sabato 21 luglio 2018

La vita e l’insegnamento - in dialogo con Balthasar e Carrón



Cervera. „La crisi dell’insegnamento non è una crisi dell’insegnamento, ma la crisi della vita“ (Charles Peguy). Cerchiamo di andare in profondità riflettendo sulla grande alternativa di sempre, quella tra „gramma“ e „pneuma“ (spirito) (cfr. Balthasar, TD II, 98-102) (1). Quando la vita e l’insegnamento sono „gramma“ entrano in crisi. Perché solo il „pneuma“ da vita. Purtroppo questa alternativa è stata interpretata come alternativa tra spirito e carne. Lo spiritualismo non è mai una soluzione perché non può che generare „doppia morale“. Non si tratta neppure in primo luogo dell’alternativa tra „lettera“ e „spirito“. Lettera, Legge, Circoncisione sono sinonimi di una „carne“ senza spirito. Questa carne senza spirito è contrapposta a „cuore“, che è anche carne, ma con lo spirito. Cuore, spiega Balthasar,  non è, in contrapposizione all’esteriorità corporale, intimità spirituale. Se fosse così Paolo non potrebbe dire che lui ha scritto la sua lettera sulla tavola carnale del suo cuore (cfr. 2 Cor 3,3). 

L’insegnamento biblico non si contrappone agli „avvenimenti“. La Bibbia stessa non è né un sistema compiuto né sola lettera. La Bibbia stessa è un pezzo del dramma stesso. Vi si incontrano parole che aprono il cuore e che permettono di rivelargli il suo „punto infiammato“. Per quanto riguarda la Bibbia non vi è una lettura di essa solo secondo la lettera, come Origine ha spiegato in modo magistrale. Cristianamente parlando può esserci solamente un’interpretazione pneumatica della scrittura, cioè un’interpretazione che dia testimonianza dell’avvenimento dell’incarnazione di Dio. Una lettura della bibbia che si fermi solo al „gramma“ non può che produrre un „disinteresse“; l’erudizione biblica diventa così causa o qualcosa che non sa superare le cause di quel „disinteresse“ che è la parola chiave per comprendere l’emergenza educativa di cui parla Carrón nella „bellezza disarmata“. 

Come svegliare l’interesse per la Bibbia, per l’insegnamento della matematica e della fisica, dell’antichità romanaß Gli „oggetti“ non sono uguali, ma è chiaro che se ci si ferma al livello del „gramma“ non si avrà un’uscita dal disinteresse. Anche i cambiamenti di metodi non possono far superare il „gramma“, perché sono solo un’espressione colta di essi. Tutta la discussione sui cambiamenti didattici, per una persona che ha insegnato 24 anni nel sistema tedesco, che fa di questi cambiamenti e innovazioni didattiche il proprio cavallo di battaglia, è pura noia! Tecnica non genera mai l’umano, al massimo è l’umano che si può servire di una determinata tecnica per aiutare a comunicare se stesso e ciò che si ritiene necessario comunicare. 

Quello che Carrón chiama il „senso“ è ciò che Balthasar chiama „pneuma“. Non vi è un accesso al „pneuma“ relativista, spiega bene Carrón (cfr. Bellezza disarmata, 251). Una proposta di senso non è uguale all’altra. Questo „senso“ è il Logos universale e concreto, Gesù Cristo, che è l’avvenimento pneumatico per eccellenza. L’accesso ad esso possono essere anche domande antropologicamente rilevanti, che non esplicitano immediatamente la loro dimensione cristologica: „Nell’attuale contesto c’è qualche speranza? C’è qualcosa che può muovere l’uomo nell’intimo?“ (ibidem, 251). 

Con queste domande siamo buttati sul grande palcoscenico del mondo, in cui vengono offerte diverse risposte, di cui il cristiano non ha mai paura, perché il suo cuore è stato ampliato dal Logos universale e cioè capace di integrare tutto perché tutto da lui proviene ed allo stesso assolutamente personale. 

Di primo acchito non c’é molto in comune con tra me ed una dodicenne, tanto per fare un esempio: quello che io trovo interessante, lei lo trova noioso. Ma il nostro cuore funzione nello steso modo per cui ha ragione Carrón a darci speranza: il „gramma“ non interessa né il dodicenne né me. È possibile che il „pneuma“ passi per lei piuttosto per Netflix e per me dalla lettura di Balthasar, ma alla fine ciò che deve essere coinvolto è la propria persona e la sua esigenza assoluta e pneumatica di un avvenimento (che ha già creato in noi per grazia l’interesse: senza grazie non vi è interesse) e che vuole ricevere una risposta del tutto personale, che per gli adulti significa: „L’educazione non è un problema dei ragazzi, è un problema degli adulti“ (ibidem, 251). 

Sono disposto nella mia vita a cercare il „punto infiammato“ che c’é in ogni persona ed entrare in dialogo con esso. In fondo l’unica cosa che può convincere un teenager che non sei un „chiacchierone“ è se si in qualche modo si accorge che tu sei interessato al „punto infiammato“ in lui. Ancor di più se intravede che c’é un punto infiammato in te. 


(1) Questo non è un lusso; è importante ritrovare le radici dei problemi che accompagnano la storia della Chiesa e del pensiero, per vedere quali alternative sono state „trasportate“ (traditio). L’uomo non è un fenomeno solo „attuale“, ma per l’appunto, nel senso forte del termine, „tradizionale“. Il problema del tradizionalismo è quello di dimenticare la logica dinamica e teodrammatica di ciò che viene „trasportato“. 

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