lunedì 16 ottobre 2017

All'inizio della mia missione ecclesiale e nel mondo - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar

Introduzione

Questi commenti ad una parte del libro appena ripubblicato dalla Jaca Book, "L'impegno cristiano del mondo", scritto a due mani da Hans Urs von Balthasar e Luigi Giussani, sono nati da un post scherzoso in Facebook di un amico che diceva di non capirci nulla. Così a partire dal capito I, C ho cominciato pian piano a commentare, facendo vedere che invece il libro, anche nelle parti più complesse di von Balthasar, è comprensibile da tutte le persone che hanno un certo grado di cultura. Se vogliono capire. I commenti sono nati alla mattina presto prima di andare al lavoro e non vogliono essere esaustivi o sostituire la lettura del libro stesso. E procederanno anche dopo questa data (25.10.17). Corrispondono alla cosa che più so fare: spiegare un testo difficile in parole semplici o per lo meno abbastanza semplici. Sono commenti come quelli che faccio a scuola. Per questo non sono pieni di riferimenti esistenziali e personali, ma posso garantire che tutto ciò che scrivo a questa dimensione, almeno in modo implicito. Quando Balthasar, per fare un esempio, parla di "cinici miti" o di "non fedeltà innocente" che abbassa il desiderio del cuore dell'uomo (vedi qui sotto il punto VIII), che è si acquieta solo nell'incontro con  l'assoluto amore gratis di Dio, vengo interrogato in primo luogo in modo del tutto esistenziale. L'amore sponsale è forse l'esperienza più forte dell'amore gratis di cui parlo, ma chi di noi sarebbe disposto, se la nostra sposa morisse giovane, a rimanerle fedele, visto che lei e non un'altra persona sono state il dono che Dio ci ha fatto? La Chiesa nella sua saggezza ci fa promettere l'amore fino alla morte e non oltre la morte ed è bene così, ma la domanda sulle conseguenze di questa "non fedeltà innocente" vibrava oggi nel mio cuore dopo aver spiegato il passaggio del libro che avevo letto. Dopo la visita all'inizio del mese alla tomba di von Balthasar sta succedendo qualcosa di importante in me, come se il maestro di Lucerna abbia voluto rialzare il mio sguardo verso l'assolutezza dell'amore gratis. Non sono fatto così che posso saltare la "natura" umana, ma cerco di farmi interrogare da ciò che leggo e spiego. Buona lettura, ora con la coscienza che non si tratta solo di spiegazioni "scolastiche", per quanto importanti! L'incontro tra Balthasar e Giussani è stato il grembo da cui è nata la mia missione ecclesiale nel mondo!
Roberto, un piccolo amico di Gesù 



All'inizio della mia missione ecclesiale e nel mondo
Leggendo "L'impegno del cristiano nel mondo", che in tedesco suona: "vivere nell'impegno di Dio per il mondo", vengo catapultato, in questi giorni in cui il lavoro mi assorbe completamente, all'origine del mio pensiero e della mia appartenenza ecclesiale. 
All'inizio vi è la gioia di Dio, in sé e nel suo dono dell'essere gratuito e tutto il nostro lavoro consiste nello stare in questo inizio. "Ciò che noi chiamiamo la grazia libera e gratuita di Dio per il mondo è il suo impegno per il mondo, il quale è da sempre con-impegnato". 
Cristo è venuto per salvare quel dono gratuito del Padre con una serietà che ci spaventa a volte, perché la Sua Presenza nel mondo culmina sulla Croce e nella discesa all'inferno. Di fronte a tutte le rotture e le violenze del mondo (tutte: tra le religioni, nelle famiglie, nei popoli...) il cristiano conosce solo un arma: l'impotenza di Dio che si rivela massimamente sulla Croce e nella discesa agli inferi.
A volte mi colpisce il volto serio del Santo Padre che ci sta accompagnando a comprendere quanto cerco di dire qui. Si può annunciare la misericordia di Dio solo se si è compreso con tutta la propria vita che essa è l'impegno massimo di Dio per il mondo e per me. 
Il ritmo quotidiano non si interrompe, con le nostre gioie e paure, ma veniamo sempre di nuovo richiamati a ciò che è originario: ad un si alla gratuità del dono dell'essere e al gratuito impegno di Cristo, che non indietreggia neppure di fronte alle aggressioni più gravi e sconcertanti. 
Come cristiano non ho un'altra gioia da annunciare che quella che l'essere è donato gratuitamente e che l'impegno di Dio per il mondo, a causa del nostro no al dono fatto, non indietreggia neppure di fronte all'abbandono di Dio da parte di Dio (perché mi hai abbandonato grida Cristo sulla croce?). 
Non dobbiamo svuotare la Croce di significato (cfr. 1 Con 1,17), perché solo Lei è la nostra salvezza. Non la psicologia, non la sociologia dei nostri impegni. Il Suo impegno per il mondo salva il mondo! 
Roberto, un piccolo amico di Gesù
(nei prossimi giorni per quanto mi sarà possibile cercherò di continuare queste riflessioni balthasariane sull'impegno del cristiano nel mondo a partire da C1)

II


Oltre il dualismo tra contemplazione ed azione - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
In tutte le religione vi è un primato di Dio, del Mistero e in tutte l'azione fluisce dalla contemplazione di questo primato. Balthasar non ha nessun atteggiamento polemico contro questo dato comune. 
Vi è uno "specifico cristiano" ma questo non è un "oggetto del sapere" e neppure un nostro "possesso", di cui possiamo fare "moneta spicciola" per avere una egemonia o un potere nella realtà mondana, né è una accetta che possiamo lanciare contro gli altri.
Per il cristiano il primato di Dio è un "rimanere" (Giovanni) o una "preghiera continua" (Paolo) cioè un farci trasportare dall'impegno di Dio per il mondo, dal suo "primerear" (Papa Francesco) di un amore del tutto gratuito. Noi non possiamo che rimanere in questo impegno trinitario di Dio per il mondo, come lo ha rivelato Cristo, che appunto è il volto definitivo dell'impegno di Dio per il mondo.
Noi, anche con la giornata che sta per cominciare, ci troviamo in questo flusso del Suo impegno con grande gratitudine e libertà.
Roberto, un piccolo amico di Gesù

III


Preghiera e vita eucaristica nell'esistenza - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar

Balthasar ci insegna l'importanza della preghiera personale e dell'apertura personale alla parola di Dio. Una preghiera non in primo luogo spontanea, ma come "ritorno" alla/della Sua parola.
Ci insegna che la categoria "privato" non è una categoria cristiana. Essere Chiesa è immediatamente "rimanere nell'origine" di quel dono gratuito dell'essere che Dio ci ha fatto nella nostra esistenza.
Ci insegna che la vita deve essere presa sul serio - dobbiamo essere davvero presenti in ciò che facciamo, anche in rete.
Ci insegna cosa sia un'esistenza eucaristica: sguardo di gratitudine verso il Padre che dona l'essere ed un farsi trasformare in pane e vino per il mondo, come in modo primario è accaduto a Cristo.
Ci insegna la coscienza che siamo NEL Suo impegno per il mondo, con tutta la nostra esistenza! Non di fianco ma nel "fiume" del suo amore che ci riporta al Padre!

Roberto, un piccolo amico di Gesù

Cfr. ibidem (cioè L'impegno del cristiano nel mondo) C1

IV



"Il passaggio dalla Chiesa al mondo è fluttuante" (Balthasar) - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar

Dobbiamo imparare a guardare il nostro prossimo nella Chiesa e al di fuori di essa come un dono di Dio. Non in primo luogo con i "nostri occhi naturali o con le nostre categorie psicologiche" (Balthasar). È un punto molto forte questo a cui ci richiama Balthasar. Non direi che lo dica perché pensi che gli "occhi naturali" e le "categorie psicologiche" non siano o non possano essere necessarie, ma perché non sono sufficienti ed a volte sono fuorvianti. Come insegnante lo so benissimo.
"Dobbiamo imparare a guardare l'altro come Dio in Gesù Cristo lo guarda".
Guardare il vicino di casa, un terrorista che ti rapisce, la propria moglie, un mussulmano, un buddista, un membro della nostra "società trasparente e pornografica"... come Dio lo vede.
L'impegno di Dio per le persone, tutte, e il suo amore di Padre, di Fratello e di Amico sono lo sguardo che dobbiamo imparare.
Dobbiamo avere pazienza gli uni con gli altri, anche se a volte è necessario dire anche una parola dura, in modo che non si riduca l'amore gratis di Dio al nostro bisogno di armonia.
Non l'armonia, non uno spirito universalmente umanitario o cosmopolita ma l'impegno di Dio per e nel mondo, per e nella Chiesa, assoluto e radicale, ci apre all'altro.

Roberto, un piccolo amico di Gesù
Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!

V



"A partire dal cristianesimo si è diffusa una luce d'amore su tutta l'umanità, in questa luce si è accesa la dignità unica di ogni singolo uomo" (Balthasar) - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
Questa frase illumina il contesto globale della situazione attuale. Balthasar sa ovviamente che vi sono dei limiti del nostro impegno: "ovviamente non possiamo spenderci totalmente per tutti gli uomini. La finitezza delle nostre forze, la generale limitatezza dell'esistenza impongono al nostro impegno un determinato ordine" (Balthasar).
Ma l' "ordine" non viene cercato in primo luogo nella teologia, anche se Balthasar cita Tommaso d'Aquino. Avrebbe potuto citare anche qualche testo conciliare in cui si distingue tra il Vangelo e ciò che può fare per esempio uno Stato. Ma il criterio ultimo è l'esperienza quotidiana illuminata dal Vangelo. Insomma il criterio che sta facendo vedere a tutto il mondo oggi Papa Francesco. 
"Per quanto possano essere valide le sue (di Tommaso) regole, l'esperienza quotidiana gliene oppone altre che non possono essere previste, e tutti i nostri piani per quello che sarebbe dovuto essere il nostro prossimo, devono essere cambiati perché ora il prossimo è quello che mi si presenta davanti" (cfr. Balthasar). E l'imprevisto per il Vangelo è per esempio quel samaritano che è stato derubato e picchiato da persone malvage. 
Balthasar parla più a un livello personale che di politica internazionale. Il maestro cattolico che ci sta aprendo questa prospettiva di "teologia della politica" (non "teologia politica") è Massimo Borghesi. Anche Balthasar, pur dicendo che i diritti dell'uomo derivano dalla luce cristiana, che ho espresso nel titolo di questa meditazione, afferma con radicalità: "l'ottenebramento più terribile della luce cristiana accade se presunte nazione cristiane non rispettano queste norme, mentre altre, che non si dicono cristiane, tentato di metterle in pratica" (Balthasar). 
Il criterio ultimo di ciò che dice il maestro svizzero ha un solo centro: il Vangelo (la rivelazione cristiana), che è annuncio eucaristico (quindi donante sé) dell'amore gratis trinitario. "Dio intende il suo impegno infinito sempre per il singolo (anche se intende questi singoli in una comunità), e muovendosi verso questo singolo, si illumina in quest'ultimo la dignità della sua persona. Dove viene dimenticata l'origine dell'impegno fondamentale di Dio per l'uomo, allo stesso tempo, in un periodo breve o lungo, si ottenebrerà anche il volto della persona, che diventarà solo un'entità anonima" (Balthasar).
Un'entità anonima: il profugo, il vicino di casa, la moglie, etc. 
Il cuore del cristiano è ultimamente indifeso ed aperto al fratello e cerca di far comprendere al suo prossimo che anche nell'intimo del suo cuore è presente il Logos universale e concreto dell'amore gratuito: Cristo, che rivela il cuore della Trinità stessa. "Dalla testimonianza vissuta della Trinità il cristiano si dovrebbe muovere verso una dimostrazione teorica": insomma la teologia in ginocchio, anche quella trinitaria, nasce da una testimonianza. E solo nella testimonianza disarmata per il fratello si può rinviare in modo credibile all'"Uomo in Croce", salvatore del mondo. 
Balthasar sottolinea in modo del tutto ignaziano che il cristiano non può essere confuso o sostituito con la fonte originaria. Non può essere confuso "né con Dio, né con Cristo, né con la Chiesa". Il nostro impegno per il mondo è sempre e solo una piccola tessera di mosaico nel Suo impegno! 
Balthasar ha una grande sensibilità per i cristiani che vivono in mezzo a tanti non cristiani e rinvia a Phil 2: 
"Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita". Cosa possibile solamente se "rimaniamo" (San Giovanni) nel Suo impegno per il mondo! Mi piace ricordare qui che Padre Dall'Oglio pregava il terzo Angelus per la nostra società trasparente e pornografica (per Sodoma e Gomorra, oggi), di cui noi siamo parte! 
È la Chiesa come istituzione? Questa è solo "garanzia dell'amore gratis". Tutta la sua luce consiste nel rinviare al Cristo eucaristico, che è l'Amore gratis diventato alimento per tutti! 


(cfr. "L'impegno del cristiano nel mondo", C2, chiedendo scusa di non poter spiegare per Facebook tutta la ricchezza del testo balthasariano)



(Cfr. L'impegno del cristiano nel mondo, C2)

VI



Che tipo di speranza è quella cristiana? (I) - In dialogo con #HansUrsvonBalthasar

È molto interessante che Balthasar si ponga questa domanda in questo modo (la esprimo con un linguaggio attuale, senza cambiare nulla al contenuto): la "Chiesa in uscita" (Papa Francesco) verso l'umanità non cristiana di quale speranza vive?

Di una speranza più grande e più piccola (apparentemente). Le stesse domande, di cui si parla in questo capitolo, mi pose Balthasar in una sua lettera quando gli parlai del mio "amore" per Ernst Bloch di allora.

Per chi spera chi spera in un futuro migliore? Che cosa ne sarà delle generazioni passate e di quelle presenti? Nel presente muoiono ogni minuto migliaia di persone. Mentre sto scrivendo questo post stanno morendo migliaia di persone, alcune di morti terribili.

L'utopia di una società migliore è fondamentalmente "senza senso" e comunque questa speranza in futuro migliore è del tutto "secondaria" alla speranza cristiana.

La speranza cristiana è l'opera di Cristo: "un corso della vita orizzontale che si muove verso la morte, una caduta rovinosa nell' "inferno", in solidarietà con tutti coloro che sono morti fisicamente e spiritualmente, poi un verticale "essere riportati sopra", da ciò che è al di sotto del mondo a ciò che vi è al di sopra, nell'eternità di Dio" (Balthasar).

Vi è un "successo": il superamento della morte; eppure noi nella nostra storia viviamo accanto ad essa, anche nella scuola.

Significa che non abbiamo un compito a livello della creazione? No! Lo abbiamo ed ha a che fare con la nostra libertà e responsabilità. Eppure tutte le nostre azioni sono infettate "dalla volontà di potenza" (anche scrivere questo post), "dall'aggressione, dall'essere sopraffatto di ciò che è nobile da parte di ciò che è volgare". Tutto sembra inutile, eppure proprio in questa esperienza di vanità vi è una speranza orizzontale che corrisponde alla natura del 'uomo e che egli in libertà e responsabilità deve compiere: l'educazione e formazione del mondo e dell'umanità.

Continua domani.


(Cfr. ibidem C3)



VII



Che tipo di speranza è quella cristiana? (II) - In dialogo con #HansUrsvonBalthasar
"Una struttura trasformata non garantisce uno spirito trasformato, anche se uno spirito trasformante era la causa del cambiamento delle strutture" (Balthasar). 
Una storia che si muova verso un futuro migliore, attraverso la speranza nel cambiamento delle strutture, è un'astrazione. "La speranza mondana è essenzialmente spezzata: nella concretezza della vita si schianta in ogni momento contro la morte" (Balthasar) .
La speranza cristiana ha un altro oggetto e si mette di traverso, in un certo senso si oppone ad ogni speranza mondana. 
La speranza cristiana vince la morte nel sì che Cristo da sempre ha detto alla volontà del Padre di donare gratuitamente l'essere. Questa è la volontà del Padre: donare gratuitamente l'essere. E quando l'uomo in forza della sua libertà si schiera con le forze diaboliche allora in un atto di estrema e non deducibile gratuità Cristo abbraccia dal di sotto "la colpa del mondo" fino al grido di abbandono anche da parte di chi ha donato l'essere gratuito: Dio mio perché mi hai abbandonato? Chi ama gratuitamente è disposto a morire nella "sconfitta mondana". Questo radicale sì supera la disperazione, la mancanza di speranza che è implicita in ogni vita umana. Forse nel senso che intuisce questa mattina Don Federico Pichetto nella sua bacheca: "La paura, esattamente come il dolore, non puoi evitarla. La paura del modo in cui ti comporterai, la paura di che cosa diranno gli altri o, banalmente, la paura di star male e di soffrire. Ci sono territori del nostro cuore che non possono essere elusi, ma possono solo essere attraversati..." Balthasar aggiunge solamente che possono essere attraversati perché Cristo li ha attraversati: l'Agnello immolato è il vincitore. 
Il cambiamento delle strutture può essere una conseguenza indiretta, anche molto indiretta del nostro cambiamento dello spirito generato da questo amore gratuito di Cristo, ma non accadrà mai in forza di una "egemonia del potere" (di destra o di sinistra che sia). La liberazione dalle potenze di questo mondo accade nel "nascondimento" di Nazareth, non con le nostre iniziative e con i nostri linguaggi che sanno di tutto, meno che della gratuità dell'incontro con l'altro. La speranza cristiana ha la forza di cambiare tutto, come il sacrificio di Charles de Jesus o di Padre Dall'Oglio ha la forza di cambiare tutto, anche il nostro atteggiamento nei confronti dell'enorme mondo islamico, ma non tende direttamente a nessun (!!!) cambiamento strutturale, per il semplice motivo che: "Die Gestalt (schema), la struttura di questo mondo passa" (1 Kor 7,31).
La vera figura della speranza cristiana è una persona come la santa di Calcutta che si occupa (anche oggi dal cielo) delle persone che non hanno più nessuna speranza mondana. Si potrà obbiettare, dice alla fine di C3 Balthasar, che questa è una proposta per santi ed in vero questa è la meta del cristianesimo: accendere almeno una scintilla di santità nel nostro lavoro concreto. Fosse così anche nella scuola. 
Ho scritto così ad un amico che ieri mi ha fatto vedere un film su un intervento di un padre gesuita ad un convegno di teologia: 
Caro Nando, ho ascoltato l" interessante intervista del tuo amico, il padre Massimo SJ sull'immaginazione. Il richiamo alla fine del padre Balthasar, nella sua dimensione teodrammatica, è molto impressionante. La vittoria di Cristo passa attraverso la sconfitta. Questo è certamente anche il tema della "bellezza disarmata" di don Carrón, anche se le categorie teodrammatiche di von Balthasar mi sono più familiari. Sulla sconfitta dei cristiani in quanto cristiani avrei molto da dire. In breve: è vero che tutto si gioca nella confessione di Cristo, ma credo che entrambi i tre romanzi (Soloviev, Benson, O/Brien) citati da padre Massimo non colgano l'ora teodrammatica attuale. Nel Logos universale e concreto di Cristo è integrata tutta la sofferenza del mondo, anche quella delle migliaia di musulmani che vengono uccisi in tutto il mondo. Comunque grazie per la conferenza davvero interessante, in modo particolare per l'Importanza della letteratura, educatrice dell'immaginario anche in vista della teologia. È un ora strana del mondo; i nostri grandi maestri sono morti, quasi tutti ed ora tocca a gente molto più piccola portare il peso di una lettura non solo ripentiva della loro opera. Tuo, Roberto


(Cfr. L'impegno del cristiano nel mondo, C3)

VIII


Il nostro impegno nel mondo - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar

A partire da II, A. 1 il libro di Balthasar che stiamo spiegando in questi giorni diventa difficile, ma comprensibile, anche da ingegneri, se si prendono il tempo, di leggerne diciamo due pagine al giorno.

Chi è il cristiano? Un uomo che si impegna per il mondo, all'interno dell'impegno di Dio.
Chi incontra il cristiano in questo impegno nel mondo? Un uomo come lui. 
Che cosa è il meglio dell'uomo? La sua libertà e il venire amato da una persona liberamente e gratuitamente (come ha spiegato con parole poetiche Charles Peguy). 
Chi è l'uomo? Un punto di domanda e una contraddizione. 
Se è vero ciò che diciamo sulla libertà e sull'amore gratis allora la soluzione del tardo Nietzsche, il superuomo, non è una soluzione. Questa soluzione ci farà incontrare più potere, non più libertà. 
Non sono soluzioni neppure quelle utopiche che sacrificano l'uomo concreto ad un piano del futuro (cfr. Ernst Bloch). L'uomo si vuole e si deve impegnare per il futuro, ma non distruggendo ciò che lo rende uomo: la sua libertà e il suo amore gratis.
Non è neppure una soluzione o lo è ma in basso, perché ripiega l'uomo alla sua dimensione solo naturale, il "mite cinismo" che di fronte alla contraddizione che hanno tutti gli uomini, quella tra il dono di sé e la morte, rinunciano a questa radicale dono di sé (per esempio nel caso della morte dell'amato, o della fine di un'amicizia per cui si è smesso di lottare), per forme di "non fedeltà innocente", che aiuta l'uomo a riprodursi come specie o andare avanti nella vita, ma gli fa perdere la radicalità dell'amore gratis. 
Continua domani. 
(Cfr. II, A 1).

IX

La libertà dell'uomo e di Dio - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar

La domanda che è l'uomo non può essere risposta senza una relazione con una sfera sovra umana e divina - cosÍ hanno pensato sia le "culture religiose antiche" sia il "cristianesimo". Balthasar si concentra ora su quest'ultimo ma quel "sia" è molto interessante. Balthasar pensa in modo integrativo e non esclusivo.

Riferendosi a Tommaso d'Aquino ed a Agostino Balthasar fa comprendere che il cuore dell'uomo non è quieto fino a quanto trova la sua pace in Qualcuno che è più grande e più libero di lui.

I vari beni finiti, che Tommaso analizza in modo molto preciso, non danno una soddisfazione ultima all'uomo. Ecco alcuni esempi: ricchezze, onori, fama dopo la morte, potere, salute, forme fini e volgari di piacere e neppure la pace interiore.

Solo un Tu che si apre per sua volontà libera appaga il cuore dell'uomo. Ma come già un Tu finito non può aprirsi e non deve attraverso i mezzi del potere e della magia, ma per sua volontà, tanto meno possiamo obbligare Dio ad aprirsi. Per la dimensione orizzontale ho pensato al primo incontro tra Bilbo e Gandalf. Quest'ultimo avrebbe i mezzi magici per costringere Bilbo ad accettare la sua missione, ma non lo fa. Questo pensiero mi servirà fra un'ora quando incontrerò la mia ottava classe nella "Gemeinschaftsschule", stiamo infatti parlando sul come l'insegnamento di religione li possa aiutare nella crisi che hanno con la scuola e con alcuni insegnanti.

Per quanto riguarda Dio: se quest'ultimo è Amore gratis, non abbiamo ovviamente nessuno "diritto" che Egli si apra a noi. La "nobiltà" dell'uomo consiste proprio in questo: è un essere che ha bisogno di una libertà che non è costretta ad aprirsi. Tommaso riassume: "è di una costituzione più nobile un essere, che può raggiungere il bene supremo, anche se abbisogna di un aiuto esterno, che un essere che può raggiungere solo beni imperfetti con le proprie forze".

Continua domani.

Cfr. II A,1

X



L'essere creati per il Mistero dell'amore gratis non è un supplemento ai bisogni del cuore dell'uomo - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar che difende #HenrideLubac e #TeilharddeChardin

Dopo aver concesso che il "Surnaturel" del 1947 è criticabile, Balthasar difende de Lubac e difende il suo "radicalismo", proprio a tutti i grandi pensatori della tradizione cristiana. "Augustinisme e Théologie moderne" e "Le Mystere du Surnaturel" (1965), che fanno parte dell'opera omnia che don Luigi Giussani ha voluto in italiano e anche in parte finanziato per la Jaca Book, sono inattaccabili.

Che partita viene giocata? Quella che ho cercato di esprimere nel titolo di questo post nel mio linguaggio: L'essere creati per il Mistero dell'amore gratis non è un "supplemento" ai bisogni del cuore dell'uomo.

La costruzione teologica astratta che pretendeva di ridurre l'uomo alle sue mete intra mondane e solo naturali riduce l'impegno di Cristo nel mondo e per il mondo ad un accessorio. In vero, Balthasar lo dice due volte in due pagine, solamente (!) il cristiano che guarda Cristo può far si che i nostri impegni intra mondani e naturali siano visti in una luce adeguata. Non perché il cristiano sia superiore agli altri uomini con cui vive, tanto meno perché abbia un sistema o un "principio" che gli permetta di comprendere tutto meglio degli altri. Questa è presunzione adolescenziale, non cristianesimo. Guardando il modo con cui in Cristo si rivela l'amore gratis solo il cristiano sa che tutte le nostre opere sono frammentarie e che la sua, dell'uomo, nobiltà consiste proprio nell'avere bisogno di qualcosa che non si può dare da solo.

Anche Teilhard, che anche recentemente è stato attaccato in un giornale cattolico tedesco, mentre il Santo Padre Francesco lo difende nella sua enciclica "Laudato si'", e che nella sua gigantesca costruzione, in dialogo con Maurice Blondel (epistolario commentato dal padre de Lubac) cerca di mettere tutto lo sforzo culturale, tutto l'umanesimo, tutta la cosmologia al servizio di quel punto Omega che è Cristo, non crea nessun "automatismo" quasi che il Mistero dell'amore gratis sia solo l'esplicitazione di tute le forze cosmiche e umane e personali. No, non è così: è la "préparation d'un holocauste". "Tutto il nostro lavoro deve infine condurre a quella meta in cui viene formata la materia del sacrificio, su cui cade la fiamma divina" dell'amore gratis, che non è un "principio" ma azione assolutamente libera di Dio per il cuore libero dell'uomo.

Noi abbiamo bisogno della costruzione di una "natura pura": compiti e bisogni solo naturali e mondani, perché ci astraiamo da ciò che unicamente è necessario. In parte non può essere che così, perché "gratia non tollit naturam", in parte perché abbassiamo lo sguardo dal Crocifisso, "spes unica", per guardare le illusioni del mondo!

Roberto, un piccolo amico di Gesù

(Cfr. L'impegno del cristiano nel mondo" II, A 1)


Dedicato in modo particolare a Massimo Borghesi e Federico Pichetto

XI



Sul superamento dell'eteronomia tra Dio e l'uomo - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
Con questo passaggio del libro "L'impegno del cristiano nel mondo" (II, A 2) vengo rimandato alla dimensione spirituale e culturale in cui si è svolto il mio piccolo epistolario (15 lettere) con Hans Urs von Balthasar a partire dal 1978 fino alla sua morte (1988). Erano gli anni della mia rivolta, che accadeva in dialogo con ciò che Balthasar chiamò nelle nostre lettere "giudaismo secolarizzato" di Adorno e Bloch, che erano gli autori della mia rivolta. Non si tratta di un'offesa, ma di un giudizio di cui ho subito capito l'importanza, senza poterne allora abbracciarne con lo sguardo la portata (questo mi fu possibile solo nel percorso con l'amicizia con Ferdinand Ulrich a partire dal 1991). Nel passaggio di cui stiamo parlando Balthasar usa formule come "ideologia giudaica". Questa è la "dimostrazione negativa" di quella "svolta necessaria" che è stata l'avvenimento di Cristo. 
Faccio ora tre passi. 1. La situazione dell'antichità greca che diventerà per me importante con Hölderlin e in un certo senso anche con la "mitologia" di Tolkien e C.S. Lewis. 2. La situazione nell'AT, tra legge e profezia. 3. La situazione del giudiaismo secolarizzato in cui giunsi con l'incontro con Francesco Coppellotti, mio professore di filosofia al liceo e traduttore geniale di Ernst Bloch (Ateismo nel cristianesimo, Spirito dell'utopia con sua moglie Vera Bertolino). 
1. Nell'antichità greca la nostalgia dell'uomo verso un compimento di senso della sua vita si esprime in "proiezioni della fantasia umana" nel mondo mitologico con cui l'Europa si sveglia alla sua vita culturale. L'antichità ha coscienza del fatto che questo mondo della fantasia ma anche quello del concetto (la filosofia è il secondo passo della cultura in Europa) non può esprimere il "desiderio specifico della speranza umana. L'uomo non lo conosce, solo Dio può rivelarglielo" (cfr. Balthasar). In Gloria III,1 Balthasar approfondisce tutta questa tensione ad una speranza che non trova risposta, nel dialogo con la tragedia greca. Nel libro che stiamo presentando l'accenno si limita a quanto ho espresso qui in modo sintentico. 
2. Nell'AT veniamo confrontati con un "Dio in partenza, che si muove di fronte all'uomo in direzione di un futuro promesso e sconosciuto." Mentre l'antichità greca vive la speranza in una dicotomia tra anima e corpo, la prima è immortale, il secondo è "residuo"a cui si deve rinuciare, quella biblica vive una speranza concreta in una "terra promessa" (Esodo 3,14: la terra in cui scorre latte e miele). Una volta raggiunta essa delude e quindi vi è un ulteriore passo verso una Gerusallemme che irradia la potenza e la gloria di Dio, che dovrebbe diventare il punto centrale della storia del mondo. Anche questa speranza sará delusa e nella apocalittica del tardo giudaismo la dinamica del futuro diventa solamente "simbolica". Negli scritti di Qumran si eprime una battaglia escatologica in cui vengono presentate le schiere umane e quelle divine. Quelle umane saranno ereditate dal marxismo. Che Dio possa con il suo impegno intergrare lo sforzuo del'uomo rimane alcunchè di utopico e non cronologico, insomma qualcosa che fa saltare la cronologia della storia umana. Tutto nell'AT è promessa, sia la legge che la profezia, che aspetta una risposta che non si può dare da solo. 
3. Nel giudaismo secolarizzato alcuni filosofi, psicologi e pensatori cominciano una complessa appropriazione della propria tradizione. Ci sono diverse linee in cui si eredita per superarla la legge o la profezia. La legge viene messa in discussione, anche perché si ha il sospetto che l'uomo stesso si dia una legge per coltivare la propria dimensione culturale (Freud). Si critica il fatto che la legge sia un'inbizione da cui ci si deve liberare (la rivoluzione sessuale di Marcuse). Si cerca con una "dialettica negativa", cioè che nega le affermazioni schiavizzanti della legge, anche della legge/moralismo moderna/o i lluminista, per arrivare ad una vera libertà - l'illuminismo dell'illuminismo, la critica della critica di Horkheimer ed Adorno. Ci si getta nel futuro utopico del giovane Bloch che nega che i fatti abbiano una loro logica stringente. Ludwig Rubiner si esprieme così: "L'esistenza non esiste, ciò che è esistente non esiste, facciamo tutto da capo". Le mani giunte della nostra preghiera utopica creano l'essere che ancora non esiste (Bloch nello "Spirito dell'Utopia"). Tutta questa storia di appropriazione giudaica della propria tradizione ha un solo nemico: l'eteronomia! Essere autentici è non essere più dipendenti da un Dio eteronomo, al di fuori di me, che mi da comandi che non sono capace né voglio obbedire, non perché il mio cuore è di pietra, ma perché questi comandi distruggono le forze del vivere come l'eros, come gli istinti, etc. 
Si può imparare molto da questa "dimostrazione negativa". La mia vita intellettuale e non solo è passata attraverso di essa. Balthasar mi ha ricondotto a quel punto cruciale che il profeta Geremia esprime in 31,33 del suo libro. Dio stesso vuole che la legge venga obbedita da una libertà del cuore di carne che solo lui può donare. Vuole una vera comunione e una vera liberazionee non solo dalle strutture, perché le strutture possono cambiare senza che il nosro cuore sia realemente cambiato. L'amore gratis che viene donato "distintamente" (come sottolinea Massimo Borghesi) nella creazione e nella redezione non è però qualcosa di "eteronomo", perché quella "distinzione" non è "separazione in due piani" (come abbiamo visto ieri spiegando Henri de Lubac), ma una educazione ad incontrare quel Cristo che solo ci può insegnare che Dio è "interior intimo meo" (Agostino), ma non come prolugamento del nostro io intimo (come forse accade nel "pancristismo" di Teilhard de Chardin, se hanno ragione Gilson e Borghesi), ma come "avvenimento" (Luigi Giussani) che, proprio nel suo assenso a salire in Croce e a discendere nell'inferno per noi (Balthasar, Von Speyr), diventa quel che è, cioè quel Tu che davvero può far si che tutto diventi grazia (Giacomo Tantardini), anche se ora non tutto è grazia.

XII


Cristo, l'ultima parola di Dio ad Israele e al mondo - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
Mi sono chiesto come mai - non sono ancora stato alla tomba di Luigi Giussani, ma vorrei farlo al più presto - le visite alla tomba di Balthasar sono per me così importanti. Sulla sua tomba accadono sempre cose che per tanto tempo "mi cambiano". Credo che il motivo sia perché con questo uomo è accaduto un incontro che ha dato sostanza al mio essere cristiano. Non voglio diminuire l'importanza dell'educazione cristiana di mia mamma e neppure quella del mio primo parroco, don Paolo Gariglio. In Balthasar Cristo diventa "sostanza" dopo l'incontro con quel "giudaismo secolarizzato", per me con Ernst Bloch e Francesco Coppellotti, di cui ho parlato l'altro ieri. Questo incontro ha significato certamente una grande apertura di orizzonti: sia a livello musicale (Beethoven) che a livello politico (l'interpretazione del caso Moro in dialogo con Leonardo Sciascia) e infine filosofico (l'interpretazione di Ernst Bloch da parte dello scomparso padre Giuseppe Parola SJ e di Francesco Coppellotti stesso, che non ha mai sconfessato la sua amicizia con padre de Lubac). 
Il libro che sto commentando ogni giorno, da qualche tempo, e che in italiano porta il titolo "l'impegno cristiano del mondo", mi sta riportando all'origine della mia missione ecclesiale e filosofica. Ovviamente non è un caso che questo libro in tedesco porti questa dedica: "queste pagine appartengono a Luigi Giussani e al suo movimento". Mia figlia in una lunga passeggiata nel bosco mi ha detto ieri che quando incontra CL concretamente non "sente" quella libertà che sente in me. È un grande complimento, che implica una grande responsabilità. Balthasar ci aveva aiutato, a noi del movimento di Cl, a capire cosa sia la libertà e la liberazione annunciata dal nostro nome. Don Carrón ci sta educando ad essa e non è un caso che abbia scritto l'introduzione a questo libro. 
Liberazione per il cristiano vi è solamente nella comunione con Cristo e precisamente con il Cristo trinitario, per usare la formula che ha usato Balthasar nel nostro epistolario: quando dico "nostro" mi sento come il leone di Narnia, che dopo essere stato risvegliato da Aslan, dice, perché così si era espresso Aslan, "noi leoni". E il piccolo leone si sente rafforzato dalla comunione con questo grande leone. 
Liberazione significa superamento della dialettica giudaica - non di Israele, che è e rimane il popolo che Dio ha liberamente scelto, come si capisce in I A 1 di questo libro. Hegel ha visto in modo molto acuto l'esigenza di questo "superamento", che non significa "distruzione". Balthasar lo esprime con altrettanta forza. Liberazione non nasce dal superamento delle "strutture di legge" insite nel reale, come hanno pensato Marx (per le strutture economiche e sociali), Freud (per le strutture della psicologia del profondo) e Marcuse (per quelle strutture che inibiscono l'uomo a livello sessuale). Non nasce neppure dall'utopia del "non essere ancora" di Bloch ed è interessante il percorso intellettuale di Francesco Coppellotti, che dall'amicizia con Ernst Bloch arriva a quella con Martin Walser (che si esprime anche nel suo lavoro di traduttore), che in fondo vede il cristianesimo come un discorso liberante, ma non reale. Tutto ciò che viene detto di liberante nel cristianesimo è un "als ob", come se fosse vero, ma non lo è. 
"Chi non si decide per la sequela di Cristo ricadrà in un modo o nell'altro in questa dialettica" di liberazione giudaica (dice Balthasar). Ed è interessante che Walser dopo aver cercato di liberarsi da essa con il suo "la banalità del bene", non può liberarsene davvero. Comunque sia dico ciò en passant - il tutto avrebbe bisogno di un approfondimento dialogico, che per me sarebbe possibile solamente con Coppellotti.
Ovviamente a chi segue i post che scrivo in Facebook potrebbe chiedersi come mai io abbai in dialogo con il padre Christian de Charge e con il Padre Paolo Dall'Oglio SJ insistito così tanto a vedere nell'Islam anche un intervento del libero agire di Dio, se insisto allo stesso tempo che Cristo è l'ultima parola di Dio all'uomo. Questo punto lo approfondisco ancora ora in dialogo con Wael Farouq, per quanto mi sia possibile. Dico semplicemente che non può nascere un movimento religioso come quello che ci ha donato Dio attraverso il suo profeta Maometto - sia benedetto il suo nome - senza che in qualche modo ciò non appartenga a quell'ultima parola che è il Logos concreto ed universale che libera solamente nell'accettazione del proprio essere disarmato nel mondo. Liberazione per il cristiano nasce sempre e solamente dall'annuncio concreto dell'amore gratis di Dio, che non abbisogna di nessuna analisi solo psicologica, solo sociologica, solo politica del reale. 
Ultimamente ho letto nella Faz che il capo del partito comunista attuale cinese vuole guidare la Cina al successo, mentre le democrazie occidentali sarebbero destinate all'insuccesso - il cristiano certamente ha sufficientemente luce anche per vedere cosa accade a livello strutturale e mondiale, ma se si decide piuttosto per la "democrazia", incede che per una "guida centralizzata" lo fa non per una "teologia politica", ma perché la forma democratica più corrisponde a quell'unica legge che è Cristo stesso. Non vi è liberazione se non nell'accettazione del nostro essere "disarmati". Si tratta di un conto elementare politico e non di "teologia politica". L'ultima speranza non è però in tutto questo, anche se dovremmo chiederci quale luce porta il cristianesimo nel "vecchio eone" delle strutture, ma in quell'amore gratis che ha un volto definitivo: quello del Figlio dell'uomo, morto sulla Croce nella piena accettazione di questa morte e della sua discesa nell'inferno senza speranza, per essere speranza contro ogni speranza! 
Roberto, un piccolo amico di Gesù

 PS Nel post già molto lungo post, per i lettori di Facebook, non ho sottolineato due cose con cui si è confrontati leggendo il testo di Von Balthasar di cui ho parlato questa mattina. 1. In primo luogo l'obbedienza, il tema ignaziano per eccellenza, "Tutta l'obbedienza è educazione all'interno di questa libertà" di cui parliamo (I A 1). È vero che con l'elezione di Dio ci è stata fatta una grazia immeritata, ed è vero che l'amore gratis è del tutto "disarmato", ma ciò non toglie che la "legge" educativa cristiana è l'obbedienza come educazione alla libertà e nella libertà. In modo specifico come obbedienza al Santo Padre. Nel momento che ciò non venga più sottolineato non si genera più una comunità cristiana, neppure in rete. 2. "L'intera rivoluzione che era l'oggetto della riflessione giudaica" (cfr. II A 3) è diventata superflua. L'unica "rivoluzione" pensabile per il cristiano è quella della "tenerezza" di cui parla Papa Francesco, questa però non mira in primo luogo ad una rivoluzione di strutture (come spiegato nel post), né ad una rivoluzione teologico politica (come ci ha spiegato Massimo Borghesi), ma ci conferma e ci sostiene con l'annuncio del radicale amore gratis di Dio (misericordia) in una vita umile e sobria che rinuncia ad ogni utopia mistica o politica o chimica che sia.
(cfr. II A 3)

XIII


„Il cristiano deve dapprima imparare a contemplare gli uomini e le cose con gli occhi di Dio“ (Balthasar, ibidem II, B,1) - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
All’inizio di questa parte del libro che porta il titolo generale „il cristiano e il mondo“, Balthasar riassume il cammino fatto fino ad ora: „il cristiano vive con il suo impegno nell’impegno di Dio per la libertà del mondo“. 
C’è un „elezione“ di un uomo, che analogamente al popolo di Israele, non viene scelto perché particolarmente buono, come ci ricordano i luterani, che oggi festeggiano il 500esimo anniversario della Riforma, ma per grazia - su questo argomento don Federico Pichetto è entrato in dialogo con me, come lo possono solo due amici, che guardano nella stessa direzione; il risultato verrà pubblicato oggi nel gruppo dei „Contadini di Peguy“.
Come ci ricordano Christian de Charge, Paolo Dall’Oglio… per le sorelle e i fratelli mussulmani (sorelle e fratelli in primo luogo in quanto uomini), Balthasar sottolinea che noi come cristiani dobbiamo imparare a guardare „gli uomini e le cose con gli occhi di Dio“. 
E non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo a che fare con una persona che è „imago Dei“, quindi uno in cui „brilla qualcosa della singolarità e della imperscrutabilità di Dio (…). L’uomo in generale, ma anche ogni uomo in particolare è un mistero“ (Balthasar). 
Dobbiamo educare i „nostri occhi naturale e psicologici“ a „guardare oltre“, se no non comprenderemo mai nulla del mistero dell’uomo. Vi è una „linea di confine“, tra Dio e l’uomo, come sapevano anche i Greci. Al di la di questa linea l’uomo può arrivare solamente se viene „ordinato“, tirato a sé dalla libertà di Dio, per collaborare al suo impegno per la libertà dell’uomo e del mondo. 
Questa „chiamata“ di Dio non è un mai fatto „privato“, si è chiamati per servire gli altri. Lo specifico cristiano è servizio agli altri, in questo senso è sempre e solo „secondario“, come ha spiegato Remí Brague.
Questa scelta preferenziale è „personalizzazione ma allo stesso tempo espropriazione della propria persona per l’altro“. Quando Balthasar parla del compito che „solo il cristiano“ può compiere, quando parla dello „specifico cristiano“ non intende mai una superiorità di una cultura astratta o di un trionfalismo imperiale di una nazione su un’altra: „unicamente l’impegno di Dio in Cristo prende del tutto sul serio anche la finitezza, il peccato e la morte dell’uomo, non si distanzia con disprezzo dall’esistenza terrena e dai suoi compiti tragici, per accasare l’uomo in un’al di là spirituale e rapporta l’intero insuccesso dell’al di qua in modo sensato al di là di se stesso, rendendo tutta la fatica dell’uomo un con-presupposto della Risurrezione“ (Balthasar). Ciò che il cristiano sa e che gli altri non sanno non è il „cristianismo“ (astratta cultura cristiana da difendere contro gli altri), ma l’impegno di Dio per l’uomo fino alla discesa nell’inferno e la sua Risurrezione! Sa che egli è chiamato in questo impegno che ha ultimamente il carattere della „exinanitio“ (della nullificazione) come ha testimoniato Ferdinand Ulrich in tutta la sua filosofia e la sua vita. Non vi è nulla di più estraneo al cristianesimo che la sua riduzione ad uno „schema“ in cui la vita viene costretta e violentata. Lo schematismo e il formalismo sono la morte del cristianesimo! 
La nostra cooperazione come cristiani alla libertà del mondo, in un epoca „dopo Gesù e senza Gesù“ (Charles Peguy), in un epoca in cui quasi tutto dice il contrario di ciò che dicono i cristiani e gli uomini di buona volontà, non sarà facile, ma è possibile come vedremo nei prossimi giorni. 
Cosa dire specificamente della presenza del cristiano in un mondo tecnico e digitale come il nostro? Balthasar risponde in modo del tutto non moralistico e sobrio (parafrasando gli inizi degli Esercizi di Ignazio, „principio e fondamento“ (1)): „Tutto ciò che è oggettivo ed impersonale ha valore per l’uomo in quanto è ordinato al valore della persona ed è dannoso se la persona viene tradita per ciò che è impersonale, la rende una cosa e la schiavizza. Ciò determina l’atteggiamento del cristiano nei confronti della tecnica“ (Balthasar).
Quale è la meta dell’impegno del cristiano nel mondo? L’umanizzazione e la personalizzazione dell’uomo. Anche un I-Phone, per fare un esempio, ha valore se aiuta l’uomo ad essere uomo, se no è dannoso. Di più non c’é da dire. Tutti i moralismi contro la rivoluzione digitale sono solo temi per salotti borghesi e non offrono nessun criterio di discernimento ultimo. 
La „Persona“ poi che può dare senso al tutto è la Persona del Logos universale e concreto, Gesù Cristo, „che non ha considerato come un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma ha assunto la figura del servo“ per insegnarci a guardare gli uomini e le cose, gli animali (quando ho alzato gli occhi dal mio MacBook ho visto due capre che si combattevano nel loro tipico modo) e tutto l’universo con gli occhi di Dio! 

(1) „L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e, mediante questo, salvare la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, e perché lo aiutino a conseguire il fine per cui è creato. Ne segue che l’uomo tanto deve usare di esse, quanto lo aiutano per il suo fine, e tanto deve liberarsene, quanto glielo impediscono“ (Ignazio di Loyola).

(Continua in nuovo post che porta lo stesso titolo del 1.11.17)

Riflessione dopo una lezione di filosofia:

Sulla dignità dell'essere del proprio io - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
In questi giorni sto commentando il testo appena ripubblicato in italiano, intitolato. L'impegno del cristiano nel mondo. Questo post non fa parte di quella serie, ma nasce dopo una lezione di filosofia nella decima classe (16 anni) in cui sto leggendo e commentando l'ultima parte del testo filosofico di Gloria (III,2). #Diarioscolastico
Ho detto ai ragazzi: non vi chiedo se queste cose sono difficili a livello linguistico. Questo è il mio compito spiegarvele, ma se superano completamente il vostro orizzonte di esperienza. 
L'affermazione di von Balthasar è la seguente: c'è una dimensione dell'essere del proprio io, che non è riducibile al nostro carattere e al nostro modo di comportarci e il cui contenuto è un "sogno d'amore gratuito", che si scontra contro i doveri e le strettezze del mondo (della scuola), etc. 
B. ha detto, in modo tipico di questa era di "bravi ragazzi" che le strettezze sono importanti perché ci educano al compromesso. T. ha parlato della musica come la dimensione più autentica dell'essere del proprio io. 
Alcuni non lo hanno detto oggi, ma pensano che noi singoli uomini siamo il risultato casuale di movimenti che accadano nella specie umana. 
Ciò che ho cominciato a pensare con i ragazzi mi ha spinto a riflettere anche da solo. Non posso pensare la mia persona singola, nei confronti dell'essere del mondo, con una tale dignità e necessità, che senza di me il mondo non sussisterebbe. Ma ciò sarebbe solamente motivo di totale "depressione", se allo stesso tempo, spiega von Balthasar, non si aprisse il nostro spirito alla luce dell'essere come dono di amore gratuito (questa dimensione non ha nulla a che fare con il bisogno psicologico di armonia). Questa dimensione di luce dell'essere non può essere limitata all'essere del mondo in generale, che posso pensare anche senza la dimensione della gratuità dell'amore. Infatti alcuni pensano che esso sia solo frutto del caso. 
Così se l'essere del mio io si "nullifica" nel paragone con l'essere del mondo in generale, a sua volta l'essere del mondo in generale si "nullifica" nell'apertura del mio io alla dimensione di luce di un essere donato per amore gratuito. Perché non il mondo è necessario, ma solo l'essere come dono implica un suo proprio senso necessario ultimo. Il mondo nella sua generalità potrebbe davvero essere solo frutto del caso, ma non lo è se è stato donato. Non l'ammirazione, che può nascere anche solo se si vede come funziona il mondo nella sua generalità, ma solo lo stupore che ci sia qualcosa invece che nulla apre al nostro spirito l'unica dimensione realmente "necessaria" - cioè senza la quale ci manca l'aria per respirare - quella dell'amore gratis. Tutto diventa falso senza la sua presenza reale.




Intervento nella bacheca di #MassimoBorghesi in riferimento al suo posto:

JOSEPH RATZINGER, "Dogma e predicazione" (2005)
<<Ci sarebbe da ricordare quell’atteggiamento che vede la salvezza unicamente nell’attenersi il più fedelmente possibile alla teologia e alla filosofìa scolastica: continua qui ciò che nel concilio si era manifestato come forza del conservatorismo. Nell’ambito della teologia, questa tendenza riveste poca importanza; sorprende, invece, come non di rado proprio dei rappresentanti di una limitata teologia delle scuole abbiano deposto le loro armi e siano passati a vaghe posizioni moderniste. Molto più importante è un movimento della pietà, che si sente tradita ed abbandonata dalla teologia ed ora cerca risoluto la sua strada senza la teologia, anzi, contro di essa. Sotto la minaccia, istintivamente avvertita, di una totale falsificazione e di un crollo inevitabile dei valori sinora dominati, ci si rifugia in ciò che si ritiene come specificamente cattolico: in una pietà mariana che si alimenta a visioni e miracoli; in una lotta gretta per la lettera della vecchia liturgia ecc. Solo così si pensa di poter conservare l’identità cattolica.
Non si deve sottovalutare ciò che anche qui opera come autentica forza religiosa. È grande, tuttavia, il pericolo di un chiudersi in forme che portano alla settarietà. È un pericolo chiaramente riconoscibile là dove si accusa lo stesso Vaticano II di eresia e si abbandona quindi la strada indicata dal contesto ecclesiastico-universale>>

Caro Massimo, scusa se ieri, che ero sotto stress, ho scritto anche in modo impaziente sulla tua bacheca. Sulla cosa stessa vorrei dire alcune cose. 1. Papa Benedetto XVI a Torino in una impressionante omelia sul Sabato Santo mostrò come era molto vicino al pensiero del suo maestro ed amico von Balthasar, di cui parla nelle "ultime conversazioni" in modalità di estremo riconoscimento. In questa teologia del Sabato Santo il Santo Padre emerito fa vedere come egli comprende che solo con essa ed in forza di essa è possibile "sperare per tutti". In una recente intervista al Padre Jacques Servais SJ con un coraggio incredibile inverte il tema della Riforma dicendo che oggi c'è bisogno piuttosto della "giustificazione" di Dio che dell'uomo. In questo linguaggio teologico Benedetto XVI arriva a profondità immense, le stesse intraviste da Balthasar. Proprio per questo modo di parlare di escatologia (la speranza per tutti) Balthasar fino alla morte è stato accusato di essere un eretico (vedi il mio intervento di ieri). La figura eccezionale dell'attuale pontefice, Papa Francesco, senza il coraggio di tale teologia non avrebbe mai visto la luce. Dico questo per confermarti nell'idea che non vi sono due Ratzinger, ma semplicemente una grande teologia, di cui lui è espressione tra le massime, che ha portato alla nascita di questo pontificato. Continua.
Verwalten
Roberto Graziotto Ancora una parola su Balthasar. È vero che egli ha criticato in alcuni punti la "Gaudium et spes" ed è vero che con "Cordula" ha voluto mettere un argine sicuro ad una tempesta teologica di cui Concilium era una delle espressioni. Un ruolo analogo a Cordula lo ha avuto il "Rapporto della fede" di Ratzinger. Ma l'argine sicuro per entrambi era la Croce, non una tradizionalismo esasperato e di fatto proprio queste persone tradizionaliste hanno considerato entrambi degli eretici. Balthasar è morto nel 1988 e non ha vissuto il periodo teo con, mai e poi mai avrebbe egli fatto combutta con questa gente. Il suo più grande amico, Ferdinand Ulrich, che vive ancora e che ha potuto vedere sia il periodo teo con sia questo pontificato non ha mai avuto alcun dubbio: il Papa della misericordia e della rivoluzione della tenerezza è il Papa che nasce dalla comprensione del mistero della croce e della discesa agli inferi. Continua.
Verwalten
Roberto Graziotto Quando Balthasar si accorse dell'uso che si stava facendo in Italia di alcune sue interviste, per esempio l'ultima che diede a Messori, non ha voluto che fosse pubblicata. Credo che con la sua solita genialità avesse intuito che si stava facendo di lui quello che non era: un tradizionalista. Ovviamente Balthasar è stato uno dei massimi conoscitori della tradizione cristiana, ma non è stato mai il portatore della voce dei tradizionalisti che lo odiavano fino ad augurargli la morte. Ciao, Roberto

Mi riferisco qui sopra anche a questi interventi di ieri: 

Roberto Graziotto Chi ha orecchi da intendere intende, ma chi non vuole non lo farà mai, perché dovrebbe rivoluzionare la propria vita e la propria anima per farlo.
Verwalten
Roberto Graziotto In Italia c'è poi una "asfissiante" riduzione degli autori che amo come de L., etc. che li trasfigura in tradizionalisti, mentre Balthasar fino alla morte è stato attaccato dai tradizionalisti, così che in una nota degli ultimi libri che ha scritto (Was dürfen wir hoffen?), disse in modo ironico che se avevano bisogno della legna per il suo rogo gliela avrebbe fornita dalla trilogia, che i tradizionalisti non conoscono per nulla. Etc.
Verwalten
Roberto Graziotto Devi pensare che certa gente ha detto che Balthasar è morto tre giorni prima della sua creazione a cardinale perché Dio non voleva un cardinale eretico. Etc. Per quanto riguarda Benedetto XVI hai già risposto tu.

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