giovedì 18 gennaio 2018

Cosa significa per me il movimento di Comunione e Liberazione? La mia lotta contro il nulla.

Cosa significa per me il movimento di Comunione e Liberazione? La mia lotta contro il nulla. 
Dopo il mio attacco a mons. Negri certamente avrò perso la fiducia anche di alcune persone che mi hanno stimato, ma è lo stesso; quell'attacco era un atto di amore. 
Ora vorrei dire alcune cose che mi sono di vitale importanza (anche se alcune saranno motivo di scandalo). Nell'editoriale di "Tracce", che mi è arrivato oggi, ho letto la domanda di don Julián Carrón, che ho già condiviso: "Come si può non temere quando si è sperduti in mezzo al nulla, all'esilio?" 
In fondo vi è solo una risposta per me come cristiano: prendere sul serio l'invito di Cristo: "manete in dilectione mea". Rimanere nel suo amore gratis. Questo amore ha una sola modalità: fedeltà alla storia che ci ha raggiunti (e gratitudine per i tanti amici che hanno condiviso con noi azioni importanti). 
Vivo nella ex DDR, sebbene non siamo come in Corea "l'unico posto al mondo dove il cattolicesimo è fiorito grazie ad un'evangelizzazione fatta di laici, in modo spontaneo", nel reportage sulle piccole comunità di CL nel mondo, ho sentito questo passaggio come particolarmente vero. 
Viviamo (con mia moglie, il volto più concreto di quella storia particolare con cui Cristo mi ha raggiunto) da 16 anni in una zona con 2% di cattolici, forse 14 % di luterani e il resto di persone che probabilmente definirebbero se stesse come "senza chiesa"(e non atei). 
Il reportage sulle piccole comunità di CL nel mondo viene riassunto sotto il tema delle giornate d'inizio; un gesto importate di CL a cui quest'anno non ho potuto partecipare perché collideva con un impegno scolastico nell'ambito di un progetto di Erasmus + a cui, come coordinatore principale, non potevo non partecipare. Altre giornate d'inizio erano troppo lontane per potervi partecipare. 
Ho letto nel reportage che una persona, credo in Giappone, ha preso un giorno di ferie per tradurre una scuola di comunità. Una cosa così non potrei farla perché non é prevista nel sistema di lavoro in cui sono inserito. Non potrò per lo stesso motivo, quest'anno, partecipare alla diaconia allargata, che coincide con l'open day della scuola. 
Mi avvicino forse alla cosa più scandalosa per i ciellini doc. Ad una musicista giapponese triste, che è triste anche quando suona il ciellino do risponde con l'invito alla scuola di comunità. A me non vorrebbe in mente! Perché io non credo che la sdc o un qualsiasi altro gesto siano fonte di salvezza, spesso sono solo un "deus e machina". 
Per quanto mi riguarda, anche nella situazione straordinaria in cui sono - una delle zone più secolarizzate del mondo - ho organizzato anche sdc, ho viaggiato anche per cinque ore per andarci, etc. ma per lo più sono state per me noiose. Un luogo in cui ci sono silenzi imbarazzanti lunghissimi e che quasi mai ho sentito come un vero aiuto per me. Anche se ci sono stati momenti di luce, come una sdc fatta in quattro gatti in un hotel in Yerevan (Amrenien). 
In altri gesti fatti da persone del Movimento ho vissuto alcune esperienze importanti, in modo particolare al grande gesto del Meeting di Rimini, ma spesso mi sono anche sentito estraneo con gente che in fondo è interessata a te come un ad numero e che a volte ti tratta come se fossi il rompipalle di turno, che è un po' strano. 
Anche se io apro e leggo immediatamente Tracce appena arriva, certo non posso dire che questa rivista, che contiene cose belle, sia la rivista a cui spetto tutto il mese. I testi di don Carrón li trovo importanti, ma tante cose che dice lui le ho già imparate da altri (Benedetto XVI, Papa Francesco, Massimo Borghesi, etc.). 
E in fondo non si andava da Cristo per le parole che diceva, gli si saltava addosso perché guariva. Il Movimento di CL, in modo preferenziale per me (ma non esclusivo; la spiritualità ignaziana del Papa non mi è meno importante), è un luogo di guarigione, ma non tanto per quel che si dice, ma perché è così per me! Certo anche per amicizie concrete ufficiali (intendo quelle amicizie con i ciellini doc), ma in primo luogo per un'inaspettata amicizia nata in Facebook e che ora porta il nome di "Contadini di Peguy" che non ha la pretesa di essere "una struttura che ci tiene uniti", ma semplicemente un piccolo gruppo di amici che seguono un uomo che come pochi sa dire e fare Cristo, come colui che risponde alla domanda: "Come si può non temere quando si è sperduti in mezzo al nulla, all'esilio?" E che ora in Cile e Perù annuncia Cristo! 
Nel 2010 un allievo si uccise con il fucile del patrigno; dopo il primo momento di sconvolgimento, mia moglie ed io eravamo gli strumenti della speranza in "mezzo al nulla". A Malta qualche anno fa veniamo a sapere che un amica dei nostri giovani tutori si è uccisa in una clinica e di nuovo diventiamo, anche con i miei figli, strumenti di speranza "in mezzo al nulla". Un'allieva ci telefona sconvolta e mia moglie ed io andiamo a prenderla e vive mesi da noi. 
Io sono allergico a tutte le "mitologie" di persone e fatti reali - anche se mi piace molto la mitologia di fatti mitologici - e mi piace poter dire che la sdc è noiosa anche se non lo è in sé. 
L'amore gratis si gioca nel "fare" più che nel dire. E riguarda davvero in prima persona noi e non gli altri. Aslan in Narnia reagisce sempre in modo scostante quando si parli della vita degli altri. Sono uno sport non sano queste chiacchiere continue sugli altri. Confessiamo il nostro peccato! Non quello degli altri! 
Davvero la cosa più importante è la nostra persona, ma "non io, ma Cristo vive in me". Che bello incontrare ogni tanto qualcuno che se ne accorge: in quel momento nasce "comunione e liberazione". "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme" - insieme anche se a Lipsia, Roma e Cremona o Sestri Levante (solo per fare gli esempi più importanti). 
Per la salvezza di tutti! 
Roberto, un piccolo amico di Gesù

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