giovedì 25 luglio 2019

Una volta è abbastanza? - In dialogo con Giulia Ciarapica

Lipsia. Senza Maria Grazia Nannetti e Bruno Brunelli forse non avrei mai conosciuto le Marche, una splendida regione del centro Italia. E così non avrei mai letto il primo romanzo di Giulia Ciarapica, blogger culturale e giornalista di alcune testate italiane: Una volta è abbastanza, Milano 2019. Una storia di famiglia incentrata sull'amore e sul successo lavorativo, nell'ambito calzaturificio, di Giuliana e Valentino, tra il 1945 e il 1965. Nel prologo, il nonno Valentino, di 92 anni, si trova in ospedale, per morire, con la nipote Oriana, figlia di Gianna, la seconda figlia dei nostri. L'esistenza storica italiana, nel suo vissuto marchigiano, trovano in Ciarapica una narratrice eccezionale. Tutta una vita viene espressa nella sua grandezza e nei suoi limiti. 

Per tutta la notte mi sono passati nella mente scene di questo romanzo, ciò che ora scrivo è solo un piccolo ricordo di questo grande lavoro notturno e vuole svegliare un po' il desiderio di lettura e un po' risponde al bisogno di riflessione sul mio vissuto italiano tra il 60 e il 90, quando ho lasciato l'Italia per venire in Germania. Cinque anni sono l'anello tra la mia storia e quella raccontata dalla Ciarapica. Nel mio Libri ed altri ricordi ho raccontato di incontri fatti con tante persone che mi hanno reso quel che sono; questo mio racconto comincia anche con un ricordo del mio vissuto, una San Remo degli anni 60 in cui vinse Claudio Villa con Granada versus Gianni Morandi con La Fisarmonica. Piansi perché il mio favorito aveva raggiunto solo il secondo posto. Il mondo musicale di allora (Villa, Modugno...) e il Carosello - con mia sorella facevamo a gara a chi indovinava per primo la pubblicità - fanno parte di quel vissuto comune in quell'anello di cinque anni comuni, in cui la televisore comincia a fare parte del quotidiano italiano. In Piemonte poi la mia famiglia si era impegnata nell'ambito tessile e non calzaturificio, ma con problemi analoghi e sfide analoghe a quelli raccontati dalla Ciarapica. La mia decisione di studiare filosofia aveva certamente a che fare con l'impossibilità, per me, di trovare nel mondo imprenditoriale una risposta ultima al mio bisogno di senso. 

Come affrontare questo romanzo, senza raccontare troppo e senza rivelare la sorprendente scena dell'ultimo capitolo (che implicitamente rimanda al Prologo)?

Annetta, tra egoismo puro e coscienza di se stessa. La sorella di Giuliana, Annetta, viene raccontata come una persona emancipata, che ama se stessa e che non può incontrare nell'altro maschile una persona che l'ama come lei ama se stessa. Spesso le sue reazioni, in modo particolare nei confronti della sorella, sono irrazionali e selvagge (non le parla per anni quando lei si fidanza con Valentino, il suo ex che lei aveva rifiutato), ma infine vince un certo senso di famiglia, come realtà assoluta e unica nell'arginare l'egoismo e l'irrazionalità umana. Nel corso del racconto ci si accorge, però, che Annetta, non è solo "egoista"; è anche una donna che non vuole essere la "seconda" di un maschio. 

Giuliana, tra lavoro e famiglia. Anche Giuliana viene descritta come una donna cosciente del suo valore, in modo particolare nell'invenzione di nuovi modelli di scarpe per bambini. Ha anche una sua forza erotica ed è di fatto per Valentino, la donna, senza la quale egli non potrebbe vivere. Nei confronti della seconda figlia, Gianna, ha un rapporto di irrazionale avversione, che fa nascere in quest'ultima il desiderio di sparire dalla sua vita. La razionalità del lavoro pretende troppo e Giuliana non ha tempo per fare un lavoro con se stessa e con la propria irrazionalità affettiva. Il desiderio di sparire di Gianna e la mia decisione di studiare filosofia sono molto simili, almeno come motivazione prima facie

Valentino, il compito del maschio nell'offrire sicurezza e nel suo desiderio sessuale. Valentino vuole davvero bene a Giuliana e come forza lavoro è affidabile ed intraprendente. Le sue scappatoie sessuali con altre donne sono ad un altro livello, cioè da situare nel bisogno di "solo sesso", che per lui non è identificabile completamente con il suo bisogno di famiglia. Ad un certo punto Giuliana, che sopporta a lungo questo suo modo di essere, si scontra con lui, perché non vuole essere ridotta al ruolo di lavoratrice e madre utile. Valentino ama la musica ed è una persona che affascina le donne. Ma questo suo mondo musicale ed erotico è solo una parte del suo essere, di fatto famiglia e lavoro sono ciò che più lo determinano. 

Rita e don Raffaele. Rita l'amica di Giuliana è una donna con uno slancio erotico molto forte, che però non le permette di superare il divario socio economico con la persona che ama, Mario, e Mario non è cosi forte da opporsi al volere della madre Luisa. Don Raffaele è come don Abbondio una persona non coraggioso ed asseconda la madre Luisa per trovare un'altra donna a Mario. Don Raffaele, il sacerdote cattolico, è una figura scialba ed in tutto il romanzo manca una figura come il cardinale del Manzoni: la Chiesa di fatto non gioca alcun ruolo di luce in questo romanzo. Anche il valore assoluto che ha la famiglia non ha nulla a che fare con lo "specifico cristiano": il dono dell'essere come amore e il perdono come modalità ultima di accettazione dell'essere. 

Bianca Maria, Gianna e Geremia: bambini con la loro personalità. In modo particolare le due ragazze vengono caratterizzate in modo molto chiaro. La prima è irrequieta ed ama ballare e la musica. La seconda è bella e fine, ma soffre a causa della sua mamma dominante. Non mangia quasi mai. Massimo Recalcati saprebbe raccontare molto sul legame tra la non voglia di mangiare e una mandare dominante. 

Casette d'Ete. Il paese personificato, che scrive l'introduzione al romanzo, ha un suo genio particolare: da senso al vivere "in mezzo al niente", da il senso del limite dell'essere finito. "Perché resta solo quel che conta, e conta soltanto ciò che resta. Al di là di tutto. Nonostante tutto". Questa frase si trova, però, alla pagina 270 come commento alla scena drammatica, in cui Giuliana e Gianna durante il parto avevano perso quasi la vita. Commenta l'atteggiamento spirituale di fondo di Annetta, che vuole consolare Valentino e che in qualche modo rimane la persona principale di questo paese marchigiano e di tutto il romanzo.  Anche se in vero la famiglia di Giuliana e Valentino, in via Garibaldi 65/67, sono l'altra faccia di questa accettazione del limite dell'essere finito. 

Il primo romanzo di Giulia Ciarapica è un tentativo geniale di dare risposta a quel nichilismo che è la determinazione ultima del nostro tempo. Come filosofo, che cerca di vedere nell'amore gratuito dell'essere la risposta allo stesso problema, è stato una compagnia arricchente. 

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