Lipsia/Milano. In occasione dell’uscita di due articoli di Renato Farina, sugli Alpini e sulla morte di Gianni de Michelis, è sorto questo dialogo che verte in modo particolare sul caso Moro e che vorrei mettere all’attenzione dei lettori del mio blog „Diario di Roberto Graziotto".
Roberto Graziotto (RG): A me piacciono gli Alpini; per quanto riguarda la parola „invasione", usata nel tuo articolo, sai già cosa penso - è un gioco con il fuoco delle parole populiste. Per quanto riguarda De Michelis, il tuo articolo è scritto molto bene; a me piace più un politico come Aldo Moro, che con i comunisti voleva fare un compromesso storico ( e che per questo ha pagato con la sua vita), che non quelli che hanno il fumo negli occhi appena pensano ai comunisti (italiani e in genere). Capisco, però, che alcune scelte come la scala mobile, che volevano essere a difesa del popolo, potevano rivelarsi come un suo tradimento. Come oggi in Germania un progetto che si chiama "pensione di rispetto“ (SPD), non potendo con grande probabilità essere finanziato, rischia di impoverire i pensionati poveri ancora di più. La parte più bella del tuo articolo su De Michelis per me è quella sul dramma di Liverpool (durante la finale tra Juventus e il Liverpool nel 1985 ci furono morti e feriti). È commovente il suo impegno per aiutare i tifosi feriti. Questo fascino per la "dolce vita“, che traspare parlando di un politico come lui, invece lo trovo problematico.
Renato Farina (RF): Grazie sempre per l’attenzione con cui mi leggi. Come puoi intuire il fascino per la „dolce vita“ non mi appartiene... ho solo detto che non si giudica un uomo politico da questo. Inoltre: il disegno del compromesso storico era di Berlinguer, Moro aveva in mente altro. Berlinguer volle Moro morto (uso un iperbole), De Michelis con Craxi si batté per salvarlo: paradossi... Ma tutto questo richiede altri spazi e momenti. Come avrai visto sul pezzo degli alpini, sono espresso dalle frasi cristiane di don Gnocchi - come quelle che dici tu!
RG: Quello che racconti di don Gnocchi è molto bello. "Ragazzi, per favore, allineate tutti (per la benedizione), russi, siberiani, tedeschi, ungheresi, perché qui ci sono solo creature di Dio." Molto importante è anche ciò che dici su De Michelis e Craxi a proposito delle trattative per liberare Moro. Se hai tempo vorrei approfondire questo tema e farne poi un dilago per il mio blog (prima di pubblicarlo, ovviamente, come ho fatto anche per il dialogo con il filosofo americano Adrian Walker sul sesso, te lo farò leggere). Dire che Berlinguer volesse Moro morto è ovviamente una iperbole, come sottolinei, ma la conseguenza del fronte duro del no alle trattative ha avuto forse come conseguenza la morte di Moro, sebbene la responsabilità ulitma ricade su chi lo ha ucciso. Come ti spieghi questi diversi atteggiamenti: quello del no e del si alle trattative? Come mai secondo te Sciascia si schierò a favore delle trattative e nel riconoscere la verità delle lettere di Moro? Come mai lo fecero De Michelis e Craxi? E come mai Andreotti e Berlinguer furono per un no intransigente? E cosa ne pensava don Giussani? Paolo VI, con una lettera eroica e sofferta agli "uomini delle Brigate Rosse", comunque di fatto appoggiò la linea di Andreotti. O sbaglio?
RF: La cosa è complicata, esprimo solo un paio di cose. 1) Cossiga mi disse “Ho condannato a morte Moro”, non poteva essere diversamente . Riteneva andasse preservato - da cattolico liberale - lo Stato. Mentre Moro coerente con la sua concezione riteneva che lo Stato e la sua difesa dovesse cedere il passo alla persona singola e alla famiglia. Berlinguer e Andreotti erano d’accordo sulla posizione di Cossiga. Poi Andreotti privatamente cerco di aiutare padre Macchi e Paolo VI che volevano riscattare Moro pagando dieci miliardi. Paolo Vi non disse nulla su una eventuale trattativa dello Stato. Scrisse quello che credeva agli uomini delle Brigate rosse. Don Giussani disse che furono le uniche parole cristiane udite in quei giorni. 2) Moro accusò Cossiga di essere succube di Berlinguer, mentre fu spietato con Andreotti che riteneva attaccato al potere. 3) Berlinguer per ragioni interne al partito e per non essere accusato di complicità pose un veto assoluto a qualsiasi trattativa. 4) Craxi e Fanfani erano invece propensi a che si desse un qualche segno di riconoscimento politico alle Br, con un atto di clemenza nei confronti di una brigatista malata. Il presidente Leone era con loro, e I comunisti con il gruppo L’Espresso lo costrinsero dopo due mesi alle dimissioni.
RG: Avevo 18 anni quando sono accaduti gli eventi di cui stiamo parlando. Non ero ancora "uscito" dalla Chiesa, ma erano anni in cui leggevo certamente più "Lotta Continua" che "Tracce". Quell'avvenimento, il rapimento di Moro, l'ho sempre considerato, il momento della mia nascita "filosofica" e del mio impegno politico pubblico, come ho raccontato più precisamente nel racconto della mia vita: "Libri ed altri ricordi", apparso qui nel mio blog. Insomma Andreotti e Cossiga volevano difendere lo stato liberale. Berlinguer dimostrare che il PC non aveva nessuna collusione con le Br. Il Papa parla davvero un linguaggio cristiano, come testimonia don Giussani, ma la sua lettera non ha il risultato voluto. L'azione dei 10 miliardi non è stata portata a termine. Perché? Moro, seguendo la dottrina sociale della Chiesa cattolica, mette in evidenza il valore della persona, che ha dei compiti reali da assolvere non solo politici, ma anche per la sua famiglia. La posizione di Craxi non è chiara nelle sue motivazioni: con quali argomenti volevano trattare? Sciascia diceva che lo Stato italiano non ha l'autorità morale di fare il "duro": tratterebbe con tutti, anche con la mafia. Ed uno stato "duro" come Israele trattava con i terroristi. Nella mia sete di autenticità quegli avvenimenti gettarono un'ombra molto scura, sia sulla chiesa che sullo stato.
FR: Le Brigate rosse avevano deciso la morte senza possibilità di cambiare il programma. Di questo sono certo. Ma chi erano le Brigate Rosse? C’è stata una convergenza tra URSS e Usa? Cossiga mi diceva di no.
RG: Cosa pensi tu? E come mai persone che avevano più uno stile di vita da "dolce vita" hanno tentato una liberazione? Mentre gli integerrimi, no?
RF: Ci devo riflettere - diciamo che la suggestione che dai è interessante. Gli integerrimi dicevano: se capitasse a me, mi do per morto, così deve essere un uomo di stato; i viveur dicono: prima vivere. Ma è troppo manichea come spiegazione.
RG: E cosa pensi della posizione di Leonardo Sciascia (che era quella che io difesi al Liceo Majorana, nella periferia di Torino)?
RF: Devo studiarla di più - lui certo era molto onesto.
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