domenica 30 settembre 2018

Si può amare così? Un incontro con/su Paul Claudel

Lipsia. Nella lista dei libri del sacerdote italiano Luigi Giussani, fondatore del Movimento di Comunione e Liberazione, sebbene non volesse fondare nulla, si trovano, se mi ricordo bene, due libri che portano il titolo: si può amare così? Si può amare veramente così? (1) La domanda viene posta a livello dell'amore vergine ed anche se, come ha spiegato bene Papa Benedetto XVI, nella sua enciclica "Deus caritas est",non si può distinguere del tutto tra la sfera erotica e quella dell'agape, la risposta a livello erotico, alla domanda posta, è molto semplice: no, non si può! (2)

Sto leggendo in questi giorni con un piccolo gruppo di giovani studenti universitarie  con mia moglie, il dramma "la scarpina di raso" di Paul Claudel. In esso si trova la risposta: no, non si può, in tutta chiarezza. Lo si può ad un livello diciamo più alla "Papageno/Papagena", ma a livello di "Tamino/Pamina", per prendere un esempio dal "Flauto magico", non è possibile. Nel momento in cui l'amore erotico intende ciò che deve intendere se vuole essere "puro", puro amore gratis, non può che "esigere troppo dal corpo" - la carne non serve a niente, dice il Logos incarnato! 

Se si è donata a don Camillo, si può donare anche a me - dice don Rodrigo tradendo la purezza dell'amore gratis! Doña Mirabilis si può donare appunto a quella figura del tutto contraria all'amore gratuito che è don Camillo, dopo la morte del marito don Pelayo, ma non può farlo con don Rodrigo, in cui "compito" e "eros" sono un tutt'uno. Un tutt'uno che congiunge terra e cielo, terra ed universo.

Il grande teatro dell'amore della "Scarpina di Raso", pur con alcuni elementi "tradizionalisti" (polemica con l'islam), è ricolmo di quel grande tema della compassione e della misericordia, che in questi cinque anni Papa Francesco, un gesuita!, sta presentando nel grande palcoscenico del mondo: il fratello gesuita nella prima scena del dramma, insomma all'inizio della "scarpina di raso" si offre come traduttore in cielo del cammino del fratello Rodrigo, l'angelo custode va con doña Mirabilis con cui sente una parentela interiore, quando lei decide di scappare da don Balthasar, a cui il vecchio marito don Pelayo l'ha affidata, lo stesso don Pelayo non è un fanatico difensore del suo matrimonio, semplicemente non può negare l'oggettiva promessa accaduta. Poi la luna che guarda gli amanti dall'alto del cielo! 

Tutto grida una sola parola nella "scarpina di raso": misericordia! O per usare le parole di una grande scrittrice americana: Senza la compassione l‘amore non è temprato, non è completo e non può durare. Ursula K. Le Guin

(1)
I titoli esatti sono: "Si può vivere così?" e "Si può (veramente?) vivere così?"


(2) Il mio post non ha come tema l’amore vergine. A questo livello la domanda di don Giussani può deve essere risposata in modo affermativo. Negare la verginità come valore nella Chiesa è eresia. Ma bisogna dire chiaramente che verginità è “sola gratia”. Poi direi che questa massa di gente che è diventata “Memores” mi spaventa. Forse vi è stata anche un po’ di irresponsabilità nel accettare così tanti.

2.10.18 (giorno degli angeli custodi): Eravamo in sei ed abbiamo più letto e riso (credo nel cuore anche pianto) che "pensato". Una studentessa di "Germanistik" e storia, uno studente di "Germanistik" e storia, una dottoressa di giurisprudenza che fra poco sarà giudice, una studentessa di psicologia, mia moglie ed io. Se Paul Claudel avesse voluto scrivere un saggio sull'amore erotico lo avrebbe fatto, ma ha scritto un dramma, che secondo me non può essere ridotto, se non si vuole correre il rischio di rendere la "scarpina di raso" un testo di noiosissima pesantezza. Noi abbiamo letto l'"opus mirandum" scritto a Parigi (dal maggio del 1919) e a Tokio (fino al dicembre del 1924) nella sua interezza, con tutte le indicazioni per il regista, nella traduzione tedesca di Herbert Meier del 2003. I dialoghi del cinese con don Rodrigo nel primo giorno (ma anche quelli con il giapponese nel quarto giorno), o anche quelli tra i pescatori sul mare all'inizio del quarto giorno non sono "meno importanti" del dialogo dei santi tra di loro con le preghiere di doña Musica all'inizio del terzo giorno o dei dialoghi tra l'angelo custode e doña Proëza, tra quest'ultima e don Rodrigo alla fine del terzo giorno. E poi le tanti figure della compassione come la luna alla fine del secondo giorno, etc. Tutti questi dialoghi sono un'orchestra cattolica, universale!

Certo nella tradizione di Romano Guardini e Hans Urs von Balthasar, che aveva tradotto in modo magistrale e collaborato alla presentazione teatrale della "scarpina di raso" negli anni quaranta a Zurigo, è legittimo riflettere anche in modo teologico e filosofico con i grandi della letteratura mondiale, ma bisogna stare attenti a non perdere la molteplicità delle voci che solo un pezzo teatrale o un romanzo e non la filosofia stessa sono capaci di esprimere. Alla fine tutto deve confessarsi in Cristo! Nello specifico dell'opus mirandum bisogna stare attenti a non farne un testo per "cristianisti" (uso il termine nel senso di R. Brague: i cristianisti amano il cristianesimo, i cristiani Cristo). Alla fine dell'opus mirandum vi è un chiaro rinvio alla santità e non semplicemente alla battaglia di Lepanto o alla battaglia che vuole compiere doña Settespade, la figlia di doña Proëza e don Camillo, kata sarka, ma in vero la figlia di doña Proëza e don Rodrigo, secondo lo "spirito"(un tema questo che abbiamo anche nelle "affinità elettive" di Goethe), per liberare i prigionieri nella cittadella Mogador in Africa. Similmente a Charles de Jesu, don Rodrigo, che è già stato il vice re dell'America, vuole diventare il portiere nel convento di Teresa d'Avila. E questo "descensus" è la figura ultima della "scarpina di raso". Doña Proëza e don Rodrigo hanno caricato troppo di significato l'amore erotico e facendo sul serio in questo non possono che rinunciarvi (1). Che la lettera scritta da doña Proëza a don Rodrigo, dopo la morte del primo marito don Pelayo, non arrivi, se non dopo dieci anni, nelle mani del destinatario è un simbolo di vitale importanza per comprendere la "scarpina di raso" . Vi sono anche figure che "riescono" di questo amore erotico, quello tra doña Musica e il re di Napoli, forse tra doña Settespade e Giovanni d'Austria, ma non è in gioco il pathos che è in gioco tra doña Proëza e don Rodrigo. Nel primo amore, quello di doña Musica, sta in primo piano il bambino e nel secondo, quello di doña Settespade la missione di liberazione.


La gigantesca scena del quarto giorno, tutta sul mare, è tra le critiche più radicali del "cristiansimo" che abbia mai letto. Tutto il potere del re di Spagna, figura eccezionale di cristianista, traballa sul mare e non è per nulla chiaro che sia lui a prendersi gioco di don Rodrigo nella questione se quest'ultimo debba essere o meno il futuro re di Inghilterra, chiaro è invece che l'invincibile Armanda ha perso.

Il carisma di ignazio da il tono all'inizio dell'opus mirandum ed è un carisma di misericordia, come lo vediamo agire oggi nel palcoscenico del mondo, nella figura del Papa gesuita ignaziano e francescano allo stesso tempo: un carisma che "traduce" nel cielo tutto ciò che viene scritto nella terra, "anche il peccato".

(1) Come dice con ragione Ursula K. Le Guin, il sesso (che è il momento carnale dell'amore erotico) è il fenomeno più sottovalutato e più sopravvalutato della storia. Più sottovalutato perché l'attrazione di quei cinquanta chili di carne di cui parla il Cinese nell'opus mirandum non può essere negata, anche se essi dopo qualche decennio sono irriconoscibili e non offriranno alcun spunto di attrazione. Allo stesso tempo non bisogna dimenticare ciò che il Logos incarnato dice: "la carne non serve a niente", tanto meno ad esprime l'unica cosa necessaria, l'amore gratis, che alla fine viene rivelata solamente nel "descensus" di cui parlavo prima, qui sulla terra. E forse dopo i tanti scandali di pedofilia che vengono rivelati ora, farebbe bene la Chiesa ad ascoltare di più anche i figli di questo mondo (per esempio anche nella modalità che sacerdoti e religiosi che hanno compiuto questi atti di pedofilia esprimano davanti ad un giudice civile il perché lo hanno fatto) e predicare di meno, far parlare di più e senza censure i laici e non solo quelli di stampo cristianista. Etc.

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