domenica 28 gennaio 2018

Solo il 10 % di quelli che protestano contro i profughi sono estremisti di destra?

Solo il 10 % di quelli che protestano contro i profughi sono estremisti di destra? 
Lipsia. Questa, che riassumo come domanda nel titolo, è ormai l'idea che si sta facendo strada nella borghesia europea: Solo il 10 % di quelli che protestano contro i profughi sono estremisti di destra. 
Insomma i profughi sono davvero un problema e quindi la gente fa bene a protestare, tanto più che solo un 10% è davvero un estremista di destra.
Una cittadina a 130 chilometri a sud est di Berlino, relativamente vicino a casa mia, sta diventando famosa per le sue proteste contro i profughi. Cottbus, circa 100.000 abitanti. Ne ha parlato per tutta la terza pagina della FAZ Markus Wehner. Il giornalista della FAZ da, nell'impostazione del suo articolo, più rilevanza all'associazione di estrema destra, vicina all'AfD, "Zukunft Heimat" (futuro della patria), che a quella di sinistra "Aufbruch" che si impegna con i profughi in città. 
Il dato rilevante per il pubblico italiano è che una città che ospita 3.400 profughi, tra cui 2.000 dalla Siria. Ci sono stati problemi di violenza da parte di giovani siriani (pochi), provocati anche da giovani tedeschi. Tanto basta perché la dimostrazione che nei mesi passati ha portato sulla strada una centinaia di persone, nell'ultima ne ha viste circa 2.000 con cartelli del tipo. "Schnauze voll" (che tradurrei con un "ne abbiamo le palle piene").
Cottbus ha anche un'istituzione universitaria con una forte integrazione di stranieri: dalla Cina, Polonia, India, Ucraina e Russia. Dei 7.500 studenti ogni quarto è straniero. Jörg Steinbach, il presidente dell'università, dice che, piuttosto che fare una contro dimostrazione, sarebbe meglio spiegare alle persone i motivi per cui la presenza degli stranieri è da vedere come una chance e non come un problema. 
Che la Chiesa nell'est della Germania sia meno presente come "giudizio politico" credo abbia a che fare con la situazione particolare nelle regioni che avevano formato la ex DDR. L'ultima grande presenza politica è stata quella delle dimostrazioni che hanno portato alla caduta del muro. Le comunità cristiane e i loro vescovi fanno certamente un grande lavoro di presenza in una situazione di diaspora, ma non si contraddistinguono, in modo particolare, per un giudizio che chiamerei di "critica della teologia politica" - non è per nulla un caso che non vi sia una traduzione del libro del filosofo italiano Massimo Borghesi "Critica della teologia politica" in Germania. 
Con un'attenzione critica a ciò che sta diventando realtà sia in Italia che in Germania (1) sarebbe immediatamente chiaro che uno spettro sta girando per l'Europa e che ha un nome chiaro, quello dell' "egoismo collettivo". È vero che Solo il 10 % di quelli che protestano contro i profughi sono estremisti di destra, ma è vero anche che mutatis mutandis ciò valeva anche per il periodo fascista e nazista nella sua prima fase. 
Questo non vuol dire che non si possa/debba affrontare anche nei paesi di provenienza la crisi dell'immigrazione che investe tutto il mondo, ma questo è un altro tema. 
Roberto Graziotto, articolo in proprietà dei "Contadini di Peguy"
(1)
Nella mia bacheca in Facebook, ne ho parlato così: 
Il dramma di una "teologia politica" (che dice di difendere la famiglia) si sta prendendo di nuovo in possesso di parti del mondo cattolico, che avrebbe le carte in regola per fare una reale "critica della teologia politica" (Massimo Borghesi), ma che purtroppo si fida dei "potenti di questo mondo", invece che del dono del cielo, Papa Francesco. La frase di Salvini è politicamente un disastro ed anche filosoficamente. Politicamente perché il nesso causale tra lo sbarco di un immigrato e il disastro demografico è una bugia populista. Perché l'attenzione per la classe media non deve avere come nemico l'attenzione alla povertà, ma la ricchezza smisurata di alcune élite. Filosoficamente perché l'essere finito stesso è unità di povertà e ricchezza. In sé l'essere finito non è niente, quindi del tutto povero, addirittura non sussistente (dice Tommaso non Graziotto), ma è come dono gratuito del tutto ricco perché le sostanze (pietre, animali, uomini) sono sussistenti proprio in forma di questo dono ontologico. Una politica che voglia negare questa dimensione ontologica dell'essere finito non può che fallire, perché l'ontologia è più concreta dello pseudo realismo della "teologia politica". Che Dio ci aiuti.

PS
 La mia parte filosofica è certamente molto difficile per chi non segue ciò che dico da anni (cosa che ovviamente non è obbligatoria). In sintesi. L'essere finito è unità degli opposti ricchezza e povertà. Una politica che appoggi solo la ricchezza della classe media versus l'attenzione alla povertà dei profughi non può che essere ontologicamente sbagliata. L'essere stesso per Tommaso non è un "tesoro geloso" da difendere, ma sempre e solo un movimento di donazione che si fa sostanza concreta, per esempio in un povero italiano, ma certo anche in povero eritreo. Il movimento dell'essere come dono è un movimento di "amore gratuito", anche per la classe media, ma in modo preferenziale per chi è povero, perché il cuore dell'essere stesso è povertà. La povertà di non tenere fermo a se stesso come un dono geloso, ma di donarsi nelle sostanze finite che sono ricche, cioè sussistenti. L'essere stesso come dono è niente, non il niente del nichilismo, ma quello dell'amore gratuito. Etc

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