venerdì 15 marzo 2019

Ave Maria - una nota di filosofia orante

Lipsia. L'Ave Maria è la preghiera che Papa Francesco ci ha fatto pregare tante volte, dai primi momenti del suo pontificato; è la preghiera che prego sempre quando ho paura, quando cado, quando mi distraggo dalla realtà che è Cristo, il Logos universale e concreto. 


Áve María, grátia pléna,

Dóminus técum.

Benedícta tū in muliéribus,
et benedíctus frúctus véntris túi, Iésus.
Sáncta María, Máter Déi,
óra pro nóbis peccatóribus,
nunc et in hóra mórtis nóstrae. Ámen.

Quello che vale per la "mediazione" della filosofia dell'essere come amore, vale anche per questa preghiera. Non si interpone tra me e Dio, tra le creature e Dio. L'essere come dono non è "qualcosa", ma è il "nulla della gratuità", per questo la filosofia dell'essere come amore è del tutto mariana e invera ciò che Tommaso d'Aquino diceva e cioè che "non est aliquid inter Deum et creaturas". Maria è la creatura più bella, più buona, più libera e più vera: rivolgersi a lei è rivolgersi a suo Figlio, è rivolgersi a Dio. Lei è "gratia plena"e per questo il Signore è completamente con lei! Insomma lei è la risposta umana per eccellenza: che risponde all'amore gratuito con amore gratuito. 

Mentre la filosofia dello spirito (Hegel) che vuole esprimere, direttamente e/o dialetticamente il mistero dell'amore è davvero qualcosa (la gnosi è questo qualcosa) che si interpone tra Dio e la creatura, rivolgersi a Maria vuol dire mettersi in un atteggiamento di reale "trasparenza".  La preghiera e allo stesso modo la filosofia orante cominciano con un saluto a colei che è "gratia plena". Per questo è una grande notizia che i nostri fratelli uomini mussulmani, negli Emirati, abbiamo dedicato una Chiesa a Maria, madre di Gesù. Certo lei è anche Theotokos, cosa che i nostri fratelli uomini mussulmani non possono, forse, comprendere, ma ciò che è vero teologicamente, lo è sempre nella dimensione dell' exinanitio, non del trionfo militante. Quando sono in Armenia e vedo Maria in tutte le Chiese: la mia preghiera sintetica, visto che spesso ci sono scolari vicino a me, è il pronunciare la parola Theotokos, come un saluto brevissimo alla mia mamma e alla Sua mamma, Regina del cielo e della terra, Regina della pace, ma in primo luogo: mamma! 

La preghiera la saluta come beata tra tutte le donne! La pluralità umana (Hanna Arendt) è sempre maschile e femminile come ci ha insegnato in modo inequivocabile il primo racconto della creazione in Genesi (1,27), ma rivolgendosi a lei, donna tra le donne, compio come uomo la cosa che mi è più connaturale: non guardarmi nello specchio, ma guardare lei, donna tra le donne, senza l'esigenza di dire qualcosa sulle donne, ma con il desiderio appunto di salutare il volto femminile della pluralità umana.

La preghiera si svolge seguendo ciò che nella filosofia dell'essere come amore è "notwendiger Seinsinn" - il senso necessario dell'essere, che in tedesco viene espresso dalla parola notwendig. Il dono dell'essere è un dono radicala che se accettato supera (wenden) ogni bisogno (Not). Nel direzione necessaria di questa preghiera il saluto a colei che è beata tra le donne è anche saluto a colei il cui "fructus ventris"è beato! Ubi Maria, ibi Christus! Il dono gratuito della creatura Maria è gravido, da sempre, del Dono gratuito che è Cristo! Gratuità e necessità (nel senso spiegato) sono due parole che possono essere usaste nel medesimo senso.

Nella seconda parte si giunge all'invocazione di colei che è Theotokos. Gli si chiede di pregare per noi. Quando il Papa ci fa pregare per una persona ci collega con quel tesoro immenso di preghiere che sono passate per queste parole: óra pro nóbis peccatóribus. Una signora nel negozio mi ha raccontato la fatica psichica in famiglia (figlia e marito sono psicologicamente molto gravi). Ho cercato di dire qualche cosa, per esempio nel senso che non si senta colpevole di ciò che lei non ha fatto, ma la vera arma che ho e proprio questa preghiera. Ave Maria...

Prega Maria è anche coscienza della finitezza dell'esistenza: nunc et in hóra mórtis nóstrae.
Il dono dell'essere finito è radicale, non è sì e no, come facciamo noi umani, che doniamo e ci doniamo un po' dicendo di sì e un po' dicendo di no. Il dono dell'essere gratuito è finito, ma radicale: lo posso vivere in questo attimo o nell'ora della mia morte. Ma colei a cui noi rivolgiamo la preghiera ci ricorda che il suo "fructus ventris" è il Logos universale e concreto per cui anche la morte è stata già sconfitta dal suo interno come ci spiega, per esempio, il capitolo sei di Giovanni. Insomma salutiamo chi ci dona un sì radicale ed assoluto! 

Un sì che ci garantisce di potere vivere non sotto una spada di Damocle, ma "sub tuum praesidium". Il motivo ultimo è trinitario, come viene spiegato nella stupenda preghiera che Ignazio ha insegnato ad Adrienne: 

...Ubi es est amor sempiternus, omnia tanges quae creavit Pater...

Tutto quanto ci ha donato il Padre, tutto ciò che ha toccato è ricolmo del suo amore. 

...omnia quae passus est Filius...

Tutto quanto ha sofferto il Figlio è stato trasformato nel suo amore gratuito. 

...omnia quae vivificat Spiritus...

Tutto quanto viene vivificato dallo Spirito si risveglia come amore da cui trabocca amore. 
Salutando Maria ed invocandola ci mettiamo in contatto - nella sicura mano della mamma celeste - con quel amore che nella sua finitezza si rivela dono sempre eterno, che non ha paura della passione e che sa vivificare tutto. Veni, Sancte Spiritus, veni per Mariam! 

Roberto, un piccolo amico di Gesù 

PS (un mio post in Facebook)

...Regina degli Apostoli, abbiamo perso il gusto per i discorsi. Non abbiamo più altari se non i vostri. Non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice». (Charles Péguy, Prières dans la Cathédrale).
L’unico discorso per cui ho ancora interesse è quello filosofico (non accademico), perché la filosofia è solamente resa in parole del farsi “piccolo” , “povero” del dono dell’essere. Questo sta in analogia con la “exinanitio” (Cfr. Fil 2) propria a Cristo e al suo vicario. Così come viene esplicata da Gianni Valente, che sento in questa ora della storia della Chiesa molto vicino a ciò che io sento e penso.

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