Questo tentativo filosofico nasce dal desiderio di prendere sul serio Papa Francesco, senza ingurgitarlo nei propri pensieri, anche se essi fossero verosimilmente adeguati alla realtà e ad un'interpretazione adeguata di essa.
Faccio un esempio concreto citando il punto numero 15:
15. Il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti è seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante, benché mascherata con la difesa di alcuni valori. Oggi in molti Paesi si utilizza il meccanismo politico di esasperare, esacerbare e polarizzare. Con varie modalità si nega ad altri il diritto di esistere e di pensare, e a tale scopo si ricorre alla strategia di ridicolizzarli, di insinuare sospetti su di loro, di accerchiarli. Non si accoglie la loro parte di verità, i loro valori, e in questo modo la società si impoverisce e si riduce alla prepotenza del più forte. La politica così non è più una sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, bensì solo ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace. In questo gioco meschino delle squalificazioni, il dibattito viene manipolato per mantenerlo allo stato di controversia e contrapposizione.
Per le citazioni dall'enciclica: https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html
Due persone che leggano questo passaggio nella loro realtà specifica potranno giungere anche ad un'analisi politica molto differente e fosse anche che una delle due sembri essere più verosimilmente adeguata dell'altra, la verità è e rimane solo una: Cristo, che non può essere ridotto, anche alla più verosimile interpretazione del reale. Le parole che ho messo in grassetto, come del resto tutta la citazione, certamente possono e devono essere lette in modo diverso. Il papa da Roma non può abbracciare con lo sguardo tutte le realtà politiche. Egli ci guida con un disegno universale per il bene comune, ma non può e non vuole dare un'interpretazione politica che si ritenga unilateralmente corretta. Per esempio: che cosa sia la forza polarizzante negli USA è una domanda che può essere letta da due cattolici anche in modo del tutto diverso.
Già nella sua Evangelii gaudium il Papa ci aveva ricordato che non vuole guerre tra di noi: la confessione e l'eucarestia devono essere un momento di legame molto più importante di un'analisi politica. Fa parte in fine di un reale atteggiamento di "exinanitio" di se stessi non considerare le proprie idee - non la proprio confessione di fede - come le uniche possibili.
Quindi anche il lavoro che farò sull'enciclica "Fratelli tutti" (e che presenterò in questo post) non ha nessuna pretesa di essere l'unica interpretazione adeguata dell'enciclica stessa - è solo un tentativo personale e filosofico, che nasce dopo aver letto molti dei documenti del Papa e dopo aver seguito la celebrazione della Santa Messa all'inizio della pandemia.
Con umiltà mi sento uno degli amici di Gesù, che fanno parte del popolo santo di Dio, che ama questo papa, a differenza di certi intellettuali che scambiano le loro interpretazioni per fatti. Solo l'amicizia in Cristo (cfr. Gv 15: vi chiamerò amici) ci permette di vivere quel legame d'amore che è la Chiesa: che questo legame non venga lacerato, mai, per le nostre interpretazioni. Perché solo cosi saremo servi inutili, utile al dilagare dell'amore nel mondo. Solo così saremo credibili (cfr. Gv 17).
(11.1.21) In una delle sue ultimi interviste Robert Spaemann (1927-2018) prendeva Benedetto XVI come esempio di vera modestia, mentre Papa Francesco sarebbe stato per lui non solo e non principalmente un Papa negativo o espressione della cosiddetta deep church (Carlo Maria Viganò), ma certamente non un Papa della discrezione e della modestia o dell'umiltà. Questo ultimo giudizio non è vero. Papa Francesco, che come giustamente afferma Lucio Brunelli, nelle Sante Messe trasmesse all'inizio della pandemia, ha confermato il popolo di Dio nella fede, appena essa allentò il suo morso in Italia, decise di smettere la loro trasmissione, sebbene in tutto il mondo fino in Cina, queste "semplici" Sante Messe avevano trovato un grande assenso del popolo fedele di Dio ed anche di tante sorelle e fratelli uomini spauriti o desolati dalla pandemia. Insomma non siamo a confronto di un Papa del proselitismo o protagonismo spinto. Un altro segno della sua vera discrezione ed umiltà è il fatto che i suoi temi sono stati prima espressi in "Lettere apostoliche" e solo dopo in "Encicliche": una sulla fede scritta a due mani con Benedetto XVI (Lumen fidei, 29 giugno 2013) , poi la "Laudato si'" (24 maggio 2015) ed infine "Fratelli tutti" (3 ottobre 20220) che voglio commentare in questo post.
Nel punto 17 della "Fratelli tutti" riassume il messaggio della Laudato si':
17. Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune. Tale cura non interessa ai poteri economici che hanno bisogno di entrate veloci. Spesso le voci che si levano a difesa dell’ambiente sono messe a tacere o ridicolizzate, ammantando di razionalità quelli che sono solo interessi particolari. In questa cultura che stiamo producendo, vuota, protesa all’immediato e priva di un progetto comune, «è prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni».
Altri temi come l'opzione preferenziali per i poveri, la critica alla società dello scarto, trovano espressione infine anche in questa enciclica e ne danno un peso teologico definitivo da non sottovalutare. Essendo temi, però, che si prestano anche ad un'interpretazione laica, per così dire autonoma dal magistero, bisogna stare in modo particolare attenti a quel non ingurgitare dei pensieri del Papa nei propri pensieri con cui ho cominciato questo post. Facciamo un esempio. Al numero 20 dell'enciclica "Fratelli tutti" il Papa parla di razzismo in questi termini:
20. Questo scarto si manifesta in molti modi, come nell’ossessione di ridurre i costi del lavoro, senza rendersi conto delle gravi conseguenze che ciò provoca, perché la disoccupazione che si produce ha come effetto diretto di allargare i confini della povertà. Lo scarto, inoltre, assume forme spregevoli che credevamo superate, come il razzismo, che si nasconde e riappare sempre di nuovo. Le espressioni di razzismo rinnovano in noi la vergogna dimostrando che i presunti progressi della società non sono così reali e non sono assicurati una volta per sempre.
Questo tema del razzismo o del ritorno del razzismo è un tema grande che a seconda del paese di cui stiamo parlando implica una reale attenzione. Prendiamo l'esempio degli USA: il razzismo degli anni di Martin Luther King e quello dei nostri giorni non sembrano essere della stessa natura e per quanto riguarda l'oggi, come sottolinea un mio amico americano, bisogna dire che vi è anche un pericolo nell'uso della lotta contro il razzismo per raggiungere scopi che con esso non hanno nulla a che fare. Il grande pericolo della società americana oggi, secondo lui, non è il razzismo, ma una una radicale non conciliazione nella società americana, in cui è difficile discernere quali siano i veri fattori davvero polarizzanti e il tema della "post-truth" non è un tema che riguarda solamente il presidente uscente Donald Trump (per quanto spregiudicate e pericolose siano alcune sue parole, come ha accennato ieri un cardinale moderato come quello di New York Timothy Dolan), ma anche giornali rinomati che permettono su tanti temi (gender...) solo una narrazione come possibile.
(11.01.21) Ovviamente si potrebbe accusare questo tentativo di distanziarsi dalle ingurgitanti riflessioni sui pensieri del Papa come un addolcimento di essi. Quasi che io volessi impedire che un laico tragga le conseguenze "politiche" dalle cose chiare che dice il Papa, facendo nomi e cognomi di nemici ed amici. In vero non è così; io cerco semplicemente di evitare delle riduzioni "teologico politiche" di quello che dice il papa, senza per questo non prendere sul serio il livello di "teologia della politica" delle sue affermazioni. È uno dei grandi meriti del filosofo italiano Massimo Borghesi aver distinto tra "teologia politica" (che prima o poi finisce in fondamentalismo o nella reazione ad esso: il nichilismo) e "teologia della politica"; una lezione non difficile da recepire per un balthasariano come me, che ha imparato già dalla prima giovinezza a distinguere tra ""teologia estetica" e "estetica teologica" ("teologia dell'estetica"): con un termine si intende una politicizzazione o esteticizzazione indebita della teologia, con l'altro un "orientamento" che viene dato, per così, dire dall'interno della politica e dell'estetica stesse.
Per quanto riguarda invece il contrario dell'ingurgitare, cioè la critica del Papa, essa ha un vario spettro che arriva fino che il Papa sia davvero tale, perché Benedetto XVI avrebbe rinunciato all'ufficio, ma non al munus petrino. Mandando l'articolo di Lucio Brunelli (https://www.osservatoreromano.va/it/news/2021-01/quo-002/cio-che-inferno-non-e.html?fbclid=IwAR3gtLP6CFPaJHVcm3fEJmXbQ9ngZbggSXd_fSSxJJBBxEsb89lPkdOOsH4) sul confermare i fedeli nella fede del Papa ai fedeli ad un anziano professore, mi è arrivata tale risposta:
Papa Francesco fa tutto meno che confermare i fratelli nella fede. È in pieno accordo con il giudaismo talmudico americano che afferma che Gesù Cristo non è il Messia ed infatti con Nostra Aetate afferma che i giudei non devono convertirsi perché la vecchia alleanza viene mantenuta. Non solo, ha firmato il protocollo di Abu Dhabi che equipara tutte le religioni e favorisce l'immigrazione islamica in Europa per distruggere la civiltà europea nel nome della fratellanza universale giudaico-massonica e del cristianesimo anonimo rahneriano. Non solo fa proprio un ecologismo esasperato alla PACHAMAMA basato su un grottesco panteismo che mistifica il francescanesimo. Lo scandalo vivente è la continua mistificazione di Francesco d'Assisi con la Greta Thunberg che prende il posto di Chiara. E non gli basta Greta, ha pure esaltato Emma Bonino. In filosofia elimina i fondamenti della metafisica platonico-aristotelica per il liberismo cosmopolita della open society di Popper e di Soros. È stato accolto alla corte dei Rotschild e dei Rockefeller che accolgono Francesco alla loro corte perché Francesco gli garantisce la riduzione del cattolicesimo romano a una delle tante religioni: sincretismo, relativismo, omosessualismo, gender theorie, ecumenismo.
Nel mio blog vi è materiale a sufficienza per rispondere a tutte queste accuse. A livello sintetico direi che queste affermazioni mancano del tutto del "sentire cum ecclesia" e non riceveranno in questo commento della "Fratelli tutti" una particolare attenzione. Basti dire sinteticamente che la singolarità del Logos non si gioca mai, per i grandi padri della chiesa fino ad Hans Urs von Balthasar nella modalità dell'esclusione, ma in quella dell'inclusione (integrazione). Nel Logos universale e concreto che è Cristo è possibile ricapitolare tutto ciò che è bello, buono e vero - l'idea non è mia, ma dei grandi inni di san Paolo (lo ha compreso in profondata Elisabetta di Dijon). Un autore come padre Antonio Spadaro SJ ha fatto vedere tutta la portata realmente cattolica della ecologia e diplomazia papale.
Due libri vorrei evidenziare come sfondo di quello che dirò sulla "Fratelli tutti". Dapprima "Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale" di Massimo Borghesi (Milano 20179, che rivela le fonti filosofiche e teologiche (Przywara, de Lubac, Fessard, Methol Ferré, Balthasar, Guardini...) e i pensieri chiavi di una filosofia della polarità, che è profondamente integrativa. Poi il libro di Lucio Brunelli, Papa Francesco. Come l'ho conosciuto io, Cinisello Balsamo, 2020, che presenta un Papa amico di Dio e dell'uomo, attento alle sorelle e ai fratelli che incontra nella sua vita e cha ha uno sguardo che espande la misericordia di Dio.
In un altro articolo Lucio Brunelli aveva fatto vedere come la posizione del Papa sui diritti degli uomini non deriva dal liberalismo cosmopolita, ma dalla dottrina sociale della Chiesa e in genere dal Concilio Vaticano II: https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2019-09/papa-francesco-lucio-brunelli-articolo-ambiente.html
Nella "Fratelli tutti" il Papa si esprime su questo tema così:
Diritti umani non sufficientemente universali
22. Molte volte si constata che, di fatto, i diritti umani non sono uguali per tutti. Il rispetto di tali diritti «è condizione preliminare per lo stesso sviluppo sociale ed economico di un Paese. Quando la dignità dell’uomo viene rispettata e i suoi diritti vengono riconosciuti e garantiti, fioriscono anche la creatività e l’intraprendenza e la personalità umana può dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune».[18] Ma «osservando con attenzione le nostre società contemporanee, si riscontrano numerose contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l’eguale dignità di tutti gli esseri umani, solennemente proclamata 70 anni or sono, sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza. Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo. Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati».Che cosa dice questo riguardo all’uguaglianza di diritti fondata sulla medesima dignità umana?
23. Analogamente, l’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio. È un fatto che «doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti».
24. Riconosciamo ugualmente che, «malgrado la comunità internazionale abbia adottato numerosi accordi al fine di porre un termine alla schiavitù in tutte le sue forme e avviato diverse strategie per combattere questo fenomeno, ancora oggi milioni di persone – bambini, uomini e donne di ogni età – vengono private della libertà e costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù. […] Oggi come ieri, alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto. […] La persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, con la forza, l’inganno o la costrizione fisica o psicologica viene privata della libertà, mercificata, ridotta a proprietà di qualcuno; viene trattata come un mezzo e non come un fine». Le reti criminali «utilizzano abilmente le moderne tecnologie informatiche per adescare giovani e giovanissimi in ogni parte del mondo». L’aberrazione non ha limiti quando si assoggettano donne, poi forzate ad abortire. Un atto abominevole che arriva addirittura al sequestro delle persone allo scopo di vendere i loro organi. Tutto ciò fa sì che la tratta di persone e altre forme di schiavitù diventino un problema mondiale, che esige di essere preso sul serio dall’umanità nel suo insieme, perché «come le organizzazioni criminali utilizzano reti globali per raggiungere i loro scopi, così l’azione per sconfiggere questo fenomeno richiede uno sforzo comune e altrettanto globale da parte dei diversi attori che compongono la società».
Questi punti della "Fratelli tutti" hanno ovviamente come perno i principi della dottrina sociale della Chiesa: penso in modo particolare a (1) la dignità della persona umana, (2) il bene comune, (3) la sussidiarietà, e (4) la solidarietà.
(12.01.20) Il grande problema di noi uomini è che ci innamoriamo delle nostre interpretazioni, invece che della verità e il nostro problema specifico di cattolici è che non prendiamo sul serio la possibilità che l'altro abbia ragione (Hans Georg Gadamer) - certo non sempre l'altro ha ragione e per questo noi abbiamo un magistero, per orientarci nella ricerca della verità, ma il magistero non toglie la fatica del pensiero in prima persona. Poi c'è il problema delle fonti: nella mia vita un dialogo serio con un amico ha sempre avuto molto più importanza che la citazione di giornali, non perché i giornali siano uno strumento del diavolo, ma perché nel dialogo tra amici, vi è più libertà di quella che offre una redazione, pagata dai potenti.
Quale è il contesto in cui ci troviamo? Il conflitto e la paura (Fratelli tutti, 25-28). Il Papa usa parole forti per farci comprendere cosa provoca la paura: la convenienza dei potenti, la terza guerra mondiale a pezzetti (25); si tratta di paure che persistono anche nel progresso tecnologico (27); infine cita la mafia e la sua pedagogia (28). Cosa viene minato? Il "progetto di fratellanza" che ha spinto il Santo Padre a scrivere la "Fratelli tutti":
26. Questo non stupisce se notiamo la mancanza di orizzonti in grado di farci convergere in unità, perché in ogni guerra ciò che risulta distrutto è «lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana», per cui «ogni situazione di minaccia alimenta la sfiducia e il ripiegamento».Così, il nostro mondo avanza in una dicotomia senza senso, con la pretesa di «garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia».
La traduzione concreta di queste frasi dovrebbe essere tentata in un dialogo autentico e non nell'insistere sulle nostre idee, di cui - certamente in buona coscienza - ci siamo innamorati. Prendiamo l'esempio concreto dell'assalto al Campidoglio in Washington. La cosa è in sé grave ed è grave che un presidente sia o per lo meno sembra (Cardinal Timothy Dolan) essere coinvolto in un tale attacco all'istruzione del proprio paese e che quindi possa portare la responsabilità dei cinque morti. Questo aspetto è importante, ma non è l'unico. Come mostrano le ricerche di Andy Ngô. L'Antifa di BLM negli USA, che scrive in un cartello di protesta che Ashli Babbitt, la veterana dell'Afghanistan uccisa negli avvenimenti del Campidoglio, ha meritato di morire, è anche espressione di violenza o l'attacco al federale building in Portland da parte dell'antifa, per nulla denunciato dai media, era anche un attacco istituzionale grave, sebbene forse meno spettacolare di quello al Campidoglio. Insomma voglio dire che nei conflitti di questa estate ed attuali negli USA, non era solo Trump colui che costruiva "muri" e invitava alla violenza. La sfiducia nella società americana - ci ho impegnato ore ed ore di dialogo per comprenderlo - non ha solo una causa. Così come il razzismo di oggi non è paragonabile a quello dei tempi di Martin Luther King: in gioco è una solidarietà nazionale che deve essere difesa da tutti, bianchi e neri in unità, nell'unità che solo un'amicizia può dare (Green Book). Sono sicuro purtroppo che anche alcuni amici sospetteranno in queste mie righe un cambiamento di giudizio nei confronti di Trump, ma quello che è cambiato non è il giudizio, ma il sapere che ho di tante cose successe in America in questa estate (per esempio le esagerazioni violente di BLM) e che ho imparato in un dialogo con chi ci vive in mezzo e che non dipende da fonti come la New York time, etc. e che confessa Cristo come salvezza del mondo.
In Breve: solo un'amicizia autentica salverà il progetto di fratellanza di cui parla il Papa.
(13.01.21) L'atteggiamento ecumenico ed interreligioso di Papa Francesco si esprime con rapporti concreti. Nella sua Enciclica sulla nostra casa comune cita con gratitudine il patriarca Bartolomeo di Istanbul, mentre nell'enciclica che stiamo commentando cita con gratitudine, più volte, il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, per esempio al punto 29:
Con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb non ignoriamo gli sviluppi positivi avvenuti nella scienza, nella tecnologia, nella medicina, nell’industria e nel benessere, soprattutto nei Paesi sviluppati. Ciò nonostante, «sottolineiamo che, insieme a tali progressi storici, grandi e apprezzati, si verifica un deterioramento dell’etica, che condiziona l’agire internazionale, e un indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità. Tutto ciò contribuisce a diffondere una sensazione generale di frustrazione, di solitudine e di disperazione […]. Nascono focolai di tensione e si accumulano armi e munizioni, in una situazione mondiale dominata dall’incertezza, dalla delusione e dalla paura del futuro e controllata dagli interessi economici miopi». Segnaliamo altresì «le forti crisi politiche, l’ingiustizia e la mancanza di una distribuzione equa delle risorse naturali. […] Nei confronti di tali crisi che portano a morire di fame milioni di bambini, già ridotti a scheletri umani – a motivo della povertà e della fame –, regna un silenzio internazionale inaccettabile». Davanti a questo panorama, benché ci attraggano molti progressi, non riscontriamo una rotta veramente umana.
Come insegnante di religione mi sono confrontato più volte con il tema dell'Islam, partendo da una posizione come quella espressa da Rémi Brague nel suo saggio: "Basta con i tre monoteismi (cfr. https://www.communio.de/inhalte.php?jahrgang=2007&ausgabe=2&artikel=3) del 2007. Il saggio, che ho spesso commentato nelle mie lezioni, insiste sulle differenze tra Islam e Cristianesimo. Meditando, però, sull'atteggiamento di persone come Charles de Jesus, Christian de Chergé, Pierre Claverie, Paolo Dall'Oglio sono arrivato ad un atteggiamento di grande conciliazione o per esprimersi con Padre Christian al desiderio di vedere i miei fratelli e sorelle musulmane come li guarda Dio Padre, Dio di misericordia; non perché non veda i problemi, ma perché come ci fa vedere anche Papa Francesco è possibile, in unità, parlare insieme di cose molto importanti, per esempio sul deterioramento dell'etica come abbiamo letto nel punto 29 di "Fratelli tutti".
Mussulmani e cristiani possono insieme lavorare a questo progetto della fratellanza universale chiedendosi per esempio i motivi della crisi di una medesima appartenenza all'umanità, che può essere superata in unità, come testimoniato sia nella dichiarazione di Abu Dhabi come ora nella "Fratelli tutti":
30. Nel mondo attuale i sentimenti di appartenenza a una medesima umanità si indeboliscono, mentre il sogno di costruire insieme la giustizia e la pace sembra un’utopia di altri tempi. Vediamo come domina un’indifferenza di comodo, fredda e globalizzata, figlia di una profonda disillusione che si cela dietro l’inganno di una illusione: credere che possiamo essere onnipotenti e dimenticare che siamo tutti sulla stessa barca. Questo disinganno, che lascia indietro i grandi valori fraterni, conduce «a una sorta di cinismo. Questa è la tentazione che noi abbiamo davanti, se andiamo per questa strada della disillusione o della delusione. […] L’isolamento e la chiusura in se stessi o nei propri interessi non sono mai la via per ridare speranza e operare un rinnovamento, ma è la vicinanza, è la cultura dell’incontro. L’isolamento, no; vicinanza, sì. Cultura dello scontro, no; cultura dell’incontro, sì».
La situazione nel mondo è così drammatica che non si può non gioire se due grandi religioni come il Cristianesimo e l'Islam perseguono la medesima meta della fratellanza umana, visto che credono anche nel medesimo Dio Padre misericordioso, pur non esprimendo questa fede sempre nello stesso modo.
(17.1.21) "Come è possibile che, senza battere ciglio, si dica: 'Il razzismo è la conseguenza della distanza e dell'ignoranza (che è ciò che predicano i buoni apostoli delle società multiculturali) e allo stesso tempo: 'Il razzismo nasce dalla vicinanza dell'alterità? Le differenze non possono abitare insieme senza distruggersi a vicenda" - dicono gli ultra nazionalisti. Nessuno si preoccupa di confrontare le proprie affermazioni e i propri principi con la realtà di relazioni concrete, ambigue, difficili, certamente spesso tese, ma talvolta anche fraterne".
32. Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme. Per questo ho detto che «la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. […] Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli».[31]
La posizione del Santo Padre sulla pandemia è stata di grande aiuto per milioni, a partire dalla decisione di permettere la trasmissione della Santa Messa quotidiana celebrata da lui alle 7 del mattino, in cui ci aveva offerto una spiritualità quotidiana con cui affrontare il tempo della pandemia. Una riflessione adeguata sulla sua "presenza" in questo periodo di crisi supera le mie forze, ma vorrei solo notare che egli ha completamente ragione quando dice che la cosa più brutta che ci possa capitare e se usciamo da questa crisi senza aver imparato nulla. In primo luogo dobbiamo imparare a non ostentare il nostro ego. Hannah Arendt dice con ragione che noi uomini abbiamo tutti un "Drang zur Selbstdarstellung" (impulso all'auto-presentazione di sé), ma esso non deve assumere quelle forme narcisistiche che portano a ridurre tutto/i, tutta la natura a spettatrice del nostro ego. I punti 33-36 della Fratelli tutti spiegano con precisione la posta in gioco. Dobbiamo ricuperare al più presto la dimensione comunionale dell'essere!
(21.1.21) La questione dei migranti
Senza dignità umana sulle frontiere
37. Tanto da alcuni regimi politici populisti quanto da posizioni economiche liberali, si sostiene che occorre evitare ad ogni costo l’arrivo di persone migranti. Al tempo stesso si argomenta che conviene limitare l’aiuto ai Paesi poveri, così che tocchino il fondo e decidano di adottare misure di austerità. Non ci si rende conto che, dietro queste affermazioni astratte difficili da sostenere, ci sono tante vite lacerate. Molti fuggono dalla guerra, da persecuzioni, da catastrofi naturali. Altri, con pieno diritto, sono «alla ricerca di opportunità per sé e per la propria famiglia. Sognano un futuro migliore e desiderano creare le condizioni perché si realizzi».
Nei punti 37-41 della "Fratelli tutti" il Santo Padre affronta una questione molto delicata e che è in un certo senso il tema del suo pontificato, che affronta il primo viaggio a Lampedusa. Il Santo Padre sa discernere in modo molto preciso che non solo i populisti, che invitano ad un egoismo collettivo in modo aperto, ma anche le "posizioni liberali", non hanno le persone concrete nel loro cuore, ma teorie astratte o per l'appunto egoistiche. Il Papa non è un fondamentalista e conosce anche le paure che questo fenomeno porta con sé:
41. Comprendo che di fronte alle persone migranti alcuni nutrano dubbi o provino timori. Lo capisco come un aspetto dell’istinto naturale di autodifesa. Ma è anche vero che una persona e un popolo sono fecondi solo se sanno integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri. Invito ad andare oltre queste reazioni primarie, perché «il problema è quando [esse] condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro».
Molto concretamente ed anche nella coscienza dei problemi (illusioni di chi vuole raggiungere l'Europa, sfruttamento della debolezza dei migranti da parte di "trafficanti senza scrupolo"(38)) il Papa ci educa alla fratellanza universale, che nasce dal cuore misericordioso dell'unico Dio Padre e che è fondata ontologicamente nel dono comunionale e gratuito dell'essere.
Vorrei infine sottolineare il modo molto discreto/delicato e per nulla fondamentalista di come il Papa parla del possibile razzismo delle persone, con la stessa delicatezza vorrei parlare anch'io dell'egoismo collettivo delle posizioni populiste.
(23.1.21)
L’illusione della comunicazione
43. D’altra parte, i movimenti digitali di odio e distruzione non costituiscono – come qualcuno vorrebbe far credere – un’ottima forma di mutuo aiuto, bensì mere associazioni contro un nemico. Piuttosto, «i media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche».[46] C’è bisogno di gesti fisici, di espressioni del volto, di silenzi, di linguaggio corporeo, e persino di profumo, tremito delle mani, rossore, sudore, perché tutto ciò parla e fa parte della comunicazione umana. I rapporti digitali, che dispensano dalla fatica di coltivare un’amicizia, una reciprocità stabile e anche un consenso che matura con il tempo, hanno un’apparenza di socievolezza. Non costruiscono veramente un “noi”, ma solitamente dissimulano e amplificano lo stesso individualismo che si esprime nella xenofobia e nel disprezzo dei deboli. La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità.
Nel tema dell'illusione della comunicazione si possono trovare tracce di una "teologia e filosofia del corpo" propria a Papa Francesco: il corpo nella sua sacramentalità ci può aiutare a superare ogni forma di "movimenti digitali di odio" - certo la comunicazione digitale può servire nel periodo di pandemia a salvare un contatto con i propri allievi, ma la vera medicina contro l'odio digitale è la presenza del corpo e del suo linguaggio. In questo si vede come il cattolico Bergoglio, più anche di una persona geniale come Hannah Arendt, che di fatto sviluppa quasi solo la differenza tra anima (psicologia) e spirito (pensiero), sa che per superare l'odio ci vuole la presenza corporea con ill suo tremito delle mani, il rossore del volto, etc. Per superare la possibile astrazione digitale è necessaria la concretezza corporea di una presenza.
(26.1.21)
Aggressività senza pudore
44. Proprio mentre difendono il proprio isolamento consumistico e comodo, le persone scelgono di legarsi in maniera costante e ossessiva. Questo favorisce il pullulare di forme insolite di aggressività, di insulti, maltrattamenti, offese, sferzate verbali fino a demolire la figura dell’altro, con una sfrenatezza che non potrebbe esistere nel contatto corpo a corpo perché finiremmo per distruggerci tutti a vicenda. L’aggressività sociale trova nei dispositivi mobili e nei computer uno spazio di diffusione senza uguali.
45. Ciò ha permesso che le ideologie abbandonassero ogni pudore. Quello che fino a pochi anni fa non si poteva dire di nessuno senza il rischio di perdere il rispetto del mondo intero, oggi si può esprimere nella maniera più cruda anche per alcune autorità politiche e rimanere impuniti. Non va ignorato che «operano nel mondo digitale giganteschi interessi economici, capaci di realizzare forme di controllo tanto sottili quanto invasive, creando meccanismi di manipolazione delle coscienze e del processo democratico. Il funzionamento di molte piattaforme finisce spesso per favorire l’incontro tra persone che la pensano allo stesso modo, ostacolando il confronto tra le differenze. Questi circuiti chiusi facilitano la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio».[47]
46. Occorre riconoscere che i fanatismi che inducono a distruggere gli altri hanno per protagonisti anche persone religiose, non esclusi i cristiani, che «possono partecipare a reti di violenza verbale mediante internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui».[48] Così facendo, quale contributo si dà alla fraternità che il Padre comune ci propone?
Mi sono permesso di citare per esteso questo passaggio perché descrive la vita di miliardi di persone, descrive la mia vita (in rete) da almeno un decennio, insomma da quando uso Facebook, Twitter, Instagram, etc. Ammetto anche di aver fatto errori, ma non credo di essere mai andato nella bacheca o nel portale di un altro per essere aggressivo. Purtroppo questa "aggressività senza pudore" l'ho sperimentata anche con persone che fanno parte di una comunità religiosa o di fratelli e sorelle nella fede. Per questo motivo ho pensato che il superiore dei monaci copti abbia fatto bene a vietare ai monaci di essere senza permesso in rete (è chiaro che un divieto da solo non basta, bisogna far crescere davvero chi obbedisce, ma a volte può essere un primo passo). A volte ho incontrato in sacerdoti o in chi dovrebbe fare memoria del Signore una violenza verbale spudorata, incredibile. Un amore davvero gratuito e uno sguardo di simpatia per l'altro, anche per chi non la pena come me, non avrebbero permesso ciò che ho sperimentato in questo decennio; ora sto imparando ad ignorare questo tipo di cose/persone, ma non sempre mi è riuscito.
Un altro aspetto importante è quello espresso al punto 45: interessi economici giganteschi manovrano piattaforme che servono anche per un dialogo autentico (cosa che ho anche sperimentato), così che la "tecnica digitale", come la tecnica in genere non può essere mai considerata come alche di neutrale. Un mio amico, Adrian Walker, dice che la dialettica servo- signore di Hegel serve per comprendere anche il rapporto tra la piattaforma e l'utente: l'utente da "signore", spesso diventa, forse senza accorgersene, "servo" della piattaforma, la cui direzione per esempio non impone solo un messaggio commerciale, ma anche ciò che si può dire e ciò che non si può dire, senza possibilità di appello (mi è bastato una volta mettere la notizia di un vescovo africano che presentava un suo elisir contro il covid, per essere sospettato di far pubblicità di cose pericolose). Tanti gruppi vengono sciolti in rete, senza possibilità di appello - alcuni pericolosi, altri che invece la pensano solo in modo non conforme la modo di vedere di Silicon Valley.
Tra i pericoli più grandi penso ci sia quello dei "circuiti chiusi" - si incontrano solo persone che la pensano allo stesso modo ed ogni differenza viene vista immediatamente come pericolosa: Per fare un esempio: già il mettere in dubbio la pericolosità del 6 gennaio (gli avvenienti del Campidoglio), rinviando alla super-militarizzazione di Washington D.D. (Glenn Greenwald, Tulsi Gabbard) ti rende sospetto, in certi gruppi, di "populismo" o, al contrario, già il tuo amore per la "Fratelli tutti", ti rende, in altri gruppi, sospetto di essere un massone. Etc.
(4.2.21)
Informazione senza saggezza
47. La vera saggezza presuppone l’incontro con la realtà. Ma oggi tutto si può produrre, dissimulare, modificare. Questo fa sì che l’incontro diretto con i limiti della realtà diventi insopportabile. Di conseguenza, si attua un meccanismo di “selezione” e si crea l’abitudine di separare immediatamente ciò che mi piace da ciò che non mi piace, le cose attraenti da quelle spiacevoli. Con la stessa logica si scelgono le persone con le quali si decide di condividere il mondo. Così le persone o le situazioni che hanno ferito la nostra sensibilità o ci sono risultate sgradite oggi semplicemente vengono eliminate nelle reti virtuali, costruendo un circolo virtuale che ci isola dal mondo in cui viviamo.
48. Il mettersi seduti ad ascoltare l’altro, caratteristico di un incontro umano, è un paradigma di atteggiamento accogliente, di chi supera il narcisismo e accoglie l’altro, gli presta attenzione, gli fa spazio nella propria cerchia. Tuttavia, «il mondo di oggi è in maggioranza un mondo sordo […]. A volte la velocità del mondo moderno, la frenesia ci impedisce di ascoltare bene quello che dice l’altra persona. E quando è a metà del suo discorso, già la interrompiamo e vogliamo risponderle mentre ancora non ha finito di parlare. Non bisogna perdere la capacità di ascolto». San Francesco d’Assisi «ha ascoltato la voce di Dio, ha ascoltato la voce del povero, ha ascoltato la voce del malato, ha ascoltato la voce della natura. E tutto questo lo trasforma in uno stile di vita. Spero che il seme di San Francesco cresca in tanti cuori».[49]
49. Venendo meno il silenzio e l’ascolto, e trasformando tutto in battute e messaggi rapidi e impazienti, si mette in pericolo la struttura basilare di una saggia comunicazione umana. Si crea un nuovo stile di vita in cui si costruisce ciò che si vuole avere davanti, escludendo tutto quello che non si può controllare o conoscere superficialmente e istantaneamente. Tale dinamica, per sua logica intrinseca, impedisce la riflessione serena che potrebbe condurci a una saggezza comune.
50. Possiamo cercare insieme la verità nel dialogo, nella conversazione pacata o nella discussione appassionata. È un cammino perseverante, fatto anche di silenzi e di sofferenze, capace di raccogliere con pazienza la vasta esperienza delle persone e dei popoli. Il cumulo opprimente di informazioni che ci inonda non equivale a maggior saggezza. La saggezza non si fabbrica con impazienti ricerche in internet, e non è una sommatoria di informazioni la cui veracità non è assicurata. In questo modo non si matura nell’incontro con la verità. Le conversazioni alla fine ruotano intorno agli ultimi dati, sono meramente orizzontali e cumulative. Non si presta invece un’attenzione prolungata e penetrante al cuore della vita, non si riconosce ciò che è essenziale per dare un senso all’esistenza. Così, la libertà diventa un’illusione che ci viene venduta e che si confonde con la libertà di navigare davanti a uno schermo. Il problema è che una via di fraternità, locale e universale, la possono percorrere soltanto spiriti liberi e disposti a incontri reali.
Mi sono permesso di citare questo passaggio sull'informazione e la saggezza così a lungo, perché il Santo Padre presenta alcuni temi che sono importantissimi per una cultura della fraternità e che fanno parte della nostra vita quotidiana. Riprendo alcuni temi: 1. certo ci sono dei "matti" nella rete, per cui a volte non si può fare a meno che "bloccarli", ma è anche vero, come dice il Papa, che dobbiamo stare attenti a non selezionare talmente le persone, per cui si parla solo in circoli chiusi. Nella realtà veniamo educati a incontrare non solo le persone affini, ma tutti, come dono gratuito dell'amore del Padre. 2. Simon Weil dice che l'attenzione è già una forma di preghiera: l'attenzione a tutto ciò che circonda, dalle pietre alle piante, agli animali, agli uomini (poveri e ricchi, fanciulle e fanciulli, anziani...). 3. Dobbiamo rallentare la comunicazione, in modo che nasca un vero dialogo con gli altri. 4. Un accumulo di informazioni e di "ultimi dati" non fa aumentare la saggezza, ma il caos. 5. Solo persone davvero liberi possono contribuire ad un'autentica fraternità - che supera anche le differenze di opinioni politiche, estetiche, culinarie, etc.
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Commento di Renato Farina am 12.1.21 (Whatsapp):
Sono colpito dalla cattolicità-ecumenicità della tua riflessione. Liberi il pensiero e le intenzioni profonde del Papa anche dalle opinioni politiche contingenti del medesimo Papa, che umilmente non le fa essere magistero o invasione del dovere umano di cercare e giudicare salendo sulle spalle del magistero ma senza essere suoi pigri parassiti (la fatica del concetto). Grazie perché - qualunque opinione io abbia delle sue opinioni - mi aiutano a capirlo amarlo seguirlo.
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