lunedì 13 maggio 2019

Vivere la vita come un servizio assegnato da Dio - in dialogo con Cristiana Dobner



Confrontarsi con il carisma di Adrienne significa confrontarsi con la dimensione dell'oggettività - di un servizio oggettivo.

Questo servizio "si incarna nella vita, nell'opera, nelle sofferenze del santo, nonché nella sua persona, nella sua storia, nella sua psicologia e in tutti i piccoli aneddoti ed avvenimenti che accompagnano l'esistenza" (Balthasar, citato da Cristiana Dobner, ibidem 33). Eppure nell'ultimo libro da Balthasar, curato prima della morte, quello suo su Reinhold Schneider, il maestro svizzero dice con chiarezza: "La vita appartiene al compito, non alla biografia", appartiene alla missione teologica che si ha e non alla psicologia.

Solo il "metodo fenomenologico" permette "nel fenomeno concreto di cogliere l'essenza" (Balthasar) - mentre noi speso ci muoviamo solo nella "logica delle essenze" e "concettualizziamo il concreto". Da qui nascono molti dei tradimenti - spesso non consci - del compito che ci viene dato. Invece che seguire il carisma del Carmelo, di Comunione e Liberazione, etc. seguiamo le nostre concettualizzazioni del carisma. Per quanto riguarda il nostro carisma di CL, chi guida il Movimento ci rende attenti che dobbiamo tenere conto della perdita delle evidenze - non possiamo per nulla dare per scontato che ciò che dice la dottrina cattolica a livello teologico e morale sia evidente, neppure in un seminario - e che quindi dobbiamo concentrare le nostre forze nella testimonianza dell'amore gratuito di Cristo, mentre noi invece spesso facciamo le nostre battaglie sulla famiglia e su altri temi che non tengono per nulla contro dell'indicazione del carisma nella sua oggettività. Da qui nascono tendenze che mettono in grave crisi il permanere del carisma in una certa regione del mondo.

Da Adrienne possiamo imparare moltissimo. Suor Cristiana ci mette sulla pista giusta, nei suoi capitoli "serva" e "sposa". Dobbiamo imparare a "dimenticare se stessi", "nella disponibilità di serva verso la parola di Dio"; "serva nel suo significato più pieno ed assoluto" (Suor Cristiana), che in tutto, anche nella mistica, non è affezionata allo "stato sperimentato", ma quello che oggettivamente ci vuole dire il Signore. Noi ci affezioniamo ai nostri stati di animo (quello che abbiamo provato in certi momenti della nostra compagnia), ma non al valore oggettivo del compito e del carisma, anche personale, che ci viene dato.

Per andare nelle periferie come ci chiede Papa Francesco dobbiamo essere "centrati" e non perderci nelle cappelle laterali del duomo (questo significa anche decentrazione dal carisma proprio incontrato), dobbiamo approfondire in modo esistenziale il "centro" del duomo, che è la presenza eucaristica di Cristo, del Cristo trinitario.

Suor Cristiana parla di un "servizio dell'incandescenza" - per cosa brucia il nostro cuore di sposa del Signore? In tutta la predicazione di don Giussani, come in Adrienne, c'è la Parola di Dio al centro. Per don Giussani il ripercorrere quel primo fascino quando i discepoli hanno incontrato Cristo (Gv 1,35 sg.), quando Pietro Lo incontra dopo la resurrezione (Gv 21). Quello che Dio Padre ci ha voluto dire con la Sua Parola, che è Cristo stesso, deve essere ascoltato "non solo con l'intelligenza esegetica e teologica, ma con tutto il cuore e con tutta l'esistenza" (Adrienne).

Che Dio ci permetta di incontrare maestri (donne e uomini), ricchi della Parola di Dio e profondi, chiari e ampli nel loro riproporci ciò che è l'Unico necessario! Io sono grato di averne incontrati.

Cristiana Donner, Nella via mistica di Adrienne von Speyr. Un tentativo di fenomenologia teologica, Torino 2019.

20.7.19


Luigi Giussani e Carlo Maria Martini

Il libro di Cristiana Dobner sulla concezione degli Esercizi e della Parola di Carlo Maria Martini mi apre un percorso per giungere al cuore di questa straordinaria figura di pastore. Non la sua "biografia", ma la sua "missione ecclesiale nel mondo" mi interessa profondamente.
Luigi Giussani ci ha presentato anche in modo molto vivo alcune pagine della Bibbia, ma credo che il suo carisma consista nel far comprendere l'esperienza come Logos di Dio!
Carlo Maria Martini ci ha indicato un aspetto molto importante per evitare che l'esperienza scada nel solo personale che interessa appunto la persona e non gli altri. La mediazione oggettiva del testo biblico rimane lo sfondo con il quale è possibile porsi la domanda: cosa richiede lo Spirito Santo da me?
Anche se a livello di "biografia", forse, il rapporto tra il sacerdote lombardo e il padre piemontese non ha portato i frutti che avrebbe o potuto o dovuto, le due missioni ecclesiali si arricchisco a vicenda.
Noi di CL dobbiamo con grande umiltà imparare la diaconia del Logos del padre Martini, perché in verità spesso le nostre sdc rischiano di essere solo un disordinato riferire ciò che mi è capitato, senza alcun metodo. I brani scelti da Giussani dalla Bibbia sono di importanza capitale, ma non bastano: Tutta la Bibbia deve essere avvicinata con il metodo della preghiera contemplativa (lectio divina) e con le altre tecniche anche respiratorie che offre Ignazio.
Non si tratta di perdere la propria identità e neppure di non vedere nell'esperienza stessa il modo di parlare del Logos di Dio. Ciò che non si deve mai fare è costruire delle contrapposizioni tra carismi donati dal cielo. Al massimo è legittimo lasciarsi correre insieme come parallele, ma in questo caso credo che tra il carisma benedettino di Giussani e quello ignaziano di Martini (e Balthasar), sia necessaria una compenetrazione, senza alcun senso di superiorità reciproca.
Il Gesù fonte di certezza di don Giussani e il Gesù discreto (che non grida nelle piazze, Mt 12), il giusto sofferente di Padre Martini, sono lo stesso Gesù, lo stesso Agnello di Dio che come macellato è il vincitore!

VSSvpM!

23.7.19


Alla scuola di padre Carlo Maria Martini - cosa voglio io?

Il libro di suor Cristiana Dobner sul senso della Parola e degli Esercizi di Ignazio nel Cardinal Carlo Maria Martini mi sta facendo fare alcuni passi importanti.

In primo luogo a porre le domande giuste: Cosa vuole lo Spirito Santo da me? Cosa voglio io, nel contesto del sacramento del matrimonio e della mia appartenenza ecclesiale - parrocchia e movimento? In che modo il Nemico mi impedisce di arrivare a sentire l'Interior intimo meo?
Gli strumenti del nemico sono molto quotidiani, poco apocalittici, come sapeva Walker Percy:

malattie, mal di testa, freddo, calore eccessivo, cattiva digestione, chiacchiere, frasi insensate che diciamo quando ci guardiamo allo specchio, etc. (cfr. ibidem 60).
È necessario "lottare" contro il Nemico, perché lui ci vuole devastare con: depressione, aridità, confusione, in modo che ci abbandoniamo a quelle forme diffuse in rete e non solo: disgusto, esasperazione, senso eccessivo di perdizione della proprio itinerario.
Suor Cristiana mi apre un accesso al cardinal Martini, al di là di quei limiti dei ricordi "biografici" - per dirla in modo molto forte: della "biografia" può servirsi il diavolo, del compito e della missione che il cielo ha dato ad una persona no. Suor Cristiana mi apre quindi una vita alla missione ecclesiale nel mondo di padre Martini.
Per quanto riguarda la mia persona, ho già fatto vedere, nel gruppo chiuso dedicato ad Adrienne von Speyr, come il carisma carmelitano ponga delle domande decisive alla mia appartenenza alla fraternità di CL. Lo stesso vale per il carisma ignaziano.
Cosa vuole lo Spirito Santo da me, nella mia appartenenza alla fraternità di CL? Luogo non solo di rivelazione della presenza della vittoria certa di Cristo, ma anche luogo imbarazzante. Perché alla tomba di von Balthasar lo Spirito mi aveva spinto ad approfondire l'amicizia tra Balthasar e don Giussani, nella modalità dell'appartenenza preferenziale alla fraternità di CL?
Cosa voglio io? Cosa mi fa crescere? Il modo di vivere la fraternità in rete ha profondamente a che fare con la nascita dei Contadini di Peguy. In Germania sono in un "blocco" - alcune cose non voglio che vadano perse, altre non mi aiutano per nulla. Per il momento ha prevalenza la paura. Se non vado più ai gesti "ufficiali" (cosa che di fatto al momento mi sono insopportabili per il modo in cui sono guidati), corro il rischio di perdere ciò che invece è appartenenza matura? Che fare? Farsi guidare dalla paura? Si faranno guidare gli altri dai soliti criteri formali?

Il Nemico si serve della paura, ma non può servirsi del nostro coraggio, nel senso esplicitato nel post in cui cito a lungo suor Magdeleine di Gesù, in una lettera che aveva scritto alle sue sorelle nel 1957 e che si trova all'inizio della pagina del gruppo: "Contadini di Peguy".

2 commenti:

  1. Molto QUOTIDIANI e poco apocalittici!

    Trattengo questa sottolineatura

    GRAZIE

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