lunedì 15 gennaio 2018

La forza di Cristo Crocifisso ha distrutto la morte - in dialogo con #PetrusFaber

La forza di Cristo Crocifisso ha distrutto la morte - in dialogo con #PetrusFaber

Solamente se abbiamo compreso questo che ho espresso nel titolo di questo post allora comprenderemo la forza di Cristo Risorto. Questo probabilmente è ciò che ci ha voluto dire don Julián Carrón con la "bellezza disarmata".

Il bellissimo testo di Benedetto XVI che ho condiviso questa mattina nella mia bacheca in Fb sulla radicale novità di Cristo, sulla coscienza della liberazione che ci ha portato può essere a sua volta frainteso nel senso di un Cristo forte che lotta contro il nemico (l'Islam o un altro nemico).

Il beato Petrus Faber, uno delle grandi fonti di Papa Francesco, che ci chiede di pregare per lui nel suo viaggio in Cile e Perù, ci ricorda: "dobbiamo dapprima sforzarci ad ottenere la forza di Cristo Crocifisso per poi ottenere quella di Cristo Glorificato - e non viceversa" (Memoriale 212).

Intendo così anche l'articolo di Gianni Valente che ho condiviso ieri in bacheca: non si tratta di sopravalutare la venuta del Papa in Cile o Perù come se fosse un atto magico da cui tutti i problemi sarebbero poi risolti e neppure di comprimere questo viaggio in certi schemi interpretativi (cosa dice il Papa della pedofilia, dei "viri probati"). Gianni Valente ci rinvia ad una poesia di Montale: l'imprevisto come forma di speranza.

L'imprevisto cristiano non è però trionfalismo (come sa benissimo l'amico Valenti), ma sempre un passo ulteriore nelle diverse "morti" che dobbiamo attraversare prima di arrivare all'ultima. La morte della nostra identità, della nostra biografia, delle cose un po' sentimentali che ci danno la sensazione di sostenerci.

Solo questa offerta di sé nell'"unità della vita e della morte" (Ferdinand Ulrich) può annientare la morte. Cristo l'ha annientata così. Lui che liberamente ha scelto la morte la ha annientata!

Quanti imprevisti ci accederanno se non ci chiudiamo nel fortino di un'altra morte, quella della "lettera". Il comunicato della segreteria di S.E. Mons. Negri che ho condiviso ieri è espressione di questa morte della "lettera". Tutte le citazione da essa fatta (è interessante che è un comunicato di una segreteria, non di una persona) sono come "forme della morte", non quella vissuta nello "spirito della speranza per tutti", ma della certezza di una pseudo gloria contro tutti.

Chiediamo con umiltà di aver il coraggio di vivere nell'unità della vita e della morte, cioè di essere disponibili a vivere tutte le morti necessarie prima di arrivare alla sua Gloria! Ci accorgeremo che non si tratta di masochismo (questo lo vive chi si chiude nel fortino delle diverse forme della morte) ma di una vita imprevista, che saprà integrare e valorizzare in modo sorprendete tutto ciò che in noi era vita.

Roberto, un piccolo amico di Gesù

(27.1.18)


Sulle controversie teologiche - in dialogo con #PetrusFaber SJ 
Le controversie teologiche, come quelle che il beato Faber ha discusso in Aschaffenburg e di cui vi è traccia nel "Memoriale" (217 sg.), sono la sua parte più datata (in un certo senso). Non perché per me sia meno vero che per lui che "extra ecclesia nulla salus", ma perché non è per nulla chiaro chi sia dentro e chi sia fuori la Chiesa, espressione definitiva dell'amore gratuito del Dio trinitario. Sono dentro le migliaia di sacerdoti pedofili in tutto il mondo? Non spetta me giudicarlo. 


Ovviamente alcuni tradizionalisti che leggeranno queste pagine del Memoriale (217 sg.) diranno immediatamente: visto, lo dice anche il padre Faber che vi è una confusione che porta a dire che la fedeltà "alle dottrine e alle decisioni della Chiesa" veniva considerata come "fanatismo". Questo è il punto datato. Non c'è dubbio che vi siano forme fanatiche di fedeltà ad una religione ed anche al cristianesimo! Noi viviamo e pensiamo nel 2018 e non più nel 1542 1543.
Molto attuale è invece quello spirito di confusione, di cui la rete da testimonianza, per cui un proprio argomento o una propria citazione della Bibbia, cioè le proprie opinioni, sono più importanti della fedeltà filiale alla Chiesa! E alla sua guida suprema! Molto importante è quella frase del Padre Faber che dice che certi argomenti in se veri, in un certo contesto diventato del tutto falsi. 
In questo punto il Memoriale è attualissimo! Come ci ha fatto comprendere Massimo Borghesi ultimamente: vi è uno spirito "luterano" o se si vuole "protestante" proprio nei tradizionalisti che usano argomenti "luterani" che facevano parte di quel tempo delle controverse teologiche di allora - non di ora, perché nessun luterano intelligente parla oggi come allora.

(16.2.18)
Come servire ed amare nostro Signore Gesù Cristo? - in dialogo con il beato Petrus Faber

Il beato ignaziano ci ricorda alcuni "presupposti per servire Gesù.

1. Competenza e volontà in questo servizio. Ma aggiunge immediatamente che dobbiamo chiedere alle tre persone divine di regalarci questa competenza e volontà. Certo c'è anche il nostro "lavoro", ma si tratta di un dono del Dio trinitario.

2. Il secondo presupposto è l'umiltà, che è l'unico atteggiamento che fa si che a Dio piaccia il nostro servizio. In un mondo di "maschi" che credono che senza la  loro prestazione non vi sia "successo" (che è comunque non è uno dei nomi di Dio) e bene ricordarsi di questa virtù cristiana. Possiamo anche essere combattivi, ma non dobbiamo mai perdere questa virtù. È la virtù che Petrus Faber chiede per l'intercessione di Maria.

3. Umiltà non significa che non dobbiamo avere anche fervore per il nostro compito, un fervore "oggettivo" che implica un essere adeguati al nostro compito di cristiani. Questo presupposto è chiesto per l'intercessione degli angeli.

4. Decenza, appropriatezza e ordine sono anche un presupposto del lavoro cristiano. Questo vale anche per ciò che scriviamo in rete. Padre Faber richiede questa grazia ai patriarchi e ai profeti. Questo significa che profezia e ordine non sono due contraddittori, ma due poli antinomici che devono arricchirsi a vicenda.

5. Essere disponibili a seguire il Signore dove ci vuole. La richiesta va agli apostoli.

6. Essere attenti a tutte le parole del Signore. Chiede ai discepoli di Cristo che anche noi diventiamo "discepoli dell'ascolto".

7. Non dobbiamo offendere nessuno per non dare scandalo. Su questo punto chiedo io stesso di concentrarmi in modo particolare in questa quaresima in cui mi sono riproposto come sacrificio principale di non ammaestrare nessuno, di non voler aver ragione, ma di testimoniare la tenerezza di Dio. Molto raramente ho offeso qualcuno in rete e in coscienza mi è sembrato più un gesto d'amore che di un atto di offesa. La rete poi spesso esagera la pazienza possibile, comunque chiedo con padre Faber ai bambini innocenti uccisi da Erode di aiutarmi su questo punto. Ho pensato che anche la morte di tanti giovani in auto ha certamente a che fare con la loro imprudenza, ma l'Erode delle industrie automobilistiche dovrebbe farsi anche alcune domande e in genere noi adulti. Di fatto un giovane che muoia così giovane è sempre "innocente" in riferimento alla gravità della morte.

8. Essere disponibili a morire per Cristo. Questa grazia viene chiesta ai santi martiri.

9. Parlare sempre in modo grande del Dio sempre più grande! La richiesta va ai santi confessori.

10. Evitare luoghi di ristoro e riposo che abbiano conseguenza la perdita della pace di Dio. Nel tempo di quaresima significa una particolare attenzione a ciò che si vede in rete e in televisione o a ciò che si legge (senza cadere in moralismi datati). Questa grazia viene domandata ai santi monaci e ai santi eremiti.

11. Il nostro cuore deve essere puro. Questa grazia viene richiesta e lo faccio anch'io con il padre Faber (come ho fatto per tutte le altre grazie ai loro rispettivi santi o a Dio stesso) alle sante vergini. E possibile che la purezza nell'epoca trasparente e digitale sia altra, nelle forme concrete, di quella di 500 anni fa, ma deve essere una vera purezza.

12. Fedeltà! Una delle virtù più grandi come spiega anche Galadriel a Frodo nel "Signore degli Anelli". Non c'è compagnia senza fedeltà. Questa grazia viene richiesta ai santi che hanno vissuto nel matrimonio.

13. Non allontanarsi dal Signore e non cercare da altri consolazione anche se si deve vivere per un certo periodo di tempo lontano da lui (nella nostra società secolarizzata, questo accade spesso). Il ritorno a Lui (nella preghiera per esempio) non deve essere impedito dalla nostra permanenza altrove.

14. Questi due ultimi punti mi sembrano molto simili: Non cercare consolazione da altri "Dei", Dio stesso ci da consolazione. La richiesta va alle sante vedove. Vi è un piacere che viene dal Signore, ma vi sono piaceri che sono in alternativi alla sua gioia. Questi devono essere evitati.






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