martedì 17 luglio 2018

Sui cattivi maestri - in dialogo con Julián Carrón

Parenzo.  C'è un capitoletto della "bellezza disarmata" che mi ha fatto pensare in modo particolare: "La riduzione dell'io ai fattori antecedenti". MI sembra che ci sia una debolezza e und forza gigantesca in questo capitoletto.

Partiamo dalla debolezza che così possiamo poi dimenticare: Alberto Methol Ferrè insiste con ragione che bisogna trovare il momento di verità della posizione che si critica. In queste pagine, in cui don Carrón rimanda a A. Polito, Contro i papà, questo lavoro di integrazione non è fatto bene. Non è così terribile perché il contesto lo permette: non tanto i "cattivi maestri" ma le loro conseguenze nei "papà" vengono criticate. Papà che sono più sindacalisti dei loro figli che genitori. Genitori che sono responsabili dell'oppio della responsabilizzazione. In questi giorni mio padre mi ha raccontato di un discorso che gli aveva fatto suo padre (il mio amatissimo nonno che riviva nelle parole di mio padre). Gli aveva consegnato in questo discorso cinque valori: famiglia, responsabilità, onestà, altruismo e lavoro. Oggi con ragione viene. Oggi ci si impegna invece in una "altamente egoistica strategia di sopravvivenza attraverso la captatio benevolentiae dei figli". <Il disastro educativo è programmato insomma come strategia di sopravvivenza. 

Detto questo però quel contesto culturale creato dai "cattivi maestri" non è solo negativo, almeno nella loro forma primaria. Leggendo in questi giorni la "critica interna" a Freud di Massimo Recalcati mi accorgo come i "fattori antecedenti" (super io, es o in generale biologici e sociologici) sono fattori che non possono non essere presi sul serio. Per fare un esempio: un atteggiamento di reale sacrifico in forza dell'Amore gratis non ha nulla a che fare con le fantasie sacrificali che vengono generate in noi dal super ego, che non è solo un altro momento del subconscio dell'uomo ma che ha una parentela stretta con l'es. Vi è un gioia pulsionale della "legge per legge" che è castrazioni di ogni vitalità. Etc. 

La grande forza di questo capitoletto è però la riscoperta della libertà umana in forza di "esperienze originali" che nessun contesto culturale potrà ma cancellare completamente dai bambini e dai nostri figli. In modo particolare mio figlio ha saputo "giudicare" in me con tutta professionalità quando pretendevo da lui cose arbitrarie (mia figlia è forse troppo dipendente dal mio giudizio, per colpa mia). Cosa sia davvero bellezza, bontà, verità, giustizia, individualità è in primo luogo un esperienza e non un discorso. Ridurre la libertà dell'uomo agli antecedenti biologici e sociologici è davvero infine un gioco falso, è droga: oppio della responsabilizzazione. Mio nonno ha saputo dire allora quella parola liberante che ha aiutato mio padre ad uscire dalla "media del desiderio" per arrivare ad un desiderio più grande. Queste parole liberanti che nascono sempre dal cuore dell'uomo sono i veri antidoti contro super ego ed es, contro le determinazioni sociali e biologiche. 

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