All'inizio dell'anno, nella primavera, ma anche all'inizio di ogni nuovo giorno si è confrontati con nuovi inizi; Adrienne spiega con precisione il loro senso. Solo con la caduta nel peccato il tempo assume il carattere della caducità; nella creazione, che era molto buona, vi era un alternanza tra giorno e notte, c'era uno scorrere del tempo, che non aveva la modalità della fugacità. Questa prima modalità della creazione è persa per sempre, afferma Adrienne, seguendo la Bibbia. La caducità del tempo non è negazione della misericordia e della speranza: Dio non ci ha scacciato solo dal Paradiso terrestre, ma ci ha donato anche degli abiti con cui coprirci, perché dopo la caduta, ci siamo vergognati della nostra nudità. Questo è stato il suo primo atto di misericordia, dopo il peccato originale. Dio ci ha donato la speranza che è simbolicamente contenuta in ogni inizio. Saremo sempre continuamente delusi dalla nostra incapacità di amare e di amarci, ma la caduta del peccato non ha come conseguenza la natura totaliter corrupta. Adrienne spiega Ia speranza che Dio ci dona in questo modo: "ciò che verrà non è solamente fugace...ma in primo luogo un tempo, al cospetto del tempo eterno, un tempo dell'uomo che si trova davanti al tempo di Dio" (Adrienne). E non si trova solo davanti, ma vi è un intreccio, vi è un' "apertura" tra questi due tempi, un intreccio di speranza. Il tempo eterno non è presente per distruggere il tempo dell'uomo, ma per donargli dignità e valore. La speranza di cui parla Adrienne riconosce nel tempo eterno un'istanza più grande, ma ciò che è più grande nell'eternità diventa evidente nel "nostro tempo" non solo come "gloria di Dio", ma anche "come possibilità, già nella caducità del nostro tempo, di attingere alle provviste dell'eternità".
Questo significa che già nella creazione, quando il Padre ci ha donato l'essere gratuitamente, il "mondo origina dalla mano di Dio, che l'uomo è la sua immagine, che il nostro tempo passa nei confronti del suo", ma non passa come se il dono dell'essere fosse qualcosa di non sensato. Adrienne continua la sua frase parlando subito della redenzione, ma io vorrei rimanere ancora un attimo sul primo passo, quello della creazione. Arricchito dalle lezioni sull'amore di Recalcati, vorrei specificare che anche le pulsioni dell'uomo, che non sono solo istinti di sopravvivenza e di procreazione, sono qualcosa di buono. L'uomo, come donna e come uomo, ha un corpo e questo corpo è bello e fa sorgere delle pulsioni che sono state anche create da Dio. Non credo che si possa e si debba ridurre il desiderio e le pulsioni a peccato. Quando il giovane uomo e la giovane donna scoprano che il proprio corpo, che non sono ma hanno, è eccitabile, non scoprono qualcosa di malvagio. Se la natura non è totaliter corrupta allora anche la modalità consistente nel provocare e ricevere piacere non è manifestazione di corruzione, ma di speranza. Recalcati usa l'immagine del libro: il maschio, forse più interessato ai "pezzi" del corpo di una donna (mentre forse la donna avrebbe più un interesse olistico all'uomo), sfoglia la donna come si sfoglia un libro e scopre una molteplicità di gioia che non è solo "tregua dal dolore del mondo" (Lacan, Recalcati), ma anche scoperta della molteplicità del corpo come alcunché di bello. Non solo i propri figli sono scoperta della molteplicità bella nei confronti del proprio sé, se si è disposti a lasciarli andare, ma anche il corpo lo è, che anche nella vecchiaia non perde, ma muta la sua bellezza. Certo se si hanno figli si è stanchi a volte e forse l'uomo desidera dalla propria donna quello che lei non può dare, forse perché ha passato una notte ad accudire un bambino malato, ma io non farei dell'osservazione di Freud sull'inconciliabilità tra sesso ed amore, un dogma. Non vi è un'inconciliabilità tra "l'amore e la natura feticista del desiderio sessuale" (Recalcati), per cui si avrebbe bisogno di un amante per il desiderio sessuale, mentre si continuerebbe ad amare la moglie. L'essere gratuitamente donato viene donato in un tempo fugace, in cui vi sono anche momenti di attesa. Questi momenti di attesa sono importanti per la coppia, tanto più che l'amore erotico senza l'attesa non è nulla. L'importante è che la donna (ma certamente le donne avranno anche qualcosa da dire di diverso dalla mia prospettiva maschile) non si perda totalmente in quello che Recalcati chiama il "sequestro libidico": la madre non è solo madre, ma anche donna, per cui è importante superare quelle fasi in cui "l'oggetto fondamentale del desiderio non è più il partner ma il bambino". Il bambino non può sequestrare la mamma per sé, la mamma non può trattare il bambino come se fosse il suo partner. Certo non solo la nascita di un figlio, ma anche una notte passata insonne, per questo figlio, "tende ad alterare il desiderio nella coppia". Qui si insinuano con sicurezza delle vere e proprie tentazioni che possono essere riassunte nella formula: il sacrificio non può negare il desiderio. In un altro libro Recalcati differenzia tra sacrifico simbolico-reale e sacrificio fantastico - il sacrifico fantastico della propria maschilità e/o femminilità per la carriera o per i bambini, è fonte di malattia e non è da confondere con quel sacrifico simbolico o reale, senza il quale non ci sarebbe alcuna opera umana.
Ora con Adrienne facciamo il passo della redenzione: "il nostro tempo con l'incarnazione del Figlio è diventato il domicilio di Dio", venendo nel mondo nella modalità della exinanitio Egli fa fluire l'eternità nel tempo e ritornando al Padre riporta questo tempo fugace, che è stato la sua casa, nell'eternità. Ciò accade nella modalità della povertà, dell'obbedienza e della verginità. Guardando a Cristo gli sposi troveranno la forza di non cadere in ciò che si potrebbe chiamare un "sequestro pulsionale" - anche se vedere il sedere o i seni di una donna può essere più eccitante che vedere la propria donna stanca, se si è davvero fedele alla gratuità dell'amore donato nella creazione e nella redenzione, pur non essendo mai liberi dalle pulsioni (che in qualche modo dovranno essere gestite) si dovrà e potrà trovare quella forza che il Signore ci dona in continuazione con il suo amore povero, obbediente e vergine.
Nella mia vita ho sempre sperimentato una speciale protezione da parte dell'amore vergine di Cristo - al tempo del liceo andai a fare i compiti a casa di un ragazzo che senza alcuna inibizione non fece nulla per nascondere il fatto che dietro i pantaloni il suo membro era eccitato, ma questo non eccito me. Il ragazzo si rivelò poi non come un amico, ma come un tipo violento che mi aspettò una volta con il coltello fuori dal cancello. Nella cricca degli scolari che usavano una ragazza ad avere rapporti sessuali orali con loro - uno era questo ragazzo di cui parlo - non ci sono mai capitato, né sono stato mai invitato alle loro orgie pornografiche; forse perché lui percepì la mia inibizione non mi invitarono - ma ho interpretato quest'ultima sempre come una speciale difesa dell'amore vergine di Cristo. Il che non vuol dire che la disponibilità (qualora sia stata tale) di questa ragazza non fosse anche eccitante per me, ma non ero disposto a vivere questa eccitazione con loro. Non l'eccitazione, ma l'uso - a qual livello di violenza si voglia - di essa per fare atti orgiastici è peccato. In genere direi che pecchiamo ogni volta che non obbediamo a Cristo nel suo comandamento doppio, forse triplo: amate Dio, amatevi gli uni gli altri, amate voi stessi!
In una serie televisiva su donne che lavoravano come telefoniste all'inizio del ventesimo secolo in Netflix viene presentato un rapporto a tre, che non vuole essere violento, ma frutto di vero amore, ma anche nella serie stessa il rapporto non porta ad una gioia duratura. Mi spiego teologicamente ciò come una hybris in cui l'amore non è più imago Dei, ma copia perversa dell'amore trinitario!
Dio ci dona sempre dei nuovi inizi (un nuovo compleanno, un nuovo giorno...) in modo che noi non perdiamo troppo tempo in ciò che è stato, ma per essere aperti a nuove speranze di riuscita nell'amor di sé e dell'altro. "E la nostra fiducia nel nuovo tempo di Dio, che ci viene donato, deve essere più potente di tutti i nostri conti e calcoli" di riuscita. Non ci sono gradini di perfezione, ricorda con insistenza Adrienne, ma vi è un continuo e sempre nuovo dono dell'essere gratuito che ci permette di sperare di essere strumenti del suo amore salvifico: ora o quando Dio lo vorrà. Vi è certo anche un tempo del pentimento, ma questo non deve cadere in un circolo vizioso, in un sequestro, ma aprisi a quella fiduciosa speranza che vi è in ogni inizio! Incipit vita nova! Questa speranza ci è donata in continuazione in prospettiva di quel nostro ingresso definitivo in quel tempo eterno, che non comincia, ma che è eccedente sorpresa di una novità continua e che si fa presenza già ora nello "sguardo di totale simpatia" (Cesare Pavese) con cui possiamo guardare il reale! Nel nostro ingresso definitivo ciò che noi abbiamo desiderato con la nostra anima, il nostro spirito e il nostro corpo, cercando le mani della nostra donna o usandole per una soddisfazione fugace, troverà la sua vera pace e gioia!
Non dobbiamo educare/educarci a facili entusiasmi per la vita eterna, che sono a loro volta molto fugaci - ma dobbiamo imparare a vedere la vita eterna come quel lievito che porta alla giusta maturità il nostro desiderio di amare e di essere amati! Questa educazione non è fuga verso l'eterno, ma un rimanere davvero nel tempo, nel nostro tempo con apertura al Suo tempo! Anche se l'ottimismo non è sempre un buon consigliere, la speranza lo è sempre: perché è presenza dell'amore eterno nell'amore fugace e lo trasforma in un trampolino con cui si è lanciati, per grazia, nel Suo dono sempre più grande di essere e tempo! In ed oltre questo tempo che ci è donato di vivere! Cristo è il vincitore! Anche se noi non c'è ne accorgiamo spesso, perché spesso distratti dalla fugacità!
PS Questo articolo cerca di evitare di equiparare il peccato alla pulsione (l'attrazione della molteplicita umana verso il soggetto), che non è la stessa cosa dell'istinto (il bisogno animale di riprodursi o non morire). Due libri di Massimo Recalcati, mi hanno portato a questa intuizione: Contro il sacrificio, Milano 2018 e Manteniamo il bacio, Milano 2019. In una lunga conversazione con mio figlio, abbiamo discusso questo punto. L'impulso potrebbe essere visto come qualcosa di "neutrale" che può portare alla vera gioia o al vero peccato? Oppure l'istinto stesso è qualcosa che può essere valutato moralmente e quindi ha la potenzialità di trasformarsi in peccato? In questo articolo non ho voluto pensare fin in fondo a questa domanda in modo filosofico o addirittura teologico (perché altrimenti si dovrebbero considerare infinitamente più fattori), ma solo per dare una testimonianza basata sulla mia esperienza, al fine di dar inizio ad una discussione su questo argomento.
PS II Sarebbe molto importante confrontare quello che ho scritto nel mio racconto "Libri ed altri ricordi" (https://graziotto.blogspot.com/2019/03/libri-ed-altri-ricordi-in-dialogo.html) riguardante una possibile "filosofia dei sessi"o in questo mio articolo con il saggio di Adrian Walker "Nexus Indissolubilis". A Balthasarian- Augustinian Meditation on the Spousal Embrances" (Washington 2019), che sostiene la tesi riguardante "il ruolo del nesso indissolubile tra unione e procreazione nella costituzione di un abbraccio sponsale" (p. 5). Il punto sostenuto da Adrian è che durante il sesso l'unità tra i Due è ricettiva verso un bambino, e che due persone già si uniscono con il potenziale bambino come Terzo. E che senza questa componente abbiamo a che fare solo con un atto "ridotto" a cui manca il vero significato. Adrian riesce a sostenere tutto ciò senza negare "la natura dell'unione carnale di per sé" (p.5). E senza cadere in una "opposizione doloristica tra "eros" e "agape" (p. 2). Prende sul serio anche l'unità tra il naturale (anche tra la "creazione infraumana") e i livelli personali del sesso. E ci conduce nel tema balthasariano dell'unità tra persona e missione. Con lo stesso Balthasar inizia il suo saggio, che in "Homo creatus est" (Einsiedeln, 1986, 291) esprime la connessione tra Eros e Thanatos: "Chi genera, non solo fisiologicamente, ma anche spiritualmente, dice sì alla sua morte"; Balthasar non usa un linguaggio pio e la dimensione del piacere gli è completamente presente, anche se la mette in relazione con la morte, quando parla di "morte piacevole". L'orgasmo stesso è visto da Balthasar e Adrian come una "piccola morte".
Con la mia richiesta, implicita o esplicita, di prendere sul serio le pulsioni (che non sono solo istinto di sopravvivenza o di procreazione, ma attrazione del molteplice come espressione del dono dell'essere), sia per le donne che per gli uomini, non volevo mettere in discussione la dottrina cattolica, ma "problematizzarla" in senso positivo. Posso immaginare che riflettendo sulla dottrina cattolica, anche in questa interpretazione di Adrian, molte persone sentono ciò che una mia amica esprime così: "Una cosa che in me personalmente mi mette in atteggiamento di difesa nei confronti della dottrina cattolica (qui spiegata da Adrian) è che la donna è solo uno strumento passivo. Non si ha bisogno di un orgasmo femminile per i bambini - e non è assolutamente sorprendente che in questa luce la sessualità femminile abbia un'esistenza così miserabile in tutto il discorso. Ciò che sta cambiando al momento, non nel senso di non un femminismo militante, ma di un femminismo aperto e affermativo".
Inoltre, oggi non è possibile affrontare questo tema (sesso e dottrina cattolica) senza considerare anche gli scandali di pedofilia nella chiesa; cito ancora una volta la mia amica: "Penso che l'aspetto dell'amore dovrebbe essere il più importante in relazione al sesso. E credo che da ciò derivi logicamente che la libertà e il consenso sincero sono essenziali. E che i sacerdoti e gli altri che abusano dei bambini non solo fanno cose terribili agli altri, ma anche "pervertono" il messaggio stesso dell'amore, dell'amore libero e gratuito".
Il mio accesso a questi argomenti, in generale e nel racconto della mia vita e in questo articolo, è la mia esperienza e la filosofia dell'essere come un dono d'amore gratuito e libero. Massimo Recalcati mi aiuta a comprendere meglio alcuni aspetti del problema, in primo luogo mi aiuta a sostenere un atteggiamento positivo verso i desideri pulsionali, perché un discorso, anche il più corretto, può essere usato per soggiogare l'uomo, se non li si prende sul serio. Mi riferisco agli esempi ricordati in questo racconto. Nella mia esperienza, il nesso indissolubile tra sesso e riproduzione è garantito dalla grazia. Percepisco i nostri figli come una molteplicità che mi arricchisce e che è stata voluta nell'atto sessuale. Eppure penso che, nel contesto cattolico, il piacere della donazione di sé (Balthasar), sia quella maschile che femminile, è preso troppo poco in considerazione, con conseguenze che possono essere sopportate solo se il dono di essere, come dono libero e gratuito ti dà una forza di gratuità, senza la quale quasi ogni rapporto coniugale andrebbe in crisi. Continuo a citare l'amica di cui sopra: "Quando si tratta di amore, la dottrina (e le regole, o come le si voglia chiamare) non dovrebbe essere troppo enfatizzata, perché essa, come tutto il resto, deve essere misurata, nella concretezza della vita vissuta, con quanto ha davvero a che fare con l'amore gratuito all'altro, o quanto ha a che fare con il potere, l'egoismo, la paura, ecc. E tutto ciò è molto concreto, non ha la valenza di un simbolo, ma deve essere considerato ogni volta per ogni persona a modo suo. In questo modo trovo un accesso sensato a tutti questi temi". In queste parole della mia amica è emerso un criterio importante: solo l'amore libero e gratuito decide se ciò che si fa è degno o meno di una persona umana e del suo compito nel mondo Soprattutto in un'epoca in cui le persone non hanno il problema se agiscono in modo conforme a delle regole, ma se sono "amabili" (Federico Picchetto) , è necessario sottolineare questo criterio ultimo. E il sesso per molti è solo un linguaggio con il quale possono verificare se l'altro mi sente come amabile o meno.
La prospettiva simbolica è possibile, ma non deve degenerare in un "sistema" che renda impossibile vedere l'amore libero e gratuito dove si realizza concretamente (ad esempio anche in una relazione omosessuale). Sostengo qui che venga gettata via modernisticamente la dottrina cattolica? No! Questo significherebbe che starei buttando via la mia vita; cerco solo una via, autentica, per non nascondere tutti i fattori che sono in gioco, poiché l'essere sia donato liberamente e gratuitamente nella molteplicità.
Il punto più importante del saggio di Adrian è che lo stesso atto sessuale deve curare sia il legame unificante tra la coppia che la possibilità della nascita di un figlio. "Se Balthasar ha ragione, questi due movimenti non sono atti separati, ma due modi irriducibilmente distinti di essere lo stesso atto; sono le due dimensioni di un unico co-atto" (p.6-7). Ecco perché i contraccettivi separano ciò che non può essere separato. Conservando l'unità tra il mantenimento dell'unità dell'uomo e della donna e l'apertura ad un possibile figlio, la coppia si dedicherebbe ad un "bene comune" e non ad uno "privato". La pratica della contraccezione è poi vista da Adriano come esempio del "paradigma tecnocratico" (Papa Francesco, Laudato si', 101). Così Adriano spiega con esattezza la posizione della Humanae vitae e in generale del magistero di Paolo VI, Giovanni Paolo II, forse anche di Benedetto XVI. E nel suo accenno al paradigma tecnocratico anche di papa Francesco. Mi trovo con il mio appello per la valorizzazione della pulsione sessuale al di fuori del magistero della Chiesa?
Considero l'obbedienza al Magistero della Chiesa e specialmente al Papa vigente un atto razionale, e sebbene le mie riflessioni siano puramente filosofiche, cioè prendeno sul serio l'esperienza, non metterei mai in pericolo l'unità della Chiesa per le mie riflessioni con Lutero o con chiunque altro. Ora ritorniamo al punto di cui stiamo parlando: Balthasar si è preso gioco, da qualche parte, dell'inseparabilità dei due scopi dell'atto sessuale, rinviando alla sensatezza dell'amore dei coniugi dopo la menopausa della donna, quindi non sono così sicuro che Adrian abbia ragione quando cita Balthasar per la sua tesi. Tuttavia, sono sicuro che la cura dei rapporti sessuali (compresi quelli omosessuali) deve sempre soddisfare i criteri di un libero, legale (in uno stato di diritto) e libero scambio d'amore. Il sesso è una pulsione, ma, come dice la Bibbia, è anche "conoscenza": conoscenza non solo di se stessi, ma del sé dell'altro.
Per quanto riguarda il matrimonio cattolico, penso che le due dimensioni dell'atto sessuale ("la dimensione procreativa e unitiva") dovrebbero formare un'unità nella vita dei coniugi, ma ho grandi obiezioni sull'idea di "due dimensioni di un'unico co-atto"; l'atto unico può e ciò è lecito, se penso alla mia esperienza, essere considerato come una tenera conoscenza dell'altro, come una resa del mio sé, nella fiducia che l'altro può percepire anche il mio abbandono della razionalità come un dono: la cura dell'orgasmo reciproco ha un valore in sé. Posso fidarmi dell'altro, anche se non ho più niente sotto controllo; in un certo senso è davvero una "piccola morte"!
Per quanto riguarda l'uso di contraccettivi, come la pillola, che mettono in pericolo la salute delle donne, penso che non dovremmo lasciarci guidare dal paradigma tecnocratico, ma dall'essere come dono. Lucetta Scaraffia, anch'essa contro la pillola, ci fa solo riflettere che è un modo di pensare molto maschile il non considerare le situazioni concrete, come quella di una donna in Africa il cui marito non vuole essere guidato da alcun atteggiamento regolativo nella pratica sessuale e che, senza la pillola, potrebbe essere trasformata in una macchina per il parto. Inoltre, non vorrei trasformare alcun discorso, per quanto ragionevole, in un sistema assoluto e chiuso.
Il momento della verità di ciò che Adrian scrive e ciò che è veramente importante per lui posso riassumerlo con le sue parole (ci siamo scritti per Whatsapp): "The whole point I’m making in the article is that contraception gets in the way of the good loss of control in the enjoyment of the act. I’m arguing for a non-instrumental understanding of sex—and saying that contraception destroys that gratuity in the here and now. This has nothing to do with Gebärmaschinen. But it’s important to stress this, because people think that, if you are against contraception, you are for functionalizing sex, whereas what you are for is an ungeteiltes leibgeistiges Dasein in der Umarmung. It’s about embodying being as self-transcending gift. The other problem is that there’s a massive tendency to spiritualize sex and relocate its entire significance in experience and intention. But sex is incarnate; it’s a way of enacting the "Verendlichungsbewegung" (Ulrich). This needs to be seen before we think about hard cases." ( "L'intero punto che davvero mi preme nell'articolo è che la contraccezione ostacola la buona perdita di controllo nel godimento dell'atto. Sto sostenendo una comprensione non strumentale del sesso - e dicendo che la contraccezione distrugge quella gratuità nel qui e ora. Questo non ha nulla a che fare con Gebärmaschinen (macchina da parto). Ma è importante sottolineare questo, perché la gente pensa che, se si è contro la contraccezione, si è per funzionalizzare il sesso, mentre quello che conta è un leibgeistiges leibgeistiges Dasein in der Umarmung (l'esistenza fisico-spirituale nell'abbraccio). Si tratta di incarnare l'essere come dono auto-trascendente. L'altro problema è che c'è una massiccia tendenza a spiritualizzare il sesso e trasferire tutto il suo significato nell'esperienza e nell'intenzione. Ma il sesso è incarnato; è un modo di mettere in atto il "Verendlichungsbewegung" (il rendersi finito dell'essere come dono; Ulrich). Questo deve essere visto prima di pensare ai casi difficili").
I PS sono stati tradotti dal tedesco con l'aiuto di https://www.deepl.com/translator
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