martedì 6 marzo 2018

Tu, la nostra gioia vera - in dialogo con Padre Erich Przywara

Tu, la nostra vera gioia - dialogo  con #Przywara 

Quando si è confrontati con la morte, che sia del piccolo Daniel Maria di sei anni o di Emma di 17 o di Giang di 17 o di Samule di 18, non si è preparati. Tutte le nostre costruzioni pie crollano, anche il ripetersi liturgico di quaresima e Pasqua assomiglia più ad formalità se non Ti presenti Tu, o nostra vera ed unica gioia. 

Anche il distacco dal mondo o la negazione di sé non sono abiti che garantiscono l'incontro con Te. Anzi lo possono impedire. 

Per incontrarTi abbiamo bisogno di una purezza che non possiamo costruire. Come non possiamo costruire Te. L'inconstruibilità di ciò di cui abbiamo bisogno - questo è il vero ed unico problema teologico. 

Ovviamente dobbiamo prendere sul serio, per come possiamo, le offerte liturgiche della Chiesa, in modo particolare il Sabato Santo che è la festa che ci libera da ogni non autenticità, dice Przwara. È il silenzio autentico che capita dopo il Venerdì del dolore. La vita che nasce dalla Croce può essere percepita solamente se si prende sul serio la discesa agli inferi. Cristo era morto come sono morti Daniele Maria e Emma e Giang e Samuel. Come dovremo morire noi, quando il nostro corpo e la nostra anima si separeranno e il nostro corpo, come cadavere, giacerà da qualche parte. Come dobbiamo morire noi imparando ogni giorno a voltare le spalle al mondo. 

Ma questo stesso "discensus" se non vi è "un vivere in unità della vita e della morte" (Ferdinand Ulrich), se non ci lasciamo sorprendere dalla gioia della Risurrezione che non possiamo fare noi, può far crescere il nostro orgoglio, per esempio l'orgoglio di non aver mandato a quel paese un nostro collega come avremmo voluto (cioè l'orgoglio di essere stati capaci a controllarci).

Ciò di cui abbiamo bisogno è una vera umiltà: quella che può nascere solo nell'incontro con Te, che neppure lo scrivere può costruire. San Girolamo dice: "abbiamo lasciato tutto per seguire Te". La prima parte della frase può essere anche vanità, la seconda no! "Questo è il vero ed autentico uscire dal mondo e da se stessi, quando nasciamo in Lui che è la nostra vera vita. L'amore per Lui, questo è il vero ed autentico morire a se stessi e il superamento di noi stessi" (Przywara).  

Nel mondo della rete dobbiamo confrontarci con nuove possibilità nelle relazioni. Per esempio con l'aggressività di persone che non conosciamo e che a priori mettono in dubbio la nostra autenticità. Ogni volta che blocco qualcuno muore qualcosa in me, anche se questa è una necessità a livello di igiene psichica. 

Dobbiamo raggiungere anche una purezza nella rete, che non è solo non guardare materiale pornografico ma un'umile ricerca di vedere quando il Signore si presenta nell'incontro con qualcuno e quando esso è un ostacolo. Ciò che più mi irrita sono i consigli delle persone pie. Non metto in dubbio che siano autentici, ma non lo sono per me. 

Per la tradizione ignaziana non tutti possono essere tuoi padri o madri spirituali - c'è una grande vanità che può nascondersi anche sotto il volto di un consiglio religioso e pio. L'autentico padre spirituale non ti rinvia mai a se stesso e a ciò che ha capito lui, ma a Te, Cristo, nostra unica e vera gioia. 

Chiedo per me e per i miei amici e per le persone che in queste settimane hanno perso i loro figli che Tu, o Amore Gratis, sia loro presente! 

Quando la mamma di Samuel, credente, ha riso mentre era ancora aperta la fossa, sono stato sorpreso dalla Tua presenza. Sorprendici, spesso. 

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