venerdì 1 marzo 2019

"Della vostra compagnia io me ne infischio" (Luigi Giussani, 1993) - in dialogo con Massimo Borghesi

Lipsia. "Della vostra compagnia io me ne infischio" (Luigi Giussani, 1993) - questa frase viene citata da Massimo Borghesi nel suo libro del 2015: "Luigi Giussani. Conoscenza amorosa ed esperienza del vero. Un itinerario moderno" (Bari, 242). Sto parlando della seconda appendice al libro, in cui il filosofo italiano mette in risalto, tra l'altro, il viaggio del sacerdote della Bassa in Terrasanta del 1986 e il libro edito da "Il Sabato" (1993): Un avvenimento di vita, cioè una storia", "che raccoglie talune tra le cose più belle di Giussani (dal 76, Riccione, al 92, quando era cominciato il Parkinson  rg)... dove parla in modo vivo, vivace, ricco di immagini" (242). 

Ieri notte con mia moglie abbiamo pensato ai tanti allievi incontrati in questi 18 anni nella Sassonia-Anhalt (Germania, ex DDR) - di tutti i semi gettati nella loro vita, vediamo ben pochi frutti "ecclesiali" o meglio "clericali", ma siamo stati e siamo una presenza, la Sua presenza. Un battesimo, una vera amicizia in 18 anni sembrano essere un disastro organizzativo, ma in vero era la modalità con cui noi abbiamo vissuto ciò che Giussani diceva e che Massimo Borghesi spiega così bene, orchestrando alcune frasi di don Giussani: "Non è affatto per creare compagnia che noi siamo qui" (Giussani). Borghesi coglie il nocciolo della questione con la sinteticità di un twitter: "Per Giussani non è il gruppo, ma è Cristo la liberazione" (243). 

Sono andato, forse purtroppo, su un percorso difficile, non quello di un normale ciellino, sono partito dalla filosofia dell'utopia, dallo spirito dell'utopia, dopo aver lasciato il mio cristianesimo infantile (ma che ovviamente aveva momenti di verità come li hanno sempre i bambini), per giungere con Ferdinand Ulrich alla filosofia dell'amore gratuito, dell'essere come amore gratuito. Sono passato attraverso momenti bui (la perdita di un padre confessore amatissimo)  come quando nel 2010 (credo) sulla tomba di Balthasar a Lucerna, in ginocchio, ho intuito, dapprima in totale cecità, che per me Balthasar e Giussani erano la faccia di una stessa medaglia, di uno stesso amore, di una stessa obbedienza: al Logos universale e concreto, così concreto da desiderare ancora oggi "di rivedere i capelli di Gesù agitati dal vento" nella Terrasanta. Poi ho incontrato i primi Contadini di Peguy (Nicola Duz, Bruno Brunelli) e dopo anni di assenza in Italia con Facebook ho fatto i primi passi in quella realtà di amicizie che avevo lasciato decenni prima. Dapprima ho pensato che Antonio Socci e Massimo Borghesi, fossero ancora sulla stessa sponda, poi ho cominciato a vedere le differenze enormi, abissali e l'amico Borghesi mi ha aperto tante porte, in primo luogo per capire che vi è una "legittimità del moderno" (Romano Guardini, Augusto del Noce, Luigi Giussani), ed una "critica della teologia politica" (1), poi il mondo latino americano di Jorge Mario Bergoglio (ma anche di amici come Alver Metalli che vive in una villa a Buenos Aires), che ho studiato a memoria, come sto facendo con l'ultimo Guardini.Tutti autori che hanno percorso "itinerari moderni", in libertà ed apertura agli altri. In questi ultimi giorni ho ripreso in mano il suo "Giussani", perché non era possibile che fossi andato tutto un percorso dall'utopia alla realtà dell'amore gratuito per ricadere in un utopia, quella della: la liberazione è una comunione con un gruppo di gente arrabbiata che pensa sempre in modo "confrontativo" con tutti. 

"Dov'è che noi adesso affermiamo un'utopia?" si chiede don Giussani nel 1993. Crediamo in quello che ieri e nei giorni scorsi ho chiamato il "sistema CL"? "Dopo il 68 era l'utopia marxista, adesso che utopia abbiamo?" Quella utopia che avevo incontrato nella figura affascinante ed eretica del marxismo che era l'ebreo errante Ernst Bloch non vuole essere sostituita da un'utopia sistemica e reazionaria. Insomma dal "l'utopia della vostra compagnia. Tutti parlano di compagnia o - nel migliore dei casi di amicizia, come laicamente si parla di Stato , si parla di sindacato... Adesso sembra, tante volte, che noi mettiamo la nostra speranza nella compagnia...Noi creiamo una compagnia non per affermare un'amicizia, ma per affermare una Presenza, una presenza che è in questa compagnia" (Giussani, citato in Borghesi 243). 

Credo che dobbiamo fare ancora un passo: smettere di creare una compagnia, ma di metterci in un "atteggiamento di reale confessione" (Adrienne von Speyr) , di reale umiltà come ci ha insegnato l'ultimo Tantardini: tutto deve diventare grazia e questo possibile se cediamo a Cristo presente oggi, e per noi cattolici, sempre e comunque sub et cum Petro! Ieri  ho detto le stesse cose o quasi cercando di essere del tutto me stesso, e quindi in un linguaggio filosofico, che per me è "terapia" per non soccombere, ma Borghesi, il suo libro su Giussani, mi fa fare ancora un passo avanti oltre quel "carisma versus sistema" di cui parlavo: "Non si tratta semplicemente dell'incontro con un carisma, con una persona autorevole".  Anche se io intendevo carisma come dono del cielo, bisogna specificare precisamente cosa dice Borghesi: "L'autorevolezza (del carisma) potrebbe celare l'autoritarismo, una personalità forte" (241, 242). Della personalità forte di Giussani o di Carrón o di Papa Francesco io me infischio, perché non mi aiutano nelle notti quando faccio fatica a dormire, nel mio lavoro a scuola, nel mio amore e nelle mie amicizie. 

Cosa regge l'urto del tempo? Solo l'amore gratuito del Logos universale (quindi in dialogo con tutti) e concreto, sulla "piccola via" (Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo) della nostra vita quotidiana: tutte le personalità forti finiscono prima o poi: in una bara sotto terra o in galera. 

Ho bisogno della Tua presenza, delle tue mani sul mio volto: Cristo! 

Roberto, un piccolo amico di Gesù 

(1) Il giudizio di don Giussani sull'esperienza del "Movimento popolare" è chiarissimo: " L'urgenza della situazione politica italiana degli anni 70... ha fatto confluire tutte le energie di coloro che agivano nel MP su obiettivi di tipo politico, o più precisamente di tipo elettorale. Abbiamo così perduto molto tempo".  Troppo tempo in analisi e troppo poca attenzione alle situazioni lavorative concrete, come ora, cerca di fare quel momento di verità in azione nella "Compagnai delle Opere". E poi si è perso il senso della "povertà assoluta", quella che Giussani spiega in riferimento alla Terrasanta: "una vitalità di fede" che non ha bisogno "di giornali, settimanali, di grandi strutture". O di blogs politici; il mio è un semplice diario personale. 

Un aggiunta (5.3.19)


" Voi affidate forse le vostre speranze ad una compagnia perché c'è una tale persona o ci sono quegli amici con i quali andate d'accordo? Affidate la vostra speranza a una compagnia di uomini cui può accadere di tutto e che può, da un istante all'altro, sfaldarsi? "
(don Luigi Giussani cit. in Alberto Savorana, " Vita di don Giussani", cap, 29, pag. 900)
Qualcosa di buono c'è l'ha l'arresto di Roberto Formigoni. Mi ha permesso di approfondire cosa per me sia la fraternità di CL: niente di cui abbia veramente avuto bisogno negli ultimi 17 anni della mia vita, in un certo senso. Non che non vi siano stati anche degli incontri straordinari, ma questi incontri erano in primo luogo incontri con persone concrete, non con un'associazione. Quando don Julián si è accorto dell'importanza di Ulrich mi ha commosso, ma non tanto come capo - piuttosto come uomo! 
Vi sono stati contatti che mi hanno permesso di fare alcune azioni per me sensate, per esempio il viaggio nelle Dolomiti con tanti giovani e che potrebbero essere identificate con quel tipo di azioni che CL fa nel tempo libero, ma in vero anche queste azioni non sono mai state riconosciute come azioni del Movimento, insomma non avevano il timbro D.O.C. 
Ciò che veramente ha avuto importanza nella mia vita sono state nella quotidianità persone come mia moglie e i miei figli, con qui sta nascendo un rapporto di grande amore vicendevole e maturo. Per quanto riguarda la Chiesa il parroco nostro si sta mostrandosi come uno che ha davvero un reale interesse per la mia famiglia - non esemplare, ma quotidiano. Se voglio sapere cosa progettano i miei figli, posso telefonare al mio parroco. Se telefonassi ad una persona della fraternità in Germania non ne avrebbe la minima idea. Sebbene anche con alcune di esse ho fatto dei passi importanti.
Con i Contadini è nata un'amicizia a partire da Facebook che è una cosa che non esiste in questo mondo, una reale commozione l'uno per l'altro. 
Con una giovane amica, ex mia allieva, ora giudice a Colonia è nata davvero un'amicizia. Oggi diceva un ragazzo nella caffetteria che sono l'insegnante più amato della scuola, non so se è vero. Ci sono alcune giovani colleghi che sono amati perché giovani, ma quello che davvero mi sorprende è questa amicizia con questa giovane donna. Sebbene siano passati dodici anni dalla sua maturità.
Le mie foto fanno vedere il mio sguardo sul reale, non sono tutte perfette, ovviamente, ma chi le segue orami conosce il mio sguardo quotidiano sulla bellezza della natura qui da noi. 
Alla filosofia sono rimasto fedele come si è fedeli ad una medicina, senza la quale la vita non è vivibile, in primo luogo a Ferdinand Ulrich - che per me, insieme a Cornelia Capol è stato la vera carezza di Gesù sul mio volto. Massimo Borghesi diventa sempre di più una presenza, in modo particolare per il suo grande amore per il papa e per la sua capacità di offrire le categorie che permettono di vedere che dietro alla semplicità del papa, c'è tutta la forza ontologica e fenomenologia per comprendere il mondo nelle sue tensioni e nel suo viaggio dal Padre al Padre (Adrienne).
Con Adrian, che ora è a Washington, il rapporto si è indebolito, ma lui si è occupato e si occupa tanto di mio figlio che ora considera come amico. 
Con i colleghi a scuola ho cercato sempre almeno di mantenere aperto un rapporto - almeno con alcuni - sebbene per me è difficile parlare con le persone del più e del meno. 
Domani ricomincia la quaresima e quindi di nuovo un attenzione particolare alla preghiera. Il martedì, anche oggi, vado sempre dal Santissimo con il commento a san Giovanni di Adrienne, di cui si trova traccia nel mio gruppo dedicato alla mistica svizzera. 
Ho un bisogno grandissimo di libertà e non sopporto alcuna forma di clericalismo, tanto meno in cose sessuali (le prediche sul sesso solo nel matrimonio, anche se io vivo così, mi fanno venire la nausea, etc. Tanto per fare un esempio). So che la libertà profonda è anche riconoscimento che non mi faccio da solo e quindi di una dipendenza antropologica, ma per l'appunto antropologica, non clericale. 
Nell'ultima estate ho riscoperto tutta l'energia vitale della mia mamma; con mio padre ci sono stati anche alcuni buoni dialoghi. 
Raramente ho avuto la sensazione che qualcuno abbia bisogno realmente di me. Per esempio il calore di mia figlia che mi ha vietato di morire prima di aver compiuto 90 anni (non so, però, se potrò esaudirla) è unico. Con mi figlio ultimante ho capito meglio la frase di Peguy: Dio Padre stesso vuole essere amato non per uno "dovere", ma in modo libero. L'interesse che un figlio ha per il proprio padre d'adulto è una gioia ancora più grande di quando da piccolo ci si rotolava per terra o sul divano. 
Oggi ho scritto a mia moglie che ultimamente sono spesso triste - quando lei ha letto quello righe ne ho sentito tutta l'emozione, quella emozione che si può provare solamente dopo aver camminato insieme trent'anni di vita. 
E Gesù? Senza di lui tutto si sfalderebbe nel nulla nichilista che ci circonda, ma non chi dice: "Signore, Signore..." Solo lui è speranza, perché solo lui è disceso per amore nell'inferno del disastro umano - che circonda tante sorelle e fratelli uomini. E che tanti hanno nel cuore. 

Roberto, un piccolo amico di Gesù


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PS (Aggiunta del 10.5.19)

Caro Massimo, 
non avendo ancora letto (per intero) la biografia intellettuale che de Lubac scrisse sul suo percorso di pensiero e di vita, non avevo così presente la sua fase di militanza contro il nazismo, che mi sembra molto attuale perché fa vedere l’impossibilità di conciliare il pensiero pagano nazionalista dei nazisti o di chi si voglia con quello cristiano. 

Ovviamente le epoche storiche non si ripetono tali ed uguali; il nazionalismo odierno, sia negli USA sia nella Russia, si combina con un pensiero cristianista, ma c’è un punto secondo me di contatto forte: „il tentativo manifesto di paganizzare il cristianesimo“ (cfr. Ateismo e modernità, 45). Trump e Putin stanno, mutatis mutandis, mettendo in opera la „sociologia“ di Comte, in cui il cristianesimo di fatto collabora ad un progetto politico che tradisce del tutto la sua natura „evangelica“, cioè di servizio e non di volontà di potenza. Un progetto che vuole la sottomissione delle domande del senso religioso (cosa giudica il mio cuore come vero, buono, bello?), pur se praticata con il rosario in mano. 

Nei „Contadini di Peguy“ stiamo ritornando di nuovo alla soglia dei 1500 membri ,che avevamo già raggiunto, perché moltissime persone del Movimento se ne sono andate, perché ci giudicano troppo di sinistra. Il nostro "lavoro militante“ in rete ha un cuore del tutto non militante, ma di testimonianza - la sequela del Papa, ma certamente nel suo momento militante, come si vede in modo particolare dalle frasi che pubblica ogni giorno Angelo Lucio Rossi, è un invito alla resistenza simile a quello dei „Cahier du témoignage chrétien“, che ho pubblicato oggi nel gruppo. 


"Noi dichiariamo
- e nessuno può contestarlo seriamente - che ogni "collaborazione" economica o politica con il potere nazista, in circostanze in cui collaborazione significa sottomissione, porta con sé un pericolo prossimo di sottomissione nel campo della cultura. Ora la "cultura"nazista è fondamentalmente anticristiana, e sia le reiterate dichiarazioni dei capi nazisti sia le loro azioni ripetute non sono, a questo proposito, per nulla rassicuranti.
Vogliamo dunque mostrare a tutti i cristiani, ed anche a quelli che, senza essere credenti, sono attaccati più di quanto pensino ai principi di una civiltà cristiana, che, su questo piano dello spirito, si deve resistere ed organizzare la resistenza al nazismo". 
Cahier du témoignage chrétien,, a cura di Henri de Lubac, 1942,
citato in Massimo Borghesi, Ateismo e modernità, Milano 2019, 39-40

Per quanto riguarda la discussione filosofica sulla genesi dellateismo tra Maritain e Del Noce, credo che abbia ragione Del Noce. Marx è dapprima ateo, per via di quella che chiami la logica delle essenze, e non ribelle contro il male del mondo. Sarebbe interessante vedere come giudichi la filosofia di Ernst Bloch - è un erede della critica al clericalismo, come Proudhon o è un erede di Marx? O entrambe le cose? Cosa è l’"Ateismo nel cristianesimo di Bloch?  Un passaggio della storia delle eresie o eredità marxista? 

Interessante sará per me capire come giungi al tema della modernità come reazione legittima versus le guerre di religione. Nellintroduzione al volume parli di due modernità - una che non conduce per nulla allateismo conseguente. Quella che de Lubac ha visto nella figura della dignità umana di Pico della Mirandola, etc. 

Molto interessante è anche la differenza che pone Del Noce tra critica al clericalismo ed ateismo. Il primo non ha una forza politica e perde il contatto con le masse. Come ogni forma di pessimismo religioso il primo è critico aspro della tecnica, il secondo invece interpreta il mondo in termini di pensiero tecnico. 

La forma di paganizzazione della religione, delluso del cristianesimo per una teologia della prosperità, della sua sottomissione a progetti di egoismo collettivo non si esprime con l'ateismo conseguente e scientifico come è successo nel bolscevismo e nello stalinismo (di stampo nazionalista e per nulla più internazionale, come si vede anche nella polemica tra Stalin e Tito). Una figura come Putin si sviluppa da ufficiale del KGB verso nazionalismo russo con tinte religiose: questo è possibile perché ciò che muove il cuore di questo uomo non è la exinanitio cristiana, ma la volontà di potenza, che egli ha saputo simulare, già dai suoi anni in Dresda, quando questa potenza stava per sparire, nella sua forma bolscevica e stalinista. Anche Trump non ha il minimo senso della exinanitio cristiana e dellessere come dono gratuito. Gli imperatori di questo mondo si servono insomma dei cristiani dandogli ragione in alcuni temi (negazione dellaborto, difesa della famiglia), per usarli per un progetto politico, a cui sul piano dello spirito (de Lubac) non possiamo che resistere. Anche se forse a livello della logica delle essenze non sapranno esprimersi al livello di un Marx.

In un post di questa mattina sul finale del Perché la Chiesa di Don Luigi Giussani ho cercato di far vedere come tanti nel Movimento non hanno la minima idea di essere un tassello di questo tentativo di riduzione della religione ai desideri degli imperatori.

Un abbraccio, Roberto 

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