venerdì 14 febbraio 2020

Noi e l'esortazione apostolica Querida Amazônia

Noi e l'esortazione apostolica Querida Amazônia

Lipsia. Credo che il documento debba essere letto e meditato in tutta la sua grande pluralità sociale, culturale, ecologica e ecclesiale. Io ho cominciato a fare questo lavoro, anche con lo studio dell'enciclica "Laudato si'".

Già dal punto numero uno l'esortazione apostolica post sinodale non si mette in contrasto con il testo intitolato "Amazonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un ecologica integrale", che il Santo Padre invita a "leggerlo integralmente" (punto numero tre). Ed al punto numero quattro dice esplicitamente: "Dio voglia che tutta la Chiesa si lasci arricchire e interpellare da questo lavoro, che i pastori, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici dell’Amazzonia si impegnino nella sua applicazione e che possa ispirare in qualche modo tutte le persone di buona volontà."

Quindi non vedo nella pubblicazione del Santo Padre, a parte che nessun "sentire cum ecclesia" romano cattolica è possibile sine Petro, nessun fallimento della sinodalità - quella cum Petro, perché un'altra semplicemente non è cattolica e chi la sostiene dovrebbe fare i passi che ritiene necessari per la sua coscienza senza aspettarsi che la Chiesa romana diventi quello che vogliono loro.

Chi è il centro di questo documento? Cristo! Gesù Cristo, laico e sacerdote (non levita, che non lo era). Il falegname di Nazareth, figlio dell'uomo e figlio di Dio, è la proposta che il Santo Padre fa ai popoli dell'Amazonia, prendendo sul serio la loro cultura.

Sulla questione della laicità Riccardo Cristiano cita una fonte importante: "Il punto è importantissimo perché le possibilità sono due: o Francesco ha smentito il sinodo e quindi ha interrotto, lui che lo ha avviato, il percorso di riforma sinodale della Chiesa, o ha confermato il percorso sinodale. Per capirlo secondo alcuni è necessario stare alle parole ufficiali e proprio alle parole ufficiali di papa Francesco fa riferimento per sostenere una tesi molto interessante un nome prestigioso come Viktor Manuel Fernandez, da tanti definito per anni “il teologo del papa” e oggi arcivescovo argentino di La Plata dopo essere stato gran cancelliere della Pontifica Università Argentina.
Dunque quello che dice va letto con attenzione perché propone di cambiare, e non di poco, il senso di quel che sin qui si è detto. La sua dichiarazione, apparsa su Religion Digital, parte da una constatazione un po’ amareggiata: “Molta gente, prima di leggere ‘Querida Amazonia’, si è concentrata sul disappunto che non vi si parli di viri probati, cioè dell’ordinazione di alcuni uomini sposati. Qui non si è saputa riconoscere una preoccupazione che Francesco ha espresso varie volte: pensare a soluzioni troppo clericali davanti ai problemi della società e della Chiesa in Amazzonia. Lui ha meglio insistito nel confrontarsi con le carenze e le difficoltà dando luogo, con maggiore audacia, a una Chiesa marcatamente laicale. Alcune persone progressiste, durante il Sinodo si sono lamentate che le aspettative si concentrano sui viri probati invece che sul cammino di cui si ha bisogno in Amazzonia. Si tratta di dare maggiore autorità ai laici, e di accompagnarli perché possano prendere loro le redini della Chiesa in Amazzonia. Per questo Francesco chiede espressamente che non si confonda il sacerdozio con il potere. Francesco chiede che i laici in Amazzonia sviluppino di più le loro attribuzioni e capacità di organizzazione e gestione delle comunità. La discussione sui viri probati ha indotto alcuni a concentrarsi su questo invece di immaginare i cammini di una Chiesa marcatamente laicale”." (https://formiche.net/2020/02/amazzonia-chiesa-esortazione-fernandez/?fbclid=IwAR36Uz6QhtbQAi4s1Ja2C3kmk_Db4ATZXk1CsyLtC5MLx55dGV9SQHTDd5o )

Per quanto riguarda la figura del sacerdote il Papa ci fa capire che egli non è un "capo", ma un "servitore" (Gv 13) della confessione e dell'eucarestia. Questi sacramenti sono specifici dell'ordine sacerdotale; sacerdote, che per la Chiesa romana è un maschio celibe - che sia un maschio è un dogma, che sia celibe è una scelta che spetta alla Chiesa universale cum e sub Petro. Vi sono delle eccezioni al celibato anche nella Chiesa romano cattolica, ma sono per l'appunto eccezioni (per esempio il caso dei sacerdoti anglicani sposati convertiti).

Il celibato è un grande dono e non solo un problema (è il problema non è il celibato, ma chi non lo vive, pur dicendo di viverlo). Una famiglia di per sé non è garanzia, per la mancanza di simmetria che spesso vi e nella gestione dei bisogni da parte degli sposi, di equilibro. Non vederlo è questione di "immaginazione", per parlare con Lacan; di totale incapacità di riflessione "simbolica" (linguaggio).

Anche l'"Humanae vitae" (in queste ore si è parlata anche di essa), difesa dal filosofo della scuola di Francoforte Max Horkheimer, perché secondo lui la pillola distruggerebbe l'amore erotico, non è il "male" che mostrerebbe la sessuofobia della Chiesa, anche se io ritegno che la struttura del desiderio sessuale debba essere presa più sul serio, di quanto si faccia nella Chiesa e nei suoi documenti - detto questo, che la sessualità sia al "servizio" anche della figliolanza, che era il tema dello scritto di Paolo VI, è certamente vero.

Nella nostra società trasparente e pornografica (Bjung-Chul Han) e/o melanconica (Massimo Recalcati) non abbiamo un problema di troppo desiderio, di troppa libido, ma di troppo poco/a. La trasparenza pornografica uccide l'eros, anche se forse è possibile distinguere anche tra le diverse forme pornografiche.

Non so se in Amazonia abbiano lo stesso nostro problema, ma noi nella società trasparente, non abbiamo tanto il problema di una "Legge" che condanni il desiderio, ma di un'esperienza di vero amore che "liberi" anche il desiderio - sessuale e non.

Questo post nasce in dialogo con pensieri che ho letto qua e la nella rete e non vuole essere un commento dell'esortazione, che inviterei a leggere pian piano per intero.

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