"E niente fantasie e 'altissimi' pensieri e profonde intuzioni" (Etty Hillesum) - in dialogo con Etty Hillesum
Facebook a volte impedisce di lavorare bene, tanto più se si è oggetto di incomprensione. La cosa più deprimente è quel parlarsi addosso che impedisce quel vitale "interamente concentrati" sull'altro. A volte nel dare una risposta ci prego su mezz'ora e poi arriva una replica che si sente subito che ha a che fare con la "pancia" del dialogante e non con una reale riflessione.
Poi c'è la furia quando tocchi un guru e allora, apriti cielo, vieni immediatamente paragonato con il potere sovietico o cose del genere.
Etty dice che piuttosto che avere pensieri altissimi e profondi di "pancia" è meglio lavorare sul serio; leggere la pagina di un libro sul serio, dire i vespri sul serio, etc.
Dice che le accade così anche con il "sesso". Quando un uomo le fa impressione si abbandona alle proprie fantasie erotiche. Mentre noi cattolici normalmente non lo facciamo, se va bene perché abbiamo letto Mt 5 (in questo caso è il Signore stesso che ci guida a guardare in modo vergine l'altro), se va male perché siamo stati educati a combinare il sesso con il peccato in modo prude.
Etty si accorge di aver perso troppo tempo e troppe energie per le "fantasie erotiche". Non è il nostro problema come cattolici, piuttosto mi sembra che abbiamo il problema di quella giovane di una favola medievale che le veniva male se sentiva parlare di "fottere", ma che in vero desiderava solo questo. Certa incontinenza verbale in Facebook ha a che fare con ciò: è un problema di sesso mal vissuto. Si può vivere anche la verginità come sesso mal vissuto.
Tutt'altra cosa è un giudizio severo che nasca dal fuoco dell'amore gratis di Cristo. Per lo più non è un pensiero altissimo, ma semplice discernimento di cosa ci stia dietro certe frasi.
Ho imparato da Walker Percy che astrazioni intellettuali e fantasie erotiche hanno un legame molto forte: non sono capaci di prendere sul serio la realtà. Il grande problema delle fantasie erotiche è che poi si è confrontati con un uomo o con un donna deludenti, sudato/a o che non si sa neppure tanto muovere bene nel sesso. Ha ragione chi dice che ci vuole anche tanta pietà nell'incontrare una persona eroticamente. Cosa analoga vale per i pensieri altisonanti che sono frutti di una gnosi e non di una "conoscenza amorosa". Solo in quest'ultima vi è pietà.
Senza una grazia speciale non saremmo capaci a rinunciare né alle fantasie erotiche (che a volte si esprimono come eccitazione per "piccole punzecchiature", quelle che si trovano a milioni in rete) né alla gnosi.
Ciò che dobbiamo chiedere come grazia è un'attenzione reale all'altro, ad un lavoro, ad un post.
Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!
„Tutto deve diventare più naturale e semplice: io stessa devo ancora scomparire interamente“ (Etty Hillesum, edizione italiana del diario, 1941) - in dialogo con #EttyHillesum
(22.1.18)
Etty mi colpisce direttamente nel punto in cui mi trovo con un’esigenza di libertà che sento del tutto mia.
La libertà con cui parla delle sue pulsioni erotiche è solo un’aspetto della sua libertà. Quando si rotola per terra con il suo psichiatra vuole anche sentirsi „pura“, eppure è libera di toccare anche la sua bocca. Noi siamo tutti inibiti. Poi come insegnanti si deve stare molto attenti, ma non credo sarà possibile abbattere il muro invisibile tra giovani e adulti senza abbattere la distanza astratta che ci coinvolge tutti. Certo la via non è quella del 53enne che si innamora della 15enne che ci ha raccontato don Federico, perché li l’astrazione intellettuale ed erotica diventano un tutt’uno - e perché ciò che è gratis non può essere preteso in modo invasivo. Non so la soluzione, ma so che dovrà pur essercene una. Una piccola soluzione sono il „pugno contro pugno“ che i ragazzi spesso mi offrono e a cui io rispondo. Tutti abbiamo bisogno di una „calda sensazione di contatto umano“ e del piacere di stare vicino ad una persona (ripeto, senza pretese invasive).
„Lavorare e dimenticarsi di se stessi“ sono certamente un buon consiglio che ci da Etty. Sul lavoro universale e particolare ho parlato già questa mattina in dialogo con #ErichPrzywara. Un lavoro eucaristico e cioè di ringraziamento ha una dimensione universale e particolare (rinvio a quel post). Etty mi aiuta a non usare un linguaggio troppo pio (quello di Przywara è filosofico e non pio) che non sento mio, che genera in me solo un’astrazione che vuole essere compensata. „Limitarsi a lavorare“ in un mondo che è in una brutta situazione è un consiglio straordinario, qualsivoglia sia il lavoro che stiamo facendo.
C’è un lavoro da fare anche con se stessi, come afferma la storia cinese che racconta Etty, e che si può riassumere con il linguaggio di Balthasar con un chiaro: „dobbiamo imparare ad disinteressarci di noi stessi“, che poi coincide totalmente con quello di Etty. Qui alcuni momenti „importanti“ di questo lavoro: liberarsi dalla „vanità e dall’orgoglio“, liberarsi dall’invidia nei confronti del successo degli altri, anche se l’altro fosse la propria moglie, liberarsi dal desiderio di venir lodato, liberarsi dal desiderio eccessivo di denaro.
Etty riassume: chiunque intraprenda un lavoro (importante o meno), deve dimenticare se stesso! Evitare tutti i pensieri che non possono che non essere non coincidenti con la realtà. La realtà deve essere sempre il principio che ci guida. E il nostro pensiero deve essere sempre in „tensione“ e non „astratto“.
Papa Francesco fa vedere al mondo cosa significhi la frase di Etty: „La vita è in realtà così semplice, se la si affronta con animo almeno un po’ sgombro“ - ecco lavoriamo solo su questo. Dobbiamo liberarci dalle pretese troppo grandi, in modo particolare quelle teologiche e pie - lo dice il Papa nella AL, 120 (se mi ricordo bene). Bisogna imparare a vedere gli altri - pur nella grande „communio“ - come una persona che hanno il loro destino: genitori, amici di fraternità, tutte le persone che incontriamo, anche nella rete. Dobbiamo lavorare sulle nostre ambizioni e inibizioni. A volte dobbiamo anche evitare l’ „eccessiva consapevolezza“ ed essere più „spontanei e semplici“. Ma anche la falsa umiltà: „Chi non procede oltre, chi umilmente si rassegna alla parte insignificante dell’uomo nel vasto mondo, costui è davvero irreligioso nel più vero significato della parola“ (Freud, trascritto dalla Hillesum). Sono tutti esempi di pensiero „tensionante“ (Cfr. Massimo Borghesi sul Papa).
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