo dal monte: è importante questo confronto con la filosofia giapponese e con una prospettiva del tutto alternativa a quella occidentale. La singolarità di Cristo può essere pensata, per la sua ascesa sulla croce e la sua discesa nell’inferno, ma non è espressione dell'Occidente. Anzi questo è stato proprio la cosa più fatale: che si sia confuso l'Occidente con la cristianità…VSSvpM! 

(Sera„Il presidente della Repubblica, Masoud Pezeshkian, ha rilasciato un’intervista a Tucker Carlson nella quale ha ribadito la disponibilità al negoziato, negato la presenza di un programma nucleare militare segreto e accusato Israele di aver tentato di assassinarlo. Nel corso dell’intervista Pezeshkian ha cercato di utilizzare un lessico che potesse solleticare gli umori della base elettorale trumpiana, puntando sulla volontà isolazionista di questa ultima. Se l’isolazionismo avesse il sopravvento gli Stati Uniti potrebbero ritirarsi dal Medio Oriente, ciò che consisterebbe nel raggiungimento di uno dei più significativi obiettivi di politica estera dell’Iran, ha osservato Holly Dagres (Washington Institute for Near East Policy). Soprattutto, l’offensiva mediatica di Pezeshkian combinata con quella del ministro degli Esteri Abbas Araghchi sembra puntare alla creazione di un solco tra Stati Uniti e Israele. Nel suo editoriale sul Financial Times, anche il ministro iraniano ha utilizzato il lessico e i concetti cari a Trump: dal fallimento dell’amministrazione Biden alle opportunità multimiliardarie per le aziende americane che deriverebbero da un ipotetico accordo tra Washington e Teheran. In particolare, Araghchi ha sottolineato come sia stato Israele a sabotare un processo diplomatico che – afferma – sarebbe stato nell’interesse americano. Al tempo stesso, il ministro iraniano ha evidenziato come per riprendere i negoziati con gli americani occorrerà tenere in considerazione che la fiducia tra le parti, già bassissima, è scesa al minimo storico. Se Trump non darà reale credito al processo diplomatico, ha scritto Araghchi, «la promessa di “America First” verrà, in pratica, trasformata in “Israele First”“ (Oasis). // In un certo senso idealmente ho fatto parte della base elettorale trumpiana. Buona notte! Noctem quietam et finem perfectum concedat nobis omnipotens Deus

(Füssen (Bayern), il 10.7.27;  giovedì della quattordicesima settimana dell’ordinario) Cominciamo a riprendere il testo di San Paolo che ho meditato  ieri nell’aeroplano da Palma di Mallorca a Nürnberg: Rom 8, [8] „Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio (οἱ δὲ ἐν σαρκὶ ὄντες (!) θεῷ ἀρέσαι οὐ δύνανται.). [9] Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito (Ὑμεῖς δὲ οὐκ ἐστὲ ἐν σαρκὶ ἀλλὰ ἐν πνεύματι), dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi (εἴπερ πνεῦμα θεοῦ οἰκεῖ ἐν ὑμῖν). Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene (εἰ δέ τις πνεῦμα Χριστοῦ οὐκ ἔχει, οὗτος οὐκ ἔστιν (!) αὐτοῦ). [10] E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione (εἰ δὲ Χριστὸς ἐν ὑμῖν, τὸ μὲν σῶμα νεκρὸν διὰ ἁμαρτίαν, τὸ δὲ πνεῦμα ζωὴ διὰ δικαιοσύνην.). [11] E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi (εἰ δὲ τὸ πνεῦμα τοῦ ἐγείραντος ⸀τὸν Ἰησοῦν ἐκ νεκρῶν οἰκεῖ ἐν ὑμῖν,), colui che ha risuscitato Cristo dai morti (ὁ ἐγείρας ⸂ἐκ νεκρῶν Χριστὸν Ἰησοῦν⸃ ) darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (ζῳοποιήσει καὶ τὰ θνητὰ σώματα ὑμῶν διὰ ⸂τὸ ἐνοικοῦν αὐτοῦ πνεῦμα⸃ ἐν ὑμῖν.). [12] Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; (12Ἄρα οὖν, ἀδελφοί, ὀφειλέται ἐσμέν, οὐ τῇ σαρκὶ τοῦ κατὰ σάρκα ζῆν,) [13] poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete (εἰ γὰρ κατὰ σάρκα ζῆτε μέλλετε ἀποθνῄσκειν, εἰ δὲ πνεύματι τὰς πράξεις τοῦ σώματος θανατοῦτε, ζήσεσθε.). [14] Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. (ὅσοι γὰρ πνεύματι θεοῦ ἄγονται, οὗτοι ⸂υἱοί εἰσιν θεοῦ⸃. ) [15] E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura (οὐ γὰρ ἐλάβετε πνεῦμα δουλείας πάλιν εἰς φόβον,, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!“ (ἀλλὰ ἐλάβετε πνεῦμα υἱοθεσίας ἐν ᾧ κράζομεν· Αββα ὁ πατήρ·). [16] Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. (αὐτὸ τὸ πνεῦμα συμμαρτυρεῖ τῷ πνεύματι ἡμῶν ὅτι ἐσμὲν τέκνα θεοῦ.)“. Il testo è di una radicalità enorme, che ha portato il giovane Karl Barth, nel suo commento all’epistola ai Romani, a parlare di un no di Dio all’uomo! Un si per sola giustificazione (δικαιοσύνην). Adrienne von Speyr non fa a dire a Dio alcun no, ma in forza della δικαιοσύνην pensa che l’uomo sia abilitato a dare una risposta spirituale a Dio, spirituale nel senso inteso nel testo. Insomma non abbiamo alcun debito verso la carne, ma solo verso Dio :„Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito (Ὑμεῖς δὲ οὐκ ἐστὲ ἐν σαρκὶ ἀλλὰ ἐν πνεύματι. La frase del „Padre nostro“: Mt 6, [12] e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori (καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφειλήματα ἡμῶν, ὡς καὶ ἡμεῖς ⸀ἀφήκαμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν·), usa la stessa parola „debiti“. Qui c’é un punto per me importante, che mi irrita sia in san Paolo che nel commento di Adrienne. A me sembra che si parli in modo tale che non ci sia bisogno del perdono, perché chi segue Cristo non ha debiti secondo la carne, ma vive già nello Spirito, mentre nel testo di Matteo, nella preghiera che ci insegna Gesù si tiene conto del fatto che abbiamo debiti nei confronti di altri, anche nei confronti della carne di altri, ma che questi debiti possono essere condonati.  In vero dico apertamente una difficoltà, che ho con il testo di san Paolo, ma per obbedire, per quanto ne sono capace, non per disobbedire. Ma devo pur tener conto che ho dei debiti secondo la carne (κατὰ σάρκα). Comunque è vero che anche nel testo biblico di Paolo, come nel commento di Adrienne vi è ben espresso, anche se bisogna stare molto attenti, che solo con l’aiuto dello spirito (εἰ δὲ πνεύματι), possiamo far morire le opere del corpo. Adrienne insiste molto sul fatto  che questo testo non lascia „scappatoie“, „surrogati“; questo testo ci invita ad una sequela radicale, e io vorrei chiedere aiuto allo Spirito, ma devo anche confessare che non sono li dove è il testo, se non in un punto importante e cioè che io sento il bisogno di confessare e gridare: Αββα ὁ πατήρ·e che sono cosciente che ciò è possibile solamente nella ekklesia. Prendo del tutto sul serio la lezione di don Giussani, ma in vero di tutti i santi: senza la communio sanctorum non c’è salvezza, non c’è vita. Noi siamo figli, non schiavi: αὐτὸ τὸ πνεῦμα συμμαρτυρεῖ τῷ πνεύματι ἡμῶν ὅτι ἐσμὲν τέκνα θεοῦ.). Scrive Adrienne: "E quando verrà la nuova legge del Figlio, che nella sua carne porta la condanna del Padre, Dio non potrà più tollerare nessuno che voglia vivere nella carne, perché costui stravolge il rapporto stabilito e, nella sua auto-gratificazione e nella sua dipendenza dal piacere, fa il contrario di ciò che Dio si aspetta. L'offerta della grazia di vivere nello Spirito e di trovare in esso la vita e la pace non è solo infinitamente grande, ma è anche infinitamente attuale. Ce n'è abbastanza per ogni momento“(Adrienne von Speyr, 31). In fondo il testo dice che la nuova legge del Figlio è venuta con la sua giustificazione. Io non credo di voler vivere in modo perverso, ma vedo che vi è perversione in me e quindi dipendenza da surrogati, da debiti e confido nella parola del Signore: καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφειλήματα ἡμῶν, ὡς καὶ ἡμεῖς ⸀ἀφήκαμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν· (e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori). Adrienne scrive che solo come communio possiamo invocare e gridare: Αββα ὁ πατήρ. Questo significa che possiamo seriamente chiedere al Αββα ὁ πατήρ di rimettere i nostri debiti, ὡς (come) noi li rimettiamo ai nostri debitori. Insomma la giustificazione passa attraverso la nostra disponibilità, con l’aiuto dello spirito, a perdonare ai fratelli. Adrienne vuole ricordarci l'attualità e l'urgenza del sì. “Lo spirito fa tacere la carne. Lo spirito ha il potere di impedire che le azioni della carne vengano compiute, sia distruggendone le conseguenze, sia paralizzandone l'efficacia, sia ignorandole fin dall'inizio come irrilevanti e negative.” (Adrienne). Quindi la speranza è nella sua δικαιοσύνην. 

Estratto dalla significativa intervista del New York Times al segretario generale della NATO Rutte. Forse qualcuno dovrebbe spiegargli cosa sia un “dilemma di sicurezza”, perché evidentemente non ne ha idea: Domanda: “Quindi non è preoccupato per una corsa agli armamenti tra Europa e Russia?” Risposta: "No, per niente. Dobbiamo assicurarci che la deterrenza sia presente... E questo è fondamentale, perché la Russia è in piedi di guerra in tutti i sensi. Le dimensioni dell'esercito, gli investimenti in carri armati, sistemi di difesa aerea, artiglieria, munizioni... è incredibile. E in un altro punto, parlando del processo di riforma della NATO, afferma: “Questo rende la NATO più forte, più equa e più letale, esattamente come dovrebbe essere”.“ (Johannes Varwick, X, 9.7.25). 

Sono del tutto d’accordo con Viktor Orbán a riguardo della von der Leyen: time to go!

"Un'orchestra sinfonica oggi costa meno di un calciatore, quale eredità speriamo di lasciare ai nostri figli? La cultura non esiste per trarre profitto, ma per educare. Se questo non cambia, nelle generazioni future prevarranno persone superficiali e molto pericolose“. (Riccardo Muti).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Mi scrive Renato da Bruges (Belgio): „La AI non può essere la priorità - come si usa dire adesso. Non sono i valori, che pur da Cristo derivano, ma la sorgente! Oggi qui a Bruges ho scoperto una cosa ovvia a ben pensarci ma dimenticata! Il beghinaggio, le beghine! Esempio di donne libere, non suore, ma semplici battezzate, liberamente insieme, in nome di Cristo, prima l'essere cristiane davanti a  Cristo e al suo Sangue qui venerato, le ha rese capaci di fermento sociale…“ // L’anno scorso con Konstanze, proprio in questi tempi, eravamo anche a Bruges ed ero stato colpito dalle stesse cose di cui scrivi tu adesso. Tra l’altro, è una delle città più belle che io conosca. E c’è un piccolo ristorante dove si mangia cibo dell’Himalaya (Ama Tibetan Restaurant) che era stupendo, buonissimo il cibo e loro gentili. Siamo stati anche alla Santa Messa del sangue venerato di Cristo, in una bellissima cappella. // „Sì sì. Noi solo la benedizione e il bacio della reliquia. Ma la scritta "Sanguis Christi inebria me" è una preghiera che desidero sia mia per sempre.“

Abbiamo fatto un bel giro con una E-Bike: dapprima siamo andati in intorno all’Alatsee, poi abbiamo fatto un percorso, piuttosto per Mountain Bike, per questo abbiamo anche un po’ spinto la bicicletta, che ci ha portato anche in Austria, per poi ritornare, con un giro perfetto, di nuovo a Füssen. Passando sotto il castello di Neuschwanstein abbiamo raggiunto il Forgensee e dopo aver mangiato, direttamente ad un ristorante di fronte al lago, siamo arrivati fino a Brunnen, dove ho ritrovato il casolare contadino, nel quale avevamo passato qualche notte, quanto Johanna aveva appena qualche mese. Abbiamo pedalato in una strada bianca, sulla quale avevo spinto il passeggino di Hannele…il mio sguardo interiore l’ha subito riconosciuta… 


                                                            Forgensee, foto di Johanna 

Il mondo brucia. Brucia per il surriscaldamento della Terra, brucia per le guerre. Ma ci sono tante persone nella Chiesa e nel mondo che non riconoscono questa emergenza. Dice testuale Leone XIV: viviamo «in un mondo che brucia, sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati, che rendono tanto attuale il messaggio di Papa Francesco nelle sue Encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti. Possiamo ritrovarci proprio in questo Vangelo, che abbiamo ascoltato, osservando la paura dei discepoli nella tempesta, una paura che è quella di larga parte dell’umanità. Però nel cuore dell’anno del Giubileo noi confessiamo - e possiamo dirlo più volte: c’è speranza! L’abbiamo incontrata in Gesù. Egli ancora calma la tempesta. Il suo potere non sconvolge, ma crea; non distrugge, ma fa essere, dando nuova vita. E anche noi ci chiediamo: “Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?”» (Mt 8,27). In una giornata tersa ecco l’omelia del Papa (...) in occasione della prima messa con la nuova formula per la cura della creazione, a dieci anni dalla Laudato si’. È stato un giorno intenso per il Papa che ha ricevuto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Roma per la Conferenza sulla ricostruzione del suo Paese che comincia oggi. Nella mezz’ora di colloquio, come racconta Giacomo Gambassi su Avvenire, papa Leone ha rinnovato la disponibilità ad ospitare colloqui di pace in Vaticano. Zelensky nel pomeriggio ha visto anche Sergio Mattarella che ha ribadito il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina.“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

(Sera) „Il luogo comune dice che le teorie del complotto sono irrazionali. E' vero il contrario. Il problema delle teorie del complotto è che sono troppo razionali. Almeno se si intende la razionalità nel senso circoscritto della capacità di condurre logicamente un ragionamento, facendo quadrare tutti gli elementi. Il complotto è l'apoteosi del raziocinio, è il luogo dove vengono incanalate e messe in ordine tutte le "verità impazzite" del razionalismo, per usare l'espressione di Gilbert Keith Chesterton (Orthodoxy, 1908). Le teorie complottiste piegano tutti gli elementi di uno scenario, anche i dettagli all'apparenza più insignificanti, al servizio di una conclusione affermata in modo indubitabile........................Nelle teorie del complotto ................. non c'è spazio per il caso, l'errore, l'imprevisto, il fatto accidentale e involontario, l'elemento che non torna, l'azione che rimane senza spiegazione e galleggia nell'indeterminato. Tutto torna, ogni cosa trova il suo posto in un disegno perfettamente ordinato. Karl Popper aveva ricondotto tutto questo alla fallace tendenza a vedere ogni azione come conseguenza di un'intenzione, quando è evidente che le cose non vanno così. La vita quotidiana di ciascuno di noi si svolge in larga parte come una confusa sequenza di coincidenze, fatti di incerta lettura, scelte non intenzionali ed eventi fra loro slegati ai quali ci sforziamo di attribuire un qualche ordine.“ ( Mattia Ferraresi, I demoni della mente), citato da Gianni Mereghetti. 

La scena intitolata “Lustgarten” (Faust II, 5986-6173) tratta del mezzo magico della “moneta cartacea”, simbolo all'epoca di ciò che oggi è diventato ancora più “evanescente”. Trunz commenta: "Si scopre che lui (l'imperatore) ha firmato il decreto sulla carta moneta (6066 sg.) in una situazione magica e ora, grazie all'aiuto di Mefistofele, la carta moneta è stata moltiplicata (6037 sg.). Poiché è in gioco la magia, non si tratta di lasciare che le cose crescano, ma di afferrare la cosa senza fatica, è violenza, è il superamento di un limite“ (Trunz, edizione di Amburgo, 605). Questo è il punto: una pseudo-risoluzione dei problemi senza fatica e con l'”ingrediente" dell'adulazione, che non è indifferente all'imperatore. «Il suo (dell’imperatore) bisogno di autostima permette l'adulazione di Mefistofele: “Questo sei tu, signore! Perché ogni elemento riconosce la (tua) maestà come assoluta. / ... / Lo squalo ha le fauci spalancate, tu ridi nella sua gola. / ... / Come ora la corte ti circonda estasiata, / non hai mai visto un tale affollamento”. E forse, per riprendere una questione che ho spesso affrontato nei miei diari pubblici in dialogo con Ernst Jünger, il sovrano democratico è molto più sensibile dell'autocratico alle lusinghe e alle pseudo-soluzioni dei problemi economici. Tuttavia, sia per il sovrano democratico che per quello autocratico, l'apparenza di una trasformazione del «tutto male in bene» (6056), per quanto irreale possa essere, è di grande aiuto per mantenere il potere. Faust cerca di tradurre il tutto in «metafisica“: “Ma comprendete, spiriti, degni di guardare in profondità, / fiducia illimitata nell'illimitato” (6117/18), Mefistofele invece preferisce arrivare al concreto: "Un tale pezzo di carta (la carta moneta), al posto dell'oro e delle perle, è così comodo, si sa pur sempre quello che si ha (6119/20). All'inizio della scena l'imperatore mostra ancora un sano scetticismo: «Presento un sacrilegio, un inganno mostruoso» (6063), ma si lascia convincere dal suo entourage (il maresciallo, il comandante dell'esercito, il tesoriere...) e dal popolo: il suo entourage annuncia la soluzione di tutti i problemi e persino il cancelliere, che era molto saggio nella scena del carnevale, pensa che tutti i problemi siano ormai passati e il popolo si sente felice e vivace. Persino il buffone, che torna sulla scena, si lascia convincere, tanto che Mefistofele può dire: «Chi dubita ancora della nostra saggia arguzia?» (6173). “Arguzia nel suo significato antico di ‘intelligenza’, dove - significativamente per Mefistofele - risuona il secondo significato apparso nel XVIII secolo di ”idea sorprendente, scherzo“, che ben si addice al buffone” (Trunz, HA, 606).

Incontri. Questa mattina, dopo aver affittato tre biciclette elettriche, aspettando Konstanze, che aveva portato la nostra macchina in un garage, ho conosciuto un signore anziano, che si muoveva con un carrello (deambulatore) e che si è seduto nella panchina dove sedevo io, chiedendo, ovviamente, se il posto accanto a me fosse libero; era originario della Romania, ma nato in Germania, la moglie o la compagna di vita che è arrivata subito dopo, invece era originaria di Belgrado, ex Jugoslavia. Sono contenti di vivere la loro vecchiaia qui a Füssen, in Germania. Alla sera, nella pizzeria ci ha servito un cameriere slovacco, che danzava tra i tavoli, io credo che non avrei sostenuto il suo ritmo di lavoro. Accanto a noi una coppia di olandesi, che si muove da quaranta anni o circa in moto in tutta l’Europa; lei parlava un ottimo tedesco, lui lo capiva bene…da quarant’anni questa donna si fida del marito o compagno che guida la moto, bello! Purtroppo mi sono bisticciato con una donna, che in modo, che ho sentito pesantemente come „tedesco“, mi voleva insegnare come devo guidare la bici ad un semaforo. Chiedo scusa a te, o Signore, per la mia reazione esagerata; lei comunque mi ha offeso dicendomi il corrispondente tedesco di „stronzo“ e facendomi il segno corrispondente con la mano. Buona notte. Noctem quietam et finem perfectum concedat nobis omnipotens Deus!



(Füssen (Bayern), il 9.7.27;  mercoledì della quattordicesima settimana dell’ordinario;  compleanno di Nadia) Siamo partiti questa mattina molto presto dal nostro Hotel in Capdepera e dopo il volo, da Palma a Nürnberg, abbiamo raccolto Johanna ad Augsburg ed ora siamo a Füssen, dove la famiglia di Konstanze ha avuto per anni un alloggio, che fu venduto per comprare la casa a Neckargemünd. Nell’aereo ho fatto la meditazione di cui parlerò o dopo o domani mattina sul commento di Adrienne a Rom 8, 8 fino al versetto 16. Adesso facciamo una passeggiata. 

Abba nostro…

(Sera) Avevo letto una domanda posta da Leone XIV: quanto tempo dedicate a pregare per la fine della guerra? Mentre passeggiavamo per Füssen, sono arrivato davanti ad una chiesa, nella quale ogni mercoledì alle 18 si dice il rosario per la pace, proprio un minuto prima del suo inizio; ho pensato che fosse un forte richiamo, sebbene la mia sveglia suoni sempre alle 17 per un memento per fermare la guerra, e così sono entrato ed ho pregato il rosario con sorelle e fratelli qui questa città che non conoscevo…

(Mallorca, Capdepera, il 8.7.25; martedì della quattordicesima settimana dell’ordinario; 140esimo compleanno di Ernst Bloch) Rom, 8 [7] „Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero.“ (διότι τὸ φρόνημα τῆς σαρκὸς ἔχθρα εἰς θεόν, τῷ γὰρ νόμῳ τοῦ θεοῦ οὐχ ὑποτάσσεται, οὐδὲ γὰρ δύναται·).  La traduzione tedesca usata da Balthasar, per il commento di Adrienne, parla di „inimicizia contro Dio“, la traduzione vaticana di „essere in rivolta contro Dio“; comunque sia: amicizia costante con Dio è possibile solamente se si vive della legge dello spirito; vita e pace ( ζωὴ καὶ εἰρήνη) sono possibili, in una dimensione che diventa sempre più ampia, se non si vive secondo τὸ φρόνημα τῆς σαρκὸς. Adrienne parla di una mancanza di finestre, per chi vive secondo τὸ φρόνημα τῆς σαρκὸς. Si è occupati solo con se stessi e questi pensieri, commenta Adrienne von Speyr non sono solo validi per l’epoca in cui vive Paolo, ma per tutti i tempi. La scelta tra la chiusura della carne e l’apertura dello spirito è una costante del tempo della chiesa e del mondo fino al ritorno di Cristo.

In una sua pagina scritta l’undici settembre del 1965 (Siebzig verweht I, 184-186) Jünger dice che per quanto riguarda le piante e gli animali i buddisti (il riferimento è a quelli del Ceylon/Sri-Lanka) hanno una „moralità superiore“ e pensa che: «Non solo scarso, ma spesso anche fastidioso è il modo in cui viene trattato questo capitolo nella Bibbia e dai Padri della Chiesa. Laddove la salvezza, come nelle religioni del Vicino Oriente, dipende dalla professione di fede ed è monopolizzata, anche l'universo ne risente e viene frammentato. Un popolo cristiano che approda su un'isola: una delle immagini più terrificanti del nostro mondo». (186-187). Ovviamente mi sono chiesto se quanto dice Jünger abbia a che fare con questo giudizio di san Paolo sui  τὸ φρόνημα τῆς σαρκὸς. Anche se Paolo ha una pagina stupenda sul desiderio di tutta la natura di giungere a Dio. Jünger, che poi alla fine della sua vita confesserà la fede che qui critica, non ha un’immagine idilliaca della natura e non corre il rischio di parlare solo di sé; è contrario ad ogni forma di distruzione della vita e non incontra sé, ma un „varano“ con un rispetto che mi ha davvero impressionato: „Quanto sono diversi questi rettili nelle zone che ricordano il loro habitat originario, come le paludi delle valli fluviali tropicali. Qui non è solo l'animale a prendere vita, ma anche il pensiero della creazione, la sua idea sovra-reale“ (184-185). Io credo che i pensieri di Adrienne e Paolo debbano venir presi in modo del tutto reale e serio, ma non come diminuzione della ricchezza della creazione! Qui e la nel suo commento Adrienne lo dice anche esplicitamente. Per quanto riguarda i serpenti Jünger scrive, dopo essersi informato del rapporto tra i lavoratori del riso e la loro presenza (si tratta dei cobra e delle vipere a catena: i primi sono infastiditi dalle voci umane e le seconde sono nei campi di lavoro sono alla notte). Quindi: “Lo diventano pericolosi (i cobra) solo se, mentre inseguono una preda, attraversassero il cammino del lavoratore. E questo accade abbastanza raramente e naturalmente questo pericolo non è paragonabile ad altri, come ad esempio un incidente stradale, ma qui spaventa proprio la minaccia più profonda; guardiamo attraverso una crepa nella struttura del mondo ordinato.”(186). Quindi secondo Jünger le autostrade e strade della nostra civilizzazione sono ben più pericolose della natura in Sri-Lanka, ma allo stesso tempo un serpente come il cobra, ne aveva un esemplare imbalsamato Jünger nella sua casa, mette in mostra „una crepa nella struttura del mondo ordinato“; non è che la carne, per esempio quella del cobra sia da esaltare come un meglio nei confronti della nostra civiltà tecnica e cristiana. Meglio sono piuttosto le donne con la loro bellezza, che anche il settantenne Jünger sa apprezzare (non in modo pornografico), come apprezza anche il fico sacro che ha visto in Ceylon…

Sulla previsione scioccante di Rutte (capo della NATO): “Chiunque ora stia alimentando una guerra mondiale in cui la Cina e la Russia attaccano la NATO in modo orchestrato sta facendo allarmismo e vuole a) giustificare in modo trasparente una corsa agli armamenti e/o b) distogliere l'attenzione dal completo fallimento in Ucraina”. (Johannes Varwick, X, 7.7.25). Si tratterebbe di un attacco coordinato della Russia e della Cina rispettivamente contro Europa e Taiwan.

Non ho ancora ascoltato l’intervista, ma trovo molto interessante che Tucker Carlson abbia intervistato Masoud Pezeshkian, presidente dell’Iran.

Abba nostro…

(Dopo) Caro Roberto, 

Congratulazioni per l'ultimo giorno, simbolo di un servizio altamente apprezzato e immensamente significativo. È la mia azione di grazia di questo giorno. Con emozione e ammirazione nel Signore, 

+Marc Card. Ouellet

(Pomeriggio) Ho letto le pagine che Jünger ha scritto sul Ceylon nella cabina della nave (11/12.9.1965), qui a Mallorca - oggi il tempo non è particolarmente bello, ma dopo il grande calore non è male passare la giornata a leggere e scrivere. Ovviamente le due isole, Ceylon e Mallorca, non sono davvero paragonabili, anche se con gli occhi di Jünger vedo cose che con i miei soli occhi teologici-filosofici non vedrei e che sono presenti anche qui a Mallorca. La natura qui a Mallorca è più addomesticata - non abbiamo a che fare con una flora così variegata (il più delle piante le avevo già viste in Istria o a Malta) come quella del Sri Lanka. Comunque nei confronti di Malta, la differenza tra mare, città e montagne èqui più variegato, sebbene l’altura di Malta con i suoi odori di timo, vicino alla spiaggia Għajn Tuffieħa,  mi ha spesso donato tanta gioia, anche se non era un monte vero e proprio. La fauna è meno pericolosa di quella del Ceylon, anche se vi sono, a differenza di Malta, scorpioni e serpenti velenosi, comunque non paragonabili agli scorpioni della Spagna di „Marcellino“ o ad un serpente come un cobra…Il testo di Jünger contiene alcuni aspetti filosofici e teologici di importanza notevole. Diciamo che il meglio di quello che si può leggere in Vito Mancuso - di cui ho letto pochissimo, ne parlo solo perché Renato mi ha chiesto cosa ne penso - è già presente in Jünger: cosa ne so, la critica che il Vaticano potrebbe essere visto come un museo per la documentazione della persecuzione di chi la pensa o crede diversamente (in vero Jünger riferisce in questo caso solo il pensiero di un’altra persona,Takayama), in vero è più radicale di ciò che pensa Mancuso, che vuole un’identità tra Logos cristiano e logoi universali. Jünger riporta la frase di  Takayama: “Credere che un Dio che si venera sia l'unico Signore e che tutti coloro che la pensano diversamente non siano esseri umani, ma una stirpe diabolica di adoratori di idoli può andare bene per i cristiani: per chi ha una fede diversa, però, ha conseguenze spiacevoli” (200). Ovviamente io il tema della singolarità di Cristo la vedo con gli occhi di uomini come Ulrich o Balthasar, che ci hanno fatto comprendere tutta la forza „inclusiva“ del Logos universale e concreto…

(Pomeriggio tardo, dopo una passeggiata sul lungo mare di Cala Rajada) Uno dei doni più belli di Mallorca è stato il poter risentire i profumi e gli odori, del mare e dei fiori, ma anche del caffè, cosa che dopo la pandemia (a causa del virus o causa della vaccinazione?) non era stato quasi mai possibile; in questi giorni non lo è stato come una volta, ma è accaduto più volte. Un altro dono sono stati i colori del mare, belli come a Comino, ma estesi in grande parte dell’isola, così che con ragione si è scritto, mi ha raccontato mia moglie, che le spiagge di Mallorca sono tra le più belle al mondo. Si dovrà tenere conto di ciò che Jünger chiama l’aumento della bellezza o la dinamica della bellezza, per cui una farfalla insuperabilmente bella, viene infine superata da una ancora più bella; questo vale certamente anche per le spiagge di Mallorca, comunque „tra le più belle al mondo“ non sembra essere un mito. Durante la passeggiata ho rivisto un fiore, che si trova anche vicino alla finestra dove ho scritto la meditazione il primo mattino: un fiore con larghi petali rossi (cinque in quello che ho fotografato, con un germoglio giallo rosso nel centro del fiore stesso): „Il nome scientifico è Hibiscus rosa-sinensis, noto anche come rosa cinese. L'ibisco è una pianta tropicale e subtropicale, con fiori grandi e appariscenti. Le foglie sono di colore verde scuro. Gli ibischi sono fonte di nutrimento per molti impollinatori, tra cui api e farfalle.“ (un’IA che identifica i fiori). Un secondo tipo di fiori si vede dappertutto nell’isola, così come si vedono gli oleandri con diversi colori; si tratta della „Bougainvillea glabra“. La buganvillea è anche conosciuta come fiore di carta, un nome che la descrive davvero bene. È originaria del Sud America, precisamente del Brasile…anche a Malta si può trovarla ovunque. Impressionante era anche una palma (Phoenix canariensis), che aveva le sue radici nel muro  del lungomare stesso. „La palma da dattero delle Canarie è una specie di palma molto apprezzata originaria delle Isole Canarie. È nota per il suo aspetto imponente e viene spesso piantata in aree artistiche e nei giardini del Mediterraneo, nonché nelle regioni tropicali e subtropicali.“ (IA). Infine vorrei accennare alla „tamarix gallica“, che si trovava nel giardino di un bar, dove abbiamo bevuto una sangria, cosi come piace a Stanzi, con tanta frutta, non con tanto alcol. „Il tamerice è un elegante albero o arbusto che cresce spesso nelle regioni artistiche e lungo i fiumi. Come tutti i nostri alberi, predilige i luoghi soleggiati. I tamerici svolgono un ruolo importante nel sistema ecologico, poiché prevengono l'erosione e creano habitat per diverse specie animali. Sono anche preziosi per la regolazione idrica delle zone costiere.“ (IA). Spettacolare che queste cose Jünger le sapeva, ne sapeva molte di più, senza usare alcuna forma di IA. 

La genialità del diario di Jünger consiste in un intreccio di riflessioni quotidiane, turistiche ad alto livello, scientifiche e filosofiche ad altissimo livello, che mi sono congeniali, perché io non sono un sistematico della filosofia, ma le mie giornate non sono pensabili senza di essa. Per cui sul tema di un possibile assolutismo fanatico delle religioni monoteistiche del vicino oriente non ci rifletto sistematicamente, ma quando il tema entra nello spazio della mia attenzione (mi riferisco a quanto scritto qui sopra nel diario). Penso che la frase detta da Gesù: “sono la (!) via, la (!) verità e la (!) vita“ non possa venire relativizzata, ma deve essere contestualizzata. Qui è un ebreo che parla ad altri ebrei dicendo quello che dice; questo ebreo è anche il Logos universale e concreto di Dio, e credo che si debba tenere conto sia dell’universalità che della concretezza delle sue frasi; Gesù non parla a buddisti, ma per l’appunto ad ebrei. Come Logos universale non può che integrare i logoi spermatikoi presenti in tutto l’universo. 

Un altro tema molto caro ad Ernst Jünger è quello del razionalismo economico e della riduzione del reale a numeri: „“Hagiwara cita in un saggio sul primo ministro Ikeda, la sua affermazione: ”la televisione è all'avanguardia della cultura“. Questo mi ricorda le parole di uno dei nostri pensatori più illustri: ”sopra tutto c'è la bomba atomica". Il numero regna sovrano. Hagiwara cita anche una frase di Max Weber: “Laddove, come nello Stato multietnico americano, l'immaginazione di un intero popolo è mossa da cose grandi e numerose, questo romanticismo dei numeri possiede un potere magico”, e aggiunge «perché la filosofia del razionalismo economico ha la caratteristica di escludere il problema dei valori e di limitarsi al campo del misurabile e del numerabile» (200-201). Questo è forse il problema più grande del progetto „Aurora“, con il quale si vuole trasformare Gaza in una riviera marittima e turistica. Non è che non vi sia una logica dietro questo progetto. È chiaro che questa zona così come adesso è strutturata è pericolosa, perché il terrorismo di Hamas sarà difficile distruggerlo, tanto più ora dopo le esagerazioni dell’amministrazione Netanyahu. Per cui una spostamento forzato ed economicamente un po' pagato della popolazione potrebbe essere un'idea economica intelligente. Ma non tiene conto per nulla dei valori, del fatto che la striscia di Gaza per per tante persone è la propria patria, per esempio, è il luogo dove hanno perso i loro cari. 

Nel volume nono dell’opera omnia mi aveva impressionato tanto quanto Jünger scrisse sul tema del nodo gordiano, che io lessi come un invito a non tagliare con un taglio netto il nodo tra l’est e l’ovest, tra le democrazie e le autocrazie. Certo per me il sistema democratico è meglio di quello autocratico, ma non lo è in assoluto. Nel diario „Siebzig verweht I“ Jünger riprende con un frammento il tema, confrontando Alessandro il Grande con un suo nemico ferito quando „cavalcava“ un elefante, Poros: „“Quando Poros, colpito da una freccia alla spalla, dovette abbandonare la battaglia, il suo elefante si inginocchiò, lo avvolse con la proboscide e lo posò delicatamente a terra. Alessandro incontra qui un potere più antico e tranquillo. Poros, alla domanda su come desiderasse essere trattato, rispose: ”da re". E quando fu ulteriormente sollecitato, si limitò a dire che quella parola racchiudeva tutto. Diede ad Alessandro la misura." (199). Pensare che la democrazia o la monarchia diano la misura a se stesse è una follia: „la migliore monarchia è quella che è il più possibile simile ad una forma repubblicana, e viceversa“.

(Mallorca, Capdepera, il 7.7.25; lunedì della quattordicesima settimana dell’ordinario). 

Rom 8, [6] „Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace.“ (τὸ γὰρ φρόνημα τῆς σαρκὸς θάνατος, τὸ δὲ φρόνημα τοῦ πνεύματος ζωὴ καὶ εἰρήνη·). Questa è la Parola di Dio, non un’opinione. Io posso fare fatica quanto voglio, posso forse scoprire degli aspetti che Paolo e Adrienne nel suo commento non hanno tenuto conto, ma rimane il fatto che Paolo esprime la Parola di Dio, il Logos universale e concreto, non io. Vero è anche che ogni „sicurezza“ della carne, cioè ogni mettere l’uomo al centro degli interessi dell’essere finito significa - anche questa non è un’opinione, ma un fatto - mettere al centro del dono dell’essere la morte (θάνατος); se uno vuole giungere ad una certezza che porta il nome di „vita e pace“ (ζωὴ καὶ εἰρήνη) deve mettere al centro Dio, come può, perché ovviamente anche chi segue Cristo non smette di essere uomo: „rimane la creatura del Padre redenta tramite il Figlio“ (Adrienne).  Cosa fare con la carne? „Essa viene offerta e sacrificata“ in modo che non l’uomo carnale sia il centro, ma lo sia Dio e l’uomo si trova in viaggio dal Padre al Padre. In questi giorni si è ucciso un giovane sacerdote italiano in canonica e questo ha sconvolto le persone e certi sacerdoti hanno cercato, con una certa ragione, di essere misericordiosi con lui, tenendo conto che vi sono degli inferni nel cuore di un uomo quando egli si uccide; vero è comunque che con questo atto questo sacerdote ha messo se stesso e la morte al centro ed ha commesso un peccato mortale! Che Dio con la sua grazia possa aiutarlo è per me motivo di speranza, ma bisogna dire chiaramente che questo fratello uomo ha commesso un gesto terribile, che non può essere giustificato in alcun modo. 

"Alla notazione della contingenza e della precarietà del nostro sforzo si oppone una energia, una volontà di dedizione, una indomabilità che la Bibbia e il Vangelo indicano con termini metaforici estremamente interessanti: la vita come milizia, come lotta, la vita come cammino ( peregrinus, homo viator, dicevano i medievali ), la vita come ricerca ( quaerere), la vita come tensione ( in spem contra spem). Sarebbe un atteggiamento assurdo, se non avesse la sua motivazione nella certezza della redenzione che il Mistero opera, sta operando, proprio attraverso la meschinità, proprio attraverso la precarietà dei nostri sforzi - redenzione che si rivelerà a suo tempo. Ma fra i nostri sforzi, fra l'esito dei nostri sforzi, fra le soluzioni dei nostri programmi e quella redenzione finale c'è un salto qualitativo. Per questo non c'è nulla di più anticristiano che concepire la vita come qualcosa di comodo o di soddisfatto. E l'uomo soddisfatto non è appena il ricco, è anche chi è soddisfatto dei propri pensieri, dei propri programmi, delle proprie azioni, che pone in esse la propria speranza. Non c'è niente di più anticristiano che concepire la vita come una possibile felicità contingente, terrestre, come per esempio nell'illusione progressista." ( LUIGI GIUSSANI, UN VOLTO NELLA STORIA, 1969) - non bisogna mai dimenticare questa frase del Gius, anche quando si commenta il suo „centuplo quaggiù“. Quest’ultimo non ha nulla a che fare, per don Luigi Giussani, con la „soddisfazione della carne“. La sua insistenza sull’importanza del fattore umano e sull’ora è da una parte un’espressione del suo tempo, ma comunque non è mai da intendere come un mettere al centro l’uomo, invece che il Mistero. Questa è un’assurdità. È chiaro che non possiamo fare il „salto qualitativo“ di cui parla da soli, ma solo con la grazia e quindi è meglio concentrarsi nel compito del giorno, ma rimane il fatto che le mete ultime rimangono ζωὴ καὶ εἰρήνη, che vengono donate dall’alto e a cui siamo in viaggio in questo movimento dal Padre al Padre di cui parla  Adrienne.  “Mettere il Padre nel centro“ (Adrienne von Speyr) è la parola d’ordine! Mettere nel centro colui che ha donato l’essere gratuitamente! 

Vittorio Feltri ha scritto un articolo acuto sulla guerra, meglio contro la guerra (Il Giornale, 6.7.25), nel quale fa la proposta seria di mettere dazi contro la guerra! 

„Il cuore della nostra nazione è spezzato per le vittime in Texas e le loro famiglie. È una tragedia incomprensibile. Spero che tutte le persone colpite sappiano che la mia famiglia e milioni di americani le stanno vicine con la preghiera. ***Dona loro, Signore, il riposo eterno e fa' che la luce perpetua risplenda su di loro. Le anime di tutti i fedeli defunti, per la misericordia di Dio, riposino in pace.*** (JD Vance, X, 5.7.25). // „Desidero esprimere le mie più sincere condoglianze a tutte le famiglie che hanno perso i propri cari, in particolare le figlie, che si trovavano al campo estivo, nella catastrofe causata dall'esondazione del fiume Guadalupe in Texas, negli Stati Uniti. Preghiamo per loro.“ (Leone XIV, X, 6.7.25)

„Ciao caro. Come va? Ho letto un articolo di tale Bruno Scapini (1) ( che non conosco) che parla delle tensioni tra governo e Chiesa Armena ( arresti di prelati, etc) nel quadro di un riposizionamento "amichevole" del governo stesso nei confronti dei vicini ostili (Azerbaijan e Turchia) e di uno spostamento delle alleanze dalla Russia verso "l'Occidente".Come la vedi tu?. Matteo // Caro Matteo, ne ho parlato nel mio diario negli ultimi giorni, ma mi dai l’occasione di dire ciò che penso. Sinteticamente: da una parte vedo con rispetto il tentativo di pace con gli avversari; questa era anche l’intenzione dei due viaggi di Papa Francesco nel 2016, in Armenia e in Azerbaigian. Dall’altro canto l’attacco di Pashinyan giunge fino al Catholicos armeno e pur nei limiti di Karekin II direi che la Chiesa e non lo Stato è stata speranza per l’Armenia anche nelle ore più terribili. Farina pensa che questa sia l’introduzione dell’ultimo e definitivo genocidio. Tuo, Roberto 

(1) Leggo che Bruno Scapini è stato Ambasciatore d'Italia in Armenia dal 2009 al 2014 ( fonte ministero dell' Interno) e che ora fa politica con Marco Rizzo ( ex Partito Comunista d'Italia, costola "ortodossa" di Rifondazione Comunista, e ora su posizioni tipo BSW all'italiana....) (MFP)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Oggi è nuvoloso, abbiamo fatto una piccola passeggiata in un boschetto vicino al nostro hotel; e questo è già bastato per riavere quella sensazione forte di ruralità e singolarità propria al camminatore nel bosco, come abbiamo avuto l’altro giorno quando abbiamo raggiunto il monastero di san Liuc non con la macchina, ma a piedi. O quando siamo stati l’altro ieri nella penisola d’Alcúdia. 

„Mentre il legame con l’Europa si rafforza, il Bangladesh affronta una crisi profonda: la caduta dell’autoritarismo ha aperto spazi di libertà, ma anche rischi di radicalizzazione religiosa e instabilità politica. Il governo tecnico di Yunus fatica, l’economia rallenta e il BNP prova a rilanciarsi tra alleanze delicate e tensioni interne. Intanto, gli equilibri geopolitici cambiano, tra India, Cina e Pakistan.“ (Oasis) - avevo appoggiato con una piccola somma di denaro un signore nel Bangladesh, che mi manda foto del suo inserimento nella Chiesa; allora per la somma di denaro mandata, ho dovuto pagarne un’altra simile alla  banca. Spero che questi cambiamenti permettano un aiuto da parte di organizzazione cristiane, che allora era proibito. PS „Dopo la fuga della premier Hasina, costretta alle dimissioni da ampie proteste studentesche, il Paese asiatico sta vivendo una transizione turbolenta. Il governo ad interim, guidato dal premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, sta deludendo le attese, mentre cresce l’influenza dell’Islam politico“ (Oasis). // Quest’ultimo fattore è ovviamente un disastro per la libertà dei cristiani

(Dopo)

La terza scena del Faust II si svolge in una «sala spaziosa con stanze adiacenti» (5065-5986); Mefistofele dirige un carnevale, il cui conduttore dovrebbe essere l'araldo, che avrebbe il compito di garantire che il carnevale si svolga in modo ordinato. La ricchezza dei personaggi non può essere descritta in questa sede; posso solo mettere in relazione alcuni elementi: il ruolo di Faust, mascherato da Pluto; l'araldo; il ragazzo Lenker, che pensa al mondo come alla poesia, e poi Mefistofele, che appare come Zoilo-Tersite e poi come l'avaro. "Tersite è, secondo Omero, colui che tra gli uomini davanti a Troia vuole sminuire con insulti ogni eroismo. Zoilo, oratore ateniese del III secolo a.C., voleva dimostrare che Omero aveva commesso molti errori“ (Trunz, 600). Mentre Pluto (Faust) prova simpatia per la poesia, Mefistofele non la ama affatto. Mefistofele è l'incarnazione di una retorica pura, priva di pathos, che si presenta piuttosto giocosa: ”Ehi! Hu! Eccomi qui al momento giusto, / vi rimprovero {paura, speranza e prudenza} tutte quante! / Ma ciò che mi sono prefissato come obiettivo / è lassù, la signora Vittoria“ (5458-5460); esatto: la vittoria, non la poesia! Il ‘mormorio’ del popolo capisce bene, dietro il gioco, di dover interpretare e ”discernere" la paura: “Nessuno di noi è stato ferito - / Tutti sono stati messi nella paura” (5490/91). Dietro la leggerezza di Mefistofele si nasconde un'anima corrotta: “Completamente corrotto è il divertimento - / E le bestie lo volevano” (5492/93). L’araldo ricorda il suo dovere di mantenere l'ordine, ma non riesce a tenere a freno il disordine di Mefistofele: “A me, durante le mascherate, sono stati affidati i doveri di araldo, / io veglio seriamente alla porta, / affinché in questi luoghi allegri / nulla di corruttibile vi sorprenda, / né vacilli, né si allontani” (5494-5499). L’araldo è abbastanza intelligente da sapere che in questo carnevale non c'è nulla di normale: «Ma temo che attraverso le finestre / si aggirino fantasmi eterei, / e non saprei liberarvi / da spettri e stregonerie» (5500-5503). I veri pericoli non sono mai le persone che possono essere identificate come tali, ma solo figure che hanno la forma di «spettri eterei». Pluto stesso rischia molto e si avvicina ad una diabolica imitazione del Vangelo, proprio quando parla con il ragazzo poetico: «Tu sei spirito del mio spirito. / Tu agisci sempre secondo il mio volere, / sei più ricco di me. / Apprezzo il tuo servizio, / il ramo verde davanti a tutte le mie corone. / A tutti proclamo una parola vera: mio figlio diletto, in te mi sono compiaciuto» (5623-5628). Il padre lo dice a Gesù durante il suo battesimo. Mefistofele è più semplice: il denaro e la sessualità governano il mondo. Il denaro come concetto astratto, le donne come figure concrete: «perché sempre le donne sono davanti, / dove c'è qualcosa da guardare, qualcosa da gustare» (5769-5760). L’araldo non può scongiurare il pericolo con la sua carica: «La legge è potente, ma più potente è la necessità» (5800) e questa ha la sua incarnazione nell'imperatore che presto arriverà. // Matt ha scritto da qualche parte che di Trump si può dire tutto, ma certo non lo si può criticare di non essere un uomo! Un uomo, non un sistema e neppure uno spirito etereo.



(Mallorca, Capdepera, il 6.7.25; domenica della quattordicesima settimana dell’ordinario) Oggi siamo stati alla Santa Messa nella cattedrale di Palma di Mallorca. Antoni Gaudí (1852-1926) fece spostare il coro dal mezzo della cattedrale nell’abside, dove si trova l’altare e il tabernacolo. Questo ha creato un grande spazio ecclesiale, ma devo dire che io sono stato attratto, in primo luogo, dal gioco di luci e ornamenti che hanno trasformato l’abside in uno spazio di epifania di luce; il baldacchino appeso al soffitto mette in rilievo la direzione di ogni rivelazione, dall’alto in basso. Il sacerdote ha tenuto un’omelia importante sulla missione a partire da un cuore capace di misericordia (cf. Lc 10, 1-12.17-20); le altre due letture erano sulla gioia di Gerusalemme (Is 66, 10-14c) e sulla glorificazione in Gesù Crocifisso (Gal 6, 14-18). In una passeggiata dopo la Santa Messa abbiamo visto un ulivo di 600 anni, un palazzo diciamo „modernista“ con le persiane verdi, siamo stati anche in un caffè, „C’an Jaun de S’aigo“, fondato nel 1700, dove secondo la guida, che abbiamo usato, si beve una cioccolata calda straordinaria - in vero per chi ha bevuto la cioccolata calda in un piccolo locale a Casale Monferrato, vicino a Piazza Castello, così speciale la cioccolata non lo era - , ma era speciale l’atmosfera e il mio cibo, „Panada dolça con carne“ e quello della Konstanze, „Ensaïmada amb xocolata“, erano ottimi. 

Renato mi ha mandato un articolo di Padre Spadaro SJ apparso in „Avvenire“ che è un puro disastro intellettuale; il tema è il tema caro alla sinistra: il paragone tra la retorica di Donald Trump con quella di Hitler. Aristotele dice che il compito del filosofo è quello di „salvare i fenomeni“, insomma di non pensare a livello di fantasie. Ovviamente anche Trump ha i suoi idoli, per esempio la tecnica, che è l’idolo di quasi tutti, incluso Padre Spadaro. In vero l’esistenza storica non è ricolma di politici messianici che farebbero  un grande danno alla democrazia. Joe Biden, che non era neppure in grado di governare se stesso, per non tacere gli USA, è stato usato da un’amministrazione „neutrale“ che lo ha per l’appunbto usato come una marionetta per portare avanti il programma teocon bipartisan della guerra come soluzione di ogni problema.  Con ragione il filosofo sloveno Slavoj Žižek  parla di Trump come il daddy globale, con maniere a volte pesanti o volgari, ma che perlomeno vuole la pace, mentre l’amministrazione di Joe Biden voleva la guerra e questo è il „fenomeno“ che deve essere salvato. Poi per quanto riguarda „Mefistofele“ lui non ha una retorica hitleriana, ma piuttosto scherzosa - questa è la lezione del Faust II di Goethe, che ovviamente scrive prima di Hitler, ma che propone una riflessione originale sul diavolo e sulla sua presenza carnevalesca nel grande palcoscenico politico del mondo. Simbolismo e discernimento dovranno tenere conto di ciò.  

Caro Renato, La teologa simbolica e del discernimento ha distrutto, negli occhi di tanti,  la missione del pontificato di Francesco identificandolo con la missione di Biden. Questo ultimo , davvero imbecille, è stato usato come opposizione a Trump, mentre era l’espressione del „regime“ che ha inventato di tutto per uccidere il tentativo di riforma di Trump…Ho riletto l’articolo di padre Spadaro. È un disastro filosofico e fenomenologico. Aristotele dice che la prima cosa che si deve fare è salvare i fenomeni. Lui i fenomeni non li salva, ma li abbellisce di parole parole parole parole. Questa sera se ho un po’ la forza cerco di spiegarlo meglio. Tuo, R 

„Il Regno di Dio come un seme germoglia nel terreno e le donne e gli uomini di oggi, anche quando sembrano travolti da tante altre cose, attendono una verità più grande, sono alla ricerca di un significato più pieno per la loro vita, desiderano la giustizia, si portano dentro un anelito di vita eterna. #VangeloDiOggi (Lc 10,1-12.17-20)“ (Leone XIV, oggi)  

Abba nostro…

(Mallorca, Capdepera, il 5.7.25; sabato della tredicesima settimana dell’ordinario) Rom 8, [5] „Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito.“ (οἱ γὰρ κατὰ σάρκα ὄντες τὰ τῆς σαρκὸς φρονοῦσιν, οἱ δὲ κατὰ πνεῦμα τὰ τοῦ πνεύματος). Il commento di Adrienne von Speyr, che dapprima si orienta, con ragione all’elemento teologico di queste affermazioni di Paolo, ora considera anche l’esperienza: „Carne e spirito vengono separati; formano due poli. Non vengono strappati  l’uno dall’altro in modo assoluto, perché si incontrano come poli all’interno dell’uomo. L’uomo è carne e spirito; nella sua esistenza ha la scelta tra la carne e lo spirito, così che in lui o l’una o l’altro ha il sovrappeso“ (Adrienne). Gesù è venuto a portare il peso del peccato del mondo, negare questo significa semplicemente negare la missione del Figlio, che è allo stesso tempo „Figlio di Dio“ e „Figlio dell’uomo“ (questa è la formula che Cristo usa usualmente per sé). Non vi è dubbio che in Cristo e in chi lo segue sul serio nei consigli evangelici vi è un sovrappeso dello spirito, una condanna del peccato (non del peccatore), „senza per questo rinunciare alla carne, senza rivelare Dio solo nel cielo, solo come spirito“ (Adrienne). Ma Cristo dice egli stesso in Giovanni: ciò che  davvero conta è lo spirito, la carne non vale niente; per questo noi uomini carnali dobbiamo chiedere che vinca in noi la legge dello spirito, quella della carne porta solo alla desolazione e alla morte. Per questo Cristo è nato, ha vissuto e morto ed è risorto. „L’uomo che è carnale e spirituale, sceglie tra i due, ma raramente una volta per tutte“ (Adrienne). Lo schema agostiniano del prima e dopo la conversione è certamente importante, ma anche dopo la conversione, dopo la confessione del peccato e della singolarità della signoria del Signore rimane la carne. Vale per tutti, vale per noi uomini del popolo di Dio, vale per il Catholicos della Chiesa armena, vale per il Papa; la scelta tra carne e spirito è una scelta che „accade sempre di nuovo; raramente nello spirito della purezza del Signore, per lo più nel proprio spirito, al quale è donata la conoscenza, che rimane però continuamente oppressa dal peso della carne“ (Adrienne). Per quanto mi riguarda sento il peso della carne e comprendo che „carne e spirito incarnano due mondi. Il mondo della carne è il mondo dell’io, del limite, della scelta all’interno dell’io, il ricupero di tutte le cose nell’io, per soddisfare e sviluppare i desideri, che sono solo funzioni dell’io. È la glorificazione delle proprie possibilità“ (Adrienne), In questa soddisfazione e sviluppo manca l’ampiezza dello spirito; siamo confrontati con „una delimitazione a forma di spirale che si restringe“. Mentre per quanto riguarda lo spirito la forma di spirale, è un’immagine che è piaciuta ieri a Konstanze quando nel monastero di san Luca le ho fatto leggere queste pagine, si ampia: „Il mondo dello spirito è il mondo dello spirito divino, un mondo eterno ed infinito; se esiste una spirale, essa ruota verso l'esterno in un'espansione infinita e forma cerchi che si superano a vicenda. E ogni occupazione con il mondo dello spirito porta qualcosa di più grande. Il mio io diventa sempre più lontano e insignificante, perché tutto tende verso il Figlio, tutto diventa nuovo e spirituale.“ (Adrienne). Non si tratta di negare la creazione, ma di rimetterla in moto nel movimento dal Padre al Padre, di cui parla spesso Adrienne come interprete di Giovanni. La libertà di scelta non è un’astrazione, ma accade al cospetto del volto del Crocifisso, ma anche del Risorto“ (Adrienne). La meta ultima è la visione di Dio. Come ora vedo questo paesaggio stupendo dell’est di Mallorca al sud di Cala Rajada, vedremo Dio! 

Della gita di ieri ho parlato ieri sera, anche se brevemente. 

La differenza più grande tra Luis Salvador e Ernst Jünger (ieri avevo parlato di alcune somiglianze) credo consista nel fatto che l'uno è un nobile inglese, che decide di vivere a Mallorca, tra l'altro in una casa stupenda (ne ho pubblicato alcune foto ieri in Facebook) mentre, anche se Jünger ha girato per il mondo (tra l'altro, se ho capito bene, non in condizioni di lusso ma con delle navi che portavano anche merci), la sua casa era in Wilflingen, nella Svevia tedesca: non è un caso che Jünger citi quando, si trova nell'est del mondo, questi versi di Friedrich Hölderlin: “A voi, isole! Mi porterà forse a voi / Il mio dio protettore un tempo; ma anche la non si allontana da me, dalla mia fedeltà, / Il mio Neckar con i suoi / Amabili prati e salici sulle rive”.

Questo non toglie il fatto che, come esprime Hölderlin nella sua poesia „Neckar“, non si  abbia anche il desiderio di ciò che non è patria, ma che è bello, come ieri la Sierra Tramuntana, nel nord-ovest dell’isola di Mallorca. La sguardo dall’alto a „Mirador de ses Barques“, verso il blue del mare e il piccolo porto di Sóller o quello dalla casa di Salvador su una costa che si amplia fino all’orizzonte fanno parte anche del desiderio dell’uomo, e non solo della carne, ma piuttosto dello spirito…ovviamente anche a Mallorca è presente il „mondo del lavoratore tecnico“ e forse rimanendo nell’ambito della cultura occidentale cristiana non si hanno aspettative che nascano viaggiano nell’est lontano del mondo, e che non possono che essere deluse. Non si è mai in contatto come le „isole pure“ di Hölderlin.

Abba nostro…

(Sera) Oggi abbiamo fatto una camminata nella penisola d’Alcúdia, ca. 80 minuti, dalle prossimità del Talaia Vella al Puig des Romaní; abbiamo raggiunto l’altezza di 300 metri dei possibili 388 sul livello del mare. Sono molto contento che le mie ginocchia facciano il loro servizio, in salita meglio che in discesa. Al ritorno abbiamo letto in una panchina e goduto dei colori e dell’aria meravigliosa, addirittura leggermente fresca. Poi tornando abbiamo fatto di nuovo il bagno nella baia di Alcudia, l’acqua era calda come in una vasca da bagno dalle dimensioni immense; il verde dell’acqua mi ha ricordato quello che avevo visto decenni fa in Sardegna. 

(Mallorca, Capdepera, il 4.7.25; venerdì della tredicesima settimana dell’ordinario) Oggi abbiamo fatto un giro lungo passando per la Sierra Tramuntana arrivando a Valldemossa e ritornando a casa, così che il resoconto del diario sarà del tutto breve. La meditazione su Rom 8, 5 in dialogo con Adrienne, l’ho fatta nel monastero di San Luca (Monasterio de Liuc) nella Sierra, ne parlerò domani mattina: Adrienne mi offre una parola che trovo molto interessante: „sovrappeso“ dello spirito sulla carne, non distruzione della carne. Lo sguardo a „Mirador de ses Barques“ era spettacolare. A Son Marroig ho scoperto la figura di Lois Salvador (1847-1915), che per alcuni aspetti, come la raccolta di insetti, è simile a quella di Ernst Jünger. A Valldemossa ho fatto conoscenza con la figura della santa Catalina Thomàs (1531-1574, rappresentata in tante ceramiche attaccate al muro, vicino alla porta di una casa). Dall’Armenia mi continuano ad arrivare notizie non buone. Il parroco Wolf da Gera mi ha inviato un articolo del Dr. Harutyun G. Harutyunyan, dell’università di Yerevan, che cerca di essere „neutrale“. L’articolo di Renato Farina (alias Molokano) è una presa di posizione “confessionale” per la Chiesa armena.  Credo più a lui. Vorrei terminare con una bella storia di Maria: un giovane trovò una statua di Maria nel luogo dove si trova oggi il monastero di  San Liuc; dopo alcuni tentativi di portarla in paese, la statua ritornava sempre nel punto di partenza e così chi di dovere ha ceduto alla volontà di Maria…Buona notte! 

Abba nostro…

(Mallorca, Capdepera, il 3.7.25; giovedì della tredicesima settimana dell’ordinario;  san Tommaso apostolo) C’è una signora che scopa vicino a me, allontanando le foglie, cadute a terra, dell’albero che ho descritto ieri mattina, e parla a lungo con qualcuno tenendo il telefonino appoggiato alla spalla, in modo tra l’altro molto scomodo; non il lavoro, con i suoi rumori, che per quanto riguarda una scopa, sono pochissimi, ma questo parlare al telefonino mi irrita un pochino. Ora c’è silenzio! 

Cristo „ha condannato il peccato nella carne“: Rom 8, [4] perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito“ (ἵνα τὸ δικαίωμα τοῦ νόμου πληρωθῇ ἐν ἡμῖν τοῖς μὴ κατὰ σάρκα περιπατοῦσιν ἀλλὰ κατὰ πνεῦμα·). Ovviamente sono cosciente che io cammino anche κατὰ σάρκα. Ma ovviamente nella fedeltà al Cristo eucaristico, al mio matrimonio e alla Chiesa mi accade spesso di camminare anche  κατὰ πνεῦμα. Questa possibilità non è presa in considerazione da Adrienne in questo commento; il camminare nello spirito e quindi il muoversi in quel „centro“ che è Cristo (un centro eucaristico, non politico) ha una condizione: „la condizione è la fede; la fede nella nuova dottrina. È questa fede è testimoniata da un’azione: camminiamo nello spirito. E questa azione viene operata da entrambi: Dio ed uomo; nella grazia e nel merito, poiché Dio Padre ha condannato il peccato nella carne del Figlio avendo creato questo luogo di raccolta, nel quale veniamo liberati dal peso della nostra carne. La condanna non vive più in noi, è stata revocata; si trova in un nuovo luogo; per questo si rivela nel nostro centro la giustizia del Padre, che è la giustizia della nuova legge“ (Adrienne von Speyr, La vittoria dell’amore, edizione tedesca). Noi di CL abbiamo sottolineato così tanto la „presenza“, che la „dottrina“ non sembra aver più quasi alcun senso. Ma non è vero che basta la partecipazione ad un’esperienza per essere cristiani. Giustamente in questo brano Adrienne parla anche del merito. È un merito cominciare la giornata con la meditazione, è un merito sostenere la propria moglie nella sua stanchezza.Etc. 

La seconda scena del Faust II si svolge nella «Sala del Trono», dove sono presenti «cortigiani di ogni sorta, vestiti in modo sfarzoso». Il primo scenario naturale è terminato, ora domina la «politica» e quindi starei attento a non interpretare determinate frasi in un unico modo ed in unica direzione; esse si riferiscono a tutti i personaggi e partiti presenti sulla scena politica. Quando il cancelliere dice: “L'illegalità prevale sulla legge / E si dispiega un mondo di errori” (4785/86), dovremmo sentirci tutti invitati a un esame di coscienza. Goethe parla di guelfi e ghibellini, noi di destra e sinistra, e ancora di più di “centro”. È chiaro che in questo contesto Mefistofele, travestito da buffone, è tornato. Tutti brontolano e criticano (il cancelliere, il comandante dell'esercito, il maresciallo...): «Ognuno colpisce e viene colpito» (4813); Mefistofele si esercita nella retorica e pensa «positivamente»; all'imperatore dice: «Io? Niente affatto. Guardare lo splendore che ci circonda, / te e i tuoi! - Mancava fiducia, / dove la maestà comanda inevitabilmente, / il potere pronto a dissipare l'ostilità? / Dove la buona volontà è forte grazie alla ragione, / e l'attività, multiforme, è a portata di mano? / Dove potevano unirsi per il male, / per l'oscurità, dove brillano tali stelle?». Il fatto è che dietro la retorica della positività si uniscono: «Ragione, denaro, buffone, diavolo» (Trunz, 588).

„Il tema della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato è “Semi di Pace e di Speranza”. La giustizia ambientale è una necessità urgente, che va oltre la tutela dell’ambiente: si tratta di una questione di giustizia sociale, economica e antropologica“ (Leone XIV, X di ieri)

Abba nostro…

(Sera) La nostra gita ci ha portato dapprima nella cittadina di Pollensa (Polença), tra le più belle dell’isola e siamo saliti i trecentocinquantasei gradini che portano alla Chiesetta del Calvario, dove Maria prega per il perdono dei pellegrini che sono giunti fin lassù (in vero lo scendere mi fa più problemi che il salire); dal monte del calvario si vede l’altro monte con un convento mariano, al quale si può accedere solamente a piedi; c’è anche una bellissima storia per il sorgere del monastero: la statua della Madonna ritrovata era così pesante che neppure uomini forti riuscirono a portarla a valle, così che i paesani di Polença furono costretti a costruire il luogo sacro sul monte. Da Polença siamo andati alla città vecchia di Alcudia, che mi ha impressionato per l’accortezza di piccoli pezzi di carta bianca che svolazzano per le strade e danno un suono alla città; ho fatto con Konstanze un piccolo video su questa particolarità. Per il resto ho passato il tempo seduto all’ombra della Chiesa grande  con un bellissimo rosone; mi sembrava di essere in un paese del nord d’Italia. Tornando a casa abbiamo fatto il bagno nella Platja de Muro, una spiaggia nella più grande baia di Mallorca, con tantissima sabbia, così che, pur anziano, sono potuto entrarci senza scarpe e senza alcun accorgimento...

(Mallorca, Capdepera, il 2.7.25; mercoledì della tredicesima settimana dell’ordinario) Sono nel terrazzo dell’hotel sotto un albero stupendo, il tronco si dirama come un grandissimo calice, e i rami stessi fanno un ombra solida, le foglie sono relativamente piccole; l’albero è alto come tre o quattro piani dell’hotel. I lavoratori delle polizie non disturbano la mia meditazione, perché i rumori che fanno, con la tecnica che usano (un soffiatore con motore per spostare le foglie), sono rumori sensati. Spero piuttosto che io non disturbi loro. Le poche parole che si scambiano fanno parte dell’umano stare insieme. Ora c’è silenzio. 

Rom 8, [3] „Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne,“ (τὸ γὰρ ἀδύνατον τοῦ νόμου, ἐν ᾧ ἠσθένει διὰ τῆς σαρκός, ὁ θεὸς τὸν ἑαυτοῦ υἱὸν πέμψας ἐν ὁμοιώματι {questo è un aspetto interessante di  cui non parlo nella mia meditazione oggi} σαρκὸς ἁμαρτίας καὶ περὶ ἁμαρτίας κατέκρινε τὴν ἁμαρτίαν ἐν τῇ σαρκί,). Fare una scuola cristiana senza aver capito questo significa semplicemente fare una scuola pseudo cristiana; poi vi sono colleghi per i quali già questa pseudo forma è troppo  ed una, la più dura, ne ha tratto le conseguenze e a Dicembre se ne andrà. Torniamo a san Paolo: "Poiché il Figlio si è fatto uomo ed è carne come noi, ed è un uomo tra noi, non c'è più separazione tra il Figlio di Dio e gli uomini, e quindi non c'è più separazione tra la punizione e l'assunzione del peccato. Il Figlio fa diventare il suo amore il crogiolo della dannazione, dal quale egli diventa la salvezza. La salvezza è una rinascita nella carne del Figlio; non in modo tale che si possano distinguere la condanna e l'assoluzione come due fasi separate, anche se vicine tra loro, ma in una non-diversità che include tutta la vita terrena del Figlio“ (Adrienne von Speyr, Der Sieg der Liebe). Questo è il punto: una scuola cristiana è una scuola in cui non è possibile  separare tra condanna (espressa dagli insegnanti) e assoluzione (che solo gli insegnanti potrebbero dare). Un insegnante che voglia punire in senso cristiano deve portare il peso del peccato, se punisce distinguendosi - cosa che è sempre farisaica o ridicola - dal peccatore (qui bisognerebbe distinguere anche tra peccato e peccatore, ma in vero anche questa distinzione è senza senso: Cristo diventa peccato, senza peccare) si assume un ruolo di giudice che non è cristiano. Per quanto riguarda la mia persona io faccio fatica con un punto che Adrienne sottolinea spesso: i peccati veniali non fanno soffrire Cristo di meno e poi l’affermazione che „ogni spazio della nostra vita deve essere liberato“; sono in vero d’accordo, ma vedo come nell’esperienza ciò sia difficile, oppure bisognerebbe anche distinguere cosa sia davvero peccato e che cosa sia una fissazione su un certo tipo di peccati…o, certi peccati, sono fatti neutrali, necessari alla vita? 

Certo, si può leggere il Faust II per capire qualcosa, lo stesso poeta usa questa parola (“e capirai meglio”, 4726; edizione di Amburgo, volume 3 a cura di Erich Trunz), ma allora sarebbe meglio leggere un libro di filosofia, mentre io voglio proprio leggere e riflettere sul Faust II. La seconda parte della tragedia inizia con o in una “graziosa regione”. A differenza della prima parte della tragedia, Faust non si trova nel suo studio, dove Mefistofele gli fa visita, ma “su un prato fiorito” ed è “stanco, inquieto e assonnato”; viene visitato da Ariel, la regina degli elfi, che “corre dove può aiutare” (4618); lei agisce “gratis”, cioè non tiene conto della differenza moralista tra essere buoni e cattivi: “che egli sia santo ( = buono) o malvagio”; Ariel nota la sua inquietudine e vuole aiutare l'“uomo sfortunato”. Il coro si unisce a lei in vari modi: «singolarmente, a coppie e in gruppo, alternativamente e tutti insieme». Obiettivo? «Sussurrare dolcemente la pace, cullare il cuore nella tranquillità di un bimbo» (4638/4639); ma a differenza di Peguy, il coro non ha una grande opinione del sonno: «Il sonno è un guscio, gettalo via! Non esitare ad osare“ (4661) - ”Le parole “audace”(dreist) e ‘osare’ (erdreisten) hanno in tedesco raramente il significato dispregiativo che hanno assunto nel XIX secolo; quindi: agire con coraggio, affrontare con fiducia" (Trunz, 586) è il significato che hanno in Goethe...E dopo Ariel e il coro entra in scena Faust stesso, che non ha smesso di «aspirare continuamente all'esistenza suprema» (4685); per questo guarda «in alto», verso le cime delle montagne, che chiama «giganti» (4695), che possono godere della luce prima degli uomini nella valle. E solo ora arriva un passo filosofico; la luce osservata è troppo. Ariel considerava “il più bel dovere degli elfi” restituire al malcapitato “la luce sacra” (cfr. 4632/33). La luce, tuttavia, aumenta la sua infelicità, “trafitto dal dolore agli occhi” (4703). All'esistenza finita appartiene il fatto che il sole rimanga alle spalle, se non si vuole essere abbagliati. Non esiste un accesso diretto al divino, nel senso del motto di Tommaso d'Aquino: «Non est aliquid inter Deum et creaturas»; secondo Goethe, l'uomo deve comprendere più precisamente che: «Am farbigen Abglanz haben wir das Leben» (abbiamo la vita in un Abglanz colorato, quindi non direttamente nello splendore (Glanz), ma in uno splendore rispecchiato (Abglanz) 4727). In un certo senso, anche Tommaso non lo mette in discussione e la parola di Dio (Paolo) dice che noi guardiamo allo specchio. Nei prossimi tempi voglio seguire Goethe per vedere come sviluppa tutto questo nel Faust II; la coesistenza delle scene invece di uno sviluppo drammatico delle stesse dovrebbe essere d'aiuto alla meditazione.

Trump propone una tregua di sei mesi per Gaza. Macron telefona con Putin, e quest’ultimo di fatto gli ha detto ciò che mi sembra essere più verosimile: la guerra è stata causata dall’atteggiamento dell’Occidente nei confronti della Russia ed ora bisogna tenere conto delle vittorie russe. È chiaro che la posizione di Putin è unilaterale, così come è unilaterale la nostra posizione, ma di fatto il professor Sachs dice qualcosa di molto simile a quello che afferma Putin…

„Oggi assistiamo desolati all’uso iniquo della fame come arma di guerra. Bruciare le terre, rubare il bestiame, bloccare gli aiuti, sono tattiche sempre più utilizzate da gruppi armati irregolari. Mentre i civili deperiscono per la miseria, le élites politiche s’ingrassano impunemente. È ora di sanzionare questi soprusi e perseguire i loro responsabili.“ (Leone XIV, X, 1.7.25)

Abba nostro…

(Pomeriggio) «Volevamo accendere la fiaccola della vita, / un mare di fuoco ci avvolge, che fuoco! / È amore? È odio? Che ci avvolge ardente, / Alternando dolore e gioia in modo spaventoso, / Così che guardiamo di nuovo verso la terra, / Per rifugiarci nel velo più giovanile» (Goethe, Faust II, 4709-4714). Dopo 31 anni di insegnamento in Germania, è legittimo chiedermi cosa sia stato: sicuramente all'inizio era più uno slancio missionario; forse non la tensione tra amore e odio, ma sicuramente tra amore e risentimento è quella che mi ha consumato. Una studentessa scrive sul mio account Substack, come commento al mio articolo: "Sono parole così belle. Come direbbe la gioventù di oggi: un'era sta finendo. Lei ha influenzato molti studenti e di questo può essere orgoglioso. Ci mancherà e penso di parlare a nome di tutti gli studenti che ha avuto!“ (Lena). Sicuramente esagera, perché mi trasforma in un mito, e sarebbe meglio chiedere, come Goethe: ”È amore? È odio? Che ci avvolge ardentemente" (4711). Eppure le parole di Lena mi fanno bene, come lo sguardo della cinese che Jünger riceve e che gli fa bene: “Una graziosa cinese aspetta, muove l'abaco, serve i clienti occasionali, fa da interprete e ha ancora un sorriso per me” (Port Swettenham, 1.9.1965). Trovo sempre liberatorio che il settantenne Jünger non dimentichi questo tipo di osservazioni nel suo diario. Goethe intende forse qualcosa di diverso con il suo «per rifugiarci nel velo più giovanile»?

Questa mattina abbiamo visitato il castello di Capdepera (Cala Rajada) e come dice Konstanze è difficile trovare parole per descrivere i colori, il paesaggio con una palma che si staglia nel blue del cielo, i tetti del paese sottostante; siamo saliti percorrendo le parti in ombra del percorso, ma in vero in Germania ci sono 7 gradi più che qui in Mallorca, insomma avevamo un’ottimale condizione. Da una panchina all’ombra, all’interno della fortificazione, abbiamo potuto godere di questo castello medievale in ottimo stato. Konstanze mi ha raccontato una storia molto bella, letta in una guida; durante l’attacco di pirati tutta la popolazione si è nascosta nella fortificazione ed hanno pregato nella chiesetta dedicata a Maria, che ha protetto la popolazione nascondendo il paese in una nebbia intensa, così che i pirati non si sono accorti che vi fosse un nuovo paese per fare il loro bottino. Il forte è stato anche protezione dai mussulmani durante una guerra dopo la Riconquista, ma grazie a Dio non abbiamo un nuovo mito (Lepanto…) o una „grande vittoria“. L’azione di scomparsa del paese era in sé già la „great siege“ di questo castello fortificato. 



(Mallorca, Font de sa Cala, Hotel Taconera, l’1.7.25; martedì della tredicesima settimana dell’ordinario) „Camminando così assorto nelle sue devozioni, si sedette un momento, rivolto verso l’acqua che scorreva in basso, e, stando lì seduto, cominciarono ad aprirglisi gli occhi dell'intelletto. Non già che avesse una visione, ma capì e conobbe molte cose della vita spirituale, della fede e delle lettere, con una tale luce che tutte le cose gli apparivano nuove“ (Sant’Ignazio di Loyola, Storia di un pellegrino). Questa esperienza di SPN al fiume Cardoner è forse ciò che più mi desidero; e spero che questi giorni a Mallorca siano un aiuto per fare un passo nella giusta direzione. Non desidero particolari visioni, tanto meno in ferie, dopo un lungo anno scolastico, ma che mi si „comincino ad aprirsi gli occhi dell’intelletto“, in modo che sia gettata una luce serena o anche drammatica sulla vita spirituale, sulla fede e sul lavoro intellettuale, che comunque faccio in continuazione. AvS nel suo commento all’ottavo capitolo della lettera ai Romani (Der Sieg der Liebe) ci fa comprendere in che modo le cose possono apparire nuove. Quando, senza un nostro merito (almeno come primo passo), fidandoci di Dio, è possibile passare dalla legge che registra solo il nostro peccato a quella legge dello spirito che ci rende liberi. Tra Taiwan e Manila (il  libro è sopra in camera: „Siebzig verweht“, 1965) Ernst Jünger pensa che le religioni orientali permettano un più di universalità e libertà, perché  ognuno può trovare il suo cammino. Sembra che in quegli anni pensasse che le altre religioni, incluso il cristianesimo, siano troppo legati a dei nomi, ma nomi sono solo fumo. Queste affermazioni di Paolo in Rom 8,1-2 sembrano essere anche un po’ utopiche o fumose: non vi sarebbe più peccato e la vecchia legge perché siamo in Cristo; ma in vero anche in Cristo siamo legati al peccato. Solo perché in vero non siamo davvero in Cristo? Chi può dire di sé di essere nella legge nuova che ci ha liberato dal peccato? Ma ripeto ciò che ho scritto ieri: non si tratta di analizzare se stessi, ma di fidarsi di lui, come SPN al fiume Cardoner. Solo così può operare in noi la legge e la via dello spirito…

Dalla versione di Banfi, che posso leggere anche qui, arrivano notizie davvero drammatiche o che rinviano a situazioni drammatiche: da una parte il no radicale di Leone XIV alla fame come arma da guerra. Poi l’uscita dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa (1997) contro le mine antiuomo: solo per paura? O perché l’osannato Zelensky, dico io, non Alessandro, è un criminale, non meno di Putin. E per quanto riguarda Gaza: „E arriva in un giorno particolarmente drammatico per Gaza. La parrocchia cattolica della Sacra Famiglia è tornata sotto i bombardamenti. Ieri un missile israeliano ha colpito la caffetteria al-Baqa, luogo di ritrovo di giornalisti e attivisti (…). Tra le vittime ci sono il fotografo e regista palestinese Ismail Abu Hatab. È stato ucciso insieme alla giovane pittrice Frans Al-Salmi, che aveva ritratto Ismail un mese fa e pubblicato il quadro nel suo portfolio su Instagram, un viaggio dentro i volti di Gaza. Salgono così a 228 i reporter rimasti uccisi nella Striscia dal 7 ottobre 2023, secondo il calcolo di Al Jazeera“.

Abba nostro…

(Mallorca, Capdepera, sera) Senza ciò che Jünger chiama la figura del lavoratore non sarebbe possibile essere ora nel Mediterraneo, per la prima volta a Mallorca, dopo essere stati negli anni passati già in Sardegna, Sicilia, Malta e Creta. I lavoratori spaziali, il lavoratore del bus che dall’aeroporto ci ha portato ieri notte qui a Capdepera, dopo aver lavorato  todo el día.; i lavoratori dell’hotel, etc. Quindi anche il fenomeno così bello e naturale di nuotare  nel mare, per chi vive lontano da esso non è possibile senza la figura del lavoratore. Anche qui a Mallorca abbiamo il caldo estivo che sta opprimendo l’Europa, ma come dice giustamente mia mamma, dipende da come tu ti rapporti al caldo; comunque sia qui con il mare e senza zanzare si sopporta la calura estiva molto bene. Oggi ho cominciato il lavoro con Faust II. 

(Wetterzeube, 30.06.25; lunedì della tredicesima settimana dell’ordinario) Il numero 2295 di „Terra e cielo III“, 19 aprile del 1961 mi fa fare (sit venia verbo), meglio mi dona una meditazione importante. Sebbene stia facendo con il suo nonno e con Konstanze una novena perché A. stia di nuovo bene, nella quale vogliamo „anvertrauen“ (affidare) questa ragazza ad Adrienne; sebbene ci sia il martedì con vespri, Santa Messa ed adorazione eucaristica, sebbene ci sia la Santa Messa domenicale e questa meditazione mattutina, mi sembra che ultimamente ci sia una caduta di „stupore, amore, ammirazione e preghiera“ in me. Ho perso quel „primo amore“ di cui parla San Giovanni nell’Apocalisse. Mentre i santi sono proprio in questa „atmosfera di adorazione“, ma non come qualcosa di forzato o come un artefatto: "L'atmosfera di adorazione ha una naturalezza perfetta. In una conversazione tra amici che sono molto felici ed animati, l'intera conversazione, l'intero gioco di domande e risposte è determinato dall'amicizia reciproca, così qui tutto è determinato dal giusto atteggiamento reciproco tra Dio e gli uomini. È giusto che il Signore ami così tanto gli uomini e che essi lo adorino in questo modo, in una perfetta trasparenza. L'atmosfera d'amore chiarisce tutto ed è uno scintillio ed una scintilla tra il cielo e la terra“ (Adrienne von Speyr). In questo momento (6,36 h) i calori del mattino sono stupendi, ma c’é una stanchezza in me e non solo per il fatto che mi alzo presto per aprire la stalla delle galline e per fare la meditazione. C’è una stanchezza dovuta ad un vuoto interiore e forse ad un pizzico di mancanza di fede. Adrienne dice: „Non ci sono santi a sufficienza“, ma io con il mio risentimento e con i miei bisogni polimorfi e perversi che posso farci? La risposta di Adrienne è davvero sorprendente: "Se Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creasse più adoratori, più santi veramente devoti al mistero trinitario, allora accadrebbero cose meravigliose. Si vedrebbero compiute le opere dell'amore di Dio sulla terra. Ma non ci lasciamo infiammare, non vogliamo, non comprendiamo che non dobbiamo fidarci di noi stessi, ma di Dio. Se veniamo trasportati dallo Spirito e cominciamo a capire qualcosa, è solo per grazia di Dio. E infine la cosa strana: che Dio ci dona infine il sì fondamentale nella sua grazia, ci rende partecipi nel battesimo e nella fede al suo sì eterno, e che fa parte della sua cortesia guardare a questo nostro sì (da lui donato) in tutto ciò che continua a donarci" (Adrienne von Speyr). Ecco questo è il punto: devo fidarmi di lui, non di me! E i meriti? Sta diventando sempre più una questione di mera presenza ed ostinazione. Più che odio e risentimento, ed indifferenza spietata il grande problema è l’allontanamento. Ecco il merito consiste nel non allontanarsi. Dal matrimonio o dalla parrocchia. Ieri c'è stato l'incontro in parrocchia con le persone che tengono i Servizi della parola in un modo tale che non so se Roma sarebbe d’accordo (comunque la responsabilità ultima la porta il vescovo a Dresda). Comunque sia, c'era quella donna che mi aveva trattato malissimo quando avevo tenuto il Servizio della parola a Gera Lusan, mi aveva trattato malissimo, poi ho capito dopo, perché lo voleva tenere lei. Cosa che io non sapevo. Mi sono chiesto se fosse stato il mio compito dire ieri, quando il parroco voleva fare una raccolta di pensieri sul come ci sentiamo in questo „servizio“, che questa donna non è degna di tenere il Servizio della parola, perché il modo con cui si comporta, per esempio con gli anziani della parrocchia è del tutto privo di una qualsiasi forma di cortesia a parte che di amore. Ma chi di noi è degno? 

Ernst Jünger in „Sgraffiti“ 391) riflette sul simbolismo della croce; è pienamente consapevole che la croce implica un riferimento a Cristo, ma anche per le persone che non credono c'è qualcosa da considerare. In questo simbolismo, attraverso la croce, viene spezzato "il simbolismo verticale del potere. Si aggiunge la sofferenza"; qui, nell'esistenza storica, c'è qualcuno, e questo vale anche per chi non è o non è ancora cristiano come Jünger all'epoca: dicevo c’è qualcuno che non vuole il trionfo, ma una “riduzione” che è un “crescere”, qui nella forma verticale di un simbolo che racchiude in sé tutte le direzioni cosmiche: verso l'alto e verso il basso, a destra e a sinistra, come si canta nella canzoncina che avevo imparato nelle Dolomiti da Marco.“E avanti e indieto e di qua e di là, di  su  e di giù e di qua e di là“.

La storia di Pietro e Paolo ci insegna che la comunione a cui il Signore ci chiama è un’armonia di voci e di volti e non cancella la libertà di ognuno. I nostri Patroni hanno percorso sentieri diversi, hanno avuto idee differenti, a volte si sono confrontati e scontrati con franchezza evangelica. Eppure ciò non ha impedito loro di vivere una viva comunione nello Spirito, una feconda sintonia nella diversità.“ (Leone XIV) - nell’omelia di ieri il Santo Padre ha ricordato anche il fatto che Paolo ha pensato che su un certo punto Pietro si sbagliava. Ci vuole molto coraggio teologico per dire una cosa del genere. Lo stesso che ha avuto Papa Francesco commentando la lettera ai Galati in una delle sue catechesi. Mi sembra un importante punto anche questa formula sintetica di Leone XIV: „fecunda concordia in diversitate.“ Senza questa sintesi non è possibile autentico ecumenismo. 

„Il bene che facciamo lo dobbiamo nascondere agli occhi degli uomini e dobbiamo avere paura di essere visti? Ma se tu hai paura di chi ti vede, non avrai chi ti imita; devi dunque essere visto, ma non devi operare allo scopo di essere visto.“ ~ Agostino d’Ippona

Ho letto da qualche parte in X: „Papa Leone XIV trattiene le lacrime mentre ascolta il Padre Nostro cantato magnificamente in ucraino dai fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina in pellegrinaggio nella Basilica di San Pietro per questo Anno Santo Giubilare.“ // Anch’io ero commosso profondamente da questo canto! 

Abba nostro…

(Mattinata) Mi ha telefonato Herwarth, che combinava il mio congedo dal lavoro con il compleanno di sua mamma(20.8.); la telefonata mi ha donato tanta gioia, non solo perché fa parte del consiglio direttivo del CJD, ma perché è un amico, con il quale ci si sente poco, ma con il quale il nostro discorso sul pezzo ed intimo continua come se ci fossimo sentiti ieri. Konstanze ha preso parte attiva alla telefonata. 

Dalla versione di Banfi: „«Sorelle e fratelli, continuiamo a pregare perché dovunque tacciano le armi e si lavori per la pace attraverso il dialogo». All’Angelus di ieri nuovo appello di papa Leone (…) mentre il mondo aumenta la velocità della corsa verso il conflitto. Nel fine settimana si è riaccesa violenta la guerra in Ucraina. Tra sabato e domenica la Russia ha colpito l’Ucraina con 537 tra missili e droni, sarebbero morti tre civili. In reazione Kiev ha deciso un passo drammatico: Volodymyr Zelensky ha annunciato che per difendersi il suo Paese si è ritirato dalla Convenzione di Ottawa, che considera illegittimo produrre, stoccare e sotterrare mine antiuomo…È un altro gradino sceso verso l’inferno di un mondo che non riconosce più regole internazionali riconosciute da tutti e da tutti osservate. // Il Presidente usa Donald Trump continua a dire di aver distrutto il nucleare iraniano (…), lo ha fatto in un’intervista fiume alla tv Fox News…Le ultime notizie su Gaza. I generali dell’esercito israeliano hanno assicurato di aver aperto un’inchiesta interna dopo l’inchiesta del giornale Haaretz sui soldati che hanno sparato sulla folla accalcata per ottenere il cibo. Ron Dermer, il consigliere più vicino a Benjamin Netanyahu, è oggi alla Casa Bianca per discutere con Donald Trump della possibilità di riaprire il negoziato per il cessate il fuoco. La Stampa pubblica un reportage di Francesca Mannocchi sull’espansione dei coloni in Cisgiordania: un piano di insediamenti illegali israeliani che sta rendendo invivibile la Cisgiordania per i palestinesi e aumenta esponenzialmente il numero delle vittime. Dall’inizio del conflitto a Gaza, secondo le Nazioni Unite, 943 palestinesi sono stati uccisi da coloni o forze di sicurezza.“ (Alessandro Banfi).

(Wetterzeube, il 29.6.25; San Pietro e Paolo;13esima domenica dell’Ordinario) Adrian mi ha mandato un testo di un professore di filosofia di Lipsia, Sebastian Rödel (sebastian.roedl@uni-leipzig.de), molto interessante sul tema vivere e produrre. La vita ha il suo scopo in sé, non è frutto di un prodotto. Questo nella filosofia di Ferdinand Ulrich è inteso con la differenza tra generare e produrre. Non è che la gratuità  dell’essere non abbia uno scopo, anzi Ulrich parla di „senso necessario dell’essere“; quindi non vi è contraddizione tra il dono gratuito dell’essere e la teleologia. Ma ritorniamo al filosofo dell’università di Lipsia. Lui fa alcuni passi  semplice per farci capire la differenza tra una produzione ed una casualità (esempio con il triangolo formato da dei rami nel bosco; questo triangolo di rami può essere causato da un cinghiale che casualmente muove i rami. Oppure può essere formato da un uomo che ne fa una freccia per indicare ad un altro uomo il percorso. È chiaro che si tratta di due diverse azioni. Ora lo scopo della produzione del triangolo non è nel triangolo, ma nella volontà dell'uomo di fare una segnaletica per un altro uomo. Per quanto riguarda la vita, invece per quanto riguarda il vivente, lo scopo è all'interno del vivente stesso, per cui anche se uno volesse pensare ad una creazione, ad una generazione non può pensare alla creazione o alla generazione come una produzione, cosa che io ho imparato da Ullrich. Questo è anche interessante per quanto riguarda la differenza tra un lavoro di un ingegnere e un lavoro di un medico, il lavoro di un ingegnere che costruisce un ponte è diverso da quello di un medico che fa un intervento chirurgico su un uomo o che studia il sorgere di una malattia in una persona. La differenza è quella tra il ponte e l’uomo: l'uomo ha il suo senso in sé mentre il ponte ha il suo senso nell'ingegnere che lo costruisce in vista del fatto che altre persone ci passeranno sopra. L’articolo del professore finisce così, pensando la differenza tra conoscere e fare: „4.2 Riconoscere e fare. Si dice talvolta che la biologia sintetica ci spieghi cos'è la vita ricostruendo gli esseri viventi, poiché solo ciò che si può ricostruire può essere veramente compreso. Il teorema meriterebbe una discussione più approfondita. Nel caso degli esseri viventi, si può dire che non comprendiamo la vita nella misura in cui siamo in grado di crearla e manipolarla. Questo vale in tutti i campi. Non comprendo le capacità cognitive degli scimpanzé facendoli crescere tra gli esseri umani e insegnando loro l'uso del linguaggio dei segni. La cellula minima può essere utile o forse no. È possibile rendere un batterio incapace di vivere riducendone il genoma. Allo stesso modo, è possibile ingrassare un tacchino fino a quando non riesce più a camminare e muore soffocato. Ma pensare che l'amputazione e la mutilazione aiutino a comprendere meglio cosa sia la vita e quale sia la sua forma fondamentale è un'idea folle.“ (Sebastian Rödel).

Dalla versione di Banfi riprendo due notizie: 1) „L’amministrazione americana ed il Qatar starebbero spingendo per raggiungere una tregua a Gaza. Trump e i mediatori sono dell’idea che si debba sfruttare lo slancio del cessate il fuoco di questa settimana con l’Iran per lavorare ad uno stop delle ostilità anche nella Striscia.“ (AB). 2) „Un’altra accusa gravissima è rimbalzata sui giornali di sabato e viene dall’interno di Israele. In una lunga e dettagliata inchiesta il giornale della sinistra israeliana Haaretz ha pubblicato prove e virgolettati di soldati israeliani che documentano almeno 19 “incidenti” in cui l’esercito ha sparato sulla folla che si accalcava nei punti di distribuzione del cibo organizzati dalla GHF, la fondazione privata americano-israeliana che ha sostituito l’Onu nella distribuzione degli aiuti alla popolazione.“ (AB).

Oggi è la solennità della Chiesa romano-cattolica, ha detto il Papa all’Angelus: proprio nell’incontro a Roma delle dimensioni petrina e paolina, che offrono il sangue come sostegno dell’opera della Chiesa per secoli. Il parroco nella sua predica ha parlato della dimensione petrina istituzionale e quella missionaria di Paolo.

A Mallorca porto solo tre libri: „Faust II“ di Goethe, „Strahlungen III, Siebzig verweht 1“ di Jünger e il commento dell’ottavo capitolo della lettera ai Romani di Adrienne von Speyr. Konstanze ha preso ieri in biblioteca a Gera tre guide dell’isola.


Abba nostro...

(Wetterzeube, il 28.6.24; Sabato della dodicesima settimana del tempo ordinario; Sant'Ireneo di Lione) Metto anche qui nel diario la traduzione del mio articolo sull’ultimo giorno di scuola, che in tedesco è stato letto da tante persone. Ieri sera avevo pubblicato alcune reazioni a questo articolo.


Il mio ultimo giorno di scuola. Un racconto.

A mia moglie Konstanze, con amore

Dopo 23 anni di insegnamento a Droyßig, dopo 30 anni di insegnamento in Germania, è arrivato il mio ultimo giorno di scuola. Forse il momento più emozionante di oggi {ieri} è stato quando ho visto le lacrime negli occhi di molti studenti. E anche in alcuni colleghi ho percepito affetto e gratitudine sinceri. Ecco alcune scene della giornata, che non possono rendere, però,  giustizia alla sua ricchezza.

(Copyright della foto: 9d; vedi Substack)

Verso le 10 è arrivato il preside, Stefan Dr. Auerswald, in sala professori e mi ha detto che alcuni studenti desideravano salutarmi pubblicamente. Mi ha chiesto se fossi disposto a incontrare gli studenti nel cortile. Ho pensato subito: questo desiderio è un „compito“ (nel senso di Balthasar). Verso le 11 ci siamo riuniti nel cortile della scuola; il preside ha raccontato alcuni aspetti della mia attività nella scuola e poi ho parlato al microfono di Cesare Pavese e della frase che aveva scritto nel suo diario, in cui esprimeva il desiderio di incontrare qualcuno che lo guardasse con uno sguardo di totale simpatia...Ho dovuto lottare contro le lacrime, ma poi sono riuscito a dire che quella frase era diventata per me un „compito“ per la mia attività nella scuola; naturalmente non sono sempre riuscito ad agire in questo modo, spesso ho “reagito in modo esagerato”, ma era quello che desideravo. Nel cortile c'era un silenzio totale, tutti gli sguardi erano concentrati su di me, un ragazzo mi guardava intensamente... allora ho detto che non avevo mai visto Dio, ma che avevo visto i loro occhi, che per me sono più importanti dell'intero universo, e in quegli occhi ho imparato a vedere l'amore, che Dio è. Poi è successo qualcosa che mi ha un po' sorpreso: molti si sono avvicinati a me con le lacrime agli occhi, le ragazze della nona classe, ma anche studenti e studentesse dell’undicesima, anche alcuni di quelli che pensavo non avrei mai potuto abbattere il muro tra le generazioni...

In chiesa, durante la liturgia della parola delle classi decima e undicesima, ho avuto la gioia di predicare su Luca 6, 6-11. Ho ammesso che la legge è importante e, prendendo ad esempio Hammurabi, ho detto che un testo di legge scritto vincola l'arbitriarietà di un re, e questo è un bene. Ma qui, in Luca, Gesù fa un passo avanti e ci offre un suggerimento importante per quei casi in cui la legge è diventata solo formalismo. Gli scribi e i farisei non lo guardavano con simpatia, ma per controllarlo, per avere una prova, per attaccarlo. Gesù, come “Figlio dell'uomo”, pone una semplice domanda: è lecito fare il bene? È semplicemente la domanda che dovremmo porci: vogliamo fare il bene? O vogliamo diventare rappresentanti della formalità della legge?

La laudatio nella sala delle feste della scuola è stata tenuta da Rainer Patzer; un vero elogio, che non è stato tenuto da un insegnante per un altro insegnante, ma da un uomo a un altro uomo, da un amico a un amico: “Nessun addio, nessun epilogo, nessun elenco di attività professionali, ma una riflessione individuale, un ricordo intellettuale, una parola personale” e poiché si tratta di una parola personale, ne citerò solo alcune righe. È stata una laudatio molto colta; Rainer è un insegnante di biologia, non uno studioso di scienze umane, ma, come Ernst Jünger, è in grado di pensare sia in termini umanistici che scientifici; la laudatio ha orchestrato filosofi come Erasmo e Aristotele, musicisti come Mozart e Bach, interpreti come Igor Levit e Daniil Trifonov, scrittori come Georges Bernanos e Friedrich Hölderlin, teologi come Paolo e Agostino. E naturalmente non poteva mancare un riferimento all'Armenia: “Dopo il mio trasferimento nel Caucaso, Roberto ha assunto la responsabilità dello scambio scolastico con questo paese speciale nell'ambito del gemellaggio tra le nostre scuole {Rainer ha insegnato per due anni a Yerevan}, cosa che, dopo gli anni di consolidamento e vista la vacanza che si profilava all'epoca, mi è sembrata una soluzione quasi logica, ovvia e unica possibile”. Per quanto riguarda la mia presenza filosofica nella scuola, Rainer ha detto che associa la mia persona ad una frase di Hans-Georg Gadamer come interprete di Agostino: “La vera parola, il verbum cordis, è (come parola interiore) lo specchio e l'immagine della parola divina”. Le quattro pagine della laudatio sono piene di perle, ma come ho già detto, sono pensate come una lettera personale per me.

Ieri {l’altro ieri} sono venuti appositamente da Sangerhausen il direttore generale del CJD Sassonia-Anhalt, Andreas Demuth, con Anja Trebeck, che mi hanno dedicato molto tempo, ma anche i colleghi oggi mi hanno regalato un fascicolo molto elaborato, che ha reso omaggio in modo vario (foto, immagini e lavori manuali) e profondo alla mia presenza a Droyssig; ecco solo alcune citazioni: 1) "Vorrei ringraziarti non solo per questi momenti, ma anche per la tua lealtà. Sono sicuro che anche in pensione continuerai a essere un partner e un amico per noi.“ 2) ”Ti ricorderò sempre come nella foto qui sotto, scattata l'anno scorso a Cracovia: il pensatore, il filosofo, l'amante dell'umanità.“ 3) ”Roberto, pieno di cuore e di spirito, / una persona che non gira mai in silenzio. / Con i suoi modi italiani / incontra l'approvazione di molti qui“ {non posso tradurre la rima tedesca}. 4) ”Ricordo una scena di anni fa, quando hai dato a un gruppo di studenti (circa della sesta classe) una grande tavoletta di cioccolato e hai detto loro di mangiarla insieme, di appianare le loro controversie e di riconciliarsi". 5) “Hai sempre cercato di mettere Cristo al centro e non te stesso, e hai cercato di trattare ogni singolo studente con dignità e guardarlo con gli occhi di Cristo”. 6) “Le tue, o meglio le vostre attività internazionali sono state un arricchimento per la vita scolastica, non solo per gli studenti: nostra figlia ha potuto volare con voi a Malta e questo ci ha dato la possibilità di ospitare e incontrare persone di altri paesi”. 7) “Ti sono grato per essere stato presente anche in situazioni difficili. Quando Samuel, che allora era uno studente della mia classe, e altri due ragazzi hanno perso la vita in un incidente stradale mortale, solo Mi e un altro ragazzo sono sopravvissuti, e tu sei venuto da me nel pomeriggio insieme a Konstanze. L'ho trovato molto bello e importante. Non dimenticherò mai come vi siete presi cura di Mi e l'avete accolta”. 8) “Poi c'è Roberto, che ho sempre visto come una persona profondamente combattuta, alla ricerca di sé stessa e a volte anche insicura. È proprio questo Roberto che mi piace particolarmente (anche se è solo una mia sensazione) e proprio perché la penso così, caro Roberto, sono riuscito ad affrontare i nostri contrasti”. 9) "Ma non sono sempre le cose grandi che rimangono impresse nella memoria. Ricordo sempre con piacere i momenti in cui, in molte conferenze, hai tenuto testa a un collega di H. (...) quando, come spesso accadeva, non riusciva a inquadrare bene le cose». 10) «Oltre ai meriti nei confronti dei nostri studenti, per me rimane «la tua eredità» dello sguardo simpatico e dell'«amore gratuito».11) “Sono grato che le nostre strade si siano incrociate e che una parte della tua storia sia intrecciata con la mia”. Mi fermo qui, ma ci sarebbe ancora molto da citare e da apprezzare; molti si sono impegnati molto e hanno dipinto e realizzato cose meravigliose; qualcuno ha persino fatto stampare un puzzle con le nostre foto dalla famosa casa editrice Ravensburger. Ho anche ricevuto in regalo un abbonamento semestrale al «Berliner Zeitung», da cui attingo molto spesso per i miei articoli di politica italiana. Un coro di colleghi ha cantato una bella benedizione per me.

Anche su Facebook e Instagram è stato ricordato il mio ultimo giorno e ho ricevuto messaggi belli dagli Stati Uniti, dall'Armenia, dall'Italia e dalla Germania. Una mia ex studentessa ha scritto ad esempio: “Sei un dono di immenso valore per noi. Non ho mai dimenticato queste parole sulla totale simpatia. Ti auguro tutto il meglio per il tuo meritato pensionamento! Grazie per il tuo lavoro!!” La mia ex studentessa aveva commentato questa mia frase: "Il preside mi ha chiesto se volevo salutare gli studenti nel cortile della scuola; ho detto di sì. Ho citato ancora una volta le parole di Cesare Pavese sullo sguardo di totale simpatia. Alla fine, molti avevano le lacrime agli occhi, e quelle lacrime sono state un dono di immenso valore per me”.

Anche alcuni genitori e familiari mi hanno fatto dei regali molto belli; tra i tanti cito solo un vino della Tenuta Col D’Orcia di Montalcino. In vino veritas! Ma la veritas è l’amore stesso. “Solo l’amore è credibile” (Hans Urs von Balthasar).

PS Mi farebbe molto piacere se scriveste il vostro indirizzo e-mail qui nel mio account in Substack nell'apposito button, in modo da poter ricevere automaticamente i miei articoli in futuro.

Nel tempo pasquale del 1961 (11. Aprile) Adrienne è molto malata (cf. Terra e cielo III. Un diario, Numero 2294), quindi non ha forze, ma può percepire la gioia pasquale. „Mi sono detta: posso solo pregare, perché non ho più forze per fare altro. Da un lato sarebbe molto bello poter solo pregare. Dall'altro lato, però, recito solo preghiere brevi, non più preghiere complete. Gli altri malati fanno così?“ - alla fine dell’anno scolastico non avevo più la forza di preghiere lunghe (il breviario l’ho pregato solo con  Konstanze e don Andrea nel nostro incontro del martedì), così queste righe sono state di vero aiuto. Percepisce anche tutta la stanchezza che provocano le „piccole seccature quotidiane“, cerca di non esserne prigioniera. Ma nel tempo pasquale la gioia del cielo arriva fino a lei, in modo particolare la gioia di Maria, perché il Figlio è risorto: „Irradia la luce pasquale, il Figlio è risorto, eppure, sebbene sappia tanto, è tutta stupore e gioia, come una bambina“. Forse le gioie più grandi, dice Adrienne, solo le gioie più piccole, più discrete, in ultima istanza la gioia che provoca sapere che tutto è nelle mani del Padre. Questo davvero è una grande gioia ed un grande aiuto; ieri quando mi sono incontrato con gli studenti e le studentesse il cortile della scuola era nel Padre. Ma lo sarà anche il tempo di pensione e il nostro viaggio a Maiorca che comincia lunedì. E la tosse di Konstanze…

„I darvinisti del linguaggio non riescono a comprendere la parola più di quanto i loro colleghi zoologi riescano a comprendere l’animale“ (Ernst Jünger, Sgraffiti, 390). Giusto, perché per comprendere bisogna avere quella sapientia cordis di cui ha parlato ieri Rainer, insegnante di biologia tra l’altro, nella „Laudatio“ per il mio ultimo giorno di scuola. 

Giustamente Jasper von Altenbockum nell’editoriale odierno della FAZ pone la questione di „un'opposizione osteggiata“. «È espressione di un parlamentarismo vivace o piuttosto di una forte capacità di difendersi quando partiti e gruppi parlamentari che si sono schierati a tutela della democrazia “restano tra loro” {escludendo per esempio l'AfD da importanti organi parlamentari}? La strategia dell'SPD e della CDU/CSU fa il gioco dell'AfD, che parla di un “cartello” dei partiti tradizionali... Ma sarà l'opposizione a decidere quanto sia forte la democrazia tedesca. Ciò riguarda l’ opposizione stessa, la qualità del suo lavoro. Ma riguarda soprattutto il trattamento riservato all'opposizione da parte della maggioranza. In entrambi i casi c'è ancora molto margine di miglioramento“. È un testo chiaro, anche se non percepisce forse la gravità dello stato di saluta della democrazia in Germania nella sua interezza. Il discorso di Vance a Monaco di Baviera e il lavoro giornalistico freelance in Substack fanno spesso vedere come vi sia un momento di “regime“ nella democrazia tedesca, sebbene venga fatto, in modo particolare da politici locali, ancora un grande lavoro democratico…

Abba nostro…

(Gera, verso mezzogiorno) Ferdinand ci ha parlato della situazione del papà di Nadia in Iran, dove si trova per gestire un capitale familiare di valore notevole. La famiglia, ed anche lui stesso, desidererebbe di nuovo riunirsi, ma la cosa non è così semplice. 

JD Vance a Monaco di Baviera ha detto che San Giovanni Paolo II è stato un grande maestro della democrazia. Matthias Kopp cita una sua frase, dopo la caduta del regime di Saddam Hussein (9.4.2003) e prima della sua morte, che lo testimonia. „"Le numerose misure adottate dalla Santa Sede per evitare il grave conflitto in Iraq sono ben note. Oggi è importante che la comunità internazionale aiuti gli iracheni, liberati da un regime oppressivo, a riprendere il controllo del proprio Paese, a consolidarne la sovranità e a costruire democraticamente un sistema politico ed economico che risponda alle loro speranze, affinché l'Iraq possa tornare ad essere un partner credibile della comunità internazionale." (citato in Kopp, 316). Purtroppo anche questo desiderio di san Giovanni Paolo II non è stato subito realizzato, ma vorrei commentare questa frase ad un livello più „filosofico“: le numerose misure di cui parla GPII, per evitare la guerra (la terza del Golfo, ma anche le altre due) sono state prese quando il dittatore era ancora in vita e al governo del paese; la Santa Sede non voleva tagliare con la spada il nodo gordiano (cf. Ernst Jünger), ma ciò non significa che avesse simpatia per il dittatore, che al momento giusto viene chiamato con il suo nome; e l’invito alla ricostruzione è del tutto nel senso della democrazia. // Se penso al discorso di Leone XIV ripreso da tanti nel mondo cattolico, quello fatto alle chiese orientali, sul non senso della guerra e le fake news, io lo vedo in questa prospettiva del lavoro della Santa Sede, che è al servizio di una democrazia autentica, senza per questo pensare di risolvere i problemi con un taglio netto delle differenze politiche.

(Pomeriggio) Ancora qualche reazioni su Whatsapp a riguardo del mio pensionamento e del mio articolo di ieri: 1) „Tantissimi auguri di buon pensionamento adesso goditi il meritato riposo. Bella dimostrazione di affetto vuol dire che nella tua lunga carriera hai seminato bene😘 (mia sorella). 2) „Caro Dr. Graziotto, le auguro tutto il meglio per il suo meritato pensionamento. Tuttavia, posso anche immaginare che non sarà facile per lei, visto il suo grande impegno nella scuola. Si goda il suo tempo libero, sono sicuro che non si annoierà. Spero di continuare a incontrarla alle feste della fondazione della scuola. Cordiali saluti Florian Scholz (ex studente). 3) "Che dolce! Gli addii hanno qualcosa di malinconicamente bello. Spero che tu abbia tante belle idee per trascorrere una pensione appagante.“ Benjamin Späte, responsabile della lingua tedesca a Yerevan. 4) ”Caro Roberto, sono davvero commenti toccanti. Posso immaginare che ieri sia stata una giornata molto emozionante per te (e per molti altri) e che ti rimarrà a lungo nel cuore. È fantastico ricevere parole così calorose quando si parte. Dimostrano il grande rispetto e l'apprezzamento che si prova per una persona. Ti auguro tutto il meglio! Spero che tu possa goderti la tua nuova fase della vita. Andreas“ (un collega, con cui sono andato ad Auschwitz). 5) ”Quante belle parole, che gioia per te. Godetevi le vostre (o meglio, quelle di Konstanze 🙂🙃) vacanze. Cari saluti, Johanna (una collega, che aveva difficoltà ad accettare la mia identità cattolica). 6) „Caro Roberto! Mi commuove davvero molto. Grazie mille per essere stato uno dei miei insegnanti 🙏🏻☺️ Ti auguro ogni bene. Jonathan Fiedelak e Svenja, mia sorella, sono venuti a trovarmi di recente. Siamo andati insieme alla Bergkirchweih a Erlangen, che è un po' come l'Oktoberfest. E quando siamo tornati a casa, ammettiamolo, già un po' ubriachi, abbiamo cantato „Danos un corazón, grande par amar“... E anche la canzone delle Dolomiti „Viva La Companie“ ☺️😄 Insomma, ci sono rimaste sicuramente delle cose impresse nella memoria (Christoph Müller, un ex studente). 7) "Che bello, grazie per averlo condiviso! Sei stato un insegnante appassionato e hai seminato tanto bene, troverai sicuramente il modo per restare vicino ai ragazzi, come è successo a me dopo il pensionamento. Buona nuova vita, quindi! Un abbraccio" (Maria Consigli, CL). 8) „Caro Roberto, ti auguro tutto il meglio per la tua pensione. Anch'io sono sicura che hai influenzato positivamente molti giovani. Anch'io ricordo con piacere il nostro incontro. Tutto il meglio per il tuo futuro e la tua famiglia. Kerstin Hirschfeld, mamma di Louis Hirschfeld, classe 2014 / 2022“. 9) „Roberto, tutto questo è spettacolare, è proprio vero che l'amore per Cristo genera una vita nuova, ed è quella che tu hai fatto conoscere ai tuoi studenti. Grazie per la bella testimonianza che ci hai mandato. Un abbraccio, a presto. Fiorenzo Pivetta, CL“. 10) „Caro Roberto, ancora una volta una personalità lascia la scena scolastica. Da come ho avuto modo di conoscerti, sei uno di quegli insegnanti che lasciano un segno nei propri studenti, andando ben oltre il semplice svolgimento delle lezioni. Per questo motivo, l'apprezzamento da parte della comunità scolastica, degli amici e della famiglia è più che meritato. Sono certo che non cadrai in un buco nero, ma che dopo una breve pausa avrai subito nuovi progetti da realizzare. Auguro a te e a tua moglie tanta salute e la benedizione di Dio. La gioia di vivere te la crei da solo. Cordiali saluti dalla costa. Il tuo Jan-Dirk“ (dirigente scolastico) 11) "Caro Roberto, oggi è il tuo primo giorno in cui non ricopri più il ruolo di insegnante, dopo 30 anni di insegnamento. Ti ringrazio di cuore per aver condiviso la tua storia. Questo mi ha permesso di essere presente con il pensiero e con il cuore al tuo addio. Vorrei anche dirti quanto sono grato di averti conosciuto come persona. Non ti ho mai visto direttamente come insegnante. Questo non significa che non avessi rispetto per te. Intendo dire che da te ho imparato qualcosa per la vita e non per i voti. È bello pensare che continuerai a raggiungere le persone con le tue parole e le tue azioni, proprio come hai fatto con me. Ti auguro un periodo meraviglioso, ricco di esperienze e incontri arricchenti durante la tua pensione. Con affetto, Amelie“ (una tua ex studentessa con cui sono ancora in contatto).12) “Da questo tuo racconto emerge la descrizione di una vita dedicata ai ragazzi, tesa a realizzare il loro destino, il loro bene. Ragazzi fortunati che ti ricorderanno per sempre. Come capita a tutti noi. Ora comincia una nuova stagione per scoprire la tua giovinezza. Un nuovo centuplo, quaggiù. Auguri Roberto e complimenti.” (Alessandro Banfi, giornalista ed amico, CL). 13) "Buongiorno dottor Graziotto, il suo articolo è davvero commovente e allo stesso tempo incredibile. Anch'io ho frequentato volentieri le sue lezioni e ancora oggi apprezzo molto quell'esperienza. Durante la mia giovinezza, il tempo trascorso con lei mi ha sempre dimostrato che è giusto che ognuno sia diverso, mentre in altre materie gli insegnanti esercitavano talvolta un'enorme pressione sui risultati. Negli ultimi tre anni, durante i miei studi, ho conosciuto alcuni giovani che non riuscivano a sopportare questa pressione e hanno dovuto ricorrere a un aiuto medico-psicologico. A mio avviso, lei voleva anche che affrontassimo l'argomento delle lezioni, ma ci chiedeva anche come stavamo e aveva sempre una comprensione priva di pregiudizi quando non riuscivamo a rispondere a una domanda. Ciò che mi è rimasto impresso e che ancora oggi mi tocca il cuore è il suo modo di trattare gli adolescenti. E anche se sono sempre stato piuttosto tranquilla, non credo che servano sempre le parole per dimostrare a qualcuno che gli vuoi bene. Deve esserci sintonia. E secondo me lei è riuscito a trasmetterla. Anche se non riesco a immaginare il CJD senza di lei e il suo impegno che andava ben oltre i suoi doveri, le auguro tutto il meglio. Anche per sua moglie e la sua famiglia". (Alwine, ex studentessa con cui sono ancora in contatto).Ecc. Molti hanno insistito sul fatto che sarà l'inizio di una nuova esperienza.

!“Non nobis Domine, sed nomini tuo da gloriam“!

(Pomeriggio) Ho ascoltato un reel di don Luigi Ciotti; da un certo punto di vista mi è simpatico, ma vorrei fare notare una grande differenza tra lui e Papa Francesco. Lui si lamenta nel reel gridando che i potenti di questo mondo sono stati al funerale di Papa Francesco, ma non hanno detto nessuna parola forte per la pace…invero con Giorgia Meloni il Papa defunto era amico. E per quanto riguarda Trump, che si vede anche nel reel, non è vero che non abbia detto nessuna parola per la pace (certo non al funerale che non era il luogo per farlo), anzi siamo noi europei che lo abbiamo del tutto ignorato e a priori detto che era una bugia. Luigi Ciotti, come il marxista Maté, parla per quanto riguarda Gaza di genocidio; non so se sia giusto o se sia espressione di antisemitismo (per Maté certamente non lo è visto che è di origine ebraica); certo è che a Gaza è successo quello che non avrebbe mai dovuto succedere, sia nel senso che il 7 Ottobre del 2023 non avrebbe mai dovuto succedere, sia, ancor più, nel senso che la reazione criminale di Netanyahu non avrebbe mai dovuto succedere. Purtroppo, per quanto riguarda Don Luigi Ciotti, a me sembra che sia una questione di cedimento ad una visione del mondo acritica di sinistra, e che così anche lui faccia parte di quel mondo cattolico che ha tentato di interpretare Papa Francesco come espressione della sinistra stessa, mentre il Papa defunto parlava a partire dal cuore di Gesù, parlava a partire dalla Vangelo. Per quanto riguarda Leone XIV bisogna stare attenti che il messaggio più importante che lui ora all’inizio del suo pontificato ha fatto è quello dell'unità nella chiesa…l’unità nella chiesa non è possibile formarla con espressioni troppo polarizzanti. Certo è necessaria la parresia, e in questo senso la figura del sacerdote Ciotti è simpatica, ma bisogna stare attenti a non interpretare le frasi che dice il Papa su questioni sociali e di giustizia sociale ed internazionale, come se lui facesse la predica solo ad una persona, per esempio solo a Trump, solo a Putin. Mentre quel discorso dovrebbe essere preso sul serio da tutti noi, certo anche dall'amministrazione di Trump, ma non solo e poi come abbiamo imparato nel Concilio Vaticano secondo c'è una certa relativa autonomia del pensatore o del politico nel vedere e nel considerare poi i particolari di un determinato giudizio. PS Vorrei ripeterlo ancora una volta: non è bene fare del discorso di Papa Leone XIV un discorso di durezza o radicalità singolare,  anche se va recepito il suo richiamo ad azioni diaboliche di nuova intensità.. Ascoltiamo San Giovanni Paolo II nel discorso in occasione della benedizione urbi et orbi del 2004: „3. L'opera delle istituzioni nazionali e internazionali

affretti il superamento delle presenti difficoltà
e favorisca il progresso verso un'organizzazione
più ordinata e pacifica del mondo.
Trovi conferma e sostegno l'azione dei responsabili
per una soluzione soddisfacente dei persistenti conflitti,
che insanguinano alcune regioni dell'Africa,
l'Iraq e la Terra Santa.
Tu, primogenito di molti fratelli, fa che tutti coloro
che si sentono figli di Abramo
riscoprano la fraternità che li accomuna
e li spinge a propositi di cooperazione e di pace.

4. Ascoltate voi tutti che avete a cuore il futuro dell'uomo!
Ascoltate uomini e donne di buona volontà!
La tentazione della vendetta
ceda il passo al coraggio del perdono;
la cultura della vita e dell'amore
renda vana la logica della morte
;
la fiducia torni a dar respiro alla vita dei popoli.
Se unico è il nostro avvenire,
è impegno e dovere di tutti costruirlo
con paziente e solerte lungimiranza“. 

Renato l’altro giorno mi aveva mandato un articolo su una svolta autoritaria che starebbe accadendo in Armenia, essendo stato preso dalla fine della mia carriere scolastica, credo di non averne ancora parlato qui nel diario: „Il 25 giugno il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha affermato che le forze di sicurezza hanno sventato un tentativo di colpo di stato in cui è coinvolto un ecclesiastico, un’accusa respinta dall’opposizione, in un contesto di forti tensioni tra il governo e la chiesa apostolica. Secondo il Comitato d’inchiesta armeno, al centro del presunto tentativo di colpo di stato ci sarebbe l’arcivescovo Bagrat Galstanyan. L’anno scorso Galstanyan aveva guidato un movimento di protesta contro Pashinyan, accusato di aver ceduto dei territori all’Azerbaigian.“ (Afp, Internazionale, 25.6.25)

(Sera) „Un grande abbraccio, Roberto. Sono fiero di aver condiviso con te alcune "avventure" nei nostri scambi culturali Italia Germania, grato per come avete ospitato mia figlia in uno di questi scambi, ormai tanti anni fa, onorato di essere stato ospite in casa tua, veramente lieto di come tu e Konstanze ci avete accolto quando con le quinte venimmo a Berlino in gita.... E mi dimentico senz'altro qualcosa....Hai raggiunto il traguardo e hai incrementato la fede:pensa che bello! Secondo me è perché hai vissuto la vita professionale come "la buona battaglia" e non come un tormento da finire al più presto. E adesso, per chi come te arriva così alla pensione, incomincia una nuova avventura. Una nuova buona battaglia, diversa, con più tempo, più sapienza e le forze da dosare con più attenzione. Ma una nuova avventura ! Sono davvero contento per te. Grazie amico! Ad maiora“ (Matteo Foppa Pedretti, direttore scolastico ed autore, amico. CL).

„…La fede del vostro Popolo ora è messa a dura prova. Molti di voi, da quando è iniziata la guerra, sicuramente si sono chiesti: Signore, perché tutto questo? Dove sei? Che cosa dobbiamo fare per salvare le nostre famiglie, le nostre case e la nostra Patria? Credere non significa avere già tutte le risposte, ma confidare che Dio è con noi e ci dona la sua grazia, che Egli pronuncerà l’ultima parola e la vita vincerà contro la morte. La Vergine Maria, tanto cara al Popolo ucraino, che con il suo umile e coraggioso “sì” ha aperto la porta alla redenzione del mondo, ci assicura che anche il nostro “sì”, semplice e sincero, può diventare strumento nelle mani di Dio per realizzare qualcosa di grande. Confermati nella fede dal Successore di Pietro, vi esorto a condividerla con i vostri cari, con i vostri connazionali e con tutti coloro che il Signore vi farà incontrare. Dire “sì” oggi può permettere di aprire nuovi orizzonti di fede, di speranza e di pace, soprattutto a tutti quanti sono nel dolore. Sorelle e fratelli, accogliendovi qui, desidero esprimere la mia vicinanza alla martoriata Ucraina, ai bambini, ai giovani, agli anziani e, in modo particolare, alle famiglie che piangono i propri cari. Condivido il vostro dolore per i prigionieri e le vittime di questa guerra insensata. Affido al Signore le vostre intenzioni, le vostre fatiche e tragedie quotidiane e, soprattutto, i desideri di pace e di serenità. Vi incoraggio a camminare insieme, pastori e fedeli, tenendo lo sguardo fisso su Gesù, nostra salvezza. Vi guidi e vi custodisca la Vergine Maria, che proprio per la sua unione alla passione del Figlio è Madre della Speranza. Benedico di cuore tutti voi, le vostre famiglie, la vostra Chiesa e il vostro popolo. Grazie.“ (Leone XIV, SALUTO DEL SANTO PADRE LEONE XIV AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DELLA CHIESA GRECO-CATTOLICA UCRAINA, Basilica Vaticana; Sabato, 28 giugno 2025). Il Papa non parla di „aggressione russa“, come fa invece incautamente „Vatican news“, presentando questo evento. Il compito del papa era in primo luogo confermare nella fede i credenti ucraini incontrati; il suo giudizio sulla guerra insensata è giusto, perché tutte le guerre, dal punto di vista della Santa Sede, sono insensate. 

„Nel Palazzo Apostolico l’udienza alla delegazione della “Chiesa sorella di Costantinopoli”, in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo. Il Pontefice invia i suoi saluti e ringraziamenti al patriarca Bartolomeo ed esorta ad andare avanti nel cammino per ristabilire “la piena comunione visibile” tra le nostre Chiese: “Questa meta si può raggiungere soltanto con l’aiuto di Dio, attraverso un continuo impegno di ascolto rispettoso e dialogo fraterno. Sono aperto a qualunque suggerimento““ (Salvatore Cernuzio, Vatican news). Questa „piena comunione visibile“ sarebbe un grande segno! VSSvpM! 

(Droyssig, il 27.6.25; Santo Cuore di Gesù; ultimo giorno di scuola) Credo che solo con la meditazione della Croce ed ancor più della sua discesa all’inferno possiamo comprendere quanto abbia sofferto pro nobis il cuore di Gesù. Nel 1961, alla sera tarda del Sabato santo, Adrienne si trova nell’angoscia pura: «È sera tardi. Attesa, ma senza speranza. Si cammina sul posto. E quando il terreno sprofonda, allora è angoscia senza meta. Angoscia allo stato puro: angoscia per l’angoscia. E l’angoscia si mescola al sordo non poter più. Non si parla di volere o non volere più. Si è intrappolati in qualcosa. O ci si è infilati dentro. Non si ha una “posizione” e non ci si può adattare. Si arranca senza poter dire nulla sulla strada, sulla sua lunghezza e sulla sua natura. Non è affatto una strada. Prima ho detto che si comincia a cercare il Signore. Ora non è più vero. In tutta questa futilità, non ci si chiede nemmeno per un istante: chi è il Signore? Cosa fa per la salvezza dell'umanità? Cosa vuole, cosa ottiene, qual è il suo rapporto con il Padre? Questo camminare serve a qualcosa, è davvero un camminare? Fa parte della sua vita o della sua morte? Tutto questo rimane aperto e in qualche modo non vale la pena di essere chiesto. Sulla croce si sa che egli soffre, o davanti alla croce, che sta andando incontro alla croce. In questo viaggio, invece, l'unico segno del percorso è dato da quei colpi spaventosi, quei vortici e quegli affondamenti. Eppure, quando si supera quel punto o qualcosa affonda accanto a noi, non cambia nulla. Non si può dire: dopo quel punto la zona è diversa. O che il fiume è un altro. Non si può nemmeno dire che l'affondamento porti un sollievo alla situazione, tutto rimane così come è e non è meno terribile, anche se tante cose sono affondate. Alla fine la caverna e il fiume si sono fusi, e al confine tra i due c'era qualcosa di rosso, un bagliore, come una nuova cavità, ma solo di luce. All'improvviso il Signore apparve lì, nella luce; e assorbì la luce in sé stesso, tanto da diventare lui stesso luce: abbagliante, indescrivibile. Non ho visto il momento della resurrezione. Ho solo visto come ha preso il suo posto nella luce. Credo di essermi addormentata poco dopo. E quando mi sono svegliata, era per l’appunto Pasqua» (Adrienne von Speyr, Kreuz und Hölle, 1, 393). Solo quando si è passati attraverso questo non poter volere o non volere, allora si sa cosa sia obbedienza; noi ne abbiamo fatto qualche volta esperienza nel peccato, che non può essere legittimato, ma che in qualche modo centra…se no siamo persi. Risurrezione non può essere preparata da alcun esercizio di meditazione o concentrazione - in „Sgraffiti“ Jünger si interroga sul cosa sia „concentrazione“, e pensa che, come il giorno è giorno e notte, la concentrazione è tensione ed attesa. Per quanto riguarda la risurrezione non possiamo neppure attendere o concentrarci: ad un certo punto, all’improvviso il Signore è di nuovo tra di noi! Deo gratias et Mariae! 

Ieri è venuto qui a Droyssig il direttore generale del CJD Sassonia-Anhalt, diacono Andreas Demuth, per festeggiare con me il mio pensionamento, che inizia de facto questa sera (de iure il primo agosto). Oggi è l’ultimo giorno di scuola dell’anno  scolastico 2024/2025. Per essere stato un incontro istituzionale, quello di ieri, mi è sembrato abbastanza autentico. Mi sembrava che il signor Demuth fosse davvero interessato a vivere con me questo momento e fosse anche interessato a che non vada persa l'eredità diciamo così filosofica della mia presenza a Droyssig; mi ha invitato a partecipare ad un convegno che ci sarà ad ottobre. Vedremo. 

Ho ricevuto in questi giorni alcuni segni di simpatia da genitori e ragazzi; i ragazzi della 9d, che il prossimo anno non saranno più qui, a causa del modo con cui è stata insegnata matematica nella loro classe, mi hanno regalato cioccolata e vino, etc. Le ragazze della 9d hanno fatto sviluppare una foto che avevo fatto qualche giorno insieme e me l’hanno regalata con le loro firme e quattro cuori, rossi e verdi…

La mia ultima predica come insegnante in un „Servizio della Parola“ sarà su Lc 6, 6-11. Un passaggio che mi è del tutto congeniale; non è contro la legge, ma parla di una dimensione che è sopra la legge. Parlerò come al solito in modo molto concreto…

Ieri pomeriggio Adrian mi ha mandato alcuni messaggi per Whatsapp, a cui non avevo mandato il mio articolo sulla guerra e sulla  interpretazione delle frasi di Leone XIV sul tema uscito ieri in Substack; mi ha detto che nella mia critica a Maté e ad „Avvenire“ ho centrato il punto, mi ha detto che in Europa abbiamo una visione del tutto sbagliato di Trump. Non è perfetto, ma è un uomo, davvero un uomo, non uno sistema e che l’unico cambio di regime che vuole davvero è quello statunitense. Il punto debole è la sua stima per i tecnocrati, ma se non si è dei puristi, bisogna essere pronti ad un certo pragmatismo…Trump è un politico, non un santo.

„È desolante vedere oggi che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni.“ (Leone XIV, X, 26.6.25) 


Caro Alessandro, vero, è un discorso grande (quello di cui ho parlato anche nel mio articolo a Substack), ma che si inserisce in tanti discorsi grandi che hanno fatto i pontefici proprio in riferimento ai cristiani del Medioriente e della Mesopotamia… il lavoro di discernimento sulle propaganda lo dobbiamo fare tutti. Ma io so già che alcuni pensano che sono solo gli altri che devono fare questo lavoro. Tuo, R 

Abba nostro…


(Dopo la scuola) Il preside mi ha chiesto se volevo dire addio ai ragazzi nel cortile della scuola; ho detto di si. Ho citato ancora una volta la frase di Cesare Pavese sullo sguardo della totale simpatia. Alla fine tanti avevano le lacrime agli occhi e queste lacrime sono state per me un dono di immenso valore.


Anche il vice preside (il preside lo aveva fatto davanti ai ragazzi) ha voluto salutarmi e dire alcune cose di apprezzamento per il mio lavoro di 23 anni nella scuola. Erano entrambi commossi. Io sono grato che tutto si sia compiuto così.  Dopo ci sarà l’addio degli insegnanti. 


(Sera) (Sera) Alcune reazioni al mio articolo su Substack sul mio ultimo giorno di scuola su Whatsapp: 1) „Caro Roberto, mi commuove che tu abbia ricevuto un addio così affettuoso a scuola. Sono felice che il tuo modo di rapportarti con i tuoi studenti, aperto e cordiale, abbia ottenuto questo riconoscimento. Ricordo con piacere il viaggio insieme ad Auschwitz e Cracovia. Anche se il tema del nostro viaggio mi aveva molto colpito, mi sono sentita molto a mio agio nel nostro gruppo. Grazie mille. Ti auguro tanta salute e tanta gioia per il futuro e per le cose che sceglierai di fare. Un caro saluto, Steffi Busch“ (una mamma). 2) „Caro Roberto, grazie mille per il bellissimo articolo. Ci uniamo alle innumerevoli congratulazioni e ti auguriamo anche noi un felice pensionamento! Dopo tutti questi anni di impegno, pazienza e ispirazione, è ora di voltare pagina. Hai accompagnato innumerevoli giovani nel loro percorso, trasmettendo loro conoscenze e spesso molto di più: coraggio, motivazione e un orecchio attento. Il tuo impegno ha lasciato il segno nelle menti, ma soprattutto nei cuori. Niklas ha parlato spesso di te e delle tue lezioni, tanto che ora entrerà a far parte della Chiesa cattolica. Questo è merito tuo. Ora puoi finalmente goderti i frutti del tuo lavoro: tempo per te, per i tuoi sogni, per il riposo o per l'avventura, proprio come desideri. Ti auguriamo di cuore tutto il meglio per il tuo meritato pensionamento. Matthias & Susan + Niklas & Nele“ 3) „Grazie a Dio! È successo nel giorno della solennità del Sacro Cuore di Gesù. 10) “Oltre ai meriti nei confronti dei nostri studenti, mi rimane ”la tua eredità“ dello sguardo simpatico e dell'”amore gratuito". La presenza del caro professor Ulrich è visibile qui. Andrò subito in cappella a ringraziare con te e per te (Michele). 4) “Grazie per avermi avuto, il Suo discorso è stato molto bello ed emozionante e le Sue parole sono state molto belle ❤️✝️spero di rivederLa presto” (Anton, 10ª classe). 5) "Grazie! L'ha scritto davvero bene, mi sono venute le lacrime agli occhi mentre lo leggevo.“ (Marlene, 9ª classe). Alcune reazioni su Facebook: 1) ”Nei loro cuori rimarrà sempre un buon insegnante. E trasmetteranno questa esperienza. Un buon insegnante ha un cuore per i suoi studenti. Questo è già un pezzo di eternità...“ (Andreas Tober). 2) ”Anch'io ripenso con affetto alle tante lezioni indimenticabili di latino e religione con lei. Canis stat et expectat. Lei è sempre stato vicino a noi studenti e semplicemente come persona in classe, con tutto il cuore. Le auguro una meravigliosa pensione!” (Julia, ex studentessa). 3) “Lei è un dono di immenso valore per noi. Non ho mai dimenticato queste parole sulla totale simpatia. Le auguro tutto il meglio per la sua meritata pensione! Grazie per il suo lavoro!!“ (Marie, ex studentessa). 4) ”Lei è un ottimo insegnante con un grande cuore. Si distingue per il suo impegno, la sua empatia e il suo talento organizzativo - penso ai meravigliosi viaggi a Malta che ha organizzato e realizzato insieme a sua moglie. Ha risvegliato il meglio negli studenti: è un modello e ha lasciato un segno indelebile. GRAZIE, grazie a lei il mondo è un po' migliore..." (Yvette Lange, una madre)


(Wetterzeube, il 26.6.25; giovedì della dodicesima settimana del tempo ordinario; ultimi due giorni di scuola; 37esimo anniversario della morte di Balthasar) Nel Sabato santo del 1961 Adrienne fa una nuova esperienza dell’inferno, si potrebbe dire di un inferno nell’inferno. Qualcosa ha intuito l’arte cinematografica con il „sogno nel sogno“, ma per l’appunto è arte (importante, ma non realtà): „Sabato Santo. Pomeriggio. Durante la notte è successo qualcosa di molto spaventoso: nel mezzo del fiume, come nelle caverne, c'è stato improvvisamente come un vortice che trascinava verso il basso. E questo in molti punti contemporaneamente: il fiume è fatto di fango con pezzi di peccati al suo interno, e all'improvviso c'è stato un cedimento, un vortice che trascinava verso il fondo; un grosso pezzo è stato trascinato giù, in un altro inferno. È troppo pesante, non può più rimanere nel flusso. Non ho mai visto nulla di simile prima d'ora. Come dei crateri. E lo stesso nelle caverne, non è l'inferno che precipita, ma un pezzo che si rompe e cade nelle profondità. Quando si attraversano le caverne, si ha la sensazione che siano abbastanza solide, e ora che stanno crollando sembrano di gomma, vengono risucchiate senza rumore. È una visione terribilmente angosciante. “È perduto.” Ma non si può dire cosa sia perduto. Credo che si possa almeno dire che non affondano i pezzi dove ci sono le effigi. (Forse queste non appartengono alla dannazione eterna, ma solo al peccato dissolto in qualcosa di informe). Prima che iniziassero ad affondare, era già abbastanza difficile seguire il Signore invisibile. Ma nel momento in cui affondano, si può solo urlare; lo spavento è estremamente acuto e ti attraversa tutto. Non è che prima si portasse il dolore con raccoglimento, ma nel momento in cui affondano è puro orrore. Forse alcuni frammenti di peccato hanno un nome ora per la prima volta. Si vedono la menzogna e l'odio insieme, accoppiati, altri peccati sono intrecciati a tre o a quattro, ma portano un nome comune. E quasi tutti i fasci recano ancora la scritta: allontanamento. E in molti: vanità, come se questa fosse portatrice di molti peccati. E quando tutto è affondato nel silenzio, si sentono improvvisamente, molto in basso, sempre in basso, rumori terribili. Non si può dire: voci umane, non si può nemmeno dire: urla di animali. È la paura che grida, è il terrore che urla. Infine, il desiderio di vedere finalmente il Signore. Non come consolazione, nemmeno come indicazione, piuttosto come una sorta di paura che cerca un oggetto. Non come sostegno, solo come forma. (Kreuz und HölleI, 392-393). Questo bisogno di forma! Quando non abbiamo la speranza abbiamo bisogno di forma: la paura cerca un oggetto! Siamo nella tragedia pura. Qualche nome viene indicato: menzogna, odio, allontanamento e vanità. Credo che il risentimento sia un parente prossimo dell’odio. 

Konstanze è preoccupata che domani non saranno capaci a dare forma in modo degno al mio pensionamento, in vero sarà un esercizio per non avere alcun risentimento. Oggi viene a trovarmi il capo del CJD, il diacono Demuth, della Sassonia-Anhalt, cosa che normalmente non fa per il pensionamento di un collega. L’addio di Burkhard, ma lui era il preside, era bombastico e coinvolgeva anche gli studenti, da me tutto sarà in sordina, ma Konstanze mi ha fatto notare, che ho avuto tanti segni di stima in questi giorni, da parte dei genitori e degli studenti. Don Andrea, quando gli ho detto che Stefan Oster, per il suo sessantesimo compleanno, ha detto, citando Paolo, che non dobbiamo prendere troppo sul serio la nostra vita, mi ha risposto che lui è un religioso, io sarei un insegnante che ha avuto uffici per cinque persone e che dovrebbero sforzarsi di fare qualcosa di dignitoso; così anche la mia dottoressa, Frau Rittler. Ma sono tentazioni; Konstanze ha detto con ragione che se volevo un riconoscimento degli insegnanti avrei dovuto comportarmi in modo diverso, ma io detto sempre cose troppo dirette e il tempo l’ho passato con le studentesse e gli studenti, non con loro. Comunque non ho chiesto al preside, ma al collega di biologia, Rainer, di fare il discorso di addio. Vedremo. 

Il sogno questa notte era, come spesso mi accade,  di natura erotica. Era un tentativo di tirare delle linee. È possibile stare insieme abbracciati lottando nudi come Etty con Spier? Ma con quale intenzione? Quale era l’intenzione quando ho abbracciato ieri la mia ex allieva depressa?  E dov'è il passaggio dalla lotta e dalla nudità o anche solo dal „cuddle together“ alla sessualità? Poi nel sogno  il tentativo di eccitarsi con delle immagini di persone concrete senza cadere nell'adulterio. E poi di nuovo il tentativo di tirare una linea di separazione, come accade nelle chat erotiche dove due fanno in qualche modo sesso senza toccarsi e senza neppure stare insieme. Alla fine prevaleva il desiderio di una forma precisa di separazione, ma non è che poi il desiderio sessuale smette. Offro tutto al Gesù che dorme nella tempesta.

„Affidiamo alla misericordia di Dio le vittime del vile attentato terroristico contro la comunità greco-ortodossa nella chiesa di Mar Elias a Damasco ed eleviamo le nostre preghiere per i feriti e i familiari. Ai cristiani del Medio Oriente dico: vi sono vicino! Tutta la Chiesa vi è vicina! Non distogliamo lo sguardo dalla #Siria, ma continuiamo a offrirle sostegno attraverso gesti di solidarietà e con un rinnovato impegno per la pace e la riconciliazione.“ (Leone XIV, X, 25.6.25)


„Non che avessimo bisogno di ulteriori conferme, ma il Washington Post riporta che l'attacco israelo-statunitense all'Iran era stato deciso mesi prima e non aveva nulla a che vedere con le armi nucleari. Alti funzionari israeliani affermano di aver “già deciso a marzo” di attaccare l'Iran, lo stesso mese in cui la comunità dei servizi segreti statunitensi ha valutato che l'Iran non aveva alcun programma nucleare. Il motivo era che “l'Iran avrebbe ricostruito le sue difese aeree entro la seconda metà dell'anno”, il che dava a Israele “un'opportunità unica per eseguire piani, preparati con cura mesi e anni prima, per danneggiare pesantemente un Iran indebolito”. Giusto per sottolineare il punto, la scelta di attaccare “non è stata tanto dettata da nuove informazioni che indicavano una corsa dell'Iran verso l'arma nucleare o una minaccia imminente per Israele”. Si è trattato semplicemente della buona vecchia aggressione israelo-statunitense in difesa dell'egemonia israelo-statunitense. Risciacquare e ripetere.“ (Aaron Maté, X, 25.6.25). // È opportuno prendere atto anche di questa narrazione, ma mi chiedo se Aaron Maté qui non „risciacqui e ripeta“ qualcosa che non tiene per nulla conto di quello che J.D. Vance diceva e di cui ho parlato ieri su un nuovo sviluppo di politica estera…


„Avvenire“ scrive che a Gaza non vi è tregua! 

Abba nostro…

(Dopo la lettura della versione di Banfi) il paragone di Trump con Hiroshima è da brividi: sono completamente d’accordo con Alessandro. „Del resto, il presidente Usa l’ha {l’azione militare contro le centrali nucleari dell’Iran} presentata come una svolta “storica”. Ha anche esaltato i bombardamenti sull’Iran (decisivi come Hiroshima, ha detto proponendo un parallelo da brivido), ha strizzato l’occhio a Volodymyr Zelensky sui missili per l’Ucraina, ma non ha firmato la dichiarazione contro Vladimir Putin.“ (AB).

(Pomeriggio) Un discorso di Papa Leone XIV contro le guerre diaboliche. Ed un commento fuorviante del quotidiano „Avvenire“.

„La storia delle Chiese cattoliche orientali è stata spesso segnata dalla violenza subita; purtroppo non sono mancate sopraffazioni e incomprensioni pure all’interno della stessa compagine cattolica, incapace di riconoscere e apprezzare il valore di tradizioni diverse da quella occidentale. Ma oggi la violenza bellica sembra abbattersi sui territori dell’Oriente cristiano con una veemenza diabolica mai vista prima. Ne ha risentito pure la vostra sessione annuale, con l’assenza fisica di quanti sarebbero dovuti venire dalla Terra Santa, ma non hanno potuto intraprendere il viaggio. Il cuore sanguina pensando all’Ucraina, alla situazione tragica e disumana di Gaza, e al Medio Oriente, devastato dal dilagare della guerra. Siamo chiamati noi tutti, umanità, a valutare le cause di questi conflitti, a verificare quelle vere e a cercare di superarle, e a rigettare quelle spurie, frutto di simulazioni emotive e di retorica, smascherandole con decisione. La gente non può morire a causa di fake news.È veramente triste assistere oggi in tanti contesti all’imporsi della legge del più forte, in base alla quale si legittimano i propri interessi. È desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni. Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune? Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta? La gente è sempre meno ignara della quantità di soldi che vanno nelle tasche dei mercanti di morte e con le quali si potrebbero costruire ospedali e scuole; e invece si distruggono quelli già costruiti! E mi chiedo: da cristiani, oltre a sdegnarci, ad alzare la voce e a rimboccarci le maniche per essere costruttori di pace e favorire il dialogo, che cosa possiamo fare? Credo che anzitutto occorra veramente pregare. Sta a noi fare di ogni tragica notizia e immagine che ci colpisce un grido di intercessione a Dio. E poi aiutare, come fate voi e come molti fanno, e possono fare, attraverso di voi. Ma c’è di più, e lo dico pensando specialmente all’Oriente cristiano: c’è la testimonianza. È la chiamata a rimanere fedeli a Gesù, senza impigliarsi nei tentacoli del potere. È imitare Cristo, che ha vinto il male amando dalla croce, mostrando un modo di regnare diverso da quello di Erode e Pilato: uno, per paura di essere spodestato, aveva ammazzato i bambini, che oggi non cessano di essere dilaniati con le bombe; l’altro si è lavato le mani, come rischiamo di fare quotidianamente fino alle soglie dell’irreparabile. Guardiamo Gesù, che ci chiama a risanare le ferite della storia con la sola mitezza della sua croce gloriosa, da cui si sprigionano la forza del perdono, la speranza di ricominciare, il dovere di rimanere onesti e trasparenti nel mare della corruzione. Seguiamo Cristo, che ha liberato i cuori dall’odio, e diamo l’esempio perché si esca dalle logiche della divisione e della ritorsione. Vorrei ringraziare e idealmente abbracciare tutti i cristiani orientali che rispondono al male con il bene: grazie, fratelli e sorelle, per la testimonianza che date soprattutto quando restate nelle vostre terre come discepoli e come testimoni di Cristo.“ (DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA DELLA "RIUNIONE DELLE OPERE PER L'AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI" (ROACO). Sala Clementina. Giovedì, 26 giugno 2025). Questo discorso del pontefice romano si inserisce in un grande lavoro fatto dalla Santa Sede per e con le chiese orientali, a partire in modo particolare da Paolo VI, ma vi sono stati anche pontefici antecedenti, che si sono occupati con grande amore di questo tema e di queste nostre sorelle e fratelli (cf. Matthias Kopp, L’eredita cristiana in Irak, edizione originale tedesca, Friburgo, Basilea, Vienna, 2025). Negli ultimi giorni mi sono occupato, nel mio diario pubblico, delle tre guerre del Golfo che culminano nella chiara confessione non-violenta di san Giovanni Paolo II. „La guerra è sempre una sconfitta dell’umanità“. Papa Francesco nel suo storico viaggio in Irak nel marzo del 2021 porterà avanti questa eredità della Santa Sede con il suo motto: „La guerra è sempre una sconfitta“ (per esempio nell’Angelus del 22.10.23). Frase che ha spesso ripetuto, perché uno dei criteri più importanti di giudizio della Santa Sede è la protezione delle popolazioni dei paesi in guerra. 

Giacomo Gambassi nell’“Avvenire“ di oggi commenta un passo di questo discorso dicendo: „Leone XIV si scaglia contro le cause «spurie» dei conflitti, «frutto di simulazioni emotive e di retorica» che occorre «smascherare con decisione» perché «la gente non può morire a causa di fake news»: in mente viene subito la propaganda di guerra legata alla guerra in Ucraina ma anche l’accusa all’Iran di costruire la bomba atomica che ha scatenato l’attacco di Israele e poi quello Usa ma che è stata smentita anche dall’Agenzia Onu per l’energia atomica incaricata di investigare sui siti di Teheran. Da qui l’invito papale a «valutare le cause di questi conflitti, a verificare quelle vere e a cercare di superarle»“ (GG). Questo giudizio non è un servizio giornalistico, ma una presa di posizione politica, che il Papa mai si permetterebbe di fare (da solo). Anche le dichiarazioni emozionali di san Giovanni Paolo II contro la terza guerra del Golfo si fermano nel momento nel quale la guerra cominciò. Non è infatti compito del pontefice, da solo, offrire una valutazione dei conflitti. Nel suo commento Gambassi si metta nella fila dello stimato, da me stimato, Aaron Maté, che interpreta però in modo riduttivo questa volta l’attacco di Trump dell’altro giorno, come se fosse una ripetizione dell’“Iraqi freedom“ del 20.3.2003. Sia Gambassi che Maté non tengono conto delle differenze. Con grande probabilità la più grande differenza è che il preciso attacco agli stabilimenti nucleari in Iran ha un carattere del tutto diverso da „Iraqi freedom“; comunque anche nel caso di quest’ultimo la voce più autorevole contro la terza guerra del golfo, San Giovanni Paolo II, prima dello scoppio della guerra, in un suo ultimo intervento, criticò in modo duro il regime di Saddam Hussein e solo dopo la rottura delle trattative (Kopp, 303, con riferimento a precisi interventi di Joaquin Navarro-Valls, allora direttore della Sala Stampa vaticana). Per quanto riguarda il dopo lo scoppio della guerra: „Le reazioni allo scoppio della guerra sono piuttosto contenute rispetto ai precedenti appelli appassionati del Papa.“ (Ludwig Ring-Eifel, cit in Kopp, 304).  Leone XIV stesso in X, il 24.6.25, ha condiviso non solo le sue paure, ma anche la sua speranza: „Seguo con attenzione e speranza l'evoluzione della situazione in Iran, Israele e Palestina. Le parole del profeta Isaia risuonano più che mai: «Non si leverà più la spada nazione contro nazione, né impareranno più l'arte della guerra». Questa voce, che viene dall'Altissimo, deve essere ascoltata! Ogni logica di prepotenza e vendetta deve essere respinta e si deve intraprendere con determinazione la via del dialogo, della diplomazia e della pace“ (Leone XIV, X, 24.6.25). Una dichiarazione chiara, ma non contro qualcuno, ma a favore di una visione pacifista o non violenta (so bene che vi è una differenza, ma questo non è il tema di questo articolo) dell’esistenza storica.

JD Vance scriveva ieri in X (25.6.25): „I media americani sono pieni delle persone meno curiose e meno perspicaci del nostro Paese. Per ricapitolare, un rapporto di intelligence incompleto, “poco attendibile” e fuori contesto è stato divulgato in modo selettivo ai media. I media hanno riportato i risultati senza alcuno sforzo reale per capire se rappresentassero una parte (per non parlare della totalità) della verità. Il modo in cui i media hanno presentato il rapporto è contraddetto dall'AIEA, dagli stessi iraniani e dalla leadership politica e della difesa dell'amministrazione. Ancora più importante, i resoconti dei media sono contraddetti dal buon senso. Per riassumere: una dozzina di bombe bunker buster da 30.000 libbre sono state sganciate sul principale sito nucleare iraniano. (Anche gli altri due siti presi di mira hanno subito gravi danni). Nessuno contesta che abbiano colpito i loro obiettivi. Nessuno contesta la potenza esplosiva o distruttiva delle armi. Nessuno {a parte il marxista Maté ed il cattolico „Avvenire“.RG} contesta che una settimana fa l'Iran avrebbe potuto facilmente assemblare un'arma nucleare e ora non può più farlo. L'intero dibattito, anche accettando l'inquadramento disonesto della stampa, non riguarda la possibilità che l'Iran possa ora costruire un'arma nucleare. Non può farlo. Si tratta di quanto gli iraniani dovrebbero ricostruire per ottenere un'arma nucleare. In altre parole, dopo un'operazione militare di grande successo senza vittime americane, i media americani stanno cercando di incolpare Donald Trump per l'esistenza di strutture *che non sono state ancora costruite*. (Mettendo da parte la volontà dell'Iran di ricostruire il proprio programma. Come ha detto lo stesso presidente, ora sanno che ci sono gravi conseguenze per la ricostruzione. Hanno anche imparato che possiamo facilmente rallentare i loro progressi).In realtà c'è una storia interessante qui, se i media fossero interessati a raccontarla. Perché i membri della comunità dell'intelligence stanno divulgando rapporti incompleti contro la leadership eletta del Paese? Perché gli stessi giornalisti che hanno sbagliato così tanto hanno imparato così poco? Qual è lo scopo di queste fughe di notizie, chi c'è dietro e cosa stanno cercando di ottenere? I media non indagheranno su questa storia, anche se sarebbe nell'interesse pubblico farlo. Quindi prestate attenzione ai giornalisti che stanno riciclando le argomentazioni dei giovani carrieristi della comunità dei servizi segreti.Il presidente Trump ha distrutto il programma nucleare iraniano. I media americani sembrano destinati a distruggere la propria credibilità con questa storia falsa.“ - Ovviamente non so se abbia del tutto ragione JD Vance, ma so che la frase di Leone XIV che riprendo qui alla fine dell’articolo, non si riferisce solo a qualcuno, ma a tutti, perché, come ci ricordava Papa Francesco, il grande, non vi è un solo lupo cattivo: „Siamo chiamati noi tutti, umanità, a valutare le cause di questi conflitti, a verificare quelle vere e a cercare di superarle, e a rigettare quelle spurie, frutto di simulazioni emotive e di retorica, smascherandole con decisione.“


(Wetterzeube, il 25.6.25; mercoledì della dodicesima settimana del tempo ordinario; ultimi tre giorni di scuola) Seguiamo Adrienne nella sua esperienza dell’inferno nel 1961, cosciente delle analogie che possiamo intravedere nel mondo, ma anche della singolarità di cui parla la dottoressa e mistica svizzera: «Verso sera. Fino a pochi minuti fa solo stanchezza. Ho ricamato un po'. Ora improvvisamente l'odore dell'inferno. All'inizio non ci ho fatto caso, pensavo che fosse solo un cattivo odore nella stanza. Poi ho capito. Si vede sempre lo stesso fiume che porta via i peccati. L'odore è disgustoso e sgradevole. In fondo non assomiglia a nessun altro odore. È l'odore del presente e del passato, e il colore è sempre quello dello sporco, de la boue {del fango: in francese nel testo}. Si vedono caverne, apparentemente dello stesso materiale solidificato del fiume, e ci si passa attraverso. Manca l'aria e ogni prospettiva; si vede nella penombra solo la caverna marrone; da qualche parte davanti c'è il Signore, si intravedono le sue impronte, ma lui non si vede. Si sa solo che sono le sue tracce. La caverna ha dei tornanti, si pensa: alla fine di questo tornante lo vedremo, ma non c'è desiderio, si è solo messi in una sorta di servizio al fatto. Questa “sequela”, se così si può chiamare, non è affatto il risultato di una scelta, come la “sequela di Cristo” nella vita. Quindi, non c'è nient'altro. Non ci si assume nulla, si riceve un carico. È già tutto caricato su di sé, probabilmente dal Signore, per assistere alla sua croce, probabilmente una volta si è detto di sì, forse in una sorta di gioia, nella partecipazione alla sua gioia, e si è detto “per favore, anche l’altra cosa!”. Con “l’altra cosa” forse si intendeva la croce, la sofferenza, i disagi della vita, ma in ogni caso non questo inferno. Perché questo è al di fuori di ogni scelta e di ogni immaginazione. È come una triste noia o una noiosa tristezza. Si è molto riluttanti a trovarsi in questo luogo; il fetore riempie tutto in modo uniforme: il fiume, l'aria e probabilmente anche i pensieri mentre si partecipa, si osserva, si cerca. Ci si sente schiacciati da tutto. Forse si dimora all'inferno, ma all'interno dell'inferno non c'è un luogo dove dimorare, perché il fiume scorre e noi stessi lo attraversiamo. (Kreuz und Hölle, 1, 393-394). Se non si è fatta questa esperienza in tutta la sua singolarità non si ha una base per portare le atrocità del mondo. Come dice Adrienne: si è presi in servizio per un fatto, senza alcun desiderio. Ieri pomeriggio guardando il volto di una mia ex allieva, pallida, triste, senza quasi alcuna speranza, mi sono avvicinato a questo mistero di tanti giovani: hanno paura di uscire, non hanno per nulla il sentire della vita come dono, sono straordinariamente composti ed ero stupito che quando verso la fine la ho abbracciata abbia accolto l’abbraccio chinando la testa sulla mia spalla. Cosa lei prova l’ho provato grazie a Dio solo per qualche minuto, comunque sempre per un breve tempo, una volta nella autostrada assolata che ci stava portando a Milano, quindi so cosa prova. Durante le intenzioni di preghiera per la festa per la nascita di san Giovanni ho chiesto alle poche persone presenti di pregare per questi giovani. PS Ci tengo a dire che Adrienne aveva un grande senso della gioia e dell’umorismo. Queste esperienze del „buco infernale“ sono servizio e grazia. 

„In un mondo in cui spesso prevalgono l'ingratitudine e la sete di potere e sembra dominare la logica dell'esclusione, siamo chiamati a testimoniare la gratitudine e la generosità di Cristo, l'esultanza e la gioia, la tenerezza e la misericordia del Suo Cuore.“ (Leone XIV, X)

C’è un tipo di cattolici che fanno in continuazione post nei social sull’attacco israeliano e statunitense all’Iran contrario al diritto internazionale. Probabilmente è anche vero, ma è in primo luogo super noioso.

„Stiamo assistendo allo sviluppo di una dottrina di politica estera che cambierà in meglio il Paese (e il mondo): 1) definire chiaramente gli interessi americani; 2) negoziare in modo aggressivo per raggiungere tali interessi; 3) ricorrere alla forza schiacciante, se necessario.“ (JD Vance, X, 24.5.25) // Molto più interessante della noia anti-Trump è questo messaggi di Vance. Non significa che io sia d’accordo, perché la definizione chiara degli interessi americani è sensata all'interno di una visione poliedrica del mondo…una negazione aggressiva può in certe situazioni avere un suo senso, ma rimane il fatto che il modo di cui noi cristiani non dobbiamo mai dimenticarci è una testimonianza tenera e misericordiosa… è vero che in certe situazioni non è possibile non usare una forza schiacciante ma per l'appunto con quella limitazione di cui parla Vance „se necessario“; riflettendo sulla etica della guerra e della pace della chiesa in questi giorni il dialogo con Kopp ho fatto vedere come anche in riferimento alle guerre del golf questa possibilità non era del tutto esclusa dalla Chiesa, anche se certamente l'intenzione ultima della Santa sede era quella del disarmo. 

"Vietare i media è sbagliato quanto vietare i partiti. Sarebbe auspicabile che questa decisione sul „Compact“ (1) potesse porre fine anche al dibattito sul divieto dell'AfD, che non fa altro che rafforzare il partito. La trasformazione autoritaria dello Stato e della società, promossa anche da Nancy Faeser e dall'intera coalizione semaforo, deve essere fermata e il corridoio delle opinioni in Germania deve essere nuovamente ampliato!" (Sahra Wagenknecht, X, 24.5.25)

  1. "La rivista di estrema destra „Compact“ può continuare a essere pubblicata. Il Tribunale amministrativo federale ha revocato il divieto emanato nell'estate del 2024 dall'allora ministra federale dell'Interno Faeser." (Tagesschau). 

Wagenknecht ha del tutto ragione, in primo luogo perché una trasformazione autoritaria segnala solo la paura di perdere il potere, come di fatto è successo e poi rafforza la AfD, che, qualora non sia d’accordo, deve essere contrastata politicamente, non giuridicamente. 

È arrivata la versione di Alessandro quando avevo già finito di scrivere. Riprendo qui solo tre dettagli: 1) „Prima considerazione: Trump non ha ceduto alle sirene neo-con, così forti anche in questa Amministrazione, che avrebbero voluto la guerra ad oltranza fino alla caduta del regime degli ayatollah, sul disastroso modello del passato. Seconda considerazione: la tregua e la fine della guerra dei dodici giorni spingono ad un negoziato anche Israele, che non può ora ignorare una trattativa sul futuro dei palestinesi.“ 2) „Dicevamo di Gaza. Il cardinal Pierbattista Pizzaballa, patriarca dei Latini a Gerusalemme, parla oggi con Repubblica e dice: «Il cessate il fuoco è importante perché evita che le tensioni si espandano a tutta la regione, ma la pace richiederà tempi lunghi e sarà molto difficile. E comunque ogni speranza di pace sarà fragile e instabile finché non si affronterà la questione palestinese». Ieri Leone XIV ha nominato il nuovo Custode di Terrasanta: è Padre Francesco Ielpo, dell’ordine dei frati minori. C’è una sua prima intervista su Avvenire. A Gaza, secondo il reportage del Manifesto, la situazione è disperata. «Con l’aggravarsi della fame, la gente non aspetta più che i camion passino in sicurezza. Si precipitano nel momento in cui appaiono, alla disperata ricerca di tutto ciò che possono ottenere, prima che le scorte svaniscano. Decine di migliaia di persone si riuniscono ai punti di distribuzione, a volte con giorni di anticipo, e molti tornano a casa a mani vuote. In molti casi, le truppe israeliane hanno aperto il fuoco sulle masse uccidendo decine di persone». 3) „Carlo Cottarelli (non un pericoloso pacifista) firma un commento chiarissimo sul Corriere a proposito del disastro finanziario che provocherà l’aumento delle spese militari italiane imposte al nostro Paese. Aumento che la stragrande maggioranza degli italiani disapprova profondamente. E tuttavia anche il Pd sembra schierato con il riarmo deciso a livello europeo, lasciando ai soli 5 Stelle tutto lo spazio dell’opposizione (ieri Giuseppe Conte ha raccolto 15 partiti e movimenti da 11 Paesi europei sul no al riarmo)“ (AB).

Abba nostro…

(Pomeriggio) A partire dal numero 14 (Presto, presto pria ch’ei venga)  del primo atto del „Don Giovanni“ si svolge il finale di quest’ultimo (ne ho sentito oggi una interpretazione di Daniel Barenboim con il coro da camera della Filarmonica di Berlino). Masetto comincia a ribellarsi alla tresca tra Zerlina sua sposa e don Giovanni. „Faccia dica quel che vuole“ (Masetto) - dovevo pensare al „Se vuol ballare signor contino“, nel quale Figaro da voce alla sua rabbia, con il conte che gli vuole rubare la Susanna. Zerlina ha cominciato a capire che don Giovanni non scherza: „non sai quel che può fare“ dice a Masetto che si vuole nascondersi. Don Giovanni cerca ancora di invitare alla festa (21 scena) per potersi occupare della sua tresca: „vogliamo stare allegramente“; il coro ripete quello che il padrone ha intonato: „vogliamo ridere e scherzar“…ma tutto ormai si è congiurato contro di lui (don Giovanni) perché non solo Masetto, ma anche Ottavio, Anna ed Elvira sono a caccia del „birbo“; ed anche se nel secondo atto si riprenderà, deve nel finale del primo confessare: „è confusa la mia testa“. I toni sdolcinati di don Giovanni, usati per catturare la Zerlina, non hanno nulla a che fare con la pietà o la tenerezza e i suoi inganni provocano rabbia e paura che Mozart sa esprimere con grande talento e genialità musicali. Il linguaggio teologico e pastorale della Chiesa che invita all’interiorità del cuore, sottolineata ora con grande forza dal papa agostiniano, sono per me importanti, ma dentro me vi è una varietà di registri delle emozioni che „non giovano le parole“ come sa molto bene il papa (che non ha invitato solo alla preghiera, ma anche all’arte). Chiedo per le meno che dal registro molteplice siano tolti le bassezza più volgari, ma devo tener conto di tutte le faccette della rabbia e della gioia, se voglio essere sincero con me stesso e con gli altri.

Re Carlo di Inghilterra ha condiviso un reel contro Trump, ma non so se ne ha davvero l’autorità. La monarchia inglese ha dentro di sé ancora la contraddizione dell’uccisione di Tommaso Moro, il che, però, non vuol dire che non vi sia uno „speech“ di un re inglese che non abbia un suo senso morale, come nel caso di Giorgio VI, che con l’aiuto di un terapeuta superò la sua balbuzie, interpretato genialmente in un dramma del 2010 da Colin Firth, regia di Tom Hooper. 

Nel „tempo di guerra“ della terza guerra del Golfo pubblicai un articolo sulla „Communio americana“ in cui presi le distanze dall’assoluto credo pacifista di san Giovanni Paolo II: „la guerra è sempre una sconfitta dell’umanità“ (cf. Matthias Kopp, L’eredità cristiana in Irak, 289 fg.).Questa è tra l’altro la posizione della Santa Sede nell’ultimo secolo, ripetuta a suo modo da Papa Francesco. Io allora non conoscevo le menzogne statunitensi che ‚legittimarono“ gli USA alla guerra contro Saddam Hussein, ma ritenevo, nel senso del Concilio Vaticano II, che l'autorità politica e militare abbia una relativa autonomia nel decidere quali siano le azioni da intraprendere o da evitare…allo stesso tempo, però, con la figura (Gestalt) dell'agnello macellato che non macella nessuno avevo dato io stesso un un orientamento diciamo di „teologia della politica“…a me sembra che il pacifismo sia una forma di „teologia politica“ che non si può sposare al 100%. Per questo stamattina ho cercato in un dialogo con Vance di vedere se ci siano gli estremi per un nuovo sviluppo della dottrina di politica estera. E credo con Adrian che non si possa del tutto rinunciare al concetto di „guerra giusta“ (ne ho parlato anche a scuola in questo mio ultimo anno di insegnamento), ed è anche necessario vedere se non sia necessario anche distinguere tra una operazione militare e una guerra vera e propria. Il cardinale Lehmann, che avevo citato l'altro giorno, pensava che un’ operazione militare per distruggere un centro pericoloso di prolificazione delle armi potrebbe essere legittima anche dal punto di vista della profezia della pace. Ci sono ovviamente anche per me punti di non ritorno: il bombardamento di una città non è mai un aspetto della guerra giusta e su questo punto non sarei neppure molto disponibile a fare tante distinzioni…

(Sera) «Nelle crisi politiche, il timbro e la modulazione della voce, l'apparato delle passioni, hanno più peso dell'argomentazione. Questo è ciò che rende le assemblee così sgradevoli per chi non è al potere. Nella tecnica, soprattutto dove si devono eseguire movimenti rapidi, la parola è spesso troppo complicata, troppo macchinosa, anche troppo umana» (Ernst Jünger, Sgraffiti, 1960, 385).

„Seguo con attenzione e speranza l'evoluzione della situazione in Iran, Israele e Palestina. Le parole del profeta Isaia risuonano più che mai: «Non si leverà più la spada nazione contro nazione, né impareranno più l'arte della guerra». Questa voce, che viene dall'Altissimo, deve essere ascoltata! Ogni logica di prepotenza e vendetta deve essere respinta e si deve intraprendere con determinazione la via del dialogo, della diplomazia e della pace“ (Leone XIV, X).

(Wetterzeube, il 24.6.25; nascita di san Giovanni Battista; martedì della dodicesima settimana del tempo ordinario; ultimi quattro giorni di scuola)

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa nella sua omelia per il Corpus Domini pone domande importanti: „Mi stupisce sempre questo dettaglio {invece di tornarsene a casa sono li con lui}  e mi chiedo se noi siamo nella stessa condizione di quella folla: davvero, come quei cinquemila, sappiamo mettere da parte i nostri bisogni materiali e cercare la Sua presenza, di ascoltare la Sua voce, di mangiare del Suo pane, che è Lui stesso? Di cosa abbiamo veramente fame? Di quale cibo siamo alla ricerca? Non c’è una sola fame, lo sappiamo bene. Si possono avere tante forme di fame. Qual è, dunque, la fame che ci caratterizza? Cosa nutre la nostra vita cristiana? Quanto l’Eucarestia sostiene la nostra vita di fede? Di cosa siamo alla ricerca?“ (Cardinal Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme). In vero tutti i passaggi di questa omelia, che mi ha inviato Michela da Mestre, dovrebbero essere letti con attenzione; ne riprendo solo alcuni: 1) Diventare eucaristici. „E in questo tempo di conflitti e guerre, la risposta di Gesù ai discepoli è un invito alla nostra comunità ecclesiale a tradurre in vita ciò che celebriamo nell'Eucaristia. Significa sapersi fare dono, essere solidali l’uno con l’altro, continuare – nonostante tutto – a costruire relazioni, aprire orizzonti, dare fiducia, avere il coraggio di essere inclusivi, cioè di accogliere l’altro, quando invece tutto parla del contrario. Significa essere capaci di condivisione e di vita, di non rinunciare mai a sperare. Nonostante le tante difficoltà esterne e interne, di non congedarsi dalla vita ecclesiale, non ripiegarsi su di sé, ma al contrario e nonostante tutto, credere sempre che Gesù, e solo Lui, può trasformare il poco che abbiamo, anche la nostra poca fede, in abbondanza di vita per tutti.“ 2) Comunità con un volto identificabile. „Uno dei problemi della nostra Chiesa oggi è proprio l’anonimità delle nostre comunità, più simili alla folla che ai gruppi di cinquanta stabiliti da Gesù nel nostro brano. Non ci si conosce, e quindi nemmeno si può condividere la vita. Il vangelo ci invita a dare un volto e un’identità chiara alle nostre comunità, che si costruiranno con la nostra familiarità con Cristo, più che con le nostre attività sociali o pastorali.“  3) Dare quel poco che abbiamo. “Che si compia allora ancora una volta il miracolo. Che il Signore moltiplichi i nostri pochi pani e pesci. Ma perché il miracolo si compia, è necessario ravvivare il desiderio per Gesù, avere fame di Lui, essere disposti a mettere a disposizione la nostra povertà, cioè accettare di perdere anche quel poco che abbiamo, mettendo tutta la nostra vita, senza riserve, nelle mani del Pastore Supremo. Solo lui può trasformare la nostra fragile umanità in strumento di salvezza“ (Cardinal Pierbattista Pizzaballa)  // È probabile che io non sia capace di dare quel poco che ho, ma che in vero in confronto con un cittadino di Gaza è tantissimo. Questa notte era un’altalena tra fame sessuale e preghiera. Faccio fatica con le frasi pie perché non mi calzano, ma cerco di essere eucaristico, per quello che posso. Ho scritto nel mio status in Whatsapp che fra qualche giorno vado in pensione, un ragazzo ha commentato: la leggenda se ne va. Ecco forse sono più leggenda che realtà.

Prima di ogni esperienza e parola c’è l’avvenimento della Croce che Adrienne nel venerdì santo del 1961 vive così: "Sono le tre. Se guardo in alto, mi sembra che la croce, la vera croce di legno, si erga verso le nuvole, raggiungendo il cielo. Come se creasse un collegamento, come se fosse fissata al cielo, come se fosse trattenuta da una nuvola... Ora il Signore muore. Tutti i peccati sono stati mortali per lui. Ogni singolo peccato e tutti insieme. Non si può parlare di una somma di morti, eppure tutte agiscono insieme, fino a quando non è più possibile distinguere l'una dall'altra. Ma ci si può rivolgere ora ad una, ora a un’ altra, e sempre quella che si sta guardando sembra la più grave, senza che la precedente sia meno grave. Si passa da un orrore all'altro, ognuno più grande del precedente, ma il precedente non è più piccolo di quello attuale. E in questo aumento del dolore si avvicina la morte. E non si può più distinguere tra Dio e l'uomo che muore qui sulla croce. Il tempo si ferma. Adrienne si appoggia all'indietro con gli occhi chiusi, in estrema stanchezza. Apre gli occhi, rantola. Li richiude, sussulta improvvisamente. Niente più. Poi dice ancora: è compiuto. E guarda verso il cielo." (Adrienne von Speyr, Kreuz und Holle I, 390-391). Solo questa esperienza della Croce può sostenere dal basso tutto ciò che di orrori offre la storia del mondo, dalla Nigeria a Gaza ad altri luoghi.

„Grazie alla leadership coraggiosa del presidente Trump, il programma nucleare iraniano è stato annientato e la guerra dei 12 giorni è finita. Questo è un momento storico e un passo enorme verso una pace duratura in Medio Oriente.“ (JD Vance, X, 24.6.25) // Speriamo che sia così; questa possibilità era prevista anche dal Cardinal Lehmann (cf meditazione di ieri pomeriggio), che pensava che  la distruzione di possibili armi di distruzione di massa sia legittima. PS Alessandro nella versione di oggi presenta la situazione così: „Dalle 6 di stamattina, ora italiana, è cominciata la tregua tra Iran e Israele. Lo aveva annunciato sei ore prima il presidente usa Donald Trump. “Trump ha realizzato ciò che nessun altro presidente nella storia avrebbe mai potuto immaginare: l'annientamento del programma nucleare del regime iraniano e un cessate il fuoco senza precedenti tra Israele e Iran", ha scritto sui social la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, dopo l’annuncio. Questo non ha impedito però prima gli israeliani di bombardare Teheran {con quale conseguenze? Li vive il papà di Nadia. RG} e poi agli iraniani di lanciare un missile che ha colpito nel sud di Israele, facendo tre morti, durante la notte, prima dell’inizio del cessate il fuoco. Poco fa l’agenzia di stampa iraniana Fars, vicina al governo di Teheran, ha comunque confermato che “dopo l'ultimo attacco missilistico il cessate il fuoco con Israele è iniziato alle 7:30 del mattino ora di Teheran” (le 6 ora italiana). Tregua dunque ottenuta da Trump dopo l’attacco iraniano alle basi americane in Qatar, attacco anch’esso annunciato e che ha avuto poche conseguenze. I mercati (Hong Kong in grande rialzo, petrolio in forte calo) credono molto nella fine delle ostilità ma la fragilità della situazione è evidente. Se infatti l’amministrazione americana può dire di aver danneggiato sostanzialmente il progetto atomico iraniano, allo stesso tempo non c’è stato quel “regime change”, quella caduta degli ayatollah che ancora poche ore fa si auguravano i ministri più oltranzisti nella coalizione israeliana di estrema destra: «Proseguiremo fino alla caduta degli ayatollah». Il puzzle mediorientale non è affatto di facile composizione. Le conseguenze di dodici giorni di guerra (sempre che la tregua regga) fra Israele e Iran fanno intravvedere nuovi equilibri e nuovi rapporti di forza.“ (AB)

Abba nostro…

(Tarda mattinata) Trovo interessante il paragone con l'ideologia baathista ai tempi di Saddam Hussein (cfr. Kopp, 286-288) anche per comprendere il fenomeno del sostegno fanatico dei gruppi evangelicali allo Stato israeliano, compresa l'amministrazione Netanyahu. In entrambi i casi si assiste ad una sostituzione della religione che sacralizza una forma di nazionalismo. Questa sacralizzazione comporta un ricorso alla religione, ma non un vero e proprio atteggiamento religioso, tanto meno una confessione totale a Cristo (per quanto riguarda i gruppi evangelicali). È anche chiaro che le confraternite musulmane, per ritornare all’Irak, che desiderano un vero ritorno alla religione, non erano soddisfatte dell'ideologia nazionalista. Anche loro corrono il rischio di un atteggiamento fanatico, che accade sempre laddove la „totalità“, non è inclusiva, ma esclusiva

(Wetterzeube, il 23.6.25; lunedì della dodicesima settimana del tempo ordinario) Mentre il mondo probabilmente si trova „sull’orlo della voragine“ (Alessandro Banfi), il camminatore nel bosco, in questi tempi più spiritualmente che fisicamente, medita una pagina scritta o forse meglio trascritta da Balthasar di Adrienne, datata venerdì santo del 1961 che riporto per intero: „Venerdì Santo pomeriggio. Sempre l'attesa della morte, nella tristezza e nell'oppressione. È stato così tutta la notte. Si è troppo stanchi per percepire molto. Si è come in una casa in lutto, e questo sarebbe il mondo. Si pensa e si fa qualcosa, ma in modo meccanico, perché deve essere così. Tutti i dolori conosciuti sono lì, li si riconosce uno per uno. Ma piuttosto come in un ricordo. Come se si tornasse in un luogo dove in passato si è sofferto molto. E si riconosce il luogo e la sua conformazione, la sua aria, la sequenza degli eventi rivive dentro di sé. Al momento si tratta tanto di un “era” quanto di un ‘è’. Entrambi si sovrappongono. Si riconosce l'ora del giorno dalla luce, e ora è come se le luci delle ore si mescolassero senza tempo. Senza un vero e proprio proseguimento. Per questo non si ha nulla “dietro di sé”. È presente, ma prevale l’atmosfera dell'ottusità. Per alcuni istanti è visibile il Signore sulla croce. In altri è presente solo la sua sofferenza, come anonima. Non che si dimentichi chi soffre. Tra la percezione immediata e l'oblio c'è spazio per molte cose." (Kreuz und Hölle, I, 390). Konstanze è in giro per tre giorni ed ho chiesto che la casa vuota si riempa del Signore Dio. E solo con lui si può meditare l’abisso di ottusità nel quale si è trovato Gesù Crocifisso. Non che mi sono dimenticato che nell’anno del giubileo il tema è la speranza, ma anche questa parola si trova avvolta nel torpore. Nel diario ho fatto tanti sforzi per comprendere il reale, ma a parte Konstanze e Ferdinand e a qualche amico ciò non interessa quasi a nessuno. David e Johanna, a cui voglio bene, sono come spaventati…L’importante che tutto porti alla pazienza, non al rancore, perché dalla pazienza nasce la speranza e viceversa. 

Stanotte pensavo che una vita come quella di Papa Leone in Perù o come quella di Ferdinand Ulrich come professore universitario a Ratisbona ed anche dai Gesuiti a Monaco di Baviera, ma certamente anche quella della Konstanze come insegnante e quella mia si possono comprendere solamente se le si è viste in azione. Si possono essere anche lette, tante cose che scrivo, ma la vivacità dell'essere stato in una certa situazione, e questo vale anche per le altre persona citate, è possibile solamente percepirla dal vivo. O attraverso testimonianze; foto aiutano un po’, ma non sufficientemente. 

"La guerra non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi. Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini, il futuro rubato. Che la diplomazia faccia tacere le armi! Che le Nazioni traccino il loro futuro con opere di pace, non con la violenza e conflitti sanguinosi!" (Papa Leone XIV, 22.6.25)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Matthias Kopp mi accompagna nella riflessione sulla terza guerra del Golfo; nella lettura del suo libro sono dopo l'11 settembre 2001, quindi alla vigilia di quella guerra che scoppierà due anni dopo. Nella Chiesa si discute sul senso di una guerra preventiva; sia la Santa Sede (San Giovanni Paolo II), sia la Conferenza Episcopale Americana (vescovo Wilton Gregory), sia la Conferenza Episcopale Tedesca (cardinale Lehmann) sono contrarie. Si sconsiglia vivamente un attacco preventivo unilaterale da parte degli Stati Uniti. All'epoca era ancora importante l'approvazione dell’ONU (in un certo senso lo è ancora oggi, ma piuttosto de iure che de facto). San Giovanni Paolo II fa riferimento alla “Pacem in terris” dell'allora beato Giovanni XXIII per posizionarsi sul tema. Il cardinale Lehmann, che considera legittima la distruzione di possibili armi di distruzione di massa, ma non l'azione unilaterale degli Stati Uniti, trova parole chiare sull'argomento: "Secondo il diritto internazionale, invece, il rovesciamento di un governo riconosciuto dalla comunità internazionale non costituisce un motivo che possa giustificare l'inizio di una guerra. Violare o eludere questo principio significa mettere in discussione il divieto di ricorso alla forza sancito dal diritto internazionale, che è di fondamentale importanza per la stabilità del sistema internazionale stesso". Per Lehmann, la massima autorità in materia è rappresentata dalle Nazioni Unite. Per tutta la Chiesa vescovile negli USA, in Germania e nella Santa Sede  è chiaro che la protezione della popolazione ha priorità e che la caduta di un dittatore (tanto più uno classico come Hussein)  non è detto che porti al benessere del popolo; ora sappiamo che di fatto è stato così. Infine il cardinal Lehmann riassume la posizione per una teologia della profezia della pace così: „Non è l'escalation della violenza l'imperativo del momento, bensì l'interruzione della catena della violenza.“ (Lehmann, citato in Kopp 285) // Capisco la posizione di mio figlio: diventa sempre più difficile trovare argomenti pro Trump. È probabile che la sicurezza di vittoria lo ha spinto in questa avventura.…Mi scrive una signora in Messanger: „Non traiamo subito alle conclusioni. Attendiamo i risvolti. Ci sono delle strategie sotto, che noi comuni mortali non conosciamo“. Mi veniva di chiederle: Trump non è un comune mortale? Comunque sia questa posizione è per il camminatore nel bosco puro infantilismo. E attendere i risvolti è certamente la cosa da fare, ma ogni attesa ha una valenza ermeneutica.

(Wetterzeube, il 22.6.25; dodicesima domenica del tempo ordinario)

Ieri c’è stato il „Servizio della Parola“ per la conclusione del decimo anno della Gemeinschaftschule; ho tenuto la „predica „ su Lc 15, 11-32, concentrandomi sulla figura del Padre. Ho detto che senza questo „Padre nel cielo“ (heaven, non sky) saremo tutti cibo per i vermi, ma sapendo che la maggioranza dei miei ascoltatori non appartengono ad una chiesa, ho riflettuto, facendo tanti esempi, non in modo così astratto come faccio ora qui: sul lasciar andare del padre, sul su aspettare attivo e non chiacchierare, sul suo andare incontro, sul suo festeggiare e parlare con il fratello rimasto a casa, sulla cultura dell’accoglienza nel quotidiano…Quando sono andato alla festa, a cui ero stato invitato con mia moglie al pub di Zeitz, tanti - ne ero stupito - mi hanno detto che pur non essendo „kirchlich“ sono stati coinvolti in quello che dicevo sul padre (avevo detto che il lasciar andare etc è un compito anche per le madri)…In fondo non ho fatto che semplificare l’ontologia biblica di Ulrich. Quindi c’è speranza per il Logos incarnato, anche nella nostra regione. Mi hanno fatto anche i complimenti per una canzone religiosa che ho cantato pressoché da solo. 

C’è un pensiero di Olof Palme, ministro svedese assassinato nel 1986, su cui vorrei riflettere brevemente. Prima la citazione, che ho trovato nella bacheca di X di Henning Rosenbusch: „«È un errore credere che esistano questioni troppo grandi o troppo complicate per le persone comuni. Accettare un simile pensiero significa compiere il primo passo verso la tecnocrazia, il dominio degli esperti, l'oligarchia. La politica è accessibile, è influenzabile da tutti. Questo è il punto centrale della democrazia».In un certo senso è vero. Non vi è alcun tema che non possa essere presentato e discusso in modo semplice e comprensibile; allo stesso tempo trovo troppo ottimista la posizione di Palme (se paragonata a tanti anni di presenza in rete), per cui la correggerei con una buona dose di democrazia rappresentativa, sebbene io stesso abbia una grande insofferenza per  la tecnocrazia, il dominio degli esperti, l'oligarchia. Per quanto riguarda la società civile e la rete: è vero che attraverso la rete è possibile conoscere il samizdat occidentale di giornalisti liberi, ma è anche vero che la rete stessa è un luogo di attacchi di fake news generalizzati  e di un chiacchiericcio che distrugge la cultura, purtroppo anche in cose ecclesiali. Il gossip ecclesiale mi è insopportabile…-

Israele e Iran, nei giorni antecedenti e nell’ultima ora. Aaron Maté in X (21.06.25)): „Tulsi ora afferma che: “L'America dispone di informazioni secondo cui l'Iran è in grado di produrre un'arma nucleare nel giro di poche settimane o mesi, se decidesse di finalizzare l'assemblaggio”.Non ha detto questo nella sua testimonianza di marzo riportata di seguito. Questo perché non si tratta di una conclusione dei servizi segreti statunitensi, ma di “informazioni” fornite da Israele. Nessuna valutazione dell'intelligence statunitense avalla l'affermazione israeliana (“informazioni”) secondo cui l'Iran potrebbe produrre una bomba nel giro di poche settimane. Me lo ha detto una fonte interna, ed è evidente dal modo in cui Tulsi formula la sua dichiarazione qui sotto {video in X}. Se Israele dice all'America che l'Iran “può produrre un'arma nucleare nel giro di poche settimane”, allora sì, l'America ora “dispone” di tali informazioni. Ciò non significa che sia vero, perché non lo è, né che l'America ci creda, perché non è così. Inoltre, supponiamo per un momento che la menzogna israeliana delle “settimane” sia corretta. Notate l'avvertenza di Tulsi “se”: lei riconosce che l'Iran non ha deciso di costruire un'arma nucleare. Questo perché l'Iran ha detto che non ne vuole una ed è disposto a impegnarsi in tal senso in un accordo vincolante, quello che stavano negoziando fino a quando Trump e Israele non lo hanno sabotato (e non per la prima volta). Ciò che l'Iran dice che non farà è compromettere il suo diritto sovrano all'arricchimento pacifico e all'autodifesa. Trump e Israele insistono, al contrario, sulla “resa incondizionata”. L'Iran non si arrenderà. E la questione della resa si pone in realtà anche a livello interno: Al di là di Trump e dei suoi alleati sostenitori di Israele, il resto dell'America – dalla comunità dei servizi segreti controllata da Tulsi in giù – vuole davvero cedere la propria sovranità ai leader israeliani e alle loro menzogne belliciste? Questa è la domanda fondamentale in questi giorni pericolosi.“ La Tulsi stessa in X (DNI Tulsi Gabbard, 21.6.25) scrive a presentazione del video: „I media disonesti stanno intenzionalmente estrapolando la mia testimonianza dal contesto e diffondendo notizie false per creare divisioni. L'America dispone di informazioni secondo cui l'Iran è in grado di produrre un'arma nucleare nel giro di poche settimane o mesi, se decidesse di portare a termine l'assemblaggio. Il presidente Trump ha chiarito che ciò non può accadere, e io sono d’accordo.“ Un giornalista indipendente tedesco, Henning Rosenbusch, ha scritto oggi in X: „Con 12 bombe Bunker Buster e alcuni Tomahawk, su ordine di Trump, questa notte sono stati “completamente distrutti” tre impianti nucleari. Gli Stati Uniti hanno contattato l'Iran e comunicato che non ci saranno ulteriori attacchi. Non si prevede inoltre di lavorare per rovesciare il governo di Teheran.“

La versione di Banfi che dialoga con tutta la stampa italiana scrive, approfondisce questa notizia dell’ultima ora : „I giornali sono superati dall’attualità. Perché nella notte italiana l’aviazione degli Stati Uniti ha colpito tre siti iraniani. Lo ha annunciato su X (…) il presidente Donald Trump, con alcune righe dal tono che vorrebbe essere solenne. Le parole “bombe” e “pace ora” sono scritte in maiuscolo a sottolineare la preoccupazione della Casa Bianca. Che cosa infatti succederà ora? Poco fa si sono verificate a Tel Aviv forti esplosioni per il lancio di alcuni missili dall’Iran. In un video pubblicato in inglese, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ringraziato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per l’attacco. “La decisione di Trump è coraggiosa e cambierà la storia”, ha affermato il primo ministro. È l’inizio di un allargamento internazionale della guerra iniziata da Israele contro l’Iran? La domanda è angosciosa ed aperta. In effetti nelle ultime ore, l’ipotesi che gli Usa entrassero direttamente in guerra circolava con insistenza. Si immaginava che la frase sulle “due settimane” prima di decidere fosse un’altra manovra elusiva di Trump e che il week end, coi mercati chiusi e i bombardieri spostati vicino al Medio Oriente, potesse essere il momento giusto dell’attacco. Sul fronte iraniano, il Corriere riporta oggi fonti da Teheran secondo le quali Ali Khamenei «ha scelto una serie di sostituti nella catena di comando militare nel caso in cui altri suoi luogotenenti venissero uccisi». Avrebbe anche nominato tre alti esponenti del clero come candidati a succedergli nel caso lui stesso venisse eliminato, forse presagendo l’attacco americano. Dissidenti, rifugiati all’estero e oppositori degli ayatollah hanno ripetuto in questi giorni che le bombe israeliane potrebbero non portare al cambio di regime, che pure tanti auspicano dentro e fuori l’Iran. Lo dice la premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi sabato al Corriere: «Credo profondamente che la democrazia, i diritti umani e la libertà non si ottengano attraverso la violenza e le bombe. Chiedo che questa guerra venga fermata». Rami Bahrami, grande pianista iraniano, in questi giorni di scena a Taormina, dice oggi: «Prima da essere umano e poi da musicista io supplico i potenti che la Terra rimanga un posto dove valga la pena di vivere: se continuiamo con questo modo di agire tutto ciò è in pericolo. Supplico ed esorto la politica di trovare un accordo. Meglio un accordo, magari non del tutto riuscito, che le bombe: ricordo che Federico II di Svevia e il Saladino sono riusciti, giocando a scacchi, a salvare il Mondo nel Medioevo. Torniamo all’arte del dialogo e del ragionamento».Se il mondo dei potenti (dittatori e democrazie) corre verso la guerra, i popoli la pensano in altro modo. La stragrande maggioranza degli italiani non vuole il riarmo (ieri altri centomila in piazza a Roma). È contro la guerra e lo sterminio dei palestinesi (200 morti solo ieri a Gaza). Politici di governo e opposizione, commentatori, piazzisti delle armi italiani lo sanno bene e quindi martellano ogni giorno per spiegare quanto è giusto e bello bombardare e fare la guerra o come minimo prepararsi ad essa armandosi fino ai denti. Ieri Papa Leone XIV e il segretario di Stato Pietro Parolin sono stati molto netti e chiari. Il secondo ha sottolineato l’utilità delle «mobilitazioni per evitare la corsa al riarmo», senza giri di parole, proprio nel giorno della nuova manifestazione a Roma.“ (AB)

„La #proliferazione delle #armi nucleari è per me (insieme al cambiamento climatico) una delle sfide più gravi in materia di politica di sicurezza. Impedirla è quindi un compito fondamentale. Questo è l'unico criterio che mi guida nella valutazione degli attacchi americani e israeliani contro l'Iran e le sue capacità nucleari. È ancora troppo presto per valutare se i rischi di questi attacchi siano giustificati dai potenziali benefici. Restate sintonizzati.“ (Johannes Varwick, X, 22.6.25)

Abba nostro…

(Sera) Una notizia dall’Armenia che mi ha mandato Renato: „Il magnate russo-armeno Samvel Karapetyan arrestato a Yerevan tra tensioni tra Chiesa e governo. YEREVAN – Samvel Karapetyan, importante miliardario russo-armeno e capo del Tashir Group, è stato arrestato a Yerevan il 18 giugno 2025, in una mossa che ha intensificato la frattura in corso tra il governo armeno e gli influenti sostenitori della Chiesa apostolica armena.“ // E pensare che Pashinyan era stato salutato da tanta parte del popolo armeno come speranza di democrazia e libertà…

Con ragione mia moglie parlando della scuola mi ha detto che non dobbiamo sopravvalutare la dirigenza di una scuola; quando lei era ragazza la scuola le era piaciuta per le proposte degli insegnanti e per i compagni di classe, del dirigente scolastico non si ricorda neppure il nome…

Parlando di Israele con gli evangelicali ed anche con certi luterani mi accorgo come può diventare drammatica la non ricezione della filosofia di Tommaso d’Aquino con la differenza tra causae primae e secundae e con il grande motto: gratia perficit naturam, non supplet.

Ho scritto per Substack in italiano, tedesco e inglese un articolo su Donald Trump e la crisi iraniana.  Non ho messo barriere, ma sarebbe bello se un po’ alla volta le persone interessate mettessero il loro indirizzo e-mail nel mio Substack account. 

Johannes mi ha mandato un documentario sul Papa nel suo tempo in Perù: mi ha impressionato molto come la gente, il popolo fedele di Dio, lo ami davvero. Buona notte! 

(Wetterzeube, il 21.06.25; sabato dell’undicesima settimana dell’ordinario; solstizio estivo) “Oggi, 21 giugno, è l'inizio astronomico dell'estate, noto anche come solstizio d'estate. In questo giorno il sole raggiunge il punto più alto nel cielo, il che significa che la durata della luce diurna è la più lunga dell'anno. A Wetterzeube, come in tutto l'emisfero settentrionale, oggi assistiamo all'inizio dell'estate e ai giorni più lunghi dell'anno.” (generato dall'intelligenza artificiale).

Nel giovedì santo (ora davvero Gründonnerstag) del 1961(„Croce ed inferno I“, 388-390) Adrienne esprime alcuni pensieri che credo valga la pena leggere, ascoltando Adrienne stessa: "Desolazione. Si vede, nel senso del Signore, tutto ciò che bisognerebbe fare. Ma lui pensa al Padre. Quindi: tutto ciò che bisognerebbe chiedere al Padre, tutto ciò che è stato fatto contro il Padre. Il Signore prova molto meno per ciò che viene fatto a lui stesso che per ciò che offende il Padre. Il Padre viene privato soprattutto del suo mondo e ora anche del Figlio, che ha mandato per salvare il mondo. Il Figlio porta così tanto il peccato del mondo che insieme ad esso si sente perduto per il Padre... le persone che accompagnano che porta la croce hanno tutte in qualche modo il volto del peccato, e ognuna di esse è solo un segno e un'espressione di un peccato infinitamente più grande dietro di sé. Per il peccato totale. Ma poiché al Signore è negata la visione della fecondità della redenzione, ora soffre senza sapere perché. Nella sua dedizione ha rinunciato a tutto ciò che potrebbe alleviare la sofferenza rendendola comprensibile. Anche la preghiera, che continua ad essere recitata, partecipa al senso di futilità. Si prega, perché? Per abitudine, forse? Si prega per questo e per quello, ma manca la certezza dell’essere esauditi. Può sorgere il pensiero: forse sarebbe più intelligente non pregare, ma fare qualcosa, spazzare le scale o piantare patate. Ma mentre si svolgono le faccende quotidiane, i pensieri sono rivolti al Signore e ci si ritrova a pregare come un peccatore che ricade nel peccato. Questo pregare, non pregare, pregare-di-nuovo, si ripete come un carillon: dura già da giorni. Il peccato cambia, in modo incomprensibile, da personale a impersonale. Una volta si presenta nella sua totalità, amorfo, davanti allo sguardo del Crocifisso, poi improvvisamente si riflette nel volto di uno dei presenti. Poi ritorna l'incolore, spaventoso nel suo essere-senza-forma, per poi ricomporsi, nel momento in cui viene riconosciuto, sul volto di un peccatore. La preghiera invece rimane amorfa... se assume un volto, è quello opposto: il volto dell'incredulo, del non credente, di colui che non vuole più e quando emerge questo concetto di non-volere, svanisce l'ultimo barlume di comprensione" (Adrienne von Speyr, 1961). // Sono grato ad Adrienne che ha detto si ad una tale esperienza, senza neppure sapere di aver detto di si, mentre la faceva; sono grato al Signore che è „disceso“ così profondamente, dove noi, anche in più bravi si spaventerebbero, ne sono grato perché il mondo sta perdendo completamente l’equilibrio ed un papa ancora una volta, come è accaduto a san Giovanni Paolo II durante le guerre del Golfo, come è accaduto a Francesco fino alla fine e come sta sperimentando certamente Leo XIV, dicevo un papa ancora una volta esperimenta tutta la sua impotenza. Questa poi è l’esperienza che fa chi ha perso una persona cara pur avendo pregato…Solo che nel caso di Dio è Dio stesso che ha perso Dio! 

Ieri sera abbiamo mangiato con degli amici a Freyburg, amici con quali   abbiamo condiviso negli anni passati l'amore per la Croazia ed anche l'esperienza della scuola. Lui è molto più cauto nelle sue affermazioni, ma lei ha detto ad un certo punto che siamo in una situazione ancora peggiore di Stalin, intendeva dire che con Trump siamo in una situazione ancora peggiore di Stalin, perché non si sa che cosa lui farà nei prossimi giorni, mentre in Stalin tutto sarebbe stato più chiaro (per esempio l’uccisione di 15 milioni di persone; Alexander Issajewitsch Solschenizyn (1918-2008) ha descritto nell’Arcipelago Gulag tutta l’arbitrarietà dell’agire di Stalin). Invero non credo sia così, comunque la mia amica non è una storica e va bene così (la politica non ha preso una grande parte nei nostri discorsi), piuttosto credo con il professor Sachs (Berliner Zeitung, 19.6.25) che Trump si trovi di fronte alla grande scelta: farà quello che vogliono i servizi segreti e il deep state, il pensiero teocon o riuscirà a mettersi in sintonia con quello che ha promesso alla sua base di elettori? Purtroppo non è un bel segno che abbia preso le distanze pubblicamente dalla Tulsi Gabbard, dicendo che non gliene importa niente di quello che pensa lei. Per quanto riguarda la FAZ Reinhard Müller, oggi nell’editoriale lungo, ripropone il nodo Gordiano nel senso di libertà o oppressione e noi siamo ovviamente liberi. Per cui Israele (che farebbe parte del nostro noi) può attaccare l’Iran e questo sarebbe coperto dal diritto internazionale, mentre invece Putin non può attaccare l'Ucraina perché sarebbe contro il diritto internazionale. Come mai? Chi è oppressore è apriori contro il diritto internazionale e dei popoli. Comunque anche R. Müller concede che Israele in Gaza abbia esagerato. Spero che il prof.Sachs e il giornalista Seymour Hersh si sbaglino nel pensare che in questo fine settimana ci sarà un massiccio attacco statunitense all’Iran. Vedremo, prego per il papà e la famiglia di Nadia e per tutte le persone che saranno coinvolte in questa nuova follia. Il prof. Sachs pensa addirittura che siamo poco prima di una terza guerra mondiale.

„Controversa dichiarazione sul “lavoro sporco” nella guerra tra Iran e Israele: il cabarettista Dieter “Didi” Hallervorden e l'ex deputato del Bundestag Diether Dehm sporgono denuncia contro il cancelliere federale Friedrich Merz (CDU).“ (Berliner Zeitung, X) - anche il prof. Sachs prende le distanze da questa formulazione di Merz. Il professore della Columbia scrive che sarebbe piuttosto sensato, se il cancelliere vuole profilarsi in modo giusto, se telefonasse a Putin e facesse un piano per terminare questa guerra bestiale…

Sul destino di tante sorelle e fratelli cristiani im Nigeria: „“Washington, D.C. Sala stampa, 16 giugno 2025 / 17:01 (CNA). Militanti islamisti fulani hanno fatto irruzione nella città di Yelewata, nello Stato nigeriano di Benue, uccidendo venerdì fino a 200 cristiani nigeriani in quello che le organizzazioni umanitarie internazionali hanno definito il ”peggior massacro" mai avvenuto nella regione.Gli aggressori hanno preso di mira i cristiani sfollati interni nell'attacco del 13 giugno, dando fuoco agli edifici dove le famiglie avevano trovato rifugio e aggredendo con machete chiunque tentasse di fuggire, secondo Aid to the Church in Need (ACN). “I militanti hanno fatto irruzione gridando ‘Allahu Akhbar’ (‘Dio è grande’), prima di uccidere le persone a loro piacimento”, ha riferito ACN, aggiungendo che gli aggressori “hanno usato del carburante per dare fuoco alle porte degli alloggi degli sfollati prima di aprire il fuoco in una zona dove dormivano più di 500 persone”.«Quello che ho visto è stato davvero raccapricciante. Le persone sono state massacrate. I cadaveri erano sparsi ovunque», ha raccontato a ACN padre Ukuma Jonathan Angbianbee, parroco locale, poco dopo l’attacco. Il sacerdote, insieme ad altri testimoni, ha affermato che dietro il massacro ci sono i pastori fulani. I militanti hanno attaccato la città da diverse angolazioni e hanno approfittato della pioggia battente per coprirsi, ha osservato. Angbianbee è scampato per un soffio alla morte, gettandosi a terra quando i militanti hanno iniziato a sparare. «Quando abbiamo sentito gli spari e abbiamo visto i militanti, abbiamo affidato la nostra vita a Dio», ha continuato. «Questa mattina ringrazio Dio di essere vivo». (Catholic World Report)

Abba nostro…

(Tarda mattinata) Continuo il mio dialogo interiore con Matthias Kopp sulla eredità cristiana in Irak: sono arrivato alle pagine tra la seconda e la terza guerra del Golfo e vorrei sottolineare alcuni aspetti (266-270). 1) In primo luogo la questione del terrore che Saddam Hussein avrebbe generato nel Nord dell’Iraq, che avrebbe causato la morte di 200.000 curdi e con grande probabilità quella di 20.000 cristiani (cf. pagina 268). 2)  Un secondo aspetto mi sembra molto importante ed è quello che avrebbe spinto Papa San Giovanni Paolo II ad invitare i cristiani dell'Iraq a rimanere nell’Iraq (nonostante il terrore di Hussein e nonostante il fatto che questa permanenza era, almeno per la classe borghese alta, nel senso del dittatore) per la preoccupazione che se fossero andati via dalla loro terra avrebbero perso la loro tradizione e le strutture famigliari.  „Dal 1961 al 1995 il numero dei cristiani nel nord dell’Irak era diminuito da un milione a circa 150.000“ (267). 3)  In terzo luogo Papa Giovanni Paolo II, così come farà anche Papa Francesco argomenta, nei suoi interventi sull’Iraq, avrebbe argomentato non solo a favore dei cristiani in Iraq, ma anche tenuto conto della pace e della fratellanza di tutte le persone che vivono nel medio- e vicino oriente. 4)  La Chiesa si posiziona con un no radicale all’embargo, perché colpirebbe solamente le popolazioni, non i potenti. 5)  L’insistenza sul dialogo e sulla diplomazia, di cui ho già parlato ieri. 6) Ho letto con grande interesse l’impegno caritativo della chiesa caldea e delle altre chiese lì nella regione in dialogo anche con la Chiesa romana: hanno istituito delle opere di carità molto importanti, come quella della Caritas nel 1992 e poi altre istituzioni di cui si può leggere il nome alla pagina 270 e che avrebbero un carattere sovra confessionale. Questo tra l’altro mi sembra importante in riferimento alla crisi scatenata dalla chiusura dei rubinetti da parte di Trump (USAID): se si vuole si può agire in questo contesto in modo più sussidiario e così più indipendente da i potenti.   7) La questione della ricezione nella realtà mesopotamica del Concilio Vaticano secondo, dapprima non recepito; il patriarca Bidawid si sarebbe occupato di questo ed anche di una riforma liturgica nel senso del Concilio Vaticano II,  anche per superare un certo clericalismo e le chiusure di un clero molto anziano che per l’appunto non sarebbe stato aperto ai bisogni che i laici avevano; comunque è anche bello sottolineare, come fa Kopp,  quanto questi laici abbiano fatto  per portare il peso della Chiesa nelle nuove generazioni…PS Ho cercato di esercitarmi nell’uso del condizionale, perché stavo riportando il pensiero di Kopp, non per prenderne la distanza. 

(Sera) „…Ci sono due criteri della teoria della guerra giusta che il presidente sta violando, almeno se prendiamo alla lettera le sue parole. In primo luogo, affinché una guerra sia giusta, deve essere combattuta utilizzando solo mezzi moralmente legittimi. Ciò include il divieto di prendere intenzionalmente di mira civili e infrastrutture civili. Certo, la teoria della guerra giusta ammette che possano esserci casi in cui il danno ai civili e alle infrastrutture civili sia ammissibile, ma solo se (a) si tratta di un effetto collaterale previsto ma non intenzionale di un attacco contro obiettivi militari e (b) il danno causato ai civili e alle infrastrutture civili non è sproporzionato rispetto al bene ottenuto con la distruzione di tali obiettivi militari. È opinione comune tra i teorici della guerra giusta che attacchi come i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki e il bombardamento incendiario di Dresda abbiano violato questo criterio della teoria della guerra giusta e siano quindi gravemente immorali. Sono manifestamente immorali se l'intenzione era quella di uccidere e terrorizzare i civili. Ma erano immorali anche se l'intenzione era quella di danneggiare obiettivi militari, perché il danno arrecato ai civili e alle infrastrutture civili era enormemente sproporzionato rispetto al bene ottenuto attaccando tali obiettivi militari. Ora, il fatto che il presidente Trump avverta che “tutti dovrebbero evacuare immediatamente Teheran” indica che gli Stati Uniti e Israele intendono lanciare una campagna di bombardamenti che causerà una distruzione massiccia dell'intera città. È difficile capire come ciò possa essere coerente con la condizione della guerra giusta di utilizzare solo mezzi moralmente legittimi. Questo è vero, tra l'altro, anche se (come è improbabile) i quasi dieci milioni di abitanti di Teheran potessero effettivamente essere evacuati. In una guerra giusta, oltre alle vite dei civili, devono essere rispettate, per quanto ragionevolmente possibile, anche le abitazioni civili e le altre proprietà. Anche la richiesta di “resa incondizionata” è altamente problematica. Come ha affermato la filosofa cattolica Elizabeth Anscombe nel suo famoso saggio “Mr. Truman's Degree”. È stata proprio l'insistenza sulla resa incondizionata la radice di tutti i mali. Il legame tra una tale richiesta e la necessità di ricorrere ai metodi di guerra più feroci è evidente. E di per sé la proposta di un obiettivo illimitato in guerra è stupida e barbara. Quando un paese dice al governo e ai cittadini di un paese nemico che non accetterà nulla di meno della loro resa incondizionata, mettendosi così completamente alla mercé dei propri nemici, è ovvio che questi ultimi saranno costretti a combattere con maggiore tenacia e brutalità, il che spingerà il paese minaccioso a ricorrere a metodi di guerra altrettanto brutali. Il secondo criterio della teoria della guerra giusta più rilevante per la crisi attuale è che, per essere giusta, un'azione militare non deve provocare mali peggiori di quelli che si intendono riparare. Ora, come dimostra la storia del dopoguerra in Iraq e Afghanistan, un cambio di regime in Medio Oriente rischia di avere conseguenze catastrofiche per tutte le parti coinvolte. Entrambi i conflitti hanno provocato anni di guerra civile, decine o addirittura centinaia di migliaia di vittime e, nel caso dell'Afghanistan, un regime successore ostile agli Stati Uniti. Come sostiene Sohrab Ahmari questa settimana su UnHerd, un caos simile è destinato a seguire il crollo del regime iraniano. Il cambio di regime sembra quindi un obiettivo di guerra troppo radicale“ ((Dr. Edward Feser, The Catholic Word Report)

(Wetterzeube, il 20.6.25; venerdì dell’11esima settimana del tempo ordinario) Le letture della solennità del Corpus Domini di ieri contengono elementi molto importanti: in Gen 14, 18-20 in primo luogo la figura del re e sacerdote Melchisedek che offre pane e vino; poi la sua benedizione solenne ad Abram, benedizione che discende dal „Dio altissimo, creatore del cielo e della terra“, e che consegna i nemici in mano di Abram. Abramo stesso in Genesi diventerà figura sacerdotale nei  confronti di Ismaele, con pane ed acqua (Gen 21,14), scena che padre Paolo collega ad una profezia riguardante l’Islam. In 1 Cor 11, 23-26 ci sono le parole in forma originaria delle preghiere eucaristiche con pane, vino preghiera di ringraziamento. Lc 9, 11b-17 presenta una delle moltiplicazione dei pani e dei pesci. Di tutto ciò abbiamo infinitamente bisogno. 

Se capisco bene la „domenica della passione“ che avevo identificato con la „domenica delle Palme“ è la domenica che precede quest’ultima e i giorni della settimana del 1961, che avevo pensato fossero i giorni della Settimana Santa erano quelli che precedono la stessa. Quindi nel venerdì antecedente la domenica delle Palme del 1961 Adrienne continua la sua ricerca della cucitura (cf. Croce ed infernoI, 387-388), è una ricerca inutile, non gioiosa, come quando cerchiamo di risolvere un problema con la nostra intelligenza. Cristo è in croce, i soldati hanno tirato a sorte la sua veste senza cuciture. Cosa fare di fronte a questo mistero della Croce e dell’indivisibilità della sua veste? Niente: non andarsene, rimanere e cercare, anche se la ricerca è vana. Nella vita di Gesù ci sono stati tanti momenti di feste e gioia quotidiana (un tavolo ben riuscito…), ma in qualche modo il Figlio dell’uomo ha preso su di sé quell’esperienza fatta da tanti, nella quale si ha la sensazione che non cambia nulla: si può pregare ogni domenica per la guerra in Ucraina e non cambia proprio nulla. Si può pregare perché un malato non muoia, ma muore. Bisogna ricordarsi sempre di nuovo, che pur essendoci anche la dimensione della moltiplicazione dei pani, del miracolo, che il compito, che la missione per cui siamo stati mandati non è garantita da un successo mondano…

„Sollemnitas #CorporisDomini fidem nostram Domini reficiat, qui inter nos re adest sub specie panis et vini. Ipse virtutem in nos infundit ad maerorem quemvis superandum, ut voluntatem eius perficiamus.“ (Leo XIV) (La Solennità del #CorpusDomini rinnovi la nostra fede nel Signore, realmente presente tra noi sotto le specie del pane e del vino. Egli ci dia la forza di vincere ogni scoraggiamento per poter compiere sempre la sua volontà.)

Abba nostro…

(Dopo la lettura della versione di Banfi) In „Avvenire“ avevo letto che l’Iran ha bombardato un ospedale in Israele, insomma che ancora una volta nella guerra non vengono rispettate alcune regole. E questo con grande probabilità, come ha detto e ripetuto Ernst Jünger nel nono volume dell’opera omnia, Ernst Jünger che non era un pacifista, perché la guerra tecnocratica non può rispettare nessuna regola. Il cardinal Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, con ragione dice che ciò che accade in Gaza è del tutto illegale ed inumano. Ed è vero che cose illegali ed inumane accadano anche in Nigeria, ma questo interessa meno i commentatori del mainstream ed è probabilmente vero che assistiamo ad un antisemitismo irresponsabile, comunque va detto con chiarezza che l’amministrazione Netanyahu, con l’appoggio di quella statunitense, ci sta portando alla catastrofe. Ma ascoltiamo Banfi: „Nelle ultime drammatiche giornate di attacchi militari più di uno avrebbe voluto mettergli l’elmetto. C’è anche chi ha provato ad attribuirgli una benedizione delle bombe. Poi sull’udienza del mercoledì l’hanno silenziato in modo osceno, come segnalavamo ieri... Alla fine papa Leone XIV ha sfondato la cortina costruita attorno alla Chiesa per soffocarne il messaggio in due modi: sui social e attraverso la prima intervista televisiva concessa da quando è stato eletto l’8 maggio. Due scelte ragionate, calibrate, che hanno avuto un impatto mondiale. Su X ieri ha scritto: «Le potenti armi usate nella guerra odierna minacciano di condurci a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati. In nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili ciò che diceva Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta! E con Pio XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”». Al TG1 è tornato sui concetti già espressi nell’appello di mercoledì: «Come ho detto ieri nell'udienza, vorrei rinnovare questo appello per la pace. Cercare a tutti i costi di evitare l'uso delle armi e cercare attraverso gli strumenti diplomatici il dialogo. Ci mettiamo insieme a cercare soluzioni. Ci sono tanti innocenti che stanno morendo e bisogna promuovere la pace sempre». Le ultime notizie raccontano di un Donald Trump ora temporeggiatore, che non sarebbe così convinto di entrare direttamente nel conflitto, dopo l’attacco scatenato da Israele sull’Iran e la reazione di Teheran che è riuscita a bucare ogni tanto l’ombrello di difesa israeliano. Stamattina missili iraniani hanno colpito nel sud di Israele provocando danni e 7 feriti. L’agenzia sull’energia atomica, l’Aiea, che nei giorni scorsi era stata ambigua sulla preparazione della bomba atomica iraniana parlando di “opacità” iraniana, è tornata ufficialmente a chiarire che l’Iran avrebbe bisogno di anni per avere davvero ordigni nucleari. Andrea Nicastro sul Corriere ricostruisce bene quello che è accaduto, ricordando i tanti casi di propaganda di guerra basata su false informazioni, compresa la famosa provetta sventolata da Colin Powell all’Onu. Avvenire raccoglie i pareri di diversi giuristi che ritengono sia impossibile sostenere la “legittima difesa” come invece invoca Israele e criticano il disprezzo del diritto internazionale. Del resto, lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu è inseguito da un mandato di cattura per “crimini di guerra” dalla Corte penale internazionale dell’Aia.“ (AB). 

„Chi non vuole fornire tutte le armi all'Ucraina è un lacchè di Putin. Chi non cerca su Google Maps i prossimi obiettivi dell'aviazione israeliana è un sostenitore dei mullah. Fine della discussione.“ (Johannes Varwick, X, 20.6.25) - giusta ironia! 

Papa Leone in una nuova intervista con TG 1 RAI: «Giorno e notte cerco di seguire ciò che sta accadendo in molte parti del mondo. Oggi si parla soprattutto del Medio Oriente, ma non è solo lì. Vorrei rinnovare questo appello alla pace, per cercare a tutti i costi di evitare l'uso delle armi. Uniamoci per trovare una soluzione. Ci sono così tante persone innocenti che stanno morendo. Dobbiamo promuovere la pace».

Una cosa vorrei dirla en passant: non è facile seguire in modo ermeneutico la realtà quotidiana sul grande palcoscenico del mondo; io posso aver una certa posizione che non ha alcuna conseguenza in ciò che si pensa nel Cremlino o nella Casa Bianca, ne sono responsabile di quello che fanno i potenti del mondo; evito di dare giudici che mettono in crisi la logica del poliedro, affondo altri giudizi pesanti, in modo particolare contro le persone che pensano di essere loro i salvatori del mondo, quando non vengono già attaccati continuamente dalle comunicazioni mainstream (le polemiche continue contro Trump sono noiose). Poi cerco di inserire nei miei giudizi quello che chiamo il fattore amicizia: il giudizio di amici che stimo. La cosa più stancante negli ultimi anni è stata quando cosiddetti amici hanno smesso di fare anche solo il minimo tentativo di comprendere la mia posizione. È stata la forma più grave di cancellazione di una persona che abbia mai vissuto.

(Fine della mattinata) Sto riflettendo, con l’aiuto di Matthias Kopp, sull’eredità cristiana in Irak ed in modo particolare, ieri ed oggi, sulla posizione della Santa Sede (San Giovanni Paolo II) a riguardo della prima guerra nel Golfo tra Irak ed Iran. Vi è un filo rosso nella posizione della Santa Sede che collega tutti i papi per lo meno a partire da San Giovanni XXIII sul tema guerra e pace e Leone XVI ha fatto vedere che si può citare anche Pio XII in questo senso. A me interessa un punto, quello che ho cercato di riflettere in dialogo con il volume nono dell’opera omnia di Jünger e che finisce con il suo discorso di Verdun, in cui lo scrittore tedesco invita ad un dialogo tra i popoli. Il giudizio è del tutto consono a quello che diceva San Giovanni Paolo II in riferimento alla prima guerra del Golfo: le armi dell’epoca tecnocratica non sono una soluzione: mai! Leone XIV non fa che ripetere la linea della Santa Sede, forse a partire da Leone XIII: «Le potenti armi usate nella guerra odierna minacciano di condurci a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati. In nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili ciò che diceva Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta! E con Pio XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”». Il patriarca Raphael Bidawid I, che ricevette il palio da san Giovanni Paolo, ritenne questo atteggiamento di pace così importante, che tento un dialogo addirittura con un dittatore come Saddam Hussein. In questa questione della pace non è in gioco solo la sopravvivenza, ma la „vita riuscita“ (Spaemann) di milioni di persone.

(Pomeriggio) Konstanze mi ha raccontato un fenomeno che le è capitato sia con il vecchio che con il nuovo capo: c’è un problema, lei propone una soluzione, che il capo di turno non ritiene buona; il giorno dopo si confrontano sullo stesso problema e il capo assume la posizione di mia moglie, facendola passare come la sua e mostrandosi del tutto stupito che si pensi che non sia la sua: lui avrebbe sempre pensato così. Questo dice tanto sul rapporto uomo e donna nel mondo del lavoro ed in modo particolare sulla necessità che anche le donne - non quelle che sono strutturate come gli uomini - guidino una realtà come quella della scuola…

Sempre in dialogo con Matthias Kopp vedo delle analogie, ma anche delle differenze tra la seconda guerra del golfo (1990-1991) e quella in Ucraina; simile sembra essere il fatto che contro le regole internazionali un paese più grande aggredisce uno più piccolo; differente il fatto che, se ha ragione il prof. Sachs, Putin avrebbe avuto più motivi a reagire di quante ne avesse avuti Saddam Hussein; allo stesso tempo rimane il fatto che la Santa Sede allora, cioè san Giovanni Paolo II, si impegnò con tutta la sua forza perché non si risolvesse con la guerra, un problema che con la guerra non può essere risolto: costi troppo alti in vite umane, conseguenze ecologiche, messa in moto della spirale della vendetta, armi troppo sofisticate. Insomma San Giovanni Paolo II mise in moto tutte le potenzialità di un’etica della pace cattolica. Risonanza grande del suo intervento (anche a livello ecumenico e presso i vescovi impegnati nella regione mesopotamica), ma nessun successo. La Chiesa come comunità dell’amore e la cultura della fiducia erano temi presenti in San Giovanni Paolo II e in tutti i pontefici del XX secolo, in modo particolare in san Giovanni XXIII con la sua „pacem in terris“, che viene citata anche da Matthias Kopp (260). - Ancora una differenza: non c’è dubbio che Putin abbia tratti dittatoriali (o perlomeno  una concezione della democrazia diversa da quella occidentale), ma sembra che sia amato dalla sua popolazione, diciamo come un padre (Dugin); Saddam Hussein era rispettato, ma ha seminato paura e tortura nella sua popolazione e non solo nei curdi al nord dell’Irak; ha certamente usato anche armi chimiche; tenendo conto di tutto ciò non so se l’atteggiamento della chiesa caldea di sostegno del regime in cambio di libertà ecclesiali sia stato giusto; comunque se si è dialogato con Hussein ci sono ben più ragioni di dialogare con Putin…

(Wetterzeube, il 19.6.25; Corpus Domini) Non so più quando avevo già letto le pagine del giovedì santo del 1961 (Croce ed inferno, I, 385-387) di Adrienne, ma avevo sottolineato con vigore le righe che mi colpiscono anche questa mattina. Rivelano un altro accento da quello sottolineato da un altro figlio di SPN, Padre Dall’Oglio, che insiste piuttosto sul benessere della vita monacale. Adrienne dice: vivere in modo che Cristo abba gioia di noi. Non so se Adrienne sia una figlia o piuttosto un’amica di SPN, comunque anche per lei si tratta del Sanctus Pater Noster (SPN), ma certo è che nelle visioni lei ha una confidenza inaudita con Ignazio e questo già da bambina. Comunque sia non insisterei troppo sulla differenza, visto che Padre Paolo con il suo rapimento e la sua scomparsa violenta dal teatro del mondo ha vissuto certamente il mistero della Croce e quanto attraente o meno sia la vita al cospetto di questo mistero è meglio non commentarlo fino in fondo: nel volto di Papa Francesco, un altro figlio di SPN, ho visto tutta la fatica dell’avvicinarsi dell’ultima ora. Ora quale è il punto da meditare in un mondo nel quale spesso crediamo e non crediamo, speriamo e non speriamo, vediamo e non vediamo? „Il momento giusto per Dio è sempre l’adesso“; questo mistero è senza cuciture, ma noi cerchiamo sempre una cucitura per non dire semplicemente: si! Si alla Tua grazia indivisibile. Che siamo cristiani non lo dobbiamo ad una certa persona, ma alla grazia. Il nostro non voler comprendere o non poter comprendere si rivela come peccato. Noi piuttosto agiamo così da preparare il nostro peccato. È vero che a volte facciamo tutto giusto o quasi e poi pecchiamo lo stesso, per stanchezza forse. Ma è anche vero che noi agiamo così, ci lasciamo qualche spiraglio aperto per poi peccare domani. Cosa chiedere? Semplicemente di non perdere la grazia della chiamata nell’ora, sia nella sua dimensione quotidiana, sia in quella escatologica (il rapimento di Padre Paolo o dei santi in Algeria o la morte al contagocce di Adrienne…)…PS Ieri una persona mi ha scritto che Ernst Jünger era un donnaiolo da giovane (mi è venuto in mente perché ho una sua foto da anziano nel testo di Adrienne), ma in vero a me non interessa, certo è che ad un certo punto ha detto di sì, nell’ora prevista per lui. 

Sullo scontro tra Pashinyan e Karekin II del quale avevo scritto ieri, Renato mi ha mandato del materiale in francese e questo giudizio: „Si dimetterà, se è vero, ma non esiste che le modalità le stabilisca Pashinyan che mi dicono (anche qui gossip) provenga da una setta. Il popolo comune a me dicono stia con Karekin, e di certo a Pashinyan non si perdona il cedimento totale sull'Artsakh e la sua decimazione dei migliori generali dell'esercito... ti mando un po' di roba“. Una mia amica insegnante, Rusanna, mi ha solo scritto: „è difficile  da dire!“. E lei fa certo parte del „popolo comune“. È sicuramente vero che Pashinyan ha deluso molti, ma io mi ricordo ancora le folle oceaniche che lo hanno sostenuto all’inizio del suo percorso politico che lo ha portato essere il premier dell’Armenia. Scrive Di Tigran Yégavian (Civilnet): „La dolorosa polemica che oppone il primo ministro Nikol Pashinyan al Catholicos di tutti gli armeni Karekin II e ad alcuni dei suoi vescovi ha inferto un duro colpo alla dignità del capo dello Stato, le cui oscene dichiarazioni pronunciate in Parlamento hanno approfondito l'abisso che separa la Chiesa dal potere politico e indeboliscono ulteriormente l'Armenia e le sue istituzioni. La violenza di queste diatribe, riprese dalla moglie del primo ministro Anna Hakobyan, ha gettato ulteriore benzina sul fuoco e ha scioccato molti osservatori.“. L’autore riprende due punti della costituzione armena. „Rileggiamo l'articolo 18 della Costituzione armena nella sua ultima versione del 2015: 1. La Repubblica di Armenia riconosce la Santa Chiesa Apostolica Armena per la sua eccezionale missione di Chiesa nazionale nella vita spirituale del popolo armeno, il suo ruolo nello sviluppo della cultura nazionale e nella conservazione dell'identità nazionale. 2. I rapporti tra la Repubblica di Armenia e la Santa Chiesa Apostolica Armena possono essere regolati dalla legge.“ E commenta nel seguente modo: „«Missione eccezionale», un rapporto tra Chiesa e Stato «disciplinato dalla legge»... Tutto lascia pensare che prevalga la vaghezza. Le ultime misure del governo armeno volte a secolarizzare la Chiesa (progetto di soppressione dell'insegnamento della storia della Chiesa armena nei programmi scolastici, progetto di imporre la Chiesa in cambio della nazionalizzazione dei suoi beni culturali...) hanno ulteriormente approfondito il divario, mentre il buon senso e l'interesse generale richiederebbero un regime di concordato tra la Chiesa e lo Stato, tappa essenziale verso la secolarizzazione e un'ipotetica separazione più netta. Si tratta di un'opzione poco realistica, poiché ignora i traumi della storia del popolo armeno, la miracolosa sopravvivenza della Chiesa al genocidio del 1915 e allo stalinismo, senza dimenticare l'attuale contesto esplosivo e drammatico e le carenze di uno Stato scheletrico. Di fronte all'entità di queste sfide, l'Armenia ha un disperato bisogno di riformarsi e di cambiare il suo rapporto con la Chiesa.“  Tigran Yégavian fa anche osservare la coincidenza tra questa polemica e un incontro a Berna: „Alcuni elementi di contesto potrebbero aiutarci a comprendere meglio in quale contesto si inserisce questa ennesima polemica. Innanzitutto, c'è la strana coincidenza temporale tra lo svolgimento a Berna, in Svizzera, di una conferenza co-organizzata dalla Santa Sede di Etchmiadzine, dal Consiglio mondiale delle Chiese e dalla Chiesa protestante svizzera (in assenza del Vaticano) dedicata al patrimonio armeno minacciato dell'Artsakh. Al punto che alcuni elementi nazionalisti vedono la mano di Baku nell'azione di N. Pashinyan. E poi ci sono i problemi di fondo che rimangono irrisolti.“.  Da Nam (Krikor Amirzayan) prendo queste dichiarazioni: „Il Patriarca armeno di Costantinopoli: vediamo la soluzione nell'attesa paziente delle elezioni del 2026. Il Patriarca armeno di Costantinopoli, l'arcivescovo Sahak Machalian, ha reagito alla campagna lanciata dal primo ministro Nikol Pashinyan contro il Catholicos Karekin II di Etchmiadzin. «L'intera nazione armena è stata sconvolta dalle accuse formulate da Sua Eccellenza il Primo Ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan, contro il Catholicos di tutti gli armeni. Alcuni ambienti parlano di eleggere un «nuovo Catholicos» e il mio nome circola come candidato. Ritengo quindi mio dovere fornire alcuni chiarimenti per evitare inutili discussioni. A. Il nostro attuale Catholicos di tutti gli armeni è Sua Santità Karekin II. La Chiesa e tutti i credenti devono rimanere fedeli a lui, proteggerlo e pregare incessantemente. B. Il fatto che il Primo Ministro abbia sollevato la questione in questi giorni riveste un'evidente importanza politica, tanto più che nel 2026 si terranno le elezioni. La questione trascende ogni interesse politico e deve quindi essere affrontata con delicatezza, per non rischiare di provocare un conflitto tra la Chiesa e lo Stato. In questo caso, la nostra posizione è chiara: proteggeremo gli interessi e l'indipendenza della nostra Santa Chiesa apostolica da qualsiasi pressione esterna. C. Vediamo la soluzione nell'attesa paziente delle elezioni del 2026. La Santa Sede ha già convocato un'assemblea rappresentativa della Chiesa nel 2026. È persino possibile che si trasformi in Assemblea Nazionale della Chiesa. Sappiamo personalmente che Sua Santità Hayrapetyan è molto stanco di questa situazione, ma, per quanto ne sappiamo, non cederà alle pressioni politiche esterne e ne ha il diritto", ha dichiarato il patriarca Sahak Machalian.“

Abba nostro…

(Dopo aver letto la versione di Banfi) Un grande servizio della versione è il contatto quotidiano con il giudizio del papa e le informazioni necessarie sulla profezia della pace: «Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza. Non dobbiamo abituarci alla guerra! Anzi, bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati. In realtà, poiché nella guerra odierna “si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati” (Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 79). Pertanto, in nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili ciò che soleva dire Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta! E con Pio XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”». Parole oscurate dai giornali italiani quelle pronunciate ieri da papa Leone XIV durante l’udienza del mercoledì, con pochissime eccezioni. Eppure, sono parole vere che descrivono bene l’euforia bellicista di questi giorni, con le pagine dei quotidiani ricche di mappe, bombe, aerei militari… Sono parole da leggere e rileggere.

Donald Trump, il presidente Usa appare ancora incerto: gli Usa potrebbero attaccare l’Iran, ma anche no. «Potrei farlo, potrei non farlo. Voglio dire, nessuno sa cosa farò», ha detto testualmente. Secondo lui Teheran avrebbe una sola possibilità, la resa incondizionata. Ma nella realtà le mosse pratiche, militari, compresa quella per gli italiani pesantissima, di usare le varie basi aeree americane di Aviano, Ghedi, Sigonella sfruttando la posizione del nostro Paese come portaerei naturale per i bombardieri, sono già operative. Intanto l’Aiea conferma di non aver mai certificato che gli iraniani fossero vicini alla bomba nucleare. E la Ue chiarisce: «Non è nei nostri piani un cambio di regime a Teheran». Ma in Usa festeggiano i neo-con che vedono realizzare ancora una volta la strategia dell’Iraq e dell’Afghanistan. Soprattutto in Israele Benjamin Netanyahu conferma di avere mille vite e capacità di rimontare dall’isolamento. Grazie alla guerra all’Iran, ha fatto dimenticare Gaza e il problema palestinese (…). Tragedia umanitaria che aveva messo nell’angolo Tel Aviv. Domenico Quirico sulla Stampa accusa il premier israeliano di “hybris” e scrive: «Ogni mattina la domanda è: cosa sta bombardando oggi Israele? Gaza, Damasco, Beirut, Sana'a, Tabriz, Qom, Teheran? E poi? Il linguaggio di Netanyahu è quello di un sedicente Mosè laico dotato di F-35: siamo padroni dei cieli... Allontanatevi, se volete evitare la distruzione… Abbiamo decapitato… Arrendetevi…. Sarete puniti come Saddam, eccetera. Già. Dove si ferma la cosiddetta sicurezza di Israele? Nessuna voce si leva all'interno di un Paese per ammonire: attenzione, da perseguitati non fatevi persecutori!»“ (Alessandro Banfi). Quei pochi gi udizi che si intravedono nella narrazione di Banfi non corrispondono sempre ai miei, ne tanto meno  quelli delle  persone che cita, ma gli sono grato per quanto detto qui sopra. 

(Pomeriggio) Da Denis Donikian (Ecrittératures) prendo questo riassunto della questione dello scontro tra premier e Catholicos di di cui ho parlato questa mattina: „È guerra in Armenia. Non quella che pensate. Non la guerra esistenziale per difendersi dai nemici di sempre. No. È una guerra all'armena. Una guerra tra armeni. Una guerra tra capi. Una guerra tra politica e religione. Una guerra tra i sostenitori dell'ingerenza della Chiesa nel governo del Paese e i sostenitori della loro separazione. Una guerra scatenata da un Catholicos che attribuisce al primo ministro la responsabilità della perdita dell'Artsakh, ma stigmatizzato da un Pashinyan che accusa la massima autorità religiosa armena di aver infranto il voto di celibato fino a diventare padre di un bambino e, di conseguenza, di mettere in pericolo la sicurezza spirituale degli armeni tanto quanto la sicurezza nazionale. Nient'altro! E come c'era da aspettarsi, lo stesso primo ministro si è attirato addosso le ire di tutti, pronti a vedere nei suoi eccessi la volontà di attaccare la Chiesa armena, non solo per contenerne e limitarne le prerogative politiche, ma soprattutto per abbatterla. Pashinyan vorrebbe uccidere la Chiesa armena, come poco tempo fa è stato accusato di negare il genocidio su sollecitazione della potenza genocida che è la Turchia. Nientemeno! Da questi battibecchi emerge che essi alimentano le argomentazioni dei litigiosi pronti a strumentalizzare le minime dichiarazioni degli uni e degli altri per fini di parte che non hanno nulla a che vedere con il fondo del problema. Questo dimostra quanto un tale incendio di grida e furori finisca per infiammare gli animi patriottici, snaturando le argomentazioni degli uni e degli altri, giocando con ogni logica o lanciando false voci tali da far arrossire di vergogna la verità. Un clima più che mai deleterio, in cui l'odio degli armeni verso gli armeni contribuisce a indebolire ogni spirito di resistenza con attacchi all'identità stessa del popolo. No, denunciare le condotte scorrette del Catholicos non significa mancare di rispetto alla sua vita privata, dal momento che la sua funzione è quella di rappresentare tutti gli armeni. No, e con tutto il rispetto per Levon Ter Petrossian, chiedere la destituzione di un Catholicos che avrebbe violato in modo flagrante i suoi voti di castità non significa che Pashinyan voglia la soppressione della Chiesa apostolica armena. E anche se Pashinyan ha inevitabilmente una parte di responsabilità nell'abbandono dell'Artsakh, questa sconfitta multifattoriale meriterebbe spiegazioni meno caricaturali da parte del Catholicos, dato che è stata orchestrata alle spalle degli armeni.In un articolo dell'8 agosto 2018, il sito Geghart.com scriveva già: «Le critiche rivolte al Catholicos Karekin II hanno alimentato petizioni, dato luogo a lettere aperte e articoli, suscitato manifestazioni, sono state oggetto di commenti sui media online, alcuni dei quali sono arrivati persino a chiedere le dimissioni del Catholicos. Le accuse sono di ogni tipo: frode, turpitudine morale, corruzione, autarchia, declino dei costumi e della morale del clero di Etchmiadzin, malessere tra il clero... Senza dimenticare i sette peccati capitali e alcuni altri. A ciò si aggiunge il fatto che il 9 e 10 febbraio 2015 la stampa internazionale ha rivelato, tra i conti nascosti nella banca svizzera HSBC, quello di «Sua Santità Karekin II Nersis», per un importo di 1,1 milioni di dollari. L'elenco delle indegnità che costellano il l’autorità di Karekin II e che macchiano la Chiesa armena tanto quanto gli armeni stessi sarebbe lungo. Si tratta di accuse ampiamente diffuse in Armenia, ma che costringono a chiudere gli occhi, dato che l'istituzione è alla base della cultura nazionale. La diatriba di Pashinyan sulla paternità del Catholicos gli sarebbe valsa una causa per diffamazione se il religioso non avesse avuto l'abilità di schivare il colpo e di rispondere in modo collegiale con toni convenzionali, agrodolci, mettendo Dio ovunque per fischiare il diavoletto. Anche se sottrarsi a una simile sfida lanciata alla moralità del nostro capo spirituale equivale a un'ammissione di turpitudine. E anche se si escludono le voci di autoritarismo o altro, queste ragioni oggettive sarebbero più che sufficienti per avviare una procedura di destituzione con l'obiettivo di ripulire le cantine di Etchmiadzin neutralizzando questa oligarchia che imperversa senza scrupoli sotto lo sguardo di un Dio che esiste solo per questo. Questo insieme di accuse contro il Catholicos ha l'effetto di offuscare la sua autorità morale al punto da seminare il caos tra gli armeni. Il carattere ibrido di questa Chiesa, al tempo stesso spirituale e nazionale, potrebbe legittimare il suo sguardo critico nei confronti dello Stato armeno. Sapendo che per diversi secoli gli armeni hanno vissuto senza uno Stato e che l'autorità della Chiesa ha colmato questo vuoto svolgendo un ruolo di primo piano nel tenere in mano i brandelli di un popolo indifeso, abbandonato a se stesso e alla mercé dei potenti. La Chiesa apostolica armena era grande e forte non solo perché resisteva con la sua fede a tutte le invasioni provenienti dall'esterno, ma anche perché preservava l'identità e la lingua di tutti i popoli sottomessi. Una tutela che si è rivelata necessaria ed efficace durante il genocidio, anche se i laici, le associazioni armene, ma anche le missioni straniere hanno contribuito a salvare la nazione da una perdizione certa. Tuttavia, se durante quel tragico periodo la Chiesa armena si «convertì» al nazionalismo brandendo la croce per benedire le armi, a volte sostituendola addirittura al fucile, fu perché l'urgenza critica la obbligava a dare l'esempio. Resta il fatto che oggi l'Armenia indipendente non si trova in questo tipo di situazione. E anche se lo Stato è ancora lontano dall'aver raggiunto la maturità, l'Armenia è governata da rappresentanti eletti democraticamente. Tuttavia, nei tempi difficili dell'indipendenza, la Chiesa aveva un ruolo caritatevole da svolgere nei confronti dei più bisognosi. È lecito dubitare che gli affamati di quel periodo, come i più poveri di oggi, fossero certamente la preoccupazione principale del Catholicos, preoccupato com'era di gettare discredito sul padre Pashinyan per tutte le sconfitte. Se si scoprisse che quell'uomo aveva affermato che il milione e centomila dollari nascosti in una banca svizzera erano destinati ai poveri, questi vi direbbero che non hanno visto arrivare nulla. Stiamo ancora cercando le istituzioni di beneficenza di Etchmiadzin, come la Cooperazione Armenia, che finanziavano e organizzavano pasti per i bisognosi che vivevano in diverse città del Paese. Avremmo voluto sbagliarci nell'aspettarci che il Catholicos coordinasse iniziative umanitarie a lungo termine quando i più dimenticati del popolo armeno avevano fame. La sua unica preoccupazione è stata quella di fare affari con i turisti armeni alla ricerca di pietre morte o di cianfrusaglie sacre. Lo dimostrano le parole del compianto Samvel Karapétian, presidente del fondo dedicato allo studio dell'architettura armena, che mostra un Karekin II preoccupato di aumentare il flusso di visitatori, anche a costo di falsificare la storia e persino di «segmentare la mano destra di Krikor Loussavoritch in modo da ottenere diversi pezzi originali di questa mano». Gli affari sono affari! Così, che lo si voglia o no, rimane la inquietante impressione che la figura dell'attuale Catholicos concentri tutte le anomalie di un'istituzione malata di vecchiaia, tanto è stata, sotto i colpi inferti dai secoli, messa in difficoltà nel trasmettere, rinnovare o adattare il messaggio cristiano che ha forgiato l'identità armena. A tal punto che oggi questa Chiesa è diventata un repellente, che gli armeni le voltano le spalle a favore di altre pratiche religiose e che i suoi sacerdoti si accontentano di incarnare una liturgia letargica fatta di cantilenanti formule canoniche di cui si nutrono le anime sofferenti, i devoti apatici e persino gli atei che hanno la nazione come unico dio. Ne è prova l'ebbrezza nazionalista tale che ci piace estasiarci davanti alle rovine delle chiese che costellano il Paese senza nemmeno notare che sono le rovine della nostra Chiesa che si offrono al cielo, che il vuoto ha sostituito il fervore, che ciò che ieri chiamavamo «Hanapat» è diventato oggi un deserto della fede. L'ateismo marxista e il materialismo consumistico, ai quali si è aggiunto un fanatismo nazionalista onnipotente, hanno avuto la meglio sulla devozione dei primi secoli, riducendola a una fede rozza, limitata ai soli rituali di una vita: nascita, matrimonio, morte. Ciò permette di ricordare che la religione degli armeni non è altro che un sincretismo che unisce abilmente un fondo di paganesimo magico a un messaggio evangelico ridotto alla sua espressione più semplice, cioè espurgato dall'essenziale più esigente. Dove sono gli anacoreti che abitavano le grotte sulle alture di Idjevan? Le confraternite religiose di Kirantz? I monaci di Anapat' ai piedi del Tatev? Tutti questi luoghi che testimoniano la sensibilità degli armeni per l'assoluto. Di fatto, magnificare il sacro armeno oggi equivale a celebrare qualcosa di morto, tanto la luce della fede è ormai vacillante, attaccata da tutte le parti dai mercanti del tempio. Tatev è il nostro Eiffel, ci facciamo foto, ci esponiamo sui social network e ci diamo così un'aria patriottica, non essendo animati dallo spirito del luogo. In realtà, il declino di questa Chiesa si legge nella sua incapacità di restituire alle sue vecchie pietre una presenza umana consacrata anima e corpo alla preghiera che non si stanca mai di pregare, alla venerazione senza calcolo, alla fede calma nella sua sete di eternità e serena nel suo fervore religioso. Ora, una Chiesa viva, vivificante e gioiosa, una Chiesa che partecipa alla vita quotidiana degli uomini nella misura in cui risponde alle problematiche della modernità, è una delle voci più giuste per promuovere e favorire gli ideali politici del tempo. Non spetta forse alla democrazia aprire gli individualismi alla compassione, dal momento che si basa sul riconoscimento dei più deboli da parte dei più forti, anche se, essendo inizialmente un vivaio di egoismi, dovrà faticare a lungo per diventare terreno fertile per l'altruismo? In realtà, una democrazia ubriaca di sé stessa è una democrazia ubriaca d'amore. Un programma vasto. Ciò significa che, succedendo a presidenze predatrici, la rivoluzione di velluto cercava soprattutto di azzerare i conti della politica, restituendo la repubblica proclamata a gran voce alla democrazia reale attraverso regole atte a sradicare l'arbitrarietà e la corruzione. Ed è deplorevole che il Catholicos non sia stato in grado di liberarsi dai riflessi tipici di governi corrotti per comprendere che le ambizioni democratiche del momento coincidevano con il messaggio biblico. Alla rivoluzione di velluto promossa da Pashinyan, il Catholicos aveva l'opportunità di affiancare una rivoluzione dell'amore. Ed è qui che si colloca il fallimento della Chiesa, che non ha saputo tradurre la sua missione spirituale in azione politica e sociale, nel momento in cui il popolo armeno aveva un bisogno urgente di ritrovare le proprie radici nella cultura delle sue origini. In questo senso, il pastore ha abbandonato il suo gregge. Sapendo tuttavia che la diaspora, a prescindere da ciò che possano pensare qua e là gli armeni di Armenia, non ha mai smesso di svolgere diverse e molteplici missioni filantropiche, sotto forma di associazioni di beneficenza, talvolta sfidando mentalità poco preparate alla generosità fraterna. Per farla breve, la principale accusa che graverebbe sul nostro Catholicos sarebbe, come dimostrano i fatti, quella di essere rimasto un uomo che prende senza mai accedere al rango superiore dell'uomo che dà. Quale Dio mi permetterebbe di affidare la mia vita spirituale a un uomo che si fa beffe dei poteri dello Spirito? Se restiamo nella formula, brandita come uno stendardo, di «prima nazione cristiana» quando parliamo degli armeni, possiamo osare aspettarci da loro una pratica della loro religione fondata sull'amore. Ma l'uomo è quello che è, e bisogna astenersi da ogni utopia di questo genere. Tuttavia, la dinamica democratica che impone il rispetto dell'altro può costituire per gli armeni un primo passo verso un'apertura alla coesione, se non all'altruismo, soprattutto in un contesto economico migliorato. La debolezza numerica e militare dell'Armenia, come abbiamo deplorato, porta oggi gli armeni all'obbligo di armarsi. Ma armarsi per difendersi comporta necessariamente un obbligo di solidarietà. Pertanto, se deve avvenire una rivoluzione in Armenia, in un contesto di pericolo permanente, essa implica una rivoluzione della coscienza politica accompagnata da una rivoluzione dei cuori, una rivoluzione della responsabilità identitaria accompagnata da una rivoluzione del sentimento unitario. Se voglio difendere il mio Paese, devo aiutare i miei, in tempo di guerra come in tempo di pace.Amen!“ (Denis Donikian) // L’articolo è un po’ lungo, ma ho voluto tradurlo per intero, come posizione contraria a quella di Renato Farina, che stimo molto e di cui ho pubblicato nel mio account di Substack in inglese, italiano e tedesco il suo articolo sulle croci fuorite. Denis Donikian da voce anche ad un tipo di armeni che io ho conosciuto…

(Dopo) Nella nostra settimana UNESCO per „la democrazia e l’incontro tra i popoli“ ho guidato un workshop sull’Armenia per la quinta classe. Dapprima ho fatto vedere ai diversi gruppi alcune delle mie tante fotografie armene, cercando di presentare singole persone, un popolo e la sua cultura e la sua natura. Poi ho parlato del genocidio; le ragazze e i ragazzi hanno scritto una lettera ad un bambino armeno fittivo per consolarlo di quanto era accaduto al loro popolo; ho detto loro alcuni dei nomi di ragazze (Nare, Milena, Mari, Mane, Annie, Anahit…) e ragazzi (David, Narek, Gor, Hayk, Alex, Erik, Tigran…) armeni perché  ne scegliessero uno. Alcuni hanno scritto righe molto simpatetiche. Poi ho dato un’introduzione su storia, cultura, cristianesimo, natura e usanze. Avevo preparato alcune domande, in modo che rimanesse una traccia nel loro quaderno di storia del nostro progetto. Infine un gioco a coppia: uno dei due doveva guidare, senza toccarlo, l’altro con gli occhi chiusi in un certo percorso (avevo spiegato loro che durante le deportazioni tante persone anziane e cieche sono state guidate dai giovani)…Domani abbiamo ancora una colazione insieme alla 5 b e poi la mia ultima settimana-progetto lavorativa è finita…

(Sera) Sono molto contento che un geranio ce l'ha fatta a superare l'inverno ed ora fiorisce con un fiore rosso intenso. Ferdinand e Nadia sono a Dusseldorf della mamma e della sorella di Nadia…quest’ultima ha parlato con il suo papà a Teheran: l’internet non funziona, ma hanno potuto parlare per telefono. David è in Svizzera e Johanna a casa con Tommi. Buona notte! 

(Wetterzeube, il 18.6.25; mercoledì della 11esima settimana dell’Ordinario) Se si vuole prendere sul serio il tema della speranza bisognerà pure prendere sul serio anche il tema della totale mancanza di speranza, come la esperimenta Adrienne nel mercoledì della Settimana Santa del 1961 (cf. Croce ed inferno, I, 384-385). Gesù è morto in croce. Basta, dopo non c’è niente, né per lui, tanto meno per noi. L’abito senza cuciture è stato rubato, Cristo muore nudo. Eppure ci sarebbe bisogno di una cucitura tra l’aldiquà e l’aldilà, o forse la possibilità di aprire la cucitura e farne un’altra, per avere un nuovo abito. Tutte queste sono le immagini di  Adrienne; comprensibili: fra qualche giorno finiscono più di 20 anni di impegno scolastico nella diaspora e che cosa rimane? Forse nulla. Uno si aspetta un presidente statunitense che non faccia guerre stupide e che succede? Una guerra stupida. Probabilmente l’accanimento sull’unicità di Gaza è un’altra forma di antisemitismo. Cristiani vengono massacrati in Nigeria; bambine violentate da bande orientali in Gran Bretagna (Maria Harrington)… Adrienne parla anche delle sue esperienze quotidiane di incomprensione e fallimenti. Partecipazione alla mancanza di speranza del Signore o semplicemente una constatazione: non c’è speranza. Punto. Le stupidaggini psicologiche non servono a nulla al cospetto di questa mancanza di speranza totale. Cosa serve? Guardare al Crocifisso, ma anche questo conferma solo che tutto finisce nel disastro.  E la gioia cristiana? Questa è pura grazia! 

Con grande probabilità anche se si riuscisse nell’intento di mandare via la dittatura iraniana, nella forma che conosciamo dal 1979 cosa accadrà? Caos, solo caos. 

Quando ho citato ieri sera qui nel mio diario un passaggio dell’articolo di Paul R. Grenier, non lo avevo ancora letto per intero. Lo avevo fatto per arricchire il mix narrativo di cui parlavo l’altro giorno, ma in vero questo articolo si muove all’interno di quell’unicità del male, applicato questa volta agli Stati Uniti, che non serve ad interpretare la storia e l’esistenza storica in modo sensato. 

Dalla versione di Banfi: „Notte di guerra nei cieli di Teheran e Tel Aviv. Donald Trump conferma: se l’Iran non si arrende, gli Usa scenderanno in battaglia, a fianco di Israele. Le sue parole suonano come un ultimatum e sono coerenti con le mosse militari dell’aviazione e della marina statunitensi, in allerta nel Mediterraneo. Nella notte italiana il presidente Usa ha parlato direttamente al telefono con Benjamin Netanyahu mentre la Guida Suprema Khamenei ha risposto su X: «La battaglia ha inizio. La Repubblica islamica trionferà sul regime sionista». Dagli Usa i vertici dei servizi segreti americani hanno smentito che l’Iran fosse vicino alla bomba nucleare, considerazione che Trump ha del tutto ignorato.“ (AB) - ho già concesso ieri sera che questa guerra è stupida e che Trump sta facendo quello che non voleva fare; allo stesso tempo simpatia per dittatori islamistici non ne ho neanche un pochino…

Ancora dalla versione di Banfi: „Negli ultimi trent’anni i cambi di regime imposti dall’esterno hanno prodotto disastri clamorosi. Basti pensare all’Afghanistan nel 2001 con la fuga da Kabul venti anni dopo e il ritorno dei talebani; all’Iraq nel 2003 sprofondato nella guerra civile e nel jihadismo; alla Libia di Gheddafi nel 2011, fuori controllo e sempre divisa. Per contrasto in Siria, a dicembre, sono state le forze locali a far cadere Bashar Assad, per quanto sostenute dall’estero. Possiamo detestare quanto vogliamo il regime degli ayatollah ma pensare, come scrive Pierre Haski su Internazionale, che la caduta di quello di Teheran possa creare progresso e libertà significa essere ingenui e confondere i desideri con la realtà. Un crollo del regime sotto i colpi dell’esercito israeliano non farebbe altro che alimentare un caos da cui potrebbero emergere forze oppressive e antidemocratiche». (Antonio Negri, Manifesto)

Dialogo con R.:«Disperdi i popoli che amano la guerra!» salmo 67, oggi liturgia ambrosiana. // Allora siamo tutti fottuti, perché tutti amiamo la guerra. Siamo tutti cattivi, lo dice anche Gesù. Lo dice anche San Paolo nella lettera ai Romani. Speriamo che ci salvi per grazia… poi per quanto riguarda le narrazioni del mondo, credo che abbiamo bisogno di un mix perché qui in  vero tutti corriamo il rischio di offrire delle narrazioni che sono del tutto univoche. Quello che succede a Gaza, per esempio,  è terribile, ma succede anche in Nigeria qualcosa di terribile (cristiani uccisi) e di questo non ne parliamo…che Dio abbia pietà di noi, gratis. 

Abba nostro...

(Pomeriggio) Mi scrive un amico giornalista: „Di che cosa parliamo, da 35 anni lo decide CNN“. Certo, ma non solo. Io credo che sia necessario, in cose che riguardano l’esistenza storica,  un mix informativo ed ermeneutico. Già in ambito filosofico mi ero accorto che pensatori sedicenti o cosiddetti cattolici dipendevano e dipendono da pensieri che non sono propri; insomma si prendono come veri sistemi di pensiero che non sono minimamente conciliabili con la dogmatica ed in genere anche con teologia fondamentale ed un pensiero cattolico: alcuni si sono orientati al pensiero di Ernst Bloch altri a quello di Heidegger altri a Derrida, etc. Il tentativo ontologico più coerente del pensiero cattolico, nel senso etimologico del termine, non del club cattolico, quello di Ferdinand Ulrich, è conosciuto da pochissimi…Per quanto riguarda il giornalismo ci si fida di CNN o anche di altro; per esempio per quanto riguarda l’Italia del giudizio di Antonio Negri, Manifesto; che come elemento di un mix interpretativo va pur bene, ma che assolutizzato è del tutto succube di un giudizio di sinistra sulla storia del mondo. Con la mia critica al modo occidentale di risolvere il problema del nodo gordiano ho cercato, in dialogo con Ernst Jünger (!), di superare un occidentalismo astratto, che vive di una pseudo dialettica tra democrazia ed autocrazia, mentre io credo che, visto che la soluzione di Jünger è irrealistica, quella dello „stato mondiale“, ci si debba orientare ad un atteggiamento poliedrico della considerazione dei poteri; detto questo rimane il fatto che il sorgere della democrazia nel V secolo ad Atene è la mia patria culturale, il modo autocratico di gestire il mondo non lo è. Per questo motivo nelle maniacali critiche al sistema occidentale e sionistico ci vedo solo un nuovo insorgere di antisemitismo, che non è quello che voglio, anche se per arrivare a questo nuovo passo dei miei giudizi c’è stato bisogno, ancora una volta, del dialogo con Adrian…

Caro Renato, mi aiuti a comprendere la posta in gioco sul tema:Pashinyan contro Karekin II“. Io avevo sacrificato troppo in fretta il Catholicos ad un giudizio moralistico che avevo sentito in Armenia. Tuo, Roberto

(Pomeriggio, tardo) Mi scrive Coppellotti: „Che tristezza vedere Merz esaltare i criminali dì guerra giudeo-sionisti e la Germania ridotta a loro serva! Aveva ragione Lutero: contra Judeos!“ // Caro Francesco, io non amo Merz, per il semplice fatto che incarna una posizione teocon, che è il contrario della dottrina sociale cattolica. Per quanto riguarda il suo appoggio all’Israele di Netanyahu è probabilmente un effetto di quello che Sieferle chiamava il mito di Auschwitz, che praticamente presenta la storia di Auschwitz come un unico nella storia del mondo che non è, come aveva ben visto, differenziando ancora in modo più preciso, Ernst Nolte, che affermava che ovviamente ogni (!) avvenimento umano è unico. In forza di questo unico metafisico si può poi fare tutto, perché ci sente legittimati a tutto. In vero gli ebrei intelligenti come Jeshahu Leibowitz sanno che il genocidio degli ebrei non è un fatto religioso, ma storico. Per quanto riguarda Lutero egli scrisse da giovane un testo molto ben differenziato sulla questione giudaica, che teneva conto di Romani 11, l’ultimo libro contra Judeos è una follia. Tuo, R 

A proposito della prima guerra del Golfo, iniziata il 22 settembre 1980, Matthias Kopp scrive giustamente (ibid. 238): «la sanguinosa guerra causò molte vittime, ma nessun cambiamento territoriale significativo». La guerra era tra due autocrazie, che potevano disporre di personale umano forse in modo maggiore di quanto lo possa una democrazia (ma in vero non ne sono sicuro); Saddam Hussein (Irak) und Khomeini (Iran) sono stati entrambi dittatori, il primo ha usato anche armi chimiche contro il suo popolo, per lo meno contro la parte curda del suo popolo; in questo scontro con i curdi, ci andarono di mezzo anche tanti paesi cristiani nel nord dell’Irak. Detto questo rimane il fatto che la nunziatura cattolica ha cercato di mantenere un atteggiamento diplomatico anche con un dittatore del genere, certo non per giustificarlo, ma per mettere ai cristiani di aver una certa libertà di movimento e culto. Questo lavoro di Kopp sull’eredità cristiana in Irak mi permette di riflettere attentamente su una storia che seguì anche da giovane con una certa attenzione. Mi ricordo ancora delle interviste di „30 giorni“ all’allora patriarca caldeo Raphael I. Bidawid. Il dittatore a sua volta aveva bisogno dell’operato dalla caritas e della presenza cattolica e cristiana a livello pubblico e culturale. Comunque non fu sempre coerente a questo  atteggiamento di apertura, così che si può parlare „tolleranza ed integrazione“; la meta ultima era l’arabizzazione dell’Irak. 

„Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza. Non dobbiamo abituarci alla guerra! Anzi, bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati. In realtà, poiché nella guerra odierna "si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati" (Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 79). Pertanto, in nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili ciò che soleva dire Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta! E con Pio XII: "Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra"» (LEONE XIV, Udienza generale 18 giugno 2025).

(Sera) Caro Renato, ti ho mandato la posizione di Karine, perché sapevo che era quella più vicina alla tua; nella sua stanza di presidenza a scuola ha una foto del Catholicos, per cui ho pensato fosse sensato chiederle un giudizio, che è quello che hai letto in inglese (Dear professor, I find it difficult to judge, but I think that the Catholicos is responsible only to God and no secular person has the right to raise such an issue. Best regards, Karine). Un tedesco, che ha un rapporto stabile con una donna armena e che vive da sei anni a Yerevan, mi aveva scritto nel pomeriggio: „Se effettivamente avesse figli, contrariamente alle regole canoniche (il patriarca è tenuto al celibato), a mio avviso dovrebbe dimettersi, altrimenti si finirebbe rapidamente in una situazione di dinastia ereditaria, il che non fa bene a nessuna Chiesa (penso anche che questo sia uno dei motivi per cui il Vaticano mantiene il celibato... e quando si tratta di questioni del genere, non conosco nessuna istituzione con più esperienza).... gli interventi „politici“ della Chiesa hanno reso la Chiesa armena un bersaglio da parte dei politici di professione.“ Quando tu mi dici, in riferimento a quanto scritto da Karine: „È quel che penso io. Con una ragione in più. Non può l'autorità politica toccare l'autorità religiosa. Tanto più in Armenia“, io non sono così sicuro; non condivido il giudizio moralistico del tedesco citato sopra, ma credo che perdere la fiducia da parte di tanta parte del popolo armeno non faccia bene alla Chiesa. Karine non fa parte del popolo, ma delle élite che guidano la società civile…Agostino - citato da Leone XVI scriveva: „sono cristiano con voi, e vescovo per voi“; io non so quanto il Catholicos sia vescovo per il suo popolo e quanto la Chiesa armena sia credibile nella giusta obiezione al premier che forse vi è stato un eccesso di diplomazia a costo degli armeni dell’Artsakh. Tuo, Roberto 

Mi scrive Coppellotti: „Non credo che Lutero sia folle. Anzi visto come il Weltjudentum ha ridotto la Germania e visto il terrorismo genocida di Israele e le sue gesta criminali avesse tutte le ragioni. La religione olocaustica è la peggiore negazione della Croce di Cristo.“ // Caro Francesco, si credo che la religione olocaustica sia una negazione della Croce di Cristo; anche Spaemann la pensava così; gli avevo fatto una domanda su questo nella mia intervista uscita nel 2012 („Testimone della verità“, Marcianum Press, Venezia). Certamente Lutero non è folle, ma le cose scritte in quell’ultimo libro sugli ebrei, mi sembrano non cristiane; comunque sia, grazie per il dialogo, R

In vero la frase del cancelliere Merz che Israele sta facendo un „lavoro sporco“ per noi, non è quella che più mi fa arrabbiare, perché in un certo senso è vera; è un lavoro sporco, forse anche stupido, ma è una delle possibili narrazioni di ciò che sta accadendo, anche se io preferisco più pregare per Nadia e la sua famiglie e ritengo la frase di Jünger sull’amore più forte di ogni distruzione cosmica infinitamente più geniale di ciò che dice il cancelliere… Domani Ferdi va a trovare la mamma di Nadia a Düsseldorf. Il papà è a Teheran. Buona notte! 

(Wetterzeube, il 17.6.25; martedì della 11esima settimana dell’Ordinario; rivolta popolare nel 1953 nella DDR) Il paragone con l’abito senza cucitura del Signore si amplia nel martedì della Settimana Santa del 1961 con gli indivisibili numeri primi che Dio ha assegnato e suppongo assegni ai suoi santi. Nel testo di Adrienne (Croce ed Inferno I, 383-384) si comprende, mi esprimo con il mio linguaggio, l’unità tra „senso necessario dell’essere“ (Ulrich) e la grazia: „La grazia traccia la linea e loro (i santi) devono seguirla senza esitare“. (Adrienne). Poi Adrienne parla di una profonda reverenza che dobbiamo avere al cospetto di Dio, un tema questo un po’ scomparso nella teologia e nella pastorale cristiana. Chi abbia anche solo minimamente interesse ad un percorso di santità non avrà mai interesse ad un ripiegamento su stesso, alla ricerca del come mai Dio abbia scelto un tipo strano come me e non un altro. Chi voglia anche solo minimamente prendere sul serio il cammino di santità deve cercare Dio e il suo mistero, quindi con somma riverenza, non il nostro presunto mistero, non l’incontro con il nostro sé, per quanto Dio si serva di noi e non di un altro, del nostro „Selbstsein“ (del nostro essere-noi-stessi). Ascoltiamo Adrienne e cerchiamo di ponderare ogni parola: "Perché (Dio) permette al Figlio di entrare in contatto con così tante persone vestite di abiti laceri e strappati? Tutto questo rimane un mistero da venerare con riverenza. Il peccatore deve provare riverenza per la vita e il destino dei santi; riverenza, ancora di più, per l'unicità del Signore. Ma l’abito del Signore, privo di numeri, e i numeri indivisibili dei santi appartengono allo stesso mistero assoluto e custodito gelosamente della Trinità, che tuttavia concede agli uomini un'idea della sua Trinità e del suo amore per essa... Per amore possono chiedere, cercare, guardare; per amore Dio  darà loro risposte precise; al di fuori dell'amore non c'è né risposta né ricerca consentita... Per scoprire l'amore, però, bisogna già amare, cioè sapere di essere amati da Dio" (Adrienne). Amare non significa parlare continuamente di sé, ma sapersi amati da Dio. L’Indivisibilità dell’abito senza cuciture e l’indivisibilità dei numeri primi ci dicono che Dio può essere seguito solo integralmente, il che non significa che si nasconda in ciò una forma di integralismo fanatico; quest’ultimo è un sostituto della vera integrazione di tutto e tutti in Dio…

Il presente giorno fino al 1990 era una festa nazionale nella BRD, dopo l’unità è stato sostituito con il 3 ottobre, che è per l’appunto il giorno della riunificazione. Dopo aver letto Christoph Hein ho un’immagine forse più differenziata di questo giorno; in nessun modo Hein giustifica l’aggressione del popolo della DDR di allora da parte dei carri armati sovietici, ma fa comprendere come non tutto il popolo stava sul pezzo della rivolta e a seconda di quanto ci si fosse identificati con la guida della DDR si aveva un’altra comprensione (emozione) di questo giorno. Chiaro è che dal punto di vista della loro logica l’Unione Sovietica è dovuta intervenire e che l’Occidente è stato a guardare…Stalin era morto il 5 marzo del 1953. Nikita Sergeevič Krusciov è stato il primo segretario del PCUS dal 1953 al 1964, nonché il politico più potente dell'Unione Sovietica.

Ho mandato a Nadia e Ferdi questa notizia chiedendo se conoscono Ebadi: „Shirin Ebadi, giurista e attivista iraniana, premio Nobel per la Pace del 2003, parla ad Avvenire dall’esilio londinese e invita i connazionali alla disobbedienza civile. «Solo così si può portare il regime a cadere», sostiene. Le bombe israeliane difficilmente possono mettere in crisi il regime, che anzi rischia di essere indirettamente rafforzato dalle morti dei civili e dagli attacchi alle città.“ (Banfi, versione odierna).

L’altra notizia che vorrei riprendere dalla versione è quella sul G7: „Donald Trump ha già lasciato i lavori del G7 in Canada, non parteciperà alla seconda giornata. Ma ha dato il suo sì al documento finale redatto dai Sette grandi sulla guerra Iran-Israele. Il testo comune chiede una de-escalation e una tregua per Gaza, mentre ribadisce che “Israele ha il diritto di difendersi” e sentenzia che “l’Iran non potrà mai avere l'arma nucleare”. Prima di andarsene Trump ha incontrato la Meloni con cui ha avuto un faccia a faccia con a tema l’accordo sui dazi. Il suo assentarsi non è stato visto male dagli alleati europei che confidano in una fine della guerra. Anche se non si nasconde che l’insistenza americana su un possibile ruolo di Vladimir Putin nella trattativa sul Medio Oriente è stata accolta con grande scetticismo. Salta comunque l’incontro di The Donald con Vladimir Zelensky, atteso oggi al vertice.“(AB)  // In vero non vi è nulla di più razionale a livello dell’esistenza storica reale che un possibile ruolo nelle trattative di Putin. 

Mille grazie per la tua risposta Adrian, che mi aiuta tanto; in primo luogo nel vedere l'appoggio fanatico ad Israele da parte dei gruppi evangelicali come questione teologica: Cristo ritornerà dopo la conversione di Israele, se ti ho capito bene. Ma è vero quello che dici su Aaron Maté, che ultimamente seguo di meno, perché mi sembra molto ideologico; ed è vero che un impegno davvero non ideologico per Gaza, significherebbe mettere il dito anche nella piaga di altre catastrofi come il massacro di cristiani in Nigeria e la deportazione forzata da parte azera degli armeni in Artsakh; per questo nel mio account in Substack ho fatto girare in italiano, inglese e tedesco un bellissimo articolo di Renato Farina sull'Armenia. Detto questo rimane il fatto che se dobbiamo evitare forme di antisemitismo, dobbiamo anche cercare di demitologizzare il mito dell'unicità di Auschwitz (Sieferle), da cui nasce anche il mito della singolarità del male incarnato da Netanyahu contro i palestinesi e lo stesso agire del premier israeliano. Ovviamente il "mito di Auschwitz" non ha nulla a che fare con la negazione della realtà di Auschwitz, dove sono morti tantissimi uomini e donne, tra cui Etty Hillesum, Edith Stein und Maximilian Kolbe.  

„Congolese martyr Floribert Bwana Chui shows how young people can be a leaven of peace—unarmed and disarming—and highlights the precious value of the witness of lay people. Through the intercession of the Virgin Mary and Blessed Floribert, may peace soon take root in Congo and all of Africa!“ (Leo XIV)


Abba nostro…

(PomeriggioCara Alwine, anche per me sei una persona importante, non solo per l'aiuto che ci hai offerto (pulizia del pollaio con la calce...), ma anche per quello che sei. Penso anche che sia positivo consolidare la tua esperienza nella gestione finanziaria senza dimenticare l'agricoltura, che senza dubbio hai nel sangue. Io sono più un tipo internazionale: ho preso spesso l'aereo per Malta, l'Armenia, persino gli Stati Uniti e ho coltivato rapporti di amicizia e di gemellaggio con questi paesi e con la Francia, la Polonia e l'Italia; tu sei più legata al tuo paese, ma anche i miei nonni erano contadini e nei racconti di mia nonna, quando era giovane, il ‚salotto‘ in inverno era la stalla, perché era l'unico posto caldo. Credo che ci completiamo a vicenda, per questo sono felice che il nostro dialogo non sia finito dopo la scuola. È lo stesso con una studentessa dei primi anni che oggi è giudice a Colonia. Mia moglie ed io abbiamo sempre cercato di vedere le studentesse/gli studenti come persone. Cordialmente, Graziotto 

Cara Konstanze, la scuola cristiana è tale quando è un luogo d'amore; questo l'ho imparato da Don Giussani, Balthasar, Adrienne, Ulrich. Amare significa anche creare una certa distanza, innanzitutto dall'egoismo dilagante. Il nostro compito ha sempre dei limiti; alla domanda se dobbiamo agire come Dio, Tommaso d'Aquino risponde con un semplice: No. Semplicemente perché non siamo Dio e non possiamo assumerci una responsabilità universale. Quando in Mt 5 è scritto che dobbiamo essere santi come Dio Padre, non può significare che dobbiamo agire come Dio. Forse la frase significa che possiamo lasciarci guidare dalla grazia di Dio fino alla santità. Nei prossimi anni, grazie alla tua presenza, questa scuola sarà cristiana, nel senso di una presenza, non di un esempio morale. Se questo sarà sufficiente per far sopravvivere la scuola, lo vedremo. Quello che vedo, a parte te e pochi altri, è una funzionalizzazione dei valori cristiani: ma questo non è un presupposto per una comunità cristiana e nemmeno per una scuola cristiana; non so se i discepoli di Gesù avessero dei valori. Se li avevano, non erano quelli di Cristo. I migliori, poco prima della crocifissione, discutevano su chi fosse il più grande. Ciò che teneva unita questa comunità era la presenza di Cristo, non i valori. Non bisogna mai dimenticarlo se si vuole in qualche modo creare una scuola cristiana. Grazie a Dio che ci sei, per me e per la scuola, e prego che la Madre di Dio continui a proteggerti sotto il suo manto. Tuo, Robi PS Questo è quello che volevo dire.

In questa riga c’é un riassunto del discorso del Santo Padre alla Conferenza episcopale italiana: „Annuncio del Vangelo, pace, dignità umana, dialogo: sono queste le coordinate attraverso cui potrete essere Chiesa che incarna il Vangelo ed è segno del Regno di Dio.“Tutto quello che Leone XIV ha detto sulla sinodalità è ispirato dal Concilio Vaticano II, in modo particolare la frase sui laici: „Abbiate cura che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica.“ Infine del discorso vorrei sottolineare questo aspetto davvero essenziale per la profezia della pace che è stata il filo rosso di tutti i miei diari negli ultimi tre anni: „La relazione con Cristo ci chiama a sviluppare un’attenzione pastorale sul tema della pace. Il Signore, infatti, ci invia al mondo a portare il suo stesso dono: “La pace sia con voi!”, e a diventarne artigiani nei luoghi della vita quotidiana. Penso alle parrocchie, ai quartieri, alle aree interne del Paese, alle periferie urbane ed esistenziali. Lì dove le relazioni umane e sociali si fanno difficili e il conflitto prende forma, magari in modo sottile, deve farsi visibile una Chiesa capace di riconciliazione. L’apostolo Paolo ci esorta così: «Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12,18); è un invito che affida a ciascuno una porzione concreta di responsabilità. Auspico, allora, che ogni Diocesi possa promuovere percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro. Ogni comunità diventi una “casa della pace”, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono. La pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa.“ (Leone XIV).  

(Sera) Mary Harrington scrive oggi  in UnHerd di una realtà che non conosco per nulla: „Al di fuori dell'uso bellico dello stupro come arma, è difficile pensare a qualcosa di paragonabile per portata e brutalità alle “bande asiatiche di pedofili”. Ormai conosciamo tutti fin troppo bene le storie di ragazzine violentate in gruppo, trafficate, cosparse di benzina, rinchiuse in gabbie, torturate con vetri rotti, violentate con pompe anali e uccise con incendi dolosi o overdose. Alcune non avevano nemmeno 10 anni. Non sappiamo quante siano state abusate fino ad oggi. Il rapporto Jay ha rivelato che solo a Rotherham, tra il 1997 e il 2013, le vittime sono state 1.400. A distanza di oltre 10 anni, bande simili sono state smascherate in più di 50 città del Regno Unito: molte sono ancora attive. Anche una stima prudente su questa base suggerisce che si tratti di decine, se non centinaia, di migliaia di persone. E da quando lo scandalo è venuto alla luce, si sono susseguite indagini su indagini. Ci sono state condanne, a volte di gruppi numerosi, ma ogni processo rivela che molti sono ancora a piede libero. Nel frattempo, l'argomento ha continuato a infiltrarsi nella coscienza collettiva. E da quando Elon Musk ha riacceso la polemica a gennaio, Starmer ha dovuto affrontare una tempesta di critiche per aver rifiutato di autorizzare una nuova indagine, incaricando solo la baronessa Louise Casey di condurre una verifica dei rapporti esistenti. Ora, però, la verifica della Casey ha fornito un quadro devastante dei fallimenti. La Casey raccomanda nuove regole di segnalazione tra le agenzie, una nuova indagine della polizia nazionale, la raccolta obbligatoria dei dati sull'etnia degli autori dei reati e modifiche alla legge affinché i minori di 16 anni non possano più essere considerati “consenzienti” ad avere rapporti sessuali con un adulto. Le vittime che sono state condannate in modo scandaloso per “prostituzione minorile” vedranno cancellati i loro precedenti penali. La Casey ha anche raccomandato una nuova indagine nazionale.“ (17.6.25)

Me lo ha mandato un amico che simpatizza per Trump, ma che certe cose non vuole tacerle: „Da quanto sopra esposto si possono trarre due conclusioni. La prima è che la democrazia nell'America di oggi è sostanzialmente priva di significato. L'elettorato statunitense dichiara ripetutamente di essere stanco della guerra e vota ripetutamente candidati che promettono di non intraprenderla. Eppure i desideri dell'elettorato vengono sistematicamente ignorati. Sono stati ignorati ancora una volta, e nel modo più palese possibile, da Trump il 13 giugno.“ (Paul R. Grenier, 17.6.25)

Caro Adrian, anch’io non sono un pacifista, se no non mi sarei scelto come partner di un dialogo intimo un autore come Ernst Jünger; quando dici che il problema non è la guerra in sé (posizione questa degli ultimi pontefici con la quale per esempio padre Dall’Oglio non era d’accordo), ma che la guerra in Ucraina è insensata, perché non ha senso fare una guerra con la Russia, come è insensato probabilmente pensare di far cadere il governo iraniano con un’azione di guerra. Allo stesso tempo io ho imparato proprio da Jünger che una guerra in cui non è possibile distinguere tra civili e soldati è in sé insensata…L’articolo di Paul Grenier lo trovo interessante perché mette in luce un aspetto che deve essere chiamato per nome: „Two conclusions can be drawn from the above. The first is that democracy in today’s America is essentially meaningless. The U.S. electorate repeatedly declares that it is sick of war, and repeatedly votes for candidates who promise not to initiate them. And yet the wishes of the electorate are just as systematically ignored. They were once again ignored, and in the most blatant way possible, by Trump on June 13th.“. Comunque sono d’accordo con te su un punto importante: l’America non è il male unico ed irripetibile. Questa categoria dell’unicità del male ha già fatto tanto male alle sorelle e ai fratelli uomini della nostra epoca. Leggerò con vero interesse le „Discussioni su Dio e sul mondo. Jeshajahu Leibowitz in conversazione con Michael Schaschar“ Tuo, Roberto PS è per me anche di grande aiuto ciò che dici sull’antisemitismo divagante e pericoloso che ancora una volta appare sul palcoscenico della storia del mondo. 

Volendo portare con me un piccolo libro di meditazione a Mallorca ho preso in mano un libro di Adrienne del 1953 e ne ho meditato le prime pagine davanti al Santissimo: „La vittoria dell’amore“. Per ora ho letto solo qualche pagina, per esempio l’ introduzione di Padre Balthasar, che spiega che il commento che Adrienne von Speyr fa in questo libretto riguarda l'ottavo capitolo della lettera ai Romani di San Paolo e fa comprendere come c'è una totalità dell'amore che supera ogni altra forma di totalità individuale o collettiva; in questa  introduzione, Balthasar fa anche comprendere che una dottrina della predestinazione a priori di chi si salvi o meno non sia parte del messaggio biblico; nel commento al primo punto dell’ottavo capitolo della Lettera ai Romani Adrienne dice qualcosa che mi sembra importante e cioè che in Cristo c'è spazio per tutto - è una totalità -,ma non per il peccato e che non ha nessun senso nell’ adesso dell’ eternità una divisione in giorni, tempi, periodi come se questi fossero l'ultima parola sul senso dell'essere finito; ovviamente mi sono domandato se sono davvero in Cristo, visto che in me ci sono ancora delle cose che non sono amore, ma come dicevo, riprenderò questo libretto in mano quando saremo a Maiorca. Buona notte! 


(Wetterzeube, il 16.6.25; lunedì della 11esima settimana dell’Ordinario; San Benno, vescovo di Meißen) Nella domenica della passione, che credo corrisponda alla domenica delle Palme, del 1961, Adrienne continua la sua esperienza-visione con l’abito senza cuciture di Cristo (vedi la mia meditazione di ieri, e per oggi „Croce ed inferno“ 381-383). Dapprima lo contempla con calma per trovarvi la cucitura, poi si fa prendere dal panico e si accusa di essere troppo lenta ed addormentata. È un’esperienza dell’incomprensibilità; e come se tutto nel cristianesimo diventasse incomprensibile, a partire dalla Trinità, che è tra l’altro ciò che dicono quasi tutti i parroci oggi quando predicano su questa realtà teologica. Ma anche le parole piene di consolazione come „Dio è amore“ sono incomprensibili e questo provoca una mancanza di consolazione. La comprensione intellettuale trova qui un suo ultimo ostacolo insuperabile e comunque se si  vuole comprendere Cristo non basta mai. Adrienne fa l’esperienza, che faremo tutti prima o poi: la Croce arriva e non può essere né fermata né procrastinata; arriva in modo implacabile e noi dovremo liberarci di tutto ciò che di inutile abbiamo caricato su di noi; questo accade a tutti nel mondo (anche se ad alcuni probabilmente è concesso un incontro più docile con la morte), ma per certe sorelle e fratelli uomini accade in modo violento e disastroso, come nel caso delle guerre assurde, nelle quali non si può distinguere tra mete militari e scopi militari e la popolazione civile; alcuni dei potenti prendono decisioni che per altri sono l’arrivo di una croce improcrastinabile. Questa mattina prego per loro, prego che Colui che ha avuto la forza di far risorgere dai morti, di far tacere il vento e la tempesta, possa ordinare che non si superi un certo limite di incomprensibilità. VSSvpM! 

Qui ho insistito sulla dimensione „analogica“ dell’incomprensibilità, ma ovviamente vi è anche e soprattutto una dimensione „singolare“: l’abito senza cuciture è quello dell’uomo-Dio, „vero uomo e vero Dio“ (Concilio di Nicea) e quindi il suo „abbandono“ è del tutto singolare. Don Giussani comprende la tristezza e la stanchezza come dono, ma per ricordarci che il senso ultimo dell’essere è buono. Questa verità non è messa in dubbio da Adrienne, ma rimane il fatto che a volte non abbiamo più un accesso a questa bontà dell’essere e che propter nobis e pro nobis in modo singolare Cristo ha fatto esperienza di questa totale mancanza di senso. Perché senso esiste solo se il reale è buono! 

(Dopo la lettura della versione odierna di Banfi) „Trump vuole ancora ottenere un’intesa sul nucleare con Teheran: accordo al quale il suo invitato Steve Witkoff stava lavorando, proprio ieri avrebbe dovuto incontrare in Oman gli emissari del regime in colloqui poi saltati. Anche gli iraniani sembrano disposti a riprendere le trattative, con la condizione dello stop ai raid israeliani. The Donald, già si scriveva ieri, vuole coinvolgere Vladimir Putin come mediatore.“ (AB) - non sono così credulone da credere a tutte le „sparate“ di Donald Trump, ne ho particolare speranze nell’imperatore occidentale né nello zar russo, allo stesso tempo cerco di vedere e discernere se in queste „sparate“ non si nasconda una speranza di pace, che in altri politici più accreditati nella narrazione europea non vedo per nulla, vedo piuttosto intenzioni ed azioni bellicistiche. Questo „discernimento“ fa parte di quel mix narrativo ed ermeneutico di cui parlavo ieri. 

Abba nostro… 

(Pomeriggio) La nostra scuola in questa settimana fa un progetto all’interno del programma delle scuole UNESCO (io faccio un workshop sul tema Armenia con le quinte classi (11/12 anni); ma non vorrei parlare del mio workshop, piuttosto del rapporto che la nostra scuola ha con l’UNESCO ed in particolare con le "scuole UNESCO" e con il „Club of Rom“. Per chi non sapesse cosa siano queste istituzioni ne presento qui in breve il loro compito, prendendo qualche frase di presentazione dalle rispettive homepage (forse in italiano si dice „siti“). La questione del mio breve scritto su questo tema è la seguente: è opportuno che una scuola cristiana si leghi all’ideologia di queste istituzioni? Le risposte che darò sono mie e non hanno alcun carattere ufficiale. 1) Club of Rom. „Il Club di Roma è un influente think tank fondato nel 1968 che si impegna a favore di un futuro sostenibile per l'umanità. È diventato famoso grazie al rapporto “I limiti dello sviluppo”, che ha evidenziato le conseguenze di una crescita illimitata. Il Club di Roma riunisce esperti di diverse discipline provenienti da oltre 30 paesi.“ 2) UNESCO. „L'UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura) è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che promuove la cooperazione internazionale nei settori dell'educazione, della scienza, della cultura e della comunicazione al fine di promuovere la pace e la sicurezza. L'UNESCO è stata fondata nel 1945 e ha sede a Parigi.“ 3) Scuole UNESCO. Scuole del Progetto UNESCO - attive per la democrazia, la sostenibilità e la diversità. Per la comprensione internazionale e l'apprendimento „trasformativo“ - Le scuole del Progetto UNESCO sono attive per un'istruzione equa, di alta qualità e inclusiva e, con la loro visione olistica dell'istruzione, sostengono gli obiettivi e i valori dell’UNESCO. Istituzioni educative di tutti i Länder e di tutti i tipi di scuole sono attive nella rete globale delle Scuole Associate all'UNESCO (ASPnet). In tutta la Germania, oltre 300 scuole, seminari di studio, asili e altre istituzioni educative della rete delle scuole associate all'UNESCO si impegnano a favore di una cultura della pace e dello sviluppo sostenibile. Insieme, le scuole associate all'UNESCO realizzano progetti modello nel campo della comprensione internazionale e dell'apprendimento trasformativo nel segno degli obiettivi globali di sostenibilità. Approcci importanti della rete a tal fine sono l'educazione alla democrazia e ai diritti umani, l'educazione allo sviluppo sostenibile, l'educazione alla cittadinanza globale, l'educazione al patrimonio mondiale e l'educazione culturale.“ - // Ovviamente questi valori, in primo luogo quello della pace e della democrazia, sono valori condivisibili; ma per il cristiano essi nascono dal cuore di Gesù; nella loro generalità possono servire interessi che non sono particolarmente cristiani, anzi possono contribuire a quell’ideologia dell’esempio, invece che della presenza donata di cui parlava Sant’Agostino, ripresa qualche giorno fa da Leone XIV. Infine direi, come si è visto durante la pandemia, che l’ideologia generalizzata non ha permesso di offrire un luogo realmente cristiano ai propri allievi e agli insegnanti ed anche ai genitori, uno dei quali, qualche giorno fa, mi ha detto, che la stima per la nostra scuola era caduta in lui totalmente, per il comportamento avuto nella pandemia e che lui pensa che in una crisi del genere la scuola si comporterebbe nello stesso modo, senza alcuna riserva critica nei confronti del mainstream. 

Mio tesoro, ho ascoltato quasi due volte la tua presentazione sulla nascita della democrazia ad Atene e so che è molto bella; penso che tu sia una delle studentesse più intelligenti di Christian Meier. Il fatto che oggi a scuola non molte studentesse/studenti possano apprezzarla ha a che fare con la perdita di intelligenza causata dal paradigma tecnocratico, non con te. Non è mancato nemmeno il contesto; lo hai trasmesso tu stessa nella lezione. L'esempio del lupo non riconosciuto era davvero fantastico (un'idea geniale di Meier); e la nascita della democrazia, non come un processo di idee, ma come uno svolgersi di eventi in cui è diventato chiaro ciò che Hegel spiega nella dialettica padrone/schiavo, davvero geniale: quando lo “schiavo” diventa sempre più necessario, ad esempio per vincere le guerre, è chiaro che allora pretenderà un riconoscimento politico. E a proposito di Hegel, Adorno nel suo libro sul primo ha scritto: se il nostro tempo non sa più cosa farsene di Hegel, peggio per il nostro tempo. Comunque sia, una studentessa mi ha detto che la tua lezione è stata molto bella e so che almeno un'altra, Natalie, metà russa e metà tedesca, ascolta con molta attenzione e impara molto. Il tuo Robi che ti vuole bene PS Grazie per aver risolto il problema con la lavagna elettronica, è stato molto utile.

(Wetterzeube, il 15.6.25; domenica della Santissima Trinità

Prima della domenica della passione del 1961 Adrienne (cf. Croce ed inferno. I, Einsiedeln, 191966, 380 fg.) si trovava nel „buco“ (nel buco non c’è speranza) e l’oggetto che le è dato da meditare, per quanto la stanchezza lo renda possibile, è l’abito senza cuciture del Signore. Cristo „è venuto per portare tutto, tutto senza riserve: l’aldiquà e l’aldilà, la dimensione trinitaria e quella umana. Intendo con dimensione trinitaria: così come Cristo è in cielo e con dimensione umana: così come è tra di noi come uomo, come rappresenti sulla terra ciò che è divino“ (Adrienne). Questa venuta, rappresentata dall’abito senza cuciture, nella  sua interezza umana e divina non permette che noi ci scegliamo le cose da credere e le cose che possiamo rifiutare, i peccati che vogliamo ancora compiere e quelli che abbiamo o crediamo di avere superato: c’è un interconnessione tra gli articoli  di fede, sebbene vi sia anche una gerarchia tra di essi (Newman); c’è un interconnessione tra i peccati (Adrienne), come ho fatto vedere nella meditazione di ieri. La pretesa in gioco non è comprensibile, non lo è neppure per Adrienne, tanto meno quando si trova nel „buco“, ma non può essere taciuta. „Si devono ripudiare tutti i peccati se no non si ha accesso a lui. Egli vuole che siamo perfetti come lo è il Padre suo. Vuole che ci adeguiamo al suo vestito senza cuciture…Stiamo al cospetto dell’assoluta necessità di volere tutto ciò che vuole, ma possiamo tuttavia in modo del tutto differente“ (Adrienne). Nel buco Adrienne è troppo stanca per volere qualcosa ed io mi chiedo, pur nella coscienza della differenza tra me e lei, che io spesso, ma forse non vale solo per me, vale per tanti: siamo troppo stanchi per volere qualcosa. Certamente Adrienne era molto più disponibile di me, molto più immersa nel suo amore, come la piccola Teresa o Charles de Jesus e come tanti altri santi lo sono stati. E certamente vi è una stanchezza priva di peccato o quasi ed una che include il peccato (Agostino, Claudel). Comunque di fatto vi è una stanchezza che non ci permette né di adeguarci né di indossare l’abito senza cuciture del Signore. Questo abito nella sua interezza sembra privare o nascondere una via di accesso; ciò è incomprensibile e lo è anche per Adrienne: „non comprendo questa mancanza di cucitura“ (Adrienne). Anche se certi maestri e certi santi possono esserci di aiuto vi è „una differenza infinta ed inaudita tra i santi e Dio“. Non mi salva né Adrienne, né Giussani,, anche SPN non lo può e neppure uno degli apostoli…Noi siamo salvati solo dalla „sua presenza donata“ (Agostino); abbiamo cominciato a credere „perché egli stesso tramite la sua presenza ci ha rivelato e donato la fede nella sua presenza intera: ma non possiamo abbracciare con lo sguardo questa interezza“ (Adrienne); per questo Papa Francesco ci aveva invitato nel marzo del 2015 a „decentrarsi dal carisma“. „Il Signore tiene i suoi misteri nascosti in se stesso e li rivela tramite la sua presenza“ (Adrienne), non attraverso un esempio morale (Agostino, Leone XIV). «È difficile comprendere questa sua presenza: che egli sia presente a noi come uomo quanto come Dio. E che non vi sia alcun punto di riferimento per credere in questa presenza. Che non faccia vedere alcuna cucitura. Non a caso SPN ha visto il Signore come una sfera luminosa in cui non si poteva distinguere nulla. È proprio così. Abbaglia quando lo si guarda, brucia quando lo si tocca. Anche ogni comunione è senza soluzione di continuità. Nell'ostia è presente tutto Cristo, con tutti i suoi misteri; e chi comunica ha detto sì a tutto, al poco che capisce e crede e all'infinito che gli rimane sconosciuto“ (Adrienne). Se uno pensa, come ho pensato io per tanti anni, che un carisma sia quel punto di riferimento che permette di credere si trova nella strada falsa e tutto un movimento può trovarsi su questa strada falsa. Papa Francesco ha confermato Davide Prosperi alla guida del Movimento, perché ha pensato che potesse aiutarci a non percorrere la strada sbagliata. Seguendo Pietro è comunque ben probabile che andiamo sulla via giusta. Non vale per nulla per le interpretazioni teocon della presenza di Cristo. „C'è sempre una differenza infinita e inaudita tra i santi e Dio. La piccola Teresa mostra la sua piccola via; la si può seguire o meno. Ma alla fine il Signore rivela solo se stesso, e con lui il Padre e lo Spirito e la Chiesa e tutto ciò nell'unità assoluta in cui vive con il Padre“(Adrienne). Non sono chiamato ad essere un eremita, ho bisogno di persone intorno a me (ho capito così bene il desiderio di Papa Francesco di rimanere a santa Marta), ma rimane il fatto che il dono gratuito della presenza del Signore non è sostituibile da alcun carisma, e nessun carisma può pensare di essere l’unica via metodologica di avvicinamento al Signore (neanche per i suoi aderenti). Queste follie si pagano molto care. 

Alla mia domanda sul fanatico consenso di gruppi evangelicali per Israele tout court, inclusa l’amministrazione Netanyahu, mi ha risposto ieri Giuseppe Reguzzoni in modo secondo me molto interessante (vedi diario di ieri) e confermando che il loro interesse primario non è Cristo. Questa mattina ho trovato tra le mie e-mails questa risposta di Renato Farina, altrettanto interessante: „Mi ricordo lo stupore un po' divertito di Berlusconi quando a inizio del 2003 andò a trovare George Bush jr per convincerlo a non attaccare l'Iraq. A ogni sua argomentazione Bush rispose impugnando un salmo. Era un cristiano rinato e come tale era pronto ad affrettare la battaglia finale, l'Armageddon, contro l'Anticristo. È la deriva di un cristianesimo con la mentalità del riferimento individuale alla sola scrittura. È lo strano capovolgimento di un cristianesimo che da antigiudaico torna ad un complesso di inferiorità verso un giudaismo che ignora i libri da Isaia in poi carichi di misericordia. Colpisce che l'ateo o agnostico (non so bene) Netanyahu giustifichi le sue azioni traendo dai salmi il lasciapassare. La Bibbia diventa il libro dei morti.Non conosco direttamente gruppi evangelicali.  Dunque il mio parere è sicuramente basato su un certo pregiudizio…“.

"Il presidente degli Stati Uniti Trump ha appoggiato l'attacco illegale di Israele contro l'Iran. Trump era informato. Lunedì 9 giugno 2025 Trump e il primo ministro israeliano Netanyahu si sono sentiti al telefono. Successivamente Trump ha iniziato a ritirare i diplomatici statunitensi dall'Iraq, poiché gli Stati Uniti si aspettano ritorsioni da parte dell'Iran contro le installazioni statunitensi. Il portale di notizie Axios ha citato due funzionari israeliani che hanno parlato di un «chiaro via libera da parte degli Stati Uniti». Poi, il 13 giugno 2025, è arrivato l'attacco illegale di Israele contro l'Iran. Con il sostegno del presidente Trump. «Ne eravamo a conoscenza», ha dichiarato Trump alla Reuters il giorno dell'attacco israeliano. Durante la campagna elettorale Trump aveva promesso di tenere gli Stati Uniti fuori dalle «guerre infinite» e di impegnarsi per la pace. Trump ha infranto questa promessa. Dal 1945 gli Stati Uniti hanno ripetutamente violato il principio di non ricorso alla forza sancito dall'ONU. Non è la prima volta che gli Stati Uniti attaccano l'Iran. Nel 1953 la CIA ha rovesciato il governo iraniano, insieme all'MI6. Anche questo è stato un chiaro violazione del principio di non ricorso alla forza sancito dall'ONU. Gli osservatori discutono ora se sia stato il primo ministro Netanyahu o il presidente Trump a guidare l'ultimo attacco contro l'Iran. «La corresponsabilità degli Stati Uniti in questo attacco terroristico è fuori dubbio», ha affermato l'ambasciatore iraniano all'ONU Amir Iravani. Israele ha attaccato l'Iran «con il pieno sostegno dei servizi segreti e politici degli Stati Uniti», protesta Iravani. Dopo l'illegale guerra di aggressione di Israele, il governo iraniano non vede più alcun senso nei negoziati sul nucleare con gli Stati Uniti. Non si può affermare di voler negoziare e allo stesso tempo permettere a Israele di violare l'integrità territoriale dell'Iran. " (Daniele Ganser, X, 14.6.25)

Dalla versione di Alessandro Banfi riprendo due notizie, nella coscienza che abbiamo, per questioni così complesse, bisogno di un mix narrativo ed ermeneutico (cf. Matthew Crawford): 1) „Ieri il presidente americano ha avuto una telefonata di 50 minuti con Vladimir Putin, che ha condannato le operazioni militari israeliane contro l’Iran, invitando Trump a tornare al tavolo dei negoziati per il nucleare iraniano, sventolando in cambio il suo «interesse in una rapida risoluzione del conflitto con l'Ucraina». Dopo il colloquio il capo della Casa Bianca ha commentato: «Per noi due – riferendosi a Putin – la guerra tra Iran e Israele deve subito finire»“ (AB). 2) „Una voce chiara contro la guerra è stata quella di Leone XIV. Il Papa ieri ne ha parlato al termine dell’udienza giubilare svoltasi ieri nella Basilica di San Pietro gremita da seimila fedeli (…). «Anche in questi giorni, in effetti, giungono notizie che destano molta preoccupazione. Si è gravemente deteriorata la situazione in Iran e Israele, e in un momento così delicato desidero rinnovare con forza un appello alla responsabilità e alla ragione. L’impegno per costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare va perseguito attraverso un incontro rispettoso e un dialogo sincero, per edificare una pace duratura, fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune. Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro. È dovere di tutti i Paesi sostenere la causa della pace, avviando cammini di riconciliazione e favorendo soluzioni che garantiscano sicurezza e dignità per tutti».“ (AB)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Dell’omelia molto bella del Santo Padre sula Santa Trinità e lo sport, visto che a me lo sport non interessa tanto, vorrei fare memoria di questo passaggio, che invece mi interessa tantissimo: „Noi siamo stati creati da un Dio che si compiace e gioisce nel donare l’esistenza alle sue creature, che “gioca”, come ci ha ricordato la prima Lettura (cfr Pr 8,30-31). Alcuni Padri della Chiesa parlano addirittura, arditamente, di un Deus ludens, di un Dio che si diverte (cfr S. Salonio di Ginevra, In Parabolas Salomonis expositio mystica; S. Gregorio Nazianzeno, Carmina, I, 2, 589). Ecco perché lo sport può aiutarci a incontrare Dio Trinità: perché richiede un movimento dell’io verso l’altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore. Senza questo, si riduce a una sterile competizione di egoismi.“ (Leone XIV).

Abbiamo fatto una video chiamata con Nadia e Ferdinand, credo la prima; era bello vederli; abbiamo parlato anche della crisi in Iran; Nadia parla quasi ogni giorno con il suo papà, che è a Teheran. // Dear Nadia, if I understand correctly, your father is looking for a way to leave Tehran. But perhaps I have misunderstood. I know that Armenians need an invitation to come here; if an invitation is required, I am willing to provide one as a private individual, or I can ask my parish priest. Thank you for the video call, R

Oggi abbiamo festeggiato nella cappella del castello ad Eisenberg, dedicata  alla Santissima Trinità (St. Trinitatis) i 333 anni anni della sua consacrazione. I luterani chiamano questa domenica „Trinitatis“. Il „Servizio della Parola“ era tenuto dal nostro parroco e dal Superintendent della Chiesa luterana. La cappella ha la tipica forma luterana, anche  se ovviamente ha un ornamento barocco unico qui in Turingia, con un altare vicino al popolo; sopra l’altare c’è l’ambo per predicare e dietro esso, allo stesso livello, l’organo per suonare; il coro ecumenico, diretto dal nostro cantore Formella, si trovava in alto, guardando a destra dell’ambo e dell’organo. Nella predica don Andrea ha parlato dello scisma ariano e del Concilio di Nicea di cui si festeggia il 1700esimo anniversario. Mentre il Superintendent ha fatto vedere come la cappella stessa predicava il nome alla quale era dedicata. Il testo di san Paolo, che avrebbe dovuto servire per la predica, è stato appena citato da entrambi i pastori, che alla fine del Servizio hanno salutato i fedeli con una stretta di mano fuori dalla chiesa. Per il Credo è stato usato il canto di Rudolf Alexander Schröder (1937) con la melodia di Christian Lahusen (vor 1945,1948), „Wir glauben Gott in höchsten Thron…“. Davvero impressionante! 


“Il mondo può vivere senza la scienza, ma non senza la poesia” (Ernst Jünger, Sgraffiti, 1960, 377) // Fra due settimane sono in pensione, deo volente. Questo pensiero del mio grande nuovo amico, Ernst Jünger, mi è di grande consolazione. Spero di avere davvero la forza e il coraggio di leggere la seconda parte del Faust di Goethe, proprio perché penso che la poesia sia più necessaria alla vita che i soldi. Nella sua riflessione sui soldi e sul potere Jünger non cade in alcun moralismo…anzi pensa che ci sia davvero una ricchezza o ci siano dei ricchi che sono davvero ricchi e che per questo sono anche capaci a dare l’elemosina alle persone che sono davvero povere; dovevo pensare all’ idea del „medesimo uso di ricchezza e povertà“ di Ferdinand Ulrich. insomma la vera ricchezza sa confrontarsi con la dimensione dell’ umsonst (gratis et frustra), come lo sa la vera povertà…per questo motivo Jünger argomenta che spesso  gli artisti sono stati poveri e non è vero che se fossero stati subito ricchi sarebbe stato meglio per loro o per la loro arte; per quanto riguarda i prezzi altissimi che hanno certe opere d'arte Jünger scrive che questo accade quando non è più l’arte ad essere importante, ma è il commercio che ha preso il sopravvento e il commercio è espressione del mondo delle delle cifre; il mondo dei soldi e della pianificazione sono mondi delle cifre astratte, ecco tutto questo non è conciliabile con la filosofia del dono dell'essere come amore gratuito, mentre l'idea che ci sia una ricchezza davvero come valore questo è possibile conciliarlo; come è possibile conciliarlo con una vera povertà da non confondere con la miseria. Ho letto le pagine di Matthias Kopp sul sorgere del partito socialista arabo Baath dal 1961 al 2003, quando Saddam Hussein viene ucciso; sotto l’idea del socialismo si può nascondere anche una forma brutale di repressione; ma la ricchezza di potere di Saddam Hussein non è una che si può conciliare con l’idea dell’umsonst; l’umsonst, nel senso di frustra, lo ha causato lui in tanti curdi ed assiri, tanto per fare un esempio…comunque non è che Bush jr fosse meglio…

(Wetterzeube, il 14.6.25, sabato della decima settima del tempo ordinario;) Se confronto il sogno di Ernst Jünger a Goslar “Nei locali di servizio” (Das Abenteuerliche Herz, seconda versione, 1938/1950, 244) con quello di Adrienne dell'11.3.1961, n. 2293, Terra e Cielo III) sulla grande sala, vedo analogie e differenze. La grande analogia consiste nel fatto che entrambe le situazioni sono inquietanti: “Capii anche che non era noia ciò che provavano gli ospiti, ma paura”. Il sogno inizia in un caffè e finisce lì, ma sotto c'era un panificio caotico e una fucina caotica, percorsi dal sognatore. Egli vede, tra l'altro, due persone, una signora e un signore, ben vestiti, e pensa che i vestiti possano essere una salvezza, ma vede anche con orrore che cominciano a strapparsi e si comincia a vedere la carne dei  due... Molto è confuso e incomprensibile nel sogno di Jünger. Una confusione e un caos simili regnano nella sala che appare nel sogno (o forse è piuttosto una visione?) di Adrienne. La differenza sta nel fatto che il sogno di Adrienne è di natura più teologica che psicologica. Nel pavimento della sala c'è una commistione di livelli che rappresentano il legame tra tutti i peccati. Un gruppo di persone vuole sollevare il “peccato” (simboleggiato da un livello del pavimento), ma non riesce a sciogliere l'intreccio; ciò è possibile solo con una confessione, nella consapevolezza che il Signore ha portato sulla Croce questo peccato. Da questo sogno di Adrienne traggo due conclusioni: da un lato, non devo pensare che i peccati meno gravi non abbiano nulla a che fare con i grandi peccati del mondo. E in generale, dichiaro la mia disponibilità a che tutto questo mondo dei sogni sia usato in me dal Signore affinché io possa gestire meglio alcune cose e lavorarci meglio. Penso comunque che anche i sogni di Ernst Junger siano importanti, perché credo che anche questo livello psicologico dei sogni abbia la sua importanza.

Ieri, nella chiesa di Santa Maria a Freyburg, abbiamo celebrato il Servizio della Parola“ per i maturandi di quest'anno. Ha suonato un'organista di Naumburg, Mirjam Laetitia Haag; ho aperto la funzione religiosa in nome della Santissima Trinità, poi ho recitato una preghiera che ho preso dal sito web dell'anno giubilare della Chiesa cattolica. La mia collega Johanna Butting ha letto il brano tratto dalla Lettera ai Romani, capitolo 4, versetti 1-5, sul tema della “speranza” (nell'edizione di Lutero del 2017), che ho commentato nel discorso o predica cercando di spiegare alcune parole di questo passo molto difficile, ma anche molto bello. Innanzitutto ho detto che abbiamo la speranza di partecipare alla gloria del Signore e non solo al ricordo nel cuore dell'altro, e qui ho sottolineato molto - un tema importante in Comunione e Liberazione - che il cristianesimo è una “presenza”, non in primo luogo esempi morali o valori che strumentalizziamo per fare una scuola cristiana. Poi, accompagnati dall'organo, abbiamo cantato il canto “Nun danket alle Gott”; le intenzioni di preghiera erano state preparata dalla collega con gli alunni e le alunne (in vero erano state scritte da una sola allieva,  Chenai), una supplica molto lunga, di carattere piuttosto mondano. Si è pregato per i genitori, per il proprio futuro, ecc. e così via; poi il “Padre nostro” e, alla fine, ancora un canto: “Che le vie dei tuoi piedi siano appianate”; infine la mia collega ed io abbiamo recitato insieme la benedizione: una benedizione della Chiesa antica del IV secolo. Come sorpresa per i miei ragazzi, dato che era la mia ultima funzione religiosa al liceo, ho cantato “My Way” di Sinatra. Ho precisato che per un cristiano non si deve dire solo “my way”, ma “his way”. Moritz mi ha accompagnato al pianoforte con grande sicurezza e in questi 20 anni non ho mai ricevuto così tanti complimenti, anche molto commoventi, per una canzone, e questo da persone anziane e giovani.


Moritz ed io 

Cara Nadia, volevo chiederti se qualcuno dei tuoi parenti è stato ferito dall'attacco israeliano all'Iran; spero di no. Cordiali saluti da Konstanze e da me, R Nadia è l'amica di Ferdinand, che ha risposto immediatamente: “Sta ancora dormendo. Per fortuna finora no. Speriamo che la situazione non degeneri completamente. Ma naturalmente glielo dirò :)” PS A proposito, Nadia ha anche detto sul tema dello zoroastrismo: “... tutti i persiani conoscono lo zoroastrismo. È considerato da molti la prima fede monoteista al mondo. Il detto/mantra ”buoni pensieri, buone parole, buone azioni“ ha origine dallo zoroastrismo”.

Mi scrive Renato: „Molto preoccupato per situazione guerra mondiale - pregare e pregare! Signore Gesù, figlio di Dio, abbi pietà di noi peccatori! Se vuoi puoi guarirci!“

Nikolas Busse (FAZ di oggi, nel grande editoriale) vede il grande attacco israeliano all'Iran come una conseguenza dell'atto terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023. Ricorda che non bisogna dimenticare l'obiettivo perseguito dal regime iraniano: distruggere Israele. “Come tessere di domino sono caduti gli alleati di Teheran, che avevano schierato i Guardiani della Rivoluzione come garanzia militare contro Israele: prima Hamas a Gaza, poi Hezbollah, strategicamente ancora più importante, in Libano, in Siria il regime filo-iraniano...”. Probabilmente è vero quello che dice Busse sulla valanga che è stata scatenata dall'attacco terroristico di Hamas. Eppure, nel modo in cui Israele sta reagendo, vedo una folle coerenza con ciò che Sieferle ha definito “il mito di Auschwitz”. A mio avviso, è pura hybris.

«Il 13 giugno 2025 Israele ha bombardato l'Iran uccidendo diversi iraniani. Si tratta di una violazione del principio di non ricorso alla forza sancito dall'ONU, secondo cui «tutti i membri dell'ONU si astengono dal ricorrere alla minaccia o all'uso della forza nelle loro relazioni internazionali». L'attacco di Israele all'Iran è una violazione del diritto internazionale e destabilizza il Medio Oriente. Il primo ministro Netanyahu ha giustificato l'attacco con il programma nucleare iraniano, che secondo lui costituisce una minaccia per Israele. Israele, che dispone esso stesso di armi nucleari, non permetterà che anche l'Iran entri in possesso di armi nucleari, ha affermato Netanyahu. Come riportano i media mainstream nei paesi di lingua tedesca? È interessante notare la scelta delle parole utilizzate. Attraverso la scelta delle parole, l'inquadramento e la narrazione, si influenzano i pensieri e i sentimenti dei lettori. Nel caso dell'invasione russa dell'Ucraina, si usa sempre l'espressione «guerra di aggressione illegale». L'invasione russa del 24 febbraio 2022 è effettivamente una violazione del principio di non ricorso alla forza sancito dall'ONU. E come viene descritto l'attacco di Israele all'Iran? Il termine «guerra di aggressione illegale» non compare. Il telegiornale ARD Tagesschau parla invece di «operazione militare contro l'Iran» e di «attacco militare». (Daniel Ganser, X, 13.6.25)

“L’incoscienza non è solo il dormire, ma è prendere una mano senza vedere il resto della persona, è mangiare senza avere la percezione della giornata a cui deve servire l’energia che si acquista, senza il senso della totalità. Con il senso della totalità, anche un particolare ne assume la grandezza, e allora uno respira. Padre Kolbe ha respirato la sterminatezza dell’umano morendo dentro una botola. Lo spazio dell’uomo è la coscienza, perchè la coscienza è il rapporto con l’infinito, “è” rapporto con l’infinito” (Luigi Giussani nel 1985 come viene riportato nel libro “L’incontro che accende la speranza”).

Mi sono posto sempre la domanda come mai ci siano dei gruppi evangelicali che appoggiano fanaticamente tutto di Israele, per esempio anche l’amministrazione Netanyahu e non so bene rispondere a questa domanda, certo è che questa loro posizione fanatica rivela un problema interiore e teologico e rivela che Cristo non è il cuore dei loro interessi.Voglio chiedere ad alcuni amici cosa pensano di questa questione.  PS Da Giuseppe: Ti rispondo al volo, senza particolari ricerche o approfondimenti, così come mi viene. Penso sia per almeno due ragioni, non incompatibili tra loro. 1) una sorta di marcionismo rovesciato, per cui l'antico Testamento va preso alla lettera e il Nuovo vi aggiunge molto poco, quasi che non vi siano differenze tra l'Antico e il Nuovo Israele e il velo del Tempio non si sia spezzato; 2) per un messianismo errato, secondo cui la ricostruzione del Tempio affretterà il ritorno del Messia, come se la Sua venuta fosse nelle nostre disponibilità. Ambedue le prospettive conferma quel che tu dici sul fatto che Cristo non è il cuore dei loro interessi. Ovviamente la questione merita ben altro approfondimento, ma questo è quel che ti direi, se ne parlassimo ascoltando insieme le notizie, magari passeggiando. Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensa il nostro amico Adrian, dagli US.A presto, G.“

L’ambasciatore di Israele in Italia Jonathan Peled ha fatto la seguente dichiarazione: „L’Iran stava testando missili a lunga gittata che potevano colpire Gerusalemme, ma anche Roma e Parigi e stava arricchendo l'uranio per sviluppare la bomba nucleare. Ma c'è di più, un motivo che ci ha indotto a colpire subito. L'Iran stava preparando un nuovo 7 Ottobre di dimensioni maggiori. Aveva dato mandato i suoi proxy nell'area di invadere Israele simultaneamente da nord, da sud e via mare. Abbiamo dovuto agire in tempo per fermarli. Le operazioni hanno colpito i responsabili del regime di Teheran senza coinvolgere i civili: il coraggioso popolo dell'Iran non sarà mai obiettivo di Israele.“ Questa è più o meno la posizione teocon della FAZ e probabilmente anche di alcuni (tanti?) In CL. Giuseppe con ragione in un altro messaggio in Whatsapp parla di „grande equivoco“. 

Giuseppe mi ha mandato anche un’intervista con il commissario tedesco per l'antisemitismo Felix Klein, che critica la figura di Carlo Acutis in questioni di antisemitismo. Io non ho particolare simpatia per Acutis, ma non per questo tipo di questione, piuttosto per la gestione dei resti del suo corpo, che ha secondo me forzato l’inviolabilità dei suoi resti mortali. Per quanto riguarda le affermazioni di Klein sono d’accordo con Giuseppe che la santificazione di qualcuno è cosa che decide la Chiesa e non un commissario per l’antisemitismo, il quale comunque ci ha tenuto a dire che non parla a livello religioso. Poi io ho una certa allergia anche con tutta la devozione di ostie che perdono sangue; non so se questo sia stato causa di azioni antisemite nella storia, come afferma Klein, ma è anche vero che l’ostia così come normalmente è è il corpo di Cristo e non c’è bisogno di sangue ulteriore. Per quanto riguarda i pontefici, io non credo che ci siano stati disequilibri di giudizio da parte di Papa Francesco; semplicemente nessuno che abbia un po’ di senso del vero, può ignorare i dati: al sette di Ottobre, che è stato un gesto terroristico, è subentrato l’assassinio di 55.000 persone (anche tantissimi bambini ed anziani); sembra che l’amministrazione Netanyahu non ami il popolo palestinese in Gaza, come dice di amare „il coraggioso popolo dell’Iran“. Comunque anche se forse Leone XIV è più prudente di Francesco, non è meno chiaro. Sono d’accordo con Klein che il dialogo con Israele non deve diminuire e che i 60 anni della „Nostra aetate“ debbano essere festeggiati in modo adeguato; è questo è vero anche per me che pensa che l’amministrazione  di Netanyahu sia criminale. Infine solo molto interessato al lavoro di Hubert Wolf su Pio XII. Anche Adrienne von Speyr aveva dubbi su alcuni punti del non-operato di Pio XII e credo che l’atteggiamento super apologetico come quello della commissione guidata da Andrea Tornielli non faccia bene al dibattito. 

Una persona ha scritto nella mia bacheca in Facebook come commento all’intervista del Prof. Sachs: „Il problema con queste interviste è che invecchiano rapidamente al confronto del reale. La identificazione della presenza di plutonio nelle basi atomiche iraniane ha di fatto confermato i sospetti occidentali e dell'AIEA: la costruzione di una bomba atomica con processo alternativo all'arricchimento dell'uranio, non sottoposta a controlli perché segreta. Già l'arricchimento dell'uranio al 66% con accelerazione forte nelle ultime settimane aveva fatto capire che il tempo era breve. Bloccare la costruzione della bomba era imperativo per tutto l'Occidente. Per quanto riguarda il piano di espansione di cui parla, era stato superato dalla possibilità di arrivare ad un accordo di pace, i Patti di Abramo, che stavano per diventare operativi. Hamas ha agito per bloccarli.“ // Ho dovuto pensare ad un esperimento di cui ha parlato Robert Spaemann nel suo libro introduttivo ai concetti della morale, che avevo fatto stampare da Piemme negli anni 90; si trattava di un esperimento fatto in Baviera, forse trent’anni fa, nel quale erano stati chiusi in una stanza delle persone dando  loro questo tipo di argomenti: se avessero schiacciato un bottone sarebbero morte o sarebbero state torturate alcune persone, ma avrebbero salvato l'umanità. Ovviamente nessuna di queste persone aveva potuto controllare l'affermazione. Ma tanti erano pronti a schiacciare il bottone. Questo tipo di responsabilità occidentale universale mi è sospetta più di qualsiasi altra cosa. RG 

Abba nostro...

(Dopo) Riprendo qui interamente un’intervista breve, ma importante del Prof. Sachs, condivisa anche da Massimo Borghesi nella sua bacheca in Facebook: „Jeffrey Sachs, docente alla Columbia University, studioso di problemi internazionali ormai noto a livello mondiale, è alle Nazioni Unite ed è molto impegnato. “Sto entrando e uscendo da una serie di incontri molto serrati”, spiega al Fatto che lo ha contattato per chiedergli cosa pensa dell’attacco israeliano all’Iran e delle sue possibili conseguenze. Accetta di rispondere ad alcune rapide domande. Israele dice di aver attaccato l’Iran per impedire lo sviluppo dell’atomica iraniana. È risaputo però che si tratta di laboratori ben protetti in bunker sotterranei. Qual è, dunque, a suo avviso, il vero obiettivo di Netanyahu? Semplicemente quello che appare, il dominio in Medio Oriente, la risoluzione a proprio vantaggio dei tanti conflitti che vedono coinvolto Israele, e in questa strategia è compresa la fine della questione palestinese, nel senso di escludere definitivamente l’ipotesi di un loro Stato e di una loro autonomia politica. Pensa che ci siano anche valutazioni di politica interna? Netanyahu è contestato e avrebbe dovuto prepararsi a una mozione di sfiducia. Non credo ci siano questo tipo di valutazioni. Il piano di Netanyahu è noto da tempo, è trasparente ed è un piano trentennale, chiamato ‘Clean Break’, dal nome del documento politico preparato nel 1996 da un gruppo di studiosi guidato da Richard Perle. Un documento che prevede il dominio in Medio Oriente, l’utilizzo dei valori occidentali come schermo per agire e anche una sostanziale autonomizzazione dagli Stati Uniti. Non è dunque una questione di politica interna. Pensa che l’attacco sia particolarmente duro per l’Iran, che quindi rappresenti uno smacco per il regime degli Ayatollah? Sì, non c’è dubbio. Israele ha portato contro Teheran un serio attacco finalizzato a decapitare i vertici militari e a infliggere danni seri. Il Mossad si è infiltrato nella sicurezza iraniana, proprio come ha fatto recentemente in Russia lo Sbu ucraino. Ci sono curiose analogie tra i due attacchi. Il presidente Usa, Donald Trump, aveva assicurato che non ci sarebbero stati attacchi e in qualche modo voleva trovare un terreno negoziale con l’Iran. Pensa che questo attacco rappresenti una sconfitta per l’iniziativa di Trump? Non credo si tratti di una sconfitta per Trump semplicemente perché l’attacco è stato pensato insieme agli Stati Uniti al di là delle dichiarazioni formali. Si tratta di una iniziativa che è parte integrante dell’alleanza Usa-Israele e in questo senso credo sia stata strettamente coordinata. Dopo gli attacchi notturni Israele ha continuato a sferrare colpi anche nella giornata di ieri: lei pensa che ci sarà un allargamento della guerra nell’area?Sì, credo che Israele promuoverà una sorta di guerra eterna. Non può uccidere tutti gli arabi e gli iraniani, però ormai sogna di farlo o almeno di sottometterli. A questo punto occorre pensare al peggio? Siamo più vicini a una guerra nucleare o addirittura alla terza guerra mondiale? Sì, più vicini che mai. I nostri governi si comportano come bambini che giocano con i fiammiferi. E stanno appiccando un fuoco che non sarà facile spegnere. (a cura di Salvatore Cannavò) // … purtroppo è così; l’amministrazione Trump si era impegnata credo sul serio per un tentativo di pace in Ucraina. Ma per quanto riguarda Israele la posizione di Trump e di tutti i presidenti statunitensi è vittima di una di una percezione sbagliata del reale...quindi ha ragione anche su questo punto il professore della Columbia University Jeffrey Sachs. RG

(Pomeriggio) Un po’ mi stupisce, ma tra i bigliettini che mi hanno scritto gli allievi e le allieve e che hanno appeso ad un albero di limone che mi hanno regalato dicono spesso che ha colpito loro la mia „pazienza ed umanità“. Moritz, che ieri mi ha accompagnato al pianoforte quando ho cantato, mi augurato che la mia vita rimanga fresca come un aria di Mozart e mi ha scritto di non dimenticare un buon bicchiere di Whisky. Bello! Una ragazza ha scritto che le mie lezioni erano un „safe space“ in umanità. 


L'albero di limone 

(Sera) «Il vero obiettivo della rivoluzione della nostra epoca è quello di costringere l'uomo a conformarsi alle norme; essa mira al prevedibile. Non solo considera l'uomo prevedibile, ma l'uomo prevedibile è il suo modello, il suo prototipo... Oggi si godono i diritti umani in massa, in quanto si è prevedibili. Questa tendenza ha influenzato non solo la politica con le sue sottigliezze tecniche e sociologiche, ma anche la pedagogia e la medicina». (Ernst Jünger, Sgraffiti, 372) // Il prevedibile ha certamente i suoi vantaggi, ma in esso si nasconde una noia mortale; tra due settimane andrò in pensione, forse desidererò questo tipo di imprevedibilità vivace, nel senso di un buon artista. La pensione come fine del sistema, per quanto possibile nella nostra società.

Peregrini efficiamur spei! Inter homines, populos et creaturas oportet aliquis ad communionem statuat incedere. Alii nos sequentur. Pontes exstruamus denuo ubi hodie muri exstant. Portas aperiamus, mundos conectamus et florebit spes. #AudientiaIubilaris Leo XIV

(Wetterzeube, il 13.6.25; venerdì della decima settima del tempo ordinario; Sant’Antonio da Padova, XIII secolo) Ieri ci siamo incontrati per il consiglio pastorale locale: tema era la Santa Messa, con la quale vogliamo prendere commiato da don Andreas che lascerà la parrocchia; poi la gestione di alcuni eventi dopo la sua dipartita: la festa di san Martino con la chiesa evangelica, la raccolta di soldi dei bambini nella festa dell’epifania…Don Andrea è stato una presenza importante nella vita di tanti, ma lo scontro con il parroco di Gera ha polarizzato inutilmente la parrocchia. Comunque gli sono grato per tante cose: per il modo con cui si è occupato di Ferdinand, per il nostro lavoro comune con i giovani (viaggio nelle Dolomiti, per diversi anni; un viaggio a Roma, due in Armenia, la Juventusfest)…è un buon sacerdote che ama Gesù e la Chiesa…


Il Papa ha detto ai nuovi sacerdoti che dobbiamo risanare la chiesa ferita per essere credibili in un mondo ferito e che la cosa più grande che possono fare i sacerdoti (ma non vale solo per loro) è donare Dio, un dono che libera. Liberare, non possedere era il messaggio sentito espresso dal pontefice a questi giovani uomini (ho condiviso il reel su questa tema questa mattina nella mia bacheca in Facebook). 


Nel numero 2292 del 1961 (Terra e cielo III. Un diario) Adrienne ha proposto una piccola e stupenda teologia della preghiera, insistendo tanto sull’unità, come sta facendo Papa Leone XIV nell’inizio del suo pontificato. La meta ultima della preghiera è „l’unificazione del mondo con Dio“. Adrienne parte dalla forza unificante della creazione, dove l’uomo è il signore, ma un signore obbediente al Suo Signore. Chi ha pensato che questo testo sia la causa del disastro ecologico, aggiungo io, non ha capito nulla di esso. Il peccato è presentato come distruzione dell’unità. Dopo l’unificazione della creazione, Adrienne parla dell’unificazione della redenzione (e rinvia a Gv 17). Prima di pensare all’abbandono della Chiesa da parte del mondo, dobbiamo pensare alle ferite che ci sono nella Chiesa e che contribuiscono a distruggere l’unità tra Cristo e la Chiesa ed oscurare l’unità trinitaria. Una totale distruzione non è possibile perché Cristo prega per la sua Chiesa: noi dobbiamo pregare con Cristo per l’unità! Il movimento ultimo di questa teologia della preghiera di Adrienne è il movimento del mondo da Dio Padre a Dio Padre, un movimento aggredito dal peccato. «Ma anche nella Chiesa, tra le persone che ne fanno parte, persistono il peccato e la disobbedienza, che si manifestano in attacchi contro il Signore, contro la sua unità con la Chiesa e contro l'unità visibile della Chiesa in se stessa. Sebbene l'unità sostanziale sia preservata dalla grazia del Signore, nel corso della storia cresce anche il disordine. Così la Chiesa, come sposa del Signore, non solo deve cercare di attirare il mondo redento nella sua unità con il Signore, ma anche di salvaguardare la propria unità contro le forze di disgregazione e di ricostruirla“ (Adrienne). „Gesù ha chiesto al Padre che i suoi siano una cosa sola (Gv 17,20-23). Il Signore sa bene che solo uniti a Lui e uniti tra di noi possiamo portare frutto e dare al mondo una testimonianza credibile.“ (Leone XIV, X, oggi). 


La distruzione dell’unità nel mondo ha sempre un volto concreto, il volto della guerra come mobilitazione totale ed uno degli attori principali di essa è Israele sotto la guida di Netanyahu. Cito dalla versione odierna di  Banfi: „Nella notte italiana, l’esercito israeliano ha attaccato l’Iran: sono stati bombardati siti nucleari e militari ma anche centri del potere a Teheran. «Abbiamo appena portato a termine un colpo d’apertura molto riuscito e, con l’aiuto di Dio, otterremo moltissimi risultati». Ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un video rilasciato dal suo ufficio. Accanto a Netanyahu, c’erano il ministro della Difesa Israel Katz e quello degli Affari strategici Ron Dermer. Pare di capire che si tratti solo di una prima ondata di raid (…) che va a cadere proprio alla vigilia di colloqui Usa-Iran che erano stati annunciati per domenica in Oman. Gli Usa hanno detto di essere stati informati dell’attacco militare ma di non aver avuto alcun ruolo nell’operazione. L’agenzia internazionale per l’Energia Atomica sta monitorando attentamente la situazione in Iran. Ha confermato la notizia che il sito di “Natanz è tra gli obiettivi”, come ha scritto su X il capo dell’Aiea Rafael Grossi. «L’Agenzia è in contatto con le autorità iraniane e i nostri ispettori e stanno monitorando i livelli delle radiazioni», ha aggiunto.

Il bombardamento israeliano è avvenuto subito dopo un voto alla Knesset che avrebbe potuto sfiduciare il governo Netanyahu. Scrive Davide Frattini sul Corriere: «La mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni non è passata, resta per Netanyahu il problema di trovare una soluzione che accontenti gli alleati ultraortodossi nella coalizione: vogliono una legge che sancisca l’esenzione per gli studenti delle scuole rabbiniche — già esistente di fatto — dal servizio militare obbligatorio. Anche parte del Likud, il suo partito, si oppone al favoritismo totale mentre il resto degli israeliani è impegnato nella guerra più lunga dai tempi di quella d’indipendenza: l’invasione di Gaza, ordinata dopo i massacri del 7 ottobre 2023 perpetrati da Hamas, richiede sempre più effettivi. I palestinesi uccisi nell’operazione hanno raggiunto i 55 mila e resta nel caos la distribuzione del cibo alla popolazione affamata: l’organizzazione americana incaricata di gestirla ha dichiarato che ieri Hamas ha ammazzato in un’imboscata 8 uomini del personale locale».A proposito di Gaza, l’Egitto ha fermato i partecipanti della «Global march to Gaza»: la carovana che per 48 chilometri doveva portare dalla città di Arish al confine egiziano fino all’enclave palestinese, passando per la Penisola del Sinai. Centinaia di attivisti sono stati fermati sia all’aeroporto del Cairo che negli hotel in cui alloggiavano. Tra di loro ci sono cittadini provenienti da Stati Uniti, Australia, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Marocco e Algeria. Tra i manifestanti fermati ci sono anche degli italiani.“ (Alessandro Banfi).

Renato Farina, alias „Il Molokano“ (1.6.25) parla del dono di sé di Papa Francesco nella sua morte e delle croci fiorite degli armeni (Khatchkar), tema anche di un suo contributo nel mio account di Substack…ricorda che Papa Francesco, provocando l’ira di Erdogan, parlò, in una Santa Messa per i martiri armeni, il 12 aprile 2015, del genocidio armeno.

«Fino a ieri, la maggior parte degli osservatori esperti concordava sul fatto che il programma nucleare iraniano non potesse essere neutralizzato con mezzi militari, ma solo a) attraverso una presa di coscienza politica da parte dell'Iran, preceduta da un'adeguata pressione, oppure b) mediante un cambio di regime forzato. Penso che questo valga ancora. Il fatto che Israele stia ora aprendo un nuovo fronte è un gioco ad alto rischio. L'esito è aperto." (Johannes Varwick, X, 13.6.25)

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 12.6.25; giovedì della decima settima del tempo ordinario)


Penso che sia necessaria per la preghiera contemplativa (o meditativa per quanto mi riguarda) di non vivere solo del testo biblico, anche se questo testo sacro ha una rilevanza  che nessun altro teso può avere. Adrienne  mi insegna a meditare con entrambi i polmoni: da una parte il testo biblico, ma dall’altro anche la tradizione dogmatica e magisteriale della Chiesa. È vero che Maria conserva nel suo cuore cose che non comprende, come dice la Sacra Scrittura, ma è anche vero che in qualche modo lei sa che quel bambino che educa, anche nella preghiera, è „da Dio“, non „da un uomo“ (cf. Adrienne von Speyr, Terra e cielo. III Un diario, 3 Febbraio del 1961, numero 2291). Conosce la differenza tra il modo nel quale Gesù vede il Padre e il modo con cui lei lo vede. Così come vi è una differenza „tra la Chiesa e Cristo, tra l’orante credente davanti all’altare e il Signore presente nel tabernacolo, tra chi riceve la santa comunione e colui che è la santa comunione. Ma questa differenza unisce“ (Adrienne). Nella sua preghiera al Padre in Gv 17 l’unità è la cosa che più sta a cuore a Gesù, „che come redentore vuole portare il mondo a Dio e Dio al mondo“ (Adrienne). Più si è peccatori è più grande è la distanza nella contemplazione; chi vive sul serio i consigli evangelici sarà più vicino al modo di pregare di Maria, scrive Adrienne; questo è uno dei motivi per cui io ho sempre dato valore alle mie amicizie con persone che vivono i consigli evangelici, come Cornelia prima o Adrian ora o il padre Servais. Io non metto in dubbio nulla dei dogmi e di quello che c’è scritto nella Bibbia, sebbene sia un peccatore o per lo meno uno che coscientemente sa di non essere capace di vivere i consigli evangelici (per lo meno non nella loro interezza). Maria si occupa anche di noi peccatori! Ave Maria…ora pro nobis peccatoribus, nunc et in ora mortis nostrae! 


È necessaria „una rivoluzione politica. Il XXI secolo sarà il secolo dell'identità. Tutto il pensiero politico deve riconoscere che la conservazione dell'identità precede i diritti umani, perché chi dimentica chi è perde il rispetto di sé. Inoltre, se la Francia diventa una filiale dell'Algeria o del Mali, questi ultimi perderanno un partner prospero e amichevole. La dissoluzione dell'identità è un gioco in cui tutti perdono. La conservazione dell'identità è un diritto umano fondamentale. I popoli del Nord ne hanno diritto tanto quanto i popoli del Sud.“ (Driss Ghali, che è uno scrittore franco-marocchino che vive attualmente a San Paolo, in Brasile. Tra i suoi libri più recenti figurano A Counter-History of French Colonization (Vauban Books) e L’identité d’abord: Lettre ouverte d’un immigré aux Français qui ne veulent pas disparaître (L’artilleur). In questo suo articolo Driss Ghali parla di un „imperialismo inverso“ o „Imperialismo al contrario“, che è anche il titolo dell’articolo stesso: „L’imperialismo al contrario: il Sud contrattacca“. Nell’articolo o meglio nell’inizio di esso Ghali difende Donald Trump che avrebbe capito la posta in gioco: „Trump parla in modo scortese alle autorità messicane. Non è bello, ma ha ragione: i cittadini messicani che vivono in America inviano ogni anno oltre 69 miliardi di dollari ai loro parenti in Messico, mentre i cartelli uccidono decine di migliaia di americani con il fentanyl e altre droghe contrabbandate attraverso il confine meridionale. Se ci atteniamo alla logica rigorosa, l'oppressore qui non vive al nord, ma al sud, approfittando dell'immigrazione di massa. Naturalmente, i messicani non sono gli unici a giocare a questo gioco geopolitico. Praticamente tutti i paesi dell'ex Terzo Mondo sono ora coinvolti in quella che è sia un business che una nuova forma di colonizzazione. Le élite occidentali hanno chiuso un occhio. L'unica eccezione si chiama Donald Trump.“ L’articolo procede con un dettagliato resoconto di ciò che accade in Africa ed in altre parti del mondo. Sotto accusa stanno quelli che l’autore chiama „i globalisti di sinistra“ (più o meno nel senso che fa anche Alexander Dugin):  „I globalisti di sinistra chiamano questo progresso. Un termine più accurato sarebbe retroazione.“ Ecco l’altra faccia del progresso della presunta integrazione di immigranti: „Questo è un doppio Bingo per le élite fallite dell'Africa, del mondo arabo e dell'America Latina, ma una doppia tragedia per i loro popoli. Nel Sud, l'esportazione delle loro élite migliori danneggia le prospettive della popolazione in generale, mentre nel Nord la gente si sente semplicemente invasa. Sono costretti ad assistere alla colonizzazione del loro Paese e a rimanere in silenzio, perché se obiettano vengono accusati di “razzismo” dalle loro stesse élite al potere. In realtà, le élite al potere sono ancora più ciniche di quelle del Sud. Poiché i nuovi arrivati sono abituati a scuole e ospedali fatiscenti nei loro Paesi, sono facili da accontentare e accettano volentieri standard minimi, se non peggiori. Tollerano dodici ore di attesa al pronto soccorso di un ospedale che farebbero impazzire un francese. Lo stesso vale per i servizi pubblici e la partecipazione politica. Non si preoccupano dell'aumento delle disuguaglianze perché provengono da paesi privi di una vera classe media. A loro va bene un mondo composto da oligarchi e miserabili, un mondo in cui i ricchi comprano la fedeltà non dando il buon esempio, ma distribuendo briciole.“  È chiaro che se uno prende sul serio queste cose qui in Germania dalla sinistra globalista o dal „fronte unico“ (Tellkamp) verrà accusato di sostenere i nazisti della AfD. Per quanto mi riguarda: io penso che sia uno dei compiti maggiori per un pensiero cattolico, che prenda sul serio la dottrina sociale della Chiesa, cercare di distinguere l’intenzione ultima della „Fratelli tutti“ da questo globalismo di sinistra di cui parla l’autore franco-marocchino. Probabilmente è cosa buona che il nuovo pontefice Leone XVI conosca entrambe le realtà, sia quella del nord che del sud dell’America. Quali sono in punti forti da non perdere di vista del pontificato di Papa Francesco: 1) Qualsivoglia siano le cause dell’immigrazione è ingiusto che donne e bambini muoiano nel Mar Mediterraneo. Se Driss Ghali ha ragione si tratterebbe di un doppio cinismo: delle élite dei paesi di origine e di quella dei paesi, in cui i migranti vogliono migliorare le loro vite (e che migliorano anche come scrive lo stesso Ghali). Lo dico per inciso: dovrebbe pur dirci qualcosa l’amicizia tra Papa Francesco e Giorgia Meloni. 2) Il dialogo con il mondo mussulmano, che ha portato a documenti importanti contro la violenza e per la fraternità tra gli uomini, mi sembra essere un punto importante del pontificato del papa appena scomparso. Fraternità tra gli uomini non significa negazione dell’identità del singolo fratello. Il lavoro di Matthias Kopp sull’eredità cristiana dell’Irak, dovrebbe essere un libro importante per approfondire questo tema. Ne ho già letto 192 pagine, che corrispondono alle prime due delle quattro parti del libro. „Le confessioni cristiane hanno recuperato la loro vivacità nel loro status di minoranza, nonostante le tendenze migratorie persistenti e, come in passato, sono garanti dell'efficienza sociale ed educativa dell'Iraq. È proprio questo aspetto che Papa Francesco ha voluto sottolineare alla popolazione irachena e ai grandi leader religiosi durante il suo viaggio apostolico nel marzo 2021“ (Matthias Kopp, 192). Come si vede il dialogo voluto da Papa Francesco con il 97 % della popolazione mussulmana e i loro leader, non esclude, ma valorizza la presenza cristiana, per quello che è, cioè una minoranza, ma una minoranza importante a livello sociale ed educativo 3) Il fratello universale Charles de Jesus, al quale Papa Francesco si richiama, ha vissuto tra i tuareg, vivendo di adorazione eucaristica. L’ultima enciclica di Papa Francesco è sul cuore di Gesù, da cui sgorga la fratellanza universale. 


Dobbiamo fare una riparazione importante nel tetto e precisamente nel camino che costerà molti soldi; a luglio sarà l’ultima volta che ricevevo lo stipendio di un insegnante tedesco;  quello come pensionato sarà decisamente minore, ma l’eredità  di mio padre ci permetterà di superare questi anni che dobbiamo ancora finanziare il Ferdi a Monaco ed anche di fare le riparazioni necessarie. E poi non devo dimenticare il mantello di Maria.



Il camino della nostra casa




Le foto sono fatte dallo spazzacamino dal tetto di casa nostra 


(Dopo la lettura di Banfi) È per me un segno importante di unità nel mondo cattolico citare non solo una narrazione degli eventi. Ieri nella mia bacheca in Facebook ho pubblicato l’articolo di  Eugyppius, che mi ha mandato Adrian, che in California ci vive, nel quale si fa vedere che il caos in California non è cominciato con l’intervento delle forze armate del presidente e qui nel diario avevo citato un post di JD Vance in X, che va nella stessa direzione delle cose che scrive Eugyppius. Alessandro ne parla così: „Il mondo brucia. L’America è in almeno due Stati sull’orlo della guerra civile. Alla California si è aggiunto infatti il Texas. Capri espiatori della guerra interna sono i migranti, “animali” da deportare a Guantanamo. Donald Trump contrasta la protesta con l’esercito di occupazione mandato nelle metropoli e il coprifuoco. Il governatore repubblicano texano ha mobilitato la Guardia nazionale, come aveva chiesto il presidente. Intanto nella capitale californiana si contano centinaia di arresti e deportazioni.“

Dalla versione odierna di Banfi prendo anche due buone notizie: 1) „Proprio ieri al Viminale è stato firmato un protocollo d’intesa fra il ministero dell’Interno e la Conferenza episcopale italiana che ha l’obiettivo di valorizzare le migrazioni legali, destinando iniziative di accoglienza e di inclusione ai migranti che ne hanno diritto“. 2) Ieri sera a Milano è finalmente arrivato (…) il piccolo Adam. Il bambino è l’unico sopravvissuto di una famiglia sterminata durante i bombardamenti israeliani (che hanno ucciso nove fratelli e il padre). Verrà curato a Milano all’ospedale Niguarda. Adam era assieme alla madre, la dottoressa Alaa al-Najjar che era al lavoro al Nasser Medical Center quando i jet di Tel Aviv hanno sganciato le bombe sulla sua casa.“


Abba nostro…


(Dopo) Il grande grande libro sulla eredità cristiana nell’Iraq di Matthias Kopp (cf. Friburgo in Br.2025, 193) mi fa comprendere come il genocidio degli armeni, anche con le ondate che lo hanno anticipato (per esempio nel 1860 a Damasco sotto la guida del sultano Abdul Hamid II) hanno avuto un ruolo molto importante fino in Mesopotamia…Poi non sapevo per nulla: «Oggi è certo che oltre alle centinaia di migliaia di vittime armene {tra il 1915 al 1918 si contano un milione e mezzo di omicidi; RG} , ci furono molti morti anche tra le altre confessioni cristiane, soprattutto tra i caldei. Il massacro fu vissuto in prima persona nel 1915 da padre François Dominique Berre OP, che era il superiore dei domenicani nella città di Mardin, nell'Anatolia sud-orientale; egli vide i cristiani uccisi dagli ottomani, dai curdi e dai soldati tedeschi. Due terzi della popolazione cristiana furono condannati a morte, 90.000 assiri morirono, tra cui il Catholicos, più di 50 sacerdoti e sei vescovi. La Chiesa caldea contò 70.000 vittime, pagando un prezzo molto alto, in questo periodo." (Kopp, 196-197).

// A proposito di Armenia: ieri Renato mi ha mandato due articoli sullo scontro tra il premier Pashinyan e il Catholicos Karekin II, che non sarebbe stato fedele al celibato, cosa che avevo già sentito in Armenia. Il premier propone di creare un comitato per votare un nuovo Catholicos; ecco i criteri che Pashinyan propone per far parte del comitato: „Pashinyan ha specificato oggi cinque requisiti per l'adesione al previsto consiglio di coordinamento per le elezioni di un nuovo Catholicos. Essi sono:

  1. a) credere con tutto il cuore nel nostro Signore vivente, Gesù Cristo,
  2. b) aver letto la Bibbia dall'inizio alla fine almeno una volta,
  3. c) aver osservato la Grande Quaresima almeno una volta negli ultimi cinque anni,
  4. d) pregare ogni giorno,
  5. e) credere che il programma per il rinnovamento della Santa Sede derivi dagli interessi della Santa Chiesa Apostolica Armena, del nostro popolo, del nostro Stato e sia conforme alla sacra tradizione dei nostri antenati. (Hrant Gadarigian, htq, 10.6.25). 

Renato mi ha detto che alcuni (tanti?) armeni ritengono per questo il premier come anticristo. 


(Pomeriggio) Il mio «dialogo intimo» con Karoline von Günderrode mi dà un linguaggio che non possiedo, forse perché penso in modo troppo maschile. Tuttavia, per Karoline, uomo e donna non sono nemici e il contatto funziona, almeno nella poesia “Wunsch” ( „Desiderio“) ibid. 29) - funziona in modo erotico: “Sì, la mano di Quinto ha toccato la mia mano / e l'ha condotta gentilmente alle labbra, / la sua testa ha riposato sul mio seno.” La donna non può che “arrendersi” a questa iniziativa affascinante, e lo fa “devotamente”. Direi, come lettore nella nostra epoca pornografica: devotamente, non pornograficamente. Il momento è così bello che la poetessa si chiede (non so se si possa distinguere tra la poetessa e la donna di Quinto): «Devo sopravviverti, bella vita? / Avere ancora un futuro, mentre tu (il momento o Quinto?) non ne hai?» Nella poesia «Desiderio», alla fine vince la notte: «Tutti i colori svaniscono nella notte oscura». Si potrebbe dire che la poesia “Der Adept” (29-30) non ha più come tema l'eros, ma l'agape. Un ragazzo va in India “dopo molti lunghi anni di vagabondaggio” e lì viene educato all'essere; prima di questa esperienza: “Non conosceva le cose dell'anima / Si accontentava dei nomi e delle apparenze”. Impara, come faccio io con Ernst Jünger, a conoscere la natura: «Ora può ascoltare la natura, / può vedere il suo operare più profondo, / sa come le sostanze si uniscono / e come la terra si costruisce». Ma così come l'eros non può superare l'attimo, l'agape di Günderrode non può resistere alla noia: “Un brivido scuote la sua anima, / perché tutto ritorna come il giorno e la notte” - ovvero un eterno e noioso ripetersi delle stesse cose: "Il fascino della novità è perduto per lui, / conosce ciò che la terra porta. / Si ritrova solo sulla terra, / gli uomini non sono della sua stirpe». La conclusione è molto logica: l'uomo non può sopportare una cosa simile, «L'uomo non può sopportare l'eterno, / e beato lui  quando muore». Si tratta di un „cattivo infinito“. Nel frammento in prosa: “Ein apokalyptisches Fragment” (31-33) Karoline scopre una nuova dimensione del presente: “Il passato era finito per me! Appartenevo solo al presente. Ma c'era in me un desiderio che non conosceva il suo oggetto, cercavo sempre, ma tutto ciò che trovavo non era ciò che cercavo, e desiderando, vagavo nell'infinito”. Non si tratta qui di una noiosa ripetizione dello stesso, ma di un viaggio “alla fonte della vita”. “Non mi sembravo più me stessa, eppure ero più me stessa che mai. Non riuscivo più a trovare i miei limiti, la mia coscienza li aveva superati, era più grande, diversa, e mi sentivo anche dentro di essa”. L'«essere» di Günderrode ha tratti panteistici: «mi sentivo in tutto e godevo di tutto in me». Come Hölderlin, la poetessa sa che «non sono due, non sono tre, non sono mille, è Uno e tutto; non sono corpo e spirito separati, che l'uno appartiene al tempo e l'altro all'eternità, è Uno, appartiene a se stesso ed è tempo ed eternità allo stesso tempo, visibile e invisibile, permanente nel cambiamento, una vita infinita». Tutto questo è affascinante eppure vago. Il Logos nella sua concretezza e universalità conduce la realtà al Padre da cui proviene; e solo il Padre può dare un volto all'unità!


(Sera) “La ragione si lascia corrompere dallo spirito del tempo più facilmente e più profondamente del gusto. È molto più difficile stabilire che qualcosa è sbagliato che dire che è di cattivo gusto: basta un attimo, a condizione che esistano ancora menti capaci di giudizio.” (Ernst Jünger, Sgraffiti, 1960, 370)


(Wetterzeube, il 11.6.25; mercoledì della decima settima del tempo ordinario)


«Da una buona prosa ci si deve aspettare che bandisca la paura della morte» (Ernst Jünger, Sgraffiti, 1960). Questa frase, nella sua profondità, mi è possibile solamente, come credente, come uno che ha in sé per grazia: fede, speranza e carità! E per noi cristiani è possibile solamente nella Chiesa di Cristo! Jünger è arrivato a questa convinzione quando aveva 101 anni, quindi bisogna aver pazienza per il percorso che ognuno fa, il suo e tener conto che lui questa frase l’ha scritta quando aveva 65 anni, molto prima del suo battesimo. „La Chiesa è questo: lo spazio di raccolta verso l’apertura. Ed ogni persona che appartiene alla Chiesa, dovrebbe fare ciò che la Chiesa fa al cospetto del Signore. Egli l’ha fondata come luogo dell’apertura“ (Adrienne von Speyr, Terra e Cielo III. Un diario, 1961, 2290). Per il cristiano solo se  crede a questa apertura è possibile fare ciò che esige Ernst Jünger da una buona prosa.  Questa apertura non si vede sempre: in una parrocchia due sacerdoti possono odiarsi talmente o per lo meno essere chiusi l’uno nei confronti dell’altro che tutte le parole che dicono sono indebolite da questo fatto. Per quanto mi riguarda credo di fare quello che chiede Adrienne, anche se non sono perfetto: 1) essere aperto a tutta la fede della Chiesa; 2) essere aperto non come pretesa di comprendere tutto. Per rimanere negli esempi di  Adrienne: non so come funzioni davvero la transustanziazione; non so perché sia stata scelta Maria  e non un’altra ragazza, non so precisamente come sia possibile salire al cielo, ma non metto in dubbio nulla, per grazia, di queste verità. Non so neppure come sia conciliabile la guerra, un avvenimento come quello ieri di Graz con l’onnipotenza e bontà di Dio, ma non metto in dubbio né l’una né l’altra. 3) Spero che le mie meditazioni, raccolte nei mie diari, siano  apertura al Mistero. Ma non credo che la mia intelligenza sia da vivere nel senso di un dubbio metodico. Io credo, spero  ed  amo, anche se a volte con chiusure. Comunque cerco di prendere sul serio il „Suscipe“. 4) Nella notte quando non riesco a dormire, se riesco a mettermi in sintonia con la Chiesa, prego: questa notte un „Ave Maria“ per ognuna delle vittime di Graz. Poi ho pregato le preghiere che so a memoria, alcune di esse: Pater noster, Ave Maria, Gloria, Memorare, Magnificat in tedesco, Suscipe nella traduzione di Balthasar… Anche se non sento particolare consolazione. 5) Nel punto citato 2290 Adrienne fa una meditazione natalizia, scritta o trascritta il 30 di gennaio; due punti mi sembrano  molto belli: il bimbo nel presepio non si preoccupa di essere in una stalla: è aperto a ciò che gli accade. Domenica scorsa ho guardato Emil, il piccolo bimbo di una coppia della nostra parrocchia, ed ero ricolmo di gioia per il suo sorriso. Forse, anzi certamente per il motivo accennato da Adrienne: nella gioia di quel bimbo si vedeva un riflesso della gioia del Bambin Gesù. 6) Questa fiducia nel cammino per giungere a ciò che era previsto nel cuore della Trinità, la redenzione del mondo, accompagna Gesù fino alla fine, fino a quando tutto è compiuto, anche se nell’oscurità dell’abbandono è un semplice camminare, andare… fino nella melma dell’inferno.


Dalla versione di Banfi riprendo oggi solo questa frase: „Ma c’è sempre chi adora l’Impero e se ne frega che anche ieri papa Leone XIV abbia chiesto di essere “pronti al servizio degli ultimi”.“ // Mi sono chiesto se il mio atteggiamento di apertura nei confronti di Donald Trump, ma ancora di più di JD Vance abbia a che fare con una dipendenza mia dall’impero…io credo che se uno legge attentamente i miei diari non troverà molte tracce di questa dipendenza dall’impero (al massimo solo nel riconoscimento che un impero ha una missione storica) di cui parla Alessandro, che ovviamente non si riferisce a me, ma al dibattito in Italia. Io mi fido di un giudizio di un mio amico della California per cui sono ‚aperto‘ (da intendere solo analogicamente a quanto scritto sopra sull’apertura della Chiesa) all’attuale amministrazione statunitense e ciò che mi lega a questo amico è Cristo, non l'idea di un impero…e poi se dobbiamo davvero disarmare il linguaggio sarà ben necessario che tutti lo facciano e non si usi nemmeno Papa Leone XIV per dire che tutti gli altri sono cretini o cattivisti…


Sugli scontri in California scrive JD Vance, che ha fatto tutto un suo percorso per arrivare a questo giudizio, in X di ieri, anche in un linguaggio non molto disarmato: „Gavin Newsom dice che non aveva alcun problema finché Trump non è intervenuto. Entrambe queste foto sono state scattate prima che il presidente autorizzasse la Guardia Nazionale a proteggere la nostra pattuglia di frontiera in California. Vi sembra che non ci fosse alcun problema? Newsom e la sua tirapiedi Karen Bass hanno fomentato e incoraggiato le rivolte, perché l'intero movimento politico esiste per un unico scopo: promuovere la migrazione di massa nel nostro Paese. È la loro ragion d'essere. La leadership democratica non ha soluzioni per l'economia, per la prosperità o per la sicurezza. Usano il loro potere quando sono in maggioranza per importare milioni di immigrati clandestini e quando sono all'opposizione fanno tutto il possibile per impedire le espulsioni. Sotto la guida di Newsom, nel 2024 il Medicaid è stato esteso a tutti gli immigrati illegali. Ciò significa che ha scelto di togliere l'assistenza sanitaria ai californiani poveri e disabili per darla agli stranieri illegali. E ora è tutta colpa del presidente Trump? Ma per favore! Se volete sapere perché gli stranieri illegali hanno invaso il vostro Stato, smettete di accusare Donald Trump. Guardatevi allo specchio. Se volete sapere perché le pattuglie di frontiera temono per la propria vita quando fanno rispettare la legge, guardatevi allo specchio. Sono state le vostre politiche a incoraggiare la migrazione di massa in California. Sono state le vostre politiche a proteggere quei migranti dall'applicazione della legge basata sul buon senso. Sono state le vostre politiche a offrire massicci sussidi sociali per premiare gli immigrati clandestini. Sono state le vostre politiche a permettere a quei migranti clandestini (e ai loro simpatizzanti) di aggredire le nostre forze dell'ordine. Sono state le vostre politiche a permettere che Los Angeles si trasformasse in una zona di guerra. Di sicuro avevate un problema prima che arrivasse il presidente Trump. Il problema siete VOI.“


Abba nostro…


(Pomeriggio) In un frammento intitolato i „Mani“ (nella religione romana sono gli spiriti dei morti) Karoline von Günderrode fa dialogare uno scolaro ed un maestro sul tema della morte e se nella morte chi era vivo sparisca per sempre (In die unbegrenzte Weite, 25-28). Lo studente piange la morte del re Gustavo Adolfo di Svezia, morto secoli prima: „Piango la sua morte con lacrime amare, quasi fosse solo ora caduto“. „È andato, perso, passato“. Il maestro gli spiega „che egli vive in te“. Con ragione lo scolaro gli obietta: „È vero. Ma un grande uomo non continua a vivere e ad agire in me secondo il suo modo, bensì secondo il mio, secondo il modo in cui lo accolgo, secondo come voglio ricordarlo e se voglio ricordarlo.“ All’inizio le argomentazioni del maestro non mi convincono per nulla, anzi in vero mi sembrano essere le obiezioni dello scolaro più degne di nota: „Bene! Il mondo e la ragione possono anche averne abbastanza di questo modo di non essere perduti, di continuare a vivere in questo modo, ma a me non basta; un profondo desiderio mi riporta nel grembo del passato, vorrei essere in contatto diretto con i Mani dei grandi tempi antichi.“ La prospettiva della risurrezione della carne non è considerata in alcun luogo del dialogo, ma ad un certo punto anche se si parla solo degli spiriti dei morti, le argomentazioni del maestro incominciano ad essere interessanti. Facciamo un passo alla volta: 1) "Così come tutte le cose armoniose sono in una certa connessione, che sia visibile o invisibile, allo stesso modo anche noi siamo in connessione con quella parte del mondo spirituale che è in armonia con noi; un pensiero simile o uguale, in menti diverse, anche se queste non si sono mai conosciute, è già una connessione in senso spirituale. La morte di una persona che ha una tale connessione con me non interrompe la connessione. La morte è un processo chimico, una separazione delle forze, ma non è distruttiva. Non spezza il legame tra me e un'anima simile; ma il progresso dell'uno e il ritardo dell'altro possono certamente annullare questa comunione, come un uomo che è progredito in tutto in modo eccellente non può più armonizzarsi con il suo amico d'infanzia ignorante e rozzo“. In questa argomentazione non si tratta più di sopravvivere nell’altro, ma di una reale connessione. 2) Quello che il maestro dice sul „senso interiore“ è simile a quello che don Giussani chiama „senso religioso“: questo organo, il più profondo e fine dell’anima è del tutto non sviluppato, afferma il maestro; il maestro pensa che sia solo per individualità rare“ nella Günderrode, Giussani pensa invece che si possa educare tutto un popolo ad esso; non si tratta di una fantasia esagerata, ma di qualcosa che nasce dall’essenza della religione stessa ed è paragonabile alla profezia, che è „senso per il futuro“ ,mentre il senso interiore è „senso per il passato“. Alla fine del dialogo „il maestro tace e il suo ascoltatore lo lascia“; alcuni pensieri hanno mosso il suo intimo e tende „di rendere sua proprietà ciò che ha ascoltato“. 


Dall’udienza generale odierna questa frase bella di Papa Leone XIV: «Vi invito a mettere davanti al Cuore di Cristo le vostre parti più doloranti o fragili, quei luoghi della vostra vita dove vi sentite fermi e bloccati. Chiediamo al Signore con fiducia di ascoltare il nostro grido e di guarirci! Il personaggio che ci accompagna in questa riflessione ci aiuta a capire che non bisogna mai abbandonare la speranza, anche quando ci sentiamo perduti. Si tratta di Bartimeo, un uomo cieco e mendicante, che Gesù incontrò a Gerico...».


(Wetterzeube, il 10.6.25; martedì della decima settima del tempo ordinario) „Mt 5, [13] Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. [14] Voi siete la luce del mondo (Ὑμεῖς ἐστε τὸ φῶς τοῦ κόσμου.); non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, [15] né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. [16] Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.“ (οὕτως λαμψάτω τὸ φῶς ὑμῶν ἔμπροσθεν τῶν ἀνθρώπων, ὅπως ἴδωσιν ὑμῶν τὰ καλὰ ἔργα καὶ δοξάσωσιν τὸν πατέρα ὑμῶν τὸν ἐν τοῖς οὐρανοῖς.) // Credo che vi sia una sola possibilità perché la nostra luce risplenda davanti agli uomini (οὕτως λαμψάτω τὸ φῶς ὑμῶν ἔμπροσθεν τῶν ἀνθρώπων,), se gli uomini vedranno in noi un po’ Cristo, Figlio del Padre. Come il Padre vede noi in Cristo: „Il Padre in questi uomini {quelli che odiano il Figlio} vede suo Figlio, per questo non ha più bisogno di guardare i peccatori con ira, perché Egli vede in loro il contrario di ciò che vede nel Figlio. Questo contrario è ora nel Figlio stesso, e che le cose stiano così è l’opera dell’amore del Figlio, il quale, però, fa solo ciò che il Padre gli ha chiesto di fare“ (Adrienne, Terra e cielo III. Un diario, 2289, 1960). Gesù ha assunto su di sé la contraddizione causata dal peccato, anzi è diventato questa contraddizione, senza peccare. Cosa è successo con il peccato: „la distanza trasforma la distanza creaturale in estraniazione“ (ibid). Tutto ciò è contraddizione, perché il Padre aveva creato bene il mondo. Tutto era buono! „Solamente sopportando questa contraddizione e solo identificandosi nella sua purezza con tutto ciò che è impuro, per portare tutto e per perdonare tutto, diventa il Redentore“ (Adrienne). Quando Gesù vede coloro che gli piantono una corona di spine nella testa „vede se stesso“. Davvero un admirabile commercium! Quando la moglie vede il marito che l’ha tradita vede un altro, ma amore gratuito sarebbe vedere se stessa e ciò vale viceversa. Con una certa ragione ci viene una grande rabbia quando l’attuale governo israeliano distrugge sistematicamente Gaza (alcuni ebrei stessi si chiedono il senso di ciò che sta facendo l’amministrazione Netanyahu), ma noi stessi siamo questi distruttori sistematici. Questo significano le parole di Papa Francesco e di Papa Leone XIV: dobbiamo disarmare le parole. Un genocidio non diventa meno genocidio, ma c’è stato UNO che ha portato questa contraddizione in tutta la sua violenza! Singolarmente, scendendo fino all’inferno, come abbiamo visto ieri.


Questa notte non potendo dormire tranquillo ho pensato a quante persone nei territori di guerra e in certe regioni povere del mondo non hanno per nulla un letto e ciò vale anche per anziani come me. Nella predica per il suo sessantesimo compleanno il vescovo Oster ha detto che con 60 incomincia l’età anziana; allora in questa età ci sto già da cinque anni.


Dalla versione odierna di Banfi: „A Gaza è morta una bambina di fame. Aveva due anni e si chiamava Maryam Abdullah Abu Daqqa. La piccola, racconta il Manifesto, aveva ricevuto i permessi per essere curata all’estero: la grave denutrizione aveva fatto collassare i suoi organi. La chiusura totale dei valichi da parte di Israele l’ha uccisa, come l’ha uccisa il blocco degli aiuti umanitari imposto a Gaza il 2 marzo scorso. Maryam pesava solo cinque chili. Come lei, a rischio della vita, ci sono decine di migliaia di bambini palestinesi: il 31% dei bimbi sotto i due anni soffre di grave malnutrizione, il doppio rispetto a gennaio. Domani Adam, unico sopravvissuto dei dieci fratelli figli della pediatra palestinese, e altri 18 bimbi di Gaza arriveranno in Italia con 65 accompagnatori. Verranno distribuiti in dodici diversi ospedali per essere curati. Intanto Greta Thunberg, l’europarlamentare Rima Hassan e gli altri 10 attivisti che erano sulla nave Freedom Flotilla, fermata al largo di Gaza, sono stati portati all’aeroporto di Tel Aviv per il rimpatrio.“


Abba nostro…


(Pomeriggio) Quando molti anni fa cantai un'aria del Don Giovanni ai giovani della “Casa Balthasar”, dissi loro di seguire la loro strada con un'intensa gioia, come quella che Don Giovanni aveva seguito nel suo cammino (cfr. Lorenzo Da Ponte (1749-1838), Amadeus Mozart: 1756-1791). Quando ho letto nel libro di Karoline von Günderrode (1780-1806) “In die unbegrenzte Weite” (Nell'infinita vastità) una poesia intitolata “Don Juan” (20-24), ho pensato subito a “Don Giovanni”, ma non so se la poetessa avesse in mente questo personaggio quando ha scritto la poesia. In Kierkegaard, Don Giovanni corrisponde alla sfera estetica della classificazione (estetica, morale, religione) della vita. Anche nella poesia di Günderrode c'è un contrasto tra il momento estetico e quello religioso: “Egli dice ad alta voce: Sacerdote! Tacete / Per i morti tutte le preghiere. / Per me fate salire suppliche ardenti”. Il prete deve pregare per lui, non per i morti. Motivo: «Perché più grande è il tormento dell'amore, / dal quale posso guarire più facilmente, / che quello di quegli esseri infelici / destinati al tormento del fuoco». Il tormento dell'amore è considerato da Don Juan più terribile del tormento dell'inferno, al quale sono destinati gli eletti. All'inizio del poema, la bella fanciulla è più oggetto che soggetto dell'amore: la poetessa parla di «bottino del suo sguardo», «dolce pascolo dei suoi occhi» e, proprio come in Da Ponte/Mozart, le conseguenze di lasciarsi coinvolgere in un tale amore sono un'amara sofferenza per il cuore. Forse questo destino può essere evitato solo “nel coraggio della rinuncia”; come nel Don Giovanni, la modalità di questo amore è una felicità unica: “Da flehen Juans heisse Blicke: dass sie ihn einmal nur beglücke” (gli sguardi caldi di don Juan supplicano che lei gli doni gioia per una volta). A metà e verso la fine della poesia, la ragazza osservata diventa attiva: "Da sieht er, bei der Mondeshelle,/ Ein Mädchen auf ihn eilen. (Vede nel chiarore di luce una ragazza che gli si avvicina velocemente) Gli porge un foglio e scompare". Questo amore che rende felici una sola volta non può avere successo e le parole scritte sul foglio non lasciano alcuna speranza: «Fuggi! Quando avrai letto questo foglio, salva te stesso da me. Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, il presente muore dentro di me e vive solo quell'ora in cui essa mi parlavi con voce così dolce, di te, di te e sempre di te» . L'incontro non era sesso nel senso odierno, anche se è stato descritto in modo decisamente erotico: “Rubare qualche bacio alle belle labbra / risveglia il fuoco più profondo del suo seno. /.../ I minuti fugaci volano via / Lui non si accorge del pericolo e sente solo il calore delle sue guance; / Ma lei, lei non sogna più, / si strappa da lui con un tremito, / Lui la vede fluttuare attraverso le sale. / La vita di quel minuto è esalata”. È davvero possibile che la vita possa essere separata «in grande gioia e profondo dolore» per un minuto come quello? È davvero possibile che un «pugnale assassino» possa colpire un petto per questo? Non è forse molto più realistico un bisogno sessuale crudo, poiché corrisponde a un bisogno reale, piuttosto che questa tensione romantica? C'è sicuramente un abisso di irraggiungibilità nell'amore: ma per un minuto come questo? Eppure la «bella ora» rimane un sogno, come addormentarsi dolcemente tra le braccia dell'amata. Il dono dell'essere come amore gratuito è certamente capace di «finitudine», non teme la presenza nei minuti e nelle ore, ma non può essere ridotto a questa tensione erotica...



(Dopo) „Gli Apostoli, anche in questo testo, sono elencati per nome, e come sempre il primo è Pietro (cfr v. 13). Ma lui stesso, anzi, lui per primo è sostenuto da Maria nel suo ministero. Analogamente la Madre Chiesa sostiene il ministero dei successori di Pietro con il carisma mariano. La Santa Sede vive in maniera del tutto peculiare la compresenza dei due poli, quello mariano e quello petrino. Ed è quello mariano che assicura la fecondità e la santità di quello petrino, con la sua maternità, dono di Cristo e dello Spirito.“ (Leone XIV, Omelia del Santo Padre alla Santa Messa per il giubileo della Santa Sede) - Sono molto grato per questo equilibrio della dimensione petrina e di quella mariana, che ha una priorità sulla prima! Poi con gioia ho sentito citare il mio maestro su un tema decisivo per la Chiesa tutta: „La fecondità della Chiesa è la stessa fecondità di Maria; e si realizza nell’esistenza dei suoi membri nella misura in cui essi rivivono, “in piccolo”, ciò che ha vissuto la Madre, cioè amano secondo l’amore di Gesù. Tutta la fecondità della Chiesa e della Santa Sede dipende dalla Croce di Cristo. Altrimenti è apparenza, se non peggio. Ha scritto un grande teologo contemporaneo: «Se la Chiesa è l’albero cresciuto dal piccolo granello di senapa della croce, quest’albero è destinato a produrre a sua volta granelli di senapa, e quindi frutti che ripetono la forma della croce, perché proprio alla croce devono la loro esistenza» (H.U. von Balthasar, Cordula ovverosia il caso serio, Brescia 1969, 45-46).“ Questo non significa che le parole sul „benessere“ nella Chiesa di Padre Paolo, che ho citato qualche giorno fa, non siano altrettanto importanti, ma un „benessere“ senza fecondità della Croce è epicureismo. 


Questa mattina un uomo armato di 21 anni ha fatto irruzione nella sua ex scuola in Austria (Graz). Dieci persone sono morte nella sparatoria, il movente è ancora sconosciuto. RIP



(Sera) Nel libro di Christian Meier, che mia moglie conosce come le sue tasche, sulla nascita della democrazia nel V secolo, si comprende che la democrazia non nasce come „concetto“, ma come uno svolgersi della realtà: dalla eunomia, all’isonomia - ed anche tutto ciò come svolgersi di realtà non di concetti - si arriva alla coscienza che per vincere la guerra contro i persi è necessario anche lo strato minimo della società. Oggi ovviamente la guerra non può avere questa funzione, perché la tecnica e ancor meglio il paradigma tecnocratico non ha bisogno degli ultimi. E per quanto riguarda la democrazia, che non ha nulla a che fare con il paradigma tecnocratico, c’è bisogno che le élite politiche ascoltino il popolo, anche se quest’ultimo dice cose che le élite non vogliono ascoltare…come ci ha spiegato JD Vance. Per quanto riguarda gli scontri in California presumibilmente la narrazione del mainstream è del tutto falsa. Uno dei miei migliori amici vive in California. 


„Von einer guten Prosa ist zu verlangen, dass sie die Todesfurcht verbannt“ (Ernst Jünger Sgraffiti, 1960). // «Da una buona prosa ci si deve aspettare che bandisca la paura della morte» (Ernst Jünger, Sgraffiti, 1960).


(Wetterzeube, il 9.6.25; lunedì di Pentecoste) "Il cammino attraverso l'inferno. Per poter attraversare l'inferno, il Figlio deve dimenticare la sua esperienza umana. Infatti, non deve ricordare ciò che ha vissuto all'inferno. L'esperienza dell'inferno è un'esperienza unica, vissuta nell'eternità; non è un'esperienza che si integra in altre, come le esperienze vissute nel tempo. Tutto è unico: la rinuncia a ciò che si sapeva prima e la rinuncia a integrare l'esperienza vissuta nell'esperienza normale" (Adrienne von Speyr, Terra e Cielo III. Un diario, 1976, 2288 (1960)). // Credo che il disastro più grande sia quello di mitologicizzare esperienze umane nel senso di una loro presunta unicità, esperienze che per quanto gravi, rimangono paragonabili ad altre esperienze di dolore; per non ridurre un’esperienza grave in un „mito“, si dovrebbe avere un senso di questa esperienza unica metafisica di cui parla Adrienne. Quando ho letto questa mattina questo aforisma dal suo diario non ne ho compreso subito l’importanza, ma poi ho avuto come un’ispirazione ed ho cominciato a comprendere l’importanza di questa frase: „l'esperienza dell'inferno è un'esperienza unica, vissuta nell’eternità!“ Qualcosa come Gaza può accadere solamente perché l’amministrazione Netanyahu non ha alcun senso di questa unicità (ma si basa sul mito dell’unicità di Auschwitz), non integrabile in altre esperienze umane, ma capace di confessare un avvenimento che solo può dare pace al cuore dell’uomo. Tutto il male dell’uomo è stato già espiato in modo unico, sulla Croce e nella discesa all’inferno. Etty Hillesum che ad Auschwitz ci è morta, giovane, non ha mai fatto un mito del dolore degli ebrei.


„Invochiamo dallo Spirito Santo il dono della pace.  Anzitutto la pace nei cuori: solo un cuore pacifico può diffondere pace, in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo.“ (Papa Leone XIV, X, 8.6.25) 


„Ventus fortis Spiritus afflet super nos et in nos, pandat fines cordis, det nobis gratiam Dei conveniendi, spatia dilatet amoris et labores nostros fulciat ad mundum ubi pax vigeat aedificandum“ (Leo XIV, ibid.).


Il padre di Aaron Maté, Gabor, ha mandato un messaggio alla „Freedom Flotilla Coalition (FFC)“, che è un movimento internazionale popolare di solidarietà tra i popoli impegnato in campagne ed iniziative provenienti da tutto il mondo e che lavorano insieme per porre fine al blocco di Gaza. Ha paragonato il loro lavoro alla resistenza fatta in Polonia, al tempo del nazionalsocialismo, da un gruppo di ebrei, che non avevano alcuna possibilità di vittoria, ma che avrebbero salvato la dignità umana. Uso il condizionale solo perché lo ha detto lui, non per prendere le distanze. PS „A proposito di Gaza, mentre Israele ha dirottato il veliero Madleen, con a bordo anche l’attivista Greta Thunberg e l’europarlamentare Rima Hassan, e che era diretto a Gaza, continua il bracco di ferro sugli ostaggi. La madre di uno di loro mostrato ancora vivo, Einav “la leonessa”, fa opposizione al governo israeliano. La donna racconta al Corriere che non può più sopportare questo incubo, «l’angelo della morte Netanyahu continua a sacrificare i rapiti, usa l’esercito non per proteggere Israele, ma per continuare la guerra e difendere il suo governo. Netanyahu, se il mio Matan non torna vivo, il suo sangue sarà sulle tue mani»“ (Alessandro Banfi, versione odierna).


Dr. Markus Söder, primo ministro della Baviera, ha vinto il Premio Carlo Magno dei Sudeti tedeschi. Non so perché lo abbia vinto proprio lui, ma spero che questo sia uno stimolo alla pace. Questi sono stati in vincitori a partire dal 2018: 2018 Christoph Schönborn; 2019 Charlotte Knobloch; 2020 Klaus Johannis (wegen Corona-Pandemie Verleihung im Jahr 2022); 2021 Daniel Herman; 2022 Wolodymyr Zelensky; 2023 – Christian Schmidt und Libor Rouček; 2024 – Jean-Claude Juncker; 2025 Markus Söder. 


„Quando ero giovane ho avuto la fortuna di avere un’educazione controcorrente, alternativa al mainstream. Negli anni Settanta scrivevamo cartoline al Cremlino per la liberazione dei dissidenti sovietici e leggevamo i libri di Boris Pasternak, Andrej Siniavskij e Aleksandr Solženicyn.“ (Alessandro Banfi, versione di ieri) - già il fatto che scriva per Substack fa vedere che il giornalista italiano continua anche oggi questa sua „educazione controcorrente“; per questo lo seguo ed imparo molto da lui, anche se ovviamente abitando in un altro contesto di quello italiano, devo andare a volte per le mie vie „controcorrenti“, che non combaciano del tutto con le sue. 


Abba nostro…


(Sera) “Quanto sarebbe bello e pacifico il mondo se non ci fosse questo o quello” - ed è così che inizia il massacro" (Ernst Jünger, Sgraffiti, 368).



(Wetterzeube, l’8.6.25; Solennità di Pentecoste


Dieses Baums Blatt (1), der von Osten

Meinem Garten anvertraut,

Gibt geheimen Sinn zu kosten,

Wie's den Wissenden erbaut.

Ist es ein lebendig Wesen,

Das sich in sich selbst getrennt?

Sind es zwei, die sich erlesen,

Daß man sie als eines kennt?

Solche Frage zu erwidern,

Fand ich wohl den rechten Sinn;

Fühlst du nicht an meinen Liedern,

Daß ich eins und doppelt bin? 


(Questa foglia dell'albero, che dall'oriente

è stata affidata al mio giardino, dà un senso segreto da assaporare, che rallegra chi lo conosce. È forse un essere vivente, che si divide in se stesso? Sono forse due, che si scelgono, per essere conosciuti come uno solo? Per rispondere a tale domanda, ho trovato il senso giusto; non senti nelle mie canzoni che io sono uno e due?) // Tornando dalla stalla delle galline, che si trova nel lato nord del giardino, vicino al canale, me lo sono trovato davanti ancora una volta, vicino alla porta di casa, ed è cresciuto negli ultimi anni in vera eleganza, su una delle foglie si muoveva pian piano un piccolo ragno nero e su alcune altre delle piccole gocce d’acqua, come perle, se ne stavano li a riposarsi. Le foglie come le descrive Goethe sono davvero belle e verdi, senza una macchia, l’autunno è ancora lontano. 

  1. Gingo biloba (anche: Ginkgo biloba) è una poesia sulla foglia divisa in due (dal latino: biloba) dell'albero di ginkgo, scritta da Johann Wolfgang von Goethe nel settembre 1815 all'età di 66 anni e dedicata al suo ultimo amore Marianne von Willemer. Nel 1819 fu pubblicata nella sua raccolta Divano occidentale-orientale.“ (Wikipedia)


„Gv 14, [15] Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. [16] Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre…[23b] "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. [24] Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. [25] Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. [26] Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.“ // Mi fido delle parole di Giovanni  e mi bastano per non credere alla „metafisica dello spirito“ (Balthasar), separato dal Padre e dal Figlio, che si è imposta in Occidente a partire da Gioacchino da Fiore. Il mio spirito  non è ciò che cerco, questo potrebbe essere anche l’inferno. Nelle parole di Cristo sono sfidato, perché chi può dire di sé di „osservare i suoi comandamenti“? Ἐὰν ἀγαπᾶτέ με, τὰς ἐντολὰς τὰς ἐμὰς ⸀τηρήσετε. Signore se non amo te, chi potrei amare? Uno spirito metafisico? Mi fido della Tua preghiera: κἀγὼ ἐρωτήσω τὸν πατέρα καὶ ἄλλον παράκλητον δώσει ὑμῖν ἵνα ⸀ᾖ μεθ’ ὑμῶν εἰς τὸν ⸀αἰῶνα. Ovviamente quel Ἐὰν (se) mi interroga…Ἐάν τις ἀγαπᾷ με τὸν λόγον μου τηρήσει, καὶ ὁ πατήρ μου ἀγαπήσει αὐτόν, καὶ πρὸς αὐτὸν ἐλευσόμεθα καὶ μονὴν παρ’ αὐτῷ ⸀ποιησόμεθα. Mentre: ὁ μὴ ἀγαπῶν με τοὺς λόγους μου οὐ τηρεῖ· καὶ( Chi non mi ama non osserva le mie parole;) ὁ λόγος ὃν ἀκούετε οὐκ ἔστιν ἐμὸς ἀλλὰ τοῦ πέμψαντός με πατρός. Padre nostro rimetti a noi i nostri  debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Mi fido dello Spirito che ci hai mandato: ὁ δὲ παράκλητος, τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον ὃ πέμψει ὁ πατὴρ ἐν τῷ ὀνόματί μου, ἐκεῖνος ὑμᾶς διδάξει πάντα καὶ ὑπομνήσει ὑμᾶς πάντα ἃ εἶπον ⸀ὑμῖν (Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.)


In una postfazione al „Testamento“ di Padre Paolo Luigi Maffezzoli spiega alcune cose importanti sul volume e ne annuncia ancora due (uno sull’Islam e uno sulla vita monastica). Da questa postfazione ne traggo alcuni spunti per la riflessione. 1) In primo luogo sul senso della comunità di Deir Mar Musa: „una comunità che testimonia(…), con l'accoglienza e la preghiera che esiste un solo Padre per tutti i fratelli e le sorelle che credono in Gesù o percorrono le vie dell’Islam“ (185). L’atteggiamento di Padre Paolo come ho spiegato ieri in riferimento a sesso e famiglia è „liberale“, ma ovviamente questo aggettivo non è preciso, perché la fonte ultima di Padre Paolo non è il liberalismo, ma „un Vangelo di pace, di accoglienza e di fraternità“ (185). 2) Questo senso della comunità si concretizza in un atteggiamento universale e quotidiano: „un progetto che diventa un modello e testimonianza non solo nei paesi arabi, ma anche a casa nostra, dove l'accoglienza e la vita fraterna tra credenti di diverse religioni deve diventare regola quotidiana di normalità vissuta, nel rispetto della fede di ciascuno“ (187). Per questo nella mia „piccola apocalisse dell’anima tedesca, oggi“ in dialogo con Uwe Tellkamp, ho sottolineato, a differenza del poeta, come sia importante che il Mar Mediterraneo non diventi un cimitero. 3) „Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.“ (Articolo 18 della Dichiarazione dei diritti umani). Se ieri in dialogo con Daria Dugina e Alain de Benoist ho sottolineato che „«L'Occidente moderno maschera il perseguimento dei propri obiettivi sotto l'egida della “democratizzazione” e della “difesa dei diritti umani”, Id., 25, distruggendo entrambi“ direi che Padre Paolo proprio per la sua vita e per la sua missione sarebbe l’ultimo a non saperlo. La Regula „non bollata“ del 1998 della comunità monastica di Deir Mar Musa al-Habahi non è scritta nel nome del globalismo liberale, ma „nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, Dio uno e vero. Amen“ e il primo paragrafo sull’iniziativa di Dio, spiega bene la fonte di questo carisma particolare nella Chiesa universale: „questo monachesimo è un dono dello Spirito Santo di Dio, lui ascoltiamo e a lui obbediamo nella Chiesa e sotto la sua guida. La comunità monastica del monastero è costituita da discepoli e discepole di Gesù Nazareno, il Cristo di Dio e sua parola, suo perdono, il Figlio unigenito: per lui, con lui e per suo appello offriamo noi stessi come „Qurbân“ (sacrificio) a Dio padre. Ci consacriamo al suo amore e al suo amore del prossimo affinché Dio sia tutto in tutti. Lo Spirito Santo ci renda intercessori e sostituti (abdāl) con Abramo e Maria, mediante l’umiltà di suo figlio, in vista della redenzione dell’Islam e dei mussulmani e della loro partecipazione alla costruzione del Regno“ (191). Quindi quando Padre Paolo scrive: „la Chiesa non è una comunità contro le comunità e tra le altre comunità, ma essa è una comunità con ogni comunità e per ogni comunità“ non sta dicendo null’altro che la Chiesa è „cattolica“, cosa che dobbiamo sottolineare anche in dialogo con l’“Ortodossia“. 


È ormai cosa pubblica: Christian Hecht, finora parroco a Wurzen e Grimma, dal 1° settembre sarà il nuovo parroco di Gera. 


Scrive JD Vance nel suo account in X (8.6.25): „Una delle principali questioni tecniche nelle battaglie giudiziarie sull'immigrazione è se la crisi al confine provocata da Biden possa essere considerata un'“invasione”. Quindi ora abbiamo cittadini stranieri senza alcun diritto legale di trovarsi nel Paese che sventolano bandiere straniere e aggrediscono le forze dell'ordine. Se solo avessimo un termine appropriato per definire tutto questo…“ - io non penso che a priori questa preoccupazione del vice presidente statunitense contraddica quanto scritto qui sopra su „un progetto che diventa un modello e testimonianza non solo nei paesi arabi, ma anche a casa nostra, dove l'accoglienza e la vita fraterna tra credenti di diverse religioni deve diventare regola quotidiana di normalità vissuta, nel rispetto della fede di ciascuno“. Credo anzi che uno dei disastri politici più gravi del nostro tempo consista nel fatto che tra le persone che dal loro punto di vista sottolineano un aspetto importante di ciò che vogliono e vedono nella realtà, non ci sia un atteggiamento di accoglienza reciproca. 


Abba nostro…


(Pomeriggio, dopo il Regina Coeli) Mi commuove profondamente l’invito all’unità di papa Leone XIV, sia per quanto riguarda la Chiesa, che è divisa anche in fazioni ideologiche, ma anche per il mondo intero con le sue guerre. Per quanto mi riguarda chiedo scusa per il mio carattere debole e ipersensibile, e spero che altri, anche amici, lo facciano per sé e per il loro cuore. 


Auron MacIntyre ha un argomento molto forte per la „culture war“ (Pat Buchanan, 1992) ed è questo: si riesce con questa pressione culturale a fermare alcune follie. Parto da un esempio personale: due ragazzi della nostra scuola avevano negli anni scorsi (ora non sono più nella nostra scuola) un problema con la loro identità sessuale e questo era secondo me dovuto alla morte prematura della loro mamma; avevano secondo me bisogno di aiuto, ma io non ho detto nulla perché non volevo avere problemi con la cultura gender, che anche nella nostra scuola è dominante. Di fatto io ho lasciato da solo questi due ragazzi e ciò non ha nulla a che fare con l’amore gratuito di cui parlo. A livello politico sarebbe possibile porre alcuni freni alle follie gender, che intaccano il corpo e l’anima di tanti, ma ciò sarebbe possibile servendosi della AfD, che, però, in una istituzione cristiana per ora non è una possibilità; come la Chiesa cattolica in Germania anche il Consiglio direttivo del CJD appoggia la linea del no alla AfD. Io non so se la „culture war“ sia necessaria - ieri riflettendo su Padre Paolo e su Dasha Dugin, non ero per nulla in chiaro su questa cosa; per le meno ho cercato con la mia „piccola apocalisse“ di riflettere sull’anima tedesca. Comunque credo che lasciar che le cose accadano, magari con giustificazioni del tipo: „la bellezza disarmata“, non è una via. Speriamo che Papa Leone XIV ci guidi anche in questa domanda. 


(Wetterzeube, il 7.6.25; sabato della settima settimana del tempo pasquale; vigilia delle Pentecoste)


Gv 21, [21] Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: "Signore, e lui?". [22] Gesù gli rispose: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi". [23] Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: "Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?". [24] Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. [25] Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.“ // In questi versi viene posto un freno alla curiosità di Pietro; deve pascere le pecorelle del Signore (Βόσκε τὰ ⸀πρόβατά μου.) e deve seguire il Signore (σύ ⸂μοι ἀκολούθει⸃.), ma non deve essere curioso né possessivo, perché il Signore può volere qualcosa che Pietro non comprende: λέγει αὐτῷ ὁ Ἰησοῦς· Ἐὰν αὐτὸν θέλω μένειν ἕως ἔρχομαι, τί πρὸς σέ; Ecco: cerchiamo di non diffondere chiacchiere! …ὁ λόγος⸃ εἰς τοὺς ἀδελφοὺς ὅτι ὁ μαθητὴς ἐκεῖνος οὐκ ἀποθνῄσκει. ὁ λόγος⸃ quando non è in concordanza con il Signore, Logos universale e concreto, può significare, voce, chiacchiere. 


Le pagine di Padre Paolo Dall’Oglio su famiglia e società, natura umana, esercizio del potere e ascesi (178-184) sono molto libere e non nascondono che con questi temi ci troviamo in una „palude simbolica“, anche se padre Paolo pensa che sia possibile ad alcune persone essere sante in questo ambito, perché hanno saputo sublimare a livello culturale e spirituale la forza sessuale, che con ragione è vista dal padre gesuita come una fonte di vita e di rinnovamento della vita (e non solo espressione di animalità). Padre Paolo sa anche che il monachesimo implica una rottura con la natura, ma ciò vale anche per un soldato, etc. Parlando di omosessualità è molto libero ed anche nel parlare del ruolo secondario della donna nella gerarchia cattolica, etc. Probabilmente io sono meno libero e meno santo di lui; non credo che sia io che abbia tenuto a bada la mia libido, diciamo che è per lo più accaduto nel rapporto con le mie allieve, perché non ho mai avuto una vera tentazione; comunque non posso dire di me di essere del tutto puro, anche se non ho mai tradito mia moglie. Deo gratias et Mariae! Per quanto riguarda fantasia e onanismo è un’altra questione , ma se è vero che la presenza della libido è un fatto che non può essere superato con teorie, allora devo aver pazienza con me stesso ed ancor più con gli altri. Spero nella vecchiaia di essere più saggio, ma in vero spero semplicemente che Gesù mi prenda sempre per mano e che Maria mi nasconda sotto il suo mantello, cosi che sia capace di un atteggiamento di confessione sereno. Per quanto riguarda il ruolo secondario delle donne non so se sia così; donne non „secondarie“ non hanno voluto un ruolo „primario“, penso per esempio ad Adrienne (ma non solo a lei). Sulla questione della palude simbolica sono d’accordo e credo anche che viviamo in situazioni che non sono simmetriche (la pura simmetria in cose sessuali è una fantasia). Il criterio ultimo deve rimanere la gratuità dell’amore! E quest’ultimo grazie a Dio non è una teoria, ma una persona presente che ci è stata donata! 


„Ciò significa che lo sviluppo della civiltà, il processo di costruzione della civiltà, si basa sullo svezzamento dal sistema familiare naturale a tutti i livelli“ (Dall’Oglio, Il mio testamento, 181). In un certo senso è stato davvero coraggioso che Papa Francesco abbia scritto  un’introduzione ad un libro, nel quale si trovano frasi di questo tipo. In un certo altro senso si potrebbe dire che questa frase citata è simile a quella di don Julián Carrón, nella „Bellezza disarmata“ sulla perdita di ogni evidenza. Solo che il sacerdote spagnolo, se ho capito bene, pensa che la testimonianza (non la legge) possa permettere una riconquista delle evidenze, mentre questo non lo pensa Padre Paolo. Quando quest’ultimo parla di omosessuali e di „matrimonio omosessuale“ constata, non giudica. Dice piuttosto che in Francia, dove ci sono tanti cattolici, il compromesso è consistito nell’ evitare il nome „matrimonio“, ma di fatto la legislazione lo prevede. Quando Leone XIV parla di famiglia naturale basata su uomo e donna e i tradizionalisti esultano dopo il tempo gesuita delle constatazioni, cerca di salvare quelle evidenze perse e da cui secondo Padre Paolo la nostra civiltà si sta svezzando. Riflettiamo un po’ sulla scelta linguistica del gesuita. Dalla Treccani online: „svezzare“: v. tr. [der. di vezzo, col pref. s- (nel sign. 4); nel sign. 2, der. di avvezzare, con sostituzione del pref. s- (nel sign. 1) a a-1] (io svézzo, ecc.). – 1. non com. Far perdere un vezzo, un difetto o una cattiva abitudine: in caserma lo svezzeranno dalla pigrizia; nel rifl. svezzarsi: non riesce a svezzarsi dal mangiarsi le unghie; non ero veramente io che volevo svezzarmi dal fumo (Svevo). 2. Forma più com. nell’uso fam., ma meno tecnica, di divezzare: il bambino ha sei mesi, è ora di svezzarlo. Part. pass. svezzato, anche come agg., nel sign. di divezzato: un bambino, un cucciolo già svezzato.“ Ancora dalla Treccani online: „divezzare“v. tr. [der. di vezzo, col pref. di-1] (io divézzo, ecc.). – Disavvezzare, far perdere un’abitudine: d. dal gioco; anche di abitudini che creano assuefazione: d. dall’uso degli stupefacenti. In partic., d. un lattante, un bambino, slattarlo (v. divezzamento). Nel rifl., smettere qualche abitudine o vizio: divezzarsi dal fumo, dall’alcol, dalla droga. Cfr., con gli stessi usi e sign., la forma più pop. svezzare, rifl. svezzarsi. Part. pass. divezzato, anche come agg.: bambino divezzato.“ In Breve: svezzare significa liberarsi da un’abitudine o vizio. Credo che Leone XIV faccia bene a ricordare questa esperienza „naturale“ del rapporto uomo e donna, ma io con Papa Francesco mi sono sentito sicuro (come disse che si era sentito sicuro Papa Benedetto XVI   nel discorso sul suo 65esimo anniversario di sacerdozio) proprio perché lui non concedeva molto ai tradizionalisti, senza tradire la tradizione. Io sono grato del matrimonio con Konstanze e con i miei figli, sono l’esperienza più bella della mia vita. Ma rimane il fatto che anche nel mio matrimonio non vi è una simmetria di bisogni sessuali e suppongo che sto solo constatando una tendenza generale, se si pensa la numero elevatissimo dei divorzi. 


Chi vive „solo per la soddisfazione dell’istinto, e questa è una condizione animale“ ha „bisogno di aiuto“, scrive alla fine del „Testamento“(184 Padre Paolo. Se penso ai casi di pedofilia nella Chiesa, penso che abbia ragione padre Paolo a dire che ci sono state persone che avrebbero avuto bisogno di aiuto e certamente ce ne sono anche oggi. Nel nostro contesto. Perché la pedofilia in sé nell'antichità era una normalità…comunque in genere le persone non vivono solo per la soddisfazione dell’istinto, anche semplicemente perché devono lavorare. E se non lavorano non possono vivere. Quello che non mi convince molto di quello che scrive padre Paolo è sulla questione della „sublimazione culturale riuscita“ per superare il bisogno sessuale. E questo non mi convince perché a me sembra che la soddisfazione, cioè che la sublimazione culturale sia essa stessa, in molti casi, perlomeno connessa con fenomeni di soddisfazione degli istinti…dell’istinto del potere, dell'istinto della dominanza che può avere anche la faccia appunto della dimensione culturale. L’astrazione culturale può essere anche astrazione dallo sguardo di simpatia totale di cui parlava Pavese. Per questo prima sottolineavo il fatto che mi baso di più sull'aiuto che offre il Signore in modo che io sia capace di agire nella dimensione della gratuità dell’amore, piuttosto che sulle mie capacità. Grande aiuto è stato già il fatto di essere spostato con un’anima nobile. 


Per quanto riguarda la visita del cancelliere tedesco Merz a Washington la FAZ nell’editoriale commenta nel senso che il cancelliere sarebbe riuscito a conquistare la simpatia del presidente statunitense. Ci sono anche due contenuti: concordanza sulla questione del freno ai migranti e riarmo tedesco ed europeo. Berthold Köhler con una metafora del mondo del ballo (tango e Kozachok) lascia aperto con chi Trump preferisca ballare. Comunque almeno su una cosa devo dare ragione a Merz: „Smettiamo di parlare di Donald Trump con tono moralista e con aria di superiorità. Bisogna parlare con lui, non parlare di lui.“


Abba nostro…


(Mattinata) A me sembra importante riunificare o per lo meno tenere conto dei due atteggiamenti, quello liberale gesuita di Padre Paolo Dall’Oglio, che constata di più  che giudicare (vedi la meditazione di questa mattina) e quello di Daria Dugina - la figlia di Alexander Dugin, uccisa in un attentato -, di  cui parla un amico di suo padre su Substack in un articolo dell’altro giorno, e che richiamandosi alla nuova destra francese, in modo particolare ad Alain de Benoist, riteneva che il globalismo e i suoi valori (per esempio il matrimonio omosessuale) debbano essere combattuti. Daria pensava, come de Benoist, che i diritti universali dell’uomo e la democrazia sono i diritti dell’uomo occidentale e la comprensione occidentale della democrazia; con tutto ciò una grande parte del mondo non si identifica per nulla. Anche il mio articolo uscito oggi in Substack, „Piccola apocalisse dell’anima tedesca“ in dialogo con Uwe Tellkamp, è un tentativo di dialogo con chi pensa che dietro la democrazia si tratti solo, come ha sottolineato Nicola in una E-Mail che mi ha mandato: "di cariche e il resto è roba da poco“!!! Nicola ritiene questo mio articolo una „perfetta descrizione della politica.“ 


Daria Platonova Dugina era la stella nascente del pensiero intellettuale russo, una filosofa influente e scrittrice di talento, dotata di grande sensibilità artistica, che amava la vita e onorava Dio. Era figlia di Alexander Dugin e Natalya Melentyeva. Il 20 agosto 2022 è stata assassinata da terroristi nazisti ucraini sostenuti dall’Occidente.“ (Questo si legge nell’articolo, nel quale una persona vicina a suo padre commenta una terza raccolta di saggi di Daria su una „teoria sull’Europa“ (gli altri due riguardavano l’ottimismo escatologico e la  vita radicale). „Il tono del libro è stabilito nella prefazione del professor Dugin, che a pagina 10 scrive di sua figlia: «Dasha credeva nella Nuova Destra ed era ispirata dalle sue idee sulla necessità di una grande restaurazione dei valori europei primordiali: classici, antichi e medievali». L’autore si augura che che la visione di Dugina sul ripristino dei valori europei sia di ispirazione anche per i lettori dell’opera della ragazza defunta. „Lei va dritta al cuore della questione a pagina 16: «... la Nouvelle Droite francese rappresenta una rivoluzione tradizionalista, culturale e conservatrice. La Nuova Destra potrebbe essere definita la nuova enciclopedica o la nuova “Illuminismo” europeo – Illuminismo 2.0 – ma al contrario». L'Illuminismo originale, una delle truffe più persuasive della storia, ha infranto le tradizioni dell'Europa e della civiltà occidentale con un disegno insidioso. Ha rappresentato la fine delle monarchie tradizionali, la fine del cristianesimo occidentale significativo, un ricalcolo dell'eredità giuridica e filosofica greco-romana e l'alterazione dell'organizzazione degli Stati-nazione e dei sistemi politici europei. Andare nella direzione opposta significa porre fine alla farsa e alle menzogne degli ultimi cinquecento anni e ristabilire il vecchio ordine della cristianità.“ Ecco io non so se sia possibile o desiderabile „ristabilire il vecchio ordine della cristianità“, ma per lo meno vorrei capire meglio cosa implichi questo progetto culturale. „Ristabilire l'ordine perduto potrebbe richiedere una coalizione di quelli che potrebbero essere definiti strani compagni di letto. Per influenzare sia la politica che la cultura, la destra deve prendere in considerazione almeno alleanze tattiche con alcuni gruppi di sinistra, tra cui i lavoratori, gli ecologisti e altri gruppi che non sono spesso considerati alleati conservatori. “Per [Carl] Schmitt, la politica è sempre un confronto tra diverse unità politiche (gruppi e collettività di varie dimensioni) e presuppone una molteplicità permanente, che Schmitt chiama ‘pluriversum’”. A Theory of Europe, pagina 24. Tale molteplicità contrasta l'egemonia universale artificiale imposta dal globalismo liberale. «L'Occidente moderno maschera il perseguimento dei propri obiettivi sotto l'egida della “democratizzazione” e della “difesa dei diritti umani”, Id., 25, distruggendo entrambi. Perseguendo o promuovendo l'individualità come soggetto primario, «il liberalismo nega l'identità collettiva e proclama diritti umani astratti, il che porta a concentrarsi solo sull'individuo isolato». Id., 43-44. Così liberato dalle sue tradizioni e dalla sua cultura, l'individuo si ritrova in uno stato vacuo di autodistruzione. Un altro legame che la Nuova Destra, in particolare Alain de Benoist, incoraggia e cerca di stabilire è quello tra l'Europa e il Terzo Mondo. Sebbene una tale proposta possa inizialmente sembrare strana, ha senso in quanto entrambe le popolazioni, sebbene in modi diversi, sono vittime della modernità globale. De Benoist, «Siamo uniti nella nostra comune rivolta contro l'egemonia dell'Occidente». Id., 48. Gli europei, sia in Europa che in luoghi come l'America e il Canada, dovrebbero considerare attentamente questa opzione, sia per rispetto dell'aspetto della ribellione congiunta contro lo status quo, sia per convenienza geografica: mentre gli europei possono trovare un terreno comune con quelli del Terzo Mondo, troveranno anche quelli del Terzo Mondo che già vivono tra loro. Per chi vive in America, forse in particolare nel Dixie, potrebbe essere interessante il modo in cui Dugina tratta argomenti come la marcia con le torce del 2017 a Charlottesville, in Virginia, a pagina 117. Dugina esamina anche il nesso cooperativo tra vari elementi religiosi. L'Europa (e l'America) sono sorte sotto l'egida del cristianesimo. Molti considerano ancora l'Europa e l'America cristiane, a maggioranza cristiana o simpatizzanti del cristianesimo. In una certa misura questo è corretto. Tuttavia, vaste fasce della popolazione europea si sono dedicate con fervore all'ateismo, al culto, all'eresia e al nichilismo. I residui cristiani, di qualsiasi dimensione, potrebbero dover fare i conti con altri alleati inaspettati. A tal fine, Dugina nota la predominanza del paganesimo nei ranghi della Nuova Destra. «Ci sono piuttosto molti neo-pagani tra la Nuova Destra, praticamente il 90% del movimento». Id., 66. Suggerisce anche la precedente divergenza tra Est e Ovest nel trattare le tradizioni popolari (pagane) preesistenti: incorporazione contro eliminazione. «Il cristianesimo ortodosso ha assorbito una massa piuttosto consistente di antiche credenze slave orientali. Abbiamo legami più stretti con la tradizione indoeuropea rispetto ai cattolici. Inoltre, l'ortodossia è più vicina alla cultura ellenica così come è stata preservata a Bisanzio fino alle sue ultime epoche». Id., 67. In qualche modo in relazione all'idea di incorporazione olistica di molteplici aspetti culturali, osserva gli stretti legami tra la Nuova Destra, de Benoist e altri, e la Quarta Teoria Politica di suo padre…Riguardo alle sanguisughe rentier internazionali, nell'intervista di Dugina a de Benoist, dopo aver discusso di come il sistema riduca l'uomo a un semplice consumatore, egli osserva a proposito del capitalismo (finanziario):«Il capitalismo è un sistema di governo mondiale, un sistema guidato dall'illimitatezza, dall'infinito e dal bisogno di sempre più: più profitti, più mercati, più beni. Lo slogan di questa tendenza è: abbiamo bisogno di sempre di più. Ciò significa che per trasformare il pianeta in un gigantesco mercato è necessario eliminare tutte le barriere politiche, sociali e culturali, il che significa eliminare tutte le differenze». Id., 182. Riassumendo gli effetti finali dell'Illuminismo, della filosofia ossessionata dalla «fine della storia», Daria osserva: «Per riassumere, oggi l'Occidente è morto. La cultura europea è morta. La cultura francese è morta con essa». Id., 254. Conclude il libro discutendo di come l'operazione militare speciale della Russia in Ucraina abbia messo i bastoni tra le ruote ai globalisti luciferini. Purtroppo, la sua vita le è stata strappata poco dopo l'inizio dell'Operazione Militare Speciale. Tuttavia, le sue prime osservazioni si sono rivelate profetiche. La ritorsione militare della Russia, insieme alla più ampia guerra economica e geopolitica condotta dalla maggioranza sovrana del mondo contro i globalisti, ha mostrato, a chi è in grado di vederle, diverse soluzioni a molti dei dilemmi esaminati in A Theory of Europe. Gran parte del mondo ha già imparato grandi lezioni dalla recente ribellione. Resta da vedere, nella sua totalità, se l'Europa e la sua Nuova Destra, insieme ai movimenti associati in altre parti dell'Occidente combinato in declino, seguiranno l'esempio. La Russia, la Cina e altri paesi hanno almeno concesso ai dissidenti antiliberali un po' di respiro e guadagnato tempo, se non altro. Forse il gentile lettore del bel trattato di Dugina potrà fare la differenza in tal senso. Se non altro, metterà in moto gli ingranaggi e le ruote del cervello. E come ogni grande libro, vale la pena leggerlo. Vi invito a farlo presto.“ (Dall’account di Alexander Dugin).


(Pomeriggio) Sono oltre la metà di „Kein Ort, Nirgends“: «Non oso più nemmeno pronunciare una parola come verità. Se le cose stanno come dicono loro, perché lo Stato spreca milioni in tutte queste istituzioni per la diffusione della cultura? È per amore della verità? Uno Stato non può avere altro vantaggio che quello che può calcolare in percentuale. Vuole conoscere la verità solo nella misura in cui può servirgli. Vuole applicarla. E a cosa? Alle arti e ai mestieri. Ma le arti non possono essere imposte come manovre militari. Gli artisti e gli scienziati che non si aiutano da soli, nessun re può aiutarli. Basta non ostacolarli nel loro cammino, questo è tutto ciò che chiedono ai re." (Christa Wolf, Kein Ort. Nirgends, 70); questa filosofia dell’indipendenza dallo Stato, ma in fondo anche da tutto ciò che contraddice „una regola interiore nel mio cuore“ (. 68) è il centro di un lungo intervento di Kleist. Günderrode è in dialogo con Bettina, ma può gettare a distanza una frase, che è pensata per Kleist: „Le poesie sono un balsamo per ciò che è insaziabile nella vita.“ Lei stessa in diretto dialogo con Bettina pensa all’importanza del non essere conosciuti, di non aver alcun significato nella società, per essere liberi di pensare e scrivere. I miei sforzi di essere conosciuto non hanno portato a nulla…quindi, se Bettina ha ragione, questa dovrebbe essere l’ultima cosa di cui preoccuparmi.


Sera) Mi ha scritto Giuseppe sul mio scritto sulla „piccola apocalisse“: Letto dalla mail. „Come sempre, ricchissimo di spunti! Del Tellkamp mi avevi già accennato e bisognerà che lo legga. Da quel che scrivi, mi sembra anche acutamente ironico“.


“Se non partecipiamo ad un errore comune, siamo considerati fuori di testa” (Ernst Jünger, Sgraffiti, 364.) // Ecco bastano queste due righe per comprendere gli ultimi tre anni.


(Wetterzeube, il 6.6.25; venerdì della settima settimana del tempo pasquale; San Norbert di Xanten; vescovo di Magdeburg,1134) 


Wetterzeube si trova nella diocesi di Magdeburg, anche se noi come parrocchia siamo sotto la diocesi di Dresda-Meißen. È un paesino confinante con la diocesi di  Dresda. „La diocesi di Dresda-Meißen (in latino Dioecesis Dresdensis-Misnensis, in alto sorabo Biskopstwo Drježdźany-Mišno), fino al 1979 diocesi di Meißen, è una diocesi della Chiesa cattolica romana con sede a Dresda. La diocesi è stata ricostituita nel 1921.“ (Wikipedia). „La diocesi di Magdeburgo (in latino Dioecesis Magdeburgensis) è una diocesi cattolica romana istituita nel 1994. Oltre a Havelberg, la diocesi comprende l'intero territorio della Sassonia-Anhalt e parti del Brandeburgo e della Sassonia“.(Wikipedia). 


„Gv 21, [1] Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così:[15] Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?“ (Σίμων ⸀Ἰωάννου, ἀγαπᾷς με πλέον τούτων;). Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene“ (Ναί, κύριε, σὺ οἶδας ὅτι φιλῶ σε.). Gli disse: "Pasci i miei agnelli". [16] Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?“ (Σίμων ⸀Ἰωάννου, ἀγαπᾷς με;). Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene“ (Ναί, κύριε, σὺ οἶδας ὅτι φιλῶ σε.). Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". [17] Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?“ (Σίμων ⸀Ἰωάννου, φιλεῖς με; ). Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene“ (καὶ ⸀εἶπεν αὐτῷ· Κύριε, ⸂πάντα σὺ⸃ οἶδας, σὺ γινώσκεις ὅτι φιλῶ σε.). Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle. [18] In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi“ (ἀμὴν ἀμὴν λέγω σοι, ὅτε ἦς νεώτερος, ἐζώννυες σεαυτὸν καὶ περιεπάτεις ὅπου ἤθελες· ὅταν δὲ γηράσῃς, ἐκτενεῖς τὰς χεῖράς σου, καὶ ἄλλος ⸂σε ζώσει⸃ καὶ οἴσει ὅπου οὐ θέλεις. ). [19] Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: „Seguimi" (Ἀκολούθει μοι.). Il verso 18 è importante; dopo due notti con Ibuprofen 600 i miei muscoli si sono rilassati, ma è chiaro che vale per ogni vecchiaia, non solo per quella di un martire:  ὅτε ἦς νεώτερος potevo andare dove volevo, passavo ore ed ore in macchina per venire a trovare Konstanze in Germania, ὅταν δὲ γηράσῃς: ora (sono già vecchio) mi fanno male i muscoli anche solo dopo due ore di macchina. Gesù dice anche a me: Ἀκολούθει μοι. // Papa Leone XIV è un’anima nobile e per questo ha detto che i papi passano e la curia rimane, cosa che è anche realista, ma rimane il fatto che Gesù chiede a Pietro e non alla curia: Σίμων ⸀Ἰωάννου, φιλεῖς με; 


Un professore di  teologia di Bonn (ma credo viva a Passau), che conosce bene Ulrich, ha reagito  al mio articolo di ieri in Substack: Caro dottor Graziotto (o forse Roberto, se ci conosceremo di persona a Passau in settembre), la ringrazio di cuore per il suo articolo, che avevo già letto in una versione più lunga su Internet. Già da giovane ha avuto il coraggio di porre domande e Dio le ha messo accanto le persone giuste per aiutarla a trovare le risposte. Il lampeggiare di alternative come Ernst Bloch e il suo mito moderno sono probabilmente importanti per prendere una decisione autentica. Nel mio caso, all'età di circa 20 anni, è stata la religione artistica di Thomas Mann che ho dovuto superare per trovare Cristo. In Ernst Jünger scopro sempre nuovi aspetti, solo quest'anno ho letto una corposa biografia su di lui scritta da Heimo Schwilk. Un sacerdote di Aquisgrana mio amico ha spesso fatto visita a lui e alla moglie e mi ha raccontato per primo della sua conversione al cattolicesimo all'età di 101 anni. Anche lui ha avuto bisogno di un lungo percorso per aprirsi completamente alla verità. Grazie ancora per lo spunto e buona Pentecoste da Passau. Manuel Schlögl


Mi scrive una signora che si abilita su Przywara: Molto interessante! {in vero ha scritto: sehr cool} Mi sto occupando molto di Ulrich nell'ambito di un seminario su Stefan Oster che sto tenendo. È davvero impressionante, ha praticamente creato un sistema... Peccato che sia così poco considerato...G


Sulla questione del sesso e della famiglia il mondo islamico ci pone una domanda importante, che padre Paolo riassume così: „perché inganniamo noi stessi e pretendiamo che gli uomini e le donne possono rimanere fedeli nell’amore tutta la vita?“ È assolutamente chiaro che noi cristiani parliamo di questi temi secondo „un ideale teorizzato, ma non vissuto“ (Il mio testamento, 175, per entrambe le citazioni). E ciò vale sia per il matrimonio che per la vita dei consigli evangelici o per la vita di celibato. Padre Paolo sa che „il matrimonio è una necessità naturale“, ma sa anche che il „desiderio di piacere sessuale“ è polimorfe (cf 177). E che certamente non si può vivere la castità con metodi che prevedono semplicemente di escludere i „rapporti sessuali“. Con assoluto realismo padre Paolo scrive: „la soluzione non è qui, e ognuno di noi sa che la castità lo riguarda, anche se fosse in ritiro da solo e a 1000 m di distanza da qualsiasi altro essere umano. La castità è una questione interiore e profonda che riguarda la persona nel suo rapporto con il suo corpo.“ (177-178). Tanto più ciò è vero se uno non ha fatto voto di castità. L’antica maledizione non può essere scavalcata con ideali teorizzati. Nei rapporti tra uomo e donna è in gioco l’istinto e il dominio (cf Gen 3,16). Vale certamente anche per gli omosessuali. E noi tutti abbiamo mangiato „il frutto dell’albero del bene e del male per ottenere tutta la conoscenza“ e così abbiamo perso, tutti (ci sono delle rare eccezioni, che sono dono), la relazione di amore gratuito con Dio e con il prossimo (maschio e femmina). Quindi? Dobbiamo imparare ad essere umili e realisti e ciò significa anche accettare che non è possibile, se non per grazia voluta, liberarsi dalle „perversioni polimorfe“. Sono grato di Konstanze e dei miei figli e sono grato, certo anche per le preghiere di Ulrich, che il nostro rapporto è rimasto vivo, ma su questo tema io non ho nulla da insegnare a nessuno, se non che ogni idealismo è fallimentare e che dobbiamo adattarci alla realtà (cf. Il mio testamento, 174). 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Anche il cardinal Ouellet ha reagito sul articolo che ho scritto sul mio percorso filosofico: Caro Roberto, Sincero ringraziamento per l'invio del tuo percorso filosofico, un racconto molto interessante e pertinente per le ricerche contemporanee. Tu mi dai un idea per un contributo che devo preparare in spagnolo per un congresso di metafisica organizzato dalla Famiglia religiosa IDENTES sul loro fondatore Fernando Rielo, un tipo geniale (metafisico, mistico, poeta, santo) ancora sotto l'occhio del dicastero della FEDE. Non hanno tempo di studiarlo per liberarlo di vecchi dubbi infondati non ancora risolti. Grazie di continuare la tua ricerca non del tutto solitaria benché tante volte ci sentiamo soli nel percorrere cammini ontologici-spirituali come i tuoi autori di predilezione. In comunione di preghiera e cordiali saluti alla tua famiglia. Marc C Ouellet 


Mi scrive un amico, Giuseppe Reguzzoni, al quale ho chiesto se conosce Fernando Rielo: „Non lo conosco. Ho letto la sintesi del tuo percorso filosofo, di cui avevi già lasciato i segni in altre tue testimonianze, e l'ho trovata molto bella ed esistenzialmente ricca. Come forse sai, anch'io ho scritto, una volta da studente di teologia, a Balthasar. Conservo con cura la riproduzione di Veit {Veit Stoß (anche: Stoss, Stosz, Stuosz, in polacco Wit Stwosz; nato intorno al 1447 a Horb am Neckar, Austria Anteriore; morto nel 1533 a Norimberga) è stato uno scultore e intagliatore tedesco del tardo gotico. Ha lavorato principalmente a Cracovia e Norimberga} che mi ha poi mandato come risposta. Con la raccomandazione a studiare Ireneo e Bonaventura. Ti dirò meglio“.


(Sera) “Chi nomina per primo una cosa nel modo giusto, ha il vantaggio di averla vista prima. Ma superiore ad entrambi è chi nomina una cosa nel modo giusto prima di averla vista.” (Ernst Jünger, Sgraffiti, 364) // L’esempio che fa per spiegare la prima parte della frase è la differenza tra Cristoforo Colombo, che ha visto per primo l’America e Amerigo Vespucci, che sapeva di essere colui che ha scoperto un nuovo continente, in un certo senso che lo ha concepito spiega Jünger. Per la seconda parte della frase Jünger non fa un esempio, ma io ho dovuto pensare al „cielo“ (Heaven non Sky). // „Lo Stato e la Chiesa vivono ancora in gran parte secondo l'ordinamento romano. Certo, alcuni pontefici e senatori hanno ben poco in comune con i loro predecessori.“ (Ernst Jünger, ibid). 


(Dopo) Continuo a leggere con attenzione „Kein Ort. Nirgends“(nessun luogo, da nessuna parte) di Christa Wolf; questa attenzione altalenante tra la Günderrode e Kleist è composta così che si può seguire il procedere della narrazione senza difficoltà. A livello di contenuti, ma forse in questo sono troppo maschio, mi sembra di seguire una telenovela di oggi: chi ama chi? Chi è amico con chi e con quale sostanza? Due volte si tocca un tema „politico“, una volta uno „letterario“, in riferimento alla Günderrode, che porta con se sempre un pugnale con il quale si ucciderà, in riferimento alla Rivoluzione francese dalla quale avrebbe imparato il liberarsi dagli altri, nel caso specifico di due amici perché „vuole vivere la vita propria separata e felice“ (50) - cosa che per il cristiano non è possibile, secondo Leone XIV. Per quanto riguarda Kleist in riferimento a Goethe, qualcosa che Kleist non può: „che non si deve prendere la filosofia alla lettera e non si deve misurare la vita all’ideale“. Poi un giudizio critico su Napoleone, nel quale Kleist (non solo lui tra i grandi) aveva posto la sua speranza.PS La grande differenza tra la Günderrode della Wolf e le telenovele è che i personaggi di quest’ultime non „studiano Schelling con grande impegno“ (61). 

 

(Wetterzeube, il 5.6.25; giovedì della settima settimana del tempo pasquale; San Bonifacio, missionario della fede in Germania) 


Gv 15, [14] Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. (ὑμεῖς φίλοι μού ἐστε ἐὰν ποιῆτε ⸀ἃ ἐγὼ ἐντέλλομαι ὑμῖν.) [15] Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. [16a] Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; [18] Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. [19] Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. [20] Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.“ // Il Signore è nostro amico, quindi non c’è spazio per autoritarismo nel rapporto con lui, ma è pur sempre il Signore e così noi dobbiamo fare ciò che egli comanda; il verso è chiaro: ὑμεῖς φίλοι μού  (amici miei) ἐστε ἐὰν ποιῆτε ⸀ἃ ἐγὼ ἐντέλλομαι ὑμῖν (ciò che io comando). Nel giorno di san Bonifacio la Chiesa ci propone di riflettere su ciò e sul motivo perché noi siamo suoi amici e perché non ci chiama più servi: οὐκέτι ⸂λέγω ὑμᾶς⸃ δούλους, ὅτι ὁ δοῦλος οὐκ οἶδεν τί ποιεῖ αὐτοῦ ὁ κύριος· ὑμᾶς δὲ εἴρηκα φίλους, ὅτι πάντα ἃ ἤκουσα παρὰ τοῦ πατρός μου ἐγνώρισα ὑμῖν.(15). Allo stesso tempo non rinuncia completamente alla metafora del servo: Οὐκ ἔστιν δοῦλος μείζων τοῦ κυρίου αὐτοῦ· (20). Egli è il κυρίος ed infatti è lui che ci sceglie, non viceversa: οὐχ ὑμεῖς με ἐξελέξασθε, ἀλλ’ ἐγὼ ἐξελεξάμην ὑμᾶς, (16). Comunque ciò che lui comanda è che amiamo Dio e che ci amiamo l’un l’altro; mentre il nostro cuore è pieno di odio e risentimento e così non è aperto al cielo, come dovrebbe esserlo nella preghiera (cf. Adrienne, la preghiera di Leone XIII ne libro su „Tutti i santi“). O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto. 


Dichiarazione di MATTEO BRUNI, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede:

"Confermo che nel pomeriggio di oggi c’è stata una conversazione telefonica tra Papa Leone XIV e il Presidente Putin.

Nel corso della telefonata, oltre alle questioni di mutuo interesse è stata prestata particolare attenzione alla situazione in Ucraina e alla pace. Il Papa ha fatto un appello affinché la Russia faccia un gesto che favorisca la pace, ha sottolineato l’importanza del dialogo per la realizzazione di contatti positivi tra le parti e cercare soluzioni al conflitto.

Si è parlato della situazione umanitaria, della necessità di favorire gli aiuti dove necessario, degli sforzi continui per lo scambio dei prigionieri e del valore del lavoro che in questo senso svolge il Cardinale Zuppi.

Papa Leone ha fatto riferimento al Patriarca Kirill, ringraziando per gli auguri ricevuti all’inizio del suo pontificato e ha sottolineato come i comuni valori cristiani possano essere una luce che aiuti a cercare la pace, difendere la vita e cercare un’autentica libertà religiosa“ (Vatican news).


In occasione del possibile ritrovamento del corpo del padre Paolo in Siria o ripreso il mio dialogo intimo con lui. La sfida che ci pone il padre Dall’Oglio sulla gratuità è di vitale importanza per la Chiesa ed anche per la nostra vita (cf. „Il mio testamento“, 172-174). Chi pensa sul serio in forza della filosofia dell’essere come amore gratuito non può che partire da qui: „ ciò che chiamiamo in generale, „amore“ è lontanissimo dalla gratuità. L'amore nelle nostre anime profonde infantili è interesse. E chi pensa di amare veramente in maniera gratuita, consideri se questa gratuità è davvero presente“ (173). Secondo me si tratta di trovare un equilibrio tra il „benessere“ di cui parla padre Paolo (sta bene nostra moglie con noi? Stanno bene i nostri parrocchiani con noi? Stanno bene i soldati con noi? Stanno bene i nostri allievi con noi? Stanno bene i nostri figli con noi?) e il fare davvero le cose „per niente“. Padre Paolo ci avverte del pericolo del „bambino cresciuto“ in noi e sul fatto che noi progrediamo nella conoscenza, ma poi regrediamo anche ad uno stato infantile di chi è irritato se si toccano i nostri interessi. E per quanto riguarda l’educazione cristiana: nascondiamo a volte la nostra malizia e il nostro egoismo con delle belle parole: „perché, insieme ad una vera educazione, (il cristiano) impara a nascondere i suoi interessi dietro le parole della gratuità e dell’amore“ (174). E per quanto riguarda Gesù crocifisso: „Non ho trovato una persona che venisse in chiesa soltanto per unirsi a Gesù crocifisso! È molto raro trovare una persona che voglia restare nella vita monastica solo per unirsi a Gesù crocifisso. In quel caso dobbiamo temere per il suo benessere psicologico: che sia masochista?“(174). La piccola Teresa è innamorata di Gesù, insomma si fida di lui e sta bene con lui e per questo è disposta ad offrirsi completamente a lui fino ad abbracciarne la Croce ed Adrienne, ci ha tenuto tanto a sottolinearlo Balthasar, era una persona serena, per questo si è lasciata condurre fino alla discesa all’inferno…Dobbiamo imparare ad essere onesti e non nasconderci dietro un linguaggio teologico che non ci permette di chiamare le nostre irritazioni per nome: egoismo, regresso della nostra capacità conoscitiva, etc. Stare bene con l’altro è possibile solamente se possiamo essere ciò che siamo, non in modo regressivo, ma in modo dinamico. Quale è la meta? Amare davvero per niente, non perché uno pensa i nostri pensieri, etc.


„Che il tuo volto amorevole non mi sia nascosto,  proprio oggi!“ (Teresa di Lisieux). E nella preghiera a Maria che avevamo cominciato a pregare: „2. Sono ancora molto giovane, e già la sofferenza, l'amara prova hanno colpito il mio cuore. Vergine Maria, mia unica speranza, al tuo agnello prepari la felicità: mi doni il Carmelo come famiglia. Sono anche sorella dei tuoi figli. Amata Madre, divento tua figlia, sposa di Gesù, mio Salvatore. Refrain


Il tempo delle lacrime è finalmente finito. Ho indossato l'abito della comunità. Un nuovo orizzonte si apre davanti a me. Madre celeste, in questo giorno pieno di gioia, nascondi bene il povero agnello sotto il tuo mantello! // Non vi è in Teresa alcuna forma di masochismo! 


God does not establish rankings! Leo XIV


Abba nostro…


Dalla versione odierna di Banfi, informazioni importanti e realistiche sulla profezia della pace: „Non ci sarà pace, non ci sarà tregua, almeno per ora. Non c’è da farsi illusioni. Le due telefonate di Vladimir Putin di ieri, la prima a Washington, l’altra in Vaticano, sono un segnale insieme di dialogo ma anche di annuncio di vendetta. Dopo il blitz dell’intelligence ucraina, il presidente russo dice al mondo che risponderà agli attacchi alle basi militari del suo Paese e al sabotaggio del ponte della Crimea. Attacchi che proprio ieri altre fonti del Cremlino avevano attribuito all’aiuto europeo e comunque occidentale. E tuttavia le mosse personali dello Zar non possono essere lette solo in chiave ostile. Come scrive Giacomo Gambassi nell’editoriale di Avvenire, c’è la questione dei bambini ucraini finiti in Russia, «Mosca “sta prendendo tutte le misure possibili per ricongiungerli con i genitori”, spiega il Cremlino. A dimostrazione di quanto papa Leone erediti dal suo predecessore che aveva fatto della “mediazione” umanitaria una delle poche opportunità di contatto diretto fra i vertici dei due Stati. Nessun veto a Mosca dimostra la conversazione di ieri. Perché, ha chiarito Leone XIV, bisogna rifuggire da “visioni manichee tipiche delle narrazioni violente che dividono il mondo in buoni e cattivi”. Ma al tempo stesso il Pontefice ha già testimoniato la sua particolare vicinanza al popolo ucraino: sia citandolo più volte, sia scegliendo di incontrare come primo Capo di Stato Volodymyr Zelensky. La conversazione arriva appena dopo quella fra Putin e il presidente statunitense Donald Trump. Leone XIV sa quale ruolo di primo piano giochino gli Usa. Non per nulla, aveva ricevuto in udienza il vicepresidente J.D. Vance il giorno successivo alla Messa di inizio pontificato dove all’ordine del giorno c’era anche la “soluzione negoziale” della guerra».Il Manifesto chiosa: «Al di là dei contenuti della telefonata, è rilevante la riapertura di un filo diretto fra Santa Sede e Russia, dopo papa Bergoglio». L’estremo tentativo del pontefice di scongiurare una rappresaglia russa dopo gli attacchi subiti nei giorni scorsi da Mosca andrà a buon fine? C’è da essere realisti ma certo il Vaticano, anche nell’era Prevost, si propone in un ruolo di facilitatore della pace, più disinteressato di Erdogan o dei sauditi…Non ci sarà pace, non ci sarà tregua neanche a Gaza. Dove la tragedia della sparatoria dell’esercito israeliano sulla distribuzione degli aiuti alimentari aumenta l’angoscia. L’indignazione internazionale e le denunce Onu hanno per ora sortito un effetto paradossale: si è fermata la distribuzione del cibo e dell’acqua nella Striscia“.


(Dopo) Cara G., ho visto che è il tuo compleanno. Che Dio ti benedica e ti dia tanta gioia. Ciò che mi disturba delle cose che mi hai raccontato non è tanto il fatto in sé, quanto piuttosto il fatto che lo si tenga nascosto. Non è facile liberarsi dal sesso, dalla fase orale ecc., ma non si dovrebbe fingere di poterlo fare. Tuo, R Gesù guida la Chiesa, anche se non sempre in modo chiaro per noi. Tu lo sai.


(Sera) Ho scritto un articolo in Substack sul mio percorso filosofico; qui due reazioni. 1) „Bello! Meriterebbe, come quasi sempre succede, un bell'approfondimento. Molto interessante da sviscerare l'incontro con il Sè come incontro con l'inferno o il rapporto modernità nichilismo in Jünger e la relativa, per me, azzeccata critica di Heidegger. Nicola Felice Pomponio. 2) „Ciao Roberto, grazie mille per aver condiviso questo articolo. È davvero interessante. Da un lato parli di filosofi famosi, dall'altro dialoghi con teologi rinomati e dimostri ancora una volta chiaramente cosa significa per te essere cristiano e come vivi la tua fede in modo autentico e sincero. A volte ho l'impressione che siano proprio queste voci a mancare oggi. Persone che hanno qualcosa da dire e da condividere e lo fanno, perché può essere prezioso per molti.

Libri come quelli del parroco Schießler possono scriverli tutti. Ma quello che racconti della tua vita e il modo in cui lo colleghi a posizioni filosofiche è qualcosa che non esiste praticamente e che manca. Questa è la mia opinione. Quindi grazie mille!, (sac. Julian Kania). 


La filosofia di Ulrich e la forma pura. “Come mai non siamo all'altezza del potere delle forme pure? Ci spaventano con il loro lato mortale, la loro violenza implacabile. L'invisibile è meno velato in loro. Vorremmo che le forme ci apparissero nascoste, ricoperte di vegetazione, muschiate dalla sostanza temporale e decadente.” (Ernst Jünger, Sgraffiti, 362). Ecco in un certo senso questo è il motivo per il quale tante persone hanno problemi con il linguaggio filosofico di Ulrich: non vi è in esso nulla di „temporale e decadente“, piuttosto tutto è all’altezza di una forma pura  che unisce vita e morte, essere e „nulla“. Per entrarci dobbiamo cambiare, o almeno avere il desiderio di cambiare: “Non possiamo trovarlo (un cerchio perfetto) bello, così come non siamo in grado di affrontare la verità nuda e cruda. Una luce proveniente da lontano ci eleva; intuiamo che dobbiamo cambiare prima di poter entrare nel mondo della luce. Il suo splendore non ha nulla a che vedere con la nostra luce, la sua vita non ha nulla a che vedere con la nostra vita e la sua grandezza non risiede nello spazio.” (Ernst Jünger, ibidem).Ulrich ha pagato un grande prezzo per questa chiarezza cristallina, così che ad un certo punto non ha potuto più quasi scrivere: lui stesso è stato scritto ed ha detto di sì, perché in lui non vi è nulla di elitario. Tutto in lui è ricchezza e povertà allo stesso tempo. 

 

(Wetterzeube, il 4.6.25; mercoledì della settima settimana del tempo pasquale)


Preghiamo perché ognuno di noi trovi consolazione nel rapporto personale con Gesù e impari dal suo cuore la compassione per il mondo”. Per la prima volta si sente la voce di Leone XIV che introduce in inglese l’intenzione di preghiera per il mese in corso, in un videomessaggio diffuso oggi, 3 giugno, dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Per questo mese, tradizionalmente dedicato alla devozione al Sacro Cuore di Gesù, il Pontefice esorta i fedeli a conoscere personalmente l’amore di Cristo, in modo da diffonderlo a tutti e consolare specialmente coloro che soffrono, in un mondo spesso segnato da divisioni, diseguaglianze e povertà. Dopo le parole di Leone XIV, un’altra voce recita una preghiera inedita dedicata al Sacro Cuore per accompagnare i fedeli nelle loro meditazioni.

“Signore, oggi vengo dal tuo tenero cuore” è l’incipit della preghiera, “da te che riversi compassione sui piccoli e sui poveri, su coloro che soffrono e su tutte le miserie umane”. “Ci hai mostrato l’amore del Padre amandoci senza misura con il tuo cuore, divino e umano”. Parole che sono corredate dalle immagini della Chiesa del Gesù a Roma e del Santuario nazionale del Sacro Cuore di Makati, nelle Filippine. “Concedi a tutti i tuoi figli la grazia dell’incontro con te” e poi “mandaci in missione: - conclude la preghiera - una missione di compassione per il mondo, dove tu sei la fonte da cui scaturisce ogni consolazione” (a cura di 

Isabella H. de Carvalho – Città de Vaticano). „


Gv 17, [6a] Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. [11b] Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. (πάτερ ἅγιε, τήρησον αὐτοὺς ἐν τῷ ὀνόματί σου ᾧ δέδωκάς μοι, ἵνα ὦσιν ἓν ⸀καθὼς ἡμεῖς.)[12] Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. [13] Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. (…ἵνα ἔχωσιν τὴν χαρὰν τὴν ἐμὴν πεπληρωμένην ἐν ⸀ἑαυτοῖς.) [14] Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. [15] Non chiedo che tu li tolga dal mondo (οὐκ ἐρωτῶ ἵνα ἄρῃς αὐτοὺς ἐκ τοῦ κόσμου), ma che li custodisca dal maligno. [16] Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. [17] Consacrali nella verità. La tua parola è verità. [18] Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; [19] per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.“ Gesù non chiede il Padre ci tolga dal mondo, ma che ci costudisca dal maligno (…ἐκ τοῦ πονηροῦ.). Non vi è un automatismo: essere nel mondo sarebbe bene di per sé; no, questo non è il senso del cristianesimo e non è il senso della filosofia (ipsa philosophia est Christus!): ἐκ τοῦ κόσμου οὐκ εἰσὶν καθὼς ἐγὼ ⸂οὐκ εἰμὶ ἐκ τοῦ κόσμου⸃. Il dono dell’essere come atto di amore gratuito accade nella verità, non ἐκ τοῦ κόσμου⸃. Ed ecco il programma: ἁγίασον αὐτοὺς ἐν τῇ ⸀ἀληθείᾳ· ὁ λόγος ὁ σὸς ἀλήθειά ἐστιν: il logos è la verità! Noi siamo mandati nel mondo: καθὼς ἐμὲ ἀπέστειλας εἰς τὸν κόσμον, κἀγὼ ἀπέστειλα αὐτοὺς εἰς τὸν κόσμον·. La sfida della verità accade nell’essere mandati  εἰς τὸν κόσμον·. Ma non siamo consacrati al mondo, ma nella verità: καὶ ὑπὲρ αὐτῶν ἐγὼ ἁγιάζω ἐμαυτόν, ἵνα ⸂ὦσιν καὶ αὐτοὶ⸃ ἡγιασμένοι ἐν ἀληθείᾳ. Purtroppo abbiamo anche noi cristiani tanto del mondo, ma questo non è un programma, è un fatto; il programma è la santificazione nella verità ( …ἡγιασμένοι ἐν ἀληθείᾳ). Ne siamo capaci? Con le nostre sole forze non lo siamo, per questo Gesù prega che siamo salvati ἐκ τοῦ πονηροῦ. 


Dio è fuoco ed è movimento, insegna Adrienne: „il fuoco si muove. Compie il movimento del sempre-più-grande in Dio. Rende sempre più grande la distanza, che Dio nel suo amore continuamente rimpicciolisce.  È una competizione, un raggiungersi reciproco sempre nuovo“ (Adrienne, Cielo e Terra III, 2287). Quindi non possiamo intendere la santificazione come una sottolineatura della distanza, ma di una distanza in competizione con l’intimità. E non possiamo ridurre la vicinanza di Dio in sentimentalismo. Papa Francesco non lo ha mai fatto. In un certo  senso è stato il papa meno sentimentale che io abbia conosciuto. Questo movimento di distanza e vicinanza vale anche all’interno della Trinità: „In Dio ogni concezione o definizione limitata è a priori inappropriata; devo trasferire in Dio tutto ciò che è limitato e che penso in me, ma dove i limiti vengono meno. Posso dire che ogni persona divina non è l'altra, ma devo aggiungere che in Dio ciascuno è nell'altro e insieme formano l'unità divina.“ (Adrienne, ibid.). Tutto è come un grande fuoco che non è accesso per distruggere, ma per riscaldare e purificare. Probabilmente ciò che può essere distrutto, doveva esserlo. 


Sembra che abbiano trovato il corpo del Padre Dall’Oglio in una fossa comune in Siria; la sua morte è tragica, ma credo che lui ne abbia dato l’assenso e che si trovi in una fossa comune, fa parte del suo destino. Lui ha voluto superare ogni forma di „gerarchia autoritaria“ (cf. Il mio testamento, 172). Anche nel rapporto tra uomini e donne; il mio no radicale al sacerdozio delle donne, non è un no a questa intimità di cui parla Padre Paolo: „forse possiamo scoprire che con l'espressione „uomini e donne“ ci riferiamo ad una dimensione affettiva simbolica di proporzioni molto profonde che non può essere sottovalutata o evitata. Questo argomento richiede saggezza. E questa saggezza, dico con rammarico, era assente o scomparsa {nella vita comunitaria}. Non sto dicendo che gli antichi padri non fossero saggi a questo proposito, ma la realtà è che facevano ricorso alla separazione tra monaci e monache. Anche nella Bibbia vediamo che il rapporto tra uomini e donne è un rapporto di superiorità basato su una gerarchia autoritaria. Anche noi a volte ci chiediamo come vivere la nostra vita comunitaria“ (ibid., 172). 


Oggi ho cinque prove orali in Religione nella Gemeinschaftschule; fai che le ragazze e i ragazzi non siano troppo nervosi…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Oggi ci sono state le „ultime“ (per me che vado in pensione) cinque prove orali in Religione della Gemeinschaftsschule; avevo pregato questa mattina perché i ragazzi e le ragazze fossero preparati e calmi e lo erano. Sono molto contento che anche un ragazzo che ha un carattere „maschile“, e per questo ha avuto difficoltà nella scuola, è uscito con il voto più alto ed anche la commissione era d’accordo nel dire che se lo era meritato. 


„No: la morte della separazione non deve essere ignorata, poiché appartiene essenzialmente all’unità vitale del donante e del suo dono.“ (Ferdinand Ulrich, ibid., 72); un donatore che non lasci andare davvero la sua creatura non ama, ma è geloso o qualsiasi altra cosa. In un certo senso dobbiamo tagliare il cordone ombelicale anche di un modo infantili di rapportarsi a Dio. 


(Wetterzeube, il 3.6.25; martedì della settima settimana del tempo pasquale


È tra le cose più confortanti che ci siano sapere che Gesù  si trova in un intimo rapporto con il Padre, sempre e prega il Padre per noi: 


Gv 17, [1] Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.(Πάτερ, ἐλήλυθεν ἡ ὥρα· δόξασόν σου τὸν υἱόν, ⸀ἵνα ὁ ⸀υἱὸς δοξάσῃ σέ,) [2] Poiché tu gli hai dato potere  sopra ogni essere umano,  (καθὼς ἔδωκας αὐτῷ ἐξουσίαν πάσης σαρκός: ieri abbiamo parlato de: „ἡ ἐπιθυμία τῆς σαρκὸς“ e mi sono chiesto come sia possibile superare questa „ἐπιθυμία τῆς σαρκὸς“, ma ora nella preghiera apprendiamo che Egli ha „ἐξουσίαν πάσης σαρκός“; egli ha il potere   (ἐξουσίαν) sopra ogni essere umano, cioè sopra ogni carne) perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato (ἵνα πᾶν ὃ δέδωκας αὐτῷ ⸀δώσῃ αὐτοῖς ζωὴν αἰώνιον.; solo questo dono della vita eterna ha il potere di superare ἡ ἀλαζονεία τοῦ βίου); [3] Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (αὕτη δέ ἐστιν ἡ αἰώνιος ζωὴ ἵνα γινώσκωσι σὲ τὸν μόνον ἀληθινὸν θεὸν καὶ ὃν ἀπέστειλας Ἰησοῦν Χριστόν.; solo nella conoscenza del Padre ci è permesso di superare la conoscenza del mondo; e che vi sia  un contrasto tra il mondo e Dio è chiaro, basta pensare al modo con cui il mondo pensa a riguardo dell’aborto e della guerra). [4] Io ti ho glorificato sopra la terra (ἐγώ σε ἐδόξασα ἐπὶ τῆς γῆς), compiendo l'opera che mi hai dato da fare (τὸ ἔργον ⸀τελειώσας ὃ δέδωκάς μοι ἵνα ποιήσω·). [5] E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. (…τῇ δόξῃ ᾗ εἶχον πρὸ τοῦ τὸν κόσμον εἶναι παρὰ σοί.; c’è un prima del mondo, nel quale Cristo aveva già la gloria; il dono dell’essere come amore gratuito nasce da quel prima del mondo, dalla gloria  prima del mondo) [6] Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. [7] Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, [8] perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. [9] Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. (ἐγὼ περὶ αὐτῶν ἐρωτῶ· οὐ περὶ τοῦ κόσμου ἐρωτῶ ἀλλὰ περὶ ὧν δέδωκάς μοι, ὅτι σοί εἰσιν,)[10] Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. [11a] Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. (καὶ οὐκέτι εἰμὶ ἐν τῷ κόσμῳ, καὶ ⸀αὐτοὶ ἐν τῷ κόσμῳ εἰσίν, κἀγὼ πρὸς σὲ ἔρχομαι). Non ho commentato tutto, ma è chiaro che in questa preghiera vi è un’elezione: Cristo prega per coloro che sono del Padre, che hanno un senso della gloria che il Figlio aveva prima di questo mondo; io non so bene come si faccia a passare dalla superbia della vita (ἡ ἀλαζονεία τοῦ βίου) al dono della vita eterna (ζωὴν αἰώνιον). Forse noi non possiamo che pensare che il bios sia più vitale che la zoe. Ma di fatto il bios passa; ieri sono stato dalla dentista e i miei denti sono „passati“, ora si dovrà fare un surrogato, etc. Come filosofi non possiamo che amare τὸν μόνον ἀληθινὸν θεὸν; cerchiamo da sempre la verità non surrogati, anche se non possiamo spesso farne a meno. 


Sulla questione dell’aborto in Germania. Nel paragrafo 218 del codice penale l’aborto è considerato contrario alla legge, ma non punibile, se viene praticato all’interno delle prime dodici settimane, se la donna è passata attraverso una consultazione prevista dalla legge e se fatto da un medico in una clinica. Padre Engelbert Recktenwald della Congregazione san Pietro, in un messaggio sonoro, che ho sentito in LinkedIn, ricorda che la Conferenza episcopale tedesca nel passato aveva preso le distanza da questa soluzione, perché considerata non sufficiente per la difesa della vita indifesa del bimbo nel grembo della mamma (cita una frase dell’allora presidente della Conferenza episcopale tedesca il cardinal Lehmann). Fa notare invece che l’attuale presidente, il vescovo Bätzing, ritiene la legge un buon compromesso tra le posizioni in gioco. Padre Recktenwald richiama alla memoria che con questa legge vengono uccisi ogni anno ca. 300.000 nascituri. Questa considerazione del padre Recktenwald, che corrisponde alla posizione del mio parroco don Andrea, corrisponde anche alla posizione della Chiesa cattolica, che io ho insegnato ai miei ragazzi nella scuola in questi anni, presentando anche altre posizioni in materia. Al momento il dibattito va nella direzione di un diritto della donna all’aborto e come tale dovrebbe essere tolto dal codice penale e per questo motivo è probabile che il vescovo Bätzing abbia detto quella frase ricordata sopra e criticata dal padre Recktenwald. Rimane il fatto che il numero elevato di uccisi e la posizione precedente dei vescovi tedeschi sono un’obiezione ben chiara alla posizione attuale della Conferenza episcopale tedesca. Nel commento pubblico al messaggio del padre ho fatto solo notare che i vescovi tedeschi hanno priorità differenti, che vengono presentate nella lotta assurda alla AfD, che è solo un’ideologia tra le altre e non la più pericolosa; il più grande pericolo è la posizione guerrafondaia del centro; ma questo tipo di argomento probabilmente non interessa al tradizionalista padre della Congregazione san Pietro. Di fatto egli cita San Giovanni Paolo II e non Papa Francesco, che comunque sia sulla guerra che sull’aborto aveva una posizione non meno chiara del papa polacco. La AfD, con la sua posizione avversa alla cultura woke e alla guerra, potrebbe essere addirittura un partner di dialogo interessante per la Chiesa. Essendo cosciente che il diritto liberale non è interessato alla verità, in vero si potrebbe dire che la posizione del vescovo Bätzing, è semplicemente realista; allo stesso tempo credo sia legittimo che la Chiesa si profili di più nel suo giudizio: l’aborto è e rimane un omicidio, checché ne dica il diritto liberale vigente…Prego un „Ave Maria“ per tutti questi bambini morti e per le loro mamme e papà…PS la perdita del senso della differenza tra „qualcosa“ e „qualcuno“ è l’avvenimento più grande di come il mondo pensa. Un disastro di morte dall’aborto alla guerra. 


L’esempio del beato cardinale Hossu, “uomo di dialogo e profeta di speranza”, e l’amicizia tra la chiesa greco-cattolica romena e la comunità ebraica del Paese, siano una luce per il mondo d’oggi: “diciamo “no” alla violenza, ad ogni violenza, ancor più se perpetrata contro persone inermi e indifese, come bambini e famiglie!”. Nell’appello col quale Papa Leone XIV conclude il suo discorso, nel cuore della commemorazione del cardinale rumeno Iuliu Hossu (1885-1970), c’è tutta la forza della testimonianza di un pastore “simbolo di fratellanza al di là di ogni confine etnico o religioso”. Per lui, che da vescovo greco-cattolico di Cluj-Gherla, tra il 1940 e il 1944, con il suo impegno coraggioso “contribuì a salvare dalla morte migliaia di ebrei della Transilvania settentrionale”, ricorda il Papa, evitandone la deportazione nei campi di sterminio, è in corso il processo di riconoscimento quale “Giusto tra le Nazioni”, avviato nel 2022…Leone XVI sottolinea subito che Hossu è un apostolo di speranza, commemorato nel Giubileo dedicato alla speranza, ma anche “martire della fede durante la persecuzione comunista in Romania”.“ (Alessandro di Bussolo, Vatican news, 2.6.25); l’altro giorno sono state anche in Polonia beatificate delle donne perseguitate sotto i comunisti (ne ha parlato il Papa nel „Regina coeli“). È bene che la Chiesa con i suoi processi di beatificazione e santificazione ricordi tutti i martiri della sua storia.


Preghiamo con la piccola Teresa:


1. Vergine Maria, nonostante la mia incapacità, alla fine di questa bella giornata voglio cantarti il canto della gratitudine e della mia speranza di appartenere a Dio senza un ritorno. Ah, per tanto tempo, lontano dalla santa Arca, il mio povero cuore ha desiderato il Carmelo. L'ho trovato. Ora non ho più paura. Qui assaporo il gusto del cielo!

 

Refrain


Il tempo delle lacrime è finalmente finito. Ho indossato l'abito della comunità. Un nuovo orizzonte si apre davanti a me. Madre celeste, in questo giorno pieno di gioia, nascondi bene il povero agnello sotto il tuo mantello!


Ho cercato nella Fraternità di CL questo abito, ma in vero per ora e di questo sono grato, l’abito più stabile è stato quello del mio matrimonio. E in questi 23 anni qui nel mio lavoro ho sempre sentito la presenza del mantello di Maria! 


Abba nostro…


(Dopo la lettura della versione) Ho ascoltato anche una parte del dialogo di Tucker Carlson con il vescovo Robert Barron…Dalla versione prendo una bella citazione del Papa Leone XIV ed una informazione sull’andamento della guerra nel mondo: 1) „«La fede è anzitutto risposta a uno sguardo d’amore, e il più grande errore che possiamo fare come cristiani è, secondo le parole di Sant’Agostino, “pretendere di far consistere la grazia di Cristo nel suo esempio e non nel dono della sua persona” (Contra Iulianum opus imperfectum, II, 146)». Per una volta lasciatemi iniziare questa Versione in modo anomalo. Con una frase di papa Leone XIV inserita ieri in un bellissimo messaggio ai partecipanti il seminario “Evangelizzare con le famiglie di oggi e di domani. Sfide ecclesiologiche e pastorali”, organizzato dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita (…{La frase era stata citata  da un volantone di  CL anni fa} ). Proseguiva il Papa ieri: «Quante volte, in un passato forse non molto lontano, ci siamo dimenticati di questa verità e abbiamo presentato la vita cristiana principalmente come un insieme di precetti da rispettare, sostituendo all’esperienza meravigliosa dell’incontro con Gesù, Dio che si dona a noi, una religione moralistica, pesante, poco attraente e, per certi versi, irrealizzabile nella concretezza del quotidiano». Sono parole che spazzano via ogni discussione sulla continuità/discontinuità del successore di Francesco, falsa questione che non fa comprendere nulla del nuovo passo che la Chiesa compie con Leone XIV. Le sue sono parole agostiniane ma che ricordano certe frasi di Charles Péguy su un mondo cattolico “bell’e fatto”, su una Chiesa non più attraente, non più interessante per l’uomo contemporaneo““ (AB). 2) „Da Londra arrivano notizie preoccupanti. La Gran Bretagna si prepara a un conflitto su scala mondiale combattuto con armi nucleari. Occorre muoversi verso uno stato di «pre-guerra», ha spiegato il primo ministro Keir Starmer, e dunque bisogna fare dell’Inghilterra una «nazione pronta alla battaglia, a prova di bomba, con le alleanze più forti e le capacità più avanzate». È l’altra faccia del grande riarmo tedesco. L’Europa di Francia, Germania e Gran Bretagna sta puntando sul conflitto. Oggi Emmanuel Macron sarà a Roma per colloqui con la nostra premier Giorgia Meloni. L’obiettivo, secondo La Stampa, è riammettere l’Italia nel gruppo di “volenterosi”, pronti al confronto militare.“ (AB)


(Pomeriggio) „L’uomo non lascia sopraggiungere il dono {dell’essere} in quanto rifugge davanti alla morte“ (Ferdinand Ulrich, Vivere nell’unità della vita e della morte, originale tedesco, 67). Non è una frase masochista. Si tratta davvero di un’unità di vita e morte, aperta alla zoe di cui parlavo questa mattina. Non si tratta di rinunciare subito al bios, ma di comprendere che non esiste un bios fuori dalla dinamica dell’unità di vita e morte, come di essere e „nulla“. È il punto dove sono ora; sto correggendo alcune pagine che mi ha mandato la Johannes Verlag di una traduzione fatta da due italiani (bravi)! 


(Sera) È chiaro che una narrazione che riguarda l’esistenza storica ha a che fare con la verosimilitas, non con la veritas. Quanti elementi non conosco di una determinata pagina storica che sto scrivendo. Quindi in sé è possibile  vivere in unità anche con chi la pensa storicamente in modo diverso da me; con grande probabilità i diversi discepoli di Gesù non avevano tutti la stessa narrazione storica; detto questo, però, mi sembra che alcune narrazioni storiche sono sbagliate o più sbagliate di altre; alcune mi sembrano vere e proprie idiozie, come quella che mi ha mandato oggi Giuseppe Reguzzoni: „Merkel attacca Merz perché sui migranti cerca soluzioni anche su base nazionale e non affidandosi solo alle scelte europee: come ho già scritto è probabile che siano stati i merkelliani a sfregiare l’elezione di Merz a cancelliere tedesco, avvenuta solo con un secondo voto del Bundestag. La “grande imbrogliona” ha cacciato tutta l’Europa nei guai in cui si trova oggi innanzitutto per la sua politica (condivisa con l’altro ex cancelliere Gerhard  Schroeder) verso la Russia e la Cina, e, per salvare la sua catastrofica eredità, ora contrasta un lineare politico europeista ma anche atlantista come Merz.

Con la politica estera trumpiana ancora assai poco stabilizzata, con il micro-imperialismo frenetico-isterico di Emmanuel Macron, con una Gran Bretagna che pensa innanzitutto al Commonwealth, con un Pedro Sanchez nelle mani di Pechino, Berlino deve cercare di formare un nucleo europeista-atlantista che superi le tempeste politiche oggi terribilmente presenti, e in questo senso i suoi due alleati più preziosi sono Mark Rutte e Giorgia Meloni.“ (Lodovico Festa, nella pagina Facebook di „Tempi“); Alessandro mi ha detto  che è uno del „Foglio“, amicissimo di Giuliano Ferrara…Renato mi ha scritto che Lodovico Festa non è di CL! È un ex dirigente del PCI, oggi liberale di Forza Italia, Ppe“. Sono contento che non sia di CL, ma comunque con argomenti del genere gente di CL mi ha insultato per anni. Giuseppe mi ha scritto: „Caro Roberto,

l’articolo di Tempi che ti ho inoltrato mi sembra in netto contrasto con quanto ha sempre affermato Giovanni Paolo II sull'Europa a due polmoni, che non può essere ridotta a una ideologia geopolitica.

Si pone inoltre in opposizione alla visione di Europa come sistema di relazioni, proposta sia da Papa Francesco sia, in continuità, da Papa Benedetto XVI: un mondo orientato alla pace e allo sviluppo, non alle contrapposizioni ideologiche. Mi inquieta profondamente questo tentativo di identificare la pace e la civiltà, nello specifico l'Europa,  con l’atlantismo, come se fosse un bene assoluto e indiscusso, il punto di riferimento etico e politico. È una forma di teologia politica, questa sì nel senso negativo come fides instrumentum regni, e come tale ha conseguenze molto gravi. In questo senso, Merz rappresenta forse l’espressione più compiuta di tale visione, e proprio per questo lo ritengo pericoloso: perché figure come la sua, se portatrici di un pensiero unilaterale, rischiano di condurre alla guerra. E invece la pace è — e deve restare — il bene supremo.


„Fides est primum responsum ad oculos amoris et summus error christianorum est, ad verba s. Augustini, velle «gratiam Christi in exemplo eius esse, non in dono eius». // Qualche anno fa questa frase di Sant’Agostino fu riportata da un volantone di CL. „Donus“ fu tradotto con „presenza“, ma in vero è per l’appunto „dono“; questa parola permette un’analogia con il dono dell’essere come amore gratuito (non bisogna mai dimenticare che in Ulrich la parola „gratuito“ è da prendere nel medesimo uso con „inutile“). 


In Girard c'è un'incapacità sistematica – derivante dal sistema stesso – di pensare le situazioni propriamente politiche, perché le situazioni politiche sono sempre in qualche modo conflittuali, e Girard torna sempre alla stessa verità fondamentale che, in una guerra, l'unica verità della guerra è la violenza, e che l'unica verità della violenza è l'indifferenziazione della violenza, e che entrambi i protagonisti sono, ancora una volta, in ultima analisi, gli stessi. Tutte le situazioni politiche possono essere ricondotte alla stessa situazione fondamentale, che tra l'altro non è più politica, perché è allora pura violenza, senza alcun pizzico di giustizia. Ci si lascia facilmente trascinare in una situazione in cui si considera se stessi e il proprio nemico come uguali, e poi si dà la preferenza al nemico. Questo è ciò che io chiamo la tendenza perversa di un certo cristianesimo verso la politica [la chose politique]. Esso trasforma in modo affrettato e imprudente la proposizione cristiana secondo cui siamo tutti, in un certo senso, ugualmente peccatori, in una proposizione politica distruttiva di ogni moralità politica: in definitiva, non c'è alcuna differenza riguardo alla giustizia e all'onore delle cause umane. Péguy fulminerebbe certamente Girard, che priva le virtù umane, e in particolare il coraggio, l'onore e la giustizia, del loro vero significato, in nome di una verità antropologica che si suppone più profonda.“ (Pierre Manent, nato nel 1949). // Questa critica ad una certa perversione del cristianesimo, nell’interpretazione di Girard, che privilegia il nemico sulle ragioni giuste dell'amico è formulata in modo interessante. Probabilmente si potrebbe criticare anche Papa Francesco e la sua critica a Cappuccetto Rosso, perché si potrebbe interpretarla come un siamo tutti uguali nella violenza. È anche la lezione che io ho cercato di difendere nei miei diari. Ma invero il cuore delle mie argomentazioni era la critica al modo troppo semplice di risolvere in nodo guardiano con un colpo di spada. Quasi che davvero si possa separare le forme di giustizia nel senso che una che sia la migliore e l'altra la peggiore. Ernst Jünger propone un’ermeneutica della differenza, propone una „diversità“ non „l’essere migliore di“ e questo secondo me non è una perversione, ma a buon senso. Un buon senso che permette un’azione politica e diplomatica! 


(Wetterzeube, il 2.6.25; lunedì della settima settimana del tempo pasquale; credo che sia il giorno del funerale di mio nonno Orazio; festa della fondazione della Repubblica italiana nel 1946; questo diario è stato aperto per ben 800 volte) A parte le difficoltà di metterlo in pratica, il passaggio di 1 Gv 2,15-17 su cui ho riflettuto ieri sera e durante la notte, è difficile da comprendere, perché mi pongo la domanda: come è possibile che ci sia un contrasto tra „ὸ κόσμοs μηδὲ τὰ ἐν τῷ κόσμῳ“ e „τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ“; il cosmo e le cose (τὰ ἐν) del cosmo non sono dono gratuito dell’amore di Dio, quindi dalla sua θέλημα (volontà)? Comunque sia, come filosofo devo porre la domanda con parresia, ma Giovanni è Parola di Dio ed io non lo sono. ἡ ἐπιθυμία τῆς σαρκὸς (concupiscenza della carne) καὶ ἡ ἐπιθυμία τῶν ὀφθαλμῶν (concupiscenza degli occhi) καὶ ἡ ἀλαζονεία τοῦ βίου (superbia della vita)  sono anche il tema di Lc 15, 11-32. La parabola della misericordia parla di un contrasto tra „τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ“ e ἡ ἐπιθυμία τῆς σαρκὸς καὶ ἡ ἐπιθυμία τῶν ὀφθαλμῶν καὶ ἡ ἀλαζονεία τοῦ βίου“ dei figli. Il Padre aspetta ed è paziente e il figlio minore quando tocca il fondo, perché come dice Giovanni: καὶ ὁ κόσμος παράγεται καὶ ἡ ἐπιθυμία αὐτοῦ, allora si converte, senza grandi aspettative e dice tra sé: „mi alzerò andrò da mio padre e gli dirò: Padre ho peccato verso il cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi salariati“ (Lc 15,18-19: ἀναστὰς πορεύσομαι πρὸς τὸν πατέρα μου καὶ ἐρῶ αὐτῷ· Πάτερ, ἥμαρτον εἰς τὸν οὐρανὸν καὶ ἐνώπιόν σου, οὐκέτι εἰμὶ ἄξιος κληθῆναι υἱός σου· ποίησόν με ὡς ἕνα τῶν μισθίων σου.). Non pretende di essere un figlio, ma semplicemente un „lavoratore“, ancor meno: „un salariato“. Io non voglio essere considerato un padre della Chiesa, mi basta essere un figlio, diceva Peguy, ma forse in un certo senso mi basta essere un „lavoratore“ (Ernst Jünger); uno che pian piano scrive e riflette. È chiaro che il proletariato pornografico della nostra società trasparente usa „ἡ ἐπιθυμία τῆς σαρκὸς καὶ ἡ ἐπιθυμία τῶν ὀφθαλμῶν καὶ ἡ ἀλαζονεία τοῦ βίου“ in un modo che non ha nulla a che fare con „τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ“; ma può il nostro corpo, se non è malato, rigettare ogni forma di percezione di calore della carne, di bellezza degli occhi e in un certo senso di orgoglio della vita (ma il testo biblico usa la parola „superbia“ (ἡ ἀλαζονεία)? Lo può se vive vergine, ma questo è un dono! 


Caro Renato, si dovrebbe ricostruire la storia dei grandi suicidi; Christa Wolf ci ha provato con Caroline von Günderrode e Heinrich von Kleist, che non reggono la loro ipersensibilità; qualcosa di simile deve esser accaduto con Arthur Moeller van den Bruck (che tra l’altro fa vedere che c’è un conservatorismo di destra che non ha nulla a che fare né con il nazismo né con i neocons alla Merz) e forse anche con Rolf Peter Sieferle, pubblicato anche dal Settimo sigillo e che si è ucciso ad Heidelberg nel 2016;  c’è qualcosa di grande nella cultura tedesca che ha generato spiriti come Johann Wolfgang von Goethe e Friedrich Hölderlin , ma vi è anche qualcosa di malato ed irrisolto come si è visto in Inghilterra nello scontro tra Tommaso Moro ed Enrico VIII; grandi spiriti come Newman hanno trovato un rifugio nella Chiesa romano-cattolica. Sieferle ha visto la tragedia del „mito di Auschwitz“ e non ha retto il colpo; una santa cattolica come Edith Stein ci è passata dentro la „realtà di Auschwitz“  ed è diventata patrona di Europa. Spero che la malattia tedesca non prenda il sopravvento…è un disastro che persone come Ursula von der Leyen e Friedrich Merz siano nello stesso momento alla testa dell’Eu e della Germania…Tuo, R 


„Gv 16,[29] Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. [30] Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio". [31] Rispose loro Gesù: "Adesso credete? [32] Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. [33] Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo (ἐγὼ νενίκηκα τὸν κόσμον)!“. Senza la fiducia che Cristo ha vinto il mondo siamo persi! Non dobbiamo essere troppo sicuri! La domanda di Cristo vale anche pe noi: Ἄρτι πιστεύετε; (voi credete?). Ma non dobbiamo neppure essere sfiduciati! Dobbiamo rinunciare superbia della vita (ἡ ἀλαζονεία τοῦ βίου). L’unico modo per non cadere in solitudine è quello di rimanere in contatto con Cristo e il Padre; solo Cristo può dire: καὶ οὐκ εἰμὶ μόνος, ὅτι ὁ πατὴρ μετ’ ἐμοῦ ἐστιν.


Preghiera di Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo: Oh Vergine Immacolata! Tu sei la mia stella gentile, che mi doni Gesù e mi unisci a Lui. Madre, lasciami riposare sotto il tuo velo proprio oggi! Mio santo angelo custode, coprimi con le tue ali, illumina con i tuoi raggi il cammino che seguo! Vieni a guidare i miei passi. Aiutami, te lo imploro, proprio oggi! Signore, voglio vederti senza veli, senza nuvole. Ma lontano da te, ancora in esilio, mi sento perduta. Che il Tuo volto amorevole non mi sia nascosto proprio oggi! Presto volerò via per proclamare la tua lode, quando il giorno senza tramonto illuminerà la mia anima. Allora canterò sulle lira degli angeli l'eterno oggi! Amen!  


Abba nostro…


(Mattinata tarda) Un filosofia dell’essere come dono di amore gratuito non può che tenere conto „della grande corrispondenza“ (Ernst Jünger, Sgraffiti, 361) che con il grande maestro tedesco imparo a leggere in tutta la natura e nei suoi dettagli, nei boschi e negli alberi, nel modo di trasformarsi dei bruchi in una zona del tutto arida e dopo la pioggia rara, etc.: "Ciò appare sorprendente solo da quando è andata perduta la conoscenza della grande corrispondenza, le cui testimonianze abbondano nell'universo e che dimora in questo bruco, non meno che nella terra e nelle nuvole di pioggia... Ciò testimonia un potere che regna negli elementi come nelle composizioni. Esso non domina solo nelle stanze e nei piani, ma in tutta la casa. Nel loro isolamento, invece, il bosco e l'albero sono semplici frammenti dell'immagine della creazione... O non c'è nulla di meraviglioso, oppure tutto è meraviglioso." (Ernst Jünger, Sgraffiti, 361-362). Se penso alla polemica violenta dei tradizionalisti perché Papa Francesco si è occupato della natura, mi accorgo almeno di due cose: in primo luogo Ernst Jünger non era un tradizionalista, almeno non lo era in questo senso; in secondo luogo Papa Francesco non era un pensatore della sinistra globalista che non si interessava alla dottrina della Chiesa, anche perché certamente Jünger, che con la „grande connessione“ pensa un tema caro alla Laudato sì, non era un globalista di sinistra…La fonte della „Laudato si’“ è san Francesco: „“Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra”: Francesco di Roma si pone sulla scia di Francesco d’Assisi per spiegare l’importanza di un’ecologia integrale, in cui la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia e la pace interiore risultano inseparabili.“ (Isabella Piro, Vatican news, 2018.) Ascoltiamo il Papa sull’ecologia integrale: „137. Dal momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale, propongo di soffermarci adesso a riflettere sui diversi elementi di una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali. 138. L’ecologia studia le relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano. Essa esige anche di fermarsi a pensare e a discutere sulle condizioni di vita e di sopravvivenza di una società, con l’onestà di mettere in dubbio modelli di sviluppo, produzione e consumo. Non è superfluo insistere ulteriormente sul fatto che tutto è connesso. Il tempo e lo spazio non sono tra loro indipendenti, e neppure gli atomi o le particelle subatomiche si possono considerare separatamente. Come i diversi componenti del pianeta – fisici, chimici e biologici – sono relazionati tra loro, così anche le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprendere. Buona parte della nostra informazione genetica è condivisa con molti esseri viventi. Per tale ragione, le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della realtà. 139. Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.“ // Si può dire che in forza della dottrina sociale cattolica Papa Francesco pensa anche l’integrazione tra natura e società, che Jünger avrebbe ben capito, anche se non era il tema della citazione di cui sopra. 


(Sera) È probabile che un suicidio come quello di Sieferle abbia a che fare con l’esistenza storica, mentre quello della Günderrode e di Kleist, se la narrazione della Wolf è giusta, abbia più a che fare con l’esistenza romantica, che si chiede il senso dell’amicizia e della passione, della dipendenza dagli altri, etc.

Dialogo via Whatsapp con Nicola su AfD e su Trump; ero contento quando ha detto che il vero criminale di guerra è Joe Biden, non Trump.


(Wetterzeube, il 1.6.2025; settima domenica del tempo pasquale


Surrexit Dominus vere! 


Ieri tornando da Bayreuth abbiamo fatto tappa in un bellissimo lago (Fichtelsee), nella foresta del Fichtenberg. Si cammina su una via che attraversa una zona paludosa dove vivono anche le vipere; Konstanze sa subito identificare il tipo di verde e i fiori che nascono nella palude, poi si giunge al lago che può essere attraversato con alcuni ponti; un vero  invito a che la gente ci venga e di fatto grazie a Dio vi erano tante persone che preferiscono questo spettacolo della natura ad ogni proposta solo digitale. Arrivando ho chiesto ad alcuni giovani se fossimo in Sassonia o Baviera ed uno mi ha risposto che se la Franconia del nord fa parte della Baviera, allora siamo in Baviera. Anche un modo di vivere la particolarità, ma molto più simpatico di quello di cui ho parlato ieri e che è stato anche il tema della nostra colazione ieri  in albergo. 


Alexander Dugin, a cui qualche tempo fa ho prestato molta attenzione, in modo particolare ad un’intervista che concesse a Glenn Greenwald, che si trova in grande parte, tradotta, in uno dei  miei diari ha cercato di spiegare la delusione di Donald Trump, a cui aveva dato credito all’inizio della presidenza, a differenza di tanti qui nell’Eu. Il problema secondo Dugin consisterebbe nel fatto che la critica al globalismo in Trump non sarebbe compiuta e che quindi non comprenderebbe che per Putin voler tutto dell’Ucraina significherebbe voler la fine del regima nazista. La retorica dell’EU non da alcun credito a questa interpretazione e da ciò nasce una posizione del tutto bellicista che fa chiedere al mio anziano docente di filosofia e storia al liceo Majorana di Torino, Francesco Coppellotti, se Merz sia impazzito. L’ho scritto tante volte: la retorica di Cappuccetto rosso per interpretare una proxy war è sempre una follia…


Io sono un „camminatore nel bosco“ ed un „lavoratore“, che non ha mai cessato il suo lavoro „universitario“ e per questo nella polemica tra Trump e Harvard, non ho alcuna intenzione di spendere le mie frecce per difendere un’università elitaria, in cui ci si indebita probabilmente fino alla pensione per parteciparvi e poi sembrerebbe che lo scandalo degli  studenti stranieri in fondo sia uno scontro sulle sovvenzioni dello Stato ad un’istituzione sedicente privata (Uriel Fanelli). 


Ci sono dei non luoghi (cf. Christa Wolf, „Kein Ort. Nirgends“, 1981) come quello in cui si sarebbero incontrati, come „leggenda desiderata“ (6), nel 1804, Heinrich von Kleist e Caroline von Günderrode e che Wolf chiama con il nome di un luogo esistente: Winkel sul Reno, che dicono sul mondo più di ogni luogo esistente, come per l’appunto l’università Harvard, che davvero sembra essere espressione più di lusso che di cultura (cf. Wolf, 6). Per quanto riguarda il racconto di Christa Wolf è chiaro che la scrittrice è cosciente parlando di  due giovani che si sono suicidati di doversi porre la domanda: „chi racconta?“. Nei  due giovani si tratta di  persone che hanno un udito ed una capacità di vedere „troppo“ acuta e nella narratrice si presenta qualcuno che sa perlomeno raccogliere questa ipersensibilità: "L'assoluta correttezza della natura.  Günderrode, ipersensibile alla luce, si copre gli occhi con la mano e si nasconde dietro la tenda. Il dolore ha valore, se è nel cuore degli uomini, e se è il tuo confidente, o natura! Per tutti questi giorni non riesco a togliermi dalla testa questa frase. Il poeta pazzo. Cercare conforto in un folle come se non sapessi cosa significa“ (7). Ieri ho detto che la filosofia è parresia (questo è anche l’atteggiamento della poesia), ora per un’autentica parresia è necessario cercare di evitare ogni voglia di „fingere ed accontentare“:  „Ma ho perso una volta per tutte la voglia di fingere e di accontentare. Non provo alcuna inclinazione per ciò che il mondo sostiene. Le sue richieste, le sue leggi e i suoi scopi mi sembrano tutti così sbagliati“ (8). Kleist fa anche l’esperienza della pseudo amicizia: „E gli amici sempre, che ti credono meno quando sei più vicino alla verità.“ (13). In vero amici lo si è quando si è capace di bisticciare anche solo per l’interpretazione giusta di un paio di versi (14); il passo da fare sarebbe quello di farlo per amore, non per il gusto di  aver ragione. Ma l’amico, Wedekind,  che ti dice: „Non è bene se l’uomo guardi troppo profondamente in sé“ non è un amico, anche se nel caso specifico aveva ragione a non volersi uccidere con Heinrich. Per quanto riguarda Bettina von Arnim, io l’ho conosciuta, in una lettera che scrisse dopo il suicidio di Caroline, in modo diverso da come ne parla Christa: “Bettina, per quanto le voglia bene, non avrà mai la minima idea del dolore che la sua amica nasconde gelosamente dentro di sé”. Comunque sia è chiaro che solo l’amicizia vera può far comprendere il dolore e le domande che l’amico porta dentro di sé. Certamente uno che si ascolta volentieri parlare, come il Clemens della Wolf non lo può (17). 


„Dio nessuno l’ha mai visto. Si è rivolto a noi, è uscito da sé. Il Figlio ne è diventato l’esegesi, il racconto vivo. E ci ha dato il potere di diventare figli di Dio. Non cercate, non cerchiamo altro potere!“ (Leone XIV, nella Santa Messa con ordinazione presbiterale). 


“Lascia, o Signore, che io mi nasconda nel tuo volto! / Lì non sentirò più il vano rumore del mondo. / Donami il Tuo amore, conservami la Tua grazia / Proprio per oggi” (Teresa di Lisieux, Presi dalla speranza, 53). Questo „proprio per oggi“ accompagna come refrain la poesia della piccola Teresa. Lei non chiede il dono dell’umorismo o la serenità in generale, ma il Suo sorriso di Gesù, „Proprio per oggi“. La capacità di sopportare il dolore, „proprio per oggi“ e quindi nella misura prevista oggi. Questa sarebbe dovuta essere la risposta di Wedekind a von Kleist.  Amen! 


Padre nostro…


(Sera) Si fa per dire, perché sebbene piova, c’è ancora tanta luce, ma gli uccellini cantano nella modalità della sera.


Da qualche parte nei miei scritti dovrebbe esserci un saggio sulla filosofia dell’essere come dono e l’ironia; non mi ricordo più molto, solo che Padre Servais ci avevo dato un’occhiata redazionale e proposto qualche correzione. Credo che ero partito da Leonardo Sciascia, che allora leggevo con assiduità; l’idea era, credo, che sebbene l’essere sia un dono di amore, ci sono situazioni di „prigionia“, di malessere sociale, a cui possiamo reagire solamente con l’ironia. Nei suoi „Sgraffiti“ (1960) Ernst Jünger parla in modo saggio di ironia, un passaggio l’ho citato nell’articolo su Friedrich Merz che ho pubblicato questo pomeriggio in Substack. Qui vorrei riprendere il paragone che fa Jünger tra Cristo e Socrate, dal punto di vista del tema dell’ironia:  "Socrate e Cristo sono stati spesso messi in relazione tra loro. Una differenza fondamentale risiede nel fatto che in Cristo si riscontra una superiorità spirituale, ma nessuna traccia di ironia. Un Dio non ha bisogno di ironia. L'ironia è riflessiva; deve sempre esserci uno specchio. L'ironico si misura con l'altro, dipende quindi da lui e anche da un pubblico che constati la sua superiorità. Anche l'amore è rivolto all'altro, ma vuole completare ciò che l'ironia ferisce, vuole abbattere. Non ha nulla di raffinato {Su questo punto non sono d’accordo; credo che vi sia anche un momento raffinato nell’ironia, per lo meno era così in Sciascia. RG}. Si può immaginare l'amante da solo, ad esempio a Tebe, in un eremo, meditando sulla salvezza del mondo, pieno di forza irradiante. L'ironia appassisce senza il substrato sociale. Sulla croce si è più soli che nella prigione di Socrate. Lì si tratta di un evento cosmogonico, qui di un evento umano, anche se ad un livello elevato: tuttavia, il sole non si oscura. Una differenza importante riguarda il rapporto con i fatti. Qui la verità viene affermata dal centro, là dalla prospettiva, qui dalla sostanza, là dallo spirito. Cristo, quando gli viene chiesto se è il figlio di Dio, risponde: «Lo Sono». Socrate, quando doveva pronunciarsi sulla richiesta di pena, chiese di essere nutrito a spese pubbliche; questa è una replica spiritosa» (Ernst Jünger, Sgraffiti, 357). L’ironia è sempre dall’alto in basso, ma per essa non vi è spazio in un Dio che fa sul serio con il descensus. Visto che noi con il descensus abbiamo difficoltà, una certa dose si auto ironia ci sta. 


Cara Kathrin, l'ho letto anni fa e ora ho riletto le prime 32 pagine (“Kein Ort. Nirgends”); Christa Wolf ha un'anima sensibile che le permette di comprendere le anime ipersensibili dei due personaggi (Günderrode, Kleist). Questa è probabilmente la condizione per l'autenticità. Sicuramente chi punta così in alto “non deve contare su compagni” (32), ma non dobbiamo perdere la speranza nella “felicità comune di poter essere completamente sinceri con gli altri”. R



„1 Gv 2, [15] Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui (5Μὴ ἀγαπᾶτε τὸν κόσμον μηδὲ τὰ ἐν τῷ κόσμῳ. ἐάν τις ἀγαπᾷ τὸν κόσμον, οὐκ ἔστιν ἡ ἀγάπη τοῦ πατρὸς ἐν αὐτῷ· ; [16] perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. (ὅτι πᾶν τὸ ἐν τῷ κόσμῳ, ἡ ἐπιθυμία τῆς σαρκὸς καὶ ἡ ἐπιθυμία τῶν ὀφθαλμῶν καὶ ἡ ἀλαζονεία τοῦ βίου, οὐκ ἔστιν ἐκ τοῦ πατρός, ἀλλὰ ἐκ τοῦ κόσμου ἐστίν· [17] E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!“ (καὶ ὁ κόσμος παράγεται καὶ ἡ ἐπιθυμία αὐτοῦ, ὁ δὲ ποιῶν τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ μένει εἰς τὸν αἰῶνα.) // Il testo è chiaro, ma è anche chiaro come io non ne sono capace. Non è che io ami attivamente τὸν κόσμον μηδὲ τὰ ἐν τῷ κόσμῳ. Ma come liberarsi?  ἡ ἐπιθυμία τῆς σαρκὸς καὶ ἡ ἐπιθυμία τῶν ὀφθαλμῶν καὶ ἡ ἀλαζονεία τοῦ βίου sembrano offrirci un po’ di vita…ti chiedo di compiere τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ. Amen. 


(Bayreuth, il 31.5.25; Sabato della sesta settimana del  tempo pasquale; visitazione di Maria ad Elisabetta ) Renato mi ha mandato un articolo preso da „Il Popolo. Settimanale della diocesi di  Concordia-Pordenone“, che probabilmente corrisponde a quello che si ricordava mia mamma del digiuno all’Ascensione. „Chi ha un bel po’ di anni, come il sottoscritto, ricorda certe tradizioni religiose legate al mondo agricolo ancora magico sacrale. Una si ripeteva in questo tempo di primavera avanzata e consisteva in processioni mattutine per prati e campi. Erano le  rogazioni. Secondo il rituale di quei tempi, le rogazioni erano preghiere di penitenza e processioni propiziatorie per la buona riuscita delle seminagioni e per attirare la benedizione divina sui lavori dei campi. Si distinguevano in “rogazioni maggiori”, quelle del 25 aprile e “minori” nei tre giorni che precedevano l’Ascensione. Quelle minori hanno origini molto antiche che risalgono a un evento accaduto nella  Gallia lugdunense. Nell’anno 474 si abbatterono sul delfinato varie calamità naturali e un terremoto devastante. Mamerto, Vescovo di Vienna, poi proclamato santo, indisse un triduo di preghiere e digiuno da celebrare nei tre giorni precedenti l’ascensione. Le processioni delle rogazioni minori si svolgevano per tre mattine consecutive nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì in quanto l’Ascensione cadeva di giovedì. Il percorso prendeva avvio già alle 5 o 6 del mattino e si poteva snodare per diversi chilometri in modo che tutto il territorio della parrocchia potesse essere, almeno a distanza, benedetto. Si partiva sempre dalla chiesa parrocchiale verso una meta significativa, un capitello o l’incrocio di strade ove il corteo si fermava. Il prete benediva in direzione dei quattro punti cardinali e invocava la protezione divina contro le folgori e la grandine, la peste, la fame e la guerra e contro “il flagello del terremoto”. I fedeli rispondevano: “Libera nos Domine”. Tornati in chiesa, il prete proclamava gli oremus finali delle litanie dei santi. Seguiva la Messa senza il canto del gloria. Le rogazioni maggiori che il calendario liturgico propone per il 25 aprile, hanno origini ancora più antiche. Si rifanno alla ricorrenza pagana, Rogalia, con processioni in onore di Cerere, dea delle messi, allo scopo di propiziare buoni raccolti. Di questa tradizione ne parla già Ovidio nei “Fasti”: “Una turba vestita di bianco, preceduta dal flamine Quirunale si recava nel lucus, bosco sacro dell’antica Robico dove offriva il sacrificio di una pecora e di una cagna gettandone sul fuoco le viscere con il flamine, l’incenso e spargendo sopra una tazza di vino. Il sacrificio della cagna era posto in relazione alla costellazione del Cane (Canicula) il cui apparire è accompagnato dal caldo torrido, detto, appunto “Canicola” che secca la terra e danneggia le messi. Alla fine del VI secolo, durante il papato di Gregorio Magno, la Chiesa cristianizzò questo rito e nel suo Sacramentario lo definì “Litanie maggiori”, mentre quelle minori venivano acclamate nei giorni precedenti l’Ascensione. In Francia questa celebrazione fu riconosciuta e approvata dagli imperatori Carlo Magno e Carlo il Calvo. A Roma il rito fu introdotto da Papa Leone III nell’anno 816 e presto si diffuse in tutta la cristianità. Da allora le rogazioni divennero una pratica diffusa in tutte le parrocchie con le stesse finalità penitenziali, allo scopo di chiedere la protezione divina sul lavoro dei campi e per tener lontane le calamità naturali come ghiacciate invernali, le alluvioni che potessero danneggiare la campagna. Ancora oggi in alcune zone in questo periodo i contadini fabbricano croci con i rami potati abbellendoli con ramoscelli di ulivo benedetto. Secondo una diffusa credenza, piantarli nei campi e negli orti teneva lontano le streghe, i diavoli e la Madre di San Pietro che, secondo la leggenda, a cavallo tra giugno e luglio, scatena lampi, tuoni e tempeste. Il rito delle rogazioni assolveva a un compito fondamentale: assicurava i frutti della terra, la protezione contro i fulmini, la grandine, gli uccelli voraci, gli insetti e gli animali nocivi al raccolto, la protezione contro la siccità e la clemenza del clima assicurando in tal modo, la feracità del suolo, il sostentamento come dono di Dio, attraverso l’agricoltura. Ai tempi di Papa Liberio (352-366), le Rogationes erano “suppliche per la fecondità della terra e l’abbondanza dei raccolti”. La riforma liturgica prevede ancora le rogazioni. Le troviamo nel nuovo benedizionale in italiano. Naturalmente il contesto cambia, non si riferiscono solo alle campagne ma all’intero creato che l’uomo è chiamato a coltivare e custodire. Si suggerisce di farle nei tre giorni che precedono l’Ascensione, che ora viene di domenica. La liturgia della Parola propone il testo evangelico o quello degli Atti degli Apostoli che narra l’Ascensione di Gesù al cielo che invia i suoi discepoli a portare il Vangelo nel mondo intero. Nel primo giorno la Benedizione è diretta alla comunità locale. Il secondo giorno si prega per chi lavora nei campi ma anche in fabbrica, in ufficio o in casa.  Nell’ultimo si consiglia di recarsi in processione in riva a un fiume o attorno alla fontana del paese e pregare per la salubrità di sorella acqua e ricordando che l’acqua lustrale con cui ci segniamo entrando in chiesa e che viene usata nelle aspersioni è il “vivo ricordo del nostro Battesimo”.“ (Toni Zanette, 22.5.2025). „


Gv 16, [23b] In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. [24] Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. [25] Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. [26] In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: [27] il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. [28] Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre“.“ In primo luogo anche questo testo conferma il senso delle rogationes. In primo luogo, però, esso esprime tutta la teologia del movimento dal Padre al Padre di Adrienne: ἐξῆλθον ⸀ἐκ τοῦ πατρὸς καὶ ἐλήλυθα εἰς τὸν κόσμον· πάλιν ἀφίημι τὸν κόσμον καὶ πορεύομαι πρὸς τὸν πατέρα. E nel suo ritorno al Padre ci riporta con lui e noi possiamo chiedere nel nome del Figlio (ἐν τῷ ὀνόματί μου) al Padre tutto ciò che vogliamo, in primo luogo la gioia: αἰτεῖτε καὶ λήμψεσθε, ἵνα ἡ χαρὰ ὑμῶν ᾖ πεπληρωμένη. Gesù ci assicura che non solo lui, ma il Padre stesso ci ama e da il motivo di questo amore diretto del Padre: αὐτὸς γὰρ ὁ πατὴρ φιλεῖ ὑμᾶς, ὅτι ὑμεῖς ἐμὲ πεφιλήκατε καὶ πεπιστεύκατε (mi avete amato, e avete creduto) ὅτι ἐγὼ παρὰ τοῦ ⸀θεοῦ ἐξῆλθον. Lo specifico cristiano consiste nel credere che Cristo è venuto dal Padre: ἐγὼ παρὰ τοῦ ⸀θεοῦ ἐξῆλθον. Nel testo vi è anche una legittimazione della filosofia, che non parla per similitudine ma apertamente: Ταῦτα ἐν παροιμίαις λελάληκα ὑμῖν· ⸀ἔρχεται ὥρα ὅτε οὐκέτι ἐν παροιμίαις λαλήσω ὑμῖν ἀλλὰ παρρησίᾳ (apertamente) περὶ τοῦ πατρὸς ⸀ἀπαγγελῶ ὑμῖν. Parlare con παρρησίᾳ (apertamente) è il compito della filosofia. Ovviamente del Padre, perché è Lui che ha donato e dona l’essere gratuitamente come atto di amore.


Sono stato contento ieri di essere stato capace di compiere il percorso del labirinto delle rocce a Luisenburg, anche con l’aiuto della mia famiglia. Vi sono alcuni passaggi molto stretti in cui si può andare solo a carponi, o per me che non posso usare le ginocchia, appoggiato alle forza delle mia braccia. 






Ieri ho comprato in libreria qui a Bayreuth un testo di Yascha Mounk su „Il tempo dell’identità. Il sorgere di un’idea pericolosa“ (Stoccarda 2023/2024). Si tratta di identità particolare (all’interno del mondo attuale della sinistra, in modo particolare negli USA) vs l’universalismo, sia quello dell’umanesimo di sinistra, che è ciò che interessa all’autore, ma anche contro l’universalismo cattolico della „Fratelli tutti“, che si basa sulla priorità dell’universale sul particolare. Quest’ultimo in questa ideologia delle identità di sinistra può essere sia a livello etnico che di gender… L’intenzione sarebbe di proteggere le identità particolari separandole dalle altre particolarità. La particolarità della razza bianca ne esce male, perché una volta avrebbe dominato il mondo ed ora dovrebbe essere punita. Nel mondo della scuola che conosco, classi come le undicesime attuali sono molto imprigionate nella particolarità di gruppo di persone della stessa età ed anche nelle particolarità di gender…


Ieri abbiamo visto l’ultimo film delle „Missioni impossibili“ di Tom Cruise, che in un certo senso è ancora espressione di universalismo al servizio della salvezza del mondo…


Abba nostro…

 

(Bayreuth, il 30.5.25; venerdì della sesta settimana del  tempo pasquale; Santa Giovanna d’Arco; san Ferdinando di Castiglia) 


„Gv 16, [20] In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. [21] La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. [22] Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e [23a] nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.“ // È molto bella l’immagine con la quale il Signore ci spiega la sofferenza e la sua necessià; può essere molto forte come nel caso del parto (io ha accompagnato Konstanze in entrambi i parti ed ho visto), ma poi viene dimenticata; ho sentito nella mia vita solo una madre che si lamentava di quelle sofferenze anche a distanza di quindici  anni, ma in vero si lamentava un po’ di tutto (comunque era abbastanza simpatica anche lei). Il Signore ci promette che non ci abbandonerà mai, neppure qui  sulla terra, che può (!) essere vissuta nell’oscillazione tra cielo e terra. E poi ci  promette una gioia (τὴν χαρὰν) che non finisce: καὶ ὑμεῖς οὖν ⸂νῦν μὲν λύπην⸃ ἔχετε· πάλιν δὲ ὄψομαι ὑμᾶς, καὶ χαρήσεται ὑμῶν ἡ καρδία, καὶ τὴν χαρὰν ὑμῶν οὐδεὶς ⸀αἴρει ἀφ’ ὑμῶν. 23καὶ ἐν ἐκείνῃ τῇ ἡμέρᾳ ἐμὲ οὐκ ἐρωτήσετε οὐδέν· 


La piccola Teresa riflette sulla frase di Gesù in „Mt 10, [34] Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada (Μὴ νομίσητε ὅτι ἦλθον βαλεῖν εἰρήνην ἐπὶ τὴν γῆν· οὐκ ἦλθον βαλεῖν εἰρήνην ἀλλὰ μάχαιραν.). Non è un invito alla guerra: "Oh, mio amato! Capisco a quale battaglia mi hai destinato; non è sul campo di battaglia che dovrò combattere per te. Sono prigioniera del tuo amore; ho volontariamente stretto le catene che mi legano a te e mi separano per sempre dal mondo. La mia spada è l'amore! Con essa scaccerò gli stranieri dal regno e ti proclamerò re dell'anima" (Teresa di Lisieux, Presa dalla speranza). Questa preghiera della santa di Lisieux è stata ispirata da un'immagine di santa Giovanna d’Arco, che festeggiamo oggi. È possibile anche oggi sulla terra essere sereni ed avere il dono dell’umorismo (Tommaso Moro, Papa Francesco) ma è chiaro che la gioia completa sarà solamente quando saremo in cielo. E qui sulla terra (ἐπὶ τὴν γῆν·)  ci sono alcune battaglie da combattere. Non si tratta di essere sempre in un atteggiamento di negazione, ma ci sono degli „stranieri nel regno“ ed anche nella Chiesa che devono essere espulsi; i criteri non sono „tradizionalisti“, quasi che nella Chiesa non sia  possibile alcuna novità, mentre la novità nel senso della „ecclesia semper reformanda“(Joseph Ratzinger al Meeting di Rimini tanti anni fa) è un imperativo categorico ecclesiale e il Signore può fare tutto nuovo! Uno degli elementi  più brutti che ho conosciuto nella Chiesa qui in Germania è quello di apparati più o meno istituzionali che agiscono all’insaputa dei vescovi o di vescovi che agiscono all’insaputa del Papa. Per esempio nella nostra diocesi c'è tutto un sistema di laici che tengono i „Servizi della Parola“ con offerta dell'eucarestia alla fine di essi, a cui ho fatto parte anch'io, ma perché mi sono fidato dell'autorità del mio parroco…probabilmente non sono teologicamente sostenibili. E ho grandi dubbi che a Roma si sappiano queste cose. Ma poi ci sono anche, per esempio, con grande probabilità sacerdoti che non vivono nel celibato e che a differenza di alcuni preti sinceri ed ingenui (?) che lo dicono e poi perdono il loro ministero e purtroppo anche, dopo magari 20 anni di servizio nella Chiesa, la loro fonte di sostentamento nella vita, dicevo altri che se ne fregano e vivono in modo segreto la loro violazione del celibato, coperti dai superiori. Tutto questo invero non fa bene alla Chiesa che deve essere trasparente e quindi ci sono davvero alcune battaglie da combattere… mi ricordo ancora come tanti anni fa nella diocesi di Monaco di Baviera le persone che hanno organizzato l'insegnamento di religione non erano assolutamente interessate ad un dialogo sincero con il proprio arcivescovo. Anzi usavano l’insegnamento di revisione per perpetrare delle eresia a sua insaputa…



„Lo slogan “Salviamo Israele” lanciato dalla storica ebrea Anna Foa dalle colonne di Avvenire sta indicando una posizione interessante (antropologica prima che politica) sulla straziante vicenda di Gaza. Mobilitarsi per le madri e i bambini di Gaza, ascoltare il grido che proviene dalla Striscia è un dovere morale, che non può essere liquidato come sentimento contro Israele o come antisemitismo. Ieri un editoriale della Fondazione Oasis ha fatto eco alle parole di papa Leone XIV (qui l’integrale), proponendo un’analisi equilibrata sulle ragioni della immane tragedia umanitaria. «Se all’inizio della guerra lo Stato ebraico poteva invocare la necessità di debellare Hamas, il cui cinismo nel condurre alla catastrofe la propria popolazione non va in nessun modo sottaciuto, il prolungamento delle operazioni belliche non sembra avere altro scopo che la pulizia etnica della Striscia, come peraltro dichiarato esplicitamente da diversi esponenti politici e militari israeliani». Un passaggio fondamentale «è rappresentato dall'occupazione della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est nel 1967. (…) Anno dopo anno l’occupazione ha trasformato non solo l’occupato, privato dei suoi diritti fondamentali, ma anche l’occupante». E così «il lungo ventennio dei governi guidati da Benjamin Netanyahu ha reso sempre più evidenti queste dinamiche, che sono oggi denunciate anche da numerosi cittadini israeliani, sempre più preoccupati dalla deriva autoritaria che il loro Paese sta assumendo, dalla prospettiva di sprofondare in una guerra infinita, e da un fondamentalismo ogni giorno più virulento».“ (Banfi) 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 28.5.25; Ascensione del Signore) Mia mamma (nata nel 1938) al telefono ci ha raccontato che a Suzzara (Mn), quando era bambina, ma credo che ciò valga per tutta la Lombardia, la solennità dell’Ascensione era festeggiata in grande e da tutti; anche i contadini non lavoravano in campagna; era un giorno di digiuno nel racconto di mia mamma e perfino gli uccellini non davano da mangiare ai loro piccoli; non so se il ricordo sia vero - lo chiederà a Renato che vive in Lombardia - o se non sia tinto „mitologicamente“ (per lo meno la frase sugli uccellini lo è), comunque mi sono chiesto come mai il digiuno? Perché il Signore ritorna al Padre? Ma Cristo non vuole che si sia tristi per questo. PS „Allora, devo fare ricerche. Il digiuno lo fanno gli ortodossi. Mi dice la signora romena che lavora da noi. I quali ortodossi in tutto il tempo Pasquale non si inginocchiano a Messa. Da noi Ascensione un tempo grande festa è stata declassata…“ (Renato)


Il linguaggio amoroso della piccola Teresa mi impressiona e mi raggiunge la dove sono, nella nostra società trasparente e pornografica. Il Cristo amato ha i capelli bagnati dalle gocce della notte, nel linguaggio pornografico „bagnato“ è altro, ma proprio la nostra anima deve imparare di nuovo un linguaggio che si lasci purificare e per questo il linguaggio femminile di Teresa è di grande aiuto, più di quanto lo possa essere un linguaggio artisticamente più compiuto. L’anima sensibile e femminile di Teresa sa cogliere quanto siano preziose le lacrime di Cristo (quelle che versa per esempio per le tante guerre): «Le lacrime che velano i tuoi occhi divini ci appaiono come diamanti che desideriamo raccogliere per riscattare con il loro valore infinito l'anima dei nostri fratelli» (Teresa, Presi dalla speranza, 49). Per riscattare per esempio la mia anima. Dalla bocca del Signore scende a noi un lamento d’amore; lui è presente, ma noi siamo occupati con altro…Che il Signore ci invii anime di pastori e di martiri, dice Teresa, che infiammino in noi l’amore. Teresa parla anche del mistero del nascondimento: ciò che piace al Signore e ciò che il Signore vede, non lo vede il mondo; per questo motivo tante cose belle nella nostra vita vengono appena notate dai potenti (anche da quelli piccoli nella scuola…): “Oh, amato volto di Gesù! Nel giorno dell'eternità, quando vedremo la tua infinita gloria, il nostro unico desiderio sarà quello di fissare i tuoi occhi divini {forse piuttosto nel senso che i suoi occhi divini si facciano attirare dall’anima bella}, coprendo anche il nostro volto, affinché nessuno ci riconosca quaggiù”. Infine Sal 136, 4 che nel contesto dell’America Latina è stato inteso socialmente, anche con ragione: come cantare in terra straniera o sotto una dittatura i canti del Signore?, viene interpretato così da Teresa: “Poiché tu sei la vera, l'unica patria delle nostre anime, le nostre canzoni non saranno cantate in terra straniera”, eppure “dimenticheremo il nostro esilio e sulle rive dei fiumi di Babilonia canteremo canzoni che risuoneranno solo alle tue orecchie”.


Riguardo al mio articolo sulla “Nave dei folli” di Hein: Caro Roberto, grazie mille per aver condiviso i tuoi pensieri, che mi colpiscono particolarmente ora che Andrea ed io siamo appena tornati da una vacanza di tre giorni a Lipsia. Siamo rimasti stupiti dalla città, così bella, così vasta e così verde. Ho ancora davanti agli occhi Wetterzeube, anch'esso molto bello, ma in modo diverso. Mi ha ricordato molto la mia infanzia e la mia giovinezza. Ho visitato a Lipsia l'ex quartier generale della Stasi (Runder Eck) e il Forum di Storia Contemporanea. Ciò che mi sconvolge sempre è il tema della Stasi. Era molto più perfida della Gestapo. Un sistema creato per distruggere l'anima umana. Assassini dell’anima! Tommaso Moro definisce come crimini gravi, in ordine crescente, i ladri, gli assassini e gli eretici. Questi ultimi perché distruggono l'anima dell'uomo. Probabilmente è per questo che considero così gravi i crimini della Stasi. Nella mia vita professionale ho sempre avuto la fortuna di avere a che fare con molti tedeschi dell'Est. E ho conosciuto molti personaggi diversi. Un resistente passivo della Chiesa, un giovane spontaneo, un ex soldato della NVA, un ufficiale della NVA che ha prestato servizio per 12 anni e molti altri. All'epoca l'industria dei semiconduttori era un punto di raccolta per i tedeschi dell'Est. Naturalmente erano tutti “laureati”. Un anno fa ho letto il libro di Jenny Welmer. Il suo punto era che le biografie fanno parte di noi, cioè si vive e ci si sviluppa anche in uno Stato ingiusto. E ci sono nicchie che sono migliori proprio perché in uno Stato ingiusto bisogna fare più affidamento sulla fiducia e imparare ad adattarsi alla mancanza! E questo va apprezzato. Qui sono state affinate virtù che in Occidente non erano necessarie. La lacerazione della vita umana emerge in modo particolarmente evidente in uno Stato ingiusto come la DDR. È grave quando le persone pensano che, grazie alla loro educazione superiore, siano sempre state dalla parte giusta, nel Terzo Reich, nella DDR o in qualsiasi altro luogo, e poi giudicano gli altri con tono moralista. Un politologo ha descritto una volta la natura umana in questo modo: ognuno pensa che la propria ascesa sia merito suo, mentre in realtà ha solo remato come tutti gli altri e ha approfittato dell'innalzamento del livello dell'acqua.  Ancora un commento sulle osservazioni su Nietzsche. Mi infastidisce sempre quando si appropriano le persone per qualcosa. Naturalmente il regime nazista sarebbe stato concepibile anche senza Nietzsche e Nietzsche non ha portato alla dittatura nazista. Tutto ciò nega la libertà. Jaspers dice che Nietzsche e Kierkegaard segnano il canale in cui dobbiamo muoverci, sono entrambi i segni estremi dell'abisso. La filosofia si muove sempre sull'orlo del precipizio, e un pensiero coerente e unilaterale è sempre utile. In questo senso possiamo essere grati a Nietzsche. Tutto il resto è chiacchiere mediatiche. In questo senso ho sempre disapprovato Splett. Ha preso in giro le metafore usate da Nietzsche. Ma prendere in giro non è un confronto, è solo una stroncatura. Un atteggiamento mentale che condanno ancora oggi. Diffamare per evitare il confronto. Grazie ancora per aver condiviso i tuoi pensieri e tanti saluti a Wetterzeube

Meinhard


Caro Meinhard, grazie mille per la tua lettera molto interessante (la chiamo così; per e-mail intendo altro). Sono contento che siate stati a Lipsia. In questo periodo sono un po' sotto pressione e in questo momento sto preparando i bagagli per tre giorni a Bayreuth con Johanna e David. Solo una parola su Kierkegaard e Nietzsche: nella sua tesi di dottorato in germanistica, Balthasar dedica un intero capitolo ai parallelismi tra i due, per tutto un capitolo, che riprende alcuni anni dopo nella sua opera “Apocalisse dell'anima tedesca”, scritta all'inizio della sua carriera. Tuo, R


Abba nostro…


(Bayreuth, pomeriggio) Ancora sul mio articolo in tedesco:  Ti ringrazio per le tue riflessioni, caro Roberto. Sai che non ho problemi nel leggere il tedesco. Non andrò al convegno su Ulrich (vado ormai solo laddove sono invitato). Nella CB c’è un archivio Ulrich che andrebbe segnalato a Oster. Buona festa dell’Ascensione! Jacques Servais S.J.


(Sera) Ancora sul mio articolo: Caro Roberto, il tuo testo fa riaffiorare tutti i colori della mia vita, mi mostra ciò che ho vissuto, provato, pensato e meditato......e sento fortemente che chiunque abbia vissuto nella DDR l'ha vissuta in modo del tutto individuale. È quindi impossibile per te cogliere la realtà. Dovrai leggere molti libri, chiedere a molte persone per poterti fare un'idea.Personalmente mi sento molto vicina al punto di vista di Christa Wolf. Di Christoph Hein penso che “Der fremde Freund” (pubblicato in Occidente con il titolo “Drachenblut”) descriva molto bene la vita nella DDR.Sì, si è sempre trattato anche delle donne, dell'emancipazione, che si riferisce ai loro sentimenti. È così che sono cresciuta. Solo un anno fa ho ricominciato a guardare più da vicino e ho scoperto con sgomento che abbiamo fatto grandi passi indietro. Mia figlia combatte su fronti che non esistevano nella mia giovinezza. Riguardo alla „nave dei folli“ mi vengono in mente due canzoni che ho sentito nella mia giovinezza, che si riferiscono alla DDR, ma che valgono anche oggi.


https://www.youtube.com/watch?v=H156yEwWYnE

https://www.youtube.com/watch?v=haapRum3ZYo

Parlo spesso con mia figlia del mio periodo nella DDR e sono stupito, a volte anche sconvolto, di come venga messa in dubbio la mia testimonianza. Condivido la visione di Stalin, eppure la DDR ha intrapreso una strada propria che, a mio avviso, in un certo senso può essere definita democratica. Io stesso sto attualmente affrontando “Critica della filosofia del diritto hegeliana” di Marx, essendo stata educata all'ateismo nell'Europa cristiana e cercando di capire come questa mente brillante sia giunta alla conclusione che la religione sia l'oppio dei popoli. Spero che il mio viaggio tra i nomadi della Mongolia mi aiuti a chiarirmi le idee. Un individuo in una tribù nomade ha una concezione di sé diversa da quella che abbiamo noi nel mondo occidentale. Galsan Tschinag ne parla in un'interessante intervista con Klaus Kornwachs in “Der singende Fels” (La roccia che canta). E a proposito di “Das Leben der anderen” (La vita degli altri): ho avuto l'opportunità di porre una domanda al regista Florian Henckel von Donnersmarck. Il film mi ha colpito molto e mi ha fatto riflettere sul mio Paese, oltre a rompere le mie abitudini cinematografiche DEFA aggiungendo due finali alla fine. Per me il film finisce quando Christa Sieland giace morta sulla strada. Gli ho chiesto perché avesse lasciato continuare il film. Mi ha risposto che lo doveva al suo pubblico. Ho visto anche “Werk ohne Autor” (Opera senza autore). Donnersmarck è bravo, ma non tiene conto di persone come me. Beh, ora è diventato più lungo di quanto volessi. Grazie per avermi coinvolto ancora una volta nei miei pensieri. Mi piace essere stimolato in questo modo. Forse un giorno scriverò anch'io un articolo. Sento già il desiderio di farlo, ma non è ancora il momento giusto. Cari saluti, Kathrin // Cara Kathrin, grazie per il tuo commento, che mi arricchisce molto; ti offro volentieri la mia piattaforma su Substack per scrivere su questo argomento. Naturalmente non era mia intenzione sapere tutto; dopo 23 anni nell'Est, dopo molti dialoghi e dopo queste 751 pagine, ho cercato di scrivere qualcosa che andasse dal mito alla realtà. E proprio in dialogo con la mia identità. Tuo, Roberto

Tra l’altro oggi pomeriggio, mentre aspettavo mia moglie che gentilmente era andata a vedere se avevo dimenticato il mio zaino vicino al nostro hotel, ho conosciuto una donna originaria del Brandburg, con suo marito o con il suo compagno. Ora vive qui nell’ovest ed è stata insegnante. Abbiamo parlato della situazione attuale e dell’enorme numero di persone che votano AfD; avevamo un giudizio simile; ormai la gente dell’est mi è più simile di altri, la sento come la mia gente.


(Wetterzeube, il 28.5.25; mercoledì della sesta settimana del  tempo pasquale) „Gv [12] Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. [13] Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. [14] Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. [15] Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà.“ L’evangelista Giovanni ci offre qui alcuni  criteri di importanza capitale sia per la teologia sia per il modo di comportarsi con gli altri. Non vale solo per Lui, vale anche per noi: non possiamo dire sempre tutto subito, perché alcune cose sarebbero un peso troppo grande per chi le ascolta. E poi non possiamo „parlare da sé“, non lo fa neppure lo Spirito Santo: ὅταν δὲ ἔλθῃ ἐκεῖνος, τὸ πνεῦμα τῆς ἀληθείας, ὁδηγήσει ὑμᾶς ⸂ἐν τῇ ἀληθείᾳ πάσῃ⸃ (lo spirito di verità ci guiderà nella verità intera), οὐ γὰρ λαλήσει ἀφ’ ἑαυτοῦ (non parla da sé), ἀλλ’ ὅσα ⸀ἀκούσει λαλήσει, καὶ τὰ ἐρχόμενα ἀναγγελεῖ ὑμῖν. Ovviamente non c’è solo un presente, ma vi è anche un futuro in cui potremo portare più pesi; non possiamo mai dire menzogne, ma nella verità intera (⸂ἐν τῇ ἀληθείᾳ πάσῃ⸃) verremo introdotti dallo Spirito di verità, non dal nostro desiderio di autenticità. τὸ πνεῦμα τῆς ἀληθείας è il soggetto della nostra azione e del nostro pensiero. In Giovanni abbiamo la rivelazione dell’intimità trinitaria nella sua verità intera: πάντα ὅσα ἔχει ὁ πατὴρ ἐμά ἐστιν· διὰ τοῦτο εἶπον ὅτι ἐκ τοῦ ἐμοῦ λαμβάνει καὶ ἀναγγελεῖ ὑμῖν (…lo prenderà da me e ve lo annuncerà). 


Sia Teresa che Etty hanno un forte desiderio di giustificare Dio, nel senso di cui ne parlò Benedetto XVI in un’intervista al Padre Servais. Etty vuole giustificare Dio al cospetto  del disastro di Auschwitz; se io leggo quanto ora cito di Teresa al cospetto del disastro di Gaza, comincio a comprendere cosa pensavano e sentivano queste due giovane donne. Dobbiamo imparare a guardare ciò che accade dalla prospettiva di Dio. Certo vi è una responsabilità storica sia in quello che fece Erode uccidendo i bambini maschi al tempo della nascita di Gesù, vi è una responsabilità storica per chi ha ucciso gli ebrei al tempo del nazismo, e vi è una responsabilità storica per quello che accade a Gaza, ma non dobbiamo assolutizzarla: "Perché credere significa guardare le cose terrene con gli occhi di Dio, dalla prospettiva di Dio, al contrario, cioè, rispetto a come è solito guardare l'uomo. Dio, però, vede sempre nelle cose ciò che nella sua grazia ha posto in esse come vita eterna. Solo questo è importante per lui. Teresa osa assumere questo punto di vista di Dio: «Mi chiedo: che significato ha il tempo? Il tempo è solo un riflesso, un sogno. Dio ci vede nella prospettiva della sincerità, si compiace della nostra beatitudine eterna» (Balthasar, Ibid. 37). Ciò non significa che la responsabilità dell’esistenza storica sia irrilevante: „L'esistenza di Teresa è sospesa in modo indefinibile tra cielo e terra; ed è proprio questo stato di sospensione (Schwebe; Balthasar usa questo termine, a differenza di Ulrich, sempre in modo positivo) che ogni cristiano deve vivere.“ (Balthasar, ibidem 39). Non si tratta della „sospensione ontologica“ di Ulrich, che non permette la finitizzazione dell’essere nel compito della piccola via, ma di uno stato di sospensione proprio alla creatura. Non possiamo forzarlo, ma dobbiamo offrirgli degli spazi: questo è il senso della meditazione o dell’adorazione eucaristica… Ieri al termine della adorazione eucaristica ho letto a voce alta una parte della consacrazione di Teresa all’amore di Dio; alla fine ho detto che si trattava di lei ed ho letto il suo nome per intero (cf. Ibidem 48), non ho osato pronunciare un testo del genere nel mio nome, ma in fondo quello che Teresa vuole è un consegna di sé, non basata sui propri meriti, ma sul merito di Cristo all’amore di Dio: questa affermazione non è protestantesimo è il cuore della Catholica. 

L'altro ieri e ieri ci sono stati i miei ultimi nove esami dei ragazzi della mia classe in religione; si sono preparati abbastanza bene. Vedo che quello che ho insegnato, anche se rimane strano per i miei colleghi, suppongo, cioè questa mistura tra filosofia e teologia… vedo che i ragazzi hanno saputo usarla, hanno saputo usare quanto ho comunicato loro anche per la prova orale della maturità. Il prossimo mercoledì ci saranno ancora cinque esami in religione dei ragazzi dalla Gemeinschaftschule e poi anche questo tipo di esperienza sarà  „passato“.


Mi è piaciuta molto la definizione del presidente del Napoli De Laurentis, di Napoli, che ha vinto lo scudetto quest’anno, come „regionalità mondiale“. 


"Nessun attacco con armi tedesche sul territorio russo: questo saggio principio era in vigore dal 1945. Ma ora, il 26 maggio 2025, il cancelliere Friedrich Merz ha compiuto un brusco cambiamento di rotta e ha autorizzato il bombardamento della Russia con armi tedesche. Ritengo che questa sia una decisione sbagliata e pericolosa. Ritengo che ciò non rispecchi la volontà della popolazione tedesca, che vuole la pace con la Russia e non cerca un'escalation. Merz non è una forza per la pace. Sul palco del forum europeo della WDR, Merz ha dichiarato: “Non ci sono più restrizioni di portata per le armi fornite all'Ucraina, né da parte britannica, né da parte francese, né da parte nostra, né da parte americana”. L'esercito ucraino può attaccare le postazioni militari in Russia. L'SPD è sorpreso e critica la politica di escalation di Merz". (Daniele Ganser, storico svizzero e ricercatore per la pace, X, 27.5.25)


Abba nostro…


(Dopo la lettura della versione di Banfi) Dalla versione odierna prendo in fondo due aspetti che riguardano il tema della „profezia della pace“: 1) „Anna Foa, storica ebrea, lancia dalla prima pagina di Avvenire uno slogan efficace e scrive: Salviamo Israele. «Credo che oggi sia necessario e importante manifestare nelle piazze perché Israele fermi la distruzione di Gaza e il massacro dei suoi abitanti, perché tutti gli ostaggi siano liberati e si avviino delle serie trattative di pace che portino, in un modo o nell’altro, alla nascita di uno Stato palestinese. Sappiamo bene che questa prospettiva ha due nemici: in primo luogo il governo razzista e fanatico di Netanyahu, pronto a fare un numero infinito di morti tra i palestinesi per evitare di porre fine alla guerra, di affrontare le sue responsabilità e di accettare la nascita dello Stato palestinese. In secondo luogo, inversamente e specularmente, Hamas, ugualmente contraria alla nascita di uno Stato palestinese e in lotta per la creazione di una Palestina dal fiume al mare, priva di ebrei». Netanyahu e Hamas sono gli aguzzini di due popoli che hanno egemonizzato, all’inizio attraverso libere elezioni e da quasi 30 anni, i rispettivi campi, predicando la distruzione e l’annientamento del nemico, diventando di fatto dittature violente e militarizzate. In questa chiave salvare Israele e salvare la popolazione di Gaza sono obiettivi coincidenti. Aggiunge Foa: «Se scendiamo in piazza dobbiamo avere chiaro che lo facciamo per salvare Israele, non per distruggerla. Per salvarla dal suo governo. Ci confortano le grandi manifestazioni che percorrono il Paese e hanno fra le loro parole d’ordine quella di cessare il massacro degli abitanti di Gaza. Ci conforta veder crescere il movimento di chi rifiuta di andare a combattere a Gaza, soldati di leva e riservisti. Ci conforta vedere l’appello firmato da tanti cittadini israeliani che chiedono l’embargo europeo delle armi al governo israeliano. La loro lotta per la disobbedienza dobbiamo farla nostra, come dobbiamo sempre richiamare quelle manifestazioni nelle città israeliane e anche quelle, tanto più rischiose, dei palestinesi di Gaza contro la dittatura di Hamas». La mobilitazione per Gaza non può fermarsi a schieramenti di parte o scivolare nell’antisemitismo. Limpida è stata la presa di posizione dei Vescovi italiani alla sessione straordinaria del Consiglio episcopale permanente, svoltosi ieri a Roma. È un appello forte e unanime per la pace dove si chiede anzitutto la riapertura libera dei canali umanitari e degli aiuti alimentari per gli abitanti della Striscia (…). Anche nel mondo politico italiano le cose si muovono. Oggi lo storico Franco Cardini su Repubblica si rivolge alla destra per invitarla a scendere in piazza. Dice: «Netanyahu rischia di consegnare il suo Paese mani e piedi all’antisemitismo. Sta andando contro il ruolo storico esercitato da Israele. E così spingerà la popolazione palestinese ancora verso Hamas. Spero che tutto ciò non sia però esattamente quello che lui vuole: seminare ancora più Hamas e raccogliere ancora più mattanze (…) Hanno sparato nel mucchio. Come si fa ad accettare la morte di tutti quei bambini?»(…) Nella Striscia un chilo di riso costa ormai 50 dollari. Ursula von der Leyen ha dichiarato «abominevole» la strage di civili palestinesi. Il Cancelliere tedesco Friedrich Merz si è detto «sconvolto dalla spaventosa sofferenza della popolazione civile» palestinese. 2) A proposito di Europa e di Germania, cresce la tensione con la Russia di Vladimir Putin. Secondo il Wall Street Journal, gli Usa starebbero pensando a nuove sanzioni contro Mosca. Donald Trump ha scritto su Truth che Putin «sta giocando col fuoco!». La risposta del portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov è stata che per la tregua «naturalmente, c’è bisogno di tempo». Mentre Merz ha dichiarato: «Non ci sono più restrizioni di portata per le armi fornite all'Ucraina, né da parte britannica, né da parte francese, né da parte nostra, né da parte americana». L’esercito ucraino può attaccare le postazioni militari in territorio russo.“ (AB)



(Pomeriggio) Sono stato alla consegna del foglio, con i risultati provvisori della maturità, come insegnante di classe della mia dodicesima; l’insegnante responsabile della Oberstufe (degli ultimi anni del liceo) li ha salutati dicendo che era scandalizzata dal loro modo così inadeguato di essersi vestiti per un occasione così importante; poi ha spiegato, con competenza, i meccanismi dei punti della maturità… come si possa essere così privi di empatia per un incontro che emozionalmente è costato tanta fatica alle ragazze e ai ragazzi, mi è del tutto incomprensibile, ma per lo meno ha accettato che i due insegnanti di classe, un collega ed io, fossimo presenti al gesto per occuparci delle emozioni…Nella mia classe c’é stato solo un ragazzo che rischia e che dovrà portare il prossimo giovedì una o due materie oralmente; un’altra ragazza è costretta, per la differenza dei voti tra quello che aveva prima della maturità e i risultati della maturità, ha portare una materia oralmente, ma non rischia nulla, solo che per lei sarà stressante, perché pensava di aver finito… 


(Wetterzeube, il 27.5.25; martedì della sesta settimana del  tempo pasquale; san Agostino, vescovo di Canterbury, missionario, ca. 605)


„Gv 16, [5] Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? [6] Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. [7] Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. [8] E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. [9] Quanto al peccato, perché non credono in me; [10] quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; [11] quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.“ Gesù ritorna al Padre e questo non è motivo di tristezza; tanti film, anche quelli belli, anche quelli con componenti erotiche, sono tristi, sono ricolmi di quella tristezza di cui parla Gesù, non tanto in riferimento al suo ritorno al Padre, ma perché qualche persona amata è morta…ἡ λύπη πεπλήρωκεν ὑμῶν τὴν καρδίαν. In vero la preghiera più grande è quella che richiede la gioia! Questa gioia significa non attaccarsi alla figura storica di chicchessia, neppure del Logos, non perché  la storia non sia importante, ma perché le  figure di questo mondo devono passare. ἀλλ’ ἐγὼ τὴν ἀλήθειαν λέγω ὑμῖν, συμφέρει ὑμῖν ἵνα ἐγὼ ἀπέλθω. ἐὰν ⸀γὰρ μὴ ἀπέλθω, ὁ παράκλητος ⸂οὐ μὴ ἔλθῃ⸃ πρὸς ὑμᾶς· ἐὰν δὲ πορευθῶ, πέμψω αὐτὸν πρὸς ὑμᾶς. Questa è la verità; noi non abbiamo bisogno di figure storiche, ma del παράκλητος. Questo ha cercato di dirci Papa Francesco nel 2015, con il  suo „decentrarsi dal carisma“, ma nessuno (!)  lo ha compreso, neanche chi guidava il Movimento! Quindi negli incontri successivi ha parlato in modo meno radicale. Ma qui si tratta de τὴν ἀλήθειαν. La gioia non può essere data dalla fedeltà a gesti storici di un carisma; anche se tutti lo dicono, anche se citano testi di don Giussani che possono essere interpretati così, anche se Giussani avesse „secondo la carne“ pensato qualche volta così, vero è che Cristo (e tutti gli altri) devono andarsene in modo che venga ὁ παράκλητος. Il consolatore verrà è convincerà il mondo nelle tre cose di cui parla il Logos universale e concreto: καὶ ἐλθὼν ἐκεῖνος ἐλέγξει τὸν κόσμον περὶ ἁμαρτίας καὶ περὶ δικαιοσύνης καὶ περὶ κρίσεως·. Le parole sono importanti se il messaggio dell’amore non vuole essere ridotto ad un: siate gentili l’uno con l’altro. Se fosse solo questo, non ci sarebbe bisogno della croce ed ancor meno di una discesa all’inferno. Ora cerchiamo di capire cosa siano il peccato, la giustizia e la crisi (il giudizio). περὶ ἁμαρτίας μέν, ὅτι οὐ πιστεύουσιν εἰς ἐμέ· Il peccato consiste nel non credere nel Logos universale e concreto, che è Gesù, ma un Gesù che se ne ritorna al Padre. περὶ δικαιοσύνης δέ, ὅτι πρὸς τὸν ⸀πατέρα ὑπάγω καὶ οὐκέτι θεωρεῖτέ με·. La giustizia ha a che fare con il suo ritorno al Padre e che non lo rivedremo più fino al Suo ritorno. Chi si aggrappa o incolla ad una figura storica, in quanto storica e carnale, non manca solo di amore, ma di giustizia; l’assolutizzazione carnale di un carisma è sempre tradimento alla giustizia. περὶ δὲ κρίσεως, ὅτι ὁ ἄρχων τοῦ κόσμου τούτου κέκριται.  ὁ ἄρχων τοῦ κόσμου è stato giudicato! Noi ci troviamo nella situazione paradossale e teodrammatica (Balthasar) che ὁ ἄρχων τοῦ κόσμου è stato sconfitto, ma sembra che stia vincendo. Solo ὁ παράκλητος può consolarci. Per questo se ne è andato anche Papa Francesco il Grande e per questo Leone XIV ci ha detto subito che lui è debole e deve sparire, perché appaia il Cristo. Questo è il passo che sto facendo, cosciente che in gioco è τὴ ἀλήθεια. Ovviamente non significa che il bisogno di „dimora“ non abbia un suo senso: gratia perficit naturam, non tollit. Ovviamente per vivere abbiamo bisogno di case, non solo di cimiteri. Per questo la guerra è terribilmente non sensata, come ha sottolineato in questi giorni più volte mia moglie: un Mega-quatsch.  


Riprendo un pensiero di Balthasar in dialogo con la piccola Teresa: "Quindi dolore e allegria caratterizzano insieme il fugace e prezioso momento terreno. La fede conosce il suo contenuto eterno nel fondamento nascosto della sua forma temporale. Perché credere significa guardare le cose terrene con gli occhi di Dio, dalla prospettiva di Dio, al contrario di come è solito guardarle l'uomo. Ma Dio vede sempre nelle cose ciò che la sua grazia ha posto in esse in termini di vita eterna. Solo questo è importante per lui. Teresa osa assumere questo punto di vista di Dio: "Mi chiedo: che significato ha il tempo? Il tempo è solo un riflesso, un sogno. Dio ci attira nella sua gloria, gioisce della nostra beatitudine eterna. Quanto fa bene all'anima mia questo pensiero! Allora capisco perché ci fa soffrire». Come ha consolato Gesù sopra, ora scusa Dio per il dolore del mondo. Per quanto profondo possa sembrare ed essere, è comunque effimero, e Dio vede nel mondo ciò che rimane: i frutti eterni che il dolore temporaneo produce. Per questo motivo, anche questo pensiero quasi buddista sull'insignificanza del dolore, viene integrato in modo cristiano da una volontà risoluta di accettare la sofferenza che ci è stata assegnata, con la quale sfruttiamo appieno il contenuto eterno dell'istante: «l'istante è un gioiello» (Balthasar, ibidem, 36-37). 


Abba nostro…


(Dopo la lettura di Banfi) Con ragione la versione odierna insiste su Gaza: „L’Italia si mobilita. Dopo 20 mesi di minimizzazioni e di giustificazioni, l’orrore della guerra ai bambini di Gaza ha oltrepassato un limite un po’ per tutti. C’è stato un tempo in cui l’unica solidarietà da Roma arrivava con la quotidiana telefonata di papa Francesco al parroco Gabriel Romanelli, che è ancora nella Striscia, insieme alle suore di Madre Teresa. Bergoglio è stato diffamato e insultato per mesi per quell’ ostinato richiamo. Ancora nelle ultime settimane di vita prese sul serio l’idea di andare fisicamente nella Striscia, in carrozzina. Scrive oggi Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia di Terra Santa sull’Osservatore Romano, (…): «La violenza sta corrodendo il cuore dell’umanità come il più potente degli acidi. L’odio seminato da troppo tempo ha messo radici e va estirpato al più presto e con ogni mezzo. Chi crede sia giusto uccidere bambini e neonati di Gaza perché considerati nemici non conosce il bene. I bambini, tutti i bambini, quando sono amati, quando sono protetti dall’odio, quando vengono difesi i loro diritti, diventano uomini e donne di pace». Su Avvenire la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti annuncia che proseguirà per tutta la settimana lo sciopero della fame, iniziato ieri. Dice: «Ci uniamo all’appello di papa Leone XIV a “consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate”. E ci rivolgiamo al governo e al Parlamento affinché la politica si adoperi in tutte le sedi e con tutti gli strumenti possibili per far concludere quanto prima gli orrori che sono da mesi sotto gli occhi di tutto il mondo. L’abbiamo scritto in una lettera inviata al presidente Sergio Mattarella». Anna Foa, storica ebrea, dice a Repubblica: «L’uccisione dei bambini sta indignando il mondo. La gente sente acutamente il bisogno di fare qualcosa». Lei come vive la tragedia di Gaza? «Mi emoziono ogni volta che ne leggo o vedo la tv. Mi sento male. Ma allo stesso tempo cerco di scriverne e parlarne in maniera razionale».

Le ultime notizie dal campo fanno sperare. Steve Witkoff, l’inviato di Donald Trump sembra ottimista. La sua proposta alle parti prevede il rilascio di dieci ostaggi vivi e venti morti su 58 totali, in cambio di 45-60 giorni di tregua: la metà dei rapiti da liberare subito, l’altra metà allo scadere del termine. Il pressing Usa è evidente ma Benjamin Netanyahu prende tempo. „Repubblica“ oggi propone una data per una manifestazione nazionale di mobilitazione: sabato 7 giugno a Roma. Edith Bruck commenta sulla Stampa: «Spero che Schlein e Conte portino in piazza le bandiere israeliane, è giusto che sventolino accanto a quelle palestinesi. La pace deve esserci tra questi due popoli. Io la bandiera di Israele la porterei, anche se so che sarebbe pericoloso». Annuncia Andrea Fabozzi sul Manifesto: «Continueremo: la prossima settimana dedicheremo un intero giornale, dalla prima all’ultima pagina, a Gaza. Perché ora più che mai è il momento della chiarezza. Un generoso, ma generico appello alla pace di fronte allo scempio di vite umane che procede incessante non basta. Due popoli due stati verrà dopo, ammesso che abbia ancora senso riproporlo. Adesso bisogna fermare Israele. Bisogna smettere di armarlo, iniziare a isolarlo, colpirlo nei suoi interessi, fargli sentire forte la condanna mondiale. Una manifestazione nazionale dovrà dirlo forte. Bisogna agire sui governi nazionali. Fare pressione sul governo Meloni perché l’Italia, persino l’Italia, dica almeno “basta”. Bisogna portare in piazza questo sentimento popolare che è una richiesta politica. E proprio per questo bisogna farlo a Roma»“ (AB).

(Sera) "... Esistono invece fluidi delicati, che sembrano insignificanti, ma sui quali si basa il rapporto più felice tra uomo e donna. Essi conducono al matrimonio come a un'unione di forza creativa e sostenitrice. Nel loro mutamento attraverso le età della vita, esse agiscono sempre in modo più forte, più emozionante. - Non solo sufficienti a se stesse, ma anche riempiendo dall'invisibile i grandi serbatoi dello Stato e della società" (Ernst Jünger, Sgraffiti, 354) - anche se io, un po' come reazione a un modo troppo pio e cattolico, troppo devoto di parlare del sesso spesso sottolineo la forza dell'orgasmo. È vero, però, quello che dice il mio grande amico tedesco> c'è una forza fluida delicata, che io ho percepito e percepisco nel rapporto con Konstanze che non cambierei con nessun altro di tipo di rapporto anche più intenso eroticamente.

(Wetterzeube, il 26.5.25; lunedì della sesta settimana del  tempo pasquale; san Filippo Neri)


„Gv 15, [26] Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;  (⸀Ὅταν ἔλθῃ ὁ παράκλητος ὃν ἐγὼ πέμψω ὑμῖν παρὰ τοῦ πατρός, τὸ πνεῦμα τῆς ἀληθείας ὃ παρὰ τοῦ πατρὸς ἐκπορεύεται, ἐκεῖνος μαρτυρήσει περὶ ἐμοῦ·)[27] e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. GV 16 [1] Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. [2] Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. [3] E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. [4] Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato. Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.“ // La sua presenza è così importante che non c’era bisogno di dire tutto e subito. ὁ παράκλητος era anche il tema  dell’Angelus del Papa di ieri. „Sono ancora all’inizio del mio ministero in mezzo a voi e desidero anzitutto ringraziarvi per l’affetto che mi state manifestando, mentre vi chiedo di sostenermi con la vostra preghiera e vicinanza. In tutto ciò a cui il Signore ci chiama, nel percorso di vita così come nel cammino di fede, ci sentiamo a volte inadeguati. Tuttavia, proprio il Vangelo di questa domenica (cfr Gv 14,23-29) ci dice che non dobbiamo guardare alle nostre forze, ma alla misericordia del Signore che ci ha scelti, certi che lo Spirito Santo ci guida e ci insegna ogni cosa. Agli Apostoli che, alla vigilia della morte del Maestro, sono turbati e angosciati e si chiedono come potranno essere continuatori e testimoni del Regno di Dio, Gesù annuncia il dono dello Spirito Santo, con questa meravigliosa promessa: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (v. 23). Così, Gesù libera i discepoli da ogni angoscia e preoccupazione e può dire loro: «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (v. 27). Se rimaniamo nel suo amore, infatti, Lui stesso prende dimora in noi, la nostra vita diventa tempio di Dio e questo amore ci illumina, si fa spazio nel nostro modo di pensare e nelle nostre scelte, fino a espandersi anche verso gli altri e irradiare tutte le situazioni della nostra esistenza. Ecco, fratelli e sorelle, questo dimorare di Dio in noi è proprio il dono dello Spirito Santo, che ci prende per mano e ci fa sperimentare, anche nella vita quotidiana, la presenza e la vicinanza di Dio, rendendoci sua dimora. È bello che, guardando alla nostra chiamata, alle realtà e alle persone che ci sono state affidate, agli impegni che portiamo avanti, al nostro servizio nella Chiesa, ciascuno di noi può dire con fiducia: anche se sono fragile, il Signore non si vergogna della mia umanità, anzi, viene a prendere dimora dentro di me. Egli mi accompagna col suo Spirito, mi illumina e mi rende strumento del suo amore per gli altri, per la società e per il mondo. Carissimi, sul fondamento di questa promessa, camminiamo nella gioia della fede, per essere tempio santo del Signore. Impegniamoci a portare il suo amore ovunque, ricordandoci che ogni sorella e ogni fratello è dimora di Dio, e che la sua presenza si rivela specialmente nei piccoli, nei poveri e in coloro che soffrono, chiedendoci di essere cristiani attenti e compassionevoli. E affidiamoci tutti all’intercessione di Maria Santissima. Per l’opera dello Spirito, Lei è diventata “Dimora consacrata a Dio”. Con Lei, anche noi possiamo sperimentare la gioia di accogliere il Signore ed essere segno e strumento del suo amore.“ (Leone XIV). Chiediamo umilmente a Dio di diventare dimora di Dio che è amore! 


Carissimo J., come si è comportata la Caritas a Paderborn è davvero  scandaloso. Ma sono sicuro che prenderai questa sfida così come SPN (Ignazio) chiedeva ai suoi prima di diventare gesuiti, cioè come disponibilità  a passare attraverso delle prove di autentica povertà. Entrambe le cose: che avrai i soldi della disoccupazione solo a luglio e che dovrai per un certo tempo vivere di questi soldi come tanti disoccupati, è, credo, una grande grazia che Gesù ti fa perché la tua sequela sia autentica. Tuo, R PS Spero comunque che il tuo avvocato di difenda bene. I due video di Stefan Oster sulle donne che lo hanno amato di più e per questo lo hanno visto per prime come Risorto e quello sulla risurrezione, che  se è vera non può essere presa solo un po’ sul serio, sono molto belli. 


Abba nostro…


(Dopo la lettura di Banfi


Ieri una di queste persone cristiane fanatiche, una donna in questo caso,  sostenitrici di Israele, uguale cosa Israele faccia, mi ha attaccato nella mia bacheca dicendo che la notizia sui nove bambini morti non era vera. Invero Alessandro riconferma questa notizia e dice anche che addirittura la stampa israeliana è sotto shock. Purtroppo anche ieri ci sono stati tanti morti. Alessandro parla anche dell'altra grande crisi, quella in Ucraina. Donald Trump è irritato sia dal modo di comportarsi di Putin (io non credo che Putin sia impazzito, come avrebbe detto Trump) sia del modo di comportarsi di Zelensky. Che Dio ci protegga. 


(Dopo) Sulla speranza cristiana. Con le lettere ricevute da Balthasar da giovane imparai poco a poco a comprendere che il principio speranza di Bloch, per quanto affascinante, non rispondeva alla domanda del destino dell’uomo e al bisogno ultimo del suo cuore. Nell’antichità greca la speranza era addirittura un regalo insidioso degli dei che potrebbero donarti un inganno, non la realtà. La speranza antico testamentaria che Bloch eredita in forma ateistica è speranza in qualcosa di futuro, che non esiste ancora (non-essere-ancora- dell’essere). Mentre la speranza cristiana si fonda ontologicamente nel dono presente dell’essere come amore e cristologicamente nell’incarnazione; in (nel) Cristo, nella modalità paradossale di un problema che non può essere risolto „teoricamente“, la salvezza è già presente in modo definitivo ed eterno. La piccola Teresa si muove all’interno di un’opposizione feconda: in un no quasi buddistico al nostro tempo, alla nostra temporalità per porre definitivamente la questione dell’eternità come presente. In un si radicale all’attimo, nel quale possiamo percepire già ora la gioia e la serenità del dono dell’essere come amore gratuito.


Del lungo articolo di Aya Velázquez sul ruolo del virologo tedesco Drosten durante la pandemia prendo solo questo breve passaggio: „Drosten ha dimostrato ancora una volta davanti alla commissione d'inchiesta la sua concezione autoritaria della scienza, che lo ha già contraddistinto in passato. Drosten rifiuta un ampio processo di consultazione scientifica della politica e vuole dare voce solo a “esperti selezionati”. Egli definisce “cacofonia” l'esistenza di troppe voci diverse provenienti dal mondo scientifico. Ha criticato il comitato di esperti per non aver tenuto conto della stagionalità nella valutazione delle misure, nonostante egli stesso in passato avesse minimizzato l'importanza di questo fattore.“ (X). Personalmente devo fare un grande mea culpa per quanto riguarda la mia a-criticità in questa fase della mia vita, ma per lo meno posso dire che la criticata concezione autoritaria della scienza, mi aveva da subito irritato.


(Sera) "Porte murate. La formazione degli imperi, uno dei grandi protagonisti dei nostri giorni, fa riemergere dalla distruzione anche molte cose che erano andate perdute. Le mappe non resistono al calore; i colori si screpolano; la vernice si gonfia e si sfalda. Sotto di essa diventa visibile ciò che era un tempo. A volte si ha l'impressione che si aprano silenziosamente porte che erano state murate: entrano aztechi, celti, etruschi. Vediamo la causa di questo ritorno generalmente nel fatto che la nostra coscienza comincia ad aprire le tombe. Questo è uno degli aspetti della spiritualizzazione: si guarda il termometro per sapere che è arrivata la primavera. In fondo, la scienza qui come ovunque non fa altro che aprire porte, fare da levatrice. Tutto è già cambiato quando il pensiero comincia a cambiare." (Ernst Jünger, Sgraffiti, 353) // Ogni sera trovo negli Sgraffiti di Jünger una risposta ad una domanda che avevo: dapprima l’importanza della materia, poi la questione del diritto come chance, poi la differenza tra popolo e nazione e questa sera la risposta ad una concezione autoritaria della scienza; in vero quest’ultima davvero è solo levatrice, di qualcosa che è già cambiato nel tentativo di comprendere il mondo. 


„Gli americani nei romanzi di Greene sono universalmente descritti come degli incompetenti, da The Presidential Candidate in The Comedians, che pensa di poter porre fine alla violenza ad Haiti attraverso il vegetarianismo, all'agente della CIA in Travels With My Aunt, che annota in un diario quanto tempo passa ogni giorno a urinare. Greene prestò servizio nell'MI6 come vice del famigerato agente doppio Kim Philby e, come Philby, in gioventù flirtò con il comunismo e in età avanzata giustificò ripetutamente il tradimento di Philby. “Chi di noi non ha mai tradito qualcosa o qualcuno più importante di un paese?”, scrisse nell'introduzione alle memorie di Philby. Greene scrisse persino un romanzo inquietante e convincente (Il fattore umano) su un funzionario britannico così disgustato dall'alleanza americana con l'apartheid sudafricana da diventare una spia dei russi. Col senno di poi, anche se Greene odiava gli americani per altri motivi, forse ha dato troppo credito alle “buone intenzioni” degli esperti manageriali in stile USAID. Ciononostante, The Quiet American ha colto nel segno descrivendo un nuovo tipo di conquistatore del mondo, pieno di quelli che Iggy Pop chiamava “piani per tutti”, ma allo stesso tempo troppo ignorante di tutto ciò che non fosse americano – lingue, costumi, personalità locali – per essere in grado di gestire qualsiasi cosa. Poiché questo nuovo personaggio era anche privo di qualsiasi capacità di dubitare di sé stesso, non sapeva mai quando ritirarsi e raddoppiava la posta fino a ritrovarsi a far saltare in aria donne e bambini per il “bene superiore”. Forse è una coincidenza, ma non abbiamo mai avuto più da temere dai Pyles di questo mondo.“  (Matt Taibbi, Substack, oggi). 


(Wetterzeube, il 25.5.25; sesta domenica del tempo pasquale) Nel libro sulla speranza appena pubblicato dalla Johannesverlag, c’è una capitoletto di Balthasar che porta il titolo il „prezzo della speranza“ in Teresa di Lisieux. L’ultima volta che parlai con uno psichiatra qui di Naumburg della santa francese mi disse che era malata, insomma che soffriva di „fantasie provocate dalla febbre e dalla malattia“. In vero quando circa trenta anni fa vivevo ancora in Baviera avevo meditato ogni mattina il libro che Balthasar le dedicò: „Sorelle nello Spirito“ con grande profitto e regalai questo testo anche a Leonie, una delle mie prime allieve, ma non arrivò mai alcuna reazione…forse il linguaggio è troppo cristiano per una persona che vive nella nostra regione, ma Balthasar scrive con ragione: dove lei in un convento avrebbe potuto imparare un altro linguaggio, come hanno saputo fare pensatori, narratori e poeti cristiani come Peguy o Bernanos? Comunque, sulla questione della fantasia, provocata dalla malattia, Balthasar scrive della pagine di una precisione genuina, che sono frutto di un lavoro fatto da lui e fatto dalla piccola Teresa: “Tutto ciò poteva sembrare il delirio febbrile di una ragazza esaltata e in fin di vita. Ma ogni parola è sostenuta dalla valuta d'oro di uno stile di vita sobrio, ponderato e ferreo. Passo dopo passo, Therese traccia la sua ”piccola via" come maestra delle novizie, applicandola non solo a se stessa, ma anche agli altri. La poesia si traduce in prosa quotidiana. E ancora più strano: questa prosa diventa un'interpretazione sorprendentemente chiara, semplice e convincente del Vangelo di Gesù Cristo. E anche l’insegnamento di Paolo della fede e delle opere risplende di nuova luce, senza che cadere in certe unilateralità dei riformatori... Ci si sente a casa. «Sono mite e umile di cuore», «i suoi comandamenti non sono difficili». Tutto si riassume in un unico comandamento, ma questo richiede l'impegno di tutta la persona.“ (Balthasar, ibidem 32). Insomma tutto in Teresa ha a che fare con un „sano realismo“, quello che ha influenzato fino in fondo Papa Francesco. È davvero strano che sedicenti conservatori della fede cristiana non se ne siano per nulla accorti. Un tema che si trova, pur con altro linguaggio anche in Etty Hillesum, lo troviamo, anticipatamente al diario della giovane ebrea, anche in Teresa: amore gratuito significa non farsi consolare dal Signore, ma consolarlo. Ora sia che uno non sia vergine come Etty o che lo sia come Teresa si tratta di passare attraverso il fuoco di una brutalità che non può essere evitata; Etty non crede che sia possibile evitare il destino previsto da lei dai nazisti e Teresa si offre a Dio con queste parole, che Balthasar riporta anche in francese, rivolte a Maria: „Dis-lui de ne jamais se géner avec moi“ (33). La speranza di Teresa per tutti (tutti, lo ha gridato Papa Francesco al mondo intero), la solidarietà con tutti gli uomini, perché tutti abbiamo bisogno di una giustificazione che non possiamo darci, anzi in certo senso dobbiamo giustificare Dio (Benedetto XVI), dobbiamo salvare Dio (Etty),…insomma in forza di questa solidarietà tra di noi peccatori può sperare Teresa, ma anche Etty spera o per lo meno ha compassione addirittura per un giovane nazista che sta terrorizzando tutti gli ebrei raccolti in una sala in Olanda, dicevo in forza di questa solidarietà con i „fratelli tutti“, con le „sorelle tutte“ Teresa spera o forse addirittura sa (in senso cristiano, non dell’idealismo assoluto) che ci sarà un perdono per tutti. La ragazza cristiana, forse a differenza di quella ebraica, sa che „per mezzo della sua umiliazione profonda Cristo ha donato all’intera creazione una nuova nascita“. Per questo è un „dottore della Chiesa“.


Abba nostro…


(Pomeriggio, dopo l’Angelus) Dalla versione di  Banfi riprendo due notizi2 ed una riflessione di un scrittore di origine ebraica: 1) „Sui giornali del fine settimana è ancora lo strazio di Gaza in primo piano. L’orrore dei bambini presi di mira in un bombardamento israeliano a Khan Younis. Venerdì mattina le bombe hanno infatti raso al suolo una casa dove c’erano due medici e dieci bambini, figli di una dottoressa che è pediatra, Alaa al-Najjar. I bambini uccisi sul colpo e i cui resti la madre si è trovata di fronte all’ospedale dove lavora si chiamavano Yahya, Rakan, Raslan, Jubran, Eve, Rivan, Sideen, Luqman e Sidra. Yahya, il più grande, aveva 13 anni; Sidra invece era l’ultima della famiglia, aveva solo sei mesi. Lotta per restare in vita il solo Adam, 11 anni, sottoposto a due interventi nello stesso ospedale dove lavora la sua mamma“ (AB) 2) Jonathan Safran Foer (famoso per il suo Ogni cosa è illuminata),che qualche giorno fa ha ricevuto a Genova il premio Primo Levi: «Sono turbato dalla responsabilità che deriva dall'invocare il nome di Primo Levi. È giusto che sia così. Levi non ha scritto per confortarci, intrattenerci o redimerci. Ha scritto per turbarci. Credeva, come diceva lui stesso, che “è successo, quindi può succedere di nuovo”, ciò che può succedere non è il cataclisma dell'Olocausto, ma l'indifferenza che ha permesso che accadesse. C'è una domanda alla base di tutta la sua opera: restare svegli. (…) Siamo gli eredi di Abramo, che trattò con Dio per salvare la vita a stranieri; di Mosè, che ruppe le tavole piuttosto che ignorare l'idolatria; di Ester, che rischiò tutto per salvare il suo popolo. E di Levi, che capì che sopravvivere non è sufficiente: bisogna testimoniare. Cosa penserebbe Levi di una comunità che raccoglie milioni per i musei ma rimane in silenzio mentre i vicini hanno fame? Che racconta la storia della propria schiavitù storica senza reagire con urgenza all'attuale schiavitù di altri? Il cui valore fondamentale è: «Chi salva una vita, salva il mondo intero», ma nella pratica spesso permette la morte. Non ricordiamo solo la sofferenza ebraica, ma risvegliamone la responsabilità. L’ebraismo deve vivere nel mondo. Perché il mondo sta gridando, e non ci sta chiedendo se abbiamo acceso le candele il venerdì sera. Ci sta chiedendo: Dove eravate quando il voto è stato rubato? Quando il profugo è stato espulso? Quando il padre ha sollevato in alto il suo bambino morto? E noi dobbiamo essere in grado di rispondere, non con teorie o difese, ma con tremore e verità: Noi c'eravamo. Levi ci ha ricordato che “gli obiettivi del fascismo non sono stati raggiunti convincendo, ma trasformando le persone in ombre”. Il nostro compito è quello di trasformare le ombre in persone: insistere sul colore, sull'individualità, sull’umanità». 3) „Sul fronte della guerra in Ucraina Vladimir Putin sottopone la diplomazia ad un continuo stop and go. Nelle stesse ore in cui il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov liquida la possibilità di colloqui in Vaticano (luogo giudicato offensivo per gli ortodossi) si completa il più grande scambio di prigionieri fra Mosca e Kiev, che oggi dovrebbe completarsi e arrivare a mille unità per parte. Mentre gli ucraini denunciano ancora bombardamenti russi sui civili. Cresce alta la tensione con i Paesi europei. Per la prima volta dal secondo dopoguerra c’è un dispiegamento permanente di truppe tedesche all’estero, in Lituania. Il Fatto di oggi mette in fila tutte le esercitazioni Nato, e non solo, ai confini della Russia, che sembrano tanto la minaccia di una vera e propria invasione.“


Da una presentazione della città stessa: „La Mohrenfest di Eisenberg, una delle più grandi feste della regione Saale-Holzland, offre dal 23 al 25 maggio un programma variegato e ricco di eventi per grandi e piccini. Gli elementi centrali sono le iniziative dei commercianti locali, delle associazioni residenti e le numerose offerte culturali, gli stand informativi e le attività interattive. Il centro città si trasforma nuovamente in un grande e colorato luogo di festa.“ - Il nome è contestato da persone che ritengono offensivo usare la parola „negro“. Questa mattina siamo stati al servizio ecumenico della Parola nella chiesa luterana, celebrato dal nostro parroco e dalla „Pastorin“ della chiesa luterana. Guardandola ho pensato alle cose che ho scritto negli ultimi giorni sul sacerdozio della donna; non essendo questo ministero nella chiesa luterana un sacramento e non avendo Roma la responsabilità delle decisioni istituzionali della chiesa luterana, io non ho alcun problema nel vedere lei e il nostro sacerdote celebrare insieme un Servizio della Parola. Non credo che Cristo abbia voluto più chiese, ma ora siamo in questa situazione e ci si deve orientare alle rispettive scelte istituzionali. Ne approfitto per dire che io non ho mai messo in discussione il lavoro gigantesco che fanno le donne nella Chiesa…non vorrei solo perdere la differenza cattolica geniale tra „rappresentare“ ed „essere“…


Vorrei ritornare su una cosa che ho scritto questa mattina: non è che io non veda la differenza tra verginità e no (paragone tra Etty e Teresa), ne ritengo che non sia importante donarsi del tutto al Signore nei tre consigli evangelici (povertà, obbedienza e verginità), ma penso che anche per chi non è vergine, il Signore offra un modo „storico“ di offrire alla fine tutto. 


(Pomeriggio) Il tempo si è regolarizzato; sole in Italia e pioggia da noi.


È chiaro che senza l’incontro (spirituale) con Ernst Jünger non mi sarei mai avvicinato a due personalità come Carl di Linné e Georges-Louis de Buffon (cf. Jason Roberts, “Every Living Thing“, nella traduzione tedesca di Christina Hackenberg e Hans-Peter Remmler). Ci sono tante cose che mi interessano in queste due personalità del mondo delle scienze naturali: la grande catena gerarchica degli esseri e il tentativo di ordinare e riconoscere le diverse piante, tenendo conto delle analogie sessuali (Linné) o il calcolo della probabilità (Buffon), ma la cosa che per ora più mi ha colpito è stato questo pensiero a riguardo di Buffon, che lo storico francese Jacques Roger riassume così: "È stato il primo a concepire una foresta non come un insieme di alberi, ma come un'unità biologica, un insieme coeso in cui gli individui intrattengono relazioni specifiche e interagiscono tra loro, in breve: un precursore di ciò che oggi chiamiamo ecosistema. Notò le relazioni tra i diversi tipi di alberi, in base al modo in cui erano raggruppati, e che il sottobosco svolgeva un ruolo importante nella crescita degli alberi da legname. Notò persino il ruolo degli uccelli nella diffusione dei semi e quello dei topi di campagna quando preparavano le loro scorte invernali" (ibis.80). Anche Papa Francesco ha contribuito a che prendessi sul serio l’intera casa comune come un’unità biologica minacciata dal paradigma tecnocratico; infine vorrei citare l’amicizia decennale con il mio collega di Biologia, Rainer; le passeggiate con lui nei boschi mi hanno fatto vedere questa unità biologica osservata da Buffon nel parco che porta il suo nome a Montbard (Francia).  


(Sera) "Das Volk hat Heimat, die Nation Gebiet. Das sind verschiedene Einbettungen. Das Volk hat noch nicht Grenze in unserem Sinn. Sein Untergang ist eher der eine Pflanze als der eine Tieres, ist eher ein Hinabsteigen als ein Gebietstsverlust. Es zieht sich in seine Wurzeln, in Höhlen und Gräber, in das Lied und das Märchen zurück. Dort kam es seinen neuen Frühling abwarten; es überdauert Jahrtausend. Sein Dämon kann auch in fremde Blut aufsteigen, und zwar aus dem Boden allein. Das ist eine der Gründe dafür, dass sich Eroberer und Einwanderer oft schon in der ersten Generation im Habitus den Ureinwohnern angleichen" (Ernst Jünger, Sgraffiti, 353). // "Il popolo ha una patria, la nazione un territorio. Si tratta di contesti diversi. Il popolo non ha ancora confini nel nostro senso. Nella sua caduta è più simile a una pianta che a un animale, è più una discesa che una perdita di territorio. Si ritira nelle sue radici, nelle caverne e nelle tombe, nei canti e nelle fiabe. Lì ha atteso la sua nuova primavera; è sopravvissuto per millenni. Il suo demone può anche risorgere in sangue straniero, e precisamente solo dal suolo. Questo è uno dei motivi per cui conquistatori e immigrati spesso già nella prima generazione si assimilano agli indigeni nel loro modo di essere" (Ernst Jünger, Sgraffiti, 353).


„Noi siamo tanto più capaci di annunciare il Vangelo quanto più ce ne lasciamo conquistare e trasformare, permettendo alla potenza dello Spirito di purificarci nell’intimo, di rendere semplici le nostre parole, onesti e limpidi i nostri desideri, generose le nostre azioni.“ (Leone XIV)


(Wetterzeube, il 24.5.25; sabato della quinta settimana del  tempo pasquale) Gv 15, [18] Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me (Εἰ ὁ κόσμος ὑμᾶς μισεῖ, γινώσκετε ὅτι ἐμὲ πρῶτον ⸀ὑμῶν μεμίσηκεν.). [19] Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. [20] Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra (μνημονεύετε τοῦ λόγου οὗ ἐγὼ εἶπον ὑμῖν· Οὐκ ἔστιν δοῦλος μείζων τοῦ κυρίου αὐτοῦ· εἰ ἐμὲ ἐδίωξαν, καὶ ὑμᾶς διώξουσιν· εἰ τὸν λόγον μου ἐτήρησαν, καὶ τὸν ὑμέτερον τηρήσουσιν.. [21] Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.“ Se conoscessero il Padre, che ha mandato Cristo, non odierebbero né Cristo né noi. Non bisogna mai dimenticare, però, che non delle frasi singole di Cristo, neppure queste grandissime del Vangelo di san Giovanni che stiamo meditando in questi giorni, sono superiori a Cristo stesso, che nel suo amore infinito è venuto per salvare il mondo con il suo stesso essere e con ciò che fa ed ha fatto. Gv 3, [17] Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui (οὐ γὰρ ἀπέστειλεν ὁ θεὸς τὸν ⸀υἱὸν εἰς τὸν κόσμον ἵνα κρίνῃ τὸν κόσμον, ἀλλ’ ἵνα σωθῇ ὁ κόσμος δι’ αὐτοῦ.). La possibilità dell’odio è sempre aperta, ma vi è anche la possibilità di osservare il suo comandamento di amore. La speranza è sempre in un certo senso l’atteggiamento ultimo qui sulla terra (una speranza che non è ottimismo ci ha ricordato più volte Papa Francesco), anche se l’amore è più grande. "E poiché il Salvatore mandato dal Padre è morto per i peccatori, per tutti i peccatori, non nella gioia, ma nella tristezza fino alla morte, nessuna delle sue parole, nessuna delle parole dei suoi apostoli può contraddire definitivamente il fatto da lui stabilito. La speranza di Teresa fa appello, a partire da parole citabili della Bibbia o alla loro interpretazione, all'azione in cui, secondo lei, il cuore di Dio si è rivelato indifeso. Lei non lo prende alla lettera, ma alla fine si fida dell’azione e del cuore." (Hans Urs von Balthasar, conferenza su Teresa del 1973, citata ieri, 26). Ovviamente anche Teresa conosce le parole dure della Bibbia che rappresenta in una sua poesia nell’angelo della vendetta ed ancor più ovviamente le conosce il dottissimo Balthasar, ma alla fine, come dovremmo aver imparato dalle letture della Bibbia da Origine fino a de Lubac, la lettera non può essere saltata, ma neppure assolutizzata. 


Papa Francesco: Dilexit nos: 198. Nasce così il suo (di Teresa) atto di offerta, non alla giustizia divina, ma all’Amore misericordioso: «Mi offro come vittima d’olocausto al tuo Amore misericordioso, supplicandoti di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima le onde di infinita tenerezza che sono racchiuse in te, così che io diventi Martire del tuo Amore, o mio Dio!». [Ead., Offerta di me stessa come Vittima d’Olocausto all’Amore Misericordioso del Buon Dio, 2r°-2v°: Op. cit., 943]. È importante notare che non si tratta solo di permettere al Cuore di Cristo di diffondere la bellezza del suo amore nel nostro cuore, attraverso una fiducia totale, ma anche che attraverso la propria vita raggiunga gli altri e trasformi il mondo: «Nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore! [...] Così il mio sogno sarà realizzato». [Ead., Ms B, 3v°: Op. cit., 223.] I due aspetti sono inseparabilmente uniti.“ Hans Urs von Balthasar, 1973: „«Lei (Teresa) sa di essere stata scelta come vittima sacrificale non dalla giustizia di Dio, ma dalla sua misericordia. Dio non sfogherà la sua ira su alcun parafulmine, è puro amore che vuole riversarsi e non trova lo spazio per farlo.» (30). Sia Papa Francesco che Balthasar sono figli di Ignazio! Non bisogna dimenticarlo! Nel luogo della speranza, per Teresa il Carmelo, non accade una rappresentazione, ma lavoro serio e sobrio. Nel nostro mondo nel quale la figura ultima è quella del lavoratore (Ernst Jünger), niente altro potrà salvare il mondo. Se anche le donne diventassero preti, avremmo solamente ancora più persone che rappresentano, non che sono quel luogo che Cristo cerca, nel quale possa diffondersi la sua tenerezza. Ad un certo punto anche il sacerdote Papa Francesco si è accorto che non poteva più rappresentare l’amore e la pace, doveva diventare una vittima di olocausto: questo ho visto sul balcone della loggia nella sua ultima benedizione alla domenica di Pasqua. Una vittima di olocausto! Già sollevare le braccia era per lui lavoro duro e serio. Nella teologia femminile di Teresa si arriva in questo lavoro ad una tenerezza della quale probabilmente un uomo non è capace: si sente come un piccolo uccello che non sa volare, come un piccolo bimbo che non è capace a salire le scale. Infine nella santa del bambin Gesù e del Volto santo siamo confrontati con il caso serio, come sempre accade con le donne grandi, accade anche ad Etty ed anche a Simon Weil. Accade alle nostre grandi donne cattoliche, come Adrienne o come Teresa…: per amore sono private „di ogni senso di sicurezza in Dio, poste in una fede cieca, insensibile, sempre più contestata, che alla fine deve resistere a gravi tentazioni di disperazione e suicidio.» (Cf. Balthasar, 30). Questo può accadere anche a noi uomini, forse non nella purezza del Carmelo, ma in questo  mondo, con le sue tentazioni e le sue perversioni. Non credo che si possa non peccare, forse non è possibile neppure nel Carmelo, ma dobbiamo ridargli (a Cristo) la mano, perché non ci lasci perire nel nostro peccato o nelle nostre debolezze e surrogati…


«Immaginate il Vaticano come luogo di negoziazione», ha affermato Lawrow «È piuttosto inelegante che paesi ortodossi discutano su una piattaforma cattolica questioni che riguardano l'eliminazione delle cause profonde». (FAZ). In vero questa idea poteva venire solamente ad un americano come Trump - la FAZ si occupa indirettamente di lui, cioè della sua battaglia contro l’università di Harvard, anche nell’editoriale principale. Non credo che Leone XIV si sia fatto grandi speranze; in questo momento il mondo ortodosso non è certamente interessato ad una piattaforma cattolica come luogo di speranza. 


Sulla questione dell’eccellenza universitaria (editoriale della FAZ su un tema che è rilevante) vedo che le cose che interessano a me (le scienze umane), non interessano al mondo. Ma da un certo punto di vista si può essere universitari anche in un bosco! E per questo non c’é bisogno dei miliardi tedeschi! 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Dopo il mio „ultimo“ viaggio a Malta e in Armenia, come insegnante del CJD, è arrivata anche la mia ultima „Juventusfest“, nata più di un decennio fa, come alternativa alla „Jugendweihe“, una celebrazione del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, sorta nel XIX secolo, ma usata ideologicamente dalla DDR, come alternativa al sacramento della cresima cattolica e alla celebrazione liturgica della „confermazione“ nella chiesa luterana (la chiamo così perché non vi è un consenso tra i teologi luterani se la conformazione sia una sacramento) . Nella nostra scuola la celebrazione si è imposta come alternativa alla „Jugendweihe“, e ci siamo fatti ispirare da una festa simile,  che nella diocesi di Erfurt viene chiamata „Feier der Lebenswende“. Al suo inizio fu osteggiata in ambito luterano, perché eravamo stati accusati di portare via giovani, che, senza la nostra proposta, sarebbero  venuti alla „confermazione“, ma più tardi siamo stati ospiti anche di un pastore luterano a Camburg (Michele Greßler), per quel incontro di preparazione alla festa, che negli anni abbiamo sempre fatto con un rappresentante delle chiese; comunque per quanto riguarda la critica iniziale, è possibile che in rari casi ciò sia successo, ma in vero le persone che abbiamo raggiunto e che sono diventate sempre di più, erano persone che non sarebbero mai andate in Chiesa e che ora, come anche oggi pomeriggio, hanno partecipato ad un gesto, gestito completamente dai genitori, rappresentati da un team di mamme, al quale noi abbiamo dato una cornice cristiana: una „Festrede“ (discorso ufficiale) dei due dirigenti scolastici della nostra scuola cristiana (Stefan Dr. Auerwald, Susanne Jugl), una donazione di 500 € a Support International e.V. e la benedizione del mio parroco, che si è spesso offerto come aiuto, ospitando il nostro gruppo nella nostra parrocchia ad Eisenberg per un incontro „religioso“ (cosa significa festeggiare il Natale?) ed organizzativo  (come coinvolgere i giovani nella celebrazione della loro festa). Nel frattempo la Juventusfest è diventata la terza festa più grande nella nostra scuola e come si diceva prima con don Andrea (il mio parroco), è un gesto davvero missionario nel senso di Papa Francesco (Chiesa in uscita). Oggi è venuto anche il deputato della CDU, Dieter Stier, che da anni ha ospitato in nostri giovani per una giornata a Berlino, nel parlamento tedesco. Per me è sempre stato chiaro che missione implica il rispetto della libertà degli altri, se no si tratta piuttosto di proselitismo; Papa Francesco distingueva sempre queste due parole: missione (un gesto di libertà e di amore) e proselitismo (= tentativo di catturare le persone per il proprio club). In una zona come la nostra, tra le più secolarizzate del mondo, è necessario che la Chiesa sia davvero in uscita e che vada incontro ai bisogni delle persone; ovviamente si possono fare questi gesti con stile o meno, con sostanza o meno; non so se l’offerta di matrimoni veloci, con musica e benedizione, di cui ho sentito parlare a  Gera, abbia una tale sostanza…Per quanto mi riguarda la nostra festa è stata anche la possibilità di guardare nel volto i nostri ragazzi e le nostre ragazze e gioire della loro bellezza giovane, sempre così minacciata dai potenti di questo mondo… PS Tre reazioni a questo mio scritto: 1) „Testo molto bello. Così chiaro e benevolo. Sì, abbiamo posto un seme nel cuore dei giovani. Il Signore stesso continuerà a costruire. Possiamo confidare con serenità nella sua misericordia. Ricordo che abbiamo dei catecumeni nella famiglia Müller e Johannes Lindner (ora studente). Il Signore mostrerà loro la via. PP Leo XIV: Ritiriamoci sempre completamente, affinché il Signore, Cristo, possa risplendere pienamente. Attraverso di noi! Grazie mille per avermi permesso di partecipare a questa proclamazione missionaria. LG“ (il mio parroco). 2) Grazie mille, caro Roberto! Per la generosa donazione e per il tuo racconto. È davvero piacevole e incoraggiante da leggere! Sono in pellegrinaggio per due settimane: sto percorrendo il Cammino di Santiago da Monaco di Baviera a Einsiedeln, dove si trova la Madonna Nera. Ho conseguito la maturità a Einsiedeln 47 anni fa! Lo faccio per gratitudine per la mia carriera professionale e come preghiera per la fase della vita che sto per iniziare. Quando tornerò a Monaco, riprenderò i contatti con il CJD (su tuo consiglio, con Stefan Auer e Konstanze)! Un caro saluto a te e a Konstanze. Stephan (Scholz, CL). 3) „Caro Roberto, ieri ho incontrato la signora Gotzmann {La signora che ha avuto l’idea della festa, ma non del nome} e abbiamo parlato delle nostre Juventusfeste. Tutti noi ricordiamo con grande piacere i momenti in cui i nostri figli sono diventati grandi. Sylke (una delle prime madri che partecipò alla festa). 


Spesso accade che per alcune cose che Konstanze organizza nel dettaglio, come il viaggio a Malta, io riceva i complimenti; per quanto riguarda Malta nella serata di preparazione ho addirittura detto che senza Konstanze non ci sarebbe stato un viaggio a Malta; lei un po’ si è abituata a questo tipo di proiezione dei suoi meriti alla mia figura, che spesso è solo „rappresentativa“, ma mi chiedo e lei stessa si chiede se non vi sia in gioco anche una dimensione più profonda, quella tra l’essere femminile e la rappresentanza maschile. Comunque io so chi lavora di più.  


„La Corte Suprema si è pronunciata due volte con un verdetto di 9 a 0 contro l'amministrazione Trump: una volta sulla questione se le persone espulse in base all'Alien Enemies Act abbiano diritto all'habeas corpus – tutti e nove i giudici della Corte Suprema hanno detto di sì – e poi anche sul caso Abrego Garcia, in cui il governo ha ammesso di averlo espulso accidentalmente o per errore, dato il provvedimento di trattenimento per immigrazione che era stato emesso nei suoi confronti, e la Corte Suprema ha detto che il governo deve fare tutto il possibile per facilitare il suo rilascio e questo torna in tribunale, sulla base dell'apparente decisione dell'amministrazione Trump di non fare nulla per cercare di facilitarlo. Non è vero che si tratta di giudici di sinistra. Molti di loro sono i giudici conservatori più amati e i giudici nominati da Trump più amati in tutto il sistema federale. Un giudice distrettuale nominato da Trump ha stabilito che Trump non può nemmeno invocare l'Alien Enemies Act, tanto per cominciare, perché non siamo in guerra, come previsto dalla legge. Ciò è stato confermato anche da una corte d’appello. Il vicepresidente JD Vance ha rilasciato un'intervista, pubblicata oggi, al giornalista del New York Times Ross Douthat. Hanno parlato di molte cose, tra cui il nuovo Papa e il cattolicesimo. Ho sempre pensato che JD Vance sia una figura molto intelligente e interessante. Lo vedremo ancora di più, credo, quando non sarà più vicepresidente, ma presumibilmente si candiderà alla presidenza per conto proprio, e quindi non sarà più vincolato dall'amministrazione Trump e dalle sue politiche. Ovviamente, nessun vicepresidente può contraddire il presidente; non è proprio il suo lavoro, ma comunque parla apertamente ed esprime spesso le sue idee in modo molto coerente. Oggi ha detto qualcosa a Ross Douthat su queste sentenze dei tribunali, comprese quelle della Corte Suprema, che ritengo molto degno di nota perché è un argomento molto tendenzioso, se non addirittura falso, su come è stata fondata l'America e su come è stato creato il sistema di governo. JD Vance ha frequentato la Yale Law School. Conosce molto bene la legge. Diamo un'occhiata a questa parte della conversazione…(rinvio all’intervista stessa)… Va bene, come ho detto, è un argomento molto ben ponderato e convincente. Capisco i punti che sta sollevando, come al solito è molto eloquente, ma vorrei comunque fare alcune brevi osservazioni prima di arrivare al punto principale che ritengo fondamentale da sottolineare riguardo a quanto ha detto. Innanzitutto, concordo con la sua premessa secondo cui il popolo americano ha espresso chiaramente di volere la deportazione di massa delle persone entrate illegalmente nel Paese. Che si tratti di persone che hanno commesso reati o atti di violenza, o che si voglia deportare tutti gli 11 milioni di persone, o comunque siano, entrate illegalmente nel Paese negli ultimi anni, supponiamo che la maggioranza lo voglia. Lo hanno espresso nei sondaggi. Donald Trump ha basato la sua campagna elettorale su questo punto come uno dei suoi obiettivi principali nel 2016, nel 2020 e nel 2024, ed è stato eletto due volte dal popolo americano, che ha capito che questo era uno dei suoi obiettivi. Quindi, ammettiamo che la maggioranza delle persone vuole che l'amministrazione Trump espella tutti coloro che si trovano illegalmente negli Stati Uniti. Ha anche detto che, a un certo punto, la Corte Suprema dovrà intervenire. Come ho detto, la Corte Suprema è intervenuta due volte e, con sentenze 9-0, ha giudicato illegale l'azione dell'amministrazione Trump, affermando che violava la Costituzione. Una volta l'amministrazione Trump, nel cuore della notte, ha espulso 237 persone, tutte venezuelane, verso El Salvador per scontare l'ergastolo, senza processo e senza che queste persone potessero dire: “Non faccio parte di una banda di narcotrafficanti”. La Corte Suprema ha stabilito con 9 voti contro 0 che non è possibile espellere persone in base all'Alien Enemies Act senza prima concedere loro il diritto di habeas corpus per poter almeno dire: “Ehi, hanno sbagliato; questo tatuaggio che hanno interpretato come appartenenza a una banda di narcotrafficanti è in realtà qualcos'altro”. E c'erano diverse persone che chiaramente non facevano parte di bande di narcotrafficanti che sono state espulse in questo modo. Questo perché non è stata loro concessa un'udienza probatoria. Ovviamente, i governi commettono errori quando accusano le persone di qualcosa, a meno che non venga loro concessa un'udienza. Ecco perché esiste l'habeas corpus. Quindi, la Corte Suprema si è pronunciata due volte contro di loro. Anche nel caso Abrego Garcia, con 9 voti contro 0. L'altra questione è che, e questo è davvero importante da capire, e penso che molte persone siano state fuorviate e ingannate su questo punto, confuse di proposito: abbiamo un sistema di leggi che permette all'amministrazione di espellere le persone che si trovano negli Stati Uniti senza un permesso legale. Non è un processo lungo e laborioso. Infatti, non si arriva nemmeno a un tribunale di terzo grado, che è un vero tribunale, un tribunale federale. Tutto quello che si può fare, se il governo dice che si è qui illegalmente e vuole espellere, l'unica cosa a cui si ha diritto è un'udienza sommaria all'interno del Dipartimento della Sicurezza Interna. Non è un tribunale giudiziario. È un tribunale dell'esecutivo, un tribunale di espulsione che fondamentalmente approva ciò che vuole fare la Sicurezza Interna, ciò che vuole fare l'ICE, e l'unica domanda nell'udienza è: Sei qui negli Stati Uniti senza un permesso di soggiorno regolare? Spetta quindi alla persona dimostrare di avere un permesso di soggiorno regolare. Se non ci riesce, viene espulsa. È veloce, facile, economico: è così che il presidente Obama, per esempio, ha espulso milioni di persone. Quindi, abbiamo un sistema in cui la Corte Suprema non ha alcun interesse a interferire, la magistratura non ha alcun interesse a interferire e non ha dimostrato in alcun modo di volerlo impedire. L'unica ragione per cui c'è una controversia e l'unica ragione per cui questi tribunali sono profondamente preoccupati è che l'amministrazione Trump ha deciso, per molteplici ragioni, di non voler utilizzare la legge standard sull'espulsione. Vogliono concedersi un potere molto più ampio per invocare il cosiddetto Alien Enemies Act, una legge approvata nel 1798 che stabilisce che, in tempo di guerra, il presidente ha praticamente autorità illimitata di fare ciò che vuole con le persone che sono nemici stranieri, persone che non sono cittadini americani, ma che sono nemici del Paese, perché fondamentalmente si schierano con il loro governo originario in tempo di guerra. È una legge così draconiana che conferisce al presidente un potere tale che è stata invocata solo tre volte nella storia americana, quando erano in corso vere e proprie guerre: la guerra del 1812, la prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale. È la legge che Roosevelt ha usato per ordinare a tutti i giapponesi americani di entrare nei campi di internamento in attesa della fine della guerra, e che è considerata una delle peggiori vergogne del XX secolo in materia di libertà civili. Quindi, l'idea che “Oh, il popolo americano ci ha detto di espellere, e i tribunali ci impediscono di farlo” non è vera. Vi impediscono di invocare l'Alien Enemies Act, o almeno di farlo in alcuni casi, perché non siamo in guerra, o in alcuni casi dicono che le persone che volete accusare di essere membri di una banda di trafficanti di droga o di una banda violenta hanno almeno il diritto di contestare le accuse a loro carico, proprio come hanno stabilito che i detenuti di Guantanamo hanno diritto all'habeas corpus. Non potete semplicemente definirli terroristi e metterli in prigione per sempre, anche se non sono cittadini. Hanno questo diritto in base alla Costituzione, perché i diritti della Costituzione valgono per chiunque sia sotto il controllo del governo degli Stati Uniti, non solo per i cittadini, di adire le vie legali con un caso di habeas corpus e provare o confutare le accuse contro di loro. Un principio fondante del nostro governo, come vi abbiamo già dimostrato, è stato enunciato da Thomas Jefferson e Benjamin Franklin e deriva da Blackstone, il teorico giuridico britannico che ha gettato le basi del diritto anglo-americano: è meglio lasciare liberi dieci colpevoli che punire un solo innocente. Punire una sola persona innocente è un crimine così grave, un'ingiustizia così grave – le si toglie la libertà, la si rinchiude in una prigione da qualche parte, anche se non ha fatto nulla di male – che il male che si fa è infinitamente peggiore che lasciare liberi dieci colpevoli. Benjamin Franklin, probabilmente uno dei tre fondatori più importanti degli Stati Uniti, disse: “È meglio lasciare liberi 100 colpevoli che punire un innocente”. La Carta dei Diritti fa proprio questo. La Carta dei Diritti pone ogni tipo di ostacolo al governo quando vuole arrestare un sospettato, quando vuole condannarlo. Ci sono ostacoli enormi che deve superare: non può entrare nelle case delle persone senza un mandato; le persone hanno il diritto di non autoincriminarsi; possono rifiutarsi di rispondere alle domande; hanno diritto a una giuria di loro pari, a un avvocato. E così via. Cose che rendono difficile al governo condannare persone colpevoli, perché questo è un principio, un principio fondante del nostro Paese, che non si puniscono persone di cui non è stata provata la colpevolezza. Quindi, queste sono tutte cose importanti da tenere a mente, ma voglio chiarire bene questo punto. È molto importante, è fondamentale per il nostro sistema. JD Vance lo sa; sta in qualche modo giocando con questo fatto, sfruttando il fatto che la maggior parte delle persone non lo capisce perché non è intuitivo. Bisogna studiare legge o aver letto la Costituzione, o conoscere il concetto di legge. Ma lui sta sostanzialmente dicendo che, nel momento in cui la maggioranza degli americani vuole una politica, vuole la deportazione di massa, è a favore di questo, i tribunali non dovrebbero intervenire. Sta dicendo che abbiamo una democrazia. Una democrazia significa che quando la maggioranza delle persone vuole qualcosa, la ottiene; i tribunali non possono intervenire e dire loro che non possono averla. Questo è esattamente l'opposto di come è stato strutturato il nostro Paese. Basta guardare qualsiasi articolo della Carta dei Diritti. Prendiamo il Primo Emendamento che garantisce la libertà di religione. Cosa significa? Anche se, diciamo, il 93% degli americani, quasi tutti, fosse favorevole a criminalizzare il cristianesimo o la pratica dell'ebraismo o dell'islam, non importa quanto sostegno si ottenga, il governo non potrebbe comunque farlo. La Carta dei Diritti è un'imposizione su ciò che vuole la maggioranza. Supponiamo che la stragrande maggioranza sia favorevole al divieto di determinati discorsi. Vogliamo criminalizzare i discorsi razzisti e i sondaggi mostrano che il 93% della popolazione vuole che i politici che promettono di criminalizzare i discorsi razzisti continuino a essere eletti. Chiaramente ciò che la maggioranza degli americani vuole non ha importanza, perché la Carta dei Diritti dice che non importa quanto sostegno si abbia per limitare la libertà di parola, il Congresso non può comunque limitare la libertà di parola. La Costituzione esiste per porre dei limiti a ciò che vuole la maggioranza. Ecco perché gli Stati Uniti non sono una democrazia pura. Sono una repubblica costituzionale. Se fosse una democrazia pura, JD Vance avrebbe ragione. Lasciamo che la maggioranza decida tutto, facciamo un referendum su tutto, lasciamo che la maggioranza decida tutto; qualunque cosa voglia la maggioranza, la ottiene. Ma i Padri Fondatori erano elitari. Erano terrorizzati dal governo della maggioranza, dalla passione della maggioranza, dalle folle della maggioranza, dalle fazioni della maggioranza. Erano tutti ricchi proprietari terrieri. Una delle cose che li terrorizzava era che la maggioranza della popolazione, povera e senza terra, votasse per nazionalizzare le loro terre o per toglierle ai proprietari e distribuirle. Ecco perché hanno posto dei limiti: non si può privare le persone della loro proprietà senza un giusto processo. Il governo non può confiscare la loro proprietà senza un giusto risarcimento. Gran parte di questo era dovuto alla paura di ciò che avrebbe potuto fare la maggioranza. JD Vance lo sa bene. E non è solo JD Vance a saperlo, ma il nostro sistema ha sempre funzionato in questo modo. Sapete quante volte i conservatori sono corsi in tribunale per chiedere ai giudici dei tribunali distrettuali e poi ai giudici delle corti d'appello e della Corte Suprema di annullare una politica del presidente, anche quando era incredibilmente popolare, con la motivazione che era incostituzionale? Quindi, il Partito Repubblicano dice sempre: “Sì, questo potrebbe essere popolare, ma non potete farlo. La Costituzione lo proibisce”.Non sono concetti complessi.“ (Glenn Greenwald, Rumble) // Anche se io, come Greenwald, stimo molto J. D. Vance, su questa questione sono del tutto d’accordo con il giornalista, non con il vicepresidente statunitense. PS "In un ambito in cui vige un vero linguaggio giuridico, ci si può fidare. Naturalmente anche lì, come ovunque, è possibile che si verifichino ingiustizie. Tuttavia, è un grande vantaggio che queste siano visibili, che risaltino chiaramente contro l'architettura del palazzo di giustizia e la sua struttura di base. Il linguaggio non offre penombre, tortuosità, rifugi" (Ernst Jünger, Sgraffiti, 351).


(Notte) „Viviamo in un periodo buio in cui persino le parole usate dai grandi media per descrivere gli orrori in corso confondono la situazione in modo ridicolo. Quando, di recente, gli Stati Uniti hanno accolto 59 boeri provenienti dal Sudafrica, la giustificazione ufficiale è stata che stavano fuggendo da un genocidio contro i boeri, in atto in quel Paese, mentre il vero e proprio genocidio in corso a Gaza viene definito (eccessiva, forse) autodifesa di Israele. In un periodo così buio, i segnali di speranza sono più preziosi che mai. Uno di questi è stata la decisione unanime del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) del 12 maggio di seguire il consiglio del suo leader, Abdullah Ocalan (in carcere da oltre vent'anni), di procedere allo scioglimento totale dell’organizzazione. Il PKK è un'organizzazione politica militante e un gruppo guerrigliero armato con base principalmente nelle regioni montuose a maggioranza curda della Turchia sud-orientale, dell'Iraq settentrionale e della Siria nord-orientale. È stato fondato nel 1978 ed è stato coinvolto in una guerra asimmetrica nel conflitto curdo-turco (con diversi cessate il fuoco tra il 1993 e il 2013-2015). Sebbene inizialmente il PKK mirasse a uno Stato curdo indipendente, negli anni '90 la sua piattaforma ufficiale è cambiata, puntando all'autonomia e a maggiori diritti politici e culturali per i curdi all'interno della Turchia. Negli ultimi decenni, il PKK non solo si è avvicinato a una soluzione pacifica, ma lo stesso Ocalan, studiando in prigione, ha intrapreso una profonda riflessione su temi come il femminismo e la filosofia. In breve, il PKK è diventato un movimento pienamente integrato nella sinistra moderna. Gli effetti di questo riorientamento si sono fatti sentire anche tra i curdi fuori dalla Turchia. Quello che è successo in Iran nel 2022 – le cosiddette proteste di Mahsa Amini – ha avuto un significato storico mondiale. Le proteste, che si sono diffuse in decine di città, sono iniziate a Teheran il 16 settembre 2022, in reazione alla morte di Amini, una donna di 22 anni di origine curda morta mentre era in custodia della polizia. È stata picchiata a morte dalla Pattuglia di Guida, nota come “polizia morale” islamica, dopo essere stata arrestata per aver indossato un hijab “inappropriato”. Le proteste hanno unito diverse lotte (contro l'oppressione delle donne, contro l'oppressione religiosa, per la libertà politica e contro il terrore di Stato) in un'unità organica. L'Iran non fa parte dell'Occidente sviluppato, quindi Zan, Zendegi, Azadi (“Donna, Vita, Libertà”, lo slogan delle proteste) è molto diverso dal movimento MeToo nei paesi occidentali. Le proteste in Iran hanno mobilitato milioni di donne comuni e sono direttamente collegate alla lotta di tutti, uomini compresi: non c'è alcuna tendenza anti-maschile, come spesso accade nel femminismo occidentale. Donne e uomini erano insieme; il nemico era il fondamentalismo religioso sostenuto dal terrore di Stato. Gli uomini che hanno partecipato a Zan, Zendegi, Azadi sapevano che la lotta per i diritti delle donne era anche la lotta per la loro libertà. Anche i manifestanti che non erano curdi hanno capito che l'oppressione dei curdi limitava la loro stessa libertà: la solidarietà con i curdi è l'unica via verso la libertà in Iran. Le proteste iraniane hanno così realizzato ciò che la sinistra occidentale può solo sognare. Hanno evitato le trappole del femminismo borghese occidentale collegando direttamente la lotta per la libertà delle donne alla lotta delle donne e degli uomini contro l'oppressione etnica, il fondamentalismo religioso e il terrore di Stato. E che dire allora della critica secondo cui il PKK avrebbe comunque iniziato come agente di lotta violenta? Il PKK ha semplicemente seguito la regola generale della resistenza: se si vuole essere presi sul serio, bisogna iniziare con la minaccia della resistenza violenta. Quando una negoziazione pacifica ha la meglio sulla resistenza armata, la resistenza armata è inscritta nel risultato. I nostri media amano citare come due soluzioni negoziate di successo l'ascesa al potere dell'ANC in Sudafrica e le proteste pacifiche guidate da Martin Luther King negli Stati Uniti: in entrambi i casi, è ovvio che la (relativa) vittoria dei negoziati pacifici è avvenuta perché l'establishment temeva la resistenza violenta (sia dell'ala più radicale dell'ANC che dei neri americani). In breve, i negoziati hanno avuto successo perché erano accompagnati da una minaccia sovrapposta e minacciosa di lotta armata. La sorpresa (per i nostri occhi occidentali) è: come è potuto accadere in Kurdistan? Il Kurdistan è ancora generalmente visto in Occidente come un luogo di brutali guerre tribali, ingenua onestà e senso dell'onore, ma anche superstizione, tradimento e guerre crudeli permanenti: l'Altro barbaro, quasi caricaturale, della civiltà europea. Se guardiamo ai curdi di oggi, non possiamo che rimanere sorpresi dal contrasto con questo cliché: in Turchia, dove conosco relativamente bene la situazione, ho notato che la minoranza curda è la parte più moderna e laica della società, lontana da ogni fondamentalismo religioso, con un femminismo sviluppato, ecc. (Vorrei solo citare un dettaglio che ho appreso a Istanbul: i ristoranti di proprietà dei curdi non tollerano alcun segno di superstizione...). Nel suo primo mandato, Trump ha cercato di giustificare il suo tradimento dei curdi (ha condonato l'attacco turco all'enclave curda nel nord della Siria) sottolineando che «i curdi non sono angeli» – ovviamente, poiché per lui gli unici angeli in quella regione sono Israele (soprattutto in Cisgiordania) e l'Arabia Saudita (soprattutto nello Yemen). Tuttavia, in un certo senso, sono gli unici angeli in quella parte del mondo.Il destino dei curdi li rende vittime esemplari dei giochi geopolitici coloniali: sparsi lungo il confine di quattro Stati confinanti (Turchia, Siria, Iraq, Iran), la loro piena autonomia (più che meritata) non era nell'interesse di nessuno, e ne hanno pagato il prezzo più alto. Ricordiamo ancora i bombardamenti di massa e l'avvelenamento con gas di Saddam contro i curdi nel nord dell'Iraq all'inizio degli anni '90? Più recentemente, quando l'ISIS dominava gran parte della Siria e dell'Iraq, la Turchia ha giocato una partita militare-politica ben pianificata, combattendo ufficialmente l'ISIS ma bombardando di fatto i curdi che stavano realmente combattendo l'ISIS. E dovremmo sorprenderci che una parte consistente delle forze curde – i Peshmerga, “coloro che stanno di fronte alla morte” – fosse composta da donne che hanno raggiunto uno status leggendario come cecchine? Negli ultimi decenni, la capacità dei curdi di organizzare la loro vita comunitaria è stata messa alla prova in condizioni sperimentali quasi perfette: nel momento in cui è stato loro concesso uno spazio per respirare liberamente al di fuori dei conflitti degli Stati circostanti, hanno sorpreso il mondo. Dopo la caduta di Saddam, l'enclave curda nel nord dell'Iraq è diventata l'unica zona sicura dell'Iraq, con istituzioni ben funzionanti e persino voli regolari verso l'Europa. Nel nord della Siria, l'enclave curda con centro a Rojava era un luogo unico nell'attuale caos geopolitico: quando ai curdi è stata concessa una tregua dai loro grandi vicini che altrimenti li minacciavano costantemente, hanno rapidamente costruito una società che non si può non definire un'utopia realmente esistente e ben funzionante. Per mio interesse professionale, ho notato la fiorente comunità intellettuale di Rojava, che mi ha invitato più volte a tenere delle conferenze, ma questi progetti sono stati brutalmente interrotti dalle tensioni militari nella zona. Ma ciò che mi ha rattristato particolarmente è stata la reazione di alcuni miei colleghi “di sinistra”, infastiditi dal fatto che anche i curdi dovessero fare affidamento sulla protezione militare degli Stati Uniti: cosa avrebbero dovuto fare, intrappolati tra le tensioni tra Turchia, guerra civile siriana, caos iracheno e Iran? Avevano altra scelta? Dovevano sacrificarsi sull'altare della solidarietà antimperialista? Ecco perché è nostro dovere sostenere pienamente la resistenza dei curdi e denunciare con forza i giochi sporchi che le potenze occidentali fanno con loro. Mentre gli Stati sovrani che li circondano stanno gradualmente sprofondando in una nuova barbarie, i curdi sono l'unica speranza. E questa lotta non riguarda solo i curdi, riguarda noi stessi, riguarda il tipo di nuovo ordine globale che sta emergendo. Se i curdi saranno abbandonati, sarà un nuovo ordine in cui non ci sarà posto per la parte più preziosa dell'eredità europea di emancipazione. Se l'Europa distoglierà lo sguardo dai curdi, tradirà se stessa. L'Europa che tradisce i curdi sarà la vera Europastan! Si dovrebbe quindi concludere che Abdullah Öcalan è nientemeno che un Nelson Mandela curdo: la sua proposta di sciogliere il PKK è un atto autentico e coraggioso di impegno nella lotta per la pace. Oltre a lui, va menzionato almeno Marwan Barghouti, il Mandela palestinese che da vent'anni è rinchiuso in un carcere israeliano. Ciò che emergerà dall'autoscioglimento del PKK dipende dal governo turco: accoglierà l'offerta con un gesto sincero? È urgente esercitare una forte pressione internazionale sulla Turchia, ed è dovere di tutti noi impegnarci in tal senso.“ (Slavoj Žižek) // Con la stessa passione con la quale Žižek parla della necessità di non dimenticare i curdi, Renato Farina ha parlato - nel mio account in Substack - della necessità di non dimenticare l’Armenia. PS Un amico che se ne intende mi ha scritto: „Ciao Roberto, per quello che ne so, Ocalan ha sicuramente avuto una evoluzione significativa, ma il paragone con Mandela mi sembra esagerato, soprattutto per le differenze tra Turchia e Sud Africa. Qualche giorno fa ho letto un articolo di uno studioso turco che stimo molto, secondo il quale la decisione del PKK è in realtà un'ammissione di debolezza di fronte ai droni turchi. Magari il giudizio è un po' cinico, ma anche io ho dei dubbi sull'effettiva capacità dei curdi di contribuire in questo momento a una svolta della politica turca. Poi non bisogna neanche generalizzare sui curdi. È vero che non sono tutti riconducibili al tribalismo, ma neanche alla democrazia. Diversi curdi sono islamisti…."


(Wetterzeube, il 23.5.25; venerdì della quinta settimana del  tempo pasquale) „Gv 15, [12] Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. [13] Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. [14] Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. [15] Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. [16] Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. [17] Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.“ - Questo è il cristianesimo, spiegato nel modo più sintetico possibile: Αὕτη ἐστὶν ἡ ἐντολὴ ἡ ἐμὴ ἵνα ἀγαπᾶτε ἀλλήλους καθὼς ἠγάπησα ὑμᾶς· o detto ancora in modo più sintetico:  ταῦτα ἐντέλλομαι ὑμῖν ἵνα ἀγαπᾶτε ἀλλήλους. Questo amore ha a che fare in modo particolare con l’amore al destino dell’altro, ma non nel senso di una non quotidianità dell’incontro: ”L’uomo nuovo è l’uomo caratterizzato dalla passione per il destino di sé e dell’altro, chiunque sia - chiunque! - il padre, la madre, la ragazza, il ragazzo, il fratello, la sorella o l’estraneo o il nemico. Non si può accostare una persona senza questa passione. Dobbiamo cambiare, così da non accostare più una persona senza il brivido di questo pensiero. Chiediamo a Dio la grazia di infonderci il suo Spirito, perchè lo Spirito di Dio sia in noi.” (Luigi Giussani, L’incontro che accende la speranza). In tutto ciò è fondata l’amicizia in Cristo, perché Egli stesso ci considera amici: οὐκέτι ⸂λέγω ὑμᾶς⸃ δούλους, ὅτι ὁ δοῦλος οὐκ οἶδεν τί ποιεῖ αὐτοῦ ὁ κύριος· ὑμᾶς δὲ εἴρηκα φίλους, ὅτι πάντα ἃ ἤκουσα παρὰ τοῦ πατρός μου ἐγνώρισα ὑμῖν. La motivazione (ὅτι) è un programma di tutta la vita. Mettersi nella prospettiva del Padre! 


La casa editrice Johannes, fondata da Balthasar, ha ripubblicato una conferenza del teologo svizzero, che mi permette di approfondire il tema principale di questo diario e di rincontrare di nuovo la figura della piccola-grande Teresa („Von der Hoffnung ergriffen“ (presi dalla speranza), Friburgo in Br., 2025). La speranza di cui vorrei parlare non è quella giudaico-messianica di Ernst Bloch: una volta per tutte Balthasar mi pose, nella seconda lettera che mi scrisse, le domande che mi hanno permesso di prendere distanza da questo filosofo della mia gioventù: per chi spera Bloch? Per sé? Per una futura umanità? E che ne sarà dei miliardi di persone che hanno vissuto la loro lunga o corta vita qui nel nostro mondo? Teresa del Bambino Gesù e del Volto santo è una delle donne che hanno posto nella storia della Chiesa e della teologia in modo radicale la questione della speranza per tutti; ne cito alcune: Ildegarda di Bingen, Gertrude, Mechthilde di Hackeborn, Mechthilde di Magdeburg, Juliane di Norwich, Caterina di Siena, Maria dell’incarnazione; la signora Guyon (cf. Ibid. 18), Teresa di Lisieux, Adrienne von Speyr… Ma certamente anche Etty Hillesum fa parte di queste donne per le quali la speranza per tutti, per Etty, anche per i suoi torturatori, si è eretta contro ogni forma di un sapere di qualsivoglia fede statico ed immobile. E per quanto riguarda le nostre donne cattoliche vale per tutte quello che Balthasar ha scritto per la piccola Teresa.1) Mai  e poi mai sarebbe venuto in mente a qualcuna di esse di separare amore di Dio e amore del prossimo. 2) Mai e poi mai hanno messo in dubbio verità di fede del magistero anche se nella gerarchia della verità queste verità non fossero state essenziali come il dogma della Trinità o determinate da un certo tempo. 3) Ma e poi mai hanno separato la fede dall’amore, dall’amore che è Dio. A seconda delle loro capacità letterarie hanno saputo esprimere più o meno in modo sottile il loro pensiero, ma per tutte vale che il motivo ultimo della speranza per tutti non sono alcune parole della Bibbia, ma l’azione dell’amore assolutamente gratuito, cui noi possiamo corrispondere solo un po’ con i nostri „meriti“, disposto a salire sulla Croce e a discendere nell’inferno per comprendere che la giustizia di Dio non è altro che l’altra faccia del suo amore! Dio è amore e non possiamo limitare la speranza. Non si  tratta di protestantesimo, ma del cuore femminile della santità!


Dalla versione di Banfi due frenate alla speranza, frenate che non contraddicono il mio atteggiamento di fondo: 1) „Il mondo è sotto choc per il gravissimo attentato contro due giovani diplomatici israeliani uccisi ieri a Washington, all’uscita di un Museo ebraico della capitale americana, alle 21 ora locale…Lui si era definito «un fautore del dialogo interreligioso e della comprensione fra culture diverse». Lei si raccontava appassionata di «costruzione della pace, impegno religioso e impegno ambientale», come racconta stamane Avvenire.“ (AB) Netanyahu usa questo omicidio per giustificarsi, ma: „Anche in Israele gli oppositori di Netanyahu non condividono, come riporta il Corriere, la tesi del governo sulla presunta istigazione all’antisemitismo. «È tipico del premier cercare di sfruttare una tragedia a proprio vantaggio», dice Kobi Snitz, docente di Scienze. Intanto non si allenta la morsa sugli abitanti di Gaza. Secondo il ministro della salute palestinese, Majed Abu Ramadan, 29 tra bambini e anziani sono morti di fame negli ultimi due giorni. Solo ieri i bombardamenti sulla Striscia avrebbero fatto 82 vittime.“ (AB). 2) „Si raffreddano le speranze su una nuova mediazione fra Russia e Ucraina. Nonostante le indiscrezioni del Wall Street Journal, Mosca non ha confermato l’intenzione di procedere a nuovi colloqui ospitati in Vaticano.“(AB). Cosa questa che non mi stupisce per nulla.


L’ermeneutica della discontinuità tra gli ultimi papi (non sto parlando di stili diversi) è di una noia infinita. In vero io vedo un filo rosso per lo meno da Leone XIII fino ad ora, anche se nell’interpretazione storica anche i papi hanno fatto degli errori. Ma nessuno di loro ha posto la sua speranza, se non in Cristo! Poi questo desiderio che sparisca lo stile di Francesco lo trovo insopportabile. In lui il carisma ignaziano è comparso sul teatro del mondo in tutta la sua vivacità dello Spirito Santo. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Mi spiace molto per l’omicidio dei due giovani diplomatici a Washington: Sarah Milgrim e Yaron Lischinsky . Anche una mia ex allieva che studia ebraico nell’università di Heidelberg, Martha, mi ha raccontato come l’atmosferica anti semita sia molto percepibile. Proprio ieri sera, in dialogo con Ernst Jünger, riflettevo sul senso di un attentato, meglio sul non senso di un attentato. L’autore tedesco pensa con ragione che è la situazione che crea l’attentato, non viceversa; fanno parte della „situazione“ anche l’atteggiamento criminale dell’amministrazione Netanyahu in Gaza; comunque sia non è, credo, mai ragionevole fare un attento; questo in un certo senso potrebbe favorire addirittura il tiranno o l’incriminato… E poi ovviamente colpendo Sarah Milgrim e Yaron Lischinsky non si è colpito Netanyahu; probabilmente anche nei confronti di quest’ultimo un attentato non porterebbe alcun frutto…



(Sera) Incontro dei vescovi europei con Papa Leone XIV: „In particolare, "siamo rimasti colpiti però — è intervenuto l’arcivescovo Antoine Hérouard, uno dei vicepresidenti della Comece {La Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea} — dalla sottolineatura che Leone XIV ha fatto relativamente alle conseguenze economiche e sociali del conflitto ucraino sulla vita delle persone. Più fondi per rinforzare i sistemi di difesa e di sicurezza non possono corrispondere a meno aiuti per chi soffre o vive in difficoltà". Un dato concreto che si è manifestato, per esempio, con l’aumento dei prezzi dell’energia. "Non siamo entrati nei dettagli, ha aggiunto il presule francese, ma ci siamo tutti fermati sull’esigenza di giungere presto a una pace che sia giusta. L’equilibrio tra pace e giustizia è fondamentale". E prendendo a sua volta la parola, un altro vicepresidente, il vescovo lituano Rimantas Norvila, ha evidenziato come "pur non vedendosi ancora soluzioni concrete, oggi tutti i Paesi europei devono sentirsi coinvolti nell’obiettivo di fermare la guerra quanto prima“ (Vatican news) // Ho sottolineato in grassetto le cose che mi hanno più colpito. Purtroppo l’ossessione del populismo ha raggiunto anche la Comece. 


„Il progressismo, così come viene praticato oggi, funziona come un'istituzione disciplinare. I suoi aderenti trovano soddisfazione morale nella correzione e nel controllo. Questa dinamica allontana fasce demografiche chiave, in particolare i giovani uomini, che hanno abbandonato il partito in gran numero. Eppure questo comportamento continua, perché è parte integrante della struttura ideologica. Chiedere alla sinistra di abbandonare il suo atteggiamento moralista (scolding posture) è come chiedere a un cristiano devoto di rinnegare Cristo: non è solo una tattica, è il principio organizzativo.“ (Aaron MacIntyre, Substack, oggi) // Mi accorgo, di quello che scrive MacIntyre,  quando qui in Germania discuti sulla AfD; lo scolding posture è il principio organizzativo; non è possibile un dialogo neppure con amici; devi solo „confessare“ (nel senso di un credo religioso) che l’AfD è l’unico grande politico; i moralisti non argomentano, ti riempiono di citazioni, che non puoi verificare ermeneuticamente; devi solo prenderle come verità e se tu dicessi che ritieni la spesa militare eccessiva tedesca come il vero problema sei subito sospetto di essere filo Putin o qualche diavoleria del genere. Non esiste più una cultura del dialogo, ma semplicemente il controllo di pensatori „populisti“, quindi pericolosi. Speriamo che il sistema non sia perfetto. 


"La materia è super intelligente... non siamo stupidi solo nella nostra testa. Ma non siamo nemmeno intelligenti solo nella nostra testa. Non solo più in alto guardiamo, ma anche più in profondità scendiamo, più chiaro diventa il palazzo. In questo senso, ognuno di noi è geniale, amministratore dei segreti più profondi. Pertanto, il genio non è nulla di anormale, così come non è considerato anormale in tempi sani. Appartiene alle caratteristiche generiche dell'uomo, è un segno distintivo dell'uomo per eccellenza, anzi, della natura per eccellenza... Qui appartiene la parsimonia metafisica delle scienze naturali, del materialismo in generale, in breve la nobiltà della ragione come eredità dell'idealismo, al mondo positivista" (Ernst Jünger, Sgraffiti, 350-351) // Ne traggo due cose per me decisive: 1) Come avevo già imparato da Ferdinand Ulrich non possiamo lasciare la materia ai positivisti. 2) O la materia è super intelligente o siamo fottuti. Perché il nostro spirito è debole e i vizi o le perversioni polimorfe non li superiamo con pensieri astratti. Buona notte! 


(Wetterzeube, il 22.5.25; giovedì della quinta settimana del  tempo pasquale; santa Rita da Cascia) „Gv 15, [9] Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. [10] Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. [11] Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.“. Gv 15, 9 è stata la parola evangelica che avevamo scelto Konstanze ed io per il nostro matrimonio nel 1992: καθὼς ἠγάπησέν με ὁ πατήρ, κἀγὼ ⸂ὑμᾶς ἠγάπησα⸃, μείνατε ἐν τῇ ἀγάπῃ τῇ ἐμῇ. Ecco il nostro matrimonio è il metodo principale per realizzare quel μείνατε ἐν τῇ ἀγάπῃ τῇ ἐμῇ. (Rimanete nel mio amore.) È anche il modo concreto per cercare di osservare i suoi comandamenti: ἐὰν τὰς ἐντολάς μου τηρήσητε, μενεῖτε ἐν τῇ ἀγάπῃ μου,). Quello che davvero conta è il fatto che Cristo rimane nell’amore del Padre. Tutta la gloria del Padre sta in questo rimanere nel Suo amore da parte del Figlio, fino alla salita in Croce e fino alla discesa all’inferno! Come ha sottolineato spesso la piccola Teresa la sequela a Cristo per noi non è un atto di forza; la nostra speranza non è un atto della nostra forza (anche se è necessario un nostro assenso, come ha sottolineato Leone XIV nella basilica di san Paolo fuori le mura): “Proprio a causa della propria debolezza, spera e si aspetta tutto da Dio, gli chiede l'impossibile - come la conversione di un assassino condannato a morte mentre viene condotto al patibolo - e può vedere segni che le sue preghiere sono state esaudite” (Manuel Schlögl, „Therese von Lisieux eine Pilgerin der Hoffnung“ in Therese von Lisieux, Hans Urs von Balthasar, „Von der Hoffnung ergriffen“, Friburgo in Br., 2025, 11). La speranza di rimanere nell’amore del Padre, qui ed in cielo, dovrebbe essere il tema principale di questo anno del giubileo. Nel „Servizio della Parola“ per la festa di addio dei Maturandi voglio parlare di questa speranza, che riguarda anche il cielo e i casi impossibili sulla terra, proprio in un'epoca in cui “i grandi ideali sono diventati obsoleti, un  pensiero utilitaristico indiscusso domina tutti gli ambiti della vita. La crescente consapevolezza dell'insolubilità  dei conflitti politici e culturali a livello mondiale e l'inevitabilità della crisi climatica si traduce spesso, soprattutto tra i giovani, in un sentimento apocalittico di fine dei tempi.“ (Schlögl, 15). Le alternative a  questa speranza cristiana „debole“ sono i grandi progetti politici come l’ortodossia guerriera russa e il comunismo capitalista cinese, ma in vero anche essi sono manifestazioni di un generale ed indiscusso „pensiero utilitaristico“.


Devo ammettere che della sienese Gianna Nannini conoscevo solo una canzone: „Bello ed impossibile“, che tra l'altro non è stata cantata nel film. Ieri sera ho visto il film della sua vita in Netflix: „La bella ribelle“; invero questa ribellione sua è rappresentata bene dal primo album delle sue canzoni che raffigurava la statua della libertà dell’America, con in mano un vibratore. Insomma rivoluzione sessuale e tecnica con tanto di rapporti lesbici… In un certo senso lei che è nata nel 1954, quindi leggermente più vecchia di me, nella sua vita ha espresso quello che ieri sera chiamavo in dialogo con Jünger: eccesso di vitalità…e questo tipo di eccesso di vitalità mi è simpatico, per lo meno più simpatico che una mancanza di vitalità, anche se a lei è costato tanto, anche una grave malattia psicologica. La cosa che più mi ha interessato nel film è stato il suo rapporto con il suo papà, che lei chiama „babbo“. Ecco un babbo deve fare sempre il babbo, non deve fare il moralista. E grazie a Dio poi lui ha preso la curva, anche se lo ha fatto solo nel momento in cui Gianna stava proprio male. Ci sta anche questo: meglio tardi che mai. Ho cominciato a guardare il film perché era in italiano, solo dopo ho capito che si trattava di Gianna Nannini…


Abba nostro…


(Dopo la lettura della versione di Banfi) Dalla versione odierna prendo due notizie, una triste ed una bella (per la speranza): 1) „„L’esercito israeliano ha sparato ieri contro un convoglio di diplomatici a Jenin, in Cisgiordania. Il primo a dare la notizia è stato il ministero degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese. «È stato commesso un atroce crimine dalle forze di occupazione israeliane, che hanno deliberatamente preso di mira con armi da fuoco una delegazione diplomatica accreditata presso lo Stato di Palestina durante una visita sul campo nel Governatorato di Jenin». E più avanti dice ancora: «Questo atto deliberato e illecito costituisce una palese e grave violazione del diritto internazionale e dei principi fondamentali delle relazioni diplomatiche sanciti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961».“ (AB) .2) „Stamattina il Wall Street Journal rivela che ci sarebbe già un accordo per la ripresa dei colloqui diretti Russia-Ucraina presso la Santa Sede, con la partecipazione di una delegazione Usa di alto livello, guidata dal Segretario di Stato Usa Marco Rubio.“ (AB)


Questo passaggio della prima catechesi di Papa Leone XIV mi sembra particolarmente corrispondere alla filosofia dell’essere come dono di amore gratuito: „Noi siamo abituati a calcolare le cose — e a volte è necessario —, ma questo non vale nell’amore! Il modo in cui questo seminatore “sprecone” getta il seme è un’immagine del modo in cui Dio ci ama. È vero infatti che il destino del seme dipende anche dal modo in cui il terreno lo accoglie e dalla situazione in cui si trova, ma anzitutto in questa parabola Gesù ci dice che Dio getta il seme della sua parola su ogni tipo di terreno, cioè in qualunque nostra situazione: a volte siamo più superficiali e distratti, a volte ci lasciamo prendere dall’entusiasmo, a volte siamo oppressi dalle preoccupazioni della vita, ma ci sono anche i momenti in cui siamo disponibili e accoglienti. Dio è fiducioso e spera che prima o poi il seme fiorisca. Egli ci ama così: non aspetta che diventiamo il terreno migliore, ci dona sempre generosamente la sua parola. Forse proprio vedendo che Lui si fida di noi, nascerà in noi il desiderio di essere un terreno migliore. Questa è la speranza, fondata sulla roccia della generosità e della misericordia di Dio“ (Leone XIV, Gesù Cristo nostra speranza, Osservatore Romano,21.5.25).

(Dopo la mia ultima ora di filosofia al liceo) Nella mia ultima ora di filosofia, prima della pensione, ho parlato della „Fenomenologia dello Spirito“! (O. Höffe ne fa un buon, anche se non ottimo, riassunto; su Kant è molto più chiaro). All’università a Torino avevo fatto un esame sul testo di Hegel, tenendo conto della spiegazione che ne fece Hyppolite. Amo più Schelling ed in modo particolare lo Schelling tardo, con le sue intuizioni su mitologia e rivelazione, ma è anche vero che questo percorso della „Fenomenologia dello Spirito“ ed in modo particolare ciò che dice Hegel nella dialettica „servo-padrone“ il filosofo tedesco ci permette di comprendere come quasi nessun altro i grandi movimenti del mondo e le visioni del mondo che hanno accompagnato questi movimenti. In un certo senso anche qualcosa come MAGA o l’AfD si possono comprendere come un tentativo degli ex signori di ridiventare i signori della loro storia… geniale è che Hegel parta, per comprendere fenomeni così complessi, da quella semplice percezione sensitiva che ci permette di comprendere che qui davanti a me c’è uno zaino e prima durante la lezione un determinato scolare e che questa affermazione così concreta è in vero la più astratta di tutte le affermazioni… 

(Sera) Dopo aver spiegato la „Fenomenologia dello spirito“ sono andato nell'ultima ora a mangiare un gelato o una torta con i ragazzi. Siamo andati su al NP e uno dei ragazzi, ho scoperto, non lo sapevo, ha il divieto di andare nel supermercato per qualcosa che è successo due anni fa. Non so bene cosa, alle volte un supermercato vieta ad una persona di entrarci se ha rubato; la commessa, che è venuta a dire a questo ragazzo che doveva andarsene, gli ha permesso di mangiare la torta fino in fondo, che si era appena comprato. Questo è  già qualcosa; io poi sono andato da lei per dirgli che sarebbe bello se avesser permesso al ragazzo di rimanere, perché era l'ultima ora di lezione e se lui se ne andava, dovevo andare via anch’io, ma non c'era verso, non c'era alcuna misericordia, sebbene questa commessa mi è anche molto simpatica, in verità molto più del ragazzo, che invece mi è meno simpatico. Comunque sia, dopo, andando a comprare alcune cose che ci servivano a casa, la ho rincontrata di nuovo e ci siamo perlomeno in questo senso chiariti, che lei ha capito in quale difficoltà mi ha messo con la sua decisione dura. Non so se sia giusto o meno dare delle pene cosÌ dure e così lunghe…ma in questo modo anche lo NP assume un ruolo educativo…

Si può imparare molto dallo studio di un attentato, scrive Jünger in Sgraffiti (346-350); forse la frase che più mi ha aiutato è la seguente: „l’attentato non crea la situazione, ma è la situazione che crea l’attentato“ (349). L'attentato più grave di cui ho esperienza nella mia vita è stato quello alla scorta di Aldo Moro al quale è seguito il rapimento e infine l’uccisione dell’onorevole. Fu un momento davvero drammatico della mia vita, perché io ho creduto all'autenticità delle lettere di Aldo Moro dalla prigionia e non compresi come mai tutti sostenessero una linea dura che avrebbe portato alla morte dell'onorevole Moro. Tanto più in uno Stato che, come imparai da Leonardo Sciascia, trattava anche con la Mafia. I terroristi non ne uscirono forti, piuttosto ne uscirino come criminali, nessuna persona con un senso minimo di moralità uccide un'altra persona indifesa per motivi politici, comunque è vero che nel 1978, quell'avvenimento mi fece crescere politicamente ed umanamente, perché come dice Jünger, da un attentato si può imparare molto. E la cosa che ho imparato è stata davvero che il sequestro di Aldo Moro non creò la situazione di durezza, piuttosto una situazione politica indurita creò il sequestro e mise in luce la durezza del cuore di quasi tutti…Buona notte! 

(Wetterzeube, il 21.5.25; mercoledì della quinta settimana del  tempo pasquale) „Gv 15 [1] "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. [2] Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. [3] Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. [4] Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. [5] Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. [6] Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. [7] Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. [8] In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.“ // Gesù usa una metafora del mondo contadino, più precisamente del mondo vignaiolo, per spiegare chi sia il Padre e chi sia lui e quale  sia il rapporto con i tralci (noi) che non portano frutto, ma anche sulla necessità di potare quelli che portano frutto. Con grande amore ci chiede di rimanere in lui: μείνατε ἐν ἐμοί, κἀγὼ ἐν ὑμῖν. καθὼς τὸ κλῆμα οὐ δύναται καρπὸν φέρειν ἀφ’ ἑαυτοῦ ἐὰν μὴ ⸀μένῃ ἐν τῇ ἀμπέλῳ, οὕτως οὐδὲ ὑμεῖς ἐὰν μὴ ἐν ἐμοὶ ⸀μένητε. I miei maestri cattolici mi hanno insegnato che ciò significa anche rimanere nella chiesa, non in una chiesa che ci inventiamo noi, ma quella che ci è donata sub et cum Petro. Pietro è la garanzia istituzionale ultima che rimaniamo in Cristo. Solo in Cristo possiamo portare frutto: ἐγώ εἰμι ἡ ἄμπελος, ὑμεῖς τὰ κλήματα. ὁ μένων ἐν ἐμοὶ κἀγὼ ἐν αὐτῷ οὗτος φέρει καρπὸν πολύν, ὅτι χωρὶς ἐμοῦ οὐ δύνασθε ποιεῖν οὐδέν. Solo in lui possiamo chiedere ciò che vogliamo nel suo nome e ci sarà dato - per esempio più armonia ed unità  nella Chiesa - e la gloria del Padre consiste nel portare frutti! VSSvpM! 


Abba nostro


(Pomeriggio) Con ragione papa Francesco ha ripetuto che „Dio è vicinanza…“, ma è anche vero che ogni verità ha una sua dimensione polare ed opposta, per questo motivo Dio è anche fuoco, che può essere accostato solo in „lontananza“. Di questo parla Adrienne nel punto 2287 di „Terra e cielo III“. Il fuoco di Dio non è quello della guerra e del Chaos, della minaccia. Piuttosto è un fuoco purificatore. La terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo è declino, giudizio, fine ed abbandono (uso le parole usate da Adrienne). In questo il comunismo non è più una parte importante, come lo era nel 1960, l’anno nel quale è stata scritta questa pagina, che sto commentando. Il managerialismo e la sua mobilitazione totale uniscono occidente e oriente (N.S. Lyons). Il fatto che il cattolicesimo abbia un ruolo mondiale (nella figura di Leone XIV, ma anche di politici come Vance e Rubio), potrebbe essere un’occasione di pace; non è che un politico è bravo semplicemente perché è cattolico, come sappiamo dalla storia di CL, ma non è neppure che è cattivo solo perché è cattolico. Il discernimento del tipo di cattolicità in gioco non è una questione giornalistica, tanto meno se si giudica gli altri assolutizzando il proprio carisma. In tutto questo ci vedo una chance, tanto più che né l’ortodossia russa né il comunismo cinese (che devono essere riconosciuti, però, come poli del poliedro) stanno apportando una risposta decisiva alla terza guerra mondiale a pezzi; non è che io non veda i limiti dell’amministrazione Trump, ma non vorrei seppellire troppo presto una speranza che si sta muovendo nel mondo, anche se con un volto commerciale e con contraddizioni notevoli. Per costruire una realtà di amore come ci ha richiesto Papa Leone XVI è necessario, riflettere su cosa sia l’amore. Adrienne nel passo che segue del suo diario ci offre un aiuto concreto: „In ogni amore è necessaria la distanza. Non si può essere sempre insieme. Deve esserci anche la gioia del riunirsi. Ed è necessaria anche la distanza della solitudine, per discernere, per poter mantenere un centro perfetto {non sta parlando di politica; ndt}. Nell’unione si può fiutare forse, puntualmente, il pericolo. Ma vederlo è possibile solamente nella lontananza. Chi vuole amare un uomo o anche Dio in modo completo trova nella distanza una specie di fuoco purificatore. Gli uomini hanno i loro errori, che  non devono essere necessariamente peccati; questi errori possono essere l’occasione per un indebolimento dell’amore. Perché l’amore rimanga perfetto si dovranno adottare, nella lontananza, determinate misure, per superare i pericoli, sia che si parli con un altro sia che si taccia. Nel rapporto tra Dio e l’uomo c’é il pericolo immenso, che l’uomo possa diventare infedele a Dio. Al cospetto di questo pericolo anche Dio adotta per così dire misure, non esteriori, ma nell’intimità della Trinità. Queste sono come un fuoco all’interno dell’amore trinitario. Questo fuoco deve esserci, perché ci sono gli uomini. Appartiene a questo fuoco la disponibilità in Dio che il Figlio vada nella sofferenza e nell’abbandono. Tutto ciò che noi facciamo al Dio trinitario come peccatori arriva in questo fuoco, che è come la misura di Dio, la disponibilità di Dio di compensare tutto ciò che può essere fatto contro l’amore. E questo non dopo, quando si è già causata la disgrazia e si è costretti ad intraprendere qualcosa contro di essa, ma in anticipo: il pericolo viene per così dire spento, prima che bruci. Il pericolo viene riconosciuto nel suo essere scongiurato“. Per questo la frase completa di Papa Francesco era: „Dio è vicinanza, tenerezza e compassione (misericordia)“ (2287). 


(Sera) „Al termine della sua prima udienza generale del mercoledì {Tema: Gesù Cristo Nostra Speranza”), il Papa lancia un appello per la situazione “sempre più preoccupante” nella Striscia, dove non cessano gli attacchi e la gente muore di fame. Il Pontefice esorta a “consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari”. A tutti i fedeli chiede di pregare il Rosario per la pace perché “disarmino il loro cuore”. Un pensiero per Papa Francesco ad un mese dalla morte: "Lo ricordiamo con tanta gratitudine“: „“È sempre più preoccupante e dolorosa la situazione nella Striscia di Gaza. Rinnovo il mio appello accorato a consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari e porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani e dalle persone malate” (Leone XIV)“ (Salvatore Cernuzio, Vatican news di oggi). 


Papa Leone XIV dice anche cose molto liberanti, come nella catechesi di oggi: „Dio getta il seme della sua parola su ogni tipo di terreno, cioè in qualunque nostra situazione: a volte siamo più superficiali e distratti, a volte ci lasciamo prendere dall’entusiasmo, a volte siamo oppressi dalle preoccupazioni della vita, ma ci sono anche i momenti in cui siamo disponibili e accoglienti. Dio è fiducioso e spera che prima o poi il seme fiorisca. Egli ci ama così: non aspetta che diventiamo il terreno migliore, ci dona sempre generosamente la sua parola.“ Io in certe cose sono molto „terreno“ ed ho bisogno di un’espressione meno religiosa e più terrena, così mi ha aiutato tanto questa citazione di Ernst Jünger, e spero che non sia solo per il mio „sapore friabile: “Previsione dei nostri vizi. È più favorevole per coloro che si basano su un eccesso di vitalità, perché la loro materia prima si riduce con la vita stessa, fino alla grande guarigione, l'esito. Da qui: “giovani prostitute, sorelle come compagne di letto da anziani”. I vizi che invece si basano sulla mancanza di vitalità, come l'avarizia e l'invidia, peggiorano con l'età e non vengono sanati nemmeno dalla morte. I fantasmi sono avari che cercano i loro tesori” (Ernst Jünger, Sgraffiti, 346). Abbiamo certamente bisogno di una confessione, ma in primo luogo di una diagnosi. Vista la nostra natura peccaminosa una certa sorte di vizio lo abbiamo senz’altro. Meglio quelli che hanno a che fare con un eccesso di vitalità; certo pian piano bisognerà pur riconsegnare il nostro desiderio di prostitute (credo che Jünger ci sia riuscito quando aveva settanta anni; allora me ne mancano ancora pochi…).


Sono quasi al termine del romanzo: „La nave dei matti“ di Christoph Hein. Forse la persona che più mi piace è Katinka, una giovane filosofa;  il romanzo incomincia con lei, come bambina, seduta a scuola accanto al presidente della DDR. In lei c'è ancora un desiderio di autenticità; il suo patrigno, Johannes G., è, non saprei dirlo diversamente, uno stronzo assoluto, sia da vivo, come servitore del partito sia da morto dove nel testamento che lascia non cita nemmeno con una riga la sua figliastra, Katinka. La mamma di Katinka e moglie di Johannes, Yvonne, è anche disgustosa. Da giovanissima aveva ancora un momento di autenticità, ma lo perde del tutto e completamente. Almeno con lei mi accumuna il vizio di eccesso di vitalità, anche se io non ho tradito Konstanze… Per il suo figlio, con questo suo vecchio marito,  per l’appunto patrigno di  Katinka, e come professione lecca-culo del partito, Heinrich, ho una certa simpatia, per il suo amore per gli animali, ma anche lui, per questa suo amore, è disposto a vendere l'anima al sistema della DDR…per quanto riguarda il vecchio professore di economia, Karsten, beh almeno lui ha capito che il primo grande tradimento dell’ideale socialista, non è stato quando la storia della DDR non funzionava più, ma nel 37, nell’ anno principale delle purghe staliniste;  lui sapeva tutto e ha taciuto. Comunque appena ho finito vorrei scrivere qualcosa di più a lungo…chissà come mi sarei comportato io sulla nave dei matti. 


(Wetterzeube, il 20.5.25; martedì della quinta settimana del  tempo pasquale) Gv 14, „[27] Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. [28] Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. [29] Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. [30] Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, [31] ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui“. Con una simile formula, ma pronunciata dal Risorto, è cominciato il pontificato di Leone XIV. Ma già prima della risurrezione Cristo cerca di educare il suo popolo, i suoi discepoli in primo luogo: εἰρήνην ἀφίημι ὑμῖν, εἰρήνην τὴν ἐμὴν δίδωμι ὑμῖν· οὐ καθὼς ὁ κόσμος δίδωσιν ἐγὼ δίδωμι ὑμῖν. μὴ ταρασσέσθω ὑμῶν ἡ καρδία μηδὲ δειλιάτω. Io chiedo solo questo ,la sua pace, per me, per i miei cari, per tutti! E per questo dovremo prendere sul serio quel οὐ καθὼς ὁ κόσμος δίδωσιν ἐγὼ δίδωμι ὑμῖν (non come la da il mondo io la do a voi! Dobbiamo desiderare la sua pace: εἰρήνην τὴν ἐμὴν! Il nostro cuore è protetto da lui! Cerchiamo di non essere tristi per ciò che il mondo è triste (come accade in tanti film). Il principe di questo mondo (ὁ τοῦ κόσμου ἄρχων·) non ha potere su Cristo, ma noi spesso assumiamo le sue posture! La tristezza in primis! “Essere devoti significa lasciarsi catturare dal miracolo del mondo. Non è un segno né una conseguenza della religione, bensì il suo presupposto. A ciò segue immediatamente la venerazione, ma anche la serenità. È più probabile che la serenità sia all'origine delle religioni piuttosto che la paura, come sostengono molte teorie. Anche oggi ogni forma di devozione basata sulla paura e priva di serenità è sospetta.” (Ernst Jünger, Sgraffiti, 340). Tanto più vale ciò per il Logos del Padre, che fa solo ciò che il Padre vuole, ciò che vuole il creatore di questo mondo! ἀλλ’ ἵνα γνῷ ὁ κόσμος ὅτι ἀγαπῶ τὸν πατέρα, καὶ καθὼς ⸀ἐνετείλατο μοι ὁ πατὴρ οὕτως ποιῶ. 


Sempre in „Sgraffiti“ vi sono alcune pagine su ciò che è strano e su ciò che è meraviglioso (339-343), che mi aiutano a comprendere le cose elementari di questo mondo. “In larga misura, la consapevolezza del meraviglioso, in contrapposizione al semplice strano, è propria delle persone innamorate: quando ricordano la loro storia, ne discutono tra loro, riconoscono volentieri ogni minima circostanza come un caso fortuito. Continuano a chiedersi: “Non è stato strano?” Ma intendono dire: “Non è stato meraviglioso?” Pensano che l'universo si sia mosso affinché Hans trovasse Grete, e hanno ragione, perché questo è uno dei suoi scopi. Questo è uno dei punti in cui l'uomo percepisce ancora la verità mitica, e probabilmente la percepirà sempre” (Ernst Jünger, Sgraffiti, 339). „È strano che qualcosa di isolato possa entrare nel mondo dell'esperienza. L'impatto di una meteorite è strano, un'eclissi solare no.“ (337). Le nove foglie fresche che sono uscite dal piccolissimo bocciolo del Ginkgo nel giardino sono anche segno del meraviglioso, non una stranezza. E che tutto nasca dal dono gratuito dell’essere è la cosa più meravigliosa. 


Ne ho già parlato ieri sera: ritengo che la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin sia importante. Anche se i commentatori lo prendono in giro (The Donald che fa affari; ma tutti noi facciamo affari, anch’io sarei contento di aver un numero stabile di sostenitori in Substack per arrotondare la mia pensione, che comincia nel mese di agosto), anche se non comprendono l'atteggiamento dell'amministrazione statunitense, che era presente con J.D. Vance e Marco Rubio alla Santa Messa di inizio pontificato del Papa, tutti questi sono segni buoni. Sono anche contento che il cancelliere Friedrich Merz, che io non amo molto,  sia stato da Papa Leone XIV. A me sembra che il discorso di Vance a Monaco stia portando frutti, dopo lo choc iniziale. Trump dopo aver parlato con Putin ha parlato con tanti dei politici che fino a qualche settimana fa volevano una mobilitazione totale contro la Russia. 


Abba nostro…


(Dopo aver letto la versione di Banfi) La versione odierna mi invita al realismo: „Tramonta la Brexit nel nome delle armi. L’accordo è celebrato dalla photo opportunity dei leader Ursula von der Leyen, Keir Starmer e Antonio Costa ritratti sulla tolda della nave da guerra ancorata nel Tamigi. Cinque anni dopo lo strappo con Bruxelles, Europa e Gran Bretagna si riavvicinano. Il vero accordo riguarda un partenariato strategico militare, che permetterà alle industrie belliche britanniche di beneficiare dei 150 miliardi stanziati per il riarmo europeo dal cosiddetto programma Safe. Gli altri punti dell’intesa comune riguardano gli scambi commerciali, le file ai controlli di sicurezza, la diatriba sul pescato. Tutti capitoli che attendono un’attuazione concreta. Sulle armi invece si parte subito. Il paradosso è che l’intesa viene firmata nel giorno in cui la diplomazia è ufficialmente al lavoro per cercare la pace. Ma europei ed inglesi hanno un’altra prospettiva: si stanno armando fino ai denti.“ (AB). Per dirla con un amico: „spero come te... oscilliamo fra speranze di pace e folli spese militari“.


(Dopo) Scrive Gianni Mereghetti: „Don Giussani nel Senso Religioso dice che “per superare il baratro dei “ma” e dei “se” e dei “però” il metodo usato dalla natura è il fenomeno comunitario” e poi precisa che “la dimensione comunitaria rappresenta non la sostituzione della libertà, non la sostituzione della energia e della decisione personale, ma la condizione dell’affermarsi di essa”. Sempre don Giussani afferma: “l’humus è la condizione perchè il seme cresca. La comunità è la dimensione e la condizione perchè il seme umano dia il suo frutto.” E’ questa di oggi una sfida a vivere la comunità nella sua vera dimensione, non come io faccio di solito, che riduco la comunità a quello che penso io, a spazio della mia affermazione o a rifugio della mia fragilità, ma come provocazione alla mia libertà. Così la comunità esalta la drammaticità del vivere, tutto il contrario di quella forma di adesione ad un pensiero o ad un fare condiviso, una sorta di spegnersi del proprio essere nel gruppo, nulla di tutto questo per vivere la comunità bisogna essere liberi e ciò che vuole la comunità non è che uno si pieghi al gruppo ma che sia libero. Io oggi semplicemente lo domando!“ - così vivo la comunione con mia moglie e qualche amico. Gianni fa bene a chiederlo, lo chiedo con lui, ma io devo procedere sulla strada che ha donato a me il Signore e che non era solo don Giussani… 


È chiaro che come cattolico preferisco Roma (Vaticano) che Istanbul come luogo diplomatico tra Russia e Ucraina.


(Pomeriggio) Le critiche al Santo Padre Francesco durante i dodici anni del suo pontificato sono state per lo più opera del diavolo; purtroppo anche CL (non in chi lo ha guidato: sia don Carrón che Prosperi, pur nelle loro differenze, gli erano fedeli e gli sono stati fedeli fino in fondo) non è stato innocente, anzi tantissimi, anche tra i Memores hanno partecipato a questa opera diabolica. Vero è che quando si è confrontati con un carisma allo stato puro, come nel caso di Papa Francesco, ma forse in modo ancora più radicale nel caso di padre Paolo Dall’Oglio, per esempio con il carisma ignaziano, i cattolici diciamo „tradizionalisti“ ( non è uguale a quelli che amano la tradizione), con i quali, nella loro variante giudaica, polemizza il Signore stesso in alcuni capitoli del Vangelo di san Giovanni  (6-12), hanno grande difficoltà. Che io non ne abbia avute è grazia.  Una grazia che ha il nome dell’incontro con persone come Hans Urs von Balthasar e Ferdinand Ulrich. Il Santo Padre nella conclusione della sua „Dilexit nos“ ci fa comprendere quale sia stata la fonte ultima del suo magistero. „Ciò che questo documento esprime ci permette di scoprire che quanto è scritto nelle Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti non è estraneo al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune.“ (217). Quindi le polemiche anche di questi giorni: con Leone XIV sentiamo parlare finalmente di Cristo e non della raccolta differenziata dei rifiuti, sono ancora una volta opera diabolica. Ormai sono giunto anche alla fine di questa stupenda enciclica che unisce tutto: „218. Oggi tutto si compra e si paga, e sembra che il senso stesso della dignità dipenda da cose che si ottengono con il potere del denaro. Siamo spinti solo ad accumulare, consumare e distrarci, imprigionati da un sistema degradante che non ci permette di guardare oltre i nostri bisogni immediati e meschini. L’amore di Cristo è fuori da questo ingranaggio perverso e Lui solo può liberarci da questa febbre in cui non c’è più spazio per un amore gratuito. Egli è in grado di dare un cuore a questa terra e di reinventare l’amore laddove pensiamo che la capacità di amare sia morta per sempre. 219. Ne ha bisogno anche la Chiesa, per non sostituire l’amore di Cristo con strutture caduche, ossessioni di altri tempi, adorazione della propria mentalità, fanatismi di ogni genere che finiscono per prendere il posto dell’amore gratuito di Dio che libera, vivifica, fa gioire il cuore e nutre le comunità. Dalla ferita del costato di Cristo continua a sgorgare quel fiume che non si esaurisce mai, che non passa, che si offre sempre di nuovo a chi vuole amare. Solo il suo amore renderà possibile una nuova umanità. 220. Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!“ (Dato a Roma, presso San Pietro, il 24 ottobre dell’anno 2024, dodicesimo di Pontificato). 

(Sera) Leone XIV invia un videomessaggio in spagnolo ai rettori degli atenei che partecipano all’incontro della Rete delle Università per la Cura della Casa Comune a Rio de Janeiro: „“So che state per fare un lavoro sinodale di discernimento in preparazione alla Cop30”, dice infatti il Papa nel filmato. “Rifletterete insieme su una possibile remissione del debito pubblico e del debito ecologico, una proposta che Papa Francesco aveva suggerito nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. E in questo anno giubilare, un anno di speranza, questo messaggio è così importante” (Vatican news). 

Lois Badilla è meglio dello star del giornalismo ciellino: Fernando de Haro, che a me piace sempre di meno. Ma anche lui non tiene contro che nella amministrazione Trump abbiamo due cattolici autentici ed intelligenti: Vance e Rubio. 

“Il Figlio guarda il Padre sulla terra: questo non significa solo che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo continuano a comunicare tra loro anche durante l'incarnazione, ma significa anche che il Figlio, con lo sguardo con cui guarda il mondo, guarda anche il Padre, che per lui non esiste una separazione tra cielo e terra... Quando Maria viene assunta in cielo, ciò avviene in una sorta di espansione, come se, grazie alla sua purezza e santità, al suo amore per Dio e per gli uomini e all'amore di Dio per lei, non ci fossero passaggi bruschi. Tutto si espande, dal punto da cui proviene fino alla visione perfetta del cielo” (Adrienne von Speyr, Terra e cielo, III, 2286, 1960). // Ovviamente per noi la morte implica anche un „passaggio brusco“, eppure credo che si possa chiedere la grazia di vivere ora qui sulla terra in modo tale che non vi sia una radicale separazione tra cielo e terra. Il Vangelo di san Giovanni ci chiede di non essere tristi se Gesù se ne va (in vero lo chiede ai discepoli, ma val mutatis mutandis anche per noi) , e questo è possibile solamente se vi è un’estensione tra cielo e terra già qui. 

La “divisibilità della coscienza” era anche il tema della meditazione in dialogo con Ernst Jünger, “l'uscita dalla realtà lineare“. Una dimensione della „terza coscienza“. Allo stesso tempo ero io stesso a giocare con essa {in un gioco d’azzardo} e quindi superiore all'io intrappolato nella situazione. Finalmente c'era una terza coscienza che osservava il processo come un'immagine, e lo faceva con piacere”. (Sgraffiti, 334). Si tratta qui di passaggi bruschi o di estensioni della coscienza? Probabilmente se si vuole un’estensione con il cielo non ci si deve perdere in una divisibilità (non separazione) della coscienza solo terrena, anche se si deve prendere sul serio sia le dimensioni intrecciate della terra e quelle del cielo e la loro „estensione“ reciproca. Buona notte! .

(Wetterzeube, il 19.5.25; lunedì della quinta settimana del  tempo pasquale) Cominciamo con il Vangelo odierno „Gv 14, [21] Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". [22] Gli disse Giuda, non l'Iscariota: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?". [23] Gli rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. [24] Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. [25] Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. [26] Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.“ Partiamo dalla prima affermazione: ὁ ἔχων τὰς ἐντολάς μου καὶ τηρῶν αὐτὰς ἐκεῖνός ἐστιν ὁ ἀγαπῶν με· ὁ δὲ ἀγαπῶν με ἀγαπηθήσεται ὑπὸ τοῦ πατρός μου, κἀγὼ ἀγαπήσω αὐτὸν καὶ ἐμφανίσω αὐτῷ ἐμαυτόν. I comandamenti devono essere accolti e messi in pratica. Gesù stesso li riassume così: amatevi gli uni gli altri, come lui ama il Padre ed è amato dal Padre. Giuda, che lo sta per tradire pone una domanda che Gesù ignora (in vero gli risponde davvero), perché la risposta diretta lo porterebbe in un ambito  solo speculativo; quello di Giuda non è un interesse per il mondo (τῷ κόσμῳ). Gesù insiste sull’osservazione della sua parola come segno di amore, non di  un amore speculativo, ma vero e che mette in moto l’amore del Padre: ἀπεκρίθη Ἰησοῦς καὶ εἶπεν αὐτῷ· Ἐάν τις ἀγαπᾷ με τὸν λόγον μου τηρήσει, καὶ ὁ πατήρ μου ἀγαπήσει αὐτόν, καὶ πρὸς αὐτὸν ἐλευσόμεθα καὶ μονὴν παρ’ αὐτῷ ⸀ποιησόμεθα. Non è possibile separare l’amore, l’osservazione del logos, l’intimità tra Padre e Figlio: loro vengono e verranno insieme! Gesù fa un passo ulteriore e parla dello Spirito Santo che insegnerà e ricorderà tutto ciò che Gesù aveva detto: ὁ δὲ παράκλητος, τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον ὃ πέμψει ὁ πατὴρ ἐν τῷ ὀνόματί μου, ἐκεῖνος ὑμᾶς διδάξει (insegnerà) πάντα καὶ ὑπομνήσει (ricorderà) ὑμᾶς πάντα ἃ εἶπον ⸀ὑμῖν. „Solo nel quarto vangelo lo Spirito viene presentato in modo personificato e vengono esplicitate le sue diverse connotazioni: è il παράκλητος che accompagna e sostiene, che consola e intercede, con il suo insegnamento e il suo consiglio, egli prende il posto di Gesù“ (Marinella Perroni), ma non dirà cose che Gesù non ha detto. Piuttosto dirà πάντα ἃ εἶπον ⸀ὑμῖν. Lo Spirito verrà mandato dal Padre nel nome di Gesù: τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον ὃ πέμψει ὁ πατὴρ ἐν τῷ ὀνόματί μου. // Da questo comandamento dell’amore e solo da esso si può intendere il senso della missione oggi (cf. l’omelia del papa ieri sull’ora della carità e Dilexit nos di Papa Francesco 200sg.). 


Ho finito di leggere anche la seconda versione del „cuore avventuroso“ di Jünger, che mi ha donato di meno del famoso (per i lettori del mio diario) volume nono che citai nel passato, ma ho trovato sempre di nuovo alcune cose davvero preziose e uno sguardo più preciso ed attento sul mondo (τῷ κόσμῳ). Ieri sera ho cominciato a leggere „Sgraffiti“ scritto nell’anno della mia nascita,1960. I graffiti: „Il termine graffiti si riferisce tanto a immagini quanto a parole, dato che fa riferimento piuttosto alla tecnica che sta alla base della realizzazione del risultato (si ‘graffia’ la parete o la pietra [...] il più antico, uno dei più antichi documenti sicuramente in volgare dell’area italiana. Si tratta del graffito della catacomba di Commodilla, a Roma, scritto su un affresco vicino a un altare“ (Treccani online). Il testo dell'iscrizione è il seguente:

«Non dicere ille secrita a bboce»

«Non dire le [cose] segrete a voce [alta]» (Versione in italiano corrente)(Wikipedia). Jünger parla di „Sgraffiti“. Il secondo riguarda il termine „Widerkehr“: “Il ritorno infonde fiducia, conferma un legame profondo con il mondo. Questo non si manifesta solo nelle feste. Quando entriamo due o tre volte in un negozio, in un ristorante, notiamo che il negoziante, il ristoratore ci accoglie con un sorriso. Nel suo sorriso c'è più della gioia per il guadagno che gli procuriamo... Noi diventiamo suoi ospiti, lui diventa il nostro ospite. Le violazioni di questo principio ci feriscono particolarmente; colpiscono qualcosa di più profondo del nostro vantaggio e del nostro diritto.” (Ernst Jünger Sgraffiti, volume 11 dell’ Opera Omnia, 1960, 334). // Questa è una dimensione importante della vita quotidiana, sulla quale vorrei parlare nella mia „predica“ alla festa di addio della Gemeinschaftschule. La misericordia ha anche questa dimensione quotidiana. Infondo tutto ciò esprime un livello quotidiano del nostro desiderio del ritorno di Cristo; Walker Percy lo aveva capito più di altri! Ieri Papa Leone XIV ha parlato dell’importanza del battesimo di tutti i credenti; ecco la forza del battesimo deve arrivare fino a queste dimensioni quotidiane.


Ha ragione Alessandro ad osservare l’importanza delle parole „amore ed unità“ nell’omelia di ieri, ma visto che già ieri sera mi sono occupato a lungo della predica del papa cito dalla versione odierna alcune cose che riguardano diplomazia e politica: „Commenta Aldo Cazzullo sul Corriere: «I Papi hanno la migliore rete diplomatica al mondo, e sono consapevoli del rischio che il mondo corre, con la corsa al riarmo, la proliferazione nucleare, i focolai di guerra che si moltiplicano, il cambio climatico che spinge le migrazioni. Il creato, che Dio ha affidato all’uomo, è in pericolo. Leone vuole una Chiesa unita che sia il “fermento per il mondo riconciliato”. Sarà la sua missione di Papa». In effetti Roma ieri, grazie alla presenza dei Capi di Stato e di governo per l’inizio del pontificato, è divenuta anche la capitale della diplomazia internazionale per diverse ore. Lo stesso Prevost ha avuto due incontri in Vaticano a margine della celebrazione eucaristica. Prima ha salutato la presidente peruviana Dina Ercilia Boluarte Zegarra che su X ha scritto di aver portato al Pontefice la vicinanza affettuosa del popolo del Perù. Poi ha ricevuto in udienza il presidente ucraino Volodymyr Zelensky insieme alla moglie Olena Zelenska. Anche lui ha affidato a X la gratitudine per le parole pronunciate al Regina Coeli sull’Ucraina in particolare “sulla necessità di una pace giusta” perché “ogni nazione merita di vivere in pace e sicurezza”. Poi l’augurio per la missione alla quale il Pontefice è chiamato nella speranza che le preghiere “per una pace giusta e una vita dignitosa per tutti” siano ascoltate. Sul sagrato nel settore autorità, Zelensky ha abbracciato la nostra premier Giorgia Meloni e nel pomeriggio a Villa Taverna ha incontro il vicepresidente Usa JD Vance, anche lui venuto a Roma. Lo stesso Vance ha animato un vertice trilaterale a Palazzo Chigi con Meloni e Ursula von der Leyen. Un momento di “disgelo” prezioso, dopo lo scontro iniziale fra Europa e Usa in seguito al famoso discorso di Monaco del vicepresidente Usa. Sul tavolo anche la trattativa sui dazi. A proposito di amministrazione Usa, oggi alle 10 del mattino di Washington, le nostre 18, Donald Trump parlerà con Vladimir Putin. I temi della telefonata, descritti sabato sui social dal presidente americano sono chiari: «Porre fine allo “spargimento di sangue” che uccide in media oltre 5.000 russi e ucraini ogni settimana; e il commercio»“ (Alessandro Banfi).


Abba nostro…


(Dopo) Caro Alessandro non lo dico perché tu faccia qualcosa,  ho visto che hai tantissimo da fare. Ma credo che il grosso problema nel scrivere in questo momento un articolo su Frederich Mertz sia questo: nei giorni in cui ero in Armenia è cambiato qualcosa. Solo che io non lo ho ancora ben capito. Prima c’è stato un scontro diretto a Monaco di Baviera con Vance, ma ora tutti sono, grazie a Dio, nell’atteggiamento di una possibile azione diplomatica… la confusione consiste nel fatto che questa cambiamento, nel senso della diplomazia, contraddice i miliardi che si spendono in armi. Tuo, r PS Comunque il cambio di atteggiamento delle elites non cambia il fatto che la gente è stanca e che i costi salgono tantissimo e le pensioni sono basse…



(Pomeriggio) L’idea geniale della missione di Papa Francesco consiste nell’estensione dell’amore, non in un programma propagandistico. Per quanto riguarda ciò che dice nel punto 212, cioè sull’amore del „prossimo“, vorrei cercare di esprimere un pensiero per me importante. Ma prima ascoltiamolo: „L’amore per i fratelli della propria comunità – religiosa, parrocchiale, diocesana – è come un carburante che alimenta la nostra amicizia con Gesù. Gli atti d’amore verso i fratelli di comunità possono essere il modo migliore, o talvolta l’unico possibile, di esprimere agli altri l’amore di Gesù Cristo. L’ha detto il Signore stesso: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).“ È vero, ma è anche vero che l’estraneità spesso è così radicale, non con il popolo di Dio, ma con le persone che sono impegnate come lavoro nella Chiesa, tanto che a me vengono i dubbi se loro siano ancora cattoliche, che l’unica forma di amore è quella passiva del farsi ferire, senza cadere in una sorta di masochismo. Oppure bisogna lasciare ogni impegno attivo nella parrocchia ed anche nel Movimento - ho letto brevemente le stupidaggini che dice Ferdinand de Haro su J.D. Vance, espressione del secolarismo, e mi sono ricordato che proprio per giudizi culturali del genere non mi è possibile fare centinaia di chilometri per poi sentire idiozie e venir considerato come un idiota; per questo basta che vada in parrocchia, almeno non inquino l’ambiente. Mi accorgo di non parlare „disarmato“, ma in fondo chi usa le armi sono gli altri; io scrivo solo qui nel diario, per non impazzire. Quello che deve essere salvato „è un amore che diventa servizio comunitario. Non mi stanco di ricordare che Gesù l’ha detto con grande chiarezza: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Egli ti propone di trovarlo anche lì, in ogni fratello e in ogni sorella, soprattutto nei più poveri, disprezzati e abbandonati della società. Che bell’incontro!“ - per quanto riguarda la parrocchia per esempio ciò accade chiedendo ad una donna che viene da sola in Chiesa, come sta il marito, che non può più venirci. O come abbiamo fatto: andare a prendere un malato in carrozzella, etc. Poi le elemosine per l’Elemosineria Vatican…Gesù ci sostiene e non solo e non principalmente con parole: „è Lui stesso che parla al mondo in quel linguaggio che a volte non può avere parole“ (214). Infine il Papa riassume il carisma di Adrienne, Hans Urs, don Gius, etc.: „Egli ti manda a diffondere il bene e ti spinge da dentro. Per questo ti chiama con una vocazione di servizio: farai del bene come medico, come madre, come insegnante {proprio in questi giorni una giovane ragazza, nuova nella nostra scuola, e che sta ripetendo la decima, mi sta facendo domande riguardanti la sua vita spirituale che mi fanno comprendere che la mia preghiera che anche le ultime settimane di scuola non siano senza frutto, è stata esaudita}, come sacerdote. Ovunque tu sia, potrai sentire che Lui ti chiama e ti manda a vivere questa missione sulla terra. Egli stesso ci dice: «Vi mando» (Lc 10,3). Questo fa parte dell’amicizia con Lui. Perciò, affinché tale amicizia maturi, bisogna che ti lasci mandare da Lui a compiere una missione in questo mondo, con fiducia, con generosità, con libertà, senza paure. Se ti chiudi nelle tue comodità, questo non ti darà sicurezza, i timori, le tristezze, le angosce appariranno sempre. Chi non compie la propria missione su questa terra non può essere felice, è frustrato. Quindi è meglio che ti lasci inviare, che ti lasci condurre da Lui dove vuole. Non dimenticare che Lui ti accompagna. Non ti getta nell’abisso e ti lascia abbandonato alle tue forze. Lui ti spinge e ti accompagna. L’ha promesso e lo fa: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20).“ (215). Questo ed anche quello che dice al punto 216 probabilmente sono più possibili nel mondo che nella parrocchia o nel Movimento (almeno come essi sono qui da noi): „In qualche modo devi essere missionario, missionaria, come lo furono gli apostoli di Gesù e i primi discepoli, che andarono ad annunciare l’amore di Dio, andarono a raccontare che Cristo è vivo e vale la pena di conoscerlo. Santa Teresa di Gesù Bambino lo viveva come elemento imprescindibile della sua offerta all’Amore misericordioso: «Volevo dar da bere al mio Amato e io stessa mi sentivo divorata dalla sete delle anime». [Ms A, 45v°: Opere complete, Roma 1997, 146.] Questa è anche la tua missione. Ognuno la compie a modo suo, e tu vedrai come potrai essere missionario, missionaria. Gesù lo merita. Se ne avrai il coraggio, Lui ti illuminerà. Ti accompagnerà e ti rafforzerà, e vivrai un’esperienza preziosa che ti farà molto bene. Non importa se riuscirai a vedere dei risultati, questo lascialo al Signore che lavora nel segreto dei cuori, ma non smettere di vivere la gioia di cercare di comunicare l’amore di Cristo agli altri.“ (216). Vorrei poterlo fare anche come pensionato! 


Michela mi ha mandato alcune frasi, che commentano la telefonata tra Putin e Trump, di J.D.Vance, che è stato anche ricevuto con la moglie da papa Leone. „Il vicepresidente americano ha fatto poi riferimento al fatto che la guerra va avanti da "alcuni anni", puntando il dito contro "la fondamentale sfiducia tra la Russia e l'Occidente, una delle cose che il presidente pensa che siano stupide e che dobbiamo superare. Ma bisogna essere in due per ballare il tango". "Guardate, ci sono un sacco di benefici economici dallo scongelamento delle relazioni tra la Russia e il resto del mondo", ha concluso Vance. Redazione Adnkronos: „Si è conclusa la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin su un possibile cessate il fuoco in Ucraina. Parlando alla stampa al termine del colloquio telefonico, durato più di due ore, il presidente russo lo ha definito "informativo, franco e molto utile". Lo riporta Ria Novosti. Il presidente Usa ha parlato di "toni eccellenti“. Putin si è detto favorevole a una "risoluzione pacifica della crisi ucraina" e pronto a collaborare con Kiev per un "memorandum" sui futuri colloqui di pace e su un cessate il fuoco, purché i due Paesi trovino compromessi in grado di soddisfare entrambe le parti. Russia e Ucraina, ha dichiarato stando a quanto riferito dall'agenzia di stampa Tass, devono trovare "compromessi che vadano bene a entrambe le parti" prima che si possa raggiungere un eventuale cessate il fuoco."La Russia proporrà ed è pronta a lavorare con la parte ucraina su un memorandum su un possibile futuro accordo di pace con la definizione di una serie di posizioni - ha detto Putin, riportato dalla Tass - Come, ad esempio, i principi della soluzione, i termini di un possibile accordo di pace e così via, compreso un possibile cessate il fuoco per un certo periodo di tempo se vengono raggiunti gli accordi pertinenti.I colloqui con Kiev, ha affermato ancora, sono "sulla buona strada" dopo l'avvio dei negoziati venerdì scorso tra russi e ucraini a Istanbul. Secondo il presidente russo la ripresa dei contatti "dà motivo di credere che, in generale, siamo sulla strada giusta“. Dal punto di vista di Trump: „La telefonata con Putin "credo sia andata molto bene", ha dichiarato Trump in un post su Truth Social, aggiungendo che "i toni e lo spirito della conversazione sono stati eccellenti"."Russia e Ucraina avvieranno immediatamente i negoziati per un cessate il fuoco e, soprattutto, per la fine della guerra", ha scritto il presidente americano riferendo sul colloquio telefonico avuto con Putin. "Le condizioni per farlo saranno negoziate tra le due parti perché conoscono i dettagli di una trattativa di cui nessun altro è a conoscenza", ha aggiunto. Al termine del colloquio con Putin, il presidente americano ha informato diversi leader del fatto che i negoziati tra Russia e Ucraina per la pace "inizieranno immediatamente". "Ne ho informato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro italiano Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente finlandese Alexander Stubb, durante una telefonata con me, subito dopo quella con il presidente Putin", ha scritto su Truth Social, aggiungendo che "il Vaticano, rappresentato dal Papa, sarebbe molto interessato ad ospitare i negoziati". "Che il processo abbia inizio", le parole del Tycoon. Secondo una nota della presidenza francese, al colloquio ha preso parte anche il primo ministro britannico, Keir Starmer.“


Sembra esserci stata davvero un fermata alla mobilitazione totale, come testimoniano queste parole della premier italiana, Giorgia Meloni, che riprende un post del presidente americano: „Al termine della telefonata tra il Presidente Trump e il Presidente Putin ho avuto una nuova conversazione telefonica insieme al Presidente francese, Emmanuel Macron, al Cancelliere tedesco, Friedrich Merz, al Presidente finlandese, Alexander Stubb, alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen e al Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, con il Presidente degli Stati Uniti.

Si lavora per un immediato avvio dei negoziati tra le parti che possano condurre il prima possibile a un cessate il fuoco e costruire le condizioni per una pace giusta e duratura in Ucraina. 

Al riguardo, è stata considerata positivamente la disponibilità del Santo Padre ad ospitare i colloqui presso il Vaticano. L’Italia è pronta a fare la sua parte per facilitare i contatti e lavorare per la pace.“


(Wetterzeube, il 18.5.25; quinta domenica di Pasqua; Santa Messa per l’introduzione solenne di Papa Leone XIV) 

Avevo sentito già alcune delle citazioni dell’incontro del Santo Padre Leone XIV con le Chiese orientali (14.5.25); questa mattina, ancor prima di andare ad aprire la stalla delle galline l'ho ascoltato nella sua interezza e ho visto una grande continuità con il messaggio di Gesù Cristo, con il carisma liturgico particolare di queste chiese, con Papa Francesco, nell'annuncio della speranza che nasce dalla risurrezione, del primato di Dio e del mistero, mediato dalla liturgia, in un radicale no alle narrazioni che dividono i solo cattivi dai solo buoni, l'invito a dialogare e negoziare, e quindi ad no quindi radicale alla guerra. Poi ci sono state delle citazioni davvero grandi dei teologi orientali e la difesa della loro molteplicità, in modo tale che non vengano ingoiate dalla liturgia latina, con richiamo a Papa Leone XIV. Ho cercato il il discorso nella pagina vaticana e ne riprendo alcune espressioni. 1) „Cristo è risorto. È veramente risorto! Vi saluto con le parole che, in molte regioni, l’Oriente cristiano in questo tempo pasquale non si stanca di ripetere, professando il nucleo centrale della fede e della speranza. Ed è bello vedervi qui proprio in occasione del Giubileo della speranza, della quale la risurrezione di Gesù è il fondamento indistruttibile. Benvenuti a Roma! Sono felice di incontrarvi e di dedicare ai fedeli orientali uno dei primi incontri del mio pontificato“. 2) „Oltre un secolo fa, Leone XIII notò che «la conservazione dei riti orientali è più importante di quanto si creda» e a questo fine prescrisse persino che «qualsiasi missionario latino, del clero secolare o regolare, che con consigli o aiuti attiri qualche orientale al rito latino» fosse «destituito ed escluso dal suo ufficio»“. 3) „Gloria a te che ti sei rivestito del corpo dell’uomo mortale e lo hai trasformato in sorgente di vita per tutti i mortali» (Discorso sul Signore, 9). È un dono da chiedere quello di saper vedere la certezza della Pasqua in ogni travaglio della vita e di non perderci d’animo ricordando, come scriveva un altro grande padre orientale, che «il più grande peccato è non credere nelle energie della Risurrezione» (Sant’Isacco di Ninive, Sermones ascetici, I,5).“ 4) „È vero: dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Libano alla Siria, dal Medio Oriente al Tigray e al Caucaso, quanta violenza! E su tutto questo orrore, sui massacri di tante giovani vite, che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone, si staglia un appello: non tanto quello del Papa, ma di Cristo, che ripete: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). E specifica: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27).La pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita. Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare.“ 5) „Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo. La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace. I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo! La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi.“ 6) „Quanto bisogno abbiamo di recuperare il senso del mistero, così vivo nelle vostre liturgie, che coinvolgono la persona umana nella sua totalità, cantano la bellezza della salvezza e suscitano lo stupore per la grandezza divina che abbraccia la piccolezza umana! E quanto è importante riscoprire, anche nell’Occidente cristiano, il senso del primato di Dio, il valore della mistagogia, dell’intercessione incessante, della penitenza, del digiuno, del pianto per i peccati propri e dell’intera umanità (penthos), così tipici delle spiritualità orientali! Perciò è fondamentale custodire le vostre tradizioni senza annacquarle, magari per praticità e comodità, così che non vengano corrotte da uno spirito consumistico e utilitarista.“ (Sala Stampa della Santa Sede).


“La coerenza resta così - dice don Giussani - l’energia con cui l’uomo prende se stesso e aderisce, «si incolla» a ciò che la ragione gli fa vedere. Invece avviene una spaccatura tra la ragione e l’affettività, tra la ragione e la volontà: questa è l’esperienza del rischio.” E credo che la bella citazione del papa sull’impedimento delle energie della Risurrezione come peccato più grande aiuti a comprendere cosa ci diceva don Giussani.


Una mia amica mi ha mandato due citazioni dei testi approvati  dal Parlamento Europeo sulla attuazione di politica di sicurezza e difesa comune (relazione annuale del 2024): „164. Sottolinea che è necessaria una comprensione più ampia, tra i cittadini dell'UE, delle minacce e dei rischi per la sicurezza al fine di sviluppare una comprensione condivisa e un allineamento delle percezioni delle minacce in tutta Europa e di creare una nozione globale di difesa europea; sottolinea altresì che garantire un sostegno da parte delle istituzioni democratiche e, di conseguenza, dei cittadini è essenziale per sviluppare una difesa dell'UE efficace e coerente a lungo termine, cosa che richiede un dibattito pubblico informato; invita l'UE e i suoi Stati membri a mettere a punto programmi educativi e di sensibilizzazione, in particolare per i giovani, volti a migliorare le conoscenze e a facilitare i dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l'importanza delle forze armate, e a rafforzare la resilienza e la preparazione delle società alle sfide in materia di sicurezza, consentendo nel contempo un maggiore controllo e scrutinio pubblico e democratico del settore della difesa; invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare tali programmi nel quadro dello scudo europeo per la democrazia, seguendo il modello di programmi nazionali come l'iniziativa svedese di emergenza civile; 

167.  Sottolinea che le politiche di difesa dell'UE dovrebbero riflettere i principi dell'uguaglianza di genere e della diversità, promuovendo ambienti militari inclusivi che riflettano i valori e la diversità della società europea, garantendo nel contempo che tutti i membri delle forze armate europee, indipendentemente dal genere o dal contesto, abbiano pari opportunità e pari accesso al sostegno; ribadisce l'importante ruolo dei giovani e delle organizzazioni giovanili nel mantenimento e nella promozione della pace e della sicurezza, e invita il SEAE {Il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) è il servizio diplomatico dell'UE, istituito per rendere più coerente ed efficace la politica estera dell'UE e rafforzare così l'influenza dell'Europa sulla scena mondiale} a impegnarsi a integrare più sistematicamente i giovani nella sua agenda in materia di giovani, pace e sicurezza; chiede, inoltre, di mettere a punto programmi di formazione dei formatori e di cooperazione tra le istituzioni di difesa e le università degli Stati membri dell'UE, quali corsi militari, esercitazioni e attività di formazione con giochi di ruolo per studenti civili.“ // Non sono in sé contrario che si pensi ad unità europea sulla difesa, ma credo che la mia amica veda bene quando commenta, riassumendo così gli articoli citati: „chiedono, inoltre, di mettere a punto programmi di formazione dei formatori e di cooperazione tra le istituzioni di difesa e le università degli Stati membri dell'UE, quali corsi militari, esercitazioni e attività di formazione con giochi di ruolo per studenti civili…Questo è contro la nostra storia civile e contro tutto quello in cui crediamo“. A me sembra essere la formulazione di passi concreti alla mobilitazione totale: il contrario di quanto pensa Leone XIV nella continuazione del magistero degli ultimi papi.


Ieri nella mia ultima „Stiftungsfest“ (festa di fondazione della scuola), come insegnante attivo, prima di andare in pensione, mi ha fatto piacere vedere alcuni studenti, anche della prima ora, per esempio Franziska, che ha ormai tre bambini e Jacob K., con cui abbiamo condiviso anche l'esperienza nelle Dolomiti. Due ragazzi, Louis e Florian volevano sapere la mia impressione su Leone XIV.  Abbiamo rivisto anche Miriam, con cui mia moglie aveva un rapporto profondo, anche nelle Dolomiti ed Henrike con la quale sono stato non solo nelle Dolomiti, ma anche in Francia, Polonia e due volte in Armenia . Non avendo un compito specifico ho aiutato mia moglie nel suo progetto musicale con la sua classe: avevano preparato alcuni biglietti laminati verdi, con il nome di un genere di musica, hanno fatto poi dopo la scelta ascoltare al genitore o ad un compagno un pezzo musicale ed infine l’intervistato doveva indovinare tra tre possibili titoli. I compagni hanno preso poi uno dei timbri - almeno 4 - che dovevano raccogliere nei diversi progetti. Ho notato come anche in una cosa simile le persone hanno difficoltà ad accettare un proprio errore. Con l'ex dirigente scolastico ci siamo parlati un attimo, ma di fatto sono confermato nella mia idea che, anche se lui è molto gentile: mi ha invitato a mangiare uno dei famosi Wurst della Turingia, di fatto è così che quel nostro rapporto  non era proprio di amicizia, ma era un rapporto lavorativo, che è stato fecondo, ma che è finito nel momento in cui poi lui è andato in pensione. Per un amicizia si dovrebbe giungere ad una chiarezza e reciprocità di rapporto che non c’è (forse non c’è mai stata) e non solo non c’è perché nei tanti small talk in una festa del genere non sono possibili discorsi profondi…



Il progetto musicale della 5 b dove mia moglie è insegnante di classe 

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 17.5.25; sabato della quarta settimana del  tempo pasquale) Cominciamo con il Vangelo del giorno, anche se ho già letto alcuni articoli della FAZ odierna: 14, [7] Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". [8] Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". [9] Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? [10] Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. [11] Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. [12] In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. [13] Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. [14] Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.“ - Il passaggio è di una potenza insuperabile. In primo luogo viene presentata la comunione perfetta tra Cristo e il Padre: εἰ ⸀ἐγνώκειτέ με, καὶ τὸν πατέρα μου ⸂ἂν ᾔδειτε⸃· ⸀ἀπ’ ἄρτι γινώσκετε (conoscenza teorica) αὐτὸν καὶ ἑωράκατε (vista) ⸀αὐτόν. Quindi non solo una conoscenza teorica, ma una vista. Filippo comunque non comprende e Gesù gli dice con parresia massima: λέγει αὐτῷ ὁ Ἰησοῦς· ⸂Τοσούτῳ χρόνῳ⸃ μεθ’ ὑμῶν εἰμι καὶ οὐκ ἔγνωκάς με, Φίλιππε; ὁ ἑωρακὼς ἐμὲ ἑώρακεν τὸν πατέρα· ⸀πῶς σὺ λέγεις· Δεῖξον ἡμῖν τὸν πατέρα; visto che Filippo ha visto Gesù ha visto il Padre! Perché tra il Padre e Gesù vi è una comunione perfetta: io sono nel Padre e il Padre è in me (ἐγὼ ἐν τῷ πατρὶ καὶ ὁ πατὴρ ἐν ἐμοί ἐστιν). Il Padre non è sostituibile con la parola Madre: questa sarebbe un altra religione (come ho imparato da Von Balthasar), anche se ovviamente la Parola Padre è da intendere analogicamente (cf. Laterano IV per il significato della parola „analogia“, che intende più differenza che similitudine) e in questo senso è possibile dire che anche nel „Padre“ vi sono elementi „materni“, come intese fare Giovanni Paolo I. Una signora, che ha condiviso nella chat della parrocchia una lettera di suor Marta (ho dimenticato il cognome) al Papa e che richiede che le donne possano far parte di tutti i ministeri ecclesiali, ha aggiunto in una non-risposta alle mie obiezioni: se uno ha bisogno della Bibbia vi sarebbero anche delle citazioni che appoggerebbero   questa idea. A parte la mancanza di gusto di parlare della Bibbia come un accessorio di cui si può fare a meno per parlare di questo tipo di problemi teologici, ma io, che certamente ritengo che la ecclesia semper reformanda est, su questo punto la penso come von Balthasar. Ma lasciamo le follie del cattolicesimo tedesco; il Vangelo ci offre qui una grande consolazione: 13καὶ ὅ τι ἂν αἰτήσητε ἐν τῷ ὀνόματί μου τοῦτο ποιήσω, ἵνα δοξασθῇ ὁ πατὴρ ἐν τῷ υἱῷ· 14ἐάν τι αἰτήσητέ ⸀με ἐν τῷ ὀνόματί μου ⸀ἐγὼ ποιήσω. Ci sono tante cose che mi preoccupano, in primo luogo la tosse permanente di Konstanze (che in questi giorni è peggiorata, per un nuovo infetto), ma anche tante cose nel mondo, e chiedo a Cristo, nel suo nome, di aiutare Konstanze, me e il mondo. Ovviamente lo so che non è una formula magica, ma so anche che ciò che accade, accade, se noi glielo chiediamo perché la gloria del Padre, non la sofferenza aumenti. E poi ci ha promesso che noi possiamo fare anche cose più grandi di lui, perché lui è tornato al Padre: 12ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, ὁ πιστεύων εἰς ἐμὲ τὰ ἔργα ἃ ἐγὼ ποιῶ κἀκεῖνος ποιήσει, καὶ μείζονα τούτων ποιήσει, ὅτι ἐγὼ πρὸς τὸν ⸀πατέρα πορεύομαι·.


Anche se non c’erano i potenti della terra ad Istanbul ieri è bene che una commissione ucraina ed una russa si siano incontrate ed abbiano pianificato la liberazione reciproca di mille soldati ed abbiano cercato di fare i primi passi per la pace. La posizione del cancelliere è confusa, ma dobbiamo registrare che anche lui ritiene che si sia fatto un gesto importante: A Tirana (Albania), il cancelliere tedesco Friedrich Merz (CDU) ha elogiato i colloqui di Istanbul. „Il fatto che oggi, per la prima volta in tre anni e mezzo, si siano incontrati è un segnale molto piccolo, ma positivo, ha affermato. Merz ha sottolineato l'importanza di non allentare gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra. „Ma abbiamo anche dovuto chiarire molto bene il nostro sostegno militare a questo Paese. Non ci devono essere dubbi sul fatto che la Germania e l'Europa continueranno a sostenere Kiev. A tal fine sarà necessario coinvolgere anche gli Stati Uniti.“ (Citazioni e collegamento tra di esse prese da un articolo della FAZ). 


Un parlamento non lavora solo nella sala plenaria, ma forse in primo luogo, come mi disse anche mio figlio, dopo aver fatto qualche anno fa una settimana di tirocinio a Berlino con un onorevole della nostra regione, nelle commissioni. Di questo parla l’editoriale principale della FAZ oggi, firmato da Reinhard  Müller: „Il Bundestag non deve in alcun modo rispecchiare la situazione (politica reale)  della popolazione. Il suo scopo è quello di garantire che i deputati, eletti liberamente e in modo equo, siano rappresentanti  di tutto il popolo. Anche la composizione del governo federale non deve rispecchiare nulla. Diverso è il caso delle commissioni. È qui che si svolge il vero lavoro del Parlamento, è qui che si ritrova, per così dire, l'assemblea plenaria in miniatura, dove si lavora sui fatti e non sotto i riflettori.“ (RM) Non so se abbia ragione il giornalista tedesco a dire che nel parlamento non debbano rispecchiarsi i rapporti di forza che ci sono nella popolazione reale. Ma essendo il parlamento un'istanza rappresentativa, capisco cosa dice. Allo stesso tempo però forse ha ragione a dire che nelle commissioni deve esserci davvero un rispecchiamento delle forze politiche in gioco ed ovviamente nella situazione in cui ci troviamo anche l’AfD non potrà essere ignorata; così sembra che questo partito dovrà avere delle commissioni importanti nella politica interna, nelle finanze, nel bilancio e nel diritto. Ovviamente con la dichiarazione di esso come sicuramente estremista ci troviamo nella confusione più pura…


In una mia nona classe ieri, con una percentuale molto alta di ragazzi che vengono da famiglie che votano la AfD ho cercato di spiegare l'idea di Renato Farina che vi è una differenza, se un genocidio viene inteso come realtà assoluta, che deve essere vendicata o per lo meno impedita, costi quel che costi, o se viene inteso come momento della croce che porta alla risurrezione (le croci fiorite; ieri ne ho presentato anche un traduzione inglese che sta girando). Hanno ascoltato molto attentamente.


*UCOII: 

L’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII) annuncia che il suo Presidente, dott. Yassine Lafram, parteciperà alla solenne cerimonia di intronizzazione {non si chiama più così} di Sua Santità Papa Leone XIV, prevista per il prossimo 18 maggio 2025 {domani}.

In questo momento di grande significato per la Chiesa Cattolica e per i credenti di ogni fede, il Presidente Lafram rinnova, a nome delle comunità musulmane italiane, i più sentiti auguri a Papa Leone XIV per l’inizio del suo pontificato, esprimendo fiducia nella continuità del dialogo islamo-cristiano e nell’impegno condiviso per la pace, la giustizia e la dignità umana.

In questo spirito di fraternità e speranza, il Presidente Lafram rivolge a Sua Santità un appello accorato affinché scelga la Striscia di Gaza come prima meta del suo pontificato:

*“Sarebbe un atto ispirato e dirompente, capace di scuotere le coscienze del mondo. Un viaggio a Gaza rappresenterebbe un gesto concreto di pace, un grido di giustizia, un segnale di rottura con un silenzio complice che da troppo tempo circonda la sofferenza del popolo palestinese. Permetterebbe l’ingresso di aiuti umanitari e romperebbe l’assedio disumano che priva milioni di persone di libertà, dignità e beni essenziali.”*

*“Sono certo – aggiunge il Presidente Lafram – che Papa Leone XIV saprà interpretare, con la forza della fede e della sua missione apostolica, il grido degli oppressi e delle vittime, offrendo un segno tangibile di vicinanza e di coraggio morale.”*

Ufficio Stampa UCOII (ho preso questa citazione nella bacheca Facebook di Stefania Falasca).


Abba nostro…


(Sera)

Il giornalista Alex Berenson (Substack, 17.5.25) riprende un tema importante per comprendere il senso democratico dei „Democratici“ negli USA, che hanno già dal 23 o forse prima cercato di nascondere il forte declino intellettuale di Biden.


Nei punti 195-199 della Dilexit nos, Papa Francesco tocca un tema di importanza capitale per la Chiesa, quello dell’offerta di sé per amore, da non confondere con l’offerta di sé come „parafulmine“ per calmare una presunta giustizia di Dio. Dio è amore, dice san Giovanni e non ha bisogno di fulminare nessuno per riparare una mancanza di giustizia; cosa del tutto differente è l’offerta di sé per amore, come la spiega la piccola Teresa, una delle fonti più importanti del papa appena scomparso: «O mio Dio! Il tuo amore disprezzato deve restare nel tuo Cuore? Mi sembra che se tu trovassi anime che si offrono come Vittime di olocausto al tuo Amore, tu le consumeresti rapidamente; mi sembra che saresti felice di non comprimere affatto i torrenti di infinite tenerezze che sono in te». E questo è successo anche negli ultimi mesi di Papa Francesco, che è stato consumato dall’infinita bontà di Dio, anche per la pace in terris. 


Ernst Jünger paragona la storia e il suo volgersi con la ruota della fortuna (opera omnia11, 319-326), ma anche nel senso che chi gioca pensa di essere padre del risultato; nel gioco non è così, e in un certo senso non è cosi neppure nella storia (per tanti degli avvenimenti piccoli e grandi che ci accadono e che accadono), allo stesso tempo è possibile una offerta di sé, una consacrazione che fa si che il tempo non abbia una valenza solo cronologica o fortuita, ma nel momento in cui per esempio promettiamo di essere fedeli per tutta la vita ad una donna, in una certa ora di un certo giorno, quell’ora e quel giorno assumono una valenza al di la del peso cronologico delle ordine e dei giorni. 


Konstanze mi ha chiesto con ragione come mai non posso immaginarmi un Papa donna. Ho cominciato con una certa argomentazione. Ma in vero credo che bisognerebbe fare un passo indietro e domandarsi che cosa noi su questo tema pensiamo, intuitivamente o come una ovvietà. È difficile argomentare sulle ovvietà, mentre si può dire che queste ovvietà sono solo quello che abbiamo sempre fatto. Ma l'ovvietà è in anticipo anche nei confronti di ciò che abbiamo sempre fatto; se uno chiedesse come mai non devo picchiare la mia mamma anziana, non avrebbe meritato un argomentazione, ma una sberla, dice Aristotele. Come spesso ci ha ricordato Robert Spaemann, perché è ovvia che non si picchia una donna anziana. L'argomentazione che io ho usato era quella della „rappresentazione“; il papato è una rappresentazione di Cristo, mentre Maria non rappresenta Cristo, lo ha in grembo. Una clericalizzazione della donna significherebbe che abbiamo una sovra accentuazione della rappresentazione sul concepimento nel  grembo (che è un potere ben più grande di ogni atto di potere rappresentativo)…quello che vale per la Chiesa non può essere applicato per la politica in uno stato, nel quale anche una donna può aver il compito rappresentativo e di potere del cancellierato… Questo almeno a livello di principio, per il motivo che non si traduce la teologia in teologia politica; poi ovviamente ci si può chiedere se donne guerrafondaie come la ex ministro degli esteri tedesca (A. Baerbock) o la responsabile della politica estera (K. Kallas) o la presidentessa della Commissione europea (U. Von der Leyen) non siano distruttici dei frutti del grembo, proprio per una falsa concezione della rappresentazione che deriva dal fatto che sono donne-maschie. 



“Prendiamo l'esempio più recente. Il 5 maggio 2025, il noto criminale di guerra Benjamin Netanyahu ha dichiarato che la popolazione di Gaza sarebbe stata sfollata verso sud dopo che il suo gabinetto di sicurezza aveva approvato un'operazione militare ampliata nell'enclave, un piano che un ministro ha descritto come un tentativo di “conquistare” il territorio. Il voto del gabinetto di sicurezza è arrivato poche ore dopo che l'esercito aveva annunciato la mobilitazione di fino a 70.000 riservisti, rafforzando la capacità dell’IDF {Forze di difese israeliane} di operare nel territorio palestinese assediato. La popolazione di Gaza sarà sfollata in una piccola area a sud di Gaza - in breve, in un campo di concentramento de facto - “per proteggerla”, ha detto Netanyahu a proposito dell'“operazione intensificata… Il nome dell'operazione dice tutto: “I carri di Gedeone”. Gedeone guidò gli ebrei nella loro lotta per annientare i loro avversari, i Madianiti, che erano legati agli Amaleciti. Oggi, semplicemente sostituiamo i carri con i carri armati. L'IDF sta seguendo la tendenza, ampiamente diffusa nella politica israeliana, di giustificare la violenza militare criminale con riferimenti diretti alla Bibbia: i palestinesi sono identificati come gli Amaleciti contemporanei, il che significa che, proprio come Jahvè ordinò agli antichi ebrei di uccidere tutti gli Amaleciti, bambini e donne compresi, Israele ha ora il diritto e il dovere di fare lo stesso con i palestinesi.”. (SLAVOJ ŽIŽEK, Substack, 17.5.25). // Ne aveva parlato già qualche tempo fa Oasis. 


(Wetterzeube, il 16.5.25; venerdì della quarta settimana del  tempo pasquale; san Giovanni Nepomuk, nella Repubblica Ceca ) Ci siamo sposati a Neckargemünd nella Chiesa dedicata a san Giovanni Nepomuk, il santo dei ponti. „Johannes ne Pomuk, originario di Pomuk, località che oggi porta il suo nome, dopo gli studi a Praga nel 1369 divenne notaio imperiale nella cancelleria arcivescovile di Praga. Nel 1380 fu ordinato sacerdote e parroco della chiesa di San Gallo a Praga, dove si occupò in particolare dei mercanti di origine tedesca. Nel 1381 superò il suo primo esame di giurisprudenza, studiò poi diritto canonico a Padova e nel 1387 conseguì il dottorato…È storicamente più corretto affermare che Giovanni subì il suo destino durante i conflitti tra il re Venceslao e l'arcivescovo Jenzenstein di Praga. L'arcivescovo si oppose al piano del re di fondare una diocesi nella Boemia occidentale utilizzando il patrimonio del monastero di Kladrau / Kladruby, nominando un nuovo abate per il monastero, cosa che Giovanni confermò in qualità di vicario generale. L'arcivescovo, Giovanni e altri due funzionari furono quindi arrestati. L'arcivescovo riuscì a fuggire, Giovanni fu torturato, bruciato dal re stesso con torce infuocate, trascinato per le strade e poi annegato nella Moldava…Nella tradizione popolare, egli divenne sempre più l'antitesi ideale del tiranno Wenceslao. La storia del silenzioso confessore della regina fu raccontata per la prima volta da Thomas Ebendorfer nella sua Kaiserchronik (Cronaca imperiale) intorno al 1450, poi dal praghese Pavel Žídek nel suo Fürstenspiegel (Specchio dei principi) del 1471…Il monumento a Giovanni sul Ponte Carlo di Praga, eretto nel 1693, lo rese uno dei santi protettori dei ponti più importanti.“ (Lessico ecumenico dei santi).


Il Vangelo di oggi è: „Gv 14, [1] "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. [2] Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; [3] quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. [4] E del luogo dove io vado, voi conoscete la via". [5] Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?". [6] Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.“ In modo particolare questo ultimo verso è un’esplicita dichiarazione della singolarità di Cristo e questo per tutti i tempi; chi non prende sul serio questa frase non è più cristiano: λέγει αὐτῷ ⸀ὁ Ἰησοῦς· Ἐγώ εἰμι ἡ ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή· οὐδεὶς ἔρχεται πρὸς τὸν πατέρα εἰ μὴ δι’ ἐμοῦ. È chiaro che il sorgere di una religione così potente come l’Islam dopo la venuta di Cristo pone domande che dovranno essere rielaborate teologicamente in modo preciso. Credo che Padre Paolo Dall’Oglio abbia fatto i primi passi di questa elaborazione. Ma in vero non è tanto l’Islam, che riconosce a suo modo la singolarità di Cristo, piuttosto siamo noi cristiani stessi che dobbiamo porci la domanda: crediamo ancora che Cristo è la via, la verità e la vita? E che nessuno arriva al Padre se non attraverso di lui! Comunque sia: Μὴ ταρασσέσθω ὑμῶν ἡ καρδία· πιστεύετε εἰς τὸν θεόν, καὶ εἰς ἐμὲ πιστεύετε. In che senso non deve turbarsi il nostro cuore? ἐν τῇ οἰκίᾳ τοῦ πατρός μου μοναὶ πολλαί εἰσιν·. In questi μοναὶ πολλαί si fonda una speranza universale. 


Nella notte i colori spariscono. Il buio, fratello del nulla, non ha solamente una dimensione di spavento, ma anche di rifugio. Purtroppo le tensioni si addentrano anche nel buio. Al primo chiarore del giorno si impone per l’appunto il chiarore, dapprima pallido, per esempio nella stanza dove dormo e pian piano si possono percepire le forme, che ora che la luce è salita in intensità, vedo precisamente e vedo anche i colori, per esempio della pianta qui vicino al crocifisso, con le giovani foglie di un verde tenero, ma anche con quelle più anziane con la polvere di un verde più stanco. Nel campo tra la casa e il fiume vedo un mare di verde, che forse con ragione la tradizione collega alla speranza e tante tonalità di verde, da quelle più chiare del pino direttamente vicino alla mia finestra fino al verde più intenso dei pioppi, vicino al fiume; in questo mare di verde il rosso del faggio: rimando per questo colore alla meditazione di ieri sera in dialogo con Ernst Jünger. Ma oltre alla vista al primo chiarore del giorno anche l’udito si attiva, nell’ascolto del primo cinguettare degli uccelli: tra i toni più calmi e calmanti che io conosca.


Abba nostro…


(Dopo) Dalla versione odierna di Banfi: 1) „A parte poche lodevoli eccezioni, il silenzio su Gaza è impressionante. Silenzio di bomba, titola Il Manifesto, giocando con le parole in una situazione che resta impressionante. I raid israeliani ieri hanno provocato almeno 121 morti a Gaza. Secondo Nello del Gatto, che ne scrive sulla Stampa, gli ultimi bombardamenti sarebbero in preparazione dell’operazione militare “Carri di Gedeone”. Gli Stati Uniti sono "preoccupati" dalla situazione umanitaria a Gaza, ha detto il Segretario di Stato Usa Marco Rubio alla Bbc poche ore fa chiedendo nuovamente ad Hamas di arrendersi e liberare gli ostaggi. (Banfi) // Questa tragedia è la conseguenza del mito di Auschwitz. Renato Farina nel saggio che ho pubblicato l’altro giorno fa vedere come gli armeni hanno un atteggiamento del tutto diverso nei confronti del propio genocidio: è una realtà, ma non un mito assoluto. La croce armena fiorisce. 2) „Due novità in questi giorni di primi passi del pontefice Leone XIV: la prima notizia è che tornerà nell’appartamento storico, anche per tagliare le spese vaticane provocate dallo sdoppiamento di Santa Marta. La seconda è che nella messa di inizio pontificato (non si chiama più “intronizzazione”) Leone XIV ha introdotto una grossa modifica: a presentare obbedienza al nuovo Papa domenica non saranno più «una rappresentanza dei cardinali», come era in passato, ma «dodici rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio, provenienti da varie parti della Terra». Quel “pueblo fiel de Dios” che Prevost ha imparato ad amare come missionario in Perù“. (Banfi)


(Pomeriggio) Caro Francesco, volevo occuparmi della versione inglese del testo di Farina sull’Armenia, che è davvero molto bello e che ti consiglio di leggere, in modo particolare su ciò che dice sul genocidio armeno (ne ho parlato questa mattina in una classe facendo un paragone con quanto dice Sieferle sul mito di Auschwitz, che stanno pagando molto caro a Gaza), ma ho deciso di ascoltare, come mi hai chiesto, l’intervista con Ettore Gotti Tedeschi. C’è un punto che io condivido pienamente e del quale parla alla fine dell’intervista: il discorso di J.D. Vance a Monaco di Baviera deve essere meditato attentamente! Le polemiche con Bergoglio né mi interessano né mi sembrano convincenti se non su un punto. In primo luogo la fonte principale delle cose che ha detto Papa Francesco su Maria sono pressoché tutte derivate dalla piccola Teresa, alla quale non piaceva una madonna divinizzata. Poi Francesco ha scelto o ha ascoltato Dio nel farsi seppellire in una basilica mariana. Per quanto riguarda la importante visione di Papa Leone XIII e la preghiera „Sancte Michaele Archangele“, che Konstanze ed io preghiamo spesso, perché nel nostro soggiorno, dove mangiamo, vi è una statua di legno che lo rappresenta, io la ho imparata da Papa Francesco, che la fece pregare a tutto il mondo cattolico in un ottobre di qualche hanno fa a conclusione del Rosario, insieme al „Sub tuum praesidium“. La cosa che invece mi interessa delle critiche di Gotti Tedeschi è se davvero ci sia stata una grossa perdita dell’obolo di san Pietro; Konstanze ed io abbiamo appoggiato l’’Elemosineria vaticana in questi ultimi due anni, perché io non ho inteso la „Chiesa povera“ di Francesco come una Chiesa di miseria, ma come una Chiesa al servizio dei poveri; ho sentito però in questi giorni che la scelta di Papa Francesco di vivere a Santa Marta è costata molti soldi, e questo ovviamente non è una buona testimonianza; allo stesso tempo la „Chiesa ricca“ di Gotti Tedeschi non mi convince per nulla; piuttosto direi che, come ho imparato da Ferdinand Ulrich, sia importante comprendere il „medesimo uso delle parole ricco e povero“ (questo comunque permette anche di comprendere la giusta critica al capitalismo protestante di Gotti Tedeschi); poi l’insistenza della Chiesa ricca solo per l’evangelizzazione e per l’annuncio del mistero di Dio, non ho ben compreso che sia. Questa mattina ho spiegato il capitolo 1 del profeta Isaia ai miei ragazzi e alle mie ragazze dell’undicesima, e li ci sono parole che ho imparato a prendere sul serio proprio con il pontificato di Papa Francesco: „[12] Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? [13] Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. [14] I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. [15] Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. [16] Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, [17] imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova“. Ovviamente anche Gotti Tedeschi dice di voler fare del bene e in questo senso io non vedo alcun senso nel continuare nelle polemiche contro Bergoglio; se ha fatto degli errori, ne avrà dovuto rendere conto a Dio. Ora basta! Sono invece d’accordo sul fatto che un papa statunitense, anche se ha vissuto in Perù per tantissimi anni, potrà motivare il cattolicesimo americano ad offrire soldi alla Chiesa e questo sarà un bene, più di quanto potesse fare un papa argentino (poi non bisogna dimenticare che una persona come l’ex cardinale Theodore Edgar McCarrick, che procurava tanti soldi al Vaticano, gli ha procurato anche tante grane con i suoi scandali). Allo stesso tempo quest’ultimo ha aperto tante strade nel mondo arabo ed anche in Cina, come da sempre fanno i gesuiti, che forse Prevost non potrà fare. Ma vedremo; Gesù prega certo per lui e poi per me vale la frase di Sant Ambrogio: ubi Petrus ibi ecclesia, ubi ecclesia vita aeterna! Tuo, Roberto 



(Wetterzeube, il 15.5.25; giovedì della quarta settimana del  tempo pasquale)

Bisogna sempre ritornare alle fonti primarie; questa mattina la Chiesa ci fa riflettere sul seguente passo del Vangelo di Giovanni: „13,[16] In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. [17] Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. [18] Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. [19] Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. [20] In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato“". Procediamo passo per passo. Il verso 16 propone una gerarchia ben chiara. Gesù, che ha appena lavato i piedi ai suoi discepoli (uno degli ultimi gesti di Papa Francesco, anche se non ha potuto farlo fisicamente: in carcere come richiesto da Mt 25; io prego per Paolo che è l’unica persona che è in carcere che io conosca), afferma con chiarezza che Egli è più grande: „16ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, οὐκ ἔστιν δοῦλος μείζων (non è più grande) τοῦ κυρίου αὐτοῦ οὐδὲ ἀπόστολος μείζων τοῦ πέμψαντος αὐτόν.“ L’essere beati consiste nel mettere in pratica ciò che gli apostoli sanno: „εἰ ταῦτα οἴδατε, μακάριοί ἐστε (sarete beati) ἐὰν ποιῆτε αὐτά“. Gesù sa che quasi tutti gli apostoli lo seguono, ma vi è anche, cosa prevista dalle Scritture, chi lo tradirà, ed è colui che fa vedere una vicinanza che non ha (nelle lettere alle comunità all’inizio dell’Apocalisse ritorna spesso questo tema). „οὐ περὶ πάντων ὑμῶν λέγω· ἐγὼ οἶδα ⸀τίνας ἐξελεξάμην· ἀλλ’ ἵνα ἡ γραφὴ πληρωθῇ· Ὁ τρώγων ⸀μου τὸν ἄρτον ἐπῆρεν ἐπ’ ἐμὲ τὴν πτέρναν αὐτοῦ.“ In questo contesto Gesù usa la formula che lo definisce Dio, con quell’accento sottolineato che consiste nel fatto che lui sa le cose prima che accadano: “ἀπ’ ἄρτι λέγω ὑμῖν πρὸ τοῦ γενέσθαι, ἵνα ⸂πιστεύσητε ὅταν γένηται⸃ ὅτι ἐγώ εἰμι.“ „Io sono“! Egli è! Detto questo traccia un legame forte tra sé e coloro che lui ha mandato; l’invito è per noi: chi accoglie coloro che lui ha mandato, accoglie lui stesso. „ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, ὁ λαμβάνων ⸀ἄν τινα πέμψω ἐμὲ λαμβάνει, ὁ δὲ ἐμὲ λαμβάνων λαμβάνει τὸν πέμψαντά με.“ L’ultima parola vale per il Padre! Si tratta di accogliere il Padre che lo ha mandato. Nessun teologo che voglia essere preso sul serio può saltare questa singolare via al Padre che è Cristo stesso! Papa Francesco, che era più „filosofo“ che „teologo“, in tutti i  suoi gesti, in modo particolare gli ultimi tre: lavare i piedi nelle carceri, benedire il popolo, stare in mezzo al popolo ha praticato (verso 17) quello che dice Cristo e per questo è beato!  Il fatto che ha parlato anche di raccolta differenziata delle immondizie non lo ha mai impedito di confessare la singolarità di Cristo, come Konstanze e io possiamo testimoniare nella nostra fedeltà al gesto dell’Angelus domenicale. Papa Leone XVI ha cominciato il suo pontificato sottolineando la singolarità di Cristo, ma anche per lui vale il verso 17. Sono certo che con le preghiere di  Gesù per lui, che anche lui metterà in pratica ciò che sa! 


In un suo articolo sulle vacanze e l’influenza di Instagram il filosofo italiano Claudio Amicantonio scrive: „“Homo viator”, l’uomo viandante della tradizione medievale, cercava un senso nel suo pellegrinaggio; l’uomo contemporaneo, invece, viaggia per sfuggire alla ricerca stessa. L’ansia di movimento, la necessità di mostrarsi altrove, in viaggio, sempre oltre, rivela un’inquietudine più profonda: l’incapacità di stare. Di stare in un luogo, in un’identità, in una verità. L’uomo contemporaneo, convinto che nulla sia vero per sempre, smette di cercare ciò che dura e si consegna interamente al presente, consumandolo nel desiderio continuo di esperienze che possano giustificare la propria esistenza di fronte agli altri.“ È davvero un aspetto interessante, ma come fa vedere Ernst Jünger, nei suoi viaggi e nel suo amore per la sua casa in Wilflingen, è possibile, se si hanno i soldi per farlo, unire le due cose. Il viaggio nella sapienza che non tutti i viaggi riempiono il tuo cuore di una „risposta“ e lo stare come valore. Konstanze ha ripreso (meglio sarebbe dire che non ha mai smesso, a parte nel bosco e al mare) a tossire per un nuovo infetto. Non abbiamo ancora prenotato il nostro nuovo viaggio in Inghilterra, ma che lei stia meglio mi è infinitamente più importante del viaggio, anche se il viaggio e le vacanze fanno parte della mia vita da sempre. Per mio papà erano ritorno alla terra di origine! E così l’Istria è diventata per me una seconda patria. 


Sono le cose che non piacciano a sinistra, ma io credo che ci sia un momento di verità in esse; penso all’articolo odierno di Aaron MacIntyre su Pat Buchanan: „Nel 1992 si candidò contro George H.W. Bush alle primarie repubblicane, furioso per il tradimento del presidente della sua promessa di “nessuna nuova tassa”. Ma la campagna di Buchanan non riguardava solo la politica fiscale. Egli mise in guardia contro le guerre infinite all'estero, l'abbandono del cristianesimo, lo svuotamento dell'industria americana e le conseguenze a lungo termine dell'immigrazione di massa.“ Insomma il programma di MAGA trent’anni prima. A me non piace il suo linguaggio paleo-conservatore aggressivo. „Nel suo famoso discorso sulla „guerra culturale“ alla Convention Nazionale Repubblicana del 1992, Buchanan non si limitò a mettere in guardia i repubblicani. Sfidò l'intera direzione della classe dirigente americana. “Amici miei, queste elezioni non riguardano solo chi ottiene cosa. Riguardano chi siamo”, disse. ‘Riguardano ciò in cui crediamo e ciò che rappresentiamo come americani. In questo Paese è in corso una guerra religiosa. È una guerra culturale, cruciale per il tipo di nazione che saremo, proprio come lo fu la Guerra Fredda, perché questa guerra è per l'anima dell’America’.“ Questa anima americana è quella che vedo nel mio amico Adrian, e per questo sto attento; avrei voluto unirla ad altre anime con sensibilità diverse, ma non è possibile; se dici di essere amico con uno non è possibile essere amico con l’altro e ciò non in modo reciproco; Adrian ha sempre ascoltato con interesse, anche se controbatteva, quello che gli raccontavo della mia esperienza tra i „contadini di Peguy“. „Mentre i neoconservatori dominavano la politica repubblicana, Buchanan rimase saldo, gettando le basi per la guerra civile che ora infuria all'interno del Partito Repubblicano. La maggior parte degli elettori non è guidata dall'ideologia. Vuole una politica che serva le loro famiglie, le loro comunità e il loro Paese. Il conservatorismo non dovrebbe ruotare attorno ad astrazioni, ma dovrebbe esistere per preservare uno stile di vita. Nonostante l'etichetta di “conservatori”, la leadership repubblicana ha chiarito che le interessava solo tagliare le tasse e intraprendere guerre infinite.“ (MacIntyre) Non aver compreso che non c'è solo un tipo di conservatore, ma che c'è un conservatore ideologico ed uno che non è ideologico è quello che non permette e non ha permesso di comprendere come mai Papa Francesco poteva essere amico anche di Giorgia Meloni. Nella premier italiana vi è un momento sano non ideologico. Purtroppo non è, come non lo siamo nessuno, del tutto coerente a questo momento della sua anima. Papa Francesco avrebbe potuto dialogare con MAGA mentre tanti „Bergogliani“ che conosco non lo possono a priori. Spero che Leo XIV con la sua anima americana, nella sua interezza (non solo quella latino americana, come ha sottolineato il cardinal Ouellet) possa aiutarci a smetterla con guerre civili spirituali inutili. Dobbiamo davvero disarmare i discorsi in tutte le direzioni. Cosa che ho imparato dapprima dal grande filosofo latino-americano Alberto Methol-Ferrè.


Dalla versione odierna di Banfi: «Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo. La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace. I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo! La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi». (Leone XIV)

Papa Leone XIV nell’udienza concessa ieri ai pellegrini del giubileo delle Chiese orientali (…) ha pronunciato parole chiarissime e drammatiche, mentre il mondo assiste sgomento alle accelerazioni e alle frenate dei Grandi della Terra per i colloqui che iniziano oggi a Istanbul sulla guerra in Ucraina. La profezia della pace di Francesco non cessa e anzi si proietta anche in questo nuovo pontificato. Il nuovo Papa, un “figlio di Agostino” combatte il manicheismo contemporaneo, così alimentato e diffuso dai social e contesta la guerra nella sua essenza: non riconoscere all’altro essere vivente la sua dignità umana.“ (Banfi).  


Ieri nel mio account in Substack ho pubblicato una conferenza molto bella di Renato Farina sull’Armenia, che vedo che viene letta da tanti (penso al mio pubblico, non a quello del NYT).


Abba nostro…


(Pomeriggio) Ho fatto commentare nel mio ultima compito in classe di religione nella 9a l'avvenimento della risurrezione; in fondo nei ragazzi più intelligenti c'è tutto il dibattito da Bultmann a Benedetto XVI se sia più importante la „storia“ o il „messaggio“ per alcuni è più importante il messaggio la storia non c'entra niente (Bultmann),  per altri un messaggio senza storia non ha sostanza (Benedetto XVI). 


(Sera) „Wenn die rote Farbe erscheint, verspüren wir eine Annäherung und Beschleunigung der Beziehungen. Das Blaue dagegen ruft das Gefühl der Entfernung und der Verzögerung hervor.“ (“Quando compare il colore rosso, percepiamo un avvicinamento e un'accelerazione delle relazioni. Il blu, invece, evoca una sensazione di distanza e di rallentamento.“) (Ernst Jünger, Il cuore avventuroso, opera omnia 11, 317). Questo è una piccola frase della ricchissima meditazione sui colori rosso e blue di Ernst Jünger. Non è una questione di essere d’accordo o meno, alcune cose le sento come le sente lui, altre no. Non ne ho esperienza, ma non credo di poter amare „il sangue nei giorni caldi della battaglia“, piuttosto sento con lui il fascino del rosso delle „labbre carnose“, sento con lui lo spavento che si prova di fronte al sangue. Per quanto riguarda il mare e il cielo Jünger propone delle immagine acute. Per quanto riguarda il mare: 

“Ci sono distese marine dal luccichio scuro e setoso o color zaffiro, poi di nuovo superfici di luminosità cristallina sul fondo luminoso e, sulle scogliere, vortici in cui la marea sgorga dal fondo con il colore dei calici dei fiori e delle pupille, diffondendosi meravigliosamente. Chiunque ami il mare ricorda i momenti di stupore e poi la luminosa serenità spirituale di tali spettacoli. Non è l'acqua, non è l'infinità dell'acqua a suscitare questa serenità, ma la sua forza divina, neptuniana, che abita anche la più piccola onda.” (Ernst Jünger, ibid. 316). Adrienne amava guardare per ore le onde, io sono un figlio della televisione degli anni 60 e non ho questa forza contemplativa, ma sento tutta la forza anche delle piccole onde…E sul colore blue: „In der Tat scheint Blau, im Gegensatz zum polarisierende Rot, als die gegebene Farbe der Bündnisse, als die Universalfarbe schlechthin. Ebenso deute es das geistliche und, insbesondere in seiner violetten Schattierungen, das im Fleische unfruchtbare Leben an.“ («Infatti, a differenza del rosso polarizzante, il blue sembra essere il colore delle alleanze, il colore universale per eccellenza. Allo stesso modo, esso simboleggia la spiritualità e, soprattutto nelle sue sfumature violacee, la vita sterile nella carne»)(317). Ma oltre al rosso e al blue c’è il nero del cielo con „il potere immenso del nulla“ (316) ed anche „la nebbia svanisce nel nulla“ (316). Questa sfida del nulla nichilista è da brividi, per questo è meglio tornare al nulla amoroso del colore rosso delle labbre ed anche a quello blue della calma: „Il colore blu ha un potere curativo per il cuore.“ Vicinanza e distanza vs il nulla nichilista. Una sfida che non può non essere presa sul serio…


(Wetterzeube, il 14.5.25; mercoledì della quarta settimana del  tempo pasquale)


La mia meditazione mattutina è stata fatta su questo testo straordinario di Adrian Walker su Erôs e Agapê


"La maggior parte degli intellettuali cattolici probabilmente rifiuterebbe la descrizione di Anders Nygren dell'erôs e dell'agapê come tipi di amore incompatibili. Ma la maggior parte degli intellettuali cattolici sarebbe altrettanto propensa a sostenere che l'erôs e l'agapê sono distinti e che l'erôs, in definitiva, è meno perfetto dell'agapê.


Ma cosa succederebbe se Dionigi avesse ragione quando afferma che «per coloro che ascoltano correttamente la Sacra Scrittura, il nome agapê e erôs è considerato dai sacri scrittori come avente lo stesso significato e la stessa forza nel manifestare le cose divine» (De Divinis Nominibus, IV.12)?


Dionigi si trova su un terreno esegetico solido. Né nella Septuaginta né nel Nuovo Testamento greco il termine agapê significa un «altruismo» o «disinteressamento» non erotico. Quando il Padre chiama il Figlio «agapê tos» al momento del suo Battesimo, sentiamo il Genitore esprimere la sua «eudokia», la sua preferenza e il suo compiacimento per il suo Unigenito. Allo stesso modo, il discepolo per cui Gesù ha agapê – cioè Giovanni l'evangelista – non è certamente l'unico beneficiario della disponibilità del Signore a dare la vita per i suoi amici. L'agapê di Gesù per Giovanni è un piacere preferenziale. «agapê» è anche ciò che gli amanti provano l'uno per l'altro nella versione greca del Cantico dei Cantici.


Si noti che, per San Giovanni, «il giudizio è questo: che la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno preferito le tenebre invece che agapê, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3, 19).


È vero, il Padre dà il suo Unigenito per agapê per il mondo. Allo stesso modo, Cristo ‚agapicamente‘ «mi ama e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). Ma notate l'ordine delle azioni: prima viene l'agapê, poi viene il donarsi. Prima viene il motivo, poi viene l'atto. E qual è il motivo? Gesù lo identifica quando dichiara che nessuno ha un amore più grande di quello di dare la propria vita per i propri amici. In altre parole, il motivo è l'amicizia, vale a dire una forma di piacere preferenziale.


Se diciamo che erôs è, insieme ad agapê, un sinonimo di questo piacere preferenziale, non stiamo forse confondendo l'amore più alto e disinteressato (agapê) con un amore autoreferenziale e, quindi, meno perfetto?


Ammettiamo liberamente che anche erôs (se non esclusivamente) connota il desiderio (ma d'altra parte lo fa anche agapê). Ne consegue che il desiderio è puramente, o anche principalmente, autoreferenziale? E perché supporre che tutto ciò che è autoreferenziale nel desiderio sia opposto o nettamente separabile dalla generosità verso gli altri?


Dovremmo essere aperti a riconsiderare quella che è probabilmente la nostra supposizione tacita che erôs sia semplicemente desiderio e che il desiderio, pur non essendo male, sia comunque opposto alla benevolenza. Cosa succederebbe, infatti, se non ci fosse una netta divisione tra amor concupiscentiae e amor amicitiae, e se sia erôs (inteso in senso platonico) che agapê (come appare nella Scrittura) fossero in ultima analisi sinonimi di un amore che, nella sua forma paradigmatica, unisce entrambi in un unico insieme indivisibile?


Questo non significa negare che l'amore assuma forme diverse. Né si nega che i nostri amori siano spesso disordinati al punto da diventare perversi. Il punto è piuttosto che tutti gli amori giustamente ordinati formano una comunità di analoghi, la cui analogia dipende dalla loro comune partecipazione e riferimento a un amore archetipico. Questo è l'amore che Dio «è», che egli comincia a rivelare nella creazione e che svela pienamente nell'Incarnazione redentrice, mediante la quale la creazione è salvata e coronata. Ed è un amore in cui la benevolenza e il desiderio sono le due facce della stessa medaglia.


Corollario: se esiste una divisione dell'amore in un egoistico amour propre e in un altrettanto egoistico haine propre, tale divisione è dovuta al nostro peccato e non ha nulla a che vedere con la natura dell'amore in sé. «Poiché mentre il vero erôs è cantato anche dalle Scritture, e non solo da noi, i molti, incapaci di fare spazio all'unicità dell'erôs che è il nome di Dio, e aggrappati alla propria prospettiva [oikeiôs heautois], sono scivolati verso una versione frammentata, corporea e divisa dell'erôs, che non è il vero erôs, ma un idolo del vero erôs, o piuttosto una sua caduta. La moltitudine, vedete, non è abbastanza capiente da accogliere la forma unitaria del divino erôs, che è esso stesso uno» (De Divinis Nominibus, IV. 12).


Non possiamo quindi raggiungere la rettitudine dell'amore dividendolo in egoismo e altruismo e optando per il secondo piuttosto che per il primo. No, raggiungiamo la rettitudine dell'amore solo ordinando correttamente i nostri amori. Con Agostino (ma anche con Dionigi), possiamo dire che il principio del giusto ordine qui è la preferenza del bene comune sul bene privato, piuttosto che viceversa. Una volta che questa preferenza ci ha conquistati – il lavoro di una vita! – allora emerge la co-inerenza della benevolenza e del desiderio. 


Amando il bene comune come merita di essere amato, imitiamo la sua liberalità che si diffonde, desiderandolo per il nostro prossimo non meno di quanto lo desideriamo per noi stessi. Allo stesso tempo, e con lo stesso gesto, possediamo pienamente il bene comune come nostro tesoro più prezioso. Si noti che, se non volessimo il bonum commune per il nostro prossimo, ci condanneremmo a sottovalutare, o addirittura a disprezzare, la sua bontà oggettiva. Si noti anche che il contrario è altrettanto vero: se non desiderassimo possedere il bene comune come nostro tesoro più prezioso, godendo del suo godimento, ci condanneremmo allo stesso modo per la stessa mancanza di apprezzamento o disprezzo. Anzi, possiamo arrivare al punto di dire che, se il bonum commune non fosse abbastanza buono da preferirlo come nostro bene più proprio, insulteremmo il nostro prossimo non volendolo anche per lui, poiché lo tratteremmo come se fosse indegno di ciò che consideriamo il meglio.


Come già osservato, desiderio e benevolenza sono destinati a coesistere: amando il bene comune come merita, desideriamo condividerlo e, allo stesso tempo, condividerlo come ciò che troviamo supremamente desiderabile.


Quanto sopra implica che la Vollform {la forma completa} dell'amore risiede nella comunione nel bonum commune, una comunione che, nel caso più alto e paradigmatico, coincide sostanzialmente con il bonum commune stesso. Nel primo dei suoi «Romances», Giovanni della Croce, parlando del Padre in relazione al Figlio, dice che il primo «dale siempre su sustancia,/y siempre se la tenía», cioè: «Gli dà sempre la sua sostanza, e sempre la tiene per sé». Uno dei molteplici significati racchiusi in questo denso verso poetico è che il Padre, nel dare al Figlio la sostanza paterna, ha sempre conservato questa sostanza per sé. Se non lo avesse fatto, come avrebbe potuto dare spazio al Figlio in sé stesso – anzi: come avrebbe potuto essere egli stesso lo spazio – affinché il Figlio potesse co-ipostatizzare la divinità? Allo stesso modo, come avrebbe potuto rendere possibile a sé stesso e all'Unigenito di comunicare nella divinità? 


In altre parole, a meno che il Padre non si fosse compiaciuto della sostanza divina come suo bene supremo; a meno che non l'avesse conservata nel comunicarla; a meno che non si fosse riservato il «modo di sussistenza» paterno nel farlo – a meno che non avesse fatto tutto questo, non avrebbe potuto compiere la sua missione di fons et origo che si comunica liberamente. Perché avrebbe fallito in questa missione? Perché avrebbe rifiutato di comunicare nella divinità con l'Unigenito e, proprio così, avrebbe rifiutato di lasciare che la sostanza divina coincidesse coeterna con l'amore.


Ora, chiamare «erotico» l'amore ben ordinato che preferisce il bonum commune al bonum privatum significa sottolineare, tra le altre cose, il suo carattere estatico. Tale amore è estatico in un duplice senso. Da un lato, pone l'amante al di fuori di sé e nel bene comune che si diffonde; dall'altro, e per lo stesso motivo, lo pone al di fuori di sé e in comunione con chi (e con ciò) con cui comunica in esso. Dio stesso, che è il bene comune per eccellenza, modella originariamente questa doppia estasi, sia in se stesso come Trinità, sia verso di noi come Creatore e Redentore trino. Ecco come Dionigi descrive la doppia estasi in termini di quest'ultimo aspetto e della partecipazione della creatura ad essa:


E il divino erôs è estatico [ekstatikos], non permettendo agli amanti [erastas] di essere se stessi [einai heuatôn], ma dell'amato [erômenôn]. E i superiori lo dimostrano diventando proprietà della cura provvidenziale [tês pronoias gignomena] per i loro inferiori, i pari lo dimostrano diventando proprietà della sostentazione reciproca, e gli inferiori lo dimostrano diventando proprietà della conversione più divina, il volgersi verso le cose prime. Ecco perché il grande Paolo, essendo giunto in possesso dell'erôs divino e avendo partecipato al suo potere estatico, dice, con la bocca di un uomo rapito da Dio: «Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me», essendo egli un vero amante [erastês] e (come dice lui stesso) essendo uscito da sé stesso in estasi verso Dio, e non vivendo la vita di sé stesso, ma la vita, così intensamente amata [agapêtên], dell'amante [tou erastou]» (De Divinis Nominbus, IV. 13).


Concludiamo con tre osservazioni su questa estasi erotica. 

La prima osservazione: ci si trova perdendosi nell'amore per il bello, non perché si usa l'amore per il bello come strumento per scoprire se stessi, ma perché non c'è un sé da scoprire al di fuori dell'amore che ci pone al di fuori di noi stessi verso il bello. Questo è vero non solo psicologicamente e moralmente, ma anche ontologicamente. È come se l'essere finito fosse stato creato in un'estasi verso Dio che era la precondizione della sua esistenza sostanziale in sé. Qui cogliamo, forse, una somiglianza analogica nella maggiore dissomiglianza della relazionalità sussistente, dell'enstasi estatica, delle persone divine.

Seconda osservazione: il kenotico è radicato nell'estasi e, proprio perché è così radicato, il suo gesto di svuotamento di sé non ha nulla a che vedere con l'annullamento di sé odioso. Allo stesso modo, dare la vita per i propri amici in caso di necessità non significa rinnegare la loro amicizia. Anzi, non significa allontanarsi da essa. È piuttosto onorare l'amicizia, preservarla e, in un certo senso, goderne più profondamente. Un esempio negativo dello stesso concetto è il caso dei «scrittori di lettere» di cui parla Philippa Foote in Natural Goodness. Si tratta di uomini che, di fronte alla scelta tra non collaborare con i nazisti o tornare dalle loro famiglie, optano per la prima soluzione, evitando così di tradire e perdere la comunione nel bene che godono con le loro mogli e i loro figli (These are men who, when presented with the choice between collaborating with the Nazis and returning to their families, opt for the former––and, just so, avoid betraying and losing the communion in the good that they enjoy with their wives and children.).

Terzo e ultimo: nella misura in cui l'estasi erotica rende impossibile all'amante appartenere solo a se stesso, rende anche impossibile che egli sia un puro donatore senza reciprocità o ricettività nei confronti dell'amato. Ciò è vero in modo paradigmatico per Dio che, come insegna Dionigi, crea da un erôs che esprime, piuttosto che compromettere, la sua libertà dal bisogno naturale. È proprio questa libertà che permette al suo erôs di essere liberale nel modo più grande possibile: creando un'economia di alleanza in cui il Creatore può ricevere qualcosa dalla sua creatura, presupponendo proprio ciò che egli dà sovranamente. Nicholas Cabasilas esprime in modo impareggiabile questo mistero nel sesto libro di La vita in Cristo, in cui descrive in dettaglio come il «erôs maniacale» del Figlio per le sue pecorelle smarrite lo abbia portato a diventare un mendicante dell'amore di queste ultime.

Anche Platone svela qualcosa di questo mistero nel Simposio, dove apprendiamo che il bisogno dell'erôs è migliore di qualsiasi mera autosufficienza, tanto che esso stesso è una sorta di liberalità generativa nel lasciar essere ricettivo. «In effetti», scrive il filosofo canadese George Grant, coloro che disuniscono rigorosamente l'amore distinguendo l'amore-bisogno dall'amore-dono e collocano così l'erôs dalla parte della filosofia e l'agape dalla parte del cristianesimo, dovrebbero ricordare la favola del Simposio. L'erôs nacque durante una festa per la nascita di Afrodite. I genitori erano due esseri chiamati Pienezza e Bisogno. Erôs non solo va in giro come un mendicante, ma è in sé stesso l'attività di generare il bello, sia nei corpi che nelle anime. All'apice della cultura occidentale, Francesco fu in grado di generare il bello nei lebbrosi (Technology and Justice [Ontario, Canada: Anansi House, 1986), 74)." (Adrian Walker)


Caro Adrian, è un testo molto bello che mi aiuta tanto; alla fine del mio lavoro come insegnante mi trovo confermato in quanto dici e cioè che non è possibile distinguere, quasi fossero atteggiamenti inconciliabili l'erôs e l’agapê. Detto questo rimane un lavoro di tutta la vita, saper distinguere quelle forme dell’inconscio collettivo che sono perversioni polimorfe, da queste forme di pienezza e bisogno che sono parte di un unico atteggiamento per il „bene comune“ vs quello solo privato. E che fanno si che l’essere finito, che è dono gratuito, non può che mirare a ritornare in Colui che ha donato l’essere liberalmente. C’è una frase che non comprendo bene linguisticamente ed è questa: „These are men who, when presented with the choice between collaborating with the Nazis and returning to their families, opt for the former––and, just so, avoid betraying and losing the communion in the good that they enjoy with their wives and children.“  (Si tratta di uomini che, di fronte alla scelta tra non collaborare con i nazisti o tornare dalle loro famiglie, optano per la prima soluzione, evitando così di tradire e perdere la comunione nel bene che godono con le loro mogli e i loro figli). Intendi che una persona come Franz Jägerstätter non ha potuto collaborare con i nazisti proprio per non perdere il bene comune con Franziska e il loro figli? È questa l’alternativa che introduci con „between“, vero? . Tuo, Roberto 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 13.5.25; martedì della quarta settimana del  tempo pasquale; compleanno di Béla; apparizione della madonna a Fatima) Ancora prima di alzarmi ho ascoltato una conferenza di Renato Farina sull'Armenia. Poi dopo essermi alzato, dopo aver pulito il bagno e dopo aver fatto una doccia mi accingo a scrivere queste righe. Renato ha un modo diverso di parlare di me sull’Armenia, sebbene noi entrambi amiamo questo paese. Entrambi siamo molokani del lago di Sevan. Lui è ovviamente linguisticamente molto più bravo di me a formulare i suoi pensieri. Il modo con cui io parlo dell'Armenia lo potete vedere nelle pagine precedenti, quelle degli ultimi giorni, quando ero a Yerevan. Ma partiamo dal cuore di quello che interessa a Renato: la croce fiorita degli armeni; la croce non è l'ultima parola, da essa piuttosto nasce la risurrezione…e per quanto riguarda la storia del popolo armeno: è stato più volte sconfitto, è stato più volte massacrato ma non si è riusciti a distruggere questo „numero primo“ della cristianità, non ci sono riusciti neppure i giovani turchi, all’inizio del XX secolo. Io ho in mente tante persone, tanti volti di queste settimane passate a Yerevan negli ultimi anni, che hanno subito l'influenza della cultura sovietica più di quelle che conosce Renato. È anche vero, però,  che anche queste persone quando entravano in una chiesa avevano il desiderio di accendere una di quelle candele gialle, che sono un rito diciamo popolare, quando si entra in una Chiesa; avevano bisogno di uscire all'indietro come un granchio dalla Chiesa stessa per non perdere la vista dell'altare. La nuova direttrice scolastica, che ho conosciuto l’anno scorso, Karine Hovakymian, della scuola numero 118, ha addirittura la foto del Catholicos nel suo ufficio e tanti segni della cristianità. Il momento forse più intimamente cristiano, in questa ultima visita, però, c’è stato quando dopo la guida che abbiamo avuto nel museo del genocidio, la giovane ragazza che ci  aveva presentato alcuni momenti del dramma, mi ha ascoltato attentamente e con grande rispetto quando le parlavo di Antonia Arslan, che lei non conosceva. Le ho spiegato che per via del fascismo era stata tolta l'ultima parte, lo „jan“ armeno, dal suo cognome, alla fine quando io mi sono ringraziato per la  sua guida lei ha fatto un inchino verso di me mettendo la mano sul cuore e io ho risposto a questo gesto; ecco questa ragazza era assolutamente cosciente che gli armeni sono stati uccisi perché erano armeni, perché erano cristiani. Sono stato tante volte in tantissime chiese in Armenia - alcune disperse nei monti come quella a Amberd, all’altezza della neve -  e ne ho ammirato la stupenda acustica, per me unica anche se per esempio a Nazareth o forse a Gerusalemme, non so più, una chiesa aveva una acustica stupenda… ma ritorniamo alla croce fiorita: essa rivela davvero  la singolarità di questo popolo che  non pensa che il proprio genocidio siano la parola ultima della storia; la croce fiorita è davvero un atto di speranza viva proprio in questo momento che il mito del genocidio come  ultima parola sta creando dei problemi incredibili in primo luogo a Gaza.



Alcuni dettagli delle croci armene





Abba nostro…


(Dopo) Caro Alessandro, so che leggi i miei articoli prima di pubblicarli e te ne sono grato; nella versione che ti ho inviato su Friedrich Merz ho cercato di togliere formule che non erano „disarmate e disarmanti“  (Leone XVI) della prima versione che si trova nel mio diario privato, per esempio nei confronti della von der Leyen. Nel suo discorso ai giornalisti Leone XIV si è mosso nella polarità di dire la verità, ma di farlo in modo „disarmato e disarmante“; non so se ci sono riuscito con Merz. Il mio padre spirituale, von Balthasar, era a volte molto ironico e sferzante; si deve cercare forse un equilibrio… so che tu mi aiuti in questo. Con gratitudine, Roberto 


(Sera) Che dono avere così tanta luce anche ora alle 21. Suor Cristiana cita due frasi di Simone Weil da brivido:  „La grazia infatti „può entrare soltanto là dove c’è un vuoto per riceverla, ed è essa stessa che compie questo vuoto“ (Q 104, I Prologo)“ (80). Le mie meditazioni sono un „lavoro“, ma che non può costruire Dio, né un senso; sono un lavoro fecondato dalla grazia, che compie un vuoto, un deserto in noi, nel quale non abbiamo da difendere nulla, solo possiamo affrontare le tentazioni. Un lavoro nel deserto! Ma chi salva non è il lavoro! „Amore lo ama a motivo dell’indigenza, della colpa e del peccato“ (Suor Cristiana, ibid.). Da un certo punto di vista possiamo dire con Simone entrambe le cose: „So bene che non mi ama. Come potrebbe amarmi? E tuttavia in fondo a me qualcosa, un punto di me, non può impedirsi di pensare tremando di paura che, forse, malgrado tutto, mi ama“ (Q1). Più di venti anni passati nella diaspora: risultato? Niente. „Il medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich), eppure sono stato una „presenza“, come „frattura“ e come „instaurazione“.Da un certo punto di vista non vi è nulla di me di santo: piuttosto la consapevolezza inconscia di essere un „porco“, ma allo stesso tempo di essere afferrato, per mano! Questa mattina un gruppo di ragazze mi diceva: non deve andarsene. Cosa hanno percepito in me? Spero Te! 


(Wetterzeube, il 12.5.25; lunedì della quarta settimana del  tempo pasquale) Ho ancora nel mio bioritmo le due ore di differenza con l’Armenia, per cui sono andato a dormire presto e mi sono alzato presto. Ora ho pulito un po' la stanza, dove dormo e lavoro: ho tolto un po' la polvere dai tappeti, dalla scrivania. Adesso vorrei come meditazione mattutina occuparmi di una „critica“ che mi ha fatto un amico, a cui ci tengo tanto, perché negli ultimi mesi è stato una delle persone con cui ho più dialogato sinceramente, che mi ha detto di stare attento a non guardare al nuovo Papa Leone XIV con gli occhi del mondo. Questo invito non mi ha offeso, mi ha piuttosto interrogato. Mi ha fatto pensare a quelle prime righe del libro di Robert Spaemann „Einsprüche“ (Obiezioni), nelle quali scriveva che il suo problema non è quello della teologia morale, cioè di adeguarsi al mondo, ma di essere come Dio vorrebbe che noi siamo, cioè santi. Come il mondo lo siamo automaticamente, perché nel mondo viviamo. Ora io credo che con sincerità autentica ho cercato di seguire Papa Francesco con grande amore; con Konstanze abbiamo guardato quasi sempre l'Angelus alla domenica e io ho sempre pensato che questo figlio di Sant’Ignazio, fosse davvero una realizzazione di quello che  spesso penso e cioè che noi i santi li mettiamo in naftalina o ne facciamo un ricordino, ma quando ci appaiono nella loro realtà, siamo come dire sconvolti da ciò. Ecco, Francesco è stato uno sconvolgimento buono, del quale sono molto grato, perché mi sembrava di vedere la continuazione di ciò che avevo vissuto con Ferdinand Ulrich: un uomo sempre disponibile che rimandava a Cristo non a se stesso. Anche Francesco, nei primi tempi, ha detto alla piazza che avrebbero dovuto gridare: Gesù, Gesù, non Francesco, Francesco. Ora con lo stesso atteggiamento di amore e rispetto ieri abbiamo guardato, Konstanze e io, il primo „Regina coeli“ del Papa e lo abbiamo guardato ed ascoltato con la stessa simpatia; ovviamente mi sono accorto che lui usa alcune frasi dei suoi predecessori come quelle di san Giovanni Paolo II, come quelle di Francesco stesso sulla guerra; io sono grato di questo Papa che vuole sparire, perché sia in primo piano Dio, sia in primo piano Cristo, l'unico salvatore, come ha sottolineato Antonio Socci (spero anche in una precisione teologica sul come sia possibile essere fratelli di tutti e allo stesso tempo essere fedeli alla singolarità di Cristo) ; questo figlio di Sant’Agostino, dopo un figlio di Sant’Ignazio, ci fa vedere la diversità e comunione degli stili della Chiesa e io sono l'ultimo che non voglia immergermi in questa molteplicità degli stili. Non abbiamo per caso 4 Vangeli, non uno! Non penso che Papa Francesco sia l'unico Papa possibile come sicuramente anche Leone XIV non è l'unico Papa possibile. Penso che Cristo ci parli con i suoi figli, con i figli di Ignazio, con i figli di Agostino…; il Papa è relativamente giovane per cui io non so se vivrò un altro nuovo Papa e sono contento di questo figlio di Sant'Agostino in primo luogo perché il mio padre confessore è un agostiniano e poi perché Martin Lutero, nella quale terra io vivo ormai da tantissimi anni, era anche un figlio di Sant'Agostino. 

Per quanto riguarda poi la questione Leone XIV versus Trump io non sono d'accordo su questo, non perché io pensi che l'imperatore di oltreoceano sia la salvezza del mondo. Ma come dice giustamente Antonio Socci è un cristiano. Io ne ho conosciuti tanti qui nella diaspora: sono cristiani, non così come io li conosco nella forma cattolica, ma sono cristiani. E la questione stessa della immigrazione deve essere posta sul serio, non non in modo guerriero, come fa Steve Bannon con le sue strane coniugazioni tra Messa in latino e immigrazione eccetera; io accetto completamente la scuola della bellezza disarmata (Julian Carrón); questo atteggiamento disarmato e disarmante (…Francesco, Leone XIV), mi sono identificato con questo subito perché è anche il cuore della filosofia dell'essere come dono di amore gratuito, che in fondo è il filo rosso di tutti i miei diari. Politicamente penso come Johannes Varwick: con l’amministrazione Trump, alla quale sembra si vogliano unire anche i volenterosi inglesi, francesi e tedeschi, vi è movimento in direzione pace come mai negli ultimi tre anni. Per quanto riguarda i mei diari ho solo coniugato ciò che diceva Francesco sulla critica alla logica di Cappuccetto Rosso con la lezione del professor Jeffrey Sachse (Putin non è stato l’unico aggressore). Infine credo che l’offerta di sé nella sofferenza e nella morte di Papa Francesco abbia raggiunto alcune mete che prima con le sole parole non erano possibili. Quindi vede bene Alessandro Banfi a mettere in risalto il dialogo di Trump con Zelensky nella basilica di San Pietro…


Abba nostro…


PS Sulla questione dell’Ordo amoris riprendo qui ciò che avevo scritto nel diario „Amore come crisi“ il 12.2.25: (Pomeriggio) Ho letto la lettera che il Santo Padre ha scritto ai vescovi americani sulla „profezia della migrazione“; dal NewYorker (Paul Elie, 11.2.25) prendo il riassunto della polemica tra il testo vaticano ed una frase di J.D. Vance sull’ordo amoris: „Lunedì, Papa Francesco, in una lettera ai vescovi statunitensi, ha esortato i cattolici, “e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano sofferenze inutili ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati”. In una replica al vicepresidente Vance, il Papa ha osservato che “il vero ordo amoris che deve essere promosso” è quello rappresentato dal Buon Samaritano: “l'amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni”. Il cardinale McElroy, da parte sua, ha chiarito meglio il punto durante una funzione interreligiosa e un raduno di domenica a San Diego, facendo appello alla fine di quella che ha definito una “guerra della paura e del terrore contro i migranti”. Sta arrivando il giorno in cui, come arcivescovo di Washington, potrebbe aver bisogno di parlare con la stessa franchezza nella capitale, come ha fatto il vescovo Budde, in un'occasione che sembra già appartenere alla storia.“ - Prima di tentare un commento, vorrei fare una premessa: io mi sento in primo luogo un figlio di Ignazio (che Adrienne von Speyr ed Hans Urs von Balthasar chiamavano SPN: Sanctus pater noster) e per me quello che dice il Papa è vero, anche qualora io non fossi d’accordo; poi in questo caso non so bene che pensare, vedo solo che a parte quello che io penso tantissimi sono d’accordo con Trump e co e probabilmente vi è un momento di verità in questa posizione e non credo che criminalizzarla sia il modo giusto per fare chiarezza sul problema e tanto meno per aiutare i migranti. Per quanto riguarda quello che dice J.D. Vance sull’ordo amoris, richiamandosi a Tommaso, credo che la posizione sia degna di essere discussa. Nell’introduzione al testo di Tommaso d’Aquino (Summa theologiae, I-II q.18-21 a cura di Rolf Schönberger (Weinheim 1990), Robert Spaemann commentava così il testo a cui probabilmente si riferisce J.D. Vance o comunque un testo analogo: “Il consequenzialismo etico condivide con molte filosofie moderne la tendenza a rivendicare per l'uomo una prospettiva divina, cioè la prospettiva di chi deve provvedere al bene dell'intero mondo. Il testo che segue ora (Sum. Theol. I-II q. 18-21) considera questo tentativo come immorale... Allo stesso tempo, la sua sorprendente plausibilità rende evidente l'eccentricità della posizione consequenzialistica. Nel decimo articolo della questio 19, infatti, Tommaso dice che solo a Dio è riservato il “bene dell’intero universo” e di ordinare tutto ciò che accade in funzione di questo bene... Noi, invece, non sappiamo cosa sia meglio per il mondo, perché “il modo di comprendere la creatura va per sua natura ad un bene particolare, come corrisponde alla sua essenza” (I-II,19,10). Il “bene particolare” che definisce la responsabilità dell'agente è ulteriormente distinto da Tommaso in base alla posizione dell'individuo nel contesto sociale. Tommaso ritiene che sia dovere di una moglie o di un figlio sottrarre, se possibile, l'uomo o il padre diventato criminale al tribunale, per non mettere in pericolo il “bonum privatum  familiae”. Il giudice, invece, è responsabile del bene della comunità politica. Deve essere attento a catturare il criminale. Platone aveva fatto dire a Socrate che il giusto, per la salvezza delle anime dei suoi cari, doveva portarli davanti al giudice se meritavano una punizione (cfr. Gorgia 480 b-c). Questo è già troppo universalistico per Tommaso. Non dobbiamo volere ciò che Dio vuole, ma ciò che Dio vuole che noi vogliamo. Ciò che Dio vuole lo scopriamo sempre solo in seguito, istruiti dal corso degli eventi. Ciò che vuole che noi vogliamo ce lo insegnano la natura e le “buone maniere” (Robert Spaemann). Qualcosa del genere ha voluto dirci J.D.Vance, non in rapporto al „bonum privatum familiae“, ma in rapporto al bonum per un paese vs quello universale. Quando il Santo Padre gli oppone la frase: „ „Il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del “Buon Samaritano” (cfr. Lc 10, 25-37), ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni“, assume una posizione che non è conciliabile con la comprensione etica di Tommaso (cosa che forse non stupisce se si prende sul serio il fatto che il Papa è un gesuita); dal punto di vista etico il Papa assume una posizione consequenzialistica, come quella descritta da Spaemann e che Tommaso ritiene non etica. Il Papa può fare ciò, perché si riferisce al vangelo sine glossa, che in Mt 5, 48 dice: „Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.“ (Ἔσεσθε οὖν ὑμεῖς τέλειοι ⸀ὡς ὁ πατὴρ ὑμῶν ὁ ⸀οὐράνιος τέλειός ἐστιν.). Rinviando il Papa a Lc 10, 25-37 ci pone la domanda a chi vogliamo diventare prossimo e si potrebbe obbiettare all’argomentazione tomistica di J.D.Vance che non dobbiamo salvare il mondo, ma quelle persone concrete che sono i migranti che vengono respinti. Io comunque non consiglierei un muro contro muro su questo tema, anche se, come ho già detto, se devo obbedire obbedisco al Papa e non a Vance, ma allo stesso tempo credo che sia giusto cercare di comprendere il momento di verità della posizione che si vuole contraddire e secondo me il documento lo fa: nel punto 4 e 5 del documento si parla in fatti del „diritto di una nazione a difendersi…“. Infine ovviamente un testo profetico ha sempre un carattere universale che un politico responsabile per il suo paese non può né deve avere“. Sulla questione dei soldi spesi e come che lo stato da alle organizzazioni cattoliche non voglio entrare perché non ne so nulla, ma credo Vance non parli a vanvera…



(Wetterzeube, l’11.5.25; quarta domenica del tempo pasquale) Con il volo diretto da Yerevan a Berlino (Eurowings) sono meno stanco che nelle altre varianti che avevo sperimentato: attraverso Varsavia o Mosca o Vienna. Poi Andreas Lehmann è venuto a prenderci con il bus della scuola e questo ha facilitato l’arrivo qui a casa. Konstanze è a Dresda per la prima comunione di Elisabetta, la prima figlia di Heidi, che si era fatta battezzare in uno dei viaggi nelle Dolomiti e suo marito Frank. 


Nell’atteggiamento di chi sa e crede che „Ubi Petrus ibi ecclesia…“ ho ascoltato e pregato il primo „Regina Coeli“ di Leone XIV. Nel post „Regina Coeli“ ha parlato della terra guerra mondiale a pezzi, ripendo il „mai più la guerra“; nella prima parte delle vocazioni, in modo particolare quelle al sacerdozio ed ha invitato i giovani a non aver paura della Chiesa.  Nel post-Regina coeli il papa ha tra l’altro detto: "Mi addolora profondamente quanto accade nella Striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco, arrivino gli aiuti umanitari per la popolazione stremata e siano liberati tutti gli ostaggi“.


Secondo me la preoccupazione di Steve Bannon sul possibile scisma (a  causa del tradimento della Santa Messa in latino e sulla questione dell’immigrazione illegale nell’intervista al Corriere), in modo particolare nel suo tono guerriero, non è quella di Trump e Vance. Bannon fa parte del primo Trump…L’articolo di Lucio Brunelli su Leone XIV non è mi è piaciuto.  Nella prima parte è scritto bene. Ma devo dire che quello che esprime su Donald Trump e su Vance è di una banalità incredibile. Questo dicono tutti i cattolici un certo tipo, diciamo così un po’ di sinistra. A parte che la questione dell’ ordo Amoris non è trattata in primo luogo da Sant’Agostino, ma  da San Tommaso. E poi, come mai questi stessi cattolici,  Lucio compreso,  non hanno detto una parola, non una sola parola quando quel criminale di guerra di Biden ha fatto le cose che ha fatto? Io ho letto tantissimo sulla questione americana. A parte che uno dei miei migliori amici, Adrian, della Comunità di San Giovanni, è docente in California di filosofia e quindi so tantissimi interna. Poi ho letto anche tantissimi giornalisti freelance quindi, questo me lo ha concesso anche Renato Farina, la mia posizione è completamente anomala. Nasce anche da un confronto serrato con Ernst Jünger. Sulla questione dell’ordo Amoris  avevo letto un commento di Spaemann su Tommaso, in cui spiegava molto bene il problema …Non mi faccio dettare dal mondo il modo con cui guardo al Papa, ne a Francesco prima, figlio di SPN né ora a Leone XVI, figlio di Agostino. Io vengo da una famiglia in cui il Papa è sempre stato un’autorità, anche per il mio cuore. Mio nonno, quando parlava del Papa, piangeva. E poi sono credo molto convinto che non esista una chiesa che non sia sub et cum Petro. Infine non ho tanto il problema di Trump, ma ho il problema di come ci si fissi su Trump, vedendo solo in lui cose che contraddicono il sentire ecclesiale…


Ho letto nel volo da Yerevan a Berlino 70 pagine del libro di Cristiana Dobner sulle „interpellate“ e sulla mistica che mi ha arricchito molto (Interpellate. Mistiche moderne: Catherine de Heck, Simone Weil, Etty Hillesum, Adrienne von Speyr, Sjlia Waltert, Lindau editrice, 2025). Sono entrato in dialogo immediato con il libro ed in primo luogo con l’idea della mistica come dono. Non si diventa mistici per volontà. Il termine „frattura instauratrice“ (Michel de Certau, citato tante volte, per esempio alla pagina 27) è programma di un lavoro fatto da suor Cristiana in dialogo con le donne sopra citate, ma anche con il padre gesuita francese e con tantissimi richiami biblici. Io vivo questa dimensione come „lavoratore“ (per questo scrivo…), ma il telos del lavoro non è fare Dio! Dio non può essere fatto. Alle volte ti interpella, anche inaspettatamente, come per esempio questa notte mentre stavo aspettando di passare il controllo dei passaporti nell'aeroporto di Yerevan…ad certo punto mi era chiaro come alcuni miei atteggiamenti, alcune cose che permetto alla mia persona, non erano tanto sbagliati in sé, ma erano sbagliati perché assolutizzavano una certa corporalità del dono quasi che non ci sia il donatore…. Frattura ha a che fare con l’audacia: „ È il segno stesso di una fede che comincia a fare di una nuova mentalità il suo proprio simbolo, ma un simbolo ancora negativo, colto attraverso un'assenza o un ritardo della teologia come essa appare dal luogo necessariamente ristretto, ma reale in cui si situa l'esperienza. Un'appartenenza umana si rivela adatta a diventare il linguaggio nuovo di una esperienza spirituale“. Per prendere sul serio la questione del dono si deve partire „dal luogo necessariamente ristretto, ma reale in cui si situa l’esperienza“. Questo vale per me. Per questo mi sto facendo guidare in questo tempo da Ernst Jünger, perché lui non salta questo luogo necessariamente ristretto della nostra esperienza, ma lo approfondisce, con un attenzione a tutto, anche agli insetti. Sono del tutto d’accordo con Padre Michel de Certau, che „la dove Dio è rivoluzionario il diavolo appare fissista“ (citato in Dobner, 22). Non ci si deve fissare nel luogo ristretto dell’esperienza, anzi si deve andare alla ricerca della „somiglianza, nella dissomiglianza, dell’unione nella differenza“ (22). Tutta la realtà è movimento, ma il movimento è in primo luogo dono gratuito dell’essere e per questo non vi è un’alternativa tra la Bibbia e l’ontologia, la prima narra, la seconda pensa, ma entrambe danno testimonianza di un „chi“ che dona una storia al suo popolo o l’essere a tutta l’umanità. Questo dono ha la modalità di una „frattura“, ma non una frattura nichilistica, piuttosto, nel „medesimo uso di essere e „nulla“ (Ulrich) di una frattura che „instaura“, insomma che si fa „sostanza“, la sostanza in cui termina il dono gratuito dell’essere, che per l’appunto non si ferma mai nella „sospensione ontologica“ (Ulrich: ontologia astratta), ma si finitizza in un compito, che alla fine è sempre e solo servizio (come ha compreso bene il cardinal Zuppi). 

La realtà mistica cristiana non è soggettivismo, spiega con ragione Cristiana Dobner, rinviando ad un altro padre gesuita, Henri de Lubac: „ In Gesù Cristo noi abbiamo la rivelazione perfetta, definitiva dell'essere umano come essere personale tra l'animo umano e il suo Dio, come nelle nozze tra la Chiesa e l'Agnello, si tratta sempre dell'unione, non dell’assorbimento… se si vuole di unificazione, ma non di identificazione. Si tratta di mutuo amore“ (citato in 23). È bene non dimenticare la singolarità di Cristo, pur nel necessario dialogo con il modo mussulmano e in genere con ogni religione e visione del mondo. 

Con Ferdinand Ulrich, un uomo sempre disponibile, ho imparato cosa significhi „philosophari in Maria“, perché in Ulrich ed in modo particolare nel termine „umsonst“ è racchiuso sia la dimensione della „frattura“ sia quella della „instaurazione“, perché il dono dell’essere è gratis e frustra, e quest’ultimo termine indica sempre una frattura dei nostri piani (sebbene Dio sia molto discreto anche in ciò). „Come la Vergine fu chiamata ad offrire tutta la sua umanità e femminilità affinché il Verbo di Dio potesse prendere carne e farsi uno di noi, così la filosofia è chiamata a prestare la sua opera, razionale e critica, affinché la teologia come comprensione della fede sia feconda ed efficace. E come Maria, nell'assenso dato all'annuncio di Gabriele, nulla perse della sua vera umanità e libertà, così il pensiero filosofico, nell'accogliere l'interpellanza che gli viene dalla verità del Vangelo, nulla perde della sua autonomia, ma vede sospinta ogni sua ricerca alla più alta realizzazione“ (San Giovanni Paolo II citato in Dobner, 24-25.) Già nella meditazione attenta dell’Annunciazione nel Vangelo di Luca vediamo che il si di Maria, non è privo di domande e di quella criticità che qui viene attribuita, come una delle sue caratteristiche principali, alla filosofia.

Mistica è per l’autrice „profondo rispetto“, come afferma in dialogo con con Gershom Scholem, sebbene quel „Dio non è“ del pensatore ebraico, come espressione della santità di Dio, non sia solo una „frattura“, ma piuttosto una caduta di senso, perché come è possibile che Colui che dona gratuitamente l’essere non sia?

Sulla questione della „grazia soprannaturale“ credo che sia una dimensione decisiva, se non si vuol far scadere la mistica in un’impossibile né desiderabile incontro con sé. In un delle sue prime lettere Balthasar mi di scrisse che l’incontro con il Sé di Bloch potrebbe essere piuttosto l’inferno. Noi siamo disponibili ad incontrare l’Altissimo, partendo dalla ristrettezza della nostra esperienza, nella modalità della „piccola via“ (Teresa di Lisieux“) e „nel luogo normale che è la Chiesa, e le cui condizioni normali sono la vita di fede e i sacramenti“ (De Lubac, citato da Dobner, 37). Quella frattura ontologica che è il dono stesso dell’essere come amore gratuito, non si perde nelle derive del nichilismo, ma fa l’esperienza di quel nulla che è l’amore stesso nella modalità del „nulla“ eucaristico (che cosa sono un po’ di pane e un po’ di vino al cospetto della drammaticità del mondo) e del „nulla“ della confessione…La Chiesa è visibile, ma è visibile come un dono inaspettato: proprio in essa facciamo l’esperienza della sorpresa, come accade la prima volta che incontrai Ulrich (che è per me ciò che per Catherine de Heck è un pustinik, un esperto di deserto ) :„una rottura, un'esplosione, l'infrangersi dei limiti. Avviene un po’ nell'esperienza quello che succederebbe se, sbucando da un incrocio, vedessimo tutto ad un tratto il mare, anziché un palazzo ben conosciuto. Succede, all'improvviso, „qualcosa d’altro". È qualcosa che non si può esprimere. Lo si sperimenta, e basta. Al posto di ciò che ci attendevamo, là, nel mezzo della cornice abituale, ecco il mare“ (Michel de Certau citato da Dobner, 32)

Su tutta la questione dei pronomi per eccellenza io/tu vorrei dire che non è vero che l’alternativa ad io/tu sarebbe un io/ciò/esso. Per comprendere l’eccellenza del rapporto tra l’io e il tu, è importante non perdere di vista che un tu è sempre anche un lei/egli. Non si tratta di ridurre il tu ad un ciò, ad un esso, ma si tratta proprio di comprendere quel mistero di cui si parlava sopra e cioè il mistero del „profondo rispetto“; ed anche Colui che ci interpella, non è solo un Tu a mia disposizione, ma sempre anche un Egli non riducibile a me. Tutta la filosofia del dialogo senza un fondamento in un’ ontologia del dono dell’essere come amore gratuito, rimane prigioniera di una „frattura“ messianica, che non è capace di instaurare la Chiesa. Per questo compito abbiamo bisogno sia di Sant’Agostino (il nostro io di fronte al Tu) che di san Tommaso (l’essere come simplex et completum, sed non subsistens)! Detto questo è vero che forse la parte più radicale e femminile del testo di suor Cristiana (sono arrivato alla pagina 70) è quando parla dell’ „Anastasis vuota“: „Cristo, risorto, ha lasciato il posto. Dobbiamo consentire a questa perdita per poterlo ritrovare. Consentire a questa perdita, abbiamo detto, e consentire al suo simbolo: la Chiesa. Compito molto oneroso e in due sensi opposti. Chi respinge la Chiesa per trovare Cristo, privatamente ne misconosce… la sacramentalità. Ma la misconosce anche chi vive in essa troppo a suo agio, si dimentica allora che la Chiesa non è Cristo e che se è vero che nella fede essa è riconosciuta come il luogo primario della sua presenza, essa è anche però, in questa stessa fede, la mediazione più radicale della sua assenza“ (Louis-Marie Chauvet citato in Dobner, 48-49). Un’assenza che deve farsi presenza attraverso il nostro sparire ci ha appena ricordato Leone XIV…Per questo, come scrivevo ieri, è necessaria non solo la dimensione petrina, ma anche quella mariana della Chiesa! 


„Macron, Starmer, Tusk e Merz dovrebbero abbandonare le loro richieste massimaliste e cariche di valori nella guerra in Ucraina e finalmente ventilare opzioni realistiche, come sta giustamente cercando di fare l'amministrazione Trump. Non è detto che abbia successo, ma “il modo europeo” prolunga la guerra e alla fine danneggia tutti. Il classico fenomeno del “buon intento, cattiva esecuzione”“ (Johannes Varwick, X,11.5.25).


Abba nostro…



Ieri sera un ultimo sguardo al monte Ararat 


(Yerevan - Armenia, il 10.5.24; sabato della terza settimana di Pasqua) Continuo a pregare la novena per l’assemblea della Casa Balthasar, che durante il conclave avevo pregato anche per il nuovo pontefice. Per quanto sia importante gioire per Pietro, è anche vero che la Chiesa è anche mariana, non solo petrina. Il primo „si“ è stato pronunciato in segreto da una giovane donna…ho ascoltato una vecchia intervista all'allora cardinal Prevost in cui raccontava della sua famiglia, della sua vocazione e alla fine di essa sottolineava questa importanza di non ridurre la chiesa alla dimensione dell'istituzione petrina…


Ho visto un film della festa militare a Mosca di ieri - che differenza dalla gioiosa piazza di san Pietro in questi giorni dell’elezione del nuovo pontefice. 


È morta Margot Friedländer (1921-2025), una delle ultime sopravvissute alla follia di „Auschwitz“. Mia  figlia ne ha messo un ricordo nella sua story in Instagram.  Credo che sia necessario fare un lavoro sia di memoria della follia sia dell’approfondimento di ciò che Sieferle chiamava il „mito di Auschwitz“


Ieri siamo stati al lago di Sevan, per me è stata una vera gioia essere di nuovo li, nella penisola di Sevanavank, con le sue due chiesette e uno sguardo bellissimo, in entrambe le direzioni nelle quali si sviluppa il lago, che ormai combino anche con la figura del „molokano“. I colori e la purezza dell’acqua, nel quale si rispecchiava il paesaggio, sono espressione della bellezza del dono gratuito dell’essere. Poi siamo andati a Dilijan; una volta passato il tunnel ci siamo trovati con un’altra vegetazione del paesaggio, prima del tunnel è quella che associo all’Armenia dei diversi luoghi visitati (in questa primavera si aveva un piccolo strato di erba fresca e nascente), dopo il tunnel è piuttosto un paesaggio „alpino“. Nella Dilijan vecchia ho fotografato un artigiano che lavorava il legno, con precisione, e da lui ho comprato la lettera „k“ per Konstanze.



Sevanavank 



Il lago nella direzione di Dilijan 



L'artigiano di Dilijan 


Francesco Coppellotti voleva che ascoltassi un video con un famoso economista italiano, Ettore Gotti Tedeschi, che aveva collaborato con Benedetto XVI e che odia Francesco; ora ha gioito per Leone XIV. Alcune cose che dice le ho imparate dal professor Jeffrey Sachse, che secondo me è molto più chiaro, più limpido e poi non confonde in continuazione le sfere del discorso come fa Gotti Tedeschi, che in fondo mischia in modo assolutamente non chiaro, la dimensione teologica con quella economica. Per esempio il professore statunitense e quello italiano concordano sul giudizio di Putin e sull’accerchiamento statunitense dopo la caduta del muro. Ha parlato di tre „Stati profondi“ (deep states) nella USA e che uno di questi tre sarebbe quello delle big tech, che si è ribellato contro quello burocratico, che sarebbe stato completamente al servizio della ideologia „woke“; questo stato profondo delle big tech avrebbe appoggiato la candidatura di Trump, perché Trump sarebbe al servizio di una ripresa degli USA, che stavano fallendo completamente con le decisioni del dello Stato profondo burocratico (il terzo non me lo ricordo più), perché quest’ultimo avrebbe perso ogni legame con la natura (in primo luogo con una diminuzione drammatica delle nascite; in questo contesto ha anche criticato il „club of Rom“, con il quale ha collaborato per decenni la nostra scuola); poi descrive un fenomeno che capisco, del quale ho fatto esperienza nel mio piccolo, con la con la ditta tessile di mio papà, quando negli anni novanta si è portato il lavoro via dall'Italia alla Romania prima poi in Cina. Cioè si è usatolo il lavoro da schiavi di persone che venivano pagate malissimo, ma con quella decisione „globale“ si era portato ovviamente anche la tecnologia e il nostro sapere  tecnocratico, così che la Cina è cresciuta nei decenni e di fatto sembra che  in questo momento gli USA e la Cina abbiano un PIL simile,  diceva il professore. Ecco questo tentativo di comprendere Trump è interessante. Il resto, come dicevo è una confusione infinita dei livelli. Sulla figura di Vance secondo me il professore italiano dà a quel discorso di Monaco un valore esagerato. Era un discorso molto importante, che io stesso ho vissuto come liberante, ma in riferimento alla questione tedesca, non ad una questione teologica. Anche se è vero che Vance cita San Giovanni Paolo II alla fine della del suo discorso…


Forse ciò che più mi ha impressionato nel libro del cardinal Zuppi, „Dio non ci lascia mai soli“, è la sua comprensione del fatto che oggi viviamo in una società del „culto di sé“ (59) e questo culto di sé impedisce la sequela del Dio dell’amore…


Abba nostro…


(Yerevan, mezzogiorno) Le due mamme che sono in viaggio con me sono andate a fare lo shopping, che certamente appartiene allo stile unico di questo mondo, mentre io sono andato in un parco a leggere il mio carissimo Ernst Jünger, che nelle pagine si trovava a Taiwan e che a sua volta osservava lo stile unico del mondo e ragionava su ciò, che nel passaggio del diario, chiama „teoria“ o „utopia“ (opera omnia 4, 137), e che per me è piuttosto una „distopia“, quella dello „stato unico del mondo“. Il parco era chiuso da una grande inferriata o cancellata, con poche entrate, l’erba non era rasa come in un parco tedesco o inglese, ma i tantissimi alberi e la statua di fronte alla quale sedevo su una panchina, che rappresenta un uomo che indossava un cappotto con lo sguardo rivolto all’alto, di Ghukas Chubaryan, modellata nel 1985 ed installata nel parco nel 2023, e che riferiva la scritta: „Hallowed be your name“, offrivano ugualmente una certa aurea di „ordine solenne“. Un piccolo passero, con il suo modo di saltellare con le due gambe unite, cercando il cibo, invece rendeva il luogo del tutto universale e naturale; come universale e naturale erano le mamme che portavano a passeggio i loro bambini, alcune i loro cani; anche un papà mi è passato davanti con il suo bambino ed un trenino, silenzioso, per ben tre volte con il carico di bambini con le loro mamme, guidato da un signore forse un po’ più giovane di me. Lo stile unico del mondo era rappresentato ovviamente dagli omni presenti smartphones, con cui erano però più indaffarati i turisti e i passanti, piuttosto che le mamme con i bambini…invero avevo appena finito di scrivere queste righe quando una giovane donna, vestita molto elegantemente, come lo sono spesso le donne armene, mi passava accanto, spingendo la carrozzella, ma concentrata nel suo smartphone. 

Ieri viaggiando da Sevanavank a Dilijan ci siamo fermati, per una pausa, in un grande supermercato, o forse una „corte del cibo“ (food court); faceva parte dello stile unico del mondo la presenza esagerata di cibo, si differenziava però il fatto che abbiamo potuto mangiare il cibo che avevano preparato le insegnanti e la dirigente scolastica, seduti comodamente; ovviamente armena era anche la preparazione del „lavash“ nella grandezza desiderata dal consumente e poi forse anche la specificità dei dolci armeni, anche in numero esagerato e di diverse forme…La figura universale del lavoratore l’ ho incontrata in modo particolare nei tanti uomini che guidano dei taxi o dei bus per portare i turisti in giro per la città e in genere per l’Armenia. Poi nelle donne che puliscono le stanze nel hotel o quelle sempre sorridenti nella lobby. Ma gli esempi sono legione…Forse potrei notare che persone più anziane di me sono costrette a fare lavori umili per la città. Infine vorrei parlare della figura del „dono dell’essere“, quella che vivo spesso qui a Yerevan, dando mance a chi guida un taxi o ad altri, perché mi sembra che guadagnino troppo poco; non so se sono ingenuo, ma mi sembra un modo per partecipare o far partecipare alla gratuità del dono dell’essere come amore gratuito. Ho dato anche l’elemosina a mendicanti, con attenzione alla loro persona, ma in vero questo gesto ha piuttosto un carattere simbolico che reale…perché sono troppi, come tanti sono i cani che si incontrano nel paese e nella sua capitale. 

L’inventore della lingua armena scritta o meglio del suo alfabeto, nel quinto secolo dopo Cristo, è stato un monaco, Mesrop Mashtots. Nell’alternativa tra Lao-Tse (né guida né salvatore) e Confucio (guida razionale e morale dello stato), Jünger ordina Goethe, Schelling e Nietzsche al primo, Hegel al secondo. Confucio viene paragonato anche a Mosè, nel quale si uniscono profezia e ordine legale. Probabilmente Mesrop Mashtots è più da ordinare nella linea Confucio-Mosè, anche per il suo atteggiamento elementarmente pedagogico insito nell’invenzione di un alfabeto. Ho finito di scrivere questo passo del mio diario in un locale in cui siedono più armeni che turisti…


Davanti all’opera si festeggiava oggi un „“Europe day“; spero che non si coltivino speranze infondate, cioè illusioni. 


Ho spedito la cartolina a Nadia, la ragazza iraniana di Ferdi, a sei ore di bus dal confine con l’Iran, che è una frontiera aperta, insieme alla Georgia le uniche due aperte…




(Yerevan - Armenia, il 09.5.24; venerdì della terza settimana di Pasqua)


È molto balthasariana la reazione di Renato all’annuncio del nuovo papa, Leone XIV: „Ascoltando le prime parole di Leone XIV mi è subito tornata in mente l'omelia di Natale di Thomas Becket in „Assassinio nella cattedrale“ di Eliot! La pace di Cristo risorto!“ In questa omelia il grande martire inglese, nella predica del Natale del 1170, spiega come la pace che porta Cristo non è la pace di questo mondo e che Natale e Passione si appartengono. Certo il volto felice e forse anche un po’ stupito del popolo di Dio nella piazza di san Pietro e in via della Conciliazione ieri sera rivelava anche la semplice gioia di aver un nuovo pastore e Papa Leone XIV stesso ha messo in relazione il suo messaggio e la sua benedizione con quella di Papa Francesco, che ha certamente pensato, con la sua pace disarmata e disarmante - concetti ripresi dal nuovo papa - a che non muoiano così tanti soldati e così tanti civilisti, ma al cospetto della cattiveria del mondo e del nostro cuore, il rinvio alla predica di san Thomas Becket, al quale tra l’altro nel primo mandato Donald Trump ha dedicato una festa nazionale, è certamente „buono e giusto“. 


Il mio articolo ieri sul genocidio armeno aveva un'intenzione primariamente pedagogica, ho pensato innanzitutto ai miei allievi, non alla discussione nella sua completezza; ultimamente Renato Farina, con ragione, in „Tempi“ (1.5.25) ha parlato dello sconvolgente simposio, sotto l'autorità scientifica della Gregoriana, nel quale si sono „benedette“ le presunte, forse anche vere, radici cristiane albane del popolo a zero, giustificando in questo modo le atrocità che sono successe due anni fa (settembre 2023, mi trovavo allora qui a Yerevan) con la deportazione in massa di tutto un popolo dalle loro terre. Araksya Stepanjan, che ho incontrato l’altro giorno, non è per nulla ottimista su un possibile ritorno degli armeni nel loro Artsakh. Quindi davvero ci si può chiedere come si fa a non cogliervi falle paurose della segreteria di Stato e dello strapotere gesuitico, nell’organizzazione di un tale simposio. Robert Spaemann mi ha insegnato che si può discutere su di tutto, ma non lo si fa in tutti i luoghi nello stesso modo. Una cosa è discutere un problema in un seminario superiore del corso universitario, un altro in un'introduzione universitaria al tema, tra l'altro invitando solo determinati esperti e dimenticandone altri. In questo modo si offrono al dittatore azero Aliyev argomenti - le radici cristiane azere - per massacrare un popolo che in qualche modo cristiano lo è davvero. 


„Congratulations to Leo XIV, the first American Pope, on his election! I’m sure millions of American Catholics and other Christians will pray for his successful work leading the Church. May God bless him!“ (J.D.Vance, X). 


A Mosca si festeggia oggi la liberazione dal fascismo alla presenza del presidente cinese XI Jinping e quello brasiliano Lula da Silva. Speriamo che non vi siano azioni probabilmente disastrose ucraine. 


Abba nostro…


(Dopo) Quando avevo già finito la mia meditazione (cui in Armenia siamo due ore in avanti) mi è arrivato il testo di Suor Cristiana sul nuovo pontefice, da cui riprendo solo un passaggio (lo mediterò durante il giorno): „Pace, quando esce come prima parola dalla bocca di Papa Leone vuole essere la parola di Cristo, l’annuncio che non esclude nessuno ma che tutti raccoglie in un grembo protettivo perché fondato sulla morte, Passione e Risurrezione del Signore Gesù.
La Sua Pace può diventare la nostra Pace ma deve lasciarsi plasmare dallo Spirito, deve eliminare con decisione tutte le trame che portano una pace con la p minuscola, pace presunta perché ottenuta a scapito di chi ha dovuto dichiararsi vinto.
Nella Pace del Risorto non esistono vinti e vincitori, non esistono armi, non esistono piani di guerra, non esistono eserciti con armi sofisticate che uccidono popolazioni inermi.
Pace vuol dire dirigere i nostri sguardi, li sguardi di tutti, al Signore Gesù che dona quella hesed che pervade e innerva tutta la Parola che l’Altissimo ha voluto rivelare al suo popolo e che risuona sempre nelle nostre preghiere e nelle nostre celebrazioni.“


(Sera) Vorrei riportare il testo con le prime parole pronunciate dal pontefice Leone XIV, che giustamente Alessandro considera come programmatiche: Questa sera il Santo Padre Leone XIV, preceduto dalla Croce, si è affacciato alla Loggia esterna della Benedizione della Basilica Vaticana per salutare il popolo e impartire la Benedizione Apostolica “Urbi et Orbi”.

Prima della Benedizione il nuovo Papa ha rivolto ai fedeli le parole che seguono:

Parole del Santo Padre

La pace sia con tutti voi!

Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra. La pace sia con voi!

Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente.

Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediceva Roma, il Papa che benediceva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dare seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti! Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come del ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco!

Voglio ringraziare anche tutti i confratelli Cardinali che hanno scelto me per essere Successore di Pietro e camminare insieme a voi, come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari.

Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: “Con voi sono cristiano e per voi vescovo”. In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato.

Alla Chiesa di Roma un saluto speciale! Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta ad accogliere, come questa piazza, con le braccia aperte tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del dialogo e dell’amore.

(In spagnolo)

Y si me permiten también una palabra, un saludo a todos y en modo particular a mi querida diócesis de Chiclayo, en el Perú, donde un pueblo fiel ha acompañado a su obispo, ha compartido su fe y ha dado tanto, tanto, para seguir siendo Iglesia fiel de Jesucristo.

(Traduzione)

E se mi permettete una parola, un saluto a tutti e in modo particolare alla mia cara diocesi di Chiclayo, in Perù, dove un popolo fedele ha accompagnato il suo vescovo, ha condiviso la sua fede e ha dato tanto, tanto, per continuare ad essere Chiesa fedele di Gesù Cristo.

A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono.

Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione e il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo insieme per questa nuova missione, per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra Madre: Ave Maria…

[Benedizione solenne]

[00524-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Renato Farina mi ha mandato anche una sua bellissima citazione: „A conclusione dell'omelia nella messa concelebrata con i cardinali nella Cappella Sistina, Leone XIV ha indicato "un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l'opportunità di conoscerlo e amarlo". "Dio mi dia questa grazia, oggi e sempre, con l'aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa", ha aggiunto papa Prevost“. 

Alessandro Banfi tra le tante cose belle ha richiamato un pensiero sul nome scelto, che anche a me è venuto subito in mente, già ieri sera: „L’altro aspetto chiave è quello della dottrina sociale della Chiesa. Col nome di Leone, questo Papa si riallaccia alla Rerum Novarum e a quello che, Il Manifesto oggi ricorda, è passato alla storia come “il papa dei lavoratori”. È una sottolineatura molto interessante di fronte ad un mondo che è nel caos dal punto di vista delle strategie economiche ed è apertamente “cattivista” sul lavoro, coi migranti, con le disuguaglianze fra Occidente e Sud del mondo. In chiave politica, potremmo dire che questo Papa ha una forte similitudine con Giovanni Paolo II, un papa dall’Est che minò quel totalitarismo cui era stato sottoposto.“ (Versione odierna).


(Yerevan - Armenia, il 08.5.24; giovedì della terza settimana di Pasqua)


Ieri verso le undici di notte qui in Armenia vi è stata la prima fumata nera. Ho pregato anche ora, che è cominciato il conclave, la preghiera di Adrienne consapevolmente anche per l’elezione del nuovo papa. Ho finito con queste invocazioni, che sono arricchite di alcuni nomi in confronto di quelle dell’altro giorno:


Santa Maria Vergine Madre, prega per noi.

San Giuseppe, prega per noi.

San Giovanni, prega per noi.

Sant'Ignazio, prega per noi.

San Francesco, prega per noi.

Charles di Gesù, prega per noi

Teresa di Lisieux, prega per noi

Adrienne von Speyr, prega per noi.

Hans Urs von Balthasar, prega per noi.

Henri de Lubac, prega per noi.

Luigi Giussani, prega per noi.

Ferdinand Ulrich, prega per noi.

Benedetto XVI, prega per noi.

Francesco, prega per noi.

San Giovanni Paolo II, prega per noi.

San Caterina da Siena, prega per noi.


„Perché “mandati” e “mandate” se non respirano l’Amore trinitario, impercettibilmente si ritrovano nella smarginatura che, in fin dei conti, viene rifilata ed eliminata. Collocati al centro della Luce trinitaria invece tutto il divenire, pur con le sue oscurità di guerre, tradimenti, opzioni egoistiche, potere e riarmo viene illuminato e gli si apre il nucleo iridescente che ci ha salvati e ci salva.“ (Suor Cristiana Dobner, carmelitana) - la suora carmelitana parla delle suore e dei cardinali come „mandate“ e „mandati“; questa della „missione“ (essere mandati) è una categoria decisiva del pensiero di Hans Urs von Balthasar e Adrienne von Speyr,  che rispecchia un carisma giovanneo: “Il vangelo di Giovanni (20,21) fonda l’annuncio e lo sospinge, diventa un getto di propulsione: partecipiamo alla missione che dal Padre si è compiuta nel Figlio”.. L’immagine della smarginatura che viene eliminata se non ci troviamo nella luce trinitaria è forte e precisa. Suor Cristiana usa anche un’altra immagine importante presa da Santa Caterina da Siena: “Il Signore disse a Caterina da Siena, in tempi storici non brillanti per sicurezza e trasparenza evangelica: ‘Fatti capacità e io sarò torrente’”. Suor Cristiana riprende questa idea e la rafforza: „Osserviamoci valutando: arduo mostrare un volto ottimista, pacifico, l’istinto umano vorrebbe uscire dal respiro trinitario e vedersela con i respiri umani, agire senza fondamenti evangelici.
Noi diciamo invece ai nostri cardinali: “Fatevi capacità” perché Egli non è solo torrente è Niagara Falls.“ Qui Suor Cristiana riprende la differenza proposta da Papa Francesco tra ottimismo e speranza. Leggendo la versione di Banfi (guerra tra India e Pakistan, tra Israele e Yemen…) non c’è da essere ottimisti; ma non dobbiamo perdere la speranza perché siamo „mandati“. “Il respiro che l’Altissimo ci ha donato nel momento della creazione, si purifica dalle scorie di cui l’abbiamo caricato e contaminato, quando ci affidiamo e lasciamo che il respiro trinitario pulsi nel nostro cuore.” Siamo così oranti, magari senza formule prescritte, senza orari dettati da regolamenti, siamo oranti perché il Padre continua ad affidare la missione al Figlio proprio in questo momento preciso che ora esiste ed è già passato ma è tempo sospeso che crea la storia dell’umanità e della Chiesa.
I nostri cardinali qui li custodiamo, in un grembo che vuole consegnare ognuno e tutti in un solo corpo all’annuncio del Figlio.
Il volto di colui che sceglieranno come nostro Pastore dovrà mostraci il Volto del Figlio. Tutte noi consacrate vigiliamo e ciascuna, nel luogo geografico e nel luogo di annuncio che ha preso corpo nella sua vita, è ben consapevole della realtà che ci circonda e che, per certi aspetti, fa tremare le vene ai polsi. Ci sorregge però la certezza di dimorare nelle mani del Padre e quindi di trovarci al riparo da ogni sventura e di vivere in speranza. La comunione che possiamo creare con i cardinali ci supera, chiede solo di essere accolta e donata nella gioia e nella gravità attuale.“ (Suor Cristiana, maggio 2025). 

Annika mi ha inviato per Whatsapp una poesia che è una dichiarazione d'amore per l'Armenia. Le ho risposto: «Molto bello! Ieri ho letto queste due frasi in un autore che amo molto: “Più forte e potente diventa, più le ali crescono a lui (al viaggiatore), più raramente troverà ciò che il suo cuore desidera... Rimane colpito; il mondo non risponde più dal suo profondo” (Ernst Jünger in Giappone, 1965). Un po' in Armenia una risposta viene dal profondo: non solo nello spirito, ma anche nell'acqua limpida, nei muri neri... E naturalmente nella lingua, nella cima dell'Ararat, nei volti delle persone che abbiamo imparato ad amare…Ieri sera abbiamo mangiato in un ristorante georgiano con Rusanna, l’insegnante che per anni ha guidato il gemellaggio con noi della scuola numero 6 e Karo, pittore che ora insegna e continua il suo lavoro di pittore…Per quanto il rapporto con la scuola numero 118 sia proficuo e bello, non voglio e non posso dimenticare i rapporti precedenti…


Abba nostro…

(Pomeriggio) Per quanto riguarda il mondo riprendo questa notizia dalla versione odierna di Banfi, che parla anche della gravità del conflitto tra Pakistan e India. „Dalle prime ore di oggi è scattata la tregua unilaterale di tre giorni proclamata da Vladimir Putin. Ma l’intenzione dichiarata dell’Ucraina è di rovinare ai russi la Festa del 9 maggio nella Piazza Rossa di Mosca, dove sono attesi, fra gli altri, il presidente cinese Xi Jinping e quello brasiliano Lula. Gli 80 anni dalla sconfitta del nazismo trovano divisi gli alleati del 1945. Il vice presidente Usa J.D. Vance ha ammesso che le trattative di pace stanno andando male, che la Russia «sta chiedendo troppo». Anche Donald Trump, che aveva promesso la pace in pochi giorni, ha spiegato di «non essere contento».“ 

Oggi pomeriggio sono ritornato alle rovine di Amberd, quasi all’altezza della neve dell’Aragaz. Il tempo non era bello, ma ho goduto ugualmente dell'aria fresca, di poter cantare nella nella chiesetta dietro le rovine e andando, nel paesaggio stupendo con fiori, con l'erba appena accennata fresca della primavera, con le mandrie di mucca e di pecore, ho goduto della bellezza naturale dell’Armenia. Gli altri miei compagni di viaggio sono venuti con me, il parroco si è lamentato in continuazione dello stato della strada che ci portava ad Amberd. Io mi sono divertito ugualmente. Credo anche gli altri. 



Questa mattina: Visita al Museo del Genocidio Armeno – Tsitsernakaberd. Questa mattina, insieme alle mie studentesse, ho visitato il museo del genocidio armeno. Prima dell’ingresso, in silenzio, abbiamo deposto delle rose bianche vicino alla fiamma eterna. Alla fine ho pregato un Padre nostro. È stato un gesto semplice ma intenso, che ha segnato l’inizio di una delle esperienze più toccanti del nostro soggiorno in Armenia. Durante la visita, mi sono ritrovato a pensare a molte cose. Due in particolare mi hanno colpito profondamente, e voglio provare a fissarle, almeno in parte.

**La forza muta delle fotografie.**

Le immagini esposte nel museo non sono semplici documenti storici. Alcune furono scattate dagli stessi carnefici ottomani, quasi con orgoglio, per documentare l’“efficienza” delle deportazioni. Altre, invece, furono scattate di nascosto, da infermieri, missionari, diplomatici stranieri. Quelle foto parlano. Parlano di dolore, di fame, di disperazione. Ma soprattutto parlano di verità. Di una verità che, ancora oggi, alcuni vogliono negare. Quelle immagini restano lì, fisse, perché il mondo non dimentichi. E guardandole, mi è parso di capire meglio cosa significhi responsabilità della memoria.

**L’omicidio di Berlino.**

La guida ci ha raccontato la storia di un giovane armeno, Soghomon Tehlirian, che nel 1921, a Berlino, uccise Talaat Pasha, uno dei principali organizzatori del genocidio. Il suo gesto, compiuto in terra straniera, è stato al tempo stesso vendetta, dolore e testimonianza. Fu assolto, e il processo divenne un simbolo: quando la giustizia ufficiale tace, qualcuno può sentire di dover parlare con altri mezzi. Non giustifico la violenza, ma comprendo la rabbia. È un episodio che interroga il nostro concetto di giustizia, di verità e di perdono. Le mie studentesse hanno ascoltato in silenzio. Non ho potuto prendere appunti, non avevo il tempo. Ma sentivo che, in qualche modo, ciò che abbiamo vissuto oggi resterà inciso nella loro memoria. E anche nella mia. PS La guida ha sottolineato molto il fatto che gli armeni sono stati uccisi perché cristiani 

(Sera) „Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam!Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum,Dominum Robertum Franciscum, Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem Prevost, qui sibi nomen imposuit Leone XIV.“ Non so nulla di lui, a parte che ho sentito che è nato a Chicago, quindi è statunitense, ma è stato vescovo in Perù.  Ha 69 anni. Questa sera ha parlato di pace e di amore! Ad Alessandro piace molto. La mia compagnia qui a Yerevan ha aspettato con noi la sua uscita nel balcone di San Pietro. Don Andreas era molto eccitato e contento. Mia mamma e mia moglie mi hanno telefonato per dire che c'è stata una fumata bianca. Mia moglie mi ha detto che pensa, come penso anch’io, che il suo primo discorso è stato molto bello. A confessato Gesù! „Il Papa missionario che il predecessore aveva  chiamato da una remota diocesi del Perù a governare il Dicastero del Vescovi. Americano che si rivolge al popolo di Dio in italiano e spagnolo. Il papato resta in America Latina.“ (Antonio Spadaro);  quindi è il successore di Marc Ouellet. „È schivo, discreto ma lo conoscono in tutto il mondo. Robert Francis Prevost, 69 anni, nato a Chicago, è il 267esimo Papa.“ (Tv 2000). „"La pace sia con tutti voi". Queste le prime parole del cardinale statunitense Robert Francis Prevost, che è stato eletto Papa e ha preso il nome di Leone XIV. Il Pontefice si è affacciato dal balcone di San Pietro e ha salutato i fedeli riunitisi in piazza. "Aiutateci anche voi a costruire ponti, con il dialogo. Grazie a Papa Francesco““(La Stampa). „Friends, our new Holy Father is Pope Leo XIV! Born and raised in Chicago, Robert Francis Cardinal Prevost entered the novitiate of the Order of Saint Augustine in 1977 and was ordained to the priesthood in 1981.The first-ever American pope, Prevost served most recently as the head of the Church’s Dicastery for Bishops and president of the Pontifical Commission for Latin America. Please join me in praying for Pope Leo!“. „Viva il Papa. Ich bin dem Hl. Geist und den Kardinälen von Herzen dankbar für die Wahl von Kardinal Robert Prevost als Papst Leo XIV. 

Bei der letzten Bischofssynode durfte ich ihn als einen tiefen, klugen, geistlichen und besonnenen Mann kennenlernen. Möge der Herr seinen Dienst segnen“ (Vescovo Oster). „Congratulations to Cardinal Robert Francis Prevost, who was just named Pope. It is such an honor to realize that he is the first American Pope. What excitement, and what a Great Honor for our Country. I look forward to meeting Pope Leo XIV. It will be a very meaningful moment!“ (Donald Trump). 


„Un uomo di Curia con il cuore missionario. O meglio un missionario prestato alla Curia. Il neo Pontefice è un pastore a tutto tondo, in cui la capacità di dialogo e di decisione, legato al suo incarico di prefetto del Dicastero per i vescovi svolto dal 30 gennaio 2023 alla morte di papa Francesco, si abbina, anzi ha radice nell’esperienza di Chiesa vissuta in Perù, realtà culturalmente lontana dagli Stati Uniti, il Paese natale. Robert Francis Prevost ha infatti visto la luce il 14 settembre 1955 a Chicago (illinois), figlio di Louis Marius Prevost con avi anche italiani e di Mildred Martinez, di origini spagnole. Dopo il diploma conseguito nel 1973 presso il Seminario minore dei padri agostiniani, Robert Francis ha ottenuto nel 1977 il baccalaureato in Scienze matematiche e la licenza in filosofia all’Università Villanova a Filadelfia. // Il 1° settembre dello stesso anno è entrato nel noviziato dell'Ordine di Sant'Agostino nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, a Saint Louis, emettendo i voti solenni il 29 agosto 1981. L'anno successivo ha ottenuto il diploma in teologia alla Catholic Theologival Union di Chicago. // È stato ordinato presbitero il 19 giugno 1982 a Roma (dove stava studiando Diritto canonico all’Angelicum) da monsignor Jean Jadot pro-presidente del Segretariato per i non cristiani. // Nel 1985 l’avvio dell’esperienza ad gentes in Perù dove ha prestato servizio come cancelliere della diocesi di Chulucanas e vicario parrocchiale della Concattedrale della Sacra Famiglia di Nazareth. Incarichi ricoperti fino al 1986. L’anno successivo ha conseguito il dottorato “magna con laude” in diritto canonico presso la Pontificia Università “San Tommaso d’Aquino” con una tesi su "Il ruolo del priore locale dell'Ordine di Sant'Agostino". Sempre nel 1987 è stato eletto direttore delle vocazioni e direttore delle missioni della Provincia Agostiniana “Madre del Buon Consiglio” di Olympia Fields, in Illinois (Usa). Nel 1988 è stato inviato nella missione peruviana di Trujillo come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei Vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac. Lì è stato priore di comunità (1988-1992), direttore della formazione (1988-1998) e insegnante dei professi (1992-1998). // Nell'arcidiocesi di Trujillo è stato inoltre vicario giudiziario (1989-1998), professore di Diritto Canonico, Patristica e Morale nel Seminario Maggiore "San Carlos e San Marcelo". Nel 1999 è stato eletto priore provinciale della Provincia “Madre del Buon Consiglio” (Chicago). Dopo due anni e mezzo, il Capitolo generale ordinario lo ha eletto priore generale, ministero che l'Ordine gli ha nuovamente affidato nel Capitolo generale ordinario del 2007. Nell'ottobre 2013 è tornato nella sua Provincia natale (Chicago) per essere insegnante dei professi e vicario provinciale; incarichi che ha ricoperto fino a quando papa Francesco lo ha nominato, il 3 novembre 2014, amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo (Perù), elevandolo alla dignità episcopale di vescovo titolare della diocesi di Sufar. Ha quindi ricevuto la consacrazione episcopale il12 dicembre nella Cattedrale di Santa Maria a Chiclayo dall’arcivescovo James Patrick Green nunzio apostolico in Perù, co-consacranti il vescovo emerito Jesus Moliné Labarte e l’arcivescovo di Ayacucho Salvador Pineiro Garcia-Calderon. Il 26 settembre 2015 sempre papa Francesco lo ha nominato vescovo di Ayacucho. Da marzo 2018 a gennaio 2023 è stato secondo vicepresidente della Conferenza episcopale peruviana, in seno alla quale è stato presidente della Commissione per la cultura e l'educazione e membro del consiglio economico. Il 15 aprile 2020 ha ricevuto anche la nomina di amministratore apostolico di Callao, incarico ricoperto fino al 26 maggio 2021. // Dal 30 gennaio 2023 era prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. E proprio commentando il nuovo incarico di Curia, nel maggio 2023 Prevost aveva spiegato a Vatican News la continuità con l’esperienza vissuta in America Latina. «Mi considero ancora missionario -spiegò in particolare -. La mia vocazione come quella di ogni cristiano è l’essere missionario, annunciare il Vangelo là dove uno si trova. Certamente la mia vita è molto cambiata: ho la possibilità di servire il Santo Padre, di servire la Chiesa oggi, qui, dalla Curia romana. Una missione molto diversa da quella di prima ma anche una nuova opportunità di vivere una dimensione della mia vita che semplicemente è stata sempre rispondere “sì” quando ti chiedono un servizio. Con questo spirito ho concluso la mia missione in Perù, dopo otto anni e mezzo come vescovo e quasi vent’anni come missionario, per incominciarne una nuova a Roma».
«Essere un buon pastore – ha invece spiegato al sito augustinianorder.org - significa essere in grado di accompagnare il popolo di Dio e di vivere vicino a lui, non essere isolato. Papa Francesco lo ha detto chiaramente molte volte. Non vuole vescovi che vivono nei palazzi. Vuole vescovi che vivano in relazione con Dio, con il resto dell'episcopato, con i sacerdoti e soprattutto con il popolo di Dio in un modo che rifletta la compassione e l'amore di Cristo, creando comunità, imparando a vivere ciò che significa essere parte della Chiesa in un modo integrale che include molto ascolto e dialogo. Siamo quasi alla vigilia dell'apertura del prossimo Sinodo sulla sinodalità, il che significa riconoscere l'importanza di questo ruolo all'interno della Chiesa. Pertanto, il vescovo deve avere molte competenze. Deve sapere come governare, come amministrare, come organizzare e come essere in contatto con le persone. Ma se dovessi individuare una caratteristica al di sopra di tutte le altre, è quella che deve annunciare Gesù Cristo e vivere la fede in modo che i fedeli vedano nella sua testimonianza un incentivo a voler essere parte sempre più attiva della Chiesa che Gesù Cristo stesso ha fondato. In breve, aiutare le persone a conoscere Cristo attraverso il dono della fede».
Tra gli altri incarichi, Prevost è stato membro dei Dicasteri per la dottrina della fede, per le Chiese orientali, per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, per la cultura e l’educazione, e della sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari presso il Dicastero per l’evangelizzazione. Ha fatto inoltre parte del Dicastero per i testi legislativi e della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Il 9 luglio 2023 al termine dell’Angelus papa Francesco ha annunciato la sua creazione a cardinale avvenuta nel Concistoro del 30 settembre successivo.“ (Riccardo Maccioni, Avvenire).


(Yerevan - Armenia, il 07.5.24; mercoledì della terza settimana di Pasqua)


Oggi - comincia il conclave - ho pregato di nuovo la novena con la preghiera di Adrienne per l’assemblea della Casa Balthasar, ma in modo particolare per l’elezione del nuovo pontefice. Ha fatto bene Antonio Socci a far girare quella frase del cardinal Ratzinger in un'intervista in Baviera di tantissimi anni fa sul fatto che lo Spirito Santo non è una magia, ma un grande educatore, che lascia spazio alla libertà umana e che evita magari la catastrofe dell’elezione di un pontefice del tutto inadeguato (cosa comunque, concedeva Ratzinger, che è accaduta nella storia dei papi), ma è anche vero che si può invocare lo Spirito Santo, anche come Don Giussani ci ha insegnato con la formula: Veni Sancte Spiritus, veni per Maria, perché ci sia davvero un’ intima connessione tra il voto dei cardinali e lo Spirito Santo stesso. Ieri sera alla nostra tavola giravano questi nomi, ma senza alcuna pretesa profetica: il Cardinal Pierbattista Pizzaballa (Annika, Araksya), il Cardinal Péter Erdő (don Andreas), due astenuti (forse i più saggi), il cardinal Matteo Maria Zuppi (io) ed infine, ma non credo come desiderio, ma come constatazione di un nome che gira il cardinal Fridolin Ambongo Besungu (Kerstin).


Oggi visiteremo la fortezza di Erebuni (l’antico nome di Yerevan, fondata ancor prima di Roma, qualche anno prima)  poi il tempio di Garni (un tempio dell’epoca romana) ed infine il monastero di Geghard.


Abba nostro…


(Pomeriggio) In due cappelle laterali di Geghard, ho cantato da anni rispettivamente “Nitida Stella” e “Jesu dulcis memoria”, che grazie alla sua meravigliosa acustica, risuona in modo meraviglioso. Oggi è arrivato un giovane monaco che avrebbe voluto impedirlo, ma è arrivato troppo tardi. Una ragazza armena gli ha spiegato che avevo cantato canti religiosi e che ciò era un segno di rispetto. Poi la giovane studentessa è venuta a cercarmi per dirmelo. Capisco che in una chiesa importante come la chiesa madre a Ejmiatsin non si possa cantare senza permesso - uno non arriva neppure in san Pietro a cantare senza permesso (comunque l’acustica di san Pietro è disastrosa, come mi accorsi tanti anni fa quando ascoltai la Messa breve di Mozart diretta da Herbert von Karajan) -, ma in una chiesa laterale mi sembra meno evidente e del tutto non evidente mi sembra l’argomento che in Geghard possono cantare solo gli armeni: questa è una sopravvalutazione del particolare sull’universale, non proprio accettabile, tanto meno quando uno canta bene come abbiamo fatto Nina ed io. ;-) Poi vedere lo stesso monaco con un modernissimo mobile phone passeggiare e telefonare nel cortile del convento mi sembra cosa ben più dissacrante che cantare due canti della tradizione latina…



Le mura di Erebuni 


Dopo Garni e Geghard - abbiamo fatto ancora una volta un bel picnic preparato dalle insegnanti; la torta alle carote di Kim, una giovane insegnante che finalmente parla forte e decisa così che è facile capirla, era davvero ottima - siamo andati agli scavi e al museo di Erebuni (l’antico nome di Yerevan). A parte la grandiosa sensazione di essere su una colina nella quale si vede al sud l’Ararat e poi in un arco ampio tutta Yerevan, con le colline ad ovest e la pianura a sud, e di essere in un luogo ancora più antico della fondazione di Roma, vorrei riferire di tre dettagli nel museo mi hanno colpito molto: 1) una pietra, con segni cuneiformi, che riporta il testo di fondazione della città. 2) Un dio con due facce, come quello che conosciamo anche nella mitologia latina, „Giano (latino: Ianus), che  è il dio degli inizi, materiali e immateriali, ed è una delle divinità più antiche e più importanti della religione romana, latina e italica. Solitamente è raffigurato con due volti (Giano Bifronte), poiché il dio può guardare il futuro e il passato.“(Wikipedia). 3) Una grande pietra che conteneva insieme da una parte un testo della scrittura cuneiforme considerata pagana (precristiana) e dall’altra una bellissima croce armena…




Ararat 


(Yerevan - Armenia, il 06.5.24; martedì della terza settimana di Pasqua)


Ho pregato la preghiera di Adrienne consapevolmente anche per l’elezione del nuovo papa. Ho finito con queste invocazioni:


Santa Maria Vergine Madre, prega per noi.

San Giuseppe, prega per noi.

San Giovanni, prega per noi.

Sant'Ignazio, prega per noi.

Charles di Gesù, prega per noi

Teresa di Lisieux, prega per noi

Adrienne von Speyr, prega per noi.

Hans Urs von Balthasar, prega per noi.

Henri de Lubac, prega per noi.

Luigi Giussani, prega per noi

Ferdinand Ulrich, prega per noi 



Vorrei dire ancora una parola sul palazzone che si trova vicino alla parrocchia cattolica di san Gregorio di Narek, uno dei tanti, che mi ha ricordato i miei anni a Mirafiori Sud (1966-1980), sebbene lo stato del palazzo desse la sensazione di un’ insicurezza che non avevo mai provato a Torino. Anche a Mirafiori, alcun persone avevano trasformato il loro balcone in uno spazio chiuso, per lo più aggiungendovi una vetrata. Nel palazzo di Yerevan invece spesso questo spazio del balcone è chiuso con pietre, non tutte uguali, piuttosto indicanti una scelta di materiali di fortuna e quindi di una povertà di materiali. La biancheria lavata era appesa a dei fili collegati tra un balcone e una finestra; solo al pensare di usarli mi venivano le vertigini…ho pensato comunque che Papa Francesco avrebbe detto che la parrocchia si trova proprio la dove si trova, cioè nella periferia…



                 Visto da questa distanza della foto non si vedono i particolari di cui ho parlato 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Mi arriva dalla Germania, cioè da lontano, la notizia che nella prima votazione mancavano sette voti al cancellierato di Merz; ovviamente Alice Weidel vuole nuove elezioni; ovviamente Söder dice che la democrazia è in pericolo…Don Andrea era preoccupato. Ho scritto in Facebook: „Senza precedenti la sconfitta di Merz. In questo modo è stata colpita duramente e giustamente l’arroganza politica e umana.“


Siamo stati con il gruppo a Ejmiatsin (significa: „l’unigenito è disceso dal cielo“, mi ha detto la dirigente scolastica), che è il „vaticano“ della Chiesa apostolico-armena. Ho documentato in Instagram alcuni dettagli delle croci armene, che contengono elementi naturali e religiosi. Davanti all’altare principale della Chiesa madre ho fotografato a) un vangelo con i quattro evangelisti e nel loro centro Cristo risorto e b) la Croce con cinque rosette, simbolo delle ferite di Cristo (mi ha spiegato don Andrea). Ho chiesto a due seminaristi se potevo cantare una canzone a Maria, perché credo che l’acustica sia ottima, ma hanno risposto, comprensibilmente, di no. Dopo siamo andati alla mia amata Chor Virap, ma purtroppo l’Ararat era visibile solo nei quadri nel mercatino sotto il monastero.



Il nostro gruppo 



Uno dei dettagli delle croce armene 


Sto cercando delle parole per descrivere gli edifici nel paesaggio; qua è la ne appare qualcuno nello standard dell’Occidente, con tetti appena rinnovati, ma l’impressione generale è quella di un’estesa „baraccopoli“, anche se forse questo termine è esagerato. Tantissimi tetti di lamiera, alcuni di amianto; molte case sono vuote e distrutte, altre sono in stato nascendi, ma già vecchie; se si guarda attentamente, per quanto sia possibile nel bus in movimento, si vedono tanti fiorai, con una donna seduta che aspetta i clienti; ho visto anche una macelleria, una ferramenta, insomma un po’ quella molteplicità di negozi descritta da Jünger e di cui ho parlato qualche giorno fa. Lena mi ha reso attento ai tantissimi cani che girano per Yerevan e che hanno svegliato la sua compassione…


(Dopo) „ A forza di evitare di avere maestri, o di provare a essere maestri di se stessi, si finisce per averne tanti, casuali, sedicenti tali. E si rischia di perdere l'orientamento, di non sapere più chi siamo…“ (Matteo Maria Zuppi, Dio non ci lascia mai da soli, Milano 2023, 43). C’è tanta saggezza in queste parole, come nel concetto di „dematerializzazione“ (41), che mi sembra di essere più adeguato di quello di „secolarizzazione“ per descrivere criticamente il nostro tempo. Poi vedo una grande fedeltà alla Bibbia nel cardinale e vedo che è ben cosciente che essa non corrisponda al mainstream politico. Affronta anche il grande problema del male ed anche quello del diavolo come divisore ed accusatore e propone lo Spirito Santo come Consolatore ed Avvocato (51). Sa  che non si può rinunciare alla parola di peccato, ma sa che non si deve propagare neppure una „peccatizzazione“ (51), in modo particolare della sfera sessuale. Io non vedo proprio nulla di eretico in lui…


Nel suo diario giapponese Ernst Jünger dice cose davvero profonde, anche se io non comprendo tutto ed anche se l’idea dello „stato mondiale“ la trovo pericolosa. Ma ascoltiamo il grande maestro tedesco: «Se però non si vuole prendere atto all’interno {penso che la frase valga anche per la Chiesa} di ciò che cambia nel mondo, si finisce per perdere tempo e rimanere indietro dal punto di vista storico. Se si vuole evitare la catastrofe, occorre riportare in armonia l'esterno e l'interno, il mondo e il Paese. Ciò non è possibile senza sacrifici. La corona e il clero devono rinunciare al mito e al karma; i cavalieri e i samurai devono deporre le armi. In Giappone, nonostante le riforme e la nuova costituzione, si è conservato ancora molto... Il soldato diventa operaio, come ho potuto constatare prima sulla Somme e nelle Fiandre e poi, con riluttanza, in patria. Il percorso conduce dall'esercito di classe all'esercito popolare borghese, fino alle anonime combinazioni della mobilitazione totale. Anche nelle scuole, la persona, sia dell'insegnante che dello studente, deve fare un passo indietro; non si tratta più dell'incontro per la formazione del carattere, ma della trasmissione esatta di conoscenze. Ciò può essere fatto in misura crescente in modo meccanico. Nella pedagogia confuciana, l'insegnante è il modello da seguire, che si manifesta prima nell'essere e poi anche nel sapere, e che deve essere emulato. Egli non è solo colui che sa, ma anche il saggio; su questo si basa il rispetto nei suoi confronti. Se la conoscenza cresce a scapito della saggezza, può diventare ambigua, persino pericolosa, e non c'è più alcun diritto al rispetto. L'ethos e l'eros dell'insegnamento svaniscono; esso diventa una funzione tra le altre. La saggezza cinese lo aveva previsto molto tempo fa.” (Ernst Jünger, Siebzig verweht 1965, 132-134). „Il rischio educativo“ di Don Giussani è stato un tentativo di dare una risposta alla „tecnicizzazione“ dell’educazione ed io ho cercato di vivere quello che la saggezza confuciana sapeva da millenni. Qui va ripreso anche il pensiero del cardinal Zuppi: „ A forza di evitare di avere maestri, o di provare a essere maestri di se stessi, si finisce per averne tanti, casuali, sedicenti tali. E si rischia di perdere l'orientamento, di non sapere più chi siamo…“.


(Sera) Merz eletto con 3 voti in meno di quanti ne avrebbe dovuto avere - soweit zum Thema Demokratie in D. 


Lena ha risposto alla mia domanda, fatti ai miei scolari, sugli edifici, sui sentimenti che provano a guardarli: „Tristi, poveri, non molto carini e ci si sente un po' a disagio perché le case evocano sempre immagini di miseria. Intendo quelle che abbiamo visto nella zona rurale.“


Abbiamo conosciuto Araksya, l’amica di Renato e Vanda: insegna 12 ore italiano all’università di Yerevan, e poi guida dei gruppi turistici nei posti famosi dell’Armenia…ha uno sguardo cristiano su tutto ciò e questo è notevole. È vero che gli armeni, almeno per esempio quelli nella scuola 118, sotto la guida di Karine, pensano che il genocidio sia stato fatto contro di loro perché erano cristiani, ma nei tanti anni che sono qui questa coscienza non l'avevo ancora percepita così precisamente, piuttosto l'identità sovietica era quella che appariva nella scuola 6. Araksya ha un marito pittore, che ha dipinto molto in Umbria. Suo figlio è pianista a Milano…Non è molto ottimista che vi sia un ritorno in Artsakh. Le famiglie profughe sono state accolte qui in Armenia con un certo consenso ed armonia; alcune sono in Russia. 


(Yerevan - Armenia, il 05.5.24; lunedì della terza settimana di Pasqua)


„Concedici di contemplare Te e la tua Chiesa, e di acconsentire ed eseguire
ciò che richiede la nostra missione,
in uno spirito sempre nuovo, nello spirito del «sì» della Madre.
Aiutaci anche di pregare per ottenere questo Spirito. Sappiamo che dove Tu mandi il tuo Spirito,
Tu stesso sei presente.
Lo Spirito ti ha portato da tua Madre,
lo Spirito l’ha resa capace
di portarti in grembo, di darti alla luce, di prendersi cura di te, e poiché Tu hai ritrovato in lei il tuo Spirito,
hai formato su di lei la tua Chiesa.
E poiché ci hai chiamati in questa Chiesa:
fai di ciascuno di noi un luogo
dove sia lo Spirito della tua Chiesa,
dove, insieme a Te e con l'aiuto dello Spirito Santo,
si compie la volontà del Padre tuo, del Padre nostro,
così che possiamo sul serio pregare con Te:
Pater noster ...

Santa Maria Vergine Madre, prega per noi. San Giuseppe, prega per noi. San Giovanni, prega per noi. Sant’Ignazio, prega per noi. Adrienne von Speyr, prega per noi. Hans Urs von Balthasar, prega per noi. Henri de Lubac, prega per noi.

Gloria Patri

Sto pregando questa preghiera per una novena in preparazione dell’incontro della Casa Balthasar, a cui non potrò partecipare, ed anche per l’elezione del nuovo pontefice. 

Ieri pomeriggio siamo andati nella parrocchia armeno-cattolica di san Gregorio di Narek, nella periferia di Yerevan. Don Andrea, al quale la liturgia armena corrisponde sicuramente più di quella che si vive nella Chiesa „manageriale“ in Germania, ha concelebrato ed ha letto in tedesco il capitolo 21 di Giovanni che era previsto per la domenica di ieri e che io ho spesso commentato in questi anni nel mio insegnamento di religione. Un particolare della liturgia: quando il giovane parroco armeno ha letto il Vangelo in armeno lo ha tenuto con un panno apposito e non lo ha toccato con le mani. 


L'altare della parrocchia armeno-cattolica 

Ieri sera siamo stati inviati dalla preside, Karine Hovakimyan, della scuola numero 118, al ristorante Dalan. La preside durante la cena si è ringraziata con tutti (anche con don Andrea, con le sue insegnanti), in modo particolare con me, perché, a parte il fatto che mi sono occupato molto del gruppo armeno, quando ci avevano visitato nel settembre scorso, ritiene che io abbia davvero un’anima armena. Poi con Benjamin Speth, che coordina da sette anni il lavoro delle scuole tedesche qui a Yerevan e cha ha reso possibile il gemellaggio con la nostra scuola e con una giovane insegnante, Jeanna Margayan, che media il rapporto tra le nostre due scole e che parla perfettamente tedesco ed armeno e che si trova in Armenia per approfondire la sua identità armena, dopo aver vissuto tutta la vita in Germania. 


La cena di ieri sera 

Abba nostro…

(Dopo) Il cardinal Zuppi nel suo libro,“Dio non ci lascia soli“, cita Byung-Chul Han, su un tema che trovo molto interessante: „Ci rifugiamo nelle immagini per essere migliori, più belli più vivi“ (37) - lo vedo tutto ciò nel modo con il quale i miei allievi condividono una foto in Instagram, ma anche in „BeReal“, sebbene l’intenzione in quest’ultimo sarebbe proprio quella di essere reali. Il momento di verità è che la bellezza è più importante della „realtà“, ma ovviamente ha ragione il filosofo sud coreano-tedesco, quando continua: „ il medium digitale completa quel rovesciamento iconico che fa sembrare le immagini più vive, più belle e migliori rispetto alla realtà realtà percepita come imperfetta… le immagini che, come produzioni, offrono una realtà ottimizzata, annullano proprio l'originario valore iconico dell'immagine.“ (Ibid.) Meno chiara è l’affermazione dell’autore che malgrado siamo dentro un „profluvio di immagini“, saremmo in fondo „iconoclastici“. L’iconoclastia è „la dottrina e l’azione di coloro che nell’Impero bizantino, nel sec. 8° e 9°, avversarono il culto religioso e l’uso delle immagini sacre. La lotta contro le immagini cominciò con le disposizioni prese nel 726 dall’imperatore Leone III Isaurico, mosso sia da considerazioni di ordine pratico immediato (togliere un argomento all’incalzante propaganda musulmana che accusava di idolatria i cristiani) sia dalla preoccupazione della crescente influenza sulle masse popolari dei monasteri e dei monaci, presso i quali si trovavano immagini particolarmente e fanaticamente venerate.“(Treccani online). A me sembra che abbiamo piuttosto una nuova religione iconica che sostituisce il rinvio al reale delle icone sacre. A me sembra che abbiamo piuttosto una nuova religione iconica che sostituisce il rinvio al reale delle icone sacre. Forse, però, Byung-Chul Han pensa sia iconoclasta l’atteggiamento in questione, perché si tradisce l’idea di un’immagine, che non è la perfezione.


              Siamo stati al lago di Sevan per "stare" non per "vedere" o meglio solo vedere. 

(Sera) Abbiamo mangiato insieme. Il nostro gruppo scolastico e parrocchiale si compone di una procuratrice, una fisioterapista, un sacerdote cattolico, un informatico ed un insegnante e tappezziere. Le due donne, che sono due mamme di due ragazze che si trovano qui in Armenia sono luterane, il resto cattolico. In qualche modo ci sente uniti perché siamo sulla stessa barca. E poi il cuore dell’uomo è fatto dallo stesso creatore. 

“La modernizzazione, ovvero l'adeguamento allo “stile occidentale”, è l'attività che viene perseguita con il massimo impegno e con le maggiori prospettive di successo. Il progresso di questo sforzo rispetto alla Restaurazione Meiji mira dal dispiegamento del potere nazionale alla partecipazione alla grande ondata della rivoluzione terrestre. Ciò che ho visto e che mi aspettavo di vedere era una delle modifiche in cui si realizza la figura del lavoratore. Poiché qui si ha innanzitutto una Entsonderung (de-particolarizzaazione) il raccolto non può che essere scarso. La pesca è stata modesta, ma la rete ha dimostrato la sua forza.” (Ernst Jünger, Diario in Giappone, Siebzig verweht, Opera omnia 4, 1965). Ovviamente anche Yerevan, mutatis mutandis, partecipa „alla grande ondata della rivoluzione terrestre“, allo stile occidentale, ma non con grande successo. Vi sono tante case incompiute: grattacieli incominciati e non finiti che invecchiano prima di essere andati in uso o addirittura che sono lasciati come uno scheletro; la presenza all’orizzonte dell’Ararat - che non si vede ogni giorno - comunque rende la città spettacolare, con le sue colline e la sua locazione a mille metri di altezza sul mare. Vicino alla Piazza della Repubblica c’è ancora un pezzo di Yerevan prima dell’era sovietica, ma tutto sommato l’era sovietica e lo stile occidentale offrono l’immagine della città, che amo perché ci vive questo grande piccolo popolo cristiano. Domani sera conosceremo un’amica di Renato Farina, Araksya Stepanjan…

L’accusa a Papa Francesco di essere stato al servizio dell’industria farmaceutica mi sembra vaneggiante, sebbene qualche suo giudizio sulla pandemia (e mio) fossero stati sbagliati o unilaterali …

(Yerevan - Armenia, il 04.5.24, terza domenica di Pasqua) Qualche ora fa, al mattino prestissimo, i genitori delle ragazze della scuola 118, con le ragazze ed anche con un fratello di dieci anni, insieme alla preside ci hanno accolto all’aeroporto di Yerevan.


Adrian ha reagito con un linguaggio vocale sul tema di ieri: bene comune e idiopragia, sulla questione del rapporto tra essere e simbolo. Bene comune e idiopragia sono da intendere uniti, non come missione (Balthasar) o perfezione. Qualcosa può essere simbolo di Dio solo se esiste in atto. Dio è il libero donatore di essa (Ulrich)…


Abba nostro…



Piazza della Repubblica 


(Dopo) Con le due mamme che sono con me qui in Armenia, con il parroco di Eisenberg, Don Andrea, un parrocchiano e suo figlio abbiamo fatto una passeggiata dalla piazza della Repubblica fino alle Cascade, passando per l’Opera. A differenza di tanti conservatori don Andrea ha amato e rispettato il papa, ma la sua sentenza che ci vuole un nuovo papa, che sia un’autorità per tutti sul tema pace e che lasci perdere le questioni ecologiche la dice lunga sulla sua non comprensione dell’eredità del pontificato di Francesco, che il popolo santo e fedele di Dio continua a visitare nella sua tomba…Più tardi andiamo alla santa Messa nella parrocchia armeno-cattolica di san Gregorio di Narek. 



Agnello con riso in un ristorante iraniano


Una mia ex studentessa ha commentato il mio articolo sui negozi: Buongiorno dottor Graziotto,

ho appena trovato il tempo di leggere il suo testo, che mi ha fatto riflettere. Le parole scelte mi hanno permesso di avvicinarmi facilmente all'argomento, in modo da potermi immedesimare, e il riferimento alla quotidianità con il supermercato del paese vicino ha reso il tema tangibile e interessante. Il messaggio che ho colto è che l'uomo, di per sé, non fallisce se assume più il ruolo di un osservatore comprensivo (con tutti i suoi sensi) che quello di un giudice costante. Non fallisce, ma vince perché affronta le persone (sconosciute) con imparzialità e accetta tutti così come sono stati creati dalla natura, lasciando che sia il suo istinto a decidere dopo la prima impressione. Purtroppo i piccoli negozi di paese stanno scomparendo e le catene commerciali anonime stanno diventando sempre più importanti, perché la spesa deve essere fatta rapidamente e in grandi quantità, invece di essere vissuta come un'esperienza rilassante e di apprezzare gli incontri. A volte un piccolo sorriso a uno sconosciuto è anche un contributo al benessere.

Grazie ancora per la segnalazione, mi ha fatto molto piacere. (Alwine)


(Wetterzeube, il 03.5.24, sabato della seconda settimana del tempo pasquale)


Adrian mi ha inviato un suo piccolo scritto sul tema „Cristianesimo e necessità“, nel quale si confronta con alcune delle tesi del filosofo canadese George Grant (1918-1988) e che serve oggi per la mia meditazione quotidiana mattutina. Traduco con DeepL, ma rileggo attentamente tutto: 

George Grant critica il cristianesimo occidentale, sia cattolico che protestante, per aver identificato il bene con la necessità. Presumibilmente, questa identificazione è antecedente all'avvento della scienza moderna. Come sarebbe stato allora in un contesto pre-scientifico? Grant probabilmente pensa che sarebbe stato un tentativo di instaurare il Regno di Dio con mezzi mondani, uno sforzo di organizzare il saeculum che, invece di subordinare le leggi immanenti al Vangelo, assoggetta il Vangelo alle leggi immanenti. A ispirare questo tentativo e a derivarne sarebbe stata la credenza «blasfema» che «la Provvidenza è scrutabile» (Providence is scrutable).

Se questo è ciò che Grant ha in mente, allora è facile capire come Grant possa appropriarsi dell'affermazione di Nietzsche secondo cui il cristianesimo ha generato il proprio becchino sotto forma di scienza moderna. Naturalmente, Grant dà a questa affermazione una sua interpretazione (simile a quella di Simone Weil, con un cenno a Mark Shiffman): L'investimento del cristianesimo occidentale nelle leggi immanenti del saeculum darebbe origine, almeno in parte, all'investimento dello scienziato moderno nelle leggi immanenti dell'universo. Entrambe le serie di leggi – quelle pre-scientifiche e quelle post-scientifiche – si impongono con i propri tipi di necessità inappellabile che, in modi diversi ma simili, escludono il bene (comunque concepito sostanzialmente) dal proprio funzionamento interno.

Grant è giusto nei confronti del cristianesimo occidentale? Non credo. Concede troppo alla scienza moderna? Probabilmente sì. Che lo faccia è ironico, data la sua concezione dell'erôs come apertura e affermazione degli altri per «ciò che sono». Come suggerisce questa formulazione, Grant è consapevole che, se il bene è «al di là dell'essere», l'essere è comunque una «traccia» del bene (come dice Plotino). Ma essere traccia del bene significa essere ciò che Platone chiama «agathoeides»: boni-form. Se, inoltre, l'essere è boni-form; se è bontà che appare sotto forma di forma; se l'essere-forma è esso stesso buono – se tutto questo è vero, allora la descrizione scientifica moderna del mondo in termini di leggi immanenti da cui il bene è assente è, nella migliore delle ipotesi, una rappresentazione astratta del mondo reale. Come afferma C. S. Lewis in The Abolition of Man, «Non sono i più grandi scienziati moderni a essere più convinti che l'oggetto, spogliato delle sue proprietà qualitative e ridotto a mera quantità, sia del tutto reale. I piccoli scienziati e i piccoli seguaci non scientifici della scienza possono pensarlo. Le grandi menti sanno molto bene che l'oggetto, così trattato, è un'astrazione artificiale, che qualcosa della sua realtà è andato perduto».

E se le leggi immanenti sia del saeculum che del kosmos non fossero affatto leggi immanenti? E se fossero, al massimo, condizioni necessarie dell'«idiopragia» di cui parla Dionigi? E se questa «idiopragia» fosse un'espressione intramondana di un'estatica tendenza verso Dio? In altre parole, se l'«idiopragmatico» fosse una traccia iconica, boniforme, del Bene Comune per eccellenza che si autodiffonde?

Se tutto questo fosse vero, ne conseguirebbe una cosa: una giustificazione, in linea di principio, del tentativo del cristianesimo occidentale di ordinare il saeculum. Questo tentativo non sarebbe sempre e necessariamente un tentativo di trasformare la Chiesa in Stato, come sostiene Dostoevskij, ma di fare proprio ciò che egli loda: trasformare lo Stato (il saeculum più in generale) in Chiesa, con la riserva che la forma ecclesiale dovrebbe presupporre e perfezionare il saeculum nei suoi termini, che sono costituiti in sé stessi dall’auto-trascendenza verso Dio al di là di essi. 

Grant mette in guardia dal rivendicare la scrutabilità della Provvidenza. È un monito salutare. Lo stesso vale per la sua ammonizione contro l'identificazione del bene (trascendente) con le necessità immanenti. Ma non è altrettanto vero che le necessità immanenti rappresentano un'opportunità per cercare e rispondere alla volontà divina? Non sono forse, almeno potenzialmente, la materia prima per cogliere l'occasione, anzi, per l’auto-trascendenza, sotto forma di un tentativo più fedele e più creativo di iconizzare il bene nel mezzo del mondo?

Questa visione della questione presuppone che ciò che Dionigi chiama «necessità etero-cinetica» sia, nella sua essenza, un'immagine dell'erôs divino, un'icona che media qualcosa della capacità del Creatore di incorporare una sorta di etero-cinesi (alleanza) nella sua sovrana liberalità che si muove da sé. L'eterocinesia degli esseri fisici, che contribuisce a rendere plausibile la scienza moderna, è essa stessa una traccia boni-forma del bene. Allo stesso modo, è un bellissimo preludio al bisogno di alterità dell'amore, che, come dimostra platonicamente George Grant, è migliore di qualsiasi mera autosufficienza.“ (Adrian Walker) 


// Credo che Ferdinand Ulrich, in modo particolare nella parte finale dell’ „Homo Abyssus“ riesca a pore la tesi filosofica di Grant, senza cadere in quei radicalismi filosofici, nei quali cadano Emanuele Severino (sovra-accentuazione di Parmenide) e George Grant (sovra-accentuazione della critica al cristianesimo e della sua figlia: la scienza, nel senso di una sovra-accentuazione del cristianesimo stesso come teologia radicale). L’essere è „similitudo Dei bonitatis“ (Tommaso d’Aquino) o per esprimermi con Adrian: „l'essere è comunque una «traccia» del bene (come dice Plotino). Ma essere traccia del bene significa essere ciò che Platone chiama «agathoeides»: boni-form.“ Ll’essere come dono di amore gratuito ha in sé una traccia della bontà che è Dio stesso. Robert Spaemann criticava una sovra-accentuazione delle finalità teologiche, che si risparmia quel lavoro di ricerca della teleologia nella realtà stesso; un fiore non è solo bello perché segno di Dio, ma lo è in se stesso, nella sua forza teleologica. Adrian lo spiega rinviando a C.S. Lewis che parla di una qualità intrinseca del cosmo. Se ho capito bene l’idiopragia di Dioniso esprime questo tentativo di unire teleologia del cosmo con quella teleologica, senza cadere in un’identità tra cosmo e vangelo, ma anche senza separarli come non correlativi. Nel pensiero di Adrian chiesa e stato, vangelo e cosmo rispettano la relativa autonomia dei termini, senza essere identificati e senza essere separati come inconciliabili…Ho cercato di rifletterei in dialogo con Adrian la tematica spero in modo sufficientemente articolato e profondo: spero di aver colto bene il nodo centrale della questione, ovvero come pensare la relazione tra teleologia naturale (immanente al cosmo) e teleologia teologica (rivelata), evitando sia una fusione indistinta sia una separazione dualistica. 1) In Ferdinand Ulrich vedo un tentativo geniale di pensare una correlazione intima tra bene ed essere. 2) Da Spaemann ho imparato la sua critica ad una teologia che spiritualizza troppo presto il reale. Per lui, la natura ha una sua finalità interna, un valore intrinseco, che va riconosciuto prima di ricondurla a Dio. In questo senso, l’ordine creato è già eloquente – è significativo “in sé”, non solo in quanto rimando simbolico al divino. 3) C.S. Lewis mi sembra porre il problema di una qualità “interiore” dell’universo, una sorta di “splendore” o di moralità oggettiva inscritta nel reale, che egli chiama Tao in The Abolition of Man. Anche qui, non c’è rottura tra natura e significato, ma una loro profonda compenetrazione. 4) Su questo punto sono meno sicuro. Idiopragia di Dioniso: la mia interpretazione è forse troppo suggestiva e filosoficamente non precisa, perché il termine idiopragia (ἰδιοπραγία, letteralmente “fare per conto proprio” o “occuparsi delle proprie cose”) ha, nel contesto classico, un’accezione negativa (per esempio in Platone o in testi stoici, dove è contrapposta al bene comune o alla saggezza). Tuttavia, se è possibile in chiave ri-semantizzata – come nel contesto di un Dioniso che agisce secondo una propria logica sacra, fuori dai binari dell’ordine apollineo ma non priva di senso – allora forse ho colto un punto profondo del discorso di Adrian: Dioniso come simbolo di un’autonomia sacra del cosmo, che non nega la rivelazione, ma ne rappresenta la dimensione originaria e archetipica. In questo senso, Dioniso non esprime direttamente Cristo, ma la sua idiopragia può essere letta come un’anticipazione o una “prefigurazione cosmica” del vangelo, senza ridurvisi. 5) Chiesa e Stato, Vangelo e cosmo: mi sembra di aver espresso qui un principio che troviamo anche in Agostino e nei due regni di Lutero: distinzione senza separazione. È una logica analogica, non dialettica: si riconosce l’autonomia del reale senza reciderne il legame con il trascendente.


A mio figlio è piaciuto il mio articolo sui negozi: mi ha mandato un messaggio con una riflessione sui mercati dei contadini, nei quali c'è una vicinanza tra chi vende chi compra e c'è anche una competenza da parte di chi vende su ciò che vende. Ha fatto un paragone con un libro di Matt Crawford, nel quale aveva analizzato la crisi finanziaria del 2008 in cui non c'era più nessuno a cui rivolgersi… mentre un banchiere regionale conosce i suoi clienti nella grande crisi finanziaria nessuno conosceva nessuno. Eccetera.



Bauernmarkt a Monaco di Baviera, 3.5.25


Un giornalista amico di Glenn Greenwald, Lee Fang, riassume così, in un episodio di Rumble, i primi 100 giorni di Donald Trump: „Il nostro stimato conduttore, Glenn Greenwald, oggi non è presente. Sarò quindi io a guidarvi attraverso la trasmissione. Mi chiamo Lee Fang e sono un giornalista indipendente con sede a San Francisco.

Ieri è stato il centesimo giorno del secondo mandato del presidente Donald Trump. Come molti americani, ho cercato di mantenere una mente aperta nonostante i suoi difetti ben noti, Trump ha forgiato un'identità politica completamente nuova per il Partito Repubblicano. Un'identità che si è allontanata dalla deferenza verso l'élite imprenditoriale e si è avvicinata a un'economia populista.

Durante la campagna elettorale, Trump ha promesso di proteggere programmi di assistenza sociale come Medicare e Social Security. Trump e Vance hanno dichiarato la scorsa estate alla Convention Nazionale Repubblicana che le multinazionali non avrebbero più avuto la precedenza sugli interessi degli americani medi.

In politica estera, Trump ha contestato l'ordine costituito e ha manifestato un forte interesse a porre fine alle guerre infinite dell'America, in particolare al sanguinoso conflitto tra Ucraina e Russia. Trump ha promesso la pace in Europa fin dal primo giorno della sua amministrazione.

Per un momento dopo le elezioni, è sembrato anche impegnato a negoziare la pace a Gaza. Il suo inviato nella regione, Steve Witkoff, ha temporaneamente ottenuto un cessate il fuoco, ponendo fine al massacro dell'esercito israeliano nel territorio confinato e ottenendo il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri da entrambe le parti in conflitto.

C'erano altri barlumi di riforme positive. Trump e DOGE hanno promesso di eliminare i numerosi appaltatori governativi gonfiati come Booz Allen e McKinsey, e Trump ha promesso di porre fine ai programmi discriminatori DEI. Nel frattempo, ha annunciato una nuova era dorata per la libertà di parola dopo anni di repressione della libertà di espressione, dalle politiche pandemiche alla soffocante cultura della cancellazione, e c'era speranza per una nuova apertura alla libertà di espressione da parte di questa Casa Bianca.

Ma gli ultimi 100 giorni, con alcune eccezioni, hanno rappresentato un susseguirsi di fallimenti, false promesse, bugie e cattiva gestione. Peggio ancora, l'amministrazione ha virato verso alcune delle forme più sfacciate di corruzione e autoritarismo nella storia moderna degli Stati Uniti.

Anziché reprimere il potere delle grandi aziende, assistiamo a esenzioni tariffarie e grazia collettiva per i reati societari concessi alla Silicon Valley, a Wall Street e ai principali finanziatori di Trump.

Invece di un'era di libertà di parola, assistiamo a una repressione spietata dell'espressione nei campus universitari, arresti incostituzionali di studenti che criticano Israele e nuovi codici di condotta che salvaguardano il Paese di Israele ( new speech codes that safeguard the country of Israel.).

Invece di una rottura con la corruzione di Hunter Biden, assistiamo a una nuova era di tangenti e traffico di influenze, in particolare l'arricchimento personale della famiglia Trump attraverso le criptovalute.

Invece di un momento di pace, abbiamo assistito finora alla ripresa della guerra di Israele a Gaza e non si intravede la fine del brutale conflitto in Ucraina.

Invece della fine della strumentalizzazione del governo, assistiamo a una strumentalizzazione partigiana del governo su scala industriale.“ // Già semplicemente l'esistenza di questo giudizio, in un certo senso, significa che la democrazia negli Stati Uniti funziona molto bene. Non so se questa radicalità della critica sia giusta o se invece sia meglio avere un atteggiamento più di attesa e di comprensione di ciò che vuol e può fare Trump, come vedo nei dialoghi con Adrian…


La FAZ dedica per così dire l’intera prima pagina, sia nell’esposizione dei fatti sia nei commenti (due editoriali di Jasper von Altenbockum e Reinhard Müller) alla decisione di vedere l’AfD nella sua interezza come partito di estrema destra„ L'AfD è considerato un partito di estrema destra (questo è il titolo dell'articolo della FAZ). “La presidente dell'AfD Alice Weide e Tino Chrupalla hanno annunciato che si opporranno alla classificazione come partito di estrema destra da parte dell'Ufficio federale per la protezione della Costituzione. L'AfD si difenderà legalmente contro questa diffamazione che mette in pericolo la democrazia, hanno comunicato venerdì. In precedenza, l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione aveva annunciato che avrebbe classificato il partito come “di estrema destra” con effetto immediato (FAZ). Ecco le espressioni criticate: “Passdeutsche” (tedeschi solo nel passaporto), “Große Austausch” (grande sostituzione) e “Umvolkung” (sostituzione etnica; questo concetto è stato pensato in ambito americano da Renaud Camus, nato nel 1960). Müller afferma, nel lungo editoriale, che l'accusa centrale dell'Ufficio federale per la protezione della Costituzione è il concetto etico di popolo utilizzato dall'AfD. L'autore invita tuttavia alla cautela, anche se nell’editoriali ci sono anche toni decisamente critici nei confronti dell'AfD. “Anche in questo caso, come per ogni espressione, vale innanzitutto il principio: nel dubbio, la libertà e, nel dubbio, il libero dibattito. Spesso, però, proprio coloro che si definiscono i più grandi amici della libertà non vogliono che essa valga anche per loro stessi. La possibilità di una richiesta di divieto non deve portare alla comodità politica. A parte il fatto che ciò potrebbe trasformarsi in una campagna involontaria a favore dell'AfD, bisognerebbe sfruttare la forza per fare una buona politica di buon senso e non una confusa politica identitaria. Se l'economia, le infrastrutture e la sicurezza funzionano, non ci sono quasi più motivi per votare il risentimento incarnato“. Anche Altenbockum, che  invita alla moderazione del dibattito, ha affermato: “L'opposizione per grazia del governo non è opposizione”, questa è la tesi sostenuta. Entrambi i giornalisti della FAZ ritengono tuttavia che l'AfD non sia esente da colpa in questa sua classificazione come “estremista di destra accertata”. Io vivo nella Sassonia-Anhalt, come sanno bene i lettori di questo diario e non ritengo che la AfD sia un partito di estrema destra. Ritengo piuttosto che questo giudizio dell'Ufficio federale per la protezione della Costituzione sia motivato politicamente;  anche sui concetti accusati si può discutere; nel mio diario per esempio ieri ho cercato di discutere la questione della „grande sostituzione“. Io non sono d'accordo sul giudizio della AfD ma ritengo che sia possibile, anche con argomenti, - io mi sono riferito alla situazione multietnica dell'Iraq - pensarla in modo diverso. Senza per questo giudicare come nemici assoluti chi non la pensa come noi. In fondo credo che JD Vance  abbia visto bene il pericolo di una perdita di democrazia in Germania, spero che prenda sul serio questa critica anche nei confronti degli USA…


„La rivalutazione dell'#AfD da parte dell'#Verfassungsschutz (servizio di sicurezza interno tedesco) è discutibile dal punto di vista sostanziale e controproducente dal punto di vista politico. Non abbiamo bisogno di un altro dibattito sul divieto, ma finalmente di una politica ragionevole che convinca i cittadini e migliori le loro condizioni di vita, invece di renderli sempre più furiosi con l'incompetenza, la paternalistica e la frode elettorale. Le classificazioni dell'Ufficio federale per la protezione della Costituzione, i dibattiti sul muro di separazione e l'esclusione dal Bundestag sono uno schiaffo per gli elettori dell'AfD, che sicuramente non convinceranno nessuno di loro a cambiare idea. Questa politica assurda non dovrebbe continuare.“ (Sahra Wagenknecht, X, 2.5.25) 


„L'AfD ha recentemente conquistato il primo posto nei sondaggi in Germania e ora il partito politico è stato designato come “organizzazione estremista”, un primo passo verso il divieto della principale opposizione politica.“ (Glenn Diesen, X). Il professore di politica della scienza Johannes Varwick ritiene invece che „la classificazione dell'intero partito AfD come estremista di destra da parte dell'Ufficio federale per la protezione della Costituzione non consente di continuare come se nulla fosse. Il dibattito politico e giuridico deve ora intensificarsi. L'esito è ancora aperto.“ (Anche in X). 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Il capitolo 44 parla di una porta chiusa, perché attraverso di essa è passato l’Altissimo. È intesa un’eccezione per il „principe in quanto principe“? „Il principe siederà in essa per cibarsi davanti al Signore“ Ho letto in Blibliaplus: „la frase sul principe trasmette un'impressione erronea, come se l'editto, escludendo tutti dal passare per la porta esterna orientale, non si applicasse al principe; ma anche per lui la porta non doveva servire come modo di ingresso nel tempio, o, in tal caso, solo in occasioni eccezionali (vedi Ezechiele 46:2 ), ma semplicemente come un posto dove sedersi.“ Il commento che uso abitualmente insiste piuttosto sulla parola „principe“: „il vero re del popolo è Jhwh (20,33); per tale motivo, il discendente di Davide ricevere il titolo di „principe“ ed è considerato un pastore delegato di Dio“. Forse nell’apertura dalla porta santa negli anni giubilari viene ereditata questa idea della porta chiusa…Il capitolo procede con le regole di ammissione per stranieri, leviti e sacerdoti. Detto in breve: per servire nel tempio sono necessari la circoncisione della carne e del cuore. I sacerdoti che hanno commesso iniquità vengono degradati; pur  nella differenza, a cui accennavo l’altro giorno, tra AT e NT, questi temi di stampo sacerdotale non possono essere ignorati neppure dai cristiani…


(Wetterzeube, il 02.5.24, venerdì della seconda settimana del tempo pasquale) Dai boccioli del ginkgo biloba in giardino sono uscite quattro piccole foglie (a volte di più), che fra un poco avranno la forma che aveva affascinato Goethe, la forma della dualità unita, dell’amore. In vero c’è l’anno già, ma in statu nascendi. Nel  nostro piccolo giardino di pietre le piante grasse si stanno spargendo come avevo sperato: è bello fare qualche passo al mattino, dopo aver aperto la stalla delle galline, e notare come la primavera è davvero feconda di speranza.  


Oggi in Instagram ho rivisto un video in cui il Papa differenziava tra speranza ed ottimismo. Davvero un buon pensiero. E per quanto riguarda il papa riporto questo aspetto della sua figura: è stato un papa lavoratore! „“D’estate, se non trovavi un prete, trovavi sicuramente lui”. È il ricordo che il cardinale Víctor Manuel Fernández, già prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha offerto di Francesco riguardo agli anni in cui esercitava il suo ministero a Buenos Aires. Il porporato si è soffermato sull’infaticabile impegno profuso dal Papa nella “sua missione” - vissuta “con grande sforzo, passione, compromesso” - durante la sesta Messa dei Novendiali, presieduta nella Basilica di San Pietro questo pomeriggio, 1 maggio, giornata dei lavoratori, che “stavano tanto a cuore al Pontefice”“ (Tiziana Campisi, Vatican news).“Il suo lavoro di ogni giorno era la sua risposta all’amore di Dio, era l’espressione della sua preoccupazione per il bene degli altri”, ha riassunto il cardinale.


Riprendo il tema della bellezza di chiedere perdono: „189. Fa parte di questo spirito di riparazione l’abitudine di chiedere perdono ai fratelli, che rappresenta una grande nobiltà in mezzo alla nostra fragilità. Chiedere perdono è un modo di guarire le relazioni perché «riapre il dialogo e manifesta la volontà di ristabilire il legame nella carità fraterna. [...] Tocca il cuore del fratello, lo consola e suscita in lui l’accoglienza del perdono richiesto». Così, «se l’irreparabile non può essere completamente riparato, l’amore può sempre rinascere, rendendo sopportabile la ferita». [Discorso ai partecipanti al Colloquio internazionale “Réparer l´irréparable”, nel 350° anniversario delle apparizioni di Gesù a Paray-le-Monial, 4 maggio 2024: L’Osservatore Romano, 4 maggio 2024, p. 12.]190. Un cuore capace di compunzione può crescere nella fraternità e nella solidarietà, perché «chi non piange regredisce, invecchia dentro, mentre chi raggiunge una preghiera più semplice e intima, fatta di adorazione e commozione davanti a Dio, quello matura. Si lega sempre meno a sé stesso e più a Cristo, e diventa povero in spirito. In tal modo si sente più vicino ai poveri, i prediletti di Dio». [Omelia nella Messa Crismale, 28 marzo 2024: L’Osservatore Romano, 28 marzo 2024, p. 2.] Di conseguenza, nasce un autentico spirito di riparazione, perché «chi si compunge nel cuore si sente più fratello di tutti i peccatori del mondo, si sente più fratello, senza parvenza di superiorità o asprezza di giudizio, ma sempre con il desiderio di amare e riparare». [Ibid] Questa solidarietà generata dalla compunzione rende allo stesso tempo possibile la riconciliazione. La persona capace di compunzione, «anziché adirarsi e scandalizzarsi per il male commesso dai fratelli, piange per i loro peccati. Non si scandalizza. Avviene una sorta di ribaltamento, dove la tendenza naturale a essere indulgenti con sé stessi e inflessibili con gli altri si capovolge e, per grazia di Dio, si diventa fermi con sé stessi e misericordiosi con gli altri». [Ibid]“ (Papa Francesco, Dilexit nos). // Chiedo propria la grazia di questo capovolgimento! La grazia del realismo: certe ferite sono purtroppo irreparabili, per noi! Mai per Dio! Chiedo la grazia di guardare le persone che incontro con più misericordia! 


„Nel cuore profondo dell’Amazzonia boliviana il ricordo di Papa Francesco vivrà per sempre in un ciclo biologico silenzioso ma potente, moltiplicatore di vita e generatore di speranza: quello di 13 alberi piantati sulla nuda terra di una zona rurale adagiata sulle rive del fiume Mamoré, uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni, che demarca la linea di confine con il Brasile. “Io e la comunità locale abbiamo fatto la piantumazione proprio il 26 aprile, giorno dei funerali, insieme ad una delegazione di Adveniat, opera di beneficenza dei cattolici tedeschi, per onorare la memoria di un Pontefice che si è speso fino all’ultimo per difendere la nostra foresta e la nostra gente minacciati da una crescente distruzione” racconta ai media vaticani monsignor Eugenio Coter, Vicario Apostolico di Pando e amministratore apostolico del Vicariato di Reyes.“ (Federico Piana, Vatican news). 


Non so se sia vero, ma è un aspetto su cui riflettere: „Patrik Baab è un giornalista tedesco e autore di best seller che ha riportato notizie da entrambi i fronti in Ucraina, giungendo alla conclusione che la propaganda bellica della NATO ha sopraffatto la società tedesca“ (Glenn Diesen, Substack). 


„Con l'immigrazione su larga scala che ha introdotto una maggiore diversità religiosa, le richieste di un'istruzione più “neutrale” hanno spinto ulteriormente il cristianesimo culturale nel regno del tabù. Il Natale e la Pasqua sono diventati le vacanze “invernali” e “primaverili” {non stiamo parlando della DDR, ma degli USA a partire dagli anni 60}. Le scuole hanno ridotto i riferimenti biblici a semplici menzioni, ammesso che li riconoscessero. Il risultato: una società senza radici, affetta da amnesia, tagliata fuori dalle tradizioni spirituali e culturali che un tempo ne avevano ispirato la grandezza“ (Aaron MacIntyre, in Substack). L’autore pensa che sia l’immigrazione la causa di questa perdita di identità, io non so se sia così, ma essendo un autore caro ad Adrian non lo voglio censurare. Ieri riflettendo sui viaggi del Papa ad Abu Dhabi (2019) e in Irak (2021) ho visto che il pontefice non ha mai proposto il dialogo, nessun dialogo come perdita di identità. Continua l’autore: „Gli esseri umani rimangono creature narrative. Anche in un'epoca ossessionata dai dati e dalla ragione, comprendiamo noi stessi attraverso le storie. Ogni civiltà ha una serie di narrazioni fondamentali che ne definiscono l'identità. Queste storie riecheggiano nella letteratura, nell'arte, nella scienza e nel linguaggio quotidiano. Le persone imitano gli archetipi che ereditano, consapevolmente o meno, quindi le storie che una cultura conserva modellano il comportamento, i valori e l'immaginazione dei suoi cittadini.

Per l'antica Grecia e Roma, l'Iliade di Omero ha fatto da ancora di salvezza alla civiltà. Per la cristianità occidentale, quel ruolo è spettato alla Bibbia.

Come in tutte le società durature, il canone occidentale ha sia rispecchiato che creato la propria civiltà. Il canone comprende le opere fondamentali che ogni cittadino istruito era tenuto a conoscere, almeno nelle linee generali: La Divina Commedia, Paradiso perduto, le opere teatrali di Shakespeare. Ma nessuna di queste opere è veramente comprensibile senza una conoscenza biblica. Questi capolavori letterari non si limitano a citare le Scritture, ma plasmano la teologia stessa, diffondendo interpretazioni specifiche della dottrina cristiana.

L'arte non riflette semplicemente una cultura, ma la definisce.

Le storie sono ovunque: Davide e Golia, Sansone e Dalila, Giuda il traditore, il profeta sgradito, il buon samaritano, il Cristo sacrificale. Questi archetipi saturano la letteratura occidentale. Anche opere non esplicitamente cristiane, come le opere teatrali di Shakespeare, fanno riferimento alle Scritture in quasi ogni pagina. E per testi direttamente ispirati come l'Inferno di Dante, l'ignoranza biblica rende l'opera incomprensibile.

Eppure la dottrina giuridica americana ora considera l'ignoranza biblica una virtù. L'errata interpretazione del Primo Emendamento {„Il I emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America garantisce la terzietà della legge rispetto al culto della religione e il suo libero esercizio, nonché la libertà di parola e di stampa, il diritto di riunirsi pacificamente; e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti.“ (Wikipedia Italia)} ha trasformato l'analfabetismo culturale in un mandato legale. Dimenticate il valore spirituale della Bibbia: rimuoverla dalle scuole ha spezzato la catena della trasmissione culturale“ (Aaron MacIntyre). Come insegnante in una scuola cristiana riconosciuta dallo stato ho avuto la vita più semplice di MacIntyre nella scuola pubblica, anche se ovviamente il fenomeno descritto da lui, per me che insegno da più di venti anni in uno dei Länder che facevano parte della ex DDR, mi è del tutto conosciuto: „In qualità di ex insegnante di storia in una scuola pubblica, ho potuto constatare di persona questa ignoranza biblica e culturale. Dovevo spiegare regolarmente la storia di Davide e Golia o la nascita di Cristo a ragazzi di 16 anni, solo per consentire loro di comprendere i riferimenti contenuti in un discorso storico o in un testo letterario. Gli studenti non rifiutavano le Scritture, semplicemente non le avevano mai sentite prima.

Shakespeare e Dante continuano a popolare i programmi di letteratura inglese, ma solo come reliquie senza vita. Queste opere sono già di per sé una sfida per gli studenti. Se si elimina il contesto biblico, diventano illeggibili. Questo è uno dei motivi per cui gli attivisti woke ora ne chiedono la totale rimozione. Troppo bianche. Troppo cristiane. Troppo patriarcali. Ma la spinta a cancellare il canone nasconde anche un fallimento più profondo: spesso gli insegnanti di oggi trovano queste opere impossibili da insegnare, perché gli studenti non hanno le basi culturali per comprenderle.“ (MacIntyre). 


Riflettendo sulla questione delle minoranze etniche e religiose in Irak (cf. Matthias Kopp, 172-174; la scelta dell’autore è questa: ebrei, yazidi, kakai, zoroastriani e mandei; nelle prime pagine riflette su altre minoranze che non ha trattato separatamente) vorrei tenere presente, indirettamente in dialogo con quanto afferma MacIntyre, due aspetti: 1) In primo luogo che queste minoranze in Irak sono un’ unione tra religione ed etnia; le loro narrazioni religiose e culturali fanno parte della loro identità. Questo conferma quanto dice l’autore statunitense. 2) In secondo luogo che lo stato multietnico non credo che sia una realtà solo irachena. Quindi l’ eterogeneità etnica presuppone che l’immigrazione sia un fenomeno proprio alla storia politica dei popoli e questo mi fa riflettere sul fatto che la tesi di „una sostituzione di identità“ a causa dell’immigrazione sia per lo meno molto unilaterale. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) „Cosa può rivelare un supermercato di una piccola città della Germania orientale sul potere simbolico della vita quotidiana?

Con Ernst Jünger come guida inaspettata, questa riflessione vaga dal negozio NP di Droyßig alle strade di Malta, attingendo alla memoria, allo spazio di genere e alle silenziose lezioni dei nostri cinque sensi.

Una meditazione su ciò che rimane significativo, anche tra sacchetti di plastica, chiacchiere dal panificio e vetrine sbiadite.“ (Così ha presentato chatgpt il mio articolo in inglese, tedesco e italiano per Substack sul tema; per l’inglese mi sono servito dell’IA).  


(Più tardi) Per la breve meditazione del pomeriggio riprendo da Ez 43 questo verso: „Offrirai per il peccato un capro senza difetto e farai la purificazione dell’altare come hai fatto con il giovenco“ (22). // Sebbene nel nuovo testamento sia in un certo senso superata questa importanza dell'altare che leggiamo nel profeta Ezechiele, rimane il fatto che l'altare è un luogo sacro. Questo è il motivo per cui nei miei „Servizi della parola“ alla domenica cerco di evitare il più possibile di stare dietro l'altare. Questo è un luogo che è riservato al sacerdote. Ma quello che davvero conta in questo verso ventiduesimo è che ora il grande servizio è in spirito e verità, perché abbiamo avuto, con l'avvento di Gesù Cristo, un capro senza alcun difetto che è stato reso peccato, senza aver peccato, una volta per tutte. VSSvpM! 


Sto pregano con un piccolo segno ogni giorno per l’elezione del nuovo pontefice. 


(Sera) Friedrich Nietzsche. Nelle lezioni di filosofia della DDR il filosofo, la cui casa-museo si trova a Naumburg, a 28 chilometri da dove scrivo, nella città dalla quale vengono molti dei nostri allievi e la cui tomba si trova a Röcken a 42 chilometri da qui, veniva definito come un antesignano di Hitler. Per Rudolf, il marito di Kathinka, nel romanzo di Christoph Hein, è invece il padre di quella „confessione“ filosofica che si definisce „agnosticismo“ (cf „La nave dei matti, 512). Il gesuita Balthasar quando ha voluto, dopo la seconda guerra mondiale,  proporlo come una delle fonti per ricostruire l’Europa distrutta, ha dovuto scrivere con un pseudonimo, Hans Werner. Un mio allievo nella decima classe ne ha proposto un passaggio lunedì a lezione che mi ha fatto riflettere: il tema era „leggere e scrivere“. Nietzsche pensa che si debba scrivere con il sangue perché solo il sangue da testimonianza che uno scrive in forza dello spirito; lettori che non comprendono questo non gli sono per nulla cari; chi conosce davvero un lettore, scrive Nietzsche, non fa più nulla per questo tipo di lettore ed aggiunge: ancora un secolo di lettori e lo spirito stesso puzzerà. E poi in modo del tutto non democratico, ma in un senso che avrebbe fatto riflettere Ernst Jünger e che fa riflettere me, afferma che: ancora un secolo nel quale ognuno può imparare a leggere e alla fine il risultato sarà solamente la distruzione dello spirito e del pensiero…io penso che i social media hanno rafforzato questo fenomeno; certo sono in un certo senso utili perché si ha la possibilità di leggere alcune cose che non sono frutto del mainstream, ma è anche vero che in essi si leggono tante assurdità, tante follie; una volta, scrive ancora Nietzsche, lo spirito era Dio poi divenne l'uomo e infine addirittura la plebe ( = massa). Chi invece, aggiunge il filosofo tedesco, scrive con il sangue non vuole che lo si legga, ma che si impari a memoria quello che ha scritto; nelle montagne la via diretta da una vetta all'altra è quella che congiunge le vette; per essa devi avere gambe lunghe e questi motti del pensiero che sorgono così tra vetta e vetta, vengono compresi solo dai grandi, perché l'aria a quell’altezza diventa sottile e pura, il pericolo si avvicina e lo spirito e ricolmo di una cattiveria felice…la cattiveria è legione oggi, ma non quella felice, quella davvero stupida…


(Wetterzeube, il 01.5.24, giovedì della seconda settimana del tempo pasquale; san Giuseppe lavoratore; inizio del mese mariano) Dopo una breve preghiera nel letto, ho fatto il check-hin per me e per le ragazze e il ragazzo che voleranno dopodomani con me in Armenia.


Ed eccomi ora nel tempo di meditazione, che è il momento quotidiano di  preghiera per me più importante. Uno dei temi più significanti del magistero di Papa Francesco è stato quello della bellezza di chiedere perdono: „187. La buona intenzione non basta; è indispensabile un dinamismo interiore di desiderio che provochi conseguenze esterne. In sostanza, «la riparazione, per essere cristiana, per toccare il cuore della persona offesa e non essere un semplice atto di giustizia commutativa, presuppone due atteggiamenti impegnativi: riconoscersi colpevole e chiedere perdono. [...] È da questo onesto riconoscimento del male arrecato al fratello, e dal sentimento profondo e sincero che l’amore è stato ferito, che nasce il desiderio di riparare». [Discorso ai partecipanti al colloquio internazionale “Réparer l’irréparable”, nel 350° delle apparizioni di Gesù a Paray-le-Monial, 4 maggio 2024: L’Osservatore Romano, 4 maggio 2024, p. 12.] 188. Non si deve pensare che riconoscere il proprio peccato davanti agli altri sia qualcosa di degradante o dannoso per la nostra dignità umana. Al contrario, è smettere di mentire a sé stessi, è riconoscere la propria storia così com’è, segnata dal peccato, soprattutto quando abbiamo fatto del male ai nostri fratelli: «Accusare sé stessi fa parte della saggezza cristiana. [...] Questo piace al Signore, perché il Signore accoglie il cuore contrito». [Omelia nella Messa mattutina nella Domus Sanctae Marthae, 6 marzo 2018: L’Osservatore Romano, 5-6 marzo 2018, p. 8.] „ (Papa Francesco, Dilexit nos). Ne ho seguite alcune delle omelie nella Santa Messa mattutina a Santa Marta, in modo particolare in quel tempo primo della pandemia. Credo che ci siano dei grandi tesori raccolti in esse…per quanto riguarda i due punti citati qui sopra ovviamente ciò non significa che non si possa anche offendere direttamente Dio (Adrienne) e non significa che la confessione non sia importante…di questo sacramento il Papa ha parlato tantissime volte. Mi sembra, comunque anche una cosa buona quando nei confronti dei fratelli e delle sorelle che abbiamo ferito,  l'ho ripetuto anche ai miei scolari l'altro giorno, ci si riconosca colpevoli e si chieda perdono. Non si deve fare uno striptease spirituale, piuttosto con discrezione… sì con discrezione è importante anche dire dove si è sbagliato: io faccio spesso l'esempio delle mie reazioni esagerate come insegnante…e come nella mia vita di insegnante mi sia  fatto correggere anche da scolari…per esempio una volta, alla fine della lezione, Leo mi disse che la mia reazione nei confronti di una ragazza nel corso di filosofia era del tutto esagerata…


Credo che i viaggi ad Abu Dhabi (Febbraio 2019) e quello in Irak (Marzo 2021) di Papa Francesco, che si possono riassumere nella formula „demilitarizzazione  dei cuori“ (sia nel senso del dialogo tra le religioni e le persone che ne fanno parte, sia nel no radicale alla guerra), siano parte della grande eredità di Papa Francesco, preparata sia da San Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI (cf. Matthias Kopp, 158-171). Nei papi viene ripreso sia il tentativo di dialogo tra le religioni di Nicola di Cusa sia la „Nostra aetate“ del Concilio Vaticano II. Pur nel rispetto della pluralità dei popoli c’è un idea del tutto cattolica che deve essere portata avanti e che è simboleggiata anche nei miei diari con il rinvio al „Abba nostro“. La famiglia umana ha un solo Padre, come ciò sia annunciabile come „un’unica fede“ deve essere approfondito teologicamente nel rispetto dell’altrui identità e nel rifiuto dell’idea che la nostra fede sia meglio dell’altra, senza per questo rifiutare la singolarità universale del Logos, che è Cristo. 


Uno dei punti  più problematici dell’amministrazione Trump - ma non solo di essa, piuttosto di tutte le amministrazioni politiche nei nostri giorni e non solo, è quello che il NYT riassume così (riprendo anche una parte del commento di Matt Taibbi in Substack ieri, che lo prende sul serio, ma anche lo ridimensiona): „„Elon Musk potrebbe fare un passo indietro nella gestione del cosiddetto Dipartimento per l'Efficienza Governativa, ma la sua eredità è già assicurata. DOGE {Dipartimento per l’efficienza degli USA} sta mettendo insieme un vasto sistema di sorveglianza interna per l'amministrazione Trump, come non si è mai visto prima negli Stati Uniti... Ciò equivale a un'incredibile inversione di rotta rispetto alla nostra lunga tradizione di isolamento dei dati governativi per prevenirne l'uso improprio... 

Sembra che stiano costruendo una caratteristica distintiva di molti regimi autoritari: archivi completi su tutti i cittadini per poter punire chi protesta“ (NYT). L'editoriale dell'inviata Julia Angwin, vincitrice del premio Pulitzer, si basa su una serie di articoli, tra cui la denuncia di un informatore secondo cui il team DOGE di Musk avrebbe “sottratto dati sensibili per motivi sconosciuti” al National Labor Relations Board (Consiglio nazionale per le relazioni industriali) e forse ad altre agenzie. Se fosse vero, sarebbe sicuramente uno sviluppo preoccupante sul fronte della sorveglianza interna e dovrebbe ovviamente essere indagato. Il resto dell'editoriale è una riscrittura della storia americana abbastanza comica da poter essere la trama di un film dei fratelli Farrelly precedente a Green Book. La raccolta di “file completi” affinché lo Stato possa “punire chi protesta” è, apertamente, una parte orgogliosa della storia della creazione dell'FBI. J. Edgar Hoover fu incaricato delle “attività contro i radicali” nel 1917 e poco dopo iniziò a conservare informazioni sensibili in fascicoli separati chiusi a chiave con la sua leggendaria assistente Helen Gandy. Hoover fece crescere quei fascicoli “esponenzialmente” attraverso le famigerate retate Palmer e la fondazione dell'FBI nel 1924, e quel famoso gabinetto dei segreti lo aiutò a rimanere in carica fino al suo arresto cardiaco il 2 maggio 1972. Gli Stati Uniti sono stati ripetutamente inchiodati (nailed ) nel tentativo di realizzare il sogno di Hoover su larga scala, cosa che il Times sa bene perché ha fatto storia nel 1975 pubblicando il rapporto di Sy Hersh su una “grande operazione della CIA” per raccogliere fascicoli su almeno 10.000 dissidenti contro la guerra e altri americani che rientravano nella categoria dei “coloro che protestano”“ (Matt Taibbi, 30.04.25).


Dalla versione odierna di Banfi riprendo due giudizi, uno economico ed uno riguardante il prossimo conclave: 1) „Restiamo in economia per dire che cade il Pil statunitense per effetto della politica sui dazi. Ha registrato infatti una flessione dello 0,3% per la prima volta dal 2022. Wall Street ha avuto un forte calo all’inizio della seduta, di fronte a questi dati, ma poi le azioni hanno ripreso quota. Donald Trump ha dato la colpa della flessione a Biden e consigliato agli americani di avere pazienza, in vista di una imminente età dell’oro. Federico Rampini sul Corriere commenta: «Sui dazi i ripetuti annunci e contro-annunci, dietrofront e ripensamenti, hanno generato un senso di incompetenza, improvvisazione, caos. Hanno aperto una tensione fra grandi multinazionali – inclusi i presunti “oligarchi”, meno potenti della leggenda – e la Casa Bianca. I cali delle Borse impoveriscono i fondi pensione, quindi hanno un impatto di massa. Questo incide sugli elettori americani, e sulla credibilità dell’America nel mondo».“ // Non lo so, non sono un esperto di economia E quindi non so dire se questo giudizio di Federico Rampini faccia parte dell’ isteria anti- Trump o se davvero queste esternazioni del presidente degli USA sul tema dei dazi provochi caos e problemi sociali. Se fosse così ovviamente bisogna stare attenti. Anche per me la dottrina sociale cattolica è il criterio ultimo di giudizio delle questioni politiche ed economiche. Detto questo vorrei anche specificare che questa politica dei dazi di Trump probabilmente non ha nulla a che fare con una perdita di democrazia degli USA, come mi ha detto ieri in WhatsApp Adrian. 2) „Bella l’intervista di Repubblica al cardinal Cristobal Lopez Romero, salesiano di 72 anni, arcivescovo di Rabat, che cerca di smontare le speculazioni sulla nazionalità e dice: «Grazie a Dio nella Chiesa cattolica oggi più che mai le frontiere nazionali o nazionaliste, le differenze geografiche non esistono più. Negli ultimi cinquanta anni abbiamo avuto un Papa polacco, un Papa tedesco, un Papa argentino, la Chiesa continua. Non è necessario che sia di Roma, dell’Italia, della Spagna, dell’Europa, siamo aperti a tutti e questa è una buona cosa. La Chiesa va avanti con il Papa e non è importante da dove viene. È il momento di un Papa asiatico, di un Papa africano, di un Papa americano? Non lo sappiamo, chi verrà sarà vescovo di Roma e come tale pastore universale».“ // Il giudizio di Cristobal Lopez Romero lo condivido completamente, nel senso che la Chiesa cattolica esiste solo cum et sub Petro…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Sulla questione economica, ma non solo, Jünger si esprime nel „Cuore avventuroso“ (11, 309-312)  a proposito del concetto di „sovrabbondanza“, che come sempre Jünger non legge solo in una direzione. Parte da Esiodo: „gli dei nascondono il cibo agli uomini“. Jünger ha compreso questa frase prima di farne esperienza, ma quest’ultima conferma ciò che aveva capito dapprima „teoricamente“. L’esempio economico è molto chiaro: la tendenza degli uomini „quando hanno un raccolto abbondante, che preferiscono sprecare parte dei frutti piuttosto che ridurne il prezzo.“ Una mancanza di solidarietà con i più poveri che  è frutto di „un accecamento dell’intero genere umano“, quindi non solo di un egoismo capitalista. La sovrabbondanza non fa bene all’uomo, perché mette in moto, nei casi estremi, „omicidio“, „violenza“ e per tutti uno „sperpero insensato“, dovuto al fatto che il nostro cuore spesso cerca soddisfazioni basse.

Scienza (preparazione) e tecnica (realizzazione) ci illudono di potere superare la fatica del lavoro, ma non è così: lo vedo anche a scuola; certo una certa digitalizzazione sembra servire, e qualche volta serve, ma a scuola non abbiamo per questo più tempo per la contemplazione e il rischio educativo. 

Per Jünger la „sovrabbondanza“ non è solo spreco, ma anche molteplicità feconda. Fa il paragone con un iceberg, se ne vede una piccola parte superficiale (scienza e tecnica si occupano di essa), ma per il resto, che non si vede, il paradigma tecnocratico non ha nulla da dire. Con discrezione Jünger chiama al suo compito una „teologia descrittiva“ (quindi non dottrinaria); il suo compito è chiamare per nome i movimenti , le immagini che ci accompagnano e che non hanno ancora un nome. I tre elementi di essa sono: conoscere, riconoscere e gioia o allegria. Mi sembra chiaro, ne ho parlato anche con mio figlio, che Papa Francesco ha cercato di proporci una tale „teologia descrittiva e gioiosa“…PS Un punto su cui Jünger e Papa Francesco avrebbero espresso un accordo radicale è ciò che Jünger riassume con la formula: „Marte è il mangione più insaziabile del mondo“. Insomma sulla sovrabbondanza della guerra. In questo senso la legittimazione ultima della DDR, la pace, per quanto ideologica, conteneva un momento di verità. 


„E la casa di Israele, il popolo e i suoi re, non profaneranno più il mio santo nome con le loro prostituzioni e con i cadaveri dei loro re e con le loro steli, collocando la loro soglia accanto alla mia soglia i loro stipiti accanto ai miei stipiti, con un semplice muro fra me e loro; hanno profanato il mio santo nome con tutti gli abomini che hanno commesso, perciò li ho distrutti con ira. Ma d'ora in poi essi allontaneranno da me e le loro prostituzioni e i cadaveri dei loro re e io abiterò in mezzo ai loro per sempre“ (Ez 43, 7-9). In questa visione la gloria di Dio vive nel tempo, oggi vive nel Logos universale e concreto, nello Spirito. Non so bene quali siano le prostituzioni di cui si parla qui, lo scenario è molto „crudo“, ma chiedo al Signore di alzare il mio sguardo dalle mie prostituzioni, per quanto possibile, per vedere oggi la gloria di Dio nell’esperienza. 


(Wetterzeube, il 30.4.24, mercoledì della seconda settimana del tempo pasquale) Riprendo una frase di ieri sera: „Ogni anno in questo periodo, sulla riva del canale a nord del nostro „pezzo di terra“, fiorisce l'edera perenne, che ci (a mia moglie ed a me) dona sempre tanta gioia.“ Si tratta di un fiore viola, molto semplice, con cinque petali ed un centro intorno al quale essi si raccolgono. Ma c'è anche un alberello,  con meravigliosi fiori rosa, tra qui e Crossen, che ogni volta che lo vediamo in primavera ci rallegra il cuore. Verso la fine di aprile le foglie del Ginkgo, nel loro stato iniziale, si aprono la strada attraverso il bocciolo che le contiene da mesi. Il verde fresco e i tanti colori, per esempio il giallo intenso, già nella prima parte della primavera, della Forsythia ed ora le diverse forme di Syringa, un genere di piante che ha la forma di un albero o di un cespuglio - quelli nel nostro giardino con i colori viola scuro e viola chiaro e bianco hanno una forma tra l’albero e il cespuglio - e che fanno parte della famiglia delle Oleacee. In questo contesto „naturale“ si deve ricordare che nella primavera forse si sente anche più forte la libido erotica, usata dal mercato ma non originato da esso.


La „Communio“ tedesca ha un giudizio sul reale politico che è alternativo al mio, che nasce da un confronto serrato con Ernst Jünger e con tante „letture della realtà politica“ statunitensi con le quali mi sono confrontato in questi anni (cito Adrian e N.S. Lyons anche per altri). Hans Maier in un intervista afferma: «Penso che abbia ragione {il presidente tedesco Steinmeier}, e trovo addirittura che le sue parole siano caute e moderate. Perché ciò che ci arriva quasi ogni giorno dall'America è davvero “senza precedenti nella storia”. Decine di migliaia di funzionari statali vengono licenziati senza preavviso, interi dipartimenti – come quelli per lo sviluppo e l'istruzione – vengono smantellati; i dazi doganali nei confronti dei partner sgraditi vengono aumentati senza scrupoli. E poi le offese contro Stati come il Canada, il Messico, Panama, la Danimarca, la Groenlandia – sembra quasi di essere ai tempi di Napoleone!“ Insomma quella che secondo me è una rivoluzione interna alla democrazia, viene presentata come  un’alternativa ad essa. Le iperboli retoriche vengono prese alla lettera. Thomas Söding, nato nel 1956, dottore in teologia, è professore emerito di Nuovo Testamento presso la Facoltà di Teologia Cattolica dell'Università della Ruhr di Bochum, consulente della Commissione per la Dottrina della Fede della Conferenza Episcopale Tedesca e, dal 2021, vicepresidente del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, spiega in riferimento all’AT l’atteggiamento di fondo in riferimento alla „monarchia“ in questo modo: „Gesù ha annunciato il Regno di Dio senza elevare la monarchia a ideale politico. Con il suo annuncio, egli riprende l'intuizione biblica originaria secondo cui nessun re di questo mondo è Dio e solo Dio è il re del mondo. Egli non fonda uno Stato teocratico, ma riunisce il popolo di Dio sotto il segno della regalità di Dio, che sarà compiuta solo in un futuro ultraterreno, ma che è già infinitamente vicina qui e ora. In questo modo ogni politica viene demitizzata e orientata eticamente. Ogni unità sociale, anche politica, deve essere valutata in base al fatto che coloro che governano danno a Dio ciò che è di Dio e quindi mettono in atto un amore per il prossimo che crea giustizia.

I concetti guida del cristianesimo primitivo sono il popolo, l'ekklesia (tradotto con comunità o chiesa) e il corpo. Tutti sono politicamente esplosivi. Il modello non è il governo del popolo caratterizzato da Aristotele, ma la comunità di molti, in cui a tutti derivano diritti e doveri genuini dalla fede. I Greci conoscevano l'ekklesia come l'assemblea dei cittadini con diritto di voto di una città, ma nella Septuaginta ekklesia è il termine usato per indicare Israele – e Paolo vede nell'ekklesia di Dio, che si forma «in Cristo», ebrei e greci, liberi e schiavi, uomini e donne uniti su un piano di parità. Il popolo di Dio non è un'etnia, ma è costituito da tutti coloro che credono. Paolo non vede nel corpo di Cristo i forti che dominano i deboli, ma tutti i membri che riconoscono e accettano reciprocamente i propri punti di forza e di debolezza, in modo che tutto il corpo riviva e ogni singolo membro con esso.“ (tratto dall'abstract del suo articolo). // Ovviamente sono d’accordo che „Gesù ha annunciato il Regno di Dio senza elevare la monarchia ad ideale politico.“ E sono d’accordo anche sul fatto che ogni politica debba venir demitizzata e orientata eticamente. Ma questo, prendendo sul serio il „nodo gordiano“ di Ernst Jünger significa per me per l’appunto „ogni politica“, cioè sia quella democratica che quella autocratica. Quella proposta da Söding è solamente una de-mitizzazione dimezzata. È vero che Paolo ci insegna che la Chiesa non è un dominio dei forti sui deboli (come ha cercato di farci vedere Papa Francesco), ma è anche vero che la gerarchia non è mai stata messa in discussione dai santi della Chiesa e Gesù non ha mai invitato ad una rivoluzione democratica, ma per l’appunto alla separazione tra Dio e Cesare…questa differenza non è un elevazione della democrazia ad ideale politico“. Se ci si vuole confrontare con l’origina della democrazia di dovrà tornare al V secolo a.C. in Grecia (cf. Christian Meyer). 


„Alla fine di marzo, il governo degli Stati Uniti ha deciso di sciogliere completamente l'agenzia per lo sviluppo USAID entro il 1° luglio, con conseguenze devastanti per i progetti umanitari in tutto il mondo. I drastici tagli riguardano circa l'83% dei programmi USAID, il che significa che molte persone nelle regioni in crisi rimarranno senza gli aiuti di cui hanno urgentemente bisogno! I tagli stanno già costando vite umane: “I tagli ci costringono a ridurre drasticamente i nostri aiuti”, avverte la dottoressa Helene Mutschler di Aktion gegen den Hunger. “Nei nostri progetti umanitari, 1,8 milioni di persone, tra cui quasi 800.000 bambini gravemente malnutriti, da un giorno all'altro non hanno più accesso agli aiuti essenziali per la sopravvivenza”. (Betterplace)  // Non voglio nascondere questo giudizio, ma le domande che ho sono queste: 1) Chi è disposto a fare un’analisi precisa di come i soldi di USAID sono stati investiti? 2) Quali sono i veri motivi dell’amministrazione Trump? 3) È possibile aver un giudizio che non sia solo all’interno dell’isteria anti-Trump? 4) Cosa significa questa quasi totale dipendenza nei confronti degli USA in materia di solidarietà umanitaria? 


Con questa preghiera termino per ora il mio lavoro con la „Fratelli tutti“: „Preghiera cristiana ecumenica


Dio nostro, Trinità d’amore,
dalla potente comunione della tua intimità divina
effondi in mezzo a noi il fiume dell’amore fraterno.
Donaci l’amore che traspariva nei gesti di Gesù,
nella sua famiglia di Nazaret e nella prima comunità cristiana.

Concedi a noi cristiani di vivere il Vangelo
e di riconoscere Cristo in ogni essere umano,
per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati
e dei dimenticati di questo mondo
e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi.

Vieni, Spirito Santo! Mostraci la tua bellezza
riflessa in tutti i popoli della terra,
per scoprire che tutti sono importanti,
che tutti sono necessari, che sono volti differenti
della stessa umanità amata da Dio. Amen.

(Dato ad Assisi, presso la tomba di San Francesco, il 3 ottobre, vigilia della Festa del Poverello, dell’anno 2020, ottavo del mio Pontificato")

Abba nostro…


(Dopo la lettura di Banfi)  "E tuttavia l’ansia di rinnovamento che Benedetto XVI, col gesto profondamente francescano delle sue dimissioni dopo lo scandalo Vatileaks, mise a tema nella Chiesa è ancora sul tavolo. La risposta di papa Francesco è stata il tentativo profetico di tornare al Vangelo, all’attrattiva e allo stupore della GraziaChi verrà dopo di lui (dopo Francesco) ripartirà da lì, perché la Chiesa non è un partito ed ha una fondazione non solo umana, e perché questo è il suo lascito, come ha onestamente ricordato il cardinale Re nelle esequie. E come scrive oggi Gael Giraud su Avvenire: Dio è amore, questo annuncio è stato al centro dello slancio missionario di papa Francesco.“ (Versione odierna) // Questo è l'annunzio del meglio della teologia dei santi (Adrienne von Speyr, Hans Urs von Balthasar, Benedetto XVI...)


(Sera) Caro Adrian, grazie per i tuoi pensieri; ci sono alcune poche persone che pubblicamente sono coscienti che quello che dicono i giornali su Trump, sull'AfD sono per lo meno del tutto istericamente unilaterali. Purtroppo l'ultimo numero di "Communio" in Germania è dedicato completamente ad una pseudo difesa della democrazia. Mi rende triste che si usi la rivista fondata da Balthasar per fare una tale operazione culturale e teologica (nel mio diario questa mattina ho scritto un po' di più anche sul aspetto teologico del problema). Io in un serrato confronto con Ernst Jünger e con altre fonti come N.S. Lyons sono arrivato ad un giudizio del tutto diverso sia dal passo dell'intervista a Maier che ti ho citato sia in riferimento a tutto il volume di Communio. Comunque per i posteri: se leggeranno i miei diari sapranno che ci sono stati "figli" di Balthasar che non sono caduti nel tranello. Tuo, R 


Non si tratta di difendere tutto ciò che fa Donald Trump e come lo fa o la sua retorica, ma tutte le critiche di cui ho parlato questa mattina fattegli da Hans Maier (Communio) sono del tutto unilaterali e non tengono conto del grande momento di verità dell’amministrazione Trump: una certa pulizia nella corruzione della classe burocratica statunitense è necessaria. Certo ci sono pericoli, in primo luogo nell’uso dell’IA per i servizi segreti (Musk), ma Adrian non vede alcun attacco alla democrazia (tanto meno lo sono le scelte economiche a rigurdo dei dazi), piuttosto una lotta necessaria all’interno della democrazia. Un’interessante critica a Trump è quella che viene da destra: ciò che fa è troppo poco e piuttosto image che una vera riforma. Speriamo di no. Ripeto: è bene indicare anche i punti critici, ma è importante smetterla con l’isteria che non tiene conto del momento di verità dell’amministrazione. 


(Wetterzeube, il 29.4.24, martedì della seconda settimana del tempo pasquale)


Questa sera celebreremo in parrocchia un Requiem per Papa Francesco. Il mio lavoro con la „Fratelli tutti“ sta giungendo al suo termine. Nei punti che seguono Papa Francesco ha nominato alcune delle persone che lo hanno ispirato: „286. In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale, mi sono sentito motivato specialmente da San Francesco d’Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e molti altri. Ma voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld. 287. Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello,[Cfr B. Charles de Foucauld, Meditazione sul Padre nostro (23 gennaio 1897): Opere spirituali, Ed. Paoline, Roma 1983, 555-562.] e chiedeva a un amico: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese».[Id., Lettera a Henry de Castries (29 novembre 1901): Id., Solo con Dio in compagnia dei fratelli, a cura di E. Bolis, Ed. Paoline, Milano 2002, 254.] Voleva essere, in definitiva, «il fratello universale».[Id., Lettera a Madame de Bondy (7 gennaio 1902): cit. in P. Sourisseau, Charles de Foucauld 1858-1916. Biografia, trad. a cura delle Discepole del Vangelo e A. Mandonico, Effatà, Cantalupa (TO), 359. Così lo chiamava anche S. Paolo VI elogiando il suo impegno: Enc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 12: AAS 59 (1967), 263.] Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen.“ // Credo che questo ideale di Charles de Jesus, che passava notte intere di fronte a Cristo eucaristico e che ha servito gli ultimi sia davvero un’indicazione buona e giusta per il nostro vivere nel mondo e per il „dolce“ che ci aspetta (cf. Veronica, Cantero Burroni, in Alver Metalli, Instagram). Le Sante Messe di suffragio per il papa sono in corso, ma probabilmente Francesco è arrivato già al „dolce“. Per quanto riguarda il mio interesse per la storia della DDR (cf. Christoph Hein, La nave dei matti“) esso ha davvero a che fare con ciò che scrive  Charles a Henry de Castries: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese».


Questa mattina prima di alzarmi oltre a leggere le notizie, ho fatto un momento di preghiera per alcune persone, ora prego con Papa Francesco, questa sua preghiera al Creatore:


Signore e Padre dell’umanità,
che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità,
infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno.
Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace.
Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno,
senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre.


Il nostro cuore si apra
a tutti i popoli e le nazioni della terra,
per riconoscere il bene e la bellezza
che hai seminato in ciascuno di essi,
per stringere legami di unità, di progetti comuni,
di speranze condivise. Amen.


Probabilmente le guerre ci saranno sempre, come ci saranno sempre i poveri, ma è bene che abbiamo questo desiderio del Papa nel nostro cuore. 


Per quanto riguarda i nuovi possibili ministri proposti da Friedrich Merz vorrei solo mettere in evidenza che Johann Wadephul (CDU), nuovo ministro degli esteri, è il degno successore dell’uscente Baerbock, che giustamente il prof. Sachse ha definito ministro della guerra. È uno che pensa, contro ogni evidenza, che Nord Stream è stato fatto saltare in aria dai russi e che pensa, quale sia anche la fine della guerra in Ucraina che la Russia sarà sempre il nostro nemico. Che Dio ci liberi da queste idee! 


Abba nostro…


(Dopo la lettura di Banfi) Dalla versione odierna prendo due notizie, per la prima rinvio a quanto scrisse Jünger sulla Titanic (la forza della natura al servizio della tecnica dell’uomo) e il „camminatore nel bosco“ (l’uomo nella natura, non nell’ascensore); per la seconda a quanto avevo scritto questa mattina sul possibile nuovo ministro degli esteri tedesco: 1) „Black out senza precedenti in Spagna e Portogallo, dove l’improvvisa mancanza di energia elettrica ha provocato un collasso di tutte le attività. Colpita anche una parte del Sud della Francia. Lo stop all’energia è iniziato alle 12,30 di ieri e già ora l’elettricità è ripristinata al 90 per cento. Ma è stata durissima. I treni fermi o cancellati, le metro bloccate, linee telefoniche interrotte, aerei a terra, semafori disattivati, traffico in tilt. Nelle primissime ore molte le emergenze segnalate per persone chiuse in ascensori o in luoghi con chiusure automatizzate. Fino ad ora non ci sono certezze sulle cause dello spaventoso black out ma solo ipotesi come guasto della rete, incidente o sbalzo termico. Sui social sono subito fiorite cospirazioni su attacchi hacker dalla Russia ma non solo. Sul Corriere di oggi si congettura che alla base del black out ci sia stato un imprevisto picco di energia solare. Scrive: “La causa potrebbe essere un eccesso di produzione energetica a fronte di una domanda non sufficiente ad assorbirla. In particolare, pochi minuti prima che si verificasse il blackout, si è avuto un picco di produzione di energia solare”. Nelle prossime ore si capirà meglio.“. 2) „La Germania sta riconvertendo la sua industria automobilistica in industria bellica, titola il giornale cattolico: La cupa conversione dell’industria Ue: le fabbriche dall’auto passano alle armi“. 


(Pomeriggio) Devo dire che il cardinal di New York, Timothy Dolan, mi è simpatico, istintivamente simpatico e trovo anche molto profonda una sua risposta ad una giornalista statunitense che non è bene che un papa sia troppo vicino al centro di potere di una grande potenza come per l’appunto quella degli USA. Il cardinal Müller, invece, per cui una volta per mesi ho tradotto un suo corso di cristologia, non mi è per nulla simpatico. Ma ovviamente le mie simpatie non contano nulla. Ho fiducia nella Chiesa, anche nella Chiesa gerarchica, e sono certo che avremo un buon papa, che sia quello che più mi corrisponde non è determinante: ubi Petrus, ibi ecclesia…La dialettica conservatore/liberale la trovo insignificante; Papa Francesco non era né l’uno né l’altro, ma parlava con il cuore e dal cuore di Gesù. Io certe cose non le comprendo né dai progressisti (per esempio le isterie contro Trump o l’AfD) né altre dai conservatori (per esempio il modo con cui parlano di sesso). Nei miei diari sono aperto e quindi si sa cosa penso e provo…


Per quanto riguarda i social media ritengo che siano una chance per il pensiero democratico e un disastro per il discernimento e la guida spirituali. 


Dai compiti in classe della 11 k sul „Cantico dei Cantici“ e su 2 Samuele 11/12 vedo che i ragazzi e le ragazze hanno un atteggiamento morale nei confronti di amore e sessualità, ma in fondo trovo più sincera una ragazza che ha detto che per chi ha un cuore puro in questo nostro tempo ha una certa compassione…lei vede molto bene il nesso tra piacere ed amore nell’eros. 


(Sera) „Dal 7 maggio convocati in Conclave 53 cardinali europei, 37 americani (16 America del Nord, 4 America Centrale, 17 America del Sud), 23 asiatici, 18 africani e 4 oceaniani. Il più giovane è l’australiano d'adozione Mikola Bychok, 45 anni, originario dell'Ucraina, il più anziano lo spagnolo Carlos Osoro Sierra, 79 anni. Per la prima volta nella Cappella Sistina rappresentate 12 nazioni con elettori autoctoni, tra cui Haiti, Capo Verde, Papua Nuova Guinea, Svezia, Lussemburgo e Sudan del Sud“ (Vatican news) // Vorrei solo dire ancora una parola su Francesco: come disse Benedetto XVI per il suo 65esimo anniversario di sacerdozio: io mi sentivo sicuro sotto di lui; sapevo che la dottrina sarebbe stata tramandata (non solo conservata), ma sapevo anche che lui si sentiva un fratello universale degli uomini…


Ogni anno in questo periodo, sulla riva del canale a nord del nostro „pezzo di terra“, fiorisce l'edera perenne, che ci dona sempre tanta gioia. 


(Wetterzeube, il 28.4.24, lunedì della seconda settimana del tempo pasquale)


Dopo la celebrazione del funerale di papa Francesco, avvenuta sabato 26 aprile e la tumulazione nella Basilica di Santa Maria Maggiore, si è conclusa la prima fase dei riti e da ieri, domenica 27 aprile, hanno preso ufficialmente il via i "Novendiali", il ciclo di nove giorni consecutivi di messe in suffragio del Papa defunto, secondo un'antica tradizione vaticana. Ieri ne ha parlato don Andrea in San Giacomo (Stadtroda). // In vero queste messe di suffragio dovrebbero essere fatte per tutti i cristiani…


Riprendo il lavoro con l’ultima enciclica del Papa sul  concetto di „riparazione“ (dei peccati). Dilexit nos: „184. Proprio perché la riparazione evangelica possiede questo forte significato sociale, i nostri atti di amore, di servizio, di riconciliazione, per essere effettivamente riparatori, richiedono che Cristo li solleciti, li motivi, li renda possibili. Diceva ancora San Giovanni Paolo II che per costruire la civiltà dell’amore l’umanità di oggi ha bisogno del Cuore di Cristo. [Cfr Catechesi, 8 giugno 1994, 2: L’Osservatore Romano, 9 giugno 1994, p. 5.] La riparazione cristiana non può essere intesa solo come un insieme di opere esteriori, che pure sono indispensabili e talvolta ammirevoli. Essa esige una spiritualità, un’anima, un senso che le conferiscano forza, slancio e creatività instancabile. Ha bisogno della vita, del fuoco e della luce che vengono dal Cuore di Cristo. 185. Del resto, una riparazione meramente esteriore non basta né al mondo né al Cuore di Cristo. Se ognuno pensa ai propri peccati e alle loro conseguenze sugli altri, scoprirà che riparare il danno fatto a questo mondo implica anche il desiderio di riparare i cuori feriti, dove si è procurato il danno più profondo, la ferita più dolorosa. 186. Uno spirito di riparazione «ci invita a sperare che ogni ferita possa essere guarita, anche se è profonda. Una riparazione completa a volte sembra impossibile, quando beni o persone care vengono persi definitivamente o quando certe situazioni sono diventate irreversibili. Ma l’intenzione di riparare e di farlo concretamente è essenziale per il processo di riconciliazione e il ritorno della pace nel cuore». [Discorso ai partecipanti al colloquio internazionale “Réparer l’irréparable”, nel 350° delle apparizioni di Gesù a Paray-le-Monial, 4 maggio 2024: L’Osservatore Romano, 4 maggio 2024, p. 12.]“ (Papa Francesco). Mi sembrano tre punti importanti, che insistono in modo particolare nel riparare un cuore ferito, nel riparare cuori feriti; questo è vero a livello sociale, ma anche famigliare o di amicizia. Questo lavoro è molto difficile, anche perché noi normalmente pensiamo che il nostro cuore sia ferito, che qualcuno ci ha fatto dei torti o che Dio stesso ci ha fatto dei torti…io me ne accorgo quando in occasione di piccole cose noiose quotidiane (mi è caduto un cucchiaio…) dico frasi del tipo: „perché mi oltraggi?“; chi sarebbe colui che mi oltraggia? Il cucchiaio caduto? Ovviamente no, probabilmente Dio stesso. Noi non ci mettiamo quasi mai nella prospettiva di coloro che feriscono il cuore degli altri ed anche di Dio. Forse questo è il punto più difficile per una ricezione duratura (non solo sentimentale e del momento), alla quale ci ha invitato il cardinal Parolin, del messaggio di misericordia di Papa Francesco: noi non ci sentiamo oggetto di perdono, perché sono gli altri che ci hanno ferito…sono gli altri che devono chiederci scusa…


Per quanto riguarda il caso del cardinal Becciu, di cui mi parla spesso Renato, non so in vero cosa dire: se è davvero innocente deve essere assolto e per quanto riguarda il suo cuore ferito siamo forse nel caso del punto 186 della „Dilexit nos“: una riparazione completa sembra essere impossibile…Sulla questione della sua partecipazione al conclave direi che bisogna fare ciò che ordina il Codice canonico…// PS Alessandro nella versione odierna ne parla così: „Quanto ai Cardinali, che si riuniscono nelle Congregazioni, oggi è il giorno del caso di Angelo Becciu. I porporati devono decidere se fare entrare Becciu, anche se condannato a cinque anni e mezzo, nella Sistina per la votazione del nuovo Papa. Il Domani torna oggi a pubblicare nuovi messaggi depositati all’Onu dai legali della difesa. Mentre qualche giornale scrive che il segretario di Stato Pietro Parolin avrebbe un documento firmato da papa Francesco (con la sigla F) che chiarirebbe le sue volontà. La questione ha anche un profilo tecnico-legale, per cui saranno sentiti degli esperti.“


„Secondo i nuovi dati di SIPRI (Il SIPRI è un istituto internazionale indipendente dedicato alla ricerca sui conflitti, gli armamenti, il controllo degli armamenti e il disarmo), la spesa militare mondiale è aumentata per la decima volta consecutiva, raggiungendo il nuovo record storico di 2718 miliardi di dollari USA. La Germania si colloca al quarto posto (non proprio “vuoto”).“ (Johannes Varwick, X,27.4.25) 

Abba nostro…


PS Papa Francesco ha fatto un grande lavoro di comunicazione non solo con l’Occidente, come si è visto al funerale. Tanti paesi grandi del sud globale (Brasile, India…) hanno inviato rappresentanti ad altissimo e massimo livello. Il mondo mussulmano era presente. I due presidenti, russo (per motivi anche giuridici) e cinese, erano assenti, ma credo che ci fosse una rappresentante ad alto livello anche dalla Russia. Questo lavoro di presenza „cattolica“ nel mondo è stato davvero impressionante…


(Sera) Caro Renato, non so dire se „La nave dei matti“ sia bello, ma per me è importante, per me che vivo da 23 anni nella ex DDR; poi l’autore è importante perché è stato l’ispirazione per „La vita degli altri“, da cui però ha preso le distanze. I personaggi principale del romanzo sono tutti obbedienti in modo cadaverico alla linea di partito, ma in qualche modo si sono resi conto anche del fatto che Stalin era un criminale; per la gente normale Stalin era del tutto insignificante, ma per loro, per coloro che hanno appoggiato la linea del partito era dapprima il generalissimo che li ha liberati dal nazismo, e solo dopo all’epoca di 

Nikita Sergejewitsch Chruschtschow, hanno compreso appieno che il generalissimo era un assassino di massa; i più alti funzionari lo sapevano già dal tempo della guerra che hanno passato in Russia (le purghe staliniste sono successe già prima della seconda guerra mondiale)…Per quanto riguarda Christoph Hein, devo dire che non tace nulla e mi sono chiesto se noi cattolici, con i nostri scheletri in cantina, saremmo così straboccante di parresia o di „atteggiamento di confessione“ (Adrienne)? Tuo, R  //  // Caro Roberto,  Non so dirti... è vero che per decenni noi stessi abbiamo creduto alle leggende nere che l'illuminismo ha appiccato alla Chiesa con la damnatio memoriae del Medioevo e della „controriforma", già sbagliata nel nome. Si tratta di difendere la propria madre, ma chiedendo comunque perdono! Tuo, R 


"Questa notte, prima di addormentarmi, contemplo gli ultimi dodici anni con Papa Francesco. Sebbene non sia cattolica, sono stata attratta dal suo gentile, aperto, e convinto senso di umanità. Mi sentivo più al sicuro sapendo che era tra noi, facendo del suo meglio per seguire e predicare gli insegnamenti di Cristo. È appropriato che le sue ultime parole al pubblico si concentrino fortemente sulla Pace. Possa ascendere a un luogo amorevole visitato dalle colombe dell'aria" (Patti Smith)


(Wetterzeube, il 27.4.24, seconda domenica di Pasqua)


Ieri. „Attraversando il cuore della capitale, lungo un tragitto con 150 mila persone, la bara con Francesco giunge nel luogo caro della sua devozione mariana. Un gruppo di poveri sul sagrato lo accoglie, poi la tumulazione in privato. Padre Albanese: "Il Pontefice non ha affermato la mistica della miseria ma ci ha ricordato che nessun uomo è un’isola". Suor Giaretta: "Ha liberato il Vangelo da incrostazioni e superficialità““ (Vatican news) - un bagno di folla non è un segno che non si segue Cristo; Gesù ha avuto anche i suoi bagni di folla, ma sia la chiusura della bara che la discesa di essa nella tomba sono accadute in massima discrezione).


Dopo aver spiegato che vi è una priorità del linguaggio erotico su quello agapico nella Bibbia e dopo aver cercato di spiegare la parola di Paolo che afferma che „tutte le cose sono «da Lui (Dio), attraverso Lui» e «in Lui» e «verso Lui», Dioniso scrive: „Anzi, alcuni dei nostri scrittori che trattano di cose sacre hanno ritenuto il nome «erôs» persino più divino del nome «agapê». Il divino Ignazio, da parte sua, scrive addirittura: «Il mio Erôs [=Gesù] è stato crocifisso». E nelle introduzioni alla Scrittura, troverete qualcuno che dice a proposito della saggezza divina: «Sono diventato amante [erastês] della sua [= della saggezza] bellezza» [Sapienza 8, 2, LXX]. Non temiamo quindi questo nome “erôs”, né lasciamoci turbare da discorsi spaventati al riguardo. Mi sembra infatti che gli scrittori sacri ritengano che i nomi “erôs” e “agapê” siano comuni, ma [nei passaggi appena citati] preferiscano dedicare il vero erôs alle cose divine per prevenire il pregiudizio inappropriato di uomini [come quelli che calunniano l'erôs]. Infatti, mentre il vero erôs è cantato anche dalle Scritture, e non solo da noi, i molti, incapaci di fare spazio all'unicità dell'erôs che è il nome di Dio, e aggrappati alla loro prospettiva [oikeiôs heautois], sono scivolati verso una versione frammentata, corporea e divisa dell'erôs, che non è il vero erôs, ma un idolo del vero erôs, o piuttosto una sua caduta. La moltitudine, vedete, non è abbastanza capiente da accogliere la forma unitaria del divino erôs, che è esso stesso uno. Pertanto, proprio perché erôs sembra ai molti un nome più scandaloso, esso è riferito alla Divina Sapienza [nei passaggi citati sopra], al fine di ricondurli e riportarli alla conoscenza del vero erôs e affinché possano essere liberati dal loro scandalo. Al contrario, in riferimento a noi – dove le menti basse potrebbero spesso sospettare qualcosa di inappropriato – qualcuno usa quello che tali menti suppongono essere il termine più riverente per dire «l'agapêsis di te è venuta su di me come l'agapêsis delle donne» [cfr. 2 Samuele 1, 26, LXX].  A coloro che ascoltano correttamente la Sacra Scrittura, il nome agapê e erôs è considerato dai sacri scrittori come avente lo stesso significato e la stessa forza nel manifestare le cose divine. E questo nome è quello di un potere che unisce, lega insieme e mescola in modo eccellente, un potere preesistente nel Bello e nel Buono a causa del Bello e del Buono, che si dona dal Bello e dal Buono a causa del Bello e del Buono, e che tiene insieme i pari mediante la loro comunione co-inerente, mentre spinge i primi a prendersi cura provvidenzialmente dei più piccoli e a stabilire i più bisognosi nella conversione ai loro superiori (traduce Adrian: in conversion to their superiors. )“ (Dionigi, Sui nomi divini (selezioni), Capitolo IV, 12) // Ovviamente sarà necessario comprendere l’importanza di questa sottolineatura del linguaggio erotico ed anche la sua equiparazione a quello agapico in certi autori sacri ed ovviamente anche non perdere di vista che vi è un declassamento della parola eros. In un certo senso vi è forse anche uno del termine agape. Su questo tema „eros“ ho fatto scrivere il mio ultimo compito in classe in religione nella 11 k, facendo paragonare un passo del „Cantico dei cantici“ con la storia di Davide e Betsabea. I/le ragazzi/e (ma ho letto per ora solo alcuni e forse erano solo ragazze; io leggo nell’ordine di consegna, dall’ultimo al primo) sono più moralisti di me; io non vedo solo uno scandalo nella storia di Davide e Betsabea e in un certo senso non credo, se non in forza di compensazioni, che il nostro cuore sia privo di depravazioni…Comunque per me è interessante comprendere se la filosofia dell’essere come amore gratuito, abbia bisogno di questa dimensione „erotica“, spiegata da Dioniso. Per lo meno una cosa mi sento di dirla subito: gratuità non è pruderie! 


Nella mia lettura di Christoph Hein (La nave dei matti) vedo che nella sua narrazione non è possibile leggere separatamente né la storia né le lingue ucraina e russa, anzi vi è anche un dialetto o forse addirittura una lingua (cf secondo libro, 32) che è un mischio tra russo e ucraino. L’atteggiamento nei confronti della Russia è critico e non poco, ma è chiaro che la chiarezza di giudizio che nasce, per esempio, da quello che hanno fatto i russi alla famiglia ungherese di mia moglie forse non è presente in Hein e ne può esserlo: mio suocero Béla (nato a Budapest) era del tutto pro americano ed anche mia suocera Rosi (che ha vissuto nella DDR), addirittura avevano fatto andare mia moglie da bambina, una vola alla settimana, all’asilo americano ad Heidelberg. Quando cerco di recepire il discorso della Wagenknecht mi sono presenti queste nostre radici familiari, sia quelle di mia moglie sia quelle di mio padre la cui famiglia dovette abbandonare l’Istria per Tito (ovviamente quest’ultimo non era russo, ma pur sempre comunista, pur nei suoi conflitti con Stalin).


Una foto ieri è diventata subito virale: Trump e Zelensky seduti in atteggiamento di confessione, l’uno di fronte all’altro su due sedie in san Pietro. Ne parla anche Alessandro nella versione odierna, di cui riporto il passaggio sul funerale di ieri: „Giornata storica ieri. I funerali di papa Francesco hanno attirato a Roma una grande folla e una lista infinita di potenti della Terra, che hanno seguito le esequie (sobrie, in latino, con una spettacolare benedizione finale in greco-bizantino) sotto un sole romano già quasi estivo. Spiegamento di forze e organizzazione complessa per la Protezione Civile in tutta la città. Una città rallegrata dai tantissimi ragazzi venuti per il Giubileo degli adolescenti, vocianti e verdi in ogni dove (…) e colma di gente commossa. La foto del giorno però, fra mille immagini emozionanti del funerale del Papa, resta quella di Volodymyr Zelensky e Donald Trump, faccia a faccia, dentro la Basilica di San Pietro, poco prima della cerimonia. È un potente desiderio di pace quello che scaturisce dal messaggio papale e la speranza è per tutti che il suo addio abbia dato una piccola spinta ad un processo che porti quantomeno ad una prima vera tregua.

Proprio sulla profezia della pace ha insistito tanto l’omelia del cardinal Giovambattista Re (novantunenne bresciano di grande tempra anche fisica), che è stata una sintesi del pontificato di papa Francesco. Re ha fissato l’eredità di Bergoglio in una serie di idee molto chiare e ben evidenti ai cardinali che devono scegliere il prossimo successore di Pietro (…). C’è una battuta, del cardinal Michael Czerny, gesuita canadese, che ben sintetizza l’atmosfera di ieri: a questi funerali più che odore di santità si è sentito l’odore delle pecore. Non è solo questione di numeri, ma di atteggiamento, di profondo ringraziamento, di affetto del “Pueblo fiel de Dios” verso questo Papa. Il corteo funebre che ha portato il feretro al sepolcro nuovo dentro Santa Maria Maggiore ha attraversato la Capitale fra due ali di folla, a fatica contenuta dalle transenne. Un abbraccio profondo dei 400 mila che alla tappa finale si è concluso con le rose bianche donate proprio da alcuni di quegli «ultimi» che lui ha amato e soccorso. Ultimi, senzatetto e detenuti, questa volta in prima fila.“ (Alessandro Banfi)


Abba nostro…


(Pomeriggio) Papa Francesco ha avuto un suo stile, per alcune persone, come per me e mia moglie, questo stile era del tutto corrispondente, per altri era faticoso (non sto parlando di chi lo odiava; nessun cattolico autentico odia il Papa); grazie a Dio nella Chiesa abbiamo una molteplicità (non pluralità) di stili; non abbiamo neppure un solo vangelo ed è bene così. Ora vedremo che stile si presenterà sul soglio di Pietro; non è necessario far risalire questo stile direttamente all’operato dello Spirito Santo - come spiega bene Ratzinger (cf. una sua citazione ripresa da Socci in un articolo di oggi) -, ma sarà comunque uno stile ecclesiale, che con grande probabilità arricchirà la Chiesa. 


Nel bosco abbiamo visto il trifoglio in fiore con i suoi petali striati di blu. Mia moglie, che me li ha fatti vedere, con ragione ha detto: con quanta attenzione ai dettagli è ornata la natura! La dove abbiamo mangiato ho anche visto un meraviglioso tiglio, le cui foglie hanno appena aperto i boccioli, che sono ancora visibili come ornamento, con quel meraviglioso verde della primavera, così delicato e fresco.  


(Wetterzeube, il 26.4.25, sabato dell’ottava di Pasqua)

„Presso l’Altare della Confessione, {è stato celebrato ieri sera} il rito {della chiusura della bara} presieduto dal cardinale camerlengo Farrell. Presenti alcuni familiari del Pontefice. Durante la notte il Capitolo di San Pietro assicurerà una presenza di preghiera e di veglia“ (Vatican news di ieri). Oggi il funerale, celebrato dal novantunenne cardinal Re, alla presenza di tanto popolo e di tanti capi di stato. Nell’editoriale della FAZ Jürgen Knaben cerca di comprendere „un particolare carisma personale del Papa“. A me sembra di rivedere una scena nella quale Terence Hill, prende la pistola dal fodero dell’avversario e gli da due sberle, e poi gli dice: „non hai capito niente, vero?. Vuoi che lo rifaccia?“ Così a me sembra con la FAZ: il giornalista vede la folla (in vero il popolo santo di Dio), vede la risonanza in tutto il mondo, ma l’unica cosa che gli viene in mente è un particolare carisma personale; certo quest’ultimo è vero, ma „ubi Petrus, ibi ecclesia; ubi ecclesia vita aeterna“ (Sant’Ambrogio, citato nella sua completezza alcuni fa dal cardinal Scola) e quest’ultima la può donare solo Cristo, senza il quale noi a stento abbiamo la capacità di comprendere il dono.


Ma torniamo al nostro lavoro con i testi del pontefice: „È certo che ogni peccato danneggia la Chiesa e la società, per cui «a ciascun peccato si può attribuire […] il carattere di peccato sociale», anche se questo vale soprattutto per alcuni peccati che «costituiscono, per il loro oggetto stesso, un’aggressione diretta al prossimo». [San Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsin. Reconciliatio et Paenitentia (2 dicembre 1984), 16: AAS 77 (1985), 215.] San Giovanni Paolo II ha spiegato che la ripetizione di questi peccati contro gli altri finisce molte volte per consolidare una “struttura di peccato” che influisce sullo sviluppo dei popoli. [Cfr Id., Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 36: AAS 80 (1988), 561-562.] Ciò fa spesso parte di una mentalità dominante che considera normale o razionale quello che in realtà è solo egoismo e indifferenza. Tale fenomeno si può definire alienazione sociale: «È alienata la società che, nelle sue forme di organizzazione sociale, di produzione e di consumo, rende più difficile la realizzazione di questo dono ed il costituirsi di questa solidarietà interumana». [Id., Lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991), 41: AAS 83 (1991), 844-845.] Non è solo una norma morale ciò che ci spinge a resistere a queste strutture sociali alienate, a metterle a nudo e a propiziare un dinamismo sociale che ripristini e costruisca il bene, ma è la stessa «conversione del cuore» che «impone l’obbligo» [Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1888.] di riparare tali strutture. È la nostra risposta al Cuore amante di Gesù Cristo che ci insegna ad amare.“ (Dilexit nos, 183). // Ovviamente Ernst Jünger non parla in modo così teologico, ma pensa la stessa cosa; la grande battaglia del cuore (che lui definisce „avventuroso“) è la battaglia principale. In tutto ciò che ho scritto sulla profezia della pace nei miei diari, in tutto ciò che ho citato e ripreso, non bisogna mai dimenticare che la mancanza di iniziativa diplomatica, che grazie a Dio ora l’amministrazione Trump cerca di superare, rispecchia lo stato del nostro cuore, mancante di una conversione: alla fine della sua vita, ma forse anche prima, in tanti testi, Jünger comprenderà che sarà necessaria la „nostra risposta al Cuore amante di Gesù“, nella forma della Catholica


Le critiche all'accordo di Trump sono del tutto esagerate. Molti dettagli sono ancora sconosciuti, ma i nostri bellicisti guidati da Kiesewetter, Strack-Zimmermann e compagni sono decisamente contrari, perché evidentemente vogliono continuare a sperperare per altri dieci anni il denaro dei contribuenti tedeschi in una guerra che l'Ucraina non può vincere e che ogni giorno costa la vita a centinaia di persone. Se la #Russia accettasse davvero e si potessero così fermare i combattimenti, il piano rappresenterebbe una reale opportunità per arrivare a una pace negoziata. Entrambe le parti devono scendere a compromessi. Chi pensa che la guerra possa finire solo quando l'Ucraina avrà riconquistato la Crimea soffre di una patologica perdita di contatto con la realtà. Chi pensa che l'adesione dell'Ucraina alla NATO sia una condizione per la pace, non vuole affatto porre fine allo spargimento di sangue. La questione della NATO è stata la ragione principale del 24 febbraio 2022, perché i russi non vogliono basi militari e missili occidentali al loro confine. Se ci fosse stata una disponibilità al compromesso sin dall'inizio, la guerra avrebbe potuto essere conclusa già nei primi mesi.“ (Sahra Wagenknecht, X, 25.4.25)


Abba nostro…


(Dopo) La predica del cardinal Re era molto bella, perché non ha parlato di sé, ma ha lasciato parlare l’intero Papa Francesco, ha fatto vedere il suo amore „evangelico“ per la Chiesa e il mondo ed alla fine gli ha chiesto di pregare per noi! 


(Droyssig, il 25.4.25, venerdì dell’ottava di Pasqua; San Marco

Ernst Jünger non ha, credo, un giudizio sull’Islam che mi sia davvero d’aiuto (quello che imparo in questi giorni da Kopp e Brignone è infinitamente più preciso), allo stesso tempo lo ritengo un pensatore davvero universale, perché, per esempio, mi apre la finestra della natura, della percezione del mondo degli uccelli per specificare. Ieri ho letto nel „Cuore avventuroso“ una storia di un codirosso, sul quale mai e poi mai avrei riflettuto da solo. La storia riguardava un uccellino caduto dal nido, e che al termine della caduta giace morto a terra, faceva parte di una famiglia di codirossi; i genitori continuano a portare agli altri uccellini il cibo volando vicino al piccolo codirosso morto, ma senza alcuna compassione;  il cadavere non è più „qualcuno“ (non sto pensando qui ad una „persona“, perché uccelli non sono persone), ma „qualcosa“. In un certo senso vale anche per un cadavere umano: è chiaro che chi giace nella bara in San Pietro è il Papa che domenica ha benedetto il „popolo fedele“, allo stesso tempo ogni giorno che passa diventa sempre, come cadavere, qualcosa di estraneo. Oggi nella 9 d ho commentato  Lc 24, 36-48; in questa storia Gesù ci tiene a dire che non è un fantasma (cf la mia meditazione di ieri mattina); non abbiamo un sapere ora disponibile che dimostri la verità di quello che dice Gesù; abbiamo dei testimoni, che hanno vissuto tantissimo tempo fa, abbiamo la fede; ma in vero non abbiamo neppure un sapere dell’inizio della nostra esistenza, anche se con la „tecnica“ possiamo osservare come si muove un feto, etc. Inizio e fine non sono disponibili, eppure il nostro cuore sa ciò che non possiamo dimostrare…

„È in corso un'epurazione altamente insolita e significativa di alcuni dei più alti funzionari della sicurezza nazionale. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth, in particolare, ha licenziato i suoi più fidati collaboratori di lunga data, che aveva scelto solo due mesi fa per ricoprire le posizioni più influenti nella definizione delle politiche, alle sue dirette dipendenze. Sebbene questo tipo di intrighi burocratici siano spesso oscuri a Washington – e Hegseth, fedelissimo di Trump, insiste nel dire che non sta succedendo nulla di straordinario – non si può fare a meno di notare che molti dei suoi consiglieri caduti in disgrazia sono tra i più accesi scettici, se non addirittura oppositori, di un conflitto militare tra Stati Uniti e Iran, a cominciare dal suo amico di lunga data ed ex marine Dan Caldwell. Esamineremo ciò che è chiaro in tutti questi eventi e se i tamburi di guerra che suonano ogni giorno più forte a Washington contro Teheran possano davvero essere fermati.“ (Glenn Greenwald) // Marco Rubio, ministro degli Esteri,  invece pensa che Trump non abbia come intenzione primaria una guerra contro l’Iran, piuttosto pensa che la meta sia quella di bloccare un possesso della bomba atomica da parte dell’Iran, se ho capito bene dapprima senza una guerra. 

Abba nostro…

(Wetterzeube, il 24.4.25; giovedì dell’ottava di Pasqua; terzo anniversario della morte di mio papà) Ho portato Konstanze, che oggi insegna dalla prima ora, a scuola con la macchina, perché per il tempo con cui io volevo andare a scuola con la bici, è prevista una pioggia intensa, e noi abbiamo una sola macchina; abbiamo cantato il „Regina coeli“, perché la morte del papa al lunedì di Pasqua conferma la gioia della Pasqua non la mette in dubbio. Le ho letto anche il Vangelo odierno (Lc 24, 35-48), che insiste sul fatto che Gesù risorto non è un fantasma: „Un fantasma non ha carne ed ossa, come vedete che ho io“ (ὅτι πνεῦμα σάρκα καὶ ὀστέα οὐκ ἔχει καθὼς ἐμὲ θεωρεῖτε ἔχοντα.). Chiede a loro perché sorgono in loro dubbi nel loro cuore (καὶ διὰ τί διαλογισμοὶ ἀναβαίνουσιν ἐν ⸂τῇ καρδίᾳ⸃ ὑμῶν). Quando vediamo il cadavere di un uomo ci vengono dei dubbi che il messaggio della risurrezione non sia vero, ma i discepoli hanno Cristo in carne ed ossa (σάρκα καὶ ὀστέα) davanti a loro, un Cristo che mangia con loro e che li invia a predicare il vangelo della misericordia in tutto il mondo (come ha fatto Papa Francesco fino al giorno prima di morire, con alcuni grandi segni nel triduum: la presenza in carcere, la presenza tra la gente, la benedizione del popolo santo di Dio e di tutti gli uomini di buona volontà). Noi cristiani crediamo nella loro testimonianza, degli apostoli, perché c’é un „ordine segreto“ in noi (cf la mia meditazione di ieri sera in dialogo con Jünger), di cui non disponiamo, ma di cui possiamo servirci, se non ci chiudiamo nel terrore della morte, quando ne abbiamo bisogno. Ad un certo punto comprendiamo che la morte non è l’ultima parola, e lo comprendiamo nel nostro cuore (ἐν ⸂τῇ καρδίᾳ⸃); e Gesù ci ha detto che la fede è ancor più grande della vista. 

La filosofia di Severino non è cristiana, anche se porta con sé alcuni elementi cristiani; è una filosofia parmenidea, che vede in ogni pensiero, anche in quello della risurrezione dall’annientamento, una concessione al nichilismo. Ma come noi non siamo mai confrontati con la materia pura, ma sempre con una materia che ha una forma (Aristotele), vale anche e non solo all’inizio per un cadavere, così non siamo mai confrontati con il nulla del nichilismo puro - questo sarebbe davvero un annientamento insopportabile - ma sempre con quel nulla che è abbracciato dal nulla della gratuità dell’amore. Per questo ieri il popolo santo di Dio ha applaudito al passaggio della salma del pontefice.  È innegabile che è stato portato da santa Marta a San Pietro un cadavere, ma la gente con quell’ordine segreto della fede ha visto di più (ἐν ⸂τῇ καρδίᾳ⸃). In questo senso „il medesimo uso di essere e „nulla““ (Ferdinand Ulrich) è davvero una formula cristiana, che sa integrare anche quell’“asintotico farsi infinto del finito“ (Claudio), come „infinito dispiegarsi della Gloria“ di cui parla Severino.  

Guidando di nuovo la nostra T-Roc, dopo aver guidato per andare in cinque adulti in Italia una BMW X3 (Sixt), sono contento. La  BMW X3 è una grande macchina, ma chiede una totale concentrazione al sistema, almeno all’inizio, la nostra T-Roc (VW) che è anche automatica, quindi non proprio il tipo di auto che ama Matt, è infinitamente più semplice e così più umana. 

Nella „Dilexit nos“ Francesco richiamandosi a San Giovanni Paolo II ci spiega il significato sociale della riparazione al cuore di Cristo: „San Giovanni Paolo II ha spiegato che, offrendoci insieme al Cuore di Cristo, «sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo»; questo implica certamente che siamo in grado di «unire all’amore filiale verso Dio l’amore del prossimo»; ebbene, «questa è la vera riparazione chiesta dal Cuore del Salvatore». [Lettera al Preposito Generale della Compagnia di Gesù (Paray-le-Monial, 5 ottobre 1986): L’Osservatore Romano, 6 ottobre 1986, p. 7.] Insieme a Cristo, sulle rovine che noi lasciamo in questo mondo con il nostro peccato, siamo chiamati a costruire una nuova civiltà dell’amore. Questo vuol dire riparare come il Cuore di Cristo si aspetta da noi. In mezzo al disastro lasciato dal male, il Cuore di Cristo ha voluto avere bisogno della nostra collaborazione per ricostruire il bene e la bellezza.“ (Dilexit nos, 182). Nei prossimi giorni voglio approfondire questo aspetto. L’ordine interiore che portiamo nel nostro cuore  non comprende la „riparazione“ come dei gesti formali o degli esercizi ascetici, ma come contributo alla civiltà dell’amore. Quale è la domanda che dobbiamo porci sempre? Con quello che dico e faccio sto contribuendo alla società dell’amore o a quella dell’odio? 

In totale sintonia con quando scritto qui da me, scrive Alessandro Banfi nella versione odierna: „Le analisi, i commenti, le speculazioni sul futuro, persino le legittime preoccupazioni sul futuro della Chiesa, hanno lasciato spazio ad una manifestazione di affetto autentica e popolare: quella della gente. Contrasto forte, plastico che nelle ore di ieri è diventato sempre più evidente a Roma, da quando la salma del Papa è stata posta in Basilica ed è iniziato l’omaggio dei fedeli. “Santa massa” l’ha chiamata Il Manifesto con un gioco di parole per raccontare i ventimila sfilati ieri. Alle parole e ai ricordi si sono sovrapposte le preghiere e la semplice devozione di un addio popolare a papa Francesco che sono state lette con sufficienza dai più. E invece si tratta di una manifestazione tracimante di amore e di identificazione con il messaggio di questo Papa. E che insieme sottolinea la realtà di un pontificato che ha messo al centro il “pueblo fidel” per usare un’espressione di Alberto Methol Ferré, l’intellettuale uruguaiano considerato “filosofo del popolo”, che tanto ha ispirato e influenzato Jorge Mario Bergoglio.“ (Alessandro Banfi)

„Questa dichiarazione di Trump {contro le esternazioni di Zelensky sulla Crimea} evidenzia la profonda frattura tra gli Stati Uniti e l'Ucraina. Dimostra inoltre, ancora una volta, che gli Stati Uniti non concederanno più alcun sostegno a un'Ucraina poco incline al compromesso e quindi anche alla pace. Sarebbe un errore fatale se gli europei incoraggiassero Zelensky a proseguire sulla strada sbagliata. Non è prevedibile che ci sarà un accordo migliore per l'Ucraina di quello proposto ora dagli Stati Uniti.“ (Johannes Varwick, X, 23.4.25) 

Abba nostro…


Mio papà 

(Dopo) La questione della libertà di religione non pregiudica per nulla la questione della singolarità della verità; il suo senso consiste nella difesa della libertà della professione della propria religione e se la verità è amore, chi oserebbe dire che bisogna costringere gli altri all’adesione alla propria religione? Che Padre Paolo abbia cercato un posto per l’Islam nella storia della salvezza secondo me non pregiudica neppure la questione della singolarità della verità, mette solo in dubbio la sua professione fanatica che sa meglio di Dio cosa sia necessario o meno…

Renato mi ha mandato il testo del testamento spirituale di Pio XII, molto bello ed umile: non ho il minimo problema a leggerlo e meditarlo. Ma la Chiesa è „movimento“ (semper reformanda) ed una cosa è chiara per me: se papa Francesco non è più cattolico o eretico o che ne so io, beh allora io lo sono ancora di meno. Per me lui è stato una roccia! 

(Mentre i ragazzi e le ragazze scrivono il compito in classe di filosofia) Christoph Hein ha ispirato „La vita degli altri“, il film sulla DDR che moltissimi hanno visto, sia in Italia che in Germania, ma pochi sanno che l’autore ha preso distanza da quel film, che in fondo presenta un „mito“ non una „storia“. Sto leggendo la sua „Nave dei matti“ (un romanzo che ripercorre la storia della DDR), in tedesco e sono arrivato alla pagina 353. La cosa che più mi ha impressionato fino ad ora è il modo nel quale Hein racconta le reazioni al discorso segreto di Nikita Sergeevič Chruščëv, in un congresso del partito comunista sovietico, dopo la morte di Stalin, un congresso che non interessava la gente normale, piuttosto solo i funzionari di partito della DDR. Si trattò di un discorso, però, che fece comprendere che Stalin non era solo il generale geniale che sconfisse Hitler, ma un assassino di massa. Passeranno ancora più di trent’anni, prima che accada quello che i funzionari temettero e cioè la fine della narrazione comunista e dello stato comunista, una volta che fosse chiaro che Stalin non era un’alternativa ad Hitler, ma un assassino di massa come quest’ultimo. Mi impressiona la chiarezza con cui il „cronista“ Hein parla di tutto ciò, del culto di personalità di un assassino; io non so quanti cattolici abbiano un tale „atteggiamento di confessione“ e non lo dico solo in riferimento a Papa Francesco, ma anche al modo con cui questi cattolici criticarono le diverse richieste di perdono di San Giovanni Paolo II per le diverse colpe della Chiesa nel corso della sua storia…// Per quanto riguarda matrimonio, fedeltà e sesso ovviamente il matrimonio non è un sacramento per i comunisti, ma l’atteggiamento etico nei confronti di esso è molto simile a quello cattolico (come si vede anche in Peppone), solo che Hein prende molto più sul serio, di quanto facciamo noi cattolici, l’importanza dell’orgasmo e di una vita sessuale diciamo normale per una giovane donna spostata con un anziano funzionario di partito che non vuole aver più un contatto sessuale con lei…

(Sera) La premier italiana Giorgia Meloni ha tenuto un discoro molto bello in parlamento sulla sua stima per ed amicizia con Papa Francesco; non ha nominato il tema dei profughi, ma per esempio la rilevanza politica della profezia della pace è stata presentata in modo adeguato e presa molto sul serio. Interessante in primo luogo è che due persone così differenti (per sesso, per età, per posizioni e compiti) possano essersi sentite vicine. E questo è quello che più mi consola: si può essere amici pur non convivendo tutto dell’altro…

Adrian mi ha mandato un articolo di Auron MacIntyre, di cui cito qui il passo centrale: „Le deportazioni di massa rimangono essenziali se gli Stati Uniti vogliono continuare ad essere una nazione funzionante. Ma il sistema legale non è l'unico ostacolo. La democrazia di massa, spesso salutata come un baluardo contro la tirannia, si rivela incredibilmente facile da manipolare. Quando le classi dirigenti non possono contare sull'elettorato attuale per mantenere il potere, semplicemente lo sostituiscono. I democratici sanno bene che i nuovi immigrati sostengono in modo schiacciante il partito che promette la ridistribuzione della ricchezza, dalla popolazione consolidata ai nuovi arrivati. Gli immigrati illegali potrebbero non votare immediatamente, ma molti otterranno l'amnistia o alla fine naturalizzeranno. I loro figli riceveranno tutti la cittadinanza per diritto di nascita. Questo è il piano: sostituire gli elettori a lungo termine per eliminare la seria opposizione nelle elezioni nazionali. La crisi al confine meridionale non ha mai minacciato i democratici. L'hanno progettata loro. Non è stato un fallimento politico. È stata una strategia elettorale. E la Corte Suprema non ha visto alcuna urgenza nel fermare una politica di frontiera progettata per manipolare le elezioni americane per generazioni. L'amministrazione Biden ha lanciato un'app per cellulari che ha accelerato l'ingresso illegale. Non solo ha lasciato il confine meridionale spalancato, ma ha anche trasportato aerei pieni di migranti haitiani direttamente negli Stati Uniti e li ha scaricati in piccole città del Midwest, dove hanno sovraccaricato le infrastrutture locali. Il presidente della Corte Suprema John Roberts non è mai intervenuto, nonostante il palese disprezzo dell'amministrazione per la legge federale e il suo dovere costituzionale di proteggere i cittadini. Quando funzionari governativi a tutti i livelli hanno violato i diritti costituzionali fondamentali durante la pandemia – libertà di religione, libertà di riunione e altro ancora – la Corte Suprema si è appena mossa. Quando le agenzie di intelligence federali hanno collaborato con le piattaforme dei social media per censurare gli americani e manipolare l'esito delle elezioni presidenziali, i giudici sono rimasti in silenzio. Nessun ordine di emergenza. Nessuna sentenza a tarda notte. Anche quando gli imputati del 6 gennaio sono stati accusati in base a una legge che chiaramente non si applicava a loro, la Corte ha temporeggiato per anni prima di occuparsi del caso. Ma quando i membri della gang MS-13 hanno rischiato l'espulsione in base a una legge federale di lunga data, la Corte Suprema è entrata in azione, emettendo un'ordinanza a mezzanotte per proteggere i loro diritti al giusto processo. Regole diverse per persone diverse. E noi tutti dovremmo fingere di non accorgercene. La situazione è diventata così assurda, così palesemente politica, che il giudice Alito l'ha denunciata in una dissenting opinion, sottolineando l'ironia di negare il giusto processo in un'ordinanza d'urgenza che avrebbe dovuto tutelare il giusto processo: In sintesi, letteralmente nel cuore della notte, la Corte ha emesso un provvedimento senza precedenti e giuridicamente discutibile senza dare ai tribunali di grado inferiore la possibilità di pronunciarsi, senza ascoltare la controparte, entro otto ore dal ricevimento della richiesta, con un supporto fattuale dubbio a sostegno del proprio ordine e senza fornire alcuna spiegazione. Ho rifiutato di aderire all'ordinanza della Corte perché non avevamo alcun motivo valido per ritenere che, date le circostanze, fosse necessario o appropriato emettere un'ordinanza a mezzanotte.“ (Substack di oggi). Se tutto ciò è vero è chiaro che non solo la dialettica autocrazia/ democrazia è fatale, come ho sostenuto spesso io in riferimento alla profezia della pace, ma che in vero vi è un’identità tra democrazia ed autocrazia, che supera anche la posizione di N.S. Lyons, che nel suo famoso articolo sul paradigma manageriale cinese aveva per lo meno detto che la Cina ama ancora meno la libertà delle classi dirigenti „democratiche“ statunitensi o occidentali. Mia moglie è scettica sulla tesi di Auron MacIntyre a riguardo della „sostituzione“, le sembra troppo „speculativa“ o „tirata per i capelli“; lei ha un senso storico più acuto del mio, detto questo sarebbe bello potersi confrontare su tesi forti come la „sostituzione“ o la „remigrazione“ senza darsi a priori del criminale…Chiaro è anche ovviamente che nessuna analisi legittima il fatto che il Mar Mediterraneo sia diventato un cimitero. 

(Wetterzeube, il 23.4.25; mercoledì dell’ottava di Pasqua) Oggi la bara aperta del papa, che è stato conservato per ora nella cappella di santa Marta dove ha predicato quasi ogni giorno, verrà portata in San Pietro per un ultimo saluto del popolo santo di Dio. In queste prediche e nell’Angelus domenicale, che mia moglie ed io abbiamo seguito con fedeltà, si trova il magistero ordinario del Papa, che Lucio Brunelli forse con ragione ritiene essere la pietra preziosa del suo pontificato. Renato Farina ha scirtto  un articolo bello, scritto molto bene, come io mai potrò scrivere in alcuna lingua, ha sottolineato tre aspetti di questo magistero ordinario: guardare in faccia e toccare il povero al quale si da le elemosine (per lo meno per quanto riguarda il guardare in faccia ho seguito anch’io il pontefice in questo suo consiglio); il rispetto e l’amore per i nonni (ho trovato sempre questo tema un po’ romantico; ci sono nonni dominanti che rendono la vita impossibile ai propri figli) ed infine la preghiera dei santi e l’adorazione del cuore di Gesù, tema che è diventato anche l’ultima enciclica del papa dello scorso ottobre. Credo che abbia forse ragione anche Alessandro Banfi quando scrive che nella „Fratelli tutti“ si trovano forse i pensieri più importanti, diciamo del Papa politico. Massimo Borghesi ha cercato in libri ed articoli di far comprendere che il Papa non è modernista, anche se era moderno e libero…Io cerco di seguirlo, il Papa, meditando i testi concreti che trovo, questa mattina leggendo e meditando i numeri 284 e 285 della „Fratelli tutti“: „Talvolta la violenza fondamentalista viene scatenata in alcuni gruppi di qualsiasi religione dall’imprudenza dei loro leader. Tuttavia, «il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che rappresentiamo. […] Come leader religiosi siamo chiamati ad essere veri “dialoganti”, ad agire nella costruzione della pace non come intermediari, ma come autentici mediatori. Gli intermediari cercano di fare sconti a tutte le parti, al fine di ottenere un guadagno per sé. Il mediatore, invece, è colui che non trattiene nulla per sé, ma si spende generosamente, fino a consumarsi, sapendo che l’unico guadagno è quello della pace. Ciascuno di noi è chiamato ad essere un artigiano della pace, unendo e non dividendo, estinguendo l’odio e non conservandolo, aprendo le vie del dialogo e non innalzando nuovi muri!».[Discorso ai partecipanti all’Incontro internazionale per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio (30 settembre 2013): Insegnamenti, I, 2 (2013), 301-302.]“ (284). La differenza tra mediatore e intermediario è notevole: il Papa che pensa a partire dal Cuore di Gesù, come ho scritto ieri, non fa alcuno sconto, né dottrinale né umano, come mediatore si spende per un solo scolpo: la pace! Il grande lavoro che dobbiamo fare noi è quello di estinguere l’odio e il risentimento che ricolmano il nostro cuore, prima ancora di quello altrui. 

Nel punto 285, citando il documento sulla Fraternità universale di Abu Dhabi, troviamo alcuni punti essenziale del dialogo tra due uomini che guidano grandi religioni: . In quell’incontro fraterno, che ricordo con gioia, con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, abbiamo fermamente dichiarato che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato – in alcune fasi della storia – dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini […]. Infatti Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il suo nome venga usato per terrorizzare la gente».[Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi (4 febbraio 2019): L’Osservatore Romano, 4-5 febbraio 2019, p. 6.] „Perciò desidero riprendere qui l’appello alla pace, alla giustizia e alla fraternità che abbiamo fatto insieme: «In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace. / In nome dell’innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere, affermando che chiunque uccide una persona è come se avesse ucciso tutta l’umanità e chiunque ne salva una è come se avesse salvato l’umanità intera. / In nome dei poveri, dei miseri, dei bisognosi e degli emarginati che Dio ha comandato di soccorrere come un dovere richiesto a tutti gli uomini e in particolar modo a ogni uomo facoltoso e benestante. / In nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna. / In nome dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza, divenendo vittime delle distruzioni, delle rovine e delle guerre. / In nome della fratellanza umana che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali. / In nome di questa fratellanza lacerata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini. / In nome della libertà, che Dio ha donato a tutti gli esseri umani, creandoli liberi e distinguendoli con essa. / In nome della giustizia e della misericordia, fondamenti della prosperità e cardini della fede./ In nome di tutte le persone di buona volontà, presenti in ogni angolo della terra./ In nome di Dio e di tutto questo, […] [dichiariamo] di adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio».[ibid]. Questa non è cultura woke, ma è espressione di quella forza inclusiva del cristianesimo, che ho per esempio imparato dal mio maestro Hans Urs von Balthasar (Gloria III), il papa ha forse sottolineato più degli aspetti che si trovano in un altro grande gesuita, Padre Paolo Dall’Oglio che in Balthasar, ma l’atteggiamento ultimo è e rimane quello del dialogo, al quale Balthasar dedicherà pagine memorabili della „Teologica“, in dialogo con pensatori come Martin Buber…Già a partire dall’Apocalisse dell’anima tedesca, Balthasar si trovava in dialogo con tutta la cultura tedesca, anche se questo dialogo implicava una confessione del peccato al cospetto di Cristo…Su questo punto del dialogo io sono del tutto differente da pensatori conservatori come N.S. Lyons, che trovano un grande spazio nel mio diario, ma piuttosto per la loro critica del paradigma globale tecnocratico e manageriale… Per quanto riguarda Ernst Jünger, con il quale sto intessendo un dialogo interiore negli ultimi tempi, direi che non vi è forse pensatore più universale di lui, anche se non ha un giudizio adeguato sull’Islam

Dalla versione odierna di Banfi, che sottolinea il no al riarmo e la profezia della pace del pontefice: 1) „Massimo Cacciari, uno dei pochi intellettuali del nostro Paese, dice al proposito (interviste ad Avvenire e a La Stampa): Papa Francesco è stato «l’unico che ha avvisato i naviganti che si sta andando contro la scogliera. E adesso il venir meno anche di questa voce rende tutto più difficile. Più difficile avere ascolto, più difficile organizzare qualcosa, più difficile tutto. A meno che il suo successore non riprenda con altrettanta decisione le indicazioni, la prospettiva, le idee di papa Bergoglio. Ma questo chi può dirlo?». 2) Un ricordo semplice e profondo di una persona cara che se ne è andata è l’articolo, pubblicato dall’Osservatore Romano, di un vero amico di Bergoglio, Lucio Brunelli, stimato vaticanista del Sabato, di 30Giorni, poi del Tg2 e infine direttore di Tg2000. Lo trovate qui nella versione del suo Blog, aperto a tutti. Racconta Brunelli: «Un cristianesimo dell’attrattiva e dello stupore. Un cristianesimo della mendicanza. Di questo aveva bisogno la Chiesa, e soprattutto il mondo. Non di militanti imbronciati. Bergoglio non si trovava a suo agio con certi interpreti del pontificato di Benedetto XVI che riducevano la testimonianza cristiana a infinite guerre culturali. Ma verso Benedetto aveva stima sincera. lo aveva votato nel conclave del 2005. Nel gennaio 2013 gli inviai il link a un mio documentario su Ratzinger, un ritratto inedito in controtendenza con gli stereotipi del “pastore tedesco”. Gli piacque molto, proprio perché - scrisse - sottolineava “la sua carità e la sua mansuetudine”». (Lettera del 17-1-2013)».

"È in questo quadro che, dopo cinque anni di crisi diplomatica tra la Santa Sede e la moschea-università di al-Azhar, nel 2016 il Papa argentino ha incontrato in Vaticano il Grande Imam dell’importante istituzione cairota Ahmad al-Tayyeb, prima tappa di un percorso che tre anni più tardi avrebbe portato alla firma del documento sulla Fratellanza umana ad Abu Dhabi, a sua volta preludio dell’enciclica Fratelli Tutti. Benché sia innegabilmente questo il punto culminante del suo incontro con i musulmani, tutto il pontificato di Francesco è costellato di momenti che anche nei prossimi anni andranno ricordati e ripresi. Nel 2017, al Cairo, Francesco ha condensato in una felice formula – «il dovere dell’identità, il coraggio dell’alterità e la sincerità delle intenzioni» – l’atteggiamento più adeguato per vivere il dialogo evitando allo stesso tempo chiusure e sincretismi. Nel 2019, durante la sua visita in Marocco, incontrando i sacerdoti, i religiosi, i consacrati e il Consiglio ecumenico delle Chiese alla Cattedrale di Rabat, il Papa argentino ha delineato in un bellissimo discorso il nesso inscindibile tra dialogo e missione. Due anni dopo, quando ancora non si era conclusa la pandemia di Covid-19, e in condizioni di sicurezza tutt’altro che ottimali, Francesco non ha rinunciato a recarsi in Iraq, Paese martoriato da guerre, conflitti confessionali e malgoverno. In quell’occasione, l’incontro con il Grande Ayatollah al-Sistani ha allargato al mondo sciita il percorso iniziato con il grande imam al-Tayyeb, tracciando così un sorprendente triangolo del dialogo interreligioso e interconfessionale tra Chiesa cattolica, musulmani sunniti e musulmani sciiti." (Michele Brignone)


https://www.oasiscenter.eu/it/il-dovere-dell-identita-il-coraggio-dell-alterita-il-contributo-di-papa-francesco-al-dialogo-islamo-cristiano


(PS am 24.4.25) Nel capitolo „La Chiesa cattolica e l’Islam“ (in „Eredità cristiana dell’Irak“, 158 sg.) Matthias Kopp ricostruisce il filo rosso di questo dialogo a partire dalla „Nostra aetate“ del Concilio Vaticano II, che vengono portate avanti da tutti i papi a partire per l’appunto dal Concilio Vaticano II, che era stato ispirato, su questo punto, dal rafforzamento delle scienze religiose e dall’esperienza come delegato apostolico di San Giovanni XXIII in Istanbul dal 1935 al 1944. Paolo VI con il suo viaggio a Gerusalemme del gennaio del 1964 sviluppa sebbene ancora timidamente le idee di „Nostra aetate“, ma già San Giovanni Paolo II ha un atteggiamento nei confronti dell’Islam molto simile a quello di Papa Francesco analizzato da Michele. Anche Benedetto XVI, pur con l’incidente del discorso di Ratisbona nel settembre del 2006, forzato a livello mediale in una direzione che il papa non voleva, non ha mai messo in dubbio il senso profondo del dialogo con l’Islam sul rapporto tra fede e ragione. Nel mio blog ho dedicato tutto un post al mio dialogo interiore con Padre Paolo Dall’Oglio, che ho ripreso anche nei miei diari e che rivela il mio grande interesse per il rapporto con l’Islam. Per questo mi piacerebbe prendere parte come pensionato ad uno dei viaggi di Oasis, se in questi anni che Ferdinand non ha ancora finito di studiare posso permettermelo). // Ciao Roberto! Anche a me pare che sia soprattutto con Giovanni Paolo II che il dialogo con i musulmani prenda veramente slancio, anche se tra tante difficoltà. E Francesco ha dato un nuovo impulso all'intuizione di „Nostra Aetate“, anche in forza della sua attitudine umana all'incontro personale. In Dall'Oglio c'è una teologia del posto dell'Islam nella Storia della Salvezza che probabilmente non c'è in Francesco. In questo momento sono in Marocco, proprio per preparare un viaggio di Oasis. Michele // Proprio in Marocco, San Giovanni Paolo II aveva stupito la comunità musulmana con questa sua richiesta di perdono, scrive Kopp. R //  Sì quel viaggio è stata una svolta. M 


Abba nostro…

(Pomeriggio) Scrive Claudio Amicantonio ne „L’opinione della libertà“ oggi: „Ma è qui {in riferimento all’annuncio della risurrezione} che il pensiero di Emanuele Severino, uno dei più radicali e profondi filosofi italiani contemporanei, ci interpella con una domanda inquietante: e se la stessa concezione cristiana della resurrezione non riuscisse a oltrepassare pienamente il problema della morte? Severino, nella sua rigorosa riflessione sul rapporto tra essere e nulla, ci suggerisce un paradosso sorprendente: la resurrezione cristiana, nel suo presupporre che prima si debba morire (nel senso di diventare nulla) per poi risorgere, non resta forse ancora prigioniera di quel “nichilismo” che ha dominato l’intero pensiero occidentale? Non perpetua forse, pur nel suo tentativo di superarla, l’idea che l’essere possa davvero diventare niente? In questo senso, la resurrezione dei corpi presuppone quell’annientamento che Severino considera il vero “pungiglione della morte” e la grande contraddizione del pensiero occidentale. Come potrebbe infatti risorgere ciò che non è stato prima annientato? La provocazione del filosofo bresciano scuote le certezze tanto del pensiero laico quanto di quello religioso: “L’essere è e non può non essere”. Ogni ente è eternamente se stesso, non può venire dal nulla né tornare al nulla. Inoltre, anche se non si può che accennare, ciò che attende ogni uomo è l’infinito dispiegarsi della Gloria che, nel linguaggio di Severino, significa l’asintotico farsi infinito del finito. Non siamo forse di fronte a una possibilità ancora più vertiginosa della stessa resurrezione? Non potrebbe essere che ciò che chiamiamo resurrezione sia in realtà la metafora imperfetta di un destino ancora più radicale: non il ritorno dall’annientamento, ma la manifestazione gloriosa di ciò che non ha mai cessato di essere?“ // Queste riflessioni filosofiche sono riferite alla morte del Papa, cosciente della sua finitudine. Gesù nel capitolo 6 di san Giovanni dice: „[48] Io sono il pane della vita. [49] I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; [50] questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia (ἵνα τις ἐξ αὐτοῦ φάγῃ καὶ μὴ ἀποθάνῃ·). [51] Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo“. Ma come: non muoia? Il cadavere nel papa giace nella bara oggi esposta a San Pietro. Si li giace Papa Francesco che domenica scorsa aveva ancora benedetto il popolo santo di Dio; quel cadavere è quello che rimane di lui, ma vi è un „nulla“ infinitamente più forte del nulla nichilista e che davvero non può essere annientato: il nulla dell’amore gratuito, quel nulla di cui parla il linguaggio quando rispondiamo ad un ringraziamento con un „di nulla“, „de nada“. Vi è un „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ferdinand Ulrich), che identifica l’essere con la gratuità dell’amore. Questo essere come dono di amore gratuito - il primerear di cui parlava Francesco - non può essere annientato, ma non coincide con il nostro corpo mortale, è „sovraessenziale“ spiega Ferdinand Ulrich. Nei mie commenti all’Homo Abyssus ho spiegato ciò molto profondamente. 

(Sera) Ora il popolo santo di Dio se ne è andato e tu ti trovi, fratello Francesco, nella grande basilica, non so se da solo o con qualcuno che veglia la tua salma, ma certamente vi è la piccola luce rossa del tabernacolo e Cristo è presente in questo grande spazio di San Pietro. Tu solo con Cristo! Avevi chiesto un funerale semplice di un giorno, ma credo che ci sia troppa gente che ti voglia dare il loro ultimo saluto, prima che il tuo corpo venga seppellito in Santa Maria Maggiore. Ci sono tante speculazioni sul tuo successore, e credo che ci sia una lotta delle interpretazioni, tra coloro che vogliono un papa come te, rappresentante di un cristianesimo dell’attrattiva e dello stupore e chi vuole un cristianesimo come espressione culturale. In vero gli uni accusano gli altri di volere delle guerre culturali, ma anche di loro si potrebbe dire che vogliono una guerra contro chi vuole la guerra culturale. E quest’ultimi ti criticano come un cristiano woke, ma in vero woke lo sei solo nel senso che Cristo ti ha risvegliato dai morti. Tra queste lotte ermeneutiche posa incunearsi il silenzio della grande basilica con il papa solo con Cristo solo nel tabernacolo, possa incunearsi il mistero, in modo che il nuovo papa sia ciò che Tu, oh Signore, vuoi che egli sia. Amen. 

Sulla morte. „L’uomo possiede capacità che porta con sé come un ordine segreto; non ne dispone finché non ne ha bisogno.“ (Ernst Jünger, Il cuore avventuroso, seconda versione, volume undicesimo dell’opera omnia, 280). Credo che questo valga anche per la morte e per il morire, come è valso per il nascere e la nascita. Di entrambe le cose non sappiamo nulla; della nostra nascita non ne abbiamo memoria e la morte non l’abbiamo sperimentata. Cosa accadrà? Quello che sappiamo è ben poco; il nostro corpo si irrigidisce e poi si putrefa, se avessero ragione i materialisti sarebbe ben poca cosa, ma in vero ci vuole coraggio per morire e l’ordine segreto di cui parla Jünger non viene anticipato; ci sarà dato, quando sarà il caso, in primo luogo per cedere al senso necessario del morire e poi per fare i nostri primi passi nel purgatorio o nel cielo, speriamo di no nell’inferno, perché li non vi è alcun ordine segreto che tenga…

(Wetterzeube, il 22.4.25; martedì dell’ottava di Pasqua) Partiamo, in questa meditazione mattutina, dal semplice fatto che delle donne testimoniano la resurrezione di Cristo (Mt 28, 8-15): „Le donne devono essere testimoni missionarie di questo annuncio. L’esperienza delle donne ha i connotati di un evento storico perché mai si sarebbe attribuito ad una donna la funzione di testimone, essendo per l’antico diritto inabilitate a testimoniare“ (Primo Gironi e Filippo Serafini nella Bibbia che uso sempre). Quindi la Resurrezione è un avvenimento storico, sebbene non sia un ritorno di Cristo nella modalità di una permanenza nella storia. A differenza del racconto di Giovanni, le donne qui in Matteo possono toccare Cristo: „gli baciarono i piedi“; Cristo dice loro di andare ad annunciare la Sua presenza ai suoi fratelli, che devono ritornare nella Galilea, forse nel senso di ritornare alla quotidianità della „piccola via“ (Teresa, Charles). Il Vangelo odierno racconta anche una fake new: i suoi discepoli sarebbero venuti di notte a rubarne il corpo, questo devono raccontare i soldati per mandato degli anziani. La fake new è risultato di una consultazione: consultazioni non sono sempre al servizio della verità. 

Papa Francesco ha avuto un compito rappresentativo, non è il Padre; di Padre c’è ne solo uno, Dio nel cielo, nelle cui braccia si trova anche Francesco. Sia Ulrich che lui hanno sempre sottolineato il loro essere nulla. Ma ascoltiamo ancora una volta Francesco nella sua ultima enciclica, per comprendere le cose che gli stavano a cuore: „179. San Charles de Foucauld voleva imitare Gesù, vivere come Lui, agire come Lui agiva, fare sempre ciò che Gesù avrebbe fatto al suo posto. Per realizzare pienamente questo obiettivo, aveva bisogno di conformarsi ai sentimenti del Cuore di Cristo. Così compare ancora una volta l’espressione “amore per amore”, quando dice: «Desiderio di sofferenze per rendergli amore per amore; […] per partecipare al suo compito offrirmi con lui, nonostante il nulla che sono, come sacrificio, come vittima, per la santificazione degli uomini». [Gesù, la sua Passione, Ritiro fatto a Nazaret, 5-15 novembre 1897: C. de Foucauld, La vita nascosta. Ritiri in Terra Santa (1897-1900), Roma 1974, 72.] Il desiderio di portare l’amore di Gesù, il suo impegno missionario tra i più poveri e dimenticati della terra, lo condusse ad assumere come motto Iesus Caritas, con il simbolo del Cuore di Cristo sormontato da una croce. [Dal 19 marzo 1902 tutte le sue lettere sono intestate con le parole Jesus Caritas separate da un cuore sormontato dalla croce.] Non è stata una decisione superficiale: «Con tutte le mie forze cerco di mostrare, di provare a questi poveri fratelli sviati che la nostra religione è tutta carità, tutta fraternità, che il suo emblema è un Cuore». [Lettera a Don Huvelin, 15 luglio 1904: Opere spirituali, Roma 1983, 633.] Ed il suo desiderio era di stabilirsi con altri fratelli «in Marocco nel nome del Cuore di Gesù». [Lettera a Dom Martin, 25 gennaio 1903: C. de Foucauld, «Cette chère dernière place». Lettres à mes frères de la Trappe, Paris 2012, 311.] In tal modo la loro opera evangelizzatrice sarebbe stata un’irradiazione: «La carità deve irradiare dalle fraternità, come irradia dal cuore di Gesù». [Citato in René Voillaume, Les fraternités du Père de Foucauld, Paris, 1946, 173.] Questo desiderio lo ha reso a poco a poco un fratello universale, perché, lasciandosi plasmare dal Cuore di Cristo, voleva ospitare nel suo cuore fraterno tutta l’umanità sofferente: «Il nostro cuore, come quello della Chiesa, come quello di Gesù, deve abbracciare tutti gli uomini». [Meditazioni dei santi Vangeli sui passi relativi a quindici virtù, Nazaret 1897-1898, Carità 77 ( Mt 20,28): C. de Foucauld, Meditazioni sui passi dei vangeli relativi a Dio solo, fede, speranza, carità (1897-1898), Roma 1973, 325.] «L’amore del Cuore di Gesù per gli uomini, questo amore che Egli manifesta nella sua Passione, ecco quello che dobbiamo avere per tutti gli esseri umani». [Ivi, Carità 90 ( Mt 27,30): Op. cit., 338.]“ (Dilexit nos, 24.10.24). La fratellanza universale della „Fratelli tutti“ ha la sua origine nel cuore di Gesù, non in un’ideologia. Questo suo lavoro non ideologico con la umma mussulmana è forse tra le cose più grandi del suo pontificato. Ma anche un viaggio come quello nella Mongolia è possibile solo per il suo atteggiamento non ideologico. La sua preoccupazione per la Chiesa in Germania era quella di una tentazione ideologica nella sinodalità tedesca; come ha detto il vescovo Bätzing ieri nell’ARD e nello ZDF il Papa non ha pensato che tutto ciò che si fa e si pensa in Germania sia sbagliato, ma era preoccupato per una marcia troppo veloce, quella che il Papa stesso ha chiamato „tentazione ideologica“. Ovviamente tutti siamo tentati in questa direzione, e forse Papa Francesco stesso, pur dovendo tenere conto delle differenze tra la situazione in Germania e quella in Italia, nel tempo della pandemia ha preso decisioni e detto frasi che erano acriticamente ideologiche; comunque sia, anche lui era solo un uomo, che ha fatto un grande servizio alla Chiesa…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Quello che ha detto il prof. Jeffrey Sachse alla BZ (11.4.25) a proposito della strategia economica dell’amministrazione Trump, conferma quello che mi ha scritto il cardinal Konrad Krajewski, Prefetto dell’Elemosineria Vaticana (Vaticano, 3.4.25) e che ho citato ieri. Ascoltiamo il professore americano, che fa vedere come la strategia dell’amministrazione Trump, danneggerà non solo i poveri, ma anche il cittadino medio: „Penso che per Elon Musk sarà probabilmente un'epoca d'oro. Ma non sono molte le persone che hanno un patrimonio personale di 400 miliardi di dollari. Per l'americano medio non si prospetta un'epoca d'oro. Gli Stati Uniti sono una sorta di plutocrazia in cui il denaro vota e il popolo ha poco potere. Le campagne elettorali sono piuttosto costose. Durante la campagna elettorale sono stati spesi circa 16 miliardi di dollari. I CEO delle grandi aziende tecnologiche hanno fornito la maggior parte dei fondi. Si sono schierati dalla parte di Trump e la loro ricchezza è aumentata notevolmente dal giorno delle elezioni. La prima misura di politica economica di Trump sarà probabilmente la continuazione dei tagli fiscali per le aziende statunitensi. E questo è ovviamente molto favorevole al settore tecnologico; oltre a questo vorrà tagliare la spesa sociale. Sarà piuttosto dura per il cittadino medio.“ Nella stessa intervista il professor Sachse fa vedere come sia l’EU che la Germania perseguono una politica economica e militare al servizio del „deep state“ statunitense, che Trump sta cercando di affondare, ma sia nei confronti del deep state guerrafondaio che nei confronti della politica dei dazi dell’amministrazione Trump, l’EU e la Germania dovrebbero perseguire i loro interessi, in dialogo con Cina e Russia. Per esempio riattivando il Nord-Stream 2 e non facendosi rappresentare solamente dalle voci anti russe baltiche. Di Zelensky, che probabilmente non ha neppure una legittimità politica nel suo paese non ci si dovrebbe fidare…L’intervista è un invito alla diplomazia: „È facile andare a Kiev. Ma il compito vero e proprio di un diplomatico è andare a Mosca“. 

(Notte) Per Stalin era un insulto: „cosmopolita senza radici“ (cf. Christoph Hein, Das Narrenschiff, 297); la fratellanza universale (Charles, Francesco) non ha nulla a che fare con ciò, perché le radici di essa sono nel Logos universale e concreto che è Cristo stesso, mite e non guerriero (Dilexit nos, 180). La fratellanza universale non è neppure contro le identità nazionali, piuttosto invita ad un rapporto mite tra di loro.

(Monaco di Baviera, il 21.4.25; Lunedì di Pasqua; 87esimo compleanno) Ho visto nella pagina Instagram dell’Osservatore Romano che J.D. Vance è stato ricevuto dal Papa; ne sono molto grato e lui stesso era grato che il Papa lo avesse ricevuto.


J.D. Vance con la sua famiglia in San Pietro 

In una lettera del 1977, della Pasqua del 1977, Don Luigi Giussani parla della serietà con la quale deve essere affrontata la vita quando i tempi sono difficili; questa lettera è stata scritta nell’anno precedente al rapimento di Moro da parte delle Brigate Rosse. La lettera è un invito ad una fede matura e responsabile ed è scritta con un linguaggio cristiano preciso, parlando di croce e sacrificio. In queste due parole è riassunto il mistero della carità cristiana. Chi smette di fare un tale lavoro, incluso in queste parole, smette semplicemente di essere cristiano. Andare a visitare mia mamma è stato anche un po’ sacrificio, perché le mie gambe non sopportano bene viaggi così lunghi in un tempo così stretto. Anche se la presenza di Johanna, Ferdinand, Nadia e Konstanze hanno reso il viaggio bello. Anche l’incontro con Matteo che mi ha portato la sua trilogia. Ma chiediamoci ancora più a fondo: cosa è la caritas? Per me non è e non potrà mai essere una questione di appartenenza a gesti di una comunità; anche don Giussani scrive che non dobbiamo „limitarci soltanto a seguire raduni o a partecipare ad iniziative“; per me con il primo incontro di CL con Papa Francesco nel marzo del 2015 c’è stato un passo ulteriore che lui aveva espresso in modo molto forte e che non è mai stato recepito da nessuno (!), neanche da chi guidava o guida ora il Movimento: decentrarsi dal carisma! Amore „umsonst“ (gratis et frustra) significa decentrarsi dal carisma ed incontrare Cristo dove Cristo mi pone, per me nella periferia della ex DDR, nella storia della mia famiglia. Ovviamente non ho smesso di partecipare a gesti ecclesiali (la Santa Messa, l’adorazione eucaristica, la compagnia di mia moglie, dei miei figli e di qualche amico…), ma cerco di parlare, almeno nel mio dialogo interiore, nel modo meno pio possibile; è vero che Gesù ha uno sguardo vergine sul reale, ma è vero anche che in lui non vi è alcuna forma di pruderie come fa vedere la scena fortemente erotica di una donna che gli asciuga l’olio sparso sui piedi con i propri capelli. Nella sua prima enciclica Benedetto XVI stesso non distingue con un aut aut caritas da eros. Poi io ho imparato da Etty Hillesum, ma non solo, a guardare in alto, ma anche a prendere sul serio l’inconscio collettivo con le sue perversioni polimorfi (C.G.Jung) o quello che Ernst Jünger chiama  l’anarchia erotica. Per decenni la Chiesa ha continuato ad usare un linguaggio pio che non ha per nulla evitato lo scandalo della pedofilia. Per quanto riguarda l’espressione di Recalcati sull’ “erotizzazione dell’ora di lezione“, non so bene cosa significhi. Certo non dobbiamo vivere in un adulterio latente, ma è davvero possibile ad un uomo, non ad un uomo-Dio, che comunque è diventato „peccato“ per noi, per usare la formula forte di San Paolo, guardare le sorelle e i fratelli uomini come li guarda Cristo, cioè con uno sguardo di assoluto amore gratuito? Noi dobbiamo fare questo lavoro, ma con la coscienza che nella „società trasparente“ (Byung Chul-Han) non vi è una barriera chiara tra eros e pornografia; chiedo semplicemente che il Signore mi prenda per mano e mi porti con lui in un luogo appartato nel quale curi la mia cecità, ma non credo che sia possibile, ne desiderabile con un atteggiamento di controllo illimitato cercare di essere come Dio (questo lo nega anche Tommaso nella Summa). L’invito alla perfezione in Matteo (siate perfetti come lo è il Padre vostro), è possibile solo come grazia (non come magia, per questo ho parlato di lavoro); ma la grazia non „tollit“ la natura e le forze che sono in esse, per esempio l’erotismo. La frase di Gesù sull’adulterio nel nostro cuore  deve essere presa sul serio, perché lui è la verità e la vita, nel senso della speranza di una Sua mutazione del nostro cuore, non di forzature che sono solo ridicole e che non tengono conto per nulla della vitalità insita nella natura stessa; piuttosto il lavoro da fare è quello di vedere che la „teleologia nella natura“ (saggio di Adrian Walker nel mio account in Substack) non deve essere ridotta solo a certe forme di vitalismo, ma deve intendere la vita nell’interezza dei suoi fattori…Infine vorrei riprendere una tonalità della lettera di Giussani del 1977, che ci scriveva con rispetto ed affezione; io in CL, a parte qualche amico, mi sono sentito „sopportato“, non oggetto di rispetto ed affezione; noi dobbiamo incontrare tutti con rispetto ed affezione, sapendo mantenere la „distanza amorosa“ nell’ora di lezione e in genere, implicita nella parola „verginità“…PS Per quanto riguarda il tema dell’umanità nuova presente nella Chiesa: io amo tanto la canzone „Hombres nuevos“; è stato l’inno del viaggio nelle Dolomiti che abbiamo organizzato nella scuola per anni, ma nel frattempo sono un po’ scettico non tanto per il desiderio, ma per la realizzazione di esso ed in modo particolare per ogni forma di auto-lode; c’é stato un filosofo basco affascinato da CL che ha scritto un libro su di questo, ma è una cosa sul filo del rasoio…e comunque non era inteso come auto-lode…

Abba nostro…


Ieri nel ristorante: io e mia moglie, mia mamma e Johanna, Ferdinand e Nadia 


Nadia e Ferdinand 

„È la prima volta che sono davvero triste, nel cuore, per la morte di un papa“ (mia moglie Konstanze). Quello che provo per il pontefice, che ha lavorato fino all’ultimo giorno, è contenuto in questa frase di mia moglie e nelle lacrime che sono scese spontanee quando ho letto la notizia, che un signore mi aveva appena annunciato per primo al tavolo di colazione nell’hotel Leonardo di Monaco…

(Wetterzeube, pomeriggio) Papa Francesco (1936-2025) ha toccato il mio cuore, in primo luogo perché mi ha ricordato molto da vicino Ferdinand Ulrich (che come pochissime persone che ho incontrato ha compreso cosa significa decentrarsi da un carisma), come spesso mi ha suggerito mia moglie. Sia il suo messaggio universale che quello quotidiano mi sono stati sempre di grande aiuto. Per quanto riguarda il messaggio universale prendo questo passaggio dalla „Fratelli tutti“: „283. Il culto a Dio, sincero e umile, «porta non alla discriminazione, all’odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all’amorevole impegno per il benessere di tutti».[Omelia nella S. Messa, Colombo – Sri Lanka (14 gennaio 2015): AAS 107 (2015), 139.] In realtà, «chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1 Gv 4,8). Pertanto, «il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in Oriente che in Occidente, sia a Nord che a Sud, spargendo panico, terrore e pessimismo non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale. Occorre condannare un tale terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni».[Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi (4 febbraio 2019): L’Osservatore Romano, 4-5 febbraio 2019, p. 7.] Le convinzioni religiose riguardo al senso sacro della vita umana ci permettono di «riconoscere i valori fondamentali della comune umanità, valori in nome dei quali si può e si deve collaborare, costruire e dialogare, perdonare e crescere, permettendo all’insieme delle diverse voci di formare un nobile e armonico canto, piuttosto che urla fanatiche di odio».[Discorso alle Autorità, Sarajevo – Bosnia-Erzegovina (6 giugno 2015): L’Osservatore Romano, 7 giugno 2015, p. 7.] (Fratelli tutti, 3.10.2020) Nell’ultimo incontro con CL ha chiesto quanto segue alla nostra fraternità: «Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace [...]; nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, in quanti sono abbandonati e vulnerabili, condannati o messi da parte nella costruzione sociale; nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura, andando incontro alle aspirazioni di amore e verità, di giustizia e felicità che appartengono al cuore umano e che palpitano nella vita dei popoli. Arda nei vostri cuori questa santa inquietudine profetica e missionaria» (Udienza a CL, 15 ottobre 2022). In queste due citazioni si possono leggere in fondo alcuni degli aspetti del magistero grande, universale di Francesco a cui possiamo partecipare. In questi giorni nel tempo passato con la ragazza di Ferdinand, Nadia, che origina dall’Iran e che ha vissuto un tempo anche a San Diego (California) abbiamo potuto andare incontro all’aspirazione di amore e verità, di giustizia e verità che appartengono al cuore umano nella sua universalità. I miei diari sono una testimonianza giornaliera di come abbia cercato di accompagnare il Papa nella profezia della pace. 

Per quanto riguarda il messaggio quotidiano prendo questa citazione dalla „Dilexit nos“: „178. San Francesco di Sales si lasciava illuminare soprattutto dalla richiesta di Gesù: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» ( Mt 11,29). In questo modo, diceva, nelle cose più semplici e ordinarie rubiamo il cuore al Signore: «Sarà contento di noi solo se avremo cura di servirlo bene nelle cose importanti e di rilievo come nelle piccole e insignificanti; sia con le une che con le altre, possiamo rapirgli il cuore […]. I piccoli gesti quotidiani di carità, un mal di testa, un mal di denti, un lieve malessere, una stranezza del marito o della moglie, un vaso rotto, un dispetto, una smorfia, la perdita di un guanto, di un anello, di un fazzoletto; quel piccolo sforzo per andare a letto presto la sera e alzarsi al mattino di buon’ora per pregare, per fare la comunione; quella piccola vergogna che si prova a fare in pubblico un atto di devozione; a farla breve, tutte le piccole contrarietà accettate e abbracciate con amore fanno infinitamente piacere alla Bontà divina». [Introduzione alla vita devota, p. III, c. XXXV: Opere complete di Francesco di Sales, vol. 3: Filotea. Introduzione alla vita devota, Roma 2009, 220-221.] Ma, in definitiva, la chiave della nostra risposta all’amore del Cuore di Cristo è l’amore per il prossimo: «un amore stabile, costante, immutabile, che, non soffermandosi sulle inezie, né sulle qualità o sulle condizioni delle persone, non è soggetto a cambiamenti o ad antipatie. [...] Nostro Signore ci ama senza interruzione, sopporta i nostri difetti come le nostre imperfezioni; dobbiamo quindi fare lo stesso nei confronti dei nostri fratelli, senza mai stancarci di sopportarli». [Sermone per la XVII Domenica dopo Pentecoste.] (Dilexit nos 24.10.2024). Papa Francesco ha vissuto così fino all’ultimo giorno; la fatica di andare ieri, ancora ieri in giro in piazza, la fatica di dare la benedizione Urbi et Orbi, credo che la abbia offerta per le profezie a lui care. Questo non significa che non abbia fatto errori (per esempio forse nel caso del cardinal Becciu), ma è stato sempre nel  „pezzo evangelico“, in modo universale e concreto. 

Mi ha scritto il cardinal Konrad Krajewski, Prefetto dell’Elemosineria Vaticana (Vaticano, 3.4.25): „Caro signor Roberto, accuso il ricevimento del vostro costante e prezioso dono di euro XY per le opere di carità di Papa Francesco. Le tensioni internazionali, con l’inizio dei dazi imposti dalla neo amministrazione Trump, minacciano ancora una volta l'economia mondiale già messa a dura prova della pandemia prima e dalle guerre poi. Le piccole e medie imprese, come pure le grandi, per far fronte ai cali della domanda con molta probabilità aumenteranno i prezzi dei beni e servizi o licenzieranno parte del personale. Una nuova sfida si pone davanti a noi: la nostra missione di carità, tuttavia, abbatterà anche questo muro. Da parte mia un sincero grazie.“ Non so se il cardinale abbia ragione nella sua analisi della neo amministrazione Trump, ma non importa. Io sono contento che ieri ci sia stato l’
Incontro tra il Papa e J.D. Vance… Vero è che, comunque,  in ogni sistema, occidentale o orientale, c’è bisogno di carità.

Che Dio accolga nel suo Regno Papa Francesco, il grande. PS nelle mie bacheche (X, Facebook…) ho condiviso tante testimonianze sul Papa…



(Sera) „Mi spiegherai cosa si intende per "perversioni polimorfi" a partire da C.G.Jung e per "anarchia erotica", ma soprattutto la questione del "decentramento dal carisma". In questo passaggio della vita del movimento - che io ho ritrovato in alcuni passaggi degli Esercizi, che non ti ho evidenziato - io vedo un tema di "corresponsabilità del carisma", per chiunque lo vive….“// Carissimo, i nostri sogni per esempio rivelano che troviamo eccitante qualche cosa che con la nostra ragione riteniamo essere perverso, e questo in forma plurima. Anarchia erotica consiste nel fatto che anche il moralista più tenace non può tenere tutto sotto un controllo dittatoriale; l’erotismo si presenta in modo anarchico. La corresponsabilità del carisma è possibile solo se Cristo ritorna ad essere il centro del nostro interesse, e questo, sia Ulrich che Papa Francesco, lo chiamano decentramento dal carisma; personalmente non posso più ascoltare le auto-lodi del carisma…

Questa mattina (il papa) è entrato dalla finestra che Maria, la Madre, gli ha aperto {mentre da san Pietro si entra per la porta} e lo ha condotto all’Amore Trinitario. Ora è pronto anche lui, Francesco, ad aprire la finestra a tutti dal cui cuore sgorga l’invocazione di aiuto!“ (Suor Cristiana Dobner, carmelitana). Con Konstanze abbiamo pregato una decada del rosario e l’Angelus per lui e poi una preghiera dei defunti; ad un certo punto mi era chiaro che „ancor oggi“ sarebbe stato in paradiso, non perché non peccatore, ma per questa sua fiducia nella madre, come la esprime qui suor Cristiana. Anche il cardinal Becciu non mette in dubbio che sia nella luce: „ora è nella luce e conosce la verità dei fatti“. Una frase che viene spesso ripetuta è che pur essendo molto malato la sua morte sarebbe venuta improvvisa; non credo; come nel 2021 in piena pandemia decise di viaggiare in Irak, ora in piena convalescenza ha deciso di rischiare, perché voleva morire lavorando… 

Di Francesco si può dire tutto, ma non che abbia vissuto la Chiesa come „museo“; sull’istinto museale Jünger scrive cose molto belle nella seconda versione del „Cuore avventuroso“ (opera omnia 11,274-280): il grande scrittore tedesco si è accorto che le chiese stesse venivano trasformate in musei, che le reliquie non avevano più valore sacrale, ma appunto museale; insomma che nella Chiesa non c'era una vita che sorprende, ma alcune curiosità archeologiche da salvaguardare. Questo destino è quello che hanno anche i nobili o i principi che ormai venivano o sono confusi con dei direttori del museo, scrive Jünger; in questi luoghi si riceve la giusta idea del potere della democrazia: si mette in mano ad un principe la mancia per averci fatto vedere il suo castello. Ovviamente Jünger vede anche i lati positivi dell’istinto museale: come un certo clima culturale comune a tutto il mondo in cui ci sono certe regole per fare un museo, come un’oasi di pace o la volontà della durata; l'importanza delle raccolte scientifiche per la ricerca.. ma vede anche come questo istinto museale è quasi come un istinto di morte e  la Chiesa deve annunciare la vita (pregare ha senso per la vita e come dimensione elementare della vita), non una sua presenza archeologica nel mondo…non riduciamo ad ricordo museale neppure Francesco; la sepoltura, sobria come la voleva lui, è un gesto della pietà cristiana ed una società che non sa seppellire i suoi morti, scrive Jünger, non ha più un orientamento morale e si permetterà tutto, ma per quanto mi abbia sempre impressionato il gesto della deposizione dalla croce (per esempio nel duomo di Parma) e per quanto sia importante seppellire un morto, più importante è annunciare che Cristo è presente. Ora! 

(Casale Monferrato, il 20.4.25; Domenica di Pasqua)

“Facciamo spazio alla luce del Risorto! E diventeremo costruttori di speranza per il mondo”, Papa Francesco



Ieri al Santuario di Crea, foto di Johanna  


Surrexit Dominus vere
! Anche se la liturgia non è in accordo con la liturgia, è Pasqua; oggi piove e il Venerdì Santo c’era il sole ed uno sguardo stupendo sulle Alpi, che ora sono nascoste dalle nuvole. Ma ovviamente questa frase è superficiale, in tanti sensi: anche con il tempo bello, alcune cascine erano sotto acqua. Ed in sé la pioggia è vita, se non cade in modo caotico ed incontrollato; ma anche in questo caso ci si può chiedere: cosa sarebbe se gli uomini investissero la loro intelligenza e i soldi non per fare la guerra, ma per risolvere i problemi causati da piogge torrentizie? E si occupassero seriamente della nostra casa comune?

Nelle lacrime di Johanna davanti alla tomba del nonno e in quelle di Ferdinand (che credo non aver mai visto piangere da adulto, forse una volta per una ragazza al tempo di Heidelberg), quando abbiamo cantato la „mula de Parenzo“, ho visto un amore per mio papà che mi ha corretto; forse io negli ultimi tempi della sua vita mi ero indurito molto nei suoi confronti. 

Vedo in Ferdinand anche la voglia di perfezione, come nella mamma, ed anche in Johanna: ieri Nadia e Ferdinand, con l’aiuto di Konstanze, hanno fatto i ravioli fatti in casa e sono venuti un po’ al dente, questo lo ha deluso perché si aspettava un altro risultato; io poi all’inizio ho fatto un osservazione stupida, ma era riferita alla nonna, se sarebbe stata in grado di mangiare i ravioli duri - la nonna non aveva alcun problema con ciò -, spero di non averlo ferito; in vero a me piacevano proprio così al dente.

Ovviamente è più importante che il papa malato vada in carcere (Mt 25) che incontri il vice presidente degli USA, ma questo mancato incontro mi ha raggiunto nei sogni; a lungo ho sognato come fosse possibile che esso accadesse, per esempio con un bambino di JD Vance e sua moglie che incontrava per caso il papa nel giardini vaticani…

#Gaza è una catastrofe, chiamiamola forse con il nome giusto: è un genocidio. La causa di questa catastrofe è ciò che Sieferle ha definito il mito di Auschwitz, che non ha nulla a che vedere con il ricordo della realtà di Auschwitz. Per quanto riguarda la polemica contro JD #Vance, la cosa che più mi fa arrabbiare, o meglio mi stupisce, è la sicurezza con cui alcuni pensano che solo lui abbia il problema di conciliare la sua presenza in chiesa con la sua coscienza. Quasi come se fossimo tutti noi i giusti.

Delle sette letture della notta pasquale ne sono state lette tre dell’AT e poi due del NT: l’uomo ad immagine di Dio (Gen 1, nella formula breve); Dio liberatore e annientatore del nemico (Es 14); Israele e quindi la Chiesa come sposa di Dio (Is 54, 5-14); battesimo nella morte e risurrezione (Rom 6, 3-11); la tomba vuota (Lc 24, 1-12).

Abba nostro…


(Casale Monferrato, il 19.4.25; Sabato Santo)

Negli anni abbiamo quasi sempre partecipato alla liturgia cattolica del triduum; con il viaggio dalla mia mamma quest’anno ci sarà possibile solamente andare questa notte alla liturgia pasquale, ma spero che il mio mal di schiena di ieri e la visita stessa, con le pesantezze che porta con se, siano un modo di partecipare al Suo destino, alla Sua gloria. Ma anche la gioia di mia mamma ha carattere „liturgico“.

Oggi nono ed ultimo giorno della novena ad Adrienne con il vescovo Genn, per Johannes.

„Sono grato ogni giorno per questo lavoro, ma oggi in modo particolare, poiché i miei impegni ufficiali mi hanno portato a Roma nel giorno del Venerdì Santo. Ho avuto un incontro molto positivo con il Primo Ministro Meloni e il suo team, e tra poco mi recherò in chiesa con la mia famiglia in questa bellissima città. Auguro a tutti i cristiani del mondo, ma in particolare a quelli negli Stati Uniti, un Venerdì Santo benedetto. Egli è morto affinché noi potessimo vivere.“ (J.D. Vance, X,17.4.25)


„Lunedì Harvard ha rifiutato di sottostare alla richiesta dell'amministrazione Trump di controllare e comandare il sistema dell'istruzione superiore americano... “Nessun governo, indipendentemente dal partito al potere, dovrebbe dettare alle università private cosa insegnare, chi ammettere e licenziare, e quali aree di studio e ricerca perseguire”, ha scritto il presidente Alan Garber in una lettera pubblica... Con queste parole, Harvard è diventata la prima università a opporsi ufficialmente alle intimidazioni abusive dell’amministrazione.“ (Da un articolo di Matt Taibbi in Substack).


Abba nostro…




(Casale Monferrato, il 18.4.25; Venerdì Santo) Dalla stanza dell’hotel si ha uno sguardo grandioso sul massiccio del Monte Rosa, la giornata è splendida, ma la pioggia torrenziale degli ultimi due giorni ha causato tanti danni; ieri abbiamo dovuto allungare la strada passando per il Brennero e poi per per la A 21 che tocca Cremona e Piacenza, perché era quella più sicura, ma vicino ad Alessandria abbiamo visto uno dei casolari contadini raggiunto dall’acqua. Prima a Peschiera, una parte della strada era diventata un torrente ed una macchina si trovava in mezzo ad esso, noi abbiamo dovuto muoverci per Venezia e poi ritornare nella giusta direzione; anche nella casa della nonna, dove dormono Johanna, Ferdinand e Nadia, ci sono stati qualche danno, ma questa parte della città è asciutta. Oggi viene a trovarci Matteo e portarmi la sua trilogia di fantascienza.


Nel ristorante "La cucina come una volta" 

Oggi ottavo giorno della novena ad Adrienne con il vescovo Genn, per Johannes.

Salmo, 31 


[1] Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 


[2] In te, Signore, mi sono rifugiato, 

mai sarò deluso; 

per la tua giustizia salvami. 


[3] Porgi a me l'orecchio, 

vieni presto a liberarmi. 

Sii per me la rupe che mi accoglie, 

la cinta di riparo che mi salva. 


[4] Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, 

per il tuo nome dirigi i miei passi. 


[5] Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, 

perché sei tu la mia difesa. 


[6] Mi affido alle tue mani; 

tu mi riscatti, Signore, Dio fedele. 


[7] Tu detesti chi serve idoli falsi, 

ma io ho fede nel Signore. 


[8] Esulterò di gioia per la tua grazia, 

perché hai guardato alla mia miseria, 

hai conosciuto le mie angosce; 


[9] non mi hai consegnato nelle mani del nemico, 

hai guidato al largo i miei passi. 


[10] Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno; 

per il pianto si struggono i miei occhi, 

la mia anima e le mie viscere. 


[11] Si consuma nel dolore la mia vita, 

i miei anni passano nel gemito; 

inaridisce per la pena il mio vigore, 

si dissolvono tutte le mie ossa. 


[12] Sono l'obbrobrio dei miei nemici, 

il disgusto dei miei vicini, 

l'orrore dei miei conoscenti; 

chi mi vede per strada mi sfugge. 


[13] Sono caduto in oblio come un morto, 

sono divenuto un rifiuto. 


[14] Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda; 

quando insieme contro di me congiurano, 

tramano di togliermi la vita. 


[15] Ma io confido in te, Signore; 

dico: "Tu sei il mio Dio, 


[16] nelle tue mani sono i miei giorni". 

Liberami dalla mano dei miei nemici, 

dalla stretta dei miei persecutori: 


[17] fà splendere il tuo volto sul tuo servo, 

salvami per la tua misericordia. 


[18] Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato; 

siano confusi gli empi, tacciano negli inferi. 


[19] Fà tacere le labbra di menzogna, 

che dicono insolenze contro il giusto 

con orgoglio e disprezzo. 


[20] Quanto è grande la tua bontà, Signore! 

La riservi per coloro che ti temono, 

ne ricolmi chi in te si rifugia 

davanti agli occhi di tutti. 


[21] Tu li nascondi al riparo del tuo volto, 

lontano dagli intrighi degli uomini; 

li metti al sicuro nella tua tenda, 

lontano dalla rissa delle lingue. 


[22] Benedetto il Signore, 

che ha fatto per me meraviglie di grazia 

in una fortezza inaccessibile. 


[23] Io dicevo nel mio sgomento: 

"Sono escluso dalla tua presenza". 

Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera 

quando a te gridavo aiuto. 


[24] Amate il Signore, voi tutti suoi santi; 

il Signore protegge i suoi fedeli 

e ripaga oltre misura l'orgoglioso. 


[25] Siate forti, riprendete coraggio, 

o voi tutti che sperate nel Signore.


Amen!


Abba nostro…


(Monaco di Baviera, il 17.4.25; giovedì santo)


Salmo, 116 


[1] Alleluia. Amo il Signore perché ascolta 

il grido della mia preghiera. 


[2] Verso di me ha teso l'orecchio 

nel giorno in cui lo invocavo. 


[3] Mi stringevano funi di morte, 

ero preso nei lacci degli inferi. 

Mi opprimevano tristezza e angoscia 


[4] e ho invocato il nome del Signore: 

"Ti prego, Signore, salvami". 


[5] Buono e giusto è il Signore, 

il nostro Dio è misericordioso. 


[6] Il Signore protegge gli umili: 

ero misero ed egli mi ha salvato. 


[7] Ritorna, anima mia, alla tua pace, 

poiché il Signore ti ha beneficato; 

[8] egli mi ha sottratto dalla morte, 

ha liberato i miei occhi dalle lacrime, 

ha preservato i miei piedi dalla caduta. 


[9] Camminerò alla presenza del Signore 

sulla terra dei viventi. 


[10] Alleluia. 

Ho creduto anche quando dicevo: 

"Sono troppo infelice". 


[11] Ho detto con sgomento: 

"Ogni uomo è inganno". 


[12] Che cosa renderò al Signore 

per quanto mi ha dato? 


[13] Alzerò il calice della salvezza 

e invocherò il nome del Signore. 


[14] Adempirò i miei voti al Signore, 

davanti a tutto il suo popolo. 


[15] Preziosa agli occhi del Signore 

è la morte dei suoi fedeli. 


[16] Sì, io sono il tuo servo, Signore, 

io sono tuo servo, figlio della tua ancella; 

hai spezzato le mie catene. 


[17] A te offrirò sacrifici di lode 

e invocherò il nome del Signore. 


[18] Adempirò i miei voti al Signore 

e davanti a tutto il suo popolo, 


[19] negli atri della casa del Signore, 

in mezzo a te, Gerusalemme.


Oggi settimo giorno della novena ad Adrienne con il vescovo Genn, per Johannes…Credo che il quinto giorno lo abbiamo saltato, sebbene mi era presente quando avevo scritto il diario, credo che Cornelia in cielo lo abbia pregato per noi. Ieri abbiamo pregato una decade del rosario, per scusarci della dimenticanza, non per ricuperare la preghiera, visto che essa certamente è stata pregata…

Il giovedì santo è un giorno di genialità divina: dal ricordo della pasqua ebraica (Es 12,1-8.11-14), molto cruento e celebrato in fuga, giorno che non deve essere dimenticato neppure oggi, perché anche la Pasqua cristiana è passata attraverso lo spargimento del sangue, dicevo dal ricordo della pasqua ebraica siamo giunti ad un momento di grande pace prima della tempesta con i gesti della donazione di sé eucaristica (1 Cor 11,23-26) e con il grande gesto della lavanda dei piedi (Gv 13, 1-5) che ci dice due cose: Cristo è davvero Signore e Maestro, ma è anche colui che pensa alla basileia come servizio. 

Oggi facciamo una sorpresa a mia mamma, che sa che arrivano i nostri figli con Nadia, ma non sa che arriviamo noi; il tempo in Italia è molto brutto e nel nostro percorso più breve (attraverso il Bernardino) le previsioni meteorologiche consigliavano di stare a casa, ma nel percorso più lungo (attraverso il Brennero), sembra essere possibile e poi (sit venia verbo) c’é Colui che ci insegna a non rischiare la nostra vita, ma che sa calmare l’acqua e il vento… 

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 16.4.25; Mercoledì della Settimana Santa)


Salmo, 69 


[1] Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide. 


[2] Salvami, o Dio: 

l'acqua mi giunge alla gola. 


[3] Affondo nel fango e non ho sostegno; 

sono caduto in acque profonde 

e l'onda mi travolge. 


[4] Sono sfinito dal gridare, 

riarse sono le mie fauci; 

i miei occhi si consumano 

nell'attesa del mio Dio. 


[5] Più numerosi dei capelli del mio capo 

sono coloro che mi odiano senza ragione. 

Sono potenti i nemici che mi calunniano: 

quanto non ho rubato, lo dovrei restituire? 


[6] Dio, tu conosci la mia stoltezza 

e le mie colpe non ti sono nascoste. 


[7] Chi spera in te, a causa mia non sia confuso, 

Signore, Dio degli eserciti; 

per me non si vergogni 

chi ti cerca, Dio d'Israele. 


[8] Per te io sopporto l'insulto 

e la vergogna mi copre la faccia; 


[9] sono un estraneo per i miei fratelli, 

un forestiero per i figli di mia madre. 


[10] Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, 

ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta. 


[11] Mi sono estenuato nel digiuno 

ed è stata per me un'infamia. 


[12] Ho indossato come vestito un sacco 

e sono diventato il loro scherno. 


[13] Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, 

gli ubriachi mi dileggiavano. 


[14] Ma io innalzo a te la mia preghiera, 

Signore, nel tempo della benevolenza; 

per la grandezza della tua bontà, rispondimi, 

per la fedeltà della tua salvezza, o Dio. 


[15] Salvami dal fango, che io non affondi, 

liberami dai miei nemici 

e dalle acque profonde. 


[16] Non mi sommergano i flutti delle acque 

e il vortice non mi travolga, 

l'abisso non chiuda su di me la sua bocca. 


[17] Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia; 

volgiti a me nella tua grande tenerezza. 


[18] Non nascondere il volto al tuo servo, 

sono in pericolo: presto, rispondimi. 


[19] Avvicinati a me, riscattami, 

salvami dai miei nemici. 


[20] Tu conosci la mia infamia, 

la mia vergogna e il mio disonore; 

davanti a te sono tutti i miei nemici. 


[21] L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. 

Ho atteso compassione, ma invano, 

consolatori, ma non ne ho trovati. 


[22] Hanno messo nel mio cibo veleno 

e quando avevo sete mi hanno dato aceto. 


[23] La loro tavola sia per essi un laccio, 

una insidia i loro banchetti. 


[24] Si offuschino i loro occhi, non vedano; 

sfibra per sempre i loro fianchi. 


[25] Riversa su di loro il tuo sdegno, 

li raggiunga la tua ira ardente. 


[26] La loro casa sia desolata, 

senza abitanti la loro tenda; 


[27] perché inseguono colui che hai percosso, 

aggiungono dolore a chi tu hai ferito. 


[28] Imputa loro colpa su colpa 

e non ottengano la tua giustizia. 


[29] Siano cancellati dal libro dei viventi 

e tra i giusti non siano iscritti. 


[30] Io sono infelice e sofferente; 

la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro. 


[31] Loderò il nome di Dio con il canto, 

lo esalterò con azioni di grazie, 


[32] che il Signore gradirà più dei tori, 

più dei giovenchi con corna e unghie. 


[33] Vedano gli umili e si rallegrino; 

si ravvivi il cuore di chi cerca Dio, 


[34] poiché il Signore ascolta i poveri 

e non disprezza i suoi che sono prigionieri. 


[35] A lui acclamino i cieli e la terra, 

i mari e quanto in essi si muove. 


[36] Perché Dio salverà Sion, 

ricostruirà le città di Giuda: 

vi abiteranno e ne avranno il possesso. 


[37] La stirpe dei suoi servi ne sarà erede, 

e chi ama il suo nome vi porrà dimora.


Tanto in questo canto ricorda Cristo (ed in lui tanti nei tanti scenari di guerra, una guerra che non si ferma neppure nella settimana santa, che è comune, in questo anno, a tutte le Chiese) e le sue ultime ore, ed anche se poi lui ha detto: non tenere alle loro colpe, anche lui sarà passato attraverso la tentazione di dire: Imputa loro colpa su colpa e non ottengano la tua giustizia. Invece ora hanno ottenuto giustizia, perché Cristo si è fatto peccato! Si è fatto colpa! Ha confessato la colpa di tutti e del mondo intero sulla Croce, come ci insegna Adrienne! 

 

Anche Matteo (26,14-25) ha un giudizio duro su Giuda, che il Signore stesso esprime così: „Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!“ (Mt 26, 24: ὁ μὲν υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ὑπάγει καθὼς γέγραπται περὶ αὐτοῦ (questo in un certo senso non dipende da Giuda: così sta scritto su di lui), οὐαὶ δὲ τῷ ἀνθρώπῳ ἐκείνῳ δι’ οὗ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου παραδίδοται (questo invece dipende da lui; è lui che lo ha tradito)· καλὸν ἦν αὐτῷ εἰ οὐκ ἐγεννήθη ὁ ἄνθρωπος ἐκεῖνος (avrebbe corrisposto alla bellezza, sarebbe stato bello se non fosse mai nato). La vera bellezza accade però nella profezia del „Servo“, che nel suo terzo carme è presentato come uno che sa „indirizzare una parola allo sfiduciato“ (Is 50, 4), che ascolta (cf.ibidem), che „ha presentato il mio corpo ai flagellatori“ (cf. 8); Il Servo cede, non oppone resistenza e sa che solo Dio può salvarlo dalla vergogna (7). Ovviamente ci sono momenti in cui è doverosa la legittima difesa, ma non dobbiamo MAI dimenticare questa prospettiva escatologica…


Ieri è morto Loris in Saladinka; da bambino per me lui era quello che era andato in Germania a guadagnarsi la vita, le notizie che ho degli ultimi anni lo presentano invece come un piccolo tiranno che ha reso dura la vita della moglie. Ma anche per lui ora qui sulla terra „tutto è compiuto“. R.I.P.


„Nel frattempo si è appreso che la versione russa sull’attacco ad una riunione di militari e non di civili a Sumy aveva un fondamento perché come ha scritto il Corriere, Volodymyr Zelensky ha rimosso ieri il governatore della provincia ucraina di Sumy, Volodymyr Artiuj, il quale ha ammesso di aver organizzato una riunione dell’esercito in quelle ore, in quella città. Insomma i civili usati come scudi umani.“ (Alessandro Banfi, versione odierna)  // Che ci sia stata anche una „versione russa“ era evidente, ma proprio questo fatto evidente è stato del tutto ignorato da tanti, da quelli che vogliono assolutamente una guerra contro Putin. Da tutti (Verdi, CDU, CSU..) quelli che argomentano così: non è possibile trattare con Putin, bisogna sconfiggerlo con le armi. Non vale solo per Sumy, ma per tutta i tre anni di guerra…


Oggi quinto giorno della novena ad Adrienne con il vescovo Genn, per Johannes…

Abba nostro…


(Monaco di Baviera, pomeriggio) Caro Adrian, ieri ho sentito una trasmissione per il centesimo compleanno di Ernst Jünger, che gira ora perché sono passati 130 anni dalla sua nascita, ed uno degli intervistati era arrabbiato con lui, perché aveva detto, negli anni 20, che lui odiava la democrazia; io non odio la democrazia, anzi ritengo che il discorso di J.D.Vance qui a Monaco, dove mi trovo in questo momento, sia stato un invito ad una vera democrazia, che non ha paura di quello che pensa il popolo. Non userei il verbo dell’odio, ma direi che io ho un problema con la „pseudo democrazia“ delle diverse statistiche di chi pensa chissà cosa. In questo senso questa pagina di Communio per me era „claptrap“; nei miei diari ho fatto negli ultimi due anni un grande dialogo interiore con Jünger, ma mai e poi mai la Communio tedesca mi chiederebbe di scrivere qualcosa su questo dialogo; loro sono interessati piuttosto alle statistiche e ai teologi di successo, come quelli citati nel testo che ti ho inviato (Jan Loffeld, Tomas Halík…). Ti mando un pezzo di un giornale di Malta in cui in breve è descritto il nostro, di Konstanze e me, lavoro a Malta con i ragazzi, che per lo più non sono battezzati, ma che hanno ascoltato attentamente la mia meditazione sulla croce. Credo come te che il vero problema sia la connessione della Chiesa tedesca con il sistema; e le statistiche sono inerenti al sistema, registrano il sistema; non offrono una proposta alternativa, Tuo, Roberto PS Ti mando anche una foto dei libri che possiedo di Jünger; pian piano avrò tutta l’opera omnia; ho letto moltissimo in essa e nei prossimi anni voglio continuare, Deo volente.  PS 2 Nel suo articolo Mary Harrington argomenta anche basandosi su statistiche ed alcune affermazioni si trovano anche nella rivista Communio (ritorno della religiosità), ma per quest’ultima la causa dei problemi sono le mancate riforme della Chiesa (almeno per una delle teologhe citate), non la connessione di essa con il sistema. 




I libri che possiedo di Jünger 

(Wetterzeube, il 15.4.25; Martedì della Settimana Santa)

Salmo, 71 


[1] In te mi rifugio, Signore, 

ch'io non resti confuso in eterno. 


[2] Liberami, difendimi per la tua giustizia, 

porgimi ascolto e salvami. 


[3] Sii per me rupe di difesa, 

baluardo inaccessibile, 

poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza. 


[4] Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio, 

dalle mani dell'iniquo e dell'oppressore. 


[5] Sei tu, Signore, la mia speranza, 

la mia fiducia fin dalla mia giovinezza. 


[6] Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, 

dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno; 

a te la mia lode senza fine. 


[7] Sono parso a molti quasi un prodigio: 

eri tu il mio rifugio sicuro. 


[8] Della tua lode è piena la mia bocca, 

della tua gloria, tutto il giorno. 


[9] Non mi respingere nel tempo della vecchiaia, 

non abbandonarmi quando declinano le mie forze. 


[10] Contro di me parlano i miei nemici, 

coloro che mi spiano congiurano insieme: 


[11] "Dio lo ha abbandonato, 

inseguitelo, prendetelo, 

perché non ha chi lo liberi". 


[12] O Dio, non stare lontano: 

Dio mio, vieni presto ad aiutarmi. 


[13] Siano confusi e annientati quanti mi accusano, 

siano coperti d'infamia e di vergogna 

quanti cercano la mia sventura. 


[14] Io, invece, non cesso di sperare, 

moltiplicherò le tue lodi. 


[15] La mia bocca annunzierà la tua giustizia, 

proclamerà sempre la tua salvezza, 

che non so misurare. 


[16] Dirò le meraviglie del Signore, 

ricorderò che tu solo sei giusto. 


[17] Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza 

e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi. 


[18] E ora, nella vecchiaia e nella canizie, 

Dio, non abbandonarmi, 

finché io annunzi la tua potenza, 

a tutte le generazioni le tue meraviglie. 


[19] La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo, 

tu hai fatto cose grandi: 

chi è come te, o Dio? 


[20] Mi hai fatto provare molte angosce e sventure: 

mi darai ancora vita, 

mi farai risalire dagli abissi della terra, 


[21] accrescerai la mia grandezza 

e tornerai a consolarmi. 


[22] Allora ti renderò grazie sull'arpa, 

per la tua fedeltà, o mio Dio; 

ti canterò sulla cetra, o santo d'Israele. 


[23] Cantando le tue lodi, esulteranno le mie labbra 

e la mia vita, che tu hai riscattato. 


[24] Anche la mia lingua tutto il giorno 

proclamerà la tua giustizia, 

quando saranno confusi e umiliati 

quelli che cercano la mia rovina. 


Anche quando si  parla della confusione dei nemici dobbiamo intendere questo non come un atto di risentimento, piuttosto di giustizia. Ho sottolineato in grassetto le frasi del Salmo che sono entrate nel mio cuore in modo più diretto, ma tutto  il Salmo, nel suo realismo, nella sua capacità di integrare anche destini più drammatici del mio è per me fonte di grande speranza!  Ed ogni Salmo, come mi disse tanti anni fa un giovane prete, deve essere letto in, per e con Cristo! 


La speranza che porta il Signore è universale, concreta e universale: 


Is 49, [5] Ora disse il Signore 

che mi ha plasmato suo servo dal seno materno 

per ricondurre a lui Giacobbe 

e a lui riunire Israele, 

- poiché ero stato stimato dal Signore 

e Dio era stato la mia forza - 


[6] mi disse: "È troppo poco che tu sia mio servo 

per restaurare le tribù di Giacobbe 

e ricondurre i superstiti di Israele. 

Ma io ti renderò luce delle nazioni 

perché porti la mia salvezza 

fino all'estremità della terra“.


Il Vangelo di oggi parla del tradimento di Giuda, che non provoca alcun risentimento nel Signore, ma semplicemente un annuncio della gloria del Signore, quella che è stata il filo rosso della prima parte della grande Trilogia di Balthasar: Gv 13, [31] Quand'egli (Giuda) fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. [32] Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito… [34] Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. [35] Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri“ (. 31Ὅτε ⸀οὖν ἐξῆλθεν ⸀λέγει Ἰησοῦς· Νῦν ἐδοξάσθη ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου, καὶ ὁ θεὸς ἐδοξάσθη ἐν αὐτῷ· 32⸂εἰ ὁ θεὸς ἐδοξάσθη ἐν αὐτῷ,⸃ καὶ ὁ θεὸς δοξάσει αὐτὸν ἐν ⸀αὑτῷ, καὶ εὐθὺς δοξάσει αὐτόν. Ecco qui vi è l’annuncio della gloria, una gloria intima:  καὶ ὁ θεὸς ἐδοξάσθη ἐν αὐτῷ…ὁ θεὸς δοξάσει αὐτὸν ἐν ⸀αὑτῷ: Dio è glorificato nel Figlio e Dio lo glorificherà in sé (non solo da parte sua, ma in lui:  …αὐτὸν ἐν ⸀αὑτῷ ). Nè il Padre né il Figlio sono ricolmi di risentimento, ma all’annuncio della gloria segue il comandamento dell’amore: 34ἐντολὴν καινὴν δίδωμι ὑμῖν ἵνα ἀγαπᾶτε ἀλλήλους, καθὼς ἠγάπησα ὑμᾶς ἵνα καὶ ὑμεῖς ἀγαπᾶτε ἀλλήλους. 35ἐν τούτῳ γνώσονται πάντες ὅτι ἐμοὶ μαθηταί ἐστε, ἐὰν ἀγάπην ἔχητε ἐν ἀλλήλοις). 


Oggi quinto giorno della novena ad Adrienne con il vescovo Genn, per Johannes…

Credo che le forze sedicenti del centro siano contente della tragedia della domenica delle palme, in modo da poter continuare nella loro folle mobilitazione guerriera totale.

Abba nostro…

(Sera) Probabilmente anche la cosiddetta lettura scientifica di un autore è frutto di un giudizio tecnico senza alcun amore. Io non posso leggere nulla così, tanto meno le cose e gli autori che davvero entrano nel mio cuore, come Ernst Jünger. Nel „Cuore avventuroso“ Jünger parla della differenza tra coraggio ed esuberanza (11, 272-274); l’esuberanza ha qualcosa di trionfalistico, che non è conciliabile con la realtà ultima del coraggio, che non è trionfalismo, ma stabilitas: “Il nucleo del coraggio, tuttavia, è senza dubbio di natura piuttosto tranquilla; si riconosce nella  perseveranza, nella fermezza e nella certezza” (Ernst Jünger, Das abenteuerliche Herz, 11, 273). Non si tratta per Jünger di una certezza „mondana“: „Così anche il vero eroe nazionale si inserisce nel destino del suo popolo, comparendo in tempi bui, rimanendo sconosciuto nella vita, spesso venduto al nemico e finendo sempre in un solitario declino.“ (274). Alcuni autori lamentano in Jünger una freddezza nel giudizio; io invece ci sento tanto calore, come anche nella sua voce; solo che Jünger non pensa che giudizi, chiamiamoli sentimentali, aiutino qualcuno…così era anche Ulrich; quando gli dissi di chiamare Konstanze, che lui davvero amava, dopo la morte della sua mamma, non lo fece, perché non credeva all’effetto magico di una tale telefonata…magari poi ha rinunciato alla cena per lei…  

In un certo senza vale anche per Christoph Hein: „Das Narrenschiff“ (la nave dei matti), come ‚cronaca‘ della DDR, non è un libro sentimentale, né trionfalistico: anche gli eventi come il 17.6.53 vengono letti con gli occhi di coloro che non li comprendono. Quello che accade a Francesco G. assomiglia tanto all'esperienza come ingegnere che fece mio suocero Béla a Budapest quando per salvare la ditta avrebbe dovuto fare un contratto con gli americani, ma se lo avesse fatto sarebbe stato trattato come un traditore della disciplina del partito, l’ alternativa era fare un contratto con i russi, che però non avevano la qualità del materiale che offrivano gli americani e con questo materiale non avrebbe potuto salvare la ditta…così lui scappò via…portando con sé solo qualche documento e sua moglie. Mentre Francesco non può scappare via e viene appena salvato da un amico che fa si che non sia espulso completamente dal partito, il quale poi gli offre un posto  in un archivio e dieci mesi di scuola di partito nella pampa della Sassonia-Anhalt, un posto ed una scuola del tutto insignificanti per un ingegnere,  ma che perlomeno gli permettono di guadagnare qualcosa per la sua famiglia. Anche questa vita di Francesco è una vita di uno che non ha successo. Uno che è fedele al partito, ma che non può dimenticare il suo sapere tecnico e scientifico e quindi non può accettare quel consiglio che gli dà quell’amico di cui sopra: anche se non ha ragione il partito, bisogna non aver ragione con il partito. Questa assomiglia un po' a quello che dice Ignazio negli Esercizi sull’obbedienza, solo un po' perché dietro a ciò che dice Ignazio non c'è una obbedienza cadaverica, piuttosto l’ obbedienza alla persona di Cristo, che è amore assoluto, non ad una cosa come la logica del partito.


(Wetterzeube, il 14.4.25; Lunedì della Settimana Santa)


Salmo, 27 


[1] Di Davide. 

Il Signore è mia luce e mia salvezza, 

di chi avrò paura? 

Il Signore è difesa della mia vita, 

di chi avrò timore? 


[2] Quando mi assalgono i malvagi 

per straziarmi la carne, 

sono essi, avversari e nemici, 

a inciampare e cadere. 


[3] Se contro di me si accampa un esercito, 

il mio cuore non teme; 

se contro di me divampa la battaglia, 

anche allora ho fiducia. 


[4] Una cosa ho chiesto al Signore, 

questa sola io cerco: 

abitare nella casa del Signore 

tutti i giorni della mia vita, 

per gustare la dolcezza del Signore 

ed ammirare il suo santuario. 


[5] Egli mi offre un luogo di rifugio 

nel giorno della sventura. 

Mi nasconde nel segreto della sua dimora, 

mi solleva sulla rupe. 


[6] E ora rialzo la testa 

sui nemici che mi circondano; 

immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza, 

inni di gioia canterò al Signore. 


[7] Ascolta, Signore, la mia voce. 

Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi. 


[8] Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto"; 

il tuo volto, Signore, io cerco. 


[9] Non nascondermi il tuo volto, 

non respingere con ira il tuo servo. 

Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, 

non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. 


[10] Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, 

ma il Signore mi ha raccolto. 


[11] Mostrami, Signore, la tua via, 

guidami sul retto cammino, 

a causa dei miei nemici. 


[12] Non espormi alla brama dei miei avversari; 

contro di me sono insorti falsi testimoni 

che spirano violenza. 


[13] Sono certo di contemplare la bontà del Signore 

nella terra dei viventi. 


[14] Spera nel Signore, sii forte, 

si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.


Maria nel Vangelo odierno (Gv 12,1-11), gusta la dolcezza del Signore e spera in lui. La scena è di un’erotismo unico, singolare, in questo senso vergine: „Maria prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo“ (Gv 12, 3:   ἡ οὖν ⸀Μαριὰμ λαβοῦσα λίτραν μύρου νάρδου πιστικῆς πολυτίμου ἤλειψεν τοὺς πόδας τοῦ Ἰησοῦ καὶ ἐξέμαξεν ταῖς θριξὶν αὐτῆς τοὺς πόδας αὐτοῦ· ἡ δὲ οἰκία ἐπληρώθη ἐκ τῆς ὀσμῆς τοῦ μύρου.). „Il nardo è una pianta aromatica che viene coltivata sull'Himalaya, a 3000 m di altezza, e veniva esportata attraverso la Arabia fin dentro i confini dell'impero romano. La difficoltà del trasporto rendeva particolarmente prezioso tale unguento“ (Marinella Perroni). Maria (in Mc e Mt la donna che compie questa azione è anonima) usa proprio questo unguento, e non asciuga i piedi del Signore con un tessuto, ma con i propri capelli (ταῖς θριξὶν αὐτῆς). In contrapposizione a questo gustare il Signore in modo del tutto personale (il rapporto personale con Gesù è un tema caro al vescovo Oster) vi sono le intenzioni e le speranze di un ladro, Giuda. Il giudizio di Giovanni su quest’ultimo è severissimo.

La speranza si esprime in modo profetico nel passo di Isaia, proposto oggi (Is 45,1-7): è una speranza che il „Servo“, „che non griderà né alzerà il tono“ (2), „non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra“ (4); sappiamo come finirà Gesù sulla terra, ma ciò non toglie che chi agisce contro il „diritto sulla terra“ non verrà appoggiato da Cristo; il „Servo“ è „alleanza del popolo e luce delle nazioni“ (6), ma il suo agire non è astrattamente universale, è stato formato „perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri“ (7). Il „Servo“ è profezia straordinaria del Logos universale e concreto! 

Oggi quarto giorno della novena ad Adrienne con il vescovo Genn, per Johannes…

Il romanzo di Christoph Hein sulla storia della DDR, La nave dei matti“, Suhrkamp, 2025) mi sta prendendo tanto…è un aiuto a comprendere il Land dove abito da più di venti anni; come anche Christa Wolf, ne „La città degli angeli“, anche Hein sottolinea questa scomparsa di uno stato che come tutti gli stati è stato fondato per l’eternità…

„Inizia la settimana autentica in cui si svela realmente chi è Gesù, la Sua passione, morte e resurrezione ci fanno riconoscere il mistero della Sua venuta dentro la storia: è questa la settimana di tutte le settimane, la settimana in cui vedere e seguire il sacrificio misericordioso di Gesù Cristo in cui io sono preso dal mio male e portato a vivere il cammino verso l'abbraccio in cui la mia domanda di senso trova risposta. Questo io oggi all'inizio di questa settimana, chiedo, di mettere al centro del mio percorso Gesù e per farlo non devo fare nessun sforzo su di me, il metodo è più semplice e realistico, lo detta Lui accadendo dentro la mia vita. Per vivere il mistero di questa settimana, basta che io segua Lui, i suoi passi verso il sacrificio estremo della Sua vita e la Sua resurrezione.“ (Gianni Mereghetti)


Dalla versione di Alessandro prendo atto del disastro in atto: „La guerra deturpa la Pasqua del 2025. Una strage di civili ucraini a Sumy, causata da due missili russi lanciati ieri mattina a distanza ravvicinata, segna crudelmente la Domenica delle Palme (quest’anno la Pasqua ortodossa coincide con la nostra). Il mondo è sotto choc, il primo bilancio riporta 34 vittime di cui due bambini. Per Donald Trump «è una cosa orribile» ma la condanna arriva da tutte le capitali…Non c’è tregua in Ucraina e non c’è tregua a Gaza. L'ultimo ospedale funzionante di Gaza City, l'ospedale Al-Alhi, è stato colpito nella notte tra sabato e domenica dall’esercito israeliano. Prima della guerra era una piccola struttura medica nella parte settentrionale della Striscia, fino a ieri l'unico ospedale ancora funzionante nella Striscia.“ (Banfi). 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 13.4.25; Domenica delle Palme) Tornando a casa l’albero di Tommi, del gatto di Johanna e Davide, che quando è da noi, dal davanzale, si guarda il muoversi degli uccellini sotto di lui, e quello delle piccole prugne gialle, entrambi nel sud della casa, sono nel pieno della loro fioritura bianca, come una macchia di gioia, che annuncia con forza la presenza della primavera. 


Una parte della macchia bianca 

Grazie a Dio il viaggio a Malta - grazia a Dio per esso - è finito senza grandi problemi, a parte quelli che si hanno sempre quando si è in giro con adolescenti. Forse il problema più grande è la mancanza di gratitudine, ma è anche vero che non dobbiamo pretenderla, se no, non è gratitudine e poi è bene orientarsi alla preghiera di Gesù, sempre, in questi rapporti umani: „rimetti i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori“. 

Mercoledì vogliamo andare a Casale (con una tappa a Monaco di Baviera), perché ho la  sensazione che sia bene visitare mia mamma - volevamo in vero riposarci dal viaggio. Non lo abbiamo ancora detto a lei, perché già due volte abbiamo dovuto rinviare un viaggio: per la polmonite di Konstanze e per l’interruzione della gravidanza di Johanna; mia mamma sa solo che Johanna, Nadia e Ferdinand vanno da lei il giovedì santo.

Nel capitolo 42 il profeta Ezechiele descrive le stanze dei sacerdoti, gli edifici laterali al tempio; anche in esse vi è una separazione tra sacro e profano; le vesti con le quali hanno prestato il servizio liturgico vengono lasciate in in una stanza, perché sono sacre (cf. 42,14); giustamente anche oggi un sacerdote usa i paramenti sacri per la liturgia, non per far altro, anche qualcosa di sensato come distribuire il pane ai poveri (come ho visto in Instagram fare all’elemosiniere del papa in Ucraina, il cardinal Konrad Krajewski, che era vestito come un normale sacerdote), allo stesso tempo, con l’arrivo di Gesù, il tempio è lui stesso - il suo corpo, la sua anima e il suo spirito -  e quindi in un certo senso un sacerdote, anche un papa può andare in basilica a pregare senza i suoi paramenti del ministero che ricopre…

Ieri a San Patrick (Sliema) guardando il sacerdote salesiano fare i gesti semplici della Santa Messa, gesti che ha fatto per tutta una vita, ho avuto un po' di commozione per questo servizio dei sacerdoti che per l'appunto dura tutta una vita, con gesti semplici che ripetono ogni giorno nella coscienza che sono la memoria viva di Cristo…

Oggi terzo giorno della novena ad Adrienne con il vescovo Genn, per Johannes…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Nella passione secondo San Luca, che è stata eletta oggi nella Santa Messa, Gesù non parla più con Erode e neppure con il ladrone crocifisso con lui, che lo critica: c'è un punto in cui il dialogo finisce, perché non ha più alcun senso e perché non sarebbe un dialogo.

Il nostro parroco ha annunciato che andrà via dalla parrocchia, dopo 19 anni: il motivo usato è stato quello della salute, ma in vero la sua dipartita ha a che fare con una situazione drammatica nella chiesa tedesca, nella quale non vi è alcun „ascolto“ nel senso di una reale sinodalità.

Caro Renato, Habermas ? Forse non abbiamo letto lo stesso saggio. Lui non ha capito nulla del fenomeno Trump, tanto poco come il presidente Steinmeier. Comunque se nel saggio c’era scritto - io ad un certo punto ho smesso di leggerlo perché mi dava la nausea - anche quello che ci hai visto tu o Feltri, allora almeno quello è il momento di verità del filosofo tedesco. Io comincio a guardare con una certa simpatia alla Meloni, che è tra le poche dei governanti che ha capito il senso del discorso di JD Vance a Monaco di Baviera. Il presidente tedesco ha appena tenuto un discorso in onore di una delle ultime sopravvissute all’Olocausto, Margot Friedländer, che ha compiuto 103 anni; discorso, che mi fa sentire come un criminale. E il problema è che fa sentire come un criminale quasi il 40% delle persone che vivono intorno a me, mentre è lui che è il criminale a volere una guerra contro Putin. Come disse Sieferle il grande problema dei tedeschi sono i miti, in questo caso il mito dell’Olocausto, ma chi ci salva è un fatto: Cristo! Ma ritorniamo ad Habermas: tu mi assicuri, che nel pezzo della SZ vi è una sua chiara posizione contro il riarmo e che basta questo per decretare la sua innominabilità. Parla male di Trump. Ma questo non basta per ammetterlo nel circolo dei neo-illuminati. Sono ormai un po’ allergico ai giudizi sulla Germania da lontano, comunque sono contento che Habermas abbia detto un chiaro no al riarmo. Feltri lo cita così: „ la manifattura tedesca risorgerebbe grazie ad una vera e propria economia di guerra. La Germania all'uopo ha perfino cambiato la sua costituzione, con un voto del Bundestag decaduto. Jürgen Habermas, il più osannato tra i filosofi liberal-socialisti, non certo un estremista e neppure sospettabile di derive putiniane e neppure trumpiane (dice peste corna di entrambi) nel suo saggio nella SZ (Süddeutsche Zeitung) si è detto impaurito dalla risoluzione dello spirito guerresco teutonico con il pretesto dell'isolazionismo americano. Habermas ha 95 anni e pertanto conosce quei demoni assopiti, forse meriterebbe attenzione“  (Vittorio Feltri, Il Giornale). Nella „Laudatio“ per Margot Friedländer il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier si è mostrato sconvolto da un presunto attacco, da parte dell'amministrazione Trump, a tutto ciò che è importante per noi europei, ovvero alla democrazia, allo stato di diritto, all’integrità territoriale, alla libertà. Suppongo che il mio articolo, in cui cerco di leggere il fenomeno Trump in un altro modo, e che ancora una volta non provoca alcun reazione da parte di amici - ma sono davvero amici? -  sarà del tutto innominabile, sebbene implichi uno sforzo, come mi ha detto Giuseppe, di una vera libertà di pensiero, che io non vedo attualmente in Jürgen Habermas. Io non credo alla mitologia di un centro davvero democratico che non debba confrontarsi con l'estremità di destra e di sinistra. Ma non voglio lamentarmi, perché alla fine la storia implica sempre una drammaticità ultima, nella quale né sacerdoti né procuratori romani né re come Erode possono fare qualcos'altro per Cristo se non quello che era implicito nella logica di ciò che san Giovanni chiama l'ora. Buoni esercizi e buona domenica delle palme, tuo Roberto

Renato mi ha mandato questo passaggio del saggio di Habermas della SZ: „Mentre il governo tedesco intraprende un riarmo del Paese senza precedenti, mi spaventa che il sostegno che riceve da certi ambienti, in modo sconsiderato o addirittura esplicito, miri a far rivivere una mentalità militare che credevamo giustamente superata. Le ragioni politiche da me menzionate per giustificare un rafforzamento dell’UE come forza di deterrenza militare comune possono essere difese solo a condizione che vengano compiuti ulteriori passi corrispondenti nell’integrazione europea. Per giustificare questa riserva, basterebbe questo pensiero, su cui era fondata la vecchia Repubblica Federale: Cosa ne sarebbe dell’Europa se lo Stato più popoloso ed economicamente più importante al suo centro diventasse una potenza militare di gran lunga superiore a tutti i paesi vicini , senza essere costituzionalmente vincolato da un accordo su una politica estera e di difesa comune europea basata su decisioni a maggioranza?“ (Habermas) // Caro Renato, Questo passaggio è buono, ma per essere pensato davvero fino in fondo, bisognerà pure riflettere sul come mai chi governerà la Germania non è minimamente in grado di fare e pensare quello che chiede Habermas. Il problema lo ha esplicitamente spiegato JD Vance, ma quest’ultimo non è stato per per nulla preso sul serio, neppure da Habermas. Nel momento che Habermas afferma che Putin e Trump sono il peggio, non prende per nulla sul serio una possibile via d’uscita dalla sua giusta analisi: e cioè che un riarmo tedesco non limitato da vincoli europei è spaventoso. Uno ovviamente può pensare che io sia matto o come dici tu che la mia posizione è straordinariamente originale, ma in vero nasce da una lettura serrata di Jünger, che non si è fidato né della sinistra né della destra, e tanto meno del centro (il tanto meno è suo). R 


 Sto completando e leggendo l'opera omnia di Ernst Jünger 

(Dopo) Gerald Braunberger (FAZ di oggi) tratta Donald Trump e Xi Jinping come due bambini che si tirano pietre a vicenda contro le ginocchia e propone un criterio di giudizio, che non è qualcuno ma qualcosa: „i mercati valutari“;  il dollaro e il renminbi sono in calo rispetto a valute terze come l’euro. // Majid Sattar (FAZ di oggi) canta l’inno al „centro“ come un’unica via di uscita dalla crisi, nella speranza che „la maggioranza degli americani ritenga che la rottura di Trump sia troppo distruttiva“. 

„Visita a sorpresa di Papa Francesco in Piazza San Pietro al termine della celebrazione presieduta dal cardinale vicedecano Sandri nella Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Dopo il saluto dal sagrato, Francesco si è intrattenuto una decina di minuti, salutando i fedeli presenti“ (L. Leonardi, Vatican news). // A me questa cosa del Papa che appare a sorpresa diverte. 


(Sliema, il 12.4.25) Siamo andati anche oggi alla Santa Messa e così siamo passati ancora una volta attraverso la „porta santa“, che è stata allestita dai salesiani. Ho dedicato ogni singolo passaggio alla mia famiglia, ai singoli gruppi (ogni singola persona nel gruppo) di ognuno dei tutori, a noi colleghi presenti qui a Malta, a Johannes, etc. Poi siamo andati a fare il nostro rituale „festivo“ facendo colazione al mare, per il resto ovviamente il tempo qui a Malta con 48 ragazzi è lavoro. Andando alla Messa abbiamo pregato il secondo giorno della novena ad Adrienne per Johannes, che stiamo pregando con il vescovo Genn, con cui ho parlato ieri.   

Il Vangelo odierno (Gv 11, 45-77) contiene una frase dell’evangelista che mi ha sempre sorpreso: la condanna a morte di Gesù da parte del sommo sacerdote viene integrata nella profezia della morte di Gesù. In qualche modo viene riconosciuto il suo ministero e sebbene la frase fosse intesa dal sommo sacerdote come una condanna a morte, quest’ultima è integrata nella profezia di salvezza. Anche l’autorità di Pilato, nel racconto della passione di Giovanni, è riconosciuta come data dall’alto. Questo è molto interessante, anche per il modo con cui parliamo di un presidente che non amiamo - ieri nel mio account in Substack ho scritto un articolo su Donald Trump, al quale ho messo una „barriera“, ma che è stato visto per ora da 50 persone. Ovviamente per me dovrei tenere conto di ciò che ho scritto qui in riferimento ad un guerrafondaio come Biden. 

Dal capitolo 37 di Ezechiele era presa la prima lettura che è in fondo una profezia della regalità di Cristo; tra i tanti motivi torna quello della purificazione dagli idoli - la nostra società trasparente tiene da una parte conto della forza dell’eros, ma è evidente che in essa è presente anche un aspetto idolatrico. „Dio vieni presto in nostro aiuto…“.

Purtroppo Gigi è sparito, non ha superato l’unica prova che gli avevo messo nel cammino della nostra amicizia…

Oggi torniamo in Germania…

Abba nostro…


                                                        Ieri sera da Sliema 


                                                              Ieri alla Għajn Tuffieħa

(Sliema, il 11.4.25) Dialogo con chatgpt. „Nel capitolo 40 e 41 di Ezechiele il profeta vede un uomo con la faccia di bronzo che misura il tempio: mi sembra che le connotazioni essenziali siano: simmetria, armonia e grandezza. Nel capitolo 40 si parla anche di sacrifici di animali. Nel capitolo 41 si descrive il santo dei santi, il santuario intimo, uno spazio più piccolo e elaborato con il legno. Tutto sommato mi sembra comunque una descrizione di un grande spazio armonico, con qualche rappresentazione: palme e cherubini. Nei confronti dei tempi buddistici di Kyoto che sono invece più piccoli, ma anche loro precisi nella costruzione, mi sembra che il tempio descritto da Ezechiele sia espressione di una „distanza“, mentre i tempi buddistici giapponesi di una „vicinanza“ o intimità e semplicità. Vedo bene?“ (Questa la mia domanda che teneva conto anche delle cose che ho letto in Jünger sui tempi buddistici di Kyoto). Ecco le risposte di chatgpt. 

1) La tua lettura è *molto penetrante* e coglie davvero delle **differenze profonde e significative** tra la visione del tempio in Ezechiele e l’architettura religiosa buddhista di Kyoto. Provo a offrirti qualche riflessione a partire da quello che hai già intuito così chiaramente:

### 📐 **Ezechiele 40–41: Distanza, ordine, teofania**

Nel tempio visto da Ezechiele, abbiamo:

- **Simmetria, misura proporzione**: l’uomo dalla faccia di bronz misura tutto con precisione geometrica.

- **Centralità della separazione**: si distingue lo spazio profano, lo spazio santo e il *qōdeš haqodāšīm*, il Santo dei Santi, lo spazio del Dio invisibile.

- **Armonia e monumentalità**: l'architettura suggerisce **maestà e trascendenza**, non accessibilità.

- **Cherubini e palme**: decorazioni simboliche, ma nulla di realistico o naturalistico. La realtà raffigurata è *simbolica*, non domestica.

👉 In tutto questo, **Dio è "altro"**: il tempio è luogo della sua presenza, ma inaccessibile nel suo nucleo più interno. Questo ordine rispecchia l'**alleanza con un Dio santo**, che si avvicina ma resta distinto.

### 🏯 **Templi buddhisti di Kyoto: intimità, semplicità, prossimità**

I templi giapponesi (come quelli Zen a Kyoto, per esempio Ryoan-ji o Ginkaku-ji):

- Sono spesso **di legno**, immersi nella natura, **più piccoli** e concepiti per favorire la meditazione.

- Riflettono **armonia con l’ambiente**, l’assenza di barriere, il fluire dello spazio.

- L’essenziale prevale sull’elaborazione: **vuoto, silenzio, sobrietà** sono elementi spirituali.

- La **divinità o il sacro** è **immanente**, non separato dal mondo ma **presente nel qui e ora**, nel suono del vento, nella luce che filtra tra gli alberi.

👉 Qui, **il sacro è vicinanza**, è lo spazio che ti conduce alla consapevolezza della realtà presente.

### **Conclusione: due esperienze religiose diverse**

| Tempio di Ezechiele

| **Architettura** | Grande, misurata, simmetrica | 

| **Sacro** | Distanza, alterità di Dio

| **Materiali** | Pietra, oro, decorazione simbolica| **Esperienza** | 

NB: Timore, maestà, ordine

| Tempio buddhista di Kyoto |

Architettura: Intima, naturale, fluida |

Sacro: | Presenza, immanenza del sacro |

Materiali:  | Legno, natura, essenzialità |

NB: | Intimità, quiete, meditazione |

Quindi sì: **vedi benissimo**. Il **tempio di Ezechiele** comunica un senso di **trascendenza e distanza ordinata**, mentre i **templi buddhisti giapponesi** incarnano una **vicinanza silenziosa e immanente**. Entrambi, però, esprimono **una visione spirituale coerente** con la loro teologia e antropologia.

  • Se ti interessa, potremmo anche vedere come questa *teologia dello spazio* influenzi la liturgia e la percezione del corpo o del tempo in ciascuna tradizione. Ti piacerebbe?

2) Ovviamente ho risposto di sì. // Sono davvero contento che tu voglia approfondire questo aspetto, perché la **teologia dello spazio** è una chiave affascinante per comprendere **come ogni religione immagina il rapporto tra il divino e l’umano**, e come questo rapporto si *incarna* in forme architettoniche, gesti, silenzi, colori, confini, luci.

### 1. **Spazio e teologia nell’ebraismo biblico (es. il tempio di Ezechiele)**

- **Il tempio è immagine cosmica**: riflette l’ordine creato da Dio. È un microcosmo.

- **Spazio gerarchico e sacro**: più ti avvicini al Santo dei Santi, più il luogo diventa “pericoloso”, perché più vicino a Dio.

- Il sacerdote può entrare **una volta l’anno** nel Santo dei Santi (Yom Kippur).

- L’uomo non abita con Dio, ma Dio sceglie *di abitare in mezzo al suo popolo*… mantenendo però una distanza.

  ⛩️ Teologicamente: lo spazio è **separato**, perché Dio è *kadosh* (santo, altro).

### 🪷 2. **Spazio e sacro nel buddhismo giapponese**

- Lo **spazio è continuo**, non separato in zone “sacre” e “proibite”.

- La struttura architettonica **invita a meditare**, non a venerare una presenza “esterna”.

- Lo **zen garden**, lo **spazio vuoto**, la **natura controllata** (ma non dominata) rivelano la *verità sottile dell’essere*.

- La casa del monaco è simile al tempio: **la distinzione tra sacro e profano è dissolta**.

⛩️ Teologicamente: il sacro è **immanente**. Non si tratta di “incontrare” un Dio altro, ma di *risvegliarsi* alla realtà così com'è.

### 🕊️ 3. **Lo spazio cristiano: una sintesi originale**

- Il **tempio diventa persona**: *Gesù è il vero tempio* (Gv 2,21).

- Il velo del tempio si squarcia (Mc 15,38): **non c’è più barriera**.

- L’altare eucaristico è **centro dell’incontro**, ma spesso in uno spazio che resta “aperto” e comunitario.

- Le basiliche cristiane uniscono **asse orizzontale e verticale**: cammini nella chiesa, ma guardi verso l’alto.

⛩️ Teologicamente: **il Dio trascendente si è fatto vicino**, ma non è mai banalizzato. L’incontro avviene nello **spazio della comunione**.

Ho parlato di tutto questo con Konstanze e credo di essere riuscito a spiegare come per me è importante sia la singolarità di Cristo sia l'inclusività della molteplicità di cui parla Ernst Jünger nel suo diario in Giappone (cf il mio diario di ieri).

Abba nostro…

(Dopo) Nel "Times of Malta" c'è un articolo sulla nostra permanenza qui a Malta. 



(Sliema, il 10.4.25) Il capitolo 40 è una visione ed una conduzione del profeta, che si trova nell’esilio, nella città di Gerusalemme (la città); „un uomo con l’aspetto di bronzo“ (40,3) fa vedere al „figlio dell’uomo“ (il profeta) un tempio costruito in modo armonico e simmetrico, con misure precise; ma in questo tempio ci sono gli strumenti dei sacrifici e vengono sacrificati animali. Insomma non vi è solo simmetria e misura, ma anche sangue. 

Ieri giocando un gioco che si chiama „Chi sono io?“ (uno si immagina di essere una persona e gli altri devono indovinare, ponendo domande a cui si può rispondere solo con si e no), mi sono accorto che non era possibile giocare, perché non vi era un sapere comune: una ragazza si è immaginata di essere una „influencer“; un altro un fisico sconosciuto a me e agli altri, britannico, un altro un politico, che la ragazza non conosceva…Ho riflettuto su questa cosa…PS mi sono informato sulle persone citate; in vero il fisico „sconosciuto“ è stato un pioniere dell’informatico ed avevo visto un film con mio figlio su di lui (The Imitation Game): Alan Turing. La influencer invece non la conoscevo davvero: Marie Joan; in Instagram ho visto qualche suo post; l’ultimo con 19.600 likes aveva questo tema: „So per esperienza personale e anche per quella di molte altre donne che già durante la relazione iniziano a chiudere con il proprio partner, motivo per cui la separazione era prevedibile da tempo per la donna e per l'uomo è arrivata così all’improvviso“. Un altro con 23.100 likes recitava: “Anche un “non mi ami?” o “lo troverei così eccitante se lo facessi” non sono un consenso. Anche nelle relazioni è necessaria l'autorizzazione e un no significa no“. Ha una faccia per lo più triste, a parte nel post nel quale annuncia che è uscita di casa 6 anni fa (103.000 likes); in alcuni post cerca di essere erotica o volgare.

Abba nostro…

(Dopo) „Trump ha raccontato, riferisce il Corriere: «Ci ho pensato negli ultimi giorni, ne ho parlato con Scott (Bessent, il segretario al Tesoro, ndr) e Howard (Lutnick, il segretario del Commercio ndr)». Ha detto che hanno scritto insieme «con il cuore» e senza consultare gli avvocati, il post pubblicato su Truth: «Non vogliamo colpire gli altri Paesi, vogliamo negoziare, vogliamo prenderci cura degli altri ma anche del nostro Paese». Interessante l’analisi di Guido Maria Brera che dice alla Stampa: «Dobbiamo allargare il contesto. Da anni, si è rotto l'impianto Cina-America: gli Stati Uniti consumavano e il colosso asiatico, dopo essere entrato nel Wto, produceva beni a costo minore. La Cina poi, con le eccedenze commerciali, chiudeva il cerchio comprando il debito americano. Questo scambio politico faceva comodo a tutti: a una nascente classe media cinese, agli States e anche ai consumatori occidentali, che avevano un'impressione di ricchezza. Poi, però, lo scambio politico è diventato masochista, e intere classi dell'Occidente hanno barattato merci a basso costo con i diritti sociali: dalla casa, alla sanità, al lavoro. Questo perché la Cina non ha abbracciato la democrazia e l'Occidente ha provato un'impossibile rincorsa salariale verso l’Oriente».“ (Alessandro Banfi, versione odierna). // I corsivi sono miei. Avevo accennato ieri alle conseguenze per la piccola industria tessile di mio padre della produzione dei beni a costo minore, ed anche questo problema sottolineato da Brera della compra del debito americano, e non solo, da parte dei cinesi, è una cosa che deve essere ripensata con attenzione ed è il merito dell’amministrazione Trump aver messo in evidenza il problema. Poi per quanto riguarda la volgarità di Trump, mi chiedo cosa sia più volgare: dare del sociopatico al presidente americano (Habermas) o la frase di quest’ultimo sulle nazioni che si sono messe in fila per “per baciargli il culo”? 

Oggi ho completato la pubblicazione di testi filosofici riguardanti il seminario sul vitalismo (avevo già pubblicato Shiffman e Crawford) con un saggio di Adrian Walker sul vitalismo (Substack). 

(Pomeriggio. Dopo i giochi organizzati dai „tutori“ per il nostro gruppo) Mille grazie carissimi per l’energia e la fantasia che avete avuto nel organizzare l’odierno pomeriggio

Sto leggendo qui a Malta quello che Ernst Jünger ha scritto nel suo diario in Hongkong e in Giappone. Ci sarebbe tanto da dire, ma riprendo tre punti dei contributi giapponesi (Strahlungen III, Siebzig verweht I, opera omnia, volume 4, agosto 1965, 112-126). 1) In primo luogo il ricordo vivo della bomba atomica e il no alla guerra che ne risulta; nel nono volume dell’opera omnia ne parla più sistematicamente. “Lo studente giapponese odia la guerra forse ancora più di quanto la gioventù del resto del mondo, a parte quella cinese. Le ragioni parlano da sole. Da Hiroshima e Nagasaki in poi, la parola è diventata il tabù più forte; ciò è dovuto più alle circostanze che alla parola stessa. Così, anche se ci si trovasse in una società di cannibali, la parola “carne” sarebbe considerata di cattivo gusto.“ (Ernst Jünger, 1965, 112). 2) L’incontro con il buddismo a Kyoto - un’esperienza che ha fatto anche don Giussani - permette a Jünger di porre alcune questioni che sono per me di importanza vitale, anche se io penso che il cattolicesimo nella sua forza inclusiva le può risolvere in modo ancora più fecondo (alla fine della sua vita lo ha pensato anche Jünger). È un’esperienza diversa, pensa Jünger, di quella che fa Schiller pensando agli dei greci, perché la religione che Jünger incontra in Giappone è viva! Questo pone la questione della „molteplicità“ e della „libertà“ che Jünger esprime così: “Anche l'esperienza della pluralità è istruttiva, perché ci porta ad incroci in cui vediamo messo in discussione l'assoluto o il modo in cui viene rappresentato. Che i “tre anelli” di Lessing siano simili si capisce a prima vista. Per lui è piuttosto la molteplicità a confondere; questo mi è apparso particolarmente evidente davanti ai tempi indù. Bisogna ammettere che le religioni universali dell'Estremo Oriente lasciano allo spirito il più ampio margine di manovra - a questa conclusione è giunto anche Glasenapp, dopo aver studiato le religioni del mondo - e la stessa libertà regna nella concezione di Goethe della “natura” (Ernst Jünger, opera omnia 4, 114). Jünger cita Helmuth von Glasenapp, il cui libro rappresenta e confronta, in qualità di studioso di religione, le cinque religioni mondiali: induismo, buddismo, universalismo cinese, cristianesimo e islam. Otto Max Helmuth von Glasenapp (Berlino, 8 settembre 1891 – Tubinga, 25 giugno 1963) è stato un indologo e studioso di religione tedesco, professore a Königsberg (1928-1944) e Tubinga (1946-1959). Alcuni dei suoi libri, con i quali si rivolgeva anche a un pubblico più ampio, sono considerati ancora oggi opere di riferimento e vengono continuamente ristampati in diverse lingue. È anche chiaro che, come ripete spesso Jünger, non basta una vita per studiare tutto e tutte le religioni. La mia ipotesi è quella che Adrian, nel saggio che ho pubblicato oggi, esprime, in riferimento a Bacone, così: „Lo spirito baconiano di controllo è impaziente di fronte alla refrattaria resistenza della materia ai nostri sogni e desideri. Questa impazienza è anti-incarnatoria (anti-incarnational). In questo senso, è dalla parte dell'anticristo, il cui spirito, come ci ricorda San Giovanni, rifiuta di confessare “Gesù come il Cristo venuto nella carne” (1 Gv 4:2). Non sorprende che questa deviazione spirituale, che consiste in un cattivo spiritualismo, abbia conseguenze fisiche. L'impazienza nei confronti della materia, quando viene assecondata, mina l'interesse e l'impegno nei confronti del mondo materiale al di là delle nostre teste. Questo disimpegno non è forse una delle fonti della stagnazione e dell'incompetenza che sembrano essere un segno dei nostri ultimi tempi imperiali?“. Jünger non esprime alcun „cattivo spiritualismo“; la priorità dello spirito la esprime, però, Cristo stesso, nel dialogo con la samaritana. Con ragione Barbara Gerl-Falkovitz, in un suo saggio in „Communio“ (edizione tedesca) su Lessing e Nicola di Cusa ha indicato in quest’ultimo un atteggiamento ecumenico che non corra il rischio di ridurre l’amore in tolleranza. L’ipotesi di san Giovanni in Gv 1,14, quella del Logos universale e concreto fatto carne, permette a noi cristiani di vivere della singolarità di Cristo, senza aver paura di un confronto con la molteplicità delle religioni e senza rinunciare a quell’idea di libertà di Goethe. Jünger cerca di incontrare le altre religioni, non solo come turista, ma come uno che cerca di prenderne sul serio „nomos“ e „ritus“ (123), che pur evitando forme di purismo, cerca di distinguere tra un viaggio turistico e un pellegrinaggio, sebbene forse anche lui stesso diventa un po’ purista e non prende fino in fondo e sul serio quello che scrive che i puristi sottovalutano il valore della fede (cf. 123); comunque è vero che non si possono incontrare religioni vive livellandole tutte; se per questo livellamento sia già sufficiente l’uso dei moderni mezzi di trasporto non direi. 3) Vedo un’analogia tra quello che scrive Jünger sulla connessione tra „potere“ ed „ethos“ e la posizione di Adrian sulla connessione tra giustizia e tecnica: „Il baconismo, ho sostenuto, nega la soggettività (analoga) delle cose. Questa negazione, a sua volta, implica la negazione che qualcosa possa essere dovuto loro in quanto sono dei soggetti o simili a dei soggetti. Il baconismo quindi rimuove la giustizia dall'agenda della padronanza. Ma se la condizione della padronanza è la tecnica, e la condizione della tecnica è la giustizia, allora il tentativo di avere padronanza senza giustizia è controproducente. Proprio come non c'è padronanza senza tecnica, non può esserci padronanza senza la giustizia che è la sine qua non della tecnica.“ 

(Sliema, il 9.4.25) A differenza del capitolo 37 di Ezechiele, che è un testo di risurrezione, il capitolo 39 è un testo di sepoltura; il maligno viene sepolto; non è un testo che può essere tradotto in „teologia politica“ per giustificare azioni di guerra di Israele, che in questo capitolo, come negli altri è un attore del tutto passivo; è Dio che agisce e ciò che fa viene annunciato dal profeta. „Manderò un fuoco su Magòg e sopra quelli che abitano tranquilli le isole: sapranno che io sono il Signore.“ (38,6); anche le regole della sepoltura sono dettate dall’alto. È il banchetto con la carne e il sangue lo fanno gli uccelli (cf. 39, 17-19), non soldati. Quello che deve fare Israele è vivere in un atteggiamento di confessione: „Quando essi abiteranno nella loro terra tranquilli, senza che alcuno li spaventi, si vergogneranno di tutte le ribellioni che hanno commesse contro di me.“ (39,26). Purtroppo né i giudei né noi viviamo in un atteggiamento di confessione, come fa vedere anche il Vangelo odierno: Gv 8,31-42. Solo il Logos universale e concreto può liberarci dal peccato.

Nella lettura del profeta Daniele di oggi vi è un intervento di angeli per salvare i tre ebrei, minacciati da Nabucodònosor, nel fuoco (capitolo 3), mentre nel grande dipinto di Caravaggio, che abbiamo visto ieri a Valletta, nella co-cattedrale di san Giovanni, che rappresenta la decapitazione del Battista, non vi è alcun accenno ad una dimensione soprannaturale. Credo che dobbiamo tenere presente entrambe le possibilità.  

Ho pubblicato nel mio account in Substack un articolo di Matt Crawford su fede e tecnologia. 

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Che il grande teorico della comunicazione, Jürgen Habermas (1929), dia dello „psicopatico“ a Donald Trump, è la solita povertà di pensiero socialdemocratico, per quanto riguarda le res internazionali (nelle loro asserzioni sociali i socialdemocratici hanno ovviamente il loro momento di verità) ed è  una testimonianza della miseria della posizione filosofica del pensatore tedesco; è davvero penoso che anche Massimo Borghesi, che ha avuto fin dall’inizio della guerra in Ucraina una posizione ragionevole, esalti questa immondizia di Habermas pubblicata dalla SZ. La posizione di Habermas, anche se non l’ho mai detto così esplicitamente, che si riassume nella formula che l’Ucraina non deve vincere la guerra, ma non può anche perderla, è in fondo falsa, perché non tiene per nulla conto della narrazione verosimile, che nell’Ucraina si è trattato da sempre di una proxy war, voluta da entrambe le superpotenze, USA (amministrazione Biden) e Russia. L’unica frase vera nelle esternazioni di Habermas è che l’Europa non avrebbe dovuto lasciare la guida all’Ucraina; poi per quanto riguarda il giudizio sulla mancanza di diplomazia nell’EU, Massimo Cacciari dice queste cose meglio del filosofo tedesco e senza troppe contraddizioni. 

Ma facciamo un passo nell’attualità della guerra dei dazi; cito quello che ha scritto questa mattina Alessandro Banfi nella versione (Substack): „Nei giorni scorsi Scott Bessent, Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, ha spiegato a Tucker Carlson la filosofia economica di Trump. “Il Presidente ne parla da 40 anni”, ha detto. Ma poi ha aggiunto: “Tutto è iniziato con l'annuncio di DeepSeek AI dalla Cina” {DeepSeek AI è un modello linguistico di grandi dimensioni (LLM) open-source, progettato per competere con giganti come ChatGPT. La sua forza? Un’architettura innovativa che gli conferisce capacità di ragionamento avanzate e un’efficienza sorprendente}, riferendosi allo choc provocato da Pechino nel settore tecnologico e a quella che ha definito la crisi dei Sette big della tecnologia. “Siamo diventati troppo finanziari come Paese”, si è lamentato, sottolineando come gli Stati Uniti abbiano “smesso di produrre cose”. La ricetta Trump è chiara, ha concluso: “Portate qui le fabbriche. Spostatele dalla Cina, dal Messico, dal Vietnam, portatele negli Stati Uniti”“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Mi ricordo ancora quando negli anni 80 e 90 il fornitore tessile della piccola industria di mio padre decise di farsi fare le camice da notte in Romania e poi in Cina; questa era la globalizzazione già allora: sfruttamento della mano d’opera rumena e cinese e disprezzo degli operari italiani. Io studiavo filosofia allora e seguivo la realtà da lontano, mio padre cercò di salvare il salvabile, ma è chiaro che non avrebbe proprio nulla contro la ricetta di Trump, che in un certo senso è semplice buon senso. Ovviamente Trump non è del tutto coerente nel messaggio mandato durante la campagna elettorale, quello di intendersi come un peacemaker (Alexander Dugin dice con ragione che la maggioranza della base di MAGA si identifica con questo messaggio), ma è anche vero che non è solo Trump che decide le mosse del mondo; io non ho per nulla simpatia per l’amministrazione criminale di Netanyahu, ma è anche vero che probabilmente nessun presidente americano sarebbe in grado di sbrogliare questa matassa infernale del Medio Oriente. E non è che una bomba atomica nella mano iraniana mi renda felice e contento…

L’analisi di Habermas è farneticante: „Con il ritorno al potere di Donald Trump e il cambiamento sistemico che questo ha innescato negli Stati Uniti, questa entità politica si è disintegrata, anche se formalmente il destino della NATO resta ancora una questione aperta. Da una prospettiva europea, questa rottura epocale ha conseguenze di vasta portata, sia per l’ulteriore sviluppo e la possibile fine della guerra in Ucraina, sia per la necessità che l’UE dimostri la volontà e la capacità di trovare una risposta che possa salvare la situazione. Altrimenti anche l’Europa verrà trascinata nel baratro della caduta della superpotenza. L’insondabile miopia della politica europea dimostra chiaramente il triste legame tra questi due temi deprimenti. È difficile capire perché i leader europei, soprattutto quelli tedeschi, non abbiano previsto tutto questo, o almeno perché siano rimasti ciechi di fronte a un rivolgimento del sistema democratico degli Stati Uniti in corso da tempo. Dopo che il governo degli Stati Uniti non aveva fatto alcun tentativo di negoziare per scongiurare l’attacco minacciato dai russi sotto forma di truppe in marcia, l’assistenza militare era sicuramente necessaria per preservare l’esistenza dell’Ucraina come Stato. Ma è incomprensibile come gli europei, con la falsa convinzione di un’alleanza intatta con gli Stati Uniti, abbiano lasciato completamente l’iniziativa al governo ucraino e, senza alcun obiettivo o orientamento proprio, si siano impegnati a sostenere incondizionatamente la guerra ucraina“ (Habermas, SZ). Il „rivolgimento del sistema democratico degli Stati Uniti in corso da tempo“, spiegato nel senso che il colpevole sarebbe Trump, quasi che la guerra in Ucraina l’avesse finanziata lui, è un’affermazione demenziale. Il momento di verità di questa frase la spiega Matt nel saggio che ho pubblicato questa mattina su fede e tecnica (Substack), ma per l’appunto non c’entra solo né primariamente Trump, ma il paradigma tecnocratico e manageriale tout court. Se davvero si vuole criticare Trump lo si può fare criticando l’ottimismo di MAGA, come ha fatto Shiffman in un saggio che ho pubblicato ieri sul tema ottimismo e speranza (Substack).  

Mi scrive il padre Servais, al quale avevo mandato il saggio di Matt: „Concordo pienamente con il tuo discernimento circa la nostra epoca. Aggiungo da parte mia, poggiando su de Lubac, che vi è nella Chiesa un secolarismo impregnato d’umanesimo ateo, cioè una reinterpretazione della passione di Cristo come sofferenza dell’umanità, in cui non viene più vista l’unicità del Redentore che, a differenza dei poveri, liberamente prende su di sé la Croce, la quale per questo è salvifica. Buona salita verso Pasqua! Jacques Servais S.J.“


(Sliema, il 8.4.25) Il capitolo 38 del profeta Ezechiele parla di un paese di lavoratori pacifici che vengono attaccati da una forza militare grande; bene, noi nell’EU non siamo questo paese di lavoratori pacifici. Come non lo è l’Israele attuale. Dio parla al profeta che deve rivolgersi contro la forza militare di Gog: „sul finire degli anni tu andrai contro una nazione che è sfuggita alla spada, che in mezzo a molti popoli si è radunata sui monti d'Israele, rimasti lungamente deserti. Essa rimpatriò dalle genti e tutti abitano tranquilli.“ Alla fine una manifestazione „violenta“ di Dio distruggerà anche „Gog nel paese di Magòg“: „Farò giustizia di lui con la peste e con il sangue“. Gog nel paese di Magóg è una figura simbolica e misteriosa che appare in Ezechiele 38–39, e rappresenta una minaccia escatologica contro il popolo di Dio. Gog di Magóg rappresenta l’ultima e definitiva opposizione al piano salvifico di Dio, destinata al fallimento grazie all’intervento diretto del Signore. La sua sconfitta è un segno della vittoria finale di Dio sul male. In Apocalisse 20,8, Gog e Magóg tornano come simboli della ribellione finale contro Dio prima del giudizio universale. Non è tanto un personaggio storico, ma una immagine apocalittica di una minaccia finale, sconfitta da Dio stesso. Gog è descritto in Ez 38/39 come un principe di Magóg, della terra di Ros, Mesec e Tubal, guidatore di un’immensa coalizione di popoli ostili. Viene da settentrione (simbolo nella Bibbia delle minacce esterne), e marcia contro Israele, che in quel tempo vivrà in pace.Tuttavia, Dio interviene direttamente: scuote la terra, manda fuoco, pestilenze e confusione, e distrugge Gog e i suoi eserciti.

I discorsi polemici di Cristo con i farisei, anche nel Vangelo odierno (Gv 8, 21-30), infondo con quei farisei che siamo noi tutti, devono essere presi molto sul serio: periremo tutti se non crediamo che Cristo è stato mandato dal Padre e ci ha lasciato gesti che durano per millenni, semplici e veri, della sua presenza, quelli che vediamo in atto nella Santa Messa, nella genialità eucaristica di un pane e di un vino offerto a miliardi di uomini…e ci ha lasciato alcuni amici, anche nel cielo

Una ragazza non mangia da giorni perché vuole un corpo più snello. Konstanze ed io abbiamo parlato con lei. Non credo che abbia dei genitori, vive dalla nonna; abbiamo pregato per l’intercessione di Adrienne ed ora scrivo alla dirigente scolastica della sua scuola. 

Alessandro nella versione odierna si occupa giustamente delle conseguenze sociali della guerra dei dazi, ma non so dare un giudizio sulle intenzioni di Donald Trump…l’isterismo contro di lui non mi convince per nulla. E poi l'Europa ha approfittato troppo del grande fratello americano. Ad un livello più profondo vorrei tradurre il testo filosofico che mi ha mandato Adrian sull’ottimismo baconiano di Mark Shiffman.   - (9.4.25) Ho tradotto il testo è l’ho pubblicato nel mio account in Substack

Abba nostro…


(Sliema, il 7.4.25; 65.esimo anniversario del mio battesimo) Il capitolo 37 di Ezechiele che aveva impressionato anche Michael Jackson (1958-2009) risponde in modo molto forte alla domanda di Meinhard sul come saremo dopo la risurrezione, anche se non risponde con una risposta filosofica-fisica che possa interessare a Meinhard. "Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. [5] Dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. [6] Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore“ (37,4-6). È  un processo di ricostruzione del corpo molto realistico ed è di una potenza inaudita (che comincia con un „movimento“: „sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa“ (37, 7)) che non si limita a ricostruire il tempo. „Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.“ (37,10). „Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio.“ (37,13). Non l’allungamento del tempo, ma il „riposo“ è la meta: „Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò". (37,14). Credo che la risurrezione sarà un atto di purificazione radicale anche dagli idoli dello spazio e del tempo: „Non si contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato; li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.“(37,23). Il profeta non fa esperienza di ciò „interiormente“, ma viene spostato in un luogo in cui non avrebbe pensato di essere, come fa capire bene Adrienne): „il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa“ (37,1). 

La Santa Messa con i due televisori, nel quale si potevano ieri leggere dai salesiani le parole della liturgia - grazie a Dio non ci sono nella Santa Messa quotidiana - nascono dal presupposto probabilmente sbagliato che leggendo le parole si comprenda di più cosa accade nel servizio liturgico…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Gita a Mdina. Tre ragazze avevano preparato una bella guida attraverso alcuni punti della città, toccando alcuni punti salienti; avevano anche preparato un questionario di domande sulle cose che raccontavano, così che è stato più facile concentrarsi e seguire la guida stessa. E tutto questo in inglese. 

Noi stessi, anche per una regione economica e di comodità, compriamo da Lidl, ma in vero cerchiamo anche di non ignorare i piccoli negozi che fanno parte della cultura dell’isola; vicino alla cabina telefonica rossa al termine della Dingle Street c’è per esempio un uomo simpatico, dal quale ho comprato spesso alcune cose, l’altro giorno alio ed acqua; gli auguro che il suo negozio resista alle grandi catene dei supermercati. 


Da alcuni anni abbiamo conosciuto Kevin, che ci porta, con il suo servizio di bus, il gruppo nelle gite principali, sempre di buon umore e con un’attenzione ai nostri bisogni; non è per nulla ovvio questo, spesso gli autisti guardano solo ai loro comodi, mentre Kevin da anni ci andava a prendere e portare i ragazzi dalle famiglie nelle quali erano ospitati i nostri ragazzi; quest’anno sono tutti all’ostello dell’AM Language ed è venuto a prenderli li. 

Da sempre, da quando veniamo a Malta con i ragazzi, la Santa Messa quotidiana dai salesiani fa parte della gita; quando si è in giro con così tanti ragazze e ragazzi e bene essere visti e protetti dall’alto…

(Sliema, il 6.4.25) Il capitolo 36 di Ezechiele contiene uno dei passi biblici che più ho interiorizzato, ma contiene anche frasi molto dure. Partiamo da quella dura per poi riflettere su quella che più corrisponde alla mia intimità. „Sì, con gelosia ardente io parlo contro gli altri popoli e contro tutto Edom, che con la gioia del cuore, con il disprezzo dell'anima, hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo.“ (Mi posso, tra l’altro immaginare come Netanyahu legga questa frase); ma veniamo alla frase sorprendentemente mite e chiara:  [22] Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati. [23] Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. [24] Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. [25] Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; [26] vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. [27] Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. [28] Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. [29] Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. [30] Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le genti. [31] Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze. [32] Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o Israeliti“. Chiaro è che Dio si fa vicino, tenero e misericordioso a riguardo del Suo cuore, non del nostro. Mite è la possibilità che il nostro cuore cambi, che diventi un cuore di carne. // Non se si possa leggere questo invito a vergognarsi ed arrossire, comunicato dal profeta, solo in riferimento ai cambiamenti antropologici che sono in atto nei nostri giorni e che, come dice Renato, sono stati ritualizzati nella cerimonia di  apertura delle Olimpiadi. Personalmente non credo che si possa ignorare la perversione polimorfe, presente, credo, in tutti noi, anche se alcuni sono più aggrediti di altri. Non credo che si possa fare un’equazione del tipo: inconscio collettivo = sozzura degli idoli. Comunque sia io ci conto tanto sull’agire di Dio e sulla trasformazione del cuore dell’uomo in riferimento a quei cambiamenti antropologici epocali (termine riassuntivo: dittatura del relativismo“ Benedetto XVI), ma anche in riferimento alle tre profezie di cui parla Papa Francesco: quella della pace, quella della difesa della nostra casa comune e quella dell’opzione preferenziale dei poveri). Se non agisce Dio siamo persi! 

Nella bacheca di Riccardo Cristiano ho letto che la Santa Sede non ha mai rifiutato di incontrare politici autocratici e per questo motivo può anche ricevere J.D.Vance. Questa affermazione è del tutto stolta. Avevo una certa stima per Cristiano per il suo amore per il padre Paolo, ma questa affermazione è del tutto priva di ogni riferimento al reale: J.D. Vance è rappresentante di un paese democratico, anche se è bene che la Santa Sede, nel suo agire, non differenzi tra poteri democratici ed autocratici. In un’altra bacheca ho letto che Trump sarebbe psicopatico: questa è isteria pura. 

Abba nostro…

(Dopo la colazione al mare


Questo era lo sguardo durante la colazione

Non intendo solo le belle case in stile neoclassico, con le colonne e i capitelli, - c’è ne una vicino alla cabina telefonica rossa alla fine della Dingli Street, nella quale vivono delle suore - ma le tantissime case costruite con limestone e con il tipico balconcino maltese, non molto funzionale in vero, anche se per qualche anziano, come ne ho vista una ieri a Gozo, è un po’ come un televisore, sono un segno di costruzione che diventa casa, del tutto diverso da quegli edifici che osservava Jünger ad Hongkong nel 1965 e che Konstanze ha osservato anche a Yerevan, che sono vecchi appena finiti di costruire, che sembrano infatti essere fatti per essere distrutti, credo che Jünger pensasse ad una possibile guerra. E che comunque per quanto riguarda Yerevan sono per lo più vuoti, perché gli armeni non se li possono permettere; qui a Sliema, verso l’est, vi sono anche tantissimi appartamenti in costruzione, che non so per chi vengano costruiti, probabilmente per turisti ricchi. 


(Sliema, il 5.4.25) Oggi gita a Gozo.


Ramla Bay, Gozo 

Sliema. Da vent’anni portiamo i ragazzi e le ragazze della nona classe della nostra scuola CJD Doryssig in gita a Malta. Questo progetto fu avviato dal nostro ex direttore scolastico, Burkhard Schmitt, e, dopo il suo pensionamento e la pausa forzata dovuta alla pandemia, è stato ripreso da mia moglie e da me, che vi avevamo già partecipato per decenni.

In origine il viaggio aveva un’impostazione prettamente linguistica, ma col tempo vi abbiamo aggiunto anche un profilo religioso. Di questo ha sempre fatto parte una serata dedicata a san Paolo, per vent’anni curata dal padre salesiano John Cini, che sapeva offrirla con un tono al tempo stesso pedagogico e spirituale.

Due anni fa, dato che padre Cini ha ormai 80 anni, abbiamo chiesto al direttore della scuola AM Language, Julian Torreggiani se conoscesse qualcuno capace di portare avanti questa parte importante del nostro programma. Ci ha così presentato il prof. Timmy Gambin, dell’Università di Malta, che ha dato alla serata con i nostri studenti un taglio biblico e scientifico.

Quest’anno, per i tipi di Heritage Malta, è uscito un volume scritto proprio da Timmy Gambin in collaborazione con il prof. John M. McManamon S.J., dell’Institute of Nautical Archaeology, pubblicato in lingua maltese e inglese, dal titolo:
“Searching for Paul. From Scripture to Tradition, Archaeology and the Maltese Landscape.”

La struttura del libro ricalca evidentemente il contenuto delle due serate che abbiamo potuto vivere con il prof. Gambin negli ultimi due anni.

Il tema trattato è forse meno “drammatico” della questione sull’autenticità della tomba di san Pietro sotto la basilica vaticana – dibattuta sia a livello letterario che archeologico con tesi controverse –, ma riguarda comunque l’identità teologica di un intero paese, Malta, che si riconosce nell’eredità paolina. Questo legame è ben illustrato anche nella suggestiva sezione fotografica del libro (pagg. 75–93).

A mio avviso, sia il libro sia le lezioni offerte ai nostri studenti hanno il merito di stimolare una riflessione ermeneutica complessa: evitando sia un fondamentalismo che prende letteralmente ogni parola della Bibbia – in questo caso i capitoli degli Atti degli Apostoli che narrano il naufragio di san Paolo a Malta – sia un criticismo altrettanto dogmatico che rigetta come inverosimile tutto ciò che vi è scritto.

La tesi del libro di Gambin e McManamon è che non vi siano dubbi sul fatto che il naufragio narrato negli Atti sia avvenuto effettivamente a Malta, anche se non è chiaro in quale punto dell’isola, per via di numerosi fattori (tra cui, ad esempio, il diverso livello del mare tra oggi e l’antichità).

Il volume affronta con rigore tutte le principali obiezioni: dalla questione filologica legata all’espressione negli Atti di un "luogo dove si incontrano due mari" (in greco: διθάλασσος), a cui si risponde con la cartografia antica, che distingue tra Mare Mediterraneo e Mare Africano, oppure tra Mare Africano e Mare Adriatico – quest’ultimo da non confondere con l’attuale mare omonimo.

Vengono poi discusse tematiche di archeologia marittima, che non solo aiutano a comprendere il racconto degli Atti, ma offrono uno spaccato dell’uso del mare nel mondo antico, segnato da disastri spesso silenziosi e non documentati. Nel caso biblico, invece, il naufragio è testimoniato dai sopravvissuti.

Altri aspetti importanti affrontati includono:
– la presenza (o assenza) di vipere a Malta;
– la questione delle ancore ritrovate nei fondali marini dell’isola.

Nelle premesse al suo volume su Il senso religioso, don Luigi Giussani spiegava come solo una pluralità di metodi permette di cogliere la complessità del reale. Più un tema è articolato, più diversificati devono essere gli strumenti con cui lo si affronta.

In questo caso, senza mettere in discussione la coerenza teologico-missionaria di san Luca, è possibile – senza cadere nei vicoli ciechi del fondamentalismo – riconoscere come filologia e archeologia marittima possano illuminare un evento affascinante avvenuto alle origini dell’era cristiana. Un evento che, per usare una formula di Hans Urs von Balthasar, ci permette di intravedere il tutto nel frammento.

Papa Francesco ci ha insegnato a non fare proselitismo (come ad esempio difendere in modo ideologico e cieco la Bibbia), ma piuttosto a meditarla con serenità, su tutti i suoi piani: teologici, ma anche storici e scientifici.

In questo senso, il libro dei professori Gambin e McManamon è davvero un’opera da leggere, valorizzare e tradurre in altre lingue.


(Sliema, Malta, il 4.4.25) Nel resto dei capitoli che mi mancano per completare la lettura del profeta Ezechiele, vorrei tenere conto di ciò che Adrienne scrive a riguardo della sua „mistica“, che è davvero una „mistica oggettiva“ che deve essere compresa a partire dalla mistica di San Giovanni; l’Apocalisse getta una grande luce sia su Ezechiele che Daniele e in questi due profeti, in modo particolare, essa viene preparata. Ezechiele non sembra avere, dice Adrienne, una promessa personale della vita eterna e così gli mancano quelle consolazioni proprie a Giovanni e al NT; sembra anche che Dio gli chieda troppo, ma essendo guidato ci sono anche per lui „tempi tra“ (tra una visione e l’altra), nei quali ha fiducia che tutte le visioni proposte e nelle quali viene rapito non siano „troppo“. Confrontarsi con il mondo mistico significa anche relativizzare le certezze della verità chiamiamola scientifica…

Nelle sue visioni Ezechiele viene trasportato in un altro luogo, come spesso accade nei fenomeni mistici. Per esempio nel capitolo 35 sul monte Seir: „[3] Annunzierai: Dice il Signore Dio: Eccomi a te, monte Seir, anche su di te stenderò il mio braccio e farò di te una solitudine, un luogo desolato. [4] Ridurrò le tue città in macerie, e tu diventerai un deserto; così saprai che io sono il Signore.“ Il profeta si trova in mezzo a ciò che annuncia (il monte Seir viene punito per le sue offese ai monti di Israele): „[7] Farò del monte Seir una solitudine e un deserto e vi eliminerò chiunque su di esso va e viene. [8] Riempirò di cadaveri i tuoi monti; sulle tue alture, per le tue pendici, in tutte le tue valli cadranno i trafitti di spada.“ Nei capitoli precedenti erano state descritte le sofferenze di Israele stesso. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Il paragone di Trump con Enrico VIII (1) mi sembra demenziale, ma diciamo semplicemente stolto. Non vi è alcun Tommaso Moro e non vi è alcun Enrico VIII. Non si tratta di difendere a spada tratta Trump; ieri in un intervista il Prof. Sachse, che ben ha capito la novità dell’amministrazione Trump, lo ha criticato sulla questione dei dazi: i problemi economici degli USA non sono altri stati-rapinatori, ma i miliardi investiti in modo guerriero in tutto il mondo (oggi anche la versione di Banfi cita il professore americano sul tema dei dazi, che ricorda il pericolo dell’isolazionismo degli USA). Il sostegno di Netanyahu è un altra delle debolezze di Trump (su questo si sbaglia credo anche Orban, sebbene abbia ragione a dire che vi è una forte politicizzazione della Corte internazionale di giustizia, nota anche con il nome di Tribunale internazionale dell'Aia), come lo è, debole, anche la politica in San Salvador; detto questo vorrei sottolineare che l’amministrazione Trump è sorprendentemente varia ed efficace in tante decisioni, in primo luogo nel tentativo diplomatico con Putin. J.D. Vance, atteso in Italia, è un politico cattolico che si orienta alla figura di san Giovanni Paolo II e sulla questione dell’ordo amoris è stato ingiustamente attaccato dalla lettera del Papa ai vescovi americani. Poi per quanto riguarda la storia inglese, vorrei ricordare che nel primo mandato Trump aveva ordinato un giorno nazionale di festa in onore del martire inglese San Thomas Becket (1118-1170). 

(1)  Avevo letto male si tratta di Edoardo VIII, il re simpatizzante di Hitler, ma tanti degli argomenti scritti qui sono comunque veri; e poi l’idea di un paragone con un re simpatizzante di Hitler è ancor più demenziale. 

(Dopo) „La guerra a Gaza continua senza sosta e il bilancio delle vittime è impressionante: solo da quando sono ripresi i combattimenti si registrano più morti civili di quanti se ne sono verificati in un intero anno in Ucraina. Ciononostante, l’esercito israeliano ha comunicato un ulteriore inasprimento del conflitto: il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato che le truppe amplieranno le operazioni a Gaza per cacciare i militanti di Hamas e «conquistare ampie aree che saranno aggiunte alle zone di sicurezza dello Stato di Israele»…Ulteriori preoccupazioni sull’instabilità della regione sono sollevate dalla presenza di basi e avamposti israeliani in Libano e Siria. Nonostante la promessa di ritirarsi dal Paese dei Cedri (con cui il ministro degli Esteri israeliano ha fatto sapere di voler normalizzare le relazioni – sic!), lo Stato ebraico mantiene cinque avamposti in Libano per difendere le comunità israeliane da potenziali attacchi ed evitare una ripetizione di quanto avvenuto il 7 ottobre 2023. Lo stesso vale per la Siria, dove Israele sta costruendo nove postazioni lungo quella che era la buffer zone istituita dopo la guerra dello Yom Kippur. Mentre il presidente siriano al-Sharaa, in una posizione di debolezza, si dice intenzionato a rispettare il cessate il fuoco raggiunto nel 1974, per Netanyahu l’accordo è terminato con la caduta di Assad e ora la richiesta è la demilitarizzazione delle province di Quneitra, Deraa e Suweida. Oltre a queste attività, Israele continua a bombardare ampie zone della Siria, ciò che aumenta sensibilmente la tensione con la Turchia. Dopo che Netanyahu nelle scorse settimane aveva fatto trapelare la notizia di un inevitabile scontro con Ankara, questa settimana abbiamo assistito a nuove incursioni israeliane proprio nelle zone della Siria dove si potrebbe intensificare l’influenza turca.“ (Claudio Fontana, Oasis, 4.4.25) // „L’Iran ha finalmente risposto alla lettera di Donald Trump, e la risposta è stata negativa, nonostante (o forse proprio per) le minacce americane. Il Presidente della Repubblica Islamica Masoud Pezeshkian ha veicolato attraverso l’Oman il rifiuto alla possibilità di colloqui diretti sul programma nucleare iraniano, citando come motivazione la violazione da parte di Washington degli impegni assunti in precedenza. Resta aperta la strada, ha affermato il presidente, dei colloqui indiretti, ma non è chiaro fino in fondo se gli Stati Uniti siano interessati a questo tipo di proposta. Di sicuro il recente dispiegamento di forze americane nella regione del Golfo Persico mostra che tutte le opzioni sono sul tavolo pur di impedire che Teheran si doti dell’arma atomica.“ (Claudio Fontana, Oasis, 4.4.25).

Riprendo il dialogo con Matteo Foppa Pedretti: „Ma infatti il mio paragone di Trump con Edoardo VIII reggerebbe solo se "fossimo fermi all'89..e anche qui come forzatura. Quello che contesto a chi continua a interpretare l'Occidente come il baluardo contro i totalitarismi è che leggono la storia attuale come una sorta di attimo infinito e mitico, in cui il tempo non passa mai, nulla accade o è accaduto nel frattempo, le forze storiche si muovono sempre secondo le stesse traiettorie e le risposte da dare sono sempre quelle. Solo a queste condizioni, che io contesto, si può leggere quello che accade oggi ( ed è quello che fanno Feltri e Adornato, e i nostri amici Leoni e Geninazzi) come se fossimo nel '36, o negli anni ’80. Le cose, come tu giustamente dici, sono cambiate e stanno cambiando. Ci sarebbe da studiarle e capirle, secondo giustizia, per affidarle coscientemente alla misericordia di Dio … Usando questo schema interpretativo {essere fermi all’89}, la mossa di Trump verso la Russia, che fa oggettivamente saltare il banco, può essere vista come una "Intelligenza con il nemico". Ma la chiave interpretativa è sbagliata ( e i suoi esiti lo dimostrano per absurdum) . Senza contare che Putin non è Hitler e Trump non è nazista. Se una chiave interpretativa arriva a questo, significa che è farlocca e funziona solo per la propaganda. Il mio dispiacere verso i nostri amici è che è difficilissimo confrontarsi serenamente su questo“ - Caro Matteo, ho ripreso le cose che dici nel mio diario perché esprimono molto quello che penso (se vuoi che siamo più privati nella comunicazione dimmelo); sei giustamente prudente e pensi che si tratta di uno schema interpretativo o come la chiamo io (non solo io) una narrazione. E le narrazioni sono sempre solo verosimili, non vere (Cicerone). La verità è una sola: Cristo! Purtroppo tanti dei nostri amici fanno un’equazione strana. Cristo = un’interpretazione storica vista come assoluta. Tuo, Roberto 


(Sliema (Malta), il 3.4.25) Sono sempre molto grato quando il Papa ripete che Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia e questo suo messaggio corrisponde completamente alla parabola di Luca 15,11-32, oltre a corrispondere al mio cuore; lo dico per non essere frainteso, in quello che ora segue e che nasce anche da un’obbedienza al Papa, che ci invita a tenere il Vangelo nella nostre tasche e a leggerlo. Nella polemica tra Gesù e i giudei, che siamo anche noi (il giudeo in noi) vi sono parole molto forti: Gesù non ritiene che qualcuno possa testimoniare per lui, neppure Giovanni lo può, solo il Padre è il suo testimone e delle nostre reciproche legittimazioni e testimonianze (il giudeo in noi) a Gesù non interessa proprio niente (cf. Vangelo del giorno preso da Gv 5). In questo senso vi è una distanza, che è una distanza di amore, quindi in ultima istanza una vicinanza, perché la meta dell’agire di Gesù è sempre il Padre, che farà vedere cose sempre più grandi - ieri ascoltando questa affermazione di Gesù, anche da Gv 5, ho pensato che l’offerta eucaristica è questa cosa sempre più grande: un corpo d’amore offerto a miliardi di persone, lontane nel tempo e nello spazio…come cibo di vita eterna…

Ieri sono stato con alcune ragazze e ragazzi in una dimostrazione di protesta contro il governo maltese a Vallette, accusato di corruzione; con foto in Instagram e in Facebook e con un articolo in Substack (italiano e inglese) ne ho fatto memoria…


Questi erano alcuni delle ragazze e dei ragazzi che sono venuti con me


Uno dei cartelli di protesta 


Il memorial per la giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa qualche anno fa

Qui l’edizione inglese del mio articolo in Substack: https://open.substack.com/pub/graziotto/p/valletta-a-protest-against-corruption?r=19nmhx&utm_campaign=post&utm_medium=email

Abba nostro…

(Sera) „Anche tra nostri amici (penso a Alberto Leoni, o a Luigi Geninazzi) che lungamente hanno conosciuto, descritto e pensato la mirabile vicenda della fine del comunismo reale, vale il punto di partenza che Feltri {ne La Stampa} fa emergere, sottolineando quello che dice Lech Walesa. Che cioè l'attuale fronte russo ucraino della guerra mondiale sia la prosecuzione, con altri mezzi, della grande insorgenza europea del 1980 - 1989. Il che significa leggere Euromaidan come il discendente diretto dei cantieri di Danzica. E la guerra del Donbass come il terzo tempo della resistenza al totalitarismo iniziato a Budapest nel 56 e proseguito a Praga nel 68. Io, che ho letto Milosz e Grossman, Havel e Benda, e ho avuto l'onore di chiacchierare con Geninazzi ( a casa sua, in preparazione a un incontro con gli studenti, per Diesse), penso che il punto di partenza sia sbagliato. Penso che Solzenicyn vada letto anche lui, da "Vivere senza menzogna" a "Come ricostruire la nostra Russia". Intendiamoci, Solzenicyn non è "né David né Sibilla" (per parafrasare il testo del Requiem). E anch'io posso sbagliarmi. Ma Giovanni Paolo II, la cui santa memoria abbiamo celebrato ieri, e che ieri Adornato ha stiracchiato per bene, dopo la fine del blocco sovietico ha intuito e visto la possibile "mutazione genetica" di quello che chiamiamo misticamente Occidente ( e in cui, come fa Adornato, continuiamo a mescolare Tommaso e Kant, le libertà medievali e la Rivoluzione giacobina).Il punto è: se tutto è rimasto all'89, Walesa ha ragione, Trump è un pericoloso Edoardo VIII e chi vuole la pace è cieco come Chamberlain. Se in questi 35 anni ( e dal 2001 e poi dal 2008 sempre più velocemente ) invece le cose sono cambiate, cercare di capire come, in che modo, seguendo quali traiettorie e con quali esiti non è essere "figli di Putin, ‚panciafichisti‘, pacifinti, utili idioti" e altre amenità da propaganda interventista. I buoni consigli nascono da una buona lettura del reale. Che a sua volta nasce dalla possibilità di parlarsi. Almeno finché non si è direttamente in guerra. Una postilla: nell'88-89, molti dei propugnatori attuali della resistenza dell'occidente all'Orso russo, preferivano Gorbachev ( il comunista illuminato) a Walesa ( che andava in giro con la Madonna sul bavero della giacca)Naturalmente non mi riferisco né a Alberto Leoni né a Luigi Geninazzi….“( Matteo Foppa Pedretti) //  Caro Matteo, quello che apprezzo nel tuo modo di scrivere è la verosimiglianza delle tesi, senza pensare che solo la propria tesi sia quella vera. Io in vero ho tolto l'amicizia a Facebook a Geninazzi, perché ripete in modo maniacale e dogmatico sempre le stesse cose; sai io vengo da una famiglia che nell'Ungheria del 56, sto pensando alla famiglia di mia moglie, ha perso il titolo nobiliare, ha perso la ricchezza e la patria, e vivo da più di 20 anni nella ex Germania dell'est. Io non ne posso più di sentire queste tesi dogmatiche ed autoreferenziali dei due autori che mi hai mandato (Feltri, Adornato) e in vero anche Lech Walesa non mi sta tanto simpatico, pur nel rispetto del suo compito storico. Poi c'è un modo di parlare di San Giovanni Paolo II che è del tutto esagerato, certamente è un fattore essenziale dell'anno 1979 eccetera,  nel senso che non si può pensare all'anno 79 senza quel suo viaggio in Polonia. Ma non bisogna neanche esagerare con tesi del tipo: la caduta del comunismo è dovuta al Papa. E poi per quanto riguarda la DDR io penso che ci siano anche altre metafore, forse si è trattato piuttosto di una nave di matti (Christoph Hein) piuttosto che una nave di criminali. Tutto questo non posso approfondirlo questa sera, perché ho molti dolori alla gamba. Ma volevo almeno darti qualche impressione.Tuo, R 


(Sliema (Malta), il 2.4.25) Ieri in dialogo con Meinhard ho concesso che Dio non ha una mania di controllo, ma in vero ciò non significa che non vi sia una „guida rigorosa“ come Adrienne si esprime in riferimento ad Ezechiele (cf. Adrienne von Speyr, La missione dei profeti, Einsiedeln 1953, 59). Dio dice „sempre molto chiaramente al profeta ciò che deve essere fatto immediatamente e ciò che apparirà dopo averlo fatto“. È la libertà di Ezechiele e la sua fede personale? Non sembra che Dio si occupi di ciò, eppure credo che il profeta proprio facendo ciò che fa o meglio rispondendo a Dio (che non è, come sapeva Pascal, il Dio dei filosofi, ma di Abramo, Isacco e Giacobbe…il Padre di Cristo)  sia più libero di tutti gli altri: del faraone sconfitto, ma anche del re babilonese vincente, ed anche del popolo che si trova in esilio. Il profeta non viene sostenuto  da un’idea liberale di libertà, „Il profeta è sostenuto dalla parola che gli viene rivolta e dal successo della parola“ (Adrienne); la „guida rigorosa“ ha a che fare con questi due elementi: la parola e il successo di essa; se tutto ciò sia sensato o meno ha a che fare con questo „successo“, che ovviamente non è quello mondano. „Il Profeta si muove su una traccia stretta“ (Adrienne). Annuncia ciò che deve annunciare: chi è sconfitto e chi vince e chi vincerà con una sicurezza estrema; Adrienne afferma „come se sapesse assolutamente che il cristianesimo verrà“ e con esso una precisa processione dello Spirito e un certo compito „apocalittico“ (cf. l’ultimo libro della Bibbia). 

Abba nostro…


Il nostro gruppo a Malta


Il mare a Malta


(Sliema (Malta), il 1.4.25) Caro Roberto, cerco naturalmente risposte attraverso un ragionamento sistematico. L'idea che Dio sia un artista non è del tutto nuova, ma è quella che trovo più plausibile per me.b Anche il fatto che Dio sia un Dio sereno/lieto è un accento che seguo. Stranamente, la letteratura teologica e filosofica non è così interessata alla serenità. Penso che Dio

  • non può cambiare la matematica, anche se è onnipotente.
  • ha fatto uso della sua libertà e si è legato, cioè dobbiamo vedere Dio come legato nel suo nucleo
  • ha usato la sua libertà come un artista creativo e ha creato un'opera, con catene causali date (ad esempio le leggi della fisica) che funzionano anche senza di lui. Si diverte, come un orologiaio con l'orologio, quando funziona da solo. Descartes e Leibniz hanno lavorato su questo argomento. Descartes ha introdotto l'occasionalismo per descrivere l'interazione tra il corpo e l'anima. 
  • ha in sé la dimensione del tempo. Per questo mi pongo molte domande su come vi immaginate la risurrezione. La vita, come la conosciamo, e come promette Gesù, è sempre uno sviluppo e ha quindi una componente temporale
  • senza problemi può compiere miracoli, un miracolo è solo una parafrasi o un'altra parola per l'azione di Dio
  • non è onnisciente, in particolare non conosce il futuro.

Per me il nucleo della libertà è la creatività. E il nucleo della mia convinzione è la frase: io sono libero. Senza libertà non c'è responsabilità, quindi non c'è etica. Quindi non c'è motivo di cambiare, perché per cambiare ho bisogno di una decisione libera. Quindi se il tema: Gesù deve avere un senso, ciò necessita che io sia libero. Quindi, se sono libero, Dio non può conoscere il mio futuro, altrimenti esisterebbe già. In questo senso, non è onnisciente. Sa tutto di me dalla mia concezione fino ad oggi, e sa, perché è il perfetto conoscitore dell'anima umana, come andranno a finire certe cose se non cambio. C'è qualcosa in queste tesi che ti interessa? Se no, non è un problema. Ognuno ha i propri argomenti. Tuttavia, sto cercando un filosofo che sia interessato a (alcune) di queste domande. Quali sono i tuoi argomenti filosofici che stai seguendo? Cordiali saluti, Meinhard - Caro Meinhard, grazie per la tua e-mail, in cui prendi sul serio la mia preoccupazione, ovvero che tu stesso sei responsabile dei tuoi pensieri. Naturalmente, tutto ciò che dici è interessante per me, anche se non affronto i problemi come fai tu. In primo luogo, non metto in discussione i dogmi della Chiesa, poiché è lei, non io ad avere la responsabilità ultima dell'amore. Come filosofo posso certamente discutere tutte le questioni, non i miei pensieri, però,  ma la teologia e i dogmi della Chiesa mi danno un orientamento ultimo; questo non significa che io pensi in modo meno radicale di te; se così fosse, non avrei potuto tradurre e commentare l'opera di Ulrich “Homo Abyssus. Il rischio della questione dell’essere”. E questo non significa nemmeno che la libertà sia meno importante per me che per te. E ora due dei tuoi pensieri.  1) In primo luogo, il pensiero che Gesù veda la vita eterna come uno sviluppo, quindi legato al tempo. Tu lo dici, io non la vedo così; già nella scena in cui non vuole che Maddalena lo tocchi, Cristo pone una forte rottura tra l'esistenza e l'essere nel Padre. Chiaramente la Bibbia non è un libro di filosofia e non troverai mai risposte filosofiche come desideri. 2) “Se sono libero, allora Dio non può conoscere il mio futuro, altrimenti esisterebbe già” - questa è una formulazione molto dogmatica; in un saggio di Ernst Jünger “Die Schere” l'autore tedesco parla di diverse forme di connessione tra presente e futuro: telepatia, profezia, previsione, salto temporale... proprio un salto temporale potrebbe collegare presente e futuro senza mettere in discussione la libertà. Anche nella mia ultima lettera ti sono venuto incontro, ad esempio ammettendo che Dio non ha una mania di controllo, ecc., ma tu mi rispondi così come se io non ti abbia fornito alcun argomento. Credo che tu sia così preso dal tuo sistema che non ti accorgi nemmeno di quanti spunti filosofici ti ho dato, senza avere una risposta per tutte le tue domande. E senza non voler imparare nulla da te. Saluti da Malta, siamo qui con 50 studenti. Tuo, Roberto

Abba nostro… Abba nostro…


(Wetterzeube, il 31.3.25; mio 65esimo compleanno e fine del mese di san Giuseppe) „Così dice il Signore Dio: „Ecco io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri“ (Ez 34, 17) Gesù riprende questa immagine e si presenta come amico (GV 15), ma anche come giudice (MT 25), nominando precisamente i criteri di giudizio (ero affamato…), che valgono per il popolo, ma anche per ogni  individuo. Chi ci parla è il „nostro Dio“: „susciterò per loro un pastore che le pascerà, il mio servo Davide. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Io il Signore, sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato. Stringerò con loro un'alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive. Abiteranno tranquilli anche nel deserto e riposeranno nel selve… Manderò la pioggia a tempo opportuno… Abiteranno in piena sicurezza nella loro terra… Saranno al sicuro e nessuno li spaventerà“ (cf. Ez 34, 23-28). Ezechiele scrive dopo  Davide e prima di Gesù: „dopo essere diventato un solo popolo, Israele avrà un solo pastore, discendente di Davide. Simile al glorioso antenato. Egli è definito principe (in ebraico, nasi) ed eserciterà la sua funzione in nome dell'unico vero re, Dio“ (a cura di Ravasi). È chiaro che noi cristiani leggiamo questa profezia in riferimento a Cristo! 


Non dobbiamo mai dimenticare che chi racconta la parabola della misericordia (Lc 15, 11-32) è il discendente di Davide, è il „figlio dell’uomo“ e „figlio di Dio“, „figlio di Maria“, „che è creatrix Creatoris creata e madre della misericordia“ (Maffei, 57). Con il cuore e nel cuore di Gesù e Maria abbiamo la possibilità di donare gratuitamente l’amore che gratuitamente abbiamo ricevuto, in una modalità di solitudine ultima che Ignazio esprime con il „solus cum Solo“: il che non vuol dire che non si abbiano amici e compagni, ma che si nasce e si muore soli e soli si giunge all’unico e vero Dio! Il padre Maffei mi ha aiutato a comprendere la frase enigmatica che Ulrich spesso cita: „L’amore presuppone ciò che esso fa“ (Kierkegaard)“ (Maffei, 57) non è che l’amante non veda le debolezze dell’amato, ma vede amandolo, ciò che lui già è nel profondo del suo cuore. Così anche Konstanze, che ieri ha preparato tutto il giorno le valige per Malta, non vede in me solo un vecchio, ma colui che è stato amato gratuitamente da Colui che è solo-amore! 


Già tantissimi mi hanno fatto gli auguri, addirittura da Burkina Faso, dal Messico, dagli Stati Uniti, ovviamente anche dalla Germania e dall’Italia… La mia Hannele, che telefonerà più tardi, mi ha mandato un messaggio sonoro: Viel Glück und viel Segen…!


Caro Ciro, Tu sei una persona intelligente per cui quello che scrivi è interessante. Non corrisponde a quello che io penso. Non tiene conto di quello che il Papa ha detto al parlamento europeo qualche anno fa sulla posizione poliedrica a cui vuole contribuire la Chiesa cattolica…è una posizione del tutto occidentale, che interpreta il riarmo europeo in questo senso. Io penso comunque che il punto di contatto tra le due posizioni, quella tua e quella mia, sia che l’Occidente come entità non debba essere spezzato, perché solo così può far parte di una poliedricità del reale…io interpreto in modo positivo le cose che sta facendo Trump, anche se non tutte. Il punto più doloroso è la questione di Israele. Poi posso leggere con disinvoltura anche le cose che scrivi tu, anche se non corrispondono a quelle che penso io, perché io non penso che la mia narrazione della realtà sia l’unica vera.


Abba nostro…


(Dopo) Caro Roberto, ti auguro tutto il meglio per il tuo compleanno di oggi. Mi sei sempre mezzo anno avanti, e questo non cambierà.

Mi supererai anche per la pensione, io andrò solo a dicembre, tu già a luglio 😉. Per il nuovo anno di vita ti auguro un buon addio alla scuola e, dopo il tuo periodo attivo, un buon inizio nel tuo periodo proattivo.

Sarebbe bello se potessi aiutarmi con i miei problemi filosofici. Una domanda che mi è venuta dopo la mia conversazione è: Succedono così tante cose nell'universo, a quale scopo? Ad esempio, ci sono tempeste d’aria su Giove, hanno uno scopo? Io non credo. Per me questo significa che Dio ha creato un universo in cui accadono molte cose che non hanno alcun senso per noi (e per eventuali altri esseri viventi).  Perché? Ho imparato da CL che Gesù conosce il destino di ogni fiore. Non credo che sia così, visti le trombe d’aria su Giove. 

Quindi questo significa che accadono molte cose che Dio lascia semplicemente accadere senza che abbiano senso. Ma questo solleva la domanda: perché esiste tutto questo? La risposta che conosco, per mostrare la sua grandezza, non mi soddisfa. Vedo Dio come un artista che fa molte cose semplicemente così, senza chiedersi il perché. Ma allora sorge la domanda: voleva proprio il nostro sistema solare, o è il libero gioco delle forze abbandonate a se stesse? Quindi, cosa vuole che accada e cosa si limita a guardare?

Un bel inizio per il nuovo anno

Meinhard - Caro Meinhard, grazie per gli auguri di compleanno! Io non credo di essere la persona giusta per aiutarti nei tuoi problemi filosofici, forse mio figlio sarebbe un partner di dialogo più proficuo di me. Forse potrai trovare qualche risposta nel libro di Robert Spaemann/ Reinhard Löw: „Die Frage wozu?“ Piper Verlag,1985. Per quanto mi riguarda trovo interessante sia l’idea delle trombe d’aria in Giove sia la tua idea di Dio come artista. Io penso che la grandezza di Dio abbia a che fare anche con la sua mancanza di mania di controllo. Il dono dell’essere è „umsonst“, gratis et frustra. Probabilmente i venti di Giove fanno parte di quel secondo senso della parola umsonst, cioè „vergeblich“. La frase che hai imparato da Cl la dice Cristo stesso, ma certo non nel senso di un controllo totale…Tuo, Roberto PS io sarei grato se tu sviluppassi i tuoi pensieri, cercando di dare da te risposte a te stesso, pensando le conseguenze che vedi nelle risposte che non ti soddisfano e quelle delle tue intuizioni…


Caro Roberto, nonostante i vari impegni e le molteplici responsabilità, la preparazione per il tuo imminente viaggio in Malta (se sono informato correttamente) e certamente tutti i compiti della vita scolastica quotidiana, non vorrei mancare di farti i miei migliori auguri per questo giorno speciale. Non so esattamente da quanti anni siamo legati in questa vita, in uno scambio costante, a volte più intenso a volte meno, abbiamo condiviso alti e bassi, momenti euforici e tristi, gioie e dolori. Abbiamo sempre trovato nell'altro un ascoltatore attento, una persona con cui condividere sentimenti, pensieri e sensazioni. Ho sempre percepito questo come il vero valore e il vero guadagno di una tale amicizia. E spero che questo legame e questa forma di stare insieme durino ancora a lungo e ben oltre il tuo prossimo pensionamento. Per il tuo compleanno ti auguro soprattutto salute, tanta forza, ma anche la necessaria serenità e gioia per i tuoi interessi e le tue preoccupazioni, e in tutto questo la benedizione di Dio. Continua a coltivare le tue inclinazioni, conserva il tuo sguardo sensibile e profondo e la percezione di prospettive diverse: il mondo è complesso e il nostro stupore non dovrebbe finire. Con un detto di Mahatma Gandhi, ti auguro un piacevole e felice compleanno e ti mando i miei più cari saluti, il tuo amico R. (Un amico qui in Sassonia-Anhalt). Ecco la frase di Mahatma Gandhi: „i sette peccati capitali della società capitalista: politica senza principi, ricchezza senza lavoro, commercio senza morale, piacere senza coscienza, educazione senza carattere, scienza senza umanità, religione senza sacrificio.“

Nella versione odierna di Banfi trovo questa Frase di Angelo Panebianco: „Per poi tornare ad attaccare i cattolici. «C’è l’irenismo cattolico animato non solo, secondo tradizione, dai cattolici post-dossettiani (Dossetti fu il grande avversario di De Gasperi al momento della scelta atlantica) ma che coinvolge anche altri gruppi. Antonio Polito (Corriere del 28 marzo) ha ben colto il fatto che il pacifismo integrale e, con esso, il ripudio del lascito degasperiano, coinvolgano ormai anche gruppi cattolici come Comunione e Liberazione, di tutt’altra ispirazione rispetto ai post-dossettiani».“ - A me interessa tutto ciò che Panebianco critica.  

Sulla questione Dossetti-De Gasperi mi ha scritto Giuseppe Reguzzoni: „Molto in sintesi, per ora: De Gasperi aveva la necessità, di ordine pragmatico, di riportare l’Italia in un sistema di alleanze occidentali, rompendo l’isolamento, tanto più che, in realtà, lo spazio di manovra era ridottissimo, visto che le decisioni di politica estera erano (e sono ancora in gran parte) nelle mani dell’Amministrazione Alleata. Dossetti era un idealista (lo dico con rispetto): il dossettismo è probabilmente andato ben oltre le sue reali intenzioni e i suoi valori di riferimento. Il PCI allora era anti-atlantico, e anche gran parte del PSI. Lui voleva dialogare con quella parte della sinistra e, al contempo, era sinceramente e profondamente un costruttore di pace, come La Pira. Con un pizzico di ingenuità le due cose (dialogo col PCI e Weltanschauung della pace) in lui si sono fuse. Il lato debole era il primo, ovviamente, dato che il PCI di allora non era per la pace, ma ne faceva uso in funzione anti-americana, un po’ come nei paesi sotto controllo URSS, dove ovunque c’eran scritte e cartelloni „MIR“ … Il lato debole del dossettismo è quello messo in luce da don Giussani, ovvero la frattura rispetto al farsi cultura e civiltà della fede cristiana. Sulla pace io sarei stato con  lui, in ogni caso. Meglio essere ingenui costruttori di pace, che consapevoli o non consapevoli esponenti del partito della guerra.“ (Giuseppe Reguzzoni).

Anche Francesco Coppellotti mi ha scritto: „Vivissimi auguri. Certo che so, perché mio padre era stato eletto alla Costituente nella DC. Era degasperiano. Dossetti voleva che l'Italia restasse neutrale e fu sconfitto. Pensava di fare un patto con i comunisti e non di rompere come fece De Gasperi nel 1947. La sconfitta lo spinse ad abbandonare la politica e diventare sacerdote e a fondare la comunità monastica dell’Annunziata, nella quale  è entrata mia sorella Carla che adesso è in Palestina.“

Da un articolo che mi ha mandato Renato Farina cito questo passaggio: „…Si entra nel Sessantotto, e Dossetti vede, nella crudele guerra del Vietnam, la conferma che l’adesione acritica all’alleanza con gli Stati Uniti espone l’Italia e, nel loro rispettivo ambito, anche la Dc e la stessa Chiesa, al rischio di complicità inaccettabili. Il nuovo pontefice Paolo VI, pur sentendo quel conflitto come «la guerra che più lo sollecitava sul piano spirituale e umano », scrive Giorgi, raccomandò a Lercaro di non assumere posizioni pubbliche sull’argomento, nella preoccupazione di non aprire uno scontro con i vescovi americani. Ma la celebre omelia del primo gennaio 1968 contravvenne a quell’impegno preso: «La Chiesa non può essere neutrale, di fronte al male da qualunque parte venga: la sua via non è la neutralità, ma la profezia; cioè il parlare in nome di Dio, la parola di Dio». E deve «secondo le parole di Isaia riprese dall’Evangelista san Matteo (12,18) – “annunziare il giudizio alle nazioni”». Questo il passaggio più pesante del cardinale, attribuito, nella vulgata generale, all’ispirazione dossettiana. Per Lercaro la mancata riconferma che ne scaturì, fu vista come una rimozione, e tale la considerò Dossetti, che scelse di lasciare l’incarico di pro-vicario, come peraltro aveva già deciso , e di tornare a Gerusalemme. Il tema però tornò prorompente esattamente due anni dopo, il primo gennaio del 1970, quando, nell’ambito dei commenti biblici che teneva ciclicamente a Monteveglio, arrivò a criticare la scelta di Paolo VI di incontrare il presidente americano Nixon, nell’abito di una visita in Italia al centro di dure contestazioni: «Questo pone dei problemi, suscita degli interrogativi, che sono interrogativi di coscienza». Nel 1990, in occasione della prima guerra del Golfo, intervenne preoccupato per l’innesco di una possibile guerra di religione: «Di fronte a una minaccia che investe i princìpi di convivenza pacifica dell’intero sistema internazionale, le nazioni debbono dimostrare di voler mettere la forza al servizio del diritto ». E anche a Gerusalemme il tema della pace fu il suo cruccio costante. Colpito dal massacro nei campi palestinesi di Sabra e Chatila in Libano, nel settembre 1982, restò scandalizzato dal fatto che la responsabilità fosse attribuibile alle falangi cristiano-maronite. «Ho scelto di vivere gli ultimi anni della mia vita in questa terra perché è la terra della Rivelazione di Dio e dell’Incarnazione del Figlio di Dio, Gesù: in nome del Dio unico e in nome di Gesù e del suo vangelo debbo dire che tutto in me si ribella al massacro di Beirut e debbo dichiarare con forza “Non è lecito in assoluto e per nessun motivo”».“ (Angelo Picariello, Avvenire, Febbraio 2023). // Ho scelto questo brano perché un po’ mette in luce la scelta atlantica di De Gasperi criticata da Dossetti; sarebbe per me importante conoscere un giudizio di Dossetti sulle bombe atomiche in Giappone, che precedono la scelta atlantica di De Gasperi. 

Comunque sia De Gasperi che Dossetti probabilmente erano santi; su De Gasperi cito un passaggio di un articolo di Renato Farina del 2014 e poi una lettera alla moglie, citata anche da Renato: 1) Universalismo di De Gasperi. Idea di Europa. L’Italia ha bisogno dell’Europa, l’Europa ha bisogno dell’Italia. E il mondo, la pace nel mondo ha bisogni di un’Europa. Le pagine che più mi hanno toccato riguardano la vera e propria lotta che egli fece per realizzare una vera comunità europea. Molti sono portati a credere che per i tre grandi padri spirituali cristiani dell’Europa unita, De Gasperi, Schumann, Adenauer l’unità fosse una cosa molto spirituale, molto profonda, quasi che si trattasse di qualcosa di molto nobile ma con i piedi un po’ sollevati da terra. Non è così. Le pagine più drammatiche sono quelle dell’incomprensione che ebbe dentro il suo partito da Fanfani e Dossetti, che più volte – secondo la testimonianza di Emilio Colombo riferita da Sangiorgi – cercarono letteralmente di “rottamarlo” (pag. 188) e infine ci riuscirono poco prima della morte al congresso di Napoli. Le pagine più drammatiche sono relative alla decisione della Francia di dire di no alla CED, la Comunità europea di difesa, l’esercito europeo, che avrebbe implicato di per sé la costituzione di una comunità europea autentica. Un’autonomia vera, una potenza autentica di pace. Ebbene una delle cause che portarono a repentina morte De Gasperi fu il rifiuto improvviso della Francia di accettare l’esercito continentale europeo posto sotto un’unica autorità politica e militare. Le ultime telefonate di De Gasperi che si alzò malato dal letto furono per Scelba, presidente del Consiglio, che gli comunicava il no della Francia. Disse De Gasperi con la voce che gli tremava: “Bisogna anche lasciarci la vita ma bisogna evitarlo”. Commenta Sangiorgi: “Lui voleva che l’idea europea fosse un dato non aggiuntivo ma costitutivo della politica e dell’identità italiana” (pag. 17). Con crudeltà il Partito comunista si compiacque di questo fallimento di De Gasperi. L’unità europea, l’unità anche dotata di esercito, soprattutto cementata da questo esercito comune (non dimentichiamo che l’unità italiana è nata grazie alla leva obbligatoria), fu osteggiata per decenni dal Partito comunista. E Togliatti rivelò sé stesso, la sua diversa antropologia, dichiarando alla notizia della morte di De Gasperi: «[...] Se le notizie son vere sembra sia morto di ira al vedere come si stanno imponendo alcune delle nostre più giuste e umane proposte: distensione internazionale, pace…». In realtà era vero esattamente il contrario. De Gasperi voleva un’”Europa unita in libertà e democrazia” (pag 181) Ma anche qui, un insegnamento. Pur perfettamente consapevole di questa idea della vita e dei rapporti umani che aveva Togliatti, De Gasperi non rinunciò mai al rapporto costruttivo. “Bisogna lavorare con tutti, dialogare con tutti”. 2) Lettera d’amore alla moglie Francesca: «È l’amore che ci domina, ci unisce, ci fonde in uno. Io ho un grande temperamento fisico e un grande temperamento spirituale. Del primo tu senti la stretta, quando le mie braccia si stringono attorno al tuo bel corpo, del secondo tu hai la sensazione quando ti guardo e quando ti parlo.» (De Gasperi).

Del saggio di Leopoldo Elia, che mi ha mandato Renato, su De Gasperi e Dossetti, prendo solo due punti, anche se suppongo che l’autore abbia ragione a mettere in risalto i meriti del grande statista italiano. 1) lo scontro tra De Gasperi e Dossetti è stato ad un livello alto, per cui non è possibile ridurre le due persone a degli schematismi che non corrispondono alla complessità del loro compito politico e religioso. 2) Mi fa riflettere il fatto che con l'uscita di Dossetti dalla politica, secondo l'autore, sono venuti a mancare alla DC degli impulsi forti che potevano venire solo da un atteggiamento spirituale e non solo politico come quello di Dossetti. Spiritualmente mi trovo completamente nella posizione di Dossetti, pur rispettando De Gasperi.

In riferimento a quello che scrive Giuseppe, Massimo Borghesi mi scrive: „Il tuo amico coglie bene la differenza tra Dossetti e de Gasperi. Ho dedicato ad essi un capitolo del mio "Critica della teologia politica". Non concordo sulla sua opzione dossettiana per la pace. L'URSS di allora non era, come potenza e influenza mondiale, la Russia ‚zarista‘ di oggi. Era una vera minaccia per l'Europa. La Nato fu provvidenziale per l'ovest, vera garanzia di „pace"".

(Pomeriggio) Anche nel Vangelo di oggi (Joh 4,43-54) Gesù non appare come un carattere „armonico“; come nel suo primo miracolo a Cana, appare infastidito, della madre che voleva un miracolo ed ora, nel vangelo di oggi, dall’impiegato regale; queste richieste di miracoli lo infastidiscono, ma poi cede, cede al bisogno della madre e al bisogno dell’impiegato regale…Aiutaci proprio in questa cosa, Gesù

(Sera) „“La gioia cristiana è affidamento a Dio in ogni situazione della vita”, ribadisce ancora il Papa nel testo {un messaggio ai partecipanti della seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia}, sottolineando che essa è “dono” che viene dal Signore. Questa gioia “si compie nelle pieghe della quotidianità e nella condivisione” ed è caratterizzata dai “larghi orizzonti” e “uno stile accogliente”, scrive ancora Francesco. “La Chiesa non è fatta di maggioranze o minoranze, ma del santo popolo fedele di Dio che cammina nella storia illuminato dalla Parola e dallo Spirito”. Da qui una chiamata ai partecipanti a lasciarsi “guidare dall’armonia creativa che è generata dallo Spirito Santo” nel votare le Proposizioni che sono “snodo per il futuro delle Chiese in Italia”.“ (Isabella H. De Carvalho, Vatican news)


(Wetterzeube, il 30.3.25; quarta domenica della Quaresima; laetare) Ez 34, [10] Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastori non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. [11] Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. [12] Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. [13] Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione. [14] Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d'Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d'Israele. [15] Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. [16] Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.“ - Questo passo del profeta Ezechiele - la mia lettura quaresimale - mi corrisponde completamente; io sono la pecora perduta, che ha bisogno che „Dio stesso prenda l’iniziativa di guidare di persona le sue pecore“; non metto in questione l’autorità della Chiesa, ma insisto sul fatto che non „est aliquid inter Deum et creaturas“ e la Chiesa è credibile solamente se è trasparente alla guida stessa di Dio, come ho sottolineato nelle frasi messe in risalto! 

La prima parte della notte era come una „prigione“, che ho potuto sopportare solo con grida - grazie a Dio che dormo da solo; i piccolini mi hanno però consolato. Una prigione ha comunque anche il merito di tagliare i ponti con il mondo (smartphone). 

„Chi confessa la colpa non è padrone della gratuità dell'amore che perdona“ (Maffei, 56), per questo motivo il figlio che viene da lontano non può esprimersi, parlando con il padre, subito nel senso di un: „come te, sarò amore gioioso che si dona gratis, sarò perdono come perdoni tu, fonte di amore del mondo come sei tu. La purezza e povertà del tuo amore è la fonte della mia libertà e del mio impegno, è il pane quotidiano che mi alimenta“(Maffei 56), piuttosto il figlio dice semplicemente che vuole essere ripreso come salariato, è molto sobrio in quello che dice a „suo padre“: il che non vuol dire che il padre Maffei non abbia ragione ad affermare che ci sia una fiducia nel figlio, un fiducioso abbandonarsi alla misericordia del padre; certamente c’è, se no non sarebbe ritornato dal paese lontano. Per quanto riguarda l’analogia trinitaria padre Maffeis sottolinea con ragione, „che l'io del Padre include sempre il tu del Figlio; e il Figlio è sempre alla presenza del Padre“. Questa relazione di presenza è in qualche modo attiva anche quando il figlio/Figlio è lontano, ma in modo diverso dalla fiducia che Gesù (il Figlio) ha sempre avuto nel Padre nel cielo, nei cieli; comunque abbiamo a che fare qui con un Dio che non è un „padre che trattiene in sé, non è un io chiuso che si apre solo sotto l'istanza del diritto: un summum ens che solo dal di fuori è indotto a parteciparsi“ (Maffei, 55); questo non è Dio! Dio è papà! E la colpa? Che cos'è la colpa nel paese lontano? Giustamente, nella tradizione di Agostino, scrive il padre Maffei: la colpa „è una carenza, un non-essere di quanto dovrebbe essere buono. Perché l'essere e il non essere non sono da pensare come principi astratti. Il dono dell'essere è atto, luce, pienezza, amore; è il dono totale di Dio che si intrinseca nella totalità degli enti creati, nella crescita viva e fecondità di tutto il reale“ (Maffei, 56). Nella domenica „laetare“ viene letta per intero questa parabola di Lc 15, 11-32, perché non vi è gioia senza misericordia e neppure speranza! La gioia e la speranza in una condizione personale e diretta di Dio delle nostre persone! 

Nell’analisi delle disastrose conseguenze del confessionalismo in Irak di Matthias Kopp, una frase mi ha fatto riflettere, anche in relazione alla meditazione con cui ho cominciato il giorno.  „Lealtà presuppone fiducia nel partito o nella religione“ (Kopp, 156). Ora se questo atteggiamento, che implica una rilevanza politica (chi governa: la maggioranza sciita o la minoranza sunnita?) ed economica (chi gestisce i pozzi di petrolio in Kirkuk e nel sud del paese?), si muove nell’ inconciliabilità delle confessioni, avremo una problema insolubile, perché solo la fiducia diretta in Dio potrà essere la via di uscita. Dobbiamo essere leali e fiduciosi in Dio, non nel partito o nella religione…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Un allievo mi ha chiesto se quello che dico sul „nodo gordiano“ vale anche per forme estreme di totalitarismo; ovviamente quest’ultimo è male e il male non può essere giustificato; penso per esempio alla giunta militare della Birmania che bombarda i ribelli anche in queste ore dell’ecatombe (copyright: Osservatore romano) provocata dal terremoto estremo (7,7 della scala sismica) dell’altro giorno. Quello che sta succedendo a Gaza, però, è anche una forma estrema di massacro (genocidio), anche se Israele fa parte delle democrazie e dell’Occidente. 

È una grande notizia che due milioni di persone turche protestino contro Erdogan; questo è un segnale chiaro di perdita di autorità del leader, come è anche un segno di speranza la rivolta dei palestinesi contro Hamas e quella israeliana contro Netanyahu. Certo vi sono anche rivolte „popolari“ guidate dall’estero, ma questo non sembra proprio essere il caso della Turchia…

Il libro di Guardini sulle „figure religiose nell’opera di Dostoevskij“ comincia con un capitolo sul „popolo“; mi sembra che nell’opera dello scrittore russo ci muova tra forme di assolutizzazione slava del popolo e forme davvero cristiane, come le persone semplici, con i loro dolori che vanno a visitare lo starez; quest’ultimo è una figura trasparente a Cristo. 

(Dopo) Testo dell’Angelus, preparato dal Santo Padre. „Cari fratelli e sorelle, buona domenica! Nel Vangelo di oggi (Lc 15,1-3.11-32) Gesù si accorge che i farisei, invece di essere contenti perché i peccatori si avvicinano a Lui, si scandalizzano e mormorano alle sue spalle. Allora Gesù racconta loro di un padre che ha due figli: uno se ne va di casa ma poi, finito in miseria, ritorna e viene accolto con gioia; l’altro, il figlio “obbediente”, sdegnato col padre non vuole entrare alla festa. Così Gesù rivela il cuore di Dio: sempre misericordioso verso tutti; guarisce le nostre ferite perché possiamo amarci come fratelli. Carissimi, viviamo questa Quaresima, tanto più nel Giubileo, come tempo di guarigione. Anch’io la sto sperimentando così, nell’animo e nel corpo. Perciò ringrazio di cuore tutti coloro che, a immagine del Salvatore, sono per il prossimo strumenti di guarigione con la loro parola e con la loro scienza, con l’affetto e con la preghiera. La fragilità e la malattia sono esperienze che ci accomunano tutti; a maggior ragione, però, siamo fratelli nella salvezza che Cristo ci ha donato. Confidando nella misericordia di Dio Padre, continuiamo a pregare per la pace: nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Repubblica Democratica del Congo e Myanmar, che soffre tanto anche per il terremoto. Seguo con preoccupazione la situazione in Sud Sudan. Rinnovo il mio appello accorato a tutti i Leader, perché pongano il massimo impegno per abbassare la tensione nel Paese. Occorre mettere da parte le divergenze e, con coraggio e responsabilità, sedersi attorno a un tavolo e avviare un dialogo costruttivo. Solo così sarà possibile alleviare le sofferenze dell’amata popolazione sud-sudanese e costruire un futuro di pace e stabilità. E in Sudan la guerra continua a mietere vittime innocenti. Esorto le parti in conflitto a mettere al primo posto la salvaguardia della vita dei loro fratelli civili; e auspico che siano avviati al più presto nuovi negoziati, capaci di assicurare una soluzione duratura alla crisi. La Comunità internazionale aumenti gli sforzi per far fronte alla spaventosa catastrofe umanitaria. Grazie a Dio ci sono anche fatti positivi: cito ad esempio la ratifica dell’Accordo sulla delimitazione del confine tra il Tajikistan e il Kyrgyzstan, che rappresenta un ottimo risultato diplomatico. Incoraggio entrambi i Paesi a proseguire su questa strada. Maria, Madre di misericordia, aiuti la famiglia umana a riconciliarsi nella pace.“

(Dopo) In questi anni pensando al „potere“ ho spesso sottolineato l’importanza del mito creato da Tolkien, nel quale l’anello del potere deve essere distrutto. L’immagine è potente e certamente vale quando l’anello che lo rappresenta ha potere quasi assoluto. Jünger mi fa però notare che vi è un altro aspetto del potere, quello vissuto con „disinvoltura“ (Jünger cita la parola francese, difficile da tradurre in tedesco: „désinvolture“). Si tratta di quel potere che ha un bambino che entra in una sala in cui è esposta una mela d’oro che nessuno osa toccare e che lui invece prende in mano con disinvoltura (cf. Il cuore avventuroso, seconda versione, 10, 261). In questi anni di lavoro in Germania, in primo luogo con l’atteggiamento ossessivo di controllo del mio preside bavarese (che in primo luogo ha fatto male a lui), che ora lo rivivo in un certo modo di guidare la scuola dopo il pensionamento di Burkhard (che non ne era privo del tutto, ma che su questo mi ha aiutato molto), ho accumulato tante paure e quella perdita della disinvoltura che permette di gestire il potere senza l’esigenza di giustificazioni moralistiche, che in vero sono quasi sempre un segno di una debolezza interiore. Io ho citato le cause esterne delle mie paure, ma la debolezza è nel mio cuore stesso; credo che noi tutti dobbiamo ritrovare un’atteggiamento disinvolto e sereno nel gestire un potere che comunque ci è sempre dato dall’alto come dice Gesù a Pilato. Ed anche per abbassare le tensioni in un paese - vedi Angelus di oggi - ed anche quelle del confessionalismo, di cui ho parlato questa mattina, c’è certamente bisogno di distruggere l’anello del potere assoluto, ma anche della disinvoltura nel gestire quel potere che è stato donato come grazie e fortuna. Quindi direi che è necessario vivere il potere non tanto con quel „dopo di me il diluvio“ di cui parla Jünger, ma pur sempre con quella disinvoltura che permette al bambino di prendere in mano la mela d’oro. Molto utile per questo è anche la differenza, di cui parla qualche pagina prima Jünger, tra „scrupolosi e trombettieri“; chi soffre in modo eccessivo di scrupoli ha perso di vista la priorità dell’impressione integrale sui dettagli; mentre i trombettisti riempiono gli spazi con un gaiezza esagerata…La malattia più grande è quella degli scrupoli eccessivi, spero che il Signore e Maria rafforzino quel poco o tanto di disinvoltura che è dentro di me.  PS L'atteggiamento brusco di Merz non ha nulla a che fare con la disinvoltura, è piuttosto simile al modo di essere  “dei tiranni delle città del Rinascimento” che erano “tecnici subordinati”, per usare il linguaggio di Jünger.

(Sera) Andammo nella parrocchia di Eisenberg, sebbene fossimo territorialmente appartenenti a quella di Zeitz, perché la Santa Messa era alle 10, 30 e questo facilitava la venuta dei nostri figli, poi è nata l’amicizia ecclesiale con Don Andrea, con il quale abbiamo cooperato per il regno di Dio, nei viaggi filosofico-religiosi nelle Dolomiti, nel viaggio culturale e religioso a Roma, nel gemellaggio con la scuola numero 6 di Yerevan, poi nell’importante progetto della Juventusfest, una festa del passaggio all’età adulta, che offriamo nella nostra scuola come alternativa alla Jugendweihe. Con l’arrivo, sei anni fa, del parroco di Gera, sotto il cui governo si trova ora anche Eisenberg, si è innescato un processo che ha portato don Andrea a lasciare il consiglio pastorale e che lo porterà a lasciare Eisenberg. Il tipo di atteggiamento manageriale e formale con il quale il parroco Wolf governa la parrocchia mi è del tutto estraneo. Sono stato un idiota quando ho dato sabato il mio consenso a rivedere la convezione pastorale, visto che in pratica il  parroco eliminerà tutta la storia di grazia con Don Andrea. Non ho la più pallida idea di quale sia un motivo per cui dovrei partecipare al consiglio pastorale, anche se alcune persone presenti in esso mi sono davvero importanti, come il cantore Michele. Ti chiedo Signore chiarimento su questo! Una cosa che mi fa riflettere è anche il fatto che alcune persone che hanno piccole responsabilità nella Chiesa, in particolare due donne, non mi sopportano; è un buon esercizio di pazienza sopportarle o è semplicemente  un segno che io devo andare aventi nel cammino nella Chiesa, ma da solo o solamente con quei rapporti sostanziali come lo sono quelli con la mia famiglia e con qualche amico. 

La primavera si sta imponendo, vi sono sempre di più piante che fioriscono; sono molto contento che dopo domani andremo di nuovo a Malta, l’unica cosa che mi dispiace e perdere questa bella primavera tedesca…

Fra qualche ora, il 31.3.25, compio 65 anni, quasi 38 anni li ho passati con Konstanze; Dio ci ha regalato due figli, Johanna e Ferdinand e una casa, la Chiesa romano-cattolica. Dio mi ha regalato un rapporto diretto  (vedi la meditazione di questa mattina) con lui e grandi incontri come quelli con Balthasar ed Ulrich. Buona notte! 



Konstanze ed io 


(Wetterzeube, il 30.3.25; 130esimo anniversario della nascita di Ernst Jünger) Gianni Mereghetti ha fatto girare questa E-Mail con una domanda importante: „Qual è l'esperienza della libertà a cui la grande questione dell'Avvenimento ci chiama? Giussani: La semplicità del cuore, l'essere come bambini, che ci chiama alla fedeltà a ciò che proprio come Avvenimento accade: è essere colpiti da una presenza. Ciò che va contro è un preconcetto. Vivere nel preconcetto e nel dubbio, aumentandone la forza con l'età che passa, è un delitto. Il dubbio viene esercitato soprattutto da giovani, ma così la vecchiaia fisserà gli occhi sul niente. Questo è il « nulla » degli « sbruffoni » di oggi, anche di tanti intellettuali, che, magari senza dirlo esplicitamente, vivono così. {è ovvio che quando io parlo, citando Ulrich, del „medesimo uso di essere e „nulla““ non sto pensando a questo nulla nichilista a cui pensa Giussani; RG} Intervento: Richiamando a uno di noi l'episodio del giovane ricco, hai detto che l'unica moralità dell'uomo è accettare il rapporto con l'Avvenimento del Mistero presente, seguirlo: {mio corsivo; RG}« Gesù, fissatolo, lo amò. E poi disse: " Vai, vendi tutto quello che hai e seguimi" » . Come accade per ciascuno di noi questo sguardo di Cristo in cui si riverbera questo stesso « seguimi » ? Giussani: Nella evidenza data dal colpo di fulmine dell'Avvenimento, cioè da un incontro, cioè da una presenza. Uno può non dare importanza a questo « colpo » , ma quando si è colpiti in un certo modo, non ci si può più isolare da Lui. Perciò il « seguimi » sta nella ricchezza di una umanità in atto. Intervento: L'ultima risposta della tua intervista su « Panorama » diceva: « Nel nostro movimento lo sforzo educativo sta proprio imperniato sul modo con cui si può giungere oggi alla certezza su Cristo, in modo che tutta la vita si appoggi al mistero di Cristo, con tutte le aspirazioni positive, dentro la consapevolezza sempre più chiara della propria debolezza e incapacità o cattiveria » . Qual è la strada che porta alla certezza su Cristo? Giussani: Ma questa è tutta la storia di una compagnia come la nostra, dove risuona il richiamo che il cuore deve farci in ordine a quella eccedenza di esperienza che abbiamo sentito agli inizi dell'Avvenimento. Il cristianesimo, essendo una Realtà presente, ha come strumento di conoscenza l'evidenza di una esperienza, {corsivo mio} come è notabile nella dinamica di un qualsiasi incontro di cui emergono i fattori più importanti, decisivi e reali. In concreto, la via della certezza su Cristo viene dalla nostra compagnia, essendo la nostra compagnia la modalità con cui Cristo ci tocca e ci muove, e in cui viviamo la speranza totale, come pre- vista e intesa. {corsivo mio}. Non aderire alla nostra compagnia è frutto di un preconcetto. Nota bene: il realismo vero deve implicare la capacità umana di rendersi conto di questo. Il realismo vero esige una semplicità dell'evidente. La vita del cristiano non può abbandonare la strada certa, la sua certezza in Cristo, perché, una volta toccata dall'Avvenimento, non potrebbe mai dimenticare che da questo Nome è scaturito un surplus di corrispondenza integrale, {corsivo mio} come da nessun altro fenomeno di incontro si può sperare. Così nasce la speranza cristiana, che è certezza di un futuro fondata su un Presente.“ {corsivo mio}. LUIGI GIUSSANI,  Avvenimento di libertà. 

Ieri nella rivista online di CL ho trovato due citazioni di una scrittrice americana, in occasione del centenario della sua nascita, Flannery O’Connor,  i che mi corrispondono molto: 1) «La mente che sa capire la buona narrativa non è di necessità quella istruita, ma la mente sempre disposta ad approfondire il proprio senso del mistero attraverso il contatto con la realtà, e il proprio senso della realtà attraverso il contatto del mistero» (Flannery O’Connor, Natura e scopo della narrativa). 2) „Scrivo come scrivo perché sono cattolica e non sebbene sia cattolica; questo è un fatto che niente potrà mai oscurare così come niente potrà mai oscurare un’affermazione così schietta. Tuttavia, sono una cattolica particolarmente posseduta dalla coscienza moderna che Jung descrive come astorica, solitaria e colpevole; {corsivo mio} possedere tale coscienza all’interno della Chiesa è un po’ come portare un peso, il peso necessario per il cattolico consapevole; è, cioè, avere un sentimento della situazione contemporanea al suo ultimo stadio. Io credo che la Chiesa sia l’unica cosa capace di rendere sopportabile il mondo cattivo verso cui ci stiamo dirigendo e che l’unica cosa che renda sopportabile la Chiesa è il fatto che essa sia, in un certo modo, il corpo di Cristo di cui noi tutti ci nutriamo. {corsivo mio}. Sembra inevitabile il fatto che si abbia da soffrire tanto a causa della Chiesa quanto per essa, ma se si crede nella divinità di Cristo si deve cercare di aver caro il mondo nello stesso tempo in cui si lotta per sopportarlo. Questo spiega la mancanza di amarezza nelle mie storie.“ (Flannery O’Connor, lettera ad una sconosciuta).

 Devo andare al consiglio pastorale che durerà tre ore e così non ho tanto tempo per commentare queste citazioni. Ma direi velocemente questo: 1) io sono rimasto, per grazia, fedele ai rapporti e agli incontri che ho fatto, anche se non userei la metaforica del „fulmine“, piuttosto quella di „fiori che sbocciano“: mia moglie, la mia famiglia; Hans Balthasar, con Adrienne; Ferdinand Ulrich; la Chiesa come luogo di una fedeltà ultima, sub et cum Petro (fedeltà alle sue tre profezie}, pur vivendo da più di venti anni nella diaspora. Capisco che la speranza cristiana può nascere solo da una presenza, se no non andrei al noiosissimo consiglio pastorale. 2) Ridurre questa presenza ai gesti del Movimento significherebbe per me solo intensificare la presenza nell’autostrada,  correndo il rischio di arrivare in un luogo in cui sono sopportato, ma la Chiesa stessa è sopportabile solamente come corpo di Cristo. 3) Non è possibile e non è riducibile ad un dubbio, non vivere il nostro cammino al vero non tenendo conto di quei tre aggettivi della O’Connor, riferiti alla coscienza moderna: „astorica, solitaria e colpevole“. La mia fedeltà nuova a Ernst Jünger è da situare qui. Bisogna portare il peso della croce quotidiana. 

Un aspetto importante della nostra vita nella diaspora, lavorando in una scuola appartenente al CJD, fondato da un pastore luterano, Arnold Dannenmann, è stato quello di un ecumenismo vissuto, l’importanza del quale è sottolineata nel numero 280 della „Fratelli tutti“: „Nello stesso tempo, chiediamo a Dio di rafforzare l’unità nella Chiesa, unità arricchita da diversità che si riconciliano per l’azione dello Spirito Santo. Infatti «siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13), dove ciascuno dà il suo apporto peculiare. Come diceva Sant’Agostino, «l’orecchio vede attraverso l’occhio, e l’occhio ode attraverso l’orecchio». È urgente inoltre continuare a dare testimonianza di un cammino di incontro tra le diverse confessioni cristiane. Non possiamo dimenticare il desiderio espresso da Gesù: che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Ascoltando il suo invito, riconosciamo con dolore che al processo di globalizzazione manca ancora il contributo profetico e spirituale dell’unità tra tutti i cristiani. Ciò nonostante, «pur essendo ancora in cammino verso la piena comunione, abbiamo sin d’ora il dovere di offrire una testimonianza comune all’amore di Dio verso tutti, collaborando nel servizio all’umanità» (Dichiarazione comune di Papa Francesco e del patriarca Bartolomeo, 25.5.2014)“. 

Abba nostro…

(Consiglio pastorale in Hermsdorf) Un altra persona (di Kahla, un padre con tre figli) era interessata a far parte del consiglio diocesano (Katholikenrat) e così anche questa esperienza priva di senso nella mia vita è finita. Deo gratias et Mariae! Oltre all’elezione del presidente del consiglio pastorale, abbiamo cercato di rielaborare incoativamente la „convenzione pastorale“; con il parroco ed un’altra signora (Gabi, Hermsdorf) proporremo una rielaborazione definitiva della convenzione attuale, per il prossimo consiglio pastorale in ottobre. Questa Chiesa „democratica“ è per me quasi del tutto non „provocante“, „non significante“); i criteri di scelta non hanno minimamente a che fare con la „teologia“, non sto parlando di quella accademica, semplicemente dell’approfondimento teologico del popolo credente e dei singoli credenti in Dio. 

Ho ascoltato la voce di Jünger, in un servizio che gli è stato dedicato in MDR- Aktuell; ho dovuto pensare alla frase di Ulrich in riferimento a Balthasar: la sua voce nel cielo è diversa…

Quello che sta succedendo in Turchia è molto interessante (cf. Claudio Fontana, Oasis), non tanto e non solo per difendere la „democrazia turca“, ma perché fa vedere che il leader dittatore si trova confrontato con un numero elevato di persone che non lo vuole più come leader, e questo nel suo paese stesso…

(Pomeriggio) C’è un’osservazione di Jünger nel „cuore avventuroso“ che credo mi sia di aiuto per comprendere cosa provo pensando al fatto che fra qualche mese il mio servizio nella scuola sarà finito: sono stato preso in servizio da una compagnia di attori che interpretano il loro ruolo senza quasi mai giungere alle domande serie, quelle che riguardano il nostro cuore. Qualche volta si apre una fessura, come quando raccontai alcuni anni fa al preside che una collega, Claudia, era morta improvvisamente in un viaggio in Asia (Samarkand), e non potè controllare le lacrime… Per questo è tragico ridurre la Chiesa stessa ad un palcoscenico di adulti che interpretano (questa è l’osservazione di Jünger) un ruolo che non ha nulla a che fare con il loro cuore. In me sorge il desiderio di ritirarmi non dico a „Nazareth“, come il Charles di Jesus, sebbene anche questa dimensione non mi è indifferente, ma nella mia „Wilflingen“, che però non so dove sia, forse la cosa più probabile è vicino alla mia famiglia, perché in essa è in gioco una sostanzialità dell’appartenenza che non è presente altrove. Per ora siamo qui nella nostra casa, lontana da Ferdinand e Johanna, perché Konstanze farà ancora parte del palcoscenico lavorativo. E grazie a Dio la casa a Wetterzeube porta in sé la possibilità di una certa solitudine, siamo di fatto in un’isola, tra il canale e il fiume. E poi grazie a Dio il rapporto con Konstanze è sostanziale, cioè ha a che fare con il cuore; e il mondo dei piccolini anche. Martedì partiamo nuovamente per Malta, con quasi 50 ragazzi, ma grazie a Dio siamo lontani dalla scuola e poi dopo qualche giorno di ferie e di scuola, arriva - Deo volente - il viaggio in Armenia…Così il tempo da passare sul palcoscenico degli adulti ?`?è relativamente breve. Ovviamente non so quando arriverà la morte: per il principe Salina arriva abbastanza improvvisamente, in mezzo alla vita. Gianni mi scrive che è al capolinea, perché si sente vecchio, ma in vero nessuno di noi è sa quando si arriva davvero al capolinea…

(Sera) Se penso alla situazione della Chiesa nella nostra parrocchia e nella nostra diocesi credo sia possibile parlare di speranza, solo nel senso di una speranza contro ogni speranza, contro ogni aspettativa sociologicamente ragionevole e questo non per la mancanza di sacerdoti; nel Giappone, secoli scorsi, il cristianesimo è sopravvissuto senza alcun sacerdote; le nonne battezzavano i bambini ed insegnavano loro le preghiere, senza per questo voler diventare sacerdotesse, ma nella loro sostanzialità di donna e di nonna hanno fatto quello che hanno fatto. Da noi facciamo dei sacerdoti, che sacerdoti non sono. E quelli che lo sono sono piuttosto manager, non sacerdoti. Io mi chiedo se davvero devo far parte di questi gremii (consiglio pastorale grande e piccolo), che sono davvero poco credibili; don Andrea ha deciso di non partecipare più ai vari consigli pastorali e andando via lui dalla parrocchia, forse già a settembre, finisce un periodo di tempo nel quale un’amicizia ecclesiale ha generato dei gesti notevoli nella diaspora: dal viaggio filosofico-religioso nelle Dolomiti, a quello a Roma e in Armenia, la collaborazione nella formazione della Juventusfest, le supplenze scolastiche.……Ora stando in questi consigli pastorali, solo per il fatto di starci, concedo troppo alla volgarità teologica…non lo dico in modo elitario, ma nel senso di una fedeltà autentica alla Chiesa di Cristo, nella modalità romano-cattolica. Non è che io sto difendendo un'idea di Chiesa del tutto ‚conservatrice“; a parte il fatto che essere „conservatori“ è una normalità o ovvietà per un cattolico, nel senso che spiegò tanti anni fa il padre de Lubac alla rivista „30 giorni“; insomma sto dicendo che questa contrapposizione tra progressisti e non progressisti è una stronzata; ci sono persone che amano e persone che non amano, persone che fanno un lavoro con il proprio cuore e persone che non lo fanno. Il parroco di Gera, nella gestione della parrocchia, vuole una precisione solo formale che io non voglio! Non so bene ancora che conseguenze trarre da tutto ciò, ma perlomeno ci sono queste righe, che testimoniano un disagio, che non ha smesso di sperare! 


(Droyssig, il 28.3.25) "Molti giornali, Il Manifesto in testa, criticano la nostra premier, che avrebbe frenato le spinte belliciste di Macron, per mantenere un rapporto con gli Usa. Tuttavia, è difficile immaginare un Occidente che si divida davvero, con una Nato solo europea, il muro dei dazi nei rapporti commerciali, un rapporto di alleanza con la Cina. Anche se sembra questo l’orizzonte attuale di Francia, Germania e Inghilterra" (Alessandro Banfi, versione odierna) - Caro Alessandro, sono d'accordo sul tuo giudizio sulla Germania, riprendo questo sulla premier italiana, che io non ho votato, ma che a me sembra che lei sia davvero nel giusto. Di grande aiuto anche quello che dici all'inizio della versione odierna sulla guerra e il disarmo. Tuo, R 

Abba nostro...

(Notte) Ho visto la miniserie di Netflix (2025, libretto di Richard Worlow e Benji Walters; regia di Tom Shankland; il gattopardo, don Fabrizio Corbera (principe Fabrizio di Salina), è interpretato da Kim Rossi Stuart e e sua figlia Concetta da Benedetta Porcaroli), tratta dal romanzo di Tomasi de Lampedusa, „Il Gattopardo“. Non so quanto corrisponda o meno al romanzo, ho sentito, comunque, tutto il fascino che sprigiona da questo mondo siciliano nobile in decadenza…Il romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è un capolavoro della letteratura italiana, pubblicato postumo nel 1958. Racconta la decadenza della nobiltà siciliana durante il passaggio dal Regno delle Due Sicilie all’Italia unita (1860 e oltre). Il protagonista, il principe Fabrizio di Salina, è una figura aristocratica lucida e disincantata, consapevole che il mondo che conosce sta tramontando. Celebre è la frase del nipote Tancredi (interpretato nella miniserie da Saul Nanni): "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi", che riassume il trasformismo della classe dirigente italiana. Concetta Salina, figlia del principe Fabrizio, è una figura fondamentale, ma nel romanzo non ha il ruolo centrale che le è stato donato nella miniserie. La sua storia, nel romanzo sembra essere segnata dalla frustrazione e dalla malinconia (mi baso per diro su fonti secondarie): segretamente innamorata di Tancredi, deve accettare che lui scelga Angelica (interpretata nella miniserie da Deva Cassel), la bellissima e vivace figlia del borghese don Calogero Sedara (interpretato nella miniserie da Francesco Colella). Concetta sembra incarnare il fallimento del vecchio mondo aristocratico: mentre Angelica e Tancredi rappresentano l'adattamento al nuovo ordine (questo anche nella miniserie), Concetta sembra rimanere, nel romanzo, prigioniera di un passato che si dissolve. Nella parte finale del romanzo, ormai anziana, si ritrova sola e inasprita, testimone della fine della grandezza della sua famiglia. Questa parte non è presente nella miniserie, che la vede ancora capace di gestire l’eredità paterna.

(Wetterzeube, il 27.3.25) In Ezechiele vengono citate date precise, come l’8 gennaio 585 a. C., in cui arriva, la dove gli ebrei sono stati deportati, un fuggiasco ed annuncia che Gerusalemme è stata presa (cf. Ez 33,21), diciassette mesi dopo la caduta della città. Il perire di spada, l’essere mangiati dalle belve, la peste (cf. Ez 33, 26-27) accadono in date precise; il profeta ha il compito di annunciare il disastro e lo fa a volte con parole dure a volte con parole che piacciano: „ si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno. Ecco, tu sei per loro con una canzone di amore: bella è la voce e piacevole l'accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica. Ma quando ciò avverrà, ed ecco avviene, sapranno che c'è un profeta in mezzo a loro“ (Ez 33, 31-32). Credo di essere abbastanza sincero nel diario così che non nascondo le mie debolezze, ma credo di aver preso del tutto sul serio la profezia della pace del profeta a Roma, non le ho ascoltate come musica, per poi pensare con altri criteri. Ci sono persone che hanno attaccato il Papa in questi dodici anni in modo ignobile, ma vi sono tanti che lo osannano, ma che mettono la loro speranza nelle spade: le armi avrebbero difeso la dignità ferita degli ucraini, e il profeta a Roma a volte ha concesso qualche pensiero in questa direzione, ma in linea di massima e continuata ha avvertito che la guerra non è una soluzione; Habermas, racconta la NZZ, ha ceduto alla musica delle armi, ma la sua posizione era in fondo ambigua, il Papa non ha mai pensato che si potesse difendere la martoriata ucraina con le armi.

Non c’è alcun dubbio che in queste parole del padre Maffei è presente in sintesi la filosofia di Ferdinand Ulrich: lì dove c’è il padre, „c’è amore che elargisce senza calcoli; lì i rapporti sono regolati non dal do ut des, ma dal libro e reciproco donarsi“ (Maffei, 53), sono ordinati dal mistero del dono dell’essere come amore gratuito, che è ricco e povero allo stesso tempo. „La povertà è il vero vuoto, il luogo dell’amore dove non c’è egoismo“ (52). Persone lo si è perché facciamo parte del genere umano, ma persone libere lo si è solamente in questo mistero di donazione ontologico, nel grande mistero del „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich). Questo mistero corrisponde a quello che il Papa chiama „primerear“: quando un’ideologia, anche la migliore, prende il posto di questo primerear, allora siamo davvero in un „paese lontano“ come guardiani di porci. 

Non credo che la Russia voglia attaccare l’Europa, ma se l’Europa attacca la Russia, ovviamente dicendo di sé che vuole difendere la libertà degli ucraini e la propria, la reazione di Putin, se sostenuto dal suo popolo, sarà un „taglio sanguinoso“ (Jünger), che lui saprà sopportare più di noi, come si accorse, mutatis mutandis, Napoleone giunto a Mosca: ci si può pensare vincitori, ma si è perso (Tolstoj, Guerra e pace).

Tre prese di posizione del Prof. Johannes Varwick: 1) “Perché molti qui mi fraintendono (alcuni anche lo vogliono): condanno duramente e fin dall'inizio l'aggressione russa contro l'Ucraina. Ma ora si tratta di trovare una via d'uscita realistica alle migliori condizioni possibili per l'Ucraina (avrebbe potuto averne di meglio) e per questo sono necessari compromessi, che però non significano affatto una vittoria di Mosca. La Russia si sta danneggiando con questa guerra e non uscirà vincitrice. Ma l'Ucraina non riuscirà a imporre le sue posizioni massime e gli europei dovrebbero allinearsi alla linea americana. Chi parla di pace imposta vuole continuare a combattere senza un obiettivo realistico. È irresponsabile!“ (X, 26.3.25). 2) „Sto leggendo la versione finale provvisoria della parte di politica estera del nuovo accordo di coalizione. Dice: “Sosteniamo la prospettiva di adesione all'Ucraina all'Alleanza Atlantica, ribadita al vertice NATO di Washington”. Questa posizione non è più sostenuta nemmeno dal Segretario Generale della NATO. Inoltre, la cooperazione allo sviluppo è messa in discussione, il controllo degli armamenti è solo tra parentesi, Cina e Russia sono equiparate. Spero che non sia quello che verrà fuori alla fine.“ (X, ibidem) 3) „Chiunque abbia ascoltato l'ambasciatore ucraino, Oleksii Makeiev,  questa mattina su Deutschlandfunk deve rendersi conto che non è possibile alcun compromesso con l'attuale leadership politica dell'Ucraina. Insiste sull'appartenenza alla NATO, non vede alcuna linea di compromesso sulle questioni territoriali e continua ad aspettarsi una vittoria dell'Ucraina, che potrebbe essere ottenuta esercitando la massima pressione sulla Russia. Inoltre, pensa chiaramente di poter continuare a mettere gli europei davanti a questo dilemma. Capisco la frustrazione degli Stati Uniti nei confronti di questo partner. Così non si va da nessuna parte.“ (X, ibidem).

Caro Alessandro, Come sempre offri molto materiale su cui riflettere, ma io non credo che sia saggio allineare sul tema "il popolo si ribella ai potenti" entità come Hamas e Putin (tanto per fare un esempio), tanto più che quest'ultimo, per ora, è sostenuto dalla maggioranza dei russi. O hai altre fonti che dicono il contrario? Per quanto riguarda l'isterismo contro Trump direi che ciò ha a che fare con quello che un mio amico filosofo della California ritiene una pretesa assurda: la perfezione del leader; vero è che nessun leader è perfetto...Ecco la risposta di Alessandro: Carissimo, io sono convinto che Hamas sia una disgrazia per il popolo palestinese e li ritengo responsabili , in solido con Netanyahu, dei crimini di guerra ai danni dei civili nella Striscia e non solo degli ebrei del 7 ottobre (molti dei quali pacifisti in ottimi rapporti coi vicini a Gaza). Quanto a Putin, penso che anche il popolo russo, che pure sicuramente si sente attaccato dall'Occidente, ha diritto a libere e democratiche elezioni.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Dopo la mia lezione su Hegel (cf. Otfried Höffe, Kleine Geschichte der Philosophie, 241 sg.) mi rendo conto che se pur ci siano differenze contenutistiche tra il pensiero filosofico del grande maestro tedesco e quello che io ho imparato in dialogo con Ferdinand Ulrich, dal punto di vista della complessità del pensiero Hegel è e rimane un grande da cui imparare come sia possibile superare le nostre unilateralità, „necessarie“: “La coscienza riconosce nella sua forma attuale un aspetto unilaterale, che abbandona grazie a questa consapevolezza, per raggiungere, abbandonandolo, quella nuova forma superiore, in cui la vecchia forma rimane presente in tre modi: come mantenimento, contraddizione e aumento” (Höffe, 243-244); questo passo triplice corrisponde al triplice significato della parola hegeliana tedesca ‘aufheben’: “Conservare, eliminare e sollevare”…Purtroppo oggi siamo confrontati dappertutto con una mancanza di complessità, nel senso buono del termine, che ha lamentato anche il Papa qualche giorno fa. 

(Wetterzeube, il 26.3.25) „Un profeta è responsabile della morte di suo fratello e non svolge il suo mandato“ (Rota Scalabrini, Bertinetti) - questo è un commento al verso 33,6 di Ezechiele, tema ripreso anche nei versi seguenti. Questo è anche il motivo per cui non si devono tacere le profezie che ci ha insegnato Papa Francesco, quella della pace, quella della difesa della casa comune e quella del servizio ai poveri. Il profeta ci offre indicazioni precisi. In primo luogo le profezie non vengono dette con il gusto della „morte del malvagio“ , ma perché „il malvagio si converta della sua malvagità e viva“ (Ez 33, 11); in secondo luogo non basta fare alcune azioni buone e fregarsene delle profezie, solo prendendo sul serio le profezie „non sarà ricordato alcuno dei peccati commessi“ (cf. 33,16); chi confida sulla sua giustizia e commette il male non si salverà (cf. 33,13). Infine mi sembra importante il richiamo a non dire nel proprio cuore o pubblicamente che „non è retta la via del Signore“ (33, 17). C’è certamente uno spazio per un’ermeneutica della libertà, ma non del tradimento della via del Signore, quasi che oggi non valga più o sia superata.

Proprio nel capitoletto „Il figlio rientra in sé“ si vedono alcune delle debolezze del commento di Maffei, una debolezza che a cui ho accennato anche nella mia introduzione: troppa poesia, troppo poca precisione filosofica. Quando rientra in sé il figlio, non accetta sé come figlio (51), di questo non se ne sente per nulla degno, ma spera che il padre lo prenda come lavoratore, uno dei suoi lavoratori. Quindi quel: „Voglio andare da „mio“ padre: come figlio“ è poesia! Nel senso debole del termine; quindi non è vero che nel punto della coscienza del suo stato di estrema povertà abbia un immediato accesso alla „povertà dell’Essere-amore“ (52); sente se stesso come lavoratore: „non sono più degno di essere chiamato figlio.Trattami come uno dei tuoi salariati“ (Lc 15, 19). Anche la formula: „diventa un centro personale“ è equivoca; in primo luogo nel senso di Spaemann non si diventa persone, si è persone; e nel senso di Balthasar, è il compito, che per ora per il figlio è quello del salariato, che lo rende più persona, non una magica percezione interiore. Vera è l’ultima frase di Maffei in questo capitoletto: „è nella croce che il Padre proclama: Ego hodie genui te“ (52).

Abba nostro…

(Pomeriggio) “A Rio de Janeiro, nel frattempo, passai davanti a un giardino dove cortigiane avvolte in seta trasparente si esibivano su una terrazza. I cancelli sbarrati erano sorvegliati da erculei negri in livrea e un tappeto incandescente si spingeva attraverso un viale di palme fino alla strada. Questo trionfo del piacere {forse della lussuria} come un'enorme forza vitale era ancora più forte perché si svolgeva nel mezzo di un quartiere popolato di poveri. In Europa, solo i cannoni vengono mostrati così apertamente.” (Ernst Jünger, Der abenteuerliche Herz, seconda versione, 11, 235) - io vedo che la mia forza sessuale è certamente diminuita, ma non sparita e per questo a volte mi sembra che solo „cortigiane in seta trasparente“ o senza seta mi diano la sensazione di aver ancora una certa vitalità. La Chiesa non tiene quasi mai conto, nelle sue espressioni, della forza vitale del sesso, poi tenendo conto dei disastri a livello di pedofilia, ci sente lasciati da soli, come se il „sesso anarchico o poliedrico“ sia solo o primariamente peccato. Grazie a Dio che il Papa con il suo magistero in uscita e di misericordia ha lanciato qualche ancora di salvataggio. Ovviamente ci sono alcune parole di Gesù che devono essere prese sul serio, come quella di non commettere adulterio, né in realtà né in quella interiore, ma io non credo che ogni sguardo dietro i „cancelli sbarrati“ che nella „società trasparente“ così sbarrati non sono sia adulterio. Nel mio cuore non desidero alcuna cortigiana, ma la mia amatissima moglie…Poi vedo che, come nel passo di Jünger, la presenza della forza vitale del sesso può essere anche in un quartiere popolato da poveri…e certamente il sesso è molto meno pericoloso dei cannoni messi in mostra, anche oggi, in Europa. 

“L'autore sa meglio di noi quanto poco abbiamo a che fare con questi eventi che vediamo attraverso una fessura” (Ernst Jünger su Dostoevskij, ibidem 242). Allo scrittore tedesco manca in Dostoevskij la natura: le storie, a parte l’accenno alla Siberia, accadono „in stanze, case, strade e locali“; il mio problema è che i personaggi sono troppo marcati, sia quelli cattivi (Raskolnikov, Stawrogin, Ivan…) che quelli buoni (Aljoscha, Sonja, il principe dell’“Idiota“…). I primi rappresentano momenti del nostro inconscio, con la sua tendenza al nulla nichilista, i secondi sono troppo sacerdotali…Leggo Dostoevskij da quando avevo quindici anni, l’ho ripreso ultimamente, ma non so se mi fa bene leggerlo; proverò a leggerlo ora con gli occhiali di Romano Guardini, che mi interessa, però, più come interprete di Hölderlin, che di Dostoevskij…

Abba nostro…

(Dopo) “Il confessionalismo è quindi all'ordine del giorno nella Mesopotamia” (Matthias Kopp, 152) - non si tratta solo della differenza tra sciiti e sunniti, ma anche tra gli stessi sciiti; la differenza più importante nella confessione sciita è quella tra la versione quietistica e quella politica; il grande Ajatollah visitato dal Papa nel suo viaggio del 2021, Ali al-Sistani, fa parte della variante quietistica sciita, che offre una guida più religiosa che politica. Non è un caso che il Papa della fratellanza universale abbia visitato proprio lui…dopo aver firmato, con il grande imam sunnita Al Tayeb, il documento che porta per l’appunto il titolo „Documento sulla fratellanza di tutti gli uomini e su una convivenza pacifica nel mondo“, firmato ad Abu Dhabi il 4. 2. 2019. 

(Wetterzeube, il 25.3.25; solennità dell’annunciazione a Maria) Ripercorriamo nella mente la scena dell’annunciazione (Lc 1,26-38); l’arcangelo Gabriele saluta Maria, che si spaventa; le annuncia la nascita di Gesù e lei chiede come ciò sia possibile, visto che non conosce uomo; Gabriele risponde che a Dio nulla è impossibile e a questo punto la vergine dice il suo sì. Questo atto di obbedienza della vergine è un atto di libertà. San Bernardo nella „Divina Commedia“ si esprime così: „Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ’l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore. Qui se’ a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra ’ mortali, se’ di speranza fontana vivace. Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate. (Paradiso, canto XXXIII, vv. 1-21) - non commento questo bellissimo cantico e la sua meravigliosa lingua, al sorgere della lingua italiana stessa, mi limito a considerare il punto che ho messo in grassetto e corsivo, e che il punto che Meinhard non può credere perché lederebbe la libertà di Maria testimoniata anche dalla scena dell’annunciazione nel vangelo di Luca (1, 26-38). In vero non è molto chiaro perché l’attenzione eterna di Dio dovrebbe impedire la libertà di Maria; perché non dovrebbe essere possibile nell’eterna pace una germinazione del fiore che non determina, ma vede lo svolgersi della dinamica della scena dell’annunciazione che ho accennato all’inizio di questa meditazione. Nel suo bellissimo saggio „La forbice“ (41) Ernst Jünger distingue tra prognosi, profezia, televisione, telepatia, memoria e salti nel tempo. La prognosi si basa su fatti, è il modo nel quale un buon medico fa la diagnosi di una malattia;  la profezia su ispirazione e apparizioni; questa dimensione non è comprensibile a livello di fatti, ma provoca sia nella storia degli individui che in quella dei popoli dei grandi cambiamenti e senza la profezia, dice Jünger la storia si muoverebbe come un orologio, cosa che non è vera. La televisione è per Jünger una forma del sentire e vedere che supera le distanze: possiamo con smartphone sentirci e parlare insieme pur  essendo in due posti molto distanti; con una foto possiamo rivedere una persona già morta. La telepatia è la percezione di avvenimenti e persone a grande distanza: quella della notte prima della morte di mio papà in cui sapevo che era morto. „Nel salto temporale, la percezione salta sezioni di tempo misurabile. In questo senso, è da distinguere dalla profezia, perché il profeta vede il futuro senza muoversi. Nel salto temporale, la percezione si muove nel futuro; vi partecipa“. Etc. A me sembra che nella scena dell’annunciazione e nell’eterno consiglio siano in gioco qualcosa come una profezia e un salto nel tempo.

SAN OSCAR ROMERO: 15 agosto 1917 - 24 marzo 1980 che abbiamo festeggiato ieri

“Hermanos, cómo quisiera yo grabar en el corazón de cada uno esta gran idea: el cristianismo no es un conjunto de verdades que hay que creer, de leyes que hay que cumplir, de prohibiciones. Así resulta muy repugnante. El cristianismo es una persona, que me amó tanto, que me reclama mi amor. El cristianismo es Cristo.” (Mons Oscar Arnulfo Romero, 6 de noviembre de 1977)

C’è un „faraone in me“, ma c’è anche un „faraone in noi“, per questo è bene meditare Ez 32, „la fine del faraone d’Egitto nel mondo dei morti“, con quel ritornello ripetuto più volte,“giacerai fra i non circoncisi e con i trafitti di spada“ (sepoltura disonorevole), in riferimento alla formazione politica o nazionale a cui ci sentiamo legati…

Isabella H. de Carvalho – Città del Vaticano:  “Siamo molto preoccupati dalla violazione sistematica del diritto internazionale”. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, esprime a nome della Santa Sede l’apprensione per la “ripresa” o “continuazione” di tanti combattimenti nel mondo, a partire da quelli dei giorni scorsi nella Striscia di Gaza denunciati anche ieri da Francesco nel testo dell’Angelus.“

Abba nostro…

(Pomeriggio) Da più di vent’anni faccio parte di un’istituzione di origine luterana che comincia tutte le sedute di lavoro con una meditazione „cristiana“, il che non vuol dire che poi nella realtà siamo come scuola più cristiani di altre scuole, detto questo, vedere una seduta di lavoro del presidente americano iniziata con una preghiera, fa una certa impressione, anche se ovviamente ciò non rende tutte le sue azioni sacre; appoggiare acriticamente l’amministrazione Netanyahu è un crimine, che tu abbia cominciato una seduta di lavoro con una preghiera o meno; la differenza tra me, però, e chi vede solo nero quando pensa a Trump, è un discernimento che non equivale ad un’idea di sinistra del reale. Sinistra, destra o centro non sono una garanzia di giustizia, allo stesso tempo confidare nel Signore per il proprio lavoro può essere il passo giusto proprio per il motivo che spiega san Romero: „El cristianismo es una persona, que me amó tanto, que me reclama mi amor. El cristianismo es Cristo.”. Nella „Dilexit nos“ (164-167) il Papa parla dell’amore che Cristo desidera, questo desiderio supera ogni schieramento politico, ed io ho incontrato nella mia vita anche bergogliani che amano il Papa, ma che non hanno mai come criterio questo desiderio di amore di cui parla il Papa; io so che ho impegnato questo amore nell’amicizia con persone, che hanno posto l’ideologia su questa amore e appena io non ho più ripetuto quello che dicevano loro è finito anche l’amore. 

Non c’é solo una „causa di se stesso nell’avere“, ma anche nell’essere (cf. Maffei, 51) e non c’è mai la possibilità che uno „non sia persona“; anche se ovviamente dobbiamo intenderci sul come usare questa parola; nel senso che la usa Spaemann, noi siamo persone sempre, che siamo dementi, che dormiamo, che siamo perversi, per il solo fatto di far parte degli esseri umani; Balthasar usa il termine più nel senso di un „di più“: non si è solo individui, ma persone quando diciamo il nostro sì al compito che Dio ha pensato per noi. Ma non è solo vero per il il giovane figlio che è andato in un paese lontano, ma per tutti che non siamo „all’altezza di disinteressate donazioni pro nihilo“ (Maffei, 51) e questo lo si può spiegare sia con un Salmo 130 (129): „1 Canto delle salite.
Dal profondo a te grido, o Signore;
2 Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.
3 Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
4 Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore
“, possiamo anche argomentare nel senso di un filosofo italiano che commenta la decisione di un’insegnante di asilo di non fare più l’insegnante, ma di offrire il suo corpo digitalmente, in questo modo: „L’errore sta nel credere che il mondo tecnico sia un mondo neutrale, uno spazio in cui gli individui esercitano la loro libertà di scelta. In realtà, è la tecnica a determinare le condizioni della libertà. Non siamo noi a usare la tecnica, è la tecnica che usa noi. Non perché ci imponga qualcosa con la forza, ma perché definisce il contesto in cui ogni azione è possibile. L’insegnante trevigiana non ha fatto nulla di diverso da chiunque altro: ha seguito la logica del mondo in cui vive. Un mondo in cui il capitalismo appare come il protagonista, ma in cui la vera regia è altrove. Se il denaro fosse l’unico criterio, la società potrebbe ancora interrogarsi sulla sua funzione, potrebbe ancora chiedersi se esista qualcosa che abbia valore al di là del profitto. Ma la tecnica non lascia spazio a queste domande. Non perché le neghi, ma perché le supera.“ (Claudio Amicantonio).

C’è un livello ancora più radicale delle perversioni soft o hard pornografiche, ed è quello che conosciamo con il nome del marchese de Sade (cf. Ernst Jünger, il cuore avventuroso, seconda versione, 225). Questa narrazione di de Sade supera anche il racconto che sto leggendo con la mia undicesima di Davide, Betsabea e Uria (2 Sam 11-12), che è già un intrigo erotico e criminale non indifferente; cosa è in gioco con de Sade? “Il tutto si legge in modo spaventoso, e non tanto per le atrocità quanto per la totale sicurezza con cui viene infranto il patto segreto che esiste tra gli esseri umani. L'impressione è un po' come se qualcuno nella stanza alzasse la voce: dato che ora siamo tra noi animali...” (Ernst Jünger, 226) - con una sicurezza bestiale si sorpassa il patto segreto, non detto esplicitamente, ma chiaro, che certe cose non si fanno e non si raccontano, per lo meno non si legittima questa mistura di angoscia e piacere, questo piacere di fare male ad un altro; anche dove due persone in video pornografico si orinano a vicenda, non siamo ancora al livello di queste sofferenze descritte dal marchese de Sade. Detto questo rimane il fatto che o nei sogni o nelle nostre azioni spesso noi siamo peccatori o devianti. Jünger  scrive così dell’Odissea - con un’altra ed opposta accentuazione di Horkheimer e Adorno, che ne vedono solo l’ideale illuminista e tecnico del superamento dei pericoli: “Rimane sempre sorprendente che figure e modelli siano rimasti vividi per millenni, se si considera con quale forza il deserto e l'informe abbiano continuato ad emergere. In questo senso, l'“Odissea” è il grande canto della ragione chiara, il canto dello spirito umano, il cui percorso attraverso un mondo pieno di orrori elementari e mostri crudeli, conduce al suo obiettivo, anche contro la resistenza divina” (Jünger, 228). Superiore a questa buona gnosi vi è solo il perdono del Padre in Luca 15,11-32).

(Dopo) Come ha detto anche Alexander Dugin a Glenn Greenwald non è probabile che la Russia sia in grado di attaccare l’Europa, per questo motivo la retorica guerriera di tanti in questi giorni, sia in Germania che in Italia, è del tutto irresponsabile. Johannes Varwick, professore di scienza della politica ad Halle, nella sua bacheca in X ha condiviso oggi (25.3.25) un articolo che cito in parte: „Le dichiarazioni di Sönke Neitzel su un'imminente guerra con la Russia (forse ora “l'ultima estate di pace”) sono completamente esagerate e irresponsabili, perché destabilizzano la popolazione e alimentano il panico da guerra. Mancano di un'analisi obiettiva delle capacità militari e delle intenzioni politiche di Mosca. La Russia non ha le capacità militari per un attacco all'Europa a breve termine o nel 2029. Sebbene l'economia russa sia passata alla produzione bellica, l'elevata produzione di armi pesanti è dovuta principalmente alla riparazione di vecchie scorte. Queste dovrebbero sostituire le ingenti perdite materiali nella guerra contro l'Ucraina. Ora stanno volgendo al termine. L'esercito russo ha impegnato tre quarti delle sue forze terrestri nella guerra in Ucraina e ha ritirato forze anche dalla regione baltica-finlandese. In tre anni di guerra non è riuscita a sconfiggere gli ucraini in modo decisivo e duraturo, né a mettere in ginocchio la difesa aerea ucraina per imporre la sua supremazia aerea illimitata. Nel Mar Nero, la flotta russa ha dovuto addirittura ritirarsi nella zona costiera orientale.“ (Wolfgang Richter in „Focus“). “Wolfgang Richter (nato nel 1949 a Brema) è un colonnello tedesco in pensione ed esperto di politica di difesa e sicurezza presso la Stiftung Wissenschaft Politik (SWP)“ (Wikipedia). Lo dico en passant: l’Europa fa bene a pensare ad una sua difesa militare (per ora non lo fa come Europa), ma non in forza di quello che Richter chiama „panico da guerra“. 

Quando il Papa parla di una „guerra mondiale a pezzetti“ (Fratelli tutti, 259) pensa con ragione ad un degenerare della guerra a livello mondiale di cui siamo tutti responsabile e al cospetto delle armi atomiche - che Putin potrebbe solo usare se davvero pensasse che per la Russia tutto è perduto - esso è un rischio del tutto irresponsabile: „La questione è che, a partire dallo sviluppo delle armi nucleari, chimiche e biologiche, e delle enormi e crescenti possibilità offerte dalle nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere distruttivo incontrollabile, che colpisce molti civili innocenti. In verità, «mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene». Dunque non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra!“ (Papa Francesco, Fratelli tutti, 258). Questo non significa che la sofferenza provata in questi anni di guerra sia assurda. Ernst Jünger scrive nel suo „Cuore avventuroso“, seconda versione: „“Devo pensare al conforto che Condé offrì a Mazzarino, che piangeva i 6000 caduti nella battaglia di Friburgo: “Bah, una sola notte a Parigi dà la vita a più persone di quante ne sia costata questa azione”. Questo atteggiamento dei comandanti in battaglia, che vedono il cambiamento dietro l'incendio, mi ha sempre colpito come un segno di una vitalità che non teme il taglio sanguinoso” (Jünger, Opera omnia, 11, 229). Il Papa è un pastore, non un comandante di battaglia, e lo stesso Jünger, al cospetto delle armi moderne nel volume nono dell’Opera omnia, che raccoglie anche saggi più tardi del „Cuore avventuroso“, cambia il suo giudizio in un giudizio molto simile a quello citato dal Papa, che ovviamente come pastore deve tenere ancora più presente tutte le pecorelle, in primo luogo che sono andate perdute o possono andare perse, per questo scrive le punto 261 della „Fratelli tutti“: „La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come “danni collaterali”. Domandiamo alle vittime. Prestiamo attenzione ai profughi, a quanti hanno subito le radiazioni atomiche o gli attacchi chimici, alle donne che hanno perso i figli, ai bambini mutilati o privati della loro infanzia. Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace.“ Spettacolare per me, come lettore di Jünger, è stata la conclusione a cui arriva lo scrittore tedesco pur partendo dalla posizione della citazione di cui sopra e che è del tutto simile a quella del Santo Padre Francesco! Detto questo è chiaro che un comandante di battaglia pensi anche in modo diverso di un Papa e che pensi che anche i sacrifici che richiede o ha richiesto alle sue truppe fossero o siano sensati! Mai più guerra, ma per ora la guerra c’è ed è bene pensare anche alle persone che hanno perso la loro vita durante di essa, queste persone hanno guadagnato la nostra „compassione“ qual si voglia sia stato il motivo per cui hanno combattuto! Lo dico a scanso di equivoci: Jünger nella sua citazione pensa a soldati uccisi, non a bambini come è nel caso dell’attacco a Gaza dell’altro giorno. Netanyahu non è un comandante in battaglia, ma un criminale! 

(Sera) Adrian, in un messaggio di 6 minuti in Whatsapp, mi ha confermato nell’idea che l’alternativa democrazia/autocrazia non è la più rilevante; la vera alternativa è tra bene e male, giusto ed ingiusto; un paese democratico come la Germania può compiere qualcosa del tutto ingiusta, come il recente cambio della costituzione per finanziare la guerra. Poi ha sottolineato un punto importante, un punto debole nello stimato Aaron Maté che vuole un’identificazione totale con un leader giusto (pensa agli USA, per altri parti del mondo non si può far questa critica al giornalista canadese); questa cosa non esiste, anche una persona come Trump, che Adrian stima, per la rivoluzione in atto che è necessaria, non fa tutto giusto, etc. 

(Wetterzeube, il 24.3.25; compleanno di Antonio Rosmini; anniversario della morte del vescovo Oscar Romero) Il sogno durante la notte stava sotto l’influenza del film „Freud: al di là della fede“ (almeno questo è il titolo tradotto dal tedesco, 2023; l’originale inglese è „Freud’s Last Session“, regia di Matthew Brown, libretto di Mark St. Germain), interpretato magistralmente da Antony Hopkins (Sigmund Freud), Liv Lisa Fries (Anna Freud) e Matthew Goode (C.S. Lewis); il film si svolge in un’unica giornata (3.9.1939), con qualche retrospettiva; non è storicamente provato che ci sia stato questo incontro tra il fondatore della psicoanalisi e l’autore di Narnia. Forse la frase centrale del film è stata quella che al medico Freud interessano molto di più le cose che non vengono dette di quelle che vengono espresse e il tema principale è la questione del sesso; nel sogno il mio tentativo era quello di prendere sul serio la mia via famigliare e i 38 anni di vita in comune con Konstanze - un dettaglio del sogno era quello di un cartone nel quale raccogliere i dettagli della nostra vita comune, anche quelli erotici, ma non principalmente - e la differente valutazione tra mia moglie e me del ruolo del sesso. Comune è la nostra gratitudine per i nostri figli. Quando il padre Maffei parla del circolo (Circe = circolo) di voglia-appagamento come „squallida soddisfazione dei nostri bisogni primari“ (50) vs la filosofia dell’essere come dono di amore gratuito, per me questo non ha più a che fare con Ulrich, ma è  moralismo cattolico, che non tiene conto minimamente che la soddisfazione dei bisogni ed in genere della dimensione dell’avere, è anche una dimensione del dono, e che scatena l’ira ironica di Freud. 

In Ezechiele viene posta una domanda dal profeta al faraone di Egitto, che viene paragonato con un albero: „A chi credi di essere simile nella tua grandezza?… Perché ogni albero irrigato dalle acque non si esalti nella sua altezza fino a elevare la cima fra le nubi; ogni albero che beve l'acqua non confidi in sé per la propria grandezza, poiché tutti sono destinati alla morte, alla regione sotterranea, in mezzo ai figli dell'uomo, fra coloro che scendono nella fossa“ (31,2;14). L'albero è un'importante metafora „infatti raggiunge le profondità dell'abisso con le radici e l'altezza del cielo con i rami“ (commento a cura di Ravasi). La grande tentazione, leggendo un passo del genere in questi giorni, è quella di paragonare il faraone per esempio a Erdoğan (grazie a Dio vi è un'opposizione molto forte nella Turchia stessa contro quello che sta facendo, cioè l'eliminazione violenta del suo concorrente politico, Ekrem Imamoglu, di cui ho già parlato l'altro giorno), ma dobbiamo, leggendo il testo, allo stesso tempo, tenere conto del „faraone in noi“; questo è quello che deve essere superato: il faraone in noi come potenza politica o umana che vuole diventare come Dio. 

Sono commosso come tutti per il ritorno del Santo Padre a Santa Marta…ho visto ieri la scena della sua prima apparizione dopo un mese di malattia. Ho letto qualche commento. Ma vorrei ricordare ciò che Balthasar disse una volta in riferimento a Papa Paolo VI. C'è solo un Padre, quello in cielo, nessun uomo può essere padre per un miliardo di persone. E ovviamente l'ufficio del Papa non è solo un ufficio di preghiera. Per cui non possiamo pregare nel senso che sia fatta la nostra volontà, ma la volontà di Dio e poi bisogna vedere cosa deciderà il Papa stesso: se vorrà dimettersi o se spera di potersi riprendere così da poter „pubblicamente“ essere il Papa e non solo in preghiera. Il ministero petrino è un ministero rappresentativo. Anche Adrienne disse che Papa Pio XII passava troppo tempo in preghiera, mentre sarebbe stata necessaria una sua presenza pubblica più evidente. Ci tengo a sottolineare che questa critica costava ad Adrienne giorni di digiuno, lei non chiacchierava sul ministero petrino. PS „Prima che il Papa si affacciasse al balcone è stato diffuso il testo dell’Angelus in cui Bergoglio ha detto di aver sperimentato “la pazienza del Signore” durante il “lungo ricovero”. E non ha dimenticato le guerre. «Mi ha addolorato», ha scritto, «la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti. Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo. Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale. Sono lieto invece che l’Armenia e l’Azerbaigian abbiano concordato il testo definitivo dell’Accordo di pace. Auspico che esso sia firmato quanto prima e possa così contribuire a stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale. (…) Insieme imploriamo che si ponga fine alle guerre e si faccia pace, specialmente nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo».“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

„Anche in Israele c’è un clima golpista {prima aveva parlato di quello turco, ignorato dai politici europei}. Perché l’obiettivo sembra ora di licenziare chiunque stia indagando su Benjamin Netanyahu. Dopo aver cercare di mettere alla porta Ronen Bar, il capo dei servizi segreti, (licenziamento bloccato dalla Corte Suprema), il governo israeliano ha votato la mozione di sfiducia per la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, primo passo di un’articolata procedura di rimozione della donna magistrato. Entrambi stavano lavorando sul cosiddetto Qatargate, lo scandalo dei soldi dell’emirato finiti a stretti collaboratori del premier. A migliaia ancora ieri hanno assediato la sede dell’esecutivo a Gerusalemme, ci sono stati scontri con la polizia, il motto della protesta «un sospettato non può licenziare l’investigatore». Ma è proprio ciò che Netanyahu sta facendo. Scrive oggi da Gaza Rita Baroud in un drammatico articolo su Repubblica: «Resistiamo alla disperazione con il silenzio, resistiamo al desiderio con il silenzio, e al silenzio resistiamo con altro silenzio. Massacri senza fine e un popolo sepolto vivo sotto le macerie del silenzio».“ (Alessandro Banfi, versione odierna)

Abba nostro…

(Wetterzeube, il 23.3.25; terza domenica di quaresima) La tragedia della Chiesa in Germania (anche le altre confessioni sono dentro di essa, comprese le chiese evangelicali) è quella di confondere „obbedienza“ e „gratitudine“ con „sottomissione“; allo stesso tempo come filosofo devo stare attento che le persone stesse che compiono questo scambio sono vittime di uno spirito errato e non „autori“; bisogno pregare per tutti e consegnare tutti al cuore buono ed immacolato di Gesù. E poi io sono il primo ad aver bisogno della Sua misericordia, per quella distanza tra il mio cuore e il Suo di cui parla il Papa nella „Dilexit nos“. Con gli occhi del giorno dopo l’incontro di ieri del „Katholikenrat“ della diocesi di Dresda, rispecchia questa tragedia di cui parlo. Manca completamente il „sentire cum ecclesia“, il che non vuol dire che alcune cose che sono state dette non siano anche giuste (in modo particolare sull’arenarsi del lavoro di chiarimento iniziato sugli scandali sessuali). Solo che la frustrazione del presunto o vero non riconoscimento del lavoro fatto dal consiglio prevale sulla gratitudine; in tutta la giornata soffiava il vento del risentimento dei cristiani adulti, legati ai temi mainstream in tutto, sia quelli ecclesiali (sacerdozio della donna…) che quelli politici (dialogo con gli ebrei…). Poi la presunta posizione del centro del Dr. Arnold è solo una forma nascosta di risentimento, incapace di imparare da qualcuno; il dialogo con Oster e Voderholzer sarebbe stato umanamente buono, ma da ciò non nasce alcuna domanda; neppure dalla lettera del Papa al popolo tedesco nasce una qualche idea di rinnovamento, solo un gossip formale sulla sua eccezionalità. 

Antonio Socci scrive nella sua bacheca in X che alla SPD si è presentata l’occasione storica di fare un servizio alla Germania e al mondo: affondare il cancellierato di Friedrich Merz. Da una Chiesa che si immischia di questione politiche, con la condanna dell’AfD, nessuna parola sul folle riarmo tedesco voluto dal „partito unico“ (CDU, CSU, SPD, Verdi; Sinistra); sarebbe bello se avesse ragione Socci nel vedere nella SPD una piccola speranza; io sono troppo pessimista e poi neppure il presidente della repubblica, Steinmeier (SPD), ha fermato la follia in corsa…

Abba nostro…

(Wetterezeube, il 22.3.25; anniversario della morte di Goethe nel 1832;  forse anniversario della morte di mio nonno nel 1988) Quello che ho scritto ieri sull’arroganza dell’Occidente e sul nodo gordiano non è un sistema chiuso; leggendo le pagine del Molokano (Renato Farina) mi è venuto di nuovo in mente che nel cuore del nodo gordiano c’è la questione armena, ci sono persone concrete armene, in primo luogo i deportati dall’Artsakh che sono stati confrontati con l’arroganza azera e turca, sia nella negazione del genocidio del secolo scorso sia nella preparazione di uno possibile futuro. La realtà è troppo complessa per essere chiusa in un sistema, ognuno di noi cerca di riflettere come può sul reale!

„“Farò cessare l’opulenza (hamòn: tumultuare, moltitudine di truppe…) dell’Egitto per mezzo di Nabucodònosor , re di Babilonia“ (Ez 30, 10); l’affermazione è ripresa nel verso 24, che la nota a cura di Ravasi spiega così: „Dio usa il re di Babilonia come strumento per compiere il suo giudizio sull’Egitto (e su Gerusalemme)“; che l’Egitto abbia tentato di aiutare Gerusalemme contro il re babilonese non gli è accreditato come merito, come non lo è la presenza di mercenari giudei nell’esercito del Faraone. Ovviamente non è possibile tradurre in termini precisi di „teologia politica“ queste frasi del profeta, come ho ripetuto più volte nel mio diario, ma è bene che ognuno si domandi e domandi il suo cuore sulla propria arroganza, sul proprio orgoglio, sull’“orgoglio della propria potenza“ (cf verso 18). Noi non sappiamo di quale imperatore si servirà il Signore per i suoi piani… 

A me non è mai piaciuto il settimanale „Der Tagespost“ (per esempio Stephan Baier); le cose che scrive sull’Ucraina rappresentano la posizione guerrafondaia più brutale e più arrogante che io conosca. Il Papa può parlare di disarmo quanto vuole, questi cattolici neocon tedeschi sono incorreggibili. 

Abba nostro…

(Lipsia) Oggi sono stato tutto il giorno a Lipsia, nella seduta del „Katholikenrat“ (consiglio diocesano laicale della diocesi Dresda); dopo una breve funzione religiosa nella Chiesa e le informazioni generali, il primo punto dell’incontro è stato „il rapporto con uomini di fede ebraica“. Si è trattata di una chiacchierata sugli ebrei in Sassonia, di Gaza non si è parlato per nulla.


Croce nella Chiesa

Secondo tema: valore della democrazia nella Chiesa. Mainstream puro, con qualche aroma buono riguardante giustizia, pace e difesa della casa comune.

Terzo tema: percezione degli scandali sessuali in Germania. A partire dal 2010 nel Collegio Canisius; 2018 studio della Conferenza episcopale tedesca sul tema; 2020 dichiarazione comune sul tema ? e DBK, fino al coinvolgimento, qui nella nostra diocesi, ma con il timore che esso finisca nel vuoto. Il criterio di lavoro è quello dell’ indipendenza, trasparenza e partecipazione di coloro che sono stati coinvolti negli scandali, insomma delle vittime. Ci sono state e ci sono difficoltà nella realizzazione di questo criterio: ostacoli strutturali nella partecipazione delle vittime. Strutture burocratiche come mezzo di controllo e limitazione del lavoro. Ritardi nei lavori. Marginalizzazione dei desideri delle vittime. Conseguenza: perdita di fiducia da parte delle vittime nell’onestà della gestione e del chiarimento degli scandali. Chi deve portare la responsabilità ultima? Il vescovo? O una commissione esterna? 

Quarto tema: come procede il cammino sinodale? Dr. Thomas Arnold, membro della commissione sinodale. 2018 studio della Conferenza episcopale tedesca sugli scandali sessuali. Quali cambiamenti strutturali sono necessari per evitare gli scandali? Si sono poi inseriti intenzioni di riforma che si erano arenati negli anni e che sono stati accoppiati alla domanda originaria. Differenza tra sinodalità e democrazia? No, al consiglio sinodale nazionale da Roma. Vescovi che denunzierebbero i processi tedeschi per fare carriera a Roma. Fine del cammino sinodale in Germania nel 2026. 4 vescovi, tra cui Oster (Passau) non fanno più parte del cammino sinodale. Accompagnamento spirituale? Wiesbaden 2023, Magdeburg 2025: tre commissioni. Temi: 1) metodi contraccettivi e sesso prima del matrimonio; 2) ruolo della donna; 3) abusi sessuali. Strutture del cammino sinodale. La seconda commissione si occupa della valutazione e monitoraggio dei risultati. Partecipazione dei laici nella nomina  di un vescovo? Vogliono e possono i vescovi dare il loro assenso al cammino sinodale? Ruolo di Roma, per esempio sul sacerdozio della donna. Dove sta oggi il cammino sinodale? Chi è interessato ad esso? Connessione con Roma, non di tipo teologico, ma di condivisione di gesti. Temi del sinodo tedesco: Macht, Frau, Priester, Sexualität (potere, donne, preti e sesso).  Ho invitato il referente ad abbassare le armi e allora ha differenziato: con il vescovo Oster (Passau) e con il vescovo Voderholzer (Ratisbona) poteva parlare con profitto, con gli altri due citati (Eichstätt,?) no, perché non avrebbero detto mai nulla e poi avrebbero riferito tutto a Roma. 

Quinto tema, erano diversi temi: si doveva scegliere un tema tra coesione sociale, comunità vive, sinodalità e Laudato si’. Io ho partecipato al primo tema, su cui sono stati espressi due punti: a) prendere sul serio la realtà e non solo la bolla di sinistra-verde; b) priorità del noi sull’io. 

(Droyssig, il 21.3.25; inizio della primavera) Cosa accade nella crisi al figlio che voleva essere padre di se stesso (Lc 15,11-32)? Che diventa servo di un padrone; ha scambiato il padre con un padrone. Si trova nella situazione di dover mangiare il cibo dei porci, che gli viene addirittura negato. Nel suo cuore ha fatto però una esperienza di amore che non può cancellare e che non può pretendere. L’esperienza di un amore gratuito è l’unica „promessa“ di cui fidarsi. Per questo ritorna al padre, ma senza la pretesa di essere accolto come figlio. Non si può pretendere l’amore gratuito. Pacta sunt servanda recita il Gerundivum-N, ma qui non vi è alcuna necessità del „dovere“. Vi è il „senso necessario dell’essere“ (Ulrich), ma che non può essere preteso. La gratuità dell’amore è davvero una „necessità“, ma nel senso della parola tedesca „not-wendig“: qualcosa che gira, che cambia, che trasforma (wenden) il bisogno (Not).  

In una meditazione a scuola (nel consiglio direttivo allargato) Konstanze ha parlato del disarmare le parole, ma non aveva la sensazione di aver raggiunto il cuore dei colleghi…Che Dio renda fecondo il suo tentativo di dirlo.

Netanyahu è un criminale! Purtroppo per quanto riguarda i crimini della sua amministrazione non vi è alcun peacemaker! 

Abba nostro…

(Wetterzeube, Pomeriggio) (21.3.25) “In Occidente non si capisce perché il resto del mondo non la pensi come loro. Per noi è scioccante che voi diate per scontato che i vostri valori siano assoluti e che tutti debbano seguirli... non vi siete accorti della vostra arroganza, ma è la prima cosa che vedono nell’ Occidente l'88% della popolazione mondiale” (Kishore Mahbubani, diplomatico di Singapore ed ex presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, citato in Thomas Fasbender, in BZ 7-9-3.2025). Chi come me ha letto il „nodo gordiano“ di Ernst Jünger sa che questo giudizio di Mahbubani è del tutto giusto. Intendo con ciò che non fa alcuna differenza se il governo sia democratico o autocratico? Certamente fa una differenza, ma quale è la conseguenza che se ne deve trarre da questo giudizio. Significa che gli avvenimenti in Turchia delle ultime ore sono del tutto legittimi? „Nella mattina di mercoledì la polizia turca ha circondato la casa del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu e l’ha arrestato. Insieme a lui, circa cento persone sono state poste sotto il controllo delle autorità giudiziarie turche. L’accusa non è solo quella di corruzione, ma anche di terrorismo, motivata dai presunti legami con l’organizzazione curda del PKK. La portata dell’arresto di İmamoğlu è ben descritta dalle parole del leader del suo partito, il CHP, secondo il quale si tratta di un «tentativo di colpo di Stato contro il nostro prossimo presidente»“ (Claudio Fontana, Oasis di oggi). Gli esempi che fa Jünger sono quelli di una disposizione incondizionata a seguire il proprio leader nell’est dell’emisfero, ma giustamente Alexander Dugin, nell’intervista a Glenn Greenwald, dice che è possibile anche nell’est dimostrare che il leader non è più sostenuto dalla maggioranza. Quello che è accaduto a Ekrem İmamoğlu deve innescare un discernimento a riguardo di Recep Tayyip Erdoğan, che di fatto, a parte le costernazioni nostre, dovrà accadere in Turchia; solo i turchi potranno giudicare quanto il loro leader sia davvero il loro rappresentante. O facciamo un altro esempio riguardante la Siria: „Tra il 6 e il 9 marzo, un’operazione volta a eliminare la minaccia rappresentata dai reduci del vecchio regime è degenerata in una persecuzione indiscriminata contro gli alawiti, che ha fatto centinaia di vittime civili e sollevato molti dubbi sull’effettiva intenzione del governo di Damasco di tenere fede alla promessa di rispettare la pluralità etnica e religiosa del Paese. Il presidente Ahmed al-Sharaa ha subito trovato il modo di smarcarsi da questa pericolosa deriva: dopo aver istituito una commissione d’inchiesta incaricata di fare luce sulla carneficina, ha firmato con il capo delle Forze Democratiche Siriane un accordo sull’integrazione dei curdi nelle strutture del nuovo Stato siriano, scongiurando in questo modo un altro potenziale conflitto intestino; il 13 marzo ha poi varato la dichiarazione costituzionale che per i prossimi cinque anni dovrebbe fungere da spartito della transizione.“ (Michele Brignone, Oasis, 20.3.25). Ovviamente dal nostro punto di vista si tratta di forme di governo non democratiche; ingiurie contro di esse salvano solo la nostra buona coscienza, ma non aiutano i siriani o turchi. Ogni volta che noi Occidentali attivamente abbiamo ucciso dei dittatori, si è innestato un processo di violenza non minore. Il Papa nel suo grande manifesto per la non violenza si esprime cosi: „ È importante aggiungere che, con lo sviluppo della globalizzazione, ciò che può apparire come una soluzione immediata o pratica per una determinata regione, dà adito a una catena di fattori violenti molte volte sotterranei che finisce per colpire l’intero pianeta e aprire la strada a nuove e peggiori guerre future.“ (Fratelli tutti, 259). Questo vale per ogni intervento militare, anche quello che si legittima con l’allontanamento ( = uccisione) del cattivo tiranno. Disarmonie internazionali e disastri interni. Oltre a questo tipo di considerazione ad extram, ci sono anche quelle che ci riguardano direttamente e che confermano il giudizio di „arroganza“; spesso i politici sedicenti democratici non se ne fregano nulla della volontà del popolo, come ci ha detto JD Vance a Monaco di Baviera. Ma anche per quanto riguarda l’amministrazione Trump, per quanto abbia messo in motto un desiderio di autenticità e per alcune parti del globo di pace, sia nei confronti dell’Ucraina sia all’interno, rimane il fatto che gli avvenimenti in San Salvador (migranti respinti senza alcun sostegno giuridico, anche non salvadoregni) o l’appoggio incondizionato per le nefandezza dell’amministrazione Netanyahu, non permettono quasi di distinguere tra uno stile democratico o autocratico, anche in riferimento ai leader sedicenti democratici… Credo infine che sia importante prendere sul serio l’invito del Papa: „ Ogni guerra {vale anche per ogni guerra interna ad un paese, insomma per ogni guerra civile} lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come “danni collaterali”.(Fratelli tutti, 261). Con questi criteri dobbiamo giudicare tutti: leader democratici ed autocratici. 

(Wetterzeube, il 20.3.25) Caro C., Tra l’altro nel testo di Giuseppe Maffei, che ti ha mandato don Andrea a mio nome, ci sono tanti spunti per un rapporto „teologico“ tra padre e figlio; anche se il salesiano italiano semplifica alcune argomentazioni di Ulrich, sono comunque presenti vere e proprie perle.Tuo, R 

Avarizia sperpero si collegano: sono reciprocamente il rovescio della medaglia; lo sperpero surroga la donazione d'amore… Sperperando, dà quanto non possiede ed esibisce ricchezze solo apparenti: inganna sé e gli altri… Chi sperpera non elargisce, ma getta via; perverte il pro nihilo dell'amore; e non gli importa dove getta… chi sperpera teme la gratuità… al contrario, chi sperpera è prigioniero nel rapporto oggettuale di causa-effetto, ha perso la calma serena della presenza di Dio in sé e surroga l'apertura infinita del suo spirito col cattivo infinito della crescita tecnica e industriale, economica e materiale… accecato dall'avere, non ha ringraziato per l'essere.… In questa situazione, solo il crollo totale del sistema può aprire al prodigo una via verso la libertà..Per giungere alla povertà dell'essere, alla piena libertà, bisogna essere trasformati dalla morte e risurrezione dell'Amore incarnato“ (Padre Maffei, 46-48). È tutto giusto quello che dice il padre Maffei e il lettore avrà riconosciuto anche le affinità del pensiero di Ulrich con la società che sperpera criticata da Papa Francesco. Bisognerà, però, evitare ogni „moralismo“; in primo luogo noi tutti sperperiamo e in un certo senso nella natura stessa ci sono fenomeni di „sperpero“, per esempio nella produzione di sperma…E poi bisogna evitare ogni contraddizione unilaterale tra essere ed avere, quasi che l’essere sia buono e l’avere cattivo. Non è così: noi non siamo il nostro corpo, ma abbiamo un corpo; noi tutti abbiamo tante cose, che possiamo offrire in preghiera nel senso del „Suscipe“ di Ignazio, ma rimane il fatto che abbiamo vestiti, case, macchine…Vederne la natura del dono è conversione, ma per dirla in modo provocante: non solo l’essere è donato, è donato anche l’avere! Non sono mia moglie, ho mia mia moglie! Non sono la mia auto, ho la mia auto. La differenza tra l’auto e la moglie consiste nel fatto che la moglie è qualcuno e l’auto, anche quando gli diamo un nome o parliamo con essa, è qualcosa e quindi l’aver della moglie non è possesso, etc. Poi ancora un’aggiunta. Si potrebbero usare tutti gli argomenti riassunti da Maffei per non fare più l’elemosina, che può essere intesa anche come „sperpero“, ma in vero il Papa ci ha indicato un modo per farla in modo personale, guardando negli occhi la persona a cui diamo l’elemosina, anzi addirittura dice il Papa: toccandola! Ne farà il giusto uso chi la riceve? Mah, non lo so; faccio io il giusto uso dei doni che ho e che sono?

Ieri don Andrea ha fatto in parrocchia una storia ragionata del senso degli anni giubilari e delle indulgenze. 

Abba nostro…

(Dopo) Caro J.D., non condivido il tuo giudizio su Trump. „Egomane“ vale per tanti, per esempio per Friedrich Merz. Credo che il problema di Trump e che si fida troppo del suo carisma personale, carisma che certamente ha e che gli ha permesso di avvicinare persone come JD Vance, Robert Kennedy Jr., Tulsi Gabbard e il Prof. Bhattacharya di Standford, etc.  E milioni di americani…Vi sono contraddizioni forti nel suo agire: il bombardamento dei terroristi nello Yemen, l’appoggio incondizionato a Netanyahu, che ha causato ieri con le sue decisioni la morte di 300 bambini, il rinvio in San Salvador di migranti senza alcuna protezione giuridica e che non sono nemmeno salvadoregni (Greenwald, Tracey)  fanno parte del conto negativo; i tentativi con Putin di mettere fino a questa follia della guerra in Ucraina ed altre decisioni che sta prendendo in America per affondare il „deep state“ fanno parte del conto positivo. Questo è quello che penso al momento. R 

(Sera) Lunga telefonata con Ferdi. È più disposto di me a dare credito alla Financial Time e alla FAZ. Un punto importante è stata la sua critica al metodo con cui Trump ha abolito l’USAID. Per mio figlio è stato troppo radicale ed indifferenziato, perché con l’USAID si sono combattute anche malattie in Africa, che ora sarebbero senza controllo. Ferdi non crede che ci sia un „deep state“. Si è informato anche sugli ultimi giudizi del Prof. Bhattacharya, che aveva conosciuto a Standford e che pensa sia importante differenziare cosa si abolisce o meno, anche se fondamentalmente il professore della Standford  assente alla politica di Trump. Ed ovviamente è giusto che non devono mancare i soldi per la cura di tumori (questo era un altro punto criticato da Ferdi), etc.  Un secondo punto è la questione della difesa europea, che Ferdi ritiene necessaria; ovviamente la trovo anch’io necessaria, ma come atto comune e non come è stata pianificata ora ed ovviamente insieme ad un piano diplomatico efficiente. By the way il nuovo presidente della NATO ha detto grazie al presidente Trump per la sua mediazione con Putin. Io ho rinviato ai punti  256-262 della „Fratelli tutti“ del Papa, che sono per me un vero e proprio manifesto della non-violenza. Il punto 258 lo avevo già citato, qui il resto (metto  in corsivo ciò che ritengo di vitale importanza, anche se in vero dovrei mettere tutto in corsivo): „259. È importante aggiungere che, con lo sviluppo della globalizzazione, ciò che può apparire come una soluzione immediata o pratica per una determinata regione, dà adito a una catena di fattori violenti molte volte sotterranei che finisce per colpire l’intero pianeta e aprire la strada a nuove e peggiori guerre future. Nel nostro mondo ormai non ci sono solo “pezzi” di guerra in un Paese o nell’altro, ma si vive una “guerra mondiale a pezzi”, perché le sorti dei Paesi sono tra loro fortemente connesse nello scenario mondiale. 260. Come diceva San Giovanni XXIII, «riesce quasi impossibile pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia» (Pacem in terris, 67). Lo affermava in un periodo di forte tensione internazionale, e così diede voce al grande anelito alla pace che si diffondeva ai tempi della guerra fredda. Rafforzò la convinzione che le ragioni della pace sono più forti di ogni calcolo di interessi particolari e di ogni fiducia posta nell’uso delle armi. Però non si colsero pienamente le occasioni offerte dalla fine della guerra fredda, per la mancanza di una visione del futuro e di una consapevolezza condivisa circa il nostro destino comune. Invece si cedette alla ricerca di interessi particolari senza farsi carico del bene comune universale. Così si è fatto di nuovo strada l’ingannevole fantasma della guerra. 261. Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come “danni collaterali”. Domandiamo alle vittime. Prestiamo attenzione ai profughi, a quanti hanno subito le radiazioni atomiche o gli attacchi chimici, alle donne che hanno perso i figli, ai bambini mutilati o privati della loro infanzia. Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace. 262. Neppure le norme saranno sufficienti, se si pensa che la soluzione ai problemi attuali consista nel dissuadere gli altri mediante la paura, minacciandoli con l’uso delle armi nucleari, chimiche o biologiche. Infatti, «se si prendono in considerazione le principali minacce alla pace e alla sicurezza con le loro molteplici dimensioni in questo mondo multipolare del XXI secolo, come, ad esempio, il terrorismo, i conflitti asimmetrici, la sicurezza informatica, le problematiche ambientali, la povertà, non pochi dubbi emergono circa l’inadeguatezza della deterrenza nucleare a rispondere efficacemente a tali sfide. Siffatte preoccupazioni assumono ancor più consistenza quando consideriamo le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari con devastanti effetti indiscriminati e incontrollabili nel tempo e nello spazio. […] Dobbiamo anche chiederci quanto sia sostenibile un equilibro basato sulla paura, quando esso tende di fatto ad aumentare la paura e a minare le relazioni di fiducia fra i popoli. La pace e la stabilità internazionali non possono essere fondate su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di una distruzione reciproca o di totale annientamento, sul semplice mantenimento di un equilibrio di potere. […] In tale contesto, l’obiettivo finale dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario. […] La crescente interdipendenza e la globalizzazione significano che qualunque risposta diamo alla minaccia delle armi nucleari, essa debba essere collettiva e concertata, basata sulla fiducia reciproca. Quest’ultima può essere costruita solo attraverso un dialogo che sia sinceramente orientato verso il bene comune e non verso la tutela di interessi velati o particolari».[244] E con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale[245] per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa.“ (Fratelli tutti, 2020). Alla nota 242 il papa cita anche Sant’Agostino: „Anche Sant’Agostino, che elaborò un’idea della “guerra giusta” che oggi ormai non sosteniamo, disse che «dare la morte alla guerra con la parola, e raggiungere e ottenere la pace con la pace e non con la guerra, è maggior gloria che darla agli uomini con la spada» (Epistula 229, 2: PL 33, 1020).“  // Mia moglie, cosa del tutto comprensibile in forza della storia della sua famiglia da parte di padre, non è così convinta che Dugin abbia ragione a dire che Putin non attaccherà l’Europa. Ma è anche vero che Orbán, che ha una storia simile non pensa che Putin lo faccia. 

(Wetterzeube, il 19.3.25; san Giuseppe) Ormai siamo al partito unico (CDU,CSZ, SPD, Grüne) della mobilitazione totale! Ho condiviso ieri notte cosa dice il Santo Padre al numero 258 della „Fratelli tutti“: in questo numero il Papa riassume tutto il mio lavoro con il volume nono dell’opera omnia di Ernst Jünger! „La questione è che, a partire dallo sviluppo delle armi nucleari, chimiche e biologiche, e delle enormi e crescenti possibilità offerte dalle nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere distruttivo incontrollabile, che colpisce molti civili innocenti…Mai più la guerra“. Dal Gemelli ci manda un messaggio: „dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità.“


Ieri BSW nel parlamento tedesco 

È venuto a trovarci  Meinhard da Monaco di Baviera, che non vedevamo da più di 15 anni. Ha tante domande che nascono da una sua riflessione su temi che gli vengono suggeriti dalla „fisica“. Per fare qualche esempio: davvero è voluto da Dio un pianeta come Nettuno, che senza telescopi neppure sapremmo che esiste o è piuttosto frutto del caso? È conciliabile l’idea che siamo voluti da sempre da Dio così come siamo con la nostra libertà? E conciliabile la scelta di Maria come colei che dirà si a Dio con la sua libertà? Sa Dio cosa accadrà nel futuro? Come risorgeremo? Ci ricorderemo di tutti e di tutto? Ho tentato senza dogmatismo, ma anche senza rinnegare i dogmi di dialogare con lui. Il cuore delle mie argomentazioni era il dono umsonst dell’essere che permette anche di pensare il lasciare-andare di Dio come un antidoto all’onniscienza di Dio come onni-curiosità e determinismo totale. 

San Giuseppe prega per noi! 

„(Il figlio più giovane) ha preso la sua parte di eredità non come dono, ma come materia inerme e vuota…non ha accolto la sua libertà come originario dono d’amore, né la vive come tale“ (Maffei, 45-46) - va in un „paese lontano“ per „realizzarsi“, ma questa realizzazione è astrattezza e fantasia; l’astrattezza del denaro e la fantasia di quella „sospensione“ della vita come compito di amore; sospende la sua vita in famiglia per una realizzazione che lo farà cadere nella fame più spietata, senza alcuna possibilità di lavorare e realizzarsi davvero. L’utero sociale della famiglia viene interpretato come gabbia e alle volte lo è davvero una gabbia, ma fuori ci sono altre gabbie. Detto questo il lasciar-andare è necessario, perché solo il lasciar-andare dimostra che la famiglia non è gabbia, ma amore incondizionato…

Abba nostro! 

(Sera) Le risposte di don Andrea a Meinhard eran dogmaticamente abbastanza corrette e con una buona intenzione, ma per me a volte troppo „neotomistiche“, se mi posso permettere questo termine; l’eternità sarebbe qualcosa di senza tempo nel quale ci concentriamo a guardare l’Eterno, con gli altri, che però non ci interesserebbero più. Ma in vero l’Eterno è il nostro „abba“ (papi) e gli altri sono le nostre sorelle e i nostri fratelli…Etc. 

(Wetterzeube, il 18.3.25; vigilia di san Giuseppe: Patris corde) „“Da lontano lo segue con gli occhi d speranza“ (Giuseppe Maffei, 44); il padre segue da lontano con occhi di speranza il figlio suo più giovane che se ne va in un paese lontano! Una speranza che non è da confondere con l’ottimismo, ci ha detto più volte Papa Francesco. Il lasciar-andare e il tenersi-indietro sono le forme più grandi dell’amore per Ferdinand Ulrich, sono iscritte nella modalità stessa dell’essere-amore-creato che viene lasciato-andare dal Padre; e che si tira-indietro fino ad essere nulla, ma il nulla dell’amore, non il nulla nichilista. E a sua volta il Padre-donatore dell’essere si tira-indietro, senza alcuna forzatura da proselitismo, un altro tema caro al Papa. Il figlio più anziano invece non si tira-indietro e non si lascia-andare, ma la sua obbedienza è apparente. Non produce nulla, non è fecondo o meglio produce il nulla nichilista, come lo fa il fratello più giovane nel paese lontano, nel quale si trova perché l’essere-amore-creato è ridotto a metallo; non essendo il figlio più giovane nella modalità della gratuità è costretto a dare il metallo, che ha una sussistenza apparente e che poi finisce; anche l’essere-amore-creato è nulla, ma è il nulla, il „de nada“ dell’amore di cui ci parla anche il linguaggio…“Grazie“, „non c’è di che“…

„Muterò la loro sorte e li ricondurrò al paese di Patros, nella loro terra di origine“ (Ez 29,14) - l’oracolo contro l’Egitto annuncia una pena per presunzione (quella del Faraone che dice che il Nilo è sua creatura), ma anche questa punizione non è eterna, ha una durata, ma per l’appunto non è eterna (40 anni, anche per loro). Risorgeranno come nazione anche se non avranno più la grandezza di una volta e non si spacceranno per speranza per altri popoli (nel caso concreto per Israele): „li renderò più piccoli e non domineranno più le altre nazioni“. Per il  momento il Signore si serva della potenza di Nabucodònosor, che compie ciò che compie „per“ Dio (cf. Ez 29,20), ma anche al „re dei re“ sono posti limiti; assedierà Tiro per tredici anni, ma non potrà saccheggiarla, e non riesce a conquistare l’Egitto, pur avendo condotto una campagna contro di lui, contro il faraone Amasis ( 569-525 a.C.).

A parte tutte le polemiche idiote, a me sembra che il Papa migliori troppo lentamente e che non potrà riprendere il ministero attivo nella sua interezza. Che  Dio lo aiuti in questo suo lasciar-andare e tirarsi-indietro. VSSvpM! 

„In questo tragico quadro di morte e distruzione si leva la parola di Papa Francesco, profetica e umile, resa ancora più debole dalla malattia. Il pontefice, dal letto d’ospedale del Policlinico Gemelli ha scritto una lettera al Direttore del Corriere della Sera, di una “bellezza disarmata”, per citare il titolo di un libro di Julian Carrón. “Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra” dice nel passaggio chiave di questa splendida missiva, dove l’appello è tutto rivolto a chi commenta e riferisce i drammatici eventi di attualità. Scrive il Pontefice: «La fragilità umana, infatti, ha il potere di renderci più lucidi rispetto a ciò che dura e a ciò che passa, a ciò che fa vivere e a ciò che uccide. Forse per questo tendiamo così spesso a negare i limiti e a sfuggire le persone fragili e ferite: hanno il potere di mettere in discussione la direzione che abbiamo scelto, come singoli e come comunità. Vorrei incoraggiare lei e tutti coloro che dedicano lavoro e intelligenza a informare, attraverso strumenti di comunicazione che ormai uniscono il nostro mondo in tempo reale: sentite tutta l’importanza delle parole. Non sono mai soltanto parole: sono fatti che costruiscono gli ambienti umani. Possono collegare o dividere, servire la verità o servirsene. Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità. Mentre la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilit໓ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Notte) „È così che facilmente si opta per la guerra avanzando ogni tipo di scuse apparentemente umanitarie, difensive o preventive, ricorrendo anche alla manipolazione dell’informazione. Di fatto, negli ultimi decenni tutte le guerre hanno preteso di avere una “giustificazione”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla della possibilità di una legittima difesa mediante la forza militare, con il presupposto di dimostrare che vi siano alcune «rigorose condizioni di legittimità morale».Tuttavia si cade facilmente in una interpretazione troppo larga di questo possibile diritto. Così si vogliono giustificare indebitamente anche attacchi “preventivi” o azioni belliche che difficilmente non trascinano «mali e disordini più gravi del male da eliminare».La questione è che, a partire dallo sviluppo delle armi nucleari, chimiche e biologiche, e delle enormi e crescenti possibilità offerte dalle nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere distruttivo incontrollabile, che colpisce molti civili innocenti. In verità, «mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene». Dunque non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra!“ (Francesco, Fratelli tutti, 3.10.2020, 258) // corrisponde a quello che ho imparato nel volume nono dell’opera omnia di Ernst Jünger. 


(Wetterzeube, il 17.3.25; san Patrizio, vescovo e missionario in Irlanda, 461) Riflettendo sull’oracolo contro Sidone (città antica del Libano, 461 d. C.) ho pensato che le disgrazie per l’umanità, anche se nel linguaggio del profeta se ne prende la responsabilità Dio stesso, sono sempre le stesse: „ manderò conto di essa la peste e il sangue scorrerà per le sue vie: in essa cadranno i trafitti di spada, e questa da ogni parte li circonderà, e sapranno che io sono il Signore Dio“ (Ez 28, 20-26); insomma peste e guerra sono le disgrazie dell’umanità. Ora abbiamo giustamente purificato l’identità di Dio e sappiamo, quando lo sappiamo, che Dio è amore e non manda peste e guerra, purtroppo non sappiamo neppure imparare qualcosa di sensato dalla peste e dalla guerra, perché la purificazione di Dio spesso va a braccetto con il suo annullamento. Il profeta ci ricorda anche la normalità, quella che ogni persona di buona volontà desidera: „ io manifesterò in loro {gli abitanti di Israele} la mia santità davanti alle nazioni: abiteranno la loro terra che diedi al mio servo Giacobbe, vi abiteranno tranquilli, costruiranno case, pianteranno vigne; vi abiteranno tranquilli, quando avrò eseguito i miei giudizi su tutti coloro che intorno li disprezzano, e sapranno che io sono il Signore, loro Dio“. La normalità consiste nella tranquillità che permette di costruire case e piantare vigne. In un certo senso la prima grande decisione filosofica tra Eraclito e Parmenide, mi vede del tutto dalla parte di Parmenide: essere vs guerra! 

Se penso all’attività dei vescovi e degli ordini religiosi in Mesopotamia direi che a questa normalità di cui sopra appartengono anche scuole, case per anziani e in genere una presenza caritativa (Matthias Kopp, 136; 137-138). 

All’origine della normalità della vita sta il Padre; per quest’ultimo donarsi è il suo essere (cf. Giuseppe Maffei, 43); il Padre si dona radicalmente all’interno della Trinità e nella creazione; con radicalità perché „l’amore non si concede in parti“ (Maffei interprete di Ulrich). I figli della parabola di Luca 15, 11-32 „dissentono: il più giovane misconosce la generosità del padre arraffando con egoismo; l'altro non comprende il dono dell'amore e resta nella casa paterna come un estraneo… Scelgono un errato modo di essere: il giovane arraffa e rompe l'unione con il padre e il fratello, l'altro ignora il bene della paternità e si comporta da servo“ (Maffei). Ho spesso fatto notare ai miei allievi, commentando questa parabola, che quando il fratello maggiore ritorna dal lavoro e vede una festa in atto - tra l’altro anche le feste fanno parte della normalità di cui sopra - non va a chiedere al Padre, ma chiede ad un servo cosa stia accadendo…

È chiaro che parlando di Parmenide vs Eraclito mi allontano - ma è solo un’apparenza -  da colui che anche adesso che scrivo sento come un mio vero e grande maestro, vero e grande amico, che mi permette di comprendere la realtà. Per un certo periodo di tempo l’anno scorso ho pensato che lo fosse Slavoj Žižek, per il suo lavoro sul sesso, ma per ora si è imposto Ernst Jünger. È lui il maestro ed amico a cui penso. Questa mattina il tema del diario era la „normalità“, un tema caro anche a Robert Spaemann. Ora se si parla di normalità nel nostro tempo non si può non parlare del „lavoro“. In un testo del „Cuore avventuroso“, „La canzone della macchina“ (XI, 223-225) Jünger collega il caso serio e il lavoro; c’è un collegamento tra i due temi: l’obbligo; si è obbligati a nascere e morire ed anche a lavorare (quest’ultimo vale per le persone normali). Il lavoro che chiamiamo „tecnica“ e che Paul Kingsnorth chiama „la macchina“ ha un suo fascino, descritto da Jünger in queste pagine. Che sia la forza lavoro di una nave, di un aereo o di una locomotiva, siamo confrontati con una „forza“ - che tra l’altro Guccini ben comprende nella sua canzone anarchica sulla locomotiva - nella quale ci troviamo „nel mezzo di un movimento frenetico così che alla mente sembra che nessun atomo sia possibile che non sia in lavoro“ (XI, 224); questo vale anche per una battaglia ed è interessante che la battaglia della Somme, tra le più mortali della prima guerra mondiale, venga considerata da Jünger „riposo e attività sociale“; eppure nella „esplosione ritmica dei motori“ si nasconde un orgoglio ancora più commovente di quello della vittoria. La „macchina“ non ha quindi solo o primariamente per Jünger una forza distruttiva, ma in primo luogo una costruttiva, la costruzione del lavoro; e per quanto nell’ontologia di Ulrich vi sia una superiorità dell’essere sul causare, cosa che con la sua metafora del „camminatore nel bosco“ Jünger comprenderebbe molto bene, anche Ulrich conosce una forza generativa, paragonabile alla forza del caso serio, dal quale non si può scappare. Balthasar stessa usa questa immagine del „caso serio“ per la Croce, dalla quale si discende da morti. Normalità e caso serio sono i due poli della realtà in tutti i suoi fattori, per usare una frase cara a don Giussani! 

Oggi  Pluralia, un giornale con seda a Verona, cosa che mi fa molto piacere perché la mia famiglia, da parte di padre, è veneta, ha pubblicato la mia lettera dall’est della Germania.

Abba nostro…

(Sera) Il saggio di Kandinsky sulla questione della forma (1912) è davvero interessante. Ovviamente ci vedo quella tendenza alla „metafisica dello spirito“ che Balthasar critica nell'Estetica teologica, perché non permette più di vedere la Gestalt nella sua „materialità“. Quindi da una parte dire che il contenuto (spirito) e più importante della forma (materia) mi sembra confermare questa „metafisica dello spirito“ di cui parla Balthasar e che lui cerca di superare con la „mediazione antica“ di Goethe ed Heidegger; d'altra parte è innegabile che quello che dice Kandinsky ha un suo valore e cioè che non si può ridurre la forma in un uniforme: opere artistiche non sono soldati, scrive ad un certo punto e giustamente pone la questione di che cosa sia più importante nella questione della forma e se quest'ultima cresca da una necessità intima oppure no; ovviamente anche per me la libertà dello spirito è importante, nel senso in cui la spiega Gesù alla samaritana.


(Wetterzeube, il 16.3.25; seconda domenica della Quaresima) Siamo andati di nuovo nel bosco, quando siamo nel bosco Konstanze tossisce molto di meno; questa tosse mi preoccupa, ma confido in te, Maria! Abbiamo camminato per un’ora e 44 minuti, il giro intorno al Vogelherd (429 meri sul mare) era lungo 6, 26 chilometri e ci siamo mossi alla velocità di 3, 6 chilometri orari. Vicino alla macchina c’era un piccolo stagno con un casetta, da li abbiamo cominciato il nostro giro, registrato da komoot. 

Ho finito gli „Spiriti cattivi“ di Dostoevskij, con una certa fatica: Addio a Stepan Trofimowitsch, con il suo romanticismo astratto e con le sue frase belle (anche sull’amore più grande dell’essere)  e che per morire si mette per strada; addio alla generalessa Warwara Petrowna, che perde l’amico Stepan e il figlio Nikolaj; addio a Darja Pawlowna, che non può essere per Stawrogin, quello che Sofia è stata per Raskolnikov; infine addio a Nikolaj per il  quale bene e male gli danno lo stesso piacere, ma che alla fine non può „negarsi“ in una totale indifferenza nel cantone Uri e si uccide in Russia. Leggerò Guardini per approfondire qualche tema, ma poi ho bisogno di una pausa da Dostoevskij.  

„Quasi di spalle, sulla sedia a rotelle, con il camice e la stola viola dopo aver concelebrato la Messa, mentre guarda il crocifisso sull’altare della cappellina del decimo piano dove ogni giorno, da quando le condizioni hanno avuto un lieve miglioramento, si reca a pregare. Ecco la prima fotografia di Papa Francesco da quando è ricoverato nel Policlinico Gemelli dal 14 febbraio. L’ha diffusa la Sala Stampa della Santa Sede questa sera. È una immagine del Pontefice di questa mattina, subito dopo la Messa concelebrata con altri sacerdoti nella cappellina vicino alla sua stanza.“ (Salvatore Cernuzio, Vatican news). 

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 15.3.25; nella notte) Mi accorgo che persone che mi sono care difendano posizioni che purtroppo ci porteranno ad una ulteriore catastrofe, quella che il Papa da anni chiama la terza guerra mondiale a pezzetti e che rischia, in queste ore, di diventare una mobilitazione totale e guerriera. Spero che Trump abbia un asso nella manica per fermare questa follia. Ci sono i veri e propri guerrieri come la von der Leyen per l’UE, Merz e Söder per la Germania,  Macron per la Francia e in genere i „volenterosi“ che vogliono incontrarsi a Londra, ma poi vi sono anche persone di buona volontà che ritengono di difendere i diritti di un paese aggredito, che non vogliono che forze di destra prendano il sopravvento, dopo la catastrofe che porta il nome di Auschwitz, etc. Una miscela di pensieri buoni come l’opzione preferenziale per i poveri e gli aggrediti, li fa sentire nel giusto, solo che mancano secondo me di discernimento, sia democratico che evangelico; l’amore personale per i poveri di Cristo non lo rende uno zelota combattente contro il dominio dell’impero romano, anzi, per lo meno una volta, fa un grande complimento ad un soldato romano e alla sua grande fede. Per quanto riguarda la democrazia, un grande difensore della libertà di espressione come Matt Taibbi si è accorto subito del valore inaudito del discorso di JD Vance a Monaco di Baviera, anche se vede un rischio di tradimento di esso nel modo con cui il presidente Trump si posizioni su Israele. Anche giornalisti cattolici non hanno saputo vedere nulla di buono in quel discorso di un cattolico, che con ragione aveva posto due problemi reali: quello di politici che perdono un rapporto reale con il loro popolo e quello dell’ordo amoris. Su quest’ punto purtroppo anche la lettera di Francesco ai vescovi statunitensi non era di aiuto! In genere, però, il Papa ha avuto da tre anni un grande intuito nel sapere mettere insieme la critica ad una guerra, quella in Ucraina, che è uno scontro tra imperi, la sua critica alla favola di Cappuccetto rosso come principio ermeneutico di quello che succedeva in Ucraina, un’analisi coraggiosa, quando ha affermato che la Nato è andata ad abbaiare di fronte al cortile altrui e il senso umano per la martoriata ucraina. Ed in genere con la sua posizione poliedrica evita di prendere posizioni che contribuiscono al pericolo di un’esplosione militare incontrollabile. Questo purtroppo non vale per tanti cattolici che del discorso di  JD Vance non hanno compreso  nulla, anche perché non hanno la minima conoscenza di quello che Taibbi chiama il samizdat dell’Occidente (anzi preferiscono un supposto controllo dei  fatti al pensiero), né hanno coscienza del fatto che quando un pericolo diventa realmente incombente solo pochi hanno il coraggio di un Franz e di una Franziska Jägerstätte, che rappresentano il cuore del popolo santo di Dio. Quando Romano Guardini nel 1922 scrive che „popolo non significa massa o gente incolta o primitiva il cui spirito e il cui mondo ideale reale non si sono ancora voluti“, coglie un aspetto importante, ma come per ogni frase citata singolarmente, vale anche per questa che deve essere ripensata nel 2025, e non solo citata e se citata, non la si può estrarre dal suo contesto più ampio. Essa, letta così, può essere interpretata anche come arroganza elitaria, che non permette per esempio di comprendere come mai per esempio qui da noi la maggioranza dei cittadini è contraria alla posizione sedicente di centro e politicamente corretta, che è invece la difesa più brutale della mobilitazione totale e guerriera. Ascoltiamo ancora Guardini che parla di una riduzione del concetto di popolo a massa o a quello di gente incolta: “tutte queste eccezioni vengono dal pensiero liberale, illuministico, individualistico. Ora l’accento è del tutto nuovo; qualcosa di essenziale sta emergendo. Popolo è l'originaria unione degli uomini che per razza, territorio ed evoluzione storica sono, nella vita e nel destino, un blocco solo. Popolo è quella porzione di umanità che, nelle radici e nelle leggi essenziali della sua natura e nella sua vita, forma una compagine indissolubile. Nel popolo l'umanità sta, non non secondo il numero e la massa, ma secondo i suoi contenuti essenziali intimamente collegata. (…). L'umanità nella sua integrità originaria, questo è il popolo. L'uomo singolo è popolo quando porta in sé questo tutto“ (Romano Guardini, Il senso della Chiesa 1922).  Questo vale per una Sophia Scholl o per un Franz Jägerstätter; non sono singoli individualistici, ma sono popolo. Oggi abbiamo nel fenomeno „populista“, che ha bisogno di un suo discernimento nuovo, la manifestazione politica di persone che, forse per ragioni non del tutto chiare e a volte egoistiche, comprendono che quell’unione „di razza, territorio ed evoluzione storica“, che Guardini intuiva e che N.S. Lyons chiama „amore per la propria nazione“ e che non può essere sostituta da nessuna forma di funzionalismo tecnocratico e manageriale. Mi sono alzato per scrivere queste righe, perché non potevo più dormire, ma avevo in questa notte dormito anche profondamente; spero che non tanto in modo diretto, ma indiretto, per le vie che lo Spirito Santo ritenga opportuno, queste righe mi permettano di vivere in unione anche con quelle persone care che la pensano diversamente.Infine credibile è solo l’amore! 

PS Un pensatore della „nuova destra“ da cui avevo imparato da giovane a diffidare di ogni posizione pacifista, che non può che capovolgersi nel suo contrario, Alain de Benoist, „analizza il graduale collasso del “mondo di ieri” e le conseguenze di un riallineamento geopolitico che mette l'Europa di fronte alle sue contraddizioni. Parla anche dell'impasse ideologica delle élite europee, impantanate in battaglie morali mentre il resto del mondo dà priorità al potere e al pragmatismo. Di fronte a un febbrile Emmanuel Macron, che sostiene un riarmo europeo che non è riuscito ad anticipare, Alain de Benoist fornisce una lucida valutazione della dipendenza strategica dell'UE e dell'incapacità dei leader europei di comprendere la logica del potere che ora guida le relazioni internazionali. Dall'influenza crescente di figure come J.D. Vance negli Stati Uniti alla guerra economica e politica condotta da Trump, fino al ruolo di Russia e Cina in questo nuovo gioco mondiale, Alain de Benoist getta uno sguardo acuto sull'accelerazione della storia e sulle sue implicazioni per le nazioni europee“ (Arktos Journal e Alexander Raynor).

Abba nostro…

(Al mattino) „“Io sono un dio, siedo su un trono divino in mezzo ai mari“, mentre tu sei un uomo e non un Dio, hai reso il tuo cuore come quello di Dio,… Il tuo cuore si è inorgoglito per la tua bellezza, la tua saggezza si era corrotta a causa del tuo splendore: ti ho gettato a terra e ti ho posto davanti ai re perché ti vedano“ (Ez 28, 2; 17); ecco questo oracolo della Bibbia contro il superbo re di Tiro dovrebbe interrogare ogni impero ed ogni nazione, mentre noi pensiamo che riguardi solo gli altri. 

„C’è un episodio della sua {di san Francesco} vita che ci mostra il suo cuore senza confini, capace di andare al di là delle distanze dovute all’origine, alla nazionalità, al colore o alla religione. È la sua visita al Sultano Malik-al-Kamil in Egitto, visita che comportò per lui un grande sforzo a motivo della sua povertà, delle poche risorse che possedeva, della lontananza e della differenza di lingua, cultura e religione. Tale viaggio, in quel momento storico segnato dalle crociate, dimostrava ancora di più la grandezza dell’amore che voleva vivere, desideroso di abbracciare tutti. La fedeltà al suo Signore era proporzionale al suo amore per i fratelli e le sorelle. Senza ignorare le difficoltà e i pericoli, San Francesco andò a incontrare il Sultano col medesimo atteggiamento che esigeva dai suoi discepoli: che, senza negare la propria identità, trovandosi «tra i saraceni o altri infedeli […], non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio». In quel contesto era una richiesta straordinaria. Ci colpisce come, ottocento anni fa, Francesco raccomandasse di evitare ogni forma di aggressione o contesa e anche di vivere un’umile e fraterna “sottomissione”, pure nei confronti di coloro che non condividevano la loro fede.“ (Papa Francesco, Fratelli tutti, 3). Come si vede in questo passo dell’Enciclica „Fratelli tutti“, al Papa non passa neppure per la mente di negare la propria „identità“, né tanto meno le „differenza di lingua, cultura e religione“, ma in quel episodio concreto, non in un amore generale per l’umanità, che poi può non significare nulla (Dostoevskij), indica un metodo non aggressivo di approccio all’altro. Questo non nega l’ordo amoris, ma ci ricorda che in un mondo in cui le culture e gli uomini si incontrano, esse e loro si possono incontrare in un modo o in un altro! 

(Pomeriggio) Scrive Gianni Valente in Fides.org: „Il Papa fragile e il Mistero di Pietro. Papa Francesco non è il "project manager" di una multinazionale. A lui è chiesto solo di confermare i fratelli e le sorelle nella fede degli Apostoli. E questo può farlo anche se è costretto a rimanere in una stanza d’ospedale…Papa Francesco non è “meno” Papa ora che la malattia gli impedisce di incontrare le moltitudini. La sorgente del suo ministero non si attiva in funzione dell’intensità dei suoi impegni pubblici. La comunione di preghiera vissuta tra il Popolo di Dio sparso nel mondo e il Vescovo di Roma nei giorni della sua prova ha una consistenza di realtà più intensa e efficace della firma dei Chirografi papali o delle apparizioni papali agli Eventi giubilari. E gesti come le nuove telefonate del Papa alla parrocchia di Gaza, effettuate anche nei giorni del suo ricovero per avere notizie su chi più soffre nella terra di Gesù, appartengono con tutte le loro implicazioni alla fascia degli “atti primari” del Pontificato“. // Ho commentato così: „Molto giusto e bello! Nella tradizione filosofica cattolica c’è una differenza tra l’agire come dono, e il fare come causare. Ora il compito del santo padre è sicuramente un agire come dono. Anche se ovviamente si deve tenere conto che il dono può avere diverse modalità, per esempio la contemplazione o l’azione pastorale.“ 

Pascal Boniface, opinionista in Pluralia, Geopolitologo e direttore di Iris, scrive un articolo che porta il titolo: „il vecchio mondo è finito, quello nuovo non è ancora nato“; non sono d’accordo su nulla; tantomeno sull’idea che Trump sia brutale, etc. Ma è l’occasione di porsi la domanda su un tema di cui mi ha parlato Ciro in riferimento all’ultimo articolo di Giuseppe, di ci ho parlato l’altro giorno. „Grazie Roberto! Suggestivo. Ma forse consolatorio. Temo che la crisi che stiamo vivendo sia ‘singolare’, nel senso di non inscrivibile in un ciclo concettualmente dominabile.“ In un certo senso è vero che ogni periodo storico è „singolare“, ed è anche vero che noi facciamo alle volte dei paragoni sempre e solo con certi periodi storici. E questo dovremmo evitarlo, dovremmo evitare di concentrarci solo sul paragone, per esempio, con il nazionalsocialismo…allo stesso tempo, però, credo di aver capito da Ernst Jünger che le cose che accadono agli uomini hanno un riferimento con ciò che già è accaduto perché possono essere ridotte ad alcuni elementi che si ripetono nella storia; qualcosa di simile ha pensato anche Ernst Nolte nel suo „Esistenza storica“…

(Sera) Della prima lezione della „filosofia della mitologia“ di Schelling (1842), mi interessano in modo particolare due aspetti. 1) in primo luogo la necessità di ragionare sulla mitologia stessa; 2) l’intreccio tra poesia e „nascita“ degli dei. I paragoni con la lingua sanscrito e la cultura indiana, sebbene Schelling ritenga necessario lo studio del sanscrito, rimangono prigionieri di una presunta superiorità greca, che credo debba essere messa in discussione anche contro l’autorità dei giudizi di Goethe, che vedeva nella cultura indiana avvenimenti causali e senza connessione, mentre in quella greca stabilità e regolarità. Ovviamente bisognerebbe comprendere cosa l’autore del „Divano“ pensi della cultura persiana e perché non abbia usato questa sua apertura anche per la cultura indiana. Comunque riprendiamo il positivo e mettiamo in discussione ciò che è limitato. Sul positivo: 1) La necessità di un'indagine razionale sulla mitologia: Schelling non si limita a considerare i miti come semplici racconti, ma li vede come un problema filosofico centrale, legato alla stessa natura della conoscenza e della rivelazione. Questo è un punto fondamentale che segna la differenza tra una visione romantica e una visione sistematica della mitologia. 2) L'intreccio tra poesia e nascita degli dèi: La mitologia, per Schelling, non è solo un insieme di narrazioni, ma è il risultato di un processo poetico e creativo che dà forma al divino e del divino che da forma alla poesia. Qui si avverte però forse anche un'eco dell'idealismo trascendentale, per cui la realtà (compresa quella religiosa) non è data, ma prodotta dallo spirito. Sui limiti: Riguardo al confronto tra la mitologia greca e quella indiana bisognerà forse mettere in discussione la superiorità che Schelling attribuisce ai Greci. Questo atteggiamento eurocentrico è tipico della filosofia dell'epoca, e riguardo a Goethe bisognerà dire che il suo giudizio sulla cultura indiana come frammentaria e priva di connessione appare oggi discutibile, soprattutto alla luce della complessità del pensiero vedico e della straordinaria continuità delle tradizioni indiane. Sulla cultura persiana: Goethe la considerava un ponte tra Oriente e Occidente e le dedicò il West-östlicher Divan. Forse proprio questa sua apertura avrebbe potuto offrirgli una prospettiva più sfumata anche sulla cultura indiana, andando oltre i pregiudizi dell’epoca. Ma è anche vero che gli studi di sanscrito erano forse appena all’inizio all’epoca di Goethe ed anche di Schelling. 

Solo per qualche tempo sopporta la pienezza divina l’uomo“ (Hölderlin) - questa frase del grande poeta tedesco è del tutto vera, come anche la sua domanda intima: a che cosa servono i poeti in tempi miseri? Dormire come dice un altro poeta, Peguy, è certamente cosa buona, ma il tentativo poetico di penetrare il senso del mondo anche in tempi miseri e difficili, rimane un lavoro da fare (cf. Hölderlin, Pane e vino, 7). 

(Droyssig, il 14.3.25) Nel capitolo 27 Ezechiele intona un canto funebre sulla ricca città Tiro, paragonata ad una nave. Ho dovuto pensare a tutto ciò che Jünger ha scritto sulla Titanic. Ascoltiamo il profeta: „[32] Nel loro pianto intoneranno su di te un lamento, su di te comporranno elegie: Chi era come Tiro, ora distrutta in mezzo al mare? [33] Quando dai mari uscivano le tue mercanzie, saziavi tanti popoli; con l'abbondanza delle tue ricchezze e del tuo commercio arricchivi i re della terra. [34] Ora tu giaci travolta dai flutti nelle profondità delle acque: il tuo carico e tutto il tuo equipaggio sono affondati con te. [35] Tutti gli abitanti delle isole sono rimasti spaventati per te e i loro re, colpiti dal terrore, hanno il viso sconvolto. [36] I mercanti dei popoli fischiano su di te, tu sei divenuta oggetto di spavento, finita per sempre“. Quando Jünger contrappone alla Titanic il „camminatore nel bosco“, non intende solo, anche se questo è un elemento importante, fare una critica del modello tecnocratico, rappresentato dalla Titanic, ma anche proporre una figura che non dice quello che afferma il mainstream, colui che per esempio decide di non votare per partiti che sostengono la guerra. 

Nel capitolo „Il padre divide l’eredità“ il salesiano Giuseppe Maffei (39-41) spiega con parole semplici tanti temi cari ad Ulrich; in primo luogo la differenza tra generare e causare. Causare è il modo di fare del paradigma tecnocratico; l’agire del generare è qualcosa che accade gratuitamente. „Chi genera è infinitamente più di una „causa““ (Maffei, 41). Quindi né la potenza generativa di Dio né l’amore umano, immagine di essa, può essere ridotto ad una causalità materiale. Per questo Ulrich parla del „non-essere-causato-dell’essere!“ Quando Maffei scrive: „Accogliere il dono è accogliere il „dare“ che lo offre“ (40) pone una questione che purtroppo anche nella filosofia cattolica non è stata normalmente, secondo una mia impressione, pensata realmente. I teologi cattolici parlano del donatore: Dio; i filosofi di colui che riceve il dono: l’uomo…; ma l’ontologia di Ulrich ci indica il mistero di quello che Papa Francesco chiama „primerear“: cosa è che viene prima dell’uomo nell’ambito finito? Il „dare“: il dono dell’essere come amore gratuito. E questo „dare“ non è causare, per questo motivo il Papa del primerear ha saputo fare nella sua „Laudato si’“ una critica del paradigma tecnocratico…Un altro „mistero“ ontologico e cristologico è la modalità, è  il modo con il quale il Figlio trinitario si possiede come „dono ricevuto“; non si fissa in se stesso, non „tiene fermo a se stesso“, non vuole possedere il donarsi trinitario del Padre „convulsamente“, è tranquillamente se stesso come dono ricevuto, come l’essere stesso è „simplex et completum“. Il modo con il quale i due figli ricevono l’eredità è piuttosto una „rivendicazione“ e questo sia da parte del figlio che va in un paese lontano, sia da parte del figlio che rimane a casa e lamenta di non aver mai ricevuto un capretto per fare una festa. Il padre non divide solo l’eredità, ma dona se stesso diventando per l’appunto un padre e non rimanendo solo un uomo che ha due figli e dei soldi da dividere. 

Abba nostro…

(Dopo) Ecco l’alternativa: 1) “Dobbiamo prepararci alla guerra contro la Russia” (Kaja Kallas, l’Alto rappresentante della politica estera Ue). È una posizione da guerrafondaia pura. 2) La debolezza del papa, che è il suo modo attuale di impegnarsi per la „profezia della pace“. Su questa debolezza scrive Alessandro: „Papa Francesco migliora molto lentamente. Ma al Gemelli, oggi è un mese esatto dal suo ricovero, il personale sanitario ha organizzato una festicciola semplice e “famigliare” per i dodici anni del pontificato. Lo ha riferito ieri sera la Sala Stampa vaticana, facendo il punto della situazione al termine della giornata. È una coincidenza davvero drammatica che la sua voce oggi sia così debole di fronte al disastro mondiale. E del resto i cattolici vanno in ordine sparso, perdendo spesso il senso della sua “profezia della pace”. In questo senso la fragilità del Papa pone una scomoda domanda a tutti i fedeli.“

(Sera) Due pensieri prima di andare a dormire: 1) Fratelli tutti (Papa Francesco) e l’amore per la propria nazione (N.S.Lyons); l’autore americano approfondisce il tema dell’ordo amoris; Papa Francesco pone una priorità dell’universale sul particolare, ma ovviamente non intende affermare che l’amore di Dio sia universale nel senso che ami solo il genere umano e non i singoli uomini; forse sono la persona sbagliata per mediare tra i due estremi, ma a me sembra  che sia necessaria sia una posizione ontologica di fratellanza universale sia un amore singolare per determinate persone che ci sono vicine, più vicine di altre. Per me il popolo nel quale mi trovo a vivere e che non è il mio popolo a livello biologico…2) Lo Schelling tardo scrive un’opera, la „filosofia della mitologia“, di notevole importanza; la mitologia, nelle sue diverse modalità, si impone ancor oggi come una forma mentis et narrationis molto estesa e profonda e la domanda riguardante il tipo di sapere che essa è, è decisiva; certamente si tratta di un sapere poetico, ma che testimonia l’esistenza già data degli dei, che non vengono inventati dalla poesia, ma da essa trovati. In una sua poesia Hölderlin si chiede dove siano gli dei ora, e accenna alla possibilità che un Dio sia venuto „prendendo la figura umana, in modo da compiere e chiudere, come consolazione, la festa divina“ (Hölderlin, Pane e vino, 6). Da Tolkien e C.S. Lewis so che la narrazione mitologica non cessa dopo l’avvenimento di Cristo, e in un certo senso questo si serve della prima per essere testimoniato…come fa C.S.Lewis con „Narnia“. Mia moglie e mia figlia saprebbero dire molto di più su questo tema per le loro immense letture „fantasy“. 

(Wetterzeube, il 13.3.21) Dopo la serata dedicata a Malta, nella quale i ragazzi e le ragazze che voleranno con noi hanno presentato ai loro genitori in inglese alcuni temi riguardanti l’isola (dalla storia alle tradizioni, dalla vegetazione al clima…) e nei quale abbiamo presentato alcune delle intenzioni e delle regole del viaggio, la pioggia si era trasformata in neve e questa mattina un leggero manto bianco, copre le prime espressioni della primavera. 

Mentre l’EU si lancia in un’impresa folle (mobilitazione per la guerra), come folle era la guerra di Napoleone contro lo zar Alessandro (ho letto per intero „Guerra e Pace“ di Tolstoj, che non critica solo Napoleone, ma anche lo zar) io leggo il profeta Ezechiele che nel capitolo 26 parla di Tiro, „una potenza commerciale, le cui navi dominavano il Mediterraneo“, una potenza dalla quale dipendevano le città costiere fenicie („figlie“), ma che  „prima del 587 a.C, fu coinvolta in uno scontro con i Babilonesi e assediata per tredici anni“ (a cura di Ravasi). L’Eu è certamente anche una potenza commerciale, ma i suoi politici non hanno alcun idea di cosa sia una guerra, non ne hanno alcuna esperienza. Beh di questa Tiro il profeta annuncia: „come sei ferita, travolta dai flutti, città famosa, potente sui mari! Essa e i suoi abitanti, incutevano terrore su tutta la terraferma. Ora le isole tremano nel giorno della tua caduta, le isole del mare sono spaventate per la tua fine… Ti si cercherà, ma né ora né mai sarai ritrovata“ (cf. 26, 17-21). 

Matt Taibbi è tra i giornalisti nel mondo uno di quelli che più hanno lavorato per e sorvegliato sulla libertà di espressione; by the way ha inventato per Substack la formula „samizdat dell’Occidente“. Lui è meno convinto che Putin sia mite con i suoi avversari, come ha affermato Dugin nella intervista concessa a Mosca a Greenwald (vedi il mio diario di ieri). Piuttosto afferma in un suo articolo di Substack di oggi che le prigioni in Russia sono piene di critici del regime, parla della sospensione delle pubblicazioni alla quale è stata costretta la „Novaya Gazeta“, ma in vero non risparmia la critica su questa questione neppure a paesi come la Gran Bretagna, la Germania, l’Ucraina, l’Australia, l’india ed Israele…Per quanto riguarda gli USA vede anche un pericolo all’orizzonte, dopo una buona partenza. Cito: „Rimane l'America, dove il Primo Emendamento è l'ultimo ostacolo a un movimento globale verso la burocratizzazione della parola. Nella campagna elettorale dell'anno scorso, Donald Trump e J.D. Vance si sono giustamente scagliati contro gli eccessi del Partito Democratico in materia di libertà di parola; Vance ha dichiarato che le opinioni sulla censura costituivano la "più grande differenza" tra Trump e Kamala Harris e Trump, al momento dell'insediamento, ha nominato ad alte cariche figure censurate come Robert F. Kennedy Jr., Tulsi Gabbard e il dottor Jay Bhattacharya. Inizialmente l'amministrazione si è comportata come se avesse compreso la gravità della situazione, con Vance che ha affrontato l'Europa per i suoi provvedimenti sulle libertà civili. Sembrava che sapessero cosa volevano ottenere su questo tema.L’operazione è ora appesa a un filo. Trump sta improvvisamente mandando all'aria il discorso in modo clamoroso, con due grandi categorie di errori: assecondare Israele e attingere allo stesso barattolo di biscotti con poteri di emergenza che controparti straniere come Keir Starmer, Olaf Scholz e Thierry Breton hanno recentemente saccheggiato, nel tentativo di reprimere movimenti populisti come quello di Trump. Una volta che sarà salito su questo carro, saremo tutti fregati, perché non ci sarà più nessun posto dove scappare“. Qui nel diario sto attento, per quanto posso, a tutti gli indizi che mettono in discussione la libertà di parola, perché da sempre sono convinto con Hannah Arendt e Jürgen Habermas, ma in vero già con il Vangelo, che si deve discutere e vivere alla luce del giorno. 

Durante la prima guerra nel Golfo avevo conosciuto, per mezzo della rivista „30 giorni“ la figura del patriarca Raphael Bidawid (morto nel 1989). E attraverso il viaggio, nel marzo del 21, di Papa Francesco avevo seguito gli sforzi e ecumenici in cui erano coinvolte la chiesa assira, la chiesa caldea e quella latina ed anche il dialogo interreligioso voluto da Francesco con l’ayatollah Al Sistani; io credo che un sano ecumenismo sia l'unico modo per superare quel veleno terribile che è per i cristiani la lotta tra le confessioni (non bisogna mai dimenticare in questo contesto, come ho detto ieri alle mie ragazze e ai miei ragazzi della dodicesima, le parole chiare del Signore in Gv 17, 21…). Ritornando un po' indietro, in questa riflessione sulla Chiesa caldea (cf. Matthias Kopp, 124-133), al tempo del patriarca Joseph IV, mi preme ricordare che una critica alla dottrina dell’infallibilità del Papa decisa nel primo Concilio Vaticano (giustamente criticata dal patriarca caldeo) mi sembra necessaria e non solo dal punto di vista del contesto mesopotamico con cui mi sto confrontando attraverso il libro di Matthias Kopp,  ma in genere. Per me è vero che „ubi Petrus ibi ecclesia, ibi ecclesia vita aeterna“ (Ambrogio) ed è vero anche il „primato dell’amore del vescovo di Roma“ (Ignazio di Antiochia), ma con il termine „infallibilità“ si deve andare molto cauti. Solo Dio è infallibile. E per il papa vale solo e nei limiti precisi dell’ex cathedra, non quando parla in un’intervista ad un giornale…

Abba nostro…

(Dopo aver letto la versione di Banfi) In primo luogo chiedo a Dio di benedire Papa Francesco il Grande, che ha festeggiato ieri il suo dodicesimo „compleanno papale“! Francesco significa per la profezia della pace: „Se vuoi la pace prepara la pace“. „Se vuoi la pace prepara la guerra“ o la versione della guerrafondaia von der Leyen: „Pace attraverso la forza“, non so se sia la negazione di De Gasperi, ma certamente è la negazione di Francesco. Del politico italiano la versione scrive: L’Europa vuol fare guerra con i soldi degli Stati, ma non decidono i singoli Stati, decide la Ue. La difesa comune, nell’idea degasperiana, è il frutto di una politica estera comune: produce risparmi, frena la corsa agli armamenti, è nel quadro di una deterrenza globale. Non di un’aggressione a questo o quel singolo Stato. Nonostante la citazione fatta, l’Europa di Von der Leyen non è quella di Alcide De Gasperi.“ Io ho una grande stima per De Gasperi, anche se la sua decisione di vivere la deterrenza con una priorità degli USA di allora dovrebbe essere ripensata in tutte le sue conseguenze. Comunque ritorniamo a Francesco: chi non si impegna con lui sulla profezia della pace si impegna contro la pace! L’attacco di Lavrov alla EU di von der Leyen con la accusa di „mobilitazione totale“ (Jünger), espressa con in questo modo: “sta mobilitando tutti”, è giusta! Almeno di una cosa sono orgoglioso di vivere qui nella ex DDR: la maggioranza delle persone che mi stanno intorno è contro questa follia. Per quanto riguarda la profezia della pace non vale quello che ha detto il segretario della Cei Giuseppe Baturi, «Non abbiamo preso posizione {su delle manifestazioni in piazza previste in Italia): „c’è una libertà legittima delle nostre organizzazioni, associazioni e singoli fedeli. Alcuni hanno aderito, altri no: fa parte del legittimo pluralismo che la Chiesa riconosce alle parti politiche, quando riguardano cose non essenziali». La „profezia della pace“ è una cosa essenziale! Spero che almeno sul punto, di cui parla la versione, Meloni resista: „Giorgia Meloni non ha ancora deciso se sabato parteciperà alla nuova riunione dei “volenterosi” convocata dagli inglesi. Scrive il Corriere: «Se al vertice si parlerà di eserciti da mandare in Ucraina per azioni a difesa di Kiev, non ci sarà alcun bisogno di partecipare. L’Italia, fanno notare, è stata netta: nessuna operazione che coinvolga nostri soldati è ipotizzabile, lo sarà eventualmente solo in ambito Onu con un mandato di peacekeeping, prospettiva ancora tutta da costruire»“. Da noi Merz, ma anche Söder significano: guerra, guerra, guerra nel senso della von der Leyen. Il „C“ della CDU e CSU non significa proprio nulla! 

(Dopo) Nel suo commento alla parabola di Lc 15, 11-32 Ferdinand Ulrich sottolinea un aspetto, che anch’io più volte ho ripreso con i miei ragazzi/e e che anche le quindicenni e i quindicenni riescono a comprendere molto bene e che il padre Maffei mette giustamente in risalto: all’inizio si della parabola si parla di un uomo, non di un padre che aveva due figli (Maffei, 37-38); c’è una grande differenza tra l’aver un figlio ed essere un padre. Per aver un figlio  basta essere capaci a compiere l’atto sessuale al momento giusto. Nella parabola il figlio che se ne va che usa la parola: padre: padre dammi la mia parte di eredità. E si diventa padre non solo quando è in gioco „l’unicità ed intimità personale“  (38), ma quando si è disposti a lasciar andare il figlio; Ulrich me lo diceva già in riferimento alla mia piccola Johanna e alle sue piccole ribellioni: deve imparare a lasciarla andare! Un’intimità del distacco! Solo così si ama! Chi non è disposto a lasciar andare, non ama! Non è padre e non è madre. Maria deve imparare già con il dodicenne Gesù, questo mistero del lasciar andare, dell’amore come lasciar andare. Il Figlio trinitario è a casa dal Padre, e lo pensa come Padre, non come uno che ha un certo potere (per esempio di darmi un capretto per festeggiare), ma è allo stesso tempo Colui che è andato lontano per diventare il „primogenito di molti fratelli“, lontani dal Padre e che da Lui vengono riportati al Padre, anche grazie alla mediazione della Theotokos. Questa mediazione mariana è del tutto nel segno del lasciar andare, del lasciar salire (sulla Croce) e del lasciar discendere (nell’inferno). 

(Dopo) Scrive in un articolo del gennaio di quest’anno l’economista Riccardo Fallico in „Pluralia“:  „Se, quindi, le prime due economie dell’Unione Europea {Francia e Germania} stanno mostrando una fragilità economica e finanziaria, di gran lunga superiore a quanto si potesse immaginare fino a poco tempo fa, quali sono le prospettive di sviluppo, non solo economico, per i Paesi europei se il presidente Trump dovesse decidere di imporre un sistema di tariffe, che li obblighi a importare petrolio e gas naturale dagli Stati Uniti? Tanto la scelta di vedersi tagliare le proprie entrate, considerato il rischio di una limitazione del proprio export verso gli Stati Uniti, primo partner commerciale, quanto un ulteriore incremento dell’inflazione, a causa dei maggiori costi dell’import energetico, sono, potenzialmente, le cause che porterebbero ad un peggioramento, nel medio termine, delle economie e dei bilanci statali dei Paesi europei, costretti a supplire o alla mancanza degli introiti commerciali o all’aumento dei costi di produzione e, più in generale, dei prezzi al consumo.“ // Ovviamente mi chiedo se non ci sia una connessione tra l’atteggiamento guerrafondaio della Francia e della Germania (anche nella versione Merz) con questa fragilità economica descritta dall’economista italiano e se la „mobilitazione totale“ guerriera non sia un modo per „supplire“ a questa crisi! 

(Wetterzeube, il 12.3.25) Grande articolo di Giuseppe Reguzzoni nel Sussidiario, da cui riprendo due frasi, ma che in vero deve essere letto attentamente nella sua interezza: „Era il tempo che precedeva di poco la caduta del muro e Vera Sandberg {una giornalista della ex DDR} nel suo articolo-testimonianza ricorda e sottolinea di aver mantenuto anche successivamente quello sguardo critico sulle “libertà” occidentali, trovandosi oggi a constatare delle analogie con quel periodo storico. Il grande alleato – allora l’URSS di Gorbaciov, adesso l’America di Trump – sta cambiando cavallo e non si riesce più a riconoscerlo, forse perché lo si è sempre seguito con un’obbedienza cieca, ideologica. E precisa: “Quando mi trovo davanti alle uscite di Vance e di Musk, percepisco la confusione e l’euforia che Gorbaciov aveva suscitato a quell’epoca…E allora vale la pena di ricordare che la svolta sull’Ucraina (perché è proprio questa che sembra dar fastidio), e sulla narrazione che ci viene imbandita da tre anni, era già stata anticipata dall’ormai celebre affermazione di papa Francesco sulla Nato che è andata ad abbaiare nel cortile di casa della Russia. Papa Francesco per questo fu accusato di essere “putiniano” (così come Benedetto XV fu accusato di essere “disfattista austriacante”, quando denunciò “l’inutile strage” della Grande Guerra) ed è rimasto ad oggi inascoltato, perché è tipico dell’opinione dominante demonizzare gli inviti a pensare autonomamente. Reggerà la NATO così com’è? Reggerà l’UE così com’è? Meglio ancora: è utile e necessario che reggano così come sono? E se tornasse invece ad affacciarsi l’obliata visione di un’Europa a due polmoni, quella che Giovanni Paolo II – non a caso citato da Vance a Monaco – indicava come il programma per il terzo millennio?”“. // Nella mia lettura quaresimale del profeta Ezechiele sono arrivato al capitolo 26, nel quale si parla di Tiro, che era una potenza commerciale, ma che viene castigata da Dio per aver oltraggiato Gerusalemme. Ad un certo punto il profeta scrive: „Io mando da settentrione contro Tiro Nabucodònosor, re di Babilonia, il re dei re, con cavalli, carri e cavalieri, e una folla, un popolo immenso“. Quella folla che solo un impero può avere, un impero con il suo „re dei re“ che in qualche modo fa giustizia per Gerusalemme. È chiaro che non si può leggere un testo biblico nella modalità della „teologia politica“, ma è anche chiaro che esso non è solo „astrazione spirituale“, ma una „domanda“ ed anche un’affermazione. Il profeta sa che nella storia vi sono stati sempre imperi e che non si può ignorare la loro volontà  e qualora un certo imperatore non avesse i fini della profezia della pace, rimane per lo meno quello che Giuseppe scrive sull’eterogenesi dei fini. Certamente il fine di Nabucodònosor non era di vendicare Gerusalemme. 

Anche sta notte un sogno nel quale cerco di elaborare il mio scontro, vero o supposto, con il vice rettore, che sta per per la „legge“, nella gestione della scuola, mentre io cerco di muovermi in modo libero; a parte tutti i dettagli, comunque il sogno è stato brevissimo ed interrotto, rimane il fatto che anche nel sogno dovevo concedere che mi lasciano agire abbastanza liberamente; quando nel sogno gli ho rimproverato ingiustamente che vogliono (!) sempre che segua letteralmente la legge, ha alzato le sopracciglia per dire che non è vero…ed aveva ragione…

Abba nostro…

Ritorno all’intervista di Greenwald a Putin. Il giornalista americano pone direttamente la questione dell’opposizione a Putin nella Russia stessa e che Dugin presenta ad un livello di „volontà generale“ nel senso di Rousseau, non di gruppi, questa volontà generale preme sul presidente, che è però sostenuto da una maggioranza di persone secondo Dugin. Vediamo se ho capito bene: „Non credo si tratti tanto di pressioni politiche da parte di gruppi politici concreti, quanto piuttosto dell'opinione generale, di un certo stato d'animo della gente al fronte, della gente qui nel paese. Quindi, il patriottismo è ora una sorta di posizione comune della maggioranza assoluta dei russi. E il patriottismo è sociologico, culturale, ideologico… Psicologico… E questo crea molta più pressione su Putin rispetto a qualsiasi fazione intorno a lui. E ciò che è interessante è che ci sono persone che sono in sintonia con questo patriottismo e vicine a Putin, ma non sono ancora la maggioranza assoluta. I molti rappresentanti dell'élite di Putin credono ancora nella fine del conflitto e nel ripristino delle relazioni prebelliche con l'Occidente. Quindi, hanno accettato questa linea patriottica di Putin e di una maggioranza della popolazione, ma hanno ancora dei ripensamenti. E credo che stiano facendo pressione su Putin per fermare la guerra il prima possibile. Quindi, la pressione su Putin non viene dalla parte dei pro-guerra…“per conquistare tutta l’Ucraina“ (Greenwald).Alexander Dugin: Sì, sì, sì. Ma per fermarla immediatamente. Fermarla in qualsiasi modo e accettare qualsiasi suggerimento. Li chiamo la sesta colonna. C'è una quinta colonna. Quinta colonna, sono liberali, filo-occidentali, che protestano apertamente e hanno protestato contro Putin. Ora sono per lo più fuori dalla Russia. Se sono qui, non si fanno vedere perché è finita con loro. Quindi, la quinta colonna non esiste qui come pubblico…“. G. Greenwald: „Questo perché sono stati repressi o imprigionati o semplicemente cacciati a causa dell'opinione pubblica o di una combinazione di entrambi?“ Alexander Dugin: „Una combinazione di entrambe le cose. Non troppo repressi e disprezzati dalla maggioranza della popolazione, ma non fino al momento di picchiarli, colpirli, aggredirli. Quindi, hanno preferito scappare prima che iniziasse la vera repressione, secondo loro. Quindi, sono fuggiti dal paese. Quindi, non potevamo sapere se ci sarebbe stata repressione o meno, grave o meno grave, perché sono fuori. Ma c'è una sesta colonna. Quindi ci sono liberali, rappresentanti degli anni '90, dell'era Eltsin, oligarchi, alcuni burocrati che odiano davvero il patriottismo, che odiano la sovranità del nostro popolo. Hanno avuto una vita molto bella durante questi buoni rapporti con l'Occidente e mantengono ancora lo stesso umore, lo stesso atteggiamento. Ma, nonostante la ribellione contro Putin, preferiscono stare dalla sua parte. E loro…“. G. Greenwald: „Perché in questo modo mantengono la loro influenza, ma non condividono realmente le visioni.“ Alexander Dugin: „Sì. Sesta colonna, quindi. Ora sono sostenitori di Putin, ma sognano di fermare la guerra e tornare al periodo prebellico. Quindi quella era, credo, una situazione molto interessante. Sono potenti. Cercano di influenzare Putin. Cercano di fare pressione su di lui. E fanno parte di questa rete globalista. Forse sono stati pagati dall'USAID perché ora è stato reso noto che l'USAID ha contribuito a scrivere una costituzione russa. All'inizio degli anni '90 vivevamo sotto il prodotto dell'USAID e molte altre norme e leggi.Quindi, noi, la Russia, facevamo parte di questa rete e le persone di questa rete pagata dall'USAID a diversi livelli, ora molti di loro fanno parte di persone vicine alla nostra élite, vicine a Putin. Quindi non sono stati epurati perché Putin è molto, molto mite, a dire il vero, molto, molto gentile. Preferisce convincere qualcuno piuttosto che licenziarlo o punirlo. Quindi è molto, molto umanista. E ha conservato quasi tutto il nucleo di questa élite liberale filo-occidentale. Solo i più radicali sono stati licenziati o messi fuori. Ma questo è il vero pericolo, perché la mentalità di questa sesta colonna liberale è molto più simile a quella di Schultz, Macron, Stammer e non a quella di Trump. Quindi, ora vogliono, sono in una posizione molto scomoda, vogliono la pace con l'Occidente, ma non amano assolutamente Trump. Perché in Trump vedono forse il loro destino, la loro rovina. Se Putin iniziasse qualcosa come il Doge russo, sarebbero i primi a soffrirne perché sono corrotti, sono traditori, non sono, in alcun modo, patrioti, odiano e disprezzano davvero il popolo russo, sono questa sesta colonna.“ // Ovviamente questo non corrisponde all’idea di Putin „lupo“ che abbiamo noi; ovviamente si dovrebbe riflettere anche sulla figura di una persone come A.Navalny, della quale per ora non si è parlato, sebbene Greenwald sia molto esplicito nel porre anche domande scomode. E Dugin formula anche una critica di Putin stesso: va troppo lento nelle riforme contro la corruzione, dovrebbe agire più radicalmente come Trump.  // Il filosofo russo ritiene che Trump stia facendo sul serio con il superamento di certe élite (con il superamento del deep state), molto di più di quanto faccia Putin e nomina alcuni dei nomi che ritiene sarebbero necessarie in Russia: „Abbiamo bisogno di persone come Tulsi Gabbard, Kash Patel, Pete Hegseth, Robert Kennedy e altri eroi della nuova rivoluzione di Trump qui, perché abbiamo molti, molti punti in comune. La burocrazia, l'enorme corruzione a tutti i livelli della società russa e il tradimento degli interessi russi a favore degli interessi di altri paesi o gruppi. Quindi siamo in una posizione molto simile e qui abbiamo bisogno della rivoluzione di Trump e di un'azione contro lo stato russo e le élite politiche per epurare questo sistema.“ (Dugin). // Una delle frasi che più si sono sentite dire in questi tre anni e si sentono dire è che l’Ucraina è uno stato per sé e che la Russia non avrebbe alcun diritto ad aggredirla. Interessante è vedere questo tema -Ucraina - a partire dalla Russia e questo è in fondo il senso più profondo dell’intervista di Greenwald. Ascoltiamo la prospettiva di Dugin a partire dalla caduta dell’Unione Sovietica e dal tentativo americano, confermato anche dal prof. Sachse, di diventare l’unico impero del mondo: „La società russa. Sì. Il popolo russo. Quella era la società russa. Sì, il popolo russo. Quella era una sorta di chiara e ostile ingerenza del potere che odiava davvero la Russia. Quindi abbiamo aggiunto l'ideologia, il globalismo del risveglio, il liberalismo che contraddiceva i nostri valori tradizionali e l'azione sulle azioni dell'Occidente, dell'Occidente collettivo, a livello geopolitico. Quindi quella era il tipo di combinazione tra ostilità ideologica e ostilità geopolitica. E abbiamo visto, abbiamo interpretato questo come la creazione di un'artificiale anti-Russia in Ucraina, perché gli ucraini sono parte dello stesso popolo, della stessa chiesa, e una parte di noi è stata tagliata e trasformata in modo artificiale da una sorta di… qualcosa di radicalmente diverso allineato a noi in assoluta contraddizione. Quindi è stata creata un'identità artificiale con un grande nazionalismo razzista e anti-russo, sostenuta dai globalisti, dai liberali e da tutti i paesi, a partire dagli Stati Uniti fino all'Unione Europea… A partire da quel momento, sempre di più, alcuni leader europei erano un po' riluttanti a promuovere questa aggressione, ma questa volta gli Stati Uniti (l'amministrazione Obama, Nuland, altri globalisti, i democratici) hanno spinto questa agenda contro i leader europei al fine di intensificare le relazioni tra Russia e Ucraina. Dopo di che, gli altri leader europei hanno seguito questa tendenza, sono stati coinvolti sempre di più nella russofobia e ora, paradossalmente, la regione di ostilità, l'odio verso la Russia e il maggior sostegno all'Ucraina non proviene dagli Stati Uniti, ma dall'Unione Europea…L'Ucraina, nella storia, non è mai esistita. Tutto è iniziato con il crollo dell'Unione Sovietica e i confini non erano basati sull'esperienza etnica, geopolitica e storica. Prima era solo una provincia amministrativa dell'Impero zarista e poi dell'Unione Sovietica, a nessuno importava quali gruppi etnici o religiosi vivessero lì. Poiché facevano parte dello stesso spazio politico e amministrativo, dello stesso stato, e quella era solo la provincia. Quindi nessuno ha risolto il problema dell'appartenenza a questo o quell'altro gruppo etnico. Erano considerati parte dello stesso mondo russo, dello stesso popolo russo. Il crollo dell'Unione Sovietica è stato causato dai confini amministrativi delle entità che non erano mai esistite politicamente prima… L'Ucraina non esisteva come stato… Era un po' come il Nebraska o lo Utah. Quindi, si potrebbe dire che è uno stato, ma non è lo stato nazionale, uno stato nazionale sovrano. Era solo una provincia con una minima autonomia. Quindi era solo una parte dello stato unitario e il crollo dell'Unione Sovietica ha dato a questa entità artificiale lo status di sovranità perché i primi leader, gli Eltsin, credevano che saremmo stati amici perché apparteniamo alla stessa civiltà. E non è stato così. Quindi, quando abbiamo notato, quando abbiamo capito che c'era un movimento politico antirusso, sostenuto dall'Occidente, già negli anni '90, ma negli anni '90 nessuno ha reagito adeguatamente contro le minacce e le sfide dell'Occidente. Ma con Putin abbiamo iniziato a prendere in considerazione questi processi in Ucraina. Abbiamo cercato di convincerli a stare con noi, abbiamo sostenuto i candidati dell'Ucraina orientale, abbiamo cercato di convincere gli oligarchi e l'élite politica ed economica a trattare con noi, non vietando loro di trattare con l'Europa o con gli Stati Uniti, ma conservando un certo equilibrio, un equilibrio naturale, la neutralità, alcune relazioni amichevoli con noi. Relazioni amichevoli con l'UE, ma entro certi limiti. Tutti i presidenti dell'Ucraina, compreso Viktor Yushchenko, che era molto, molto filo-occidentale, accettavano questo equilibrio. Quindi, un presidente più filo-russo, l'altro filo-occidentale, filo-russo, filo-occidentale, ma non radicalmente ostile alla Russia. E il colpo di stato a Maidan è stato proprio per distruggere questo equilibrio. Quella è stata deliberatamente la mossa per mettere al potere i circoli nazionalisti radicali, provocare la reazione russa in Crimea e altrove, e dividere, separare l'Ucraina dalla Russia, compresa la parte orientale che originariamente, all'inizio, era quasi assolutamente a favore della Russia, ma sotto la propaganda, la demonizzazione, i suggerimenti occidentali che si sono trasformati in un disastro sanguinoso.Quindi, questa ideologia anti-russa ha conquistato la società ucraina e hanno iniziato a odiare la propria storia, la propria religione, pensando che l'Occidente sia il paradiso e la Russia l'inferno. E loro erano russi che vorrebbero fuggire dal cosiddetto inferno russo che non è mai esistito…“ (Dugin).// Il mio primo approccio al Maidan è stato attraverso la lettura che ne ha fatto un pastore luterano che era a Kiev in quel tempo; lui argomentava in modo molto violentemente nazionalista-ucraino, e chi faceva obiezioni veniva insultato. Un po’ alla volta ho pensato che fosse anche una tendenza propria al luteranesimo insistere così fortemente sul nazionalismo ucraino, che se ha ragione Dugin sembra essere un’invenzione del liberalismo globalista. Anche nel Movimento di CL cercai di far comprendere la narrazione che avevo imparato da Aaron Maté e ultimamente dal Prof Jeffrey Sachse, ma anche in quel contesto sono stato solo quasi insultato,  non sembra essere il luteranesimo, ma una certa interpretazione  della storia pseudo cristiana che si sa esprimere solo con un sentimento anti russo e che insulta ogni altra narrazione. Ovviamente sarebbe necessario sentire anche la narrazione ucraina, di quello che dice Dugin su quel paese, ma genuinamente ucraina, non globalista…Nel mio piccolo l’ho ascoltata dando per un anno lezioni di tedesco ad un giovane ucraino molto convinto della propria posizione ucraina…



(Wetterzeube, l’11.3.25) Nella parte più lunga del sonno, che attualmente dura per me quasi quattro ore, ho sognato che Konstanze ed io eravamo intenti a comprare  una nuova casa - in vero la nostra qui ci piace tantissimo  - , ne avevamo trovata una molto bella, situata bene da un lato, ma dall’altro dava su un paesaggio ferroviario massiccio e certamente non silenzioso, sebbene il muoversi dei treni fosse regolato dalla legge; quando abbiamo detto al padrone che non eravamo interessati all’acquisto si è messo a piangere; gli abbiamo consigliato di essere, nell’annuncio della casa, onesto e di scrivere subito che la stanza da letto da sulla ferrovia, forse ci saranno persone con l’acufene che saranno grati di non avere una stanza da letto del tutto sommersa nel silenzio; la nostra strategia di vendita ha avuto successo e il padrone della casa ci ha detto che aveva più persone interessate a comprare la sua casa, proprio per la stanza da letta non silenziosa. Risvegliandomi, apro sempre  a finestra per arieggiare la stanza ed ho sentito, più o meno verso le cinque del mattino, il canto soave dell’usignolo, forse tra i suoni più belli nella natura, paragonabile con il suono dolce dell’acqua che si muove in un ruscello e per me con l’acufene un vero e proprio suono alternativo…

Quando commento un libro o un articolo mi accorgo spesso di dimenticare una frase che mi era piaciuta molto, ma che ho lasciato senza alcun commento, per esempio ieri nel saggio di Servais su Ulrich, questa: „…non si può separare il portare frutto dall’essere fecondo e che l’agire si svolge nel non-fare“ (Maffei, 95). C’è una fecondità che non ha nulla a che fare con il „fare“, che viene ricevuta, anche lo scrivere il diario non è un fare, come leggere un testo che porterà frutti molto dopo che lo abbiamo letto. O un’azione gratuita, una preghiera per qualcuno. // Per quanto riguarda il collegamento che fa Alexander Dugin, tra legittimazione e vittoria, nel caso concreto del padre di una nazione legittimato da una vittoria, devo dire che l’amore del Padre è glorificato sulla Croce, non con una vittoria e la Risurrezione stessa per quanto reale non è una vittoria „mondana“; comunque è anche vero che il filosofo russo, che si presenta come cristiano, è spesso molto realista, per esempio nell’ammettere che la Russia al momento non avrebbe per nulla la capacità di fare quello che i falchi nell’EU temono. 

Giustamente Servais vede nella „teologia“ di Ulrich un legame fraterno profondo con von Balthasar, maestro, amico ed editore di Ulrich (Servais  in Maffei, 96). In questa teologia trinitaria vi è quello che ho compreso di più profondo del mistero di Dio, un mistero che può essere avvicinato solamente con un atteggiamento di preghiera, che Ulrich chiama „atto creaturale fondamentale“, ma forse anche semplicemente „elementare“. Cosa accade nella preghiera? E perché essa interessa al filosofo? Il filosofo cristiano sa che il suo pensiero non è un „fare“, ma un „ricevere“, un „accettare di aver concepito“. Concepito da chi? Da Colui che dona l’essere in modo gratuito e quindi in una reale „unità fra dono e donatore“; nel donare l’essere finito Dio si dona realmente, ma allo stesso tempo donatore e dono si separano! Per fare un esempio quotidiano: quando regalo una rosa, mi separo da essa. Il donatore né si mischia né viene ingoiato dal dono. Per comprendere questa dimensione filosofica dell’unità e della separazione, si deve giungere fino al mistero kenotico presente nella Trinità stessa: „le differenze creaturali vengono fondate e illuminate per mezzo della differenza reale tra le Persone“ (Servais, 95). Il Padre si dona del tutto al Figlio, si annulla nel Figlio, ma non sto parlando, come ho spiegato nella mia introduzione al libro di Maffei, nel quale si trova anche il saggio di Servais, del nulla nichilista, ma di quello dell’amore. Il Figlio procede dal Padre, perché il Padre si dona totalmente al Figlio, senza mischiarsi con esso e senza separarsi da esso, come viene testimoniato dallo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio, con la stessa radicalità. In quanto sto dicendo vi è una dissonanza perché da un parte parlo di separazione (quella che vediamo in atto quando il Figlio diventa uomo), ma dall’altro non vi è alcuna separazione, perché mai il Figlio ha smesso di essere Dio, anche  nell’abbandono più radicale. Ma forse il mistero dell’unità non mischiata lo vediamo piuttosto nel rapporto tra le due nature di Cristo… Non credo che a livello trinitario ed ontologico si possa superare la dissonanza, se non in un „ritmo puro“ che rischia di cancellare sia la dimensione teodrammatica, sia quella di radicale finitizzazione che il Figlio vive incarnandosi, salendo sulla Croce e e scendendo all’inferno, nella dimensione della giustizia del Padre. Ma questa dimensione dell’abbandonarsi radicale il Figlio l’ha vista in atto nella generazione (non creazione) del Padre come dono radicale di sé: il Padre non è mai stato non-Padre. Nella donazione dell’essere come amore gratuito abbiamo a che fare con una similitudo di questa bontà divina radicale (Tommaso, Ulrich). Tutto questo non può essere tradotto in una „teologia politica“, ma certamente in una „politica teologica“, come ho cercato di far vedere qui sopra nel diario in dialogo con Alexander Dugin.

La prognosi del Santo Padre non è più riservata! Deo gratias et Mariae! 

PS Sono completamente d’accordo con il Santo Padre e la piccola Teresa: la nostra unica speranza è la fiducia che Egli ci prenda per mano, se no, non abbiamo alcuna possibilità di salvarci (cf. Dilexit nos, 133-142); non ho la più pallida idea di come superare le mie debolezze, neppure so identificare bene i miei peccati; spero solo che Egli, in forza della fiducia che ho nel suo cuore, non mi lasci da solo.

Abba nostro…

(Dopo)

Dalla versione odierna di Banfi: „«Guardiamo con attenzione e speranza al possibile dialogo tra Ucraina e Russia, mentre auspichiamo che questo possa segnare una nuova stagione per tutti quei Paesi - tra cui Stati Uniti, Europa e Cina - che, a vario titolo, sono coinvolti nella ricerca della pace. Finalmente si muovono passi per la pace!». Sono parole del cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale italiana. Controcorrente rispetto ai tamburi di guerra, coerente con l’appello continuo di papa Francesco, che ha sempre invocato dialogo e diplomazia, condannando i mercanti di morte. Zuppi non ha mai citato esplicitamente il piano ReArm Eu di Ursula von der Leyen ma ha indirettamente incoraggiato il governo Meloni a proseguire nella strada della concertazione con tutti. È chiaro e secco il suo no alla logica delle armi (…). Oggi il Manifesto pubblica il rapporto Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) diffuso ieri, sulla spesa militare che sottolinea il boom degli acquisti bellici europei. L’importazione di armi da parte dei Paesi europei è più che raddoppiata dal 2020 al 2024 rispetto ai precedenti cinque anni, e quasi due terzi provengono dagli Usa: il 64%, contro il 52% del quinquennio precedente. Non credo esista un solo sondaggio in Italia e in Europa che vede i cittadini Ue dare il consenso in maggioranza a queste folli spese. Per quale Europa si vuole manifestare? Per quella delle armi, nel senso dei soldati europei spediti al fronte, chiesti da Macron? O quella che, senza voler attaccare nessuno, cerca una sua difesa comune, autonoma rispetto agli Usa e alla Nato, secondo il sogno degasperiano? Sicuramente quando Matteo Zuppi cita la Camaldoli europea ha in mente quella Europa dai “due polmoni” che non ha certo come obiettivo di conquistare militarmente Mosca…Su Vita.it c’è un interessante articolo di Marianella Sclavi, esperta dei processi di ricostruzione e gestione creativa dei conflitti, che invita ad «un profondo e umile impegno a vedere gli avvenimenti non alla luce delle colpe altrui, ma a partire dalle nostre responsabilità» e torna a proporre, accanto ad un progetto serio di difesa comune europea, l’istituzione di quei “Corpi civili di pace europei” proposti da Alex Langer, non a caso dopo il genocidio dei Balcani. Se davvero si vuole una pace giusta e duratura per l’Ucraina, l’interposizione pacifica, e non solo la deterrenza militare, potrebbe essere la cifra specifica del comportamento europeo.“ (Alessandro Banfi)  // Sono completamente d’accordo con il cardinal Zuppi; ho una sua foto nella stanza e spesso gli faccio un segno della croce sulla fronte. Sono del tutto d’accordo con ogni singola parola.

Riprendo, quasi per intero, anche un articolo di Michele Brignone in Oasis sulla crisi siriana: „Secondo la maggior parte dei media, a innescare le violenze sarebbero stati proprio dei fedeli del vecchio regime, che nel pomeriggio del 6 marzo hanno ucciso 16 membri delle forze governative in un’imboscata nella provincia di Lattakia. A quel punto, come scrive oggi Le Monde, l’attuale presidente Ahmad al-Sharaa «è caduto nella trappola che gli è stata tesa»: il 7 marzo è intervenuto in televisione per intimare ai lealisti di Assad di cessare ogni ostilità contro il nuovo governo, affermando tuttavia che le forze di sicurezza non avrebbero ammesso risposte «esagerate», ma è stato scavalcato «dalle fazioni islamiste radicali sue alleate e dai partigiani sunniti che hanno risposto al suo appello alla mobilitazione generale […]. Jihadisti stranieri, fazioni armate e milizie sunnite aizzate dai discorsi incendiari di predicatori salafiti hanno dato libero corso al loro odio contro la minoranza alawita». Ne è risultata una caccia all’uomo, con combattenti armati che «irrompevano nelle case uccidendone gli occupanti e saccheggiando quello che vi trovavano», come ha riferito al Washington Post un residente della zona interessata dalle violenze. L’8 marzo, rivolgendosi alla nazione, Sharaa ha annunciato la costituzione di una commissione indipendente incaricata di indagare le responsabilità dell’accaduto, mentre il ministero dell’Interno ha parlato dell’azione di «gruppi militari indisciplinati». A contestare questa ricostruzione è l’esperto di Siria Fabrice Balanche, il quale ha detto al Figaro e scritto sul suo blog che la persecuzione anti-alawita andava avanti da tempo e si è intensificata il 4 marzo, quando miliziani di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), il gruppo guidato dall’attuale presidente siriano, ha attaccato nella provincia di Lattakia dopo che alcuni suoi uomini erano stati uccisi vicino a Daatour, un quartiere popolare alawita della città costiera. Anche il quotidiano emiratino in lingua inglese The National riferiva il 5 marzo degli scontri di Daatour da cui è partita  l’escalation. Secondo il bilancio provvisorio fornito dall’Osservatorio Siriano per i Diritti dell’Uomo, citato in questi giorni da molti media, sarebbero 973 i civili uccisi (tra cui anche dei cristiani), a cui si aggiungono 231 morti tra le forze di sicurezza siriane e 250 vittime tra i combattenti alawiti affiliati al vecchio regime. Balanche sostiene che le forze del nuovo regime non hanno preso parte alle violenze non perché ne fossero veramente estranee, ma per «non essere considerate direttamente responsabili». Esse avrebbero in ogni caso permesso «ad altri gruppi jihadisti e islamisti di agire». Per questo, conclude lo studioso francese, «è ora di smetterla di sottovalutare la colpevolezza di al-Sharaa e di HTS. Questa operazione è stata infatti accuratamente pianificata da Damasco. Da tre mesi gli alawiti sono il bersaglio di omicidi non rivendicati e sono ritenuti responsabili di tutti i mali del Paese. In Siria si è insediata una repubblica islamica. Per la popolazione sarà spaventosa tanto quanto il regime di Assad». A prescindere dalla ricostruzione che se ne può fare, è evidente che la mattanza non è un fulmine a ciel sereno. Negli ultimi due mesi diversi osservatori avevano segnalato che la “luna di miele” con il Presidente Ahmad al-Sharaa, osannato da molti come il liberatore della Siria, era finita. Conclusasi la fase dell’euforia per la caduta del regime di Assad, era arrivato il momento della prova del governo e delle scelte difficili. Intervistato dal quotidiano libanese L’Orient-Le Jour qualche giorno prima dei fatti, Mons. Jacques Mourad, cofondatore con padre Paolo Dall’Oglio del monastero di Mar Musa e da due anni vescovo siro-cattolico di Homs, ha parlato di un «clima teso» e di una popolazione impaurita come ai tempi dell’ISIS a causa «delle violenze in corso e della paralisi completa delle istituzioni». Per spiegare il precipitare della situazione, Mons. Mourad ha menzionato un fatto avvenuto alla fine del 2024, più di due mesi prima del massacro degli ultimi giorni: «Il 25 dicembre, ho visto manifestare dei giovani alawiti e, appena cinque minuti dopo, sono arrivate delle automobili con dei miliziani di Hay’at Tahrir al-Sham che hanno sparato in aria per disperdere la folla. Allora mi sono detto che saremmo andati verso il peggio. Ahmad al-Sharaa avevo promesso ai siriani che si sarebbe aperta una nuova pagina, ma è accaduto il contrario».Un editoriale dello stesso quotidiano, a firma del caporedattore Anthony Samrani, colloca la carneficina nel quadro più ampio delle dinamiche mediorientali: «l’odio confessionale è il veleno più mortale della regione. Ha raggiunto dei picchi in Iraq e in Siria nel corso dell’ultimo decennio. Gli uni massacrano gli altri. Poi gli altri fanno lo stesso per vendicarsi. La rivoluzione siriana ha compiuto l’impossibile e l’impensabile lo scorso dicembre impossessandosi del potere senza passare per un bagno di sangue. Era questa la principale eredità e impresa del nuovo potere. Ed è andata in fumo in qualche giorno».È la fine delle speranze suscitate dalla fine di Assad? Samrani riconosce la responsabilità dell’attuale amministrazione, ma a differenza di Balanche evidenzia anche la discontinuità con il regime precedente: al posto di Sharaa, «Bashar al-Assad avrebbe invitato a uccidere tutti i “terroristi” – un termine impiegato per designare tutti coloro che rifiutano di tacere – e avrebbe negato tutti i crimini commessi dai propri uomini. Ahmad al-Sharaa non è il nuovo Bashar al-Assad. Ma aveva la responsabilità di fare il possibile affinché nessun civile siriano fosse più massacrato». In ogni caso, scrive il giornalista libanese, oggi non ci sono alternative all’ex-jihadista: «Qualunque cosa si pensi dell’uomo e del suo progetto, egli incarna oggi la sola speranza che il Paese non ricada nella guerra civile. Il solo a essere capace di domare gli insorti e di giudicare i criminali. A rischio di perdere il potere e di lasciarci la pelle. O, se rifiuta, di seppellire a sua volta la rivoluzione siriana» (Michele Brignone).  Caro Michele, Sto leggendo e riflettendo sul grande lavoro di Matthias Kopp sull’Irak (mille pagine) e confermo che «l’odio confessionale è il veleno più mortale della regione.“ Vale sia per l’Irak che per la Siria, credo. Comunque da sempre la Chiesa è presente con un messaggio di pace ed ecumenico (quasi sempre) in questo disastro. Molto interessante cosa scrive il successore di Padre Paolo, Mons. Jacques Mourad. Grazie per questo articolo.

Non so se Michele abbia ragione nel dire ce non vi è un altra persona a parte Ahmad al-Sharaa per governare la Siria al momento, ma gli sono molto grato per questo modo preciso di consultare e riferire le molteplici letture degli avvenimenti.

(Pomeriggio) Nella seconda versione del „cuore avventuroso“ Jünger parla di „ricordi vivi“ che non giungono a noi con un lavoro della coscienza in tensione, piuttosto arrivano a noi con una certa leggerezza, fanno parte di questi ricordi anche „incontri erotici“ ed in modo particolare quelli „nello spazio anarchico“ (209). Durante la guerra Jünger incontrò una ragazza, che voleva sedurre, ma questa se ne va e poi ritorna, di sua spontanea volontà, e comincia a spogliarsi fino alla nudità, gli si avvicina nuda e si guardano a lungo con un’attenzione nemica - questo probabilmente ha a che fare con il contesto della guerra tra tedeschi e francesi. Io non credo che per un tipo di persone come me sia possibile superare completamente questo spazio anarchico dell’erotismo, anche se sono per grazia sempre rimasto fedele a Konstanze. Anche a me giungono dei ricordi, vissuti direttamente o frutto di un racconto, che influenzano la mia fantasia erotica anche oggi, anche se con l’età la forza erotica stessa diventa meno capace; mi ricordo quando a Torino, nel tempo universitario, ero insieme con una ragazza nel suo appartamento; lei andò al gabinetto e lasciò la porta aperta e così senti  e da lontano vidi che urinava; non so se fosse stato meglio se fossi andato dentro il gabinetto e avessi avuto un rapporto sessuale con lei; non lo feci, ma questo incontro è rimasto fino ad ora nella mia fantasia. Quando dico che l’unico modo di santificarsi sia la fiducia, penso anche a questo „spazio anarchico“, che non si supera con  degli sforzi, oppure si, ma solo compensando questa rinuncia con qualcosa d’altro a cui non siamo capaci di rinunciare e che ci sembra meno peccaminoso.  

(Sera) Che differenza c’è tra l’auto-creazione = auto-distruzione in Kirillow (Dostoevskij, Demoni, 6, II) e l’interazione tra auto-creazione e auto-distruzione in Schelling (cf. Franke, 90)? Da un certo punto di vista si tratta in entrambi i casi di una filosofia dell’identità, non dell’analogia. In Kirillow (Dostoevskij) è accentuata la distruzione, in Schelling il divenire. Il movimento di finitizzazione dell’essere in Ulrich è espressione di una filosofia dell’analogia, non dell’identità, per questo in Ulrich l’essere stesso è „semplice e completo“, mentre in Schelling è un divenire - in questo senso il giovane Schelling è un figlio dell’abate calabrese Gioacchino da Fiore, come ci ha insegnato de Lubac. Il punto nel quale vi è un contatto è forse il fatto che per entrambi (Schelling e Ulrich) l’essere è non sussistente; sussistenti sono solo le sostanze…

(Wetterzeube, il 10.3.25) „Figlio dell’uomo, ecco io ti tolgo all’improvviso  colei che è la delizia dei tuoi occhi: ma tu non fare il lamento, non piangere, non versare una lacrima. Sospira in silenzio…“ (Ez 24, 16-17); la morte della moglie simbolo di Gerusalemme perversa non è motivo di lutto, piuttosto di silenzio. In Gerusalemme coloro che non erano andati in esilio, penavano di essere meglio d coloro che erano stati condannati ad andarci. In forza di questa arroganza si „mischiano“, pur rimanendo in patria, con altri popoli e con i loro usi perversi. La malattia fulminea di Gerusalemme, nel simbolo della moglie, delizia agli occhi del profeta, di Ez 24 15-16 viene vista come liberazione. 

“A causa dei crescenti conflitti tra il governo di Baghdad e i curdi nel nord, i cristiani assiri si sono trovati ancora una volta tra due fuochi” (Matthias Kopp, 118) - questo scrive lo scrittore tedesco della situazione dei cristiani assiri negli anni 60 del secolo scorso. Quello che sta accadendo oggi in Siria, mutatis mutandis, corrisponde a questa grande sofferenza delle nostre sorelle e dei nostri fratelli cristiani nel Medio Oriente. Papa Francesco ne parla nel 2014: “Quanti nostri fratelli e sorelle soffrono quotidianamente la persecuzione! Pensando alla loro sofferenza, ci è facile andare oltre le distinzioni di rito o di confessione: in esse è il Corpo di Cristo che ancora oggi viene picchiato, ferito, umiliato”  (cf. Matthias Kopp, 121). Comunque secondo le mie fonte americane era chiaro da subito che i nuovi potenti in Siria non sarebbero stati motivo di speranza per nessuno! 

Se do della guerrafondaia alla von der Leyen, qui nel mio diario, sono per questo un radicalizzato di destra? Se preferisco Orban alla von der Leyen? Se prendo sul serio un video in X che mi ha mandato Adrian, nel quale un giovane signore, lui si di destra, amico di Martin Sellner, è in galera da mesi per un supposto atteggiamento di odio antidemocratico? O sono „radicalmente antidemocratici“ coloro che ha a priori considerano una stupidaggine o peggio il discorso di JD Vance a Monaco di Baviera? Coloro che partecipano a questo „folle“ (parola usata anche da Alessandro che certamente non è di destra) riarmo, che sempre di più è una „mobilitazione totale“? La speranza cristiana non è mai riducibile ad una sola speranza in e per questo mondo, per il qual motivo non può essere usata per sostenere una certa linea politica. Allo stesso tempo è legittimo avere più speranza in una versione politica che in un atra ed è questo il motivo che ritengo del tutto sbagliata la differenza proposta da Beltratti tra „pace giusta“ europea e „pace qualsiasi“ americana. La prima non è giusta, la seconda è piuttosto „realista“. 

Abba nostro…

(Dopo la lettura della versione odierna di Banfi) „Massimo Cacciari scrive sulla Stampa un articolo molto critico verso il riarmo Ue: «Se neppure le spese per il cosiddetto riarmo verranno decise e gestite unitariamente, se ognuno continuerà a sviluppare i propri personali sistemi, i propri carri armati, caccia, incrociatori e baionette, quale Arlecchino di esercito e di difesa comune ne uscirà? Basta per una politica autentica di difesa la decisione di aumentare la spesa per armi? È soltanto una questione di percentuali sul Pil e non di organizzazione e di strategia? La priorità è oggi finanziare la guerra e non sostenere salari e servizi? Armarsi è necessario? Evitiamo almeno, per favore, il rischio di bruciare risorse in ordine sparso a esclusivo vantaggio di chi le armi le produce e le vende».“ (Versione odierna). 

„Il presidente francese Emmanuel Macron, in piena eccitazione bellicista, vede a Parigi i ministri della Difesa Ue e domani coordina il primo vertice dei Capi di Stato Maggiore dei Paesi cosiddetti “volenterosi”, Italia compresa, che in sostanza sarebbero pronti ad intervenire con le truppe di terra in Ucraina. Ci saranno anche Canada e Australia.“ (Banfi, versione odierna). 

La nostra risposta, a parte la preghiera del Rosario, in famiglia e di mettere qualcuno dei nostri „piccolini“ davanti alla statua dell’arcangelo Michele. Oggi ci sono un pinguino, Karlchen; una mucca che ama la cioccolata, Amelie; un coniglietto, Oppel jr.; e la nostra piccola pecora, alla quale la mamma ha fatto una coperta con il lavoro a maglia, Hermelinchen.  

Ho letto un articolo di Lorenzo Lamperti in „Pluralia“ sullo „scudo di silicio“ che proteggerebbe Taiwan. Di tutto ciò non so nulla. Trump ha ottenuto che una fabbrica di Chip, da cui dipende il nostro sistema quotidiano e industriale, sarà costruita in Arizona; questo è motivo di entusiasmo da parte di chi pensa positivamente al programma di MAGA. „Un entusiasmo non esattamente condiviso da tutti i taiwanesi, che solo pochi giorni prima avevano assistito con sgomento all’incidente nello Studio Ovale tra lo stesso Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Dopo anni in cui Taiwan ha costruito la sua posizione nel mondo allineandosi agli Stati Uniti e collegando direttamente la sua situazione con quella dell’Ucraina, improvvisamente tante sicurezze sono venute meno. E a Taipei c’è chi inizia a temere di poter fare la stessa fine, abbandonati dal partner più importante e irrinunciabile per la propria difesa.“ (Lamberti). Non entro nello specifico del dibattito, perché sarebbe dilettantesco. Ma ovviamente mi sono chiesto quali sono gli equilibri tra una economia globalista che implica anche determinate garanzie di sicurezza in vari parti del mondo, in questo caso di Taiwan, e le giuste necessità di una concezione poliedrica dei potentati del mondo… 

(Dopo) Mi ha scritto l’organista. Caro Roberto, grazie per il tuo Servizio della Parola a Lusan. Ti sento sempre autentico, quindi non vedo l'ora di partecipare ad ogni funzione con te. Hai portato-con-te le persone nella tua fede. La lettera pastorale avrebbe potuto anche essere affissa. Ma Rosi Z. voleva che fosse letta. Per favore, non prendere troppo sul serio il suo comportamento, è sempre così. L'hai visto dal modo in cui tratta gli altri visitatori della chiesa. Auguro a te e alla tua famiglia una settimana benedetta. Michael.

Intervista di Greenwald a Dugin.  “Se c'è un sovrano che è un sovrano vivente è un buon sovrano, perché il cattivo sovrano è morto” (Machiavelli, citato da Dugin nell’intervista a Greenwald).- Anche se la frase deriva dal grande pensatore politico italiano, corrisponde più al modo di pensare ad un sovrano nell’est che al nostro occidentale, almeno per quello ho imparato dal „Nodo gordiano“ di Jünger. Nel procedere dell’intervista Greenwald pone direttamente la domanda:  „Quindi, come vede il vero obiettivo russo, l'obiettivo russo a lungo termine quando si tratta di Ucraina ed Europa orientale?“ Ecco la risposta di Dugin: „Penso che se consideriamo la reale capacità della Russia, della Russia moderna, di mettere sotto controllo l'Europa orientale, come è avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, arriviamo immediatamente, dopo una seria considerazione, alla conclusione che è assolutamente impossibile. Forse era auspicabile. Forse ne saremmo entusiasti. Faremmo di tutto per realizzarlo per ragioni strategiche e storiche al fine di rafforzare la nostra sicurezza, ma è assolutamente fuori dalle nostre capacità e nessuno in Russia potrebbe dire che siamo in grado di farlo. Forse saremo obbligati a mettere in atto la necessità di combattere con l'Europa, con la NATO, e forse questa guerra darà alcuni risultati positivi. Ma è una possibilità molto, molto piccola… Inoltre, ora è molto difficile per noi stabilire il pieno controllo sull'Ucraina. E lo vediamo. Ma preferiremmo avere almeno un'Ucraina neutrale. Neutrale, non ostile, non amichevole, ma solo neutrale, come nel caso di Leonid Danylovyč Kučma e Wiktor Yanukovich, che lavoravano con l'Occidente, avevano buoni rapporti con noi. E lasceremmo l'Ucraina sola con la Crimea, con il Donbas? Non volevamo questo. Il nostro governo ha cercato di evitare un intervento militare. Questo è assolutamente chiaro. Ma quando abbiamo iniziato, potevamo usare un modo più potente per tenere l'Ucraina sotto il nostro controllo? E in questa guerra, vediamo un punto assolutamente certo. Prima di tutto, la NATO, come avete detto, non ha potuto sconfiggere la Russia. Quindi, l'obiettivo di “liberare la Crimea o la parte orientale dell'Ucraina”, è impossibile a livello di potenze. Quindi, siamo fermamente contrari a tutte le sanzioni, a tutte le armi della NATO fornite agli ucraini e continueremo così, forse avanzando fino alla fine, fino all'ultimo russo. Siamo molto decisi su questo. Ma allo stesso tempo, vediamo quanto sia difficile per noi avanzare. Quindi, ci accontenteremmo, almeno per ora, di mantenere questi territori, assicurandoci che l'Ucraina non diventi un membro a pieno titolo.“ (Dugin); Greenwald con grande professionalità incalza il suo interlocutore: „c'è uno scenario, secondo lei, in cui la Russia sarebbe disposta a restituire all'Ucraina una parte o tutta la terra che è arrivata ad occupare negli ultimi tre anni?“ La risposta di Dugin deve farci riflettere: „È assolutamente impossibile…Prima di tutto, abbiamo pagato un prezzo molto alto per questo e nessuno in Russia, nella società russa, nessun guerriero, nessuna persona che abbia perso i propri figli, i propri genitori, lo accetterebbe... Sì, perché quella è stata una grande guerra patriottica, che continua e Putin ha messo la sua autorità sulla bilancia per la vittoria. Quindi, senza vittoria, nessuna legittimità storica.“ Sulla questione della vittoria e su cosa essa sia, Dugin risponde in modo molto differenziato (grande vittoria, normale e piccola): „Dipende. Secondo me ci sono diverse scale. Quindi, potrebbe essere il controllo su tutta l’Ucraina. Putin, una figura non filo-russa ma neutrale al vertice smantellamento del potenziale militare e dell'ideologia nazista, russofobia, questo odio verso la Chiesa ortodossa russa, la lingua russa. Quindi sarebbe la vittoria massima. Se liberiamo quella che chiamiamo Novorossiya, il territorio che comprende quattro regioni che abbiamo già preso e…tutte le province orientali…Quindi, queste quattro province e le nuove quattro province intorno a Odessa, Kharkov, Nikolaev e Dnipropetrovsk, ma che potrebbero essere annesse alla Russia e anche quella potrebbe essere una vittoria. Se riusciamo a farlo. Oppure prendere Kiev e dividere l'Ucraina in due parti, occidentale e orientale. E la vittoria più piccola che potremmo permetterci, o almeno quella che mi sembra meno ambiziosa, è quella di mantenere i territori, le province che già controlliamo in Russia e in Crimea, ovviamente, e di cedere tutta l'Ucraina, tutto il resto dell'Ucraina, accettando di smilitarizzarla e promettendo di non entrare nella NATO. Ma penso che anche questa vittoria più piccola potrebbe suscitare una reazione enorme da parte della popolazione. La vittoria normale, la vittoria che soddisferà immediatamente tutti qui, e che è molto importante per il periodo futuro, perché dobbiamo assimilare, integrare questi nuovi territori, vecchi, nella nostra storia, vecchie, vecchie terre, in modo che siano accettati da tutti. La più piccola vittoria che è inconcepibile per l'Occidente, per Zelenskyy, come penso forse per Washington ora, che potrebbe creare un tumulto critico all'interno della Russia. Quindi sarà molto, molto difficile presentarla come una vittoria al livello di mantenere ciò che si ha“ (Dugin).

Oggi ho potuto dare una buonissimo voto alle due ragazze armene, che provengono ultimamente dall’Ucraina, su Gv 5. Non solo hanno raccontato la storia con un tedesco sempre migliore, ma hanno anche compreso l’alternativa tra amore di Cristo e sequela formale della legge.

(Tramonto) „La nozione di libertà attraversa tutto il pensiero di Ulrich, dal momento che l’essere è un dono dell’amore nel quale il donatore è presente nel dono, liberandolo o mettendolo in libertà nella sua propria identità“ (Servais, in Maffei, 92). Spesso pensando a Dio e all’uomo saltiamo questa dimensione ontologico e le conseguenze sono catastrofali; ne nasce o una teologia senza alcuna rilevanza filosofica, quindi un discorso teologico autoreferenziale o una filosofia senza alcuna rilevanza teologica, quindi un solipsismo antropologico che non tiene conto del polo antropologico: capax finiti et infiniti. Per quanto riguarda la libertà nel discorso solo teologico manca l’esplicita espressione del dono dell’essere, un dono radicale, nel quale in modo kenotico e libero il donatore si dona davvero, non in modo un po’ avaro. Nel solipsismo antropologico manca l’espressione esplicita del donatore e del conseguente riceversi dell’io da parte di un Tu che lo sovrasta e a cui ci si affida liberamente in fiducia (cf quello che il Papa dice di Teresa di Lisieux in „Dilexit nos“, 135;138). Per quanto riguarda il rapporto tra la libertà di Dio e quella dell’uomo, che è anche il tema della Teodrammatica di Balthasar, abbiamo bisogno di un pensiero filosofico con rilevanza teologica, cioè capace di un’ „apertura trascendente alla profondità insondabile dell’essere sovraessenziale“ (Servais, 92); sovraessenziale (Servais traduce: sopraessenziale) significa un’apertura ad una dimensione dell’essere che non si limita a pensare solo ciò che è antropologicamente essenziale. Ma abbiamo anche bisogno di una teologia con rilevanza filosofica, cioè di un dono dell’essere finito che significa per l’origine una „separazione mortale“, quindi una capacità reale di finitizzarsi, nella creazione prima e nella redenzione poi. Ciò che muore è la concezione di un Dio che non si dona radicalmente all’uomo. Nel rapporto con gli altri noi ci presentiamo spesso come un dio che non vuole morire, che non comprende l’unità della vita e della morte. Non vogliamo prendere sul serio la morte buona della dipendenza dagli altri, morte del nostro egoismo e ci rifugiamo in una separazione radicalmente egoistica dagli altri in una sovra accentuazione del nostro essere-per-sé. // Quando Kierkegaard scrive: „l’io non è il rapporto, ma il rapporto a se stesso“ (citazione in Servais, 94) esprime una dimensione molto importante: noi non siamo fatti solo per l’alterità. Io sono un dono offerto a me stesso, ma proprio per questo ho il Tu dentro di me: è un tu che dona me a me stesso, per questo motivo non potremo mai pensare il rapporto come un io = io. „Sono realmente dato a me stesso. Nondimeno devo gestire la vita datami in proprio, per mezzo della differenza insormontabile che essa custodisce rispetto alla sua origine trascendente“ (Servais, 95); per questo, per quanto la nostra libertà sia reale, „non sono all’origine della mia libertà“. Qui Ulrich sviluppa un’impressionante filosofia  dei pronomi: io, tu, egli /lei, noi. In primo luogo l’uomo libero non è capace „in questo essere io-tu, già all’interno di se stesso come io = tu, di anticipare il tu indisponibile dell’altro nel suo concreto“ (Ulrich, citato in Servais 94); per questo motivo il tu è anche sempre un egli/lei. Quindi un tu non ingoiabile e in questo senso bisognoso di una nostra buona morte (superamento dell’egoismo). A livello di comunione l’io non può isolarsi con il tu senza la dimensione del noi; solo con questa l’io e il tu sono davvero liberi. Etc. 

La primavera si avvicina e al tramonto gli uccelli cantano in quel modo meraviglioso che è allo stesso tempo vita e pace. 

(Wetterzeube, il 9,3,25; prima domenica di Quaresima) Oggi il giorno, dopo il Servizio della Parola, era dedicato al bosco, siamo tornati nel bosco di Blankenhain, nel quale vi è una bellissimo sentiero dedicato a Goethe. Dopo tre quarti d’ora di cammino siamo arrivati ad una capanna nel bosco (Hirschruf) dove abbiamo fatto un piccolo pick nick, con alcune cose che Konstanze aveva preparato (con Armen, la nostra piccola anatra, che è il nostro cuoco a casa). In tutto siamo stati 2 ore e otto minuti in cammino, percorrendo 7, 94 chilometri con una velocità di 3,7 chilometri orari (info dal nostro komoot).

Grazie a Dio al „Servizio della Parola“ a Gera Lusan c’era Michael, perché la sagrestana (Rosi, così l’ha chiamata Michael) era di una cafonaggine incredibile (anche se aveva preparato tutto con dovizia). Mi ha fatto comprendere che non ero ben venuto, mi ha preso in giro e sgridato alla fine del Servizio della Parola, perché non ho fatto immediatamente quello che si aspettava; ha sgridato anche due anziane nella Chiesa. Un’altra donna invece era molto gentile e mi ha chiesto di Ferdinand, di cui si ricordava precisamente. Credo che ho raggiunto il cuore delle poche (30 persone) che erano al Servizio della Parola. Ho accorciato la lunghissima lettera del vescovo, che viene letta nella prima domenica di Quaresima, saltando la penultima pagina. Una lettera tra l’altro dicotomica: fino al 2040, anche prima, non avremo più sacerdoti o quasi (sebbene Gesù dica che Dio può fare anche delle pietre dei figli di Adamo), però dobbiamo essere pellegrini di speranza, come ha detto il Papa. La sagrestana appena mi ha salutato quando sono andato; è stata un occasione per esercitarmi a non portare risentimento e odio per questo tipo di persone, come ci chiedono di fare i santi (tra l’altro è un esercizio di espiazione dei miei peccati). Durante la passeggiata in bosco ho cercato di concentrarmi su un dialogo cuore a cuore con Gesù (cf. Dilexit nos, 132). Allo stesso tempo mi chiedo se davvero non sia legittimo, come fa anche Gesù quando gli danno ingiustamente delle sberle, chiedere ad una persona del genere, perché mi sgrida.

Dostoevskij. In fondo nei „Demoni“ non vi è nessuno di così schifoso e volgare come Pjotr Stepanowitsch, un vero e proprio criminale, ovviamente in nome del bene comune. Il dialogo, non-dialogo con Kirillow (6,II) è delirante; anche l’ateismo di quest’ultimo e il suo insistere sulla „volontà di uccidersi“ per essere Dio è delirante. Leggerò Guardini, ma in vero io faccio fatica con questo romanzo, di cui ho letto 870 pagine; sono arrivato all’inizio del settimo libro.

„Paradossalmente, gli europei seguono le indicazioni di un filosofo americano, John Rawls, che voleva superare l’utilitarismo, mentre gli americani sono guidati dalla logica utilitaristica di un filosofo britannico, Jeremy Bentham. Gli Stati Uniti infatti sono disposti a rinnegare quanto fatto sino ad oggi a fianco dell’Europa e dell’Ucraina perché ritengono oggi che il costo della guerra sia superiore al beneficio della pace, associato ad un allontanamento della Russia dall’orbita cinese e dall’acquisizione delle terre rare.“ (Andrea Beltratti, Pluralia); questa differenza è, a livello filosofico, interessante, ma la differenza che pone l’autore tra la „pace giusta“ europea e la „pace qualsiasi“ statunitensi è per quanto riguarda il primo termine „whisful thinking“ e per quanto riguarda il secondo una banalità, che non tiene per nulla conto del carisma di Trump. In vero, per quanto riguarda l’Europa, la von der Leyen è una guerrafondaia, che vuole convocare un „Collegio di sicurezza“ che non esiste, secondo Renato, che mi scrive che non è previsto nei Trattati, non esiste come organo EU…

«Il problema dell’Europa non è la mancanza di deterrenza, il problema è la mancanza di qualsiasi diplomazia bilaterale tra Europa e Russia. Quello che viene da Bruxelles è una pericolosa russofobia, niente che assomigli a una politica estera seria e matura. Per 30 anni la Ue ha seguito ciecamente la strategia Usa dell’allargamento dell’Alleanza all’Ucraina e alla Georgia, culminata nel conflitto in corso. Adesso che gli Stati Uniti hanno abbandonato quell’idea, con l’arrivo di Trump, i politici europei continuano ad avere il riflesso condizionato della vecchia visione e persistono in una strategia fallimentare e in una guerra fallimentare. È la prima volta da decenni che sentiamo parlare così apertamente di armi nucleari» (Jeffrey Sachse, citato da Alessandro nella versione odierna).

Abba nostro…


(Wetterzeube, l’8.3.25; festa della donna) In questo periodo di Quaresima sono meno presente sui social, per questo motivo chi vuole leggere il mio diario deve venire direttamente qui nel diario stesso. 

Negli ultimi giorni ho pensato che questa polmonite in tutti e due i polmoni del Papa, un Papa che ha 88 anni, è una cosa davvero molto seria. Ho visto come Konstanze, che ha trent'anni di meno e che a Dicembre aveva la polmonite solo in un polmone, è stata profondamente aggredita da questa malattia. Lei stessa diceva che non ha mai sofferto una malattia così grave nella sua vita, sebbene sia stata già operata più volte. Non so bene che cosa chiedere al Signore, certamente prego con tutta la Chiesa per la salute del Papa, ma in primo luogo prego che accada la volontà di Dio, che sia fatta la sua volontà, come ci ha insegnato a pregare Gesù. E questo vale anche per Pietro. C’è un limite di ciò che si può chiedere anche ad un „Papa lavoratore“ (copyright di mia mamma). 

Domani nella predica a Gera-Lusan vorrei mettere a tema, quello che Balthasar stesso in „Luce della Parola“ mette a tema: nelle tre letture (Dt 26, 4-10; Rm 10, 8-13; Lc 4,1-13) si tratta di una confessione di fede, che dobbiamo ripetere anche oggi, riempendo con tutta la nostra vita la formula: Gesù è il Signore! Il Gesù trinitario, non una nostra fantasia. E questa confessione è possibile per tutti, uguale con quale partito ci identifichiamo e questo vale anche per le persone del popolo santo di Dio che vanno ancora alla Santa Messa. Come scrive Thomas Jansen (FAZ di oggi): nelle Chiese siedono la stessa percentuali di elettori della AfD oggi presenti nella media nazionale. Per noi qui nella Germania dell’est questa osservazione è di  vitale importanza.

La Chiesa prevede il digiuno dal 18º al 60º anno di vita. Ma credo che ci sia una forma di „digiuno“, per esempio nel „lavoro“ che dobbiamo fare per vedere con quale serietà confessiamo la nostra fede in Cristo o con quale serietà cerchiamo di evitare ogni forma di odio e di risentimento, anche nel senso che ci ha insegnato La Colombière (cf „Dilexit nos“, 128), nel quale ci possiamo impegnare fino all 99esimo compleanno ed oltre. 

Sul dibattito accedo da JD Vance sull’ „Ordo amoris“ con ragione Thomas Jansen cita Robert Spaemann, anche se lo collega a Sant’Agostino, mentre il filosofo tedesco lo metteva in riferimento a Tommaso d’Aquino (qualche tempo fa ne avevo parlato nel mio diario); il Papa nella sua „Lettera ai vescovi americani“ rinvia con ragione alla parabola del buon samaritano, per ricordarci che il tema del prossimo non è qualcosa di statico, ma non entra nel merito della questione teologica dell’Ordo amoris e questo sarebbe più il compito dei teologi ed anche dei vescovi, che di questa questione della migrazione non devono farne una barriera ideologica, per i motivi spiegati sopra.  

“Non ci si può più fidare di un Paese che da un giorno all'altro interrompe l'aiuto militare a un partner in guerra” (Nikolas Busse, FAZ di oggi) - questa frase presa dall’editoriale principale della FAZ odierna, riferita agli USA, è semplicemente espressione della posizione guerrafondaia del giornale francofortese, che parla anche delle sanzioni  con cui Trump ha minacciato la Russia, ma non dandone nel commento alcun peso. Forse anche perché Trump sa che la Russia non soffre delle nostre sanzioni. 

Da tantissimo tempo abbiamo previsto nelle nostre elemosine mensili una piccola somma per „Support International eV“, che a sua volta ha sostenuto il fondo Papa Francesco per i poveri nella nostra scuola. Questo lo dico solo come premessa perché non si pensi che la mia riflessione su USAID sia dovuta ad un no pregiudiziale contro questo tipo di aiuti. Quasi che non prenda sul serio il sentire comune: “Oh, queste sono agenzie di beneficenza, vanno in giro per il mondo ad aiutare le persone, fanno donazioni ai poveri”. Nella sua importante intervista a Glenn Greenwald (che cita anche il  „National Endowment for Democracy“), Alexander Dugin, pone il problema su una piaga importante, che forse si è innestata nell’aiuto ai poveri.  „Alexander Dugin: Oltre alla rete di Soros e a tutte le altre risorse legate all'USAID, come hai detto tu, abbiamo scoperto molto tempo fa che c'è qualcosa che non va nell'USAID come agenzia. E invece di promuovere un aiuto umanitario, puramente umanitario, e un aiuto alla gente, alla società, sono solo lo strumento per organizzare rivoluzioni colorate o per influenzare i media. Compravano i cosiddetti giornalisti e blogger indipendenti…“. „G. Greenwald: In Russia?“ „Alexander Dugin: In Russia, fuori dalla Russia nello spazio post-sovietico. Lo abbiamo notato, lo abbiamo corretto e dopo il 2012, l'USAID è stata bandita qui, non perché fornissero aiuti umanitari, ma perché lavoravano per destabilizzare le situazioni politiche. Intervenivano nel processo sociale, cercando di aiutare e promuovere il cambiamento di regime. Non aveva nulla a che vedere con un'agenzia umanitaria. Era una sorta di soft power che a volte includeva reti terroristiche utilizzate dai globalisti, non dal governo degli Stati Uniti, per promuovere un programma ideologico, combattendo contro quelli che chiamavano regimi autoritari per installare al loro posto le cosiddette democrazie liberali. Quindi, quello era un sistema ideologicamente impegnato, molto radicale e illegale e questa messa in discussione di questo sistema è stato per noi un passo molto sorprendente e incredibile dell'amministrazione Trump. La prima settimana alla Casa Bianca l’amministrazione Trump ha cominciato a smantellare questo sistema; hanno iniziato con questo, con la rivelazione della verità che l'USAID era una risorsa ideologica e non solo una normale agenzia governativa. Quindi lo sapevamo già da molto tempo e questo è stato un passo molto importante perché penso che molte cose cambieranno ora che non c'è più un così grande sostegno alla guerra ideologica che i globalisti hanno intrapreso contro tutta l'umanità, e specialmente nel nostro paese; per esempio sembra che il 90% della cosiddetta stampa libera, dei media liberi in Ucraina, fosse sostenuto finanziariamente dall'USAID. Quindi, questo è qualcosa che era chiaro e trasparente per noi e che Trump è giunto alla stessa conclusione.“ Forse anche ciò che sostiene il professor Sachse sulla governance ideologica del Maidan deve essere inserito in queste cose di cui parla Dugin con Greenwald. 

Padre nostro...

(Pomeriggio) L’idea di Siewerth che „i genitori sono per il bambino l’immagine rappresentante l’archetipo, Dio, da cui esso riceve se stesso“ (Servais, 90), mi sembra troppo archetipica e per questo ultimamente falsa; a me non sembra che Ulrich prolunghi solo o principalmente questa idea, ma che in vero la verifichi e poi la scarti. La mutua dipendenza fra uomo e donna è in un certo senso anche archetipica, ma fa riflettere sul fatto che questo amore non è solo in vista del bambino: i bambini se ne vanno e ciò corrisponde a quell’amore povero e ricco allo stesso tempo di cui parla tutta l’opera di Ulrich. Ulrich sa ereditare l’idea tomistica della fedeltà come si irreversible all’amore, ed anche l’idea dell’ „uterus spiritualis familiae“ (Tommaso), ma questo utero può essere vissuto solamente come  „identità originaria e separazione dall’origine“; un vero padre e una vera madre sanno lasciare andare il loro figli, perché se no non possono arrivare alla figura adempiuta della loro vita. Questa poi non sarà mai un’immagine trionfalistica, perché deve passare attraverso il fuoco dell’umsonst (gratis et frustra) e nella relazionalità, anche tra uomo e donna, vi sarà sempre anche una dissonanza, un’ asimmetria, che il testo biblico ben conosce: „verso il marito sarà il tuo istinto ed egli ti dominerà“ (Gen 3, 16). Ma e poi mai il pensiero di Ulrich è al servizio di un „concetto assoluto“ (anche nella sua variante archetipica). Con ragione il Padre Maffei riprende l’idea che nel racconto della parabola del padre con i suoi due figli non è possibile separare ciò che viene narrato da chi lo narra. Il narratore è il Logos universale e concreto, Figlio del Padre ed Egli narra nello Spirito Santo, che giunge a noi per Maria, cioè attraverso quella donna solo donna, del tutto finita, ma aperta al dono del Padre più di chiunque altro tra noi sorelle e fratelli uomini. La virgo-mater nella sua concretezza diventa il si umano all’incarnarsi del Logos universale e concreto. VSSvpM! 

Il partito inglese esiste in ogni Paese europeo {completamente anti-russo e pro-guerra;RG}; ad esempio, ha tuttora in Francia un grande alleato; nell’opinione pubblica occidentale Le Figaro ha ospitato e legittimato gli interventi più faziosi e inammissibili contro Trump. Da Londra il partito inglese parla a tutto l’Occidente; il Financial Times ripropone sistematicamente il punto di vista più estremista dell’Europa orientale, Ivan Krastev dice apertamente che l’Europa deve sabotare i piani di Trump. Dalla Romania alla Serbia, la partita è ancora in gioco – e senza esclusione di colpi. Non è soltanto il partito inglese, è il partito della guerra.“ (Francesco Sidoti, Sociologo in Pluralia oggi).

Riprendo l’intervista di Greenwald a Dugin. Greenwald vuole saperne di più di questa accusa di globalismo-liberale agli USA, perché in vero gli Stati Uniti hanno collaborato con diverse dittature nel mondo negli ultimi decenni. Il filosofo russo risponde: „ Prima di tutto, ci sono due linee, due scuole nelle relazioni internazionali, come sicuramente saprai: realismo e liberalismo. Secondo il realismo nelle relazioni internazionali, puoi trattare con qualsiasi governo se è disposto a cooperare con te, a seguire la tua linea, a sostenerti. Non si tiene conto se sono dittatoriali, autoritari, democratici, liberali, socialisti, comunisti, è di importanza secondaria. Questo è realismo. Quindi, dovresti seguire i tuoi interessi nazionali e tutto il resto è di secondaria importanza. Questa era la posizione di Kissinger, la posizione di John Mearsheimer. Questo è il realismo classico nelle relazioni internazionali. E in parte, gli Stati Uniti si basano su questa linea, su questa scuola. Quindi, ciò che è buono per l'America è accettabile.“ A questo livello riassume Greenwald: „ La democrazia o l'autoritarismo non contano.“ Poi Dugin procede: „Sì, non importa. Il liberalismo nelle relazioni internazionali è un sistema completamente diverso. Quindi, l'idea è che si dovrebbe combattere l'autoritarismo in qualsiasi paese, compresi gli Stati Uniti e l'Europa. Quindi, nessuno è perfetto. Quindi, dobbiamo rendere la democrazia più funzionale, più equa, più tollerante, più woke in un certo senso. E a partire da quel regime che apertamente non è così liberale, o almeno così viene chiamato… Quindi, il liberalismo nelle relazioni internazionali, cioè il globalismo e il liberalismo di sinistra, come lo chiamano ora negli Stati Uniti, è un approccio totalmente diverso agli affari internazionali e, in questo senso, la Russia rappresenta una sorta di stato civilizzatore indipendente con una filosofia politica diversa, con valori diversi: per noi, ai nostri occhi, sono democratici, ma agli occhi dei globalisti sono autoritari. Quindi, in queste scuole, negli ultimi cento anni negli Stati Uniti, hanno gareggiato, erano più o meno in equilibrio. Quindi, da un lato c'era un approccio realistico, dall'altro uno liberale, e in qualche modo cooperavano. Ma dopo la caduta dell'Unione Sovietica, i liberali nelle relazioni internazionali hanno vinto perché, secondo Fukuyama, hanno fatto notare che ora è il momento delle unipolarità (unipolarities), tutto il mondo dovrebbe trasformarsi in democrazia, democrazia liberale, niente più realismo, niente più stato-nazione. Dobbiamo distruggere tutto questo. Dobbiamo arrivare a un governo globale. Questo è il percorso normale dei manuali di relazioni internazionali in questa sezione dedicata al liberalismo nelle relazioni internazionali. Questa non è una teoria del complotto. Il governo mondiale è un concetto politico e sociologico del liberalismo nelle relazioni internazionali. E questa mossa di bilanciamento per mettere, per concentrare tutto su questo approccio globale e liberale. E penso che questa sia stata la perdita dell'equilibrio e Trump lo sta ripristinando. Quindi non è contro la democrazia liberale, ma è contro un atteggiamento irrealistico nei confronti della politica (So he is not against liberal democracy, but he is against an unrealistic attitude to world politics)“ (Dugin). Greenwald chiede poi esplicitamente se la Russia sia autoritaria (non ci sono elezioni vere e proprie, chi fa obiezioni va in galera…), come lo era l’Unione Sovietica. Dugin risponde: „Penso che quando gli Stati Uniti hanno avuto a che fare con l'Unione Sovietica, quella fosse la strada della propaganda ideologica. C'erano due sistemi in competizione su scala globale che si accusavano a vicenda di essere manipolati dalla grande finanza o di essere autoritari, totalitari. Quella era la strada dell'armamento ideologico della Guerra Fredda. E c'era un certo senso in questo perché la zona di influenza sovietica era così grande. Così, abbiamo influenzato alcuni stati dell'America Latina, alcuni partiti politici in Europa e in Asia. Quindi, abbiamo gareggiato a livello globale e ci siamo incolpati a vicenda di essere qualcosa di negativo. Ai nostri occhi, nell'ideologia sovietica, il capitalismo è negativo perché è sfruttamento e tutto il resto. Nel campo capitalista, il socialismo era totalitario e negativo. Non si trattava della verità. Si trattava di ideologia. Quando il polo sovietico è crollato, c'era solo un'ideologia, il liberalismo, che aveva vinto su scala planetaria. Huntington ha visto molto correttamente dall'inizio degli anni '90 che dopo il crollo di due campi ideologici, ci saranno nuovi attori, civiltà. Torneranno, emergeranno. E non formeranno un polo anti-occidentale o qualcosa di simile al sistema sovietico, ma cercheranno di difendere le loro identità, che semplicemente non coincidono con quella occidentale.Quindi, dobbiamo fare una traduzione dei termini. Quindi, non potremmo ridurre tutte le situazioni a democrazia autoritaria o liberale. Si tratta piuttosto ed assolutamente della violenza contro le differenze di cultura. Ad esempio, a nostro avviso, potremmo avere un autoritarismo democratico (democratic authoritarianism), qualcosa del genere perché scegliamo con il nostro libero arbitrio qualcuno che sarà considerato un padre della nazione o una figura autoritaria, il padre.“ G. Greenwald: „Molte persone pensano che gli Stati Uniti lo abbiano ora con Donald Trump, per esempio.“ Dugin: „State vivendo esattamente lo stesso dilemma, la stessa domanda. Potreste, con tutta la vostra libera volontà, preferire qualcosa che non dovrebbe essere globalista, liberale, democratico, e forse potrebbe sembrare anche autoritario (authoritarian)…abbiamo passato tutta la nostra storia a costruire enormi monumenti per i nostri leader. Non è stato così con i leader viventi. Non è stato così con la filosofia politica, la tradizione politica negli Stati Uniti e ora, con Trump, siete arrivati immediatamente, in pochi mesi, alla stessa conclusione che forse, forse, le persone, la società, le masse preferirebbero un leader forte, un leader autoritario forte con capacità extra e un diritto speciale di cambiare la situazione che considerate in condizioni pietose. Quindi è la stessa logica. Quindi forse ora ci capisce molto meglio perché ha una delle prime esperienze di quanto possa essere grande e bello un certo tipo di autoritarismo democratico.“ Ovviamente Greenwald gli obietta che se anche fosse così, rimane il fatto che fra 18 mesi si voterà per un nuovo parlamento e fra tre anni e mezzo per un nuovo presidente, mentre questo non succede in Russia. L’obiezione è giusta, ma non credo che Dugin sia così stupido da non saperlo, solo che cerca un modo più fine per presentare quella differenza tra est ed ovest di cui parla il „nodo gordiano“ di Ernst Jünger. Dugin:„Prima di tutto, penso che i democratici volessero truccare le elezioni e impedire a Trump di vincere proprio perché temevano che qualcosa del genere potesse accadere negli Stati Uniti, perché la volontà del popolo potrebbe essere diversa dalla comprensione di come dovrebbe funzionare la democrazia, secondo alcuni concetti astratti di democrazia liberale… Ho notato una volta che Biden ha detto che la libertà è più importante della democrazia. Quindi, si può manipolare la democrazia se la libertà è in pericolo. Quindi, c'è un paradosso interno perché le persone che hanno elezioni libere possono votare per qualcuno che può essere considerato dai teorici liberali astratti come … autoritario. Autoritario o qualcosa o qualcuno che non si adatta esattamente alla loro comprensione di come dovrebbe essere la democrazia, non di come è. E quindi, una democrazia che potrebbe preferire un leader forte e un governo democratico debole: è un fatto storico che cose del genere sono successe nella storia. I liberali hanno molta, molta paura di tale possibilità. E le elezioni libere… sono questa possibilità aperta di scegliere chi vuoi e non ciò che i globalisti suggeriscono che dovresti o chi dovrebbe eleggere. Quindi c'è una contraddizione insita nella stessa democrazia. Quindi, la democrazia potrebbe, in alcune situazioni, come nel passaggio dalla Repubblica all'Impero Romano, quando il governo repubblicano era così corrotto, incapace di risolvere il concreto problema economico, geopolitico e militare e rispondere alle sfide che c'era la necessità, la necessità popolare di cambiare il tipo di governo dal passaggio dalla Repubblica all’Impero.“ L’inglese parlato di Dugin non è sempre conseguente, ma credo si capisca cosa voglia dire; Greenwald riprende il filo del discorso facendo esempi concreti: „Proprio ieri in Germania, l'AfD è ora il secondo partito più popolare. In Francia e in tutta Europa, si vede la stessa cosa con l'ascesa dei partiti populisti, quelli che si potrebbero definire partiti più nazionalisti, partiti anti-globalisti.“ Detto questo, insiste Greenwald, negli Stati Uniti e in Europa si vota regolarmente e in Russia no. Non sarebbe necessaria una tale verifica politica anche per la Russia? „Alexander Dugin: Prima di tutto, non credo che tutto possa essere ridotto a questo dilemma: un sistema democratico o autoritario. Ci sono molte più versioni delle strutture politiche rispetto a queste due opposizioni. In secondo luogo, se consideriamo, ad esempio, le elezioni russe come sono ora, quando la gente vota per Putin, se abbiamo Trump a capo degli Stati Uniti, se abbiamo – immaginiamo, l'AfD a capo della Germania, Marine Le Pen a capo della Francia, eletti in modo assolutamente democratico, e non c'è nessuna lobby globalista che governa l'Occidente, allora, come pensate che riconoscerebbero le elezioni russe come eque, democratiche, totalmente trasparenti e responsabili? Quindi, ho la sensazione che sì, direbbero che lo dimostreranno perché è contro la logica dei globalisti. Ma il popolo potrebbe scegliere e continuare a sostenere qualcuno che ha eletto come una sorta di padre della nazione e ripetere la stessa cosa per quattro anni.“ Il filosofo russo ritiene che la libertà di scegliere è fondamentale se non si è contenti di ciò che si ha: „Perché dovremmo avere alternative se siamo contenti di ciò che abbiamo?“ Greenwald incalza: „ Ma come fai a sapere che le persone sono felici se non possono esprimere la loro opinione?“ La risposta di Dugin è molto chiara e corrisponde a quello che ho imparato leggendo il „nodo gordiano“: „Con il voto referendario e sono felici, sempre felici, sempre felici. Non c'è alternativa e questo potrebbe durare quanto vuoi. Infine, credi così tanto nel tuo leader, nel padre della nazione, che seguirai la sua indicazione sul successore. Quindi, lui, per esempio, Putin direbbe che questo tizio continuerà la mia linea. Lui sa meglio di noi e noi gli crederemo. [ ] Quindi, a volte le alternative sono importanti, ma a volte no. Potrebbero esserlo, ad esempio, se c'è un crollo dell'autorità di una leadership, potrebbero esserci diversi modi per rovesciarla, con voti, in modo democratico o meno. Ci sono diversi modi. Ma se c'è un malcontento radicale nei confronti del leader al potere, della figura al potere, ci sono sempre modi per porvi fine.“ Mi fermo qui per ora, perché l’intervista è lunghissima. Comunque questa ultima frase è molto interessante: non vi è solo il modo democratico per far cadere un leader che non si vuole più. Anche nel „nodo gordiano“ comunque Ernst Jünger ci fa comprendere come le modalità occidentali di rapporto con un leader ci sono più consone che quelle orientali. La cosa che, però, non può essere messa in discussione e questa molteplicità della comprensione di un leader, questa differenza che non può essere tagliata con la spada come il nodo Gordiano non può essere „risolto“ nella modalità di Alessandro Magno e cioè con un taglio netto che corrisponde al modo preferito dal „partito inglese“ (Francesco Sidoti).

Walter Kirn in dialogo con Matt Taibbi: „…e se li lasci {i tedeschi} andare avanti per più di cinque, dieci anni, tirano fuori una metafisica e una filosofia politica completamente nuove e onnicomprensive, con le quali poi si armano per diffonderle, che si tratti del Sacro Romano Impero o della Prussia o di Hitler o…“ - in vero non credo che ci sia questo pericolo oggi in Germania…

(Notte) Stalin muore il 3.3.53 e una folla lunga 8 chilometri va, anche piangendo, a dare l’ultimo saluto a quello che hanno ritenuto un padre di una nazione, che sconfisse Hitler, che aveva trasformato l’Unione Sovietica in una potenza mondiale, che offriva, dopo il massacro dei nemici, una certa prevedibilità alle sue azioni (cf. Amore Towles, Un gentleman in Mosca, 2018, 426); questo ovviamente non toglie nulla alla gravità di quello che Alexander Solschenizyn ha raccontato nell’ Arcipelago Gulag - le purghe staliniste sono state ed hanno significato un massacro di milioni di persone e un esercizio del tutto arbitrario del potere, con pseudo tribunali e permanenze in carcere spaventose…

Per quanto riguarda il tema dell’integrazione mi sono chiesto quali sarebbero i capisaldi di essa, per lo meno a livello incoativo: credo che il punto più importante sia imparare la lingua del paese ospitante. Per quanto riguarda la libertà religiosa, credo che debba essere concessa, ovviamente nel rispetto della Costituzione del paese ospitante; allo stesso tempo non è pensabile un’integrazione nella modalità di un sottomettersi, indegno alla dignità dell’uomo, che viene espressa in modo principale dalla libertà, di colui che viene ospitato o di coloro che ricevono asilo…

(Più tardi) Nella raccolta di testi (almanacco) del 1912, che porta il titolo „Der blaue Reiter“, a cura di Wassily Kandinsky e Franz Marc, il saggio del primo, „Sulla questione della forma“, mi sembra essere davvero geniale; la priorità del contenuto sulla forma è motivata dal maestro russo residente a Monaco di Baviera con la libertà dell’artista. Ma con Goethe e Balthasar ho incontrato maestri che hanno saputo pensare ad una libertà che si esprime nella forma o figura stessa (non in un contenuto antecedente ad essa); il primerear non si trova nello spirito, ma nell’apparire della forma stessa, che attrae proprio perché in essa forma e contenuto sono la medesima cosa. Comunque la sfida di Kandinsky deve essere presa sul serio…

(Wetterzeube, il 7.3.25) „„La tua impurità è esecrabile; ho cercato di purificarti, ma tu non ti sei lasciata purificare. Perciò dalla tua impurità non sarai purificata, finché non avrò sfogato su di te la mia collera. Io, il Signore, ho parlato! Questo avverrà, lo compirò senza revoca; non avrò né pietà né compassione Ti giudicherò secondo la tua condotta e i tuoi misfatti“. Oracolo del Signore Dio“ (Ez 24,13-14). Tra noi e questa frase, che deve essere presa del tutto sul serio, perché nella storia essa è presente in tutta la sua crudeltà, dicevo tra noi e questa frase c’è Cristo che ci ha raccontato la parabola della misericordia di Dio (Luca 15, 11-32); per questa parabola, il Papa di cui si è risentita la voce in audio ieri a San Pietro, ci ha spesso ripetuto in questi anni: Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia. Ma allora perché il male devasta la terra? Cristo ha vinto, ma deve rivincere nella nostra libertà, che è l’unico e vero „fondamento“ della donazione dell’essere come amore gratuito: un Dio libero che dona ad un uomo libero!  

Il tempo tra la pensione (1.8.25), in cui guadagnerò molto (!) di meno, e la fine dello studio di Ferdinand, dovremmo usare le nostre riserve finanziarie  per poterlo sopportare. Questa estate vogliamo ritornare in Inghilterra, ma la prossima estate dovremmo rinunciarvi; ieri ho disdetto tanti abbonamenti (del giornalismo freelance), in modo che non ci siano troppe uscite. Grazie a Dio abbiamo due piccole pensioni extra e poi spero di prendere qualche soldo anche per il tempo lavorativo italiano e per il servizio civile. Qualche lavoretto spero di poterlo fare in modo da arrotondare la pensione miserabile, dopo aver pagato tantissime tasse per trent’anni. Ma i nostri grandi hanno bisogno dei soldi per la „mobilitazione totale“. 

Ci sono tante sorelle e fratelli uomini che lavorano in un supermercato. Vedo che mettono le merci al loro posto negli scaffali, che siedono alla cassa, dove fanno passare le merci, così che un sistema elettronico ne segnala il prezzo. Alle volte mi lamento che non sono di buono umore, ma è probabile che se facessi un lavoro del genere tutti i giorni e tutte le settimane con un limitato numero di giorni di ferie, anch’io non sarei di buon umore - ero stupito nel mio viaggio negli Stati Uniti nel 2015 che normalmente le persone nei negozi erano di buon umore; quando l’ho fatto notare qui da noi, molti mi hanno risposto che è solo una formalità; ma in vero anche le formalità hanno un loro senso; la mia risposta alla loro obiezione che non devo sposare la cassiera, solo passarci qualche minuto insieme, è vera dal mio punto di vista, ma non lo è dal suo, per esempio se questa cassiera passa due ore alla cassa, certo ciò non equivale ad un „matrimonio“, ma è un lavoro non indifferente essere di buon umore due ore al giorno, tutti i giorni, anche con persone che non sono sempre educate. Come fa notare Ernst Jünger, in un passo che ho letto ieri notte ne „Il cuore avventuroso“, con il commercio è unita l’idea di  una certa gentilezza e attenzione ai prodotti che si vendono; questo è vero per esempio nel negozio di profumi ad Eisenberg, ma è il proprietario stesso che vende i suoi prodotti… un negozio del genere è piuttosto una rarità, oggi anche i negozi di profumi appartengono ad una catena di negozi, con un personale che probabilmente aspetta che il suo turno di lavoro sia finito. 

Secondo me non è  vero che la differenza tra Biden e Trump consista solo nella grettezza di quest’ultimo (cf le affermazioni del Prof. Baldassarre nella versione odierna di Banfi) , che in vero giustamente dice agli Europei che devono sostenere con i loro soldi le loro idee e il loro atteggiamento politico e militare. La sua telefonata con Putin si trova nella tradizione del modo con cui Kennedy nel 1962 ha risolto la crisi di Cuba. O diciamo più prudentemente: una grande parte del pubblico che lo ha votato lo spera! Biden è stato il presidente più guerrafondaio della storia degli USA dopo la seconda guerra mondiale (cf Aaron Maté). Che tanti cattolici lo preferiscano a Trump è del tutto incomprensibile, lasciando il consenso al presidente americano ai cattolici ultra conservatori…

Il filosofo russo Alexander Dugin ha detto a Glenn Greenwald: „Prima di tutto, osserviamo attentamente quanto siano profondi i cambiamenti che il signor Trump ha portato con la sua nuova squadra, la nuova amministrazione. È qualcosa di incredibile. Ha cambiato direzione di 180 gradi. Quindi è un totale rovesciamento dell'amministrazione precedente…Innanzitutto a livello ideologico, perché negli Stati Uniti e in Occidente c'era un liberalismo di sinistra e un globalismo che erano una sorta di potere dominante, e Trump ha portato il nazionalismo, il patriottismo, l'America First, e ha dichiarato guerra a tutte le istituzioni globaliste, a partire dall'USAID e da tutti gli altri clan e dallo „Stato profondo“. E questa volta non si è trattato solo di parole, discorsi, ma anche di fatti, con persone completamente nuove. Quindi è stato inaspettato per noi e non abbiamo potuto non notare questo enorme, enorme cambiamento nella linea americana. E poiché a nostro avviso, a parere dei russi, la guerra in Ucraina è stata provocata e letteralmente iniziata dalla precedente amministrazione, quindi, questa linea strategica di Trump contraria alla precedente amministrazione, abbiamo osservato che era molto positiva, una sensazione positiva perché…“. Il grande giornalista americano Greenwald lo interrompe per un momento e chiede al filosofo russo in che senso l’amministrazione di Biden, dal punto di vista russo, è responsabile della guerra in Ucraina. Alexander Dugin, risponde: „Hanno promesso all'Ucraina di entrare nella NATO {punto questo preso sul serio anche da Trump} e questa era la linea rossa per Putin. Abbiamo sempre insistito sul fatto che è troppo, che supera ciò che potremmo tollerare. Tuttavia, Biden e prima di lui Obama, Nuland, questo gruppo, il clan dei globalisti, non gli Stati Uniti d'America in generale, ma questo clan di globalisti {che io chiamo i neocons bipartisan}, hanno spinto questa agenda contro di noi, provocandoci, quindi è così che consideriamo la situazione. È importante capire non quale sia la realtà, ma come le persone che partecipano a un conflitto concepiscono le realtà. Quindi, la nostra realtà, la nostra verità era quella. E abbiamo notato che i nemici del signor Trump sono coloro che hanno iniziato la guerra e sono i nostri nemici. Quindi, abbiamo un nemico comune: i globalisti, l'agenda liberale di sinistra e, secondo e importantissimo punto, siamo d'accordo sulla difesa dei valori tradizionali, del patriottismo, della famiglia, della religione e di molte altre cose. Questa è la differenza. Questa è la differenza tra globalismo e Trump, da un lato, e globalisti e noi, dall’altro“. Ovviamente Dugin non è così ingenuo da non sapere che non si sa bene come andrà a finire questa che Aaron Maté da subito ha chiamato „proxy war“. Tra l’altro con quanto dice qui Dugin è d’accordo anche il professor Jeffrey Sachse. Ma ecco i dubbi di Dugin: „Quindi, abbiamo molti, molti punti ideologici in comune con Trump, ma, allo stesso tempo, siamo molto, molto cauti nella nostra aspettativa che Trump possa aiutarci a finire la guerra, perché una cosa sono le affinità e l'ideologia e l'altra, gli interessi geopolitici. In questo senso, non siamo così sicuri che il suo rifiuto dell'agenda globalista finirà necessariamente per accettare la nostra verità nel conflitto ucraino. Dobbiamo vedere oltre. Tuttavia, vediamo quanto sia diversa la posizione di Trump nei confronti di Zelenskyy e del generale ucraino rispetto al resto della stessa struttura globalista di sinistra liberale nell'UE e in Europa. Questo dà un altro elemento positivo di aspettativa, ma siamo ancora molto cauti, perché penso che i globalisti, prima di lasciare l'incarico, abbiano cercato di creare le condizioni per creare più ostacoli al fine di impedire…“. Questo che dice Dugin a riguardo delle affinità ideologiche e la complessità geopolitica lo vediamo anche nel modo con cui si muove la premier italiana Giorgia Meloni, che tra l’altro non ha solo simpatia per Trump, ma anche per il Papa e comunque sta cedendo alla corte „napoleonica“ di Macron, come ha fatto notare questa mattina Banfi nella versione. Dugin aggiunge che l’amministrazione precedente a quella di Trump lo voleva mettere nella trappola.“E se avesse voluto porre fine alla guerra, sarebbe stato incapace di farlo a causa di tutti questi elementi che hanno fatto prima di lasciare l’incarico“. Greenwald specifica che si tratta dell’autorizzazione di missili ucraini e poi pone apertamente la domanda come mai già nel primo mandato i russi avessero simpatia per Trump visto che, „dal 2017 al 2020, Trump ha fatto cose come inviare armi letali all'Ucraina, mentre il presidente Obama prima di lui era molto riluttante a farlo. Ha anche fatto una campagna per far sì che la Germania e l'Europa smettessero di acquistare gas naturale attraverso il Nord Stream, cosa molto antagonistica nei confronti della Russia.“ Il filosofo russo risponde con chiarezza, anche a riguardo della differenza tra il primo e il secondo mandato: „Quindi, fin dall'inizio della sua campagna, quando è apparso per la prima volta all'orizzonte, all'orizzonte politico negli Stati Uniti, abbiamo subito notato la differenza tra la sua strategia e la strategia globalista. Quindi, fin dall'inizio della sua apparizione, lo abbiamo visto con una certa simpatia. Ma non c'era alcun elemento di reale intervento nel suo sostegno. Tutti qui al Cremlino, forse, a parte me, tutti qui erano convinti che Hillary avrebbe vinto. Quindi era solo qualcosa di divertente, simpatico, ma non lo abbiamo preso sul serio. Quando è salito al potere e ha vinto, era sotto pressione. Così hanno creato questa falsa strategia, una campagna di fake news, per demonizzarlo, per minare la sua influenza, per farlo passare per una marionetta e uno strumento di Putin. E forse era obbligato, perché era al suo primo mandato, ha accettato molto di più, ha ascoltato più oppositori, persone del Partito Repubblicano e così via …Quindi, forse era il tipo di persona che avrebbe aiutato di più Zelensky, ma ora la situazione è completamente diversa. Prima di tutto, le persone dell'amministrazione che hanno affermato che c'è stata una sorta di intervento russo a favore di Trump, ora sono nei tribunali, sono state licenziate e sono sotto inchiesta. Quindi, se ora qualcuno in una posizione importante inizia a ripetere le stesse bugie, è già qualcosa di simile a un crimine. Quindi è sospetto. Quindi Trump non poteva prestare attenzione a tali calunnie e propaganda dei suoi avversari politici. Quindi è totalmente libero di trattare con la Russia in buoni o cattivi rapporti. Questo richiede che consideri quali sono gli interessi americani in questo campo. Quindi è totalmente libero. Quindi non poteva assolutamente ignorare qualsiasi accusa che giocasse a favore della Russia, a favore di Putin, perché è un fatto già accertato che tutto ciò era una bugia. Questa è la differenza tra il primo e il secondo mandato.“

Abba nostro… 


(Wetterzeube, il 6.3.25) Quello che si legge in Ez 23, 28-49 mi ha ricordato piuttosto de Sade che una forma libertina di libidine diciamo più orientata alla sola sessualità (Don Giovanni). In vero è un mischio che ci deve fare riflettere, anche il particolare di 23,41, che la Bibbia a cura di Ravasi commenta: “L’incenso evoca il profumo usato durante il culto; l'olio ricorda l'unguento necessario alla consacrazione dei sacerdoti. Tali prodotti che dovevano essere riservati al Signore, vengono ora offerti ai pagani per stringere con loro relazioni diplomatiche e militari“; quest’ultimo aspetto è anche interessante: azioni diplomatiche e militari vanno insieme. Comunque questa mistura di „peccati cultuali e idolatrici, intrighi e alleanze politiche e peccati di contaminazione ed impudicizia“, come dicevo all’inizio mi ha ricordato quel poco che avevo letto di de Sade. Che Dio ci liberi dall’attrazione di una tale mistura! 

Anche Papa Pio XII nel 1944, nel suo scritto „Orientalis ecclesiae“ conferma quell’atteggiamento di collaborazione e di partnership, piuttosto che di controllo, iniziato da Leone XII, nei confronti delle chiese orientali : le Chiese che si univano con Roma potevano mantenere le loro tradizioni e i loro riti (Matthias Kopp, 119). Credo che all’inizio di questo atteggiamento si trovi uno scritto di Nicola di Cusa (1401-1464).

A me Robert Spaemann me lo aveva sempre detto: quando si tratta davvero di un nemico dittatoriale, si oppongono solo in pochi. E questo nemico può darsi l’aria di democratico ed antifascista. 

Detto questo è vero che l’atteggiamento poliedrico del Papa non è identico alla multipolarità degli imperi, perché implica anche un atteggiamento di servizio degli imperi per le nazioni più piccole. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) È uguale che cosa interessi o meno al mondo odierno, ma quello che scrive Schelling nel suo „Ricerche filosofiche sull’essenza della libertà“ (1809) proprio nei quattro punti che riporta Höffe, sebbene quest’ultimo pensi che oggi non interessino più a nessuno (a me interessano): l’intero di una visione del mondo scientifica, la rivelazione giudaico-cristiana, l’altra faccia del bene e della libertà: il male; la giustificazione di Dio. 

Leggo nella „Story“ di David che un mussulmano, A.Muhammad, ha cercato di fermare l’uomo - un tedesco - che a Mannheim ha ucciso con la sua auto due persone in un gruppo di persone.

(Dopo) Per quanto riguarda l’antropologia di Ulrich (cf. Servais, ibidem 89) l’uomo e la donna sono gli elementi ontologici costitutivi dell’essere creato; in questa differenza reale „il movimento di finitizzazione dell’essere acquista la sua dimensione personale“; finitizzarsi significa essere uomo o donna. Oggi il mainstream con le sue perversioni è così potente che questa semplice realtà, come la foglia verde di Chesterton, sembra non essere più vera. Ovviamente stiamo parlando a livello ontologico, non psicologico: chi uno crede di essere o se trova eccitante due donne che fanno l’amore, etc. L’inconscio collettivo è polimorfe, ma vi è un „primerear“ (un dapprima) e di questo parla l’ontologia. E a questo livello la non riducibilità dell’altro ha la modalità dell’uomo e della donna. Ulrich sottolinea piuttosto che „La donna è per l’uomo in quanto è l’altro irriducibile, condizione di possibilità del suo atto creatore di superamento di se stesso“ (Servais, 89). Non so se sia troppo „tipologico“ fissare l’uomo nell’atto dell’essere e la donna nell’essenza ricevente, comunque anche Ulrich parla della reciprocità di ricchezza e povertà nei due. Quello che è in gioco comunque nella dimensione dell’essere coma atto di amore, tema dell’uomo e della donna, è la gratuità dell’amore stesso che non può essere prodotto, ma ricevuto e donato. Significa che gli omosessuali non si amano davvero? A livello psicologico chi sono io per giudicarlo? A livello ontologico non sarà possibile loro una donazione radicale e feconda. 

(Wetterzeube, il 5.3.25; inizio della Quaresima, mercoledì delle ceneri) In Ezechiele 23 si vede come Samaria e Gerusalemme sono sorelle, sorelle che non si comprendono, questo credo abbia un certo senso anche per l’interpretazione della parabola del buon samaritano (LC 10). Sono anche sorelle che sono contaminate insieme: un mischio tra libidine, descritta in modo molto realistico („“…premuto il loro petto e premuto il loro seno verginale…sfogando su du lei la loro libidine“), idolatria e appoggi politici e militari vs la fiducia in Jhwh. Questo intreccio pensato per la nostra società significa una contaminazione globale e liberale; chi è senza peccato scagli la prima pietra. Allo stesso tempo si comprende il bisogno dell’attuale amministrazione Trump di mettere la fiducia in Dio al primo posto, anche con il rischio di una certa contaminazione teologico-politica. L’accusa a Trump di essere un commerciante, un po` più intelligente che quella che si tratti di un fascista, è un pensiero di sinistra, di uno che non ha mai compreso anche la dignità lavorativa della borghesia, come descritta ne „Il cavallo rosso“ di Eugenio Corti. 

Non vi è di nulla di più contrario del pensiero combinatorio (Ernst Jünger) che il „checking“ di presupposti fatti. 

Il modo di approcciarsi di protestanti e anglicani alla Chiesa assira nel diciannovesimo secolo (Matthias Kopp, 112) è un misto tra una venerazione di una chiesa antica indipendente da Roma e un’arroganza moralistica e liturgica. Certo anche solo alla fine di questo secolo la Chiesa di Roma impara ad essere partner e non controllore delle altre confessioni, ma l’atteggiamento protestante ed anglicano è solo una forma un po’ più soft del controllo.

Abba nostro. 


(Droyssig, il 4.3.25) Caro G., vorrei parlarti in modo molto chiaro; ti sono grato che da anni leggi le mie cose e umanamente a Casale Monferrato ti ho apprezzato tanto. Detto questo vorrei dire che io mi fido del pensiero combinatorio (Ernst Jünger) e non delle infinite informazioni dei mainstream media. Il discorso di JD Vance a Monaco di Baviera è stato per me assolutamente liberatorio. E per quanto riguarda la conferenza di Washington, essa ha significato, insieme al discorso di Monaco, la fa fine del liberalismo globalista post-nazionale (copyright: N.S. Lyons); Zelensky è solo un simbolo guerriero di questo „liberalismo nazionale“. Chi lo difende è un mio avversario politico; posso rispettarlo come uomo, ma è un mio avversario. Dal mondo di NS Lyons e JD Vance mi distingue solo un diverso giudizio sul pontificato di Papa Francesco; tutti i bergogliani che riducano questo pontificato in liberalismo di sinistra sono miei avversari. Faccio un esempio concreto per limitare questa frase. Mia figlia che amo senza condizioni sostiene idee liberali di sinistra, anche se il suo pensiero non è riducibile ad esse. Ma io sono suo padre, non il suo insegnante di politica. Un po’ vale anche per un amico; ma noi ci siamo visti solo una volta e normalmente parliamo solo di questi temi; nei miei diari ho fatto uno sforzo fuori dalla norma di un pensiero combinatorio vs mainstream. Abbi il coraggio di dimenticarmi, ma non ripetermi cose che so già, come quella di Zelensky difensore della democrazia o per lo meno come dittatore non peggiore di atri. L’amministrazione Trump nella sua interezza è un’occasione storica: o il mondo globalista che è una scimmiottatura di quello cattolico oppure il mondo multipolare e poliedrico, che è  incarnazione politica del cattolicesimo. Tuo, R PS  Oppure parliamo delle nostre famiglie e della nostra vita e lasciamo perdere la politica.

Abba nostro...

Come mai io che sono cattolico e conservatore non voterei mai Friedrich Merz? Wiebke Hollersen, redattrice della Berliner Zeitung (BZ) (1/2.3.25) presenta Merz come cattolico e conservatore e come uno che vuole spiegare come si pensa e si vive alle persone che vivono nell’est della Germania. Beh già questa è una differenza: io vivo da più di 20 anni nell’est della Germania e non voglio spiegare (dall’alto in basso) niente a nessuno. Ed anche sulla questione dell’aborto non ho il problema di difendere un dogma di fede, ma il problema filosofico della difesa della differenza tra qualcosa e qualcuno. Ma torniamo al cancelliere in pectore: un altra differenza è che io non ho mai lavorato per Black Rock. Poi per quanto riguarda il giornalismo dell’ovest e dell’est: quando leggo Thomas Fasbender (BZ, 1 / 2.3.25) lo sento più vicino anche del miglior commentatore della FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung), Jasper von Altenbockum. Il giornalista della BZ comprende in profondità cosa sia la democrazia carismatica di Trump, la FAZ è troppo impegnata a dare voce alla democrazia guerrafondaia per mettersi in un atteggiamento di ascolto. La „profezia della pace“ è per me il criterio elementare con cui giudico e visto che il globalismo liberale della sinistra vuole la guerra, beh allora io sto con l’amministrazione Trump, anche se ne vedo alcune contraddizioni.

(Notte) 8 ore di collegio professori sul diritto nella scuola e poi con una puntura di psicologia. Il Dr. Hoog, credo si chiamasse così, ha fatto capire che le leggi non sono solo un problema, ma anche un modo di difendere la libertà pedagogica dell’insegnante. Ma rimane il fatto che in una scuola cristiana dovrebbe essere l’uomo e non la legge al centro dell’attenzione. Per quanto riguarda la psicologia: giusto, discussioni infinite con gli scolari non portano a nulla, ma io non sono e non sarò mai, tanto meno nei pochi mesi che devo ancora insegnare il professore con il cartellino giallo e rosso nella tasca. 


(Wetterzeube, il 3.3.25) Mi sono chiesto se vi sia una  "contraddizione" tra Giovanni 5,17 e Genesi 2,3. Partiamo dai testi biblici. Genesi 2,3: "Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso aveva cessato da tutta l'opera che aveva creato e fatto. "Qui si afferma che Dio ha cessato (שָׁבַת, shabat) di creare dopo sei giorni, dando origine al concetto di sabato come giorno di riposo. Rita Torti Mazzi (a cura di Ravasi) commenta: „Gli antichi rabbini sostengono che al settimo giorno vi fu un atto di creazione: fu creata la „menuchà“, che generalmente si traduce con „riposo“, ma ha un significato più ampio: qualcosa di reale ed intrinsecamente positivo senza il quale l'universo non sarebbe stato completo, „la tranquillità, la serenità, la pace e il riposo“ (Gen Rabbà 10,9;) nello spirito biblico questo termine è sinonimo di felicità, silenzio, pace e armonia; più tardi divenne sinonimo della vita del mondo futuro della vita eterna; questo „settimo giorno“ viene benedetto da Dio e reso santo.  Giovanni 5,17: "Ὁ πατήρ μου ἕως ἄρτι ἐργάζεται, κἀγὼ ἐργάζομαι" ("Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco").Gesù afferma che il Padre continua a operare e che anche Lui, in quanto Figlio, opera.“ Commenta Marinella Perroni (a cura di Maggioni): „Gesù giustifica la sua violazione del sabato affermando che Dio non smette mai di agire nei confronti del creato; anzi „agisce anche ora“. In questo modo però contraddice la tradizione sacerdotale di genesi 2,3“. A prima vista, sembra quindi che Gesù contraddica la narrazione della Genesi. Tuttavia, le spiegazioni teologiche ed esegetiche chiariscono come questi due versetti siano conciliabili.

La prima distinzione da fare è quella tra creazione e provvidenza: Molti Padri della Chiesa e teologi (tra cui Agostino, Tommaso d’Aquino e i rabbini ebrei) distinguono tra: 1)L’atto della creazione iniziale, che Dio ha completato. 2) L’opera della provvidenza e del governo del mondo, che continua ininterrotta. Quindi si può riassumere che Genesi 2,3 si riferisce alla cessazione della creazione ex nihilo (anche se questo termine in Gen non è presente), ma non significa che Dio abbia smesso di sostenere e governare il mondo. Giovanni 5,17 si riferisce a questa continua azione di Dio, specialmente nell'ambito della redenzione. Un’altra questione importante è quella del „riposo di Dio“ nella tradizione giudaica: in essa, si riteneva che Dio "riposi" nel senso che non crea nuove specie, ma continua a mantenere il mondo, a giudicare e a risuscitare i morti. Questo era il pensiero comune nel Talmud. Gesù si inserisce in questa tradizione, ma con una novità: rivendica per sé la stessa opera di Dio, facendo un'affermazione implicita della sua divinità. Questo è ciò che scandalizza i giudei in Giovanni 5,18.

Confrontiamoci ora con quattro grandi teologi. 1)Nel Padre della Chiesa Sant’Ireneo (II secolo) vediamo che il "lavoro continuo" di Dio non riguarda solo la conservazione del mondo, ma anche la redenzione dell’umanità. Dio continua a operare perché il peccato ha introdotto disordine nel mondo, e quindi è necessario un nuovo intervento divino per restaurare la creazione. Gesù, come Figlio, partecipa all'opera del Padre, perché sta portando avanti la nuova creazione attraverso la redenzione. 2) San Tommaso d’Aquino, che distingue tra riposo ed azione, spiega che Dio non "riposa" nel senso umano. Egli non ha bisogno di interrompere la sua azione. Il "riposo" del sabato è simbolico: indica la perfezione della creazione, ma non implica una cessazione totale dell'opera divina. 3) Hans Urs von Balthasar, nei suoi scritti, esplora frequentemente il mistero della divinità di Cristo e la sua relazione con il Padre, soprattutto nel contesto della rivelazione e della redenzione. Quando Balthasar affronta il tema di Giovanni 5,17 e la questione del "riposo" di Dio in relazione all'azione di Gesù, egli sottolinea che l'opera di Dio non è mai completamente "cessata", come se il creatore avesse preso una pausa, ma continua nel tempo come provvidenza e salvezza.Nel suo libro La Gloria e la Croce, Balthasar esplora la tensione tra la perfezione della creazione di Dio, che si conclude in Genesi 2,3, e l'azione incessante di Dio nel mondo attraverso Cristo. Balthasar non interpreta la "cessazione" dell'opera in Genesi come una vera interruzione dell'attività divina, ma come il culmine del lavoro creativo che, però, continua nel mantenimento e nella redenzione dell’universo. Per Balthasar, quindi, la venuta di Cristo è il momento decisivo in cui Dio non solo restaura la creazione, ma realizza la nuova creazione (il tema di cui parla anche Sant’Ireneo), portando la salvezza all'umanità. Gesù, come Figlio, non solo partecipa al "riposo" del Padre, ma lo compie e lo porta a compimento con la sua opera di redenzione. Così, Giovanni 5,17 non è in contraddizione con il riposo di Dio di Genesi 2,3, ma rappresenta l'espansione del "riposo" stesso, che non è una pausa ma un atto di perfezione che continua nel tempo. Inoltre, Balthasar sottolinea che questa affermazione di Gesù è una dichiarazione di sua divinità: il Figlio agisce in perfetta comunione con il Padre, portando a termine l'opera di creazione e di redenzione, che è il suo continuo lavoro nel mondo. 4) Joseph Ratzinger (Papa Benedetto XVI), nelle sue riflessioni teologiche, ha dato una grande attenzione al tema della divinità di Cristo e del suo rapporto con il Padre, soprattutto in relazione al sabato e al riposo di Dio. Nel suo libro Gesù di Nazaret, Ratzinger affronta ampiamente la questione del "riposo di Dio" in Genesi 2,3 e la sua continuità nel Nuovo Testamento. Secondo Ratzinger, la rivelazione di Cristo non si limita a spiegare la fine del ciclo della creazione, ma introduce la salvezza come compimento della creazione. Dio non "si ferma" o "riposa" nel senso che smette di agire, ma il suo riposo è in realtà il compimento del suo opera creativa. Il sabato della Genesi rappresenta l'idea che Dio ha sistemato la creazione, ma ora deve farla fiorire e realizzare, attraverso la sua azione provvidenziale e salvifica. Ratzinger inoltre spiega che Gesù, dicendo "Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco" (Gv 5,17), non sta contraddicendo il "riposo" di Dio, ma piuttosto sta rivelando che il "riposo" del Padre è legato alla sua opera di salvazione. Dio, nella sua divina provvidenza, continua a operare attraverso la sua presenza attiva nel mondo, e questo compimento culmina nell'opera salvifica di Gesù. Ratzinger osserva che, mentre la creazione era il lavoro di Dio nei primi sei giorni, ora la redenzione attraverso Cristo è l'opera che porta a compimento la creazione stessa. Il riposo di Dio, quindi, non è la fine dell'attività, ma l'inizio del compimento del progetto divino, che è realizzato con l'invio del Figlio. Il Figlio di Dio, infatti, agisce come il Dio che salva e che continua a "lavorare" per completare la creazione attraverso la sua opera di redenzione.

Quindi quanto in Ez 20,20 si parla della santificazione del Sabato non si approfondiscono tutti questi argomenti teologici, si prende semplicemente questo giorno di sabato come „distintivo rispetto alle altre nazioni, segno di un rapporto speciale con Dio.Vivere il Sabato come gli altri giorni significa profanarlo“ (Rota Scalabrini/Bertinetti a cura di Ravasi). Gesù con il suo rapporto specialissimo con il Padre può sottolineare, come ci insegnano i nostri grandi teologi sopra citati un’altra concezione del riposo, tra l’altro molto differente di quella piccolo borghese.

In fora del pensiero combinatorio di cui ho riflettuto in dialogo con Ernst Jünger ritengo che il vero „Davide“ sia Trump e la sua amministrazione che combatte contro il „Goliath“ del deep state statunitense, contro il mainstream occidentale, che, con la scusa di difendere il „piccolo“ Zelensky, che in vero, come afferma Tulsi Gabbard, governa l’Ucraina in modo del tutto non democratico e che come dice Aaron Maté è un guerrafondaio al servizio di altri guerrafondai, stanno portando il mondo sul baratro della Terza Guerra mondiale, già iniziata a pezzetti come dice il Papa e che è un grande rischio come sottolineano le persone migliori dell’amministrazione Trump. Il mondo cattolico, che purtroppo non ha mai pensato autonomamente (non autoreferenzialmente), che confonde l’opzione per i poveri con un sentimento di liberal di sinistra si trova completamente o quasi dalla parte di chi con la scusa di voler aiutare il „popolo martoriato“ ucraino ha contribuito ad un massacro immane a meno di due ore di areo da dove scrivo. Certo anch’io devo stare attento a non assolutizzare la mia narrazione, perché in questo tipo di cose ci muoviamo sempre nell’ambito della verosimiglianza e non della verità. Questo vale per tutti, anche per chi sostiene, senza un minimo di considerazione dei pro e contra, che il Goliath statunitense avrebbe voluto saccheggiare economicamente il Davide ucraino. Ma certamente anche per me. Democrazia come atteggiamento ultimo consiste quando pubblicamente le tesi narrative si scontrano come è accaduto nella Casa Bianca, nel quale scontro può essere richiamato anche il valore della gratitudine come ha fatto JD Vance, che è stato educato da nonni democratici ed ha una vita davvero difficile alle sue spalle. 

PS Riporto un giudizio importante ripreso da Alessandro Banfi nella versione odierna e una notizia dal mondo mussulmano, che si trova nel tempo del Ramadan: „È stato Papa Francesco, ieri dal letto dell’ospedale Gemelli, in un Angelus forzatamente scritto e non pronunciato alla finestra, a formulare il commento migliore a queste surreali giornate (ecco l’integrale). «Prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu». ha osservato. Mai come oggi il mondo ha bisogno della sua “profezia”. Lo dice stamattina a Repubblica Georg Gänswein, ex segretario di papa Benedetto e non sempre in sintonia con Bergoglio: «La sua voce oggi è di vitale importanza non solo per la Chiesa, per i cristiani, per credenti, diversamente credenti, non credenti. La voce di papa Francesco è di vitale importanza per tutto il mondo perché è l’unica autorità che parla di pace, che condanna la guerra, tutte le guerre in corso, a partire dall’aggressione all’Ucraina, condanna il commercio delle armi, le ingiustizie sociali, le povertà. Preghiamo affinché la sua voce continui a proclamare la pace e a condannare tutti i mali del mondo». Sulla Stampa, proprio all’inizio del Ramadan (cominciato sabato) parla l’imam della Grande Moschea di Roma, Nader Akkad, che invita i fedeli musulmani a pregare anche per la salute di Bergoglio e dice fra l’altro: «Seguendo il cammino di papa Francesco abbiamo conosciuto la speranza di poter creare uno spirito fraterno in grado di unire l'intera umanità».“


Abba nostro…

(Mattinata) Caro Roberto, grazie per aver inoltrato la mail. È uno stimolo per indirizzare i miei pensieri a voi e per mettermi in contatto con voi; cosa che faccio sempre volentieri, non solo a causa della vostra mail. Il tuo ritiro dal CJD mi riempie di gioia per te, perché avrai il tempo di dedicarti completamente agli argomenti che negli ultimi anni hanno dovuto essere trascurati, perché eri per l’appunto impegnato nel CJD e ti sei dedicato a questo. Questa è la seconda parte. Grazie per quello che hai fatto e per come lo hai fatto - e continuerai a farlo fino al tuo ritiro. Quando ripenso ai miei anni di scuola, sono stati insegnanti come te a motivarmi e, cosa molto più importante, a risvegliare il mio interesse e la mia curiosità, a farmi andare a fondo delle cose e a farmi interessare a esse. Per me sei una personalità-faro che mi ha segnato. Quindi mi riempie di gratitudine essere il tuo allievo (mi piace imparare da te) e, in senso più ampio, il tuo amico. nSentiti abbracciato e stretto. Se in futuro avrai più tempo e sarete a Heidelberg, non vedo l'ora di rivedervi. Un caro saluto anche a Konstanze. Spero che tu stia bene. In stretta unione, Herwarth (Von Plate; uno dei presidenti del CJD).

(Dopo) Mi scrive Matteo: „Al netto di quello che ti ho già scritto (cf il diario di ieri) rispetto alla scontro in diretta mondiale ( che non riguarda tanto il modo con cui è stato trattato Zelenskiy, quanto l'Ucraina), due ulteriori considerazioni: 1) rispetto a Zelenskiy: non escludo che tutto il colloquio avesse come possibile esito previsto in caso di impuntatura del presidente ucraino, un forte indebolimento, un po' in stile "The Apprentice", della sua figura (che oggettivamente senza gli Stati Uniti non sta e cade). 2) Il punto veramente delicato è l'Europa. La prudenza equilibrata ( e un po' equilibristica) di Meloni mi pare un miracolo di intelligenza e un'ottima cosa per l'Italia. Mi chiedo cosa pensino davvero di avere in mano Francia e Gran Bretagna. Sono davvero "la testa del Serpente" come li chiama Blondet,  o sono semplicemente supponenti (per l'ultima volta)? 3) Oppure sono come la Contea per Saruman, cacciato e sconfitto, che trova l'ultima soddisfazione nel devastare il piccolo paese degli Hobbit? Il Signore degli Anelli finisce solo quando anche la Contea sarà liberata….“.

(Pomeriggio) La differenza proposta da Giovanni Maddalena sulle nozioni elementari di filosofia del diritto è buona: Tucidide nel famoso dialogo tra gli ateniesi e l’isola di Melo ha presentato la soluzione iper-realista (la forza decide cosa è il diritto); l’altra idea è quella idealista: la storia è dominata dalle idee, in questo caso dall’idea di giustizia. Il problema è che l’attribuzione di  Donald Trump nella prima variante è per lo meno discutibile; certamente come capo di un impero si potrebbe pensare che sia così, ma tante delle sue scelte nel scegliere le persone che lo stanno aiutando a governare non è per nulla questa. Faccio qualche nome: JD Vance, Tulsi Gabbard, Robert Kennedy Jr., Jay Bhattacharya…Poi per quanto riguarda il dogma dell’unico colpevole che avrebbe aggredito il paese innocente, beh questa è una favola, non è storia, la storia la propone in modo del tutto diverso il Prof. Jeffrey Sachse…anche Francesco ne ha parlato…

(Notte) Il Santo Padre non è stato bene oggi; il giorno era lungo, ma ho detto una decade del rosario per lui. 

„Sono penetrato nel castello segreto del dolore, ma già il primo dei suoi modelli era troppo forte per me“ (Ernst Jünger, Il cuore avventuroso, seconda versione, 196). Questo passaggio scritto a Lipsia, mi ricorda che non ho ancora vissuto la sofferenza in tutta la sua brutalità. Certo ci sono stati momenti difficili: un primo matrimonio fallito da giovane, che la Chiesa ha dichiarato nullo. Due gravidanze interrotte di Konstanze. Ora quella extra uterina di Johanna. Ernst Jünger è stato soldato in guerra, più volte ferito; ha perso due figli, uno in guerra, un altro che si è suicidato. Eppure dice la frase che ho citato sopra. Io ho perso il papà, ma quando era già anziano…tra le cose brutte c’è il silenzio agghiacciante di amici quando non dici o scrivi le cose che si aspettano…ma da tre anni a relativamente pochi chilometri da noi sono morti tantissimi soldati in una guerra assurda, che il Papa denuncia, mentre i politici europei, che difendono quel pagliaccio pseudo democratico di Zelensky, si preparano a fare la guerra, quasi che due guerre mondiali non siano sufficienti. Mancano quasi completamente i poeti che oggi tengano nel loro cuore, almeno come tentativo, tutte le croci.  

Il piacere stereoscopico... Percepire in modo stereoscopico significa ricavare due qualità sensoriali contemporaneamente dallo stesso suono, e precisamente attraverso un unico organo sensoriale... Sembra che il tatto, dal quale derivano anche gli altri sensi, abbia un ruolo speciale nella conoscenza... Per questo amiamo sfiorare con la punta delle dita cose nuove, rare o preziose - è un gesto tanto ingenuo quanto raffinato” (Ernst Jünger, ibidem, 197-198) - quello che dice Jünger sul tatto lo aveva affermato anche Aristotele. Per questo motivo tante delle cose successe nella pandemia - a parte il fatto che essa ha avuto una conseguenza grave anche per il mio odorato e il mio gusto (questo funzione di nuova; ho sentito l’altro giorno il gusto di un liquore che avevo comprato in Croazia - hanno avuto una conseguenza disastrosa generale. Grazia a Dio il tatto sembra funzionare ancora, da qui il desiderio di toccare gli alberi…Ieri nel bosco ho cercato di esercitare l’odorato perduto.  

(Wetterzeube, il 2.3.25: ottava domenica dell’Ordinario) Gli spunti che ci offre Ezechiele (22, 23-31) sulle quattro categorie di capi, sono davvero un aiuto all’esame di coscienza per chiunque governi. 1) Partiamo dai principi: „si impadroniscono di tesori e ricchezze e moltiplicano le vedove in mezzo alla gente“; questo accade con la guerra, intendo la moltiplicazione delle vedove. 2) I sacerdoti „non fanno distinzione tra il sacro e il profano“. 3) I capi „fanno perire la gente per turpi guadagni“. 4) I profeti „intonacano con fango tutti questi delitti“ e attribuiscono a Dio frasi che Dio non ha detto. Dio cerca un mediatore, un uomo di preghiera come Mosè, che freni la sua ira, ma non lo trova. Chi pensa che solo il nemico abbia bisogno di questi spunti per un esame di coscienza serio non parla in nome di Dio. 

Per quanto riguarda „l’orgoglio guerriero“ di Zelensky devo dire che non sono d’accordo su questo punto con Matteo; l’umiliazione subita se la è cercata. E poi un soldato non parlerebbe mai così, dandogli del terrorista e del criminale, come ha fatto Zelensky all’inizio della conferenza stampa nella Casa Bianca,  del proprio nemico; Ernst Jünger, che soldato lo era, non lo fa mai! Altra cosa invece è ricordarsi del „popolo martoriato“ dell’Ucraina, inclusi i bambini rapiti e i soldati dimagriti, le cui foto portategli da Zelensky, Trump ha guardato con grande attenzione. By the way l’accusa stolta di „fascismo“ a Trump non ha alcun senso: potete immaginare Mussolini o Hitler che facciano una conferenza stampa di questo tipo con giornalisti?

Berlusconi su Zelensky. Renato mi ha mandato un’intervista a Silvio Berlusconi del febbraio del 23, quindi quattro mesi prima della sua morte. Vivevo in Germania durante la sua era e non ho seguito da vicino la sua „governance“, poi ho visto qualche video di un comico italiano che lo prendeva in giro, ma nell’intervista, forse anche per la vicinanza della morte, ne ho visto la dignità dell’atteggiamento e della posizione. Il giornalista gli aveva chiesto cosa avesse fatto di sbagliato la premier Giorgia Meloni, che non era stata invitata ad un incontro tra Macron, Scholz e Zelensky (probabilmente, in riferimento a quest’ultimo,  tutti i tre politici sono, tra l’altro, alla fine della loro carriera). Berlusconi dice che la premier non aveva fatto nulla di sbagliato, anche se lui non era d’accordo con l’equiparazione degli eserciti ucraino e russo, a cui avrebbe dovuto contribuire l’Europa sostenuta da Meloni e tratteggia un’immagine di Zelensky molto precisa; lui, se fosse stato premier non sarebbe andato a questo incontro; piuttosto sarebbe stato il compito del presidente americano di allora, Biden, di dargli qualche miliardo per ricostruire l’Ucraina, a patto che smetta di bombardare le repubbliche dell’est dell’Ucraina stessa. Questa idea del presidente ucraino che ne aveva Berlusconi corrisponde a quella che ne ho io di Zelensky non è un „soldato“, ma un che sa gestire o che ha saputo gestire il suo „vantaggio“ e che ha tradito il mandato per cui era stato eletto. Per quanto riguarda la premier italiana attuale sarà  bene, come sta già facendo, che si orienti all’amministrazione statunitense attuale. 

PS Zelensky ha contestato a JD Vance di sostenere la diplomazia con la Russia, il presidente ucraino, durante la conferenza stampa, ha ricordato l'accordo del 9 dicembre 2019 con Putin e ha affermato: “Abbiamo firmato lo scambio di prigionieri, ma lui [Putin] non l'ha fatto”. Aaron Maté commenta in X questo momento della conferenza stampa facendo vedere alcune „foto di Zelensky che partecipa alla cerimonia del 29 dicembre 2019 per accogliere il ritorno dei prigionieri ucraini liberati in base all'accordo con Putin. Ecco anche un annuncio dell'ufficio di Zelensky dell'aprile 2020 che accoglie con favore il completamento di un terzo scambio di prigionieri“ (Aaron Maté, 2.3.25); nell’annuncio citato si legge tra l’altro: „La terza fase del rilascio reciproco di persone nell'ambito del formato “tutti per tutti” è stata completata. L'Ucraina ha restituito 20 dei suoi cittadini tenuti prigionieri nei territori temporaneamente occupati.“ 

Non so se la „Certosa di Parma“ di Stendhal sia qualcosa di più che un racconto, che si legge bene, della mondanità spirituale e civile, nemmeno troppo critico, come si potrebbe pensare, tenendo conto che è stato pubblicato dall’Einaudi, dei suoi eroi, la duchessa zia di Fabrizio e Fabrizio stesso. Ma c’è una scena che mi ha colpito particolarmente nel capitolo quattordicesimo, quando la duchessa va dal principe, pauroso, egocentrico, innamorato di lei, minacciandolo di lasciare Parma se lui firma la condanna a morte di Fabrizio, accusato di omicidio, anche se in vero ciò era accaduto per auto difesa. La scena, che non sono capace di ricostruire con la maestria di Stendhal, è raffinata al massimo: il principe pensa che la duchessa venga da lui, per intenerirlo con qualche lacrima e lui prepara già un fazzoletto perché è disposto a stare al gioco, invece la duchessa arriva in tutta la sua bellezza di venticinquenne, capace di gestire la sua eroicità, e mette il principe in una situazione in cui è costretto a mandare all'esilio la nemica della duchessa, che aveva intrigato la condanna a morte, e a non firmare la condanna preparata dai giudici. Ecco se vestiti non come si deve, lei era vestita da viaggio e non nella modalità in cui si incontra un principe, se vuoi davvero fare impressione sul principe devi sapere gestire in modo adeguato la tua bellezza, la tua forza giovanile  o qualsiasi altra cosa, anche la drammaticità della tua situazione…

Abba nostro…

(Notte) Siamo stati anche oggi nel „nostro“ nuovo bosco, ad un ora da casa, nei pressi di Blankenhein - la tosse di Konstanze scompare quasi completamente nel bosco; il percorso di oggi era su una strada asfaltata, che giunge dove ci sono tre stagni, ma poi abbiamo girato a sinistra in modo tale che eravamo davvero in mezzo al bosco. E quanto sia necessario oggi essere un camminatore nel bosco diventa sempre più chiaro, tanto più che le immagini che abbiamo in testa sono per lo più false, o falsamente applicate, come quella del presunto Davide (Zelensky) che sconfiggerebbe il preteso Goliath (Trump). E tutti raccontano i loro fatti, come se Nietzsche non avesse mai scritto anche solo una riga…


In questa piccola casetta abbiamo fatto una pausa


Vicino ad uno degli stagni


Accanto agli stagni 

(Wetterzeube, 1. Marzo 2025, mese di san Giuseppe) 

La capacità combinatoria si differenzia da quella puramente logica in quanto si muove sempre in contatto con il tutto e non si perde mai nel particolare... In questo caso dipende in misura molto minore dai dati; padroneggia una matematica superiore, che sa moltiplicare e elevare a potenza, dove l'arte aritmetica ordinaria si serve di semplici addizioni... Poiché uno dei compiti della mente è quello di ordinare le cose in base alla loro parentela, la deduzione combinatoria si dimostra superiore in quanto padroneggia la genealogia delle cose e sa individuare la loro somiglianza in profondità” (Ernst Jünger, Das abenteuerliche Herz, seconda versione, 1938-1950) - Senza questa capacità combinatoria non vi è alcuna speranza né per la „profezia della pace“, né per la speranza. Volevo cominciare un diario della speranza già all’inizio dell’anno giubilare, che il Papa ha dedicato ad essa. Non volevo, però, che si identificasse la nomina a presidente americano di Donald Trump, con questa speranza, per questo ho aspettato; per me il presidente americano rappresenta davvero un po’ di speranza (in modo particolare per quanto riguarda la proxy war in Ucraina), ma la mia speranza, quella piccola di cui parla Peguy non si basa mai su un imperatore (Augusto o Nabucodònosor che sia), ma sempre e solo in Cristo. Quindi una telefonata del Santo Padre al parroco di Gaza vale per me molto di più di ogni azione politica che si possa fare sul tema. Chi in Europa sostiene, come fa Jasper von Altenbockum(FAZ di oggi) che la vera lotta per la democrazia si sta combattendo in Ucraina, ha preso la decisione di tagliare con la spada il nodo gordiano, ha preso la decisione di puntare sulla guerra come soluzione del conflitto, come sta facendo Friedrich Merz che vuole parlare con Parigi e Londra sulla dissuasione atomica. Io sono del tutto d’accordo con Tulsi Gabbard quando scrive oggi in X: „Grazie, Donald Trump, per la tua leadership incrollabile nel difendere gli interessi del popolo americano e la pace. Quello che hai detto è assolutamente vero: Zelensky sta cercando di trascinare gli Stati Uniti in una guerra nucleare con la Russia/terza guerra mondiale ormai da anni, e nessuno lo ha mai fermato. Grazie, Vicepresidente JD Vance, per aver parlato con tanta forza e chiarezza della necessità della diplomazia.“ E per quanto riguarda la diplomazia Aaron Maté chiarisce, anche oggi su X: „L'odierno scontro (metldown) alla Casa Bianca è iniziato quando Zelensky ha affrontato JD Vance per aver detto che gli Stati Uniti si impegneranno nella diplomazia per porre fine alla guerra per procura in Ucraina. Zelensky ha risposto sostenendo che non ci si può fidare di Putin e ha sfidato Vance con una domanda: “Di che tipo di diplomazia, J.D., stai parlando?” Se Zelensky non fosse un guerrafondaio così devoto, saprebbe che uno dei suoi negoziatori, il diplomatico ucraino Oleksandr Chalyi, ha già risposto alla sua domanda. Ai colloqui di pace Russia-Ucraina a Istanbul nel marzo-aprile 2022, ha ricordato in seguito Chalyi, le due parti “sono riuscite a trovare un compromesso molto reale” e “erano molto vicine... a concludere la guerra con una soluzione pacifica”. Putin, ha detto, “ha cercato di fare tutto il possibile per concludere [un] accordo con l’Ucraina. È stato Zelensky a scegliere di abbandonare quell'accordo, dopo che l'amministrazione Biden e Boris Johnson lo hanno esortato a farlo. Zelensky lo sa, quindi la sua domanda è semplicemente falsa”“. Ovviamente non si può prendere una pagina della Bibbia a scopi di „teologia politica“, ma la frase di Ezechiele rivolta a Gerusalemme: „Per il sangue che hai sparso ti sei resa colpevole e ti sei contaminata con gli idoli che hai fabbricato“ (Ez 22,4) deve interrogarci tutti, proprio nel senso della capacità combinatoria di cui parla Ernst Jünger.

Come reazione a quanto scritto qui sopra: Concordo Roberto, purtroppo il battibecco alla Casa Bianca ha calcato i toni e rianimato le tifoserie, distogliendo sapientemente l'opinione pubblica dalla sostanza, che è la telefonata del Papa, che è Jünger. È un guardare il dito anziché la luna. Sull'Ucraina, rifiutare un compromesso, in fondo meno doloroso, quand'era possibile, in Turchia, ha portato alla situazione attuale, era un proseguire ancora la guerra e le morti. Anche l'UE avrebbe potuto garantire la neutralità Ucraina e accettare, nel lungo periodo, il suo ingresso, che, tra l'altro, salvaguarderebbe la democrazia, almeno in apparenza e la demilitarizzazione dei confini, come chiede la Russia. In questo contesto anche al Donbass e a quelle zone si sarebbe potuto, rimanendo ucraine, concedere uno status speciale, per es come in Südtirol. Al di là di questo, sarebbe anche utile che i media aiutasse a farsi un'idea dei movimenti geopolitici in atto, che non sono un teatrino ma qualcosa di più importante è decisivo. // Caro Gigi, , dici cose importanti; per quanto riguarda il "meltdown" (copyright: Aaron Maté) alla Casa Bianca sono davvero grato a Trump e Vance che hanno espresso esplicitamente quello che il Papa ha detto fin dall'inizio: la favola di Cappuccetto rosso non aiuta a comprendere cosa sta accadendo in Ucraina. L'amministrazione Trump ha detto esplicitamente che il pericolo è una terza guerra mondiale, cosa che il Papa ha ripetuto da tre anni. E distanziandosi dall'amministrazione precedente ha fatto un grande servizio al suo popolo e al mondo intero. Almeno così penso io, ma come dice la mia saggia moglie, la cosa è così complessa che si può avere anche una lettura diversa dalla mia...

In Giardino zoologico 1 (1912), August Macke sembra riflettere sulla contrapposizione tra libertà e costrizione, tra la vivacità della natura e l’uniformità dell’uomo moderno. I visitatori dello zoo appaiono allineati, quasi rigidi, vestiti con colori sobri e privi di espressione, come se fossero essi stessi prigionieri di un ordine imposto. Al contrario, gli animali, immersi in un’esplosione di colori, sembrano più vitali, più presenti, e perfino osservatori curiosi degli uomini, ribaltando il consueto rapporto tra osservatore e osservato. Con il suo uso magistrale del colore e delle forme semplificate, Macke non si limita a rappresentare una scena quotidiana, ma invita a riflettere su chi sia davvero libero e chi, invece, intrappolato nei confini della società.

Abba nostro…

(Pomeriggio) O Theotokos, signora di Altötting, Johanna ti ha chiesto la grazia di un bambino, è ha ricevuto questo cammino di una gravidanza extra uterina; dalle ora la grazia, anche al David, anche a noi, di comprendere che in questa sofferenza c’è una grande speranza di senso. Proteggila nell’operazione alle quindici. Amen. 

L’intervista di Glenn Greenwald con Alexander Dugin è davvero notevole; nell’edizione che ho io non ci sono i sottotitoli per cui non comprendo tutto, in modo particolare quando parla Greenwald, mentre l’inglese di Dugin è per me molto comprensibile. Ma anche da lui non avevo capito tutto bene. Ora ho riascoltato una parte, che tra l’altro il „nodo gordiano“ di Jünger mi ha permesso di comprendere più precisamente. Per i russi o per lo meno per tanti russi o per lo meno per Dugin Putin è piuttosto il padre di una nazione, che solo il presidente di essa. Per quanto riguarda l’Ucraina sottolinea l’importanza della neutralità e presenta tre possibili scenari di vittoria; da quello che dice la paternità di Putin è legata alla promessa di vittoria; questo pensiero è comprensibile, anche se non del tutto cristiano. 

(Dopo) Non so se è vero che tutto l’idealismo non può che essere una sopravvalutazione del „cogito“  sul „sum“, tanto più che sia a Fichte che a Schelling è chiara la domanda: „Come si spiega la nostra fede apparentemente incrollabile e ingenua nell'esistenza di un mondo indipendente dalla nostra coscienza?” (Franke, 74). Quello che a me sembra più importante è forse la mancanza di coscienza di un „cogitor ergo sum“; insomma di uno che mi pensi e che mi ami e che in questo modo fa si che io sia. Detto questo rimane il fatto che alcune delle frasi di Fichte, da cui Schelling parte per formulare le sue, sono del tutto vere o quasi. Partiamo dalla più problematica che è un’eredità di Spinoza e che comunque ha un momento di verità: omnis determinatio est negatio.  In vero se dico che l’essere è un dono d’amore e completo, dico anche nello stesso tempo che è „non sussistente“ (non ripeto qui tutto ciò che ho spiegato nei miei commenti all’Homo Abyssus di Ulrich); insomma vi è anche una logica dell’ et…et. L’essere è allo stesso tempo completo e semplice e non sussistente; qualcosa di analogo vale anche per „il medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich). Ma in un certo senso la frase di Spinoza è vera: se dico che sono italiano dico allo stesso tempo che non sono tedesco (vi è l’eccezione dei mie figli che sono allo stesso tempo italiani e tedeschi, ma non sono per esempio croati). Ma anche qui posso pensare nel senso di una fratellanza universale (fratelli tutti). In un certo senso, però,  „ogni determinazione di qualsivoglia cosa che venga determinata, accade attraverso un’opposizione“ (vale per Fichte, ma probabilmente anche per Guardini). Ed è anche vero che ogni determinazione implica una limitazione. “Come possiamo pensare qualcosa come questo e non come quello, senza limitarne l'estensione? Qualcosa non potrebbe essere ciò che è, se fosse tutto, cioè se non si distinguesse negativamente da qualcos'altro. Ma questo distinguersi o essere diverso implica necessariamente l'esclusione (almeno parziale) dell'altro: non si è ciò da cui ci si distingue.“ (Franke, 79-80); dipende poi da un certo atteggiamento cattolico o meno, pensare che questa esclusione parziale sia appunto parziale e non assoluta. 

(PS) „Penso che fondamentalmente il popolo americano sia stato fregato e saccheggiato per sostenere il progetto imperiale nel mondo, e che gli europei ne siano stati i principali beneficiari. Ne abbiamo già parlato… di questa dicotomia in politica tra chi dà priorità alle esigenze dell'impero e chi dà priorità alle esigenze del paese. L'America è diventata essenzialmente uno stato che ha ignorato quasi completamente le sue preoccupazioni nazionali a favore del suo ruolo imperiale. E così facendo, ha finito per saccheggiare la propria popolazione, non solo in termini di vite, perché abbiamo mandato molti giovani a combattere e morire per cause che non avevano nulla a che fare con le loro, ma anche finanziariamente.“(Matt Taibbi) - questo passo  di Taibbi fa comprendere l’importanza di quanto detto sopra su determinazione e limitazione. 

(Dopo) Ho ascoltato ora nella versione integrale, con i sottotitoli in inglese di YouTube, l’incontro nella „Casa Bianca“; un po’ coraggioso o del tutto stupido? Questa è la domanda che ho in riferimento a Zelensky, da subito aggressivo (ha parlato di Putin come terrorista)! JD Vance e il presidente hanno detto quello che il mio cuore desidera da tre anni! 

Matteo Foppa Pedretti mi ha scritto questo commento: „Ho letto la questione della "capacità combinatoria": è un tema, o forse una dimensione che sento molto mia. Istintivamente la trovo vicina alla dimensione della partecipazione, intesa nel senso che Fabro dà della via di Tommaso. Ma qui mi fermo, perché sul punto dovrei studiare, e non accontentarmi di intuizioni. Sul colloquio - scontro tra Trump/Vance e Zelenskiy, condivido alcune considerazioni che fai. In particolare le prospettive nuove, positive per il blocco della "guerra infinita" nichilistico - rivoluzionaria che una certa politica americana ed europea ha intrapreso, e potenzialmente liberanti per l'Europa ( un po' meno "governata" dalla NATO versione progressista, da 10/15 anni Amministrazione militare del protettorato europeo....).In questo senso apprezzo l'energia di Trump, e più ancora il percorso umano e politico di Vance. Ma c'è un punto, potenzialmente grave, su cui ho perplessità. A un certo punto tu dici che in questa nuova relazione tra gli Imperi ( USA, Cina, e ora anche una rediviva Russia imperiale, per effetto di questa scellerata guerra, che di fatto hanno vinto) e le nazioni, i primi dovrebbero essere più "gentili" con le seconde. Io mi limito a dire che chi è ora presidente degli USA fa bene a rivendicare una nuova politica, e a rimproverare chi intende "giocare con la Terza Guerra Mondiale". Ma non deve dimenticare le sofferenze, le distruzioni,  le umiliazioni di chi è stato largamente indotto dagli USA stessi (non solo dagli USA, sono d'accordo, ma senza di loro il resto è velleità) a assumere la guerra come sola soluzione al problema. Non può umiliare l'orgoglio guerriero di chi ha sopportato con valore inatteso il peso di una guerra spaventosa. JD Vance dice che senza gli aiuti USA l'Ucraina avrebbe resistito quindici giorni. Ed è vero. Molto di più di quanto avrebbe resistito ogni altro paese, ad eccezione forse della Turchia....Ma se è vero che questa gratitudine è dovuta, è altrettanto vero che il nuovo Imperatore non può dimenticare le responsabilità del vecchio, nei confronti di chi ha fatto in larga parte - come l'Ucraina - da "punta del trapano"  in una guerra che era anche una guerra NATO Russia.Non può dimenticare che è l'Impero, e non l'Imperatore, ad avere delle responsabilità. Ha deciso, meritoriamente, di cambiare approccio e strategia: non può trattare da servo chi ha portato il peso della vecchia strategia. In caso contrario, delle due l'una: o Trump ha un mente di essere il capo di una "cosa nuova", completamente staccata, distinta e opposta ai vecchi Stati Uniti ( e questo apre scenari piuttosto inquietanti), o è una conferma dolorosa ( e preoccupante, per noi Europei) della frase attribuita a Kissinger piuttosto che all'ultimo presidente sud vietnamita: "Essere nemici degli USA è pericoloso. Essere loro alleati è letale“ (Whatsapp; righe pubblicate qui con il permesso dell’autore. // Secondo me, Matteo, per tanto tempo nella conferenza stampa Trump ha avuto una pazienza immensa e detto più volte che i soldati ucraini sono stati coraggiosi; è stato Zelensky che da subito, dopo un po’ di minuti, ha dato a Putin del criminale e terrorista. Scusa la fretta sto aspettando che mia figlia esca dalla sala operatoria.

Renato mi ha mandato alcune pagine, a cura di Prosperi, di Giussani sulla speranza. Senza la speranza il presente diventa una tomba. Poi parla di quattro caratteristiche: la speranza come dinamismo; la speranza come speranza di bene; la speranza come pericolo, ma non come incertezza; la speranza è certa. Infine la speranza della comunità  e dell’amicizia. Ho letto aspettando che Johanna ritorni in camera. 

Johanna è di nuovo in stanza e sta bene! L’operazione sembra andata bene. David ci ha mandato una foto, nella quale sorride! 

(Notte) Sono ovviamente cosciente, pur non ritrattando il mio giudizio sul „meltdown“ nella Casa bianca, che per la salvezza del mondo, nella clinica dove si trova Johanna (nella consegna del piccolo essere nel grembo di Dio), in quella dove si trova il Santo Padre, nelle tante cliniche del mondo accade ben di più rilevante che in una conferenza stampa.