lunedì 10 settembre 2018

"Devo ancora vincere la paura indefinita che mi porto dentro" (Hillesum)

Zeitz. Ho scritto nella mia bacheca in Facebook qualche giorno fa questo breve aforisma: 


Quello che mi piace in Etty Hillesum non sono tanto le citazioni „cristiane“ dal suo diario, ma la sua sincerità e vitalità e il cammino che porta a quelle citazioni. 

Stavo leggendo alcune sue pagine del diario del 41. Aveva 27 anni. Dice delle cose che un maschio, filosofo come me, non sarebbe capace di dire, ma che sono anche ciò che provo io, a livello di esperienza. 

1. In primo luogo quella della "paura indefinita". Il filosofo retore parlerebbe di "cor inquietum", ma "paura indefinita" ci sta per alcune giornate in modo infinitamente più preciso. Paura indefinita, non cuore inquieto teso alla meta metafisica. Una paura indefinita di non raggiungere nulla di speciale, qualcosa "di straordinario nella vita". Paura che tutto sia una "fase preparatoria" per una cosa che non accadrà mai. Quella paura che fa scappare Goethe in Italia, con la sensazione di essere solo un amateur. Non sarò mai un filosofo importante, sarò all'ultimo posto, ma non per i motivi nobili di Charles de Jesus, ma perché tutti, anche gli amici, ti faranno pesare che sei solo un rompi palle inconcludente. Uno che esagera, a cui non si può chiedere consiglio. Quasi 28 anni in Germania e quante persone mi hanno cercato della mia Fraternità?  Ora il passo da fare è quello che dice Etty con 27 anni: "una volta vivevo sempre come in una fase preparatoria, avevo la sensazione che ogni cosa che facevo non fosse ancora quella "vera", ma una preparazione ad una realtà diversa grande. Ora questo sentimento è cessato. Io vivo, vivo pienamente e la vita vale la pena di viverla ora" (edizione italiana, Milano 2012, 79). Mentre io vivo ora solo quando scrivo in dialogo con qualcuno o con mia moglie o con i miei figli (ma loro si sentono vivi con me?), con pochissimi amici. Ho 31 anni più di Etty ma sono meno saggio di lei. 

2. Quando parla delle sue "fantasie erotiche" che la fanno così "liquida", ma non meno desiderosa di un rapporto "stabile" con un "uomo per tutta la vita", è sincera. Più secondo me del filosofo retore che "confessa"  di essere stato sporco nelle sue fantasie, ma ne parla come un problema del passato (e forse lo sono del passato ma non perché confessate, ma compensate con altro). Ci sta invece dire che la lotta è ancora aperta. L'educazione ecclesiale, ma anche la frase di Gesù sull'adulterio compiuto nel cuore mi hanno sempre impedito una libertà nell'uso delle "fantasie erotiche" e quando ci cadi, ci cadi come qualcosa che non si deve fare. Credo che Gesù abbia ragione ovviamente a chiederci di non fare adulterio nel cuore, ma credo anche che tanta educazione ecclesiale abbia solamente creato una serie di impedimenti emotivi che non ci hanno aiutato a fare quel percorso che fa Etty e che le permette di capire, per così dire dall'interno, che la via delle "fantasie erotiche" non porta ad una reale soddisfazione. Desidero una reale "verginità del cuore", ma quando avvicino le persone non sento solo la loro "anima", ma anche, se c'é l'hanno ancora, la loro sensibilità erotica. 

Vorrei poter dire con Etty. "E se sapessi che dovessi morire domani direi: mi dispiace molto, ma così com' è stato, è stato un bene" (79). 

Lettera ai membri della redazione dei Contadini di Peguy in Messanger: 

Carissimi, ieri mi ha commosso molto il modo con cui
si è messo a difendermi e poi
si è messo in azione e
ha spiegato cosa stava succedendo. Come ho raccontato ieri nel mio blog, in dialogo con Etty Hillesum, vi è in me spesso una "paura indefinita" o come si esprime la ragazza indiana negli Esercizi un "groppo dentro". Mi sento come morto, come incapace di affrontare il giorno, ma grazie a Dio c'è Konstanze che da 31 anni si fida di me e ci sono i miei figli che mi cercano anche se vivono a 500 chilometri di distanza. Ed ora da alcuni anni ci siete voi. Può darsi che per voi ciò sia esagerato, perché ci vediamo poco. Ma da quella volta che
prese la macchina e venne da Cremona a Predazzo, siete diventati una presenza che non posso che chiamare con il nome di Cristo. È bastata una telefonata con
per rimettere in moto questa nuova redazione cui fa parte ora anche
. Come diceva l'altro giorno
non siamo quelli che piacciono ai capi (lei dopo la sua esperienza non è stata più invitata...) ma se da qualche parte è vero ciò che dice la ragazza indiana citata agli Esercizi, questo è vero per me con voi: mi rendete consapevole che esisto, con il vostro amore "anche se non sono niente" mi rendete consapevole che esisto". "Perché tante volte - dice la ragazza indiana - la vita, la mia vita, è più inquieta, anche dolorosa da quando Lo ho incontrato, ma è anche qualcosa di più: è viva. E come se lui fosse la sorgente della mia vita: io ero morta ed ora vivo" (Esercizi, 55). Quando a Rimini Lucio Brunelli mi ha detto "il gigante buono" le sue parole mi hanno fatto sentire vivo. Grazie che ci siete! Viva il Papa! Vostro, Roberto

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