lunedì 29 gennaio 2018

Una comunità cristiana esiste solo per "lavorare" per Cristo, anche se nasce come "grazia" (riflessioni sul Movimento di Comunione e Liberazione) - in dialogo con Erich Przywara SJ

Una comunità cristiana esiste solo per "lavorare" per Cristo, anche se nasce come "grazia". In modo particolare vorrei riflettere sul Movimento di Comunione e Liberazione, facendo parte della fraternità, riconosciuta da pontefice, ma le cose su cui cerco di riflettere hanno a che fare non solo con esso. 

Il fondatore è morto nel febbraio del 2005, ma deve ancora realmente morire nel cuore di tanti, che ne fanno un "culto della personalità", perché solo con la morte nasce la vita: non vivificatur, nisi prius moriatur! 

"Ci si entusiasma per la sua causa, ma non per se stessa, non perché se ne abbia compreso la verità e la grandezza, ma per la sua "personalità", che in modo così "geniale", così "regale" la rappresenta" (Przywara, 1917) - il testo del padre gesuita polacca vale ovviamente non solo per don Giussani, che allora non era ancora nato! 

Questo è il disastro di chi, avendo condivo un momento di vita con il fondatore, dice di esserne il vero interprete, ma in vero è il vero interprete di un morto che non è davvero morto. O per parlare con Paolo: è interpretazione di don Giussani "kata sarka" (secondo la carne).

Il Movimento rischia al momento di non essere un reale "lavoro" per arrivare a Cristo, che è il senso ultimo e primo di ogni agire del cristiano, ma un'associazione cultuale della personalità geniale di don Giussani. Ora per quanto geniale, don Giussani è morto nel febbraio del 2005 e non gli si può far dire cose riguardanti per esempio la realtà politica del febbraio e marzo del 2018, come se fosse vivo ora. E vivo lo è, ma nella gloria di Cristo "inizio, cammino e meta di ogni lavoro" e di ogni impegno del cristiano nel mondo. 

Che nel Movimento non si faccia realmente un lavoro reale lo si vede in modo particolare in Italia (osservata da ciò che si vede in rete e in dialogo con alcuni amici italiani) in cui,  pur con tante "scuole di comunità" sul "Percorso" vi è un razzismo latente, che non vede più il "senso religioso" per tutti gli uomini, ma un'insistenza di "collettivo egoismo italiano" (paragonabile all'egoismo collettivo tedesco di cui ho parlato in alcuni articoli nel Sussidiario);  non vede la "pretesa di Cristo", concreta ed universale, ma una riduzione di questa in "egemonia politica", nel nome di un'altrettanta riduttiva visione di ciò che siano i valori non discutibili; che in fine vede la Chiesa ridotta ad un'agenzia di servizio politico/partitico (in forza di una determinata "teologia politica") per una certa fazione del dibattito politico italiano. Chi guida il Movimento cerca di frenare questo processo e di educare il popolo, ma perlomeno per quanto riguarda il popolo della rete, regna una confusione da far spavento. 

A parte la situazione in Italia è tentazione di tutte le comunità di scadere in ciò che il padre Przywara chiama una "fanatische Gleichmacherei" (un egualitarismo fanatico). È difficile trovare quel "profondo rispetto per l'individualità" di cui parla il Padre Przywara. Se un membro di una comunità è "strano", cioè realmente un individuo o lo si ignora o non lo si prende sul serio, per una specie di pregiudiziale a favore di una "mediocrità dell'appartenenza". Non un profondo rispetto per l'individuo, ma il suo uso in favore di un'appartenenza mediocre. Lo si vede quando l'individuo viene osannato o si entra in dialogo con lui, solamente se usa un certo linguaggio "mediocre" di appartenenza (quello di cui anche Tracce, che è realmente una bella rivista, deve liberarsi con ancora più decisione). 

Oppure si cerca di "educarlo" (l'individuo strano), invece di educare chi davvero ha bisogno dell'educazione, per esempio tutti quelli che gridano nella rete la loro frustrazione. L'individuo realmente cristiano non ha bisogno di questa educazione, perché sa che solo "un sacrificio gratuito della propria individualità", può essere fecondo, può operare un lavoro fecondo anche in rete! 

Se il senso ultimo del lavoro e dell'impegno del cristiano nel mondo è Cristo è chiaro che la logica operativa di Cristo passa attraverso il disastro della croce. Solo la croce è la vera speranza del cristiano! Crux spes nostra! Che essa possa essere confusa con il lamento delle masse è forse una dimensione di ulteriore e tragica mancanza di rispetto per il mistero di ogni individuo realmente "unico". 

Der quanto riguarda i giovani in CL. Certo ho una certa speranza per ed in essi, ma da quello che vedo vale per loro ciò che vale anche per i vecchi come me. Lavorano per l'amore gratis di Cristo nel mondo, per esempio con un reale confronto nella scuola di comunità o vogliono diventare un'assemblea di culto della personalità di certe persone? Anche per i giovani vale: sono disposti realmente a lavorare per Cristo o  basta loro una certa  "gnosi" particolare (che ha a che fare con i propri gusti che con un vero lavoro universale? Chi è davvero pronto a "lascare tutto" per un reale confronto con l'amore gratis, che porta anche oggi e per sempre il nome  di Cristo? Da dove prendono i giovani i loro coraggio di vivere? 

Roberto, un piccolo amico di Gesù  

Invito gentilmente S.E. Mons. Negri a dare le dimissioni da Vescovo emerito e di rinunciare all'esercizio attivo al sacerdozio. Ovvero "la convivenza con di don Gius non garantisce la sanità mentale".

Invito gentilmente S.E. Mons. Negri a dare le dimissioni da Vescovo emerito e di rinunciare all'esercizio attivo al sacerdozio. Ovvero "la convivenza con di don Gius non garantisce la sanità mentale". 
(lo so che alcuni ora mi insulteranno, se esagerano li blocco qui in Fb per autodifesa mentale, ma non li odio, anzi prego per loro)
In forza del seguente articolo di S.E. Mons. Negri, che non vorrei commentare nel dettaglio anche se contiene frasi del tutto disgustose (per esempio quella dei "setti anni di governi calati dall'alto"), che dimostrano il suo poco senso delle istituzioni dello stato di diritto, gli consiglieri di dimettersi da vescovo. Se mi ricordo bene dagli anni della mia gioventù, al grande sacerdote Gianni Baget Bozzo, per il suo impegno diretto in politica non fu permesso di esercitare la sua missione sacerdotale. Questo impegno diretto in politica di S.E. Mons. Negri lo discredita come vescovo, in primo luogo perché polarizza la comunità cristiana e in secondo luogo perché è un esercizio troppo diretto nella sfera politica. Ovviamente può continuare a fare la sua campagna politica per il centro destra, ma non come sacerdote, come non lo potè in quegli anni Gianni Baget Bozzo. Infine il modo scurrile con cui cerca di appropriarsi del carisma di don Giussani infine rivela anche uno scarso senso delle istituzioni e dei carismi ecclesiali. Madre Teresa di Calcutta si sarebbe infuriata se un sacerdote, dal di fuori di una responsabilità diretta nel suo ordine, fosse intervenuto in modo cosi massiccio nella conduzione dell'ordine stesso. Se davvero quella di S.E. Mons. Negri fosse l'unica interpretazione legittima del carisma di don Giussani dovrei immediatamente chiedere di uscire dalla Fraternità, perché come mi ha scritto un'amica: "La "teologia politica" (in questo caso di S. E. Mons.Negri) - cosi' come è stata formulata in passato anche da alcuni alti esponenti ecclesiastici - è ancora, purtroppo, metodo e strumento per affrontare le sfide del presente e per guardare la realtà. Questo "metodo" - che forse ancora troppo debolmente si indica come l'origine della presente, devastante deriva spirituale che, come cristiani, oggi ci caratterizza - si è rivelato un totale fallimento, ma non ha smesso di permeare in profondità le coscienze e di accecare gli sguardi. Mi rendo conto sempre di più del compito immenso di recupero del Vero che è stato affidato dalla Provvidenza a papa Francesco. Delle ostilità che suscita e che sempre più susciterà: perchè la posta in gioco è davvero rimettere sotto lo sguardo, anzitutto nostro!, Cristo vivo, non ridotto secondo gli schemi ideologici nei quali ci ha fatto comodo - per tanto tempo- ridurlo per silenziarne uno scandalo che è anche giudizio, implacabile, su tante nostre ribellioni e disobbedienze.
Appiattire la Chiesa su una specifica parte politica in nome dei " valori cristiani" e per salvaguardarne - così si diceva - la rilevanza pubblica è stato un errore madornale, di cui ancora adesso paghiamo le conseguenze soprattutto a livello di " pensiero" e di un impatto - del tutto distorto - con il reale. Non credo che don Giussani intendesse questo quando parlava di " educazione del popolo".
Roberto, un piccolo amico di Gesù

domenica 28 gennaio 2018

Solo il 10 % di quelli che protestano contro i profughi sono estremisti di destra?

Solo il 10 % di quelli che protestano contro i profughi sono estremisti di destra? 
Lipsia. Questa, che riassumo come domanda nel titolo, è ormai l'idea che si sta facendo strada nella borghesia europea: Solo il 10 % di quelli che protestano contro i profughi sono estremisti di destra. 
Insomma i profughi sono davvero un problema e quindi la gente fa bene a protestare, tanto più che solo un 10% è davvero un estremista di destra.
Una cittadina a 130 chilometri a sud est di Berlino, relativamente vicino a casa mia, sta diventando famosa per le sue proteste contro i profughi. Cottbus, circa 100.000 abitanti. Ne ha parlato per tutta la terza pagina della FAZ Markus Wehner. Il giornalista della FAZ da, nell'impostazione del suo articolo, più rilevanza all'associazione di estrema destra, vicina all'AfD, "Zukunft Heimat" (futuro della patria), che a quella di sinistra "Aufbruch" che si impegna con i profughi in città. 
Il dato rilevante per il pubblico italiano è che una città che ospita 3.400 profughi, tra cui 2.000 dalla Siria. Ci sono stati problemi di violenza da parte di giovani siriani (pochi), provocati anche da giovani tedeschi. Tanto basta perché la dimostrazione che nei mesi passati ha portato sulla strada una centinaia di persone, nell'ultima ne ha viste circa 2.000 con cartelli del tipo. "Schnauze voll" (che tradurrei con un "ne abbiamo le palle piene").
Cottbus ha anche un'istituzione universitaria con una forte integrazione di stranieri: dalla Cina, Polonia, India, Ucraina e Russia. Dei 7.500 studenti ogni quarto è straniero. Jörg Steinbach, il presidente dell'università, dice che, piuttosto che fare una contro dimostrazione, sarebbe meglio spiegare alle persone i motivi per cui la presenza degli stranieri è da vedere come una chance e non come un problema. 
Che la Chiesa nell'est della Germania sia meno presente come "giudizio politico" credo abbia a che fare con la situazione particolare nelle regioni che avevano formato la ex DDR. L'ultima grande presenza politica è stata quella delle dimostrazioni che hanno portato alla caduta del muro. Le comunità cristiane e i loro vescovi fanno certamente un grande lavoro di presenza in una situazione di diaspora, ma non si contraddistinguono, in modo particolare, per un giudizio che chiamerei di "critica della teologia politica" - non è per nulla un caso che non vi sia una traduzione del libro del filosofo italiano Massimo Borghesi "Critica della teologia politica" in Germania. 
Con un'attenzione critica a ciò che sta diventando realtà sia in Italia che in Germania (1) sarebbe immediatamente chiaro che uno spettro sta girando per l'Europa e che ha un nome chiaro, quello dell' "egoismo collettivo". È vero che Solo il 10 % di quelli che protestano contro i profughi sono estremisti di destra, ma è vero anche che mutatis mutandis ciò valeva anche per il periodo fascista e nazista nella sua prima fase. 
Questo non vuol dire che non si possa/debba affrontare anche nei paesi di provenienza la crisi dell'immigrazione che investe tutto il mondo, ma questo è un altro tema. 
Roberto Graziotto, articolo in proprietà dei "Contadini di Peguy"
(1)
Nella mia bacheca in Facebook, ne ho parlato così: 
Il dramma di una "teologia politica" (che dice di difendere la famiglia) si sta prendendo di nuovo in possesso di parti del mondo cattolico, che avrebbe le carte in regola per fare una reale "critica della teologia politica" (Massimo Borghesi), ma che purtroppo si fida dei "potenti di questo mondo", invece che del dono del cielo, Papa Francesco. La frase di Salvini è politicamente un disastro ed anche filosoficamente. Politicamente perché il nesso causale tra lo sbarco di un immigrato e il disastro demografico è una bugia populista. Perché l'attenzione per la classe media non deve avere come nemico l'attenzione alla povertà, ma la ricchezza smisurata di alcune élite. Filosoficamente perché l'essere finito stesso è unità di povertà e ricchezza. In sé l'essere finito non è niente, quindi del tutto povero, addirittura non sussistente (dice Tommaso non Graziotto), ma è come dono gratuito del tutto ricco perché le sostanze (pietre, animali, uomini) sono sussistenti proprio in forma di questo dono ontologico. Una politica che voglia negare questa dimensione ontologica dell'essere finito non può che fallire, perché l'ontologia è più concreta dello pseudo realismo della "teologia politica". Che Dio ci aiuti.

PS
 La mia parte filosofica è certamente molto difficile per chi non segue ciò che dico da anni (cosa che ovviamente non è obbligatoria). In sintesi. L'essere finito è unità degli opposti ricchezza e povertà. Una politica che appoggi solo la ricchezza della classe media versus l'attenzione alla povertà dei profughi non può che essere ontologicamente sbagliata. L'essere stesso per Tommaso non è un "tesoro geloso" da difendere, ma sempre e solo un movimento di donazione che si fa sostanza concreta, per esempio in un povero italiano, ma certo anche in povero eritreo. Il movimento dell'essere come dono è un movimento di "amore gratuito", anche per la classe media, ma in modo preferenziale per chi è povero, perché il cuore dell'essere stesso è povertà. La povertà di non tenere fermo a se stesso come un dono geloso, ma di donarsi nelle sostanze finite che sono ricche, cioè sussistenti. L'essere stesso come dono è niente, non il niente del nichilismo, ma quello dell'amore gratuito. Etc

sabato 27 gennaio 2018

Über den Wahrheitsanspruch der römisch-katholischen Kirche

Über den Wahrheitsanspruch der Kirche
Ja, die Kirche auch in dieser unserer "flüssigen Gesellschaft" hat einen Wahrheitsanspruch. Gott Lob! 
Die römisch-katholische Kirche hat den Wahrheitsanspruch die Kirche Jesu Christi zu verwirklichen! 
Jesus Christus ist jedoch der Logos Gottes, der absolute und gratis Liebe ist. Man kann nicht Liebe gegen jemanden sein, sondern Liebe mit und für jemanden sein. 
Die Mönche, die in Algerien in den neunziger Jahren von Terroristen umgebracht worden sind, haben nicht ihr Märtyrertum gegen die Muslime in Algerien, die auch von islamistischen Terroristen umgebracht worden waren, aber mit ihnen und für ihnen, wie man in dem wunderbaren Film über ihr Leben zu sehen ist, gelebt und es nicht einmal gewünscht. 
Pater Christian aus Algerien mit seinen Mitbrüdern und Pater Dall'Oglio aus Syrien sind meine Vorbildern: Leute, die den Wahrheitsanspruch der Kirche nicht gegen jemanden, sondern mit jemanden leben. Pater Dall'Oglio SJ hat 30 Jahren mit Muslimen in einem Kloster gelebt und jetzt ist seit 4 Jahren in Gefangenschaft von Terroristen oder tot. 
Ich (mit meiner Frau und mit meiner Familie) lebe seit 16 Jahren im Land der Reformation meine römisch-katholische Identität nicht gegen jemanden, sondern mit meinen lutherischen Mitbrüdern und -Schwestern. 
Der Wahrheitsanspruch der Kirche ist nicht primär eine Aussage über sich selbst, sondern über den Logos, der Gratis Liebe für allen ist. Noch weniger ist das, was ich jetzt sage eine Aussage über mich selbst, da der, der ich bin, nur aus Gnade so ist. 
"Würde einer die Aussage über sich selber wagen, so würde sich mit sich beschäftigen statt mit Gott" (Adrienne). 
Wir wollen jedoch die Aussage über die Wahrheit der Gratis Liebe nicht als Beschäftigung über uns selbst, sondern als Beschäftigung mit Gott verwenden. Gott, dessen Ruf, wie in den 5 Videos Bischof Oster gut erklärt wird, wir spüren wollen. Wenn wir den Ruf Gottes, der die absolute Liebe ist, nicht spüren, sind alle andere theologische Diskussionen über die Kirche eher ein Hindernis als eine Hilfe. 
Wenn Christus, der Logos Gottes ist (Luther übersetzt dies mit Wort), dann gilt was Balthasar sagte: "keine Theologie ohne Philosophie". Damit meine ich nicht sosehr die Theologie oder die Philosophie, die man in einer Universität lernt, sondern eine "sapientia cordis", eine Weisheit des Herzens. Es gibt keinen Zugang zu Gott (Theologie) ohne "Selbstdenken" (Philosophie). 
Christliche Gemeinschaften laufen oft die Gefahr "Autoreferenzialität" (sprich, etwa eine Sprache die nur sie verstehen) auszuüben, also die Gefahr von sich zu reden. Allein die Kirche schon von den Kirchenvätern her hat sich nur der "Mond" verstanden, Christus ist die "Sonne". Eine kirchliche Gemeinschaft, die in Einheit mit Petrus (der letzte Garant der Gratis Liebe) steht, wird sicher einen konkreten Ort der Begegnung mit dem Heil (zuerst mit der Rettung der eigenen Seele) sein, aber nicht gegen anderen, immer in großer Demut vor und Freude mit dem Anderen. 
Roberto, ein kleiner Freund Jesu

PS Übrigens, schon der Heilige Augustinus sagte, dass wir staunen werden, wer draussen und wer drinnen ist. Nicht alle die denken, drinnen in der Kirche zu sein, sind sie es wirklich. Und nicht alle, die denken, draussen zu sein, sind sie es wirklich. Mit bestimmten polarisierende Aussagen Jesu, weil dessen Wahrheitsanspruch ehr der richtige Ernstfall ist, ja noch mehr mit seiner Person werden wir nicht so sehr als Katholiken, Lutheraner, 
Muslime, sondern als Menschen, die ein "lauteres Herz" haben oder nicht haben, konfrontiert werden. 

martedì 23 gennaio 2018

Abbiate il coraggio di "uccidermi" (1) (anche solo nel senso di depennarmi dalla vostra lista di amici). - Una mia comunicazione in Facebook

Abbiate il coraggio di "uccidermi" (1) (anche solo nel senso di depennarmi dalla vostra lista di amici).

Lo so che vi sembro pazzo, pazienza!

Non riuscite a conciliare nella vostra testa che un cattolico dia dell'imbecille ad un vescovo, prenda sul serio la frase di una ragazza (Etty Hillesum, uccisa a Auschwitz) sull'orgasmo delle donne (ma che desidera anche come Etty stessa uno sguardo "oggettivo", cioè vergine e caldo su di sé), voti PD, non ami Donald Trump (già la mia mamma che sopporta con pazienza e gioia la sua cecità in un occhio è per me un più grande eroe del pagliaccio americano). Abbia paura di AfD (in Germania) e "5Stelle" (in Italia) ed abbia paura con il Papa di una guerra atomica. E che quando fa il bagno nel Mediterraneo non pensa più come faceva da bambino: finalmente vacanze, ma ad un cimitero di cui politici come Salvini portano in prima persona la responsabilità.

Sappiate che è la stessa persona che si alza alla mattina e per primo da un bacio ai piedi di Gesù, nella croce che mi aveva regalato il mio primo parroco, dice le Lodi prima di mettersi al computer, perché sa che solo Cristo salva il mondo. Che pubblica il Vangelo in tre lingue in bacheca come primo atto del suo uso di Facebook. Che si commuove quando si inginocchia davanti alla tomba di Balthasar e post mortem il don Gius gli offre la sua paternità. Che lotta come un leone quando i suoi amici soffrono. O che si ricorda di tante cose che gli vengono raccontate: un marito che non ha più lavoro, un bambino difficile in famiglia, una persona malata... Che legge un libro sugli inuit, perché glielo presta un bidello amico e che lo sente più amico di tanti colleghi.

Sappiate che sono anche uno che andrebbe a pulire i cessi in Vaticano e smetterebbe subito di insegnare, se il Papa me lo chiedesse. Perché mi commuove questo uomo, che sa di essere un peccatore e che sa che Gesù e non lui salva il mondo! E che fa ciò che Gesù gli suggerisce.

Ora prendete le conseguenze di tutto ciò. Da quando Antonio Socci, che da un certo punto di vista mi è più simpatico di certi vescovi, perché la sua lacerazione per la figlia la sento anche mia, attacca (non critica, perché questo può essere necessaria) il Papa non lo leggo più, ma non vado però neppure nella sua bacheca a dirgli che è un'idiota o un pazzo.

Non fatevi neppure ricattare da me se vi ho detto che non dobbiamo dare scandalo e per questo sarebbe meglio rimanere fedeli ad un certo gesto: l'unità la dona Cristo non Graziotto, che è e rimane solo

Roberto, un piccolo amico di Gesù!

PS Come mi ricorda l'amico Sandro: "Non è detto che ogni nostra mossa sia giusta (anzi, sicuramente, tante saranno sbagliate) ma che Cristo ci mantenga sul sentiero (scosceso ed accidentato) che porta a Lui.
Buona giornata e buona strada".

(1) È una delle prime frasi che mi disse Ferdinand Ulrich.

venerdì 19 gennaio 2018

Sulla parola da me usata, cioè "imbecille", per S.E. Mons. Luigi Negri: parola che non era un'offesa, ma una dichiarazione d'amore

Sulla parola da me usata, cioè "imbecille", per S.E. Mons. Luigi Negri: parola che non era un'offesa, ma una dichiarazione d'amore

Mi è stato detto in un messaggio che nel contesto dei social media la mia offesa a S.E. impedisce il comprendere gli importanti argomenti che ho per difendere il Papa. 

L'uso di questa parola non era un offesa, ma una dichiarazione d'amore. Capisco che sia difficile comprenderlo, ma come ho già detto in un altro post: l'atto che si compie con una prostituta può in un certo senso non differenziarsi, a livello fisico, da quello che si compie con la propria moglie, eppure è cosa del tutto diversa. 

Io non ho parlato perché comprendessero i miei argomenti: questa è una sopravvalutazione della "gnosi" e della mia persona, un piccolo amico di Gesù che in terra di missione fa il lavoro di insegnante da 16 anni in un liceo in Italia sconosciuto. Ho parlato perché non comprendessero, visto che tanto hanno orecchi e non ascoltano, ed hanno occhi e non vedono. E questo accade da anni! 

Ho parlato con una sola intenzione: vieni Signore Gesù, Maranatha! Tu hai gettato fuoco sulla terra, e vuoi che bruci, e noi siamo solo la Tua bocca, che confessa e spera nella Tua venuta! 

Ho ritenuto di doverla usare, la parola che mi si accusa di aver usato, sia per il luogo in cui S.E. Mons. Negri aveva rilasciato la sua intervista, sia per alcuni contenuti, esposti in un post nel mio blog che invece delle solite 20 "visite" ne ha ricevute quasi 900. Ne cito solo uno (degli argomenti), quello che il Papa come sudamericano non sarebbe capace di sinodalità. Questo è uno degli argomenti che potentati tradizionalisti usano per dire che il Papa non è adatto ad esserlo. Non è un argomento innocente, né profetico, ma semplicemente offensivo che non conosce nulla della storia della Chiesa dell'America Latina, che da Puebla fino ad Aparecida è stata una Chiesa locale con grande tradizione sinodale, non solo tra il clero ma anche con i laici, come dimostra la figura luminosa di un filosofo laico come Alberto Metto Ferré. Una sinodalità sempre in unità con Roma! Come dimostra la grade figura del vescovo e beato Oscar Romero, che pur non compreso, a volte, da Roma le è rimasto sempre fedele, in pubblico e in privato. 

Ho usato la parola che nel mio epistolario con Hans Urs von Balthasar, egli usa per il cardinal Siri. È vero che si trattava di una lettera privata, ma non è la prima volta che mi si chiede di pubblicare le mie lettere nella loro interezza (alcune sono già state pubblicate) con il teologo svizzero e certo io non le pubblicherei mai, nella loro interezza, censurandole. Così in vero anche questa comunicazione privata non lo sarebbe più. A parte il fatto che la categoria "privato" non è una categoria cattolica, ma liberale, l'unico vero argomento per usare o non usare coram populo una certa parola sarebbe l'argomento della "discrezione" - proprio quella che manca a S.E. Mons. Negri, il quale se non fosse così indurito dal proprio clericalismo formale, forse, qualora abbia il tempo di occuparsi del piccolo amico di Gesù, potrebbe chiedersi come mai una persona che lo ha amato parli così di lui. 

Non avevo scritto il mio post nei "Contadini di Peguy" perché non volevo coinvolgere nessuno nella mia "lotta". Anzi quando un amico mi ha chiesto di togliere il suo nome da una frase del post l'ho fatto subito. Egli non voleva essere coinvolto, per motivi chiari riguardanti la sua missione ecclesiale e di pensiero, in questa mia lotta, che per me non è un voler partecipare alle beghe interne del Movimento, ma un chiarimento necessario alla mia coscienza, nella mia storia particolare con esso. 

Che S.E. Mons. Negri sia vescovo e sia stato amico di Don Giussani è cosa che esaspera ancora di più la sua ambiguità - lui, non io, dovrebbe far capire, non facendo parlare la propria segreteria, ma in una sincera e non ambigua difesa del e testimonianza per il Santo Padre, la propria posizione di vescovo. 

Un ambiguità che lacera il Movimento di Comunione e Liberazione in Italia. Come si vede nella rete, e come so  di alcune (?) comunità di CL è un'ambiguità che raggiunge anche chi le guida, che ha spess un'obbedienza a don Carrón solo formale e apparente - nel concreto vengono letti con assenso solo i soliti bollettini di guerra con i vari nomi fuorvianti (bussola, nuova bussola...) e i giornali in cui viene pubblicata quotidianamente immondizia contro il Santo Padre! Per chi vive in Italia è spesso una tortura vedere come il Movimento venga usato solamente per motivi politici, sostenendo persone che nessuna persona che sia interessato al bene comune di un paese e dei nostri fratelli uomini (in modo particolare dei migranti) può sostenere senza vergognarsi. 

La rete rivela quanto scandaloso razzismo sia presente in Cl - non in chi la guida come fraternità pontificia, che in ogni intervento ormai rimanda al magistero del Santo Padre, ma anche in tanti "capi". Tutto ciò abbisogna di un grande chiarimento. Io non so come esso sia possibile, ma so che tutte le anime del Movimento devono venire fuori in modo che sia possibile un reale discernimento degli spiriti. Come vorrei che questo fuoco incendiasse tutto il Movimento. Il Suo fuoco, non il mio! 

Roberto, un piccolo amico di Gesù

PS Mi è chiaro che questo Suo fuoco illumina anche e li distingue i veri amici, da compagni di strada casuali. Intelligere et amare è sempre dividens et componens! 


giovedì 18 gennaio 2018

Cosa significa per me il movimento di Comunione e Liberazione? La mia lotta contro il nulla.

Cosa significa per me il movimento di Comunione e Liberazione? La mia lotta contro il nulla. 
Dopo il mio attacco a mons. Negri certamente avrò perso la fiducia anche di alcune persone che mi hanno stimato, ma è lo stesso; quell'attacco era un atto di amore. 
Ora vorrei dire alcune cose che mi sono di vitale importanza (anche se alcune saranno motivo di scandalo). Nell'editoriale di "Tracce", che mi è arrivato oggi, ho letto la domanda di don Julián Carrón, che ho già condiviso: "Come si può non temere quando si è sperduti in mezzo al nulla, all'esilio?" 
In fondo vi è solo una risposta per me come cristiano: prendere sul serio l'invito di Cristo: "manete in dilectione mea". Rimanere nel suo amore gratis. Questo amore ha una sola modalità: fedeltà alla storia che ci ha raggiunti (e gratitudine per i tanti amici che hanno condiviso con noi azioni importanti). 
Vivo nella ex DDR, sebbene non siamo come in Corea "l'unico posto al mondo dove il cattolicesimo è fiorito grazie ad un'evangelizzazione fatta di laici, in modo spontaneo", nel reportage sulle piccole comunità di CL nel mondo, ho sentito questo passaggio come particolarmente vero. 
Viviamo (con mia moglie, il volto più concreto di quella storia particolare con cui Cristo mi ha raggiunto) da 16 anni in una zona con 2% di cattolici, forse 14 % di luterani e il resto di persone che probabilmente definirebbero se stesse come "senza chiesa"(e non atei). 
Il reportage sulle piccole comunità di CL nel mondo viene riassunto sotto il tema delle giornate d'inizio; un gesto importate di CL a cui quest'anno non ho potuto partecipare perché collideva con un impegno scolastico nell'ambito di un progetto di Erasmus + a cui, come coordinatore principale, non potevo non partecipare. Altre giornate d'inizio erano troppo lontane per potervi partecipare. 
Ho letto nel reportage che una persona, credo in Giappone, ha preso un giorno di ferie per tradurre una scuola di comunità. Una cosa così non potrei farla perché non é prevista nel sistema di lavoro in cui sono inserito. Non potrò per lo stesso motivo, quest'anno, partecipare alla diaconia allargata, che coincide con l'open day della scuola. 
Mi avvicino forse alla cosa più scandalosa per i ciellini doc. Ad una musicista giapponese triste, che è triste anche quando suona il ciellino do risponde con l'invito alla scuola di comunità. A me non vorrebbe in mente! Perché io non credo che la sdc o un qualsiasi altro gesto siano fonte di salvezza, spesso sono solo un "deus e machina". 
Per quanto mi riguarda, anche nella situazione straordinaria in cui sono - una delle zone più secolarizzate del mondo - ho organizzato anche sdc, ho viaggiato anche per cinque ore per andarci, etc. ma per lo più sono state per me noiose. Un luogo in cui ci sono silenzi imbarazzanti lunghissimi e che quasi mai ho sentito come un vero aiuto per me. Anche se ci sono stati momenti di luce, come una sdc fatta in quattro gatti in un hotel in Yerevan (Amrenien). 
In altri gesti fatti da persone del Movimento ho vissuto alcune esperienze importanti, in modo particolare al grande gesto del Meeting di Rimini, ma spesso mi sono anche sentito estraneo con gente che in fondo è interessata a te come un ad numero e che a volte ti tratta come se fossi il rompipalle di turno, che è un po' strano. 
Anche se io apro e leggo immediatamente Tracce appena arriva, certo non posso dire che questa rivista, che contiene cose belle, sia la rivista a cui spetto tutto il mese. I testi di don Carrón li trovo importanti, ma tante cose che dice lui le ho già imparate da altri (Benedetto XVI, Papa Francesco, Massimo Borghesi, etc.). 
E in fondo non si andava da Cristo per le parole che diceva, gli si saltava addosso perché guariva. Il Movimento di CL, in modo preferenziale per me (ma non esclusivo; la spiritualità ignaziana del Papa non mi è meno importante), è un luogo di guarigione, ma non tanto per quel che si dice, ma perché è così per me! Certo anche per amicizie concrete ufficiali (intendo quelle amicizie con i ciellini doc), ma in primo luogo per un'inaspettata amicizia nata in Facebook e che ora porta il nome di "Contadini di Peguy" che non ha la pretesa di essere "una struttura che ci tiene uniti", ma semplicemente un piccolo gruppo di amici che seguono un uomo che come pochi sa dire e fare Cristo, come colui che risponde alla domanda: "Come si può non temere quando si è sperduti in mezzo al nulla, all'esilio?" E che ora in Cile e Perù annuncia Cristo! 
Nel 2010 un allievo si uccise con il fucile del patrigno; dopo il primo momento di sconvolgimento, mia moglie ed io eravamo gli strumenti della speranza in "mezzo al nulla". A Malta qualche anno fa veniamo a sapere che un amica dei nostri giovani tutori si è uccisa in una clinica e di nuovo diventiamo, anche con i miei figli, strumenti di speranza "in mezzo al nulla". Un'allieva ci telefona sconvolta e mia moglie ed io andiamo a prenderla e vive mesi da noi. 
Io sono allergico a tutte le "mitologie" di persone e fatti reali - anche se mi piace molto la mitologia di fatti mitologici - e mi piace poter dire che la sdc è noiosa anche se non lo è in sé. 
L'amore gratis si gioca nel "fare" più che nel dire. E riguarda davvero in prima persona noi e non gli altri. Aslan in Narnia reagisce sempre in modo scostante quando si parli della vita degli altri. Sono uno sport non sano queste chiacchiere continue sugli altri. Confessiamo il nostro peccato! Non quello degli altri! 
Davvero la cosa più importante è la nostra persona, ma "non io, ma Cristo vive in me". Che bello incontrare ogni tanto qualcuno che se ne accorge: in quel momento nasce "comunione e liberazione". "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme" - insieme anche se a Lipsia, Roma e Cremona o Sestri Levante (solo per fare gli esempi più importanti). 
Per la salvezza di tutti! 
Roberto, un piccolo amico di Gesù

lunedì 15 gennaio 2018

La forza di Cristo Crocifisso ha distrutto la morte - in dialogo con #PetrusFaber

La forza di Cristo Crocifisso ha distrutto la morte - in dialogo con #PetrusFaber

Solamente se abbiamo compreso questo che ho espresso nel titolo di questo post allora comprenderemo la forza di Cristo Risorto. Questo probabilmente è ciò che ci ha voluto dire don Julián Carrón con la "bellezza disarmata".

Il bellissimo testo di Benedetto XVI che ho condiviso questa mattina nella mia bacheca in Fb sulla radicale novità di Cristo, sulla coscienza della liberazione che ci ha portato può essere a sua volta frainteso nel senso di un Cristo forte che lotta contro il nemico (l'Islam o un altro nemico).

Il beato Petrus Faber, uno delle grandi fonti di Papa Francesco, che ci chiede di pregare per lui nel suo viaggio in Cile e Perù, ci ricorda: "dobbiamo dapprima sforzarci ad ottenere la forza di Cristo Crocifisso per poi ottenere quella di Cristo Glorificato - e non viceversa" (Memoriale 212).

Intendo così anche l'articolo di Gianni Valente che ho condiviso ieri in bacheca: non si tratta di sopravalutare la venuta del Papa in Cile o Perù come se fosse un atto magico da cui tutti i problemi sarebbero poi risolti e neppure di comprimere questo viaggio in certi schemi interpretativi (cosa dice il Papa della pedofilia, dei "viri probati"). Gianni Valente ci rinvia ad una poesia di Montale: l'imprevisto come forma di speranza.

L'imprevisto cristiano non è però trionfalismo (come sa benissimo l'amico Valenti), ma sempre un passo ulteriore nelle diverse "morti" che dobbiamo attraversare prima di arrivare all'ultima. La morte della nostra identità, della nostra biografia, delle cose un po' sentimentali che ci danno la sensazione di sostenerci.

Solo questa offerta di sé nell'"unità della vita e della morte" (Ferdinand Ulrich) può annientare la morte. Cristo l'ha annientata così. Lui che liberamente ha scelto la morte la ha annientata!

Quanti imprevisti ci accederanno se non ci chiudiamo nel fortino di un'altra morte, quella della "lettera". Il comunicato della segreteria di S.E. Mons. Negri che ho condiviso ieri è espressione di questa morte della "lettera". Tutte le citazione da essa fatta (è interessante che è un comunicato di una segreteria, non di una persona) sono come "forme della morte", non quella vissuta nello "spirito della speranza per tutti", ma della certezza di una pseudo gloria contro tutti.

Chiediamo con umiltà di aver il coraggio di vivere nell'unità della vita e della morte, cioè di essere disponibili a vivere tutte le morti necessarie prima di arrivare alla sua Gloria! Ci accorgeremo che non si tratta di masochismo (questo lo vive chi si chiude nel fortino delle diverse forme della morte) ma di una vita imprevista, che saprà integrare e valorizzare in modo sorprendete tutto ciò che in noi era vita.

Roberto, un piccolo amico di Gesù

(27.1.18)


Sulle controversie teologiche - in dialogo con #PetrusFaber SJ 
Le controversie teologiche, come quelle che il beato Faber ha discusso in Aschaffenburg e di cui vi è traccia nel "Memoriale" (217 sg.), sono la sua parte più datata (in un certo senso). Non perché per me sia meno vero che per lui che "extra ecclesia nulla salus", ma perché non è per nulla chiaro chi sia dentro e chi sia fuori la Chiesa, espressione definitiva dell'amore gratuito del Dio trinitario. Sono dentro le migliaia di sacerdoti pedofili in tutto il mondo? Non spetta me giudicarlo. 


Ovviamente alcuni tradizionalisti che leggeranno queste pagine del Memoriale (217 sg.) diranno immediatamente: visto, lo dice anche il padre Faber che vi è una confusione che porta a dire che la fedeltà "alle dottrine e alle decisioni della Chiesa" veniva considerata come "fanatismo". Questo è il punto datato. Non c'è dubbio che vi siano forme fanatiche di fedeltà ad una religione ed anche al cristianesimo! Noi viviamo e pensiamo nel 2018 e non più nel 1542 1543.
Molto attuale è invece quello spirito di confusione, di cui la rete da testimonianza, per cui un proprio argomento o una propria citazione della Bibbia, cioè le proprie opinioni, sono più importanti della fedeltà filiale alla Chiesa! E alla sua guida suprema! Molto importante è quella frase del Padre Faber che dice che certi argomenti in se veri, in un certo contesto diventato del tutto falsi. 
In questo punto il Memoriale è attualissimo! Come ci ha fatto comprendere Massimo Borghesi ultimamente: vi è uno spirito "luterano" o se si vuole "protestante" proprio nei tradizionalisti che usano argomenti "luterani" che facevano parte di quel tempo delle controverse teologiche di allora - non di ora, perché nessun luterano intelligente parla oggi come allora.

(16.2.18)
Come servire ed amare nostro Signore Gesù Cristo? - in dialogo con il beato Petrus Faber

Il beato ignaziano ci ricorda alcuni "presupposti per servire Gesù.

1. Competenza e volontà in questo servizio. Ma aggiunge immediatamente che dobbiamo chiedere alle tre persone divine di regalarci questa competenza e volontà. Certo c'è anche il nostro "lavoro", ma si tratta di un dono del Dio trinitario.

2. Il secondo presupposto è l'umiltà, che è l'unico atteggiamento che fa si che a Dio piaccia il nostro servizio. In un mondo di "maschi" che credono che senza la  loro prestazione non vi sia "successo" (che è comunque non è uno dei nomi di Dio) e bene ricordarsi di questa virtù cristiana. Possiamo anche essere combattivi, ma non dobbiamo mai perdere questa virtù. È la virtù che Petrus Faber chiede per l'intercessione di Maria.

3. Umiltà non significa che non dobbiamo avere anche fervore per il nostro compito, un fervore "oggettivo" che implica un essere adeguati al nostro compito di cristiani. Questo presupposto è chiesto per l'intercessione degli angeli.

4. Decenza, appropriatezza e ordine sono anche un presupposto del lavoro cristiano. Questo vale anche per ciò che scriviamo in rete. Padre Faber richiede questa grazia ai patriarchi e ai profeti. Questo significa che profezia e ordine non sono due contraddittori, ma due poli antinomici che devono arricchirsi a vicenda.

5. Essere disponibili a seguire il Signore dove ci vuole. La richiesta va agli apostoli.

6. Essere attenti a tutte le parole del Signore. Chiede ai discepoli di Cristo che anche noi diventiamo "discepoli dell'ascolto".

7. Non dobbiamo offendere nessuno per non dare scandalo. Su questo punto chiedo io stesso di concentrarmi in modo particolare in questa quaresima in cui mi sono riproposto come sacrificio principale di non ammaestrare nessuno, di non voler aver ragione, ma di testimoniare la tenerezza di Dio. Molto raramente ho offeso qualcuno in rete e in coscienza mi è sembrato più un gesto d'amore che di un atto di offesa. La rete poi spesso esagera la pazienza possibile, comunque chiedo con padre Faber ai bambini innocenti uccisi da Erode di aiutarmi su questo punto. Ho pensato che anche la morte di tanti giovani in auto ha certamente a che fare con la loro imprudenza, ma l'Erode delle industrie automobilistiche dovrebbe farsi anche alcune domande e in genere noi adulti. Di fatto un giovane che muoia così giovane è sempre "innocente" in riferimento alla gravità della morte.

8. Essere disponibili a morire per Cristo. Questa grazia viene chiesta ai santi martiri.

9. Parlare sempre in modo grande del Dio sempre più grande! La richiesta va ai santi confessori.

10. Evitare luoghi di ristoro e riposo che abbiano conseguenza la perdita della pace di Dio. Nel tempo di quaresima significa una particolare attenzione a ciò che si vede in rete e in televisione o a ciò che si legge (senza cadere in moralismi datati). Questa grazia viene domandata ai santi monaci e ai santi eremiti.

11. Il nostro cuore deve essere puro. Questa grazia viene richiesta e lo faccio anch'io con il padre Faber (come ho fatto per tutte le altre grazie ai loro rispettivi santi o a Dio stesso) alle sante vergini. E possibile che la purezza nell'epoca trasparente e digitale sia altra, nelle forme concrete, di quella di 500 anni fa, ma deve essere una vera purezza.

12. Fedeltà! Una delle virtù più grandi come spiega anche Galadriel a Frodo nel "Signore degli Anelli". Non c'è compagnia senza fedeltà. Questa grazia viene richiesta ai santi che hanno vissuto nel matrimonio.

13. Non allontanarsi dal Signore e non cercare da altri consolazione anche se si deve vivere per un certo periodo di tempo lontano da lui (nella nostra società secolarizzata, questo accade spesso). Il ritorno a Lui (nella preghiera per esempio) non deve essere impedito dalla nostra permanenza altrove.

14. Questi due ultimi punti mi sembrano molto simili: Non cercare consolazione da altri "Dei", Dio stesso ci da consolazione. La richiesta va alle sante vedove. Vi è un piacere che viene dal Signore, ma vi sono piaceri che sono in alternativi alla sua gioia. Questi devono essere evitati.