martedì 11 luglio 2017

Per un lavoro sull'opera di von Balthasar in Italia nel futuro

L'idea di Pier Angelo Sequeri (Antiprometeo, Milano 1995, Nota 44, pagina 147) di tradurre il lavoro giovanile di Hans Urs von Balthasar, Apocalypse der deutschen Seele, contraddice l'idea stessa del Balthasar anziano, che più volte, tra l'altro in una lettera a me, dice di non voler più aver a che fare con quell'opera di cui non si ricorda molto e che pronunciava giudizi su autori (Ernst Bloch, per esempio) che nel corso degli anni sono diventati altro da ciò che si poteva intravedere all'inizio. Forse per quanto riguarda Bloch pensava ad uno sviluppo da un reale pensiero utopico ad uno che ha ceduto allo stalinismo.

Nonostante questo sarei d'accordo con Sequeri e con il prof. Haas, che ha curato una nuova edizione tedesca dell'opera in questione, quando era ancora viva Cornelia Capol, che per anni è stata collaboratrice di von Balthasar (e che sapeva cosa voleva e che cosa non voleva Balthasar), e cioè sull'importanza della conoscenza di quest'opera - per esempio sarebbe importante vedere come il Balthasar giovanile parlava di Goethe e come ne ha parlato nella Trilogia (Gloria, Teodrammatica, Teologica), opera matura. Per Sequeri sarebbe importante perché per quanto riguarda l'idea del musicale, perché nell'opera giovanile vi sarebbero più spazi per l'attività creativa del soggetto (artista).

Avrei una proposta.

1. In primo luogo una revisione della grande opera della traduzione italiana della Trilogia. Guerriero come editore e Sommavilla, etc come traduttori hanno fatto un lavoro per l'appunto molto importante, ma forse non compiuto. Adrian Walker, un ex allievo della Casa Balthasar (P. J. Servais S.J.)  di Roma mi ha detto che vi sono molto errori e a volte mancano dei pezzi del testo originale.

2. Continuazione della traduzione dell'opera di Adrienne von Speyr. Balthasar non voleva che si separasse la sua opera da quella di Adrienne. Nella comune missione vi è quel fuoco di Cristo di cui ho parlato questa mattina nella mia bacheca sotto il post sul religioso e sull'artista (1) e nel gruppo chiuso dedicato ad Adrienne in Facebook (2). Secondo me sarebbe necessario tradurre anche il grande diario che in tedesco si trova con il titolo "Cielo e terra" sotto il nome di Adrienne (per le tante citazioni dell'autrice e per il tema del diario stesso), ma che è scritto da von Balthasar. Qui si vede in azione la grande libertà dei due svizzeri (giudizi anche critici su Pio XII tanto per fare un esempio).

3. La traduzione dell'opera giovanile, non perché più ampia di prospettive coraggiose, ma per far vedere il percorso intero dell'opera di von Balthasar. La "concentrazione teologica" dell'opera matura non è però una restrizione di interessi, ma il fuoco della missione doppia (Hans Urs/Adrienne) voluta da SPN (Ignazio) e Cristo stesso!

Roberto, un piccolo amico di Gesù

(1)

Roberto Graziotto Questo è per una filosofia dell'essere come dono essenziale. Perché sia l'arte che la religione, con diverse modalità, sono risposta al dono dell'essere come amore. Il fatto che questa dimensione musicale in Balthasar abbia un rilievo quantitativo (pagine scritte) non elevato pur data la grande intuizione giovanile, secondo me è anche una questione d'amore. Se uno vedesse quante volte parlo di mia moglie nelle tante cose (dialoghi con persone) che scrivo in Facebook si stupirebbe del fatto che quantitativamente si tratta di ben poca cosa e pur è il cuore di tutti i miei rapporti umani. Balthasar aveva un "udito assoluto", da qui nasce il suo amore per Mozart. In Mozart grazia e creatività diventano uno - dono assoluto! E che dire dell'amore assoluto di più che per l'appunto è dono? Anche Mozart si capisce solo in forza dell'amore gratis, che non ha poi neppure bisogno di turarsi le orecchie per manifestazioni minori. Tutto può diventare grazia! #HansUrsvonBalthasar #PierAngeloSequeri#FerdinandUlrich

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Roberto Graziotto La critica che ha fatto il padre Schenk OP, che in Balthasar avessimo a che fare con una "gnadentheologische Reduktion" (tutto verrebbe ridotto alla teologia della grazia) è simile a quella di Sequeri che nelle opere scritte da Balthasar prima della grande Estetica teologica ci fosse un'ampiezza più creativa a livello estetico che nell'opera matura. Questa ampiezza verrebbe sacrificata a ciò che risulta "immediatamente funzionale al disegno dell'impianto teologico fondamentale" (87). Secondo me entrambe le critiche non sono vere. Il Balthasar maturo è semplicemente passato attraverso il fuoco di Cristo (o con me o contro di me) ed alcune possibilità sono state bruciate. Proprio per il motivo che dice Sequeri stesso. Balthasar è "puntigliosamente preoccupato di evitare anche solo l'impressione di una fondazione antropologica trascendentale della singolarità" (87) e della bellezza cristiana. È interessante che un artista come Bruno Brunelli abbia la stessa preoccupazione. Dalla bellezza antropologica e trascendentale (cioè dalla soggettività kantiana) non si arriva alla bellezza singolare del Crocifisso. È il cristiano non può che seguire quest'ultimo. Ciò non significa per Bruno che non si possa amare la chitarra classica o la fotografia o Beethoven in modo particolare nella interpretazione di Claudio Abbado e non significa per Balthasar che non si possa amare Mozart per una coincidenza ultima tra grazia e creatività. Cristo però rimane singolare e non è usabile per nessuno progetto di "teologia politica" (nel senso criticato da Massimo Borghesi) o "teologia estetica". Nell'Estetica teologica come vede bene Sequeri vi è : "il primato dell'oggetto trascendente (la rivelazione di Dio); b) la forma esperienziale della sua apprensione (la contemplazione della singolarità di Gesù); c) il rinvio all'unità originaria della coscienza (cui corrisponde la possibilità di una fenomenologia della verità" (86). In gioco è un momento critico, come critica alla tecnica (Heidegger) ed un momento propulsivo come "teoria cristiana della percezione spirituale e sensibile quale condizione della fede. Qui è il punto di contatto con la "conoscenza amorosa" di Luigi Giussani. Anche l'incontro di cui parla GIussani o il Papa non sono mai una questione solo antropologica - incontrata deve essere sempre e solamente la singolarità di Cristo anche nel dialogo tra le religioni. Singolarità che non deve essere neppure sacrificata nel dialogo con l'Islam, come ha fatto vedere Wael Farouq, visto che nel Santo Corano stesso essa è presente. Etc. #MassimoBorghesi #FerdinandUlrich #HansUrsvonBalthasar


(2)

Adrienne von Speyr, Commento al canto dei Cantici, Einsiedeln 1972
(Si può distrubare la Chiesa, ma non distruggerla). 
3,
[5] Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, 
per le gazzelle e per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l'amata
finché essa non lo voglia. 
In dialogo con #AdriennevonSpeyr
Preghiera (io ho scelto questa, che è fondamentalmente quella che Ignazio di Loyola chiede di ripetere sempre all'inizio di una giornata di esercizi; il santo spagnolo ci tiene che la preghiera sia sempre la stessa, però per te che leggi non deve essere questa mia).
Da Te, o Dio, nostro Signore chiedo la grazia,
che tutte le mie intenzioni, azioni ed tutti i miei interessi,
siano ordinati semplicemente al Tuo servizio e per la gloria
della Tua divina maestà e del Tuo divino amore.
Amen!
Parto dal rapporto Cristo e Chiesa. Adrienne dice con chiarezza: "si può disturbare, ma non distruggere". Quando siamo confrontati con evidenti forme di mancanza di amore e uso politico del Vangelo e della Chiesa non dobbiamo dimenticare che Cristo ha già salvato il mondo e che una distruzione della Chiesa è impossibile. Rimane il fatto però che l'invito a non disturbare è molto insistente. Questo verso ripete ciò che l'amato aveva già detto prima. Ci troviamo in un tempo in cui sembra che la Chiesa venga attaccata dall'interno, non dal Santo Padre, ma dai suoi critici che si presentano come nuovi "padri della Chiesa" pur essendo spesso solo dei cattivi o buoni scribacchini. 
C'è un giornalismo pseudo cattolico che usa argomenti tradizionalisti mischiati ad una incapacità quasi totale di comprendere il Vangelo e la sua logica, che sono la legittimazione ultima della Chiesa. Anche per questi avremmo a che fare con una possibile conversione - perché non vi è nulla di più forte di Cristo! Ma convertirsi è passare per il fuoco. La vita non è un sentimento. 
Per quanto riguarda il rapporto uomo e donna vi è anche questa prospettiva di non disturbare. Anche qui la forza di Cristo è più forte delle figlie di Gerusalemme, che il Signore scongiura. Le figlie di Gerusalemme stanno per un "eros" che blocca l'apertura del "soggetto unico" che siamo a quella bellezza sempre più grande che è Cristo stesso! Le figlie di Gerusalemme rappresentano la "natura", ma una natura bloccata! 
Vi è un intimità dell'amore che se si spegne, si spegne tutta la nostra forza creativa. Questo fuoco si trova in "analogia" (non identità) con il fuoco di Cristo!

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