lunedì 29 luglio 2019

Che cosa fa l'uomo che pensa filosoficamente? Per esempio sulla propria identità occidentale?

Lipsia. L'uomo pensante è colui che non chiacchiera, tanto meno su temi del tipo: Siamo in forza della nostra cultura superiori di altri? Questo è un livello adolescenziale di pensiero. L'uomo pensante cerca una verità prima od ultima (la metafora: prima o ultima è  indifferente)? E se pensa ancora a livello metafisico e non solamente linguistico, tenterà di riflettere non solo sull'uomo, ma in primo luogo su Dio. In verità dell'uomo si è già detto molto e sufficientemente. Con il Cusano e con l'aiuto di von Balthasar potremmo riassumere il tutto con questa formula: "Dio è tutto in tutto, perché Egli in modo irraggiungibile è tutto sopra tutto!" (Gloria III, 2, 556). Il nome di questo ragionamento è analogia entis. Cusano lo ripropone nella variante: mondo, realtà, essere come interpretazione di ciò che non è interpretabile, come explicatio der complicatio. Dio è tutto in tutto, perché dona realmente l'essere gratuitamente; Dio è sopra tutto perché non necessitato a donare l'essere. Quindi l'essere finito viene interpretato filosoficamente con il sottofondo della non interpretabilità ultima o prima del donatore gratuito dell'essere. 

Per pensare questo tipo di pensieri in Europa ci siamo serviti di schemi platonici e plotiniani; essi hanno grandezza e limiti. Il grande pregio è quello di tenere fermo ad una duplicità del reale: donatore e dono, realtà ultima ed immagine. Per quanto riguarda Platone o forse meglio il platonismo una difficoltà è consistita nel valore da dare alla materia. E poi nel concetto di desiderio erotico, come desiderio di qualcosa che non c'è ancora; la difficolta con Plotino è consistita nel fatto che Plotino ha uno sguardo sull'essere come dall'alto, quasi che contemplasse il reale dall'altezza in cui lo contempla un'aquila. E poi nel fatto che la bellezza originaria di cui l'essere finito è immagine (cosa ben più debole di dire che essa è donatrice della bellezza finita) non ha coscienza di essere bella, vera, buona. L'unità ultima di Plotino non è un Dio personale. 

Quando il pensiero cristiano si appropria di questi schemi ne trae profitto, ma ovviamente si nasconde anche un pericolo. Il guadagno consiste nel non perdere il mondo con astrazioni teologiche. La riscoperta dell'antichità greca a partire da Cusano era come una riscoperta del cosmo, della realtà epifanica di Dio. Cristo il Logos universale e concreto riassumeva tutti i logoi spermatikoi sparsi nel mondo! Tutti i momenti di verità, bellezza e bontà sparsi nel mondo. Questo compito è intravisto da Paolo nella Lettera ai Romani e negli Atti degli Apostoli ed è cosi Parola di Dio. Ascoltiamo Paolo, nel suo discorso agli Ateniesi: 

At 17, 

[24] Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo 

[25] né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 

[26] Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 

[27] perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 

[28] In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: 
Poiché di lui stirpe noi siamo. 


Cristo è venuto a rivelare Colui, il Padre, in cui noi ci muoviamo ed esistiamo; lo stesso Paolo, però, ad Atene fa l'esperienza che annunciare lo specifico cristiano - la risurrezione dei morti di Cristo - porta ad un contrasto. Cusano esprime questo specifico cristiano riconoscendo che Dio ha dato ciò che gli era più caro, perché con il suo sangue redimesse la realtà che non si trova più in quel momento di bontà e bellezza attestato da Genesi 1, 1- 2, 4a. 

Si dovrà filosoficamente mantenere un equilibrio, non quello aristotelico della via di mezzo, ma quello della analogia entis, quello insomma che, nella modalità di una dotta ignoranza, sa che Dio è tutto in tutto e tutti, ma proprio perché è sopra tutti. Lo specifico cristiano non viene, però, rivelato nella modalità di una superiorità, ma di una discesa fino alla melma dell'inferno per salvare l'uomo. Un'ontologia forte che volesse scavalcare questa debolezza  ultima dell'essere divino che si dona (bellezza disarmata) non è per nulla cristiana, ma gli stessi schemi interpretativi platonici e plotiniani non sono schemi in cui la realtà possa essere interpretata come successo vittorioso. Essa é sempre solo complicatio di una unità ultima, ontologica, non economica o politica. Il bello della filosofia come ontologia consiste proprio nel fatto di non poter essere usata da nessuno progetto di "teologia politica". Ed anche come matematico, tecnico, artistico l'uomo non può che servirsi di una molteplicità numerica che solo per grazia viene condotta a quell'unità che è un opera musicale. Io posso sapere l'italiano o l'inglese molto bene, posso sapere suonare la chitarra e leggere la musica cosi bene come ci si possa immaginare da un buon studente, ma questo non mi rende ancora Mozart o i Beatles. 

Alla fine tutto può diventare grazia, solamente come dono di un irraggiungibile donatore, che è del tutto Sí, quando lo vuole e come lo vuole!  

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