martedì 7 agosto 2018

"La verginità è anche la dimensione a cui tutti sono chiamati" - in dialogo con Julián Carrón

Lipsia. È una frase molto forte quella contenuta nella "Bellezza disarmata" nel capitolo "matrimonio e verginità. Un possesso con un distacco dentro": "La verginità è anche la dimensione a cui tutti sono chiamati"(283).  Il grande padre gesuita Wilhelm Klein, morto a 107 anni, diceva ormai tanti anni addietro, che tutti moriamo obbedienti, poveri e vergini. Forse con questa accentuazione: non solo siamo chiamati a, ma non possiamo fare altro che. Il momento della morte coincide con questa totale accettazione dei consigli evangelici. Oggettivamente perché non possiamo portarci dietro ciò che possediamo, non moriamo liberamente (a parte nel caso del suicidio che però una volta dato atto al gesto prosegue per una necessità e non per una libertà) ed anche nel caso che morissimo mentre stiamo facendo l'amore, non l'orgasmo ma la cessazione di ogni orgasmo è implicata nella morte. Soggettivamente siamo chiamati a dare un assenso a tutto ciò. Ora però don Julián parla della vita e non della morte. Cerchiamo di capire meglio le sue affermazioni.

1. Vi è un'unica legittimazione della verginità o del celibato per il "regno dei cieli" ed è che essa sia davvero per il regno dei cieli e non per compensare un'incapacità affettiva. "La forma della loro vita gioca nel mondo per Cristo, lotta nel mondo per Cristo. La forma stessa della loro vita! (...) È una vita che come forma grida: "Gesù e tutto"" (Giussani). Si dovrebbe approfondire il motivo per cui appaia qui in questa frase la parola "forma", ma è un lavoro che lasciamo ai teologi. In questo post mi limito ad alcune osservazioni critiche pratiche. Mi disse una volta un amico che ha cercato di vivere questa "forma": per me si è trattato quasi sempre di una giustificazione per non impegnarmi con un vero amore gratuito, ma per legittimare con la storia dell'amore universale gratuito la mia incapacità di amare almeno una persona (cito a memoria). Questo fenomeno viene chiamato da Adrienne von Speyr "installazione". Ci si installa nella forma contraddicendo ciò che la forma stessa vuole: "il rapporto assolutamente gratuito con l'altro (e con le cose) che Cristo ha introdotto nella storia". Stiamo parlando di uno scandalo che grida ingiustizia al cielo! Nella rete si può vedere come uno stuolo di gente che vive la forma della verginità da testimonianza a tutto tranne che a Cristo che è per l'appunto l'amore gratuito per eccellenza. Questo post vuole essere anche una preghiera ai superiori di queste persone che controllino e limitino questa presenza assolutamente infeconda di vergini o pseudo vergini in rete (preti e non; per i preti è una appello ai vescovi) che aizzano la già incandescente atmosfera che spesso vige nella rete. 

2. È assolutamente vero ciò che dice don Carrón: "la vocazione della verginità è strettamente collegata alla vocazione del matrimonio". Nella nostra società trasparente (Byng Chul Han) in modo particolare è importante che gli sposi vengano aiutati a vivere il loro matrimonio nel senso dell'amore gratuito, possedendo una donna come se non la possedessero. Ci sono spostati che per il loro amore per la propria donna o per il loro uomo vivono in modo eroico da anni come "vergini", per esempio nel caso in cui la donna o l'uomo non siano più capaci ad esprimersi eroticamente. Ma anche nel caso che uno viva con gioia la propria sessualità rimane il fatto che eros è procrastinare l'atto. Senza questo tentativo di procrastinare l'atto si tratta di pornografia e non di eros. Anche durante l'atto stesso la sua bellezza consiste nell'aprirsi davvero all'altro e alle sue esigenze e nella trasformazione delle proprie esigenze attraverso l'amore gratuito stesso. Anche un orgasmo che non ceda alla logica dell'amore gratuito invece che essere immagine di un "cedimento" alla gioia, diventa semplicemente volgarità. Anche se io ho dei fortissimi dubbi che il celibato per i sacerdoti secolari sia una questione di necessità teologica, sono però assolutamente conscio che vi è un senso necessario dell'essere come amore che non può non passare attraverso quel "distacco" di cui parla don Carròn. Infine sono assolutamente certo che vi è davvero una verginità "per il regno dei cieli". L'ho vista nel volto di alcuni amici, in primo luogo della mia amica Cornelia (da viva e da morta).    

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