venerdì 9 marzo 2018

Il tutto è superiore alla parte - riflessione ontologica e di filosofia della politica (in modo particolare sul Medio Oriente)

Che il tutto sia superiore alla parte, deve essere chiarito anche dal punto di vista ontologico. Il tutto non è l'universale hegeliano, ma l'universale concreto del Logos incarnatosi per amore (1). Quel Logos che è anche il terminum ad quem di un'ontologia biblica. 

Se il tempo è superiore allo spazio, come ho riflettuto ieri, significa partire da una concezione dell'essere finito come "simplex et completum, sed non subsistens", lo stesso vale per questo secondo principio della teologia di Papa Francesco. L'universale hegeliano è una scontro tra opposizioni che si "superano" in una fenomenologia dello spirito, con il metodo della "negazione della negazione". Il tutto del  Logos universale e concreto è una semplicissimo e in se completo inizio del tutto stesso come dono d'amore, che non abbisogna di alcuna "negazione". Tutta la fenomenologia dello spirito non aggiunge nulla a questa semplicità iniziale. 

Questa semplicità dell'essere non è non sussistente perché debole, ma perché è nulla in sé; non il nulla del nichilismo, ma il nulla dell'amore gratuito che rivela il linguaggio quando ad un grazie rispondiamo con un "non c'è di che". "De nada" in spagnolo. L'essere è non sussistente perché e radicale dono. 

Le parti non lo possono essere, perché sono sempre difesa di interessi particolari. Quando nel libro "Il nuovo modo di Francesco" Giorgio Bernardelli afferma che la visione della guerra in Medio Oriente del Papa si basa su questo principio: il tutto è superiore alla parte, fa appunto vedere la posizione di un uomo che non difende interessi particolari, ma ha "uno sguardo d'insieme" che nasce dall'amore gratuito del Crocifisso. Uno sguardo che gli permette di guardare tutta la realtà dalla Siria, all'Iraq allo Yemen, dove sono morte uccise quelle suore indiane ed africane che erano e sono la contemporaneità di Cristo in servizio, in un paese del tutto mussulmano come lo Yemen. 

Lo sguardo ontologico e bilico del Papa non lo rende astratto ma del tutto concreto, per esempio nella sua critica alla "vendita di armi", come sottolinea Bernardelli. Senza questa vendita non ci sarebbe neppure la guerra mondiale a pezzi. 

Un altro aspetto del "il tutto è superiore alla parte" è la teoria della "cittadinanza" di cui parlano sia Bernardelli che Riccardo Cristiano e che nasce già con San Giovanni Paolo II è trova un suo centro riflessivo nel sinodo per il Medio oriente convocato da Benedetto XVI nel 2010. I cristiani, che come realtà sociologica sono una parte nel Medio Oriente, anche se il loro Logos è universale e concreto, come lo sono i mussulmani. Sia i cristiani che i mussulmani sono però cittadini. In questo riferimento la sottolineatura della cittadinanza è l'insistenza sul tutto superiore alla parte. Senza cittadinanza comune non vi è possibilità né di convivenza né di pace. Quest'ultima è il presupposto per un "avvenire di convivialità e collaborazione"(Cristiano). 

Cittadini sono interessati al "dolore di tutti" e non solo delle persone della propria confessione, sono interessati alla "non violenza" come metodo di lotta, forse anche per combattere quel intreccio con tre punte tra terrorismo di Stato, laico e religioso di cui parla Riccardo Cristiano. 

Robert Spaemann parla della differenza tra uomo e cittadino come del problema principale dell'epoca moderna. In questo senso l'uomo è il tutto nei confronti della parte che sono i cittadini di determinate nazioni. In questo contesto nascono i "diritti dell'uomo". Quando però determinate confessioni hanno la pretesa di realizzare l'unico modo di essere uomini, la categoria della "cittadinanza" può servire come realizzazione del nostro motto: il tutto è superiore alla parte. 

Ritornando all'ontologia è bene sottolineare che la comprensione dell'essere come dono non è mai da intendere in modo "unilaterale" - donata nel dono dell'essere è la molteplicità degli enti. Da questa comprensione ontologica nasce anche l'idea del rispetto della diversità (senza la quale non vi è pace nel Medio Oriente sottolinea Cristiano) non come relativismo, ma come ricchezza di un dono d'amore inteso in tutta la sua radicalità. Il dono dell'essere come amore da parte del Dio trinitario non può che amare a priori la molteplicità. Tre in uno! 

(1)
In occasione dell'uscita dell'ultimo libro di Massimo Borghesi, su Hegel, mi sono chiesto in cosa consista la differenza tra la posizione di Hegel che identifica il cristianesimo con l'eliminazione del cristianesimo e quella di cui ho parlato questa mattina in una riflessione in dialogo con Petrus Faber che nel venerdì e sabato santo siamo confrontati con l'abbandono di Dio da parte di Dio (von Balthasar, von Speyr)? In fondo credo solo nella differenza che vi è tra gnosi ed amore. I secondi parlano di un'esperienza d'amore, il primo di una gnosi che conduce all'atesino di destra e sinistra.  

Nessun commento:

Posta un commento