giovedì 24 ottobre 2019

Un mondo di bugie - in dialogo con Shumona Sinha

Lipsia.  Avevo già considerato, quest'anno, il tema delle "bugie" con il romanzo dell'autrice israeliana Ayelet Gunnar-Goshen, "Bugiarda"; il romanzo di Shumona Sinha, "Uccidete i poveri" è anche un romanzo sul "raccontare bugie", bugie di migranti dal Bangladesh o dall'India del Nord per vivere qui in Europa. Ci sono migranti, per esempio dalla Siria, che hanno alle spalle storie tragiche, eppure non ci deve essere un divieto di pensare o narrare in queste aree di "pensieri in convenzionali" se non vogliamo aprire ancor più la strada al populismo più perverso.

L'autrice francese di origine indiana, nata a Calcutta nel 1973, ci fa capire le ragioni per cui le persone vogliono andare in Europa, ci mostra quale povertà stanno fuggendo e a quale povertà stanno arrivando. Ha un senso per il nichilismo del nostro tempo e illumina senza timore la connessione tra sesso e niente: "il niente è una festa sensuale" (Monaco di Baviera, 2019, 75; ho letto il romanzo nella traduzione tedesca indicata; l'originale francese è uscito nel 2011). Conosce ciò che lei chiama la "filosofia dell'addome" (74); non ne specula, ma con poche frasi scopre drammi che non si sono fermati neppure davanti alle porte della chiesa: "Lo trovo alternativamente toccante e ripugnante, quest'uomo, quest'uomo rimasto adolescente, che  sta per mangiare sesso, riempirsi di esso e ingrassarsi, quest'uomo dallo sguardo insicuro e dal corpo immaturo" (74).

L'autrice  problematizza la connessione tra verità e bellezza, e infatti, senza il suo livello ontologico, questa connessione è solo una menzogna, meglio essere "nudi" (125) perché un Dio possa attirarci e salvarci, un Dio che è vero amore libero. E che ha un volto, quello di Cristo. 

Shumona Sinha pone una domanda che è molto onesta, così come si chiede onestamente se ha il diritto di rivelare queste storie di menzogne (menzogne che vengono raccontate pere poter entrare nello schema giuridico di perseguitato politico o religioso, necessario per non essere rispedito nella sua patria) (1): "Pensi di avere il diritto di correggere un presunto sistema di menzogne tutta da sola?" Come lei, sento l'attrazione della festa sensuale del nichilismo per sentire semplicemente la vita, non la vita astratta, ma la vita del basso ventre, e quindi presumo anche il mio desiderio di rivelare le menzogne non sia  moralismo, ma l'impulso alla vita reale. 

Parla di Teresa da Calcutta due volte, ma il suo giudizio rimane vago e forse è una concessione alle critiche che la borghesia europea ha sempre rivolto a questi santa. Toglierei le mani di dosso da questo colosso dell'amore per la povertà: Teresa è davvero luce, luce autentica.

Trovo la sua definizione dell'Europa molto dura, ma anche molto appropriata, almeno per riflettere: è morfina! Nessuna soluzione reale al problema della povertà. L'alternativa all'uccidere i poveri, forse è solo Papa Francesco!

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(1) In alcune scene non si può non ridere, quando per esempio un presunto perseguitato cristiano non sa nulla della storia di Gesù e si difende dicendo frasi del genere: non si è potuto occupare delle persone che hanno visitato Gesù bambino (i maghi sapienti), perché era inseguito dai terroristi. 



Tradotto con www.DeepL.com/Translator (con mia revisione)

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