venerdì 9 marzo 2018

"Ho sentito che il mio cuore era attratto e rassicurato giungendo ad un silenzio più grande" (Beato Petrus Faber)

Nella spiritualità ignazianala  lapresenza di Cristo non è solo una questione di "comunità", ma di preghiera interiore (1). 
Nel gennaio del 1543 Padre Faber riceve un aiuto nel contemplare le parole che Cristo ha detto sulla croce. 

Una delle cose più difficili nella nostra "epoca trasparente" (Bing Chul Han) - forse in parte un peso che ci viene chiesto di portare nel senso di Isaia 53: carica su di sé il peso del peccato di molti (2) - è contemplare Cristo Crocifisso come la nostra unica vera speranza. 

1. "Donna questo è tuo figlio". Gesù lo dice a Giovanni, al suo amico. Maria viene invitata a vedere Giovanni come suo figlio. Tutte le persone che vivono dell'amore gratuito del Maestro ed Amico possono contare su questo sguardo materno. Lo ha detto ieri il Papa come sua esperienza personale. L'importanza delle donne consiste anche nell'esperienza della maternità. Abbiamo una mamma che ci ha donato la vita, spesso rischiando la propria. Abbiamo una mamma nel cielo che ha ricevuto questo "compito" di considerarci come Figlio sotto la Croce. Noi abbiamo una conoscenza abbastanza astratta di questo e dobbiamo chiedere che questa conoscenza diventi "sapere" che giunge fino a quelle dimensione interiori che provocano anche le depressioni. Avere una mamma nel cielo a cui sotto la croce è stato chiesto di diventare nostra madre ci aiuta anche contro le depressioni che ci impediscono di lavorare ed amare. Questo sguardo vale sia per le donne che per gli uomini che lavorano. 

2. "Perdonali". Lo dice Gesù al Padre! Come ha detto un'amica in Facebook - questa esperienza del perdono nel vissuto quotidiano è cosa molto complessa. Non credo che vi sia miracolo più grande di quello del perdono. Che una persona sia capace di un reale perdono dopo uno scontro devastante non è meno miracoloso che si dicessi ad una persona morta: alzati e cammina. E lei lo facesse. Chiediamo al Signore di liberarci da ogni bisogno di vendetta e da quella prima fase della vendetta che è il "voler aver ragione a tutti i costi". 

3. "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?". Lo grida Gesù sulla Croce. Certo è una citazione del salmo 22 che ha un "happy end". Da Adrienne ho imparato che si tratta della grande esperienza dell'abbandono di Dio da parte di Dio. In questo mistero di abbandono viene abbracciato dal basso e dall'interno tutto l'abbandono che l'uomo prova nella sua storia. A volte ci vengono somministrate delle piccole dosi di partecipazione a questo mistero dell'abbandono di Dio da parte di Dio. Una dose molto alta ci annienterebbe. Il silenzio del Papa ad Auschwitz ed in altre situazioni è partecipazione a questo mistero dell'abbandono, che non vuole far dire a Dio ciò che Dio non ha detto (la forma più grande eresia, secondo il domenicano Bruno Cadoré). Una mia giovane amica si trova, per la morte della sua migliore amica, in questo mistero dell'abbandono. Chiedo al Signore di insegnarmi a porgerle una mano per uscirne, anche se ora si trova in una fase, che forse deve essere rispettata, di non voler aiuto, in modo particolare da parte di persone che l'hanno aiutata nella prima ora dopo il fatale incidente. 

4. "Oggi sarai con me nel Paradiso". Lo dice Gesù secondo il Vangelo di Luca ad uno dei ladroni, quello che si è pentito. Benedetto XVI ha insegnato che non vi è una risurrezione nella morte, ma dopo la morte. Il "dopo" può essere anche molto, molto breve: oggi stesso.  Si può far coraggio ed essere certi per un altro anche nel mistero dell'abbandono. 

5. "Padre nelle tue mani rimetto il mio spirito". Lo dice Gesù al Padre. Il mistero dell'abbandono di Dio da parte di Dio non è un mistero di rivolta. Gesù non muore ateo, ma abbandonato e nell'abbandono rimette il suo spirito nelle mani del Padre che non sente. 

6. "Ho sete". Lo dice Gesù ai soldati. La frase si trova nelle cappelle delle sorelle di Teresa di Calcutta. Chiediamo gli occhi e le orecchie per vedere e sentire chi intorno a noi ha sete. Chiediamo gli occhi di vedere tutte le mosse del Santo Padre che va a visitare i popoli che hanno sete: dal primo viaggio a Lampedusa fino all'isola di Lesbo o in Armenia o in Myanmar. 





(1) Chi non lo sa farà fatica a capirlo. È in parte il peso che mi è chiesto di portate in CL, in cui si insiste spesso sulla presenza nella comunità. I grandi di CL non hanno difficoltà con ciò, ma tra i piccoli ti trovi confrontato con una schiera di persone che ti vogliano fare la lezione di vera appartenenza perché non capiscono l'estraneità che percepiscono. Un'estraneità che nasce dall'importanza della preghiera contemplativa. 

(2) Non essendo noi puri come il "servo di Israele" ovviamente in questo "portare" è coinvolto il nostro stesso peccato. 

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