sabato 24 marzo 2018

Come vivere e pensare le tensioni internazionali - un approccio metodico

Lipsia. Con ragione scrive nella FAZ di oggi Nikolas Busse che un giudizio sul caso Skripal deve essere cauto: "Dopo il disastro delle presunte armi di distruzioni di massa in Irak molti cittadini dei paesi occidentali dovrebbero aspettarselo da chi li guida". Le conseguenze di quella disastrosa fake news deve renderci attenti e cauti nel giudizio su ciò che riteniamo vero o meno. Poi un certo ethos intellettuale dovrebbe vietarci  di dare giudizi del tutto dilettantistici. 

Come criterio di giudizio per me valgono questi due elementi. Le cose devono essere chiamate per nome. Dittatori sono dittatori e come tali devono essere definiti. Allo stesso tempo però ogni presa di posizioni che acceleri la "apocalisse" in cui ci muoviamo non è la mia. Quindi leggo con grande preoccupazione le ultime scelte della Casa bianca. Sia Bolton (sicurezza) che Pompeo (esteri) ci potrebbero portare ad una globale terza guerra mondiale e non solo rafforzare quella "a pezzetti" in cui ci troviamo.

In Germania il nuovo ministro degli interni, Horst Seehofer, fa la sua propaganda politica con frasi del tipo: "L'Islam non fa parte della Germania". Angela Merkel resiste e controbatte che sia i mussulmani che l'Islam fanno parte della storia del paese. Lo dico e scrivo ancora una volta. La cancelliera ha fatto entrare nel 2015 i siriani perché non voleva che la si accusasse di ciò che con ragione è stato accusato il governo tedesco ai tempi del genocidio armeno: e cioè di aver non solo saputo, ma anche collaborato con questo genocidio. Non so quanto il caso specifico sia presente alla cancelliera, ma certamente a nel sangue questo tipo di "vaccino" e sa che la Germania non può essere accusata ancora una volta di aver sostenuto o come nel caso degli ebrei fatto come attore principale una tale mostruosità. Neanche la cancelliera ho così tanto potere per fermare la vendita delle armi di industrie tedesche, ma l'altro giorno nel parlamento ha detto che l'azione di Erdogan in Afrim è inaccettabile. 

Cosa posso fare io a parte scrivere queste cose nel mio blog? Ho appena portato a termine con una collega, Caroline Günther e dieci ragazzi una settimana di progetto Erasmus + sul tema "tragedia e speranza" con francesi e polacchi. Ho visto come i ragazzi, dopo il primo imbarazzo iniziale, sono stati molto attenti e contenti di lavorare e cantare e giocare insieme. Un liceo francese di Orleans che porta il nome del filosofo francese Voltaire, uno polacco di Tarnow che porta il nome di un pedagogo che ha scelto di accompagnare i suoi allievi durante il terrore nazionalsocialista sacrificando la propria vita. E il nostro che porta il nome di Cristoforo hanno collaborato insieme perché vi sia una reale cultura del dialogo, hanno collaborato insieme a costruire un poco un' Europa della gioia e della cultura e non solo e non primariamente della burocrazia. 

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