sabato 21 luglio 2018

Riflessione su vita eterna, celibato e magia - in dialogo con Ursula K. Le Guin

Cervera (Parenzo). La Saga di Terramare è caratterizzata dalla "mancanza di qualsiasi tipo di religione istituzionalizzata" (Ursula K. Le Guin, Saga di Terramare, Milano 2015, in cui vengono raccolti i sei volumi che in inglese appaiono dal 1968 fino al 2001, pagina 1444). 

Non mi ha mai convinto la letteratura "usata" per comunicare contenuti religiosi - mi sembra un furto. Nel suo lavoro di germanistica, Hans Urs von Balthasar, fa una specie di confessione di tutta la letteratura e filosofia tedesche per rivelarne l'anima al cospetto di Cristo. Questo tentativo è possibile perché Cristo è il Logos universale e concreto. Fondamentalmente leggo letteratura per non leggere sempre e solo testi teologici autoreferenziali, insomma leggo per liberarmi da ogni tentazione di furto. Così ho letto Ursula K. Le Guin consigliatami da una mia ex allieva e grande amica Leo Ascheberg. 

Luigi Giussani si è innamorato di Giacomo Leopardi e prima di scrivere qualsiasi cosa e ne ha recitato a memoria i testi. Balthasar ha letto tutto Goethe prima di scrivere su Goethe. Così prima di scrivere un post sulla Le Guin ho letto tutti i volumi di "Terramare". 

Due motivi mi sembrano importanti: la questione del celibato e della magia e quella della vita eterna. 

I due personaggi principali sono Tenar, la grande sacerdotessa, e Ged, l'arcimago. Il tema è quello del grande J.R.R. Tolkien: la distruzione del Potere. 

Il celibato e la magia

Le Guin lascia il tema celibato aperto, propone un grande argomento di Ged, ma nel corso dei sei volumi vi sono anche altri argomenti. L'appendice ultima riprende il tema: "Le donne che si dedicano alla magia possono osservare periodi di castità, oltre a digiunare e praticare altre discipline che si ritiene servano a purificare e a concentrare il Potere, ma per lo più le streghe hanno una vita sessuale attiva" (1486-1487). Anche Tenar è stata sposata e poi vive in tutta intensità l'amore con Ged, quando lui ha perso tutto il suo potere. Se la fonte del Potere legittimo è l'Amore gratis allora sia quello erotico che quello magico possono essere due forme dello stesso Potere (questo tema appena accennato dovrebbe essere approfondito in unione con quello di Tolkien, che vede solo un'unica possibilità e cioè la distruzione dell'anello del Potere). Ma ritorniamo all'argomento di Ged: una donna "non può diventare arcimago, perché nessuna donna può diventarlo. Per diventarlo dovrebbe distruggere quello che è. I maghi di Roke (la scuola di magia in Terramare;rg) sono uomini, il loro Potere è quello degli uomini, la loro conoscenza è quella degli uomini. Magia e mascolinità sono costruiti sulla stessa pietra, ossia il Potere appartiene agli uomini. Se le donne avessero il Potere, gli uomini sarebbero solo delle donne che non possono mettere al mondo figli. E le donne sarebbero solo degli uomini con questa facoltà" (ibidem, 863). L'inversione è potente e la possibilità di fare o non fare figli diventa "discriminante". Ged dice questo quando già vive con Tenar, cioè quando ha rinunciato a tutto il Potere magico, insomma non sta difendendo una sua posizione. Tenar fa un'obiezione, ma poi lascia il discorso nella sospensione del giudizio e annuisce. 

Prima del loro amore Tenar si è sentita tradita dal potente arcimago: "non aveva mai pensato a Tenar, solo al Potere" ed anche ora che lo aveva perso, il potere,  pensava alla vergogna di averlo perso. Questo mi sembra essere il "punto infiammato" sia di Tenar che di Ged: il loro amore erotico li porta più vicini all'amore gratis che una astratta fedeltà ad una missione astratta. Quella di cui ci si vanta di averla o si vergogna di non averla più. 

Vero ed unico celibato è quello del "fuoco" come nel caso di Tehanu, la prima donna drago e di Irian, la seconda donna drago del romanzo. Queste sono "aria e fuoco" ed appartengono al fuoco. "Dal fuoco al fuoco" (ibidem, 1063). Mentre Tenar e Ged nella loro rinuncia al potere sanno che il vero Potere è quello di "custodire la casa" (ibidem, 1126), Tehanu ed Irian devono volare e vivere nel modo più intenso il loro punto davvero infiammato! La terra e l'acqua non possono interessare loro: "se era solo aria e fuoco, se non aveva in sé il peso della terra, la pazienza dell'acqua..."(1063) bene allora deve volare. Irian non ha neppure il problema di non concedersi sessualmente, ma il suo destino e la sua missione come per Tehanu è per l'appunto fuoco. 

La vita eterna

La produzione della vita eterna viene vista come distruzione dell'  Equilibrio in Terramare. I maghi, quelli buoni, non vogliono mai mettere in questione questo Equilibrio. Quelli cattivi invece vogliono produrre una vita eterna che diventa un "cattivo infinito". Se il cuore dell'essere è l'essere come dono d'amore, anche la vita eterna non può che essere vissuta che come dono e non come produzione. Alla fine la donna drago, la donna dell'unico reale celibato, che è quello del fuoco, sconfigge un mago potente che non vuole né le donne né rinunciare al potere. Roke è diventata una roccaforte per soli uomini, che più che celibi, sono sterili. l'ultima parola del romanzo è grandiosa: "aprire le porte". I grandi parlano sempre così "abbattere i bastioni", anche quelli di Roke, "uscire". Una risposta positiva non c'é nella Le Guin di Terramare, ma il desiderio che chi si ama non vada perso viene espresso: "perché non dovrei desiderare l'immortalità?" (573) Solo che questa non consiste nel superare il muro tra i vivi e morti come produzione magica, ma piuttosto come un dono che supera ogni anche più ardito desiderio dell'homo faber. 

Mi sono fatto tante notizie mentre leggevo le 1440 pagine, ma sia questo post una prima e grande dichiarazione d'amore a questa donna che ha lasciato il nostro mondo all'inizio di questo anno. Il post è dedicato a Leo Ascheberg. 

Nessun commento:

Posta un commento