sabato 20 aprile 2019

La teologia del Sabato Santo - una meditazione

Casale Monferrato. Ultimamente Gianni Valente ha citato una frase di Benedetto XVI sul Sabato Santo, che conoscevo, forse, da una meditazione che aveva tenuto durante la visita pastorale a Torino, come pellegrino dalla Sacra Sindone (nel 2010): „Sabato Santo: giorno della sepoltura di Dio; non è questo in modo impressionante il nostro giorno? Non comincia il nostro secolo ad essere un grande Sabato Santo, giorno dell’assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore che si allarga sempre di più?“ 

Nel breviario latino al giorno odierno, possiamo meditare su questo tema leggendo un brano „ex antiqua Homilía in sancto et magno Sábato“ (PG 43, 439. 451. 462-463). Un testo molto bello; Cristo, disceso nell’inferno con il segno vittorioso della Croce, dice ad Adamo: „étenim non ideo te feci, ut in inférno contineáre vinctus. Surge a mortuis“. Tra l’affermazione di Benedetto XVI e questa del testo antico latino, però, vi è una differenza: di fronte a con questo racconto descritto nel brano veniamo confrontati con un’esperienza di vittoria e non di „vuoto agghiacciante“, né di „assenza di Dio“. 

Adrienne von Speyr, non sembra essere tra le fonti di Benedetto XVI, ma proprio lei e la sua esperienza mistica di discesa all’inferno mi permettono di congiungere i due testi, quello del papa bavarese e quello antico latino. 

A differenza di Dante Adrienne non racconta di nessuna persona concreta che sia all’inferno, ma percepisce solo delle „effigi“ (immagini); Cristo scendendo all’inferno percepisce tutta la gravità del male, tutta la sua forza distruttiva di ogni forma, percorre una melma di fango, che pian piano distrugge anche la forma del „fiume“, per cui tutto diventa melma: una melma invasiva. „Tutto è compiuto“ sulla terra, ma nell’inferno c’è ancora qualcosa da compiere, senza la percezione di potere fare qualcosa. Questa esperienza corrisponde al „vuoto agghiacciante“ di cui parla Benedetto XVI; quali siano le fonti a cui egli si richiami esse confermano l’esperienza di Adrienne. 

Inaspettatamente alle cinque del mattino (noi liturgicamente anticipiamo la vittoria di Cristo alla sera del Sabato Santo) la forza inarrestabile della risurrezione ferma l’invasione della melma del male. A questo punto ci si può immaginare il discorso di Cristo con Adamo che ho riferito qui sopra. 

Il nostro secolo con le sue brutalità, ricordate ieri nelle tante via Crucis nel mondo, anche in quella di Casale Monferrato a cui ho partecipato con mio figlio (per esempio i morti nel Mediterraneo), ricordate nella profonda preghiera di Francesco ieri a Roma nella via Crucis del Colosseo, lascia le sue tracce nell’inferno. Le sue effigi! Che coprono l’effige di Adamo che è Cristo stesso!  

La „speranza per tutti“ di Hans Urs von Balthasar ne è cosciente, cosciente di tutto quel male che Francesco esprime nella sua preghiera in questo modo: 

Preghiera di Papa Francesco alla Via Crucis - 19 aprile 2019

Signore Gesù, aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo: 
la croce delle persone affamate di pane e di amore;
la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;
la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;
la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;
la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine;
la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici;
la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;
la croce dell umanità che vaga nel buio dell incertezza e nell oscurità della cultura del momentaneo;
la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’omicida leggerezza e dall'egoismo;
la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la Tua luce nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati;
la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore;
la croce dei tuoi figli che, credendo in Te e cercando di vivere secondo la Tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei;
la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante;
la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli stessi battezzati;
la croce della Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno;
la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall'avidità e dal potere.
Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte.

Amen.

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