martedì 20 giugno 2017

In dialogo con Ferdinand Ulrich - Quaderni sull'essere come dono (la trascrizione durerà tutta l'estate)

30.6.1999

Prima di questo incontro avevo preparato alcuni punti che volevo discutere con Ferdinand Ulrich. L'incontro avrà un carattere essenzialmente filosofico. Il lettore può saltare queste miei appunti ed andare subito al commento di Ferdinand Ulrich

La differenza tra ens e res. L'uno (l'ens) si spiega nell'altra (res). Vi è un identificazione di entrambi nell'idealità e nella realtà. Cambiando un po' il linguaggio. Vi è unità tra l'essere (Sein) e l'entità (Wesen, può essere anche sostanza, essenza). L'essere e l'essente (Seiende) sono percepibili solamente nell'unità tra Sein e Wesen.

Nel quaderno delle mie notizie scritto a mano vi sono rimandi concreti all'opera Homo Abyssus. Das Wagnis der Seinsfrage (HA, prima edizione; la seconda non era ancora uscita). 

5.7.1999

"Il gioco dell'essere nei tre momenti dell'essere" 

1. Realtà: Padre
2. Idealità: Figlio
3. Bonitas: Spirito Santo

In modo istintivo avrei pensato che lo Spirito Santo corrisponde all'idealità e il Figlio alla bonitas, ma non è così nel testo di Ferdinand Ulrich

Approfondiamo i momenti dell'essere

A. Il farsi nulla dell'essere; qui nulla nel senso del nulla dell'amore, della gratuità dell'amore. Non parliamo del nulla del nichilismo. Il linguaggio ci rivela questa dimensione, quando diciamo grazie: "non fa nulla".
B. Il porre la realtà
C. Il dono della realtà

Vi è un rapporto di identità tra A, B e C.

Il dono dell'essere è movimento in cui esso si rende sostanza. Si tratta di un quarto momento (D)?

"L'essere (Sein) nel movimento in cui esso si rende sostanza (Subisistenzbewegung) non va in rovina nel porsi della sostanza (Wesen)" (HA, prima edizione 265). ((Se accadesse ciò saremo nella piena vittoria del nichilismo!))

Commento di Ferdinand Ulrich (miei appunti, mentre parlava)

Se l'essere nel movimento in cui si rende sostanza andasse in rovina nel porsi della sostanza stessa avremmo a che fare con queste cinque conseguenze, che possono essere intese anche come fasi del movimento in cui l'essere "non" si rende sostanza. 

a. Colui che dona l'essere non avrebbe la superiorità che gli dovrebbe essere propria nel dono dell'essere. ((Colui che dona sarebbe insomma un dio debole - nella parentesi doppia metto frasi che aggiungo ora che trascrivo i quaderni)). 
b. Il dono sarebbe una pura apparenza, insomma non un vero dono. 
c. Coloro che ricevono il dono dell'essere (pietre, animali, uomini ed angeli) non sarebbero arricchiti da questo dono. 
d. Colui che riceve il dono non proverebbe nessuna gioia! 
e. Colui che riceve il dono dell'essere non potrebbe ringraziare Colui che ha donato l'essere. 

((Secondo me in queste cinque fasi viene presentato il motivo ultimo del nichilismo in cui ci troviamo nel nostro tempo. Un dio debole o non esistente non dona realmente l'essere, anzi questo è solo apparenza che non dona gioia ne un motivo ultimo per ringraziare. Senza gioia e senza la gratitudine la vita non ha senso)).

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"La sostanza viene posta "per" l'essere" (( per  nel senso di "a motivo di"))


Commento di Ferdinand Ulrich (miei appunti, mentre parlava)

Perché viene posta la sostanza? ((Perché viene donata?)) Per ricevere l'essere. La sostanza viene posta e donata a motivo dell'essere. 

Il porre la sostanza (pietre, animali, uomini ed angeli) e l'azione in cui viene donato l'essere accadono nel medesimo tempo. Tommaso D'Aquino usa la parola "simul". Qui siamo confrontati con un pensiero fondamentale ed allo stesso tempo elementare dell 'Homo Abyssus. La sostanza (Wesen) è "presupposta"per opera di Dio per ricevere il dono dell'essere. Per questo motivo: "La sostanza viene posta "per" l'essere". Allo stesso tempo però questa sostanza "risulta da", "esce" dall'essere, perché nulla può essere all'infuori dell'essere se non il non essere".

Essere è ringraziare! 

Parliamo di un movimento dell'essere come dono a partire dalla realtà positiva, attraverso il dono dell'essere nell'abisso di Colui che dona e a partire da Colui che dona.  La realtà è cosa Egli vuole, come Egli vuole e quando Egli vuole. Dobbiamo tornare all'origine dell'essere in forza del dono dell'essere e attraverso movimento in cui esso viene posto come sostanza nella realtà. 

La preghiera che esprime l'essere come ringraziamento è il Suscipe di Sant'Ignazio:

«Tomad, Señor, y recibid toda mi libertad, mi memoria, mi entendimiento y toda mi voluntad, todo mi haber y mi poseer; Vos me lo distes, a Vos, Señor, lo torno; todo es vuestro, disponed a toda vuestra voluntad; dadme vuestro amor y gracia, que ésta me basta »
http://it.cathopedia.org/wiki/Suscipe,_Domine,_universam_meam_libertatem

Essere è amore gratis (umsonst) = Essere è nulla (nulla nel senso spiegato sopra)

Il "cuore" del pensiero di Tommaso D'Aquino consiste distinctio realis di essere e sostanza. La sostanza non è un allungamento dell'essere. A livello cristologico ciò significa: Il Padre dona Gesù agli uomini che lo riceveranno e allo stesso tempo Gesù genera attraverso il dono di sé gli uomini che lo riceveranno (cfr. Gv 1,12).

Giovanni 1, 12-13.
A quanti però l'hanno accolto, 
ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome.  I quali non da sangue, 
né da volere di carne, 
né da volere di uomo, 
ma da Dio sono stati generati. 
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PVL.HTM 

6.7.1999

Dobbiamo approfondire il mistero del "simul". Il porre la sostanza (pietre, animali, uomini ed angeli) e l'azione in cui viene donato l'essere accadono nel medesimo tempo. ((E la sostanza stessa non è solo allungamento dell'essere quasi che il donare l'essere sia la cosa più importante mentre la sostanza sarebbe alcunché di solo accidentale)).

"Simul cum esse (Sein) datur, essentia (Wesen) creatur". Quando l'essere viene donato allo stesso tempo viene creata l'essentia.

A. Che cosa è la creazione dell'essentia (sostanza)?


a.  La sostanza è presupposta al dono dell'essere in una reale differenza dall'essere. ((Vi è insomma tra l'atto di donazione dell'essere e la sostanza una reale differenza. Una pietra, un uomo sono alcunché di realmente differente dall'essere come dono)).
b. Propria questa sostanza risulta dall'avvenimento del dono dell'essere.

NB: La simultaneità (simul) dell'essere presupposta della sostanza all'essere e dell'uscire di essa dall'essere è Wunder (miracolo, mistero). 

(( La precisione cristallina della filosofia dell'essere come dono di Ulrich non è "positivismo", ma sguardo nel mistero)).

B. ((L'atto di posizione della sostanza e di donazione dell'essere sono avvenimenti personali, non astratto filosofici)):


a. Dio conduce Eva in una differenza reale e personale ad Adamo. La distinctio realis è anche distinctio personalis. (( Non solo l'essere e la sostanza sono distinti, ma anche le persone, maschio e femmina).
b. E tuttavia Eva è tratta da Adamo. Esce da Adamo come si può leggere nel secondo racconto creazionale in Genesi 2.

Come la sostanza non è un prolungamento (allungamento) dell'essere. La donna non è un prolungamento dell'uomo. Il pericolo dell'ateismo è di sovra accentuare questa dimensione che la sostanza non è un prolungamento del dono dell'essere, così viene intesa come totale autonomia. Il pericolo del femminismo è di sovra accentuare questa autonomia della donna come non prolungamento del maschio.

C. Chiesa e Gesù Cristo a partire da una riflessione ontologica dell'essere come dono

La Chiesa è donata e condotta dal Padre a Cristo, il Verbo eterno diventato carne, - "Il Padre mi dona coloro che mi appartengono, nessuno arriva a me se non è attirato dal Padre" dice Gesù nel Vangelo di San Giovanni -  come sposa e allo stesso tempo esce dal cuore trafitto dell'Amore crocifisso. 

Queste dimensioni A (ontologica), B (personale), e C (cristologica e trinitaria) appartengono da sempre l'una con l'altra. 

A livello ontologico non vi è una reciprocità tra l'essere (Sein) e la sostanza (Wesen), ma una fusione (Verschmelzung) - questa fusione è la realtà.

Nietzsche/ Freud: Nietzsche ha difeso la positività della realtà contro ogni forma di sacrificio della realtà a favore di un Aldilà. In questo modo ha difeso il non essere causata della realtà. 

(( Questo è un tema importante che forse chiariremo in seguito: Ferdinand Ulrich parla di un non essere causato dell'essere. La sostanza è causata, ma non l'essere che è dono gratis))

Nel primo racconto della creazione in Genesi 1 si dice che Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu."

La realtà creata è nel suo essere affermata, nel suo essere posta, nel suo essere voluta espressione della potenza assoluta del Padre nella sua originarietà senza principio (ursprungslose Ursprunglichkeit).

"Esistenza per" del Padre

Elisabetta di Dijon: "O Tu mia eterna solitudine".
Ignazio di Loyola: Solus cum solo

Schelling/Hegel. Schelling intuisce l'essere posta della realtà.  Questo viene spiegato bene da de Lubac. Hegel vuole evitare che la potenza del Padre sia una tirannia. Per questo l'intera sostanza deve diventare soggetto.

Dobbiamo tenere fermo questa dimensione: l'essere è ciò che è! 

Devo giungere, non solo con i pensieri ma esistenzialmente, la dove il Logos riposa nel cuore del Padre! Come dice san Giovanni nel Prologo: Colui che riposa nel cuore del Padre ha annunciato la "novella". Prima di questa comunicazione però vi è il riposare nel cuore del Padre. Ogni parola che non proviene da questo riposo è un fare dei giochi di destrezza retorica con le parole e con i concetti, ma non è filosofia, tanto meno contemplazione. 

Ignazio di Loyola dice della contemplazione: "Gustar et sentir internamente". 

((Papa Francesco ci fa vedere ormai da tre anni cosa significhi tutto ciò. È molto interessante che abbia raccontato che prima di accettare il ministero petrino abbia sentito una grande pace)).


Excursus per una teologia sullo stato di vita del cristiano.

Ci sono due stati di vita (quello dei consigli evangelici e quello laicale), ma una sola realtà. Vi è solo un singolare e medesimo Amore gratuito.

a. Lo stato di vita dei consigli evangelici (obbedienza, povertà e verginità) è il modo escatologico di vivere "come in cielo così in terra".

b. Lo stato laicale (Weltstand) è il pellegrinaggio alla meta nella medesima Chiesa/Comunità in cui vivono coloro che vengono chiamati allo stato di vita dei consigli evangelici. 

c. La forma del pellegrinaggio è propria ad entrambi: è il pellegrinaggio della Chiesa nella sua interezza. 

Nella prospettiva ontologica dell'essere come dono è importantissimo per Ulrich di non dividere la realtà. Mi raccontò che aveva sempre una brutta impressione quando dei giovani gli raccontavano per ore  la loro scelta dello stato di vita come se si trattasse di due realtà. Questa divisione della realtà ha delle conseguenze anche psicologiche gravi. In vero a partire dalla filosofia dell'essere come dono lo stato di vita dei consigli è più un "mezzo", mentre il matrimonio è la "meta". Perché la meta è glorificare Dio e servirlo, quasi come un "matrimonio" con Dio. Un unione con Dio! 

Dall' annientamento (Durchnichtung) dell'essere la pienezza dell'essere! (cfr. Homo Abyssus, 266)

266,3: "Se il porre la realtà nella sua positività (qui non nel senso di "positivismo", ma nel senso quotidiano che ha la parola "positivo"; rg) accadesse per ottenere l' annientamento dell'essere, allora il "niente" che si trova nella parola "annientamento", non sarebbe il niente dell'amore gratuito, ma il nulla della distruzione (nichilismo).  

Il senso necessario dell'essere è l'amore non un annientamento per se stesso. Il niente dell'amore gratuito viene per prima cosa e da questo niente nasce la pienezza dell'essere come amore. 

A) La realtà positiva si irrigidisce per affermare se stessa e pensa attraverso la distruzione del dono di affermare se stessa. Questa è una affermazione nichilistica dell'essere  e per l'appunto distruttiva. "Dio è morto" - non dona più l'essere! "Così vogliamo che viva il super uomo (Übermensch)" (Nietzsche). 

B) Una pacifica affermazione della realtà afferma anche il dono dell'essere, che pone la realtà, senza aver paura in questo modo di perdere la positività della realtà stessa. Al contrario la calma, che qui sorge è la calma dell'essere stato donato, cioè dell'aver accolto il dono. 

Espresso in modo giovanneo

L'aver posto la roccia (Petrus) e l'aver ricevuto il dono (Maria) appartengono intimamente insieme. Ministero ed amore non si contraddicono. Questa verità è tale in ogni atomo dell'essere. 

((È segno di una profonda crisi non solo ecclesiale, ma anche ontologica il nervosismo che regna oggi nella Chiesa, quasi che non fosse mai stato donato l'essere, quasi che Cristo non fosse risorto. Questo nervosismo fa si che lo specifico della Chiesa vada perso, quasi come se Cristo non ci avesse dato la sua pace. Il mondo è nervoso perché cerca un senso che non si può dare cadendo così in una "sindrome della morte" (Walker Percy) - una nostalgia dell'annientamento dell'essere si sostituisce al  senso necessario dell'essere come amore gratuito che precede tutto. Il primerear del Santo Padre Francesco. Da qui risulta una logica dell'amore che rifiuta ogni successo per il successo. Roberto, 2017)).

Sulla crisi dell'essere

La crisi consiste nella seguente alternativa: se l'essere rimane in sospensione (Schwebe) con la conseguenza che a Dio viene impedito di comunicarsi e così che il ricevere l'essere viene annientato. (Oppure se davvero Dio può radicalmente donare se stesso nella modalità di un essere finito gratuito). Detto ancora più vicinanza con le parole di Ulrich: oppure se l'essere obbedendo il donatore può donarsi totalmente a chi riceve, così che tra chi dona e chi riceve vi è solo il niente dell'amore.

Ascoltiamo Tommaso D'Aquino: esse est aliquid completum et simplex, sed non subsistens. Questa frase esprime il cuore filosofico di tutto l' Homo abyssus! Essere qui inteso nell'unità tra compiutezza e vuoto, nel medesimo uso delle parole essere e niente. Non vi è niente tra chi dona (Dio) e chi riceve (alla somma degli enti l'uomo). L'essere come amore! Niente può essere ostacolo in questa immediatezza del rapporto d'amore.

Che decisione è necessaria in questa crisi ontologica? Decidersi nella finitezza dell'essere è identico con l'obbedienza nei confronti del donatore dell'essere.

(Il nervosismo oggi regnante di chi crede di essere in continuazione in un "decisionismo escatologico" contraddice la verità ultima dell'essere come amore gratuito. Anche e forse soprattutto questo "decisionismo escatologico" può essere espressione della "sospensione" di cui si parla sopra. Roberto,  2017).

Alla pagina 13 del quaderno si trova un'indicazione per un amico di allora, Dirk Reichert: Goethe sui sacramenti, II, 7. libro, 290 ; nell'edizione Insel, 323.

((forse si tratta del passaggio di Goethe da "Dichtung und Wahrheit" in cui viene criticata la spontaneità della concezione liturgica luterana; con l'amico pastore Michael Greßler ho però imparato, tanti anni dopo, che questa spontaneità non è tipica del luteranesimo. Non so più ricostruire come mai questa indicazioni si trovi a questo punto. Probabilmente ne avevo parlato con Ulrich. Spontaneità non è sempre espressione dell'amore di cui si parla nella pagina precedente)). 

(continua tutta l'estate, Deo volente)

Spiritualità ignaziana

Jean-Pierre de Causssade S.J.

Ponga il suo passato nelle mani della divina misericordia.
E il suo futuro nelle mani della divina provvidenza.
E nel presente faccia ciò che Dio le da fare!

Il dovere quotidiano come sacramento dell'attimo! 

Vocabolario (6.7.1999)

HA, 266: "meinen" = dir di sì, affermare, amare; exinanitio = movimento in cui l'essere si rende finito (Verendlichungsbewegung des Seins). La realtà nella sua positività viene posta attraverso questo movimento per (um...willen) il senso necessario dell'essere. Il senso necessario dell'essere è l'amore. Dio sia lodato! 

18.7.1999

Leggo da solo B II, 7 (abbreviavo con "B",  HA, B II, 7)

 - HA (Homo Abyssus) mi ha detto Ferdinand Ulrich tenta di interpretare il mistero dell'uomo nella tensione esistente tra Maria e il diavolo. L'abisso è quello tra Maria e il diavolo. 

 - Il testo di Tommaso V.1.1 citato in B II, 7 mette in relazione essentia (Wesen) e esse: essentia... secundum quam esse dicitur.  Essentia in tedesco Wesen indica ciò che è (Was). Il rapporto tra esse ed ens è più usuale. 

- Cosa possiamo dire in generale dell' ens? Che ogni ens è una essentia (un Was). In che cosa consiste la differenza tra res (Wesen) e ente (ens)?  "quod esse sumitur ab actu essendi, sed nomen rei exprimit quidditatem sive essentiam entis".  Dasein (esistenza, ens, essere presente) e Sosein (res, essere così, un albero invece che una pietra) sono mischiati (verschmolzen). Tuttavia l'essentia (Was) dice qualcosa di più che il "dass". ((Per facilitare la lettura direi che la sostanza o natura di una cosa è qualcosa di più che la sua sola presenza)). Da queste categorie elementari del linguaggio tomistico si può trarre la differenza tra "storia" e "filosofia" stessa. 

- "L'ens supera la realtà positiva"(265). È compito dell'ens di testimoniare un' "apertura sovraessenziale" ("überwesenhafte Offenheit") del reale. Seguendo ciò che mi spiegava Ulrich avrei quasi detto che questo è il compito della res. Ma propria questa è una tentazione: perché la res, avendo la propria quidditas in se stessa è tentata di pensare che l'essere nell'essente abbia solo lei come meta, quasi che non vi sia alcuna necessità di un'apertura sovraessenziale. Facendo così la res si chiuderebbe al senso necessario dell'essere: l'amore è contenuto nella res stessa. 
Come in ogni tentazione è sempre la verità che è in gioco. Gesù può davvero trasformare le pietre nel pane. Con ragione la res si sente legata all'essere in modo intimo. Questo intende la fusione già da sempre accaduta e l'unità continua tra essere (Sein) e sostanza (Wesen)" (HA, 265). A partire da questa unità Ulrich pensa però che l'ens è superiore alla res. Cfr. B II, 7, 265. 

- Entrambe le cose devono essere salvate: 

a. L'unità dell'essere e della sostanza nella realtà.  (Konstanze)
b. La sovraessenzialità dell'essere.  (Roberto)

((Si parlava così con Ulrich, si passava dalla filosofia più teoretica a dei paragoni con le persone reali. Konstanze, mia moglie, non ha bisogno della filosofia per capire che non vi sono sostanze (pietre, animali, uomo) che non siano frutto del dono dell'essere. Io invece ne ho bisogno. La forza della prima posizione è una certa "calma" spontanea nello stare nel reale. La tentazione è però nel buio di non vedere più il senso. La forza della seconda posizione è di ricordare a livello di coscienza pensante la verità ultima della realtà tutta - essa è dono! La tentazione è di dover porsi spesso in questo atteggiamento di gnosi del reale, invece che di stare nel reale. Roberto, 2017)). 

Tentazione ontologica: Se l'uno (Unum) non fosse indifferente nei confronti dell'essere e della sostanza, la realtà positiva (per se ipsam, non propter esse suum) verrebbe assolutizzata: non sarebbe solo per se ipsam, ma propter esse suum). 

Cfr. un mio diario scritto a mano luglio 1998- agosto 1999, p. 158-159). 

(( Qui siamo confrontati con il momento di verità contenuto nell'ateismo stesso. La realtà per se stessa è vera (per se ipsam), non è solo un segno per intendere qualcosa altro. Ma ovviamente la realtà non è in forza di se stessa (propter esse suum), ma dono. Questo è ciò che deve essere criticato nell'ateismo. In questa tensione si comprende secondo me anche la "legittimità critica del moderno" di cui parlano Augusto Del Noce e Massimo Borghesi) Roberto, 2017)). 

11.8.1999 (alcune perle di quell'incontro con Ferdinand Ulrich)
Far vedere ciò che si vuole non significa essere cattivi!

Intellectus est apprehensio entis in presenti (S. Th. 2,2)

(( Questa frase mi ha accompagnato per anni; l'intelletto è la comprensione di ciò che è nel presente)). 

In questo incontro avevamo parlato di un libro che mi aveva consigliato Christoph Sperling, un sacerdote della diocesi di Magdeburg, del padre confessore di Ferdinand Ulrich, un gesuita morto a 107 anni: Wilhelm Klein S.J., Gottes Wort im Römerbrief (la parola di Dio nella lettera ai Romani),redatto da Klaus Wyrwoll. Il libro, che Ulrich leggeva allora in modo molto intenso, è pieno di errori di stampa. 

Avevamo anche parlato del lavoro missionario - "il raccolto è grande". 

E sui falsi sensi di colpa: "Mostrare ciò che si vuole non significa essere cattivi. Bisogna aver il coraggio di aspettare/pretendere qualcosa da qualcuno. In parentesi c'é la parola "Jo" quindi forse parlavamo di Johanna. 

Avevamo parlato del non volersi difendere in forza una potenza dell'essere e non di una debolezza. Se sono ciò che sono compio la volontà Dio! Essere non è essere colpevoli di essere, ma obbedienza nei confronti del creatore. In questo senso essere è sempre amore. 

L'altro non è una parte della nostra sostanza o del nostro essere. 

Nell'educazione bisogna avere il coraggio di slegare (Entkoppelung) e di non immischiarsi (Entmischung).

Il rapporto d'amore matrimoniale  è in primo luogo il rapporto tra padre e madre e i bambini in un certo senso sono aggiuntivi. Proprio qui deve essere compiuto lo "slegamento" di cui parlavo sopra. 

Tornando a casa avevo scritto: Per un lungo periodo di tempo del nostro incontro il tema non era la filosofia di HA, ma i miei scolari e mia figlia Johanna in rapporto con me. 

Intellectus est apprehensio entis in presenti. (S. Th. 2,2). Questo significa percepire i miei scolari e Johanna così come sono. Ciò non significa giustificare tutto, ma percepire come loro comunque sono. 

In questa frase di san Tommaso vi è anche la giustificazione filosofica dei 15 minuti di silenzio al giorno che mi aveva proposto di fare. Il silenzio come un tempo della apprehensio entis in presenti. 

Avevamo parlato della mimica di Johanna quando parla: lei si muove di qua e di là perché vuole far saltare le nostre attese. Le nostre attese sono una richiesta troppo grande per una bambina di 4 anni. Non è ancora troppo tardi per cambiare il nostro atteggiamento. Ma lei deve spesso mandare giù cose che le vanno per traverso, perché come dicevo le nostre attese sono esagerate. Konstanze, che si incontrava con Ulrich non insieme con me, aveva fatto l'esempio, che avevo riportato nel mio diario di allora, che non le è permesso piangere. Insomma lei deve continuamente comportarsi come noi ci aspettiamo da lei. La conseguenza è che lei pensa che essendo così come è ciò implica quasi un essere eo ipso colpevoli. Non vi è nulla di più tremendo che sentirsi colpevoli di essere. 

Per quanto riguarda gli scolari. Gesù vede una massa di gente stanca e senza un pastore e poi dice ai suoi discepoli: "il raccolto è grande". Gesù è stato sempre molto impressionato da questo passo del Vangelo. Perché dice il Signore che il raccolto è grande? Se si guarda la massa si ha la sensazione che non è possibile per nulla un raccolto. Anche per quanto riguarda i miei scolari vale la frase del Vangelo che il raccolto è grande, ciò però non significa che io possa o debba proiettare i miei desideri sui miei scolari. (( In questo modo mi faceva comprendere la differenza tra "proselitismo" e "missione" per usare il linguaggio di Papa Francesco)). Devo slegare la mia persona dalla loro persona. 

Ancora su Johanna: Ulrich può comprenderla dall'interno perché lui da bambino era come lei (cfr. quanto ho detto sui movimenti di Johanna quando parla). Il rischio è che Johanna abbia troppi sensi di colpa: ma far vedere ciò che si vuole non significa essere cattivi! Gli ho raccontato che Johanna al mattino mi aveva aiutato a pulire la macchina. Mentre pulivamo la macchina la sua amica, un po' più grande di lei, Laura, le aveva chiesto se poteva giocare con lei: Johanna le ha risposto che in verità voleva pulire la macchina con il papà. Avevo cominciato a commentare questa piccola storia, che Ulrich mi ha interrotto ed ha detto: contempliamo il miracolo contenuto in questa storia. Johanna impara a dire agli altri i suoi desideri, ad esprimere ciò che lei attende. Spesso Johanna è senza difesa, ma non in forza di una potenza dell'essere, ma perché ha paura. Abbiamo parlato di questo quando gli ho letto una lettera che avevo scritto a mia moglie Konstanze (si trova nel diario dell'Agosto del 99, pagina 174). Ulrich aveva malinteso la pagina del mio diario, aveva pensato che traessi un parallelo tra il non difendersi del Signore (un non difendersi in forza della potenza dell'essere come amore) con il non difendersi della Johanna. Mi ha fatto alcune proposte di come potrei migliorare quella pagine del diario.

Se sono ciò che sono compio la volontà di Dio! Questa è obbedienza dell'essere, obbedienza ontologica. Essere non è essere colpevoli, ma obbedienza nei confronti del creatore. Quindi amore per il creatore! Devo imparare a slegarmi e a non immischiarmi con la Johanna ed anche con i miei  scolari. L'altro non è una parte del mio essere. Quando gli ho detto che avevo capito molto bene il capitolo "ens e aliud quid" ha dapprima chiuso il libro: la filosofia non c'entra, essa è al 40esimo posto. Dopo mi ha detto che ha avuto per un momento una certa inquietudine (ma positiva) quando si era accorto che ero arrivato nella mia lettura di HA proprio in quel punto, proprio ora in cui dovevo imparare esistenzialmente cosa significa "aliud quid" dell'altro, incontravo quella pagina del suo libro. 

Per quanto riguarda gli scolari: gli avevo parlato positivamente del capitolo di un libro di Sciascia "croniche scolastiche" che si intitolava "la parrocchia di Regalpetra" come esempio di un insegnante che prende i suoi scolari come sono.  Avevo chiamato questo atteggiamento dell'insegnante di Sciascia: scuola della presa di coscienza di ciò che è senza perdere una certa affezione per i suoi ragazzi. 

Per quanto riguarda Johanna: Konstanze ed io dobbiamo concentrarci di più sulle nostre persone e lasciar in pace Johanna. Il rapporto d'amore matrimoniale  è in primo luogo il rapporto tra padre e madre e i bambini in un certo senso sono aggiuntivi. Proprio qui deve essere compiuto lo "slegamento" di cui parlavo sopra. 

11.8.1999 Filosofia

(Anche se ero già arrivato alla pagina 286 di HA il lavoro sul libro l'11.8. 1999 era partito da una citazione tratta dalla pagina 286). 

"Nello stesso modo si potrebbe far vedere che l' ens trascende anche il vero e il bene" (286).

((Questo passaggio è decisivo per comprendere la priorità che da alla realtà la Evangelii Gaudium di Papa Francesco)). 

Ferdinand Ulrich cominciò a fare un esempio con la Trinità. 
Figlio - viene paragonato con il verum
Spirito Santo - viene paragonato con il bonum

In che senso la persona del Padre (paragonato con l'ens) trascende il Figlio e lo Spirito Santo? Il Padre per quanto riguarda le processioni trinitarie è il prius aliis. A riguardo della natura o sostanza  (Wesen) divina è il summum ens: prius aliis. 
Ciò non significa che il Figlio e lo Spirito Santo siano meno importanti del Padre (questa è un'eresia) e tuttavia tutto è ex Patre. Summum ens non significa che la Trinità sia superflua. "Proprio quando Dio viene essenzializzato come Summum ens, si rivela come il "totalmente altro" che irrompe nella finitezza come un nemico"(266). Quando la Chiesa parla del "Dio onnipotente ed eterno intende Dio nella Sua interezza: Padre, Figlio e Spirito Santo", ma in modo vicario ci si rivolge al Padre - come per esempio nell'orazione finale dell' Angelus. L' Ens uniforme, l'assoluto fondo originario del New Age non è il Padre della tradizione cristiana. Per il New Age tutte queste differenziazioni di cui parliamo qui sono poste dal soggetto.

In analogia su quanto abbiamo detto fino ora in riferimento ad una teologia della Trinità anche nell'ontologia si parla di un prius aliis dell'ens. Anche sei i trascendentali (vero, buono) sono inclusi nell'ens ciò non significa che essi siano superflui. Ferdinand Ulrich mi aveva spiegato che tra la dottrina teologica della Trinità e l'ontologia vi è una differenza importante, che però non sono più capace di ricostruire. Personalmente la similitudine mi è più chiara della differenza. Anche da Hans Urs von Balthasar ho però imparato che l'analogia è più differenza che similitudine (cfr. Lateranensum IV). Forse la differenza consiste nella parola "indistincte": Padre, Figlio e Spirito Santo non sono mai "indistincte". 

"Secundum suppositum... convertuntur ad invicem et sunt idem in supposito ne umquam derelinquunt se." Suppositum è qualcosa che è posto sotto come una tazza. La medesima tazza è vera, buona ed una. Quindi i trascendentali sono convertuntur. Non abbandoneranno (derelinquunt) mai (umquam) il suppositum.

Nella pagina 267 si parla delle fasi del movimento in cui l'essere diventa sostanza (Subsistenzbewegung). Ulrich che è sempre molto calmo si è un po' innervosito che non potevo dirle subito. 
Ecco le fasi in cui l'essere come dono diventa sostanza: 

1. Il donatore dona l'essere in modo del tutto sovrano (l'essere non dona niente, mi ha corretto Ulrich).
2. In questo modo il dono comincia quel movimento che lo rende finito. 
3. Il ricevente, che è la sostanza (Essenz) viene posta per ricevere il dono. La sua gioia consiste nel ricevere l'essere. Da qui nasce la gratitudine. 

L'essere come dono è vero, buono e bello. Ma in primo luogo esso viene determinato come ens. Anche in Hans Urs von Balthsar il pulchrum si trova prima del vero e del buono, ma non prima dell'ens! Così si chiarisce che la domanda che avevo posto a Ferdinand Ulrich se l'ens fosse un trascendentale come pulchrum, verum, unum, bonum et aliquid è stata risposta in modo molto chiaro. Ens, esse, movimento in cui l'essere diventa finito sono parole per esprime il dono dell'essere. 


((Vorrei esprimere a distanza di anni due cose. 1. Per quanto riguarda von Balthasar non aver capito quanto dice Ulrich e cioè che anche per il teologo svizzero l'essere viene prima della bellezza ha fatto si che si è pensato a lui come un teologo estetico. Se fosse stato così allora Padre Pirola S.J. avrebbe avuto ragione a dirmi che una storia dei calzaturifici sarebbe più interessante che una tale teologia estetica. Ma questo non è Balthasar ed io allora, quando frequentavo il Centro teologico dei Gesuiti a Torino, ero ancora troppo immaturo per spiegarlo nella seduta di seminario che avevo tenuto. 2. Le difficoltà che si hanno ora a comprendere il ministero del Santo Padre hanno a che fare con la non comprensione di questa priorità dell'essere come dono. Priorità della realtà dice il Pontefice nella Evangelii Gaudium. Non le nostre riflessioni su ciò che è bello, buono e vero devono stare al primo posto ma la gratitudine per l'essere come dono. Il Dio "essenzializzato" dei tradizionalisti che irrompe nel finito che viene pensato come "nemico" non è solo un errore teologico (che confonde l'essere con il mondo), ma ancor prima ontologico. Pensare (denken) non è ringraziare (danken) per l'essere donato, ma fissarsi su un Summum ens totalmente altro. L'ironia del tutto consiste nel fatto che propio chi parla di una protestantizzazione della Chiesa la compie. Perché il "totalmente altro" è un'idea protestante (Karl Barth giovane) - non luterana né cattolica.)) 


Molteplicità ed unità

In quel giorno avevamo parlato anche di un'idea che avevo avuto di invitare il cardinal Ratzinger a Dorfen, dove abitavo. 

Fino a quando la molteplicità è una manifestazione della pienezza dell'unità dell'essere appartiene all'unità dell'essere stesso.
Fino a quando la molteplicità è una manifestazione della pienezza dell'unità della Chiesa, appartiene all'unità della Chiesa stessa. È l'esplicitazione di qualcosa di già presente. Non è possibile determinare più precisamente  i criteri o il criterio che vorremo chiedere al cardinal Ratzinger per spiegare il rapporto tra unità e molteplicità. 

La molteplicità deve (soll) appartenere al senso del bonum. 

Pluritas pertinet attractione boni! In questo senso è manifestazione della ricchezza dell'amore. 

a. Se qualcuno è legato con il fondamento della Chiesa come soggetto (suppositum). Questo criterio si realizza nel sentire cum ecclesia (Sant'Ignazio). 
b. Sentire cum ecclesia (Sant'Ignazio) significa anche conformità con la dottrina della Chiesa. Per questo è importante fare anche un lavoro catechetico con il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC). Un lavoro che si limiti al catechismo dei vescovi tedeschi non è sufficiente. 

Vocabolario

fides qua: la fede attraverso un atto che viene creduto. Anche a questo livello la fede non è senza contenuti. 

fides quae: la fede che viene creduta. I contenuti della fede si possono per esempio leggere nel CCC o anche nel Catechismo di Pio X

((Come si vede in questo passaggio la preoccupazione alla fine degli anni novanta del Prof. Ferdinand Ulrich in Germania era che ci fosse un legame forte con la dottrina della Chiesa. Erano gli anni in cui come insegnante di religione nella diocesi di Monaco di Baviera ero continuamente confrontato con delle eresie, che arrivano fino alla negazione del senso di annunciare la risurrezione di Cristo ai bambini/ragazzi nell'insegnamento di religione per non promettere loro cose che non siamo in grado di dare. Oggi la situazione è cambiata. Sono proprio le forze che dicono di essere fedeli alla dottrina che in una quasi totale negazione del "sentire cum ecclesia" (Ignazio) attaccano Papa Francesco come eretico o comunque come un fenomeno strano che speriamo passi presto. I criteri esposti qui sopra per comprendere il rapporto tra molteplicità e unità valgono totalmente anche oggi. In modo particolare che il senso ultimo ultimo di unità e molteplicità deve "essere manifestazione della ricchezza dell'amore"). 


Trascendentali 

Cfr. HA, 267

a. secundum suppositum. La tazza è buona, bella, una, vera, qualcosa... (convertuntur)

b. secundum intentionum eorum...ens est prius aliis

Vocabolario: 

in intellectu = nel senso
intellectu = senso

Anche nel commento di questo punto Ferdinand Ulrich ha ripetuto che è per lui qualcosa di misterioso, che ci fosse da commentare proprio questa pagina del HA. Proprio ora che avevamo parlato, discutendo sull'educazione di mia figlia Johanna e dei miei scolari, del prius, nella percezione dell'essere della Johanna e dei miei scolari, della priorità (prius) di questo essere, prima di ogni sfida o precisazione dei "trascendentali" (buoni, belli, veri...). Davvero gli scolari devono essere presi laddove sono (ovviamente non per lasciarli laddove sono). 

Sulla mia vita: 

L'aprirsi del mio orizzonte intellettuale con l'incontro con il mio professore di filosofia del liceo e traduttore di Ernst Bloch non è secondo Ferdinand Ulrich da considerare come qualcosa di totalmente positivo, perché ebbe come conseguenza la perdita della fede dal 1980 al 1987. Per questo motivo il Signore mi aveva riportato negli anni 1994 fino al 2001 nell'ambiente non intellettuale della Hauptschule ( la forma di scuola più semplice nel sistema scolastico tedesco), che era poi l'ambiente in cui vissi da giovane nel quartiere operaio di Mirafiori Sud a Torino. In questo contesto dovevo trovare il Suo amore. Tra i poveri del sistema scolastico tedesco. Su questo tema ho scritto di più nel mio diario di quei tempi alla pagina 178. 


24.8.1999


Dio e il matrimonio

Non bisogna scambiare Dio con il matrimonio, la meta con un mezzo. Dio non esiste per sanare i nostri matrimoni o per garantire la loro riuscita, piuttosto il matrimonio è un mezzo per la glorificazione di Dio. L'uomo è stato creato per glorificare Dio, tutte le altre cose sono mezzi per arrivare a questa meta.

Ferdinand Ulrich 24.8.1999

Grande incontro con Ferdinand Ulrich! Abbiamo parlato a lungo sul tema degli stati di vita del cristiano. Dapprima ha letto una lunga citazione di Padre Klein SJ (cfr. pagina 43, forse del libro Gottes Wort im Kirchenjahr, 1957-1961.) Professio dei sacerdoti: morire in Dio! Tutti gli uomini sono chiamati ad un amore radicale. Tutti gli uomini si muovono verso la loro ultima ora, verso la morte. L'ora della morte è l'ora dei consigli evangelici: povertà, obbedienza e verginità. Abbiamo parlato del fatto che tutti moriamo secondo questi consigli evangelici. Così impariamo cosa sia per esempio l'obbedienza, l'obbedienza di un cadavere. Così come Balthasar anche Ulrich parla di due stati di vita del cristiano: quello del matrimonio e quello dei consigli evangelici. Entrambi gli stati di vita sono chiamati all'amore radicale ((quello che io chiamo amore gratis)). In questo senso pensano padre Jacques Servais SJ e Ferdinand Ulrich allo stesso modo.

Padre Jacques Servais sente qualcosa di giusto per quanto riguarda Ulrich, ha detto Ulrich. In forza della sua storia singolare Ulrich tende a vedere i due stati di vita insieme ((quasi come un unico stato di vita)). È stato chiamato alla verginità a partire dal matrimonio. Il testo che mi aveva letto del Padre Klein differenzia in modo preciso i due stati di vita. Insomma la teologia degli stati di vita gli è a livello teorico chiara anche se lui in forza della sua storia personale tende a sottolineare ciò che vi è di comune. Cosa per lui importante è la trasparenza nei confronti di Cristo, sia nel matrimonio sia nella vita dei consigli evangelici.

È bene che non siamo andati a Roma ((allora avevamo pensato di trasferirci a Roma per lavorare a stretto contatto con la "Casa Balthasar" diretta da Padre Servais)). Questo sarebbe stato superiore alle nostre forze perché avremmo dovuto vivere lo stato matrimoniale in modo esemplare per la "Casa Balthasar". Più opportuno sarebbe stato che la "Casa" attraverso l'apostolato avesse conosciuto più famiglie, ha detto Ulrich.

A riguardo del supra naturam, ma non contra naturam Ulrich ha detto che molti uomini percepiscono il supra di Dio come un contra.

Per quanto riguarda la "libertà della grazia" di Padre Servais: dalla libertà della grazia proviene il presupposto/ la condizione della natura per la grazia. Dio stesso vuole avere la natura come presupposto della grazia. In questo modo sia la natura che la grazia vengono prese sul serio.

Per quanto riguarda l'idea di Padre Servais che pensa che la filosofia di Ferdinand Ulrich e la teologia di Hans Urs von Balthasar si completino Ulrich vede un pericolo o una tentazione. Tra i due vi è una profonda communio, che però in un certo senso presuppone che ciò che è presente in Ulrich è presente anche in Balthasar. Lochbrunnen parla, in una lettera che Ulrich aveva ricevuto allora, di "fratelli nello spirito". In gioco è una profonda amicizia, un reciproco aprirsi. Balthasar si è rivelato ad Ulrich completamente così come era e viceversa. Forse verranno scritte delle dissertazione sul rapporto tra l'ontologia di Ulrich e la teologia di Balthasar, ma tutti questi paragoni accademici mancheranno di comprendere la profonda unità. Incontrano Ulrich incontro anche Balthasar.

L'essere è il donum! È importante vedere, come vede padre Servais, che la natura stessa è dono.

Padre Servais aveva visto nella prima parte del libero "lo stato di vita del cristiano" ((in italiano il libro è stato tradotto al plurale)) di Hans Urs von Balthasar il "principio e fondamento" (questa formula si riferisce all'inizio degli Esercizi di sant'Ignazio) del libro stesso. L'uomo è creato per glorificare Dio (Ignazio) e per amarlo/amare (Balthasar). Ulrich è d'accordo. Questa prima parte non deve essere dimenticata anche quando ci si occupa della seconda e della terza. Se si dimentica questa prima parte si arriva a ciò che Ulrich chiama la "neurosi degli stati di vita". C'è un di più dello stato di vita dei consigli evangelici ma anche un di più del matrimonio. Senza matrimoni cristiani, che per Ulrich sono rarissimi, non vi è neppure uno stato dei consigli evangelici. Per entrambi gli stati di vita Dio deve stare al primo posto. Sia il matrimonio che lo stato di vita dei consigli evangelici sono "mezzi". Inizio e fine è Dio!

Non si deve confondere Dio con il matrimonio; con la morte il matrimonio è finito. Su questo punto Ulrich è radicale come Gesù. Padre Servais pensa che la missione del matrimonio in cielo continua ad esistere. Dio non esiste per sanare i nostri matrimoni o per garantire la loro riuscita, dice Ulrich, piuttosto il matrimonio è un mezzo per la glorificazione di Dio. L'uomo è stato creato per glorificare Dio (Ignazio), tutte le altre cose sono mezzi per arrivare a questa meta.

Anche in questo Ignazio non è datato!

La tragedia della Chiesa oggi: rovistare nella dimensione dei mezzi. Questa perdita di tempo non permette di aprire una breccia al fondamento e alla meta! Manca nella Chiesa una reale pastorale dei consigli evangelici e un'autentica pastorale del matrimonio. Non si parla più di una possibile chiamata ai consigli evangelici, perché si è abbandonata la dimensione del fondamento e della meta. E per questo motivo non si parla di una chiamata al matrimonio. Il matrimonio cristiano è un reciproco accompagnarsi della donna e dell'uomo a Dio!

Sia nello stato dei consigli evangelici sia nel matrimonio vi è una divisio nel senso di San Paolo. Egli chiederebbe al Padre Servais cosa significa austragen (portare a compimento qualcosa)? (cfr. il mio diario Agosto 1999, pagina 2-3). Non si tratta di sciogliere, togliere ciò che disturba. Piuttosto si tratta di un redimere nell'amore. Si tratta di crescere nell'amore, per trovare Dio in tutte le cose.

Non esiste nulla in cui Dio non vinca!

Si deve amare in modo complessivo e quindi supera la fissazione agli organi genitali. Nell'amore complessivo il "dominio" dell'uomo verrà vissuto come servizio e non come un sopraffare o essere sopraffatti. Bisogna essere teneri. Quanto accade a livello della natura (eiaculazione, orgasmo) è alcunché di secondario! Amare la propria donna con tutto il corpo, anche se fosse necessario un sacrificio della sfera degli organi genitali!

((Come si può vedere Ferdinand Ulrich ed io parlavamo già nel 1999 di ciò che sta a cuore a Papa Francesco con gli ultimi sinodi e con il presente. Il pontificato di Papa Francesco sta cercando di mettere ordine su questa questione fondamentale dello stato di vita del cristiano nei suoi stati due principali.
La lettura di Walker Percy e la mia esperienza mi hanno portato a sottolineare in modo forse diverso la natura dell'amore complessivo. Il mio post in Facebook di qualche giorno fa né da testimonianza.

La dichiarazione d'amore più bella che abbia mai letto (die schönste Liebeserklärung, die ich kenne; deutsche Übersetzung unten in den Kommentaren) : 
Vorrei tradurre la dichiarazione di amore più bella che abbia mai letto: "Ti amo in questo attimo e fino al momento della mia morte. (...) La verità intera è che ti amo. E le verità singole sono: amo il tuo amatissimo cuore e il tuo caro sedere, il più bello di tutta la Corolina, voglio il tuo sedere e nessun altro e voglio te per il resto della mia vita, te e nessun'altra. Amo anche osservarti al chiaro del fuoco. Verrò ogni pomeriggio alle quattro (alle quattro, perché Allison diventava triste a quell'ora del pomeriggio; rg) e fosse anche solo per stare accanto a te, nel caso che tu non abbia voglia di fare l'amore con me" (Will Barrett). " Ho già voglia. Che cosa ne pensi se lo facciamo ora?" (Allison). "...Perché amo stare vicino a te e guardare i tuoi occhi, che vedono come le cose sono e il profilo delle tue guance. Queste sono le verità singole, ma verità che sono ordinate a quella intera, che ti amo." (Will) "Si è così, anch'io ho una verità singola" (Allie). "Davvero, quale?"(Will), "Amo la tua bocca, dammela." (Allie). "Bene" (Will). (Walker Percy, The second coming, Seconda parte V, 11). 
Ecco a me piacerebbe che si parlasse così di una filosofia e teologia dei sessi, in modo molto fenomenologico o si tacesse se si vede che si appesantisce la coscienza con temi che il singolo non può portare.
NB C'è anche, seguendo il Maestro crocifisso, la dimensione del sacrificio non solo nella sequela dei consigli evangelici, ma anche quando si ama una persona che non ha la libertà di Allie e di Will nell'uso del linguaggio erotico e sessuale. Questa sarà sempre "pura gratia". Come la Croce lo è (Facebook, 1.8.2017)

Rimane il fatto, come mi ha detto nell'ultima confessione, padre Federico, missionario della misericordia, che il vero peccato è ciò che impedisce la via a Dio In questo sono del tutto fedele a Ferdinand Ulrich e ad Hans Urs von Balthasar. La meta è Dio! La fissazione agli organi genitali deve essere realmente superata, perché in sé essa non è feconda di vera gioia. )) 










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