Un filosofo nella scuola - perché non parlo quasi mai di scuola. In dialogo con #DonMilani
Parenzo. Pur essendoci da più di 30 anni non parlo quasi mai della scuola. Le tappe tedesche nella scuola le ho vissute dapprima nella "Grund- und Hauptschule" nella Baviera dal 1993 fino al 2002 come insegnante di religione e poi in un liceo (1) in Sassonia Anhalt dal 2002 fino ad oggi, come insegnante di filosofia, religione, latino e storia. L'unica eccezione è stato il #Diarioscolastico, che ho pubblicato per più di un anno dai Contadini di Peguy.
Dell'esperienza nella Hautpschule mi scrisse allora il cardinal Schönborn che si trattava di un compito tra "i più poveri tra i poveri" del sistema scolastico - si trattava dei ragazzi che dopo i quattro anni comuni nelle elementari non andavano né nel liceo né nella Realschule. Il diploma della Hauptschule si riceveva dopo cinque anni (quindi nove contando le scuole elementari), quello della Realschule dopo sei e quello del liceo, la maturità, dopo nove).
Da due anni, nel mio lavoro al liceo, ho deciso di insegnare anche qualche ora in un ramo della nostra scuola paragonabile alla Realschule, che si chiama Gemeinschaftschule, perché non volevo insegnare solo alle élite della nostra regione. In questo ramo si trovano pi?u o meno le persone che, mutatis mutandis, si trovò davanti don Milani a Barbiana.
Ho letto quasi per intero il libro di Emma Paola Bassani e Angelo Lucio Rossi, Don Lorenzo Milani. Con la mente aperta e il cuore accogliente, Reggio Emilia, 2017. In vero la prima parte di più (quella della Bassani) e la seconda di meno (quella di Rossi) sono piuttosto un libro in dialogo con don Milani che un un libro su don Milani.
Questo non è un problema perché come dice don Milani, citato da Rossi alla pagina217: "Essere fedeli ad un morto è la peggiore infedeltà". Questo lo si vede per esempio nella cadaverica fedeltà a don Giussani (di molti in CL), che cominciava la sua esperienza scolastica di élite nel 1954, nel liceo classico Berchet di Milano, dove era stato anche don Milani, mentre il priore di Barbiana arriva proprio in quel anno nel paesino degli Appennini.
A me non interessano i guru - nessuno. Il mio grande maestro Ferdinand Ulrich mi disse una volta, quando lo trattai come tale: "abbia il coraggio Roberto di uccidermi". Questo invito assomiglia molto alla frase di don Milani, detta ai suoi ragazzi: "difendetemi dalle mistificazioni".
Sono nella scuola con la mia "missione filosofica", che è molto seplice: verificare se l'essere è un dono. Questo forse si può esprimere con la frase di Rossi alla pagina 229: "Quanto uno vive il rapporto con Dio e ha coscienza del proprio destino, riconoscendolo, tanto più vive l'affezione dell'essere".
Ma in vero la mia esperienza è un altra: non sono io che riconosco qualcosa, ma vengo riconosciuto con la mia famiglia, come un segno che Gesù è presente (ovviamente con diversi gradi di coscienza visto che viviamo in una zona con il 2% di cattolici e con il14 % di luterani). Per questo le porte della nostra casa erano sempre aperte ed ultimamente ci vive una ragazza del CLU per qualche tempo ed una ragazza vietnamita con gravi problemi famigliari.
Il grande esperimento nelle periferie cittadine ed esistenziali di Rossi integrando scuola e quartiere non è il mio, come non è mia la biografia di Bassani, che contiene alcuni punti di contatto: come per esempio la sua decisione di educare nei primi anni i bambini a casa e non al nido, ma che per lo più mi è abbastanza estranea. Io non credo che tutto possa essere ridotto alla biografia dell'altro e neppure alla missione dell'altro: per esempio io ho più bisogno di contemplazione e lo stare a scuola fino alle undici di sera come faceva don Milani, mi ammazzerebbe. Le critiche alla "teoria" mi lasciano sempre del tutto freddo. Perché vi sono compiti più teorici e più filosofici. Il garantire questi è un criterio sicuro perché anche il discorso più vero non si riduca ad ideologia- una buona ideologia, per esempio di integrazione degli immigrati, ma pur sempre un ideologia. Solo la varietà delle missioni umane garantisce che il discorso non diventi ideologico. Una direzione scolastica che pieghi per esempio l'esperienza di migliaia di colleghi nelle proprie categorie, fossero anche quelle giuste, come quella delle "competenze" rischia di fare una nuova ideologia in cui si mettono le speranze, invece che nelle persone concrete.
Il mio lavoro è stato ed è certamente molto variegato: guido corsi di filosofia da 12 anni in una regione in cui la filosofia non è obbligatoria. Insegno religione ai giovani di 14 o 15 anni portandoli a passeggio o vedendo/leggendo/ascoltando Tolkien e C.S. Lewis. Credo insomma di essere abbastanza rivoluzionario. Non dimentico che i ragazzi hanno un corpo e non possono stare seduti per ore ad ascoltare un altro guru. In filosofia mi sono sempre opposto alla riduzione dell'educazione alle esigenze del mercato, perché semplicemente credo che l'ontologia è infinitamente più reale che il mercato.
Ho speso molte energie per le élite della nostra regione portandoli a Malta (un idea del mio preside) o nelle Dolomiti (un'idea che nasce dall'esperienza delle vacanze di GS) o in Armenia (un idea del ministero della cultura della Sassonia-Anhalt) e non credo con don Milani che si debba servire solo i poveri del sistema scolastico. A ragione la Bassani a dire con forza che vi è una fedeltà a don Milani che ne toglie il cuore pulsante, che a livello scolastico, non voleva abbassare ma alzare il livello culturale. Non vi è nulla di più povero che ideologizzare la "lettera ad una professoressa". Essere fedeli allo spirito di don Milani potrebbe oggi per esempio voler dire di occuparsi anche degli scolari eccellenti, senza bloccarli in un attesa priva di senso dei più deboli culturalmente. Bisogna educarli alla solidarietà non alle azioni senza senso, come sono molti dei "lavori di gruppo" che si fanno oggi nella scuola.
Non bocciare un ragazzo o il non allontanarlo dalla scuola se spaccia droga non sono sempre un atto d'amore, a volte sono semplicemente un atto di irresponsabilità.
Che cosa ho però in fine in comune con don Milani tenendo conto della differenza di statura umana e culturale: l'amore per quel avvenimento che è il farsi carne del Logos, che non è integrabile da nessuno contesto famigliare, anzi che lo provoca: o con me o con la famiglia! Ma essendo il Logos universale e concreto non ha bisogno di contrapporsi a nessuno, come ho detto ieri citando una frase di don Milani sul tema: Sono uno che aspetta!
"A combattere il comunismo mi parrebbe di oppormi alla storia, il che è come ribellarsi a Dio, perché è lui che la disegna. Ma con questo non sono comunista, come Geremia non era sincretista e san Gregorio non era paganeggiante. Sono uno che aspetta. Aspetto che faccia Dio, che disegni Dio. Attento a vedere (il disegno di Dio) per essere pronto a buttarmi con lui ad aiutarlo ad incarnarsi in tutte le civiltà, nazioni, tempi, lingue, climi, ordinamenti".
Don Luigi Milani 26.12.1947 in Pecorini, Don Milani - chi era costui? p. 35-36, citato in Emma Paola Bassani, Angelo Lucio Rossi, Don Lorenzo Milani, 174.
"A combattere il comunismo mi parrebbe di oppormi alla storia, il che è come ribellarsi a Dio, perché è lui che la disegna. Ma con questo non sono comunista, come Geremia non era sincretista e san Gregorio non era paganeggiante. Sono uno che aspetta. Aspetto che faccia Dio, che disegni Dio. Attento a vedere (il disegno di Dio) per essere pronto a buttarmi con lui ad aiutarlo ad incarnarsi in tutte le civiltà, nazioni, tempi, lingue, climi, ordinamenti".
Don Luigi Milani 26.12.1947 in Pecorini, Don Milani - chi era costui? p. 35-36, citato in Emma Paola Bassani, Angelo Lucio Rossi, Don Lorenzo Milani, 174.
Questo a volte fa di me un compagno di difficile: trasparente e duro come un diamante, che deve subito ferirsi e ferire. Ma il vero diamante è Cristo stesso che con un'incredibile pazienza mi ha guidato anche in questi trent'anni di scuola. Cristo stesso come ricordava Balthasar è Egli stesso la filosofia e non aspetta da me nessuna negazione della mia missione filosofica, ma la sua integrazione in quell'unica cosa realmente credibile: l'amore gratis!
Roberto, un piccolo amico di Gesù
(1) Si tratta di un liceo cristiano nei nuovi Länder, quelli che una volta formavano la Germania comunista. Quest'opera è in primo luogo l'opera del mio preside, che ha ricevuto per questo anche un'onorificenza del presidente della Repubblica tedesca. Essa è stata compiuta con l'aiuto del CJD, un organizzazione fondata da un pastore luterano, Arnold Dannenmann, sotto il motto: nessuno può andare perso, dopo la seconda guerra mondiale.
(1) Si tratta di un liceo cristiano nei nuovi Länder, quelli che una volta formavano la Germania comunista. Quest'opera è in primo luogo l'opera del mio preside, che ha ricevuto per questo anche un'onorificenza del presidente della Repubblica tedesca. Essa è stata compiuta con l'aiuto del CJD, un organizzazione fondata da un pastore luterano, Arnold Dannenmann, sotto il motto: nessuno può andare perso, dopo la seconda guerra mondiale.
PS I
Caro Angelo Lucio, caro Giorgio, per dirla in sintesi. Io sono un filosofo imprestato alla scuola per imparare sulla mia pelle che la filosofia può (non deve!) come solo accademica diventare una tentazione alla gnosi! Quindi certi giudizi non mi spaventano, perché non mi toccano. So però che questa tua (di Angelo) frase: "assenza di una didattica attiva tesa a proporre compiti reali e significativi" è all'orecchio di tantissimi colleghi offensiva. Non dei colleghi pigri ed astuti che ti ascolteranno per imparare il linguaggio che vuoi che si usa e non faranno neppure un passo verso di te. Insomma cercheranno di usare il tuo linguaggio per imbrogliarti. Ma offensiva proprio per quei colleghi che sono bravi e che da una vita cercano di insegnare perché si risolvano compiti e reali significativi. Da sempre credono con ragione o torto di creare le condizioni perché i ragazzi possano affrontare con senso la realtà. Come del resto era un "presupposto" l'andare a portare un messaggio del tipo di quello che racconta Nevio Santini in cui c'era scritto: "fallo parlare". Come era un presupposto fare l'analisi linguistica di tutti i "Promessi Sposi". Scomodare don Milani per questo approfondimento di linguaggio scolastico - che poi è il linguaggio delle dirgenza scolastica europea - secondo me non serve a nulla. Sarebbe come scomodare Aristotele per dire che bisogna dire al mattino: Buon giorno! Come dirigente scolastico puoi anche approfondire quel linguaggio ma devi sapere che la maggioranza dei colleghi si sentirà giudicata da te e non accolta come persona singolarmente grande e importante per la scuola. Vostro, Roberto
Caro Angelo Lucio, caro Giorgio, per dirla in sintesi. Io sono un filosofo imprestato alla scuola per imparare sulla mia pelle che la filosofia può (non deve!) come solo accademica diventare una tentazione alla gnosi! Quindi certi giudizi non mi spaventano, perché non mi toccano. So però che questa tua (di Angelo) frase: "assenza di una didattica attiva tesa a proporre compiti reali e significativi" è all'orecchio di tantissimi colleghi offensiva. Non dei colleghi pigri ed astuti che ti ascolteranno per imparare il linguaggio che vuoi che si usa e non faranno neppure un passo verso di te. Insomma cercheranno di usare il tuo linguaggio per imbrogliarti. Ma offensiva proprio per quei colleghi che sono bravi e che da una vita cercano di insegnare perché si risolvano compiti e reali significativi. Da sempre credono con ragione o torto di creare le condizioni perché i ragazzi possano affrontare con senso la realtà. Come del resto era un "presupposto" l'andare a portare un messaggio del tipo di quello che racconta Nevio Santini in cui c'era scritto: "fallo parlare". Come era un presupposto fare l'analisi linguistica di tutti i "Promessi Sposi". Scomodare don Milani per questo approfondimento di linguaggio scolastico - che poi è il linguaggio delle dirgenza scolastica europea - secondo me non serve a nulla. Sarebbe come scomodare Aristotele per dire che bisogna dire al mattino: Buon giorno! Come dirigente scolastico puoi anche approfondire quel linguaggio ma devi sapere che la maggioranza dei colleghi si sentirà giudicata da te e non accolta come persona singolarmente grande e importante per la scuola. Vostro, Roberto
PS II
La grande idea delle scuole aperte al territorio capaci di integrare tutti gli attori in gioco ed anche i profughi che abbiamo secondo me deve essere sempre più aperta anche come linguaggio non contro qualcuno (assenza di...), ma in favore di tutti (capace di integrare tutto). Così avremo scuole e case aperte, chiese aperte: luoghi in cui Cristo agisce per quello che è. Colui che è risorto! È perché opera!
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