sabato 17 marzo 2018

Attraverso la bellezza l'Islam fa parte dell'Europa e della sua speranza

Lipsia. L'appena rieletta cancelliera tedesca, Angela Merkel (CDU), contraddice il suo ministro degli interni, il politico bavarese, Horst Seehofer (CSU). Quest'ultimo ha affermato che i "mussulmani devono vivere con noi, non accanto o contro di noi". In questo senso appartengono "ovviamente alla Germania", ma dal punto di vista "della storia della cultura non appartengono alla Germania". La cancelliera non ha fatto attendere la sua risposta: "I mussulmani appartengono alla Germania, e allo stesso modo vi appartiene la loro religione, anche l'Islam". 

Grande sensazione ha fatto qualche settimana fa nei giornali tedeschi la notizia che un teologo cattolico, Klaus von Stosch, ha ricevuto, direttamente dalle mani del presidente iraniano Hassan Rohani,  il più importante premio librario iraniano, a Teheran, per il suo libro: "La sfida dell'Islam. Avvicinamenti cristiani". Un premio dotato con 8,170 €.

Il teologo cattolico dell'università di Padeborn non nega ovviamente che "Dio in Gesù di Nazareth si sia affermato  in modo insuperabile, irreversibile e definitivo" - se lo facesse non sarebbe più un teologo cattolico, ma ritiene "che il medesimo Dio in altro luogo si sia rivelato nella sua bellezza e che attraverso la sua bellezza voglia conquistare  l'amore e il dono di sé dell'uomo". In questo senso il Corano, come parola di Dio può essere rilevante anche per i cristiani. 

A livello storico tante discussioni teologiche sulla natura non creata del Corano sono molto simili alle discussioni teologiche dei primi Concili, in primo luogo quelli di Nicea (325) e di Calcedonia (451) sulle due nature di Cristo ;  come vi onos "una natura divina ed umana in Gesù Cristo, le quali, come chiarisce Calcedonia, sono da pensare come non divise (e non separate) e non mischiate (e non trasformabili)", così nel Corano, secondo una certa scuola interpretativa,  vi è una dimensione non creata e una creata e materiale, che non devono essere né divise né mischiate. 

Tantissimi dibattiti interni all'Islam sul rapporto tra ragione e fede (Al - Asari , Al Ghazali, rispettivamente decimo ed undicesimo secolo) ricordano i dibattiti interni alla teologia cattolica per ricomporre fede e ragione all'interno di una teologia tradizionale (il tentativo di Luigi Giussani nel suo "Percorso" può essere così riassunto). 

Klaus von Stosch, propone a livello formale, quattro elementi per far vedere che la cultura cristiana ed islamica si appartengono. Nel libro verranno anche discusse le differenze contenutistiche, ma credo valga la pena riflettere dapprima i momenti di appartenenza formale. 

1. Dio si rivela all'uomo nel Corano con una "estetica teologica", per usare il termine di Hans Urs von Balthasar. La recitazione del Corano è bella e la lingua araba, con cui il libro sacro è scritto (conferma Klaus von Stosch in dialogo con Navid Kermani) in una lingua così bella che già il solo sentirla porta alla conversione del cuore. Una lingua così bella che non può essere tradotta. Questa dimensione mi ricorda la mia esperienza di lettura di Goethe, che tra l'altro diceva di sé di non potersi dire non islamico: la sua lingua ha avuto su di me sempre un effetto terapeutico. La terapeutica della bellezza. 

2. Solo i fondamentalisti islamici insistono sulla verità letterale del Corano, anche le più antiche tradizioni islamiche fanno vedere che il Corano in primo luogo è un testo che deve essere recitato, come lo vengono i Salmi ebraici. Solo nella recitazione dei Salmi si comprende la loro importanza divina. Insomma il Corano è in primo luogo un avvenimento orale, piuttosto che scritto. 

3. Il Corano è un avvenimento dialogico. Non solo Dio parla con l'uomo, ma anche l'uomo si impegna a capire il Corano e a volte l'uomo non può che lottare (come Giacobbe) per comprenderlo nel modo più adeguato. 

4. Il Corano ha una sua positiva ambiguità e molteplicità e non vuole degli ascoltatori ottusi di ordini. L'unico limite che esso impone è quello di non contraddirsi. Ma poli opposti sono a loro volta un segno di ricchezza e della rivelazione di Dio. 

Per riallacciarmi all'inizio dell'articolo: chi per motivi politici vede nell'Islam un nemico (Steve Bannon) o qualcosa che non ci appartiene mostra solamente di non aver nessuna conoscenza del fenomeno di cui sta parlando e sostiene una politica che alla fine dei conti perde di vista la sua meta ultima: curare il bene degli uomini cercando un motivo per vivere insieme e non uno per contraddire gli altri a priori. 


Nessun commento:

Posta un commento