giovedì 28 febbraio 2019

Carisma versus sistema - riflessioni filosofiche sul movimento di Comunione e Liberazione

Lipsia. A chi piacciono i "contraddittori" (1) può risparmiare energie e non leggere questo post che nasce dal desiderio di comprendere filosoficamente e in forza della "lex orandi" cosa accade nel Movimento di Comunione e Liberazione in queste ore dell'arresto di Roberto Formigoni e che è certo dell'esistenza di un "sistema cl" contrario al "carisma cl". Contrario nel senso della "contraddizione" e non dell'"opposizione polare", contrario come lo è il male al bene, l'essere al nulla nichilista. Feconde possono essere due posizioni opposte solamente se si illuminano e arricchiscono a vicenda. 

Con "sistema" (2) intendo la conquista di spazi politici venduta come ampliamento del regno di Dio. Con "carisma" il dono fatto dal cielo a don Luigi GIussani di una modalità di fedeltà alla Chiesa universale, sub et cum Petro, nel nostro tempo. Nella concezione della conquista degli spazi di potere i fini legittimano i mezzi adottati, anche se questi sono in evidente contrasto con i dieci comandamenti. Il carisma come dono del cielo "esistenzialmente viene prima del dogma" (Massimo Borghesi, Luigi Giussani, Bari, 2015, 239). Il carisma non potrà mai, come dono di Cristo stesso, che è venuto al mondo per donare "cieli e terra nuova" (Isaia), ma in cui neppure uno iota della legge va perduto, essere contro i dieci comandamenti. 

Sistema significa gestione del potere - senza quella radicale percezione di J.R.R. Tolkien che l'anello del potere non può essere usato, ma deve essere distrutto - dicevo gestione del potere, ma non nella modalità evangelica dell'ultimo posto (Charles de Jesus), del servizio (Gv 13), piuttosto come una presunta difesa della libertà della Chiesa. Non sto parlando di pauperismo ideologico, ma di quella ultima verità ontologica che conosce il "medesimo uso delle parole ricchezza e povertà" - l'essere è estremamente ricco, in fatti da questo dono dell'essere nasce e si comprende il tutto della realtà, ma è estremamente povero, perché non il dono dell'essere, ma le cose e persone donate sono sussistenti. Nel Vangelo questa verità ontologica, questa opposizione polare tra essere e enti donati, è raccontata in parabole (3). A livello filosofico vorrei aggiungere questo: questo punto mi è chiaro e saprei spiegarlo per voce senza alcuna difficoltà; per la sua formulazione scritta devo lavorarci su in un altro post. Tommaso d'Aquino dice che l'essere finito è semplice e completo, ma non sussistente. Intende con ciò questo: è semplice e completo come il dono di una rosa, ma è la rosa che sussiste, non l'atto di donare la rosa. Questa è la povertà dell'essere e la sua semplicità. È talmente povero che può essere scambiato per un "nulla" (cosa è poi il dono di una rosa? Un semplice gesto gratuito). Ma solo la coscienza di questa povertà ci permette di comprendere la gratuità ultima dell'essere che non può essere utilizzata per nessun progetto ecclesiale o politico. Questo è il motivo per cui non ho rinunciato a questo passaggio ontologico. La gratuità totale dell' Essere - che è il cuore del Vangelo e dell'atto creativo iniziale di Dio - non è questione di sentimentalismo pauperistico, ma la struttura ultima dell'essere che mal si combina con decenni di logiche di un sistema che vive di "contrapposizioni" e di "lusso borghese". Senza capire questa dimensione ontologica della "povertà e ricchezza come medesima dimensione", non si capisce neppure il senso del consiglio evangelico della povertà.

Il Santo Padre, Francesco, fa comprendere con semplicità ciò che io esprimo con categorie filosofiche, con il suo "primerear": c'è qualcosa che viene prima di tutte le nostre azioni ed è l'azione della donazione gratuita dell'essere. Essa è del tutto gratis, è semplice e completa, ma non è sussistente. Cosa significa quest'ultima cosa? Che essa è come un "nulla" - quando doni una rosa non si vede il dono, ma la rosa. Questo dono però è il significato ultimo della rosa, senza questo nulla (non nichilistica, ma dell'amore gratuito) del gesto la rosa sarebbe solo un oggetto, bello, ma pur sempre un oggetto, che in un paio di giorni è già meno bello. Il "mondo" che vuol far profitto - quello che chiamo sistema - non capisce nulla di questa gratuità del gesto "pro nihilo". Ma senza questo gesto il cristianesimo diventa solo "cristianità" o "cristianismo" (R. Brague). Cristo, però, è venuto ad annunciare l'amore gratuito del Padre, non a fondare un sistema di successi economici, spirituali, etc.

Se non si "confesserà" che questo sistema è "mondo" e non "chiesa" il carisma rischierà di essere spazzato via dal giudizio storico, che in questi giorni si sta presentando al mondo nella modalità dell'arresto di Formigoni. La vicinanza cristiana a quest'ultimo non può a sua volta diventare legittimazione della sua arroganza e della sua verosimile colpevolezza (anche se va detto che la legge dell'attuale governo, la "spazza corrotti", è verosimilmente anticostituzionale).

Il figliol prodigo nel paese lontano, nel "carcere" dei maiali in cui si è trovato ha dovuto confessare la sua colpa, senza pretese di essere trattato come figlio. Nel paese lontano comprese che la quantità di cose di cui si era impossessato o di cui aveva usufruito, avevano cancellato completamente la dimensione del dono dell'essere (non dell'avere) intesa sempre dal cielo quando viene donato un nuovo carisma. Anche quando ci è rimasto solo il cibo dei maiali - anzi anche quando anche esso ci viene negato - la grazia continua ad agire, ma non nella modalità della "giustificazione narcisistica di sé", ma della "confessione del peccato". Quando gli spazi da conquistare non fanno più vedere quel tempo di grazia necessario per comprendere che noi viviamo non per spazi, ma perché qualcuno ci dona gratuitamente l'essere-noi-stessi, allora siamo nel dominio di Satana per cui "cose" e "persone" sono solo strumenti della sua volontà di dominio. Satana ci ruba la calma interiore per assaporare il dono gratuito dell'essere! 

Per evitare fraintendimenti. Non esiste nella chiesa il "mio peccato" o il "suo peccato" - quando un fratello soffre soffrono anche gli altri, significa anche che siamo coinvolti nella stessa storia di peccato. Non mi sento meglio del figliol prodigo né di uno che si trova in galera - che non mi ci trovi io in galera è solo grazia. 

Io credo che Luigi Giussani fosse davvero un santo - anche se non lo ritengo senza responsabilità ultima per il proliferare del sistema (per esempio appoggiando e sostenendo persone che volevano in primo luogo la conquista di spazi di potere (Lombardia...) - , come lo è san Giovanni Paolo II, ma anche GP II ha fatto errori, ed anche gravi e non solo en passant, ma come sistema. Quando l'appartamento (cioè il Papa e il suo segretario) (4) hanno voluto McCarrick come arcivescovo di Washington hanno fatto un errore di sistema in cui non il Vangelo, ma la libertà della Chiesa e i soldi per la Chiesa e i seminari pieni sono stati il criterio per decidere e non l'ultimo posto del Vangelo. Poi sia Giussani che GPII con la loro lunga malattia (5) hanno certamente purificato molto dei loro errori, ma su queste cose bisogna essere chiari se non si vuole che vi siano persone che per questa storia non credano più in Dio e per salvare il buono che c'è nel movimento e in tante sue persone. Altrimenti il giudizio storico spazzerà via tutto!

Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!

(1) Con la parola "contraddittorio" intendo una discussione in cui ci si contraddice per contraddirsi o per dirla con Goethe: una discussione in cui è gioco "der Geist, der stets verneint" (lo spirito che nega continuamente). Uno spirito di contraddizione che vive appunto della contraddizione e non dell'opposizione polare, in cui i due poli o i più poli in gioco si oppongono in modo fecondo, etc... Nel contraddittorio la posizione dell'altro non "risuona" (H. Rosa) minimamente nel mio cuore. Per quanto riguarda la formula del Vangelo: "segno di contraddizione", direi che il "segno di contraddizione" del Vangelo, cioè Cristo, viene crocifisso. Da questa crocifissione o "contraddizione" nasce una fecondità incomparabile alla fecondità di qualsivoglia discorso. Questo testimonia ancora una volta che non si può essere mai rigidi nell'uso di un certo linguaggio: la verità del Vangelo supera sempre infinitamente la filosofia. 

(2) Con la parola "sistema" non intendo la parola "istituzione". L'istituzione è a sua volta rivelazione dell'opera dello Spirito Santo. L'amore personale tra il Padre e il Figlio ha nella "terza persona" il suo riscontro oggettivo ed istituzionale, come fa vedere Hans Urs von Balthasar nel suo "Pneuma und Institution".  

(3) Questa dimensione di ontologia biblica può essere approfondita in italiano nella mia traduzione parziale del libro di Ferdinand Ulrich, che si trova in questo link nel mio blog, "Gabe und Vergebung": 

https://graziotto.blogspot.com/2018/11/4-il-ritorno-fatale-della-storia.html

e nel libro di Massimo Borghesi, Luigi Giussani. Conoscenza amorosa ed esperienza del vero. Un itinerario moderno, Bari, 2015. 

La ricchezza dell'essere non può essere sostituita da nessuna ricchezza del possedere, anche se è possibile avere nella modalità dell'essere gratuito; ma si può avere anche nella modalità del possedimento egoistico, individuale o collettivo. La ricchezza dell'essere è sovra-essenziale. L'essere è una reale polarità nei confronti degli enti e delle loro essenze (il cavallo concreto e l'idea di cavallo) e non è l'essenza dell'ente, perché questo lo ridurrebbe ad una idea astratta; l'essere è un dono gratuito a partire dal quale si spiega tutto e non è "causato" (la categoria della causa riguarda gli enti); è quella gratuità ultima di ciò che esiste, ma non è sussistente, non è un ousia, non è un patrimonio. È insomma la polarità più autentica che è "similitudo divinae bonitatis" (Tommaso), che testimonia che vi é stato un dono ontologico che non è si e no, ma che è un radicale si all'uomo e che non può essere usato per alcun progetto politico e che la sua ricchezza non è quella delle cose. Quando non si capisce più questo o meglio quando non lo si sente - e il sentirlo è una grazia - allora si diventa mondani, intrisi di una mondana spiritualità (De Lubac, Bergoglio). Don Giussani lo ha sempre saputo e per questo ha insistito correggendo il movimento richiamando alla realtà contro l'utopia. L'utopia riduce l'essere in una ousia che ancora non possediamo, ma che dobbiamo possedere, per essere felici. 

La sopravvalutazione dell'utopia è forse una conseguenza della mentalità del '68: l'anti-potere che tende alla conquista del Palazzo d'inverno. Leggendo la "Critica della teologia politica" di Massimo Borghesi impariamo a comprendere come l'utopia o la "teologia politica" devono essere corrette con quella riforma delle origini, che è un ritorno al NT, in cui il potere mondano e quello celeste/divino sono separati e lo sono per quell'attenzione alla gratuita dell'essere di cui parliamo. L'essere gratuito non si lascia tradurre in nessun programma utopico o di "teologia politica", e piuttosto quel "sale" evangelico che diventa orientamento per la politica e che Borghesi chiama "teologia della politica". Il filosofo italiano approfondisce questo tema nell'ultimo capitolo del volume su Giussani: "a Riccione Giussani contrappone la presenza all'utopia, cioè la testimonianza che sorge dalla fede, all'utopia, al progetto di cambiamento che nasce dall'umano" (Massimo Borghesi, Luigi Giussani, 2015, 236). Quella utopica è una mentalità gnostico-pelagiana per cui un élite può salvare il mondo con ogni mezzo, perché si è resi puri dall'"appartenenza". L'appartenenza diviene la comunità e la comunità è la salvezza. Da Comunione e liberazione a Comunione è Liberazione il passo è breve. Il carisma diventa in questa deriva sistema. Qui risiede la deriva ideologica di Cl che io chiamo "sistema" e che Giussani ha tentato, in molti modi, di correggere, non ultimo con la scelta del suo successore. Nella riduzione del carisma a sistema siamo confrontati con un'eterogenesi dei fini: "il cambiamento sociale e culturale era una conseguenza di una novità in atto, non il fine. Il fine era la comunicazione del Mistero presente, del cambiamento dell'umano già in opera" (Borghesi, ibidem, 237). Solo che l'umano già in opera lo si vede solamente dove si prende sul serio il dono gratuito dell'essere. Gratuito in tedesco si dice Umsonst che poi contiene due dimensioni: gratis et frustra. Non vi è amore gratuito se non si é disposti a fallire. Comunque anche o forse soprattutto il fallimento è grazia, come si può comprendere nella parabola del figliol prodigo. Senza questo accesso alla gratuità del dono dell'essere e senza ricordare che la testimonianza è un offerta al mondo che può essere ricevuta solo in libertà (ibidem, 239, sg.), il "movimento rischiava di diventare una macchina da guerra" (Borghesi, ibidem 237). O come dirà lo stesso Giussani: "una cosa terribile" (citato in Borghesi, 237).

(4) Come hanno mostrato Andrea Tornielli e Gianni Valente nel "Il giorno del giudizio", Milano 2017.

(5) Fa parte della genialità e santità di Giussani non solo avere sopportato la sua malattia, ma anche l'aver scelto don Julián Carrón come suo successore. Per quanto riguarda gli errori e i peccati dei Santi rimando al libro su "Tutti i santi" di Adrienne von Speyr, che fa confessare proprio tutti, anche Tommaso d'Aquino. Anche l'idea di non potere differenziare tra i miei e i peccati altrui ha come fonte ultima Adrienne. Per quanto riguarda le responsabilità di Giussani - che come ho specificato nella nota tre non significa che egli non abbia intrapreso quello che poteva per evitare il sistema cl - io penso concretamente, a parte, come ho detto prima, al sostegno di certe persone, fatto certamente con amore di padre, a quello che mi ha scritto un amico: "E' evidente che una qualche "teoria" deve aver influenzato tanti di CL. Io ritengo che il discorso sul moralismo è stata la teoria presa a giustificazione dei comportamenti. Il cristianesimo non è una morale, i cristiani sono liberi dalla legge. La libertà della Chiesa è il primo criterio in politica. Tutte cose giuste, ma usate ideologicamente per giustificare il non rispetto dei dieci comandamenti.
Ma lo stesso valeva per le brigate rosse. Loro denunciavano i politici corrotti ma questo non giustifica il fatto di ucciderli.Tornare al Vangelo, tornare a Pietro sono le uniche garanzie. Tutti i carismi, tutti i movimenti, tutti questi grandi uomini sono importanti per la Chiesa, ma non dobbiamo sottovalutare gli effetti collaterali di alcune predicazioni".

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