domenica 2 settembre 2018

Come sostenere il Santo Padre?

Lipsia. Massimo Borghesi ha invitato, nel suo intervento al Meeting di Rimini, l'agosto scorso,  i teologi ha sostenere il Santo Padre. Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo, accettano la sfida: 

"Quotidianamente assistiamo a tentativi inutili, attraverso comunicati e dichiarazioni scandalistiche, di riportare il Papa all’interno di questi recinti (quelli della teologia come muraglia; rg). Il ruolo profetico dei teologi nel frattempo si è attenuato. Non sono bastati neanche gli slanci teologici e spirituali dei movimenti ecclesiali, nati e sviluppati al tempo di Giovanni Paolo II. Hanno dato tanto alla Chiesa. Purtroppo in molti casi sono rimasti fissi sulla figura del fondatore che è stata istituzionalizzata, e hanno progressivamente cambiato l’elemento di gratuità dello Spirito in «terzo settore». Chi non ha ceduto il passo fino adesso nel rinnovamento sono stati proprio i Papi, che hanno avuto il coraggio di riproporre in modo profetico alla Chiesa e al mondo il cammino dell’amore tracciato da Cristo e ben compreso dal Concilio Vaticano II. La continuità tra i pontefici dopo il Concilio è impressionante. Alla produzione teologica del passato oggi scarsa hanno supplito con i loro documenti e discorsi. 
 Francesco aggiunge ai precedenti Papi la ricerca delle circostanze concrete, delle persone concrete nelle quali si trova la novità, la somiglianza a Cristo. Da qui la “opzione preferenziale per i poveri”. Non si limita a dichiarazioni teoriche, ma spinge per un cambiamento reale. " ( http://www.lastampa.it/2018/08/31/vaticaninsider/i-teologi-non-lascino-da-solo-papa-francesco-M8LEhWHH24XxOrVOQPj6HM/pagina.html. )

"Gli autori riassumono la loro posizione con queste parole:  Le resistenze a Francesco sono le resistenze al Concilio. Anche i teologi si devono scuotere". 

Cosa ho da dire io, su tutto ciò? In senso stretto sono filosofo, ma in dialogo con Hans Urs von Balthasar, il mio percorso intellettuale si è sempre mosso sulla soglia di filosofia, teologia e letteratura. Provo a raccogliere alcuni pensieri. 

1. Non ritengo che si debba integrare la Chiesa universale nel papato, ma il papato nella Chiesa universale. Questo già per motivi ecumenici. Vi sono ovviamente differenze tra la teologia luterana, quella protestante, quella ortodossa, quella apostolico armena, etc. ma l'insistenza sull'importanza del Papa non può essere tale che egli diventi la "pietra di scandalo" - questo ruolo è quello di Gesù e il Papa è "solamente" il suo vicario. 

2. Detto questo in forza di Mt 16,18 ritengo con Ambrosio: "Ubi Petrus, ibi ecclesia; ubi ecclesia vita aeterna". Questo è vero nella modalità del "servizio" e non in quella della "potenza". Pietro non può far nulla di diverso di quello che vede fare a Cristo. Ascoltiamo la lettera ai Filippesi: 

Capitolo 2 


[1] Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, 

[2] rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. 

[3] Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso (questo vale anche e forse in primo luogo per il Papa; rg), 

[4] senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. 

[5] Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, 

[6] il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; 

[7] ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 

[8] umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 

[9] Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; 

[10] perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 

[11] e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

Non vi è nulla di più profetico nel mondo che vivere in questa logica descritta dall'inno della lettera ai Filippesi. 

3. Se da qualche parte nel palcoscenico del mondo qualcuno agisce nella logica di questo inno, certamente questo è il Papa (Papa Francesco) con la sua "scelta preferenziale per i poveri". Ciò però non significa che le altre dimensioni ecclesiali: quella paolina, quella giovannea, quella mariana... possono essere ridotte alla dimensione petrina. Paolo prima di andare da Pietro va nel deserto e riceve da Dio direttamente la sua missione ecclesiale: il primerear della grazia per tutti e non solo per i giudei.  Giovanni, l'amico di Gesù, arriva prima di Pietro alla tomba e prima di lui vede che la tomba è vuota (cfr. Gv 20). Nella sequela dell'amore gratis, che è Cristo (non Pietro!), ci si trova in situazioni in cui non Pietro, ma Giovanni, è presente nella quotidianità della nostra società trasparente e liquida. Ci sono posti in cui Pietro non viene, ma in cui Cristo è presente. Vero è comunque che Giovanni lascia andare Pietro per primo nel sepolcro e che mai l'amore giovanneo si mette contro Pietro! Maria dice il suo si a Dio trent'anni prima di Pietro e non ha bisogno dapprima della mediazione istituzionale di Pietro e sotto la Croce, c'era lei e non Pietro ed è stata affidata a Giovanni e non a Pietro. 

4. Come aiutare Pietro? Come membro della Fraternità di Comunione e liberazione seguendo don Julián Carrón che ci ha invitato negli Esercizi a cedere e vivere della famigliarità di e con Cristo, in modo che non accada ciò che dicono i due teologi italiani: "Non sono bastati neanche gli slanci teologici e spirituali dei movimenti ecclesiali, nati e sviluppati al tempo di Giovanni Paolo II. Hanno dato tanto alla Chiesa. Purtroppo in molti casi sono rimasti fissi sulla figura del fondatore che è stata istituzionalizzata, e hanno progressivamente cambiato l’elemento di gratuità dello Spirito in «terzo settore»". Molto importante è stata la mostra, Gesti e Parole, che a Rimini si è tenuta sul Pontefice e testimonia una reale "fratellanza di spirito" tra Giussani e Papa Francesco. 

5. Come filosofo Massimo Borghesi, nel suo libro sulla  "biografia intellettuale del Papa", ha integrato il pensiero di Bergoglio nel grande dialogo filosofico e teologico del ventesimo secolo, europeo e latino americano, facendo vedere il "pensiero aperto" del Papa che non fa scadere le opposizioni in contraddizioni, ma tiene testa ad esse per farle diventare feconde per il mondo e la Chiesa, abbattendone tutti i bastioni. Ha indicato i quattro principi del suo pensiero. Cito qui solo il primo: il tempo è superiore alla spazio. Il tempo in cui si sviluppano i cammini che ci conducono alla verità dell'amore gratuito sono superiori agli spazi di occupazione del potere. Etc. Padre Spadaro, insistendo sull'importanza di una persone come Petrus Faber, per comprendere il cammino spirituale del Santo Padre, cosi come anche Massimo Borghesi, con il rinvio all'importanza di Ignazio stesso, fanno vedere le radici profonde culturali e spirituali da cui nasce un pontificato del genere di quello attuale. 

Mia moglie quando ha visto il film di Wim Wenders è stata impressionata dallo sguardo del Pontefice, quello sguardo che aveva visto nel suo incontro personale, durato anni, con Ferdinand Ulrich, il filosofo pellegrino di Ratisbona, che vive in modo eroico e in solitudine la sua fedeltà a Cristo: quello sguardo, mi ha detto, è uno sguardo dell'altro mondo. È lo sguardo di Cristo! 


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