domenica 23 settembre 2018

Il rischio educativo. Dallo stupore alla verifica. Conferenza in Yerevan, 20.9.18

Nella facoltà di filosofia dell'università di Yerevan ho tenuto una conferenza sul tema del post, che può essere seguita anche in un video in YouTube in armeno e tedesco: 

https://www.youtube.com/watch?v=X31Do7bhrU4&t=5s

Qui presento una "traduzione" italiana dell'handout tedesco. 

1. "Perché c'é qualcosa invece che niente?" (Heidegger, Balthasar). Questa astratta domanda filosofica è per noi insegnanti molto importante. Il primo passo nell'incontro con la realtà (studenti, colleghi, insegnanti, la materia che insegniamo...) dovrebbe essere lo stupore. Questa domanda non è da essere intesa nel senso della curiosità. Nella parola tedesca "curiosità": "Neugier", si nasconda l'avidità (Gier) del nuovo (neu). La domanda deve essere intesa nel senso dello stupore che vi sia qualcosa, qualcuno invece che nulla. Noi tendiamo a considerare studenti o genitori difficili come un problema. In modo particolare genitori, che sono piuttosto "sindacalisti" dei loro figli, sono davvero a volte difficili. Ma pur essendoci studenti e genitori difficili essi sono in primo luogo una "presenza", che può invitarci allo stupore. Dimenticando questo sguardo dello stupore vediamo in primo luogo problemi, studenti problematici e genitori problematici. Questo ci impedisce di godere degli studenti che non sono problematici e di vedere che anche uno studenti problematico, non è solo tale. Tutte le persone che incontriamo sono un miracolo che merita il nostro stupore, una presenza unica che può arricchirci. 

2. Lo stupore al cospetto della realtà può permetterci di non dimenticare che noi non la "creiamo", non la "produciamo". Possiamo con la nostra testimonianza come insegnanti (così come insegniamo, come comunichiamo, come viviamo...) "formare", "generare" studenti. Generare, non creare! Sono già stati creati! 

3. Come insegnanti faremo una proposta in forza di un'autorità che nasce dalla nostra esperienza di vita, dal nostro sapere. A volte questa proposta avrà la modalità di un'offerta, a volte di un comando, che i nostri studenti dovranno rispettare ed accogliere con obbedienza. Ma non dobbiamo dimenticare che autorità non è autoritarismo. Autorità origina dalla parola latina augere: crescere, ingrossare. Autorità c'è stata donata per rafforzare i nostri studenti, per rendere più grande il loro sapere, non per trattarli come schiavi. Nella parola tedesca obbedienza: Gehorsam è contenuta la parola "hören", ascoltare. Forse in essa si può vedere un'assonanza con la parola Zugehörigkeit, apparenza, ma essa non ha nulla a che fare con la pretesa di rendere schiavo qualcuno della mia offerta educativa Questa dimensione dell'ascolto è reciproca. Anche l'insegnante deve sapere ascoltare, in primo luogo anche i propri studenti. Ciò però non significa che debba smettere di fare una proposta educativa. Smettere di fare una proposta educativa non rafforza i nostri studenti, ma li lascia soli nella desolazione e nella confusione generale. La democrazia stessa e l'educazione democratica vivono e si basano su elementi che non sono oggetto di una discussione democratica. Senza obbedienza nei confronti di un insegnante, come autorità riconosciuta, non si da educazione. E non si offre una via di uscita dall'emergenza educativa. Per descrivere questa crisi J.M. Bergoglio parla di un "uomo gnostico" che ha accesso a tante informazioni, senza saperle unire nell'unità del nostro essere uomo. Un uomo gnostico che non sa rispondere alla domanda: quale senso unitario ha la nostra vita? Bergoglio accenna ad alcuni punti della crisi del nostro tempo. In primo luogo il deismo: non abbiamo una proposta filosofica unitaria (aperta e non sistematicamente chiusa, ma unitaria), piuttosto un supermercato di offerte pseudo religiose e di comprensione della vita. In secondo luogo il relativismo: una forma nascosta di "totalitarismo della propria verità", che è in vero  solo consegna o tradimento di sé nelle mani dei potenti, che vogliono identità trasversali e soft senza alcuna apparenza religiosa e culturale e senza alcun "urto della storia" (cfr. Tracce, editoriale settembre 2018). Un terzo momento della crisi Bergoglio lo vede nella dipendenza dalla purezza, nel senso della creazione di "spazi" in cui tutto è in ordine, invece che investire tempo per la generazione di processi in cui il "rischio educativo" viene tentato come una via che porta alla maturità e alla felicità. Infine il nichilismo: tutto viene generalizzato, globalizzato senza aver attenzione "per i concreti impegni sociopolitici, per la reale partecipazione alla cultura e ai valori locali" (Bergoglio, citato in Gesti e Parole. Jorge Mario Bergoglio, una presenza originale, Itaca, 2018, 33-34). 

4. La nostra "società trasparente" (Byung Chul Han) diffonde la non stabilità dei rapporti, che durano poco e sono confusi. Non vi è un vero eros nel rapporto con l'altro, non vi è un lavoro di reale "negazione" della proprio confusione. Questo sia detto pur nel rispetto di tutte il bene che è in moto nella rivoluzione digitale. Siamo innondati da buone informazione, ma anche da informazione inutili e da fake news. Di fronte alla sfida gigantesca rappresentata dalla nostra "società liquida" ( (Zygmunt Baumann) siamo tentati di diventare "reazionari", di cadere nel sogno dei bei tempi passati, ma la vita si gioca ora, la sfida del rischio educativo (Luigi Giussani, Julián Carrón) deve essere accettata ora, facendo una proposta educativa con autorità, ma anche lasciando verificare i nostri studenti e le nostre studentesse ciò che proponiamo loro e ciò che richiediamo loro. 

5. Come verificare la proposta educativa nella nostra società trasparente e liquida? Non possiamo far altro che rinviare ad un criterio antico, che la Bibbia chiama cuore. Cuore, però, non è sentimento. Il cuore nella Bibbia, nella tradizione ebraica, cristiana ed umanistica è il luogo in cui risiedono intelligenza ed emozioni. Dobbiamo aver fiducia nell'emozioni e nell'intelligenza dei nostri bambini, dei nostri ragazzi e dobbiamo aiutarli a verificare se ciò che proponiamo loro arricchisca o meno la loro vita. Se li aiuta a trovare un senso per la loro vita. Ferdinand Ulrich parla di "notwendiger Seinsinn", un senso necessario dell'essere. Nella parola tedesca "notwendig" sono contenute le parole "Not" (bisogno) e "wenden" (superare). Aiutiamo con la nostra proposta educativa a superare quel bisogno che si innesta nella nostra vita e la rende così difficile a volte? Il criterio di verifica di tutto ciò è il cuore, che è a sua volta il dono p iù grande che ci è stato fatto. Non nel senso di un dono privato, ma di un dono fatto per tutta la comunità degli uomini. Anche i doni personali, i carismi personali vengono fatti per la comunità. Parlando nella facoltà di filosofia lascio aperta qui la questione se siano doni della natura o di Dio. NB. La verifica della proposta educativa consiste in un'esamina molteplice della sua verità. Così come la proposta anche la verifica non è solo un discorso. Ci sono diversi metodi per fare una proposta educativa, per esempio quelle che in tedesco chiamiamo "kooperative Lernformen" (forme di insegnamento cooperativo), forme in cui gli studenti non stanno solo ad ascoltare ma contribuiscono in modo attivo all'insegnamento. Per fare un esempio: Bergoglio aveva fatto scrivere ai suoi allievi dei racconti che sono stati poi pubblicati in un libro con un'introduzione di Jorge Luis Borges. A livello della didattica è importante fare esperimenti ed usare nuovi media. 

6. Per riassumere direi che dobbiamo introdurre i nostri studenti ad una realtà molteplice. Devono imparare a "giudicare" la realtà nella complessità di tutti i suoi fattori, per quanto ciò sia possibile all'uomo. Per far ciò sono necessari una molteplicità di metodi (questo aspetto è molto importante per un'educazione democratica). Se voglio verificare se le donne hanno gli stessi diritti degli uomini dovrò usare un metodo giuridico e filosofico e non fare un esperimento di chimica. Se voglio sapere come è sorta la vita dovrò usare un metodo biologico, se voglio sapere come mai vi è qualcosa invece che niente un metodo filosofico e religioso. Questa moltiplica di metodi è adeguata alla molteplicità del reale. Solo le ideologie vogliono "semplificare" questa molteplicità. Questa semplificazione è riduzione della realtà in una pseudo unità. Un autentica unità si da solamente se esiste un Logos universale e concreto che sappia davvero integrare tutto in un'unità vivente. È l'ipotesi di lavoro cristiana della verità come "persona" e non primariamente come "dottrina". 

7. Tutti gli uomini di buona volontà dovrebbero sentire il richiamo di "una moralità della conoscenza" (Luigi Giussani). Un' ultima disponibilità a superare i necessari, ma non sufficienti "pregiudizi", che tutti abbiamo, in direzione di un reale "giudizio" (che non è mai condanna definitiva dell'altro), senza volere ingannare e rendere schiavi gli altri. 

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