Lipsia. Il discorso della cancelliera tedesca a Monaco di Baviera, Angela Merkel, di qualche giorno fa, sulla sicurezza, si può riassumere con la parola: "multilateralismo", necessità del multilateralismo. Non il proprio paese al primo posto, ma i rapporti tra paesi - nello spirito di quel "poliedro" che ci ha ricordato Papa Francesco - e ancor più tra i continenti è la necessita prima dell'ora storica che stiamo vivendo. L'impegno tedesco in Afghanistan è stato solo uno dei punti del discorso, che ho avuto la possibilità di approfondire con un soldato tedesco, Rocco Schmidt, che è stato per ben tre volte in Afghanistan per un periodo di circa due anni complessivi, dopo due presenze in Kosovo. L'ultimo impegno è stato tra luglio e dicembre del 2018. Rocco è del tutto convinto che la cancelliera abbia ragione: l'impegno tedesco, nell'ambito del RS (Nato, Resolut Support), di cui fanno parte gli Stati Uniti, la Germania, L'Italia, l'Olanda e molti altri paesi della Nato, da stabilità al paese dell'Hindukusch. Se i soldati della RS si ritirassero l'Afganistan ricadrebbe nel caos talabita. Molti afghani ritengono la presenza dei soldati provvidenziale per il loro paese. Rocco mi racconta con orgoglio che la vita scolastica funziona di nuovo e che molte donne hanno la possibilità di frequentare scuole e studiare.
Per Rocco, uno dei 1.300 soldati tedeschi, l'impegno tedesco, con un compito prevalentemente educativo e non di battaglia (come era invece il caso della prima missione che ha portato il nome ISAF: International Security Assistance Force), si svolge in una clinica, in cui tra l'altro ha la responsabilità di un'impresa di pulizia. Con lui lavorano 12 afghani . Quando gli ho chiesto quale fosse la più bella e la più brutta esperienza nel suo impegno nell'Hindukusch, mi ha risposto che la più bella è stata l'aumento di stipendio, di ben due salti, da 380 $ a 500 $ dei suoi lavoratori. La più brutta è stato vedere tanti feriti, gambe e braccia amputate da conservare in frigorifero ed una volta anche la preparazione di un cadavere. Comunque anche in questo i soldati non vengo lasciati da soli, ma hanno un'ottima supervisione psicologica, durante la trasferta e dopo il ritorno in patria.
Mi ha impressionato lo sguardo della cancelliera, durante il suo discorso, che ha tenuto spesso senza leggere il manoscritto e guardando bene in faccia gli interlocutori cinesi, africani, ucraini o chiunque altro sia, ma ovviamente, un discorso ufficiale non può tenere conto delle tantissime donne e dei tantissimi uomini impegnati nel lavoro duro di stabilizzare la pace in un paese come l'Afganistan. I quaranta minuti di dialogo con Rocco mi hanno permesso di portare lo sguardo di Angela Merkel fino a questo suo soldato, che come tutti i soldati, e spesso lontano dalla famiglia. Nell'ultima presenza afghana aveva wifi libero ed illimitato, così da potere essere presente nella vita di suo figlio Niklas, che a differenza della moglie, che ovviamente è stata cosciente di spostare un soldato, si trova a vivere ogni giorno queste lunghe assenze del padre, anche per l'appunto come una mancanza senza un suo assenso preventivo.
L'impegno lavorativo, anche se ovviamente ci sono momenti di tempo libero, dal cinema alle funzioni religiose, per Rocco comincia verso le sei o sette del mattino e finisce verso le venti e questo per sette giorni alla settimana. Gli chiedo se non sia troppo, mi risponde che per chi ama il suo lavoro ciò è possibile e comunque le offerte per il tempo libero, che ci si può prendere anche durante la giornata lavorativa, come un ora di palestra, sono ottime.
Qui in Germania gli è già capitato di parlare anche con giovani della sua esperienza ed ha riscontrato un grande interesse da parte loro. È per il nostro soldato, quasi un dovere morale, far capire ai giovani, quale fortuna sia essere nati in Germania, invece che in Afghanistan.
Alla fine parliamo anche del discorso della cancelliera e dell'importanza del multilateralismo come unica possibilità di una vita riuscita nel mondo: il soldato Rocco e la cancelliera sono della stessa opinione. In un'intervista per il suo novantesimo compleanno l grande storico dell'antichità tedesco, Christian Meier, dice che non è per nulla indifferente per una proposta culturale la sua estensione: è importante che essa sia sostenuta da più uomini possibili e non solo da un'élite politica. Bene, su questo punto la cancelliera e il soldato si trovano dalla stessa parte della proposta culturale e politica che viene dalla Germania di oggi: multilateralismo come parola d'ordine, non le prestazioni individuali di uno stato. Nella sala della conferenza sulla sicurezza di Monaco, quando Angela Merkel ha pronunciato queste parole, vi è stato un lungo applauso, nel volto di Rocco, cosciente di avere un nome italiano, un lungo sorriso quando ha parlato dell'importanza del multiculturalismo.
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