Ecco il link dell'intervista: https://www.corriere.it/cronache/18_settembre_08/lucetta-scaraffia-le-donne-il-vaticano-non-esistono-pedofilia-chiesa-non-ha-mai-affrontato-d1fe1ca6-b2c5-11e8-af77-790d0c049f1d.shtml
1. «Non sono viste. Non esistono». Lo dice delle donne in Vaticano. Qualcosa di analogo vale anche in genere per la Chiesa. Quando dal pulpito del duomo di Colonia o dalla finestra da cui parla il Papa in Vaticano apparirà una donna a predicare o a introdurre l'Angelus mi convincerò del contrario. Non sto dicendo che una donna debba diventare Papa, sto dicendo che il suo modo di vedere, sentire, pensare e parlare deve essere più presente. Vi è qualche segno di speranza, per esempio la telefonata di cui si parla nell'intervista del Papa per incoraggiare la Scaraffia, ma spesso le donne che hanno qualcosa da dire nella Chiesa sono totalmente sottomesse al vescovo della diocesi in cui sono attive e non hanno alcuna autorità propria. Oppure sono solo in un atteggiamento sterile di opposizione.
2. "Devono (le suore) persino difendere le loro case generalizie dai vescovi, che vorrebbero portargliele via. Spesso si fanno aiutare dalle consorelle al servizio di alti prelati. La Chiesa funziona per protettorati. Vale anche per i sacerdoti». Una donna può per sua decisione fare anche la colf di un prete, come Charles de Jesus faceva il portinaio di un convento di suore a Nazareth (tra l'altro che rivoluzionaria questa decisione di Charles dal punto di vista di cosa stiamo riflettendo in questo post), ma non può essere un "destino" il farlo. L'atteggiamento qui descritto come "protettorato" non ha nulla a che fare con la dignità del dono dell'essere donato gratuitamente. È una logica mondana, non cristiana!
3. «No (non è d'accordo con il sacerdozio delle donne; rg). L’uguaglianza si rivela nella differenza. E l’unica istituzione che può testimoniarlo è la Chiesa, perché siamo tutti figli di Dio e per questo tutti uguali». È molto importante il motivo che da per il suo non essere d'accordo con il sacerdozio delle donne: "L’uguaglianza si rivela nella differenza". Su questo tema bisognerà entrare in profondo dialogo, cercando di esprimere questa "differenza" in modo tale che non cancelli l'"uguaglianza". I due poli: differenza ed uguaglianza devono rimanere in tensione feconda. Ho accettato spesso questa sfida in tanti anni di insegnamento di religione, spiegando il compito "rappresentativo" del sacerdozio come autorità maschile e il compito "simbolico" della donna nel suo poter essere madre (non solo dei propri figli) come autorità femminile.
4. È molto bello come descrive la telefonata del Papa: «Gli avevo mandato l’edizione spagnola del saggio Dall’ultimo banco, che ho scritto per Marsilio. Un giorno sono a un convegno della Congregazione per la dottrina della fede. Squilla il cellulare. Mi ordinano di spegnerlo, ma io rispondo lo stesso. “Sono papa Francesco. Volevo ringraziarla per il libro. Mi è piaciuto molto”. Balbetto: Santità, sono troppo emozionata... “Stia tranquilla. Dov’è in questo momento?”. Gli spiego dove mi trovo. E lui: “Porti a tutti i miei auguri di buon lavoro e dica loro di comprare e leggere il suo libro”».
5. Il giornalista le chiede se sia stata davvero confinata all'ultimo banco. Ecco la risposta: «Altroché. L’ultimo di una trentina di file. Accanto a me, alcuni coniugi invitati dal Vaticano. Poveri, con 12 figli, felici. Ma quando mai? Nella vita reale non è così! Alzano gli occhi al cielo... Buoni e finti. Coppie ammaestrate, con il marito a comandare. Non le sopporto». Sono stato invitato una volta in convegno interessante sulla teologia del corpo in Germania (non come relatore). La testimonianza di due giovani, in modo particolare della donna, che attraverso il suo futuro marito ha scoperto che i rapporti prematrimoniali sono peccato, ha sollevato in me solo questa reazione, ben espressa da una frase di Goethe: "man spürt die Absicht und man ist verstimmt" (si intuisce l'intenzione e si è di cattivo umore). Per quanto riguarda il mio esempio: nella vita reale di milioni di giovani non è così ed anche se è così per tanti giovani pii cattolici a me interessano più i primi. Il problema dei giovani non è aver o non avere rapporti sessuali prima del matrimonio, ma se sono "amabili", come si è espresso ultimamente un mio giovane amico sacerdote. Bisogna confortarli in questo. Voler far capire ai giovani che se non si comportano come sta scritto nel Catechismo (con i buoni motivi li presentati) si "perdono" è pura astrazione che non li aiuta nel loro bisogno di essere confortati nella questione se siano davvero "amabili". E poi come dice la Scaraffia: «Le coppie arrivano ai corsi prematrimoniali già con figli, c’è poco da fare. La Chiesa non riesce a convincere i giovani delle sue buone ragioni. Infatti la migliore l’ho letta in un libro di Erri De Luca. La fedeltà coniugale richiede allenamento. Un po’ sportiva però efficace».».
5. Perché l’«Amoris laetitia» di papa Francesco scaturita da due sinodi sulla famiglia ha suscitato i dubbi di quattro cardinali e 45 studiosi cattolici? «Perché applica la misericordia alla realtà. Brandire la morale come una legge inflessibile significa non tenere conto di quanta sofferenza c’è dietro i divorzi e le separazioni. Al sinodo tutti parlavano esclusivamente di padri, madri e figli. Non sanno che milioni di donne sono costrette ad allevarsi da sole la prole».
6. Sulla questione del gender: «Penso che sia arrivato il tempo profetizzato da Gilbert Keith Chesterton: “Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. La Chiesa è costretta a difendere verità lapalissiane». Questo, però, secondo me, non significa che non si possa riflettere anche il "momento di verità" contenuto nelle teorie gender. Certo come «rifiuto ideologico delle differenze tra i sessi» non hanno alcun senso, ma è lecito domandarsi se non vi sia anche un atteggiamento "femminile" o "maschile" che non ha a che fare con il sesso che si ha. Infine c'è la prospettiva proposta da San Paolo: in Cristo non si è né donna né maschio, né giudeo né pagano, etc.
7. Sulla equiparabilità tra amore coniugale e amore omosessuale: «No. Il secondo non prevede la procreazione, se non trafficando con uteri e gameti, e spezza la catena fra generazioni». Non da un giudizio sui singoli omosessuali, ma sulle forme dell'amore coniugale e di quello omosessuale e fa vedere che il dono dell'essere come amore gratuito è ridotto ad un "traffico", ad un "commercio". Interessante anche ciò che dice sulla rottura "della catena delle generazioni", che è un modo geniale di pensare a livello di storia la categoria della "natura". Questa categoria, nella nostra epoca che ha perso le evidenze di questo tipo, espresse nella frase di Chesterton prima citata, è meno comprensibile di un ragionamento "storico" sulla "catena delle generazioni".
8. «Io la vedo (la Chiesa) soffocata dalla teologia, che le impedisce di conoscere la vita. Come può parlare del corpo se ignora l’altra metà del genere umano?». Anche argomentazioni teologiche giuste ed ortodosse possono essere da ostacolo per comprendere quale sia la situazione reale delle persone. Direi che su questi temi oggi dovrebbe esserci una priorità dell'ascolto sull'insegnamento e del discernimento personale sulle teorie generali. L'universalità delle riflessioni teologiche e filosofiche deve lasciarsi sfidare dal discernimento personale. Vale, in questo ambito in modo particolare, quel principio di cui ho parlato ieri nel mio post: la tensione tra i poli (universalità e personalità) deve rimanere attiva e non annullarsi.
9. Sui sacerdoti pedofili: «Purtroppo. La Chiesa non ha mai affrontato la rivoluzione sessuale infiltratasi al suo interno. Tanti preti si sono convinti che la castità sia una repressione apportatrice di nevrosi, per guarire le quali tutto è ammesso». Una verginità non come dono di Dio e come espressione "speciale" della gratuità dell'essere è davvero fonte di nevrosi, ma ciò non giustifica ovviamente tutto. Si dovrà entrare in dialogo su questi temi tenendo conto sia del tema del piacere sessuale sia il tema della procreazione. E in primo luogo far parlare sposi non teleguidati dal clero, ma che davvero parlino della propria esperienza.
10. «Siamo arrivati a questo punto. Mi spiace moltissimo dirlo, ma per vie interne non si riesce a stroncare il fenomeno». Sugli abusi deve accadere un dibattito pubblico! Dobbiamo accettare le critiche e vivere in un reale "atteggiamento di confessione" dei peccati propri e non degli altri. E poi bisogna agire anche come laici: «Ma anche i laici, intimiditi, spesso tacciono anziché rivolgersi alla polizia».
11. «Accetto le unioni civili, ma non i matrimoni, le maternità surrogate e le adozioni».
12. «Più che altro siamo stati anestetizzati dalla pornografia soft della pubblicità». Questo ha portato secondo me ad una distruzione dell'eros e della sua forza vitale. Pornografia soft e pornografia hard sono le due facce di una medesima cosa: il trionfo della "porneia" (cfr. Apocalisse) come "spettacolo" nella nostra società trasparente e liquida. Basta vedere anche solo un film pornografico o una pubblicità soft pornografica per vedere che in essi viene negata ogni logica dell'amore donato gratuitamente. L'astrazione intellettuale e quella pornografia dipendono l'una dall'altra, come più di tutti ha capito Walker Percy. La soluzione del problema è il primerear della grazia che ci ricorda che possiamo semper rialzarsi di nuovo dopo ogni caduta nella volgarità. Ma sarà anche necessaria una reale atteggiamento non frigido nei nei confronti del corpo umano. Come dice Cesare Pavese "bisogna vincere l'abbandono voluttuoso, smettere di considerare gli stati d'animo come scopo a se stesso", ma anche vincere ogni atteggiamento bigotto. Lo dico ora come maschio: l'amore gratuito per una donna è anche l'amore per il suo sedere (Walker Percy) o i suoi seni o il suo collo o i suoi capelli, anche se non la si può ridurre a quel pezzo del suo corpo. Bisognerà anche tenere conto che i maschi amano in modo meno olistico delle donne (Lacan, Recalcati).
13. Sull'attualità dell'Humanae vitae: «La pillola rovina la salute. Tant’è che oggi le ragazze usano più volentieri i metodi naturali, senza sapere che obbediscono a un’enciclica papale». Ho approfondito spesso in dialogo con medici questo tema e sono del tutto d'accordo con Scaraffia, anche se è lecito far vedere come questa enciclica papale sia nata in disaccordo con molti vescovi di allora.
14. Sui temi aborto (e su una legge in Italia che deve essere ridiscussa) ed eutanasia, Scaraffia dice in sintesi ciò che penso e quindi riporto semplicemente il suo pensiero: «Penso che dopo 40 anni una revisione occorra. Ma l’equazione peccato uguale reato è antistorica. L’aborto entrò nei codici penali con Napoleone. E non per ragioni morali: per la coscrizione obbligatoria. Alla Francia servivano soldati». Eutanasia: «Temo di sì (arriverà anche In Italia; rg). È la conseguenza dell’accanimento terapeutico dettato dalla medicina difensiva per evitare le denunce presentate dai parenti dei malati». La Chiesa non rinuncerà mai a questa sua lotta per la vita, Deo gratias: "Però l’alimentazione artificiale è sbagliata, perché può prolungare vite senza speranza. Al contrario l’idratazione va garantita per evitare la sofferenza". Questo giudizio mi è stato confermato da un'amica medico. Anche sui trapianti di organi a cuore battente Scaraffia dice l'essenziale: «Non accetto i criteri di morte cerebrale introdotti mezzo secolo fa dall’Harvard Medical School, una convenzione medica bisognosa di verifica, che ha a che fare con i soldi. Esiste un mercato clandestino degli organi, lo sanno tutti. È giusta una pratica che lo incentiva?». Proprio questo "mercato" di cui lei parla non è conciliabile con la filosofia dell'avvenimento dell'essere come dono.
Le ultime battute dell'intervista rivelano la straordinaria statura di questa donna: leggetele!
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