martedì 31 ottobre 2017

500 anni e una domanda 31 ottobre 1517 - 31 ottobre 2017 DIALOGO SU UNA RIFORMA di Federico Picchetto e Roberto Graziotto

500 anni e una domanda
31 ottobre 1517 - 31 ottobre 2017
DIALOGO SU UNA RIFORMA
tra Federico Pichetto e Roberto Graziotto (Pubblicato nei "Contadini di Peguy")
Pichetto: Il 31 ottobre del 1517 iniziava, secondo la convenzione storica, la Riforma Luterana. Sono passati cinquecento anni e, benchè esistano diverse comunità ecclesiali, molte persone nel mondo cattolico e in quello protestante fanno fatica a ricordarsi del perché Luterani e Cattolici siano divisi. Ne ho parlato con Roberto Graziotto, professore di Filosofia nella Germania protestante, conoscitore dell’opera di Adrienne Von Speyr – protestante convertita al Cattolicesimo - e di quella del suo maestro cattolico Von Balthasar. Professor Graziotto, Luterani e Cattolici davvero non credono nello stesso Dio?
Graziotto: Il filosofo tedesco Robert Spaemann, in un suo contributo di filosofia della religione, ha sostenuto che un mussulmano e un cristiano, o più in generale l’Islam e il Cristianesimo, credano nel “medesimo“, ma non nello “stesso“ Dio. Con ciò intende dire che, avendo entrambi fede nel Dio misericordioso e onnipotente, non possa che trattarsi del “medesimo“ Dio, ma non si possa invece parlare dello “stesso“ Dio perché il Corano e la Bibbia ne parlano in modo molto diverso. Non voglio approfondire questo aspetto interreligioso, ma se il criterio usato da Robert Spaemann – quello di definire “stesso Dio” il Dio di cui parla un medesimo libro sacro – è vero, allora è chiaro che due cristiani non possano che credere nel medesimo e nello stesso Dio, perché Luterani e Cattolici non hanno due libri sacri, ma un unico libro sacro: la Bibbia. 

Pichetto: Questo ha un senso da un punto di vista teologico, ma l’esperienza non suggerisce invece qualche diversità?
Graziotto: Oltre a questa argomentazione teologica il mio istinto di fedele, che si basa su battesimo e cresima e su una lunga esperienza in terra luterana, mi dice che l’idea che il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, lo scrittore anglicano C.S.Lewis e il teologo cattolico Hans Urs von Balthasar non credano nel medesimo e nello stesso Dio è talmente frutto di un pregiudizio che non posso far altro che rigettarla come del tutto estranea al modo di pensare “cattolico“, cioè “ecumenico“ e “universale”. 
Pichetto: Eppure il Magistero della Chiesa, pur aspirando all’unità, non tace delle differenze anche profonde fra le due confessioni cristiane.
Graziotto: Ma le differenze ci sono! Guardiamo all’immensa opera di Johann Sebastian Bach secondo le considerazioni che fa Von Balthasar: “Di fronte alla musica di Bach noi percepiamo sempre l’imponenza ciclopica dei volumi e delle architetture. L’enorme opera di Mozart ci appare invece come già nata senza alcun sforzo“. Mi è sempre rimasto in mente questo modo con cui Balthasar paragona i due geni musicali: Bach è la musica che si ascolta alla soglia del Paradiso, Mozart quella che si ascolta al suo interno. Una differenza c’è, ma non è quella che il senso comune pretende: Bach, il protestante, non è il frutto della sola Gratia, bensì di un lavoro, Mozart, il cattolico ,allo stesso modo non è il genio che nasce da un profondo sforzo, ma quello semplice e leggero che sboccia dalla Grazia. La forza di questa osservazione è l’inversione dei ruoli: il luterano Bach è testimone della fatica e del lavoro di composizione della musica, mentre il cattolico Mozart lo è per la leggerezza della grazia (ossia di una musica nata senza alcun sforzo). Ciò significa che, approfondendo il dialogo tra le due confessioni, con cuore aperto e senza pregiudizi, spesso potremmo trovarci con una difficoltà inaspettata: quella di non poter definire “a-priori” chi, tra luterani e cattolici, sia dentro o al di fuori del perimetro della Tradizione della Chiesa.
Pichetto: La Tradizione in quest’ottica, usando un esempio che a me personalmente non convince del tutto, non sarebbe quindi un recinto, bensì uno spazio in cui ogni confessione ha piantato una sua tenda. La differenza, allora, sarebbe tra chi crede che lo spazio che la propria tenda occupa sia tutto lo spazio della fede e chi comprende che lo spazio dove ha piantato la propria tenda sia un punto sicuro da cui certamente passa l’esperienza della fede, ma non l’unico…
Graziotto: C'è un po' di vero in questa analogia. Questa apertura di cuore ci permette di non negare ciò che è innegabile: non esiste una comunione compiuta tra le Comunità luterane e la Chiesa cattolica anche se, a partire dal Vaticano II, vi è stato un reale avvicinamento tra le due confessioni che ha portato, per esempio, alla firma del documento comune sulla giustificazione nel 1999. Oscar Cullmann parla dell’unica Chiesa di Cristo come dell’insieme di “diversità riconciliate“. E’ una formula molto utile a livello a pratico, ma non corrisponde in modo radicale all’esigenza espressa da Cristo nella sua preghiera d’addio riportata nel Vangelo di Giovanni, quella di essere “una cosa sola” come Lui e il Padre “sono una cosa sola” perché “il mondo creda che Tu mi hai mandato”. Questo, secondo me, significa che nessuna “diversità riconciliata” potrà mai essere la risposta ultima a quella mancanza di unità completa tra le confessioni cristiane che è il motivo ultimo per cui il mondo non crede. 
Pichetto: La grande sfida, e questo sì che mi convince, non è quindi quella di tenere tutto insieme, di dire che “tutto va bene”, ma di scommettere su una reale conversione del cuore per riconoscersi reciprocamente come “una cosa sola” e adempiere così alla preghiera di Cristo.
Graziotto: Sì, io non ho mai taciuto nel mio dialogo con pastori luterani che è necessità della Tradizione riconoscersi nell’assioma patristico dell’Ubi Petrus, ibi ecclesia e dell’Ubi ecclesia ibi vita aeterna. Il pastore luterano nella Sassonia Anhalt, Michael Greßler, disse una volta, al termine del servizio della parola in occasione del giorno dedicato al ricordo liturgico della Riforma: “Sono estremamente contento che il mio amico Roberto sia presente a questo servizio liturgico perché lui è veramente cattolico“. Insomma il cuore di questo pastore luterano era pieno di gioia perché uno che crede nell’Ubi Petrus era venuto senza alcuna paura nel giorno in cui i Luterani non ricordano la separazione dalla Chiesa romana, ma l’importanza della loro missione ecclesiale. Nessun sforzo morale o conoscitivo può sostituirsi alla grazia dell’amore gratis di Cristo che cambia i nostri cuori e ci rende pronti ad accoglierci reciprocamente. Il monaco agostiniano Martin Lutero era un monaco molto scrupoloso. Quando per via della sua attività accademica rimaneva indietro nella preghiera del breviario si chiudeva nella sua stanza anche tutto il giorno per ricuperare ciò che non aveva pregato durante l’attività universitaria. Dopo alcuni mesi le preghiere da ricuperare erano talmente tante che Lutero entrò in una depressione grave. Quella depressione che ci prende tutti se pensiamo di potere rispondere alla preghiera di Cristo con un lavoro teologico di conoscenza o con uno sforzo morale di comprensione.
Pichetto: Ma, allora, che senso ha questo anniversario della Riforma per tutti noi?
Graziotto: Quello di farci le domande giuste! Non si turbi il nostro cuore chiedendoci se crediamo tutti nello stesso Dio, ma ricordiamoci che – come diceva il luterano Bonhoeffer - non apparirà mai nel teatro del mondo un uomo senza che Dio creda in lui! Anche l’ultima grande conversione di una protestante alla Chiesa cattolica, Adrienne von Speyr, non è stata una vittoria del Cattolicesimo sul Protestantesimo, ma l’esito del lungo servizio di Von Balthasar alla missione di Cristo. È impressionante che un uomo come lui abbia dato la priorità al rapporto con la neoconvertita Adrienne piuttosto che alla stesura definitiva della sua opera teologica. Questo significa che non esiste un grande pensiero teologico senza l’obbedienza a quello che Cristo vuole. Per Balthasar la precedenza era non a quello che lui capiva, ma a quello che Cristo gli chiedeva attraverso il volto di Adrienne. Anche una conversione, quindi, è l’esito di una risposta a Cristo e non il frutto di un nostro lavoro o di un nostro progetto. Rispondere all’amore gratis di Cristo è quindi la vera Riforma della Chiesa, l’unica strada che possa condurci davvero sui sentieri dell’unità.
Pichetto: Trovo questo primato di Cristo davvero il punto decisivo per la nostra epoca di cristiani nel mondo ma non "del" mondo, grazie!

2 commenti:

  1. E' proprio tutto in un sì! Buona giornata, Guido Pusceddu

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    1. Grazie, per questo tuo sostegno! E per aver capito il senso ultimo del dialogo! Ciao, Roberto

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