Per una Chiesa di comunione tra i vescovi e i laici.
Lipsia. La contrapposizione tra la Chiesa in Germania e il Papa viene oggi nuovamente stilizzata dalla stampa tedesca e ripresa da alcune persone in Italia. È solo un nuovo tassello di scontro "politico" con il Papa, nella modalità tedesca, che è più, per così dire, di "sinistra". Posizioni da anni settanta vengono ancora difese da una casta anziana di giornalisti e di persone che guidano il "Zentralkomitee der deutschen Katholiken". Il cardinal Marc Ouellet, che con grande umiltà sta servendo il Papa nella direzione del dicastero dei vescovi, è stato ultimamente attaccato dai tradizionalisti, monsignor Viganò ed ora dai progressisti, Kardinal Marx. In entrambi i casi sotto mira ci sta Papa Francesco.
Il pacchetto di problemi "clericali" che vorrebbero essere imposti sinodalmente alla Chiesa universale è noto: sacerdozio per le donne (questo punto ha una dimensione vocazionale di cui non voglio parlare qui; la questione della partecipazione femminile al discernimento ecclesiale è secondo me più complessa ed è uno scandalo che la Chiesa faccia troppo poco in questa direzione), riduzione del celibato ad una decisione di libera scelta, più potere ai laici anche versus i vescovi.
Il motivo dell'offensiva è il seguente: non si possono ignorare gli scandali in cui è stata coinvolta la Chiesa, bisogna tirarne conseguenze, che sono per lo più "politiche" e non spirituali. Tanto meno teologiche.
Per i "progressisti" tedeschi la frase di Sant'Agostino: "Spes tota nostra quia in Christo est..." (Sermo, 46, 1-2) non significa nulla. Le mete che vogliono raggiungere sono motivate da motivi di "teologia politica" e da una teoria dell'uguaglianza che mai potrà essere integrata nella teologia cattolica, che vive sempre di una differenza: uguaglianza nella differenza, fino alla differenza ontologica tra l'essere e l'ente, tra il dono gerarchico dell'essere fino alla sua accettazione.
Per quanto riguarda i vescovi il mio criterio non è mai lo scontro tra vescovi e laici, ma l'amicizia tra di loro, come l'ho vista nel racconto dell'amicizia tra Alberto Methol Ferré e Jorge Mario Bergoglio. A me non interessa avere dei vescovi che "politicamente" si chiedano come poter integrare i laici nel governo della Chiesa - Io, laico, lo sono già integrato, in forza del battesimo - ma che si chiedano chi vogliono guidare: se stessi o il gregge? "Haec dicit Dominus Deus: O pastore Israel, qui pascunt se solos! Questo significa che cercano solamente le cose che portano al loro vantaggio, "non quae Jesu Christi" (Agostino, ibidem ). Come cristiani dovranno dare ragione a Dio della loro fede, come vescovi del loro modo di amministrare l'autorità che è stata loro donata, spiega con ragione il vescovo di Ippona. Nel sinodo dell'Amazzonia i vescovi si sono messi all'ascolto dei problemi e delle gioie di quella ragione; è una buona via, iniziata già ad Aparecida. È bene che i vescovi non siano dominanti, ma non è bene che siano spauriti, visto che molti già soffrono, secondo me, di complessi di inferiorità.
Ovviamente gli scandali nella Chiesa sono una domanda per noi tutti e chiedono cambiamenti e non si potrà non parlare in modo aperto anche della questione del celibato, se in tante diocesi tedesche tanti sacerdoti hanno comunque un rapporto con una donna ed hanno figli. Bisognerà parlare "cum grande animo y liberalidad", evitando ogni tradizionalismo astratto, ma a partire da una fondata teologia del cuore che si inginocchia di fronte a Colui che è l'unica nostra speranza: il Dio crocifisso e risorto! E che è stato tramandato in una tradizione vivente da generazione in generazione fino a noi! E solo guardando il Crocifisso sarà possibile che vescovi e laici vivano una reale amicizia, una reale comunione, senza la quale ognuno pensa solo a se stesso e non a quello che il Signore gli chiede!
PS
Per quanto riguarda la comunione comune tra luterani e cattolici (per fare un esempio tedesco) vorrei dire brevemente questo: in un tutta la mia vita, solo una volta ho fatto l'esperienza di una ragazza luterana che era davvero triste di non poter ricevere Gesù, perché non cattolica. Per lo più invece la discussione viene sorretta da motivi che non sono "teologici": un argomento è per esempio, che "la gente non capisce più" perché non sia possibile fare la comunione insieme; anche Gesù chiede cosa la gente pensa che lui sia, ma in vero vuole sapere cosa i suoi pensano chi lui sia. Io non penso all'eucarestia come ad un premio per perfetti, ma come ad una medicina - l'unica che conosca, quella dell'amore gratuito che si dona - per noi peccatori, ma non credo che chiedersi cosa la gente pensi sia il metodo giusto; la gente l'altra settimana ha votato in Sassonia il 28 % l'AfD, tanto per fare un esempio. Certo non posso eliminare queste persone come un fenomeno marginale, ma non posso neppure assumere i loro criteri politici che sono di fatto solo "egoismo collettivo". Poi in questi anni ho visto persone, più o meno sincere, che hanno un problema di giustizia astratta (se la ricevo io, la possono e devono ricevere anche gli altri). Infine a me sembra che dare forma liturgica ad un'unita che noi non viviamo neppure nella nostra Chiesa, sub e cum Petro, sia solo ipocrisia. Chi davvero desidera l'unità la può sperare nel modo giusto: come dono del Signore e gioire che nel battesimo (e quindi nel cuore di Gesù) siamo già uniti.
PS II (21.9.19)
Per approfondire il tema:
https://graziotto.blogspot.com/2019/09/patto-educativo-in-dialogo-con-papa.html (nel mio blog si trova anche la versione inglese e tedesca di questo articolo)
PS
Per quanto riguarda la comunione comune tra luterani e cattolici (per fare un esempio tedesco) vorrei dire brevemente questo: in un tutta la mia vita, solo una volta ho fatto l'esperienza di una ragazza luterana che era davvero triste di non poter ricevere Gesù, perché non cattolica. Per lo più invece la discussione viene sorretta da motivi che non sono "teologici": un argomento è per esempio, che "la gente non capisce più" perché non sia possibile fare la comunione insieme; anche Gesù chiede cosa la gente pensa che lui sia, ma in vero vuole sapere cosa i suoi pensano chi lui sia. Io non penso all'eucarestia come ad un premio per perfetti, ma come ad una medicina - l'unica che conosca, quella dell'amore gratuito che si dona - per noi peccatori, ma non credo che chiedersi cosa la gente pensi sia il metodo giusto; la gente l'altra settimana ha votato in Sassonia il 28 % l'AfD, tanto per fare un esempio. Certo non posso eliminare queste persone come un fenomeno marginale, ma non posso neppure assumere i loro criteri politici che sono di fatto solo "egoismo collettivo". Poi in questi anni ho visto persone, più o meno sincere, che hanno un problema di giustizia astratta (se la ricevo io, la possono e devono ricevere anche gli altri). Infine a me sembra che dare forma liturgica ad un'unita che noi non viviamo neppure nella nostra Chiesa, sub e cum Petro, sia solo ipocrisia. Chi davvero desidera l'unità la può sperare nel modo giusto: come dono del Signore e gioire che nel battesimo (e quindi nel cuore di Gesù) siamo già uniti.
PS II (21.9.19)
In modo particolare questi versi sono anche il criterio con cui giudico la crisi della Chiesa in Germania:
Efesini 4, [4] Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;
[5] un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.
[6] Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
Ieri più di 200 teologi tedeschi (mi chiedo che cosa faccia così tanta gente di cui non si sente mai parlare nella vita reale) hanno firmato un documento per il percorso sinodale in Germania; io vivo in un estrema posizione missionaria (2 % di cattolici) e sono convolto nella vita della parrocchia, tenendo quando il parroco me lo chiede, anche "servizi della Parola" alla domenica, ma non ho alcuna possibilità di entrare in questo percorso sinodale (cosa che non mi dispiace, perché non ne ho neppure il tempo). Nei mei anni nella diocesi di Monaco di Baviera (1990-2001) ho conosciuto il tipo di persone e di teologi che sono convinti nelle solite richieste "progressive" clericali (in primis il sacerdozio delle donne, che ha anche una dimensione spirituale che io però non ho incontrato in Germania) - la maggioranza di questo stato intermedio di laici e teologi, anche preti, non credevano nel "resurrezione della carne" di Cristo e nostra - se passa questa linea in Germania, passerà una linea sempre più lontana dal Vangelo! La differenza tra Chiesa dei ricchi e Chiesa ricca ma non dei ricchi che un teologo ha presentato qualche tempo fa, per disgiungere il cattolicesimo americano da quello tedesco, non dice nulla della vera situazione della Chiesa in Germania.
Con ciò non voglio negare quello che dice il vescovo di Münster, Dr. Felix Genn (Comunità di san Giovanni fondata da Hans Urs von Balthasar): "Come Conferenza episcopale tedesca, non possiamo commissionare uno studio scientifico sugli abusi sessuali nella nostra chiesa e poi passare all'ordine del giorno. (.....) Le questioni del potere, la partecipazione, la separazione dei poteri, lo stile di vita sacerdotale, la morale sessuale e le donne nei ministeri e negli uffici della Chiesa dovranno essere discusse". È vero, ma è anche vero che dovranno essere sentite tutte le posizioni, sub et cum Petro. Ed in modo particolare il "popolo fedele" per quanto piccolo esso sia. E sarà necessario sottolineare con forza che il cuore di ogni riforma nella Chiesa è e rimane Cristo crocifisso e risorto e vivente ora! Tutto deve essere immerso nell'amore gratuito di Dio.
Per approfondire il tema:
https://graziotto.blogspot.com/2019/09/patto-educativo-in-dialogo-con-papa.html (nel mio blog si trova anche la versione inglese e tedesca di questo articolo)
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