Lipsia. Cl vista dalla rete è fondamentalmente solo un "sistema" di perversione politica e psicologica. Gente che va all'assalto degli altri senza alcun rispetto della persona con cui parlano. Sebbene abbia io stesso una certa tendenza all'arroganza intellettuale, non ho mai visto persone così arroganti che non hanno la minima capacità di prendere sul serio l'altro e che pretendono invece di guidarlo. Chi non conosce la rete non può dare un giudizio su questo, per cui è un errore gravissimo che chi guida la Fraternità non sappia nulla di questo mondo che è la rete, tanto più che rivela cosa si pensa in tante comunità anche offline...
C'è un unico criterio per sapere se uno segue davvero il carisma di Don Giussani in questo momento storico: se uno segue o meno il Papa, e precisamente il Papa in ciò che ci ha detto il 7 di aprile del 2015. Ogni coltivazione della cenere, ogni accentramento nel proprio carisma, riduce il carisma in sistema. Seguire il Papa vuol dire avere anche un giudizio di "teologia della politica" (non di teologia politica). Ovviamente la curia vaticana e il Papa devono incontrare tutti, anche Erdogan o Trump, come io nella mia esistenza offline parlo con tutti anche con chi vota AfD, ma è chiaro che con la "teologia della politica" del Papa non è conciliabile nessuna forma di "egoismo collettivo" che si esprime in "porti chiusi" ed "erezioni di muri". Faccio un esempio particolare di questi giorni: pensare che Carola Rackete abbia principalmente voluto provocare l'Italia è un criterio talmente offensivo di ogni rapporto internazionale sensato che uno non sa più che dire. Una frase del genere, che uno (se) lo confessi o meno, significa solo che Matteo Salvini, che sta portando come vassallo dei suoi eroi americani e russi, il mondo alla soglia dell'abisso, ormai è l'unico criterio con cui tanti nel mio Movimento pensano. È vero che Don Carrón ha cercato di fare un buchino nella diga del sistema CL, ma è troppo sacerdote - cosa buona - per dire alcune cose con assoluta chiarezza, perché sa che ciò porterebbe alla scissione del Movimento - solo che se non lo dice alcuni, quelli che davvero seguono, quel piccolo "movimento nel movimento", senza il quale un movimento muore, ne stanno subendo uno scandalo insopportabile. Grazie a Dio che Don Carrón dice che l'autorità personale nel Movimento è più importante dei "capi", che spesso sono solo capi del sistema cl e che si segue rimanendo anche solo fedeli al gruppo di fraternità in cui si riconosce ancora la presenza di Cristo.
L'immondizia più feroce sono poi quelli che ti danno consigli spirituali (anche se alcuni sono davvero sinceri ed affettuosi) citando anche cose giuste della spiritualità del movimento (l'esperienza personale...), ma che non hanno la minima idea di cosa sia "guida spirituale". Che non hanno la minima idea che il rapporto io-tu-noi, non può mai (!) dissolvere il fatto che uno è e rimane per l'altro un "egli" un "lei" il cui cuore sta solo a disposizione di Cristo! Hanno ragione Nietzsche e don Marco Pozza, ma con due direzioni inverse, che la fede in Dio sta e cada con la grammatica. Per esempio nell'esistenza del "futuro perfetto" (come fece notare Robert Spaemann richiamandosi a Nietzeche) e nei pronomi "egli" e "lei".
Me lo sono ripromesso più volte, ma cercherò questa volta di essere fedele (lodare Dio e rinnovare i propri voti sono ciò che i salmi ci consigliano) a quello che mi riprometto: nessun dialogo con chi non dialoga con l'intimità del mio cuore e della mia esistenza storica. Chiedo poi la grazia di discernere tra il mutismo che uccide i fratelli e il silenzio che può essere davvero un modo per accompagnare l'altro. .
Buona domenica a tutti!
PS
Mt 10, [26] Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.
[27] Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
[28] E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.
(12.1.20)
PS
Mt 10, [26] Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.
[27] Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
[28] E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.
(12.1.20)
"Della vostra compagnia io me ne infischio" - Giussani nel 1993/ 1994 (cfr. Alberto Savorana, Vita di don Giussani, 899-905)
In Instagram una signora ha citato un passaggio di questo capitolo, quello che comincia alla pagina 903, alla prima riga, in cui don Giussani spiega la nascita della compagnia, raccontando una scena con un cartello di protesta. La cosa mi ha incuriosito, perché piuttosto che una "preoccupazione paterna" ci ho visto un datato atteggiamento "contro", che secondo me è del tutto superato (si tratta del don Giussani kata sarka, secondo la carne). Non potrei immaginarmi di fare una protesta del genere nella mia scuola, non perché non ne abbia il coraggio, ma perché non servirebbe a nulla. Mi sono detto che una compagnia che nasca in questo atteggiamento "contro" non mi interessa per nulla.
Poi sono andato a leggere le pagine e mi sono accorto che in vero don Giussani era davvero un uomo libero, anche se la frase che riporto come titolo e il suo alzarsi ed andarsene non è sempre l'atteggiamento giusto per un padre o un maestro. Giusto è però senz'altro l'idea che la compagnia non deve essere un'utopia. Di fatto anche perché ciò è molto ingenuo: io non conosco nessuna compagnia, tanto meno CL, in cui ci siano "dialoghi senza sconti" - piuttosto è vero il contrario; appena non dici quello che gli altri si aspettano, ti sbattono fuori o ti ignorano. E non conosco quasi nessuna compagnia in cui sei guardato con quello sguardo della totale compagnia di cui noi spesso parliamo, citando Cesare Pavese, che questa totale simpatia non la incontrò e si ammazzo.
Quello che dice don Giussani sull'epicureismo è un'intuizione giusta, che qualche giorno fa ha presentato anche il filosofo italiano Massimo Borghesi spiegandoci una nuova forma di ateismo che non è combattivo, ma piuttosto ignorante del fenomeno religioso stesso. Sulla questione dell'epicureismo, io preferisco l'atteggiamento di Alberto Methol Ferré che anche nel "libertinismo" vede un momento di verità, che quello di don Giussani che mi sembra solo "contro".
Eppure la critica alla autoreferenzialità che don Giussani fa nel 1993/1994 e che il Papa ha ripreso nella udienza che ci ha concesso (marzo del 2015) è davvero quella di un uomo libero. Grande è il fatto anche di come lui spiega la compagnia: come testimonianza di una Presenza, a partire dal nostro rapporto con la nostra moglie o marito.
Alla fine la vera questione è quella che Don Giussani ci ha testimoniato e che ripropongo con una domanda: siamo ricostruttori di case distrutte, rimandiamo al Padre o a noi stessi, come Narciso e come tutti gli egoisti?
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