Parenzo, "Il bene è quando il campo della vita si allarga. Male quando si restringe, Bene quando diventa generativo, Male quando resta sterile. Bene quando sa ospitare la donazione, Male quando la rigetta e la osserva risentita" (Massimo Recalcati, Contro il Sacrificio, Milano2017, 16) . La prima donazione da ospitare è il dono dell'essere come amore.
Non basta uno spirito religioso perché uno sappia accogliere l'essere come amore. Parliamo dell' "aspetto cinico ed utilitaristico del sacrificio religioso: non si tratta di un autentico atto di donazione di sé all'Altro, ma di un avvicinamento ambizioso a Dio e alla sua gloria attraverso una particolare operazione di annichilamento di se stessi" (Recalcati, Contro il Sacrificio, Milano2017, 57-58).
Non stiamo parlando qui del "medesimo uso delle parole essere nulla" (Ferdinand Ulrich) in ci il nulla è la modalità dell'essere gratuito, ma di nichilismo. Ci si annulla in modo cinico ed utilitaristico. Oggi sono nulla, ma nell'aldilà sarò tutto. "In diversi uomini religiosi l'autosacrificio, al quale essi si votano, non è una donazione di sé, ma una maniera per non perdere il loro rapporto privilegiato con Dio".
In questo salvataggio del loro rapporto con Dio come un "tesoro prezioso" misconoscono del tutto il cuore del cristianesimo che è abbandono di tutto come sequela del Cristo abbandonato dal Padre sulla Croce e nella discesa agli inferi. Ne ho parlato questa mattina nel gruppo chiuso dedicato ad Adrienne in Facebook, commentando un verso del Vangelo di Giovanni:
6,
[7] Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".
Nel tradizionalismo o "cristianismo" dei nostri giorni si nasconde una semplice verità: esso non è più cristiano. Pretende, però, di insegnare agli altri cosa sia il cristianesimo. Non è più una questione di qualche intellettuale, ma di "masse".
Che criterio teologico abbiamo per sapere se una posizione è cristiana? Il Vangelo! Il Vangelo testimonia la "richiesta eccedente" che Cristo porta per noi. A Lui, come uomo, viene "chiesto troppo". Senza questa eccedenza nella richiesta non si capisce nulla del cristianesimo.
Il Santo Padre può parlare in modo eccedente di misericordia, perché Egli conosce il Mistero dell'amore gratuito di Dio che in Cristo supera ogni eccedenza umana.
La misericordia sgorga dal Mistero dell'abbandono assoluto che Cristo ha portato liberamente.
Non si tratta di "fantasia sacrificale", ma di eccedenza a livello di un avvenimento libero che l'uomo non può in alcun modo né desiderare né anticipare. È il simbolo massimo del "sacrificio simbolico" che nasce da una gratuità di risposta al Mistero dell'amore del Padre.
Nel nostro verso Filippo si comporta come un buon amministratore. Come lo sono tutte le persone che vogliono essere caute nell'accoglienza dei migranti. In sé questo non è male, male è che non si accorgano quale odio si innesti in questa apparente cautela. Male è che non capiscono nulla del Mistero dell'amore gratuito di Dio.
L'amministratore "calcola solo con ciò che è possibile arrivando al risultato che (ciò che vuole fare il Signore;rg) non è possibile". È addirittura generoso perché la somma citata è ciò che al massimo sarebbe pensabile. Egli esprime quella cautela che si rivelerà come egoismo delle persone singole e delle masse.
Si tratta di una richiesta troppo grande come quella di un medico che si trovasse in un campo di battaglia e potesse "aiutare dieci persone, mentre mille muoiono" (Adrienne).
"Quando nella sofferenza sarà abbandonato dal Padre allora il Figlio patirà, da parte della massa, l'assoluta "richiesta eccedente" della sua umanità. È solamente la divinità nascosta opererà il miracolo, è la sua umanità, a cui si richiede troppo, anzi proprio in forza di questa "richiesta eccessiva", diventerà alimento per tutti, che supera ogni richiesta" (Adrienne).
E questo è ciò che il pensiero "teo con" non capisce per nulla: nell'umanità a cui viene richiesto troppo si nasconde la presenza del Mistero di Dio come Amore gratis. Il Signore lascia parlare Filippo e gli lascia esprimere la sua cautela, ma alla fine segue la sua volontà di amore eccedente.
L'uomo del sacrificio (nel senso del "fantasma sacrificale") non vive il suo sacrifico come un dono, quanto piuttosto come una manovra. Soffre, espia, rinuncia, paga in prima persona solo per ottenere il massimo vantaggio" (Recalcati, 67), cioè la vita eterna come sua propria produzione. Nella sua "Saga di Terramare" Ursula K. Le Guin fa comprendere come questa vita eterna come produzione non può che distruggere l'equilibrio del mondo, che è per l'appunto un equilibrio di amore gratuito.
Continua.
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