venerdì 25 ottobre 2019

E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Meditazione quotidiana sul Vangelo

Da molto tempo faccio in Facebook una meditazione quotidiana sul Vangelo; a volte molto più corta di queste, ma sempre in questo stile. Il titolo del post si riferisce alla meditazione del 25.10.19


(26.10.19) Se non vi convertite, dal vostro egoismo, individuale e collettivo, perirete tutti allo stesso modo.


Lc, 13

[1] In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.

[2] Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?

[3] No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

[4] O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?

[5] No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".

[6] Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.

[7] Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?

[8] Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime

[9] e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai".

(Cito i testi del Vangelo secondo l'edizione vaticana: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM (A volte metto in parentesi il nuovo testo CEI come si trova nel Messale quotidiano delle Paoline del 2010, che mi serve per la meditazione).

Commento al Vangelo

Se non vi convertite, dal vostro egoismo, individuale e collettivo, perirete tutti allo stesso modo - solo il Signore può parlare in modo così duro. Il compito del Vignaiolo, del Contadino, è quello di mediare, in modo che la giustificata ira del Signore non si concretizzi subito contro di noi.

San Paolo che ieri ci aveva fatto capire che anche dopo la conversione pecchiamo, oggi ci dice che in Cristo siamo liberati dalla Legge della morte. Ascoltiamolo:

Romani 8,

8


[1] Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.

[2] Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte (ὁ γὰρ νόμος τοῦ πνεύματος τῆς ζωῆς ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ ἠλευθέρωσέν σε ἀπὸ τοῦ νόμου τῆς ἁμαρτίας καὶ τοῦ θανάτου.).

[3] Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne,

[4] perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito.

[5] Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito.

[6] Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace.

[7] Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero.

[8] Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.

[9] Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene (Ὑμεῖς δὲ οὐκ ἐστὲ ἐν σαρκὶ ἀλλ’ ἐν πνεύματι, εἴπερ πνεῦμα θεοῦ οἰκεῖ ἐν ὑμῖν. εἰ δέ τις πνεῦμα Χριστοῦ οὐκ ἔχει, οὗτος οὐκ ἔστιν αὐτοῦ.).

[10] E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione (εἰ δὲ Χριστὸς ἐν ὑμῖν, τὸ μὲν σῶμα νεκρὸν διὰ ἁμαρτίαν τὸ δὲ πνεῦμα ζωὴ διὰ δικαιοσύνην).

[11] E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Dove Paolo usa la parola "carne" (sarks) possiamo pensare all'egoismo che non può risorgere e che non può comportarsi secondo la Legge di Dio: "Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio" ( οἱ δὲ ἐν σαρκὶ ὄντες θεῷ ἀρέσαι οὐ δύνανται). Mentre è il "corpo" (soma) che può risorgere trasformato dallo "spirito" (V. 11).

Piero Crisologo (V. secolo, vescovo di Ravenna), nel discorso 117, che fa parte dell'Ufficio delle Letture, ci ricorda, citando spesso Paolo, cosa significa mettersi al servizio dello Spirito, per quanto ciò sia possibile al "corpo mortale". Non possiamo assomigliare al nostro Signore "nella maestà che a lui solo compete, ma in quella innocenza, semplicità, mitezza, pazienza, umiltà, misericordia, pace, con cui si è degnato di diventare come noi ed essere a noi simile" (Pietro Crisologo) - ora tutto ciò a noi non è possibile completamente, per via del nostro corpo mortale, ma non siamo più prigionieri, "perché non c'è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù"(Οὐδὲν (fratelli) ἄρα νῦν κατάκριμα (condanna) τοῖς ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ). Credo che dobbiamo essere molto attenti a non interpretare il tutto in modo platonico - cosa che non è possibile già per la differenza tra carne (sarks) e corpo (σῶμα). Rispondere alle esigenze del corpo non è farsi dominare dalla carne; ma allo stesso tempo dobbiamo chiedere a Dio di liberarci da ogni forma di egoismo, individuale e collettivo, in modo da poter vivere nella sua pace.

NB Il testo greco segue questa edizione: https://www.bibelwissenschaft.de/online-bibeln/novum-testamentum-graece-na-28/lesen-im-bibeltext/bibel/text/lesen/stelle/50/130001/139999/ch/11b9b8f712f483cd1bc2e3656d80f9e9/?fbclid=IwAR2ImvUreeY8p58QU_yeXtYA5d66lYm7G-cMPHkJfv47FuL6Cga7p_yk5UU

I testi dei Padri sono quelli che si trovano nel Breviario Romano del 1975.  

(25.10.19) E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Meditazione quotidiana sul Vangelo 
Lc 12, [54] Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. 
[55] E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. 
[56] Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? 
[57] E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? 
[58] Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore (esattore dei debiti) e questi ti getti in prigione. 
[59] Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo". 

Commento al Vangelo
Questa è la mia meditazione della sera, se vi serve, bene, se no, fa lo stesso. L'importante è passare, come cristiani, in modo particolare alla sera, del tempo con la Parola di Dio. 
Questo invito del Signore a giudicare noi stessi ciò che è giusto è di una libertà inaudita! A questo serve la meditazione: a giudicare noi stessi ciò che è giusto. 
Il verso 58 ci invita alla diplomazia: non solo dobbiamo evitare posizioni pseudo radicali, ma non dobbiamo far polemiche inutili. 
La radicalità la dobbiamo risparmiare, quella vera, nel nostro giudizio personale su "questo tempo". 
Il Papa ci ha invitato a fare l'esame di coscienza in questi termini, perché è importante sapere cosa accade in noi, se si vuole capire "questo tempo": 
"La lotta, spiega Francesco, «è sempre tra la grazia e il peccato, tra il Signore che vuole salvarci e tirarci fuori da questa tentazione e il cattivo spirito che sempre ci butta giù», per «vincerci». L’invito del Papa è dunque a chiederci se ciascuno di noi sia «una persona di strada che va e viene senza accorgersi di cosa succede» e se le nostre decisioni vengano «dal Signore» o siano dettate dal nostro «egoismo», «dal diavolo».
«È importante conoscere cosa succede dentro di noi. È importante vivere un po’ dentro, e non lasciare che la nostra anima sia una strada dove passano tutti. "E come si fa, Padre, questo?". Prima di finire la giornata, prenditi due-tre minuti: cosa è successo oggi di importante dentro di me? Oh, sì, ho avuto un po’ di odio lì e ho sparlato lì; ho fatto quell’opera di carità… Chi ti ha aiutato a fare queste cose, sia le brutte, sia le buone? E farci queste domande, per conoscere cosa succede dentro di noi. Alle volte, con quell’anima chiacchierona che tutti abbiamo, sappiamo cosa succede nel quartiere, cosa succede nella casa dei vicini, ma non sappiamo cosa succede dentro di noi».
Il Papa sta parlando di un passo della lettera ai Romani, proposto oggi dalla Chiesa a tutti coloro che fanno parte del rito romano e che è importante, perché a differenza di quello di ieri, in cui c'era un prima e dopo la conversione netto (prima operavamo per il peccato, dopo per la giustizia), che è anche vero, visto che noi in tanta parte del giorno operiamo davvero per la giustizia e per l'amore... dicevo che è importante perché corrisponde alla nostra esperienza: noi continuiamo a peccare (odiare, chiacchierare...) anche ora, dopo la conversione, pur operando per lo più per il bene. Ascoltiamo Paolo: 
Rom 7, 
[18] Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 
[19] infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 
[20] Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 
[21] Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. 
[22] Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, 
[23] ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. 
[24] Sono uno sventurato! (Me infelice!) Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte (corpo di morte)? 
[25] Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. 
Il signore ci invita a giudicare. Questo passo di Paolo sembra offrirei un reale aiuto ed è così. Io non voglio arrabbiarmi con i ragazzi a scuola, ma lo faccio a lo stesso. Il che, però, non vuol dire che arrabbiarsi sia sempre sbagliato. Mentre ci sono cose che sono sempre sbagliate. Per esempio la volgarità. La difficoltà che vedo è che a volte nell'intimo vi è un movimento triplice: alcune cose le vuole la natura (e non sono né buone né male in sé), altre il diavolo, altre Dio. La nostra condizione di miseria fa si che noi non siamo capaci a distinguere ciò e come si dovrebbe in questo movimento triplice. La volgarità è sempre male, ma il desiderio sessuale che si accoppia ad essa non lo è sempre, anzi quasi mai. Non si deve sempre scomodare Dio per il desiderio sessuale, ma neppure sempre il diavolo. Non esiste una "natura pura", ma pur sempre una natura creata che si esprime in bisogni. 
Il breviario romano ci offre una lettura di Sant'Agostino: "Lo spirito intercede per noi" (Lett. 130, 14,27). Al centro di questa lettera del vescovo di Ippona si trova questo passaggio della lettera ai Romani: 
8, 
[25] Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. 
[26] Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; 
[27] e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. 
Allo Spirito affido quanto ho detto sul "triplice movimento". Agostino parla della vita eterna come nostro unico desiderio, anche se non sappiamo precisamente cosa essa sia: in realtà se la vita eterna fosse un bene "del tutto sconosciuto non sarebbe oggetto di desiderio, se d'altra parte lo si vedesse, come realtà già posseduta, non sarebbe né desiderato né cercato con gemiti" (Agostino). 
Chiedendo questa unica cosa realmente necessaria, verrà da sé - per quanto il nostro corpo ne sia capace; un corpo che a volte ha ancora bisogni di un adolescente - rigettare, rifiutare, disprezzare quando nella nostra mente appaiono "cose", "immagini" che non corrispondono al nostro desiderio di vita eterna (Agostino). 
Che il Signore ci dia anche il desiderio di riconsegnare il nostro "copro di morte", pur non disprezzando l'essere dono del corpo stesso!

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