martedì 24 ottobre 2017

Riflessioni teologiche ed ecclesiali

Introduzione 

Sto raccogliendo qui, man mano che li ritrovo, diversi interventi di carattere teologico, fatti negli anni in Facebook. Alcuni riguardano direttamente la scuola di comunità in Comunione e Liberazione, altri sono interventi nati nel confronto con l'attualità, con Papa Francesco, con Ignazio di Loyola, con Elisabetta della Trinità, con il Vangelo o con diversi autori.


A. Scuola di comunità / CL 

(25.11.11) LA MIA SCUOLA CON CARRON. Nel testo che ho letto questa mattina c'é un punto che mi ha commosso in modo particolare. Lo dico così: sto "autoconvincendomi" facendo la scuola di comunità? Il punto della contrapposizione tra pratiche di pietà e razionalismo nella vita, non mi aiuta molto (qui nella Germania ex comunista, non le pratica quasi nessuno). Ma la questione dell'autoconvicimento è vitale. É la mia vita testimonianza di un avvenimento, del fatto che la realtà è positiva, o come sono abituato ad esprimermi come filosofo: che l'essere è dono? In questi mesi pur con tanti mesi di difficoltà con la salute di mia moglie, che ora sta un pochino meglio, la preghiera era più forte che il lamento. Anche nella situazione dilaniante di una DDK (Chiesa democratica tedesca, sostenuta da molti vescovi dice la mia amica Hedwig e il mio amico Christoph) accade sempre di nuovo il mistero dell'amore di Cristo tra noi cristiani. I miei figli e i mie ragazzi non si stancano della mia "pesantezza", ma mi cercano, così come questo tempo di distrazione permette. Buona giornata!

(28.11.11) LA MIA SCUOLA CON CARRÒN. "Seguire i segni" - questo è ciò che mi ha colpito questa mattina leggendo la sic del 9.11.11 (purtroppo sono in ritardo). I segni della sua presenza, seguirli così, da innamorarsi nel Mistero. Padre Christian, che i terroristi islamici avevano ammazzato qualche anno fa, scrive nella sua lettera testamento: se mi dovessero ammazzare allora sarò contento di guardare i miei amici musulmani come li guarda il Padre celeste. Questa era la sua realtà. Mi chiedo come guarda il Padre celeste, Il Mistero, mia moglie, mia figlia, mio figlio, la collega che mi intriga, i ragazzi che incontrerò oggi nella scuola, un amico che mi confida la sua sofferenza e forse una soluzione che non è quella che penso io? Come ci guardiamo nel Movimento (CL)? Devo confessare che questa estate non ho letto per un po' nessun testo del carisma, perché non volevo finire a ripetere solo ciò che dice Carrón! Se si tratta di me in azione e di una ragione come sostegno, che mi viene donata, questa se è vera, se non è solo autoreferenziale, se non è solo autoconvicimento, deve realizzarsi nel mio vissuto. CERCHIAMO OGGI DI GUARDARE TUTTI CON I SUOI OCCHI! TUTTI, VUOLE DIRE TUTTI CHE FANNO PARTE DEL MIO CAMMINO! Con un rispetto profondo anche se non cammino più con noi! Per loro prego l'Ave Maria di Chieffo!

(8.11.13) Luigi Giussani e Hans Urs von Balthasar 
(Prime riflessioni sulla biografia di Alberto Savorana; con l'indice dei nomi a pagina 1335 si possono ritrovare facilmente le cose a cui mi riferisco)
1. È impressionante una lettera che Giussani scrive al suo arcivescovo (Cardinal, Colombo allora), si trova alla pagina 331 della biografia, pongo tra gli altri il giudizio di Von Balthasar sul Movimento, come garanzia della credibilità di Comunione e Liberazione. Impressionante è la lettera anche per questa frase finale di essa: " Le riesprimo tutto il mio sentimento di fiducia, e chiedendole perdono di un disagio che forse solo l'eliminazione della mia esistenza potrebbe annullare, mi dico devotissimo". Insomma è in gioco l'opera, la missione ecclesiale di Giussani, per questo è in gioco la sua esistenza. Su questo punto si è sentito sorretto dal gigante della teologia catttolica.

2. Quando nel biglietto in cui rende noto a Giussani la sua elezione a Cardinale Balthasar dice: "carissimo confratello, un grande grazie per i suoi auguri. Preghi perché la mia piccolissima opera fiorisca all'obra della sua, immensa. Dio le conceda la forza di sostenerla fino alla fine. In unione di preghiera. Hans Balthasar" (Savorana, 776), don Giussani è colpito dalla parola "immensa", ma rimanda subito a Cristo e non a se stesso. Non ha nessun atteggiamento di voler fagocitare la piccola opera dell'amico, ma parla in Litterae communionis di "obbedienza al maestro", che avevo chiesto una preghiera per la fioritura della propria opera, e "suffragio per l'amico".

3. Sulla questione dei Memores Domini, il rapporto tra Balthasar e Giussani, per il mio interesse per il tema, non offre materiale a sufficienza.

(24.11.2013) Da un gruppo di scuola di comunità qui in Facebook (per discrezione ho coperto i nomi; ma quanto detto volevo che fosse presente anche nella mia bacheca).
P. B.:
" Nessuno sarebbe qui – nessuno! – se nonfosse successo qualcosa attraverso un altro. Allora la questione è se io, quando lo vedo accadere in uno – chiunque sia questo uno che il Mistero ha scelto per arrivare a me – continuo a obiettare che, siccome non succede secondo l’immagine che ho io di come deve succedere, non succede. Succede!" Carron sdc 20/11
Succede! E' questa la strada voluta da Dio......Ecco perchè siamo così preziosi gli uni per gli altri. Credo non sia mai banale e scontato ricordarselo. Buona domenica
.
Roberto Graziotto:
Buona domenica a te! La frase di don Juliàn Carròn colpisce nel segno. Noi abbiamo bisogno che accada in un certo modo, ma Gesù è libero e non vuole che noi siamo dipendenti dagli altri e dall'immagine che abbiamo di loro, per questo ci vuole sorprendere. Essere falsamente dipendenti dall'altro - questa è una grande tentazione qui in fb, pur nei grandi pregi del "luogo" - non ha nulla a che fare con l'amore.
P. B.:
Perché dici essere falsamente dipendenti....? il falsamente penso non dipenda dallo strumento, ma forse non ho compreso
Roberto Graziotto:
Lo "strumento" non è uno strumento, ma un "luogo". Quindi è uguale il luogo in cui ci troviamo - può essere anche la sdc con Carròn. Ma questo "luogo" con i suoi "mi piace" mi fa comprendere una cosa che dice Adrienne di una donna in fama di santità. Il percorso è diventato molto aspro per lei, ma non solo aspro, anche falso, quando non voleva più essere come Dio vuole, ma secondo l'immagine che gli altri hanno avuto di lei. Questo dice anche don Juliàn: non riconosciamo solamente secondo un "immagine", ma lui succede liberamente e succede davvero, se no non saremo qui. 
P. B.:
L'immagine non libera
G. B.:
E' chiaro che questo "luogo" non vuole sostituirsi in alcun modo a quell'incontro esperenziale che don Giussani prima e don Carron adesso ci chiede di riconosce nella nostra quotidianità. E' pur vero che l' "amicizia" o il "mi piace" su FB per gli adolescenti e i giovani rischia di sostituire al mondo reale un mondo virtuale. Ma noi, ritengo, siamo adulti che hanno ben chiaro il ruolo di FB. E' un semplice mezzo di comunicazione come tanti altri. Cos'è l'uomo senza la possibilità di comunicare? In sostanza abbiamo "rubato" a Mark Zuckerberg un "luogo" dove poter liberamente mettere in compartecipazione esperienze, domande, perplessità con un gruppo di "amici". Amici che pur non essendosi mai incontrati condividono una medesima esperienza: l'esperienza cristiana. Quindi confido nella maturità di tutti quelli che vorranno continuare a scrivere in questo gruppo ben consci del "luogo" in cui si trovano. Buona domenica a tutti.
P. B.:
Grazie G.....condivido le tue parole chiare. Sono sempre più grata per questa possibilità di compagnia quotidiana che lo strumento permette e dell'amicizia e degli amici che ho incontrato.
Roberto Graziotto:
Devo ammettere che scrivo qui solamente perché P., che ho incontrato una volta a Rimini, mi ha invitato. Ho un altro gruppo, cui scrivo regolarmente, anche di amici del Movimento, ma questa mattina vedendo il post di Paola, ho scritto, forse pensando che le facesse piacere. Ora ciò che il testo di don Carròn mi ha detto in quel momento l'ho espresso prima, ma non pensavo ai giovani che usano Facebook, ma a me (che ho 53 anni). Ascoltando la meditazione del Sabato pomeriggio degli Esercizi, mi sono accorto che don Juliàn pensa che anche noi adulti abbiamo bisogno di precise indicazioni di discernimento. Quelle della scuola di comunità sono precise, ma anche generali, per l'uomo in genere. Credo che don Carròn inviti anche alla confessione nella sdc del 20/11, perché sa che abbiamo bisogno anche di "indicazioni personali di discernimento". Il mio rinvio alla santa di cui parla Adrienne von Speyr, Therese von Konnersreuth (1898-1964) era per me impressionante, perché anch'io mi sento a volte così; mi sembra, sia nel Movimento sia in Facebook, di vivere secondo un'"immagine non libera"(P.), forse le cose che dico aiutano qualcuno, forse no, ma si tratta di un "teatro". Noi parliamo di "incontro esperienziale", ma spesso è solo "teatro". Chi è realmente interessato all'altro? Non a ripetere un discorso, fosse anche quello della sdc, ma all'altro, come lo vuole il Signore? Ecco in questo modo spero di aver spiegato meglio ciò che prima avevo accennato. Scusate l'intromissione nel gruppo.

(29.11.13)

Vita di don Giussani, 411-418

Comunione e Liberazione

1. Dalle pagine già commentate ieri vorrei sottolineare un aspetto che avevo lasciato non commentato (uno dei tanti, tra l‘altro). Il nostro amatissimo papa Francesco, desidera anche „una Chiesa povera e libera dall‘autoritarismo del potere“ - insomma sembrerebbe il programma „modernista“ di don Enzo Mazzi, da cui don Giussani avevo chiesto di distanziarsi. La differenza che il richiamo di papa Francesco, che è papa della Chiesa romana cattolica e non un agente dell‘ecumenismo diffuso, come pensano alcuni, è un richiamo a favore di, mentre quello di allora eran un richiamo contro. Don Giussani non ha mai chiesto di allontanarsi dal desiderio di liberazione, ma da un atteggiamento contestario che non è fecondo.


2. Fecondo é il giudizio: „Comunione è liberazione“! Le pagine in cui si discreve come si è arrivati al nome del nostro Movimento, mi hanno fatto venire le lacrime agli occhi, perché ho visto un „affezione“ in gioco (non un sentimento), che è già questa comunione liberante. La mia affezione per don Giussani e per la sua missione ecclesiale nasce circa tre anni fà alla tomba di von Balthasar a Lucerna, quindi post mortem. In quel cimitero dove é sepolto il grande amico del nostro fondatore ho compreso cosa sia „comunione liberante“. Il nome nasce nel 69 in universitá, anche con atti coraggiosi, come il trovarsi nel cortile della Statale occupata a Milano - ma anche la mia esperienza di fiducia in tre „morti“ è stato un atto di coraggio. A distanza di qualche mese ho richiesto di rientrare nella fraternità, e mia moglie, con una certa perplessità, perché aveva visto come avevo sofferto quando ne ero uscito, mi ha seguito - non per un sentimento, ma per affetto - dove vai tu, vado anch‘io. Ne ero uscito perché la mia missione ecclessiale, che nasce dall‘abbraccio di von Bathasar e don Giussani, non poteva portare frutti (certamente anche per mie debolezze di carattere). Alla tomba di von Balthasar la mia missione ecclesiale viene consegnata nelle braccia di don Giussani... ed io ci ho creduto.




(5.11.14) Testimonianza dalla Germania.
Cosa è per me il Movimento di Comunione e Liberazione.
La cosa più importante da fare è, per noi del Movimento, di fare il
Movimento, ha detto il presidente della Fraternità di Comunione e
Liberazione, alla fine degli Esercizi . Questa è l'opera, più di
qualsiasi altra opera. Credo che Giussani sappia che gli sono obbediente
su questo punto (cfr. Fil 2, 12- 18.) Sa che cerco di essere il
"mantello di Cristo" per le mie persone qui in Sassonia-Anhalt. Ed anche
se don Carrón è lontano, come lo era Paolo per la comunità dei
Filippesi, può contare sulla mia obbedienza incondizionata su questo
punto. Mi dedico alla "mia salvezza con rispetto e timore", insomma
cerco di far si che l'opera del Movimento diventi opera mia, come dice
don Julián alla fine del film "La strada è bella". Qui da un certo punto
di vista non manca nulla: per "Portofranco" c`è un progetto nella
nostra scuola, che si chiama "scolari aiutano scolari" - lo spirito con i
due colleghi lo fanno non solo è quello della grautità, ma di far vedere piuttosto
come sono bravi (loro e i ragazzi), ma molti ragazzi vi sono impegnati, anche i miei figli, Johanna prima, Ferdinand ora. Poi siamo tutti impegnati nella nostra
società neoliberale che mangia tutte le forme di tempo: dal mio amico
contadino a noi nella scuola lavoriamo tanto. Ma mia moglie ed io siamo
presenza che prega - per esempio il rosario - in questo lembo di terra.
La rete è uno spazio di presenza: anche stando qui in questo lembo di
terra mi permette una presenza "cattolica". Le"lodi" ci sono state
sempre, ma come un piccolo nocciolo di presenza orante nei muri di una
scuola in cui hanno tempestato tutte le ideologie: nazismo e comunismo,
ora la "non-ideologia" della società neoliberale. Ma nessuno mi può
togliere la convinzione che Dio suscita in me, in noi "il volere e
l'operare". Anche se nessuno se ne accorge. Si è accorto di qualcosa un
fratello pastore protestante quando mi ha salutato nel "servizio della
parola" che ha tenuto nel giorno della Riformazione (ho guidato per più
di un'ora per essere presente), con queste parole: che segno, che
Roberto, che è "veramente cattolico" sia presente in questo "servizio
della parola" a pregare con noi. Ecco ciò significa per me fare il
Movimento, "in mezzo ad una generazione malvagia e perversa", di cui
faccio parte anch'io, malvagio e perverso. Ma allo stesso tempo, se ne
sta accorgendo il parroco ad Eisenberg, la nostra piccola famiglia
"risplende come astro nel mondo". Con un opera che è presenza di
"cultura, carità e missione", ma nel senso che dice Rose nel film. Cito
liberamente: fare certe iniziative sarebbe solo una copia di altro, che
già c'é. Dire Cristo esplicitamente per lo più sarebbe dire qualcosa di
non comprensibile (ecco questo è Rose). La nostra presenza è quella di
essere "liberi", di "rendere liberi": e Dio che suscita in noi il volere
e l'operare. Per questo Nicola, siamo stati agli Esercizi, per questo
ho letto quasi ogni giorno questi tuoi post delle frasi di Carròn sugli
Esercizi. Perché Egli opera il volere e l'operare. Accadano anche
miracoli a livello delle iniziative. Vado con un piccolo bus VW pieno ad
Eichstätt ad un incontro sulla teologia del corpo. Ma il vero grande
miracolo è che cerco di far si che il carisma di don Giussani ed ora di
sequela a papa Francesco sia una cosa che centra con me, perché io
stesso ho bisogno di toccare il mantello di Cristo. Buona giornata a
tutti. Pregate per noi
Roberto con Konstanze


Seguire don Juliàn Carròn (25.10.2015)
Dico immediatamente che per me ciò è funzionale alla sequela di Cristo e non viceversa. 
1. È possibile che don Carrón sia anche più intelligente di don Giussani, perchè quest'ultimo, pur se in modo geniale, è rimasto legato ad un sistema di teologia e filosofia scolastica, mentre don Carrón viene più dalla scuola dei Padri della Chiesa ed ha un approccio più interamente biblico (da Abramo fino alla Maddalena). Allo stesso tempo però per me egli non è il guru, che sempre tutto ciò che dice mi convince. Ora se sono invitato a fare davvero in forza del mio io, non in forza dell'io di un altro, per esempio del ciellino puro sangue, la #sdc è chiaro che mi prenderò la libertà di dire anche quando non capisco o quando non sono d'accordo. Se qualcuno si scandalizza di ciò non è obbligato a leggere le mie cose. 

2. Seguo don Carrón come responsabile della Fraternità a cui appartengo, in questi tempi in due indicazioni centrali: 1. Seguire papa Francesco; 2. Prendere sul serio le circostanze (le mie!!!) in cui il Signore mi fa vivere. Faccio con regolarità la sdc. Con i profughi c'é una possibilità reale anche nel sistema assolutamente perfetto tedesco di fare caritativa. Vado alla Santa Messa la domenica e voglio chiedere al parroco di darmi le chiavi della cappella in parrocchia per stare una volta la settimana un'ora davanti al Santissimo. Questo mi è venuto in mente perché alcune persone mi raccontano cose importanti della loro vita che voglio immergere nel silenzio eucaristico. Cerco di fare una volta al giorno una "preghiera lunga" (Lodi o Vespri o rosario o corona della misericordia, che come la prego io dura anche come un rosario o...).

Roberto, un piccolo amico di Gesù 

(11.11.15) "Tutti sappiamo già." (Don Julian Carrón, La bellezza disarmata, Milano 2015, 62.) - in dialogo con la #sdc
1. Il momento cruciale, secondo me, nell'adorazione eucaristica (guardate che queste cose io le scrivo dopo tredici anni nella diaspora con 3 % di cattolici, in cui io stesso mi sono riconquistato con fatica questo "desiderio") è quando abbiamo smesso di dire attivamente ciò che volevamo dire al Signore. Mamma mia, ci sono ancora venti minuti, e adesso? Noia? Li comincia il punto davvero nevralgico: "deve venire qualcuno dal di fuori". C'è in quel pezzo di pane, lui? Mi può raggiungere? Mi può raggiungere senza un mio sforzo (a parte quello di non addormentarsi, sebbene a volte per la stanchezza può accadere anche questo, confessato la piccola Teresa e papa Francesco). 
2. A san Nicola verrà a trovarmi uno dei responsabili di CL. Perché sono contento? "Perché deve venire qualcuno dal di fuori". Non penso che lui sappia tutto meglio di me ciò che riguarda le mie circostanze, ma "viene dal di fuori". Perché mi sono lasciato correggere l'altro giorno quando ho detto una cosa non adeguata sul cardinal Sarah? Non certo per alcune reazioni, che a me sembravano, piene di una "pretesa (altrettanto) fraudolenta, mentitrice", ma perché un amica ed un amico, che neppure conosco, mi hanno fatto venire una frase di Gesù "dal di fuori", o un osservazione ma così che poi era "dal di dentro." "Interior intimo meo!"
3. Ieri era sbagliato vedere alle 20,15 una commedia americana "la dura verità" dopo essere stato per un ora al pomeriggio davanti a Gesù eucaristico. Perché? Il film "confessa" un certo cinismo nella considerazione del rapporto tra uomo e donna, si burla di un certo moralismo e mette alla luce ciò che accade nelle stanzi di milioni - per questo è nato il mio twitter: "Forse c'è più atteggiamento di confessione in una commedia di Hollywood, che in tante prediche spirituali. Ed anche un più di struggimento." Anche nel film c'é il desiderio "di uno che viene dal di fuori" e che ti ama per come sei, non perché rispondi a certi meccanismi dell'inconscio maschile o femminile, ma il film non facilita la beatitudine di Gesù: "Siate puri di cuore" . Mentre l'ora passata di fronte al Gesù eucaristico è un ora di esercizio per diventare "puri di cuore". Solo Lui può donare una gioia (questa pura; lupara senza gioia è pruderie) che resiste anche di fronte alla morte.
4. Don Carrón risponde precisamente come mai non ritiene che un certo discorso sui valori morali non sia la soluzione del problema intravisto: il "mettiamoci insieme, che rimedieremo", "identifica il rimedio con la propria immagine e volontà di rimediare", e questa, dice il servo di Dio don Giussani: è "un aspirazione impotente a rimediare". Per questo si è così pieni di rabbia: è una reazione all'impotenza e non ci si accorge della "pretesa fraudolenta, mentitrice", che abbiamo sull'altro, quasi mai sui di noi! 
5. La critica al "potere"(61) detta così in generale, secondo me, come quella alla "moda" è "wishful thinking."
6. Credo di sapere alcune cose, non tante, e non mi piacciono le critiche astratte o le frasi ripetute: non abbiamo bisogno di analisi, ma di presenza, etc... Analisi possono essere d'aiuto, ma so che l'incontro con l'altro non può essere anticipato da un'analisi.

(15.11.2016)
Riflessioni sul clown della "giornata d'inizio" di CL - in dialogo con "Tracce"
Ho ricevuto ieri "Tracce". Sembra che nella redazione del giornale che rappresenta la vita di Cl mi abbiano letto nel pensiero e che sappiano che a me questo modo di leggere la figura del clown non mi convince per nulla e che anche il modo con cui parlano della "missione tra i pagani" la ritengo "agiografica", "mitologica". Per la carità ho letto l'articolo sul prete spagnolo nella periferia di Londra, mi hanno fatto anche piangere alcune cose, ma tutto ciò a me NON AIUTA! Sono però contento che ad altri sia d'aiuto, ma visto che si tratta del mio io, devo, se non voglio essere solo formale nella sequela, dire ciò che succede in me quando leggo questo tipo di cose. 
1. Ho preso anche in mano la super citata "Introduzione al cristianesimo" di Ratzinger. Ho letto dalla pagina 11 alla pagina 17 dell'edizione italiana della Queriniana. La storiella del clown si trova alla pagina 11. Ratzinger dice che la storiella è interessante, ma non sufficientemente radicale, perché in fondo presenta il teologo-clown come il sapiente e i pagani-non credenti come coloro che devono essere convertiti. E così viene interpretata anche da "Tracce", con una grande differenza però dai teologi che critica Ratzinger e che pensano che basta cambiare il vestito (non più clown, ma cittadini presenti nei salotti borghesi) per essere convincenti. L'interpretazione di "Tracce" va nella direzione, che bisogna vivere il cristianesimo come incontro ed allora si è convincenti. La figura del don Pepe spagnolo nella periferia di Londra è una figura di sacerdote convincente, in questo senso non paragonabile ai teologi dei salotti borghesi - lo dico perché non vorrei che le mie righe venissero lette come critica a lui o come critica a don Carròn o come critica a "Tracce". Dico solo che Ratzinger ci spinge in tutta altra parte. Non vi è una distinzione tra credenti e non credenti così radicale come ci si aspetterebbe. Perché i credenti stessi sono minacciati dal "nulla" (come i non credenti sono minacciai, se uomini autentici, nella loro "fede evoluzionistica", che certamente la religione è una cosa che non centra con loro.) Ratzinger fa due esempi, da una parte la piccola Teresa, che pur avendo vissuto in un monastero ha sentito negli ultimi anni della sua vita terrena tutta la realtà del nulla e della perversione pagana. Dall'altra il gesuita all'inizio della "Scarpina di raso" di Claudel: ha perso tutto nel suo viaggio missionario, le suore che erano con lui sono state ammazzate, lui è legato su una zattera che si muove sull'oceano, sulla "croce" - il legno della zattera in deriva sul nulla dell'Oceano. Ecco questo mi aiuta, questo mi fa capire i miei tredici anni nella diaspora, anche se non sono stato confrontato con una situazione così radicale come il gesuita, ma in cui spesso provo/sento/soffro il non succedere "nulla". 
2. Forse è vero che gli inglesi, come dice l'articolo di "Tracce", sono empiristi e si lasciano convincere quando vedono qualcosa di bello. Non voglio analizzare l'articolo. Nel mio #diarioscolastico sto cercando di capire e verificare, senza veli mitologici, per quanto possibile, se ciò che viene detto da noi di CL nelle frasi sull'umano che convince sia vero. Ieri sera sono andato a prendere mio figlio nella serata annuale in cui ci si arrampica in una parete che abbiano in un grande aula della nostra scuola. Ho visto la signora che fa una parte importante del viaggio nelle Dolomiti con me; era contenta di vedermi, ma non credo che ci sarà mai la possibilità di fare la #sdc con lei, per il semplice fatto che non è il suo mondo. Lei fa volentieri il viaggio con me, come fa volentieri questa serata in cui ci si esercita nell'arrampicarsi, come fa volentieri un altra azione nella sua cittadina, per cui non può venire quando il responsabile di CL di Monaco verrà a trovarci e che lei conosce e stima. Anche lei ha "visto" l'umano, ma ha visto anche alcuni "ciellini" che quando vengono nelle Dolomiti ci vengono per vendere la loro merce, non per l'amore gratuito. Sono contento che venga l'amico/responsabile di CL da Monaco ma non perché mi aiuti a vendere meglio CL. A me questa cosa non interessa. A me interessa che la storia di Cristo con me che mi ha colpito diventi presente, anche a livello "istituzionale", ma in primo luogo in un coinvolgimento di amicizia, che vede anche le amicizie che sono cominciate qui, per come è possibile a me con il mio temperamento e la mia storia. A Pietro, che simboleggia l'autorità nella Chiesa, Gesù in Gv 21 non chiede se nella comunità viene fatta la scuola di comunità, la caritativa, etc.. ma se lo ama! Di fatto sono convinto che il Signore attraverso Konstanze e me, con la mia "precaria peccaminosità" (Greogrio in Paolo Malaguti, La reliquia di Costantinopoli, quando riflette se Dio può davvero volere da lui un compito così grande nel momento in cui Costantinopoli sta per cadere: p. 174)) abbia in questi tredici anni nella diaspora incominciato non meno di ciò che sta accadendo nella periferia di Londra. Ma quello che accade qui non interesserà mai un "Tracce" fatto come ora è fatto - perché ciò che accade qui non è sufficientemente "agiografico." 
3. Un amico mi ha fatto leggere la domanda che pone don Càrron per l'Avvento: "Abramo incarna il metodo di Dio. Cosa ti ha permesso di prendere coscienza del metodo di Dio? Dove l'hai scoperto nella vita e che cambiamento ti ha suggerito?" La morte di Eva, il rapporto con Konstanze, l'amicizia con alcuni amici dei "Contadini", certo potrei parlare per ore su questo. Ma la domanda per me è mitologica. Dio suggerisce tanti cambiamenti, non un "cambiamento". Faccio due esempi. Nell'assemblea annuale un collega, F., che normalmente è critico nei confronti della scuola e che si sente più legato alla pedagogia della Ddr e vede con sospetto le innovazioni odierne, in primis la rivoluzione digitale, ha proposto il luogo in cui abbiamo fatto l'assemblea. Un Hotel in stile Ddr, ma con l'innovazione del Wellness, in cui ci va da sedici anni. A molti colleghi il luogo non è piaciuto e di fatto alla fine quando si fanno quegli odiosi finali "tedeschi" in cui ci si chiede cosa ti sia piaciuto o non piaciuto nei giorni passati insieme il giudizio sul luogo è stato, credo, per lui agghiacciante: beh per questa volta va bene, ma mai più. Io che lo avevo visto così felice non avrei mai detto una cosa del genere: insomma avrei cercato in forza di quell'amore gratis che è Cristo di ringraziarlo per le cose positive che c'erano la: per esempio la piscina. Non farò mai la sdc con questo collega, ma l'ho amato di quella tenerezza con cui Cristo ci ama. Un secondo esempio: il mio rapporto con il vice preside, J., impegnato nella chiesa luterana e che si sta impegnando nell'accoglienza dei profughi. Come insegnante di matematica è molto bravo, ma prende a volte delle decisione che noi come genitori non comprendiamo e che i ragazzi ritengono troppo dure. Eppure è un uomo grande, con cui è possibile arrivare anche a parlare di quella frase di Paolo che dice che abbiamo un pungolo nella carne che non ci permette di fare ciò che vediamo essere il bene. In questi giorni abbiamo giocato molto a carte insieme, un gioco che si chiama "Skat" e in cui ho imparato molto da lui, gicché ovviamente come matematico gioca il gioco in modo molto più professionale di me. Non farò mai la sdc con me e neppure la caritativa perché ha già la sua via dia appartenenza a Cristo, ma il nostro rapporto, anche se non si vede, è già guidato da Colui che è l'amore gratis. Etc.

Per me seguire Cristo nelle circostanze è seguire la sua presenza di amore gratuito - che grande servizio farebbe "Tracce" se si mettesse con meno linguaggio ciellino e con più attenzione alle storie concrete al servizio del nostro carisma. Non dico che non lo faccia, ma il modo con cui spesso vengono riferiti gli eventi e come un filtro. Come è un filtro quella paura di non essere come un clown. Il non volerlo essere diventa quasi automaticamente "ideologia", l'ideologia di un successo ciellino. Ma Cristo è morto sulla croce - su quel pezzo di legno che solamente può salvarci nel nulla incombente e che dopo gli avvenimenti di Parigi dell'altra notte è ancora più evidente: "Se vuoi prendere una città devi distruggere il coraggio dei suoi abitanti. Solo così abbatterai le mura" Paolo Malaguti, La reliquia di Costantinopoli, 173)! L'ideologia anche quella ciellina, non ci dona coraggio, ma solo la presenza reale del Suo amore gratuito!



1. Un incontro vivo - confronto con la #sdc (cfr. "Ti ride negli occhi la stranezza di un cielo che non è il tuo", Pagina Uno, fino alla pagina XII, all fine del secondo punto) (2016)
1. Un punto della scuola di comunità di questi giorni, con cui mi sento del tutto corrispondente, è ciò che don Julián Carrón esprime così: "Possiamo anche essere distratti, possiamo rimanere con tutti i nostri limiti, ma il Fatto (di Cristo) passa attraverso di noi, se siamo definiti dal contenuto della fede." Walker Percy si esprimeva in un suo romanzo più o meno così: al primo posto dei miei interessi ci sono le belle donne, al secondo posto un buon whisky, al terzo il mio lavoro scientifico, al quarto Dio, il prossimo mi fa più o meno arrabbiare, ma credo ancora. Mi accorgo come questo atteggiamento (quello espresso nella frase di don Carròn, ma in quella di Percy) mi rende libero; in primo luogo con una certa "misericordia" verso me stesso, ma anche libero nell'incontro con un altro. Ad un amico (non del Movimento) che avevo chiesto aiuto per l'idea che ha un mio ex allievo di andare con un gruppo di amici in Serbia per vedere come è la situazione con i profughi al confine dell'Unione Europea e portare loro indumenti e ciò che loro manca, mi ha detto: guarda che il link in cui l'ex allievo spiega cosa vuol fare è dell'estrema sinistra. Conclusione: non vuole averci nulla a che fare. Io in primo luogo ho presente il desiderio di questo mio ex allievo non le sue idee politiche. Lui può aver tutti i suoi limiti politici - un altro amico a Berlino del Movimento gli ha spiegato che deve informarsi bene prima di intraprendere un tale viaggio e sono contento di questa prudenza - ma in primo luogo vedo in lui uno "struggimento del cuore" che lo spinge ad un azione radicale. Ci sono così tanti che gli diranno di essere più realista: forse il mio compito è di ascoltare il suo cuore, vedere in lui un "incontro vivo": in questo senso comprendo la priorità dell'incontro anche sull'etica. Se io sarò per lui un "incontro vivo" lo vedremo. 
2. L'insistere di Carròn su un metodo per non venire considerato un "clown" come cristiano mi convince fino ad un certo punto. È vero che quando parlo con i giovani nella mia scuola voglio che mi prendano sul serio. Non credo però che essere un "clown" sia qualcosa solo da evitare. Forse anche per una certa possibilità di poter ridere di se stessi la percezione di esserlo può essere un buon correttivo. 
3. Quanti incontri ho fatto nella mia vita che sprigionano un'attrattiva? Quando la gente mi incontra, vedo un po' che sprigiono un'attrattiva, mentre mia moglie rimane più in secondo piano. Questo dice molto sulla superficialità di ciò che le persone ritengono attrattivo. Ho fatto degli incontri con persone vive e continuo a farli. Ma io vedo in questa dimensione, che è certamente decisiva per CL, un pericolo. Quello di confondere una certa attrattiva psicologica con l'attrattiva di Cristo. Le continue citazioni di Mina, Guccini - che sono cantanti che mi piacciano - secondo me rafforza questo pericolo. Di che Tu parla Mina? Di che Tu parla Guccini? Certo visto che il pensiero cattolico è "inclusivo" (analogico) e non "esclusivo" si può anche farlo, ma il pericolo non è di poca importanza: perché analogia nella tradizione cattolica dice una più grande diseguaglianza, che un' uguaglianza. Quando Adrienne stette male, perché il Signore le chiedeva cose insopportabili, e Balthasar era appena arrivato a Parigi per fare dopo un'anno di lavoro intenso le ferie, appena saputolo, egli ritornò subito a Basilea. Questa è attrattiva, questa è la logica di un incontro vivo. Cosa è attrattiva per tanti di noi? Una parola! Potrei citare anch'io Mina: Parole, parole...Per esempio in un incontro di canti con tedeschi ci devono essere almeno tre canzoni di Chieffo - che io amo! - se no l'incontro non è "attrattivo". È questa cosa davvero attrattiva? Vi chiedo di non prendere scandalo da me, cerco solo di essere "onesto", come mi ha detto ieri la contadina di cui ho parlato. C'è una ferita in me. È vero che quando mi si incontra esercito una certa attrattiva, ma spesso sento molto forte: si sei attraente perché loro vedono in te alcune cose che fanno parte del loro "schema" (!!!!): del loro schema, non della verità né della bellezza. Una mia ex allieva mi ha invitato la prossima settimana in un incontro a cinque ora da qua. Quando le ho fatto vedere per chat il mio biglietto del treno è scoppiata di gioia.
Per mia moglie e per i miei figli sono importante, lo vedo e lo sento? Ancora per altri? Qui anche attraverso Fb ho conosciuto alcune poche persone che mi fanno vedere il loro amore ed è nata una certa forma di fraternità online (che vista dal di fuori sa di pericoloso, di cospirazione massone). Finisco questo terzo passaggio con una domanda: quante volte fai l'esperienza che uno ti cerca perché vuole bene a te, non perché vuole qualcosa? Se ti succede: questo è un incontro vivo. Implicitamente o esplicitamente non è possibile senza Cristo: perché lui è l'amore gratis! 
4.Quindi? Mi rifugio spesso in Charles de Jesus che dice cose del tutto realiste come quella della "tristezza fiduciosa". Chiedo poi al Signore di essere più attento al "prossimo", alle "circostanze." Chiedo di non "fuggire". Poi mi confronto con il Vangelo ogni giorno: il Gesù che appare li è certo "attrattivo", ma anche esigente. Chi è interessato ad un rapporto con un'attrattiva esigente? Vado a dire le "Lodi", nel campo vicino alle capre: anche un incontro vivo! 
Roberto, un piccolo amico di Gesù.

(15.11.2013/2016) Qui la versione del 2013: 
Carissimi amici del Movimento di CL, 
il capitoletto “invece di maturare, invecchiamo soltanto” (Alberto Savorana, Vita di don Giussani, 381-384), contiene degli spunti, che secondo sono la “conditio sine qua non” dell'esistenza del Movimento, nella situazione in cui ci troviamo ad operare e nella rete. Una malattia costringe Giussani a lunghe pause di attività, ma in alcune città e luoghi che mi sono noti, perché sono parte della mia patria, come Gravedona, la Sacra di san Michele o Varigotti, mette i punti sulle “i” della nostra esperienza.
1. Il cristianesimo “non è innanzitutto una teoria, ma una situazione o una realtà contingente che incarna, si fa veicolo dell'assoluto”. Ovviamente questa frase la sappiamo a memoria. Ieri di fronte ai colleghi, tanti, per l'apertura della nostra clausura annuale – nessuno fa parte “ministerialmente” (ufficialmente) del Movimento l'ho ripetuta, ma in fondo non è ancora vera. Né per me che l'ho detta, né per gli altri che l'hanno ascoltata. Bisogna pregare perché diventi un po' vera e questo in un certo senso non per una “decisione”, ma per un “fatto”: Cristo agisce già ora in tanti dei miei rapporti. Vi chiedo una “paternità” e “maternità” come il Gius l'ha chiesta per gli amici che erano in Brasile. Non ho bisogno dei vostri soldi, forse in Germania ne abbiamo di più (anche se ciò non è vero per tutti), ma la vostra paternità e maternità di preghiera e di amicizia. Ve la chiedo perché qui siamo, Konstanze ed io, nel deserto più micidiale.

2. Dobbiamo essere fedeli al papa e al vescovo o parroco che sono legati a lui. Anche su questo punti siamo completamente o quasi soli noi di CL. Da destra e sinistra stanno cercando di massacrare papa Francesco. Noi non possiamo essere né eretici né scismatici: è una volontà ultima del nostro fondatore. Per una certa mia storia personale sono interessato alle eresie, ma da una chiara posizione: ubi Petrus, ibi ecclesia. 
3. Il cristianesimo è il fatto di Gesù la dove siamo e nella rete. Non dobbiamo vivere in modo dualistico (giocare con il Movimento fino a quando siamo stufi); possiamo anche bisticciare o dialogare per esempio su come sia da interpretare una frase di Berlusconi, ma dobbiamo avere sempre presente che l'unità tra di noi è il bene più grande e la tentazione più grade è “il fuggire dalla paura di essere ostracizzati” dalla società. Dobbiamo essere disponibili al “solus cum solo” (Ignazio di Loyola). La formula è ignaziana, ma la troverete identica nell'intenzione in queste pagine. Seguire Gesù, “senza contesto, senza nulla” (383).
4. Vivo con questa speranza nel cuore: vivere il Movimento come unica strada, non solo come un gioco fino a quando si è stufi, la visita che alcuni “grandi” del Movimento in Germania ci faranno l'otto dicembre! L'otto dicembre: che è il giorno grande di Maria, della sua immacolata concezione! 
Vostro, Roberto


Tre anni fa avevo scritto una lettera agli amici del Movimento, che mi sembra ancora attuale. La ripubblico oggi con leggere variazioni. L'originale, se ci riesco, lo pubblico nei commenti. 
Carissimi amici del Movimento di CL,
il capitoletto “invece di maturare, invecchiamo soltanto” (Alberto Savorana, Vita di don Giussani, 381-384), contiene degli spunti, che secondo me sono la “conditio sine qua non” dell'esistenza del Movimento, nella situazione in cui ci troviamo ad operare e nella rete. Una malattia costringe Giussani a lunghe pause di attività, ma in alcune città e luoghi che mi sono noti, perché sono parte della mia patria, come Gravedona, la Sacra di san Michele o Varigotti, mette i punti sulle “i” della nostra esperienza.
1. Il cristianesimo “non è innanzitutto una teoria, ma una situazione o una realtà contingente che incarna, si fa veicolo dell'assoluto”. Ovviamente questa frase la sappiamo a memoria. Ieri di fronte ai colleghi, tanti, per l'apertura della nostra clausura annuale – nessuno fa parte “ministerialmente” (ufficialmente) del Movimento l'ho ripetuta, ma in fondo non è ancora vera. Né per me che l'ho detta, né per gli altri che l'hanno ascoltata. Bisogna pregare perché diventi un po' vera e questo in un certo senso non per una “decisione”, ma per un “fatto”: Cristo agisce già ora in tanti dei miei rapporti. Vi chiedo una “paternità” e “maternità” come don GIussani l'ha chiesta per gli amici che erano in Brasile. Non ho bisogno dei vostri soldi (non dei consigli saccenti), forse in Germania ne abbiamo di più (anche se ciò non è vero per tutti), ma la vostra paternità e maternità di preghiera e di amicizia. Ve la chiedo perché qui siamo, Konstanze ed io, nel deserto più micidiale. Deserto di ideali! Deserto di incontri che ti diano forza! 
2. Dobbiamo essere fedeli al papa e al vescovo o parroco che sono legati a lui. Anche su questo punti siamo completamente o quasi soli noi di CL. Da destra e sinistra stanno cercando di massacrare papa Francesco (purtroppo lo si fa anche tra la nostra gente). Noi non possiamo essere né eretici né scismatici: è una volontà ultima del nostro fondatore. Per una certa mia storia personale sono interessato alle eresie, ma da una chiara posizione: ubi Petrus, ibi ecclesia. Come sono ancora più attuali queste parole dopo tre anni! 
3. Il cristianesimo è il fatto di Gesù la dove siamo e nella rete. Non dobbiamo vivere in modo dualistico (giocare con il Movimento fino a quando siamo stufi); possiamo anche bisticciare o dialogare per esempio su come sia da interpretare una frase di Berlusconi (ora di Renzi), ma dobbiamo avere sempre presente che l'unità tra di noi è il bene più grande e la tentazione più grade è “il fuggire dalla paura di essere ostracizzati” dalla società. Dobbiamo essere disponibili al “solus cum solo” (Ignazio di Loyola). La formula è ignaziana, ma la troverete identica nell'intenzione in queste pagine. Seguire Gesù, “senza contesto, senza nulla” (383). Dopo tre anni, in questi giorni ho tracciato una linea di distacco da alcune persone, ma non nella preghiera. Continuo a pregare, anche per persone che mi insultano. Sento solo forte il limite del dialogo come attività e vorrei giocare la carta del dialogo come grazia! 
4. Vivo con questa speranza nel cuore: vivere il Movimento come unica strada, non solo come un gioco fino a quando si è stufi, la visita che alcuni “grandi” del Movimento in Germania ci faranno l'otto dicembre (di allora, ma queste visite si sono ripetute!) L'otto dicembre: che è il giorno grande di Maria, della sua immacolata concezione!

Vostro, Roberto, un piccolo amico di Gesù

(5.12.17)


Il problema cioè non è che il sentimento venga eliminato, ma che sia al suo posto giusto. (Luigi Giussani) - la terza premia del "Senso religioso" - Dedicato a Bruno Brunelli
Le due prime premesse (sul realismo e sulla razionalità) del "Senso religioso" mi sono più note e spesso le ho spiegate a scuola, questa terza, sebbene sia quotidianamente più importante, l'ho considerato di meno. 
Ci pone una domanda che mi sembra di essere vitale importanza anche per capire cosa succedei in rete: "Come si fa a fidarsi di una persona?". Come mai mi fido di più di certe persone? 
Don Giussani mi fa capire qualcosa che come filosofo sono tentato di non prendere sulla serio: non vi è una ragione che non abbia interferenza con il sentimento. Il valore delle persone e delle cosa ha sempre anche a che fare con il sentimento e con la mia vita fisica. 
Di certe spiegazioni "clericali", per fare un esempio forte, sulla sessualità, non mi fido, perché sono fatte così che non tengono conto di come funziona l'uomo - Giussani fa esempi molto preziosi: sul mal di pancia che si ha, sul senso di turbamento anche positivo che si ha vedendo qualcuno, etc. A me sembra che certe astrazioni teologiche abbiano a che fare con l' "astrazione" di una sessualità vissuta o non vissuta per l'appunto astraendo dal fatto che con essa si esprime l'essere stesso che è dono gratuito, ma non privo di biologia e chimica. Etc. La Chiesa vergine e madre può giudicare tutto, ma non lo fa mai in forza di "astrazioni". 
Facciamo però un passo ancora più preciso: perché mi fido del giudizio di una persona? Perché ritengo ciò che dice una persona un "valore"? Perché vedo che il sentimento è al posto giusto. Cosa vuol dire? Quando ho una sensazione che ciò che dice una persona non sia realmente espressione di una gratuità - non c'entra nulla ciò che dice in vero, ma ciò che fa - non mi fido! Di una persona che ti cerca con un'intenzione non mi fido, poi ovviamente anche l'incontro più gratuito implica una sua "teleologia" e si possono anche raggiungere insieme degli scopi. Ma il "primerear" non può che essere gratuito.
Come gratuito è l'innamoramento. 
La moralità è in primo luogo espressione dell'amore gratis. 
In rete vedo tanta mancanza di moralità: gente giudica senza aver scapito nulla, fa prediche senza aver minimante compreso il senso di ciò che l'altro dice. Il più preso al bersaglio è il Papa stesso, che come fa vedere Massimo Borghesi è spesso oggetto di giudizi della più ignoranza più nera. Per esempio la "destra liberal- capitalistica americana", nel nome di Edward Luttwak, afferma che il Papa specchia " l'idee tipiche di tutta una classe di intellettuali argentini" (poi in massa in rete vengono ripetute le parole dell' "esperto"), che hanno criticato il mercato libero e che avrebbero così portato l'Argentina nella povertà. Peccato che Luttwak dimentichi, perché non è leale, che gli ambienti intellettuali di Buenos Aires erano pro "teologia della liberazione", mentre il Papa, l'allora cardinale di Buenos Aires e prima ancora provinciale dei Gesuiti, non lo era. Dimentica di dire che chi nell'Argentina ha escluso i poveri ed ha fatto collassare l'economia, nel decennio di Carlos Menem e poi di Fernando della Rúa sono coloro che hanno voluto imporre in Argentina le regole del libero mercato. Quelle stesse che nel 2008 per poco facevano collassare l'encomia mondiale. 
Senza lealtà ci sono solo giudizi sbagliati, che non sono sbagliati perché non siamo esperti (intelligenti) di quello e di questo, ma perché non siamo leali e ci permettiamo giudizi che non hanno nulla di quella "simpatia totale" di cui parlava Cesare Pavese. 
Questo vale per gli ambiti "ultimi" del destino, dell'amore e della politica. In questi ambiti "ultimi" il Papa è leale e scopre così la nostra non lealtà, con il nostro modo non vero di porre domande, di dare giudizi, etc.

B. Commenti teologici di attualità 

(29.11.13) In riferimento ad un articolo di don Federico di quel giorno:  http://www.ilsussidiario.net/News/Editoriale/2013/11/29/La-fede-in-piazza/448001/

 Sono completamente d'accordo su ciò che dice don Federico Picchetto in questo testo, ma il primo documento "vero e proprio" è comunque l'enciclica a due mani con papa Benedetto XVI. È assolutamente vitale, per la vita della Chiesa, in modo che non si corri il rischio di un nuovo scisma, che Benedetto XVI e Francesco vengano visti come le due facci di una stessa medaglia - don Federico lo sa, ma la prima frase può destare il sospetto del contrario.

(28.11.15)
Lettera ad alcuni amici sulla mia "lotta" degli ultimi giorni 
Carissimi, caro (...),
non pensare che per me S.E. Mons. Negri sia così importante. Non lo è, anche se una volta l'ho stimato molto. Ho combattuto questa battaglia questi giorni non contro di lui, ma contro un certo atteggiamento in CL e nella Chiesa, che egli rappresenta, a prescindere dalla frasi che ha detto o non detto, e che ha ferito alcuni miei amici. Questi mi sono nel cuore e per questi lotto e prego - prego anche per Sua Eccellenza perché noi dobbiamo benedire tutti e maledire nessuno (cfr. Rom 12,14). Anche le persone che difendono Sua Eccellenza, anche se io li ho contraddetti con decisioni, non sono per me dei nemici. Alle volte sono solo un po' incauti e prendono nei miei confronti un ruolo che non possono avere: ho già un confessore e un padre spirituale. Nelle "Lodi" lodo Dio per mia moglie che questa notte giaceva accanto a me, per il mio Ferdi che ha un forte di mal gola, lodo Dio per questo giorno che sta nascendo e per l'amicizia con voi. Per il Santo Padre in Africa. Per il resto aspetto, non proprio senza timore come consiglia il beato Newman, ma con una certa forte curiosità, che il Signore venga definitivamente nella Sua seconda venuta, sono grato per il Suo Amore misericordioso, che è già sceso fino nella melma dell'inferno nella Sua prima venuta, grato per la Sua presenza oggi.
Buon incontro con ragazzi e genitori.
Un abbraccio, Roberto, un piccolo amico peccatore di Gesù

I
"Ciò che veramente conta è di che cosa viva l'uomo sempre." - Sulla Chiesa in Germania (2016)
Lipsia. Daniel Deckers, un giornalista tedesco, esperto della vita della Chiesa e biografo del cardinal Lehmann, ha formulato, nell'edizione del fine settimana della Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), tre problemi su cui la Chiesa, o meglio i suoi vescovi, dovrebbero urgentemente farsi dei pensieri: le finanze, i seminari dei sacerdoti con le facoltà teologiche e il futuro della vita pastorale della Chiesa stessa. 
Come sempre il giornalista parla della situazione con grande saccenteria e in modo drastico: oggi siamo al precipizio, domani un passo avanti. Questo potrebbe essere anche vero, ma il passo ulteriore potrebbe rivelarsi come una grande speranza.
Deckers critica la non unità tra i vescovi tedeschi, in primo luogo tra il cardinale di Colonia, Wölki e quello di Monaco di Baviera, Marx. Se le cose stanno davvero così come le descrive è chiaro che ciò, da un punto di vista teologico, non è giusto, come ci ricorda Cristo stesso in Gv 17,21: il mondo crederà solo in forza della nostra unità. Ciò vale anche per i vescovi, anche se è giusto che ognuno di essi porti da solo la responsabilità ultima della propria diocesi. 
Il giornalista tedesco ci fa comprendere senza mezza termini che secondo lui mancano nelle diocesi tedesche competenza e la volontà di risolvere i problemi. In verità i vescovi, qualora non lo facciano già, potrebbero coinvolgere dei laici nella risoluzione per esempio dei problemi finanziari. Ci sono certamente laici, addirittura un insegnante di campagna come me, ne conosce almeno uno, che avendo lavorato nel consiglio direttivo di grandi imprese, sono certamente capaci di contribuire alla risoluzione dei problemi finanziari in cui si trova la chiesa tedesca. Questi laici però dovrebbero avere un senso della Catholica, che può nascere solo dalla lex orandi e dall'appartenenza ad un'esperienza viva di chiesa. Questo vale sia per i primi ambiti dei problemi: finanza, seminari ed università, sia per quello del livello pastorale, che conosco meglio visto che come insegnante di religione, nella modalità propria alla scuola, mi occupa proprio di ciò. Persone come Deckers sono senz'altro competenti, se no non scriverebbero in un giornale come la Faz, ma non si respira in loro per nulla quella sapientia cordis che nasce come dicevo dalla lex orandi, da una partecipazione piena di gratitudine alla vita sacramentale e pastorale della Chiesa. 
Per il terzo problema, la mancanza di sacerdoti, non si potrà non toccare il tema del celibato del sacerdozio, ma questo non potrà essere fatto negando la fecondità della verginità e credendo in modo ingenuo che basti togliere il celibato per avere di nuovo una Chiesa piena di sacerdoti e fedeli. Uno sguardo alla chiesa luterana in Germania ci convince facilmente del contrario. 
Un criterio ultimo per contribuire a risolvere i problemi della chiesa tedesca lo troviamo nella frase citata all'inizio di Benedetto XVI: non si tratta di "aver ragione", ma di sapere "di che cosa viva l'uomo". Per noi cattolici, come per tutti i cristiani, vi è una sola riposta a questa domanda: viviamo di Cristo e del rapporto intimo che abbiamo in Lui e con Lui. Una garanzia di successo non c'é. Il modello praticato a Münster dal vescovo Genn è buono perché "cattolico" - molti sacerdoti dall'India conducono parrocchie tedesche - ma anche questo non è la soluzione. Cristo ha promesso il "non praebalebunt" alla Chiesa universale in comunione con Pietro, non a chiese locali. 
Personalmente vedo solo una luce se tutti, noi laici compresi, almeno una volta alla settimana, passiamo del tempo di fronte al Santissimo e come dicevo prima in una reale vita di appartenenza sacramentale e di amicizia nelle parrocchie e nelle comunità spirituali.
Roberto, un piccolo amico di Gesù

II

"Je suis" Charles de Jésus (27.10.2016)
Carissimo Giuseppe, l'amicizia e la stima che provo per te mi ha dettato di permettere che il tuo commento e quello degli altri (fino a quello della signora Pini li ho letti tutti) appaiano nella mia bacheca (vedi qui sotto nella mia bacheca in Facebook). Come ho scritto ultimamente nel "Sussidiario" a proposito di Tolkien, pur con tutto l'amore per Giovanna d'Arco, mi sento legato di più, in questo momento, e senza fare nessuna concorrenza nella "communio sanctorum", con una altro santo soldato, Charles de Foucauld, che io chiamo, come lui voleva, Charles de Jésus . Alcune considerazioni. 1. Non credo per nulla che il "distacco" da tutte le religioni sia l'unico modello di tolleranza e rispetto per le persone che non la pensano come me. Questo è il modello di Lessing: tolleranza perché non si conosce il vero anello, immagine della verità (Nathan, der Waise) . Per quanto riguarda Voltaire, che si è comportato in modo assolutamente non tollerante nei confronti di Rosseau (cfr. Robert Spaemann), tanto per fare un esempio, preferisco tacere. Il mio modello di tolleranza è quello di Nicola di Cusa: tolleranza in forza della verità (b. Gerl-Falkowitz), perché quest'ultima, è l'amore. Solo l'amore è credibile. Quell'amore che fa si che Charles de Jésus veda in tutti un fratello o una sorella. 2. L'amore di cui parlo è quello trinitario di Gesù - che non è vero perché tutti lo ritengano tale, ma perché è vero. Punto. Questo amore é così radicale da scendere fino all'inferno del farsi deridere ed ammazzare (come ha insistito in questi giorni a dire don Federico Pichetto). Non ho bisogno né di identificarmi né di distinguermi da Charlie Hebdo, che come me è un fratello peccatore. Questo amore di cui parlo sia nel NT che nel meglio della teologia cristiana ha sempre rifiutato una "teologica politica" che lo identifichi con il compito di un Cesare, come ha dimostrato in modo molto dotto Massimo Borghesi nella sua "Critica della teologia politica". Insomma vi è un modo anche non liberale di non identificare Dio con Cesare, senza per questo dire che Dio non centra con la nostra storia. Per il resto conosci già la mia posizione. Ti saluto di cuore. Roberto
Caro Giuseppe, grazie per le precisazioni necessarie. 1. Si sapevo che Charlie Hebdo è il titolo della rivista satirica, che ho preso come simbolo per le persone e non per la posizione culturale. Nel "je suis C.H." è stata fatta questa personalizzazione, che però io non ho sottoscritto, proprio perché mi è chiaro che è anche una posizione culturale, che non condivido. 2. Sia nel mio articolo su Tolkien che nel mio intervento non faccio nessuna contrapposizione tra i santi. Ma in una sinfonia ci sono diversi momenti, in alcuni uno strumento sta al centro dell'attenzione più di un altro. 3. C'è un modo dire che "sono un nulla", che significa: ciò non ha nulla a che fare con me: io parlo di cose più concrete. So che non è la tua posizione, ma vorrei precisarlo. Tuo, in Domino et Maria, Roberto, un amico di Gesù.

III. (29.10.2016)


Giovanni Paolo II e Francesco su Lutero
Caro (...)
molto belli entrambi i testi (il discorso di Giovanni Paolo II del 1980 al consiglio della Chiesa evangelica in Germania e l'intervista che papa Francesco ha dato al gesuita svedese Ulf Jonsson in occasione della visita del papa a Lund), che sono molto simili come atteggiamento teologico (a parte la differenza forma letteraria e pastorale), anche se forse in san GPII c’era ancora una speranza più grande nel discorso teologico. Comunque anche Francesco dice che esso è importante. Quindi senz’altro: assonanze. Anche se oggi è divenuto uno sport trovare dissonanze. Con una competenza di giudizio che fa „cagare“. Sarebbe come se dopo aver letto un articolo di ingegneria venissi da te a spiegarti come si fa l’ingegnere.
Ciao, Roberto 
PS Sei ancora in Arabia Saudita?

IV


(5.11.16) Sulla questione del castigo divino - a parte le sconcertanti posizioni del padre Cavalcoli in Radio Maria, da cui la Radio ha preso le distanze, come del resto già il Vaticano (io mi associo a questo giudizio). Questo post è fatto per chi vuole riflettere teologicamente, quindi non leggetelo se non vi interessa. 
In Giovanni 9 viene posta la domanda: 
21 Passando vide un uomo cieco dalla nascita 2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. 4 Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. 5 Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6 Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7 e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva." La risposta di Gesù è chiarissima: "né lui ha peccato né i sui genitori", poi Gesù si mette all'opera è guarisce il cieco!"

Non ritegno che determinate forme nuove di "famiglia" siano peccato (non credo neppure che le unioni civili lo siano), ma qualora anche lo fossero la risposta di Gesù è inequivocabile. Gesù supera la convinzione del mondo antico della stretta dipendenza tra malattie o disastri dal peccato. Ciò che fa è una guarigione! 
Il problema è ripreso in Lc 13,1-5:
[1] In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 
[2] Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 
[3] No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 
[4] O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 
[5] No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".
Gesù è qui altrettanto chiaro: questa volta non dice che non sono peccatori, ma che non sono più peccatori di. E qui si trova il passaggio evangelico a cui rinviavo ieri nella mia breve posizione nei "Contadini" sul tema: un invito alla conversione, se no periremo tutti! 
Misericordia e conversione non sono in Gesù una contraddizione. 
Roberto, un piccolo amico di Gesù

V


Sull'intervista del cardinal Walter Brandmüller alla Faz. (credo, ottobre 2017)
Una scelta per il mondo liberale e capitalista piuttosto che per il Papa del Vangelo.

Lipsia. Solo alcune osservazioni sull'intervista uscita ieri nel giornale del capitalismo liberale di Francoforte sul Meno.

1. La supposizione del cardinal Brandmüller che sulla questione del matrimonio non ci sia uno spazio interpretativo nel NT è falsa. In Mt 19 si legge:
"Dico autem vobis quia quicumque dimiserit uxorem suam, nisi ob fornicationem, et aliam duxerit, moechatur” - si tratta di adulterio, vero, ma c'è una "riserva": "nisi ob fornicazionem"; ovviamente non voglio in questo post in Fb analizzare cosa significa precisamente "fornicatio", comunque di fatto qui c'é una riserva che pone il Signore stesso e che deve essere spiegata dai teologi.

2. Mi sono chiesto quale sia l'interesse della Faz nel fare questa intervista ad un teologo e storico della Chiesa totalmente tradizionalista. I due giornalisti, Christian Geyer e Hannes Hintermeier, pongono domande del tutto "liberali". Una cosa mi sembra chiara: ritengono che il Santo Padre sia meno utilizzabile del cardinale tradizionalista per la loro visione del mondo liberale. Il cardinale dice che la Chiesa non corteggia il mondo, ma proprio questo fa in questa intervista il cardinale stesso e si lascia usare dai "figli di questo mondo", che sono molto più astuti di lui. Non fa nessuna obiezione alle insinazioni dei giornalisti che affermano che il Santo Padre è autoritario. Anzi le rafforza dicendo che si dice che nel Vaticano ormai tutti hanno paura e che usano solo i propri telefonini per non essere spiati.

3. Il cardinale Brandmüller dice che ca. 900.000 firme sono state raccolte nel mondo per i "dubia" e che non hanno ricevuto nessuna risposta. Se si tratta di numeri allora basta dire che le persone che amano il papa e che vivono per esempio nelle villas e nelle favelas del mondo, non raccolgono firme per iniziative di questo tipo. E queste sono milioni.

4. Il cardinal Brandmüller dice che in forza del suo giuramento come cardinale si è trovato ad dover agire e protestare pubblicamente. Vorrei ricordargli che nel suo giuramento di cardinale c'è scritto di dare la propria vita fino al versamento del sangue per il Papa. E non di mettersi al servizio di chi in continuazione è scontento con la Chiesa o dare interviste ai potenti di questo mondo.

5. Non è vero che il Papa non ha dato nessuna risposta sul tema. Nel suo dialogo con i gesuiti in Colombia, pubblicato da "La civiltà cattolica", ha rimandato alla presentazione del cardinale Schönborn che si può leggere da mesi, insomma da quando è uscita l'esortazione apostolica stessa, che ha preciso le obiezioni.

6. Il papa non è un modernista. Questi pensatori non hanno nessuno influenza sul suo pensiero. Anche un pensatore come Teilhard de Chardin, qualora sia modernista, è appena citato nella "Laudato si'". Massimo Borghesi dice che per esempio il teologo della svolta antropologica, Karl Rahner SJ, non ha per nulla un'influenza sul Santo Padre.

7. L'AL non è "abborracciata", ma si inserisce nella tradizione della "teologia della famiglia" da Papa Paolo VI passando per san Giovanni Paolo II fino a Benedetto XVI. Solo che il Papa, nel senso di Peguy, non è un ripetitore.
"Ho trovato un brano di Charles Péguy, in un bellissimo libro di Emmanuel Mounier su Péguy, e quando l’ho letto ho pensato immediatamente a questa occasione. L’ho già letto anche ad altri, ma l’avevo segnato per questa occasione. « Quando – dice Péguy – l’allievo non fa che ripetere non la stessa risonanza [ se io dico coscientemente: « Il Signore ha visitato il suo popolo » , se io dico coscientemente questo avvenimento storico, vibra tutto in me], ma un miserabile ricalco del pensiero del maestro; quando l’allievo non è che un allievo, fosse pure il più grande degli allievi, non conterà mai nulla [ non cambierà mai nulla]. Un allievo non comincia a contare [ contare, essere protagonista nella storia] che quando introduce egli stesso una risonanza nuova. » La mia risonanza, infatti, se diventa tua risonanza, è una risonanza nuova; è la stessa cosa, ma sono due creature diverse; come la serietà dell’umano, che la mia coscienza e il mio sentimento vivono, se si comunica a te, in te diventa serietà e sentimento diverso e infatti tu ti chiami « tu » e io mi chiamo « io » ; io, tu; e tu sei uomo, hai la tua grandezza e la tua profondità, perché sei uomo, come me. E per questo c’è una identità sterminata, da cui non si può uscire, e, nello stesso tempo, una differenza che permette alla identità di amarsi. « Un allievo non comincia a contare che quando introduce egli stesso una risonanza nuova ( cioè nella misura in cui non è un allievo). Non che non si debba avere un maestro, ma uno deve discendere dall’altro per le vie naturali della filiazione e non per le vie scolastiche del discepolato. » Nella filiazione la natura del padre e della madre diventa tua, vale a dire diventa di un altro, diventa un altro, eppure è la stessa natura. Nella filiazione, il modo di percepire e il modo di sentire, il modo di affrontare, il modo di manipolare è lo stesso; eppure tu diventi creatore, diventi creativo, perché lo stesso modo è tuo. Invece nella discepolanza scolastica uno ripete le parole, le frasi, i pensieri; e indubbiamente può diventare strumento di una battaglia, come gli sgherri diventano strumento del dispotismo di don Rodrigo, ma non crea nulla".
Giussani Luigi, Ciò che abbiamo di più caro: (1988-1989), BUR, 2011

8. La nota 352 della AL non è eretica, ma coraggiosa e cerca di prendere sul serio il carisma ignaziano, che il cielo ha donato alla Chiesa da 500 anni e che ci vuole educare ad un "discernimento dello spirito" personale, in modo da testimoniare l'amore gratis di Cristo nel reale. L'altra esortazione apostolica del Papa, l'EG, dice con ragione che la realtà deve avere una prevalenza sulle idee.

9. Infine la battuta del cardinale sulla grande decisione di Benedetto XVI: all'inizio aveva pensato che si trattava di uno scherzo di carnevale, fa vedere quanto poco egli sia aperto al soffio dello Spirito Santo.

10. Un punto mi è venuto in mente passeggiando nel bosco. Verso la fine dell'intervista il cardinal Brandmüller dice che bisognerà rispondere a due domande. Prima: ci sono delle azioni che prima erano peccato ed ora non lo sono più e ci sono delle azioni che sono sempre peccato, eguale in quale situazione esse vengano compiute. Le risposte uniche possibile sono: no e si. Queste domande assomigliano alla domanda: dobbiamo pagare le tasse si o no? Nella Teologica Uno Balthasar dice che vi sono asserzioni che sono vere a livello generale ed universale e altre che lo sono a livello personale. I due livelli non si possono contraddire, ma devono rimanere "distinti" perché sono due modi per avvicinarsi alla verità che è una persona e non una dottrina - quest'ultima è un modo universale e generale di esprimere quella verità che è e rimane Mistero.

PS
Invidio la beata semplicità del cardinale. Nella vita ci sono situazioni molto complicate. Non è solo la questione della distinzione tra consapevolezza soggettiva e regola oggettiva. C'è anche il fatto di nuove condizioni (una nuova convivenza dopo che la precedente è stata un fallimento) che non possono essere superate, pena un male più grande (es. la necessità per i figli della nuova coppia di avere i genitori). In certi situazioni non si può più tornare indietro. Allora, ribatte la Familiaris consortio, si viva come fratelli. Nella vita reale ciò appare pressochè impossibile. Questa condizione impone lo scioglimento della nuova coppia e quindi, nel caso dei figli, un male più grande. Cosa si deve fare? Bisogna chiederlo al cardinale. (Massimo Borghesi)

C. In dialogo con Papa Francesco


I. 
Impurità ed idolatria - Ef 4,32 - 5,8 (27.10.2014)
Noi viviamo in un mondo pieno di "volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti" - personalmente non mi aiutano moralismi. Ma Paolo mi ha sorpreso con un questo pensiero: impurità ed avarizia hanno a che fare con l'idolatria. Questo è il vero peccato. Non che uno abbia pensieri impuri se vede una donna nuda, etc. (un uomo sano che non li avesse dovrebbe andare al più presto dallo psichiatra  ), ma che non chiede abbastanza di essere radicato nel mistero della Sua appartenenza. Insomma che non chiede con tutto il suo essere di adorare Dio e non di essere un idolatra: cioè uno che ha ricchezza e gioventù come idoli. Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam.
Meglio di me il papa questa mattina a Santa Marta, che rinvia in riferimento a questo pezzo al linguaggio: “E’ parola ipocrita? Un po’ di qua, un po’ di là, per stare bene con tutti? E’ una parola vacua, senza sostanza, piena di vacuità? E’ una parola volgare, triviale, cioè mondana? Una parola sporca, oscena? Queste quattro parole non sono dei figli della luce, non vengono dallo Spirito Santo, non vengono da Gesù, non sono parole evangeliche … questo modo di parlare, sempre parlare di cose sporche o di mondanità o di vacuità o parlare ipocritamente”.

(8.11.14)  Aforisma teologico su papa Francesco 
Theologischer Aphorismus über Papst Franziskus
Un papa viene ovviamente in primo luogo preparato dallo Spirito Santo, ma anche qui sulla terra vi sono avvenimenti e vite "teologiche" (carismi, missioni ecclesiali) che appartengono ad una tale preparazione. La teologia di Hans urs von Balthasar, (che tra l'altro aveva previsto anche il pontificato di Benedetto XVI, come mi aveva detto Cornelia Capol) che non è primariamente speculativa, ma nasce dallo sguardo adorante della forma del Cristo crocifisso e la teologia biblica di Adrienne von Speyr, con l'esperienza del sabato santo, la filosofia ontologica di Ferdinand Ulrich, che mette a tema della riflessione l'essere nella sua "discesa" e la riflessione latino americana di Alberto Methol Ferré sul rapporto con il nemico hanno preparato secondo me l'avvento di questo pontificato. Infine, non perché sia ultimo di importanza, vorrei citare anche la pedagogia teologica dell'avvenimento di Luigi Giussani. A tutte queste forme di espressione teologica è comune il fatto, che pur avendo una percezione del caso serio della croce non sono forme di pensiero né conservative né progressiste. E tutte hanno una fedeltà ignaziana e francescana all'obbedienza all'autorità reale. 
Ein Papst wird in erster Linie vom Heiligen Geist vorbereitet, aber auch hier auf Erde gibt es Ereignisse und theologische Sendungen und Charismen, die zu einer solchen Vorbereitung gehören. Die Theologie Hans Urs von Balthasars (die übrigens auch das Pontifikat von Benedikt XVI vorgesehen hatte, wie mir Cornelia Capol erzählte), die nicht zuerst spekulativ, sondern aus dem anbetenden Blick der Form des gekreuzigten Christus entsteht und die biblische Theologie Adrienne von Speyrs, mit der Erfahrung des Karsamstags, die ontologische Philosophie Ferdinand Ulrichs, die das Sein in seinem "Abstieg" thematisiert, die Lateinamerikanische Reflexion Alberto Methol-Ferrés über die Beziehung mit dem Feind gehören meiner Meinung nach zu dieser Vorbereitung. Ich will aber dazu (last but not last) auch die theologische Pädagogik des Ereignisses Luigi Giussanis dazu rechnen. Allen diesen theologischen Formen ist etwas gemeinsam, nämlich die Tatsache, dass sie weder konservativ noch progressiv sind. Sie haben eher eine klare Wahrnehmung des Ernstfalles des Kreuzes und eine benedektinische, ignatianische und franziskanische Treue zum Gehorsam der real existierenden Autorität.

(8.11.2014) Il diavolo, sicuramente
Der Teufel, mit Sicherheit
(Nach einer Telefonat mit meinem tiefsten und geliebten Freund Ferdinand Ulrich / Dopo una telefonata con Ferdinand Ulrich, il mio amico più profondo ed amato)
Riguarda più i miei amici cattolici, che altre persone con cui ho un dialogo su cose "secolari". 
Caro Bruno,
hai scritto da qualche parte: "a volte le cose vanno semplicemente chiamate con il loro nome". Vorrei farlo ora concisamente. 
1. Le reazioni di battaglia o di fastidio contro Papa Francesco sono frutto del diavolo. 
2. Il modo con cui don Carrón all'interno del Movimento di CL viene o direttamente o indirettamente attaccato, ignorato è frutto del diavolo.
3. Se una persona in una delle nostra comunità di Comunione e Liberazione, perché segue don Carrón e il papa, viene emarginato o "beffeggiato" (cfr. Lc 16,14), questo è frutto del diavolo.
4. Vedo che alcune persone in modo selettivo mettono il "mi piace" in certi miei interventi teologici ed altri li ignorano (e questo non per il motivo evidente che non possono leggere tutto ciò che scrivo) - ovviamente sono liberi di farlo, io sono un peccatore e non infallibile. Ma su queste cose che scrivo qui in il "diavolo, sicuramente" non mi sbaglio, e se su questo punto non c'è comunità con me, tutto il resto accresce solamente la mia solitudine. Ma non è un problema: cfr. Fil 4,11. Poi sapendo il Signore che non sono così forte come l'apostolo Paolo mi ha dato una famiglia, segno del Dio vivente e trinitario e qualche amico fedele, come te. 
Ciao, con affetto, Roberto 
Es betrifft mehr meine katholische Freunde, als andere Menschen, mit denen ich eher einen Dialog über "weltliche" Sache habe. 
Lieber Bruno,
du hast irgendwo geschrieben: "manchmal muss man einfach die Dinge, mit ihren Namen nennen". Ich tue es jetzt in kurzer Form.
1. Die Kampfreaktionen oder die entnervten Reaktionen gegen Papst Franziskus sind Frucht des Teufels.
2. Die Art und Weise wie don Carròn innerhalb der Bewegung von CL direkt oder indirekt attackiert wird, oder ignoriert, ist Frucht des Teufels.
3. Wenn jemand in unserer Gemeinschaften von Comunione e Liberazione marginalisiert oder verspottet wird (vgl. Lk 16,14), weil er don Carròn oder der Papst folgt, das ist Frucht des Teufels. 
4. Ich sehe, dass einige in selektiver Form das "gefällt mir" in einigen meiner theologischen Beiträgen setzen und andere ignorieren (und das nicht aus dem verständlichen Grund, das nicht alles lesen können, was ich poste) - sie sind frei es so zu tun, da ich einen Sünder bin und die Gabe der Unfehlbarkeit nicht habe, aber in das, was ich hier schreibe, in "der Teufel, mit Sicherheit", irre ich mich nicht und wenn zu diesem Punkt keine "Communio" (Gemeinschaft) mit mir gibt, all den Rest lässt nur meine "Einsamkeit" wachsen. Das ist nicht schlimm: vgl. Fil 4,11. Dann, da der Herr weiß, dass ich nicht so stark bin, wie der Apostel Paulus, hat er mir meine Familie geschenkt, die ein Zeichen des lebendigen und dreifaltigen Gottes ist und ein paar treuen Freunden, wie Du. 
In liebender Verbundenheit, Dein Roberto
PS Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!

D. Riflessioni teologiche in dialogo con diversi autori


(29.10.12) Ho letto con abbastanza attenzione il testo di don Giacomo. Con la mia intervista a Robert Spaemann, che uscirà tra qualche giorno, mi pongo all'attenzione del dibattito italiano con un autore che sebbene non neghi il valore del Concilio Vaticano II certamente proprio nella questione dell'illuminismo e della modernità si pone in modo decisamente critico, anche se non bisogna dimenticare che Robert Spaemann ha proposto al mondo filosofico una riflessione acutissima su Rousseau. Spaemann insiste che la parola "aggiornamento" per papa Giovanni XXIII non significava un'apertura acritica alla modernità, ma un modo nuovo di ripresentare Cristo come "pietra di inciampo". Sarebbe interessante studiare approfonditamente le differenze tra Del Noce e Spaemann proprio sulla questione della legittimazione critica della modernità.--- Per me che a partire dal mio rientro nel grembo della Chiesa (1987) penso e cerco di vivere nella sequela di don GIussani, l'incontro con Spaemann, a parte ciò che ho imparato a livello filosofico etico, mi è stato d'aiuto per superare una possibile riduzione della concezione del centuplo. Le parole di don GIussani, ridotte, suonano come quelle di Padre Grün (il guru benedettino tedesco tradotto in tantissime lingue, anche in italiano): ma quest'ultimo non conduce come don Giussani ad una fedeltà al papa, ma ad una fedeltà erotica ed estetica a se stessi. In padre Grün manca tutto il fuoco di educatore e di profeta di don Giussani, manca l'obbedienza sia alla dottrina cattolica che al papa. Spaemann che non ha il problema dei teologi di essere aperto al mondo, perché come filosofo ed uomo lo è già di fatto, mi ha permesso di vedere quale tragedia si sta compiendo in Germania, sia nella banalizzazione della liturgia, sia nella perdita di ogni percezione del peccato. Ciò che dico qui dovrebbe essere approfondito ulteriormente.

(5.12.15)


Pensieri sulla missione - in dialogo con Francesco Saverio (e Adrienne)
Mi accorgo di quanto piccola sia la mia fede leggendo una lettera di Francesco Savero a SPN (Santo Padre nostro, così chiamano Adrienne ed Hans Urs Ignazio) - lui ha pensato realmente che la missione fosse necessaria per la salvezza delle anime. Dopo una sua azione missionaria dice: "così ho salvato un numero grandissimo di bambini." E aggiunge: "molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d'Europa, specialmente quella di Parigi e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno che hanno più scienza che carità con queste parole: Ahimè quale gran numero di anime per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato all'inferno!"
Noi invece facciamo tutto meno che questo. Le nostre energie sono concentrare ad arzigogolare sul cristianesimo mentre Babilonia sta cadendo, una Babilonia che molto coincide con la "società trasparente", che una volta era la "antica cristianità" (Redemptoris Missio, 86). Anche le sentinelle, non quelle di Isaia, perdono tempo a salvare ciò che non può essere salvato, perché davvero il Suo popolo viene calpestato "trebbiato sulla mia aia" (cfr. Is 21, 6-12). "È caduta, è caduta Babilonia!" - sta cadendo adesso davanti ai nostri occhi. E solo la gloria disarmata di Cristo presente può salvarla! 
Stimo ed amo molto il papa santo Giovanni Paolo II ma ciò che dice al punto citato della sua enciclica non mi convince per nulla: "Oggi, infatti, si manifesta una nuova convergenza da parte dei popoli per questi valori: il rifiuto della violenza e della guerra; il rispetto della persona umana e dei suoi diritti; il desiderio di libertà, di giustizia e di fraternità; la tendenza al superamento dei razzismi e dei nazionalismi; l'affermazione della dignità e la valorizzazione della donna. La speranza cristiana ci sostiene nell'impegnarci a fondo per la nuova evangelizzazione e per la missione universale, facendoci pregare come Gesù ci ha insegnato: «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra». (Mt 6,10)". Forse a questo livello c'é "una convergenza da parte dei popoli su questi valori: il rifiuto della violenza e della guerra; il rispetto della persona umana e dei suoi diritti; il desiderio di libertà, di giustizia e di fraternità." Ma questa convergenza non è feconda. E non lo può essere, non perché questi "valori" non siano importanti e in vero possiamo essere grati che molte istituzioni nazionali ed internazionali li prendano sul serio, ma essi non sono in grado di spegnere il fuoco che potrebbe fare esplodere ogni momento la polveriera su cui siamo seduti. La speranza cristiana non è vera se non è speranza nella Croce: Crux spes nostra! 
Piuttosto mi sembra vera la frase seguente dell'enciclica: "Gli uomini che attendono Cristo sono ancora in un numero immenso: gli spazi umani e culturali, non ancora raggiunti dall'annunzio evangelico o nei quali la chiesa è scarsamente presente. sono tanto ampi, da richiedere l'unità di tutte le sue forze." E questo non di meno nella "antica cristianità" - se Francesco Saverio andasse all'università di Parigi a gridare ciò che voleva gridare con molta probabilità lo prenderebbero semplicemente per un pazzo, per un clown. 
Senza la disponibilità di cui parla Charles de Jesus. "Contemplazione (preghiera). Maria ha amato molto! Ha scelto la parte migliore.", secondo me non c'è alcuna speranza missionaria, che non sarà mai né solo una convergenza sui valori né un successo mondano: Cristo è morto in Croce! In forza della Sua potenza di risurrezione ci ha dato in mano un certo "potere": quello di cui parla Matteo nel Vangelo odierno: scacciare gli spiriti impuri, guarire da tutte le malattie, scacciare i Demoni, far risorgere i morti. Quanti sacerdoti sono coscienti e piangono di gioia per questo potere che Cristo ha dato loro? Quanti laici? Di fronte al mistero della pedofilia non sono mai inorridito - anche se c'è ne sarebbe motivo per la giovane età dei coinvolti - per lo scandalo sessuale, conosco abbastanza bene le strutture del desiderio inconscio, ma sono inorridito della poca fede delle persone a cui Gesù aveva promesso e dato la forza di far risorgere i morti. 
Nella prossima ora davanti a Gesù eucaristico vorrei chiedergli chiarimento su queste cose: certo non si tratta di far i conti di chi viene battezzato o meno nel nostro ambito missionario. Cristo può salvare tutti! Il battesimo è però la Sua via normale di salvezza. 
Ormai siamo alle porte del giubileo della Misericordia, che il papa, successore di Pietro, presenza istituzionale e amorosa di Cristo sulla terra, senza il quale anche l'amore più gratuito, come spiega bene Adrienne nel suo commento al Vangelo di san Giovanni, rimane infecondo, ha voluto. Credo che con umiltà dobbiamo imparare di nuovo a comprendere il Vangelo e le sue parole: Signore, non siamo neppure capace di formulare le preghiere giuste.
VSSvpM! 

Roberto, un piccolo amico di Gesù


(31.10.2016) Rechtfertigung und Zuversicht / Giustificazione e fiducia 
( offro qui in termini semplici una testimonianza per cui lodare Dio, mentre noi spesso ci lamentiamo di qualcosa o qualcuno) 
Wetterzeube. Lettera ai Romani: 3, 21 Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i *profeti: 22vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono – infatti non c'è distinzione: 23tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio – 24ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesú. 25Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, 26al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesú.27 Dov'è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; 28poiché riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge. (29Dio è forse soltanto il Dio dei Giudei? Non è egli anche il Dio degli altri popoli? Certo, è anche il Dio degli altri popoli, 30poiché c'è un solo Dio, il quale giustificherà il circonciso per fede, e l'*incirconciso ugualmente per mezzo della fede.31 Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge.) L'amico Michael Greßler ha predicato (fino al verso 28) su questo testo di Paolo, nella piccola chiesa di Kleingestewitz. Uno dei quattro servizi divini che terrà oggi nella festa della "riformazione", che non è una festa in cui la chiesa evangelica festeggia se stessa, ma una festa in cui si ricorda che siamo giustificati solo dalla fede in Gesù Cristo. Egli e solo Egli è la nostra fiducia!
Papa Francesco ha chiesto preghiere per il suo viaggio in Svezia. Il mio modo per pregare per lui è stato quello di andare al servizio divino luterano. Il suo e mio motivo è: perché possiamo "contribuire all'unità di tutti i cristiani."
Il primo canto del servizio divino è stato: "nun freut euch, lieben Christen g'mein" (gioite cari cristiani insieme). Quale è il motivo della gioia? Lutero prende sul serio l'atto di redenzione di Cristo, che ha pagato per esso in modo molto caro. La conseguenza dell'efficacia del suo aver sofferto per noi è la gioia.
Prima di questa gioia c'era la presenza terribile del diavolo: "ero prigioniero del diavolo, ero perduto nella morte, il mio peccato mi tormentava giorno e notte, ero nato in ciò e vi ci cadevo in modo sempre più profondo, non vi era nulla di bene, il peccato mi possedeva." Anche Benedetto XVI si è sempre di nuovo stupito per questa lotta interiore del monaco agostiniano e della soluzione da lui vista: il Dio di misericordia! Quella misericordia che viene dal cuore del Padre! 
Non vi è contraddizione tra la consacrazione al cuore immacolato di Gesù e Maria di mia moglie e me sul monte Carmelo e la partecipazione a questo servizio divino. Sono diverse le modalità della spiritualità cattolica ed evangelica, unica è la speranza nel Dio misericordioso. Comune la volontà di integrare il meglio dell'altro, nello spirito della Lettera ai Filippesi, letta questa mattina nello rito romano: "non fate nulla per vanità e vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiore a se stesso" (cfr. 2,1-4). Il vangelo del servizio divino nel giorno della riformazione è stato quello delle beatitudini, secondo Matteo 5,1-12: il testo che domani noi cattolici leggeremo nel giorno di "Tutti i Santi" e che Lutero ha voluto includere nel giorno della "giustificazione e della fiducia".
Roberto, un piccolo amico di Gesù

(5.11.2016)


Sulle critiche a papa Francesco - una lettera

Caro (...),
e per me fonte di stupore se cattolici, non solo nei tuoi confronti, il problema è generale, ritengano ciò che dicano giornalisti, blogs criterio per giudicare ciò che dice il papa. Io cerco di dare ai miei interventi pubblici un sostentamento di preghiera. Comincio la giornata normalmente con la preghiera, non in blogs. La preghiera per me è „lex“ e dalla „lex orandi“ giudico le cose. Quindi capisco e ringrazio Dio per il tuo/vostro incontro con padre (....): 

"Questa volta (...) (in occasione di una nuova email in cui il mio amico criticava il papa;rg), in CC della mail mi ha risposto per email "Carissimo fratello (...), se non capisci quello che dice il Papa meglio chiedere al tuo direttore spirituale quale chiave usare per poter capire e accettare quello che il Papa dice e perché è sconvolgente per tanti. Questa è la seconda mail che ricevo da parte tua tramite il quale provi a diffondere un certo spirito che non penso sia dal Signore." ed io ancora non ho capito cosa intendesse, cosa volessero dire per me le parole di (...), che si è preso una sfilza di critiche via email, compresi quelli al limite dell'insulto da Antonio Socci che avevo messo tra i CC della mail. Un altro sacerdote che avevo messo in copia, un padre (...., caro amico da quando eravamo in GS, al telefono mi ha detto "non capisco i problemi che tu vedi nelle parole del Papa". Un terzo, seminarista dei (...) quando parlavo di questa difficoltà con Le parole ed i gesti di Papa Francesco se ne stava zitto……"(lettera dell'amico a cui rispondo).

Cerco di non essere presuntuoso, ma il Signore Ti ha fatto incontrare con me per lo stesso motivo per cui hai incontrato padre (...). Tutto il resto che fai, anche il Tuo osannato superamento dalla dipendenza dalla pornografia, è del tutto infecondo se non ritrovi un atteggiamento di umiltà nei confronti di Pietro (forse lo hai già trovato, ma Tu sottolinei che non hai ancora capito cosa significa per Te!). Il cedimento pornografico - che il Signore c’é ne liberi perché in quella „scena“ c’é in gioco un’incredibile violenza - sia nelle forme lievi che in quelle pesanti risponde ad un bisogno naturale, mentre frasi del tipo di quelle della Tua amica sono al limite del peccato contro lo Spirito Santo: "Io non mi straccio le vesti, ma piango guardando un Papa che non si inginocchia mai davanti all'Eucaristia. Ma si inginocchia davanti agli uomini.“ Se questa tua amica si masturbasse anche ogni giorno guardando un film pornografico, farebbe meno peccato! 

Ringrazio il signore per tua moglie e per la comunità (...): 

"È poi accaduto che mia moglie abbia pregato su questa situazione ed abbia chiesto una Parola al Signore (il carisma di profezia, dono dello Spirito, stiamo imparando a accogliere questi doni nel cammino con la Comunità Magnificat), in particolare per me e per il mio discernimento: ecco le parole ricevute in preghiera:

Isaia 33 1Guai a te, che devasti e non sei stato devastato, che saccheggi e non sei stato saccheggiato: sarai devastato, quando avrai finito di devastare, ti saccheggeranno, quando avrai finito di saccheggiare. 2Pietà di noi, Signore, in te speriamo; sii il nostro braccio ogni mattina, nostra salvezza nel tempo dell’angoscia.

Mt 3319 (questa citazione è falsa non esiste Mt 33, si tratta di Matteo 16, 19 sg.) A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. 

Quelle parole, che ho meditato in cuore erano chiare: smetti di diffondere zizzania e riconosci che Gesù ha dato le chiavi. Ho riletto la mail delle mie critiche vedendo affermazioni che ritenevo evidenti in sé, che non avevano bisogno di essere dimostrate o spiegate e nessun vero ascolto delle parole di Francesco. Conoscendo Jad ed altri due amici sacerdoti con cui mi ero confrontato, sapendo che hanno donato la loro vita Gesù e alla sua Chiesa, conoscendone il cuore e l'intelligenza mi è venuto qualche dubbio che stessi sbagliando.“ (lettera dell'amico). Dio sia lodato!

Sorprendente è anche il fatto che neppure le parole chiare di Benedetto XVI su papa Francesco hanno fatto cambiare l’idea a persone che confondono i loro disturbi psichici o dell’anima con lo Spirito Santo (per esempio l’altra Tua amica che ha avuto l’intuizione sulla loggia quando è uscito la prima volta, che non fosse il vero papa).

Per quanto poi riguarda la famosa frase di Paolo VI sul pensiero non cattolico dominante nella Chiesa stessa e sul piccolo gregge: identificarsi con essa dalla parte dei giusti è una tentazione. Il giudizio finale riguarda in primo luogo me: io non sto sopra il giudizio! Il Signore ti ha fatto conoscere tante persone che Ti indicano il cammino giusto. Tra cui me, il piccolo amico di Gesù, che impara anche da Te, per esempio la confidenza nella preghiera carismatica.

Con Benedetto XVI e Francesco ritengo che il „proselitismo“ all’interno delle confessioni e della Chiesa siano un peccato: Tu vai sulla Tua via! Non devi leggere don Carrón, hai maestri a sufficienza. Visto che questa lettera mia riguarda tanti problemi pubblici, la metto anche in bacheca, togliendo tutti i nomi. 

Ti abbraccio, in Domino et Maria, 

Tuo, Roberto, un piccolo amico di Gesù

PS Per quanto riguarda le apparizioni di Maria vorrei ricordare in tutta sintesi: 

Soprattutto in quella di Medjugorje Maria sarebbe venuta in soccorso a Pietro, che ha il compito di vegliare sulla fermezza della Chiesa. Questa cosa è possibile ma certe interpretazioni danno una "sistematica" alle affermazioni di Maria, che secondo me non aiutano a comprendere la libertà di azione di Maria stessa. A livello teologico Maria è stata affidata et viceversa a Giovanni, il discepolo dell'amore, non a Pietro (l'autorità). Si può vedere in Benedetto XVI, nel suo libro su Cristo, quanto sia importante il primato di Pietro (non per l'ecclesiologia, ma per la cristologia). Esso nasce da un rapporto intimo tra Cristo e Pietro stesso che impara poco alla volta ad essere maturo per il suo compito. Giovanni (l'amore) media tra Pietro (l'autorità) e Maria (l'uomo che ha detto sì a Dio prima di ogni rappresentazione dell'amore o dell'autorità). Purtroppo dalle cose che so a Medjugorje in cui la Regina della Pace ha parlato e parla succedono cose grandi, ma né i frati francescani né altri sono stati in grado di accompagnare davvero i veggenti. Tutti sono troppo dipendenti da loro. Ora in forza della sua autorità il papa ci ha avvertito del casino (la Madonna non è il postino di Dio...). Dobbiamo prenderlo più sul serio. Pietro poi ci dice ciò che un amica ha espresso in modo molto preciso in tanti sui interventi dai Contadini. Non ripeto. Ma la misericordia e non la fedeltà alla dottrina è il compito che viene ripetuto dal cielo e da Pietro in modo molto insistente. Non perché la seconda non sia importante, ma perché senza la prima essa è solo un'astrazione, come ci continua a ripetere don Carrón e come ci ha fatto comprendere von Balthasar, che prima di occuparsi della sua opera ha curato i volumi di Adrienne in cui la dottrina sorgeva da un commento alla Parola di Dio e non viceversa. Ciò che per l'appunto fa il papa.

(6.11.16)

Chi sei Tu? Chi sono io?
Stavo meditando nella passeggiata mattutina, con un tempo grigio, del tutto diverso da quello delle foto di Rossella, sulle domande che ho posto come titolo di questa breve meditazione, quando aprendo il computer, ho incontrato questi versi suoi: 
Non è mai troppo tardi per amare./
Mai troppo presto per vivere./
Mai troppo o troppo poco/
essere.
Sii tu/per me/il mio tutto. (Rossella Viaconzi)
Mi sento vero solo quando prego il "Suscipe" di Ignazio: 
Suscipe, Domine, universam meam libertatem. Accipe memoriam, intellectum, atque voluntatem omnem. Quidquid habeo vel possideo mihi largitus es; id tibi totum restituo, ac tuae prorsus voluntati trado gubernandum. Amorem tui solum cum gratia tua mihi dones, et dives sum satis, nec aliud quidquam ultra posco.
Mi sento ovviamente anche incapace di essere all'altezza di questa preghiera, ma è il mio "principio e fondamento", Tu sei Cristo il mio principio e fondamento! 
In modo particolare mi ha colpito una cosa di Te: Tu vai la dove noi inforza del "sangue e della carne" non vogliamo andare: nell'inferno dell'abbandono assoluto, quel fenomeno, che anche se non ne siamo coscienti, ci fa tremare le ginocchia, ci toglie il fiato, ci fa tanta paura. Ti sono grato di questa Tua presenza nell'inferno, che noi persone nate dopo la seconda guerra mondiale in Italia o nell'Europa dell'ovest non abbiamo più provato nella sua brutalità più drastica (per ora). Ma anche da noi, da qualche tempo, ci troviamo in una insicurezza, quella di potere essere in mezzo ad una scena terroristica, come è accaduto a Madrid, Londra, Parigi e quest'estate anche in Germania.
Sono un uomo "tradizionale" anche se non "tradizionalista": sposato con una donna e con due bambini, prego il breviario in latino, sento come "casa" solo la Chiesa, anche se ne percepisco il suo essere "casta meretrix". Vedo in me degli abissi dalla cui caduta in essi per ora e per grazia sono sempre stato risparmiato, anche quando ho fatto un passo quasi oltre il confine.
Per esperienza so che "gratia perficit naturam, non tollit", ma allo stesso tempo vedo spesso il baratro del mio unico peccato: la poca fede che Tu possa "tollere" me da me stesso nel senso del "Suscipe". 
Credo di essere obbediente (per ora e per grazia), ma non penso con un censore che controlla i miei pensieri. Per cui tento percorsi di pensiero che vanno oltre ciò che forse i più pensano. Anche la mia obbedienza al Papa non ha nulla a che fare con il fatto che Lui ha potere (se lo ha)! Semplicemente vedo che nella confessione di Cristo lui ha un ruolo senza il quale non mi è possibile percepire il principio e fondamento che è Cristo! 
Sono fedele agli amici, che sono l'unica logica del mio agire, perché l'amicizia può nascere solo dal Logos amicale incarnato e disceso all'inferno. Da qui si capisce che sono stato generato dall'abbraccio tra don Giussani e Padre Balthasar, che non separo mai da Adrienne! 
Fa parte della mia persona anche ciò che chiamerei "Studium Christi" nella sua forza integrativa ( Scuola di comunità, filosofia e letteratura, anche un po' la musica 🎶).
Percepisco con una certa attenzione l' "esistenza storica" (Nolte) che oggi ha come elemento dominante la guerra e l'essere profughi di milioni di persone! Di fronte a ciò non sono pacifista, ma credo nella "non violenza" come metodo di combattimento e solo in caso estremo credo che si debba usare le armi anche per difendersi. Credo che i bastioni debbano essere abbattuti. L'accoglienza è la dimensione ontologica prima dell'uomo! 
Qui in Facebook ormai sono tante le persone che danno segnali di vita nella mia bacheca che non mi è più possibile, come all'inizio, avere un'intuizione di chi mi scriveva. Una percezione della sua "Gestalt", Laddove vi è stato un vero incontro, fosse anche solo una telefonata, sappiate che il mio cuore e pieno di ciò. Non dimentico i gesti fatti, per esempio la preghiera comune con qualcuno, anche se ora mi ignora. 
Ho una percezione forte del mio essere carne (anche come insegnante), ma chiunque io sia, mi affido a Te, che sei la Presenza più fedele nella mia vita, perché Tu non puoi che essere fedele a Te stesso! 
Roberto, un piccolo amico di Gesù
PS
Alla sera della vita, noi saremo giudicati sull'amore.
(san Giovanni della Croce)
"E' Gesù che vuole il nostro amore, che lo va mendicando. Si abbandona, per così dire, alla nostra mercé. Non vuole prendere nulla senza che glielo diamo e la più piccola cosa è preziosa ai suoi occhi divini."
„Ecco ciò che Gesù esige da noi, non ha bisogno affatto delle nostre opere, ma soltanto del nostro amore, perché questo Dio stesso che dichiara di non aver bisogno di dirci se ha fame, non ha esitato a mendicare un po' d'acqua dalla Samaritana.“
„Una sola cosa importa e rimane: l'amore.“
„Basta uno spillo raccolto per terra con amore per salvare un'anima.“
Santa Teresa di Lisieux

E. Alla scuola di sant'Ignazio 

(13.11.16) Dalla notte del venerdì dopo la crocifissione e la deposizione di Gesù nel sepolcro fino alla domenica di risurrezione. 
Faccio fatica con la "composizione visiva del luogo" (Ignazio). Mi posso immaginare però che nella casa della vergine Maria ci fosse una stanza anche per Giovanni. C'era una stanza di preghiera e credo che la parte grande della notte l'abbiano passata li. Non credo che si siano detti molto. La stanza credo sia stata arredata con poche cose essenziali. Forse verso il mattino sono andati a coricarsi.

Mentre Gesù era nell'inferno, con la sua anima dice Ignazio, unita alla divinità del Padre, anche se in modo oggettivo, non soggettivamente percepito dal Figlio, Giovanni e Maria passano il giorno insieme. Credo che Maria abbia portato dell'acqua a Giovanni la mattina. La mia fantasia non è sufficiente per comporre in modo adeguato la giornata, più di fatta di silenzio che di preghiera attiva, suppongo. 
Poi la gioia della risurrezione. Giovanni ritorna dai discepoli. Maria, ho sempre pensato, sa ad un certo punto che la morte è stata sconfitta. Ignazio ci invita a chiedere ciò che desideriamo e qui può essere solo di partecipare intensamente alla grande gioia e gloria di Cristo, che ha liberato l'inferno e sconfitto la morte. Senza questa partecipazione intensa la prima gonnella di una donna ci fa già tradire la nostra concentrazione in Cristo. 
Roberto, un piccolo amico di Gesù! 
VSSvpM!

(15.11.16)

"Considera come la divinità, che sembrava nascondersi nella Passione, appare e si mostra ora tanto miracolosamente, nella santissima risurrezione attraverso i veri e meravigliosi effetti di essa" (Ignazio di Loyola, Esercizi 223)
L'incontro questa mattina con la frase di Elisabetta della Trinità ha riaperto in me la dimensione carmelitana, che fa parte con quella ignaziana e benedettina della mia spiritualitá. Si tratta di cose molto semplici. Il Carmelo è dimenticanza di sé e priorità della contemplazione sull'azione, Ignazio è concezione dell'uomo come uno che loda, adora e serve il Signore. Benedetto è l'ora et labora comunitari. 

Elisabetta mi ha riaperto la dimensione della "missione ecclesiale", del "compito" prima di ogni dimensione psicologica e biografica. 
Questo luogo, Facebook, fa parte della mia vita, ma è anche un luogo in cui si viene distratti. 
Elisabetta voleva diventare "lode della gloria di Dio". Il punto nodale di tutto ciò che scrivo, quando non è dispersione, è la comprensione dell'essere come dono. Non sono però stato provato fino al sangue su questo, sebbene abbia portato e debba ancora portare con una certa leggerezza del giogo anni di diaspora. 
Ho sottolineato spesso il "gratia perficit naturam non tollit". Balthasar sa che vi è un "tollere" che ha a che fare con la "natura" stessa - sensibilità, ipersensibilità alle ferite del mondo, etc. C'è però anche la possibilità di una trasformazione dell'acqua nel vino. 
Su questo punto si è bloccata la mia offerta, perché mi sembra che tanti tentativi di "tollere" la natura, siano sostituzione di una forza con l'altra: eros con potere, etc. 
Il Signore ha pensato per me un compito; che è certo piccolo nei confronti dei miei grandi amici come Charles de Jesus, ma che è radicale cambiamento di rotta: non nobis Domine, sed nomini tuo da gloriam. 
Questa è una via che vuole purezza e santità senza la quale non è possibile considerare la divina gioia della risurrezione di cui parla Ignazio. 
Buona notte! Un piccolo amico di Gesù!

(16.11.16)

"Osserviamo il ruolo di consolatore che assume Cristo, paragonandolo a quello degli amici che consolano altri amici" (Ignazio di Loyola, Esercizi, 224)
Dopo averci consigliato di ripensare la storia della risurrezione, di farci una immagine visiva del luogo della risurrezione o del luogo dove si trovavano Maria e Giovanni, di esprimere un desiderio in riferimento ad essa, di considerare la divinità, nascosta nella passione ed ora apertamente manifesta, Ignazio ci chiede di osservare la consolazione amicale del Signore. Nel punto seguente degli Esercizi dice:
"Terminare con uno o più colloqui secondo la materia trattata e, infine, con un Padre Nostro. 
Nel letto voglio parlare con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo cum Maria della materia trattata: la risurrezione! E dimenticare tutto il resto. 
Roberto, un piccolo amico di Gesù

(24.12.17)

"Certamente il tuo cammino era puro e secondo i comandamenti di Dio, questo mi hanno detto da tanto tempo i tuoi occhi. Il tuo cammino però era nelle cose e il tuo amore più grande era prigioniero di esse. Hai cercato Dio, ma come donatore, non come dono, il dono erano le cose" (Erich Przywara, 1925) - in dialogo con #ErichPrzywara
In una meditazione nell'Avvento del 1925 il gesuita amico di Balthasar, dice questa frase che mi ha colpito molto. Certo non solo filosoficamente, ma anche esistenzialmente, si può intendere la filosofia dell'essere come dono, pensando a delle cose donate. Ai fiori, alle piante, alla luce, alle persone che abbiamo care, quasi che però il donatore fosse avaro e donasse solo le cose e le persone finite e non se stesso.


Padre Przywara SJ coglie qui nel segno: le cose finite non bastano e si è presto sazi di esse, se Dio stesso, l'Amore gratis, non viene visto come dono! 
Che la notte di Natale mi/ci faccia fare un passo in questa direzione. Con Padre Faber SJ questo mattina ho chiesto che già la notte di Natale stessa, la Santa Messa con le tante persone che vengono solo al Natale (Dio sia lodato per questo) mi veda attento al mistero di Dio come dono.
Roberto, un piccolo amico di Gesù

(26.12.17)

Eucarestia e lavoro - in dialogo con #ErichPrzywara
(Quanto più grazia abbiamo ricevuto, tanto più lavoro dobbiamo fare.)

In un testo del 1917, Padre Przywara aveva quindi, 28 anni, rifletteva il grande gesuita, maestro di Balthasar, importante anche per ricostruire l'importanza del pensiero di Jorge Mario Bergoglio /Papa Francesco, sul tema eucarestia e lavoro.

Ad un certo punto dice che se si parte dal numero di comunioni che oggi vengono distribuite il "lavoro" di presenza cattolica dovrebbe essere di grand stile ed evidente a tutti. Non dovrebbero esserci problemi nelle famiglie, nelle organizzazioni cattoliche e il lavoro d'annuncio dei discepoli di Gesù dovrebbe essere riconosciuto da tutti.

Sono le domande che anche oggi alcuni si pongono, in modo particolare nel mondo tradizionalista. Domande che però vengono poste "contro".

Padre Przywara, dopo aver elencato gli ambiti di "successo" che dovrebbe derivare da una partecipazione giornaliera alla comunione, si domanda semplicemente:

"Accade ciò?"

E poi prosegue con quell'unico metodo cristiano in cui si può giudicare il proprio agire e l'agire della Chiesa:

"noi vogliamo giudicare solamente su noi stessi nel silenzio della nostra camera" (questa è la premessa per ogni lavoro nella Chiesa, anche come Papa, anche preparando un sinodo).

Il rumore delle critiche tradizionaliste in questi giorni non è cristiano! Non vuol dire che non si possa discutere anche a livello pubblico, ma loro non discutono: giudicano, anche il Papa.

Padre Przywara ci invita ad un lavoro serio: nelle famiglie, nei Movimenti, nelle parrocchie, nella Chiesa tutta (mi esprimo tenendo conto del mio tempo).

"Permetti a Cristo di vivere in te, permetterglielo attraverso un lavoro instancabile, un lavoro fatto con gioia, che non si spaventa di fronte a nulla".

Tanto meno si spaventa di fronte al nostro peccato. Dice l'Evangelista Giovanni, su cui medita il Padre Petrus Faber in una pagina del suo "Memoriale" dei giorni di Natale:

1,
[12] A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,

[13] i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.

Noi sappiamo quando ciò che facciamo è legato al sangue, al valore di carne e al volere di uomo. Se siamo onesti con noi stessi possiamo immediatamente vedere come siamo "carnali".

Nella seconda parte delle "Memorie del sottosuolo", "A proposito della neve bagnata", Fëdor Dostoevskij racconta come il "personaggio del sottosuolo" porta per anni con se il desiderio di vendicarsi per un affronto.

Noi portiamo con noi per anni e decenni le nostre debolezze che nascono dalla "carnalità" che si rifiuta di "rinascere".

Si può leggere questa critica della "carnalità" in modo platonico. Non è il caso dei miei maestri: Padre Faber sa che i bambini nascono proprio per ciò dice Giovanni in 1,12-13, dicendo che ai figli di Dio è dato il potere di "superare" quella dimensione.

Dobbiamo però accettare in questi giorni di Natale e non solo l'invito di Padre Przywara:

"attraverso il lavoro delle anime che lo ricevono cammina il Signore, insegnando e guarendo per il mondo. Per questo la vita di queste anime deve essere una vita in Cristo, il lavoro di queste anime, un lavoro in Cristo".

Se non facciamo così Cristo esploderà in noi, per distruggere quel carcere in cui lo chiudiamo prendendo la Comunione.

Che le nostre debolezze e i nostri peccati non siano un obiezione a questo lavoro! Come dice il Papa: Egli non si stanca di invitarci, noi ci stanchiamo di "cedere" a Lui!

Quanto più grazia abbiamo ricevuto, tanto più lavoro dobbiamo fare.

Roberto, un piccolo amico di Gesù

(27.12.17)

Sullo spirito della discordia - meditazione nel giorno di san Giovanni, l'Evangelista

In una pagina scritta nel „Memoriale“ del 27 dicembre (non so di che anno) il beato #PetrusFaber parla di una tentazione: come lo spirito della discordia entri in noi e ci blocchi. Non siamo più in grado di „sopportare“ il nostro prossimo e „di correggerlo“, se fosse il caso. Così ci si chiude in se stessi - questo può accadere anche con la propria moglie. Magari si vive accanto a lei, ma non si dice più ciò che ci sta a cuore.
Può accadere con amici - certo a volte si può aspettare il momento opportuno perché una telefonata non può risolvere ciò che si è „angestaut“ (ammassato). Petrus Faber però ci ricorda che noi siamo nati per il bene degli altri e per il bene della nostra anima e in primo luogo per il bene del prossimo, che può essere la moglie o anche un profugo.


Roberto, un piccolo amico di Gesù

(5.1.18)

In primo luogo dobbiamo pensare a ciò che è di Dio - in dialogo con Petrus Faber
Nella critica al luteranesimo Petrus Faber, come tutti quelli che criticano unilateralmente il fratello Maritno, si sbaglia! Dio ci vuole bene di una tenerezza infinita e questo a priori! Ne possiamo essere certi. È il primerear dell'Amore Gratis di cui parla in continuazione Papa Francesco. 
Come ho detto ieri in dialogo con Etty Hillesum : ho il desidero di essere più libero e meno frenato dalla teologia, ma ha ragione completamente Petrus Faber a dire che la direzione della nostra attenzione deve subire un'inversione. Non dobbiamo preoccuparci se Dio ci ama, ma dobbiamo amarlo! 
Il continuo parlare dell'amore per se stessi, per quanto anche legittimo, ha spostato l'attenzione dall'essenziale: cosa ama Dio? Chi ama Dio? 
Se Dio è l'Amore gratis sempre più grande, questa prospettiva dovrebbe liberarci da tanti pesi che non sono i suoi! 
La croce è leggera e la sequela è possibile in ogni luogo e in ogni condizione!




F. Elisabetta della Trinità 

(18.11.16)


„Dio è luce e non vi è in Lui neppure la minima tenebra“ - in dialogo con #ElisabettadellaTrinità
È una giornata scura, come quella che si hanno a volte in Novembre, in modo particolare qui al nord delle Alpi. Non posso quindi tanto a livello emozionale provare un grande entusiasmo per questa metafora della luce, ma da giorni solo in compagnia di questa ragazza, Elisabetta, mi trovo accompagnato sulla soglia da cui si intravede tutta la serietà dell’esistenza di Dio!
Non è per nulla la serietà dei tradizionalisti che criticano Papa Francesco, piuttosto la serietà che si vede nel volto del Papa della misericordia. È una serietà inclusiva per così dire.
In questi tempi ecclesiali mi sembra quasi che tutti i grandi della teologia del ventesimo secolo non siano stati per nulla recepiti. Giornalisti chiacchieroni ed arroganti riempiono lo spazio della comunicazione ecclesiale, che viene poi ancora più aggravata da persone come i cardinali critici nei confronti della „Amoris Laetitia“. Il Papa ha detto indirettamente in un intervista all’Avvenire che Cristina ha condiviso dai „Contadini“ già l’essenziale. 
Il pensiero oggi assolutamente non recepito è quello della „speranza per tutti“. Non vi è un’alternativa cristiana alla serietà del pregare per tutti. „La Chiesa e i suoi credenti e santi pregano e vivono in un amore e speranza che fondamentalmente non è limitato, ma aperto ed inclusivo“ (Balthasar, Sorelle nello spirito, edizione tedesca, 387). Ogni sistema speculativo o ideologico (fino agli spiccioli giornalistici) che neghi ciò non è cristiano. Fede, amore e speranza sono per tutti e non possono essere ridotti ad un sistema, né di esclusione di alcuni, né di inclusione di tutti (Apokatastasis). Per il limite umano la speranza si limita poi ha determinate persone, ma non come sistema: io spero oggi per i ragazzi che hanno scritto parolacce nel quaderno di altri (anche per coloro che sono stati offesi da questo gesto) o per la ragazza schizofrenica, che per un lungo tratto questa mattina invece che sedicenne credeva di essere una bambina di sette anni (#Diarioscolastico): non spero solo in modo orizzontale e storico, ma anche escatologico - insomma che vi sia una via che li porti alla luce senza macchia che è Dio e spero che possano rispondere a Dio già ora. 
L’obiezione che viene fatta alla „speranza per tutti“ è che nel Vangelo ci sono delle pagine molto dure in cui alcune persone o gruppi di persone vengono spedite all’inferno da Gesù. Balthasar spiega bene che queste pagine non hanno un carattere „sistematico“, ma „decisionale“. Con queste parole dure di Cristo siamo invitati ad una decisione, che diventa tanto più intensa quanto più egli si avvicina al mistero della Croce in cui vuole attirare tutti a sé. Non sono quindi parole di condanna „sistematica“, per esempio per difendere la dignità della „giustizia“. 
La difficoltà che ho io con il pensiero della misericordia non è per nulla quello „sistematico“ della „giustizia“. Il Signore può e vuole trasformare le nostre debolezze e i nostri peccati. Che questi siano un peccato ed un ostacolo all’essere senza macchia mi è del tutto evidente. Non posso scrivere queste cose e poi uscire e tradire mia moglie. Ma vi è una „Mächtigkeit“ (potenza) nell’uomo che non mi sembra peccato - si è umanamente contenti di essere forti, fino alla sfera sessuale, che non è di per sé peccato, ma appunto una „potenza“ dell’uomo. Qui Elisabetta mi aiuta a comprendere. La frase di Paolo: „non più io vivo, ma Cristo vive in me“ è appunto assunzione anche di questa „potenza“, che come tale può diventare un ostacolo al bisogno dell’amore di scomparire per far spazio solo all’altro! Qui vi è anche il senso ultimo della povertà! 
Elisabetta sa che vi è un problema strutturale: non siamo fedeli e veraci davvero, anche quando ci presentiamo come maestri di fedeltà e verità: „Ti supplico di diventare Tu stesso la mia fedeltà“. Così parla la teologia della santità della Chiesa. Si spera non in se stessi ma nella Parola che diventi sempre più efficace in noi e in modo vicario per tutti con quel „discernimento“ ad personam a cui ci invita il Papa ignaziano! Le critiche a lui sono tutte manifestazioni di „potenze basse“ che non vogliono mettersi al servizio di Cristo. Siamo di fronte al caso serio! E tanta pseudo cultura (per esempio a riguardo della differenziazione tra fedeltà al Papa come persona e come ministero) trasmessa con in nuovi mezzi di comunicazione sociale ci rende ancora più lontani dalla meta: vedere e diventare un po’ per le persone intorno a noi quella luce senza tenebra, che è Dio! 
Roberto, un piccolo amico di Gesù
!


(19.11.16)


"L'abisso della Tua miseria attira l'abisso della Sua misericordia" Presumevo che Papa Francesco, venisse dal cielo - ora lo so! 
Tra il 1873 e il 1897 nel piccolo teatro di Alençon e Lisieux il cielo ha messo in scena ciò che ora a partire dal 2013 si vede nel grande teatro del mondo ed in modo particolare a Roma. Come avevo intuito all'inizio del suo pontificato, non sapendo ancora nulla dell'amore del Papa per la piccola Teresa di Lisieux, non si capisce nulla, ma proprio nulla (dalla concessione dell'intervista a Scalfari ai grandi gesti del suo pontificato) di Papa Francesco senza la piccola Teresa. 
Balthasar spiega come per Teresa ed anche per Elisabetta della Trinitá (1180-1906), la sua sorella nello spirito, di cui ho parlato in questi giorni, la grazia è sempre "sociale", mai "individuale" , "perché un'elezione della nostra persona singola, dell'individuo singolo, che lei era, sarebbe stata per la piccola Teresa una faccenda contraddittoria, assurda ed in ogni caso massimamente non cristiana." (ibidem, edizione tedesca, 393). 
Per le due ragazze carmelitane vi è una sola lex cristiana: "l'abisso della Tua miseria attira l'abisso della Sua misericordia" (Elisabetta, che si richiama esplicitamente a Teresa). Tutto qui! Ecco tutto Francesco nella lunghezza di un messaggio Twitter. 
Di grande aiuto è il pensiero che le due ragazze hanno: non si tratta di fare intensi esami di coscienza e contemplazioni di se stessi - questo ci rende solo dipendente da noi! Più intime a noi stessi delle nostre debolezze ed anche delle nostre potenze, come accennavo ieri nella meditazione di Dio come luce, è la Presenza del Signore in noi! 
Elisabetta prosegue la missione ecclesiale di Teresa liberandola forse solo di quel troppo di "dimostrazione personale paolina" della verità delle cose tipica di Teresa. (E ciò che trovo stancante anche in tanta gente di CL, accentuata dal fatto che spesso manca del tutto la santità: parlano solo di se stessi e anche quando ripetono don Giussani è un continuo mettersi in mostra, senza la minima comprensione di ciò che dice l'altra persona). 
Roberto, un piccolo amico di Gesù!
PS
1.
Gesù non domanda grandi gesti, ma solo l’abbandono e la riconoscenza. Santa Teresa di Lisieux, che è dottore della Chiesa, nella sua «piccola via» verso Dio indica l’abbandono del bambino, che si addormenta senza riserve tra le braccia di suo padre e ricorda che la carità non può rimanere chiusa nel fondo. Amore di Dio e amore del prossimo sono due amori inseparabili. Papa Francesco, intervista ad Avvenire!
2.
«Ma, la tentazione del Papa sono le tentazioni di qualsiasi persona, di qualsiasi uomo. Secondo le debolezze di personalità, che il diavolo sempre usa per entrare, che sono l’impazienza, l’egoismo, poi un po’ di pigrizia.. E le tentazioni ci accompagneranno fino all’ultimo momento, no? I Santi sono stati tentati fino all’ultimo momento, e Santa Teresa del Gesù Bambino diceva proprio che si deve pregare tanto per i moribondi perché il diavolo scatena una tempesta di tentazioni, in quel momento». (da un articolo di Tornielli)
(22.11.16)„Guarda, come è facile amare“ (Balthasar) #ElisabettadellaTrinità
Alcuni teologi avevano in modo sommesso (non come oggi in cui tutti parlano fossero chissà esperti di qualcosa) sollevato alcuni dubbi sulla piccola santa di Lisieux e sulla sua sorella nello spirito, Elisabetta della Trinità, perché nella loro teologia non vi era spazio per il „dono della paura“ (avevo parlato qualche giorno fa dell’importanza della santa Teresa di Lisieux per comprendere il Santo Padre, rimando a quel mio commento, che si raggiunge schiacciando #ElisabettadellaTrinità, per il contesto generale di questo discorso). Dice Elisabetta: „Non abbia paura dell’ora che tutti dobbiamo attraversare“, sta parlando della morte. „La morte è l’addormentarsi del bambino sul cuore della madre. Finalmente la notte dell’esilio è passata“ (frase citata in Balthasar, edizione tedesca 396). Le due sante francesi vivono nell’assoluta fiducia in Dio e vivono questa fiducia in modo solidale per noi tutti. Noi abbiamo paura della morte, in fondo perché non ci fidiamo davvero della gratuità e totalità dell’amore. Basterebbe un semplice atto di fiducia e non avremmo più paura, se non quella che forse il Signore ci vuole donare. Ma questo dono non è un sistema da esprimersi nel theologumenon „dono della paura“ - non dobbiamo farci nessun pensiero, ciò che il Signore ci vuole donare è il suo volto misericordioso, come sta dicendo Papa Francesco con tutto il suo pontificato. Che questo volto misericordioso appaia anche nel dolore, implichi anche la sopportazione del dolore, è probabile per tutti. Il Papa conosce anche la presenza del diavolo che ci tenta fino alla fine, ma ciò che traspira dalla sua persona, che ti guarda in modo attentissimo, come mi sono accorto nell’intervista che ha dato a Lucio Brunelli e al suo collega, è quel tema della certezza. Cosa ci separa da questa certezza del suo amore gratuito? Un semplice sì, non un atto intellettuale e non un atto etico, per quanto essi siano anche elementi importanti per una vita riuscita nel nome del Vangelo! „C’é un’essere, questo è l’amore, è vuole che noi viviamo in comunione con lui. È qua, da me, mi fa compagnia, mi aiuta a soffrire, mi aiuta a superare il mio dolore, per riposarmi in lui. Fai come me, vedrai, come tutto cambia.“ (Elisabetta). In forza di un sì cambia tutto! Vedo in me tanta ribellione a questa semplicità, ma vedo anche come questo suo amore mi fa una reale compagnia: cambia il mio modo di vedere me, i miei colleghi, i miei studenti. Anche mia moglie! Mi educa pian piano a far si che io veda in tutti la sua presenza misericordiosa! 
Roberto, un piccolo amico di Gesù
PS (23.11.16)
Caro papà (Francesco Graziotto), oggi è il tuo compleanno! Tanti auguri. Io non sono certo per me! La certezza per il singolo è solo individualismo, egoismo! Nella Chiesa la certezza è sempre un fatto ecclesiale, di comunione! Che uno poi la senta o meno a livello psicologico è un fatto di carattere! Anche di carattere! E di grazia! Non credo per nulla che la morte sia qualcosa di "naturale" come dici tu. La nascita, questo mi sembra un avvenimento "naturale". Tu intendi che accade a tutti: questo è vero. Poi ci sono alcuni che hanno più paura ed altri meno, questo è anche un fatto di carattere. Conosco poche persone che non hanno paura della morte - non quando se ne parla così in genere, ma quando si sente la sua presenza. Per me la vita dopo la morte non è un "altra vita"; è questa stessa vita, dietro ad un velo per così dire che da qui non possiamo togliere. Comunque, ti abbraccio e ti auguro un buon compleanno anche in questo modo! Poi Ti telefono! Tuo, Roberto

(31.12.16)

Si può essere nella vita attiva completamente in Dio!
Così riassume Balthasar un atteggiamento fondamentale di #ElisabettadellaTrinità e di #CharlesdeJesus
Questo deve valere anche per la rete. E questo è possibile se abbiamo momenti di silenzio e se nella rete stessa rinunciamo ad ogni litigiosità insensata. 
Anche nella vita (ma la rete è anche la nostra vita). Qualcosa può deluderci - per esempio una visita che abbiamo aspettato e non viene. Se Dio non la fa venire e perché dobbiamo crescere in quella solitudine necessaria che è una scintilla in noi del "solus cum solo", come chiamava Dio Ignazio. 
Tutto accade per ampliarci - da Elisabetta imparo questa sera a fare un piccolo passo in quell'abisso di gioia e sorpresa che è la Santissima Trinità! 
Deve bruciarsi il nostro sentirci a casa nel mondo, per esempio in una compagnia! La vicinanza "fisica" può essere d'aiuto, può essere anche distrazione! Tutto è grazia (Bernanos)! 
Ogni anima non può che incontrare Dio da sola, nella periferia, come è lo è il Carmelo, il Dio "uno ed unico"!
Smetterla con ogni "dialettica"! Farsi attirare dal suo abisso, anche nella cucina dove stiamo lavando i piatti! 
Questi i miei pensieri con cui mi avvicino alla svolta "simbolica" dal 2016 al 2017.
Un saluto a tutti gli amici! 

Roberto, un piccolo amico di Gesù!

(4.1.17)

"L'infinito è un' eccedenza di presenza"! (#HansUrsvonBalthasar)
In dialogo con #ElisabettadellaTrinità
Elisabetta non ha un concetto astratto filosofico di infinito. È un'eccedenza "della presenza di Cristo, della presenza del Dio trinitario, della presenza dei santi, che attraverso il loro essere presenti o ancor meglio attraverso il miracolo della loro esistenza producono il sentimento e l'esperienza dell'infinito" (Balthasar, Sorelle nello Spirito, edizione tedesca, 415). 
Elisabetta non ha neppure un concetto verticale e teologico di infinito, come per esempio quello di Giovanni della Croce. Per quest'ultimo l'infinito è "amore assoluto" che attraverso la sua purezza brucia tutto e "pretende una risposta immediata ed incondizionata, che viene operata nell'anima stessa; e questa risposta partecipa, attraverso il superamento di tutte le barriere dell'amore creato nella fiamma e nella spada dell'amore infinito, all'illimitatezza di Dio" (Balthasar). Un Dio che è, perché opera una sua verticale presenza nell'anima. Secondo me questo tipo di idea di infinito, che può essere un correttivo per ciò che è umano troppo umano, non aiuta l'uomo di oggi. Tanto meno l'uomo fluttuante della rete. 
Per Elisabetta l'infinito è una patria che ci da fiducia. Manca in lei ogni traccia di "teologia negativa". Dio ci parla attraverso tutto, persone, natura, etc. In Elisabetta c'é il meglio di una mistica panteistica e naturale. L'infinito non è per nulla intensità "acosmica, vuota e senza mondo"! 
È vero che Dio non ha avuto bisogno di diventare uomo, come ci ricorda san Bernardo (volantone di Natale di CL), ma è vero che noi uomini abbiamo bisogno che egli si faccia carne. Senza questa sua decisione non sapremmo nulla di Dio! La mistica dell'infinito di Elisabetta è sempre anche una mistica cristologica ed eucaristica. 
Il sacramento dell'eucarestia è il momento acuto dell'offerta di comunione della Chiesa, ma Elisabetta pensa che la comunione spirituale, quando per esempio per malattia non possiamo andare a ricevere l'ostia in Chiesa, non sia meno presenza: "non posso andare alla comunione; ma il buon Dio non ha bisogno del sacramento, per venire a me, credo di non possederlo di meno. Come è cosa buona questa presenza di Dio" (Elisabetta). Anche se come ci ricorda il Santo Padre Francesco l'eucarestia non è un premio per i più bravi, ma medicina per chi non sta bene, credo che anche questo pensiero di Elisabetta possa mettere in una luce del tutto diversa la discussione se dare o meno la comunione ai divorziati risposati. Per Elisabetta: "sebbene alla fine abbia dovuto rinunciare alla comunione (credo per la virulenza della malattia; rg) ciò non era per lei per nulla un dolore, perché si era del tutto abituata alla comunione spirituale con il suo Signore" (Balthasar, 412).
In una società come la nostra in cui siamo per esempio aggrediti da centinaia di immagini della porneia l'eucarestia può essere d'aiuto per guarire da ciò, ma forse si dovrebbe lavorare di più, se non sul fatto di vedere o meno, che spesso nella nostra società non è possibile senza un isolamento ancora più pericoloso, sul modo di vedere tutto ciò che vediamo.
Lasciamo parlare la piccola Teresa del bambino Gesù e del volto santo (#TeresadiLisieux): "Ah non poso andare alla comunione così spesso come vorrei; ma Tu o Dio non sei onnipotente? Rimani in me come nel tabernacolo, non allontanarti mai dalla Tua piccola ostia"! Questo può sembrare nella bocca della piccola Teresa come alcunché di irraggiungibile per noi. Semplicemente direi io come uno del popolo della rete: Signore rimani con noi quando navighiamo! Non spaventarti di ciò che vediamo, leggiamo, guidaci perché "attraverso tutto (!!!)" noi possiamo sentire la Tua vicinanza! Una vicinanza che ci ampia alla dimensione infinita a cui siamo chiamati! 

Roberto, un piccolo amico di Gesù


G. Vangelo in breve

(22.11.15) "Il mio regno non è di questo mondo." (Giovanni 18,36) #Vangeloinbreve
"In ciò consiste l'opera di Dio, che voi crediate in chi Egli ha mandato." (Gesù nella scelta di Charles de Jesus) e chi ha mandato è Re, ma non di questo mondo. 
Non ha altra speranza che Cristo! Tanti si pongono come re di questo mondo e non possono risolvere nessuno dei problemi che mi riguardano come uomo, che riguardano le persone che amo o che appena conosco.
Possa vivere questo giorno come percezione della sua regalità non della mia miseria o della sua regalità più forte della mia miseria.

(24.11.15) Le infinite discussioni, a sinistra e a destra, di questi anni durante il pontificato di Francesco dimenticano semplicemente il Vangelo. Il "tempio" verrà distrutto! Origene, il grande padre della Chiesa, interpreta il "tempio" come "chiesa" come "corpo di Cristo", che viene sempre di nuovo minacciato. Certo c'é il "non praebalebunt", ma questa promessa non ha nulla a che fare con un successo mondano, come sapevano molto bene gli ultimi papi. Benedetto XVI a Friburgo in Germania avevo detto la parola chiave: "Entweltlichung der Kirche" (superare la mondanità della Chiesa). Francesco approfondisce la stessa cosa con la sua critica di un'ecclesialità mondana. Ma quasi tutti seguiamo il nostro sangue e la volontà dell'uomo. Cosa rimarrà della cristianità? Forse un po' di pietre; con grande probabilità tutto verrà distrutto. Poi apparirà il mistero della Risurrezione!


H. Charles de Jesus



"Rimanete nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti. Così rimanete nel mio amore."

Prima specificazione (delle cinque) dei comandamenti di Gesù:

1. Volere la felicità di Dio. Se mi amaste gioireste che vado al Padre!
2. Obbedire a Dio. Se mi amate, allora rispettate i miei comandamenti! 
3. Imitare Dio. Pietro mi ami? Seguimi!
4. Contemplazione (preghiera). Maria ha amato molto! Ha scelto la parte migliore.

Gesù in una scelta di Charles de Jesus  (1/2.12.15)











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