Maria e la filosofia - fede versus gnosi
Una mia presa di posizione su Maria in riferimento ad alcuni frasi di Massimo Cacciari.
Maria e la filosofia - fede versus gnosi
Una mia presa di posizione su Maria in riferimento ad alcuni frasi di Massimo Cacciari.
Lipsia. In un ulteriore intervista sul Natale il filosofo italiano Massimo Cacciari, pur dando giudizi del tutto generici sui sacerdoti della Chiesa cattolica (come sostenitori d’ateismo e della banalità) e un giudizio „complesso“, ma altrettanto unilaterale, su Papa Francesco (fede intrecciata alla volontà di potenza), dice cose molto profonde su Maria che mi hanno ricordato un’affermazione del beato vescovo Oscar Romero:
„Avete soffocato l’afflato rivoluzionario di Maria di Nazareth, esaltandone il divino e mettendo da parte la sua umanità. Maria è donna, donna sola con un figlio, vedova in un tempo in cui la vedovanza era un abominio. Era un’ebrea in una terra oppressa dai Romani, rifugiata in Egitto per sfuggire alla persecuzione. Maria fu una profuga. Madre affannata, che spese la vita a seguire un Figlio che talvolta non capiva (Mc 3,21), un folle, suo figlio. Maria, donna libera, che segue per le vie della Palestina il figlio, viaggiatrice, teologa, scrutatrice. Maria donna dell’assemblea, che presiede la celebrazione della Pentecoste secondo i costumi del suo popolo. Statue e immaginette l’hanno legata, rappresentata in posa statica tra nubi e lune, lei che spese tutta la sua vita a camminare, il cui cuore non conobbe tregua. Donna dai sandali consunti per le passeggiate montane, per far visita alla sua parente, per annunciare. Ed è per questo che con tutto il cuore la chiamo “Madre!”. Come la mia mamma era una lavoratrice instancabile e donna del popolo.“
Ascoltiamo Massimo Cacciari:
„Maria è stata pressoché ignorata anche dai filosofi che hanno interpretato l'Europa e la Cristianità, come Hegel e Schelling. Il discorso ha privilegiato il rapporto del padre con il figlio. Maria è stata ridotta a una figura di banale umiltà, un grembo remissivo e ubbidiente che si è fatto fecondare dallo spirito santo senza alcun turbamento. (…) Quando l'Arcangelo Gabriele le annuncia che concepirà e partorirà un figlio e che egli sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, Maria ha paura. Si ritrae, dubita, è assalita dall'angoscia, medita. Il suo sì non è affatto scontato. Nel momento in cui lo pronuncia, è un sì libero e potente, fondato sull'ascolto della parola. Perché Maria giunge a volere la volontà divina. (…) Nel pensiero, solo pochi autori – penso a Baltasar – hanno riflettuto sulla figura di Maria. È nella pittura – nella grande pittura occidentale – che Maria si innalza al ruolo di protagonista assoluta. Siamo di fronte a uno di quei casi in cui l'espressione figurativa è andata molto più in profondità del linguaggio. (…) Che se si toglie alla nascita di Cristo la scelta di questa donna che accoglie nel suo ventre il figlio di Dio e il suo Logos, l'incarnazione diventa una commedia. Maria è libera. Anzi, di più: il suo libero donarsi all'ascolto è in realtà un'iper libertà.“
Anche se le due citazioni, quella del vescovo Romero e quella del filosofo italiano sembrano simili, esse non sono per nulla identiche. Il vescovo Romero è interessato all’annuncio dell’avvenimento cristiano, Cacciari alla cultura cristiana. Il vescovo ad una fede, il filosofo ad una „gnosi“. Mi ha scritto un amico (Bruno Brunelli). È come se Cacciarsi dicesse: salviamo la cultura occidentale senza la quale noi intellettuali non sapremmo come vivere… „e da questo punto di vista non c'è differenza fra destra e sinistra. Vive per quella struttura culturale che ha in mente, dove la cultura cristiana non può non esserci“, ma non può non esserci appunto come gnosi che offre un' identità, che per Cacciari ha la modalità del „dubbio“.
È vero che sia Hans Urs von Balthasar che Adrienne von Speyr non hanno taciuto che in Maria vi è spazio anche per l’angoscia: non è per nulla romantico, piuttosto molto drammatico essere incinta per opera dello Spirito Santo. Anche Giuseppe che le voleva bene ha dovuto essere aiutato da un angelo per accoglierla!
Quello che Cacciari non riesce a capire - mentre Balthasar nella tradizione dei Padre della Chiesa ha compreso molto bene - è la differenza tra la reazione di Zaccaria (lui dubita davvero) e quella di Maria (che chiede spiegazioni sul come sia possibile ciò che le viene detto). Forse non ci riesce perché è più innamorato della cultura cristiana che dell’avvenimento di Cristo. Proprio questa differenza tra Zaccaria e Maria ci farebbe "assaggiare" (sapere) qualcosa del mistero dell'Immacolata Concezione.
Infine vorrei dire che vi sono filosofi cristiani che hanno scritto cose molto profonde su Maria. Per esempio Ferdinand Ulrich le ha dedicato un libro di 693 pagine: „Logo-Tokos. Der Mensch und das Wort“ (Lohgo-Tokos.L’uomo e la parola, Friburgo, 2003). Quest’uomo che sa ascoltare la parola è „mariano“! Maria infatti è la „Theotokos“ - la madre di Dio, come con profondità intuisce Massimo Cacciari.
Nel suo ultimo libro su Papa Francesco, „Jose Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale“, in modo particolare nell’ultimo capitolo del libro, Massimo Borghesi fa vedere con grande profondità il significato di Maria nel pensiero filosofico e teologico del Papa. Nella conferenza ecclesiale svoltasi ad Apericida( 2007), in un grande luogo di pellegrinaggio mariano, l’allora cardinal Bergoglio portava a frutto alcune delle grandi intuizioni di Luigi Giussani ed in primis la più grande: solo l'attrazione per Gesù è risposta al nichilismo libertino del nostro tempo (quello della società trasparente criticata da Massimo Cacciari, nell'intervista di cui stiamo parlando e che avevo condiviso nella mia bacheca l'altro giorno). Intuizione che aveva già ereditato Benedetto XVI nella "Deus caritas est": "all'inizio dell'essere cristiano non c'é una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona"!
È questa persona, il Logos universale e concreto che sa integrare tutte le "antinomie": ricco e povero, uomo e donna, centro e periferia...e l'amico di cui hanno bisogno tutti gli uomini e che ha trovato in Maria un primo assenso libero e fecondo. La grande filosofia dell’essere come dono di Ferdinand Ulrich, che ho studiato negli ultimi 20 anni, mi ha permesso di comprendere ciò che diceva Borghesi nel suo libro sulla dimensione „mariana“ del pensiero del Papa e della filosofia stessa.
La filosofia è per sua natura "ancella" e non "domina", perché testimonia la più grande polarità ontologica che è quella tra l'essere come dono e le sostanze in cui il dono si fa carne. L'essere astratto è niente! È la copertura ideologica del nichilismo. Ogni gnosi è copertura ideologica del nichilismo. L'essere donato è niente, ma quel niente della gratuità, rivelato anche dal linguaggio: "non fa niente", "non c'è di che". Il niente dell'amore versus il niente del nichilismo. L'essere come dono è percepibile solamente nella sostanza donata (un fiore, un malato, la natura come nostra casa comune, un amico, la moglie...), non è un tesoro geloso da conservare e difendere da un'élite intellettuale. L'essere può essere percepito solamente nel suo movimento in cui si rende finito (in una pianta, in uomo…) e ciò analogicamente al rendersi finito del Figlio, che pur avendo la forma divina assume quella umana. Ad maiorem Dei gloriam! Per la gloria e l'amore del Padre da cui la realtà viene e a cui ritorna (un grande tema di Adrienne von Speyr, Hans Urs von Balthasar).
La filosofia vede in Maria la sua ultima maestra e mamma, perché in lei non il tanto sapere, ma il "sentire" le permette di essere „Theotokos“! Colei che fa nascere Cristo e lo accompagna nella sua vita terrena, che per amore è salito sulla Croce ed è disceso agli inferi. Tra la Morenita, la signora di Guadalupe che unisce nel suo sguardo gli Indios e gli "europei" e la signora di Medjugorje, regina della Pace, c'è anche Maria che ha trovato in due nobili svizzeri - in apparizioni che sono durate per decenni - gli strumenti per rivelare che l'amore gratis di Cristo non si ferma neppure di fronte al mistero dell'inferno.
E così si può essere all'assemblea ad Apericida o a Roma, o nei boschi tedeschi o in una scuola fondata da un pastore luterano, in una camera di ospedale o in una villas, in un Movimento o in una parrocchia o dove volete e si può annunciare con la propria vita che solo l'amore è credibile. Quello del Logos universale e concreto, fatto carne in Maria! Come dimostrano le parole citate del vescovo Romero all’inizio e come certo fanno anche migliaia di preti, così come possono, in tante chiese e strade del mondo.